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del problema di Plateau per quel telaietto. Uno dei primi telaietti
che Plateau considera è in forma di scheletro di cubo. Le lamine,
una volta immerso ed estratto il telaio, raggiungono la forma stabile
in pochi istanti.
Il sistema di lamine che si ottiene rispetta le regole degli angoli e
inoltre le lamine vanno a incontrarsi al centro in una lamina di
forma quadrata, lamina che risulta sempre disposta parallelamente a
una delle facce del telaio cubico. Se poi si reimmerge nell'acqua
saponata e si estrae il telaietto dal sapone non del tutto, in modo tale
che le lamine catturino un piccolo volume d'aria e quindi si estrae
del tutto il telaietto, la bolla d'aria catturata si sistema
immediatamente per ragioni di simmetria al centro della struttura
laminare.
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M. Emmer, E. Bisignani, Soapy Hypercube, fotografia, (1986) © M.
Emmer. Biennale d’arte di Venezia.
Si ottiene un cubo le cui facce di acqua saponata sono collegate
tramite altre lamine al telaio cubico. Il cubo al centro ha le facce
leggermente convesse per rispettare le regole sugli angoli.
Plateau con i suoi esperimenti aveva posto ai matematici due
problemi: quello che è noto come problema di Plateau e l'altro sulla
geometria delle lamine di sapone.
E' all'inizio degli anni '60 del secolo scorso che viene introdotto un
approccio completamente nuovo al problema di Plateau da parte di
Ennio De Giorgi e di Reifenberg. L'idea era quella di generalizzare il