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Leggi - I Cistercensi

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NOTIZIE<br />

CISTERCENSI<br />

2<br />

APRILE-GIUGNO<br />

1977<br />

ANNO X<br />

Periodico bimestrale .. Spedizione in Abbonamento Postale - Grup~ IV


NOTIZIE CISTERCENSI<br />

Periodico bimestrale di vita cistercense<br />

Direttore:<br />

P. GoFFREDO VITI<br />

Redazione:<br />

PP. CERTOSA DI FmENZE<br />

Consiglio di Redazione:<br />

P. PLACIDO CAPUTO<br />

P. MALACmA FALLETTI<br />

P. VITTORINO ZANNI<br />

Responsabile:<br />

AGOSTINI CARLOMAGNO<br />

Conto corrente 5/7219<br />

Abbonamento annuo: Italia L. 5.000<br />

Abbonamento annuo: Europa » 8.000<br />

Abbonamento annuo: Altri Paesi » 10.000 (via Aerea)<br />

Amministrazione: CERTOSA DEL GALLUZZO - 50124 Firenze<br />

~ (055) 2049226


L'ABBAZIA CISTERCENSE DI S. MARIA DI CORAZZO·<br />

(REGESTO DI DOCUMENTI)<br />

di FRANCESCO Russo<br />

L'Abbazia di S. Maria di Corazzo, che prende il nome dal vicino<br />

fiume Corace (Coracium, Coratum, Corazzo), originariamente era compresa<br />

nell'ambito del vastissimo territorio di Scigliano, nell'ex diocesi<br />

di Martirano, ora località Castagna, frazione di Carlopoli, provincia di<br />

Catanzaro e diocesi di Nicastro. Si ritiene che sia stata una fondazione<br />

benedettina, sorta intorno al 1060 per iniziativa di Ruggero, Conte di<br />

Martirano, e dei suoi fratelli Matteo, Riccardo e Giovanni, di casa Sanseverino,<br />

la cui presenza in Calabria, anche se al seguito di Roberto il<br />

Guiscardo, sembra piuttosto prematura in quell'anno. Manca anche l'ombra<br />

della documentazione sulle origini e le vicende del monastero in tutto<br />

il secolo, in cui fu tenuto dai Benedettini; la storia invece incomincia<br />

intorno al 1162, in cui passò ai <strong>Cistercensi</strong>.<br />

Vi è discrepanza sull'abbazia-madre, da cui ha avuto origine, facendola<br />

derivare alcuni dalla Sambucina di Luzzi, altri da Casamari, altri<br />

ancora da Fossanova. Per Fossanova è il benedettino Bernardo De Ri-<br />

SO;1 ma credo che non ci sia da dubitare che si tratti di fondazione della<br />

Sambucina, derivazione di Casamari della linea di Chiaravalle, come<br />

risulta chiaramente dall'affermazione di Luca Campano, abate sambucinese<br />

e poi arcivescovo di Cosenza, il quale, nella sua Synopsis de vita<br />

Ioachim Abbatis, scrive che questi, abate di S. Maria di Corazzo, venuto<br />

a Casamari per incontrarsi col papa Lucio III, vi fu accolto con onore,<br />

perché filiale della Sambucina, dipendenza a sua volta di Casamari:<br />

«Vidi virum nomine Ioachim, tunc abbatem Coratii, filium Sambucinae,<br />

• Per non ripeterei, indichiamo le fonti archivistìche di più frequente oìtazìone,<br />

con le .relative abbreviazioni.<br />

Archivio Vaticano (A. V.).<br />

Acm. XXXV, 113 = Arma:rium XXXV, vol. 133.<br />

Colleot. = Ccllectorì'ae.<br />

lntroit. et Exit, = Jintro1tus et Exstus.<br />

Obl. Comm. = Obllgatìones Communes.<br />

ObI. et Sol. = Obligationes -et Solutìones.<br />

Reg, Lat. = Registrum Lateranense,<br />

Reg. Vat, = Registrum Vaticanum,<br />

Resign, = Resìgnatìones.<br />

1 B. DE RISO, Deìla vita e delle opere deU'Abate Gioacchino, Milano 1872,<br />

~.76.


(78) -2-<br />

filiae Casamarii, propterea tamquam nepos omni honore et amore habebatur<br />

in Casamarii ».2<br />

Come primo abate cistercense di Corazzo viene ricordato il B. Colombano,<br />

il quale morì santamente nel 1176. A lui successe, nel 1177,<br />

Gioacchino da Celico o da Fiore, proveniente dalla Sambucina, col quale<br />

ha inizio la storia vera e propria di Corazzo. A lui infatti Michele,<br />

vescovo di Martirano, fece ampie concessioni, tra cui il privilegio dell'esenzione,<br />

alla quale i <strong>Cistercensi</strong> tenevano molto.' Nel 1178 ricorre il<br />

diploma del Re Guglielmo II, che ordina all'ammiraglio Gualtieri di<br />

Moach, di far .giustizia a Gioacchino, abate di Corazzo, il quale aveva<br />

denunziato l'usurpazione di alcune terre, appartenenti all'abbazia;' cosa<br />

che Gualtieri eseguì fedelmente, come dal diploma del 13 febbraio<br />

1179. 5<br />

In quello stesso anno Ugo di Balmesia, regio Camerario di Val di<br />

Crati, a richiesta dello stesso Gioacchino, assegna a Corazzo alcune terre,<br />

in contrada Decollatura, e ne stabilisce i confìni,"<br />

L'anno seguente Ruggero, figlio di Leto, dà in permuta all'abate<br />

Gioacchino alcune terre in territorio di Strongoli."<br />

Nel 1182, o più probabilmente nel 1183, Gioacchino si recò a Casamari,<br />

per incontrarsi col papa Lucio III, residente a Veroli, e se ne ritornò<br />

dopo un anno e mezzo, dopo aver esposto nella Curia Pontificia<br />

le sue idee esegetiche sulla S. Scrittura."<br />

L'8 giugno 1188 Clemente III rivolgeva all'abate Gioacchino il celebre<br />

monitorio, con cui l'esortava a mettere in scritto i suoi commenti<br />

scritturistici; ma l'anno seguente egli si allontanava da insieme col mo-<br />

2 [.,UCA ('CAMPANO), SynO/P-SÌsde vUla et mi!)'l(JJC'U;Us AbbClitis Iohachim, i~ .AcV~ SS .•<br />

Mai ViTJ,93. Vi convengono G. JONGELLINO, Notitiae abbatiarum Ordmts Cisterc.iensis,<br />

Colonìae AigrLppimae 1830, 78; POMEnI, Carte di Corazzo. 250; G. MAR-<br />

CHESE, La Boadia delLa Sambucina, .189,che 'tjporrtJa una notizia del 1M7; A. PRA-<br />

TESI, Oarte Latine di Ab,bazie CaiLabresi deH'Archivio Atdob~am.dini, Città del Vaticano<br />

1958,IP, XXXI; B. G. BEDINI, Le Abbazie <strong>Cistercensi</strong> d'Italia, .Casamacì 1960,<br />

p. 711..E' Inaccettabile il :1.173,dato come anno di :fondazione di Corazzo da P.<br />

LUGANO, lit!aLi·a BenecLettirva, Roma 1929, !p. 506.<br />

3 Del tutto enrata è 1m oronologda dei primi abati di Corazzo in D. MARTIRE,<br />

Calabria Sacra e Prorfa"l'/Ja,Cosenza 1878, Ii, 105, iiI quale tiJcorlda il B. 'Colombano<br />

ptima del Jil50, Gdoaochino di Celico nel 11150, senza rendersi conto che egli<br />

desso, Ot». c.i.t., p. 69, :Damorire il B. Colombano nel 1168,<br />

" In Ac.ro SS., Mai ViLI, 100.<br />

5 A. V., Arm, XXXV, 133, i. 13; B. V" Gad. Vat, Lat. 7572, f. 11; GRECO,<br />

Chronolog1ia Abbatis Iohoohim, 43; POMETTI, p. 275.<br />

6 POMETTI, 27.8-279.<br />

7 iJlvi, ip. 280,<br />

8 F. Rtrsso, R,egetSto Vatic.am.o per La CaLabria, n. 3,94.


-3- (79)<br />

naco Ranieri di Ponza," col quale gettava le fondamenta della nuova<br />

Congregazione Florense, prima Riforma rigoristica sorta nell'Ordine Cistercense,<br />

la quale - malgrado il richiamo del Capitolo Generale del<br />

1192 10 - ebbe l'approvazione di Celestino III il 25 agosto 1196. 11<br />

A Gioacchino da Fiore nel 1189 successe, alla direzione dell'abbazia<br />

di Corazzo, il B. Matteo, che il Martire dice di essere stato poi nominato<br />

vescovo di Cerenzia, identificandolo col B. Matteo Vitari, primo successore<br />

di Gioacchino nella direzione della Congregazione Florense, il quale<br />

fu promosso vescovo di Cerenzia nel 1234 e morì nel 1242. 12 Lo stesso<br />

Martire al B. Matteo dà come successore il B. Nicola di Cosenza, il quale<br />

poi aderì alla Congregazione Florense. Ma non saprei quanto di fondato<br />

ci sia in questo catalogo del Martire, dato che i dati cronologici<br />

sembrano del tutto arbitrari o, quanto meno, incontrollabili. E' accertato<br />

invece che nel 1195 ne era abate Antonio, al quale Enrico VI, con diploma<br />

dell'Lì aprile di quell'anno, confermò i possedimenti e ne aggiunse altri<br />

presso Isola (Capo Rizzuto) e nella Sila."<br />

E' in questo tempo che il monastero benedettino di S. Giuliano di<br />

Rocca Falluca (diocesi e provincia di Catanzaro) passò alle dipendenze<br />

di Corazzo, alle cui vicende resterà strettamente unito dal 1202 in poi.<br />

All'abate Antonio Innocenza III confermò, nel febbraio del 1203, la donazione,<br />

di una terra « in tenimento Maydae, in loco qui dicitur Precafosse<br />

», data da Raimondo di Paludi."<br />

N el gennaio del 1206 Federico II concesse a Corazzo il monastero<br />

greco di S. Maria di Altilia o Calabro-Maria, in diocesi di S. Severina,<br />

il quale aveva adottato la Regola Florense. I monaci di Corazzo rivendicarono<br />

la precedente concessione di Federico II; ma il papa Innocenzo<br />

III incaricò i vescovi di Martirano e di Squillace e l'abate della Sambucina<br />

di dirimere la controversia e questi si dichiararono a favore dei<br />

Florensì, come dalla relativa bolla del 31 agosto 1211. 15<br />

9 Per il monaco Ranìerì, cir. Russo, Gioacchino da Fiore e le Fondazio.ni<br />

Florensi, Napoli 1959, 248-249; H. GRUNOMANN, Zur Bioçrapnie Ioachims von Fiore<br />

uaui Rainerius VOI)'!. Ponza, in «Deutsches Arehìv fu.r Enfonschun.gen des ,Mittelalters<br />

», XVII (11960), 437-4415.<br />

10 I. M. CANlVEZ, Statuta CapituLorum Generaiuim. Ordinis Cisterciensis. Louvaìn<br />

:1933, I, 154; Russo, Regesto Vatioono, 111. 421.<br />

11 Russo, Reqeeto Vatioano , n. 42R<br />

12 UGHELLI, lool1..i-a Sacra. IX, 704 (Ed. Coletì, IX, 501); -Russo. Gioacohino da<br />

Fiore e le Fondaziorni Ftorensi, 253-254.<br />

13 POMETTI, p. 281;Neus A7"chi'l), XXVUI, p. 94.<br />

14 POMETTI, 287; Russo, Regesto Vaticano, n. 5,23.<br />

15 Russo, Regesto Vaticano, non. 562, 563; Russo, Gioacchino da Fiore e le<br />

Fondazio,ni Florenei, 141 55.


(80) -4-<br />

Sotto gli Svevi Corazzo raggiunse l'apice della potenza economica,<br />

come si rileva dalle varie donazioni, fatte lungo il sec. XIII. 16<br />

Nel novembre del 1225 Federico II confermò all'abate Bono Milo<br />

le precedenti concessioni e vi aggiunse la donazione di un terreno in<br />

contrada S. Pantaleone;" nel dicembre seguente gli fece altre concessìoni,"<br />

ancora nel febbraio del 1257 abbiano una donazione, fatta al monastero<br />

e al suo abate Nicola, da Guglielmo Cardinale di Martirano."<br />

Dai Registri Angioini (1271 ss.) risulta che Corazzo possedeva anche<br />

la tenuta di Castellazzo, data da Alessandro di Policastrello, Milite;<br />

aveva pure la concessione di alcune decime nella bagliva di Cosenza,<br />

sulla quale aveva diritto di prelevare sei salme d'olio, nonché di una<br />

certa quantità di sale dalle saline del Neto, in diocesi di S. Severina;<br />

infine aveva la concessione di riscuotere 7 carlini all'anno sulla bagliva<br />

di Martirano.<br />

Nella prima metà del sec. XV Corazzo mantiene ancora le sue posizioni.<br />

Nel 1424vi fu un tentativo di autonomia da parte dei monaci<br />

di S. Giuliano di Rocca Falluca; ma si finì in una transazione, firmata<br />

da Placido, abate di Corazzo, e da Leonardo, abate di Rocca Falluca,<br />

con cui si riconoscevano i rispettivi diritti; ma nel 1430 lo stesso abate<br />

Leonardo e Ruggero di Feroleto, nuovo abate di Corazzo, firmavano un<br />

nuovo documento, con cui il monastero di S. Giuliano veniva riconosciuto<br />

dipendenza dell'abbazia di Corazzo." Questo abate Ruggero di Feroleto<br />

era stato canonico del Capitolo di Nicastro ed era stato imposto<br />

come abate ai monaci di Corazzo dalla S. Sede con un trucco nel 1427.<br />

Martino V infatti, il 12 maggio di quell'anno, scriveva al Vescovo di<br />

Nicastro di autorizzare il canonico Ruggero Oliveri di Feroleto a prendere<br />

l'abito monastico nell'abbazia di Corazzo e nello stesso giorno lo<br />

metteva a capo dell'abbazia, i cui beni - diceva - erano andati a male<br />

per la negligenza dell'abate Placido, al quale - in compenso - concedeva<br />

la chiesa di S. Filippo di Feroleto, ex abbazia basiliana, di cui era<br />

rettore lo stesso canonico Buggero." Se una decisione del genere sembra<br />

alquanto sconcertante, non meno strana dovrebbe sembrare il fatto che<br />

Leonardo, abate di Rocca Falluca, risulti nel 1428 Amministratore di<br />

16 POMETTI, !pp. 287, 289, 292, 293 SS.<br />

17 POMETTI, rp. 291-294.<br />

18 POMETTI, 296, 300.<br />

19 POMETTI, in "Studi 'e documeneì », XXllI, p. 12.<br />

20 POMETTl, ·in "Studi e documentì », xxn, p. 261.<br />

21 Russo, Regesto Vaticano per la Calabria, mn, 9782, 9783, 9784.


-5- (81)<br />

Cosenza insieme col vescovo di Amelia e Tommaso di Figline, arcidiacono<br />

del Capitolo cosentino."<br />

L'abate Ruggero di Feroleto doveva godere di un certo prestigio<br />

nella Curia Romana, perché gli vengono affidati diversi incarichi nella<br />

diocesi di Cosenza nel 1428, nel 1430, nel 1433, nel 1434 e nel 1440:23 e<br />

ciò mentre vi era come Amministratore Leonardo, abate di Rocca Falluca,<br />

già ricordato. A Ruggero, morto nel 1442, succede Tommaso Sacco<br />

di Taranto, nominato da Eugenio IV, con Bolla del 25 aprile di quell'anno."<br />

Anche a lui il Papa affidò diversi incarichi nella diocesi di Cosenza<br />

nel 1445, nel 1447 e nel 1455. 25 Egli dovette pure ricorrere al Re<br />

Alfonso d'Aragona contro Antonio Centelles, Marchese di Crotone, che si<br />

era impossessato di alcuni tenimenti, concessi all'abbazia di Corazzo<br />

dagli antenati della moglie." A lui Callisto III diede l'autorizzazione di<br />

erigere una cappella nell'ambito del territorio di Gagliano, in diocesi di<br />

Catanzaro."<br />

Purtroppo anche per l'abbazia di Corazzo venne il principio della<br />

decadenza e fu con la concessione della commenda al Card. Bartolomeo<br />

Roverella, del tit. di S. Clemente, detto il Cardinale di Ravenna, al quale<br />

fu data «per cessionem Thomae (Sacco), ultimi abbatis », immaginiamo<br />

con quanta spontaneità, con bolla di Paolo II del 14 febbraio 1465. 28<br />

Tuttavia l'abate Tommaso Sacco restava alla direzione della comunità,<br />

anche se esautorato nelle sue prerogative, perché nel 1465 e nel 1470 gli<br />

vengono affidati degli incarichi nella diocesi di Cosenza." Nel 1472 Guglielmo<br />

Cupella, monaco di Corazzo, venne promosso abate di S. Giuliano<br />

di Rocca Falluca."<br />

Al Roverella successe come commendatario Donadio de Nigronibus,<br />

nominato vescovo di Isola il 4 giugno 1479,31al quale nel 1487 successe<br />

il francescano spagnuolo Alfonso de Zamora, «per obitum Donadei, episcopi<br />

Insulan. ».32 Il l° gennaio 1495 la commenda passò ad un altro<br />

spagnuolo, Giovanni de Marrades, chierico di Valencia, «per obitum<br />

22 Russo, Op. cit., n. 9813.<br />

23 Russo, Op. cit., mn. 9822, 991


(82) -6-<br />

Alphonsi de Zamora »,33 il quale 1'8 agosto del 1498 ottenne dal Re di<br />

Napoli, un mandato a D. Cesare d'Aragona per la salvaguardia dei beni<br />

dell'abbazia contro gli usurpatori."<br />

Poco dopo - 30 giugino 1498 - la commenda veniva concessa ad<br />

un altro spagnuolo, Giovanni Lopez, Cardinale del tit. di S. Maria in<br />

Trastevere, « per cessionem Ioannis Marrades, electi Tullen. »;35 ma dopo<br />

pochi mesi - 14 dicembre 1498, subentrava il Card. Bartolomeo Martini,<br />

del tit. di S. Agata, anche lui spagnuolo, «per cessionem Iohannis<br />

(Lojez), S. Mariae in Transtiberim Cardinalis ».36 E i commendatari si<br />

succedono, in quel tristissimo tempo, a ritmo accelerato: 29 aprile 1500,<br />

Francesco Girolamo Martino, chierico di Valencìa:" 1 giugno 1503, Lucente<br />

de Cascanis, canonico di S. Lorenzo in Damaso, «per cessionem<br />

Hieronimi Martini »38 ecc.<br />

E' facile immaginare in quale stato dovette essere ridotta l'abbazia<br />

da questi avidi commendatari, intenti solo ad esigerne le rendite, piuttosto<br />

cospicue, lasciando nella miseria priori e monaci, con quale svantaggio<br />

dell'osservanza e della disciplina regolare, che si può facilmente intuire.<br />

Fra i commendatari successivi c'è pure Antonio di Paola di Catanzaro,<br />

il quale ne fu provvisto il 26 novembre del 1516. 39 Egli però non<br />

era né monaco, né abate di Corazzo, come scrive l'Ughelli e ripetono<br />

gli altri storici, che si rifanno a lui," ma canonico tesoriere del Capitolo<br />

di Catanzaro e fu promosso vescovo di Nicastro il 17 maggio 1518 41 e<br />

poi trasferito a Catanzaro il 24 luglio del 1523. 42<br />

La commenda, come abbiamo detto, fu disastrosa per l'abbazia di<br />

Corazzo, come per quasi tutti i monasteri commendatari. Se ne può avere<br />

un'idea dalla visita, ivi effettuata nel 1569 dai PP. Nicola Boucherat<br />

e Dionisio de Saceronis, rispettivamente Procuratore e Vicario Generale<br />

dell'Ordine Cistercense, i quali rilevavano: «In eo sunt sex monachi,<br />

33 A. V., Reg. La.t. 967, t. 6OV.<br />

3-1 POMETTI, Op. cit., 244, in Q'l.<br />

35 A. V., Reg. Vat. 818, i. 21'V.<br />

36 A. V., Reg. ;Y,a,t. 8119, f. 34.<br />

37 A. V., ResLgn. 12, f. 82.<br />

38 ,A. V., Re,g. Vat. 863, f. 131.<br />

39 A. V., Relg. Lat. 1342, f. 25.<br />

-IO UGHELLI, Italia Sacra, IX, 564 (Ed. Colati, IX, 405); FIORE, CaLabria Illustrata.<br />

II, N~O'l


-7- (83)<br />

quibus desunt multa ad victum et vestimentum necessaria; non est sacrarium<br />

pro sacramento Eucharistiae; quarta pars claustri corruit; annui<br />

redditus ascendunt ad 1200 ducatos; Commendatarius est Rev.mus<br />

D. Episcopus Feltrensis (Filippo Maria Campeggi), cuius factor et prior<br />

dicti monasterii iureiurando promiserunt quod infra sex menses a die visitationis<br />

factae curabunt fieri custodia m et tabernaculum pro sacrosanctae<br />

Eucharistiae sacramento; curabunt ante mensem octobris claustrum<br />

reparari., ».43 In una pergamena, dat. Napoli 1 dicembre 1599,<br />

Cornelio Pelusio, Priore di Corazzo e Vicario Generale dei <strong>Cistercensi</strong>,<br />

nomina dei Vice-vicari per i monasteri della regione Calabro-Iucana.<br />

Ai primi del sec. XVII si sentì la necessità di procedere ad una generale<br />

riforma dell'Ordine e, per facilitarla, Nicola II Boucherat nel 1605<br />

decise di riunire in Congregazione i monasteri cistercensi della Calabria<br />

e Lucania. La conferma pontificia si ebbe soltanto col Breve di Urbano<br />

VIII del 12 luglio 1633. 44 In questo stesso anno, per incarico della<br />

Congregazione dei Vescovi e Regolari, del 23 marzo, Mons. Antonio<br />

Ricciulli, vescovo di Umbriatico, effettuava la Visita apostolica dell'abbazia,<br />

di cui fa una minuta descrizione." Da questa si rileva che lo stato<br />

delle fabbriche era piuttosto deplorevole, che non si era ancora effet-<br />

13 A. V., CotnCiHum (Tment'inum), II, f. li55, cit. da~ POMETTI, Op. cit., !p. 261.<br />

4'~ A. V., Secr. Brev, 800. f. 7'2f7-7G&v. Il P. Viiti Un -lDiZlionarJo degli Istituti<br />

di Perfezìone », Il, 11523) assegna il Breve di U1'lbano v.I.1lI al 12 aprile 1633. GilUstamente<br />

egl! 'lamenta che 'iiI detto Breve di COM'erma si'a ,arrriv,a,to con tanto ritardo.<br />

Vogliamo twtf::aJvia nìcordare che .u suo pretdecesso~e, Gregorio XV, aveva<br />

approvato le Regole per ,tutti 1. Cìstercensì del Regno di Napoli COIn Breve del<br />

6 Sipniie ,1623 (A. V., Seor, rBrav. 802, f. 557). Da rìlevare che i monasteri cìstercensi<br />

della Calabria, l''iun.i


(84) -8-<br />

tuata la separazione della mensa del priore (che era Diego Mascaro) da<br />

quella del commendatario, il quale passava a lui e alla comunità una<br />

determinata quantità di grano (110 tomoli) e di olio (35 salme) e 43 ducati,<br />

ai quali sono da aggiungere altri 25 ducati annui per la manutenzione<br />

dell'edificio. Lo stato morale non era molto sconfortante: ci sono<br />

9 monaci, di cui 5 sacerdoti, un chierico e 3 conversi; vi è la custodia<br />

del SS. Sacramento e ogni giorni si celebrano la Messa e l'Ufficio; il<br />

chiostro è cadente.<br />

Ma ci fu una ripresa e si ebbe alla distanza di un secolo, per opera<br />

dell'abate Paolo Gentile, il quale in 8 anni di lavori (1757-1764) rifece<br />

la chiesa e il monastero, dando all'una e all'altro una sontuosità, mai<br />

vista in precedenza. Il 22 ottobre 1769 Mons. Nicola Spedalieri, vescovo<br />

di Martirano, consacrò solennemente la grandiosa chiesa barocca."<br />

Purtroppo i lavori dell'abate Gentile, che gli erano costati tanti sacrifici,<br />

durarono poco.<br />

Nel 1783 uno dei più tremendi terremoti della Calabria apportò gravissimi<br />

danni sia al monastero che alla chiesa. Ne era allora Abate D.<br />

Carlo Mazzei, succeduto proprio in quell'anno al Gentile. Due anni<br />

dopo il Governo di Napoli ne incamerava i beni, che avrebbero dovuti<br />

servire per soccorrere le popolazioni terremotate. Fu allora istituita la<br />

cosi detta Cassa Sacra, alla quale affluirono anche i beni mobili (libri,<br />

documenti," oggetti di valore ecc.), che Dio solo sa che fine fecero. I monaci,<br />

ridotti a mal partito, nel 1795 tentarono di trasferirsi nel monastero di<br />

S. Maria della Pietà di Cosenza, dello stesso Ordine. Ma il popolo di<br />

Scigliano vi si oppose energicamente; per cui il Marchese di Fuscaldo,<br />

trova ila sua contìnuazione, almeno per quanto. rrlgua:t1dalo. stato. economìeo del-<br />

~'Ialbbaz~a,in un altro. diligente studio di A. PLACANI:::A, SpLendore e tramonto dei<br />

gr,arlidi patrimoni eccle'Siastici cal.abresi neL Settecento: L'Abbazia di Corazzo, in<br />

c Calabìra Nobìlìss.» an. XXI1J (1'009), n. 57-58, pp. 1-24, che anelizza i da1ti del<br />

MS. Stato e Platea delLa Commen.da del Ven. Monastero di S. Maria di Corazzo<br />

deLL'Ord. Cist., in Provo di Colabrui Citra, dio,c. di Marturano, del 13 ottobre 1768,<br />

conservato nella Bibldoteca Comunale di Catanzaro.<br />

46 Notizie partìcclareggiate sui lavori 'e 'le .realizzaztonì dell'Ab. 'GentHe si<br />

trovano nelle Memo1'ie Storiche di ScigUano di p. Tallarìco, MS. della fine del<br />

sec. XVIIiI, le cui paotd salienti S'ono.state ;pubbLilC'altea puntate da G. Cimino in<br />

- Coeriere delle Calabrie », ah. XI (.1960) e sintetizzate da M. Borretti in c Calabria<br />

Nobìlìss, », an. xrv, pp. 130 .SS. ,Il 'l'aUari.c.o, eccessivamente prolisso, non è<br />

i8JttendibHe (petI' quel che r.i!guM1daIe oeìgìnì di Corazzo, come non lo. S0Il10 gli<br />

scrìttorì IregionaU (B arrd Q , Marafioti, Fiore, Martire ecc.), ma conserva tutta la<br />

sua im,portruIl'za per quanto rtguaoda i lavori fatti eseguie dall'Ab. Gentile, d.i<br />

cui è coevo,<br />

41 L'Abbazia di Corazzo, sull:a quele esiste una copìosa bìblìograéìa. è stata<br />

anche cantata da poeti in due poemi: L. ACCATTATIS, n Monastero di Corazzo,<br />

Canto, Cosenza, Tilp. Mìglìeocìo 1867; P. FAzro-SCALlsE, IL Monas,tero di Corazzo,<br />

visioni poetiche, Milarn:o.,Relatìons L atìmes, 1961.


-9- (85)<br />

Spinelli, inviato dal Re, il 9 agosto 1796 disponeva che Corazzo rimanesse<br />

come monastero e S. Maria della Pietà come ospizio. Il 7 gennaio del<br />

1804 il Governo di Napoli, con uno dei soliti atti arbitrari, basandosi<br />

sulle concessioni dei re normanni e svevi (dopo più di 7 secoli), dichiarava<br />

i] monastero di Corazzo di Reggio Patronato; ma due anni dopo i<br />

Francesi, con decreto del 22 giugno 1806 e altro del 13 febbraio 1807,<br />

sopprimevano gli Ordini Religiosi in tutto il Regno di Napoli: i beni del<br />

monastero di Corazzo, come quelli degli altri monasteri e conventi, furono<br />

venduti all'asta. Alcune opere d'arte, esistenti ancora nella chiesa<br />

abbaziale, passarono nelle chiese delle località circonvicine, specialmente<br />

in quella di Castagna. L'ultimo abate, Carbone, si ritirò allora a Cosenza.<br />

REGEST0 48<br />

1. 1062-1073. Alessandro II. Monasterio S. Mariae de Coratio, O.S.B., Marturanen.<br />

dioc., omnia bona et privilegia conftrmat ac sub B. Petri tutela<br />

suscipit. Ricordato nella Bolla di Onorio II del 13 setto 1129 (cfr. n. 14).<br />

Russo, Regesto Vaticano per la Calabria, n. 139; Italia Pontificia, X,<br />

120, n. 1.<br />

2. 1074-1081. Gregorio VII. Ad instar Alexandri II, praedecessoris sui, monasterio<br />

S. Maria de Curatio, O.S.B., Marturanen. dioc., confirmat omnia<br />

iura, privilegia et possessiones ac sub B. Petri tutela suscipit. Ricordato<br />

nella cito Bolla di Onorio II. Russo, Regesto, n. 158; Italia Pontificia,<br />

120, n. 2 (cfr. n. 14).<br />

3. 1088-1089. Urbano II. Ad instar praedecessorum suorum, Alexandri II et<br />

Gregorii VII, confirmat monasterio B. Mariae de Coratio, O.S.B., Marturanen.<br />

dioc., omnia privilegia, possessiones et iura ac sub B. Petri<br />

tutela suscipit. Ricordato nella cito bolla di Onorio II. Russo, Regesto,<br />

n. 185: Italia Pontificia, X, 120, n. 3 (cfr. n. 14).<br />

4. 1099-1118. Pasquale II. Ad instar praedecessorum suorum, Alexandri II,<br />

Gregorii VII et Urbani II, conftrmat monasterio S. Mariae de Coratio,<br />

O.S.B., Marturanen. dioc., omnia iura, privilegia et possessiones ac sub<br />

B. Petri tutela suscipit. Ricordato nella cito bolla di Onorio II. Russo,<br />

Regesto, n. 227; Italia Pontificia, X, 120, n. 4 (cfr. n. 14).<br />

5. 1100. TI Basilicò di Siracusa, venuto in Calabria e accolto nel monastero<br />

di S. Giuliano di Rocca Falluca, dona al monastero una chiesa e alcune<br />

terre in territorio di Siracusa. Diploma greco perduto, di cui si<br />

ha il testo in vernacolo calabrese da un transunto latino, rogato in Ca-<br />

48 Diamo :hl. regesto dei documenti, in ordine cronologico, sia di S. Maria di<br />

Corazzo, sia di S. Giuliano di Rocca Falluoa, perchè promi-souamente si trovano<br />

nelle fOirbti dell'Aechìvìo .della Biblioteca Vafìeana,


(86) -10-<br />

tanzaro il 31 dicembre 1391, a richiesta di Ruggero di Scigliano. Abate<br />

di Corazzo. B. V., Cod. Vat. Lat. 7572, f. 91-95v; A.V., Arm. XXXV, 133,<br />

f. 131-138v. Pometti, 267-269.<br />

6. 26 novembre 1101. Pasquale II. Lanuino, priori Eremitarum (S. Stephani<br />

de Bosco) mandat ut Abbatem monasterii S. Iuliani (de Rocca Falluca)<br />

ad audientiam Papae citius citet. «Dat. Rome, VI Kal. Decembris,<br />

anno dominice incarnationis MCI, Pont. ano II>>. Tromby, Storia del<br />

Patriarca S. Brunone, ilI, App. 118, n. 6; Mabillon, Annales Ord. S.<br />

Benedicii, V, 445; Taccone-Gallucci, Regesti, 52-53; Russo, Regesto Vaticano,<br />

n. 234.<br />

7. 1104. Pasquale II. Lanuino, Priori Turris, mandat ut Abbatem monasterii<br />

S. Iuliani ad se purgandum hortetur. «Dat. Rome, anno incarnationis<br />

dominice MCIIII ». Tromby, Op. cito III, App. 119; V. Capialbi,<br />

Memorie della S. Chiesa Militese, 143; Taccone-Gallucci, Regesti, 53;<br />

Russo, Regesto Vaticano, n. 247.<br />

8. 1104. Pasquale II. Abbati et conventui monasterii S. Iuliani de Rocca<br />

Falluca, confirmat omnia privilegia et possessiones ac sub B. Petri tutela<br />

suscipit. Nella Bolla di Innocenzo III, del 9 giugno 1202 (cfr. n. 30);<br />

Pometti, 283-286; Russo, Regesto, n. 248.<br />

9. 15 maggio 1117. Pasquale II. Israeli, abbati monasterii S. Iuliani in<br />

provincia Calabria e eiusque successoribus. Monasterium et conventum<br />

sub Sedis Apostolicae tutela suscipit ipsumque tenetur solvere unciam<br />

una m auri singulis annis. «Dat. Beneveotì, Idibus Maii, Ind. X, anno<br />

dominice incarnationis MCXVII, Pont. ano XVIII ». A.V., Arm. XXXV,<br />

133, f. 1; item f. 125-123; B.V. Cod. Vat. Lat. 7572, f. 1-2, 87-88v; Pometti,<br />

271-272; Russo, Regesto, n. 266.<br />

lO. 1119-1123. Callisto II. Confìrma t monasterio S. Iuliani prìvilegium Paschalis<br />

II (cfr. n. 9). Ricordato nella bolla di Innocenzo III del 9 giugno<br />

1202 (cfr. n. 30). B. V. Cod. Vat. Lat. 7572, f. 3-6v; A. V., Arm.<br />

XXXV, 133, f. 3-8; Pometti, 283-286; Russo, Regesto, n. 273.<br />

Il. 1119-1123. Callisto II. Monasterio S. Mariae de Curatio, O.S.B., Marturanen.<br />

dioc., privilegia et bona confirmat et sub B. Petri tutela suscipit,<br />

Ricordato nella bolla di Onorio II, cito (cfr. n. 14). Russo, Regesto,<br />

n. 274; Italia Pontificia, X, 120, n. 5.<br />

12. Gennaio 1122. Callisto II. Celebrati Synodum apud Crotonem, praesente,<br />

inter alios, Rogerio, Abbate monasterii S. Iuliani de Rocca Falluca.<br />

Ughelli, IX, 496 (Ed. Coleti, IX, 364); Kehr, Italia Pontificia, VIII, 32,<br />

n. 117; Russo, Regesto, n. 289.<br />

13. 1124-1130. Onorio II. Repetit privilegium Paschalis II (cfr. n. lO) pro<br />

monasterio S. Iuliani de Rocca Falluca. Ricordato nella bolla di Innocenzo<br />

III, del 9 giugno 1202 (cfr. n. 30).<br />

14. 13 settembre 1129. Onorio II. Monasterium S. Mariae de Curatio, Marturanen.<br />

dioc., ad instar praedecessorum suorum Alexandri II, Gregorii


Il - (87)<br />

VII, Urbani II, Paschalis II et Callixti II, sub B. Petri tutela suscipit,<br />

privilegia et bona confirmat indulgentiamque 150 annorum visitantibus<br />

ecclesiam eiusdem monasterii ac manus porrigentibus adiutrices LI"} reparatione<br />

eiusdem, in principalioribus anni festivitatibus. «Dat. apud S.<br />

Mariam de Curatio, Idibus Septembris, anno dominice incarnationis<br />

MCXXIX, Ind. III, Pont.us ano VII ». B. V., Cod. Barb. Lat. 3227, f. 84;<br />

Greco, 57-58; Manrique, Annales, I, 369; Ughelli, IX. 362-363; Mìgne, P.L.<br />

166, 1298, n. 93; Fiore, Calabria Illustrata, II, 250, 279; Taccone-Gallucci,<br />

Regesti, 136, n. 110 (che l'assegna ad Onorio IIT, ano 1222); Russo, Regesto<br />

Vaticano, n. 297; Italia Pontificia, X, 121, n. 6.<br />

15. 1159-1181. Alessandro III. Repetit privilegium Paschalis II, Callixti II<br />

et Honorii II pro monasteri o S. Iuliani de Rocca Falluca. Ricordato nella<br />

bolla di Innocenzo III, del 9 giugno 1202 (Cfr. n. 30). Russo, Regesto,<br />

n. 338. Cfr. H. Grundmann, in «Zeitschrift fiir Kirchengesch. », XLVII<br />

(1921), 158. n. 1.<br />

16. 13 dicembre 1154-1156. Guglielmo I, Re di Sicilia, concede dei privilegi<br />

al monastero di S. Maria di Corazzo. Greco, 43-44; Acta SS., Maii VII,<br />

110, 126.<br />

17. 8 luglio 1174. Simone del Bosso, incaricato di risolvere alcune contestazioni<br />

territoriali tra 1'Abate di Corazzo e l'Università di Martirano. sulla<br />

fede di alcuni testimoni, dà ragione all'Abate e indica le terre che gli<br />

spettano. Testo greco dell'anno 6683=1174. B. V., Cod. Vat. Lat. 7572.<br />

f. 105v-107v; Pometti, 273-274.<br />

18. Ante agosto 1177. Alessandro IIT. Abbati et conventui monasterii S. Mariae<br />

de Curatio, Cisto Ord., Marturanen. dioc .. concedit exemptionem et<br />

Iibertatem, ac iura, possessiones et privilegia confirmat. Nella bolla di<br />

Michele, vescovo di Martirano dell'agosto 1177 (v. num. seg.). Greco. 47;<br />

Manrique. II. 502; De Laude, 30 (sub 1178), Ughelli, IX, 360 (ed. Coleti,<br />

276); Italia Sacra, X, 121. n. 7.<br />

19. Agosto 1177. Michele, vescovo di Martirano. conferma a S. Maria di<br />

Corazzo tutti i privilegi, tra cui quello dell'esenzione, concesso da Alessandro<br />

III. Greco, 47-51; Ughelli, IX, 360 (ed. Coleti, IX, 272·273); De<br />

Laude, 30-31; Acta SS., Maii VII, 101, 129; Fiore, Calabria Illustrata, II,<br />

328; Russo, La Diocesi di Nicastro, 281.<br />

20. 12 dicembre 1177. TI Re Guglielmo II fa delle concessioni e accorda dei<br />

privilegi al monastero di Corazzo e per esso al suo Abate Gioacchino.<br />

Ricordato da G. D'Ippolito, L'Abate Gioacchino da Fiore, Cosenza 1928,<br />

p. 152.<br />

21. 13 dicembre 1178. TI Re Guglielmo II ordina a Gualterio di Moach di<br />

far giustizia a Gioacchino da Fiore, Abate di S. Maria di Corazzo. che<br />

ha reclamato contro 1'usurpazione di alcune terre appartenenti al suo<br />

monastero. Inserto nel diploma del 13 febbraio 1179 (cfr. n. seg.).<br />

22. 13 febbraio 1179. L'Ammiraglio Gualterio di Moach, ad instaoza di<br />

Gioacchino da Fiore, Abate di S. Maria di Corazzo. descrive i confini


(88) -12-<br />

delle terre concesse a Corazzo dal Re Guglielmo II, inserto il diploma<br />

dello stesso Re, col quale gli viene ordinato di farne la descrizioae. B. V.,<br />

Cod. Vat. Lat. 7572, f. 11-13; A. V., Arm. XXXV, 133, f. 13-16; Pometti,<br />

275-277; Greco, 43-45; Acta SS., Maii VII, 100.<br />

23. 11 giugno 1179. Ugo di Balmesia, Regio Camerario di Val di Crati. per<br />

ordine dell'Ammiraglio Gualterio di Moach e ad istanza dell'Abate Gioacchino<br />

da Fiore, alla presenza dei testimoni e del Notaio. assegna al monastero<br />

di S. Maria di Corazzo alcune terre, in contrada «Decollatura»<br />

e ne stabilisce i confini. B. V.. Cod. Vat. Lat. 7572. f. 7-9; A. V., Arm.<br />

XXXV, 133, f. 9-11; Pometti, 278-279.<br />

24. 13 dicembre 1179. Guglielmo II. Re di Sicilia. conferma a Gioacchino<br />

da Fiore, Abate di S. Maria di Corazzo. la concessione dei beni, fatta al<br />

suo monastero, con diploma del 12 dicembre 1177. Greco. 44-45; Acta SS.,<br />

Maii VII, 100.<br />

25. 1180. Ruggero, figlio di Leto, concede in permuta all'Abate Gioacchino<br />

da Fiore e al suo monastero di Corazzo. alcune terre in territorio di<br />

Strongoli. B. V.. Cod. Vat. Lat. 7572. f. 15-16; A. V.. Arm. XXXV. 133.<br />

f. 17-18v; Pometti, 280.<br />

26. 8 giugno 1188. Clemente TII. Iohachim. abbatem Curiacensem. hortatur<br />

ut Expositionem Apocalpsis et Opus Concordiae utriusque Testamenti<br />

compleat et diligenter studeat emendare ac discussioni Apostolicae Sedis<br />

ac iudicio praesentet. «Dat. Laterani, VII Idus iunii, pont. ano I ». Precede<br />

nei MSS. e nelle Stampa la Concordia Novi et Veteris Testamenti,<br />

cito da Russo, Regesto Vaticano, n. 394. Inoltre: Manrique, III. 211; Migne,<br />

P. L. 204. 1357; De Laude, 65; Italia Pontificia, X, 122, n. 11.<br />

27. 11 aprile 1195. Enrico VI. Imperatore, ad Antonio, Abate di Corazzo,<br />

conferma i possedimenti ed i beni e gli concede il diritto di pascolo per<br />

2000 pecore nel territorio di Buchafarium apud Insulam Calabriae in<br />

inverno e nel territorio apud Silas gemina in estate. B. V., Cod. Vat.<br />

Lat. 7572, f. 17-18; A. V., Arm. XXXV, 133, f. 21-21v; Pometti, 281-282.<br />

Cfr. «Neues Archiv», XXVII, p. 94.<br />

28. 1196. Ruggero, figlio di Raoce F'irrao, Vicerè della Regina Costanza, concede<br />

al monastero di Corazzo, e per essa all'Abate Gerardo, alcuni feudi<br />

in territorio di Martirano. Ricordato da G. Sambiasi, Ragguaglio di Cosenza,<br />

Napoli 1639, p. 71; M. Boretti, in «Calabria Nobiliss. », XIV<br />

(1960), p. 99.<br />

29. 1197-1198.In episcopatu Catacensi, monasterium S. Iuliani (de Rocca Falluca)<br />

, quod est domini papae, unciam unam auri. Liber Censuum S.R.E.,<br />

in A. V., Arm. XXXV, 18. f. 7 (Ed. Fabre-Duchesne, I. 19), 111; Russo.<br />

Regesto Vaticano, n. 440.<br />

30. 9 giugno 1202. Innocenzo III. Petro, abbati, et conventui monasteri i S.<br />

Iuliani de Rocca Falluca, Cisto Ord., Cathacen. dioc .. confirmat omnes<br />

possessiones, bona, iura et privilegia quaecumque iam a Paschale TI et<br />

Callisto II concessa. possidet. «Dat. Laterani, V Idus, ano Incarnationis


-13- (89)<br />

domìnìce MCCII, Pont. a. V». B. V., Cod. Vat. Lat. 7572, f. 3-6; A. V.,<br />

Arm. XXXV, 133, f. 3-8v; Pometti, 283-286; Russo, Regesto Vaticano,<br />

n. 513.<br />

31. Febbraio 1203. Innocenzo III. Abbatì et Fratribus monasterii S. Maria<br />

de Curacio, Cisto Ord., Marturanen. dioc., confirmat donatiooem terrae,<br />

in tenimento Maidae, in loco qui dicitur «Precafosse », quam eidem monasterio<br />

fecerat D. Raimundus de Palude. «Dat. Anagnie, februarii, pont.<br />

ano VI ». B. V., Cod. Vat. Lat. 7572, f. 19-19v; A. V., Arm. XXXIX, 133,<br />

f. 23-24; Pometti, 287; Russo, Regesto Vaticano, n. 523.<br />

32. 4 marzo 1205. Innocenzo III. Affida agli Abati di S. Giovanni di Caloveto,<br />

O. S. Bas., e di S. Giuliano di Rocca Falluca, Cisto Ord., il compito di<br />

far restituire all'Abate di S. Stefano di Virgaria questo monastero, dal<br />

quale era stato scacciato da Tolomeo di Pallaria, che lo aveva dato alla<br />

Badia della Sambucina. «Dat. Rome, apud S. petrum, IIII Noaas Martii,<br />

pont. ano VIII ». Pratesi, Carte Latine, n. 78; Russo, Regesto Vaticano,<br />

n. 540.<br />

33. Gennaio 1206. Federico II, Imperatore, concede al monastero di S. Maria<br />

di Corazzo, il monastero di S. Maria di Altilia o Calabro-Maria, O.<br />

S. Bas. Inserto nella bolla di Innocenzo III del 31 agosto 1211 (cfr. n. 38).<br />

Huillard-Bréholles, I, 189-191; Russo, Regesto Vaticano, n. 544.<br />

34. 31 ottobre 1206. Innocenzo III. All'Abate di S. Giuliano (di Rocca Falluca),<br />

dioc. di Catanzaro, perché faccia restituire al più presto all'Abate<br />

e alla comunità di S. Stefano di Vergarìa il monastero occupato dai monaci<br />

di S. Angelo in Frìngillo. «Dat. Laterani, II Kal. Novembris, Pont.<br />

ano IX ». Inserto nel diploma del luglio 1207 (cfr. n. seg.).<br />

35. Luglio 1207. Pietro, Abate di S. Giuliano (di Rocca Falluca) e 1'Abate<br />

di S. Giovanni di Caloveto, dopo diligente inchiesta, decretano che il monastero<br />

di S. Stefano di Vergaria, dioc. di S. Severina, resti aggregato<br />

alla Badia della Sambucina, alla quale era stato dato da Bartolomeo, Arcivescovo<br />

di S. Severina. Pratesi, Carte Latine, n. 84; Russo, Regesto<br />

Vaticano. n. 548.<br />

36. 1210-1212. Nicola di Stefano Ellada, a nome proprio, di sua moglie, della<br />

sua famiglia e degli eredi, per favori ricevuti dal monastero di S. Maria<br />

di Corazzo, dà allo stesso alcuni suoi possedimenti e dei proventi annui,<br />

stabilendo la pena se si avesse a recedere da questa determinazione.<br />

Testo greco. B. V., Cod. Vat. Lat. 7572, f. 110-111v; Pometti, 287-289.<br />

37. Maggio 1210. Federico II, Imperatore. conferma a Giovanni, Abate di<br />

S. Maria di Corazzo, una donazione, fatta precedentemente da privati.<br />

B. V., Cod. Vat. Lat. 7572, f. 21-21v; A. V., Arm. XXXIX, 133, f. 25-26v;<br />

Pometti, 298-290.<br />

38. 31 agosto 1211. Ianocenzo III. Marturanen. et Squillacen. episcopis committit<br />

recognitionem causae, quae vertitur inter monachos Coracenses<br />

et Florenses super possessione monasterii S. Maria de Altilia seu Calabro-


(90) -14 -<br />

Mariae. «Dat. Apud Cryptamferratam, II Kal. Septembris, ano XIV ».<br />

Reg. Vat. 8, f. 67; Baluze, Epistolarum Innocentii III libri, II, 552; Huillard-Bréholles,<br />

I, 189-191; Russo, Regesto Vaticano, n. 562.<br />

39. 31 agosto 1211. Innocenza III. Aggiudica alla Badia Florense il detto monastero<br />

di Altilia. Russo, Regesto, n. 563, dove vengono recensite tutte le<br />

fonti.<br />

40. 31 agosto 1211. Innocenza III. A Luca, Arcivescovo di Cosenza, al Decano<br />

e al Cantore del Capitolo cosentino dà mandato di far consegnare alla<br />

Badia Florense, contro le pretese dei monaci di Corazzo, il monastero di<br />

Altilia, Russo, Regesto Vaticano, n. 564, dove vengono recensite tutte le<br />

fonti.<br />

41. Febbraio 1213. Guglielmo di Amendolara, «Superiorista », esaminati i<br />

privilegi, presentati da Giovanni, Abate di S. Maria di Corazzo, circa<br />

alcune terre presso «Vallem Caveam », ne riconosce la validità e le conferma.<br />

B. V. Cod. 7572, f. 23-24; A. V., Arm. XXXIX, 133, f. 27-29; Pometti,<br />

290-292.<br />

42. Dicembre 1215. Federico II, Imperatore, conferma al monastero di S. Maria<br />

di Corazzo i privilegi concessi dal Re Guglielmo II e dall'Imperatrice<br />

Costanza e le donazioni, fatte da Ruggero di Martirano e da suo fratello<br />

Riccardo. «Neues Archiv. », XXVII, p. 93, in n.: Boehmer-Ficker, Acta<br />

lmperii, 579, 1303.<br />

43. 9 dicembre 1216. Onorio III. Episcopo et Abbati monasteriì SS. Trinitatis<br />

Militensibus mandat ut inquirant super electione Grimaldi, monachi Montisregalen,<br />

in Abbatem monasterii S. Iuliani de Calabria, et si de persona<br />

idonea et canonice factam invenerint, auctoritate apostolica confirmento<br />

«Dat. Rome, apud S. Petrum, V Idus Decembris, Pont. ano I».<br />

Reg. Vat. 9, 23; Russo, Regesto Vaticano, n. 589, dove vengono recensite<br />

le altre fonti.<br />

44. 3 aprile 1218. Onorio III. Episcopo Militensi et Abbati S. Iuliani (de Rocca<br />

Falluca), Cathacen. dioc., mandat ut inquirant super electione Niphi, abbatis<br />

Veteris Squillaci, in Abbatem, monasterii S. Mariae de Carra, O.<br />

S. Bas., et si canonicam invenerint, confirment. «Dat. Laterani, TIr Nonas<br />

Aprilis, ano II ». Reg. Vat. 9, f. 239v; Taccone-Gallucci, Regesti, 124;<br />

Fontes Iuris Orientalis, S. III, voI. III, 56; Russo, Regesto Vaticano, n. 617.<br />

45. 2 luglio 1218. Onorio III. Archiepiscopo Cusentino et Abbati de Curatio,<br />

Marturanen. dioc., nuntiat se in negotio inquisitionis contra Archiepiscopum<br />

S. Severinae, quoad excommunicationis sententiam ab eo latam<br />

contra Letum archidiaconum et Nicolaum primicerium S. Severinae, Abbati<br />

de Fringillo ipsum abbatem de Curatio substituisse. «Dat. Laterani,<br />

VI Nonas Iulii, Pont. ano II ». Reg. Vat. 9, f. 279; Pressuti, Regesta Honori<br />

II, I, 247; Taccone-Gallucci, Regesti, 126; Russo, Regesto Vaticano,<br />

n. 621.<br />

46. 21 agosto 1218. Onorio III. Episcopo Marturanen. et Abbati monasterii S.<br />

Iuliani, Cathacen. dioc. Mandat ut inquirant de electione Niphi in abbatem


-15 - (91)<br />

monasterii S. Mariae de Carra et si canonicam invenerint confirment; et<br />

si episcopus et canonici Neocastrenses adversus dictum monasterium aliquid<br />

quaestionis habent, ipsi et praefatus Abbas de Carra coram Pontifice<br />

deducant iura sua. «Dat. Laterani, XII Kal. Septembris, ano III».<br />

Reg. Vat. lO, f. 8; Pressuti, I, 266; Fontes luris Orientalis, S. III, voI.<br />

III, p. 64; Russo, Regesto, n. 623.<br />

47. 12 novembre 1218. Onorio III. Episcopo Genecocastrensi, de Curatio et de<br />

Fringillo Abbatibus, Marturanen. et S. Severinae dioc., mandat ut accedant<br />

ad monasterium S. Mariae Novae de Calabria (Caccuri, dioc. di<br />

Cerenzia), ipsumque reforment, cum referatur quod Y1arion abbas<br />

Ysaiam, quondam abbatem, qui per annos 30 et amplius dictum-monasterium<br />

rexit, circumveniecis fraudolenter cedere et in eius locum intrudi<br />

se fecit per simoniacam pravitatem et deinde ipsum monasterium dilapidavit<br />

et alia crimine patravit. «Dat. Laterani, II Idus Novembris,<br />

ano III». Reg. Vat. lO, f. 24; Fontes luris Orientalis, S. III, voI. III,<br />

p. 70; Taccone-Gallucci, Regesti, 127 (sub ano 1219); Russo, Regesto Vaticano,<br />

n. 628.<br />

48. 12 novembre 1220. Onorio III affida ai detti Abati la visita del monastero<br />

di S. Maria Nova. Manrique, Annales, IV, 187; Pressuti, 460; Russo,<br />

Regesto Vaticano, n. 660.<br />

49. 22 marzo 1221. Federico II, Imperatore, conferma i privilegi, accordati<br />

a S. Maria di Corazzo da Guglielmo I e II, Re di Sicilia, De Laude, 25<br />

27; Ughelli, IX, 365 (Ed. Coleti, IX, 275): Huillard-Bréholles, II, 155:<br />

Boehmer-Ficker, Acta lmperii, V, 284, n. 1303.<br />

50. Novembre 1221. Leone di Matera, Regio Giustiziere, per incarico di Federico<br />

II, Imperatore, dirime la lite tra i monaci di Corazzo e gli uomini<br />

di Scigliano, circa alcuni possedimenti, che i monaci di Corazzo dimostrano,<br />

in base a privilegi regi, di appartenere al monastero. Tromby,<br />

Storia di S. Brunone, V, App. n. LXXVII; Ughelli, IX, 365 (Ed. Coleti,<br />

IX, 276); Huillard-Bréholles, II, 210-217.<br />

51. 13 settembre 1222. Onori o III. Ad instar Alexandri II, Gregorii VII, Urbani<br />

II, Paschalis II et Callisti II, monasterio S. Mariae de Curatio, Cisto<br />

Ord., Marturanen. dioc., confirmat indulgentiam 150 dierum in principalioribus<br />

anni festivitatibus. «Dat. Rome, apud Lateranum, Idus Septernbris,<br />

ano VII ». Greco, 57-58 (sub. 20 setto 1330); Manrique, II, 369: Taceone-Gallucci,<br />

Regesti, 136; Russo, Regesto Vaticano, n. 684.<br />

52. 3 gennaio 1223. Onorio III. Abbati et conventui monasterii S. Mariae de<br />

Coratio, Cisto Ord., Marturanen. dioc. Ipsum monasterium sub S. Petri<br />

tutela suscipit et eidem confirmat donationes, quas in tenimento «Moliboni»<br />

Nicolaus Gribaldi, Cantor Montisalti, presbyter Nicolaus de Iaquinta<br />

et Universitas Rogliani fecerant. «Dat. Laterani, III Nonas Ianuarii,<br />

ano VII ». Cod. Vat. Lat. 7572, f. 25-25v; A. V., Arm. XXXIX,<br />

133, f. 31-32; Pometti, 292; Russo, Regesto Vaticano, Q. 687.


(92) -16 -<br />

53. Settembre 1225. Federico II, Imperatore, conferma al monastero di Corazzo,<br />

a richiesta di Milo, Abate, le terre, che gli appartengono per concessioni<br />

regie e donazioni private, in contrada «S. Pantaleone », e ne<br />

descrive i confini. B. V., Cod. Vat. Lat. 7572, f. 27-30; A. V., Arm. XXXIX,<br />

133, f. 33-36v; Pometti, 293-296.<br />

54. Dicembre 1225. Secondo 3 privilegi, presentati dall'Ab. Milo, Federico II,<br />

Imperatore, conferma al monastero di Corazzo le donazioni, fattegli dal<br />

suo predecessore e da privati, dei quali è parola nei diplomi. B.V., Cod.<br />

Vat. Lat. 7572, f. 31-34v; A. V., Arm. XXXIX, 133, f. 39-45v; Pometti,<br />

296-299.<br />

55. Dicembre 1225. A preghiera dell'Ab. Milo, che gli ha presentato 9 diplomi<br />

di donazioni, fatte al monastero di Corazzo, Federico II rilascia al<br />

medesimo Abate un privilegio, che riassume quelli presentati e conferma<br />

le donazioni precedenti e vi aggiunge una nuova donazione, di cui descrive<br />

i confini. B. V., Cod. Vat. Lat. 7572, f. 41-48v; A. V., Arm. XXXIX,<br />

133, f. 59-73v (copia del 7 dico 1278, fatta eseguire dall'Ab. Pacifico; altra<br />

copia del 1341, fatta eseguire dall'Ab. Giacomo); Pometti, 300-306.<br />

56. 20 novembre 1230. Gregorio IX. Archiepiscopo Cusentino eiusque suffraganeis,<br />

abbatibus, prioribus, decano, presbyteris populoque manda t ut<br />

defendant et protegant monasterium S. Mariae de Coratio, Cisto Ord., Marturanen.<br />

dioc., excommunicatione compellendo invasores bonorum et attemptantes<br />

quieti eiusdem monasterii: «Dat. Laterani, XII Kal. decembris,<br />

ano IV». B. V., Cod. Vat. Lat. 7572, f. 117-118; A. V., Arm. XXXV.<br />

133, f. 169; Pometti, in «Studi e documenti» cito XXIII (1903), p. 11;<br />

Russo, Regesto Vaticano, n. 733.<br />

57. Febbraio 1257. Guglielmo Cardinale di Martirano fa donazione delle sue<br />

terre al monastero di S. Maria di Corazzo, di cui è Abate Nicola. B. V.,<br />

Cod. Vat. Lat. 7572, f. 35-36v; A. V., Arm. XXXIX, 133, f. 47-50; Pometti,<br />

12-13.<br />

58. 1269. Carlo d'Angiò, Re di Napoli. Mandatum extrahendi X salmas olei<br />

de proventu baiulationis Cusentie annuatim nomine decimarum Abbati<br />

et Conventui Curacìi, Cisto Ord. Reg. Ang, an. 1269, G, f. 147; Filangieri,<br />

IV, 103.<br />

59. 1271. Carlo d'Angiò, Re di Napoli. Secreto Calabrie. Pro monasterio S.<br />

Marie de Curacio, Cisto Ord., mandatum pro possessione territorii Castellacii,<br />

olim ei donati per q. Alexandrum de Policastrello, Militem.<br />

Reg. Ang. ano 1271, A, f. 111; Filengieri, VII, 206.<br />

60. 1271. Carlo d'Angiò, Re di Napoli. Secreto Calabrie. Mandatum pro solutione<br />

decimarum monasterio de Curacio, Cisto Ord., super baiulatione<br />

Reg. Ang, ano 1271. A. f. 111; Filangieri, VII, 206.<br />

61. 1271. Carlo d'Angiò, Re di Napoli. Secreto Calabrie. Pro monasterio S.<br />

Mariae de Curatio, Cisto Ord., provisio super decimis baiulationis Cusentie.<br />

Reg. Ang., &'"1. 1271. A. f. 114, 161; Filangieri, VII, 208.


-17- (93)<br />

62. Carlo d'Angiò, Re di Napoli. Secreto Calabrie. Mandatum pro monasterio<br />

S. Marie de Curatio, Cist. Ord., extrahere permittat salmas olei XII,<br />

ipsi monasterio debitas, super proventibus baiulationis Cusentie. Reg.<br />

Ang, 13, f. 180; Filangieri, VII, 208.<br />

63. Settembre 1272. Carlo d'Angiò, Re di Napoli. Secreto Calabrie (Matthaeo<br />

Rogerio de Salerno). Mandatum ut abbas et conventus monasterii Curacii,<br />

Cisto Ord., decime exhibeantur. Reg. Ang. 15, f. 25; Filangieri, IX, 39.<br />

64. Aprile 1275. Carlo d'Angiò, Re di Napoli. Secreto Calabrie. Mandatum pro<br />

abbate et conventu monasterii S. Mariae de Curacio, Cisto Ord. Reg.<br />

Ang. 24, f. 26v; Filangieri, XIII, 13.<br />

65. 28 dicembre 1275. Carlo d'Angiò, Re di Napoli. Secreto Calabrie. Mandatum<br />

ut monasterio S. Maria de Curatio, quandam salis quantitatem<br />

exhibeant ex concessione facta per Fridericum (II), Romanorum Imperatorem.<br />

Reg. Ang. 24, f. 56; Filangieri, XIII, 31.<br />

66. 1277. Carlo d'Angiò, Re di Napoli. Secreto Calabrie. Maodatum pro monasterio<br />

S. Marie de Curacio de sex salmis olei, debendis pro decimis<br />

super proventibus baiulationis Cusentie. Reg. Ang. 28, f. 28; Pometti, 244,<br />

n. 4; Filangieri, XIX, 19.<br />

67. 26 aprile 1278. Carlo d'Angiò, Re di Napoli. Secreto Calabrie. Mandatum<br />

pro monasterio S. Marie de Curacio de decimis et provisio libere cavandi<br />

minerias salis per totum tenimentum S. Severine, ad opus ipsius mooasterii.<br />

Reg. Ang. 28, f. 87; Filangìeri, XIX, 57.<br />

68. 29 settembre 1278. Pacifico, Abate di S. Giuliano di Rocca Falluca, conferma<br />

in enfiteusi a Goffredo Franco di Catanzaro alcune terre dei due<br />

monasteri, già concesse dal suo predecessore, Teobaldo, al padre di<br />

Goffredo. B. V., Cod. Vat. Lat. 7572, f. 37-40; A. V., Arm. XXXIX, 133,<br />

f. 51-57; Pometti, 14-16.<br />

69. 26 aprile 1280. Carlo d'Angiò, Re di Napoli. lustitiario Vallis Crate et<br />

Terre Iordane. Mandatum pro monasterio S. Mariae de Coratio de annuis<br />

introitibus super Marturano et oleo super baiulatione Cusentie. Reg. Ang.<br />

36, f. 72; Filangieri, XXII, 89.<br />

70. 13 settembre 1290. In episcopatu Catacensi, monasterium S. luliani de<br />

Rocca Falluca, quod est domini pape, unam unciam auri. A. V., Instr.<br />

Miscell. 3856; Arm. XXXV, 18, f. 9v; Russo, Regesto Vaticano, n. 1282.<br />

71. 12 aprile 1304. Roberto d'Angiò, Duca di Calabria. Accoglie le istanze<br />

di Rao di (Castel) Monardo, Abate di S. Maria di Corazzo, sulla concessione<br />

fatta da Federico II di percepire 7 carlini sulla bagliva di Martirano<br />

e 6 some di olio su quella di Cosenza; ordina che si faccia un'inchiesta<br />

per accertamenti. B. V., Cod. Vat. Lat. 7572, f. 57-68; A. V., Arm.<br />

XXXIX, 133, f. 85-99; Pometti, 19-20.<br />

72. 14 luglio 1308. Roberto d'Angiò, duca di Calabria. Non essendo stato eseguito<br />

l'Ordine del 12 aprile 1304 (cfr. n. prec.), lo rinnova. B. V., Cod.<br />

Vat. Lat. 7572, f. 65; Ann. XXXIX, 133, f. 89; Pometti, 17.


~ -18-<br />

73. 4 agosto 1309. Guglielmo Iorgletta, Notaio di Monteleone (Vibo Valentia),<br />

attesta che, alla sua presenza, Rao di Castelmonardo, Abate di Corazzo,<br />

ha presentato a Pietro di Crotone, Maestro Apostolico di Calabria, uno<br />

strumento di inquisizione, fatta dal Giudice Filippo di Cappa Santa d'Amalti,<br />

a mezzo del Not. Bibiano Longo di Cosenza, con cui il 12 aprile<br />

13M, Roberto d'Angiò Duca di Calabria, ammette le istanze del monastero<br />

di Corazzo sulla concessione fatta da Federico TI al medesimo monastero<br />

di percepire 7 carlìoi sulla bagliva di Martirano e 6 some di<br />

olio su quella di Cosenza: ordina che se ne faccia inchiesta (cfr. n. 71).<br />

Pomettì, 17.<br />

74. 1309. Mandatum pro Abbate et conventu monasterii de Coracio, super<br />

salinis Curie terre Neti annis singulis pro usu ipsorum et annuìs anciis<br />

7 super baiulatione Marturani e salmis olei 6 super baiulatione Cusentie.<br />

Reg. Ang. ano 1309,C, f. 174.<br />

75. 20-29gennaio 1310.Diversi testimoni attestano che il monastero di S. Maria<br />

di Corazzo, dioc. di Martirano, fu distrutto dagli Almugaveri, e perciò<br />

il suo Abate non è in grado di versare l'annuo censo dovuto alla<br />

S. Sede. B. V., Cod. Vat. Lat. 7572, f. 49-53v; A. V., Arm. XXXIX, 133,<br />

f. 78-80; Pometti, 27-30; Russo, Regesto Vaticano, n. 1533.<br />

76. 1310-1311.Frater Petrus, magister S. Iuliani (de Rocca Falluca), grancie<br />

S. Marie de Coranti (Coracio), Cist. Ord., solvìt in Civitate regina tar.<br />

XV pro prima decima. A. V., Collect. 161, f. 116; D. Vendola, Rationes<br />

Decimarum, Calabria, n. 2575; Russo, Regesto Vaticano, n. 1562.<br />

77. 1310-1311.D.nus Abbas monasterii de Coracio, Marturanen. dioc., pro<br />

granciis existentibus in territorio Catacensi, pro secunda decima et pro<br />

reintegratione prime decime solvit tar. XV. A. V., Collect. 161, f. 138v:<br />

Vendola, n. 2980; Russo, Regesto Vaticano, n. 2249.<br />

78. 11 febbraio 1311. Guglielmo di Baleto, Nunzio e Collettore nel Regno,<br />

riceve, a mezzo di Rosso lldebrandino, mercante fiorentino, 9 once d'oro,<br />

versate da Tancredi, procuratore di S. Maria di Corazzo, Cisto Ord., per<br />

i pagamenti arretrati del monastero di S. Giuliano di Rocca Falluca,<br />

dipendenza di Corazzo, rilasciando quietanza e dichiarando di condonare<br />

le altre annate per i danni sofferti dal monastero da parte degli Almugaveri.<br />

B. V., Cod. Vat. Lat. 7572, f. 55-55v; A. V., Arm. XXXV, 133, f.<br />

81-84v; Pometti, p. 31; Russo, Reçesto, n. 2407.<br />

79. 1311. Roberto d'Angiò. Mandatum pro Abbate monasterii de Curacio,<br />

Cisto Ord., contra vassallos eiusdem. Reg. Ang. a. 1311, C., f. 143; Pometti,<br />

244, n. 4.<br />

80. 28 novembre 1315. Contro Giovanni Ruffo, Conte di Catanzaro, che molesta<br />

i monaci di Corazzo. Reg. Ang. 206, C, f. 116v; Caggese, Roberto<br />

d'Angiò, I, 253.<br />

81. 9 luglio 1318. Ad istanza di Pacifico, Abate di Corazzo, il Not. Giovanni<br />

Carnevale, in Nicastro, trascrive dal cartulario dell'Abbazia. due lettere<br />

ducali di Roberto d'Angiò, con le quali vengono tenuti sempre validi i


-19- (95)<br />

privilegi, concessi a suo tempo da Federico II, sulle entrate della bagliva<br />

di Martirano, per l'ammontare di 7 carlini d'oro e di 6 some d'olio su<br />

quella di Cosenza (cfr. n. 58, 66). Cfr. Borretti, L'Abbazia' Cistercense<br />

di S. Maria di Corazzo, in «Calabria Nobiliss. », XIV (1960), p. 108-109.<br />

82. 1324. Roberto d'Angiò, Re di Napoli. Mandatum pro restitutione monasterio<br />

S. Marie de Coracio sex salmarum olei annuatim super baiulatione<br />

Marturani, eidem concessarum a Friderico (IlO), Imperatore. Reg. Ang.,<br />

ano 1324, B, f. 156; Pometti, 244, n. 4.<br />

83. 28 giugno 1325. Nicola, vescovo di Bisignano e collettore apostolico nel<br />

Ducato di Calabria, dichiara di aver ricevuto da Giovanni, Abate di S.<br />

Maria di Corazzo, per la grancia di S. Giuliano (di Rocca Falluca), dipendenza<br />

di Corazzo, il censo di due anni 5 forini d'oro quale censo dovuto<br />

alla S. Sede. B. V., Cod. Vat. Lat. 7572, f. 69; A. V., Arm. XXXV,<br />

133, f. 101; Pometti, 32; Russo, Regesto Vaticano, n. 4024.<br />

84. 27 dicembre 1325. Quietanza, rilasciata dal suddetto vescovo di Bisignano,<br />

sul versamento di una oncia d'oro, fatto da Giovanni, Abate di Corazzo,<br />

sul censo dovuto alla S. Sede per la grancia di S. Giuliano (di Rocca Falluca).<br />

B. V., Cod. Vat. Lat. 7572, f. 69v; A. V., Arm. XXXV, 133, f. 104v;<br />

Pometti, 32-33; Russo, Regesto Vaticano, n. 4041.<br />

85. 28 dicembre 1326. A Fr. Iohanne, abbate monasterii S. Mariae de Curacio,<br />

pro annuo censu unius uncie auri, in quo ecclesia S. Iuliani (de Rocca<br />

Falluca), subiecta eidem monasterio, tenetur Romane curie annuatim<br />

pro anno predicte Indict. X, unam unciam. A. V., Collect. 165, f. 68v;<br />

Russo, Regesto Vaticano, n. 5670.<br />

86. 22 agosto 1327. Nicola, vescovo di Bisignano e collettore nel Ducato di<br />

Calabria, attesta di aver ricevuto personalmente da Giovanni Pisani, mercante<br />

di Cosenza, per conto di Giovanni, Abate di S. Maria di Corazzo,<br />

un'oncia d'oro e 4 tari per la grancia di S. Giuliano di Rocca Falluca,<br />

dipendenza di Corazzo. B. V., Cod. Vat. Lat. 7572, f. 72; A. V., Ann.<br />

XXXV, 133, f. 102; Pometti, p. 34; Russo, Regesto Vaticano, n. 5692.<br />

87. 27 dicembre 1327. Lo stesso Nicola, vescovo di Bisignano, lascia quietanza<br />

all'Abate Giovanni per il censo di un'oncia d'oro, dovuta dal monastero<br />

di S. Maria di Corazzo alla Sede Apostolica. B. V., Cod. Vat. Lat.<br />

7572, f. 72-72v; A. V., Arm. XXXV, 133, f. 105-106; Pometti, p. 33;<br />

Russo, Regesto Vaticano, n. 5694.<br />

88. 1327. Mandatum super bonis monasterii S. Marie de Coratio in castro<br />

Nicefori. Reg. Ang. ano 1327, A, f. 338.<br />

89. 20 aprile 1332. Transunto, fatto da Folco Manasse, Giudice di Nioastro,<br />

e Giovanni Carnevale da Nicastro, di tre quietanze, fatte da Nicola,<br />

vescovo di Bisignano, a Giovanni di Gerace, Abate di S. Maria di Corazzo,<br />

sul censo da lui versato alla Chiesa Romana, per il monastero di S. Giuliano<br />

di Rocca Falluca, dipendenza di Corazzo. B. V., Cod. Vat. Lat. 7572,<br />

f. 69; A. V., Arm. XXXV, 133, f. 101; Pometti, 32-33; Russo, Regesto Vaticano,<br />

n. 6396.


(96) -20-<br />

90. lO marzo 1344. Apud Catanzarium pro dictis residuis ab abbate monasterii<br />

S. Marie de curacio, marturanen. dioc., tar. XXIV. A. V., Collect.<br />

168, f. 24; Russo, Regesto Vaticano, n. 6614.<br />

91. 1 marzo 1345. Apud Squillacium ab Abbate monasterii S. Marie de euracio<br />

pro annuo censu ... uncias tres. A. V., Collect. 168, f. 9V; Russo,<br />

Regesto Vaticano, n. 6720.<br />

92. lO marzo 1347. Censo di un'oncia d'oro, versato alla S. Sede, dall'Abate<br />

di S. Maria di Corazzo. A. V., Collect. 221, f. l06v; Russo, Regesto Vaticano,<br />

n. 6975.<br />

93. 1 giugno 1352. Censo di un'oncia e 6 fiorini, versato dall'Abate di S. Giuliano<br />

di Rocca Falluca. A. V., Collect. 169, f. 42; Russo, Regesto, n. 7243.<br />

94. lO agosto 1352. Clemente VI incarica Guglielmo, Arcivescovo di Braga,<br />

Nunzio, di esaminare l'elezione di Ruggero di Scigliano, monaco di S. Maria<br />

di Corazzo, ad Abate del medesimo monastero, vacante per la morte<br />

di Giacomo, e, se lo trova idoneo, lo confermi nella carica. Reg, Vat.<br />

213, f. 288; Russo, Reçesto, n. 7257.<br />

95. 27 agosto 1352. Bartolomeo di Castello da Catanzaro, procuratore di S.<br />

Maria di Corazzo, versa al collettore pontificio un'oncia d'oro per il censo<br />

di S. Giuliano, dipendenza di Corazzo. B. V., Cod. Vat. Lat. 7572, f. 83;<br />

A. V., Arm. XXXV, 133, f. 119; Pometti, 35-36; Russo, Regesto, n. 7258.<br />

96. lO maggio 1353. I vescovi di Nicastro e di Martirano e l'Abate di S. Maria<br />

di Corazzo vengono assegnati come giudici conservatori dei beni, appartenenti<br />

a Matteo di Martirano, arcidiacono della Chiesa Cosentina. A.<br />

V., Reg. Aven. 124, f. 101; Russo, Regesto, n. 7308.<br />

97. 20 giugno 1377. Gregorio XI affida all'Abate di S. Maria di Corazzo, l'incarico<br />

di dirimere la lite pendente tra Ranunzio e Margherita di Scalea<br />

da una parte e Manuele Chambaut, Precettore del Priorato di S. Eufemia<br />

dall'altra, circa il possesso di alcuni beni. A. V., Reg. Aven. 201. f. 331v;<br />

Russo, Regesto, n. 8356.<br />

98. 21 maggio 1401. Bonifacio IX. Ai vescovi di Crotone, di Martirano e di<br />

Nicastro affida l'incarico di indagare diligentemente sulla nomina di Giacomo<br />

Sarnelli di Napoli, al quale il Papa aveva concesso in commenda<br />

le chiese di S. Giuliano di Rocca Falluca e di S. Pantaleone, che viceversa<br />

vengono rivendicate al monastero di S. Maria di Corazzo dall'Abate<br />

Placido e se ciò corrisponde al vero le facciano restituire al detto monastero<br />

di Corazzo. A. V., Reg. Lat. 93, f. 82; Russo, Regesto, n. 8838.<br />

99. 8 ottobre 1420. Martino V. Abbati monasterii S. luliani de Rochafaluca,<br />

Cathacen. dioc., mandat ut Rogerio de Pace, rectori sextae partis parochialis<br />

ecclesiae S. Barbarae de Rovito, Cusentin. dioc., quam bo. me.<br />

Tyrellus, archiepiscopus Cusentin., ei contulerat, auctoritate apostolica<br />

confirmet. «Dat. Rome, apud S. Petrum, VIII Idus Octobris, ano III ».<br />

A. V., Reg. Lat. 206, f. 86v; Russo, Regesto, n. 9508.


-21- (97)<br />

100. 24 aprile 1422. Leonardo Burgensì providetur de monasterio S. luliani<br />

de Rocha falluca. O.S.B. (sic) , Cathacen. dioc. A. V., Annat. lib. 1, f.<br />

126v; Russo, Regesto, n. 9566.<br />

101. 18 maggio 1422. Leonardo Burgense, provvisto di S. Giuliano di Rocca<br />

Falluca, si obbliga al comune servizio per detta provvista. Annat. lib. 1,<br />

f. 126v; Russo, Regesto, n. 9578.<br />

102. 30 dicembre 1422. Monasterium S. Iuliani, Cathacen. dioc., tenetur solvere<br />

pro censu unciam unam. A. V., Arm. XXIX, 7, f. 137; Russo,<br />

Regesto, n. 9592.<br />

103. 18 dicembre 1423. Martino V. Episcopis Frequentin. et Cotronen. ac Abbati<br />

monasterii S. Iuliani, Catacen. dioc., mandat ut Ioanni de Abbate,<br />

pbresbytero, rectori Altaris Spiritus Sancti, siti io ecclesia Catacen.,<br />

provideant de ecclesia S. Mariae de Ponolitria de Tiriolo, Neocastren.<br />

dioc., abbatia nuncupata, vac. per ob. Riccardi de Tiriolo, abbatis nuncupa<br />

ti. «Dat. Rome, apud Sanctumpetrum, XV KIs Ianuarii, ano VII:Ii.<br />

A. V., Reg. Lat. 240, f. 28v; Russo, Regesto, n. 9623.<br />

104. 3 giugno 1424. Luca Mosca di Squillace, Giudice, e Nicola Serverio di<br />

Squillace, Notaio, alla presenza di Paolo (sic) de Archeriis, vescovo<br />

di Squillace, stendono uno strumento di concordia tra Placido, Abate<br />

di S. Maria di Corazzo, e Leonardo, Abate di S. Giuliano di Rocca<br />

Falluca, col quale i patti fra i due Abati, stabiliti alla presenza del<br />

Conte di Crotone, restano ratificati, assegnando a Placido la metà<br />

delle rendite del monasteero di S. Giuliano. B. V., Cod. Vat. Lat. 7572,<br />

f. 97-100v; A. V., Arm. XXXV, 133, f. 139-144v; Pometti, 37; Russo,<br />

Regesto, II, 183, n. 28.<br />

105. 21 giugno 1425. Martino V. Iacobo, episcopo Bisignanen., mandat ut a<br />

Philippo, priore Amelien., et a Leonardo, Abbate S. luliani de Catanzario,<br />

delegatìs Petro, pbro Card.le S. Cesarii in Coeliomonte, ad inquisitionem<br />

peragendam contra Archiepiscopum Cusentin., super gubernatione<br />

ecclesiae Cusentin. et delapidatione bonorum eiusdem, iuramentum<br />

excipiat. «Dat. Rome, apud Sanctosapostolos, XI Kal. Iulii,<br />

Pont. ano VII! ». A. V., Reg, Vat. 355, f. 202v; Russo, Regesto, n. 9680.<br />

106. 2 luglio 1425. Martino V. Iacobo, episcopo Bisignanen., mandat ut Francisco,<br />

Archiepiscopo Cusentin., faciat restituere bona a quacumque persona,<br />

etiam a Phìlippo, Priore Amelien., et a Leonardo, Abbate S. Iuliani,<br />

occupata. «Dat. Rome, apud Sanctosapostolos, sub anno D.ni<br />

MDCCCCXXV, Ind. III, die I! Iulii, Pont. Martini V ano VIII:Ii. A. V.,<br />

Arm. XXIX, 9, f. 95; Russo, Reqesto, n. 9683.<br />

107. 2 novembre 1425. Martino V. Episcopo Adrien. et Abbati Monasterii S.<br />

Mariae de Curatio et Archipresbytero S. Marie de Ferolito, Neocastren.<br />

dioc., manda t ut Rogerio de Oliveri o de Ferolito, canonico Neocastren.,<br />

provideant de ecclesia S. Philippi, abbatia nuncupata, de Ferolito, vac.<br />

per ob. Bernardi de Lipari, cui Paulus, episcopus Neocastren., auctori-


(98) -22 -<br />

tate ordinaria, contulerat. «Dat. Rome, apud Sanetosapostolos, IV Nonas<br />

Novembris, ano VIII». A. V., Reg. Lat. 253, f. 200v; Russo, Regesto,<br />

n. 9702.<br />

108. 8 novembre 1425. Martino V. Episcopo Catacen .. Leonardus, Abbas monasterii<br />

S. Iuliani, O. S. B. (sic) , mitria, pastorali, sandalibus et aliis<br />

insigniis, per privilegia nonnullorum pontificum concessis, usus est; tamen<br />

nonnulli, praemissis minime attendentes nec consideratis, monasterium<br />

praedictum, monasterio S. Mariae de Coratio, Cisto Ord., Neocastren.<br />

dioc. (sic) uniri, incorporari et anneeti procurant, in eorundem<br />

Leonardi abbatis et monasterii S. Iuliani et Ord. S. Ben. praeiudicium.<br />

Quapropter pro parte dicti Leonardi abbatis necnon Nicolai Ruffi, Marchionis<br />

Cotronen., infra cuius temporale dictum monasterium consistit,<br />

asserentium dictum monasterium propter guerras et negligentiam seu<br />

incuriam destructum et desolatum ac monachis destitutum, supplicatum<br />

est ut dieta incorporatio seu annextio nulla declaretur, ut monachi possint,<br />

ut debeant, in divinis officiis in eo Domino famulari. Quare dicto<br />

episcopo mandatur ut diligenter se informet et, si opus fuerit, dietam<br />

incorporationem seu adnextionem nullam declaret et praefatum monasterium<br />

S. Iuliani Ordini S. Benedicti restitui procuret. «Dat. Rome,<br />

apud Sanctosapostolos, VI Idus Novembris, ano VIII ». A. V., Reg. Lat.<br />

259, f. 90; Russo, Regesto, n. 9703.<br />

109. 12 maggio 1427.Martino V. Episcopo Neocastren. mandat ut Rogerio Oliverio<br />

de Feroleto, canonico Neocastren., det facultatem vitam regularem<br />

ducendi sub habitu religioso in monasterio S. Marie de Curatio,<br />

Cisto Ord., Marturanen. dioc.. » Dat. Rome, apud Sanctosapostolos, IV<br />

Idus Maii, ano X ». A. V., Reg. Lat. 276, f. 251v; Russo, Regesto, n. 9782.<br />

110. 12 maggio 1427. Martino V. Episcopo Neocastren. mandat ut Rogerio Oliverio<br />

praefato in administrationem monasterii S. Mariae de Coratio inducat,<br />

ex eo quod, per negligentiam Placidi abbatis, bona ipsius monasterii<br />

sunt fere dispersa. Dat. ut s. Reg. Lat. 267, f. 255; Russo, Regesto,<br />

n. 9783.<br />

111. 16 maggio 1427. Martino V. Paulo, episcopo Neocastren., mandat ut Placido,<br />

Abbati monasterii S. Mariae de Coratio, Cisto Ord., Marturanen,<br />

dioc., provideat de ecclesia, abbatia nuncupata, S. Philippi de Ferolito,<br />

Neocastren. dioc., vac. per liberam resignationem Rogerii de Oliverio,<br />

qui habitum regularem in dieto monasteri o sumpsit. «Dat. Rome, apud<br />

Sanctosapostolos, XVII Kls. Iunii, ano X». A. V., Reg. Lat. 271, f. 243;<br />

Russo, Regesto, n. 9784.<br />

112. 30 maggio 1427. Ruggero de Oliverio si obbliga alla Camera Apostolica,<br />

a nome di Placido, rettore di S. Filippo di Feroleto, che gli è stata<br />

concessa, per le dimissioni dello stesso Ruggero. A. V., Annat. lib. 3,<br />

f. 36v; Russo, Regesto, n. 9787.<br />

113. 13 marzo 1428. Martino V. Cantori ecclesiae Cusentin. Philippus, episcopus<br />

Amelieci., Leonardus, Abbas monasterii S. Iuliani, Catacen. dioc.,<br />

et Thomas de Fillino, archidiaconus ecclesiae Cusentin., administratores


-23- (99)<br />

eeclesiae Cusentin., Angelo de Burgo, presbytero Cusentin. dioe., providerant<br />

de eeclesia S. Hippoliti, Cusentin. dioc., vac. per ob. Nicolai,<br />

rectoris. Sed quia ipse dubitat de legitimitate istius collationis, mandat<br />

dicto Cantori ut diligenter se informet et praefato Angelo auctoritate<br />

apostolica dictam eeelesiam conferat. «Dat. Rome, apud Sanctosapostolos,<br />

In Idus Martii, ano XI ». Reg. Lat. 281, f. 88; Russo, Reçesto,<br />

n. 9813.<br />

114. 6 aprile 1428. Martino V. Adrien. et Insulen. episeopis ae Abbati monasterii<br />

S. Mariae de Curatio, Marturanen. dioc., mandat ut Roberto Stefanizzi<br />

provideant de duabus portionibus parochialis eeclesiae S. Ioannis<br />

de casali Fillini, dioc. Cusentin., vac. per ob. Rogerii de Parisio, ae de<br />

praebenda S. Salvatoris de Roblano, vac. per resignationern Matthaei<br />

de Troia. «Dat. Rome, apud Sanctosapostolos, VITI Idus Aprilis, ano<br />

XI ». Reg. Lat. 278, f. 91v; Russo, Regesto, n. 9822.<br />

115. 20 aprile 1430. Martino V. Episcopo Electen. et Abbati monasterii S. Mariae<br />

de Coratio, Marturanen. dioe., ac Marco de Bernardo, canonico<br />

Cusentin., mandat ut Riccardo de Parise, provideant de ecclesia S. Ioannis<br />

Antiquioris de Crepisito, Cusentin. dioc., vae. per ob. Nicolai de<br />

Ortali. «Dat. Rome, apud Sanctosapostolos, xn Kal. Maii, a. XIII~.<br />

Reg. Lat. 294, f. 64; Russo, Regesto, n. 9919.<br />

116. 26 aprile 1430. Martino V. Episcopo Marturanen. et Abbati S. Mariae de<br />

Curatio, Marturanen. dioc., ac Thaesaurario ecclesiae Cusentin., mandat<br />

ut Thomae Marsico de Altilia conferant ecclesias S. Angeli de Luponte<br />

ac S. Ioannis de Maiono de Altilia, vac. per resignationem Ieromini<br />

de Amanthea. «Dat. Rome, apud Sanctosapostolos, VI Kal. Maii,<br />

ano XIII ». Reg. Lat. 294, f. 68; Russo, Reçesto, n. 9922.<br />

117. 8 maggio 1430. Strumento di transazione tra Ruggero, Abate di Corazzo,<br />

e Leonardo, Abate di S. Giuliano di Rocca Falluca, col quale si stabilisce<br />

che Leonardo, vita sua durante o durante munere., percepirà la<br />

metà dei frutti di S. Giuliano, e che dopo quel monastero sarà incorporato<br />

alla badia di Corazzo. B. V., Cod. Vat. Lat. 7572, f. 101-104v;<br />

A. V., Arm. XXXV, n. 133, f. 145-151v; Pometti, p. 41-44.<br />

118. 7 dicembre 1433. Eugenio IV. Archiepiscopo Consan. et Episcopo Neocastren.<br />

ac Abbati monasterii S. Mariae de Corazo, Marturanen. dioc.,<br />

mandat ut Guglielmo Gambini de Mangone provideant de alia portione<br />

parochialis ecclesiae S. Petri de Cellariis, Cusentin. dioc., vac. per ob.<br />

Ciechi Fera. «Dat. Rome, apud Sanctumpetrum, ano Ine.nis domnee<br />

MCCCCXXxnr, VIII Idus Decernbris, ano m -. A. V., Reg. Lat. 321,<br />

f. 32v; Russo, Regesto Vaticano, n. 10153.<br />

119. 20 febbraio 1434. Eugenio IV. Cusentin. et S. Severinae Arehiepiseopis et<br />

Abbati monasterii S. Mariae de Corazo, Marturanen. dioc., mandat ut<br />

Roberto de Stafanitio de Fillino, Cusentin. dioc., provideant de eeclesia<br />

S. Nicolai de Laeeono, Cusentin. dioe., vae. per ob. Nicolai Ioannis de<br />

Monteearleyo. «Dat. Rome, apud S. Crysogonum, ano Inc.nis domnee<br />

MDCCCCXXxnr, X Kal. Martii, ano nr ». Reg. Lat. 322, f. 131; Russo,<br />

Reçesto, n. 10169.


(100) -. 24-<br />

120. 23 febbraio 1434. Eugenio IV. Abbati monasterii S. Mariae de Corazo,<br />

Marturanen. dioc., mandat ut tradat Cristando Coppola, presbytero Cusentin.<br />

dioc., parochialem ecclesiam S. Ioannis Novi de Crepisito, Cusentin.<br />

dioc., vac. per ob. Antonii Benincasa de Crepisito. «Dat. Rome,<br />

apud S. Crysogonum, ano Inc.nis domnce MDXXXXIII, VII Kal. Martii,<br />

ano III ». Reg. Lat. 321, f. 87v; Russo, Regesto, n. 10170.<br />

121. 1 giugno 1439. Edoardo providetur de monasterio S. Iuliani de Rocca<br />

Falluca, Catacen. dioc.. A. V., Annat. lib. 7, f. 126v; Russo, Regesto,<br />

n. 10436.<br />

122. 1 luglio 1439. Eduardo obligavit se camerae aplcae super annata monasterii<br />

S. Iuliani de Rocca Falluca, O.S.B. (sic) , Cathacen. dìoc., ratione<br />

provisionis sibi factae sub dato Kal. Iunii ano IX (cfr. n. prec.). Annat.<br />

lib. 7, f. 126v; Russo, Regesto, n. 10440.<br />

123. 5 febbraio 1440. Eugenio IV. Abbati monasterii S. Marie de Curatio, Cusentin.<br />

dioc. (sic) , mandat ut Robertino Quatuormano, clerico Cusentin.,<br />

provideat de canonìcatu ecclesiae Cusentin. et de parochiali ecclesia S.<br />

Salvatoris da Laurignano, vac. per promotionem Galeotti Quatromani ad<br />

ecc1esiam Cotronen. «Dat. Florentie, ano Inc.nis domnce MCCCCXXXVIIII,<br />

Nonis Februarii, ano IX ». Reg. Lat. 369, f. 187: Russo, Regesto, n. 10469.<br />

124. 25 aprile 1442. Eugenio IV. Episcopo Insulan. manda t ut monasterium<br />

B. Mariae de Corazo, in tenimento Sciliani, Marturanen. dioc., Cisto<br />

Ord., vac. per ob. Rogerii abbatis, Thomae Sacci de Tarento, eiusd.<br />

Ord., in presbyteratus ordine constituto, si idoneum invenerit, tradat.<br />

«Dat. Florentie, ano Inc.nis domnce MCCCCXLII, VII Kal. Maii, ano<br />

XII ». Reg. Lat. 394, f. 147v; Russo. Regesto. n. 10624.<br />

125. 4 maggio 1442. 'I'ommaso. abate di S. Maria di Corazzo, per l'annata di<br />

detto monastero, versa 100 fiorini per mezzo di Giovanni di Mileto, soldano<br />

del Papa. Inroit. et Exit. 408, f. 14; Russo, Regesto, n. 10629.<br />

126. 17 febbraio 1445. Eugenio IV. Abbati monasterii S. Mariae de Curatio,<br />

Marturanen. dioc. mandat ut diligenter se informet et Sedi Apostolicae<br />

referat super praetensis Roberti Stefanitii et Antonii Palatii, canonicorum<br />

ecclesiae Cusentìn., qui Rogerium Citinum super provisione parochialis<br />

ecclesiae S. Luciae de Roblano molestant. «Dat. Rome, apud<br />

Sanctumpetrum, ano Inc.nis domnce MCCCCXLIIII. XIII Kal. Martii, ano<br />

XIV ». Reg. Lat. 411. f. 150: Russo, Regesto, n. 1089.<br />

127. 22 maggio 1445. Eugenio IV. Abbati monasterii S. Mariae de Curatio,<br />

Marturanen. dioc., mandat ut Antonio Arpadio faciat iustitiam super<br />

possessione cuiusdam tenimenti, contra Berardum (Caracciolo), archiepiscopum<br />

Cusentin., qui illud mensae suae archiepiscopali vindicat.<br />

«Dat. Rome, apud Sanctumpetrum, ano Inc.nis domnce MCCCCXLV,XI<br />

Kal. Iunii, .an. XV». Reg. Lat. 418, f. 73; Russo. Regesto, n. 10907.<br />

128. Dicembre 1445. L'Abate di Corazzo ricorre ad Alfonso d'Aragona contro<br />

Antonio Centelles, Marchese di Crotone, che si è impossessato dei tenimenti.<br />

concessi al suo monastero dagli' antenati della moglie di lui. Napoli,<br />

Arch. di St., Commune Summariae, ano 1445, f; 74-75.


- 25- (101)<br />

129. 2 settembre 1447. Nicolò V. Abbati monasterii S. Mariae de Coratio, Marturanen.<br />

dioc., et Decano ecclesiae Marturanen., mandat ut Iacobo<br />

Mazcota, canonico Marturanen., provideant de septima portione ecclesiae<br />

Omnium Sanctorum de Xiliano (Scigliano), Marturanen. dioc.,<br />

amoto exinde Ioanne de Omfrida priore, qui actibus bellicis et ferreis<br />

cum effusione sanguinis innodatus est. «Dat. Rome, apud Sanctumpetrum,<br />

ano Inc.nis domnce MCCCXLVII, IV Nonas Septembris, ano I».<br />

Reg. Lat. 438, f. 30v; Russo, Regesto, n. 11066.<br />

130. 22 novembre 1455. Callisto III. Spoletan. et Militen. episcopis ac Abbati<br />

S. Mariae de Coratio, Marturanen. dioc., mandat ut Antonio de Paulìnis<br />

de Ferolito provideant de ecclesia S. Philippi de Ferolito, abbatìa nuncupata,<br />

Neocastren. dioc., certo modo vac. «Dat. Rome, apud Sanctumpetrum,<br />

ano Inc.nis domnce MCCCCLV, X Kal. Decembris, ano I». Reg.<br />

Lat. 506, f. 144; Russo, Regesto, n. 11425.<br />

131. 29 novembre 1455. Callisto III. Thomae, abbati monasterii S. Mariae de<br />

Coratio, Cisto Ord., Marturanen. dioc., datur licentia aedificandi cappellam<br />

intra limites parochialis ecclesiae terrae Galiani. «Dat. Rome, apud<br />

Sanctumpetrum, ano Inc.nis domnce MCCCCLV, III Kal. Decembris, ano<br />

I». Reg. Lat. 498, f. 243; Russo, Regesto. n. 11426.<br />

132. 12 febbraio 1456. Callisto III. Abbati monasterii S. Mariae de Coratio,<br />

Marturanen. dioc., mandat ut Francisco de Patrono de Sillano (Scigliano),<br />

pbresbytero Marturanen. dioc., provideat de ecclesia S. Nicolai de<br />

Calvisis, intra fines parochialis ecclesiae S. Mariae Annuntiatae de Siliano,<br />

vac. per privationem Rogerii de Feroleto, suis culpis et demeritis<br />

exigentibus. «Dat. Rome, apud Sanctumpetrum, ano Inc.nis domnce<br />

MCCCCLV, Pridie Idus Februarii, ano I». Reg. Lat. 513, f. 139; Russo,<br />

Regesto, n. 11439.<br />

133. 14 febbraio 1465. Paolo II. Bartholomaeo, tit. S. Clementis pbro Card.li<br />

Ravennaten., commendatur monasterium S. Mariae de Coratio, Cisto<br />

Ord., Marturanen. dioc., vac. per cessionem Thomae, ultimi abbatis.<br />

«Dat. Rome, apud Sanctumpetrum, ano Inc.nis domnce MCCCCLXIIII,<br />

XVI Kal. Martii, ano I». Annat. lib. 16, f. 86v; Russo, Regesto, n.<br />

11795.<br />

134. 28 febbraio 1465. Bonadeus de Nigronibus, pbr Brixien., nomine Bartholomaei,<br />

Card.lis S. Clementìs, commendatarii, obligavìt se super annata<br />

monasterii S. Mariae de Curatio, Cisto Ord., Marturanen. dioc., cuius<br />

fructus adeo diminuti sunt, quod ex illis vix abbas et monachi sustentari<br />

possint. Annat. lib. 16, f. 86v; Russo, Regesto, n. 11799.<br />

135. 1 aprile 1465. Paolo II. Pro Bernardo Angelo Pugliese, presbytero Cusentin.<br />

dioc., dispensatio ad incompatibili a , cum mandato Episcopo Civitatis<br />

Castelli, et Abbati monasterii S. Mariae de Coratio ac Vicario<br />

Archiepiscopi Cusentin. de executione. «Dat. Rome, apud Sanctumpetrum,<br />

ano Inc.nis domnce MCCCCLXV, Kal. Aprilis, ano I». Reg Lat.<br />

626, f. 32v; Russo, Regesto, n. 11803.


(102) - 26 -<br />

136. 7 novembre 1470. Paolo II. Abbati monasterii S. Mariae de Coratio, Marturanen.<br />

dioc., mandat ut inquirat diligenter de idoneitate Philippae Ritzae<br />

de Cusenza, monialìs Florensis Ord., et si idoneam invenerit, ipsam<br />

praeficiat in Abbatissam monasterii S. Mariae extra Muros Mendicini,<br />

dicti Ord., vac. per ob Iacobae, Abbatissae. «Dat. Rome, apud Sanctumpetrum,<br />

and. inc.nis domnce MCCCCLXX, VII Idus Novembris, ano<br />

VII». Reg. Vat. 532, f. 284; Russo, Reçesto, n. 11041.<br />

137. 28 settembre 1472. Sisto IV. Episcopo Marturanen. Guglielmus, monachus<br />

S. Mariae de Coratio, Cisto Ord.. Marturanen., fit abbas monasterii S.<br />

Catharinae de Rocca Falluca, O. S. Bas., Catacen. dioc., vac. per ob.<br />

Santilli, abbatis. «Dat. Rome, apud Sanctumpetrum, ano MCCCCLXXII,<br />

IV Kal. Octobris, ano II ». Reg. Lat. 723, f. 128, Russo, Reçesio, n. 12149.<br />

138. 1 giugno 1476. Antonio Archamone, clerico Neapolitan., reserevatur annua<br />

pensio super fructibus monasterii S. Mariae de Coratio, Cisto Ord.,<br />

Marturanen. dioc.. Annat. lib. 25, f. 42; Russo, Reçesto, n. 12369.<br />

139. 8 settembre 1476. Ludovicus de Campania obligavit se pro annata pensionis<br />

super fructibus monasterii S. Mariae de Corazo, nomine Antonii<br />

Archamone. Annat. lib. 25, f. 42; Russo, Reçesto, n. 12376.<br />

140. 4 giugno 1479. Pro Donadeo (de Nìgronìbus), electo Insulen., retentio<br />

commendae monasterii S. Mariae de Corazo, Cisto Ord., Marturanen.<br />

dioc. «Dat. Rome, apud Sanctumpetrum, ano inc.nis domnce MCCCC-<br />

LXXIX. Pridie Nonas Iunii, ano VIII ». Reg-Lat. 798, f. 310v: Russo,<br />

Regesto, n. 12501.<br />

141. 30 giugno 1479. Donadio de Nigronibus, eletto d'Isola (Capo Rizzuto) si<br />

obbliga al servizio comune per la commenda del monastero di Corazzo.<br />

ObI. et Sol. 84A, f. 59v; Russo, Regesto, n. 12510.<br />

142. 6 luglio 1479. Donadio predetto versa alla Camera Apostolica 16 fiorini<br />

per la commenda di S. Maria di Corazzo. Introit. et Exit. 498, f. 16;<br />

Russo, Regesto, n. 12511.<br />

143. 6 novembre 1487. Alfonso de Zamora, commendatario di S. Maria di<br />

Corazzo, versa 40 fiorini d'oro, per il servizio comune. Introit. et Exit.<br />

516, f. 43.<br />

144. 7 novembre 1487.Innocenzo VIII. Alphonso de Zamora, O.F.M., commendatur<br />

monasterium S. Mariae de Corazo, Cisto Ord., Marturanen. dioc.,<br />

vac per ob. Donadei, episcopi Insulan. «Dat. Rome, apud S. petrum,<br />

ano Inc.nis domoce MCCCCLXXXVIII, VII Idus Novembris, ano V ».<br />

Reg. Lat. 861. f. 244.<br />

145. 7 novembre 1487. Innocenzo VIII. Archiepiscopo Neapolitan. et Episcopo<br />

Marturanen., mandat ut ab Alfonso Zamora, commendatario monasterii<br />

S. Mariae de Coratio, iuramentum fidelitatis excipiant. Dat. ut supra.<br />

Reg. Lat. 861, f. 245v.


-27 - (103)<br />

146. 19 luglio 1489. Innocenzo vrn. Episcopo et Archidiacono Squilacen. mandat<br />

ut compositionem litis, quae vertitur inter haeredes Ioannis Fallozi<br />

et Abbatem S. Iuliani de Rocca Falluca, Cisto Ord., super rebus dieto<br />

monasterio abstracta et redditibus, faciant fideliter observare. B. V.,<br />

Cod. Vat. Lat. 7572, f. 56; A. V., Arm. XXXV, 133, f. 82; Pometti, p. 44.<br />

147. 27 luglio 1489. Eisdem scribit super eodem argurnento.<br />

148. 1 gennaio 1495. Alessandro VI. Ioanni de Marrades, clerico Valentin., commendatur<br />

monasterium S. Mariae de Corazo, Cisto Ord., Marturanen.<br />

dioc., vac. per ob. Alphonsi de Zamora. «Dat. Rome, apud S. Petrum,<br />

ano Inc.nis domnce MCCCCLXXXXIV, Kal. Ianuarii, ano III ». Reg. Lat.<br />

967, f. 60v.<br />

149. 6 aprile 1495. Ioannes Marrades, commendatarius, solvit pro commenda<br />

monasterii S. Mariae de Corazo, n. auri de camera 100. Obl. Comm. 11,<br />

f. 108v.<br />

150. 8 giugno 1498. Lettera di D. Cesare d'Aragona in difesa dei beni della<br />

Badia di S. Maria di Corazzo. Napoli, Arch. di St., Commune Summariae,<br />

IX, f. 200; Pometti, 244, n. 4.<br />

151. 30 giugno 1498. Alessandro VI. Ioanni (Lopez), S. Mariae in Transtiberim<br />

pbro Card.li, commendatur monasterium S. Mariae de Corazo, Cisto<br />

Ord., Marturanen. dioc., vac. per cessionem Ioannis Marrades. electi<br />

Tullen. «Dat. Rome, apud Sanctumpetrum, ano Inc.nis domnce MCCCC-<br />

XCVIII, Pridie Kal. Iulii, ano VII ». Reg. Lat. 818. f. 21v.<br />

152. 9 agosto 1498. Ioannes, tit. S. Mariae in Transtiberim pbr Card.lis, pro<br />

commenda monasterii S. Mariae de Corazo, Cisto Ord., Marturanen.<br />

dioc., solvit pro communi serviti o flor. auri de camera 33 cum uno<br />

tertio. ObI. Comm. 12, f. 2v.<br />

153. 31 agosto 1498. Alessandro VI. Ludovico (Agnelli), archiepiscopo Cusentin.,<br />

reservatur annua pensio 100 flor. super fructibus monasterii S. Mariae<br />

de Corazo, Cisto Ord .. Marturanen. Dioc. «Dat. Rome. apud S.<br />

petrum, ano Inc. domnce MCCCCXCvrn, Pridie Kal. Septembris, ano<br />

VII ». Reg. Lat. 816, f. 17v.<br />

154. 4 dicembre 1498. Ioannes (Lopez), S. Mariae in Transtiberim Card.lis<br />

Capuan. nuncupatus, consensit cessioni monasterii S. Mariae de Corazo,<br />

favore Ioannis Marrades, electi Tullen. et Segobien. Resignat. 7, f. 221.<br />

155. 14 dicembre 1498. Alessandro VI. Bartholomaeo, tit. S. Agathae pbro<br />

Card.li (Martinì) , commendatur monasterium S. Mariae de Corazo,<br />

Cisto Ord.. Marturanen. dioc.. vac. per cessionem Ioannis (Marades),<br />

Electi Tullen. et postea Ioannis, tit. S. Mariae in Transtiberim Card.lis.<br />

«Dat. Rome, apud S. Petrum. ano inc.nis domnce MCCCCXCVIII. XIX<br />

Kal. Ianuarii, ano VII ». Reg. Vat. 819, f. 34.<br />

156. 9 aprile 1499. Alessandro VI. Ioanni (Lopez), tit. S. Mariae in Transtiberim<br />

pbro Card.li, qui cessit monasterio S. Mariae de Corazo, Cisto<br />

Ord., Marturanen. dioc., quod commendatur Bartholomaeo (Martini),


(104) -28-<br />

tit. S. Agathae Card.li, reservatur annua pensio 600 due. super fructibus<br />

eiusdem. «Dat. Rome, apud S. Petrum, ano Inc.nis domnce MCCCCXCIX,<br />

V Idus Aprilis, Pont, ano vrn ». Reg. Lat. 866, f. 103.<br />

157. 9 aprile 1500. Francisco Ieronimus Martini commendatur monasterium<br />

S. Mariae de Corazo, Marturanen. dioc., ObI. Comm. 12, f. 82.<br />

158. 3 giugno 1500. Franciscus Hieronimus Martini pro praefata commenda<br />

solvit flor. auri de camera 100. ObI. Comm. 12, f. 82.<br />

159. 1 marzo 1503. Laurentio de Cascanis, canonico S. Laurentii in Damaso,<br />

commendatur monasterium S. Mariae de Corazo, vac. per cessionem<br />

Hieronimi Martini. «Data. Rome, apud S. Petrum, ano Inc.nis domnce<br />

MDII, Kal. Martii ano XI ». Reg. Vat. 863, f. 131.<br />

160. 14 marzo 1503. Hieronimus Martini consensit resignationi commendae<br />

monasterii S. Mariae de Coratio, favore Laurentii de Cascanis canonici<br />

S. Laurentii in Damaso. Resign. 9, f. 130v.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

DE LAUDE o DE LAURO G., Magni divinique prophetae Ioachim abbatis ...Mirabilium<br />

Veritas dejensa. Neapoli 1660.<br />

FILANGIERI R., I Registri Angioini ricostruiti, Napoli 1950 ss.<br />

GRECO G., Chranologia Abbatis Ioachim, Cosenza 1612.<br />

HUILLARD-BREHOLLES, Historia diplomatica Friderici II, Paris 1851 ss.<br />

ITALIA PONTIFICIA, vol. X, a cura di D. Ghirgensohn, Turici 1975.<br />

MANRIQUE A., Annales Cister.ciensis Ordinis, Lugduni 1641 S5.<br />

MARCHESE G., La Badia della Sambucina, Lecce 1932.<br />

MIGNE, P. L., Patrologia Latina, Paris 1842 ss.<br />

POMETTI F., Carte delle Abbazie di S. Maria di Corazzo e di S. Giuliano<br />

di Rocca Falluca, in «Studi e Documenti di Storia e di Diritto », Roma<br />

XXII (1902), 241 5S.; XXIV (1904). p. 11 5S.<br />

RUSSO F., La Diocesi di Nicastro, Napoli 1958.<br />

RUSSO F., Reqesto Vaticano per la Calabria, Roma 1974 ss. (si cita per numero).<br />

TACCONE-GALLUCCID., Regesti dei Romani Pontefici alle Chiese di Calabria,<br />

Roma 1902.<br />

UGHELLI F., Italia Sacra, Neapoli 1662 (Ed. Coletti, Venezia 1721).


ARCHITETTURA CISTERCENSE<br />

DUE ESEMPLARI A CONFRONTO:<br />

FOSSANOVA E CASAMARI<br />

di ANNAMARIA RONCONI - DoMENICO GRASSO - ALESSANDRO ZANNI<br />

della Facoltà di Architettura - Università degli Studi - Roma<br />

Ottobre 1976.<br />

I - LINEE GENERALI DELL' ARCHITETTURA CISTERCENSE<br />

Un filone unitario che introdusse in tutta Italia il sistema architettonico<br />

gotico è costituito dalle abbazie cistercensi, che filtrarono la nuova<br />

concezione attraverso l'equilibrio e l'austerità della Regola monastica benedettina.<br />

Di chiara derivazione dal gotico-borgognone, l'architettura cistercense<br />

viene considerata come l'esempio più puro del «gotico italiano<br />

», volendo con questo sottolineare la sua estraneità alla tipologia<br />

del contemporaneo gotico francese e internazionale. Nelle abbazie, infatti,<br />

non è rintracciabile alcun segno di quel linearismo audace, della<br />

drammatica tensione all'infinito che caratterizzò quest'arte oltralpe già<br />

verso la fine del XII sec. Il tentativo gotico di disimpegnare l'edificio<br />

da ogni limitazione spaziale, l'abolizione delle funzioni portanti delle<br />

pareti mediante l'apertura di ampie vetrate per unificare lo spazio interno<br />

con lo spazio esterno, e la spinta verso il cielo delle linee verticali<br />

con guglie e pinnacoli, si trasformano in queste abbazie in una composizione<br />

equilibrata e serena, propria del costume e dell'ideale spirituale<br />

cistercense.<br />

Infatti la presenza di elementi gotici come i pilastri a fascio, le<br />

volte a crociera e le stesse strutture portanti, non mutano il carattere<br />

essenzialmente volumetrico delle abbazie. Il senso di massiccità viene<br />

volutamente evidenziato dal colore della pietra e dai suoi tagli, dalla<br />

successione dei contrafforti alternata alla successione delle finestre<br />

e dall'assenza di ogni elemento decorativo, superfluo ed ornamentale.<br />

La semplicità strutturale si accompagna alla moderata altezza delle<br />

volte, quasi per contenere la spinta estremistica in un atteggiamento<br />

di pacata compostezza.<br />

L'architettura cistercense realizzò in unità espressiva i due sistemi<br />

stilistici, romanico e gotico, che dovevano caratterizzare le costruzioni<br />

abbaziali secondo i dettami bernardini seguendo questa disposizione: il<br />

romanico all'esterno dell'edificio, il gotico all'interno.<br />

I caratteri dell'architettura cistercense sono la diretta conseguenza<br />

dei principi ideali e degli Statuti dell'Ordine, che richiedevano l'estrema<br />

povertà delle pareti e degli ornamenti. Proibivano cioè le pitture e le


(106) -30-<br />

sculture perché «distraggono dalle sante meditazioni e sono contrarie<br />

alla gravità religiosa ».1<br />

Tutto ciò che veniva considerato secondario, quindi, è abolito dalle<br />

concezioni architettoniche dei monaci cistercensi che per quasi tutto<br />

un secolo costruirono da loro stessi le loro abbazie, creando quindi una<br />

unità di stile difficilissimo a confondersi. Da quest'arte semplice, forte,<br />

riflessiva, resta esclusa ogni fantasia arbitraria, dando luogo ad un<br />

razionalismo fondamentalmente funzionale. La regolarità e la logica disposizione<br />

degli edifici attorno al chiostro, che diventa il centro di tutto<br />

l'insieme di corpi di fabbrica rettilinei, saggiamente collegati fra loro,<br />

sottopongono l'intero complesso ad un vero e preciso piano urbanistico.<br />

La distribuzione dell'insieme è in genere identica quasi in tutte le<br />

abbazie, con la chiesa a nord per riparare il monastero dai venti freddi;<br />

il. chiostro al centro, sul quale si aprono gli accessi alla chiesa, alla<br />

sacrestia, al capitolo, ai giardini, ai campi, al dormitorio; l'infermeria a<br />

sud, nel posto più soleggiato e luminoso; il monastero nel luogo più<br />

freddo. La stessa continuità spaziale dei locali riservati ai monaci la si<br />

ritrova nei locali dei «conversi », dei pellegrini, degli infermi, le cui<br />

esigenze di vita si realizzano differenzialmente, lontano dalle abitazioni<br />

dei monaci, nella parte occidentale. Non sembra quindi arduo affermare<br />

che l'arte cistercense è «un'architettura utilitaria, dove tutto risponde<br />

ad uno scopo preciso e nettamente definito dalla Regola ».2<br />

Alla rigorosa unità nel1a disposizione degli edifici si accompagna<br />

una chiara unità di stile: l'effetto di questa bellezza semplice e spoglia<br />

sta proprio nella disposizione armoniosa delle parti, nelle proporzioni,<br />

nella visione d'insieme. Eppure il materiale impiegato per ottenere tutto<br />

questo è proprio il meno prezioso, il più comune, la pietra, scelta<br />

proprio in funzione della sua povertà, impiegata in maniera mai troppo<br />

eccessivamente levigata.<br />

II - DUE ESEMPLARI A CONFRONTO: FOSSANOVA E CASAMARI<br />

La Chiesa<br />

La chiesa di Fossanova consacrata nel 1208 è il primo esempio di<br />

architettura cistercense in Italia; Casamari, consacrata qualche anno<br />

dopo, nel 1217, è stata costruita sul modello di quella di Fossano-<br />

l Statuta capìtulorum Igenera.lium Ordinis cìstercìensìs ab anno lJ.116ad annum<br />

.1786 - ICANIVEZ.<br />

~ L'Archìtecture cìstercìenne en Fa'ance - \M. AUBERT.


-31- (107)<br />

va. Entrambe, comunque, si ispirano alle costruzioni cistercensi francesi<br />

di Fontenay e di Pontigny.<br />

La loro pianta è del tipo romanico a croce latina, con uI?-transetto<br />

a pianta quadrata e una navata centrale a sette campate oblunghe, cui<br />

corrispondono lateralmente altrettante campate rettangolari in senso opposto<br />

alle due navatelle. La navata centrale, notevolmente più ampia<br />

e alta delle due laterali, è fiancheggiata da una fuga di sette pilastri<br />

crociformi su cui si elevano gli archi a sesto acuto. Comuni a tutte le<br />

cliiese cistercensi sono i peducci pensili da cui partono le semicolonne<br />

che sostengono gli archi delle volte a profilo quadrato. L'esistenza di<br />

questi peducci si spiega con l'esigenza di terminare le colonne al di<br />

sopra degli stalli del coro, il quale occupava tutta la navata centrale:<br />

gli stalli non avrebbero potuto essere addossati ai pilastri se le semicolonne<br />

fossero arrivate fino a terra. Le piccole aperture a tutto sesto<br />

nella navata maggiore al di sopra della cornice che corre sulle arcate,<br />

costituiscono il «triforium» e ricordano vagamente i matronei<br />

delle chiese romaniche.<br />

I pilastri cruciformi su cui poggiano le grandi arcate delle navate<br />

sono affiancati da quattro colonne incastrate. Da quanto descritto risulterebbe<br />

quindi una certa affinità fra le due chiese soprattutto per la<br />

identità di forme, nei supporti, nelle arcate, nell'assenza di grandi elementi<br />

decorativi, nelle lesene che partono dai pilastri, e nella medesima<br />

cornice che corre sulle arcate lungo tutta la chiesa, e l'altra cornice che<br />

stringe i pilastri al di sopra dei capitelli.<br />

Ma nonostante questa prima impressione di affinità di elementi tra<br />

le due chiese, è facile riscontrare in Casamari una maggiore pretesa di<br />

eleganza formale nella presenza di costolonature in tutte le volte del<br />

soffitto della chiesa, mentre a Fossanova queste sono limitate alla navata<br />

d'incrocio del transetto, cosicché nelle altre l'intero peso della parete<br />

viene sostenuto da un arco a sesto acuto a doppia ghiera. Anche i<br />

capitelli delle colonne addossate ai pilastri, pur riprendendo il medesimo<br />

motivo delle foglie stilizzate, sono più evoluti e rivelano una maggiore<br />

plasticità formale. La più evidente diversità nei confronti di Fossanova<br />

è comunque espressa dalla maggiore ampiezza del transetto, sempre a<br />

pianta quadrata, in cui le due campate laterali dei rispettivi bracci sono<br />

affiancate da un'altra campata. Questo ampliamento muta la posizione<br />

della torre campanaria che invece di erigersi su entrambe le campate<br />

di incrocio, fu costruita su due arcate gotiche laterali poggianti<br />

sulla campata precedente, risolvendo quindi in maniera abbastanza in-


(108) -32-<br />

felice rispetto alla solennità dell'intero edificio, il problema della costruzione<br />

del tiburio. Questo, a pianta ottagonale, si eleva su due piani.<br />

Inoltre, le due campate del coro di Fossanova qui si riuniscono<br />

in un'unica volta seipartita. A Fossanova la parete dell'abside prende<br />

luce da una fila di tre finestre ad arco acuto, di cui una con colonne.<br />

Il rosone che si apre più sopra, a otto lobi di tre metri di diametro,<br />

è incorniciato da un'apertura a tutto sesto poggiante su piedritti guarniti<br />

di colonne. Anche i bracci del transetto sono illuminati da una<br />

fila di tre finestre. In Casamari invece le due grandi finestre del coro<br />

sono sormontate da altre finestre e al di sopra di queste si allarga un<br />

occhialone ornato da sei cerchi disposti attorno ad un occhio centrale.<br />

Questo si ritrova anche nelle due pareti terminali del transetto, illuminate<br />

da due finestre. Proprio in questi due bracci si rilevano diverse<br />

asimmetrie: le due finestre archiacute del lato sinistro si trovano spostate<br />

a sinistra rispetto al rosone soprastante; la grande finestra archìacuta<br />

al di sopra dell'altare neJla cappella estrema del braccio destro<br />

non si trova insieme all'altare al centro della parete ma spostata<br />

sulla destra, forse per consentire l'apertura di una porta sulla sinistra<br />

del suddetto altare, atta ad accedere più speditamente alle costruzioni<br />

situate dietro l'abside della chiesa.<br />

Elementi caratteri.stici della facciata di Fossanova sono il suo leggero<br />

incassamento rispetto al piano stradale, la preziosità del portale direttamente<br />

visibile per l'assenza del portico, e il suo splendido rosone di<br />

ventiquattro colonnine diramantisi da un occhio centrale, i cui capitelli<br />

sono sovrastati da archetti a tutto sesto, che intersecandosi danno luogo<br />

a loro volta ad archi acuti. L'esiguo resto di un rosone di raggio assai<br />

più breve collocato al di sopra del grande, lascia supporre, più che<br />

l'esigenza di dare maggiore luminosità alla navata, quasi un ripensamento<br />

da parte dell'architetto che prese in mano le redini della costruzione<br />

quando la facciata co] suo piccolo rosone non era ancora terminata.<br />

Il rosone di Casamari invece è piuttosto modesto, a circoli concen-<br />

trici e accompagnato da due finestre a sesto acuto di semplici proporzioni.<br />

La stessa semplicità si ritrova nella cornice delimitante il colmo<br />

e il frontone, a piccole mensole. L'arco cieco alquanto schiacciato al di<br />

sopra del rosone non aggiunge maggiore espressività alla parte superiore<br />

della facciata di Casa mari, che invece acquista una notevole ricchezza<br />

nella parte inferiore, coperta da un porticato col tetto a capanna e tre<br />

campate ogivali definite da due archi laterali a sesto acuto e da un arco<br />

centrale a tutto sesto. Il portale a sesto acuto ha una ampia e ricca


-33- (109)<br />

strombatura, costituita da una fuga di esili colonnine alternate a spigoli,<br />

da cui parte l'archivolto ornato da sottili modanature. Anche qui si rivela<br />

un'anomalia di cui è difficile dare spiegazioni e che lascia supporre<br />

insieme alle altre diversità la presenza ed il succedersi di architetti con<br />

programmi diversi: a sinistra del grande portale, infatti, una piccola<br />

porta immette nella navata corrispondente, mentre a destra si apre una<br />

piccola finestra.<br />

Anche a Fossanova il portale d'accesso è un arco a sesto acuto con<br />

una lunetta nella parte superiore in cui si ripete il motivo del grande<br />

rosone. Del portico non si hanno tracce se non in due archi ciechi a<br />

sesto acuto laterali, a cui forse un tempo era appoggiata una costruzione<br />

di fattura simile a quella di, Casamari. L'esterno di ambedue gli<br />

edifici presenta elementi di chiara origine -borgognone come i contrafforti<br />

terminanti a cappuccio, la cornice a medaglioni incavati e la tozza<br />

torre poligonale.<br />

Il chiostro<br />

Come per le altre parti dell'abbazia, nel chiostro che fiancheggia il<br />

lato sud della chiesa, secondo il modello cistercense, si ritrova la stessa<br />

semplicità di forme, anche se Casamari presenta delle anomalie rispetto<br />

a Fossanova e in genere rispetto alla maggior parte dei chiostri simili.<br />

Senza dubbio il chiostro di Fossanova costituisce uno dei più chiari<br />

esempi di fusione di elementi romanici e gotici. Dell'antica costru-:<br />

zione romanica del chiostro dell'abbazia benedettina permangono infatti<br />

i tre lati coperti da volte a botte, i 'cui capitelli assai semplici poggiano<br />

su colonnine binate lisce che sorreggono gli archi a tutto sesto.<br />

Il quarto lato, invece, costruito nella parte meridionale in epoca assai<br />

più tarda e secondo i dettami dello stile gotico, presenta volte a crociera,<br />

senza ogive, con archi acuti poggianti su mezze colonnine a peduccio<br />

incassate nel muro del refettorio, e dall'altra parte addossate ai<br />

pilastri.<br />

Il chiostro di Casamari, sempre a pianta quadrata, sostituisce all'alternanza<br />

di arcatelle e colonnine lungo i quattro lati che danno sul<br />

cortile, una spessa rnuratura, su cui si aprono, lateralmente alle quattro<br />

porte tra gli ambulacri e il,cortile, due bifore, le cui arcate poggiano al<br />

centro e contro i piedritti su colonnine accoppiate, dai capitelli molto<br />

ornati. Si ritiene che questo inverso rapporto tra pieni e vuoti non appartenga<br />

alla costruzione primitiva dei primi anni del Duecento, ma<br />

ad un rifacimento quasi totale dei primi decenni del Settecento, quan-


(110) -34-<br />

do i Trappisti, venuti ad insediarvisi, ritennero necessaria la spessa muraglia<br />

per sostenere la spinta del lato meridionale della chiesa che non<br />

era stata contraffortata e in cui erano apparse delle lesioni. Anche le<br />

attuali volte a botte con invasature a tutto sesto sulle porte e sulle finestre,<br />

sembrano appartenere al radicale rifacimento settecentesco.<br />

Il padiglione della fontana è in entrambe le abbazie a pianta quadrata.<br />

A Fossanova l'edicola, che si addossa sul lato gotico di fronte al<br />

refettorio, si apre sul chiostro con un grande arco a tutto sesto, mentre<br />

i lati formati da doppia arcata a pieno centro, scaricano nel punto mediano<br />

su una colonna, e agli angoli su un pilastro fiancheggiato da quattro<br />

colonnine. L'edicola culmina in una piramide a quattro falde, terminanti<br />

in una lanterna quadrata. Il lavabo, sempre a Fossanova, è costituito<br />

da una pietra miliare romana.<br />

Sala capitolare<br />

Sul lato orientale del chiostro si apre la porta a tutto sesto che<br />

conduce alla sala capitolare. In Fossanova si riscontra senza dubbio una<br />

maggiore essenzialità di elementi, senza eccessivi ornamenti. Le sei<br />

campate sono ricoperte da volte a crociera con costoloni che ricadono<br />

al centro su due pilastri a fascio, di otto colonne ciascuno, e dalla parte<br />

delle pareti su gruppi di tre colonnine pensili, poggianti su alti stilobati.<br />

Le ogive sono a più tori sottili, i sottarchi sono mossi da vari elementi.<br />

Questi elementi, come i capitelli delle colonnette a crochet e le ogive<br />

affusolate, tipicamente cistercensi, presentano caratteri gotici fortemente<br />

accentuati, databili forse alla prima metà del Duecento.<br />

In Casamari, si accede alla sala capitolare, mantenuta in perfette<br />

condizioni, attraverso un ricco portale a tutto sesto con una duplice<br />

modanatura a profilo tondo. La bellissima sala, il cui livello si estende<br />

più in basso rispetto al chiostro, è costituito da nove campate, rette da<br />

quattro pilastri a fascio, cui sono appoggiate otto esili colonnine con<br />

capitelli molto evoluti, sormontati da un massiccio plinto ottagonale.<br />

I sottarchi e le ogive si raccolgono lungo i muri su grandi mensole composte<br />

anch'esse da un plinto ottagonale, da quattro capitelli a foglie e<br />

da elementi circolari che si rastremano alla base. La porta d'accesso<br />

alla sala è affiancata da due aperture accoppiate, ad arco spezzato, le<br />

cui curvature ricadono su colonnine dai capitelli ornati di foglie. La<br />

sala è forse uno dei più bei pezzi di architettura francese in Italia, soprattutto<br />

per la purezza di forme e di intagli, difficile a riscontrarsi anche<br />

nella corrispondente sala di Fossanova.


Refettorio<br />

-35- (111)<br />

Di grande interesse a Fossanova è la sala del refettorio, a pianta<br />

rettangolare, disposta perpendicolarmente al chiostro secondo la più<br />

stretta regola, in cui ancora è conservato il pulpito di lettura con la<br />

relativa scala. I due spioventi del soffitto in legno poggiano su cinque<br />

grandi archi a sesto acuto a profilo squadrato, sorretti da pilastrini<br />

pensili.<br />

La grande sala, estremamente solenne e severa, doveva un tempo<br />

essere illuminata da tre finestre di fondo e da altre cinque su ogni lato,<br />

mentre oggi quelle della parete di sinistra si riscontrano completamente<br />

murate.<br />

Il pulpito e la scala d'accesso si elevano sulla parete di destra, entro<br />

due grandi archi a pieno centro, con eleganti modanature.<br />

La grande particolarità di Casamari è costituita dal fatto che, contrariamente<br />

alla norma che avrebbe voluto il refettorio perpendicolare<br />

al chiostro, non ne esistono tracce né nella ubicazione corrispondente<br />

a quella di Fossanova né altrove. Data l'impossibilità di concepire un<br />

monastero senza un tale edificio, si può supporre la totale distruzione<br />

del refettorio originale, dovuta a terremoti o ad una guerra. Alcune<br />

tracce di questo o di altri edifici scomparsi, come l'infermeria, potrebbero<br />

essere forse ravvisabili nell'alto del fabbricato del dispensario, verso<br />

sud, al di sopra dell'attuale «farmacia». La stranezza di queste assenze<br />

infatti la si riscontra direttamente sulla pianta dell'abbazia, in<br />

cui, nel lato sud, al di là del chiostro, non esistono altri edifici in direzione<br />

est-ovest, ma solo un enorme giardino, compreso tra il chiostro e<br />

la strada nazionale; ed è proprio sulla facciata dei due grandi edifici che<br />

sorgono ad oriente e ad occidente di tale giardino, che si rilevano gli<br />

spioventi di un tetto, con i fori per le travature, e addirittura si riconosce<br />

un grande arco a tutto sesto sotto le travature dell'edificio orientale.<br />

Sono evidentemente i resti di un grande edificio che doveva chiudere<br />

l'abbazia sul lato meridionale e che possiamo immaginare tagliato perpendicolarmente<br />

all'ormai scomparso refettorio.<br />

La sala che in Casamari, ora, ha sostituito le funzioni del refettorio,<br />

si trova sul lato occidentale del chiostro. Essa è divisa in due navate<br />

di otto campate da una fila di sette colonne cilindriche tozze; è coperta<br />

da volte a crociera, i cui larghi costoloni ricadono lungo i muri su pilastri<br />

con abaci molto semplici.


(112) -36-<br />

La casa abbaziale<br />

In nessun altro monastero, forse, di ongme benedettina, fu rispettata<br />

come in Casamari la rigorosa regola per la quale la dimora dell'abate<br />

deve essere staccata dal corpo del monastero, per consentirgli<br />

senza disturbare i monaci, di accogliere gli ospiti che possono sopraggiungere<br />

alle ore più impensate.<br />

In conseguenza di questa severa prescrizione, quindi, la casa per<br />

l'abate e per gli ospiti si presentava sulla soglia stessa dell'abbazia. Ed<br />

è, a Casamari, infatti, il primo edificio che si incontra e che ora è appunto<br />

destinato a foresteria. Di modeste dimensioni, la sua facciata è<br />

costituita da un notevole arco a tutto sesto, fiancheggiato da uno sperone<br />

sulla destra e sovrastato da una galleria di quattro bifore a tutto<br />

sesto. I due archi di ogni bifora poggiano al centro su un fascio di tre<br />

sottili colonnine lisce disposte a triangolo, molto simili a quelle del campanile.<br />

La foresteria, che occupa la parte sinistra dell'edificio, doveva<br />

un tempo essere di dimensioni assai maggiori, come forse più vasta era<br />

la casa abbaziale sul lato destro, continuando per un breve tratto e poi<br />

volgendo più o meno ad angolo retto verso oriente, fino a ricongiungersi<br />

con il lungo edificio dove si apre la porta vera e propria del monastero;<br />

occupava cioè l'area dove assai più tardi fu costruita l'attuale « farmacia<br />

».<br />

Superato il grande 'arco d'accesso, ci si trova in un atrio su cui si<br />

aprono due archi a sesto acuto di differente ampiezza, con modanatura<br />

a profilo tondo. Questo duplice portale gotico costituisce, secondo lo<br />

Enlart, l'originaria facciata dell'edificio, cui poi sarebbe stato aggiunto<br />

per ampliamento il grande arco a tutto sesto che la precede.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

L. Fraccaro-De Longhì - L'al1chitettura delle chiese cistercensi italiane -<br />

Ed. Ceschina.<br />

C. D'Orlofrio-C. Pietrangeli - Abbazie del Lazio.<br />

M. A. Dimier - L'art cistercien hors de France - Ed. Zodiaque 1971.<br />

Enlart - Origines [rançaises de l'arch~e.cture gothique en Italie .<br />

.,.


FLORILEGIO CISTERCENSE<br />

a cura di P. VITTORINOZANNI<br />

1. Rimproverare è necessario ma difficile<br />

Volesse il cielo che non ci fosse mai bisogno di rimproverare alcuno.<br />

Sarebbe la cosa più bella!<br />

Ma purtroppo, mancanze ne commettiamo tutti in gran numero.<br />

E quindi non posso tacere, perché è mIO dovere riprendere chi<br />

manca. E, soprattutto, è la carità che mi spinge (cfr. Cc 3,2; 2 Cor<br />

5,14).<br />

Ma alle volte, dopo aver rimproverato e aver cercato di compiere<br />

il mio dovere, mi accorgo che il rimprovero non sorte il suo effetto e<br />

non raggiunge lo scopo che mi ero prefisso: ritorna a me senza frutto,<br />

come una freccia che dopo aver raggiunto il bersaglio, rimbalza indietro,<br />

contro chi l'ha scagliata.<br />

In queste circostanze, cari confratelli, quale pensate sia il mio stato<br />

d'animo? Il cuore mi si stringe, la mente si turba.<br />

Mi sento stretto fra due sentimenti, e non so a quale dei due aggrapparmi:<br />

esser contento di aver parlato e di aver compiuto il mio<br />

dovere, o pentirmi delle mie parole perché non hanno ottenuto lo scopo?<br />

Volevo disarmare il nemico e salvare il fratello: e non l'ho fatto I<br />

Anzi, è accaduto proprio il contrario: ho ferito un'anima e ne ho aggravata<br />

la colpa, perché si è aggiunto anche il disprezzo.<br />

Non vogliono ascoltar te, perché non vogliono ascoltar me, dice<br />

il Signore (Ez 3,7). Bada quale maestà disprezzi! Non credere di aver<br />

disprezzato solo me.<br />

E' il Signore che parla.<br />

E quel che ha detto al Profeta, lo ripete agli Apostoli: Chi disprezza<br />

voi disprezza me (Le 10,16).<br />

Non sono certo un Profeta, non sono un Apostolo.<br />

Tuttavia, lasciatemelo dire, e dei Profeti e degli Apostoli faccio le<br />

veci. I miei meriti non sono pari ai loro meriti; ma uguali sono le preoccupazioni.<br />

Anche se torna a mia grande confusione, anche se costituisce un<br />

serio pericolo per la mia anima, sono stato posto a sedere sulla cattedra<br />

di Mosé (cfr Mt 23,2). Non posso gloriarmi di una vita santa come<br />

quella di Mosé, e non sono partecipe delle grazie che egli sperimentò.<br />

Ma con ciò? Si dovrà forse disprezzare la cattedra perché vi siede<br />

un indegno?


(114) -38-<br />

Allora, quando vi sedevano scribi e farisei, Gesù disse: Quanto vi<br />

dicono, fatelo e osservatelo (Mt 23,3).<br />

Spesso al disprezzo si aggiunge l'intol1eranza. E cioè, qualcuno,<br />

rimproverato, non solo non si preoccupa di correggersi, ma si sdegna<br />

anche contro chi lo rimprovera, simile all'insensato che respinge la mano<br />

del medico. Stranezze della perversione: adirarti contro il medico,<br />

e non adirarti contro chi ti fa del male.<br />

Il nemico approfitta delle tenebre per colpire le anime rette: è<br />

proprio lui che ti ferisce a morte. E non senti nessun moto di ribellione<br />

contro di lui? Anzi ti sdegni contro di me che voglio vederti sano?<br />

Alle volte si arriva alla sfacciataggine: il colpevole non solo non<br />

tollera la riprensione, ma spudoratamente osa difendere l'azione che gli<br />

ha procurato il rimprovero.<br />

A questo punto non c'è più speranza. Sfrontatezza di prostituta<br />

è la tua, ma tu non vuoi arrossire (Ger 3,3). Queste parole mi fanno tremare.<br />

Non capisci quale peri.colo comporta la difesa del peccato? di<br />

quanto orrore essa è causa?<br />

Dice la Scrittura: lo, tutti quelli che amo, li rimprovero e li castigo<br />

(Apoc 3,19). Quando Dio non ti castiga, devi temere che Egli ti<br />

abbia giudicato indegno del suo amore.<br />

Non vedi che l'ira di Dio è maggiore proprio quando non si adira?<br />

Si usi pure clemenza all'empio, dice la Scrittura, non imparerà la giustizia<br />

(Is 26,10).<br />

Non voglio questo tipo di indulgenza, Signore, essa è più terribile<br />

di qualsiasi ira, perché mi sbarra la via del bene.<br />

Sarà certo molto meglio per me seguire il consiglio del Profeta:<br />

Siate saggi, ché non si sdegni il Signore, e voi perdiate la via (Salmo<br />

2,12). Voglio che tu ti adiri con me, o Padre delle misericordie, ma con<br />

quell'ira che tu adoperi per riportare l'errante sul retto sentiero; non<br />

usare la tua ira per cacciarmi via da te.<br />

Quanto sono benevoli i tuoi castighi. Temo tanto, invece, quando<br />

tu fai finta di non vedere i miei peccati.<br />

Temo quando non ti sento. Quando invece avverto la tua ira, allora<br />

ho fiducia nel tuo perdono: nello sdegno ricòrdati di avere clemenza<br />

(Abacuc 3,2). Signore, tu eri per loro un Dio paziente, pur castigando<br />

i loro peccati (Salmo 98,8): si parla di Mosé, Aronne e Samuele, e si dice<br />

che Dio fu paziente con loro perché si vendicò delle loro colpe.<br />

Di tale benignità vorrai tu dunque rimanere privo in eterno, tu<br />

che difendi i tuoi errori e biasimi chi ti corregge?


-39- (115)<br />

Ma questo vuol dire chiamare bene il male e male il bene!<br />

Da questa abominevole sfacciataggine germoglierà l'impenitenza;<br />

e l'impenitenza a sua volta è madre della disperazione. Chi si potrà pentire<br />

di una cosa che crede buona?<br />

Vae illis! Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene<br />

(ls 5,20).<br />

Questo « guai» è una minaccia che dura sempre.<br />

Un conto è essere tentati dalla nostra concupiscenza che ci attrae<br />

e ci seduce (Giac 1,14); ben altro è desiderare spontaneamente il male<br />

come se fosse un bene: ciò significa correre verso la morte come se<br />

fosse la vita, fondati su una falsa sicurezza.<br />

In simili circostanze, qualche volta preferirei tacere e far finta di<br />

non vedere, piuttosto che rimproverare ed esser causa di tanto male.<br />

Mi potrai dire che le mie rette intenzioni torneranno a mio bene,<br />

che ho compiuto il mio dovere, che non sono responsabile dei peccati<br />

altrui, dopo aver raccomandato di lasciare la strada cattiva per tornare<br />

alla vita.<br />

Mi potrai portare tante simili giustificazioni, ma non riuscirai a<br />

consolarmi, vedo un figlio morire; con quel rimprovero cercavo la sua<br />

salvezza, non la mia.<br />

Immagina una mamma che ha prodigato tutte le sue cure al figlio<br />

malato, e che a un certo punto si vede delusa e capisce che nonostante<br />

tutto il figlio muore: potrà mai quella mamma consolare il suo dolore?<br />

E, pensa, lei piange la morte temporale del figlio. Tanto più debbo piangere<br />

io per la morte eterna di un figlio, anche se son consapevole di<br />

aver fatto per lui quanto era in me.<br />

Rifletti invece da quanto male si libera, e libera anche me, colui<br />

che, ripreso, risponde dolcemente, si queta senza pretese, tranquillamente<br />

obbedisce, e ammette con umiltà la sua colpa.<br />

Di quest'anima io mi dichiaro debitore in tutto. Voglio essere suo<br />

servo e ministro, perché vedo in lei la degnissima sposa del mio Signore.<br />

2. L'umiltà<br />

SAN BERNARDO - Super Cantica, 42<br />

C'è l'umiltà, frutto della carità e da essa riscaldata.<br />

C'è però anche l'umiltà che nasce dalla verità ma non ha calore.<br />

Questa si basa sulla conoscenza di se stessi.<br />

L'altra ha il suo fondamento nella carità.


(11~) -.. 40--<br />

Se scruti internamente te stesso, senza finzione, alla luce della verità,<br />

se ti giudichi senza adularti, san certo che dovrai umiliarti ai tuoi<br />

occhi. Conoscendoti esattamente, diverrai più abietto a te stesso, pur<br />

non permettendo ancora, forse, che tale ti stimino anche gli altri.<br />

Sarai dunque umile, ma solo per effetto della verità, non ancora<br />

umile per il traboccare dell'amore.<br />

Perché, se tu amassi quella verità il cui splendore ha illuminato la<br />

tua mente e ti ha condotto alla conoscenza esatta e salutare di te stesso;<br />

se tu, dico, amassi quella verità, certamente vorresti che tutti pensassero<br />

di te quel che di te pensi tu stesso; vorresti cioè che gli altri possedessero<br />

sul tuo conto quella verità che tu sai di possedere.<br />

Considera dunque quanto sono diverse queste due cose: che uno,<br />

illuminato dalla verità, non abbia gran concetto di se stesso; e che un<br />

altro, aiutato dalla carità, consenta volentieri al poco di bene che si dice<br />

di lui.<br />

Il primo stato d'animo è una conseguenza logica alla quale non si<br />

può dir di no; il secondo è un frutto della volontà.<br />

Semetipsum exinanivit formam servi accipiens, Gesù spogliò se stesso<br />

assumendo la condizione di servo.<br />

Ci insegnò così l'essenza dell'umiltà. Spogliò se stesso, non per<br />

una conseguenza logica derivante dalla cognizione di se stesso, ma per<br />

nostro amore.<br />

Egli si conosceva bene, non poteva in alcun modo stimarsi abietto<br />

e degno di disprezzo. Ma tale volle mostrarsi, per nostro amore.<br />

Gesù fu umile per un atto della sua volontà, non per un giudizio<br />

della sua intelligenza. Egli, cioè, si manifestò a noi quale sapeva di non<br />

essere. Preferì essere reputato l'ultimo, pur sapendo di essere il primo.<br />

Discite a me quia mitis sum et humilis corde, imparate da me che<br />

sono mite e umile di cuore. Ed è bello mettere l'accento sull'ultima parola:<br />

fu umile per la carità del suo cuore, cioè per un atto della sua<br />

volontà.<br />

Se io e te scrutiamo il nostro animo, ci ritroviamo veramente meritevoli<br />

di disonore e di disprezzo, tali da essere stimati ultimi e più vili<br />

fra tutti, degni di essere percossi e puniti.<br />

Non così Gesù'. , Egli tuttavia, queste umiliazioni soffrì perché, umile<br />

di cuore.: volle soffrirle; umile dell'umiltà .che gli fu dettata dall'amore<br />

per noi; non umile dell'umiltà che potesse derivare dalla visione delle<br />

reali condizioni della sua anima ..


-41- (117)<br />

Per questo ho detto che l'umiltà volontaria si produce in noi non<br />

ragionando sulla realtà. La vera umiltà è piuttosto effusione di carità,<br />

viene dal cuore, dall'affetto, dalla volontà.<br />

Giudica tu se ho detto bene.<br />

Esamina pure con la tua mente se ho fatto bene ad attribuire al<br />

Signore questa umiltà volontaria: sappiamo infatti che Egli per amore<br />

spogliò se stesso, per amore fu reputato inferiore agli angeli, per amore<br />

si sottomise ai suoi genitori, per amore si inchinò alle mani di Giovanni<br />

Battista, per amore sopportò le infermità della carne, per amore infine<br />

si assoggettò alla morte e subì l'ignominia della croce.<br />

A te non basti dunque essere umile di quella umiltà che sgorga necessariamente<br />

dalle reali condizioni della tua anima; aggiungi la volontà,<br />

e fa di necessità virtù, perché non c'è virtù se manca il consenso<br />

della volontà.<br />

Ma come far questo? Così: non voler apparire agli altri diverso<br />

da quel che tu sai di essere realmente.<br />

Altrimenti anche a te si potrebbe dire: è cosa abominevole usare<br />

due pesi e due misure. Vorrai forse disprezzare te stesso nell'intimo della<br />

tua anima dopo esserti pesato sulla bilancia della verità, e poi venderti<br />

agli altri ad un prezzo maggiore?<br />

Temi il Signore! Evita questa pessima incoerenza: umìlìarti nella<br />

verità, e insuperbirti con la volontà. Ciò significherebbe resistere alla verità,<br />

combattere contro Dio!<br />

Piuttosto, ubbidisci alla voce di Dio, e la tua volontà sia soggetta<br />

alla verità.<br />

E non solo soggetta, ma anche ad essa devota: Nanne Dea subiecta<br />

erit anima mea? La mia anima non vorrà forse sottomettersi a Dio?<br />

Ma è ancor poco essere soggetto a Dio. Devi essere soggetto anche<br />

ad ogni uomo per amore di Dio.<br />

E ti dico ancor di più: sii sottomesso ai tuoi pari, anzi ai tuoi inferiori!<br />

Sic enim deeet nos implere amnem iustitiam, così conviene che<br />

adempiamo tutta intera la giustizia.<br />

Va anche tu a chiedere aiuto a chi è da meno di te, se vuoi essere<br />

perfetto nella via della santità; abbi deferenza per i tuoi sudditi, umiliati<br />

con chi è più giovane di te.<br />

Tu sii il buon odore di Cristo ovunque, da tutti ammirato, mite<br />

con tutti.


(118) -42-<br />

Tale non potrà essere colui che è umile solo perché consapevole<br />

delle sue reali miserie. Costui, la sua umiltà se la tiene per sé, senza<br />

permettere che essa sparga attorno il suo profumo.<br />

Possiamo anzi affermare che questa umiltà non ha affatto profumo,<br />

perché non viene dalla volontà. Egli si umilia, si, ma non spontaneamente<br />

né volentieri. L'umiltà della mistica sposa invece, tamquam nardus<br />

effonde il suo profumo, profumo caldo di amore.<br />

L'umiltà della sposa è volontaria, è eterna, è ricca di frutti. Quanto<br />

più si sente lodata, tanto più ella si umilia.<br />

La sposa non si gloria dei suoi meriti, né tra le lodi dimentica la<br />

umiltà: «Non vedo in me alcun merito per essere elevata a si alta dignità.<br />

E' stato Dio che si è degnato di rimirare l'umiltà della sua ancella<br />

».<br />

Che cosa vuol dire: nardus mea dedit odorem suum?<br />

Che cosa, se non: Placuit mea humilitas, a Dio piacque la mia<br />

umiltà?<br />

La mia sapienza, la mia nobiltà, la mia bellezza erano ben poca cosa.<br />

Solo la mi.a umiltà dedit odorern suum, effuse il suo profumo, solo<br />

la mia umiltà piacque a Dio, perché excelsus Dominus humilia respicit:<br />

il Signore altissimo si compiace degli umili.<br />

SAN BERNARDO - Super Cantica, 42


CISTERCENSI DI IERI E DI OGGI<br />

LA VEN. VERONICA LAPARELLI<br />

di P. VITTORINO ZANNI<br />

Vi sembra possibile, oggi, uscir di casa, chiudere il portone, fermarvi<br />

sulla pubblica via, e non vedere e non sentire automobili? - Impossibile,<br />

direte voi.<br />

E invece è possibile: a Cortona, in via San Niccolò, attorno al monastero<br />

delle monache cistercensi.<br />

Silenzio d'altri tempi! E Cortona è una tra le famose « città del<br />

silenzio ».<br />

Avete mai visto una città « pulita »? Se non l'avete vista - e lo so,<br />

siete in tanti a non averla vista - andate a Cortona e la vedrete.<br />

A Cortona, se siete su al Poggio e volete comperare una cartolina,<br />

dovete scendere giù in Piazza, perché nella «città antica» non esistono<br />

negozi.<br />

E quando andrete a Cortona - andateci, perché lo merita, ve lo<br />

assicuro - l'automobile lasciatela in Piazza; altrimenti, o rischiate di<br />

demolire la cantonata di un venerando palazzo etrusco, o porterete l'auto<br />

in carrozzeria.<br />

Ma a Cortona dovete andarci: non solo perché Cortona è una città<br />

irripetibile, per i suoi panorami verso la val di Chiana, il Trasimeno,<br />

i monti, per le sue mura ciclopiche, per le sue chiese e conventi e case<br />

e vie e viuzze che ci portano indietro di secoli; ma anche perché, a Cortona<br />

nacque, visse e morì la venerabile Veronica Laparelli, monaca<br />

cistercense.<br />

Nacque nel 1537.<br />

MorÌ nel 1620.<br />

Si tratta dunque di una santa d'altri tempi. Sì senza dubbio, se ci<br />

fermiamo ai dati anagrafici.<br />

Ma la venerabile Veronica Laparelli è una santa attualissima se ci<br />

accostiamo alla sua spiritualità.<br />

I genitori, tra i più nobili ed agiati di Cortona, si opposero vivacemente<br />

alla giovane figlia quando manifestò concreta la volontà di<br />

Sposare Cristo. Le obiezioni furono quelle si sempre, quelle di ieri e di<br />

oggi: il monastero è evasione, è mistificazione, è disimpegno, egoistico<br />

ripiegamento su se stessi; chiudersi in una cella vuoI dire fuggire, e la<br />

fuga è dei pavidi; allontanarsi dal prossimo equivale ad allontanarsi da<br />

,'I '


(120) -44-'<br />

Dio: se non ami il prossimo che vedi, come puoi amare Dio che non<br />

d '~<br />

ve t. '"<br />

Veronica non si lascia persuadere dai suoi genitori, dei quali conosce<br />

la fede. Confuta anzi le loro argomentazioni. Non si limita a trincerarsi<br />

dietro lo schermo di quelle belle parole: O beata solitudo, o sola<br />

beatitudo! Trova motivi molto più validi e più moderni per insistere<br />

nell.a sua richiesta.<br />

Israele - ella dice - diventa popolo di Dio solo attraverso la penosa<br />

esperienza del deserto. Gesù si sottrae alle folle - incalza - e<br />

tutto solo sale sul monte a pregare. Anche sul Calvario Gesù si sente<br />

solo: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? ». Ed è nell'amarezza<br />

della solitudsne che Egli riconcilia gli uomini con Dio. «Chi<br />

perde la propria vita, la salverà ».<br />

Il 10 novembre 1560 Veronica Laparelli compie ventitre anni.<br />

Il giorno seguente, il pesante portone del monastero cistercense<br />

si chiude per sempre dietro le sue spalle.<br />

I sessant'anni che Ella visse dietro le grate furono tutta una vita<br />

di seroizio. La sua non fu né pavida fuga né scaltra ritirata strategica.<br />

Per Veronica, il monastero fu una trincea, non un rifugio tranquillo.<br />

In queste brevi note non parliamo della sua povertà, per amore<br />

della quale rinunziò anche a quella parte del suo dotamento per suo<br />

uso come si suol concedere a tutti l'altre (...) rimettendosi tutta in Dio<br />

sotto l'obbedientia di chi governava - è la sua Badessa che racconta -<br />

Un giorno di poi mi portò dei quattrini i quali gli erano rimasti che<br />

non senera acorta.<br />

Né vogliamo parlare del suo spirito di penitenza, di sorte che tutta<br />

la carne sua spruzzava sangue e questo basti quanto alle sue astinenti e<br />

che a voler narrare di punto in punto saria dificilissimo e non senza<br />

fastidio delli audienti.<br />

L'aspetto di Madre Veronica sul quale preferiamo insistere perché<br />

ne fa una figura moderna ed attuale, è il suo spirito di carità e di servizio,<br />

la sua anima aperta al prossimo, aperta alle necessità spirituali e<br />

materiali di tutti.<br />

La venerabile Laparelli capì subito che non poteva cullarsi nel<br />

dolce e sereno tran-tran, che giorno dopo giorno si dipana senza fretta<br />

dietro le grate del monastero. Capì, ella, che se voleva guadagnare<br />

la propria vita, doveva spenderla per il suo prossimo. E agì di conseguenza.


E la chiamarono « La Monaca di Fuoco ».<br />

-45- (121)<br />

Con dolcezza, ma anche con decisione e fermezza, rifiuta ogni incarico<br />

che possa tornare a suo onore. E si assicura il privilegio di servire.<br />

Accetta giubilando l'ufficio di infermiera: così, pensa, curerà Cristo<br />

malato nelle membra delle sue consorelle. E con le malate fu diligente<br />

e premurosa, come vuole la Regola di San Benedetto.<br />

Una volta nel monastero scoppiò un furioso incendio. La cella della<br />

venerabile ne fu devastata. Non si salvò neppure l'amato crocefisso<br />

di legno. Le monache corrono qua e là, come colombe lambite dall'ala<br />

rapida dello sparviero; Veronica cerca di calmarle, provvede lei a tutto,<br />

corre in chiesa a pregare, e il fuoco è domato, così, senza nulla, per<br />

incanto.<br />

« Non abbiamo da mangiare, oggi, la dispensa è vuota» - si lamentano<br />

in coro le consorelle - « Siate calme, e fidatevi del Signore,<br />

- le interrompe Veronica - abbiate fede, e tutto verrà ». Squilla il<br />

campanello del portone: c'è farina, olio, vino.<br />

Ma la carità di madre Veronica va ben oltre le mura del monastero.<br />

Le fitte grate della clausura trattengono il suo corpo ma non il sacro<br />

fuoco che le brucia nel cuore. La santità non soffre barriere e si effonde<br />

in soave odore sulle anime ulcera te che cercano pace e perdono.<br />

Non è davvero un asilo tranquillo, il monastero, per quest'anima generosa.<br />

Quanti ricorrono a Lei, nessuno si sente trascurato:<br />

Consolatrice degli afflitti, Rifugio dei peccatori, Aiuto dei cristiani.<br />

Ogni anima le costa preghiere, veglie, penitenze. Come Cristo, anche<br />

lei vuoI morire in croce pèr la salvezza di tutti gli uomini, per la<br />

conversione dei, peccatori. Per i peccatori affinché si convertano, digiuna<br />

dal lO novembre a Natale, dall'Epifania a Pasqua.<br />

«Dio è pronto a' perdonarti - assicura ella ad un peccatore incallito<br />

che stava tramando una feroce vendetta contro chi l'aveva offeso<br />

-, Dio è pronto a perdonarti, dimentica le offese subìte ed io soddisterò<br />

ed espierò i tuoi peccati ».<br />

Ua notte alcune consorelle la sorpresero in Chiesa a pregare. «Signore<br />

Gesù, - diceva - salva la sua anima. Ti ha offeso più volte, ma<br />

Tu dàglì il tuo perdono e mettilo nel numero dei tuoi santi, per il tradimento<br />

di cui è stato vittima. Ha chiesto la vita per amor tuo, Gesù,<br />

ma non gli è stata concessa. Tu sai che è morto pentito. Perciò Ti pre-


(122) -46-<br />

go, dolce Sposo mio, che Tu gli voglia perdonare ». E la videro rialzarsi<br />

rasserenata. In giornata si seppe - continua il racconto delle consorelle<br />

- che un nobile cortonese era stato ucciso a tradimento, che aveva<br />

chiesto salva la vita «per amor di Dio », ma non gli era stata concessa.<br />

Un'altra volta Veronica resta in coro dopo l'ufficiatura divina. Una<br />

consorella curiosa la spia non vista, e la ode esclamare: «Signore, in<br />

beneficio di queste creature; Signore, in beneficio di queste creature». La<br />

monaca curiosa chiama altre consorelle. Ora Veronica piange e implora:<br />

«Signore clementissimo, stendi le tue braccia pietose su queste creature,<br />

con infinita pietà». E poco dopo: «Misericordia, misericordia », finché<br />

torna serena, riprende il suo colorito naturale e intona un solenne inno<br />

di ringraziamento al Signore. Per chi pregava? «Per noi e per la nostra<br />

Città », affermano le consorelle.<br />

«Per noi e per la nostra Città ».<br />

E' proprio questa l'ultima faccia della poliedrica carità della Laparelli,<br />

cui vogliamo accennare: la sua carità politica, sociale. Ed è bello<br />

scoprire che di questi problemi si interessasse una monaca di clausura,<br />

quattrocento anni orsono. Anche la vita civile, cioè la vita della<br />

città che fu sua patria, beneficiò della insigne santità di lei.<br />

Attraverso una rete di sapienti interventi ella seppe cogliere i motivi<br />

di rottura per ricomporli in unità, e spronò i suoi concittadini a ripristinare<br />

la legge del Vangelo nella vita pubblica quando l'egoismo<br />

umano minacciava ]0 spirito di unione e di fratellanza.<br />

La madre Gabriella Vagnucci racconta sotto giuramento che una<br />

notte, mentre vegliava in preghiera, le comparve la venerabile: «Devi<br />

dire alla madre Badessa che faccia pregare le monache per i bisogni<br />

della Città ».<br />

Non siamo forse sulla falsariga di Santa Caterina da Siena?<br />

Non è forse bello sapere che anche oggi una monaca santa, tante<br />

monache sante offrono a Dio il profumo delle loro virtù nascoste, il loro<br />

olocausto perenne per ottenere alla nostra Italia una nuova fioritura<br />

di vita crisitana e ore meno preoccupate di quelle che stiamo attualmente<br />

vivendo?


I PRIMI TRE FASCICOLI DEL<br />

«DICTIONNAIRE DES AUTEURS CISTERCIENS »:<br />

PREGI, DIFFICOLTA' E LIMITI<br />

di P. GOFFREDO VITI<br />

Pregi<br />

- La celerità che ha caratterizzato le tappe di questo Dizionario<br />

degli Autori <strong>Cistercensi</strong> è, a prima vista, sorprendente. Di questo dobbiamo<br />

dare atto in primo luogo all'infaticabile segretario P. Eugène Manning.<br />

Difatti solo nel maggio 1973 i direttori dell'Istituto di «Cistercian<br />

Studies » (Kalamazoo, USA) decisero di mettere in cantiere un Dizionario<br />

di autori cistercensi. La realizzazione del progetto fu affidata allo specialista<br />

Jean Leclercq, ma le molteplici occupazioni lo costrinsero a<br />

declinare l'invito. Quindi il progetto fu affidato a P. Eugène Manning<br />

già responsabile della Documentation Cistercienne.<br />

Nell'agosto 1973 P. Manning cominciò le sue ricerche con una prima<br />

serie di collaboratori e già nel 1974 usciva un primo elenco degli<br />

autori cistercensi nel volume 12 della collana Documentation cistercienne,<br />

diviso in due fascicoli: il primo dalla lettera A-I (con 1481 nomi) e<br />

il secondo dalla lettera J-Z (con 1518 nomi). Per un totale di 3.399 autori,<br />

se non andiamo erratil Un compito veramente arduo, anche se<br />

P. Manning poteva confidare in una cinquantina di collaboratori. Nel<br />

1975 uscivano i primi due fascicoli del tomo primo del Dictionnaire des<br />

auteurs cisterciens, come sedicesimo volume della collana Documentation<br />

Cistercienne; e l'anno successivo il terzo fascicolo. La distribuzione<br />

delle voci è la seguente:<br />

- Fascicolo l°: Abarca de Bolera - Azorites, colI. 1-72 e introduzione<br />

pp. XI-XVI con la bibliografia e la lista dei collaboratori.<br />

- Fascicolo 2°: Bacceti - Custodìo, colI. 73-196.<br />

- Fascicolo so: Dahnens - Guyton, colI. 197-332.<br />

Con la pubblicazione del Dictionnaire si intende colmare un vuoto<br />

nella storiografìa cistercense. Infatti tutti gli studiosi di problemi cistercensi<br />

avvertivano questa lacuna quando si imbattevano in un autore<br />

cistercense che non fosse tra i più noti. La dìffìcìltà era reale in quanto


(124) -48-<br />

le maggiori raccolte! sono antiche, abbastanza rare e non sempre complete<br />

ed esatte.<br />

Quindi più che lodevole l'impegno dei direttori: Emile Brouette,<br />

Anselme Dimier (t) e Eugène Manning nell'offrirei la possibilità di una<br />

facile consultazione con questi primi fascicoli che si presentano anche<br />

in buona e nitida veste tipografica, cosa che non sempre è raggiunta da<br />

collezioni del genere.<br />

Difficoltà<br />

l Criteri di Redazione. Potrebbe sembrar strano che proprio con i<br />

criteri di redazione inizino le difficoltà per questo Dictionnaire. Tutti<br />

sappiamo che i criteri di redazione sono scelte soggettive e bisogna accettarle<br />

come vengono proposte nell'introduzione dell'opera,"<br />

Ma alcune scelte tuttavia presentano oggettivamente delle difficoltà<br />

di consultazione per cui abbiamo creduto opportuno rilevarle.<br />

La prima è la scelta dell'Ortografia del nome. La questione l'ha rilevata<br />

lo stesso Manning nell'introduzione: «L'orthographe posait un<br />

problème vu le caractère français du Dictionnaire ».3<br />

Cosa è stato fatto per risolverla? P. Manning afferma: «En règle<br />

générale, nous avons respecté le prénom de ceux qui portaient un prénom<br />

étranger, mais voisin d'un prénom français. Nous avons ainsi Andrès<br />

de Acitores au lieu d'André, Pascoal de Agueda au lieu de Pascal, Vespasiano<br />

Aiazza au lieu de Vespasien. Nous n'avons pas automatiquement<br />

latinisé les prénoms mème si à une époque donnée ce fut l'habitude;<br />

nous avons gardé Charles de Visch au lieu de Carolus, mais là où<br />

ce nom latin, fut-il de baptème ou de famille, pouvait offrir des diffìcultés,<br />

nous avons gardé la forme latine; Agricius au lieu de Bauer. Nous<br />

avons ainsi conscience de nous conformer à une habitude prise depuis<br />

longtemps dans le monde des spécialistes de «l'anthroponymie ».4<br />

1 C. DE VISCH, Bibliothec,a Scriptorwm Sacri Ordinis CiJsterciensis, Douad 1649;<br />

C. DE VISCH. Auctarium (Ld Biouotnecam: Scriptorum Sacri Ordinis Cistetrciensis<br />

a.:wno 1656 pubb.Licatam per ·R. P. Caroiuan: De Visch prmem Dunensem. Edita da<br />

J. CANlVEZ, in Cistercienser Chronik, 38 :(119.2:6)e :t9 (11!)27); J. FRANçOIS, Bibtiothèque<br />

génér.aLe ,des écriv,ains de L'Ordre ,de .saint Benoit. Bouillon \1777,-17'78, .(Ristampa,<br />

Louvaìn 19(1); D. ,MACHADO-BARBOSA, Bibliotheca Lusuoma, Lisboa .11741; C. MOROZZO,<br />

Cistercii reiiorescenus Historica, Torino .1000; R. MUNIZ, ,Biblioteca Cisterciense<br />

espanoLa., Bungos '1793; G. rMAZZUCHELLI, GLi Scrittori ,d'Italia. Brescia .1700;B. TIs-<br />

SIER, BibliotheCia Patrwm Cisterciensiu.m, Bonnefons 11.664.<br />

2 Dictionmaire des .auteurs cisterciens, Introductio.n. !fascicolo 1, IPP. XiI-)CV:I.<br />

3 Ibidem, p. XlIJ:I.<br />

l Ibidem, ip. XliL'L


-49- (125)<br />

Come è stata osservata questa regola generale? Mi soffermo per un<br />

attimo sugli autori italiani presenti nei primi tre fascicoli. Troviamo un<br />

alternarsi troppo superficiale di nomi scritti in italiano, in francese ed in<br />

latino. Il nome Benedetto si trova in italiano e francese: Blachi Benedetto'<br />

e Comitibus (Benoìt de).6 Un susseguirsi di nomi italiani: Vespasiano,<br />

Antonio, Gioacchino, Silvio, Giovanni, Pacifico, Pompeo, Mauro,<br />

Franco;' di nomi francesi: Alexandre, Ange, Augustin, Ambroise, Nicolas.<br />

Barthélemy, Mare, Hugues," di nomi latini: Florus, Cronius, Octavius,<br />

Felix." Tutto ciò rende veramente difficile la consultazione.<br />

Ancora più evidente la difficoltà di consultazione per l'ortografia se<br />

dalla liste presentataci nel vol. 12 di Documentation Cistercienne (Lettere<br />

A-G) cerchiamo di trovare i rispettivi nomi nel Dictionnaire (sempre<br />

dalla lettera A alla G). Dove e come trovare nel Dictionnaire i 54 « Antoine<br />

»10 della Liste? Non ne appare neppure uno. Si potrà obbiettare<br />

che bisogna ricorrere alla lettera iniziale del cognome.<br />

Mi limito a riportare solo alcuni cognomi (sempre tra le lettere<br />

A-G dei primi tre fascicoli) e mi domando dove trovare:<br />

Antoine Caldeyra (Alcobaça) 1781?<br />

Antoine del Canteleu (Clairmarais) 1589?<br />

Antoine Carisetus (Charisel) 1567?<br />

Antoine Cornez (Aule)" I640?<br />

Infine per quanto riguarda gli autori italiani che avrebbero dovuto<br />

aver un posto nei primi tre fascicoli del Dictionnaire A-G, e presenti nella<br />

Liste, dove sono Alexander de Buonsollazzo," Etienne de Ceccano"<br />

e Cerard'" o Ciraldus " de Casamari?<br />

- La seconda difficoltà è la bibliografia selettiva, che spesso rimanda<br />

solo alle antiche raccolte e ci lascia negli inconvenienti anteriori<br />

alla pubblicazione del Dictionnaire. Anzi qualche volta, come è il caso<br />

:I DictiO'Tllnaire..., Fase. 2, col. .120.<br />

6 Ibidem, 'Col. ,1801.<br />

7 Cfr. Dictionnaire rispettivamente: Fa's'c. 1, .eol, 21; col. 27; ,Fasc. -2, col. :115;<br />

col. '121; colì. ,1..24-25; col. 161; col, ,1&8; Fase. So collo 2512-!)3"<br />

8 Ibidem, rispettivamente: Fase . .1, col. 30; col. 46; col. 67-; collo 69-70; Fase. 2,<br />

collo 73-714; coll. 86; coll. 162-63-; col. 165.<br />

9 Ibidem, .rìspettìvamente: Fasc. 2, cdi. 145·;col. J93; F.asc. 3. col. 214; col. 251.<br />

lO E. MANNING, Liste des I1IILteurs ci-sterciens, in Documentation Ciste:rcienne,<br />

VoI. 112 (1974), ,PP. 7-9.<br />

11 Ibidem, p. 7.<br />

12 Ibidem, 'P;. 3.<br />

13 Ibidem, p. 3'7.<br />

14 Ibidem, 11'. 49.<br />

15 Ibidem, ,p. 51.


(126) -50-<br />

di Carrera" (jéròme de S. Robert) si dà un elenco parziale tratto dal<br />

Morozzo e si aggiunge «et quelques autres textes mineurs ». Oppure si<br />

rischia di tralasciare opere posteriori come è il caso di Bona Giovanni 17<br />

dove si rimanda allo studio del Vatasso e si tralascia la più aggiornata<br />

voce del Dizionario biografico degli Italiani.<br />

Termini cronologici del Dictionnaire .<br />

.La scelta di capitale importanza che la direzione ha creduto opportuno<br />

fare è quella dei termini cronologici: dalle origini dell'ordine<br />

cistercense fino alla rivoluzione francese. Non intendiamo assolutamente<br />

criticare la scelta degli estremi cronologici. Solo avremmo desiderato<br />

che fosse maggiormente evidenziata già nella copertina dei singoli fascicoli,<br />

precisando questa rilevante limitazione di tempo.<br />

E' vero che P. Manning si è preoccupato di esprimere questi estremi<br />

cronologici, (a quo e ad quem) quando afferma: «Le DCA donnera<br />

de chaque écrivain cistercien (jusqu'à la revolution française): une biographie;<br />

la liste des ouvrages écrits par lui... »18 e ancora nell'introduzio-<br />

ne al primo fascicolo: «En 1973, le nouvel lnstitute of Cistercian Studies<br />

à Kalamazoo (USA) a projeté d'éditer un Dictionary of Cistercian<br />

Authors pour reprendre à la base le travail de De Visch et, en plus,<br />

pour le compléter jusqu'à la Revolution française ».19<br />

Queste due precisazioni non ci sembrano sufficienti a giustificare il<br />

titolo della copertina espresso troppo genericamente: Dictionnaire des<br />

auteurs cisterciens », che, a prima vista, lascia intendere al lettore che<br />

si tratti di un dizionario che voglia abbracciare tutto l'arco della storia<br />

dei cistercensi, dalle origini ai nostri giorni.<br />

Questa imprecisione nello stabilire già nel titolo i termini cronologici<br />

ha tratto in inganno già qualche autore, come ad esempio P. Inno-<br />

cenzo Colosio quando nella sua recensione ai primi tre fascicoli cosÌ si<br />

esprime: «Non riusciamo a capire per quale misteriosa ragione biblio-<br />

grafica (certamente non si tratta di una semplice dimenticanza, come invece<br />

deve essere successo al Dizionario di Spiritualità del P. Ancilli)<br />

non sia stato incluso alla lettera C il nome del trappista Chautard, famoso<br />

16 Dictio1'l,n.ail'e ..., Fase. 2, col. 100.<br />

17 Ib.idem, coll. 124-25.<br />

18 E. MANNING, Lis,te ... AvaiTht-lpropos.<br />

19 Dic.tionna.ire ..., p. XI.


-51'- (127)<br />

autore del libro L'Ame de tout apostolat una volta diffusissimo e apprezzatissimo,<br />

ma, oggi, purtroppo, ostracizzato ».20<br />

Bisogna rispondere al P. Colosio che non è stato inserito il P. Chautard<br />

perché esula dai termini cronologici; il P. Chautard è posteriore alla<br />

Rivoluzione francese.<br />

Limiti<br />

Il limite più appariscente del Dictionnaire mi è sembrato rilevarlo<br />

nella gamma dei collaboratori non perché si intenda giudicare la qualità<br />

ma solo la quantità di essi.<br />

Si sa che complessivamente hanno partecipato una cinquantina" di<br />

specialisti, che potrebbe considerarsi un numero discreto. Ma l'eccessiva<br />

sproporzione di voci riservate ai singoli articolisti ci dà l'impressione,<br />

almeno per i primi tre fascicoli, che sia opera quasi esclusiva<br />

di alcuni.<br />

Lasciamo parlare i numeri che sono molto più eloquenti di qualsiasi<br />

considerazione. Col seguente dettagliato prospetto riassuntivo dei<br />

primi tre fascicoli risulterà abbastanza evidente che alcune nostre perplessità<br />

espresse in questo articolo possono considerarsi legittime.<br />

Il prospetto procederà non in ordine alfabetico bensì in ordine di<br />

attribuzione. E' diviso in quattro colonne. Le prime tre indicano le voci<br />

compilate dai singoli collaboratori degli 807 autori trattati e l'ultima<br />

darà il totale di ogni collaboratore. I Collaboratori di questi primi tre<br />

fascicoli sono in tutto 23, con le proporzioni che ognuno vedrà. (Vedi<br />

Prospetto alla pago seguente).<br />

Da una riflessione sul prospetto diventa comprensibile la celerità<br />

delle tappe che in un primo momento ci aveva sorpreso, in quanto oltre il<br />

75% è stato realizzato dai tre membri della Direzione. Molto probabilmente<br />

i direttori si saranno avvalsi di ricerche anteriori. Se fosse così<br />

tornerebbe a loro vantaggio: per primi, a livello personale, avevano rilevato<br />

la grande lacuna nella storiografia cistercense e si erano messi all'opera.<br />

La celerità delle tappe è stata anche favorita dai termini cronologici<br />

che si sono prefissi: fino alla rivoluzione francese. Se infatti diamo<br />

uno sguardo agli anni di edizione delle grandi raccolte." osserviamo<br />

20 ·L COLOSIO, I primi tre fascicoLi del «Di-ctionnawe des auteu-rs cisterciens~,<br />

in La Nuov,a riviSita -di as.oe,tioo e mistica, illI '(J977), n. 1. 11>. 91.<br />

21 Dictionnai-re ..., Fase. 1, p. XiJjJ.<br />

22 Ofr. la nota 1.


(128) -52-<br />

PROSPETTO DEI COLLABORATORI DEL «DrCTIONNAIRE DES AUTEURS<br />

CISTERCIENS »<br />

Volume 16, tomo 1, fascicoli 1, 2, 3 di Documentation cistercienne,<br />

Rochefort, 1975 e 1976.<br />

(B) (C) (D) (E)<br />

(A) Autori voci vocì voci Totale<br />

Fase. I Fase. II Fase. m<br />

Eugène Manning 110 184 194 488<br />

Émile Brouette 5 39 58 102<br />

Anselme Dimier lO 13 35 58<br />

Raymond Milcamps 1 21 12 34<br />

Damian Yafiez Neira 8 15 4 27<br />

Lorenzo Herrera 14 4 6 24<br />

Patrice Guerin 4 lO 3 17<br />

Valerio Cattana 3 7 5 15<br />

Agustin Romero 3 7 4 14<br />

Alexandre Masoliver 5 5<br />

Joseph Massot 4 4<br />

Lucien Aubry 3 3<br />

Louis Lekai 3 3<br />

John Morson 1 1 2<br />

Benedetto Fornari 1 1<br />

Edmond Mikkers 1 1<br />

Joso Andriessen 1 1<br />

Jean Leclercq 1 1<br />

And. Kwanten 1 1<br />

Odile Lenglet 1 1<br />

Robert Thomas 1 1<br />

Nicolaus Heutger 1 1<br />

Anna Marchini-Albricci 1 1<br />

159 318 330 807


-53- (129)<br />

che i periodi lasciati vuoti dalle suddette raccolte non sono poi tanto<br />

lunghi.<br />

Il P. Manning verso la fine della sua Introduzione al Dictionnaire<br />

auspica nell'ambito della storiografia cistercense: «Il faut espérer que,<br />

dans queIques années, on possédera un Dictionnaire des monastères cisterciens<br />

et, pourquoi pas, une vrai Encyclopédie cistercienne avec des<br />

volumes consacés à l'économie, à l'architecture, à l'art figuratif, au<br />

droit etc., pour donner un éventail compiet du patrimoine de l'Ordre.<br />

Certes, ce plan est encore un projet d'a venir, mais nous espérons que le<br />

présent ouvrage pourra éveiller I'intérèt de ceux qui s'occupent avec<br />

tant de compétence de l'ordre cistercìen, afìn que ce plan puisse se réaliser<br />

».23 Sottoscriviamo l'auspicio del P. Manning, ma prima di passare<br />

all'eventuale Enciclopedia cistercense auguriamo che si proceda ad un<br />

supplemento del Dictionnaire che ci presenti anche gli autori dalla ri-<br />

voluzione francese ai nostri giorni. E' un progetto arduo al pari di quello<br />

espresso da P. Manning, ma sarebbe utilissimo perché l'ordine cistercense<br />

non è finito con la rivoluzione francese ...<br />

E' inevitabile che in lavori del genere non ci siano delle omissioni.<br />

Nella nostra modesta conoscenza abbiamo rilevato l'assenza di un autore<br />

dell'abbazia Casamari. Si tratta del monaco di Casamari: Antonio<br />

Giraud. Fece parte della prima generazione dei Trappisti introdotti a<br />

Casa mari da Buonsollazzo nel 1717. Egli nel 1723 scrisse un'opera che<br />

è rimasta manoscritta e conservata nell'archivio di Casamari. Il titolo è:<br />

« Abregé de l'histoire de Casemar depuis sa fondation jusqu'après le<br />

temps auquel la plus étroit observance de Citeaux y fut introduite et établie<br />

». Il manoscritto consta di 104 pagine.<br />

Altre omissioni ci sembra che si stiano profilando per la zona fiorentina,<br />

ma ancora non siamo in grado di fornire ulteriori precisazioni<br />

per il semplice fatto che ci troviamo in fase di indagine archivistica."<br />

Non appena saremo in possesso della documentazione completa saremo<br />

23<br />

24<br />

Diotiomnaire .... 1, Introductìon, p. XV.<br />

L'articolo che apparirà su questa 'rivista ,probabilmente entro ·laJ fine del<br />

J.978avrà per titolo: <strong>Cistercensi</strong> illustri nei monas-teri deLLa 7'a'Pubblica fiorentina.<br />

Comprenderà: vescovi, abatì di maggior interesse, monaci ~ monache morte i,n<br />

con-cetto di santità, scrittori, professori, artìstì, P1rttor~, musìcìstì ·e .iJnfme personaggi<br />

che hanno avuto notevole ingerenza nella vita 'sociale, ,poliltica ed economìca della<br />

Repubblica fiorentina. I Monasteri fino ad oggi id~vilduati sono: S. Salvatore a<br />

Settimo, S. Bartolomeo a BUOIliSOUazzo, Cestello Vecchio e .Nuovo, S. Godenzo in<br />

.A>'LPi,bus, Lo Stale, S. Donato in Polverosa (monache), S. iM. Maddalena di: Cestello<br />

(monache), S. Bartolomeo al Pino (monache), S. Maria in Colle .(monache).<br />

La lista non è ancora definitiva.


(130) -54-<br />

ben lieti di poter dare un nostro contributo anche se minimo al miglioramento<br />

del Dictionnaire.<br />

Nonostante questi nostri rilievi dobbiamo riconoscere l'utilità del<br />

Dictionnaire. Infatti proprio grazie alla sua pubblicazione siamo stati<br />

messi in grado di poter essere a contatto più facilmente con gli autori<br />

cistercensi, soprattutto italiani, che presenteremo nel prossimo numero<br />

della nostra rivista. L'articolo che è in fase di realizzazione sarà: «I <strong>Cistercensi</strong><br />

italiani nei primi tre fascicoli del Dictionnaire des auteurs cisterciens<br />

». Sono sicuro che questo sia il modo più tangibile per dimostrare<br />

la parziale opportunità del Dictionnaire, nonostante tutto .<br />

.... \


JEANDE LA CROIXBOUToN<br />

STORIA DELL"ORDIINE CISTER'CENSE<br />

(Venticinquesima puntata)<br />

LA COSTITUZIONE «IN SUPREMA» DI ALESSANDRO VII<br />

La sentenza del Consiglio di Stato del 18 giugno 1661 aveva resa<br />

urgente l'esecuzione del Decreto del Parlamento di Parigi del 3 luglio<br />

1660 in favore delle deliberazioni del Cardinale De La Rochefoucauld.<br />

Tuttavia, come s'è detto, la Comune Osservanza era autorizzata a fare<br />

ricorso alla S. Sede. Ma gli Abati della Stretta Osservanza ebbero il sopravvento<br />

ed ottennero da Alessandro VII, il 21 novembre del 1661,<br />

un Breve che affidava l'esame di questa complessa faccenda ad una<br />

Commissione Episcopale. Claudio Vaussin si recò a Roma, fu ricevuto<br />

dal Papa al quale riuscì a far accogliere il postulato di una Riforma Generale.<br />

Di conseguenza Alessandro VII annullò il 5 dicembre il suo<br />

Breve del 21 novembre e, il 16 gennaio del 1662 rilasciò un nuovo Breve<br />

che riaffermava la validità e legittimità della dispensa dall'astinenza<br />

perpetua, condannava certe usanze della Stretta Osservanza, invalidava<br />

i Decreti di La Rochefoucauld, approvava l'idea espressa da Claudio<br />

Vaussin a proposito di una riforma generale da attuarsi tramite una Congregazione<br />

Romana Speciale ed infine stabiliva che tutti i membri qualificati<br />

dell'Ordine avessero ad esprimere il loro parere al riguardo entro<br />

il termine di tre mesi. Sembra che gli Abbati della Stretta Osservanza<br />

abbiano dovuto accettare quest'ultima soluzione piuttosto che appellarsi<br />

al Re ed al Parlamento contro il Breve del 16 gennaio. Gli anni<br />

1662, 1663 e 1664 trascorsero in discussioni circa la validità di questo<br />

Breve, accompagnate dalla pubblicazione di libelli poco caritatevoli: da<br />

tutto ciò emerge che tutti gli Abbati della Stretta Osservanza non apprezzavano<br />

l'eccessivo gallicanismo del loro Superiore, Giovanni Jouaud<br />

Abbate di Prières.<br />

Finalmente, per quanto possa sembrare paradossale, una deliberazione<br />

del Consiglio di Stato del 3 luglio 1664 rinviò le due parti contendenti<br />

intimando loro di comparire davanti alla Commissione Papale già<br />

proposta dal Breve. Fu ancora Claudio Vaussin che si portò personalmente<br />

a Roma mentre gli Abbati della Stretta Osservanza, riuniti al Collegio<br />

S. Bernardo di Parigi, decidevano di inviare l'Abbate della Trappa,<br />

Jean-Armand Le Bouthillier De Rancé e l'Abbate di Val-Richer, Domenico-Giorgio,<br />

a difendere la causa della Riforma. Dopo 18 mesi di


(132) -56-<br />

negoziati Alessandro VII emanò, il 19 aprile del 1666, la sua Bolla «In<br />

Suprema» che resta uno dei più importanti documenti della Storia di<br />

Citeaux.<br />

« In suprema»<br />

Dopo aver fatto l'elogio dell'Ordine di Citeaux e aver deplorato<br />

il rilassamento dovuto alle vicende del momento, il Papa esprime<br />

il suo desiderio di vedere ristabilita l'unità e che abbiano fine gli attriti<br />

fra la Comune e la Stretta Osservanza in Terra di Francia. La Bolla non<br />

ha un contenuto dogmatico, non fa riferimento alla «Carta della Carità»<br />

né ad alcun documento legislativo dell'Ordine, ma unicamente alla<br />

Regola di S. Benedetto. Un notevole numero di capitoli della Regola<br />

sono così provvisti di note di commento che ne determinano l'applicazione<br />

pratica. Secondo la più genuina tradizione cistercense, la Riforma<br />

dell'Ordine è presentata come un ritorno alla Regola, ma, ben s'intende,<br />

« mutatis mutandis ». Gli obblighi fondamentali della vita monastica<br />

secondo la tradizione benedettina vengono richiamati alla memoria, ma<br />

il Papa si manifesta propenso per un'osservanza mite. Così, ad esempio,<br />

per il silenzio, dopo aver ricordato la sua costante ed assoluta necessità<br />

nei luoghi regolari - chiostro, chiesa, dormitorio, termostanza comune,<br />

aggiunge: «curn facultate petendi necessaria submissa voce, absque conscientiae<br />

scrupulo» (n. 15). U punto più delicato da disciplinare era il<br />

capitolo 39: «De mensura ciborum ». La Bona adotta una soluzione di<br />

compromesso: coloro che hanno optato per l'astinenza o che la vorranno,<br />

la abbracceranno e in futuro sono tenuti ad osservarla con fedeltà;<br />

quelli invece che vorranno approfittare della facoltà accordata dall'Antorità<br />

Apostolica di poter fare uso di alimenti grassi, sono autorizzati a<br />

farlo 3 volte per settimana all'infuori del tempo di Avvento e da Settuagesima<br />

a Pasqua.<br />

I monasteri della Stretta Osservanza saranno ripartiti in due o tre<br />

Province. L'Abbate di Citeaux ed i Quattro Primi Padri dovranno<br />

prendere ciascuno almeno due Abbati della Stretta Osservanza fra i 5<br />

Definitori di loro nomina; con ciò i 25 Definitori con voce attiva saranno<br />

così ripartiti: l'Abbate di Citeaux, i Quattro Primi Padri, lO Definitori<br />

della Stretta Osservanza e lO Definitori dell'Osservanza Comune.<br />

Uno degli ultimi articoli della Bolla dava incarico all'Abbate di Citeaux<br />

ed ai Quattro Primi Padri, anzi più che incarico si trattava di un ordine<br />

formale, non solo di proteggere la Stretta Osservanza, ma di estenderla<br />

e propagarla affinché potesse portare nella Chiesa militante, con l'aiuto<br />

di Dio, i frutti spirituali più lusinghieri.


Il Capitolo Generale del 1667.<br />

-57- (133)<br />

La Costituzione «In Suprema» sopprimeva di fatto l'autonomia<br />

della Stretta Osservanza, ma tuttavia i Riformati ne lucravano dei vantaggi<br />

preziosi. La Riforma era ufficialmente riconosciuta, anzi incoraggiata<br />

e fatta oggetto di elogi da parte dell'Autorità Apostolica. Gli «Astinenti<br />

» non erano più messi in condizione di figurare come degli scismatici,<br />

ma piuttosto come quelli che costituivano un settore eletto della<br />

grande ed unica Famiglia Cistercense. Benché la Riforma non contasse<br />

che una quarantina di monasteri, essa disponeva di altrettanti Definitori<br />

che la Comune Osservanza i cui monasteri erano 5 volte più numerosi.<br />

Sembrava che il Capitolo Generale preannunciato dalla Bolla dovesse<br />

essere un Capitolo di pace e di concordia.<br />

Ma i fuochi di discordia alimentati nel corso di mezzo secolo non<br />

potevano estinguersi in un lampo. Il Capitolo ebbe inizio a Citeaux il<br />

9 maggio del 1667. Dopo la lettura del documento pontificio, il Capitolo<br />

Generale prese atto di 4 mozioni contro la Bolla; le prime 3 formulate<br />

dagli Abbati della Stretta Osservanza, la quarta dagli Abbati della Congregazione<br />

dell'Alta Germania. L'Abba te De Rancé prese per primo la<br />

parola per chiedere un riesame della Bolla con il pretesto che tal uni articoli<br />

(certamente intendeva alludere a quello relativo al silenzio) erano<br />

contrari alla Regola ed agli antichi Statuti dell'Ordine. L'Abbate di<br />

Foucarmont, P. Giuliano Paris, protestò contro la designazione di monaci<br />

che non erano abbati e che venivano investiti di particolari man-<br />

sioni in sede di Capitolo. Infine l'Abbate di Vieuville, Guglielmo Chéruel,<br />

ebbe parole di protesta contro la designazione, proposta dall' Abbate<br />

di Pontigny, dell' Abbate di Hauterive a Definitore della Stretta<br />

Osservanza col pretesto che Hauterive, benché monastero «astinente »,<br />

non manteneva relazione alcuna con la Stretta Osservanza francese.<br />

Quanto ai monasteri dell' Alta Germania, essi chiedevano la facoltà<br />

di ricorrere a Roma per porre appello contro certi testi della Bolla nei<br />

quali essi venivano chiamati in causa. Ad essi non garbava il principio<br />

dei «Noviziati comuni », e d'altra parte giudicavano esagerato il numero<br />

di lO Definitori accordato alla Stretta Osservanza, tenuto conto della<br />

scarsa importanza numerica dei Riformati francesi in rapporto al contingente<br />

numerico dell'Ordine. Dopo questo esordio piuttosto scabroso, gli<br />

Abbati lavorarono concordemente per l'applicazione della Bolla. L'Abbate<br />

di Hauterive fu confermato nella carica di Definitore. I 55monasteri<br />

della Stretta Osservanza furono suddivisi in 3 Province, ciascuna<br />

delle quali aveva il suo Visitatore. Fu rammentata l'uniformità dei Ji-


(134) -58 -<br />

bri liturgici. Visto che in molti monasteri v'erano pochi religiosi, si fecero<br />

case comuni di noviziato e di studi per ambedue le Osservanze. In<br />

questa circostanza il Capitolo redasse la lista di tutti i monasteri dell'una<br />

e dell'altra Osservanza, in modo che i Visitatori fossero in grado<br />

di orientarsi. Alessandro VII morì il 22 maggio del 1667. Il suo successore<br />

Clemente IX (1667-1669) accolse le proteste formulate nel Capitolo<br />

del 1667. La sola ad essere presa in considerazione fu quella degli Abbati<br />

tedeschi. Un Breve del 20 dicembre del 1667 diede soluzione alla loro<br />

istanza, almeno parzialmente: la Comune Osservanza poteva istituire<br />

dei noviziati comuni, come era previsto sia dalla Bolla « In Suprema »<br />

che dal Capitolo del 9 maggio; tuttavia ogni monastero aveva facoltà<br />

di conservare un noviziato particolare alla condizione però che l'abbazia<br />

in parola contasse almeno 35 religiosi professi.<br />

Il Capitolo del 1672 e la questione dei definitori<br />

Claudio Vaussin morì a Digione il l° febbraio del 1670. Come preciseremo<br />

allorché si parlerà della Riforma Liturgica, si può affermare<br />

ch'egli aveva ben meritato dell'Ordine. Il suo abbaziato di 25 anni fu<br />

esercitato al completo nel corso di un periodo di crisi, ma egli vide ciononostante<br />

la realizzazione dei suoi voti: il ritorno della pace e l'instaurazione<br />

di una riforma moderata senza scismi né rivolte. Luigi Loppin,<br />

eletto a successore del Vaussin, venne a morte meno di due mesi dopo<br />

(29 marzo - 6 maggio 1670).<br />

Fu eletto allora Giovanni Petit, quasi all'unanimità, il 20 giugno.<br />

Il nuovo Abbate di Citeaux era ben accetto agli Abbati della Stretta<br />

Osservanza, e si poteva ritenere che la concordia fosse definitivamente<br />

ristabilita, allorché, nel corso della prima seduta del Capitolo del 1672,<br />

l'Abbate di S. Urbano diede lettura di un Breve di Clemente X, datato<br />

22 aprile, dichiarante che la rappresentanza legale delle due Osservanze<br />

al Definitorio era stata sufficientemente rispettata nel 1667 e che era conveniente<br />

per l'avvenire di accordare una più larga rappresentanza all'Osservanza<br />

Comune, come avevano postulato gli Abbati tedeschi. L'Abbate<br />

di Citeaux, che aveva tenuto segreto il Breve, lo fece noto ai<br />

Primi Padri la vigilia dell'apertura del Capitolo. Erano presenti 31 Abbati,<br />

dei quali lO della Stretta Osservanza; solo 2 fra quelli tedeschi,<br />

quello di S. Urbano in Svizzera e quello di Stams in Austria. Al1a lettura<br />

del Breve, l'Abbate di Cadouin elevò una vibrante protesta a nome<br />

dei suoi Confratelli riformati mettendo in rilievo che il nuovo Documento<br />

era stato ottenuto all'insaputa della Stretta Osservanza, come era


- 59- (135)<br />

vero, e che Don era concomitato dalle Lettere Patenti del Re, ciò che,<br />

per la verità, era inutile. Ciononostante si procedette alla nomina dei Definitori.<br />

Per la Stretta Osservanza ne furono designati solo 6. Nuova protesta<br />

dell'Abbate di Cadouin, quindi tutti gli Abbati della Stretta Osservanza<br />

abbandonarono la sala delle sedute.<br />

Tale manifestazione ebbe un esito inaspettato e a partire da quel<br />

momento incominciò a manifestarsi in seno all'Ordine Cistercense una<br />

frattura più grave del1a precedente. Gli Abbati di La Ferté e di Clairvaux,<br />

cui si associarono quelli di Pontigny e di Morimond, inaspriti dal<br />

fatto che questa faccenda fosse stata regolata senza il loro consenso, solidarizzarono<br />

con la protesta degli Abbati della Stretta Osservanza e<br />

decisero a loro volta di rifiutarsi di partecipare ai lavori del Capitolo<br />

fintanto che il numero dei Definitori non fosse stato completo. Fu così<br />

che la faccenda dei Definitori riaccese un antico dissenso assopito da diversi<br />

secoli: quello dei diritti che gli Abbati delle Prime Quattro Figlie<br />

di Citeaux credevano di possedere di fronte all'Abbate di Citeaux. Più<br />

oltre parleremo dettagliatamente delle prime manifestazioni di questa disputa<br />

che andava per le lunghe con alterne vicende, fino alla rovina completa<br />

dei monasteri francesi.<br />

DISSENSI INTERNI<br />

Questo capitolo è uno dei più tristi della storia di Citeaux. Vi si<br />

intuisce infatti uno spirito di gelosia e del1e diffuse rivalità che non trovano<br />

alcuna attenuante nelle discriminazioni linguistiche e di nazionalità<br />

e nemmeno nelle differenze di osservanza, ma che sono la conseguenza<br />

di uno stile di vita che non è certo quello contemplato dalla «Carta<br />

della Carità ».<br />

I quattro primi padri.<br />

Nella disciplina giuridica cistercense dei primordi, gli Abbati delle<br />

prime Figlie di Citeaux, vale a dire La Ferté, Pontigny, Clairvaux ed<br />

infine Morimond, non godevano di alcun diritto speciale nell'Ordine.<br />

La «Carta Caritatis Prior» non menzionava che due potestà: quella<br />

degli Abbati del Capitolo Generale su tutto l'Ordine e quella dell'Abbate-Padre<br />

sulle sue abbazie figlie immediate. La Bolla di Alessandro III<br />

del 1163 introdusse un'importante innovazione col dare incarico ai<br />

«Quattro Primi Abbati» di fare la visita regolare dell'abbazia di CIteaux.<br />

Nel 1215, in una particolare circostanza, i «Quattro Primi Abbati»<br />

affermarono la loro solidarietà contro l'Abbate di Citeaux. Si ve-


(136) -60-<br />

rificò allora una certa freddezza per la durata di parecchi decenni e ci<br />

volle la Bolla «Parvus Fons » e soprattutto «L'Ordinatio Cardinalis<br />

S.cti Laurentii» per ristabilire la buona armonia. La concordia durò parecchi<br />

secoli.<br />

Nuove pretese dei «Primi Padri» emersero in concomitanza del<br />

subbuglio causato dal ristabilirsi della Stretta Osservanza. Abbiamo già<br />

notato che gli Abbati delle «Quattro Prime Figlie» non si trovarono<br />

sempre all'unisono con l'Abbate di Citeaux e che, durante la «Guerra<br />

delle Osservanze» Citeaux, La Ferté, Pontigny, Clairvaux e Morimond,<br />

1e cinque «Case-matrici» delle fìgliazìoni, si trovarono ora dalla parte<br />

dei Riformati, ora da quella opposta. Il ruolo occupato da Claudio Vaussin,<br />

i suoi negoziati personali con la S. Sede, la politica del suo successore<br />

che curava affari monastici con delle abbazie tedesche che non<br />

erano della genealogia di Citeaux, indussero i Quattro Primi Padri a<br />

ritenere che l'Abbate di Citeaux fosse animato da uno spirito di predominio<br />

che in effetti gli era del tutto estraneo, ma che tuttavia talune<br />

circostanze potevano far supporre. Ancor prima che scoppiasse al Capitolo<br />

del 1672 la questione dei Definitori, sappiamo che l'Abbate di Morimond,<br />

sostenuto dagli altri Primi Padri, aveva tentato di seminare la<br />

discordia fra i monasteri dell' Alta Germania e l'Abba te di Citeaux.<br />

La cosa fu portata al Consiglio di Stato che, con dispositivo del 20<br />

novembre del 1671, «proibì al menzionato Abbate di Morimond ed<br />

agli altri di effettuare qualsiasi visita alle Case di detto Ordine appartenenti<br />

alla Congregazione dell' Alta Germania, ed a tutti gli altri Abbati<br />

e Religiosi dell'Ordine stesso vietò di procurare all' Abbate e Generale<br />

di Citeaux il ben che minimo motivo di turbamento o di ostacolo all'esercizio<br />

del suo ministero pastorale ». La riduzione del numero dei<br />

Definitori della Stretta Osservanza, disposta dall' Abbate di Citeaux in<br />

conformità al Breve di Clemente X e chiesta dagli Abbati tedeschi, indispettì<br />

i Primi Padri non per il motivo che essi fossero favorevoli alla<br />

Stretta Osservanza, ma perché vedevano in tale provvedimento un atto<br />

di arbitrio. Seguendo l'esempio degli Abbati della Stretta Osservanza,<br />

essi abbandonarono la sala delle sedute del Capitolo Generale: era il<br />

17 maggio del 1672.<br />

A loro volta 14 Abbati e Priori protestarono contro la decisione<br />

dell'Abba te di Citeaux. Fra essi due, gli Abbati di Los e di Vaux-La-<br />

Douce, uscirono al seguito dei Primi Padri. Gli altri restarono, ma chiesero<br />

che la loro protesta fosse verbalìzzata. Gli «Astinenti» e i «Quattro<br />

Primi Padri» si diressero in gruppo verso il Gran Consiglio, i primi<br />

per contestarvi la validità del Breve del 22 aprile, gli altri per stigma-


-61- (137)<br />

tizzare come abuso la condotta di Giovanni Petit. Non è nostra intenzione<br />

di dilungarci nel dire la valanga di libelli che contrassegnò questo<br />

nuovo ricorso alla giustizia civile. Ci limitiamo a segnalare che il<br />

Gran Consiglio, con disposto del 17 marzo del 1673, stabilì che, dato il<br />

carattere religioso del contrasto nel merito dell'interpretazione di una<br />

Bolla pontificia, le due parti non avevano altra soluzione che rivolgersi<br />

a Roma al fine di avere chiarimenti; senonché un nuovo Decreto del<br />

Gran Consiglio datato il 13 settembre 1673 emesso in seguito ad un eloquente<br />

memoriale dell' Abbate De Rancé, che sosteneva la causa della<br />

Riforma ingiunse all'Abbate di Citeaux di convocare entro il termine di<br />

3 mesi una Sessione Plenaria del Definitorio con la partecipazione di lO<br />

Definitori della Stretta Osservanza.<br />

Giovanni Petit non si diede alcuna fretta nel convocare questo Definitorio.<br />

Al contrario, un lungo Memoriale del 2 maggio 1674, da lui<br />

sottoscritto, fa notare al Re che il Breve contestato di Clemente X era<br />

stato ottenuto dagli Abbati tedeschi, che una decisione non poteva essere<br />

presa da un unico comitato francese e chiedeva a Sua Maestà di<br />

annullare la sentenza del 13 settembre e di convalidare quella del 27<br />

marzo. Il 14 giugno del 1674 Luigi XIV respinse le motivazioni dell'Abbate<br />

di Citeaux. La faccenda andava per le lunghe. Nel frattempo le<br />

relazioni fra l'Abba te di Citeaux ed i Primi Padri divennero oltremodo<br />

critiche.<br />

Controversie, processi e appelli<br />

L'Abate di Citeaux, che aveva comunicato a Pierre Henry, Abate<br />

di Clairvaux, una sua visita per il Natale del 1674, ricevette questa risposta:<br />

...« sarei stato felicissimo di avere l'onore di accogliervi con<br />

tutto il rispetto che vi si deve, vi dirò tuttavia che ritenevo che vi sareste<br />

dispensato da una tale peroccupazione durante questi santi giorni<br />

nei quali i cristiani in genere, ed i religiosi in ispecie, si premurano di<br />

dedicarsi con più accentuato impegno ad un particolare raccoglimento<br />

al fine di rinnovarsi nello spirito della loro vocazione, e che, di conseguenza,<br />

avreste scelto un momento più confaciente per attendere all'esame<br />

ed alla discussione circa i conti dei vostri incaricati ». Nel « postscriptum»<br />

era detto: «Vi è certamente noto, Monsignore, che il Capitolo<br />

Generale del 1623 dispone che siate accompagnato da due Padri<br />

Maggiori... ». Giunto il 24 dicembre al villagio di Orrnoy, l'Abate di Cìteaux<br />

s'imbattè in un arciere della gendarmeria di Bar-sur-Aube che,<br />

a nome dell'Abate di Clairvaux, gli dichiarò: «la visita del Rev.mo ha


(138) -62-<br />

da farsi in compagnia di due dei Primi Abati dell'Ordine, senza di essi<br />

detto Abate di Clairvaux si riterrà costretto, sia pure con grande rincrescimento,<br />

di rifiutare al Rev.mo l'accesso alla detta Abbazia di Clairvaux<br />

». L'Abate di Citeaux, avendo proseguito incurante del divieto,<br />

trovò la porta chiusa, e, in quella Vigilia di Natale, lanciò la scomunica<br />

...<br />

Una sospensione del Consiglio di Stato del 19 aprile del 1675 si<br />

propose di vagliare gli appelli e gli abusi frapposti dai Priori e dai Religiosi<br />

della Stretta Osservanza nonché dai Quattro Primi Abati, e di<br />

un appello semplice da parte di altri Abati che volevano sottrarsi all'autorità<br />

del loro Padre Immediato. Triste periodo I La scomunica lanciata<br />

contro Pierre Henry, Abate di Clairvaux, e contro due altri religiosi,<br />

fu tolta il 24 aprile del 1675, ma altre difficoltà furono fatte all' Abate di<br />

Citeaux da parte di Pierre Bouchu, Abate di La Ferté, eletto il 16 febbraio<br />

del 1676 per succedere a Pierre Henry nella sede di Clairvaux. La<br />

disputa durò più di un anno e Luigi XIV dovette intervenire a più riprese<br />

(17 febbraio, 16 marzo e 20 marzo 1677) per indurre il nuovo<br />

Abate di Clairvaux e la Comunità di La Ferté a sottomettersi. Un'ulteriore<br />

sospensione del Consiglio di Stato, verificatasi il 19 settembre del<br />

1681, menziona tutta una serie di istanze, di processi verbali di citazione<br />

in giudizio avvenuti fra il 1674 ed il 1679, per mezzo dei quali i<br />

Primi Padri insistevano nell'affermare i loro diritti, finché un'importante<br />

sospensione del 29 settembre dello stesso 1681 (che nel secolo successivo<br />

fu oggetto di analisi, interpretazioni e di risposte appassionate) si<br />

pronuncia su «nuovi motivi di contestazione fra Monsignor Abate di<br />

Citeaux ed i Quattro Primi Abati dell'Ordine cistercense ». E' quanto<br />

dire che, all'apertura del Capitolo Generale del 1683, l'atmosfera non<br />

era di certo improntata alla concordia.<br />

I capitoli del 1683 e del 1686<br />

In seguito alla sospensione del Consiglio di Stato del 19 aprile 1675,<br />

che riconosceva la validità del Breve di Clemente X e del Capitolo Generale<br />

del 1672, i Primi Padri avevano deciso di proseguire la loro causa<br />

a Roma, ma, dopo una successiva riunione del 4 settembre, si erano<br />

ricreduti e si erano determinati per la convocazione di un nuovo Capitolo<br />

Generale nel quale sarebbero stati designati dall'Abate Generale,<br />

previo loro accordo, dei nuovi visitatori per la Stretta Osservanza. Si<br />

noti che [ean [ouaud era morto il 2 giugno del 1673 e che la nomina<br />

di Bernard di Taillé, fatta da Jean Petit, non era stata accettata né dai


-63- (139)<br />

Riformati né dai Primi Padri. L'Abate di Citeaux il 12 agosto del 1682<br />

diede infine l'annuncio dell'imminente Capitolo che ebbe inizio il 17<br />

maggio del 1683. Vi presero parte quaranta Abati, fra i quali i Quattro<br />

Primi Padri, che, tramite l'Abate di Clairvaux, dichiararono che vi sarebbero<br />

rimasti fino alla conclusione, per esplicito ordine del Re, ma<br />

che tuttavia protestavano contro la convocazione di questo Capitolo<br />

«quae fiebat sine nostro consilio et consensu ».<br />

Questo Capitolo fu uno dei più turbolenti della storia cistercense.<br />

Infatti si svolse all'insegna di continue proteste e contro-proteste. Alla<br />

sesta sessione jean Petit dichiarò: «R.mus D. N. videns Deffinitorium<br />

fatigatum tot protestationibus et contentionibus ex parte Rev.um adm.<br />

Primorum Abbatum excitatis, et tempus inutiliter a tribus diebus consumi,<br />

petiit actum contra hujusmodi tam frequentes protestationes, qui<br />

concessus fuit. Idem petierunt RR. DD. de Septem Fontibus et de Veteri<br />

Monte, declarantes se recessuros de Deffìnitorio, si continuarentur<br />

eiusmodi protestationes et altercationes» (n. 38). Rev. vero adm. D. de<br />

Pontigniaco protetatus est adversus R. D. Promotorem quod causam dedisset<br />

tot contentionibus et protestationibus» (n. 39) ...etc. Sotto l'aspetto<br />

pratico, il Capitolo Generale decise di suddividere i monasteri della<br />

Stretta Osservanza in cinque province. In tal modo questi monasteri<br />

raggiungevano il numero di sessanta; tuttavia questa cifra non deve eccessivamente<br />

fare illusione, in quanto la maggior parte di essi non contava<br />

che una dozzina di religiosi e spesso anche meno.<br />

Un Breve di Innocenzo XI del lO maggio del 1685 dichiarò destituite<br />

di ogni fondamento le pretese dei Quattro Primi Padri, confermando<br />

la validità dei Capitoli del 1672 e del 1683 convocati dal solo Abate di<br />

Citeaux. Un nuovo Capitolo Generale ebbe luogo nel 1686, il 13 maggio,<br />

presenti 38 Abati, fra i quali i Primi Quattro. Durante la prima sessione<br />

fu data lettura del Breve di Innocenzo XI. L'Abate di Clairvaux, a nome<br />

dei Primi Padri, dichiarò di accettare il contenuto del Breve stesso, e di<br />

sottomettervisi con umiltà, ma disse tuttavia di voler interporre appeno<br />

«ad Summum Pontificem melius informandum »...<br />

Il menzionato Capitolo Generale del 1686 non elesse che sette Definitori<br />

della Stretta Osservanza, ma i Riformati, su consiglio dell'Abate<br />

De Rancé, avevano accettato che il numero dei loro Definitori fosse ridotto<br />

in cambio di altri apprezzabili vantaggi. Fu così infatti che il Capitolo<br />

del 1686 confermò e specificò i favori concessi dal tumultuoso<br />

Capitolo del 1683 ai Riformati, vale a dire di poter tenere delle riunioni<br />

(annuali e successivamente triennali) sotto la presidenza dell' Abate Generale<br />

o di uno dei Primi Padri, che tuttavia avevano facoltà di del e-


(140) -64-<br />

gare in loro vece un Abate della Stretta Osservanza. Questi Capitoli<br />

triennali non avevano il compito di emanare nuove leggi, ma di ovviare<br />

alle difficoltà ed alle particolari necessità nonché di controllare le visite.<br />

Su proposta del Comitato dei Quattro Abati, la ripartizione delle Case<br />

della Stretta Osservanza fu concretata in tre provincie. I Visitatori<br />

godevano di poteri molto estesi; così, ad esempio, potevano perfino introdurre<br />

la Riforma persino nei monasteri della Comune Osservanza, a<br />

condizione però che ciò fosse richiesto dal1a maggior parte dei religiosi<br />

e con il consenso del Padre Immediato o dell' Abate di Citeaux. In alcune<br />

faccende che il Capitolo del 1686 ebbe a trattare, fu seguito il punto<br />

di vista della Stretta Osservanza; anzi, nel corso di una discussione<br />

con l'Abate di Clairvaux, il Capitolo non esitò a condividere l'opinione<br />

della Stretta Osservanza (n. 147). Una nuova Assemblea degli Abati Riformati<br />

ebbe luogo dal 14 al 17 settembre del 1687 nel Collegio «S.<br />

Bernardo» sotto la presidenza dell'Abate di Citeaux.<br />

Allorché il 15 gennaio del 1692 venne a morte Jean Peti t, si può<br />

dire che si era ristabilita in pieno la pace fra le due Osservanze. Questo<br />

stato di buoni rapporti continuò anche sotto i successori dell'Abate Jean<br />

Petit. Purtroppo non si può dire altrettanto della faccenda dei Primi<br />

Padri, che costituì per l'Ordine di Citeaux una piaga sempre aperta fino<br />

alla Grande Rivoluzione francese.<br />

LA HIFORMA LITURGICA<br />

Si usa dire «Riforma del rito ». «Tale espressione, fa notare J. Canivez,<br />

è affatto erronea. La pretesa riforma introdotta nel secolo XVII nel<br />

rito cistercense, più che averlo riportato alla sua purezza originale, lo<br />

ha deformato; nessun male d'altronde. Questa deformazione è tale che<br />

a tutt'oggi ciò che rimane dell'antico rito di Citeaux denuncia l'inseri-<br />

mento di elementi estranei, refrattari a qualsiasi fusione perfetta» (cfr.<br />

«Le rite cistercien dans «Ephem. Liturg, », p. 289).<br />

Nonostante le guerre, gli sconvolgimenti, le divisioni, e le riforme<br />

delle Osservanze, Citeaux aveva custodito la sua bella liturgia pressap-<br />

poco intatta, come era stata messa a punto nel corso del secolo XII. Certamente,<br />

nel corso dei tempi, il calendario liturgico si era arricchito, le<br />

cerimonie non rivestivano più l'austera semplicità del tempo di Stefano<br />

Harding e l'uso dei pontifìcali si era esteso un po' ovunque. Tuttavia il<br />

messale e i diversi libri liturgici erano rimasti pressocché quelli dei secoli<br />

XII e XIII, sia pure con l'aggiunta di nuove offìciature, e, per di più,


-65- (141)<br />

il manuale delle «Consuetudines Ecclesiasticae» costituiva sempre la<br />

norma delle funzioni liturgiche.<br />

A sua volta, durante questo periodo, il rito romano aveva pure subìto<br />

dei rimaneggiamenti per la verità non molto felici, al punto che il<br />

Concilio di Trento, nel corso della sua ultima sessione, fu indotto ad<br />

esprimere voti per un'autentica riforma, che tuttavia veniva affidata alla<br />

sollecitudine della Santa Sede. Tale obiettivo fu realizzato dal Papa<br />

S. Pio V che nel 1568 fece dare alle stampe il Breviario e nel 1570 il<br />

nuovo Messale.<br />

A chiunque, senza distinzione, si faceva obbligo di conformarsi a<br />

questa nuova Liturgia. Ciononostante il Papa accordava un'eccezione<br />

per le liturgìe che contavano almeno due secoli di vita. E' chiaro che<br />

Citeaux si trovava agevolmente dispensato. Ma la perfezione della riforma<br />

liturgica realizzata da S. Pio V, e soprattutto la smania di novità,<br />

indusse talune Congregazioni figlie di Citeaux, in modo particolare quella<br />

d'Irlanda ed i Foglianti, ad abbandonare l'antica Liturgìa cistercense<br />

e ad introdurre, in tutto o in parte, quella romana. Si pensi che perfino<br />

a Citeaux, vale a dire nella comunità monastica rimasta unita al<br />

tronco cistercense, si avvertirono dei desideri più o meno espliciti di innovazioni,<br />

istanze al limite di una realizzazione che in effetti si concretò<br />

con il «Breviario Riformato» dei <strong>Cistercensi</strong> della Congregazione<br />

Lombarda (1608). Ma il Capitolo del 1609, presieduto dall'Abate Nicolas<br />

II Boucherat richiamò alJa memoria dei Monaci quanto è sancìto<br />

dalla « Carta Caritatis» circa la grande legge dell'unità e dell'uniformità<br />

(quod tamen paucis in monasterii observatur ...) e dispose la riedizìone<br />

del «Liber Usuum» nonché degli «Ordinarii », come pure l'esatta<br />

ed attenta esecuzione del rituale della Messa, che, da quel momento,<br />

doveva essere inserito all'inizio del Messale.<br />

L'abbandono del rito cistercense<br />

Che cosa accadde fra il 1609 e il 1618? Credevano forse gli Abati,<br />

a motivo delle loro concessioni alla Liturgia romana, di poter arrestare<br />

i movimenti separatisti che si erano manifestati al Capitolo del 1613?<br />

Avrebbero ceduto alla pressione esercitata dai loro monaci-preti? Quantunque<br />

non sussistessero affatto dei motivi per ammettere come legittima<br />

una decisione così grave - totalmente in contrasto con quella del<br />

1809 - Gli Abati del Capitolo Generale del 1618, presieduto dallo stesso<br />

Nicolas II Boucherat, emanarono quel famoso decreto che cancellava con<br />

tratto di penna cinque secoli di tradizione e che apriva la porta a recri-


(142) -66-<br />

minazioni e confusioni senza fine ed il cui testo diceva fra l'altro: «Ordinatur<br />

ut deinceps Missa tam conventualis quam privata ritu et ceremoniis<br />

Romanis ab omnibus, tam Abbatibus quam monachis, absque ulla<br />

exceptione celebretur» (n. 14)...<br />

Lo stesso salmo «Laetatus sum », che si era soliti recitare nella Messa<br />

conventuale fin dal 1326, fu parimenti soppresso. Sempre il medesimo<br />

Capitolo del 1618 affidò all'Abate di Citeaux ed ai Quattro Primi<br />

Padri la correzione del Breviario ordinando di eliminarvene le lezioni<br />

che esibivano testi apocrifi «vel Bibliorum usui adversantia» sostituendole<br />

con lezioni del Breviario romano. Ai monaci che abitavano nelle<br />

città fu acconsentito di fare uso dell'ordine dei Vangeli quale risultava<br />

nel Messale romano (n. 15). Da quel momento si precipitò in pieno caos.<br />

La Messa si celebrava col rito romano, quanto alle rubriche e alle cerimonie<br />

,ma il messale era quello cistercense eccezion fatta per casi particolari.<br />

Quanto all'Ufficio Divino, le edizioni del Breviario degli anni 1627,<br />

1641 e 1646 costituivano la prova evidente di un grande disordine. Per<br />

giunta non si convocavano più dei Capitoli Generali al fine di emanare<br />

direttive nel merito; si era in piena «guerra delle Osservanze». Per ciò<br />

che riguarda il culto il risultato di tale situazione fu un'incredibile diversità<br />

di riti, mentre ovunque si diffondeva l'ignoranza di ciò che conveniva<br />

fare. La realtà di questo stato di cose sarà testimoniata più tardi<br />

dall'Abba te Jean Petit dichiarando, nel «Mandatum» relativo al Rituale<br />

del 1689: «lnde varietates et confusio non parva in monasteriis nostris<br />

», ed aggiunge: « ...quidam ... omnes ritus nostros negligendos esse<br />

arbitrati sunt ... ».<br />

L'opera di Claude Vaussin.<br />

Fin dal 1651 il primo Capitolo Generale tenutosi sotto la presidenza<br />

di Claude Vaussin si diede premura di ristabilire una certa uniformità,<br />

ed a tale scopo incaricò l'Abate di La Charmoye ed i Priori di Cìteaux<br />

e di Clairvaux di provvedere alla correzione ed alla ristampa di nuovi<br />

libri liturgici, dando a codesti Superiori Maggiori piena facoltà di aggiungere,<br />

sopprimere e di cambiare tutto ciò che a loro giudizio insindacabile<br />

ritenevano di dover essere aggiunto, soppresso o cambiato (n.<br />

22). Questa deliberazione era preoccupante per i nostri antichi libri liturgici,<br />

e d'altronde le facoltà concesse erano ampie oltre ogni dire. Il<br />

Capitolo Generale del 1654 diede alcune direttive ai correttori che erano<br />

stati scelti, suggerendo loro di riferirsi al rito romano, che fu adattato


- 67- (143)<br />

alla meno peggio (n. 7). In particolare dovevano essere corretti gli inni,<br />

prestando attenzione, quand'era opportuno, di sostituirli con quelli del<br />

Breviario romano. Questo lavoro fu portato rapidamente a termine e la<br />

stampa delle nuove edizioni si poté annunciare nel corso del Capitolo<br />

Generale del 1656 (n. 4). Il nuovo Messale uscì l'anno seguente 1657. Per<br />

parte sua, Claude Vaussin ebbe immediatamente da difendere la sua<br />

iniziativa nei confronti di Foglianti e della Congregazione tosco-lombarda.<br />

Ma allorché Hilarion Rancati (Abate di S. Croce in Gerusalemme a<br />

Roma, appartenente per l'appunto alla citata Congregazione Lombardia-<br />

Toscana, nonché Consigliere della S. Congregazi.one dei Riti) ebbe notizia<br />

dell'avvenuta stampa del Breviario e del Messale di Claude Vaussin,<br />

diede mano ad approntare una sua personale revisione dei due libri<br />

liturgici suddetti. Né si accontentò di questo, ma nel 1659 denunciò al<br />

Tribunale della S. Congregazione dei Riti l'opera del Vaussin, adducendo,<br />

come pretesto, che l'Abate di Citeaux non aveva chiesto la preventiva<br />

autorizzazione della S. Sede. Con Decreto del 24 luglio del 1660 la<br />

S. Congregazione vietò l'uso del Breviario del Vaussin, dando disposizioni<br />

affinché fosse redatto un nuovo Breviario. A questo punto, il Cardinale<br />

Bona, Generale dei Foglianti, intervenne proponendo il totale abbandono<br />

del rito cistercense e caldeggiando invece il Breviario monastico<br />

di Paolo V, promulgato il 24 luglio del 1616. Con un decreto del<br />

2 luglio del 1661 il Cardinale Bona ottenne che i <strong>Cistercensi</strong> fossero pure<br />

loro subordinati al «motu proprio» del 1616. Tuttavia un successivo<br />

decreto concesse ai monaci di Citeaux una dilazione di un anno. Senza<br />

frapporre indugi, il Bona dispose che i Foglianti adottassero il Breviario<br />

monastico, e, per parte sua, la Congregazione teseo-lombarda fece lo<br />

stesso.<br />

L'Abate Claude Vaussin temporeggiò e chiese l'autorizzazione di tenere<br />

in serbo i suoi libri liturgici fino al Capitolo Generale successivo.<br />

In fine, durante il suo prolungato soggiorno a Roma nel 1665, riuscì con<br />

grande abilità a far includere nella Bolla «In Suprema» un'importante<br />

clausola riguardante l'Ufficio Divino (nn. 16, 17, 18). Il testo che Vaussin<br />

fece incorporare nella «In Suprema» faceva riferimento alla tradizione<br />

cistercense, alla «Carta Charitatis », alle definizioni di Eugenio III<br />

e di Pio V, all'uniformità fra i riti ed i libri liturgici, alla conformità<br />

alle usanze del monastero di Citeaux, alle Ore canoniche da cantare in<br />

« gregoriano », all'Ufficio della S. Vergine e dei Defunti (il tutto secondo<br />

le encomiabili tradizioni dell'Ordine). Vi si parlava inoltre dell'ora dell'alzata<br />

antelucana, della meditazione per la durata di mezz'ora al mattino<br />

ed alla sera ed infine degli Esercizi Spirituali annui per un periodo


(144) -68-<br />

di dieci giorni. E' da notare che la clausola non faceva alcuna menzione<br />

della Messa. Il Breviario di Claude Vaussin però era in salvo perché,<br />

secondo la più autentica tradizione cistercense, tutte le Abbazie erano<br />

tenute a modellarsi su quella di Citeaux e, d'altra parte, il rinnovamento<br />

degli usi liturgici cistercensi era strettamente legato con la riforma generale<br />

dell'Ordine. Tutti i monasteri, sia della Stretta che della Comune<br />

Osservanza, accettarono di adottare la Costituzione ({In Suprema ».<br />

Lo stesso Abbate De Rancé vi si confermò, almeno per quanto ri-<br />

guardava l'Ufficio Divino. In seguito alla promulgazione della Bolla in<br />

parola, il Capitolo Generale del 1667 decise la pubblicazione di un Ri-<br />

tuale in cui venivano codificate le pratiche liturgiche di Citeaux per quel<br />

tempo (n. 23). E' di un certo interesse notare il divario fra i termini<br />

della Bolla papale (...prout hactenus consuevit ecclesia Cisterciensis<br />

juxta usus et consuetudines huius Ordinis) e quelli del Capitolo (nulla de<br />

cetero in novo Breviario faciendam esse mutationem), ciò che veniva a<br />

legittimare la congerie di rimaneggiamenti fatti prima di quella data.<br />

E' ben chiaro che, stando così le cose, non era più ammissibile un ri-<br />

torno al passato. La Messa secondo il rito romano era stata adottata<br />

nel 1618 e quindi da circa 50 anni i monaci-preti dell'Ordine non conoscevano<br />

che questa. Per quanto riguarda l'ufficiatura, il Breviario cistercense<br />

«romanizzato» del 1656 era ben lungi dall'essere stato spazzato<br />

via sotto i colpi del Cardinal Bona per essere sostituito col Breviario monastico<br />

di Paolo V. Non si dimentichi che Claude Vaussin, riuscendo a<br />

salvare questo Breviario del 1656, mise pure al sicuro l'essenza stessa<br />

dell'antica Liturgia ed un successo di tale portata resta indubbiamente<br />

per lui un titolo di gloria. Né và tuttavia sottaciuto che questo testo liturgico<br />

fu oggetto di numerose critiche: si tratta infatti di un'opera complessa.<br />

Il «Mandatum» di Claude Vaussin faceva menzione dei tre prin-<br />

cìpi sui quali si erano basati i «correttori »: «ut Breviarium, salvo monastici<br />

instituti jure, sit Romano conforme - brevitatis studium - tenax<br />

regulae disciplina », P. Bernard Kaul ha però dimostrato che tali princìpi<br />

non furono sempre rispettati (cfr. «Le Psautier cìstercien » in Collectanea<br />

O.C.R., 1948, 105). Vi si rimprovera l'eliminazione di autentici<br />

inni ambrosiani e di altri testi oltremodo degni di venerazione. Troppo<br />

lungo sarebbe riferire in dettaglio tutti i cambiamenti che furono effettuati<br />

con la soppressione di lezioni, di antifone, di collette, versetti e<br />

responsori, il tutto surrogato con nuovi testi, uffici votivi e specificatamente<br />

con uffici di tre lezioni. (cfr. E. Grosjean «Appendice» in «Esquisse<br />

historique de l'Ordre di Citeaux » di E. Willems, II, 230-251).


-69- (145)<br />

E' assai poco probabile che l'Abate Claude Vaussin si sia personalmente<br />

occupato di tutti questi rimaneggiamenti. I «correttori» erano stati<br />

designati dal Capitolo Generale del 1651 ed erano investiti di pieni poteri.<br />

I loro nomi sono pressocché scomparsi nell'oblìo. Sono comunque<br />

François Duchemin, Priore di Citeaux, Pierre Henry, Priore di Clairvaux,<br />

e più tardi Abate di questo monastero, ma soprattutto l'Abate di La Charmoye<br />

che è meritevole di una particolare menzione: si tratta infatti di<br />

Charles Bourgeois, già monaco di Barbeaux, dottore in Teologìa, rettore<br />

del Collegio «S. Bernardo », Abate de l'Etoile dal 1636 al 1648, quindi<br />

Abate di La Charmoye dal 1648 al 1667 ed infine Vicario Generale della<br />

Stretta Osservanza, al1a quale peraltro apparteneva, ed autore di numerosi<br />

scritti, fra i quali «La Théologie Eucarìstique » del 1639 in 2 volumi<br />

e «Les pieux entretiens des pénitents sur les sept saumes de David »<br />

del 1661. Ritiratosi a Barbeaux, vi mori il 2 gennaio del 1672 all'età di<br />

71 anni. L'epitaffio inciso sulla sua sepoltura è estremamente elogiativo.<br />

Dice infatti: « ...quibus dignitatibus etsi illustris, virtutibus tamen et<br />

vitae integritate illustrator, in magni sanctitatis opinione obiit... ».<br />

Il Capitolo Generale del 1667 aveva sperato che la compilazione del<br />

Rituale sarebbe stata rapidamente portata a termine; al contrario fu di<br />

molto laboriosa. L'Abate Claude Vaussin non ne poté vedere il compimento<br />

perché questo testo liturgico non comparve che nel 1689. Questo<br />

Rituale, sempre in uso nell'Ordine fin da quando la sua legittimità fu confermata<br />

con un decreto del 3 luglio del 1869, attingeva a tre fonti differenti:<br />

l'antico «Liber Usuum », le Definizioni liturgiche dei vari Capitoli<br />

Generali e le rubriche mutuate dal rito romano, particolarmente dal<br />

«Cerimoniale dei Vescovi ». L'edizione del 1892 ne riporta le istruzioni<br />

per l'uso. Nelle more della pubblicazione del Rituale, che metteva fine<br />

ai rimaneggiamenti liturgici del secolo XVII, si era provveduto a far stampare<br />

per le monache diversi Cerimoniali e Consuetudinari,<br />

(Traduzione dal francese di P. FULVIO ANDREOTTI,O. Cist.)


RECENSIONI<br />

MONJE DINOS, QUIEN ERES? -<br />

(Monaco dicci, chi sei?) - Ed.ne dei<br />

PP. <strong>Cistercensi</strong> di S. Isidoro de Dueiias<br />

- Spagna.<br />

Le 60 pagine di quest'opuscolo, edito<br />

dai Padri <strong>Cistercensi</strong> dell'Abbazia<br />

di S. Isidoro in Spagna, per la<br />

sua pregevole veste tipografica e per<br />

il titolo che presenta una richiesta<br />

sempre più sentita nel mondo materialista<br />

di oggi, si fa subito accogliere<br />

con piacere.<br />

In esso si cerca di dare una risposta<br />

alla domanda, nella maniera più<br />

semplice e più incisiva.<br />

Nella prima parte vengono presentati<br />

i dati che orientano il lettore<br />

nella genesi di questo particolare modo<br />

di vivere.<br />

La seconda parte colloca il monaco<br />

nel contesto della vita attuale ed<br />

espone il significato della vita mooastica<br />

nella Chiesa in fermento, e l'apporto<br />

che i monaci possono dare per<br />

un umanesimo sano alla ricerca dei<br />

suoi veri valori da tradurre nella<br />

vita.<br />

Nella terza patre si presenta una<br />

particolare vita monastica: quella<br />

realizzata dai Trappisti, caratterizzata<br />

dal silenzio, solitudine, vita comune,<br />

lavoro manuale, lectio divina<br />

e Opus Dei.<br />

L'opuscolo si chiude con alcuni<br />

cenni al monastero di S. Isidoro de<br />

Duefias,<br />

La redazione del testo è agile, con<br />

uno stile incisivo, senza fronzoli, illustrato<br />

via via da meravigliose fotografie<br />

che rendono più gradevole la<br />

lettura.<br />

M. F.<br />

GINO FATTORINI - «La spiritualità<br />

nell'Ordine di S. Benedetto da<br />

Montefano» - Editrice Montisfani -<br />

Fabriano - 1976.<br />

TI volume, edito dal S. Eremo di<br />

Montefano, per il titolo e per la sua<br />

presentazione tipografica, dà a tutta<br />

prima l'impressione di uno di quei<br />

libri di erudizione che fanno la gioia<br />

dei cultori di tradizioni locali, ma<br />

che non possono essere messi in mano<br />

al lettore che, pur interessandosi<br />

ai problemi monastici, non ha la pretesa<br />

di volersi perdere nei meandri<br />

dell'erudizione.<br />

Invece la lettura, fin dalle prime<br />

pagine, ci fa scoprire un testo scorrevolissimo<br />

e di grande interesse per<br />

tutti coloro che hanno a cuore la vita<br />

della Chiesa e la vita religiosa che di<br />

quella è una componente integrante.<br />

L'autore ci dice nella presentazione<br />

di volerei dare uno studio di storia<br />

della spiritualità, di un particolare<br />

tratto de] secolare cammino dell'uomo<br />

verso la pienezza del Cristo. E<br />

subito, ambientandoci al periodo storico<br />

che si dovrà studiare, ci fa notare<br />

quali e quante siano le analogie<br />

col tempo che stiamo vivendo<br />

noi: un periodo di crisi religiosa,<br />

specialmente nell'ambiente monastico,<br />

anche per un mancato adeguamento<br />

alle esigenze che andavano<br />

maturando col mutare della società<br />

civile. Le pagine 31-48 sono fondamentali<br />

per un'analisi storica comparativa<br />

tra il secolo XIII ed il secolo<br />

XX. E' nel quadro delineato<br />

dall'autore che appare in tutta la sua<br />

grandezza S. Silvestro Guzzolini, fondatore<br />

dell'Ordine di S. Benedetto di<br />

Montefano. I tratti della vita del nuovo<br />

Ordine sono originati dalla crisi,<br />

nello scopo di darle una risposta adeguata.<br />

Di qui l'interesse che que-


sto tentativo suscita in noi, che viviamo<br />

in tempo di crisi e che siamo<br />

alla ricerca di una nuova identità, o,<br />

meglio, del modo di tradurre nella<br />

storia presente un'identità che nel<br />

corso dei secoli ha saputo assumere<br />

e tradurre tutte le novità che si venivano<br />

maturando.<br />

Le fonti, da cui l'autore attinge il<br />

materiale per delineare le caratteristiche<br />

della nuova Famiglia monastica,<br />

sono tre: agiografiche, giuridiche<br />

e liturgiche.<br />

Di particolare interesse, riguardo<br />

le fonti agiografiche, è la breve premessa<br />

che ci fa penetrare, con una<br />

acuta analisi della e Formgeschichte<br />

», nella mentalità dell'agiografo<br />

del XIII secolo.<br />

Questa premessa sarà molto utile<br />

non solo per la retta interpretazione<br />

delle vite dei Santi silvestrini, ma<br />

anche per la comprensione delle<br />

numerosissime vite tramandateci da<br />

quei secoli. Lo «scritto agiografico<br />

propone un programma morale, una<br />

idea religiosa più che una biografia<br />

in senso moderno ». (p. 69). In questa<br />

concezione gli scritti agiografici<br />

servono molto a farci conoscere quali<br />

erano gli ideali di certi ambienti in<br />

date epoche, soprattutto gli ideali<br />

che animavano lo stesso scrittore agiografico.<br />

Quindi pur essendo fonti<br />

poco attendibili nella descrizione<br />

dei particolari, sono una fonte ricchissima<br />

per conoscere le concezioni<br />

di fondo. Nel caso dei Benedettini di<br />

Montefano, quattro «vite» sono fondamentali<br />

al riguardo: la vita del<br />

Beato Bonfìglio, dovuta alla penna<br />

dello stesso Fondatore, che diventa<br />

quindi basilare non per la conoscenza<br />

della vita di Bonfìglio, ma per quella<br />

della concezione del monachesimo<br />

da parte dello stesso S. Silvestro.<br />

Abbiamo poi le vite di S. Silvestro<br />

e del Beato Giovanni del Bastone,<br />

- 71 (147)<br />

dovute al quinto Priore di Montefano,<br />

il Venerabile Andrea, e quella<br />

del Beato Ugo, opera di anonimo.<br />

Fonti giuridiche sono le Costituzioni<br />

di Montefano che istituzionalizzano,<br />

e fanno passare da una prima<br />

fase di spontaneità (quale ci viene<br />

presentata dalle vite) ad una fase di<br />

riflessioni, quella esperienza religiosa.<br />

Ci sono poi gli Atti Notarili, donazioni<br />

e privilegi che costituiscono<br />

una non disprezzabile fonte indiretta<br />

della spiritualità delle origini dell'Ordine<br />

di Montefano<br />

Ci sono infine le fonti liturgiche in<br />

cui si possono cogliere le varie tendenze<br />

in ordine al «pensum servitutis<br />

nostrae» e l'interesse dei Benedettini<br />

Silvestrini delle origini per<br />

l'Opus Dei, ed in modo particolare<br />

per il «Sacrificium Missae ». L'autore<br />

mette in rilievo come per l'Ufficio<br />

Divino i Benedettini di Montefano<br />

siano legati strettamente alla tradizione<br />

cistercense per cui «la legislazione<br />

di Motefano è riferibilie in blocco<br />

alle consuetudini cistercensi che<br />

S. Silvestro ha conosciuto sia per contatto<br />

diretto, sia per la loro universale<br />

diffusione.<br />

L'autore passa quindi a tratteggiare<br />

i protagonisti dell'agiografia silvestrina,<br />

tra i quali spiccano il Fondatore,<br />

Silvestro Guzzolini, ed il Venerabile<br />

Andrea; illumina poi le componenti<br />

monastiche dell'Ordine, che<br />

da alcuni furono contestate, delineando<br />

i tratti della vita spirituale del<br />

monastero silvestrino.<br />

Viene così messa in evidenza l'eredità<br />

che S. Silvestro ha lasciato ai<br />

suoi figli, all'Ordine monastico ed alla<br />

Chiesa. E si tratta di una eredità<br />

che va proposta a tutti coloro che<br />

intendono servire Dio nell'Ordine sìlvestrino,<br />

non solo, ma a chiunque<br />

lavori per il rinnovamento dell'Ordine<br />

monastico, poiché l'opera svol-


(148)<br />

ta da S. Silvestro offre un paradigma<br />

di interesse eccezionale e, dal<br />

punto di vista monastico, universale.<br />

M. F.<br />

S.R MARIA TERESA DELL'EUCA-<br />

RESTIA - «No, non ho saltato il<br />

muro» - Editrice «Queriniana» -<br />

Brescia 1976 - pp. 255.<br />

Contrariamente alla Baldwin che<br />

parecchi anni fa, uscendo dal Carmelo,<br />

scrisse le sue esperienze in un<br />

libro intitolato «Ho saltato il muro »,<br />

Ma ria Teresa Tosi (in religione Maria<br />

Teresa dell'Eucarestia) scrive le<br />

sue esperienze di vita carmelitana e<br />

le pubblica, dopo essere uscita dal<br />

suo monastero, col titolo «No, non<br />

ho saltato il muro ». Essa, infatti, uscita<br />

dal Carmelo bolognese, ha voluto<br />

continuare l'esperienza di vita<br />

contemplativa in un nuovo contesto<br />

e sotto altre forme nell'Eremo della<br />

Trasfìgurazione a Collepino. Di questa<br />

sua idea innovatrice parla nel<br />

suo Diario. TI 15 settembre 1955<br />

scrive; «Sogno un tipo di vita contemplativa<br />

che non limiti cosi i nostri<br />

rapporti con i fratelli. Sono convinta<br />

che avremmo modo di ridimensionare<br />

molti valori. Comunicandoci<br />

esperienze varie ci si arricchirebbe a<br />

vicenda, maturando maggiormente ...<br />

Torna il pensiero di un tipo di vita<br />

contemplativa che conosca il rischio<br />

di un'apertura ai fratelli. Nel rischio<br />

rigenererebbe se stessa ». E il 21<br />

maggio dell' anno seguente: «Fra i<br />

tanti rinnovamenti, anche la vita<br />

contemplativa conoscerà i suoi. Sorgeranno<br />

qua e là eremi, oasi di contemplativi<br />

che saranno chiamati ad<br />

aprirsi offrendo a tutti indistintamente<br />

la possibilità di rinascere nello<br />

spirito e, ai già incamminati, di<br />

perfezionarsi, di fortificarsi. Condivideranno<br />

in tutto, con tutti, la loro vi-<br />

-72-<br />

ta di preghiera, di silenzio, di lavoro<br />

... ».<br />

Questo Diario pubblicato, è di eccezionale<br />

interesse perché ci permette<br />

di conoscere maggiormente il<br />

mondo dello spirito, la vita contemplativa<br />

in tutti i suoi momenti di esaltazione<br />

e di depressione. Visto dall'interno,<br />

il Carmelo ci presenta questa<br />

vita contemplativa senza quell'alone<br />

di falsa poesia, comune a tante<br />

descrizioni superficiali di chi non ha<br />

mai vissuto quella vita. Le tensioni<br />

religiose, gli sforzi per una fedeltà<br />

genuina alla chiamata di Dio, non<br />

sono privi di piccineria, che ci dimostrano<br />

peraltro come la santità<br />

non sia una conquista già consolidata<br />

neppure in un centro di spiritualità<br />

quale il Carmelo, ma è la conquista<br />

di ogni giorno. E' questa la considerazione<br />

che fa l'Autrice stessa<br />

dopo di aver parlato delle ragazze<br />

entrate in monastero senza perseverarvi.<br />

Essa scrive «E noi, le rimaste,<br />

in quale misura siamo qui? Fino<br />

a che punto siamo convinte e con<br />

quale pienezza viviamo la nostra offerta?<br />

Rivolgo a me sola questo esame,<br />

e sento che il cammino è ancora,<br />

lungo. Sento che l'ascesa è sempre<br />

più impegnata e faticosa ».<br />

Servono di meditazione certe brevi<br />

frasi che si possono cogliere qua e<br />

là. Su «Contemplazione e azione»:<br />

«Ieri sera mi ero appena coricata,<br />

quando è scoppiato un temporale violento.<br />

Non mi è stato possibile prendere<br />

sonno. L'essere al riparo dalla<br />

pioggia e dal vento, mi ha portata a<br />

pensare ai diseredati, ai baraccati,<br />

ai profughi, a tutti quanti sono privi<br />

della solidità di una casa. Temo<br />

tanto non sia sufficiente offrire soltanto<br />

preghiere. Lo dice anche l'Apostolo<br />

Giacomo nella sua lettera. Con<br />

troppa facilità noi claustrali ci trinceriamo<br />

dietro la convinzione che la<br />

nostra preghiera risolva tutto ». Così


scriveva il 29 aprile 1957. «Clausura<br />

e carità»: «TI contemplativo che fa<br />

distinzione fra cella e mercato, non<br />

è più contemplativo» (Ruysbroeck).<br />

Noi ci sentiamo contemplativi, solo<br />

se siamo fedeli alla cella; non importa<br />

poi se siamo meno fedeli alla<br />

carità» (16-6-54), e, facendone una<br />

applicazione pratica: «Le porte qui<br />

si aprono solamente per il diritto di<br />

voto, oggi acquisito, e per necessità<br />

di salute; ma davanti alla morte di<br />

chi ci ha dato il dono della vita, restano<br />

sbarrate irrimediabilmente»<br />

(29-10-1959); su «Tradizioni », scrive:<br />

«Quante cose non capisco e forse<br />

non capirò mai! Soprattutto non capisco<br />

perché si debba sostenere che,<br />

se da secoli cosi si fanno e cosi si<br />

pensano, cosi si debbano continuare a<br />

pensare e a fare. Buon Dio! Non siamo<br />

delle «vive» Noi che seguiamo<br />

più da vicino Te, perenne Novità? »<br />

(27-3-1955); Su «Visita canonica »:<br />

«Cosa fruttano queste visite? L'ho<br />

ancora da capire. Un Padre che ascolta<br />

e... se ne va, come può comprendere<br />

il peso di tutti quei problemi<br />

reali o fittizi che gravano sulla<br />

vita comunìtaria?» (2-3-54); Su «Latino<br />

o volgare»: «Oggi al Capitolo nostra<br />

Madre ci ha parlato nuovamente<br />

della bellezza dell'Ufficio Divino.<br />

Ha detto che noi siamo delegate dalla<br />

Chiesa ad essere preghiera per<br />

tutti. Ha tentato di farci capire che,<br />

anche se la salmodia è in latino e<br />

quindi incomprensibile per quasi tutte<br />

noi, quello affidatoci rimane un<br />

grande compito. Non ne dubito, ma<br />

penso che se ci si facesse pregare<br />

nella nostra lingua, qualcosa di più<br />

fruttuoso ne verrebbe per ognuna di<br />

noi. Recitare per ore e ore ogni giorno<br />

salmi di cui non se ne capisce il<br />

senso, è assurdo davvero: se questo<br />

è un messaggio di Dio agli uomini,<br />

dovremmo capirlo per accoglierlo e<br />

viverlo. Pure mi sbaglierò, ma un<br />

-73- (149)<br />

giorno la Chiesa dovrà arrivare a<br />

questo. E allora noi saremo più autenticamente<br />

lode ». (10-5-59).<br />

E potrei continuare. Ma vale la pena<br />

di rimandare alla lettura del libro<br />

stesso: sarà una lettura proficua.<br />

M. F.<br />

S.M.C. - Il monaco che dormì 400<br />

anni - pago 172 - Romanzo della Collana<br />

«Il grappolo» - Istituto di propaganda<br />

Libraria 1977 - L. 3.000.<br />

Questo insolito romanzo (assai insolito<br />

con i tempi che corrono) è stato<br />

scritto da una suora benedettina<br />

che ha preferito conservare l'anonimo,<br />

celandosi dietro le iniziali M.C.<br />

E l'anonimato è stato tenacemente<br />

difeso anche dopo il successo ottenuto<br />

dal libro, che ebbe tre ediziooi in<br />

Inghilterra tra il 1950 e il 1956 una<br />

edizione negli U.S.A.. Questa, che<br />

qui presentiamo, è la prima edizione<br />

italiana, e confidiamo che non pochi<br />

lettori resteranno lietamente sorpresi<br />

sia per l'originalità dello spunto<br />

narrativo sia per il messaggio spirituale<br />

che la vicenda rivela.<br />

TI movimento iniziale è di leggenda.<br />

TI giovane benedettino che nel monastero,<br />

arroccato sulle dirupate coste<br />

della Cornovaglia, chiude gli occhi<br />

al sonno della morte nel 1549 -<br />

mentre infuria nel paese la persecuzione<br />

contro i cattolici - e li riapre<br />

prodigiosamente alla vita nel 1914<br />

sembra infatti la versione moderna<br />

di una leggenda aurea rivisitata con<br />

immutato candore. Fratel Petroc si<br />

risveglia in un'aria di miracolo dopo<br />

quattrocento anni e torna a vivere,<br />

un po' spaesato ma vigile e attento,<br />

in una comunità benedettina del nostro<br />

secolo. Tutto, attorno a lui, è<br />

cambiato. Ogni tipo di linguaggio, anche<br />

quello religioso, è diverso. E<br />

fratei Petroc dovrà faticare non po-


(150)<br />

co prima di ritrovare in se stesso<br />

l'antica serenità.<br />

L'originalità della situazione, che<br />

dal confronto con la tumultuosa civiltà<br />

moderna, con certe sofisticazioni<br />

della stessa vita spirituale e sopratutto<br />

nel drammatico incontro con<br />

Miss Wheeler acquista toni problematici<br />

e persino drammatici, è alla<br />

base dell'interesse che ogni pagina<br />

stimola e rinnova. Ma dietro il pretesto<br />

narrativo, a mano a mano che<br />

il racconto si sviluppa, prende sempre<br />

più rilievo l'intento vero del libro,<br />

che attraverso il raffronto tra<br />

due diverse forme di spiritualità<br />

LIBIU RICEVUTI<br />

-74-<br />

(quella del secolo XVI e quella del<br />

XX secolo) tende a rivelare l'essenziale<br />

della vita religiosa, qualunque<br />

sia il tempo e l'epoca in cui essa si<br />

realizza e si esprime.<br />

L'Autrice ha saputo rivivere questi<br />

due tempi analizzandone alcuni tratti<br />

essenziali, ma ha saputo riviverli<br />

attraverso le forme tipiche del romanzo,<br />

celandosi dietro e dentro il<br />

suo personaggio, partecipando alle<br />

sue ansie, ai suoi stupori e persino<br />

alle sue angosce, nel quadro di un<br />

disegno rasserenante e provvideoziale.<br />

L P. L.<br />

GUILLERMO DE SAINT-THIERRY: De la Contemplacion de Dios - De la naturaleza<br />

y dignidad del Amor - La Oracion; Ed. Padres Cistercienses - Publicacio<br />

del Monastero Ntra. Sra de Los Angeles - Azul - 1976,p. 184.<br />

GUGLIELMO DI SAINT-THIERRY: La lettera d'oro, Traduzione e introduzione<br />

di Emilio Pavenu, Ed. Analecta Cartusiana - Salzburg 1977, pp. 110.<br />

La Direzione di Notizie <strong>Cistercensi</strong> garantisce la recensione a tutti i libri che<br />

verranno inviati a tale scopo, purché riguardino la vita monastica, la vita<br />

religiosa (storia. arte, economia) e più in generale la spiritualità cristiana.


CRONA\CA<br />

A - CONGREGAZIONE DI CASAMARI<br />

ATTIVITÀ DELLE COMMISSIONI<br />

1. Commissione per la redazione finale delle Costituzioni. La Commissione,<br />

costituita dal Capitolo Generale, i cui membri vennero scelti dal<br />

Consiglio dell' Abate Preside "CP,Abate Gregorio, P. Malachia e p, Vittori<br />

no) ha tenuto due riunioni nella Certosa del Galluzzo, la prima dal<br />

3 al 6 maggio e la seconda il 3 e 4 giugno. Essa ha svolto il suo lavoro<br />

in tre momenti:<br />

1) inserire nel testo approvato dal Capitolo Generale del 1973, le<br />

modifiche apportate dal Capitolo Generale del 1976;<br />

2) apportare al testo le correzioni necessarie per chiarire alcune<br />

espressioni, togliere alcune contraddizioni riscontrate tra i diversi<br />

articoli e stabilire un testo assolutamente coerente;<br />

3) correggere il testo dal punto di vista stilistico, fermo restando il<br />

contenuto delle disposizioni, Il testo così preparato potrà essere<br />

presentato all'approvazione della S. Sede.<br />

La Commissione, nell'ultima seduta ha giudicato fosse opportuno<br />

mandare a tutte le case della Congregazione l'elenco dei ritocchi alla<br />

sostanza del testo ritenuti opportuni e necessari dalla Commissione, con<br />

la motivazione relativa, perché tutti possano rendersi conto del lavoro<br />

compiuto.<br />

2. Commissione liturgica. Nei giorni 3-6 maggio si è tenuta, sempre<br />

a Firenze, la riunione della Commissione liturgica, per preparare il Direttorio<br />

liturgico e delle cerimonie. E' stato preparato il materiale ordinato<br />

secondo un primo schema provvisorio, Detto schema verrà studiato<br />

dai commissari che, in una prossima riunione vi apporteranno le<br />

correzioni opportune, Il testo così corretto potrà venire inviato a tutte<br />

le case,<br />

3. Commissione degli Studi. Il Segretario della Commissione Generale<br />

degli Studi, p, Goffredo Viti ha effettuato la visita a tutte le sedi<br />

di formazione dei nostri aspiranti in Italia, Durante i brevi soggiorni<br />

nelle singole sedi ha raccolto notizie utili per la prossima riunione con<br />

l'abate preside e gli altri tre membri della Commissione degli studi. Lo<br />

scopo di detta riunione è quello di migliorare sempre più le siruttu-


(152) -76-<br />

t'e delle sedi di formazione che sono il vivaio delle nostre future speranze.<br />

Il quadro generale dei nostri aspiranti è il seguente:<br />

Seminario di Casamari:<br />

Seminario di Piona:<br />

Seminario di Martano:<br />

Seminario di Cotrino:<br />

1&media 2&media 3&media<br />

4 7 9<br />

16 5 6<br />

12 8<br />

lO 7 8<br />

42 19 31<br />

Seminario di Trisulti: IV Ginnasio: 7; V Ginnasio: 3<br />

Novizi a Casamari:<br />

2<br />

Studenti di Liceo a Casamari:<br />

9<br />

Studenti di Teologia a Casamari: 5<br />

Per quanto riguarda l'Africa:<br />

Asmara seminaristi:<br />

studenti di Teologia:<br />

Keren seminaristi:<br />

novizi:<br />

Mendida: seminaristi:<br />

B - CRONACA AFRICANA<br />

20<br />

28<br />

28<br />

4<br />

30<br />

totale<br />

20<br />

27<br />

20<br />

25<br />

Nel nostro notiziario per il periodo Gennaio-Marzo avevamo accennato<br />

ai nostri lettori che il Monastero Cistercense dell'Assunzione all'Asmara,<br />

dal quale dipendono anche le Comunità di Mendìda e di Kèren,<br />

ha avuto dalla Casa Madre di Casamari la sua piena autonomìa il giorno<br />

3 [ebbraio 1977,e che a Superiore Maggiore di questo monastero era<br />

stato eletto il Reo.do p, Matteo Hagos, con il suffragio dei religiosi di<br />

voti solenni di tutti i componenti di queste suddette Case ovunque si<br />

trovassero, Il 4 febbraio sono stati eletti Consiglieri della nuova Casa "sui<br />

juris " i Revv.di Padri: Stefano Kidanè (Mendìda) Alberico Ghebresellassiè<br />

(Asmara), Teofilo Guangul (Asmara), Kidanè Tesfamicael (Keren).<br />

Il Yice-Priore P. Elìa Eessehà fa parte di questo gruppo a norma di<br />

92<br />

lO<br />

2<br />

9<br />

5<br />

118<br />

20<br />

28<br />

28<br />

4<br />

30<br />

228


-77- (153)<br />

diritto in base alle Costituzioni. Manca ancora la nomina dell'Economo<br />

della Casa.<br />

1) Asmara. La Comunità di questa Casa è composta da Il Sacerdoti,<br />

3 Conversi, 28 studenti del l, Il e III Anno di Teologia e del I Anno<br />

di Filosofia, dei quali 3 sono già professi solenni. I corsi di Teologia e<br />

Filosofia hanno luogo nel monastero, e ad essi partecipano anche studenti<br />

di altri Ordini religiosi, nonché seminaristi della Diocesi. All'insegnamento<br />

provvedono alcuni dei nostri Padri, ma collaborano pure dei<br />

PP. Vincenziani e Sacerdoti diocesani con la partecipazione attiva all'insegnamento<br />

di S. Ecc. Mons. Abraha François Vescovo dell'Asmara.<br />

a) Attività dei nostri Padri. «Seminario S. Bernardo », Quest'anno<br />

ospita 20 aspiranti della VII e VIII classe. L'insegnamento avviene nel<br />

nostro monastero ed è impartito dai nostri.<br />

b) Scuola elementare «S. Bernardo ». Conta 150 ragazzi ed è riconosciuta<br />

dal Ministero dell'Educazione. Ci sono 2 maestri governativi<br />

che collaborano con i nostri insegnanti. Purtroppo la Scuola, causa<br />

la carenza di ambienti, si vede costretta a limitare il numero dei ragazzi<br />

che possono frequentarla, mentre le esigenze e le richieste della<br />

popolazione vorrebbero una più vasta capacità ricettiva.<br />

c) La parrocchia. Dal 20 ottobre del 1975 la nostra Comunità ha<br />

ufficialmente assunto la Cura d'Anime di Mai Temennai e del Mecanè<br />

Ghennet che contano complessivamente circa 15.000 abitanti. l/attuale<br />

chiesa non è sufficiente per accogliere tutti i fedeli che molte volte sono<br />

costretti a partecipare alla Messa dall'esterno. Tutti i Sacerdoti, in<br />

conformità alle nostre Costituzioni, prestano il loro seruizio liturgicopastorale<br />

alle dipendenze del Vescovo, e per il bene spirituale dei fedeli<br />

in vari settori dell' apostolato.<br />

d) Stampa. Il Bollettino mensile "Berhan" (significa " Luce "), è<br />

l'unico giornale cattolico in lingua "tigrina" ed ha fatto sentire la voce<br />

del Vangelo e dato informazioni dell'ambiente cattolico per ben 29 anni.<br />

E' un periodico molto apprezzato dall'opinione pubblica, tuttavia lamenta<br />

una preoccupante carenza di mezzi finanziari: la stampa è molto<br />

costosa e, come sarebbe nei voti della redazione, non è stato possibile<br />

migliorare la pubblicazione ed aumentare la diffusione e quindi<br />

il contingente delle copie da stampare.<br />

2) Keren. Il monastero di S. Stefano, in origme venne fondato per<br />

i nostri aspiranti; date le difficoltà attuali e le circostanze di tempo, sta<br />

funzionando anche come Casa di Noviziato. La Comunità è composta


(154) -78-<br />

di 6 Sacerdoti, 4 novizi e 28 aspiranti della IX e X classe. La scuola è<br />

riconosciuta ufficialmente dal Ministero dell'Educazione fino alla XII<br />

classe. Gli insegnanti sono alcuni dei nostri, coadiuvati da qualche<br />

maestro retribuito.<br />

Tutti i Sacerdoti prestano la loro opera dentro e fuori di Keren, ed<br />

hanno anche la cura del "Santuario della Madonnina del Baobab".<br />

L'attuale Decano di questa Comunità è il Rev.do P. Cirillo Ghebrù.<br />

3) Mendìda. La Comunità di S. Maria Immacolata di Mendida è<br />

formata di 7 Sacerdoti, 4 Conversi e 30 Aspiranti delle classi VIII, IX<br />

e X. C'è una piccola Parrocchia curata dai Padri, un ambulatorio, una<br />

scuola tecnica ed una scuola per ragazzi esterni della VII e VIII classe<br />

e varie altre attività. Priore della Comunità è il P. Stefano Kidanè.<br />

C'è pure una Comunità di "Suore della Divina Provvidenza" di<br />

Piacenza, che gestisce una scuola di taglio e cucito per le ragazze ed<br />

un Asilo-nido.<br />

4) Debre Berhan. Anche in questa città c'è una piccola Casa che<br />

funziona come "Centro di Assistenza" per alcuni giovani studenti bisognosi<br />

che vengono aiutati dai monaci di Mendida.<br />

5) Addis Abeba. Nella zona di Shola, in un piccolo appezzamento di<br />

terra sul quale sorge una villetta, ci sono 2 Padri che impartiscono ad<br />

un centinaio di bambini lezioni di grado elementare sotto un capannone.<br />

6) Kambata. Secondo il desiderio dei monaci provenienti dal Kambata<br />

e le decisioni del Capitolo Generale, si sta pensando di aprire una<br />

nuova Casa nel Kambata.<br />

c - CERTOSA DI FIRENZE<br />

1) Giovedì Santo: Alla Messa solenne del Giovedì Santo hanno partecipato<br />

gli " Amici della Certosa" con le loro famiglie. Dopo la cerimonia<br />

religiosa, si è avuta una frugale cena in comune nel Refettorio<br />

monumentale.<br />

2) Pasqua in Certosa: come tutti gli anni, la Veglia pasquale viene<br />

celebrata in Certosa solennemente. La partecipazione del popolo è stata<br />

quest' anno meno numerosa degli altri anni a causa del tempo ritornato<br />

rigidamente invernale dopo qualche giornata primaverile.


-79- (155)<br />

3) 25 Aprile: S. Marco. Giunge alla Certosa, per una breve visita,<br />

il Cardinale Prefetto della Sacra Congregazione dei Religiosi e Istituti<br />

Secolari " Eduardo Pironio ",<br />

4) 28 Aprile: Il Priore della Certosa è stato eletto Presidente del<br />

Comitato Regionale Toscano dei Superiori Maggiori.<br />

5) 3 Giugno: Gli Amici della Certosa hanno organizzato una serata<br />

culturalmente interessante. Il Professor Benedetto Lanza, Direttore del<br />

Museo della Specola ha tenuto una conversazione sul tema: " Viaggio<br />

naturalistico in Patagonia e Terra del Fuoco". La Conversazione è stata<br />

documentata con magnifiche diapositive che hanno presentato gli aspetti<br />

naturalistici (flora e fauna) più interessanti e suggestivi delle Ande Meridionali,<br />

della Terra del Fuoco e della Patagonia.<br />

D - MARTANO (LECCE)<br />

Il nostro Confratello P. Agostino Caputi, pittore, in questi ultimi<br />

mesi ha allestito due mostre personali nel Salento. La prima dal 10-25<br />

Aprile nell'Oratorio parrocchiale di V. Costantini a Calimera (Lecce)<br />

esponendo 35 opere. La seconda all' Istituto Salesiano di Carigliano D'Otranto<br />

(Lecce) dal 24 Maggio - 5 Giugno con 40 opere. 1 risultati delle<br />

mostre sono stati abbastanza lusinghieri.<br />

E - CERTOSA DI PAVIA<br />

1) Il "Centro di Ritiro Spirituale" aperto già dall' ottobre dell'anno<br />

scorso, in questo secondo trimestre ha avuto un notevole<br />

afflusso di presenze: una trentina di gruppi, in prevalenza giovanili.<br />

La presenza più sensazionale è stata il Giovedì Santo (7 aprile):<br />

1700 giovani universitari di Milano di CL (= Comunione e Liberazione)<br />

hanno invaso- letteralmente la Certosa per una giornata di ritiro<br />

e in serata tutti hanno partecipato alla Celebrazione della Cena del Signore<br />

e tutti si sono accostati ai Sacramenti: una lezione della spiritualità<br />

viva tra i giovani.<br />

2) (Da «Il Ticino» del 7 maggio 1977, p. 5): Per merito di P. Sisto<br />

Giacomini chirurgo di codici sfasciati ... Un ponte di stima e di amicizia<br />

tra la nostra Certosa e Leningrado. I Russi apprezzano il metodo di P.<br />

Sisto nel lavoro di restauro del libro. La lunga permanenza alla Certosa<br />

della Direttrice della Biblioteca Nazionale di Leningrado.<br />

La Dottoressa Giulia Niuchscia, Direttrice del laboratorio di restauro<br />

del libro, presso la biblioteca nazionale di Leningrado, ha contraccam-


(156) -80-<br />

biato presso la nostra Certosa, lo. visita che lo scorso anno P. Sisto, della<br />

famiglia religiosa dei <strong>Cistercensi</strong>, le aveva fatto nella sua sede di Leningrado,<br />

E non è stata soltanto una visita di cortesia, ma una sosta prolungata<br />

per prendere visione diretta dei sistemi che il religioso - passato ormai<br />

ad una celebrità che ha varcato i confini d'Italia nel campo del restauro<br />

dei codici e dei libri antichi - usa nel suo delicatissimo lavoro.<br />

E fra qualche settimana sarà ancora P. Sisto a fare il suo secondo<br />

viaggio in Russia dove lo attende una lunga serie di incontri sia a Mosca<br />

che a Leningrado nelle cui biblioteche nazionali sono inseriti anche i laboratori<br />

per il restauro del libro. Biblioteche grandiose e ricchissime: quella<br />

di Mosca - riservata ai soli docenti e studenti dell' università - possiede<br />

ben 32 milioni di volumi e registra circa 10.000 presenze al giorno,<br />

E' quindi comprensibile e lodevole la premura che all'interno stesso della<br />

Biblioteca esista una specie di "Ospedale" dei libri per il ricupero e la<br />

saloaguardia dei volumi più rari e pregiati.<br />

E P. Sisto, anche se modesto nel suo comportamento, è uno dei" chirurghi<br />

del libro" più apprezzato e ricercato. In un angolo della sua Certosa,<br />

favorito anche dal silenzio e dall' abbondanza di spazio e di luce,<br />

p, Sisto Giacomini - 39 anni, oriundo da Alatri - si è creato un laboratorio<br />

modernamente attrezzato dove trascorre lunghe ore della sua<br />

giornata curvo su antichi codici e pergamene o vecchi libri che il tempo<br />

e spesso la trascuratezza degli uomini hanno ridotto a rotoli di carta da<br />

macero. Ma sotto le sue dita e con i delicati trattamenti che egli ha appreso<br />

alla Scuola di Patologia del Libro a Roma, quegli ammassi di carta<br />

da macero riprendono ancora - quasi un miracolo! - la loro [isumomia<br />

d'i codici e di libri,<br />

Da quando ha aperto il suo laboratorio, P, Sisto ha rimesso a nuovo<br />

(saremmo tentati di dire " ha rimesso all' antico") circa cinquecento volumi.<br />

In questi giorni ha tra le sue mani un g1'OSSOma sfasciato tomo' di S,<br />

Agostino: I commenti ai Salmi: un volume di un valore incalcolabile trattandosi<br />

di pagine in pergamena scritte a mano, Appartiene alla Biblioteca<br />

Nazionale di Torino e porta ancora su ogni pagina lo' scempio perpetrato<br />

da un violento incendio avvenuto nel 1904. Ci oorranno tre mesi di paziente<br />

e delicato lavoro ed il libro ritornerà alla biblioteca perfettamente<br />

risanato, Visitando il laboratorio di p, Sisto ritorna spontaneo alla mente il<br />

ricordo degli antichi benedettini ai quali si deve il merito del ricupero e<br />

della conservazione di quasi tutti i nostri classici, Quanto la cultura, ancor<br />

oggi, deve alla Chiesa!


SOMMARIO<br />

FRANCESCO RUSSO, L'Abbazia Cistercense di S.<br />

Maria di Corazzo (Begesto di Documenti) . pago 1<br />

A. RONCONI - D. GRASSO - A. ZANNI, Architettura<br />

Cistercense. Due esemplari a confronto:<br />

Fossanova e Casamari . :. 29<br />

Florilegio Cistercense I a cura di P. VITTORINO<br />

ZANNI ~ 37<br />

P. VITTORINO ZANNI, <strong>Cistercensi</strong> di ieri e di oggi:<br />

La Ven. Veronica Laparelli<br />

P. GOFFREDO VITI, I Primi tre Fascicoli del c Dictionnaire<br />

des Auteurs Cisterciens» Pregi, Difficoltà<br />

e Limiti • ~ 47<br />

JEAN DE LA CROIX BOUTON, Storia dell'Ordine<br />

Cistercense (XXV puntata) • ~ 55<br />

Recensioni<br />

Cronaca • •<br />

~ 70<br />

~ 75

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