Numero 76 - caterpillar
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Redazionale semiserio Chi salverà...<br />
Bentornati cari lettori del Caterpillar!<br />
In occasione del Carnevale - appena trascorso a Bergamo<br />
e appena iniziato a Milano - proponiamo uno<br />
scoop in anteprima mondiale, roba che neppure i mega<br />
hacker di Wikileaks hanno scovato: la vera storia del<br />
Carnevale. Tenetevi forte alle sedie, aguzzate l’udito e<br />
non fatevi distrarre da nulla, men che meno dai vostri<br />
profe (non che ci voglia molto), perché la Redazione<br />
del Cater - in collaborazione coi registi di Voyager e<br />
l’estetista di Raz Degan di Mistero - ha scoperto quel<br />
che i governi di tutto il mondo, in combutta con la Santa<br />
Romana Chiesa Cattolica Apostolica di Longuelo,<br />
tentano di nascondervi.<br />
Tutto iniziò a Pompei dove la suddetta armata Brancaleone,<br />
su richiesta del pallido ministro Bondi, stava sterilizzando<br />
qualche migliaio di cani randagi che si erano<br />
rifugiati nelle antiche domus per evitare la puzza della<br />
montagna di rifiuti campani. Lì, tra l’evirazione di un<br />
cocker pezzato e la vasectomia di un mastino napoletano<br />
scoprimmo qualcosa di straordinario: sulla parete<br />
della casa del vecchio senatore pompeiano Gaio Sulpicio<br />
c’era un enorme affresco di centimetri 15x22. Che<br />
cosa diamine rappresentasse il dipinto non era facilissimo<br />
da capire, visto che l’usura del tempo, la sporcizia<br />
e le orinate dei cani ne rendevano piuttosto complicata<br />
la lettura. Per fortuna l’estetista di Raz Degan, di gran<br />
lunga il più intellettuale della compagnia, comprese<br />
subito che l’opera raffigurava l’originario Carnevale<br />
romano. Quando anche il resto della compagnia riuscì<br />
a decifrare quegli scarabocchi (in sole cinque o sei ore<br />
di), risultò chiaro che l’estetista di Raz Degan era di<br />
gran lunga anche il più guardone della compagnia. Non<br />
si può certo dire infatti che l’antico Carnevale brillasse<br />
per sobrietà e decoro, e la visione, per nulla adatta ai<br />
minori di anni 36, era pregna di sconcezza: da una parte<br />
c’erano gli schiavi che, nel giorno in cui tutto vale,<br />
trattavano i padroni con fare particolarmente burlone e<br />
a tratti vendicativo (in pratica li stavano massacrando).<br />
Dall’altra un rispettabile gladiatore tagliagole in onore<br />
del Dio Bacco si ubriacava dentro una botte di vino,<br />
e sullo sfondo parecchi uomini e donne rigorosamente<br />
ignudi si ammonticchiavano gli uni sopra gli altri<br />
mimando gesti impudici e libidinosi (ma sempre rigorosamente<br />
in onore del Dio Bacco). Il tutto in 15x22<br />
centimetri. Al che qualche domanda sorse spontanea.<br />
2<br />
Ma i pittori<br />
e i senatori<br />
romani<br />
erano tutti<br />
pervertiti e<br />
scostumati?<br />
E soprattutto,<br />
perché<br />
mai una festa<br />
genuina<br />
e gioiosa<br />
come il Carnevalepagano<br />
è giunta<br />
fino a noi<br />
totalmente<br />
snaturata e<br />
degenerata?<br />
Per risolvere<br />
queste pruriginose questioni, la compagnia decise<br />
di approfondire gli studi e scovò informazioni copiose<br />
e dettagliate su fonti attendibili quali Yahoo!Answers e<br />
Nonciclopedia. Così tutto divenne più chiaro: il Carnevale<br />
pagano ebbe vita facile e felice per millenni,<br />
finché, intorno all’anno 1065 ab urbe condìta, salata<br />
et magnata, fu eletto papa niente popò di meno che<br />
don Castorus Bigottitor, parroco della sopraccitata<br />
Santa Romana Chiesa eccetera di Longuelo. Costui<br />
impose un regime tremendamente bacchettone, moralista<br />
e noioso, talmente noioso che ormai il Carnevale<br />
era poco più di pausa di digiuno e preghiera tra quella<br />
porcheria esterofila di Halloween e la Quaresima.<br />
Eppure, nonostante queste dure condizioni, imperatori<br />
e re dell’epoca non si ribellarono, anzi ubbidirono ai<br />
voleri dell’ormai Papa Castoro, pur di soddisfare la<br />
loro inesauribile ingordigia di particole. Fu allora che<br />
il Carnevale pagano divenne Carnevale Cristiano (dal<br />
nome di battesimo del capo della ditta che sponsorizzava<br />
l’evento) ed i bordelli di piazza furono spazzati<br />
via da un’ondata di marmocchi deliranti e squilibrati,<br />
tutti travestiti da Zorro e pronti a sommergere intere<br />
metropoli con quantitativi mastodontici di coriandoli,<br />
stelle filanti e schiuma da barba.<br />
È una fortuna quindi che, nonostante questo colossale<br />
complotto giudaicoclericocriptocattofasciocomuni-
il Carnevale? Redazionale tragicomico<br />
staeccetera,<br />
esista ancora<br />
qualche<br />
sacca di<br />
resistenza<br />
dov’è praticatol’antico<br />
culto.<br />
Si tratta<br />
di lontane<br />
isole felici<br />
come Rio<br />
de Janeiro,<br />
dove giovani<br />
fanciulle<br />
s e m i n u d e<br />
e stordite<br />
da musiche<br />
logorroiche<br />
ballano a ritmo di conga sopra trabiccoli usati a mo’ di<br />
strip club ambulanti, circondate da tanti brasilioti spesso<br />
dalla dubbia sessualità. Oppure, nella nostra terra<br />
natìa, si possono citare l’eccezione di Arcore, dove gli<br />
eredi di Silvius Berlusconum, indimenticato proconsole<br />
della Brianza, praticano più o meno le stesse usanze<br />
di Rio, ma indoor (per evitare gli attacchi kamikaze<br />
dell’Emirato Integralista Ortodosso del Tribunale di<br />
Milano).<br />
Ergo, la situazione del Carnevale moderno è disperata.<br />
Ma non tutto è perduto. Anzi, ora più che mai l’umanità<br />
è al bivio: può mantenere lo status quo, dimentica<br />
dei bagordi di cui quello zozzone del divo Bacco<br />
le ha fatto dono sin dalla notte dei tempi, oppure può<br />
tornare allo splendore<br />
delle sue origini,<br />
quando ancora esprimeva<br />
la sua rubiconda<br />
giocosità ubriacandosi<br />
e ballando selvaggiamente.<br />
Attendendo sul carro<br />
del Caterpillar di mezza<br />
Quaresima,<br />
Taro<br />
3<br />
Bentornati cari lettori del Caterpillar!<br />
In occasione del Carnevale – appena trascorso<br />
a Bergomum e appena iniziato a Mediolanum<br />
– abbiamo in serbo per voi uno scoop in<br />
anteprima mondiale, roba che neppure i mega<br />
hacker di Wikileaks sono riusciti a scovare: la<br />
vera historia del Carnevale. Tenetevi forte sulle<br />
sedie, aguzzate l’udito e non fatevi distrarre da<br />
nulla, men che meno dai vostri profe (non che<br />
ci voglia molto), perché la Redazione del Cater<br />
- in collaborazione coi registi di Voyager e<br />
l’estetista di Raz Degan di Mistero - ha scoperto<br />
quel che i governi di tutto il mondo terracqueo,<br />
con la sacra e santa ecclesia romana cattolica<br />
apostolica eccetera di Bergomum, tentano<br />
di nascondervi. E vi stupirà con un revival di<br />
greche feste dionisiache e saturnali romani.<br />
Tutto iniziò a Pompei, proprio tra le calende e<br />
le idi di un mese di marzo di tanti secoli fa. Ivi<br />
la suddetta “armata Brancaleone”, su incarico<br />
del tribuno Sandro Magno Bondum, stava<br />
sterilizzando qualche migliaio di cani randagi<br />
che si erano rifugiati nelle antiche domus<br />
per evitare la puzza della montagna di rifiuti<br />
campani. In quel loco ameno, tra l’evirazione di<br />
un cocker pezzato e la vasectomia di un mastino<br />
napoletano scoprì qualcosa di straordinario:<br />
sulla parete della casa del vecchio senatore<br />
pompeiano Gaio Sulpìcio c’era un enorme<br />
affresco di centimetri 15x22.<br />
Che cosa diamine rappresentasse il dipinto<br />
non era facilissimo da capire, visto che l’usura<br />
del tempo, la sporcizia e le orinate canine ne<br />
rendevano piuttosto complicata la lettura.<br />
Per fortuna l’estetista di Raz Degan, sine ulla<br />
dubitatione l’intellettuale della compagnia,<br />
comprese, festinato festinatim, che l’opera<br />
raffigurava l’originario Carnevale romano.<br />
Quando anche il resto della compagnia riuscì<br />
a decifrare quegli scarabocchi picti (in sole<br />
cinque o sei ore di meridiana), risultò chiaro che
l’estetista di Raz Degan era sine ulla dubitatione<br />
anche il guardone della compagnia. Non si<br />
può certo dire che l’antico Carnevale brillasse<br />
per sobrietà e decoro. Il pictor s’era concesso<br />
più liceità di quelle permesse nel regno di<br />
Semiramide; la sua opera, adatta ai maggiori di<br />
una certa età, rappresentava, da una parte, gli<br />
schiavi che, nel giorno in cui tutto vale, trattavano<br />
i padroni con fare particolarmente burlone e<br />
a tratti vendicativo, dall’altra un rispettabile<br />
gladiatore tagliagole che si ubriacava in<br />
onore del dio Bacco, all’interno di una botte<br />
di vino come Diogene, mentre uomini e donne<br />
rigorosamente ignudi si ammonticchiavano<br />
gli uni sopra gli altri mimando gesti impudici<br />
e libidinosi (sempre in onore del dio Bacco). Il<br />
tutto in 15x22 centimetri.<br />
Qualche domanda sorse spontanea. Ma i<br />
pittori e patrizi romani erano tutti pervertiti?<br />
e, soprattutto, perché mai una festa genuina e<br />
gioiosa come il Carnevale pagano è giunta fino ai<br />
nostri tempi totalmente snaturata e degenerata?<br />
Per risolvere queste pruriginose questioni, la<br />
compagnia decise di approfondire gli studi e<br />
scovò copiose informazioni e dettagliate su fonti<br />
attendibili quali Wikipedia, Nonciclopedia e<br />
Yahoo!Answers.<br />
Così tutto divenne più chiaro: il Carnevale<br />
pagano ebbe vita facile e felice per secoli, finché,<br />
intorno all’anno 1065 ab urbe condìta et salata<br />
et magnata, fu eletto prevosto della sopraccitata<br />
ecclesia di Bergomum niente popò di meno che<br />
Castorus detto Bigottitor. Costui impose un<br />
calendario di tutte domeniche, talmente noioso<br />
che festività non ancora comandate come il<br />
Carnevale divennero amene pause di digiuno e<br />
preghiera, in questo caso tra quella porcheria<br />
esterofila di Halloween e il lungo eremitaggio<br />
della Quaresima. Eppure, nonostante queste<br />
dure condizioni, imperatori e re dell’epoca non<br />
si ribellarono, anzi ubbidirono ai voleri del<br />
Castoro, pur di soddisfare la loro inesauribile<br />
ingordigia di particole.<br />
Fu così che il Carnevale pagano divenne<br />
Carnevale cristiano (dal nome del capo<br />
della ditta che sponsorizzava l’evento) e i<br />
soli due costumi ammessi furono quelli di<br />
angioletto alato e di diavoletto cornuto. Fu<br />
allora che i bordelli di piazza furono spazzati<br />
via da un’ondata di marmocchi deliranti e<br />
4<br />
squilibrati, pronti a sommergere intere urbes<br />
con quantitativi mastodontici di coriandoli,<br />
stelle filanti e schiuma da barba. Tutti travestiti.<br />
Da angioletti buoni e da diavoletti cattivi. Ma,<br />
poiché tutto vale a Carnevale, la dura lex non<br />
fu sed lex. E, nel giro di qualche bruscolino di<br />
secolo, le urbes traboccarono di interi cast di<br />
acuti caratteri teatrali e riconoscibili personaggi<br />
d’epoca e infine furono prese d’assalto<br />
da fantastiche legioni di eroi e supereroi<br />
ipermitologici, tra cui testuggini combattenti,<br />
zorri duellanti, superuomini volanti, uominiragno<br />
“rampicanti”, maghetti e fatine brillanti,<br />
e via scrivendo per participi presenti. Erano idee<br />
che si prendevano beffe delle idee, lasciandosi<br />
alle spalle i confini dello spazio-tempo e della<br />
realtà-finzione, denudando con maschere l’uomo<br />
e dissacrandone miti e mode, irridendone virtù<br />
e vizi, squadernandone abitudini e certezze,<br />
«L’uomo è un animale vestito...», come cita<br />
l’umorista Luigi Pirandello.<br />
Così scrive Ernesto Ragazzoni, poeta<br />
scapigliato: «Se ne vedono pel mondo / che sono<br />
osti, cavadenti, / boia eccetera o, secondo / le<br />
fortune, Gran d’Orienti. / C’è chi taglia e cuce<br />
brache, / chi leoni addestra e ingabbia, / chi va<br />
in cerca di lumache. / Io fo buchi nella sabbia. /<br />
I poeti, anime elette, / riman laudi e piagnistei /<br />
per amore di Giuliette / di cui mai sono i Romei. /<br />
I fedeli questurini / metton margine alla rabbia /<br />
di colpevoli assassini. / Io fo buchi nella sabbia.<br />
/ Sento intorno sussurrarmi / che ci son altri<br />
mestieri, / beh scolpite marmi, / combattete il Beri<br />
Beri, / coltivate ostriche a Chioggia, / filugelli in<br />
Ca’ de Nabbia, / fabbricate parapioggia. / Io fo<br />
buchi nella sabbia. / O cogliete la cicoria / e gli<br />
allori, a voi, Dio v’abbia / tutti quanti in pace e<br />
in gloria. / Io fo buchi nella sabbia».<br />
Ergo, lo status quo del Carnevale è paradossale<br />
e l’umanità al bivio: può continuare a ingrigirsi<br />
e impolverarsi, dimentica dei bagordi di cui<br />
l’impudicus divo Bacco le faceva dono sin<br />
dalla notte dei tempi, oppure può tornare allo<br />
splendore delle sue origini ed esprimere festive<br />
la sua rubiconda giocosità ubriacandosi nelle<br />
locande, ballando selvaggiamente per selve,<br />
componendo versi goliardici nelle scuole.<br />
Dal carro del Caterpillar di mezza Quaresima,<br />
vi restituisce la linea …ops… la riga<br />
Taro e la Redazione
Cronaca Interna dalla Fantascuola che non avreste mai immaginato<br />
5
È Bello quel che è bello<br />
o è bello quel che piace?<br />
Bellezza. Leggendo questa parola, la vostra<br />
mente si sarà immediatamente collegata a<br />
quel che più vi affascina in una persona: forse<br />
lo sguardo, il fisico, i capelli... insomma, una<br />
delle infinite caratteristiche fisiche che risultano<br />
soggettive, che vi appartengono, ma che<br />
vedete e apprezzate in altri ragazzi e ragazze.<br />
Il bello, così concepito, è la prima cosa che<br />
si nota in una persona: prima ancora di parlarle,<br />
si è in grado di pensare se questa sia o<br />
non sia bella, secondo soggettivi parametri. Si<br />
tratta di un insieme di aspetti che delineano<br />
fisicità e atteggiamento, ossia quel che modella<br />
l’esteriorità di una persona e si può cogliere<br />
nell’immediato, intuire all’istante.<br />
D’altronde, come ha citato un insegnante di<br />
storia dell’arte del nostro liceo, «non è bello ciò<br />
che è bello, è bello ciò che piace». La bellezza<br />
è di rado concepita al modo degli esteti, quale<br />
valore assoluto. È ritenuta un valore relativo,<br />
tutt’al più soggetto a omologazioni e omologante.<br />
L’idea del Bello ha ormai assunto un<br />
carattere del tutto personale, che colpisce e<br />
assorbe l’attenzione delle persone al punto da<br />
condurle a identificare nel giudizio individuale<br />
il vero senso della bellezza.<br />
La bellezza ha dunque un senso? quale?<br />
Questione che tutte le arti si sono poste e hanno<br />
rivolto al loro pubblico di visitatori, spettatori,<br />
lettori. Una definizione che la risolva non<br />
esiste.<br />
Si può comunque ricordare qualche aforisma<br />
o citazione, qualche pensiero entrato nell’opinione<br />
comune. Per William Shakespeare «la<br />
bellezza tenta i ladri più dell’oro». Scrive Oscar<br />
Wilde: «La Bellezza è l’unica cosa contro cui la<br />
forza del tempo sia vana: le filosofie si disgregano<br />
come la sabbia, le credenze si succedono<br />
l’una sull’altra, ma ciò che è bello è una gioia<br />
per tutte le stagioni e un possesso per tutta<br />
l’eternità». Nel pensiero pessimista di William<br />
Somerset Maugham (scrittore e commediografo,<br />
Parigi 1874 - Nizza 1965, ndr), «La bellezza<br />
è estasi; è semplice come il desiderio del cibo.<br />
Non si può dire altro sostanzialmente, è come<br />
il profumo di una rosa: lo puoi solo odorare».<br />
Virginia Woolf rileva che «la bellezza del mondo<br />
ha due aspetti, uno di riso, l’altro di ango-<br />
7<br />
scia, che taglia il cuore in due». Ovidio avverte<br />
che «la bellezza è un dono fragile». E, come<br />
sostiene Gandhi, «la vera bellezza, dopo tutto,<br />
sta nella purezza di cuore».<br />
Ma si può anche sconfinare oltre gli aforismi e<br />
le citazioni. Ad esempio, sul concetto del Bello<br />
ragiona il filosofo Platone. Il suo pensiero si<br />
sviluppa sulla ‘dottrina delle idee’. Idee sottratte<br />
al divenire e immutabili: sia rappresentazioni<br />
di una realtà intellegibile, percepibile<br />
solo con gli ‘occhi’ della mente, sia elementi<br />
compartecipi alle cose sensibili, percepibili<br />
mediante i sensi. La bellezza viene così concepita<br />
da Platone, come un’idea e come modello<br />
al quale commisurare tutte le cose, per definire<br />
quali sono belle e quali no e per riconoscerle<br />
appunto come belle. L’idea del bello risulta<br />
quindi il paradigma di tutto quel che può essere<br />
bello, in quanto rappresenta il grado più<br />
alto della bellezza.<br />
Non solo. La bellezza, secondo Platone, costituisce<br />
il tramite attraverso il quale l’anima<br />
può superare i limiti del mondo sensibile e<br />
raggiungere il mondo ultraterreno delle verità<br />
assolute. Le cose belle si mostrano agli occhi<br />
in modo immediato ed evidente rispetto ad altre<br />
ed esercitano una grande forza d’attrazione.<br />
E il bello, nel pensiero greco, corrisponde<br />
al bene e chi contempla il bene raggiunge la<br />
felicità.<br />
Naturalmente il corso della storia ha visto<br />
definire concetti e mutare le loro interpretazioni<br />
col mutare di concezioni della realtà,<br />
correnti di pensiero, movimenti, innovazioni<br />
eccetera. Se l’idea maschile di bellezza secoli<br />
fa era incarnata da una donna grassottella,<br />
con fianchi larghi, gambe dritte, seni piccoli,<br />
doppio mento, braccia grosse, viso tondo con<br />
labbra sottili, al giorno d’oggi essa - molto influenzata<br />
dalla televisione - assume caratteristiche<br />
opposte: si rispecchia in una donna<br />
ideale alta, magra e longilinea con labbra carnose<br />
e seno prorompente.<br />
La bellezza risulta così mutevole e immediata,<br />
soggettiva e oggettiva, comunque influenzata<br />
dal periodo in cui viene considerata.<br />
Leo
Miss e Mr<br />
Mascheroni<br />
servizio a cura di Leo<br />
Cari lettori, quest’anno la redazione del Cater ha indetto un concorso di bellezza tra le<br />
studentesse e gli studenti del nostro Liceo.<br />
Non è la prima volta, ma è forse quella buona. Tutto è dipeso da voi, che avete scelto il<br />
più intrigante Mr studente e la più seducente Miss studentessa.<br />
La Redazione ha adottato un modo semplice e veloce per votare. Circa un mese fa ha<br />
aperto una votazione sul forum www.liceomascheroni<strong>caterpillar</strong>.tk, dove vi ha chiesto<br />
di candidare una ragazza o un ragazzo del nostro liceo al titolo di Miss o di Mr Masche-<br />
roni. Dopo mille perizie, dopo aver cercato di sgamare e invalidare la maggior parte dei<br />
voti di quelli che, con somma astuzia, hanno votato la stessa volta dieci o venti volte di<br />
fila (ciao Tito Caio), siamo finalmente giunti al fatidico verdetto.<br />
Gli schemi illustrano brevemente gli esiti delle votazioni. Trentatré le candidate e tren-<br />
tadue i candidati a cui avete deciso di affidare questi prestigiosi titoli. In particolare tre<br />
ragazze e altrettanti ragazzi si sono contesi la vittoria… finendo per così dire sul podio.<br />
And the winners are…<br />
Votazioni Miss Mascheroni<br />
8
Votazioni Mr Mascheroni<br />
Come avete potuto notare i vincitori del concorso Miss and Mr Mascheroni 2010-2011 sono…<br />
…Claudia Reniero di 5^D e Sebastiano Cerullo di 3^!<br />
9
I due vincitori del concorso si raccontano in esclusiva per i lettori del Cater<br />
Reniero: «Miss come tutte le ragazze del Masche»<br />
A Cerullo piacciono dolci belle intelligenti di polso<br />
Eccoli, Claudia Reniero e Sebastiano Cerullo.<br />
Voi li avete scelti, li avete sostenuti. Ora loro<br />
si raccontano in esclusiva per voi. Il Cater festeggia<br />
la mitica e frizzante Claudia, che ha<br />
animato la redazione fino all’anno scorso, e si<br />
congratula con il gettonatissimo Sebastiano.<br />
Ti saresti mai aspettata/o nella tua vita di ricevere<br />
un titolo tanto prestigioso?<br />
Claudia: «Ne ho ricevute anche di più importanti<br />
al Cre. Anche essere stata Presidentessa<br />
della commissione annuario è stato un grande<br />
onore! Scherzo, comunque no, non me lo sarei<br />
mai aspettata».<br />
Sebastiano: «Sì, non è che sia ’sto gran traguardo,<br />
è solo l’inizio!»<br />
Perché, a tuo giudizio, hai conquistato tanti<br />
ammiratori?<br />
Claudia: «Mah, sinceramente non penso siano<br />
molti… Forse sono quelli che ho minacciato per i<br />
dati e le foto dell’annuario... Non saprei proprio».<br />
Sebastiano: «Perchè l’importante non è essere<br />
belli, ma piacere. E modestamente io piaccio!<br />
Tirando le somme, di bei musini ce n’è pieno il<br />
mondo, è il fascino che conta!»<br />
Credi di possedere delle particolari caratteristiche,<br />
non solo fisiche, che possano averti condotto<br />
alla vittoria?<br />
Claudia: «Sì, sono stra simpatica, imbranata, la<br />
regina delle figuraccie. Ma, sinceramente, mi<br />
considero una ragazza normale, so benissimo<br />
come sono: due occhi e uno specchio a casa<br />
li ho anche io. Ce ne sono 1000 - come mi ha<br />
fatto “dolcemente” notare un mio compagno<br />
di classe - di ragazze più belle di me al Mascheroni...<br />
Evidentemente qualcuno sapeva il mio<br />
nome e mi ha votato. Comunque no, non credo<br />
di aver niente in più di nessuno».<br />
Sebastiano: «Di caratteristiche nessuna in particolare,<br />
forse il ciuffo».<br />
Che cosa ti affascina di più in un/una<br />
ragazzo/a?<br />
Claudia: «Vorrei dire gli occhi, ma potrebbe<br />
10<br />
sembrare scontato. Comunque il sorriso e le<br />
spalle; sì mi piacciono quelli un po’ spallati».<br />
Sebastiano: «Il carattere: lei deve essere dolce<br />
e, allo stesso tempo, sapermi tenere in riga».<br />
Come dovrebbe essere l’appuntamento ideale?<br />
Claudia: «Allora, bella domanda… Beh, primo<br />
appuntamento? Classico... un gelato... no, forse<br />
no, perchè sfortunata come sono o mi cadrebbe<br />
o mi sporcherei. Comunque, un frappè<br />
e una passeggiata in un parco; di certo farei<br />
scegliere a lui il posto, giusto per metterlo alla<br />
prova ;)».<br />
Sebastiano: «Caffè, cinema. Oppure si sfodera<br />
la galanteria e cenetta. Per le ragazze: non fate<br />
le preziose e limonate appena possibile!»<br />
A San Valentino hai ricevuto dichiarazioni<br />
d’amore inaspettate?<br />
Claudia: «Ehm... no...».<br />
Sebastiano: «No, perchè sono impegnato da<br />
tempo immemore e la mia ragazza incute terrore!»<br />
Come trascorri il tuo tempo libero?
Claudia: «Mi piace andare a trovare i miei amici<br />
a casa o accompagnare in giro mia sorella.<br />
Diciamo che in generale non mi piace stare a<br />
casa mia».<br />
Sebastiano: «Uscite con gli amici, aperitivi, categorici.<br />
A volte, film con divano, coperta e ragazza».<br />
La colonna sonora della tua vita?<br />
Claudia: «Non ce n’è una in particolare… Dicia-<br />
mo che tra le mie canzoni preferite c’è in “Too<br />
deep” dei Sum 41, “I’m yours” di Jason Mraz…<br />
Ascolto tanta musica».<br />
Sebastiano: «La sigla di Johnny Bravo».<br />
Come dovrebbe essere il/la tuo/a principe/<br />
essa azzurro/rosa?<br />
Claudia: «Partendo dal presupposto che il principe<br />
azzurro non esiste, di sicuro dovrebbe volermi<br />
e trattarmi bene, essere sicuramente un<br />
po’ geloso, fedele e parlare nel caso in cui ci<br />
fossero problemi, non tenere il muso o essere<br />
orgoglioso... Fisicamente? Non ho un ragazzo<br />
ideale; di solito, però, appena vedo un ragazzo<br />
capisco subito se mi piace o no».<br />
Sebastiano: «Come ho detto, oltre che bella,<br />
intelligente».<br />
Come definiresti il tuo carattere?<br />
Claudia: «Vi dirò che ho un bel carattere, perchè<br />
sono una persona che sta abbastanza al<br />
gioco, senza esagerare ovviamente. Sono<br />
permalosa solo se ad offendermi è una persona<br />
a cui tengo. Se no, in generale non me la<br />
prendo mai, non sono per niente orgogliosa,<br />
perchè appena litigo con una persona, pur di<br />
11<br />
fare pace, sono disposta a dargli ragione (anche<br />
avendola io). Sono disponibile, solare, non<br />
lunatica... Sì, dai, sotto questo punto di vista<br />
credo di avere una bella personalità e un bel<br />
carattere anche se molte volte cado nello zerbinaggio».<br />
Sebastiano: «Esuberante».<br />
Coltivi qualche passione?<br />
Claudia: «Sì, la pallavolo».<br />
Sebastiano: «Sì, il calcio e le donne».<br />
Hai mai compiuto follie per amore?<br />
Claudia: «Sì! Decisamente! Ho fatto regali assurdi,<br />
spendendo più di quanto spenderei per<br />
me stessa!».<br />
Sebastiano: «Sì, 8 kilometri di corsa per chiedere<br />
scusa alla mia ragazza».<br />
Biondo/a o moro/a?<br />
Claudia: «Allora, biondo non mi piace, sono<br />
più per il castano; alcuni mori non son niente<br />
male..;)».<br />
Sebastiano: «Mora tutta la vita».<br />
Alto/a e palestrato/a o semplicemente<br />
sportivo/a?<br />
Claudia: «Semplicemente sportivo».<br />
Sebastiano: «Bassa e magra».<br />
Serata romantica al ristorante o abbuffata micidiale<br />
in un fast food?<br />
Claudia: «Dipende dall’occasione. Comunque,<br />
se non è una data speciale, fast food sicuro!»<br />
Sebastiano: «Ristorante».<br />
La classica serenata patetica o un bel pezzo dedicato<br />
rock?<br />
Claudia: «Finora mi hanno dedicato tre canzoni<br />
ed erano abbastanza classiche-pop: «‘One’<br />
degli u2, ‘I’m yours’, ‘Forever young’».<br />
Sebastiano: «Un bel pezzo dedicato Rock».<br />
Saluta i lettori e la gigantesca folla di fans<br />
sfegatati/e.<br />
Claudia: «La gigantesca folla? Beh, non credo...<br />
Ciaooo a tutti e spero di farvi avere l’annuario<br />
al più presto ;) Ah, questo titolo di Miss<br />
non lo tengo solo per me, ma lo dedico a tutte<br />
le ragazze del Mascheroni: così, per un giorno,<br />
siamo tutte un pò miss!»<br />
Sebastiano: «Il segreto del mio successo è… cazzo<br />
ne so, se avete letto fino in fondo quest’intervista<br />
non ce la fate proprio. Con le donne<br />
siate voi stessi».<br />
Leo e Sean
TestTestTestTestTestTestTest<br />
Che maschera sei?<br />
Nostalgici del Carnevale, questo è un test<br />
tutto per voi. Scoprite quale maschera si<br />
nasconde nel vostro inconscio…<br />
UN COMPAGNO DI CLASSE TI CHIEDE IN<br />
PRESTITO 1€<br />
A. Gli dai monete di cioccolato - quelle che<br />
girano a Natale - e fuggi via prima che se ne<br />
accorga, ossia in 1 sec.<br />
B. Lo accusi di essere la sua rovina e gli fai<br />
presente di essere sul lastrico (anche se i<br />
tuoi ti danno 20€ a settimana).<br />
C. Gli dai i soldi e gli consigli di usarli per<br />
godersi la vita.<br />
D. Gli spieghi quando e come quella moneta<br />
è stata coniata, il materiale di cui è fatta, le<br />
scritte che vi sono incise, le figure in rilievo<br />
etc, ma racconti solo baggianate.<br />
SEI UN RAGAZZO ED ESCI CON UNA<br />
RAGAZZA AL PRIMO APPUNTAMENTO<br />
A. Fai lo scemo tutto il tempo e lei se ne va<br />
dicendo che sei un bambino.<br />
B. La porti nel posto più economico che c’è,<br />
cioé una catapecchia con i muri incrostati, e<br />
lei se ne va dicendo che sei un tirchio incallito.<br />
C. Fai il gentiluomo - la sera prima ti sei<br />
letto per 20 volte il galateo - ma lei se ne va<br />
dicendo che sei uno troppo all’antica.<br />
D. Per l’emozione parli ininterrottamente di<br />
cose senza senso - credendo di fare bella<br />
figura - e lei se ne va dicendo che sei un “so<br />
tutto io” da manicomio.<br />
ENTRI IN UN RISTORANTE CON I TUOI<br />
AMICI<br />
A. Mangi a sazietà e, con uno stratagemma,<br />
cerchi di far pagare tutto ai tuoi amici, ma<br />
non ci riesci.<br />
B. Ordini pane e acqua con lo stile del tuo<br />
12<br />
idolo: Paperon de’ Paperoni.<br />
C. Prendi i piatti più raffinati e paghi anche<br />
per gli altri, per essere gentile.<br />
D. Fai tentare il suicidio al cameriere<br />
chiedendo i singoli ingredienti di ogni piatto<br />
del menù, per il solo piacere della cultura.<br />
IL PROFE VUOLE INTERROGARTI<br />
A. Fingi di avere attacchi epilettici, ma sei<br />
un pessimo attore: il profe ti interroga lo<br />
stesso.<br />
B. Dici che infonderai la vera conoscenza e<br />
per questo dovrai essere pagato.<br />
C. Non hai studiato perché eri troppo<br />
impegnato a goderti la vita, ma ti offri<br />
volontario prima che il profe ti chiami, per<br />
essere gentiluomo.<br />
D. Durante l’interrogazione sei fermamente<br />
convinto di rispondere esattamente alle<br />
domande, ma scateni solo risate incontrollabili.<br />
IL COMPAGNO DI BANCO TI CHIEDE<br />
UN SUGGERIMENTO DURANTE UNA<br />
VERIFICA<br />
A. Cerchi di suggerire, ma ti fai sgamare dal<br />
professore, come al solito.<br />
B. Gli dici che prima deve pagarti.<br />
C. Lo aiuti facendogli copiare tutta la verifica.<br />
D. Gli suggerisci cavolate, ma sei convinto di<br />
aiutare un’anima in pena.<br />
SEI AL BAR DELLA SCUOLA E C’É UNA<br />
FILA MOSTRUOSA<br />
A. Cerchi di svicolare tra la folla, con il<br />
solo risultato di farti picchiare dal solito<br />
“armadio” di turno.<br />
B. Intendi risolvere i tuoi problemi chiedendo<br />
un posto di lavoro al bar, così da poter<br />
prendere tutto gratis.
C. Aspetti con una calma che farebbe<br />
impressione a un monaco buddista, perché<br />
non hai fretta.<br />
D. Fai scappare tutti con i tuoi discorsi senza<br />
senso (una volta tanto sono utili).<br />
SEI IN UN NEGOZIO D’ABBIGLIAMENTO<br />
E DECIDI DI PRENDERE UNA MAGLIETTA<br />
A. La prendi multicolour.<br />
B. Se proprio devi comprare qualcosa, scegli<br />
la più economica.<br />
C. Ti prendi quella più elegante possibile,<br />
anche se costosissima.<br />
D. Prendi una maglietta comune, ma vuoi<br />
sapere a tutti i costi come è stata fabbricata<br />
facendo quasi suicidare il commesso (con<br />
questo sono due).<br />
PROFILI<br />
Maggioranza di risposte A:<br />
ARLECCHINO<br />
Sei il burlone di turno. Credi di essere scaltro<br />
e di ingannare tutti. Ma i tuoi trucchi non<br />
funzionano mai (probabilmente a causa del<br />
tuo basso livello di Q.I.).<br />
Maggioranza di risposte B<br />
PANTALONE<br />
La tua qualità innata è la tirchieria. La tua<br />
avarizia fa concorrenza a quella di Scrooge.<br />
In ogni cosa che fai trovi sempre una fonte<br />
di guadagno (o di risparmio).<br />
Maggioranza di risposte C<br />
GIANDUJA<br />
Sei gentile con tutti e ti godi la vita. Il Cater<br />
ti dà una brutta notizia: come te ce ne sono<br />
pochissimi e la tua specie va dritta verso<br />
l’estinzione.<br />
Maggioranza di risposte D<br />
BALANZONE<br />
Sei un sapientone o almeno credi di esserlo.<br />
Parli di tutto e di più, ma sempre a vanvera e<br />
il più delle volte sei noioso.<br />
Ilaria<br />
14
Fantascolastica<br />
la scuola più strana<br />
del mondo<br />
C’è un professor di storia che odia i<br />
Fenici<br />
una prof di matematica che strappa le<br />
radici<br />
una prof di scienze che appicca fuoco agli<br />
alberi<br />
e un prof di latino che tiene per i<br />
barbari<br />
e il prof di disegno dice che Dio è tondo<br />
E questa è la scuola più strana del mondo<br />
Il prof di geografia non sa dov’è Pechino<br />
la prof di Italiano legge solo Topolino<br />
il prof di religione fa fare le flessioni<br />
il prof di ginnastica insegna le orazioni<br />
e la preside è una scimmia e si chiama<br />
Raimondo<br />
e questa è la scuola più strana del mondo<br />
E c’è il prof di nuvole che porta in<br />
classe i cumuli<br />
e un prof di temporali che insegna a fare<br />
i fulmini<br />
e il prof di cerbottana e quello di fionda<br />
e un prof che ruba sempre a tutti la<br />
merenda<br />
e la campanella dell’ora suona ogni<br />
secondo<br />
perché, questa è la scuola più strana del<br />
mondo<br />
Stefano Benni<br />
da Stefano Benni, Ballate,<br />
Edizioni Feltrinelli, Milano 1991<br />
15
IPSE DIXIT<br />
Belotti: Luca, non devi farmi innervosire, se<br />
no mi metto a bestemmiare come un negro!<br />
Corea: Forza! Dopate il criceto nella vostra<br />
testa.<br />
Corea: Non ragionare, che poi ti imbrigli in<br />
cose più grandi di te.<br />
Corea: Come mai suona 5 minuti prima? Avete<br />
pagato i bidelli?<br />
Corea: Che aria Buratti! Sembra che ti<br />
abbiano appena riesumato.<br />
Corea: Perfetto vuol dire… completamente<br />
fatto… Come voi!!!<br />
Magno: Cosa disse Gesù alle nozze di Cana?<br />
Manca il gesso!<br />
Magno: Queste cose non si fanno: sulle gambe<br />
si mettono le fanciulle, non i libri delle altre<br />
materie!<br />
Marinoni: Ora che la verifica è finita, avete 2<br />
settimane in cui dedicarvi solo al panettone...<br />
Moro (spiegando Macbeth): Sìsì, camminava<br />
nel sonno... era proprio affetta da<br />
funambolismo!<br />
Torri (a fine interrogazione): Sì, va bene, 7½.<br />
Però… però… Sai cosa dovresti fare? Farti un<br />
po’ di cocaina prima della lezione?<br />
Messaggeria<br />
Falli Studentorum<br />
Pescando dalla pila delle relazioni...<br />
Prof. Cogi: Brambilla, è poi tutta qui la tua<br />
ricerca?<br />
Brambilla: Eh sono tutte lì le ricerche!<br />
Biffi (in verifica): Profe, devo mettere Nome<br />
e Cognome?<br />
Prof. Cogi: No, se preferisci puoi mettere<br />
“Mister X” così diamo un po’ di mistero alla<br />
cosa...<br />
Jacobelli: Profe, ci deve dare più tempo!<br />
Prof. Cogi: Non c’è tempo! La vita è breve:<br />
giusto l’altro giorno è morto il padre di una<br />
mia figlia...<br />
Prof. Cogi: Cosa hai fatto alla Mangili-<br />
Capelli?<br />
Barcella: Lancio del Peso...<br />
Prof. Cogi: E cosa ti hanno fatto lanciare?<br />
Una banana?<br />
Jacobelli: Lei fuma profe?<br />
Prof. Cogi: ...Sì.<br />
Jacobelli: Sigari?<br />
Prof. Cogi: No, hashish.<br />
Prof. Corea: Non conoscete il poeta latino<br />
Plauto?<br />
Quarenghi: Mai visto…<br />
Prof. Corea: Prima di proseguire con la<br />
prossima versione, c è qualche domanda<br />
intelligente?<br />
Vecchi: Etciuù!... Profe, non è questa<br />
x Alberto 5 a D: La Ypsilon non è stata propriamente pensata per dei “maschioni”. By Marchionne<br />
x Federica 1 a C: Saresti disposta a passarci le verifica di tuo papà? By Megan LOVERS.<br />
x Giacomo Losa 5 a D: L’imperatore ti saluta.<br />
x Panseri: Si scrive Minter e non Winter. By l’atalantina, secondo Lei la “politesista”<br />
x Valeria Preda 3 a A: Ora che sei stata rimpiazzata, il tuo saluto non ci serve più. C-I-A-O.<br />
17
15 Aprile 2011<br />
Ore 6.02<br />
Anche su un piccolo villaggio dell’entroterra<br />
africano sorge il sole, anche qui Dio si è ricordato<br />
di regalare agli uomini la sua calura, anche qui<br />
come in un formicaio ci si affaccenda fin dalle<br />
prime luci. Vecchi, uomini, bambini s’aggirano<br />
per le baracche di fango con grandi piatti vuoti<br />
e pieni, qualche improvvisato pastore conduce<br />
al pascolo quattro vacche magre, verso un corso<br />
d’acqua fangoso. Mudandi, per quanto giovane,<br />
cerca di stare al passo della piccola mandria,<br />
sbatte contro il fianco smunto di uno degli<br />
animali, incespica a piedi nudi sul terreno troppo<br />
arido e poco battuto, ma Mudandi non sanguina,<br />
conosce il dolore più grande della fame. Passa la<br />
calda mattinata cacciando con i giovani maschi<br />
della tribù, più veloci dei vecchi, più disinvolti.<br />
Essi drizzano le orecchie al muoversi dell’erba,<br />
sperando nella preda e non nel predatore. La<br />
giornata passa così, nell’eterna ricerca della<br />
sopravvivenza.<br />
Già da ore arde il fuoco nel forno; veloce e<br />
macchinoso il panettiere butta in quella bocca<br />
delle pagnotte fresche di farina e acqua. Per<br />
lui è un gran problema quello delle feste e della<br />
pancia degli uomini. Egli riguarda gli ordini:<br />
21 trecce, 40 pagnotte, 6 torte ripiene e 4 vuote,<br />
qualche vassoio di pizzette… Alle 10 in punto la<br />
nipotina arriverà nel locale, giocherà con i piatti,<br />
s’avvicinerà pericolosamente al fuoco, butterà<br />
gli impasti calpestandoli coi piccoli piedini. Il<br />
panettiere si butta sconsolato una mano sulla<br />
faccia ripensando al lavoro da fare, reso ancora<br />
più insopportabile da ore di arretrati di sonno.<br />
La giornata passa così, tra farina e parenti poco<br />
graditi.<br />
È l’alba, ma non c’è luce che possa penetrare<br />
tra le pietre, né acqua che possa rinvigorire a<br />
tal punto da rendere sbiaditi ricordi gli affanni<br />
18<br />
passati. Il prigioniero non si ricorda del perché è<br />
lì né dell’uomo che fu, naviga già in una sorte di<br />
morte apparente. Ha una vecchia foto sgualcita<br />
nel taschino dell’uniforme, uno sporco foulard<br />
a pois rossi su un fondo nero legato al braccio<br />
come improvvisata fascia medica. Non parla, non<br />
piange, non mangia gli avanzi di pane raffermo<br />
nell’angolo della cella né fissa quel ritaglio di<br />
cielo che si può scorgere da una crepa nel muro.<br />
Poi vengono a prenderlo - sono le 6.02 - vengono<br />
in due, in uniforme, si sistemano i fucili sulle<br />
spalle prendendo quel peso morto dalle braccia.<br />
Il carcerato non si oppone, ma neanche facilita<br />
loro il compito, si sente già morto. La giornata<br />
passa così, con del sangue nel piazzale ancora da<br />
pulire.<br />
Ondeggia nel vento - poco importa se sia solo<br />
mattino, o sera, o pomeriggio - ondeggia nel<br />
vento e ne segue il percorso. Qualcuno frettoloso<br />
e mattiniero lo calpesta veloce: per un po’ la<br />
corolla del fiore si appiattisce al terreno, perde<br />
qualche petalo, malconcia poi si ritira su. È un<br />
fiore rosso, non pensa che il suo sia un bel colore,<br />
ma neppure che esso sia brutto, non pensa. E<br />
molto probabilmente se arriverà tardi al lavoro<br />
non se ne preoccuperà, perché non ha lavoro. È<br />
così semplice la vita di un fiore, ma anche così<br />
piena. In pochi minuti stava rischiando di morire<br />
pestato: ieri un cane dalle ambigue attenzioni<br />
l’aveva per troppo tempo puntato. Stavano<br />
ancora cercando quel ladro che ha rotto quella<br />
vetrina proprio davanti a lui. Il fiore era sempre<br />
lì a ondeggiare nel vento. La giornata passa così,<br />
seguendo il sole, la pioggia, le nuvole.<br />
Solo le 6.02, è tremendamente presto. Ma lui non<br />
riesce a dormire, fissa quel bel mazzo di rose<br />
rosse nel vaso sulla scrivania, il bigliettino un po’<br />
infantile a forma di cuore e pensa se le piacerà.
Gliele avrebbe regalate quel giorno, a un’ora<br />
più tarda, pregando in un suo sorriso. Se non le<br />
fossero piaciute, di piani alternativi non ne aveva,<br />
perché il primo doveva funzionare. Non riusciva<br />
proprio a dormire, si sentiva più euforico di quel<br />
giorno in cui, con degli amici, si era ubriacato,<br />
così euforico che neanche il tonfo della sveglia<br />
caduta dal comodino era riuscito a svegliarlo dal<br />
suo sogno a occhi aperti. Finché finalmente le 6.02<br />
passano e lui può incominciare a vestirsi. Afferra<br />
veloce il mazzo di rose, sbatte la porta di casa, si<br />
fionda giù per le scale, esce. Piove e tuona, ma<br />
è un bellissimo giorno. La giornata passa così,<br />
nella speranza riposta in quelle rose rosse.<br />
Il Mascheroniano, anche alle 6.02, studia. La<br />
giornata passa così.<br />
Ottocento<br />
« Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo »<br />
(The Butterfly Effect, 2004)<br />
19
Caterlegalità<br />
20<br />
BERRY
Incontro promosso da Libera e da Mediateca provinciale alla libreria Ubik di Bergamo<br />
Tutti i goal della Generazione L contro la mafia<br />
Lo scrittore Dalla Chiesa: l’indolenza favorisce l’illegalità più della corruzione<br />
Ogni forma di illegalità – scrive “Libera<br />
Associazioni, nomi e numeri contro<br />
le mafie” - può essere contrastata e<br />
sconfitta solo attraverso la “costruzione<br />
di una cultura” che sia rispetto e difesa<br />
dei diritti, partecipazione alla vita civile,<br />
autentica cultura dei valori civili.<br />
Di qui l’iniziativa organizzata in<br />
collaborazione con la libreria Ubik<br />
di Bergamo, la Mediateca e l’Ufficio<br />
scolastico provinciali: “Generazione L<br />
Percorso di formazione su legalità e<br />
lotta alla mafia” che si rivolge ai giovani<br />
studenti e cittadini (settanta, compresa<br />
una delegazione di I F, H, N, O e di II O del<br />
nostro Liceo, ndr) e analizza il rapporto<br />
tra legalità e informazione, istituzioni,<br />
territorio attraverso l’incontro e il dialogo<br />
con persone che hanno dato il loro<br />
contributo alla lotta contro i fenomeni<br />
mafiosi per mezzo della scrittura,<br />
raccontando storie di scelte, di conquiste<br />
e di delusioni. Ascoltare le testimonianze<br />
di chi ha vissuto queste storie in prima<br />
persona diventa un modo per fare cultura<br />
della legalità.<br />
«Educare alla legalità – come spiega<br />
don Luigi Ciotti - significa promuovere<br />
e diffondere una cultura rispettosa dei<br />
valori democratici e dei principi della<br />
Costituzione italiana. Democrazia,<br />
giustizia sociale, solidarietà, nonviolenza,<br />
trasparenza, verità non possono essere<br />
soltanto parole, belle e astratte. Sono<br />
valori che ci impegniamo a testimoniare,<br />
a rendere visibili ogni giorno nel lavoro e<br />
nello studio, nei comportamenti pubblici<br />
e privati. Questo è possibile solo se<br />
mettiamo al centro una cultura della<br />
legalità, cioè del rispetto delle regole, del<br />
patto di convivenza che sancisce il nostro<br />
essere cittadini, soggetti di diritti e doveri.<br />
Cultura della legalità vuol dire ricostruire<br />
le regole: nella società, nelle istituzioni,<br />
nell’economia, nell’informazione. Senza<br />
regole la stessa legge, anziché tutelare e<br />
garantire gli interessi dei deboli, diventa<br />
terreno di conquista dei poteri forti. Le<br />
regole sono l’impalcatura del patto sociale,<br />
della convivenza, della democrazia».<br />
21<br />
Fernando detto Nando Dalla Chiesa<br />
Lo scorso 25 gennaio una delegazione di studenti<br />
del nostro Liceo, accompagnata dalla docente<br />
Elena De Petroni, ha partecipato all’incontro con<br />
Fernando detto Nando Dalla Chiesa, scrittore,<br />
sociologo e politico, figlio del generale Carlo<br />
Alberto Dalla Chiesa che fu assassinato dalla<br />
mafia nel 1982.<br />
Quando Nando dalla Chiesa prende la<br />
parola, l’impressione che dà è immediatamente<br />
quella di una persona schietta, poco avvezza<br />
a mezzi termini e giri di parole. Non ci sarà<br />
divertimento nel suo intervento - chiarisce subito,<br />
smentendo l’augurio fatto da una studentessa<br />
della Consulta degli Studenti: egli non tenterà<br />
di dilettare l’uditorio, bensì di esporre qualcosa<br />
che abbia un senso. E la conferenza di senso ne<br />
ha avuto, eccome.<br />
Durante il suo discorso egli affronta fatti e temi,<br />
primi fra tutti gli omicidi di Falcone, Borsellino e<br />
Salvo Lima che, con il generale Carlo Alberto<br />
Dalla Chiesa, sono le tre più importanti figure<br />
dell’antimafia degli ultimi anni.<br />
Il riferimento a suo padre ricorre nel corso<br />
della dissertazione, anche per introdurre
argomenti, come quello, molto importante, che<br />
ha poi portato l’ex deputato a definire, con le<br />
parole del mafioso Coppola, l’essenza stessa<br />
della Mafia: «Signor giudice, tre magistrati<br />
vorrebbero oggi diventare procuratore della<br />
Repubblica. Uno è intelligentissimo, il secondo<br />
gode dell’appoggio dei partiti di governo,<br />
il terzo è un cretino, ma proprio lui otterrà il<br />
posto. Questa è la mafia...».<br />
Sono i «cretini» - spiega Dalla Chiesa - a favorire<br />
la criminalità organizzata, più dei collusi, dei<br />
corrotti, delle talpe e degli infiltrati; sono i<br />
«cretini» a rendere la vita facile ai nemici della<br />
legalità. Questo perché una talpa, un corrotto -<br />
per la natura stessa del suo ruolo attivo - lascia<br />
tracce, invece un «cretino» non ne lascia, perché<br />
non fa assolutamente nulla, semplicemente non<br />
è in grado di vedere.<br />
A questo proposito Dalla Chiesa porta l’esempio<br />
di una conversazione avvenuta tra suo padre<br />
e l’allora sindaco di Palermo, al momento<br />
del trasferimento del Generale in loco. Una<br />
conversazione in cui il primo cittadino del<br />
capoluogo siculo ha infelicemente affermato:<br />
«La mafia non esiste. Io non l’ho mai vista».<br />
Poco tempo dopo, il Generale dell’Arma dei<br />
Carabinieri viene assassinato.<br />
Nella camera ardente, il figlio di un’altra<br />
vittima di mafia, cioè del presidente della<br />
regione Sicilia Piersanti Mattarella, ucciso nel<br />
1980, infonderà con le sue parole in Nando<br />
Dalla Chiesa la motivazione e l’ispirazione<br />
per la missione che ha poi rappresentato il filo<br />
conduttore della sua attività politica e sociale. Il<br />
figlio del defunto Mattarella afferma in poche<br />
parole una verità quasi sconcertante: l’omicidio<br />
del padre è rimasto sui giornali per soli tre<br />
giorni. Un tempo infimo, che insulta la memoria<br />
di un politico impegnato e attivo, eliminato<br />
dalla mafia a causa delle sue posizioni.<br />
La missione di Nando Dalla Chiesa, come lui<br />
stesso la chiama, è evitare che fatti del genere<br />
avvengano di nuovo, fare in modo che i delitti<br />
di mafia non possano essere perpetrati senza<br />
che se ne oda<br />
un’eco potente,<br />
senza che la<br />
società non ne<br />
venga messa al<br />
corrente<br />
completamente,<br />
senza che<br />
il popolo lo<br />
sappia.<br />
Oggi, come egli<br />
esprime in un<br />
ultimo pensiero<br />
Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa Il politico Piersanti Mattarella<br />
22<br />
prima di<br />
chiudere, questa politica sta dando i suoi frutti.<br />
Perché la squadra disegnata in questa pagina -<br />
quella con il numero 139 - in fondo qualche gol<br />
lo ha segnato e nemmeno così ininfluente. Perché<br />
Bernardo Provenzano, arrestato pochi anni fa<br />
dopo un lunghissimo periodo di latitanza, in uno<br />
dei suoi pizzini scriveva: «Non ci sono più tanti<br />
picciotti come una volta».<br />
Una frase importantissima, per chi combatte<br />
per una giustizia che vada oltre le mentalità<br />
clientelistiche della mafia. Fa comprendere<br />
come l’azione dell’antimafia sia efficace sulle<br />
nuove generazioni, nonostante sia in atto una<br />
sorta di tentativo di ricostruzione della primitiva<br />
immagine dell’eroe mafioso. Costituisce<br />
un segnale incoraggiante, di una gioventù<br />
interessata e impegnata.<br />
Jacopo Signorelli
Questo è stato il primo della seconda serie di incontri<br />
con diversi autori. Noi ragazzi di 1 H,<br />
insieme agli alunni di altre tre prime e di una<br />
seconda; facciamo parte di un progetto guidato<br />
dalla professoressa Depetroni.<br />
Sono stati selezionati alcuni ragazzi per<br />
l’incontro riguardante la legalità e la mafia. Abbiamo<br />
passato molte ore a preparare l’intervista<br />
da sottoporre allo scrittore. Inizialmente abbiamo<br />
letto le pagine del libro da lui scritto, “Contro la<br />
Mafia”. In seguito abbiamo formulato delle domande<br />
che riguardassero il suo rapporto con la<br />
popolazione dei giovani, mentre uno degli studenti<br />
di seconda si è occupato delle questioni più<br />
specifiche sulla legalità.<br />
In cocnlusione alla conferenza abbiamo sottoposto<br />
a Nando Dalla Chiesa le nostre domande, a<br />
cui egli ha dato risposte lunghe e molto profonde.<br />
È stato un incontro istruttivo: mi ha fatto prendere<br />
coscienza di quell’aspetto dell’Italia che<br />
riguarda la legalità e la mafia e che ancora conoscevo<br />
molto poco.<br />
Giulia Nasciuti<br />
Nando Dalla Chiesa ha esordito con una similitudine.<br />
Le persone che si comportano in modo legale e<br />
i mafiosi con i loro complici si possono paragonare<br />
a due squadre di calcio.<br />
Una di queste gioca con il cuore, mettendoci<br />
impegno: rappresenta la legalità.<br />
L’altra gioca per soldi, rappresentando così i<br />
mafiosi.<br />
I vivai della squadra che gioca con il cuore<br />
sono superiori a quelli dell’altra squadra.<br />
Così Dalla Chiesa ci ha spiegato che i giovani<br />
che vengono educati secondo valori e secondo la<br />
legge sono in maggior numero rispetto a quelli<br />
cresciuti secondo “valori” e “regole” mafiosi.<br />
Quindi allargare la rosa dei giocatori della<br />
prima squadra è l’unico modo per riuscire a<br />
vincere i nostri avversari.<br />
Matteo Steiner<br />
23<br />
Ritratto di Nando Dalla Chiesa<br />
Infine alcuni studenti si sono fatti avanti per<br />
gli autografi. Noi ci siamo limitati a filmare<br />
il tutto con la telecamera e a scattargli alcune<br />
fotografie. L’occasione di incontrare uno dei<br />
principali rappresentanti del gruppo antimafia<br />
e di ascoltare che cosa egli ha da dire<br />
a noi giovani non capita tutti i giorni. Mi<br />
è piaciuto molto il modo in cui Dalla Chiesa<br />
ci ha parlato, cercando di farci riflettere e capire<br />
qualcosa in più sulla mafia. Egli vede in<br />
noi giovani, popolazione del futuro, una sorta<br />
di speranza,che il “mostro” (la mafia) venga<br />
definitivamente annientato. Ci ha confidato<br />
un piccolo segreto: i mafiosi sono professionisti,<br />
persone avide e corrotte, noi “buoni “siamo invece<br />
dei “dilettanti allo sbaraglio”, con tanta<br />
voglia di vivere e di fare; ma non siamo più<br />
deboli, perchè i mafiosi, come tutti gli essere<br />
umani, hanno difetti e limiti.<br />
Marina Ruggeri
Similitudine di Dalla Chiesa, spunto per una singolare sfida tra legalità e illegalità<br />
Tutti in campo. Di chi sarà la vittoria?<br />
Tutti siamo andati almeno una volta allo<br />
stadio o abbiamo assistito a una partita di<br />
calcio. Quindi non ci sarà difficile immaginare<br />
la scena: siamo seduti sulle tribune, la sfida sta<br />
per iniziare, ma prima un po’ di riscaldamento<br />
per le due squadre.<br />
La prima squadra, quella contrassegnata<br />
dal numero 139 (come gli articoli della<br />
Costituzione), può essere definita la squadra<br />
della “legalità”: gioca secondo le regole,<br />
credendo veramente in quello che fa.<br />
Al contrario della seconda, con il numero<br />
1600 (come i soldi che la mafia ricava ogni<br />
anno da attività illecite ed evasione fiscale),<br />
che non si può proprio definire una squadra<br />
“corretta”.<br />
Quest’ultima infatti gioca “sporco” e, di certo,<br />
non si fa problemi a “dare bustarelle” agli<br />
arbitri per vincere.<br />
24<br />
Fischio d’inizio. Comincia lo spettacolo.<br />
PRIMO TEMPO<br />
Grazie alla scorrettezza dei giocatori e alla<br />
corruzione degli arbitri, la squadra 1600 non<br />
impiega molto a segnare i primi goal.<br />
GOAL 1. All’incontro organizzato da una<br />
scuola con un ex mafioso pentito nessuno si<br />
presenta su “ordine” del Preside della stessa<br />
scuola.<br />
GOAL 2. In un quartiere di Napoli chiamato<br />
Forcella è in corso una “guerra tra bande” e,<br />
per questo, il 50 per cento dei genitori non<br />
manda più a scuola i figli o, comunque, i<br />
docenti non li fanno uscire dalla scuola per<br />
paura di quel che potrebbe succedere.<br />
Ma questi sono goal? Davvero la squadra 139<br />
sta perdendo 2 a 0?<br />
Noi, come Nando Dalla Chiesa, non lo
crediamo.<br />
Perché anche noi, se fossimo al posto di quei<br />
genitori di Napoli, non avremmo più mandato<br />
i nostri figli a scuola per paura: è normale.<br />
Anche il Preside di quell’istituto si è<br />
comportato in modo adeguato, perché un<br />
Pentito con la P maiuscola non è un esempio<br />
per gli adolescenti: bisognerebbe non dover<br />
mai diventare “pentiti”!<br />
Quindi la situazione si ribalta: 2 a 0 per la<br />
squadra della legalità.<br />
SECONDO TEMPO<br />
Anche il secondo tempo inizia a vantaggio<br />
della squadra dei mafiosi, degli sleali… Nuovi<br />
goal vengono messi a segno.<br />
GOAL 3. Secondo le ricerche dell’Eurispes,<br />
oggi due cittadini su tre ancora non si fidano<br />
del Governo, dello Stato, quindi della legalità.<br />
GOAL 4. In una biblioteca nel Veneto stanno<br />
scomparendo i libri di Saviano che contengono<br />
la sua denuncia contro la camorra.<br />
Forse questi si possono considerare veri goal.<br />
Ma la partita non è ancora finita e tutto può<br />
cambiare! La legalità può trionfare sulla<br />
scorrettezza, sull’omertà, sul solo profitto,<br />
25<br />
sulla mafia.<br />
Nuove primavere vengono infatti allenate<br />
dalla squadra 139, sempre con i rigori<br />
di determinazione mista a giustizia.<br />
E il numero dei loro giovani giocatori<br />
aumenta sempre più, superando quello<br />
dei “pulcini” della squadra avversaria.<br />
Riforme sul carcere duro per i mafiosi<br />
vengono portate avanti.<br />
La lotta contro la corruzione di politici,<br />
magistrati, forze dell’ordine è condotta da<br />
gruppi sempre più grandi e numerosi, dai<br />
movimenti antimafia.<br />
Gli argomenti di “legalità” e “giustizia”<br />
vengono ripresi e approfonditi nelle scuole.<br />
Nuovo interesse fiorisce nei giovani riguardo<br />
alle stragi passate, in particolare agli attentati<br />
ai giudici Falcone (3 maggio del 1992) e<br />
Borsellino (19 luglio dello stesso anno).<br />
Certo la lotta è ancora lunga, ma grandi<br />
progressi sono stati compiuti.<br />
A conti fatti, chi sta davvero vincendo ora?<br />
Sara Algeri<br />
Valeria Lanzi
Conferenza del procuratore della Repubblica alla libreria Ubik di Bergamo<br />
Spataro: «Ne valeva la pena,<br />
Armando Spataro è magistrato da 35 anni<br />
presso la procura di Milano. Esperienza<br />
da cui nasce il suo libro Ne valeva la pena.<br />
Storie di terrorismi e mafie, di segreti di Stato<br />
e di giustizia offesa, appena edito da Laterza<br />
nella collana i Robinson (pp. 632, euro 20).<br />
L’autore racconta di pagina in pagina molti<br />
eventi di cui è stato testimone, soffermandosi<br />
sugli anni di piombo e sull’uccisione, nel<br />
1978, di Aldo Moro e dei cinque agenti di<br />
scorta da parte delle Brigate Rosse. E spiega<br />
che questi omicidi erano perpetrati allo scopo<br />
di colpire coloro che rendevano credibili le<br />
Istituzioni. Ventiquattro i magistrati uccisi,<br />
ricordati durante l’incontro: «Hanno fatto il<br />
loro dovere, ma hanno anche voluto conoscere<br />
e capire con ostinazione». La magistratura -<br />
ha sottolineato Spataro - si è organizzata nel<br />
corso degli anni contro il terrorismo anche<br />
parlando in scuole, università, fabbriche<br />
e piazze, per convincere i cittadini e in<br />
particolare gli “intellettuali” della necessità<br />
di reagire e schierarsi contro questi atti di<br />
terrorismo, contrariamente a quanto veniva<br />
affermato negli anni di piombo.<br />
Gli abbiamo chiesto che cosa pensa in<br />
merito all’utilità delle intercettazioni<br />
contro terrorismo e mafia. Ci ha risposto:<br />
«Le intercettazioni sono uno strumento<br />
utilissimo che permette alla Polizia di poter<br />
rintracciare o lavorare sulle tracce dei<br />
criminali. E’ anche vero, però, che c’è un<br />
problema di tutela della privacy perché,<br />
per poter portare le prove al Giudice, non<br />
è possibile selezionare solo le conversazioni<br />
inerenti al sospetto di reato, ma è necessario<br />
consegnare tutti i tabulati telefonici che<br />
comprendono anche le conversazioni private.<br />
Queste però verranno secretate una volta<br />
svolto il processo ed accertata la loro inutilità<br />
ai fini del processo stesso. Le intercettazioni<br />
quindi risultano uno strumento di indagine<br />
fondamentale, considerato che l’istallazione<br />
di microspie richiede tempi troppo lunghi<br />
e permessi da parte del Giudice e che la<br />
tortura è assolutamente improponibile<br />
in un regime democratico, perché viola<br />
i diritti fondamentali dell’uomo e per la<br />
scarsa attendibilità dei risultati, in quanto<br />
il torturato dice quel che il torturatore vuole<br />
26<br />
sentirsi dire, allontanando chi indaga dalla<br />
verità».<br />
Il magistrato ha fatto anche notare come<br />
due governi in contrasto tra loro, quello<br />
di Prodi e quello di Berlusconi, abbiano<br />
trovato accordo riguardo al segreto di stato,<br />
ossia all’esclusione di determinate notizie<br />
dalla divulgazione, ponendo delle sanzioni<br />
nei confronti di chi violi l’obbligo di non<br />
divulgazione e non permettendo di giudicare<br />
gli eventuali imputati. «I magistrati devono<br />
essere come dei leoni, ma sotto il trono»,<br />
ha citato Spataro. Spiegando che essi non<br />
sono liberi, hanno delle limitazioni nelle<br />
loro indagini e in merito a quel che possono<br />
sapere. E dichiarando la sua contrarietà:<br />
«Non vi sono nè leoni nè troni. I magistrati<br />
dovrebbero avere piena libertà. Anche se<br />
sono contrario ai magistrati che vanno al di<br />
là del loro dovere, cioè ai magistrati che, pur<br />
non avendo prove, non fermano le indagini,<br />
sostenendo che vi sono impedimenti da<br />
parte di governi e di associazioni criminali».<br />
Francesca Gerardi<br />
Naomi Scandoli
sulle «Storie di terrorismo e mafie, di segreti di Stato e di giustizia offesa»<br />
...è la normalità del dovere»<br />
Lo scorso 8 febbraio Armando Spataro<br />
ha parlato agli studenti dei licei di Bergamo<br />
in merito a giustizia, costituzione, legalità e<br />
democrazia.<br />
Magistrato in servizio da trentacinque anni<br />
alla Procura della Repubblica presso il<br />
Tribunale di Milano, impegnato da sempre<br />
in indagini relative al terrorismo, questi è<br />
testimone lucido e appassionato della più<br />
recente storia della nostra Repubblica.<br />
Presentando il suo libro «Ne valeva la<br />
pena», egli ha affermato con convinzione la<br />
«normalità del dovere», a cui ogni cittadino è<br />
chiamato; ha invitato a riflettere sul tributo<br />
di vite umane dato dalla magistratura<br />
italiana, dagli anni di piombo ad oggi,<br />
caso unico nel mondo, al destino che,<br />
tragicamente, ha accomunato magistrati<br />
siciliani impegnati nella lotta alla mafia,<br />
Il procuratore della Repubblica Armando Spataro<br />
alla libreria Ubik di Bergamo<br />
27<br />
quali Falcone e Borsellino, al bergamasco<br />
Guido Galli, docente all’Università Statale<br />
di Milano, chiamato per pura casualità a<br />
coordinare indagini contro il terrorismo<br />
di sinistra e assassinato da Prima Linea<br />
proprio perché magistrato autorevole e<br />
stimato e, in quanto tale, capace di dare<br />
credibilità alle istituzioni democratiche.<br />
Spataro, amico personale dei magistrati<br />
uccisi, non crede che essi siano “eroi”, ma<br />
servitori dello Stato, che hanno saputo<br />
interpretare con coerenza l’imperativo<br />
della «normalità del dovere» cui il caso li ha<br />
chiamati.<br />
Egli, ricordando il giudice Galli, “caduto”<br />
nei corridoi dell’Università di Milano con il<br />
codice di diritto penale in mano, ha messo<br />
in evidenza l’immagine del giurista colto e<br />
raffinato che crede sino in fondo, sino alla<br />
morte, al dovere di combattere il terrorismo<br />
utilizzando esclusivamente gli<br />
strumenti previsti e voluti dal<br />
legislatore.<br />
Solo nel rispetto della legge e con<br />
le garanzie processuali da essa<br />
previste uno stato democratico<br />
può reagire efficacemente ad<br />
attacchi terroristici e a ogni<br />
forma di azione criminale<br />
posta in essere per attentare<br />
alla democrazia.<br />
Spataro ha quindi tratteggiato<br />
efficacemente le funzioni, i<br />
compiti e le garanzie della<br />
magistratura secondo la nostra<br />
Costituzione.<br />
Ha ricordato che è compito<br />
della magistratura dare<br />
attuazione concreta all’art. 3<br />
della Costituzione, che prevede<br />
l’uguaglianza di tutti i cittadini<br />
davanti alla legge, senza<br />
distinzione di sesso, di razza,
di lingua, di religione, di opinioni politiche,<br />
di condizioni personali e sociali.<br />
Il Procuratore ha più volte ribadito con forza<br />
che i giudici sono soggetti soltanto alla<br />
legge, spiegando che questo rappresenta<br />
una garanzia per il giudice stesso il quale,<br />
nell’esercizio del suo potere, non deve<br />
essere influenzato da considerazioni di<br />
carattere politico.<br />
Egli ha inoltre chiarito che la nostra<br />
Costituzione repubblicana, a differenza<br />
del regime fascista, prevede una divisione<br />
dei poteri dello Stato, con attribuzione<br />
alla magistratura del potere giudiziario<br />
e che, contestualmente, è riconosciuta<br />
alla magistratura stessa la garanzia di<br />
autonomia e indipendenza da ogni altro<br />
potere dello Stato e in particolare dal potere<br />
esecutivo.<br />
Nel suo appassionato discorso Spataro<br />
non ha mancato di manifestare sentimenti<br />
di rabbia e di impotenza a fronte di<br />
ostacoli alle indagini frapposti da Governi<br />
di ogni matrice politica e attuati mediante<br />
l’opposizione del segreto di Stato, come nel<br />
noto caso che ha avuto come protagonista<br />
l’imam Abu Omar.<br />
I presenti alla conferenza sono rimasti<br />
colpiti dalla coerenza del relatore, dalla<br />
sua fedeltà a un impegno, dal senso del<br />
dovere, dal rispetto per ogni uomo, sia<br />
esso un clandestino oppure il capo del<br />
governo, dalla dedizione al suo lavoro e,<br />
al di sopra di tutto, dal rigoroso<br />
rispetto della legge, nella ferrea<br />
convinzione che solo attuando il<br />
principio di legalità possa essere<br />
perseguito un ideale, anche se<br />
rivoluzionario.<br />
Camilla Tacchini<br />
28<br />
Il procuratore della Repubblica Armando Spataro<br />
saluta gli studenti al termine dell’incontro<br />
organizzato dall’associazione Libera<br />
nella sala conferenze della libreria Ubik di Bergamo<br />
nel contesto del progetto “Generazione L Percorso<br />
di formazione su legalità e lotta alla mafia”<br />
Nella foto in alto, lo stesso Armando Spataro<br />
in un’altra occasione
Cronaca Interna dalla Fantascuola che non avreste mai immaginato<br />
29
Cronaca pariniana di una fantascolastica visita d’istruzione nei bassifondi di Bergamo<br />
Due giorni che spaccano di brutto<br />
Per due Giorni l’intera scolaresca del Liceo<br />
Lorenzo Mascheroni - oltre 1300 giovin signori<br />
- è stata accompagnata con abnegazione dai<br />
suoi precettori a fare una visita d’istruzione nei<br />
bassifondi della città di Bergamo.<br />
Il fine didattico di questa iniziativa era<br />
far scoprire e sperimentare altre facce<br />
della vita oltre a quella della scuola.<br />
Questa è la cronaca del primo Giorno redatta<br />
da due di loro e pubblicata sulle colonne del<br />
Caterpillar, organo d’informazione più rinomato<br />
anche del Caffè di Verri.<br />
Ore 7.00 - ritrovo dei giovin signori dinanzi al<br />
palazzo del Mascheroni.<br />
Ore 7.20 - partenza con pullman dai sedili<br />
vellutati e riforniti di alzate di cioccolatini,<br />
televisorini portatili e ipod estraibili.<br />
Ore 7.30 - arrivo e illustrazione del programma<br />
del Giorno, dal mattino al mezzogiorno fino al<br />
vespro e alla notte.<br />
Ore 8.00 - visita ad alcuni spacciatori con<br />
conferenza peripatetica (passeggiando, ndr).<br />
Ore 9.00 - bevuta di gruppo di superalcolici.<br />
Ore 10.00 - utilizzo di droghe gentilmente<br />
30<br />
concesse in vendita con sconto dagli spacciatori.<br />
Ore 10.30 - ricovero collettivo, per overdose, in<br />
ospedale.<br />
Così può iniziare il secondo Giorno.<br />
Ore 9.00 - dimissione in massa dall’ospedale.<br />
Ore 10.30 - laboratorio all’aperto di scarabocchi<br />
a mezzo spray indelebili su proprietà pubbliche<br />
e private, possibilmente antiche e impossibili da<br />
restaurare.<br />
Ore 15.00 - consegna di oboli e capatina al<br />
casinò.<br />
Ore 23.00 - conclusione con abuso di tutto ciò<br />
che si è raccolto (compresi farmaci a base di<br />
stupefacenti sottratti all’interno del medesimo<br />
ospedale).<br />
Ore 8.00 del terzo Giorno: relazione finale a<br />
scuola, assegnata come compito in classe sulla<br />
seguente traccia «Gli studenti hanno potuto<br />
studiare da vicino e sperimentare la vita ricca<br />
d’interessi, passioni, divertimenti».<br />
Non è dato sapere l’esito di codesti scritti.<br />
Ma alcuni giovini signori hanno rilasciato<br />
dichiarazioni a caldo e in esclusiva per il<br />
Caterpillar, del tipo: «Era mattina presto e non<br />
avevo voglia di svegliarmi. Ma il pensiero<br />
dei due giorni che mi aspettavano era troppo<br />
eccitante».<br />
La prima tappa del Giorno è stata l’incontro con<br />
alcuni spacciatori di talco e pillole per il male di<br />
vivere e coltivatori diretti di erbette.<br />
I precettori intendevano mostrare ai loro<br />
educandi quanto la vita fosse dura per quelle<br />
persone che cercano di guadagnarsi onestamente<br />
da mangiare e che quando si guardano intorno,<br />
vedono i bambini povri, e non solo, lo sanno<br />
che non è facile per loro - ma nemmeno per me<br />
- …ma ditemi cosa vedete quando li guardate<br />
neli ochi eh… Si dà il caso infatti che questi
uomini vocati al libero commercio poco equo<br />
e molto solidale siano costantemente elogiati<br />
dall’opinione pubblica, gettonati dai paparazzi,<br />
scortati dalla polizia e invitati in tv. A proposito,<br />
con l’aiuto di Ghedini e Longo, i giovini<br />
signori hanno poi avuto un risarcimento per<br />
danni morali, alla faccia dei comunisti - ma<br />
esistono ancora e ancora mangiano i bambini?<br />
Ovviamente i precettori hanno sollecitato i<br />
loro pupilli: «o gli oboli o una nota di buona<br />
condotta!». Per supportare gli onesti lavoratori<br />
della strada, ogni studente ha comprato qualche<br />
grammo di souvenir, che puntualmente sarà<br />
utilizzato, perché niente si butta!<br />
È seguita la visita al “Meraviglioso mondo del<br />
CH3-CH2-OH” [e voi beneamati primini non<br />
capirete di che cosa si tratta muahahahahahaha*<br />
- come l’ha definito la precettora di SCENZIE…<br />
BIP! vietato leggere ai liceali con una media<br />
voti inferiore a 5, ndr].<br />
«Io non capivo cosa stessimo per fare - sostiene<br />
una studentessa (rimandata in scienze o primina)<br />
-. Quando poi mi hanno detto che ci saremmo<br />
ABbronzati ho capito». Gli studenti si sono<br />
diretti verso il pub con la manifesta intenzione<br />
di ingurgitare vodka e altri superalcolici a spese<br />
dei contribuenti! Fino a che sono tutti caduti a<br />
terra, cioé nel giro di venti minuti. Qualcuno è<br />
durato di più, perché aveva il ritardante e ha<br />
chiamato il 0039 049 8911010, alla ricerca di un<br />
telefono amico. Infatti alza la cornetta, mondial<br />
casa ti aspetta!<br />
All’ospedale, tutti gli studenti sono stati<br />
ricoverati. Mentre i precettori erano scampati<br />
alla pula ed erano andati a spippare cocaina che<br />
in realtà era detersivo in polvere, tagliato pure<br />
male!<br />
«Era un brutto posto e puzzava - commentano<br />
gli studenti sogghignando in gruppo - ci hanno<br />
obbligato a prendere delle medicine, che però<br />
non erano così male quindi ce le siamo prese<br />
nel sedere, eh sì, erano supposte. Ogni tanto un<br />
medico ci chiedeva: “Ma tu, che Badedas sei?”<br />
Comunque siamo usciti da lì, il giorno dopo. E<br />
il tour è ricominciato”.<br />
Dopo una pausa pranzo, la scolaresca si è<br />
31<br />
diretta verso il casino. Ogni studente ha puntato<br />
soldi senza limitazioni e, se serviva un prestito,<br />
poteva comporre lo 800900313 Prestitò e il<br />
contante ce l’ho o uscire, dove lo attendeva<br />
tanta gente… Si facevano chiamare strozzini,<br />
ma nessuno li aveva mai sentiti nominare;<br />
prestavano tranquillamente i soldi e non solo<br />
quelli: qualche studente è tornato a casa<br />
con la sifilide, un altro souvenir difficile da<br />
buttare e forse incomprensibile per i primini,<br />
muahahahah.<br />
Dulcis in fundo, la festa finale, durante la quale<br />
tutti i souvenir raccolti sono stati ben utilizzati.<br />
Alcuni giovini signori si drogavano, altri si<br />
facevano di farmaci, altri ancora tracannavano,<br />
bestemmiavano e cantavano “Rosina dammela”,<br />
i migliori erano quelli che, passivi e spensierati,<br />
facevano tutte e tre le cose insieme e tutte e tre<br />
dal sedere.<br />
Quando si è concluso il rave, tutti i giovin<br />
signori sono stati trascinati a casa, tranne<br />
quelli che procedevano per inerzia a causa<br />
di un ormai inevitabile e continuo rilascio di<br />
CH4. «È stata un’esperienza fantastica che<br />
dovrebbe essere rifatta tutti gli anni. Abbiamo<br />
scoperto altri divertimenti, oltre alle opportunità<br />
che offre la scuola è stata la dichiarazione<br />
appassionata di tutti gli studenti a fine gita».<br />
Il giorno dopo, verifica a sospresa di religione.<br />
Il primino di seconda<br />
e il quartino vs primini
Reportage dalle inviate di 5M di un viaggio nel paesaggio naturale e umano d’Israele<br />
Sabah Al-Khir!<br />
Ebrei devoti che pregano al Muro Del Pianto,<br />
metal-detector e soldati all’ingresso che ti<br />
controllano fino alle mutande. Gli aromi e i colori<br />
del Suk, arabi che fanno la fame nel retrobottega.<br />
Palazzoni alti e moderni, baracche con taniche<br />
sui tetti per raccogliere l’acqua piovana. Una<br />
terra verde e rigogliosa, l’altra arida e sassosa,<br />
due popoli, tre religioni, una guerra, UN MURO!<br />
Questi sono Israele e Palestina.<br />
Alla partenza nessuno di noi si aspettava di tornare<br />
con più dubbi di quelli che aveva; tutti ricorderemo<br />
i volti, gli scorci, le comunità, la violenza e la fame<br />
contro la speranza e i sogni di quelle persone che<br />
fanno della loro esistenza una lotta per la vita.<br />
32<br />
Già dall’arrivo all’aeroporto di Tel Aviv, abbiamo<br />
capito che questo non sarebbe stato un viaggio come<br />
gli altri, ma una realtà che notiziari radio-televisivi<br />
ci propongono tutti i giorni superficialmente e che<br />
solo un’esperienza diretta permette di conoscere<br />
appieno e nelle sue contraddizioni.<br />
Visitando le città di Nazareth, Haifa, Cafarnao,<br />
Taibeh, Jerico, Betlemme e Gerusalemme,<br />
abbiamo avuto, da un lato, l’opportunità di visitare<br />
luoghi sacri sia della nostra religione sia di quella<br />
musulmana e ebraica e paesaggi memorabili e<br />
meravigliosi come il deserto, il Mar Morto, i palmeti,<br />
le città da presepe, dall’altro lato, l’occasione unica<br />
di confrontarsi e ascoltare le persone comuni dei<br />
due diversi popoli che vivono quelle situazioni<br />
sulla loro pelle.
Una madre israeliana vede il muro come un<br />
garante di sicurezza e tranquillità per i propri figli<br />
contro chissà quale nemico.<br />
Una studentessa palestinese impiega cinque ore per<br />
raggiungere l’università che dista pochi chilometri,<br />
essendo costretta a passare per gli spietati checkpoint<br />
(punti di controllo militare posti sul confine<br />
tra Israele e Autorità nazionale palestinese, ndr).<br />
Abbiamo incontrato suore che gestiscono l’unico<br />
ospedale pediatrico palestinese e francescani custodi<br />
di Terrasanta, giovani palestinesi che si riuniscono<br />
nel municipio giovanile creato da loro stessi nella<br />
cittadina di Taybeh e ragazzi ballerini che lottano<br />
per ottenere la loro medaglia rappresentando la<br />
tradizione secolare della popolazione araba, infine<br />
il vice sindaco di Betlemme, vittima per caso di una<br />
sparatoria dove ha perso la sua piccola bambina.<br />
E poi i Kibbuz, una realtà a sé, fuori dal comune:<br />
villaggi di ispirazione marxista, dove le ricchezze<br />
sono equamente distribuite fra tutti gli abitanti.<br />
33<br />
Non mancano i siti archeologici, nè le stazioni<br />
balneari, nè locali caratteristici dove fumare il<br />
Narghilé.<br />
Oltre ad aver vissuto esperienze così forti e<br />
toccanti, ci siamo divertiti tantissimo in una terra<br />
dove, nonostante tutto, le persone hanno voglia di<br />
salutarti con un sorriso.<br />
Ora sentiamo il bisogno di raccontare alla profeti<br />
maniera (Sindrome di Gerusalemme), le emozioni<br />
che ci ha lasciato questo indimenticabile viaggio<br />
e non vediamo l’ora di tornare in una terra così<br />
inaspettatamente magica.<br />
Luca, Susi, Lore, Costy
VIAGGIO IN ISRAELE<br />
Viaggio in Israele: Il primo giorno siamo arrivati. Poi siamo andati in albergo. Poi<br />
abbiamo visto la tomba del giusto. Poi altre cose. Poi abbiamo mangiato, e siamo<br />
tornati in albergo. Abiamo anke dormito, e bevuto un succo di melograno.<br />
I giorni dopo abbiamo visto tante cose, non ci ricordiamo tutto purtroppo ma ci<br />
ricordiamo che è stato bello. Ovviamente abbiamo scattato tante foto con la nostra<br />
nuova Coolpix 5.0mp, che le nostre mamme ci hanno regalato prima di partire, le<br />
potete vedere su feisbuk.<br />
Di sera era freddo, ma di giorno era bene, cera il sole. Abbiamo fatto ank il bagno<br />
nel mar Nero, infatti era pieno di fango nero. abbiamo, pregato! Abbiamo, visto tante<br />
paesaggi! Abbiamo, parlato con l’autista e abbiamo fatto i cori! Ahahah XD<br />
Poi siamo tornati a bergamo, in aereo ovviamente mica in pullman! e in aeroporto<br />
abbiamo potuto dire “no stemp please!!”.<br />
E stata un’esperienza bellissimo. Davvero.<br />
Battista e Giuliana<br />
34<br />
di nuovo fanciulli dopo l’abluzione<br />
nelle acque del Giordano
Alla festa degli umoristi ogni uomo si spoglia mascherandosi e finge di essere quello che è:<br />
uno, nessuno, centomila, tutto quel che si pensa di sapere e si vorrebbe vedere di ogni persona<br />
Durante il Carnevale la gente correva per ammirare<br />
le attrazioni più varie: giocolieri, saltimbanchi,<br />
animali danzanti. Le trombe, i pifferi e i tamburi<br />
venivano consumati dall’uso; i venditori vendevano<br />
frutta secca , castagne, frittelle e dolci di ogni tipo.<br />
Così Venezia divenne l’alta scuola europea del piacere<br />
e del gioco, della maschera e dell’irresponsabilità, si<br />
fece grande virtuosa delle metamorfosi e il carnevale<br />
fu, ed è ancora il suo exploit.<br />
Per molri giorni dell’anno il mondo non sembrava<br />
porre resistenza, i desideri diventavano realizzabili<br />
e non c’era niente che fosse impossibile.<br />
Questa era la città di Venezia nel Settecento, secolo<br />
che la rese il luogo delle infinite suggestioni e<br />
patrimonio della fantasia del mondo.<br />
36<br />
Il Carnevale di Venezia è il più conosciuto per<br />
il fascino che esercita e il mistero che continua a<br />
possedere, anche adesso che sono trascorsi 900<br />
anni . Però, il Carnevale ha origini molto più antiche,<br />
che rimandano ai culti ancestrali , al passaggio<br />
dall’inverno alla primavera.<br />
Una volta il.Carnevale durava<br />
a lungo, oggi inizia e<br />
si conclude in circa dieci<br />
giorni. Ma, a Venezia, la<br />
febbre del Carnevale non<br />
cessa mai durante l’anno.<br />
Questo è praticamente<br />
il periodo da tutti atteso<br />
, dove tutti possono trovarsi<br />
insieme, ma essendo<br />
altre persone, nascondendosi<br />
dietro infinite masche<br />
re. Erme
Il vignettista iraniano che ha vissuto carcere ed esilio per la libertà di pensiero ed espressione<br />
L’umorista Neyestani: la satira svela<br />
tutte le farse e il grottesco del mondo<br />
In questo numero il Cater<br />
intende farvi conoscere nuove<br />
realtà, intervistando un artista<br />
forse più noto all’estero che<br />
in Italia e approfondendo<br />
un’arte spesso non considerata<br />
tale o “minore”, derivata<br />
dalle tradizioni della satira e<br />
dell’illustrazione umoristica.<br />
La vignettistica satirica italiana<br />
la si conosce, la si sa capisce,<br />
quindi riesce a far pensare e<br />
ridere. Le vignette parlano<br />
un peculiare linguaggio<br />
di immagini, battute e<br />
riferimenti, alcune volte più<br />
immediato e chiaro, altre più complesso e difficile.<br />
Perciò conoscere il Paese da cui provengono, la<br />
mente che le partorisce, la mano che dà loro forma<br />
diventa particolarmente importante per poterle<br />
comprendere.<br />
I molti di voi che conoscono vignettisti italiani<br />
come Vauro e il bergamasco Bruno Bozzetto, che<br />
mettono alla berlina costumi e vicende del nostro<br />
Paese, possono essere curiosi di conoscere il noto<br />
cartoonist Mana Neyestani, iraniano d’origine e<br />
non più di residenza, che fa delle vignette satiriche<br />
una sua seconda voce e anche uno sfogo, perché la<br />
satira offre questa libertà.<br />
Quali generi di vignette disegna e su quali<br />
argomenti?<br />
«Credo di poter catalogare le mie vignette in due<br />
gruppi principali: i lavori più incentrati e specifici,<br />
principalmente senza titolo, e le vignette più<br />
popolari che si riferiscono ai fatti interni dell’Iran.<br />
Progetto anche libri di fumetti e ho pubblicato gli<br />
unici tre romanzi illustrati realizzati in Iran».<br />
Può scegliere tre delle sue vignette preferite e<br />
dirci perchè le ha scelte?<br />
«Preferirei di no! Ho realizzato centinaia di<br />
lavori negli ultimi vent’anni ed è davvero difficile<br />
sceglierne alcuni. Mi piacciono e li odio alla stessa<br />
maniera! Mi mostrano tutte le mie forze e le mie<br />
Vignette di Mana Neyastani<br />
per gentile concessione dell’autore<br />
38<br />
debolezze combinate insieme.<br />
Preferisco concentrarmi<br />
sul presente invece che sul<br />
passato».<br />
Lei era un giornalista nel<br />
Suo Paese?<br />
«Sono un vignettista editoriale,<br />
dal 1990. Con esperienza<br />
anche di scritti critici per film<br />
e cartoni animati. E, dal 2004<br />
al 2006, sono stato incaricato<br />
della stesura settimanale di<br />
alcune pagine per bambini di<br />
una sezione di intrattenimento<br />
di un giornale chiamato<br />
IranJome».<br />
Perché ha sentito l’esigenza di esprimersi<br />
attraverso le vignette satiriche?<br />
«Penso sia un modo di vedere il mondo, che io<br />
vedo in una maniera così evidente e lampante! Il<br />
mondo in cui viviamo è estremamente paradossale,<br />
grottesco e ridicolo, quindi è perfetto per essere<br />
ritratto con una visione satirica».<br />
Perchè ci sono dei segni verdi in alcune delle<br />
sue vignette?<br />
«Nelle elezioni del 2009 per la presidenza dell’Iran<br />
gli elettori di Musavi e, dopo le elezioni truccate,<br />
anche i dimostranti scelsero il colore verde per<br />
distinguersi. Il movimento iraniano contro la<br />
tirannia e il potere teocratico nel 2009 si chiamava<br />
il Movimento Verde. La maggior parte delle volte<br />
il colore verde nei miei lavori rappresenta questo<br />
movimento».<br />
Esistono sanzioni contro la satira in Iran? Ciò<br />
ha a che vedere con il fatto che Lei ha lasciato<br />
il Suo Paese?<br />
«Il punto è che in Iran nessuno può fare satira!<br />
Né l’autorità né la gente può prendersi questo<br />
privilegio. Servirebbe maggiore tolleranza, ma<br />
sembra che gli iraniani vogliano prendere ogni<br />
cosa in modo così serio!<br />
La mia situazione era così particolare che<br />
richiederebbe pagine e pagine per essere spiegata.<br />
Scrissi settimanalmente delle battute per bambini
nelle pagine di Iranjome, accompagnate da<br />
alcune vignette. Per uno di questi articoli utilizzai<br />
un’espressione comune alla lingua informale<br />
persiana, ma che trae origine dalla lingua degli<br />
Azeri, un’etnia dell’Iran.<br />
Nella vignetta, uno scarafaggio pronunciava questa<br />
espressione: la gente azera la prese come un’offesa<br />
personale e ciò provocò grandi disordini in alcune<br />
parti dell’Iran. Subito l’autorità iraniana mi arrestò<br />
per far acquietare coloro che protestavano. Dopo<br />
aver trascorso tre mesi in una pubblica e sociale<br />
prigione venni temporaneamente rilasciato, quindi<br />
abbandonai il Paese con mia moglie, per salvarci<br />
la vita».<br />
Può parlarci dell’attuale situazione politica<br />
dell’Iran?<br />
«Attualmente ci sono due importanti fazioni,<br />
quella dei Tradizionali e quella dei Moderati, che<br />
stanno lottando tra loro da più di un secolo in Iran.<br />
La fazione tradizionale è sempre stata infervorata<br />
da ideali religiosi.<br />
Sono quasi 30 anni - dalla rivoluzione iraniana del<br />
1978 - che la fazione dei fondamentalisti religiosi<br />
ha il controllo del potere e cerca di eliminare la<br />
parte moderata che principalmente raccoglie<br />
persone come artisti, studenti, intellettuali, scrittori<br />
e la classe media del Paese. Questa fazione ha<br />
acquisito maggior potere quando Ahmadinezhad,<br />
che è un estremista politico della fazione dei<br />
fondamentalisti religiosi, è stato eletto presidente<br />
nel 2005.<br />
Nel 2009 la popolazione - almeno la maggior<br />
parte della classe media - provò a cambiare la<br />
situazione politica dell’Iran, che verteva in una<br />
crisi internazionale a causa dell’imprudente<br />
progetto politico attuato da Ahmadinezhad.<br />
Sembrava che Musavi avesse sorpassato il suo<br />
rivale, Ahmadinezhad, ma i fatti dimostravano<br />
ben altro. Molte persone in Iran credono che le<br />
elezioni siano state un falso. Molti scesero in strada<br />
per protestare contro queste elezioni considerate<br />
false, contro Ahmadinezhad e contro il capo<br />
supremo religioso che supportava Ahmadinezhad,<br />
ma vennero brutalmente respinti dalla milizia<br />
governativa (Bassij) e dal capo delle forze militari<br />
(Sepah)».<br />
Quali generi di programmi televisivi venivano<br />
trasmessi in Iran?<br />
«Negli ultimi quattro o cinque anni nei quail<br />
sono stato in Iran, difficilmente guardavo la tv<br />
nazionale. Molti iraniani hanno illegalmente la tv<br />
satellitare e preferiscono guardare gli altri canali<br />
piuttosto che quelli nazionali!<br />
Infatti i miei programmi preferiti non avevano<br />
nulla a che vedere con la tv nazionale iraniana,<br />
erano i Simpson, i Griffin, American idol e Friends!<br />
Ma so che i canali nazionali iraniani sono pieni<br />
di spazzatura televisiva come quelli degli altri<br />
Paesi».<br />
Conosce l’Italia?<br />
«Penso che le mie conoscenze sugli artisti, sui<br />
registi, sui pittori italiani siano di gran lunga<br />
migliori di quelle sulla politica italiana! Conosco<br />
appena alcuni fatti del vostro Paese e ovviamente<br />
so chi è Berlusconi.»<br />
Conosce la favola de Il Pesciolino Nero?<br />
«Sì, certamente. È una favola molto conosciuta<br />
nel mio paese, scritta da Samad Behrangi. Parla di<br />
un pesciolino diverso dagli altri, coraggioso e di<br />
colore nero, che cerca di liberare i pesci catturati e<br />
rinchiusi nella bocca di un pellicano.<br />
Assomiglia per certi versi al famoso film di
animazione della Pixar Alla ricerca di Nemo, in<br />
cui tra l’altro il piccolo Nemo cerca di salvare<br />
un gruppo di pesci dalla rete di un pescatore. Ma<br />
la favola iraniana non ha un lieto fine: il piccolo<br />
pesciolino nero si sacrifica per la salvezza degli<br />
altri e diventa un martire.<br />
Ma qual è l’intenzione di questa domanda?<br />
Forse credi che io sia come il piccolo pesciolino<br />
nero? No di certo! Non sono così coraggioso!<br />
Se hai interpretato la favola come la storia di un<br />
pesciolino esiliato, allora sì, puoi riscontrare un<br />
qualche riferimento in comune con me!».<br />
Ottocento<br />
Gli umoristi si domandano sempre, con Bergson, «Cos’è il ridicolo? che cosa c’è in fondo al riso?»<br />
40
Dal novembre scorso settantadue<br />
studenti di biennio e triennio del nostro<br />
Liceo stanno partecipando al progetto<br />
Gis, proposto dal Servizio promozione<br />
culturale del Teatro alla Scala di Milano,<br />
e stanno frequentando periodiche lezioni<br />
su temi di teatro e musica. In particolare,<br />
lo scorso 20 dicembre hanno visitato,<br />
con i docenti Caterina Bubba, Elena De<br />
Petroni e Irene Lo Magno, il Teatro alla<br />
Scala di Milano e l’adiacente Museo. Il<br />
pomeriggio del 17 gennaio hanno assistito<br />
allo spettacolo I violoncellisti della Scala.<br />
Musiche di Wagenseil, Boccadoro, Boulez<br />
e Bach, insieme ai docenti Annalisa<br />
Barzanò e Irene Lo Magno. Il prossimo<br />
5 aprile visiteranno lo Spazio Ansaldo<br />
di Milano e il 9 maggio concluderanno<br />
quest’esperienza, assistendo alla prova<br />
filarmonica - in cui dirigerà Gianandrea<br />
Noseda e canterà il baritono Matthias<br />
Goerne - di Wagner, Die Meistersinger<br />
von Nunberg, preludio atto I, preludio atto II. Il monologo di<br />
Hans Sachs. Gotterdammerung, Marcia funebre di Sigfrido.<br />
Die Walkure, Addio di Wotan e di A.Dvorak, Sinfonia n.8 in<br />
sol maggiore, Opera 88.<br />
Omaggio a sacher,<br />
ma non alla torta… che sfiga!<br />
Lo scorso 17 gennaio si è tenuto nel Teatro milanese<br />
della Scala lo spettacolo I violoncellisti della Scala.<br />
L’orchestra era composta da 14 violoncellisti attivi in<br />
questo teatro dal 2003.<br />
Essi hanno esordito con la suite des pieces. Un’opera<br />
dell’austriaco Wagenseil, divisa in quattro tempi: vivace,<br />
larghetto, minuetto, vivace. Dei quattro il primo è il più<br />
interessante e riuscito, in quanto è il più orecchiabile<br />
per i meno esperti. L’ultimo vivace, più breve rispetto al<br />
primo, presenta delle somiglianze con questo dal punto<br />
di vista musicale.<br />
Al contrario, la seconda e la terza sonata di Buolez<br />
e Boccadoro, dallo stile più moderno, risultano meno<br />
comprensibili e ordinate. Queste sonate hanno infatti<br />
avuto bisogno di un direttore d’orchestra. L’opera<br />
musicale di Boulez non è stata scritta su commissione<br />
ma come omaggio a Sacher - scritto e pronunciato come<br />
la rinomata e gustosa torta - per il suo sessantesimo<br />
compleanno. In questa composizione vengono utilizzate<br />
solo sei note corrispondenti al numero dei violoncellisti<br />
presenti e alle lettere del cognome Sacher. Era presente<br />
anche il grande solista Jakob Lodwig, colonna portante<br />
della sonata. Durante il concerto era Boccadoro in<br />
persona a dirigere la sua composizione: Dr. Jekyll. Si<br />
41<br />
chiama così per la contrapposizione<br />
tra una parte ritmica e una melodica<br />
con il trionfo finale della prima sulla<br />
seconda.<br />
La rappresentazione musicale<br />
violoncellista che ha chiuso il<br />
concerto, quella di Johan Sebastian<br />
Bach, è stata suonata dall’orchestra<br />
al completo. Tale composizione<br />
fu trascritta dai violoncellisti della<br />
Scala per adattarla agli strumenti da<br />
loro suonati.<br />
Infine i musicisti ci hanno riproposto<br />
l’ultimo vivace di Wagenseil,<br />
per nostro sommo gaudio!<br />
A prepararci per assistere a<br />
questo concerto alla Scala è stata<br />
la professoressa Annalisa Barzanò,<br />
la quale ha presentato a scuola un excursus storico<br />
sullo strumento del violoncello, dalla sua nascita<br />
fino ai nostri tempi, in cui sono nate estrose forme di<br />
violoncelli, anche di ghiaccio. Il violoncello è stato<br />
l’ultimo degli strumenti ad arco a trovare la proprio<br />
fisionomia strumentale e musicale, tra la fine del XVI e<br />
l’inizio del XVII secolo, quando per altro il panorama<br />
degli archi gravi era ancora alquanto “confuso”, o<br />
almeno così appare a noi, abituati dal razionalismo<br />
settecentesco a marcare con tratti precisi i confini tra un<br />
genere e l’altro, tra due strumenti della stessa famiglia,<br />
ad esempio distinguendo un violoncello da una viola e<br />
viceversa. Ma non è stato così per buona parte dell’età<br />
barocca, quando di uno stesso strumento esistevano<br />
taglie diverse a seconda del modo di suonarlo,<br />
dell’accordatura, del registro - ad esempio - della viola.<br />
Di questo strumento, all’inizio del Seicento, esistevano<br />
più formati, il più grande dei quali era quello della viola<br />
bassa da gamba o basso da viola, da cui sono nati il<br />
contrabbasso e, appunto, il violoncello o violoncino,<br />
come attestano molti documento dell’epoca. All’inizio<br />
questo strumento veniva suonato con l’arco impugnato<br />
con il palmo verso l’alto; il passaggio all’impugnatura<br />
definitiva, con il palmo in giù, è difficile stabilire<br />
quando sia avvenuto ed è stato attribuito, dagli storici<br />
del Settecento, agli Italiani.<br />
Anna Dodesini, Alessia Troilo<br />
Paolo Fumagalli, Filippo Orlandini
Poker Face<br />
Prima di Lady Gaga c’era Manzoni!<br />
È<br />
vero che Alessandro Manzoni ha passato tutta<br />
la sua vita sui libri? Può essere considerato un<br />
buon esempio per gli studenti?<br />
Sembrerebbe di no, infatti si è scoperto che la letteratura<br />
è stata soltanto un passatempo del più<br />
noto autore italiano dell’Ottocento, la cui inesperta<br />
bravura stava soprattutto nel gioco d’azzardo.<br />
Da buon calvinista, infatti, Manzoni trascorreva le<br />
sue giornate spendendo il patrimonio di famiglia<br />
in bische della vivace Milano dell’Ottocento, in<br />
quello che allora era il più conosciuto luogo d’incontro<br />
dei giocatori d’azzardo: il<br />
Teatro alla Scala.<br />
Sembra, infatti, che il teatro<br />
fondato per volere dell’imperatrice<br />
Maria Teresa d’Austria fosse<br />
un rinomato casinò. Dunque<br />
tra odi e tragedie, inni sacri e<br />
opere giovanili, Manzoni trovò il<br />
tempo per mettere in pratica gli<br />
insegnamenti del nonno Cesare<br />
Beccaria: usando il «lume della<br />
ragione», puntava abilmente e,<br />
a causa della «provvida sventura»,<br />
perdeva tutti i soldi giocati.<br />
Scoprendo poi che il gioco d’azzardo<br />
«non s’ha da fare, né domani,<br />
né mai», tornava a casa,<br />
42<br />
non sempre per sua volontà, ma spesso per quella<br />
del suo “azzeccagarbugli”.<br />
Insomma, non si può certo dire che Manzoni abbia<br />
avuto una vita di matto e disperatissimo studio<br />
come quella del poeta Giacomo Leopardi, ma - per<br />
nostra sfortuna - è stato miglior scrittore che giocatore<br />
di poker.<br />
Qual è dunque il mistero del successo? Dietro i talenti<br />
si nascondono le carte: Manzoni “fold”, Lady<br />
Gaga va in “all in”.<br />
Federica Nataliya Sara di II O
Amarcord<br />
Un calcio schiavo dei procuratori<br />
Arsène Wenger, allenatore dell’Arsenal,<br />
commenta il fenomeno dei “fuori rosa”, cioè<br />
dei calciatori messi fuori squadra dai dirigenti.<br />
Questo testo, datato 25 gennaio 2011, è tratto dal<br />
suo blog ufficiale, reperibile sul sito it.eurosport.<br />
yahoo.com/calcio/arsene-wenger/<br />
Nel calcio di oggi i giocatori non si fanno<br />
certo problemi a presentarsi davanti ai loro<br />
allenatori o ai loro presidenti per chiedere<br />
di essere ceduti o per ottenere aumenti di<br />
stipendio.<br />
Questo è un effetto delle ultime leggi, che in<br />
materia calcistica hanno messo il giocatore in<br />
una posizione dominante, ed è un problema<br />
che accompagna in modo particolare i club<br />
con minore potenziale finanziario.<br />
I calciatori ormai si affidano a procuratori e<br />
legali senza scrupoli, approfittando dei punti<br />
deboli delle loro squadre: una società non può<br />
permettersi di lasciare fuori un giocatore -<br />
che rappresenta un patrimonio economico<br />
del club - trasformandolo in un peso morto.<br />
Il tempo è dunque il miglior alleato del<br />
calciatore: sono pochissimi i club che possono<br />
permettersi<br />
di lasciare<br />
un giocatore<br />
nella squadra<br />
r i s e r v e ,<br />
sprecando i<br />
soldi del suo<br />
s t i p e n d i o ,<br />
pur di non<br />
d a r g l i e l a<br />
vinta.<br />
Nella maggior<br />
parte dei casi,<br />
44<br />
i problemi dipendono da uno di questi due<br />
fattori.<br />
I giocatori possono essere scontenti della<br />
loro situazione nel club oppure faticano<br />
ad ambientarsi. In questo casi il manager<br />
deve cercare di risolvere la questione con il<br />
dialogo, perché solo il confronto può portare
alla soluzione.<br />
I giocatori possono essere già in contatto<br />
con un’altra squadra, che ha promesso loro<br />
un aumento di ingaggio e che sta spingendo<br />
per il trasferimento. Si tratta di un azzardo<br />
per dei club che rischiano di veder rovinata<br />
la loro immagine. Ma sembra che ormai<br />
nessuno se ne preoccupi più.<br />
Non consiglierò mai ad alcun giocatore<br />
di muoversi in questo modo. Credo che in<br />
qualsiasi situazione sia meglio cercare una<br />
soluzione in maniera amichevole. Invece,<br />
sempre più spesso, capita che i giocatori<br />
facciano “muro contro muro”, negando ogni<br />
possibilità di dialogo.<br />
Si può essere comprensivi, ma bisogna anche<br />
essere precisi: i contratti sono contratti,<br />
vanno rispettati. Il club paga il calciatore al<br />
fine di tenerlo sotto contratto per un certo<br />
periodo di tempo. Di conseguenza permettere<br />
al giocatore di andarsene in anticipo, quando<br />
emerge un qualsiasi problema interno, per<br />
di più senza pagare dazio, è un’assurdità<br />
La Nazionale che festeggia la vittoria ai mondiali, in Germania, nel 2006<br />
In pagina precedente, l’allenatore Arsène Wenger e il calciatore Adrian Mutu<br />
45<br />
professionale.<br />
In ogni caso, il calciatore è sempre quello<br />
che rischia di più in queste situazioni: non<br />
dobbiamo dimenticare che un giocatore<br />
che non scende in campo è un uomo triste<br />
e rischia di perdere il posto, perché ci sono<br />
sempre dei compagni di squadra pronti a<br />
soffiarglielo…<br />
Il gioco vale la candela?<br />
Arsène Wenger
Così è il Cater, bellezza. Certe volte ci fa, altre ci è.<br />
Come ogni giornale umoristico,<br />
mai disdegna la cultura,<br />
ma la ama quando non è tediosa<br />
e sempre coglie l’attimo per potersi squadernare e reinventare.<br />
Questo numero si è mascherato per Carnevale<br />
o meglio… per nostalgia del Carnevale<br />
e si è ritrovato a impaginare anche un dialogo<br />
fra alcuni articoli per così dire seri e altri semiseri.<br />
Una buona abitudine che esiste addirittura dai tempi dell’antico teatro greco:<br />
a chi fosse allergico ai libri<br />
basti sapere che le gare teatrali nell’antica Atene prevedevano<br />
che le tragedie fossero accompagnate da drammi satireschi sui medesimi temi.<br />
Gli antichi lo facevano per sdrammatizzare ed esorcizzare,<br />
per quella cosa chiamata catarsi<br />
che oggi resta nei manuali, tra gli enigmi scolastici.<br />
Il Cater lo fa tentando di sollevare il morale dei lettori che lo leggono.<br />
46