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Musica nella Liturgia dicembre 2004 - Unione Cristiana Evangelica ...

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Ricominciamo da 4… un nuovo percorso<br />

Una finestra si apre sul nostro cammino con nuovi «scenari»<br />

I<br />

nnanzitutto: salve a tutte e tutti voi! Come potete<br />

notare, qualcosa è cambiato, a cominciare<br />

dal formato. Inoltre, <strong>Musica</strong> <strong>nella</strong> <strong>Liturgia</strong> è<br />

diventata una pubblicazione in sintonia con Il<br />

Seminatore, al quale vengono «dati in prestito»<br />

alcuni degli argomenti che verranno proposti qui,<br />

ed anche canti ed inni. Nel Seminatore saranno in<br />

forma ridotta, per ovvie ragioni, mentre <strong>nella</strong> nostra<br />

pubblicazione avremo le versioni integrali, anche<br />

perché, usando un termine caro alla pubblicità, il<br />

target a cui noi ci rivolgiamo è più specifico, cioè<br />

rivolto in particolar modo alle musiciste, animatrici<br />

musicali e, al maschile, ai musicisti nonché animatori<br />

musicali.<br />

Novità interessante è che tutti i canti e gl’inni<br />

che verranno pubblicati, sia in <strong>Musica</strong> <strong>nella</strong> <strong>Liturgia</strong><br />

che nel Seminatore, saranno registrati su un Cd<br />

demo a cura sempre del Seminatore: il primo musicista<br />

che ha entusiasticamente lavorato a questa<br />

iniziativa è stato Emanuele Aprile, il quale ha curato<br />

il cd pubblicato <strong>nella</strong> nuova serie del Seminatore<br />

appena uscito. Altri musicisti e musiciste o appassionati<br />

hanno comunque dato la loro disponibilità. Il<br />

cd, con i canti sia del Seminatore che di <strong>Musica</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>Liturgia</strong> quindi, sarà pubblicato <strong>nella</strong> rivista del<br />

Seminatore.<br />

In definitiva, possiamo dire, scherzosamente,<br />

Aprile <strong>2004</strong><br />

ma con cognizione di causa, che nell’anno <strong>2004</strong><br />

<strong>Musica</strong> <strong>nella</strong> <strong>Liturgia</strong> e Il Seminatore si uniscono in<br />

una felice, si spera, vita in comune!<br />

Secondo: le offerte. Qui abbiamo da dare una<br />

bella notizia. Questo numero di <strong>Musica</strong> <strong>nella</strong><br />

<strong>Liturgia</strong> potrà uscire completamente autofinanziato<br />

(fotocopie, buste di spedizione, francobolli, spese di<br />

inchiostro stampante ecc...) grazie alle offerte che<br />

sono state fatte da: la Chiesa evangelica battista<br />

di Genova, Via Vernazza; dal fratello Nazareno<br />

Lucchin della Chiesa evangelica battista di<br />

Rovigo e da altre sorelle e fratelli che hanno dato<br />

un contributo all’Assemblea straordinaria Ucebi<br />

svoltasi l’anno scorso. Giova ricordare che questa<br />

rubrica, fotocopiata in proprio, si potrà reggere<br />

soprattutto sulle offerte, non essendo in vendita e<br />

non potendo pesare sul budget del D.E. se non per<br />

pochi numeri, come è accaduto per il 2003.<br />

Con «Ricominciamo da 4», titolo dell’ultima<br />

pubblicazione, sembra che l’entusiasmo si sia alimentato.<br />

Vi presenteremo, dunque, nelle ultime<br />

pagine, nuovi collaboratori e collaboratrici. Altri ed<br />

altre si aggiungeranno nei prossimi numeri.<br />

Insieme scopriremo nuovi inni, animazioni liturgiche,<br />

storie di artisti delle chiese, delle melodie di<br />

fede di ogni cultura, e di ogni canto che lodi e narri<br />

le opere del Dio creatore.


Appello ed evangelizzazione: solo nel 1922?<br />

Un’analisi sulla situazione della musica evangelica in Italia<br />

A<br />

llora, la questione è questa: nell’indice tematico<br />

dell’Innario Cristiano del 1922, troviamo<br />

una voce, esattamente la XIX, intitolata:<br />

Adunanze di appello e di evangelizzazione.<br />

Nell’indice tematico dell’Innario Cristiano del 1969<br />

questa voce XIX scompare e ritroveremo la parola<br />

«appello» insieme a «risveglio cristiano» <strong>nella</strong> seconda<br />

parte, alla voce L’anno liturgico, al punto B, intitolato<br />

«Occasioni e tempi particolari». Invece, la<br />

parola «evangelizzazione» non c’è più. Andiamo poi<br />

a vedere l’Indice dell’Innario Cristiano del 2000 e<br />

notiamo che anche la parola «appello», conservata<br />

nell’Innario del 1969, scompare. Come mai? Urge<br />

dunque avere dei chiarimenti. Lo faremo ascoltando<br />

alcuni fratelli che hanno lavorato nelle commissioni<br />

di questi due innari, del 1969 e del 2000, e la reazione,<br />

da un punto di vista teologico e musicale, di chi<br />

si è trovato a doverli utilizzare e riutilizzare secondo<br />

le scelte delle commissioni.<br />

Incominceremo con il maestro Ferruccio Corsani<br />

che ha partecipato ai lavori delle commissioni<br />

Innario sia del 1969 che del 2000. Seguiranno poi<br />

nell’ordine il pastore Bruno Rostagno, il pastore<br />

Alberto Taccia, curatori dell’Innario Fcei 2000, e concluderemo<br />

con il pastore Emmanuele Paschetto,<br />

erede dell’Innario battista «Alleluia», Amei, 1959.<br />

«Sul piano puramente formale<br />

io sono stato membro delle due<br />

commissioni come maestro di<br />

musica, quindi, non mi sono<br />

assolutamente occupato delle<br />

questioni che riguardavano la<br />

strutturazione teologica; questo<br />

aspetto bisogna chiederlo<br />

appunto ai teologi. Nella commissione del 1969 il<br />

teologo più di spicco, secondo me, era Pier Paolo<br />

Grassi che era una persona a prima vista forse poco<br />

appariscente, ma era in realtà un pozzo di scienza<br />

2<br />

teologica, poi c’era Edoardo Aime anch’egli molto<br />

preparato; invece noi: Ettore Fanzilli della chiesa<br />

battista di Roma, Italo Gratton della chiesa metodista,<br />

più tardi Giuseppe Belforte ed io, ci occupavamo<br />

della parte musicale; vari testi che Gratton proponeva,<br />

pur perfetti dal punto di vista metrico,<br />

suscitavano perplessità nei teologi della commissione<br />

che correggevano le nostre espressioni poco felici<br />

e anche quelli degli inni del 1922. Anche nell’innario<br />

del 2000 c’è stato soprattutto un lavoro di correzione<br />

dei testi. Per l’edizione del 2000, dopo il lavoro<br />

di commissione svolto da Bruno Rostagno,<br />

Alberto Taccia, Franco Tagliero e da me, con la collaborazione<br />

di Flavio Gatti per la stampa e la composizione,<br />

fu adottata la struttura teologica definitiva,<br />

su proposta di Bruno Rostagno. Per la questione<br />

della XIX voce «appello ed evangelizzazione» posso<br />

rispondere con alcuni miei canti pubblicati <strong>nella</strong> raccolta<br />

della Fcei «Cantate al Signore»: Ben è la<br />

messe grande, Canta mio cuore, ed altri pubblicati<br />

nell’Innario Cristiano 2000, che lanciano un messaggio<br />

musicale che non definirei di appello, ma piuttosto<br />

di «apertura» cioè di invito ad ingranare una<br />

marcia nuova <strong>nella</strong> nostra testimonianza; posso dire<br />

che ho composto tali inni avendo in mente sia l’aspetto<br />

«apertura» ad alcuni problemi del nostro<br />

tempo, sia la testimonianza e l’evangelizzazione: io<br />

credo che per testimoniare ed evangelizzare occorre<br />

uscire dalle chiese. Allora oggi io penso che un<br />

repertorio di canti che abbia come spunto l’evangelizzazione,<br />

chiaramente non nel senso di proselitismo,<br />

dovrebbe essere rivolto contemporaneamente<br />

al sociale ed al messaggio biblico, ma non è facile<br />

sposare i due aspetti. Noi quando partiamo da un<br />

argomento biblico non ci sentiamo spaesati perché<br />

siamo stati abituati sin da ragazzini a parlare di queste<br />

cose; invece c’è chi sentirebbe il bisogno di sentir<br />

parlare in termini laici, sociali e da quelli arrivare<br />

alla soluzione che, per noi cristiani, sta in Cristo.<br />

L’inno Camminiamo insieme, n. 320 dall’Innario


2000, del quale ho curato il testo e ho restaurato il<br />

ritmo originare della melodia, parla della fratellanza<br />

umana e da questa idea giunge a parlare dell’amore<br />

di Cristo che ci unisce <strong>nella</strong> libertà.<br />

«Innanzitutto occorre un chiarimento:<br />

come ho già affermato<br />

<strong>nella</strong> presentazione ufficiale,<br />

l’innario 2000 non è il «nuovo»<br />

innario; non potrebbe esserlo<br />

anche perché non ci sono delle<br />

innovazioni tali da poter giustificare<br />

la parola «nuovo»; lo<br />

chiamerei piuttosto una «riedizione» dell’innario<br />

del 69. Infatti, il nostro mandato era quello di correggere<br />

i testi, poi, grazie alla nuova tecnologia,<br />

abbiamo fatto anche dei cambiamenti, tipo la<br />

numerazione, o abbiamo tolto alcuni inni francamente<br />

ormai desueti e ne abbiamo aggiunti altri<br />

più contemporanei. E affermai inoltre, sempre <strong>nella</strong><br />

presentazione: è da adesso che bisogna cominciare<br />

a lavorare per un nuovo innario. Fino ad ora nessuno<br />

ha colto questo invito.<br />

Per quanto riguarda invece la voce XIX oggi io<br />

credo che «appello» è un termine che non si usa più<br />

tanto. Può conservare il suo significato, ma non più<br />

con le stesse modalità. Se si esercitano delle attività,<br />

non richiamano più adunanze d’appello ma piuttosto<br />

attività «evangelistiche». Tuttavia nell’innario non<br />

troviamo più molte proposte adatte ad una evangelizzazione<br />

moderna perché non si usano più quei tipi<br />

di inni ma si va ad attingere ad altra musica, ad<br />

esempio al Negro-spiritual, al Gospel. L’innario è<br />

diventato piuttosto uno strumento di culto e difficilmente<br />

si può prendere qualcosa se si fa un’uscita<br />

verso l’esterno. Forse alcuni inni dell’innario come: Il<br />

Regno tuo Signor nel mondo venga o altri più<br />

energici, pochi in verità, potrebbero ancora andar<br />

bene, ma occorrerebbe pescare tra le produzioni<br />

nuove, ad esempio il Sud America; lavoro che è stato<br />

fatto con la raccolta «Cantate al Signore», ma è mancato<br />

il tempo per creare un innario con le due parti.<br />

Certo, oggi se dovessi pensare ad un nuovo innario<br />

credo che si potrebbe anche fare una sezione intitolata<br />

«evangelizzazione», perché no, come occorrereb-<br />

3<br />

be creare anche una sezione giovani, una sezione<br />

ragazzi. Tutto sta a vedere però cosa ci mettiamo<br />

dentro, quali proposte nuove. Insomma, lo ripeto: è<br />

da adesso che si deve cominciare a lavorare.<br />

La voce «adunanza di appello e di<br />

evangelizzazione» dell’innario del<br />

1922 e quella «appello e risveglio<br />

cristiano» dell’innario del<br />

1969 sono state, in parte, sostituite<br />

nel titolo «la missione» dell’innario<br />

del 2000. Inoltre 15 inni di<br />

evangelizzazione della raccolta<br />

del 1922 sono stati ripresi, in diverse collocazioni e<br />

con qualche variante, nell’innario del 2000 (273=248;<br />

275=237; 276=302=60; 304=318; 305=263;<br />

306=292). Non solo, diversi inni del 1922, trascurati o<br />

messi in appendice nel 1969, sono stati recuperati nel<br />

2000. Inoltre molti canti dell’attuale raccolta hanno<br />

un chiaro carattere evangelistico, senza far parte di<br />

un’apposita categoria. La ragione per cui si è volutamente<br />

escludere una sezione riservata all’appello e<br />

all’evangelizzazione deriva dal fatto che una tale evidenziazione<br />

sembrava voler separare i «giusti» che<br />

nelle comunità «non hanno bisogno del ravvedimento»<br />

dalle pecore perdute e da condurre all’ovile. La<br />

Parola dell’Evangelo, come annuncio di grazia e di<br />

perdono, da cui nasce l’esigenza della nuova vita e a<br />

cui il Signore ci chiama, deve sempre essere rivolta a<br />

tutti e a tutti ripetuta. La suddivisione di inni in categorie<br />

deve conservare un carattere puramente indicativo<br />

e qualunque inno può essere diversamente<br />

applicato alle situazioni considerate più opportune<br />

nelle comunità, sia all’interno che all’esterno di esse.<br />

Il canto di «evangelizzazione» verso l’esterno è reso<br />

più efficace se le parole vengono illustrate. La melodia<br />

dovrebbe essere il veicolo attraverso il quale si<br />

trasmette la Parola, evitando, per quanto possibile, la<br />

forma del concerto in cui è la bravura dei cantori che<br />

appare in primo piano. Naturalmente è necessario<br />

che le parole, i pensieri e le espressioni degli inni<br />

non siano banali, incomprensibili o antiquate. Questo<br />

è stato uno degli obiettivi <strong>nella</strong> trascrizione dei testi<br />

nel nuovo innario, anche se i risultati non sono stati<br />

sempre soddisfacenti.


Ad Emmanuele Paschetto, erede<br />

dell’ Innario Alleluia, composto<br />

dal pastore Enrico Paschetto<br />

(un’importante pubblicazione<br />

che purtroppo non ha ricevuto<br />

l’attenzione che avrebbe meritato)<br />

chiediamo, appunto, una<br />

reazione…<br />

«Io penso che come prima cosa noi non siamo più<br />

capaci di fare evangelizzazione per cui può essere<br />

anche una malignità dire che non sapendo fare una<br />

cosa si elimina anche la parola, nel senso che l’evangelizzazione<br />

classica, quella del contatto con le persone<br />

o all’aperto, nelle piazze ecc… oggi chiaramente è<br />

molto difficile farle, non hanno più molto successo;<br />

dovrebbero essere piuttosto sostituite da altro tipo di<br />

evangelizzazione, quella cioè che si è sempre fatta una<br />

volta, personale, di contatti con amici e conoscenti,<br />

vicini di casa e via di seguito. Seconda cosa, penso che<br />

comunque da anni avremmo dovuto riflettere su questo<br />

fatto: se l’evangelizzazione sia ancora di attualità, e<br />

io penso che lo sia, e come oggi andrebbe affrontata,<br />

concretizzata. Circa vent’anni fa noi abbiamo avuto un<br />

segnale stranissimo perché avevamo organizzato un<br />

convegno sull’evangelizzazione e questo convegno fu<br />

un disastro perché fu allora che morì la figlia di<br />

Saverio Guarna che era il segretario dell’evangelizzazione.<br />

Da allora, su questo tema, abbiamo avuto solo<br />

la non riflessione. Dunque, penso che se l’evangelizzazione<br />

in modo classico<br />

fino<br />

4<br />

al 22 era chiaramente una delle attività principali che<br />

si chiedevano ad una chiesa, nel 68 un po’ meno,<br />

adesso evidentemente è stata sostituita da tutta una<br />

serie di sinonimi che poi non entrano veramente nel<br />

significato di quello che si attribuiva una volta. Ad<br />

esempio, se noi usiamo la parola servizio cristiano la<br />

affianchiamo a diaconia mentre l’evangelizzazione è<br />

Kerygma, annuncio. La parola e l’azione vanno di pari<br />

passo, questo è chiaro, ma la parola non si nasconde<br />

nell’azione né viceversa. Allora oggi quando devo cercare<br />

inni attinenti l’evangelizzazione devo andarli a<br />

cercare qua e là anche se mi fa già piacere che in quest’innario<br />

del 2000 si sia ripresa la vecchia melodia di<br />

Vieni fratello che era uno dei classici, perché lego l’evangelizzazione<br />

ad un tipo di scelta molto forte. La<br />

parola «evangelizzazione» deve ricomparire sia come<br />

voce liturgica e come stanza di inni, ce ne sono tanti,<br />

sia come l’azione più importante delle nostre chiese.<br />

Evangelizzazione che non si confonda con il proselitismo,<br />

perché è chiaro che non diventando evangelico<br />

che tu automaticamente sei convertito: la conversione<br />

autentica è quella rivolta al Signore e non ad una particolare<br />

forma di cristianesimo. È ovvio che, nel presentare<br />

l’Evangelo, ad un certo punto tu possa anche<br />

dire: vieni a viverlo insieme a noi. Infine, alla voce<br />

evangelizzazione, aggiungerei anche l’appello al cambiamento<br />

di vita, accompagnati da una produzione di<br />

nuovi inni ma anche di riscoperta dei più antichi, il cui<br />

messaggio arriva ancor oggi fino a noi.


A passo di traduzioni<br />

a cura di Francesco Romeo<br />

I<br />

l mio lavoro, che mi ha portato in varie località del<br />

mondo, compreso il Nord America, ha inculcato in<br />

me l’amore per la musica gospel e tradizionale<br />

evangelica americana, detta anche «spiritual». Ho cercato<br />

quindi di trasportare «il feeling Battista» del sud<br />

degli Stati Uniti d’America <strong>nella</strong> nostra lingua che, del<br />

resto, è la più bella del mondo per il canto.<br />

Dunque, tradurre<br />

un inno, un gospel<br />

o uno spiritual, dall’inglese<br />

all’italiano<br />

può non essere<br />

considerato un’eresia<br />

se la traduzione<br />

porta con sé il feeling<br />

originale e,<br />

soprattutto, se si fa<br />

capire da quelli che<br />

ascoltano o che eseguono tale canto. E per capire e<br />

far capire, insomma per «ben tradurre», occorre<br />

conoscerne un po’ la storia. Questa volta incomincerò<br />

il cammino insieme al fratello Dudley Graves,<br />

che troverete nelle pagine seguenti, riportando la<br />

biografia di due autori importantissimi:<br />

Fanny Jane Crosby: nata a Putnam Country New<br />

York il 24 marzo 1820; morta a Bridgeport<br />

Connecticut il 12 febbraio 1915, è considerata la più<br />

significativa autrice di inni evangelici che l’America<br />

abbia avuto.<br />

Diventata cieca all’età di sei anni a causa di un’intervento<br />

medico sbagliato, conseguì la sua istruzione<br />

presso la New York School for Blind (Scuola per<br />

Ciechi di New York). Possedendo, sin da bambina, un<br />

dono naturale per la poesia, si guadagnò una considerevole<br />

esperienza <strong>nella</strong> scrittura di versi laici (o<br />

profani) fornendo testi per le composizioni dei menestrelli<br />

e le cantate, prima che dedicasse il suo talento<br />

alla scrittura di poesie sacre, all’età di 44 anni.<br />

Durante la sua lunga esistenza, di oltre 90 anni, la<br />

5<br />

Crosby scrisse fra 8.500 e 9.000 testi, molti dei quali<br />

musicati dai più importanti compositori di musiche<br />

sacre dell’epoca, fra cui vanno citati William B.<br />

Bradbury, Robert Lowry, George Root, William<br />

Howard Doane, e Ira D. Sankey. Crosby usò più di<br />

duecento pseudonimi per firmare i suoi lavori.<br />

Trascorse la maggior parte della sua vita <strong>nella</strong> città di<br />

New York e da buona metodista a vita, frequentò la<br />

Chiesa Metodista Episcopale di John Street di<br />

quella città.<br />

William Howard Doane, nato a Preston nel<br />

Connecticut ( USA) il 3 Febbraio 1832, morto a South<br />

Orange New Jersey ( USA) il 24 Dicembre 1915, fu il<br />

principale collaboratore musicale della Crosby <strong>nella</strong><br />

produzione di inni evangelici. Doane aveva una formazione<br />

religiosa e studiò alla Woodstock Academy<br />

dove presto manifestò un’attitudine per la musica<br />

anche come esecutore (infatti suonava il flauto e l’organo),<br />

nonché come direttore di coro.<br />

Si convertì nel 1847, fu battezzato nel 1851 diventando<br />

così un membro attivo della comunità battista,<br />

dove rimase per tutta la vita. Subì un attacco di<br />

una grave malattia, ancora giovane, e decise di dedicare<br />

il meglio del suo tempo e del suo talento a scrivere<br />

melodie di canti evangelici e a pubblicare collezioni<br />

di canti spirituali.<br />

Degli oltre 2.000 pezzi che scrisse più di 30 sono<br />

tutt’ora di uso frequente nelle chiese. Egli fu editore<br />

insieme ad altri, quale ad esempio Robert Lowry , di<br />

circa 40 collezioni di inni. Doane fu anche l’editore<br />

musicale dell’Innario Battista ( The Baptist Hymnal<br />

- Philadelphia 1883).<br />

Egli è dunque ricordato soprattutto per le melodie<br />

dei suoi canti evangelici.<br />

Ed ora comincia il mio vero compito per <strong>Musica</strong><br />

<strong>nella</strong> <strong>Liturgia</strong> che sarà quello di lavorare sulle traduzioni.<br />

Questa volta, come apertura per il primo<br />

numero, ho voluto comunicare un approccio alla traduzione<br />

che non è solo quello di «tradurre delle<br />

parole», ma di capire l’autore <strong>nella</strong> sua anima spirituale,<br />

e culturale.<br />

Nella pagina seguente vi riporto una mia traduzione,<br />

appunto, di un bell’inno di Crosby e Doane,<br />

tra l’altro non molto conosciuto, dal testo originale in<br />

inglese: Tread Softly (Con Passo soave).


L’innologia battista<br />

a cura di Dudley Graves<br />

T<br />

raendo spunto proprio dalla biografia di Fanny<br />

Jane Crosby, che il fratello Francesco Romeo ci<br />

ha così bene trasmesso, incomincerò il percorso<br />

sull’innologia battista. Un percorso nel quale, più<br />

che parlare di storia, si presenteranno inni che parlano<br />

di storie e che man mano ci condurranno ad individuare<br />

un repertorio, diciamo, «tipicamente battista».<br />

E subito, come primo approccio, vi facciamo<br />

notare che gli «intrecci denominazionali», cioè tra<br />

poeti o musicisti che non sono solo battisti, come nel<br />

caso della Crosby ed altri, renderanno ancor più<br />

ricco e particolare il carattere dell’ innologia battista.<br />

È questo un monito, oggi, per cercare di comprendere<br />

che «insieme» si creano opere senza tempo, e che<br />

solo nell’incontro e nel dialogo si può costruire.<br />

Inoltre, quando si fa ricerca, si scoprono le verità<br />

7<br />

del «dopo». Il «Cantiamo insieme», sia il 1° che il 2°<br />

volume, opera criticata a volte anche aspramente,<br />

edita dal Seminatore e curata dal pastore Saverio<br />

Guarna, si rivelerà in queste nostre ricerche, una<br />

pubblicazione dalle informazioni molto interessanti.<br />

Partiremo, dunque, insieme a Francesco Romeo,<br />

proprio dalla nostra Fanny Jane Crosby, per continuare<br />

poi con altri autori.<br />

Credo che molti di noi non sanno che alcuni inni<br />

riportati dai nostri innari e da noi stessi cantati sono stati<br />

appunto scritti da autori che si inquadrano <strong>nella</strong> letteratura<br />

dell’innologia battista, a partire proprio dalla<br />

Crosby. Ad esempio, l’inno A Dio sia la gloria, che troviamo<br />

nell’Innario Cristiano della Fcei, con il numero<br />

50, è anche esso un lavoro di Crosby per il testo e<br />

Doane per la musica. Questa informazione, per quanto<br />

riguarda il testo originale, la ritroviamo soltanto nell’autore<br />

del testo in italiano di questo inno, il pastore Enrico<br />

Paschetto, il quale nell’Innario Alleluia, pubblicato nel<br />

1959, da lui stesso composto e curato, ci riportò sia l’inno<br />

che la fonte: «libera versione in italiano (di Enrico<br />

Paschetto) della poesia di Fanny Jane Crosby».


Un altro inno, famosissimo potremmo dire, è<br />

Lieta Certezza e qui c’è una breve storia da raccontare<br />

«Nell’anno 1873 - disse la Crosby - scrissi Lieta<br />

certezza. Una mia amica, la signora Joseph Knapp,<br />

compose una melodia e me la fece ascoltare due o<br />

tre volte al pianoforte. Poi mi chiese: cosa ti dice<br />

questa melodia? Le risposi:<br />

Lieta certezza, sono di Gesù!<br />

O che anticipo della gloria divina!<br />

Un erede di salvezza, un acquisto di Dio.<br />

E concludiamo questo nostro percorso con un<br />

altro inno composto insieme al musicista John R.<br />

Sweney: Dimmi la storia di Cristo. Anche qui il<br />

carattere della sua poesia emerge con forza e abban-<br />

1. Dimmi la storia di Cristo, scrivila dentro il mio cuor:<br />

su d’una croce l’han visto patire un grande dolor.<br />

Per la sua morte ora io vivo Gesù nel mio cuor:<br />

gloria al figlio di Dio che mi mostrò il suo amor.<br />

Egli morì sulla croce per salvar l’uomo quaggiù.<br />

Dimmi la storia di Cristo scrivila dentro il mio cuor:<br />

dar la sua vita l’han visto per me, il mio Redentor.<br />

8<br />

Nata dallo Spirito Santo, lavata nel Suo sangue.<br />

Questo è la mia storia, questo è il mio canto,<br />

lodando il mio Salvatore per tutta la giornata.<br />

Lei disse di avere scritto il testo con la sua fedele<br />

macchina da scrivere «Braille» dopo aver «ascoltato»<br />

la melodia composta dalla sua amica; «ascoltato»<br />

perché come ci ha raccontato Francesco Romeo,<br />

Fanny Crosby era cieca, da quando all’età di sei anni<br />

fu vittima di ‘malasanità’.<br />

dono <strong>nella</strong> fede in Dio. Vi riportiamo dunque il testo<br />

in italiano con una versione riportata nel “Cantiamo<br />

Insieme 1” realizzata da un anonimo e revisionata<br />

da Paolo Marziale.<br />

2. Dimmi la storia di Cristo, dimmelo quanto mi amò:<br />

in una tomba l’han visto perché per me lui pagò.<br />

Parlami ancora di pace, quella che dona Gesù.<br />

Egli morì sulla croce per salvar l’uomo quaggiù.<br />

Dimmi la storia di Cristo...<br />

3. Dimmi la storia di Cristo quando afflitto io son:<br />

egli è risorto, l’han visto, e m’assicura il perdon.<br />

Dimmi la storia di nuovo, parlami del suo amor;<br />

la vita mia ricevo solo dal mio Salvator.<br />

Dimmi la storia di Cristo...


Innari & Inni d’oggi<br />

a cura di Domenico D’Elia<br />

D<br />

a circa 30 anni la produzione di nuovi canti e<br />

inni coinvolge decine di autori alla ricerca continua<br />

di stili e forme espressive in grado di presentare<br />

il messaggio evangelico alle giovani generazioni.<br />

Così nasce la «Praise and Worship», la «Lode e<br />

Adorazione», movimento che coinvolge milioni di credenti<br />

in tutto il mondo uniti dal semplice, ma potente<br />

messaggio di salvezza musicalmente annunciato e<br />

testimoniato.<br />

Il canto che oggi vi propongo s’intitola: Che<br />

immenso amore ci mostrò. Il titolo originale in inglese<br />

è «How deep the Father’s love for us», canto com-<br />

9<br />

posto da Stuart Townend, da anni esponente del<br />

«British Awakening» (risveglio britannico), autore di<br />

brani conosciuti in tutte le chiese evangeliche di lingua<br />

inglese. Questo canto focalizza la sua attenzione sull’amore<br />

che il Padre ci ha mostrato <strong>nella</strong> morte e resurrezione<br />

di Suo Figlio, un amore incommensurabile che ci<br />

ha eternamente riscattati e salvati.<br />

Il canto ben si adatta ad una voce solista accompagnata<br />

dal semplice, ma coinvolgente arpeggio di una<br />

chitarra acustica; la comunità può aggiungersi man<br />

mano che il canto prosegue e con essa tutti gli strumenti<br />

di cui dispone per l’accompagnamento musicale.<br />

È un canto di confessione di peccato, ma anche di<br />

fede; può essere cantato durante la Cena del Signore o<br />

al termine del momento dedicato alla confessione di<br />

peccato personale e/o comunitaria; nelle animazioni<br />

evangelistiche può essere utilizzato come canto di<br />

meditazione e di riflessione.


L’animazione<br />

musicale liturgica<br />

I<br />

tempi sono ormai maturi per far sì che un rinnovamento<br />

possa concretizzarsi nelle nostre chiese.<br />

Rinnovamento che non significa abbandono o<br />

rinuncia delle forme liturgiche, cultuali e di vita comunitaria<br />

che ci sono familiari e non significa neppure critica<br />

assoluta dei modelli tradizionali. Piuttosto il contrario:<br />

rinnovamento come riscoperta di ciò che abbiamo perduto<br />

nel tempo, ma con i nostri linguaggi e la cultura del<br />

nostro tempo. Il «nuovo» è appunto in questo: una ritraduzione<br />

del messaggio in cui crediamo. Il terreno, quindi,<br />

passando via la paura d’intendere il rinnovamento<br />

come sovvertimento radicale della nostra tradizione,<br />

man mano si va spianando; occorre, dunque, lavorarci.<br />

Le chiese sono più pronte ad ascoltare le novità, sia per<br />

condividerle, creando nuove forme liturgiche, sia per<br />

confutarle, conservando le forme tradizionali.<br />

Una delle novità maggiori è appunto<br />

quella della figura dell’animatore<br />

e dell’animatrice musicali per la<br />

liturgia. Di che cosa si tratta?<br />

L’animazione musicale ha, come<br />

primo compito, quello di scoprire<br />

innanzitutto nuovi talenti, di coinvolgerli<br />

e appassionarli e, nello<br />

specifico liturgico, di aiutarli e seguirli nel lavoro della<br />

testimonianza evangelica attraverso la musica. Come<br />

secondo compito, l’animatore o l’animatrice hanno<br />

quello di realizzare una «regia» insieme al pastore e<br />

alla pastora della comunità, ai predicatori, coordinando<br />

i musicisti e la comunità nel canto, <strong>nella</strong> musica,<br />

durante i culti, negli incontri di evangelizzazione. Vale<br />

sempre la pena ricordare la regola d’oro per ogni<br />

animazione che si possa definire «ottima»: l’animatore<br />

e l’animatrice sono coloro che ci sono, ma non si vedono,<br />

perché a vedersi saranno i talenti che essi stessi<br />

hanno scoperto e valorizzato. Inoltre sarà loro compito<br />

far emergere «il gruppo», mai il singolo individuo né<br />

tantomeno solo se stessi; accade, ed è umano, ma l’animazione<br />

è madre della «condivisione».<br />

Anche questo si chiama «rinnovamento».<br />

11<br />

Note in musica<br />

a cura di Virginia Mariani<br />

O<br />

gni volta che penso alla liturgia o devo curarla,<br />

in occasione del culto domenicale di adorazione<br />

o in celebrazioni più solenni, penso alla<br />

liturgista o al liturgista come a chi conduce per mano<br />

la comunità che sempre, anche per esortazione di<br />

Gesù, è come una fanciulla. Ai piccoli e ultimi del<br />

Mondo, infatti, è promesso di entrare nel Regno di<br />

Dio e le comunità sono chiamate a esserlo anche nel<br />

predisporsi all’ascolto della Parola, oltre che nell’affidarsi<br />

completamente alla Sua volontà.<br />

E così, umile pedagoga della liturgia, per iniziare<br />

questo percorso insieme vi propongo un piccolo studiotest<br />

al quale anch’io mi sono sottoposta prima di occuparmi<br />

di animazione musicale e biblica. Ritengo, inoltre,<br />

che sia importante avere le idee chiare su quale funzione<br />

abbia la musica e il canto <strong>nella</strong> comunità di appartenenza<br />

in particolare: per questo vi invito a condividere<br />

questo studio in uno o più gruppi di lavoro, offrendo<br />

l’opportunità di approfondire l’argomento e, contemporaneamente,<br />

proponendo già una semplice animazione.<br />

La chiave di lettura del nostro lavoro in comunità è<br />

il servizio con l’allegrezza della condivisione: l’evangelizzazione<br />

s’intona con predicazione, ma anche con<br />

personale e continua conversione! Se proponete l’animazione<br />

durante uno studio biblico o in un gruppo,<br />

iniziate introducendo l’argomento attraverso alcune<br />

letture, a mo’ di safari biblico, scelte fra quelle che suggerisco<br />

alla fine del mio intervento. L’intento è quello di<br />

far rilevare la notevole presenza della lode, cantata e<br />

suonata, <strong>nella</strong> Bibbia: noi notiamo che la prevalenza è<br />

nell’Antico Testamento, ma indugiare su questo ci porterebbe<br />

verso altre riflessioni. Per il momento possiamo<br />

chiederci semplicemente come mai Gesù abbia<br />

‘trascurato’ tutto questo, così come le prime comunità<br />

cristiane, se si tratta soltanto di un’impressione superficiale<br />

e se noi chiese del terzo millennio di tradizione<br />

protestante possiamo ignorare questo aspetto, chiamate<br />

come siamo all’annuncio e alla predicazione nell’accoglienza<br />

della differenza che l’intercultura e l’interreligiosità<br />

ci donano di vivere quotidianamente.


Queste cinque domande faranno da guida nel lavoro<br />

in gruppo che seguirà la breve presentazione e che<br />

durerà 15/20 minuti: fondamentale è la figura del «facilitatore»<br />

di gruppo che garantirà la partecipazione di<br />

tutti i presenti e prenderà appunti.<br />

1. A tuo parere, quale importanza e ruolo ha in<br />

genere la musica?<br />

2. Quale posto occupa per te la musica e il canto<br />

<strong>nella</strong> liturgia e nei momenti comunitari in genere? E’<br />

più importante durante un culto o lo è anche durante<br />

lo studio biblico, gli incontri fra donne, giovani, bambini/e…?<br />

3. Quando sei a casa o anche sul lavoro, intoni piacevolmente<br />

inni o canti di chiesa? Perché?<br />

4. Ascolti, anche o soltanto, musica religiosa?<br />

Perché?<br />

5. Quale strumento, secondo te, è più adeguato per<br />

accompagnare il canto in chiesa? Ritieni che sia piacevole<br />

accompagnare la lode al Signore col battito delle<br />

mani?<br />

Dopo la plenaria, durante la quale i gruppi espongono<br />

le proprie considerazioni, si può cantare un canto<br />

o un inno di lode dal ritmo brioso senza l’accompagnamento<br />

strumentale riassaporandone così parole e melodia,<br />

come per esempio Masithi!, Terra e cielo cantano<br />

insieme, Lui venne dalla raccolta Cantate al<br />

Signore edito dalla Fcei o anche il classico Celebriamo<br />

il Signore dall’ Innario cristiano cantato due volte, con<br />

un po’ più di ritmo e col battito delle mani la seconda<br />

volta. Nell’occasione si potrebbe ricordare che nell’antichità<br />

non vi era organo o tastiera, ma voce mani e semplici<br />

strumenti (timpani, cembali, tamburelli, flauti…)<br />

che ci riconducono alle nostre radici ma contemporaneamente<br />

ci avvicinano alle altre culture lontane soltanto<br />

geograficamente.<br />

12<br />

Nella seconda parte si leggeranno insieme i brani<br />

biblici che seguono, curando che la lettura sia non<br />

improvvisata e che sia musica essa stessa, e si aprirà il<br />

confronto aperto e ordinato. Vi consiglio dunque di leggere<br />

Lamentazioni 5, 1-22 soffermandosi sui versi 14 e<br />

15; di seguito leggere Luca 15, 25 (parabola de “ Il figliuol<br />

prodigo”). Quali considerazioni sorgono spontanee?<br />

A conclusione, si leggerà un salmo e l’incontro terminerà<br />

con una domanda aperta che sarà di stimolo e<br />

riflessione personale; potrà seguire un canto o un inno<br />

confortevolmente eseguito e cantato come l’uso comunitario<br />

comanda, come per esempio Te celebriamo, o<br />

Padre con fervore dall’ Innario Cristiano.<br />

Per concludere, leggere il salmo 100: ti senti in ‘sintonia’<br />

con l’invito fatto dal salmista?<br />

Vi voglio lasciare indicandovi alcuni riferimenti biblici<br />

sempre in rapporto alla musica ed al canto.<br />

Breve percorso biblico – musicale<br />

Bibbia, versione Luzzi<br />

MUSICA<br />

Lam. 5, 1-22 (14 e 15)<br />

Luc. 15, 25<br />

CANTO<br />

Salmo 69: 29-36 (30)<br />

I Cronache 6: 31-32; 25: 1-31 (6 e 7)<br />

CANTICO<br />

Giu. 5, 1: “Debora cantò questo cantico.”<br />

Salmo 40, 3: “l’Eterno ha messo <strong>nella</strong> mia bocca un<br />

cantico nuovo”<br />

Salmi 96, 98, 149, 1: “cantate all’Eterno un cantico<br />

nuovo”<br />

Apo. 5, 9: “cantavano un nuovo cantico”<br />

CANZONE<br />

Giob. 30, 9: “sono il tema delle loro canzone”<br />

Ecc. 7, 5: “meglio la riprensione del savio che la canzone<br />

degli stolti”<br />

Salmo 69, 12: “sono oggetto di canzone ai bevitori di<br />

cervogia”<br />

INNO & INNI<br />

I Re 4, 32: “gli inni di Salomone furono 1005”<br />

Salmo 47, 7: “cantate a Dio un bell’i.”<br />

Col. 3,16: “cantando di cuore a Dio inni”


Musicisti ieri e oggi:<br />

Carlo Corsani<br />

a cura di Carlo Lella<br />

A<br />

vevo tredici anni e mi ero da poco trasferito da<br />

Barletta a Chiavari, in provincia di Genova.<br />

Mio padre, il pastore Nicola Lella, dopo dodici<br />

anni di ministerio <strong>nella</strong> comunità di Barletta aveva<br />

deciso di cambiare sede e ci eravamo trasferiti<br />

appunto in questa cittadina ligure. Per me fu un trauma<br />

molto forte in quanto il cambiamento, soprattutto<br />

a quell’età mi sembrava troppo radicale: lasciavo<br />

amici, affetti, giochi...<br />

La comunità si mostrò subito accogliente, desiderosa<br />

di creare un ambiente confortevole e pian piano<br />

ricostruii la mia vita.<br />

Così incominciai a studiare la musica tre volte più<br />

di quanto facevo prima, prediligendo la chitarra che<br />

era lo strumento più adatto a comunicare con gli altri<br />

ragazzi, fino ad arrivare ad una chiamata dell’allora<br />

pastore Santilli della chiesa battista di Genova, il<br />

quale mi invitò a suonare per una festa di natale.<br />

Decisi di accettare, anche se con molto timore, non<br />

mi sentivo all’altezza, ma il fatto che si trattava di<br />

eseguire solo tre brani musicali e che potevo incontrare<br />

altri giovani mi diede la forza.<br />

Ricordo ancora la scena: era di sera, entrai <strong>nella</strong><br />

sala di culto, pienissima, panico! e aspettando il mio<br />

turno osservai alla mia sinistra un organo e accanto<br />

un ometto dal viso simpatico, ma austero. Ad un certo<br />

punto si posizionò meglio sull’organo, provò qualche<br />

accordo, cominciò a suonare e tutta la chiesa si<br />

ammutolì in silenzio ed in ascolto. Non era più un<br />

ometto. «Santa pazienza! ma questo è un maestro<br />

vero», dissi tra me e me in silenzio e mi salì una tale<br />

tensione, per non dire paura, che non vedevo l’ora di<br />

andare subito a suonare in quel palchetto preparato<br />

per l’occasione per poi andarmene al più presto.<br />

Finalmente arriva il mio turno, vado, mi siedo, prendo<br />

un bel respiro mentre le gambe cominciano a sussultare<br />

con un tremolio che sposta maldestramente la<br />

cassa della chitarra poggiata sulla gamba sinistra e mi<br />

13<br />

rendo conto che o comincio subito o non riesco più a<br />

suonare. E cominciai con Villa Lobos.<br />

Mentre suonavo, vidi con la coda dell’occhio quell’ometto-maestro<br />

che improvvisamente si sporse per<br />

vedere meglio chi suonava, rimanendo lì, in quella posizione,<br />

ad ascoltare. Il suo sguardo su di me era rassicurante<br />

...e da quel momento in poi non ebbi più paura, la<br />

musica suonava da sé, con le mie dita.<br />

Finita la mia esecuzione, mentre stavo per allontanarmi,<br />

mi accorsi che mi chiamava con un gesto invitandomi<br />

ad avvicinarmi all’organo e lì mi disse: bravo, hai<br />

talento, e mi raccomando, non abbandonare mai lo<br />

studio della musica perché è un dono che Dio ti ha<br />

dato ed è soprattutto per Lui che devi coltivarlo. Poi, si<br />

presentò a mio padre che nel frattempo si era avvicinato<br />

all’organo dicendo: buonasera pastore, io sono Carlo<br />

Corsani. E rimasi stupito, perché non si presentò come<br />

maestro, ma semplicemente: io sono Carlo Corsani. Fu<br />

questo per me un grande insegnamento.<br />

Carlo Corsani è stato un fedele<br />

servitore del Signore per<br />

tutta la sua vita, mettendo a<br />

disposizione della comunità e<br />

del Signore il suo dono della<br />

musica, dietro a quell’organo<br />

che non hai mai smesso di<br />

suonare, pur essendo molto<br />

impegnato come musicista in altre sue attività. Ancora<br />

oggi, se vi capiterà di andare a visitare la chiesa battista<br />

di Genova, vi accorgerete che la sua eredità ed il suo<br />

esempio hanno raccolto frutti fertili e abbondanti.<br />

Infatti, in questa comunità di sicuro non manca la<br />

musica ed i musicisti, e musicisti impegnati, guarda<br />

caso, nell’annuncio dell’Evangelo.<br />

Prima di concludere vi riporto una delle sue composizioni<br />

che mi inviò non molto tempo fa, accompagnate<br />

da queste sue parole: ...come Le avevo promesso (mi<br />

dava del lei perché mi aveva rincontrato dopo tanto<br />

tempo oramai adulto!), Le ho mandato delle musiche<br />

per organo da me composte... Lungi da me credere che<br />

siano musiche di alto livello, certamente sono musiche<br />

sentite dal mio spirito. Voglia gradirLe, e se possono<br />

servirLe come brevi intermezzi per qualche assolo, ne<br />

sarò ben lieto, perché tutto è fatto alla gloria di Dio.<br />

Suo Fratello in Cristo, Carlo Corsani.


La redazione presenta:<br />

Virginia Mariani, della Chiesa<br />

Battista di Mottola. Predicazioni,<br />

liturgie, musica sono tra le sue attività<br />

principali supportata dai continui stimoli<br />

offerti dalla vivace comunità di<br />

Mottola, rimasta per diversi anni<br />

senza pastore. Così, attraverso la<br />

Scuola Domenicale, la FGEI, della<br />

quale è stata segretaria regionale, le<br />

fugaci esperienze con il GRANT e il<br />

GRUME, la costante collaborazione con Riforma, ora sta muovendo<br />

i suoi passi anche in direzione del Movimento<br />

Femminile Battista e della FDEI, della quale è segretaria nazionale.<br />

«La volontà di comunicare e evangelizzare, di coinvolgere<br />

e coinvolgermi quasi travolgendo, e travolta io stessa dall’amore<br />

di Dio, è la colonna sonora della mia vita a volte<br />

anche dissonante: ma è soltanto una questione di armonizzazione,<br />

si capisce».<br />

Dudley Graves arriva in Italia nel<br />

1972, fino al 1974, come missionario<br />

per l’International Mission Board e,<br />

ritornato in Italia nel 1986, lavora,<br />

sempre come missionario, in collaborazione<br />

con l’Ucebi. Conseguiti nel<br />

1972 dall’University of Alabama il<br />

Bachelor of Education, il Master of<br />

Religious Education nel 1979 dal<br />

Southwestern Baptist Theological<br />

Seminary (Ft.Worth,Texas,USA) e il<br />

Master of Divinity nel 1982, è stato pastore dal 1989 al 1995<br />

<strong>nella</strong> chiesa battista di Roma-Montesacro e dal 1996 è il referente<br />

a Viterbo per la Missione.<br />

Appassionato conoscitore dell’innologia battista si è fatto<br />

promotore di varie iniziative musicali, come organizzazione di<br />

cori e gruppi musicali provenienti dagli USA.<br />

Francesco Romeo, della<br />

Chiesa Battista di Casorate<br />

Primo. Nel 1963 si iscrisse<br />

«all’Istituto <strong>Musica</strong>le Corelli» di<br />

Messina e in due anni conseguì<br />

il «diplomino» di canto artistico,<br />

voce di baritono, con la<br />

professoressa Rosa la Rosa<br />

Uccello, soprano di ottimo livello. Per i successivi due anni si<br />

trasferì a Milano e al Conservatorio di <strong>Musica</strong> «Giuseppe<br />

Verdi» dove conseguì il diploma di canto. «Dopo aver fatto<br />

due audizioni, che puntualmente andarono male», come egli<br />

stesso ci racconta, «decisi di trovare un lavoro stabile e formare<br />

una famiglia, tenendo il canto, che nell’ambizione primaria<br />

voleva diventare una professione, come mezzo per dare gloria<br />

a Dio insieme agli altri fratelli e sorelle. Oggi fa parte del<br />

16<br />

Complesso Internazionale Cameristico di Milano dove, insieme<br />

a tanti altri professionisti di diverse nazionalità, esegue<br />

concerti di musica sacra e classica, con finalità di beneficenza,<br />

traendone un grande beneficio spirituale.<br />

Domenico D’Elia, della Chiesa<br />

Battista di Mottola, ha cominciato<br />

lo studio della musica a 6 anni;<br />

suona in chiesa dall’età di 12.<br />

«Questo è il mio 25° anniversario di<br />

ministero musicale! Eppure continua<br />

ad essere esaltante suonare e<br />

cantare, imparare ed insegnare<br />

classici inni e nuovi canti». Ha iniziato<br />

come organista, poi dal tradizionale<br />

armonium è passato al piano digitale, alle tastiere, il tutto per<br />

meglio valorizzare i nuovi canti della produzione internazionale, i<br />

Gospel, la «Praise and Worship». E, come egli stesso afferma, «è<br />

allora che si diventa animatore musicale, worship leader, insomma<br />

scegliete voi la dizione che più vi garba. Resta il fatto centrale dai<br />

Salmi ad oggi: adorare e lodare il Signore con tutta la mente, con<br />

tutto il cuore, con tutto il corpo».<br />

Pietro Romeo, della Chiesa battista di<br />

Rivoli lavora, ormai da dieci anni, come<br />

grafico impaginatore per il Settimanale<br />

Riforma, giornale delle chiese battiste valdesi<br />

e metodiste italiane. Da diversi anni si<br />

occupa anche del settore stampa del<br />

Dipartimento di Evangelizzazione dell’<br />

Ucebi e cura personalmente l’impaginazione<br />

e la stampa della pubblicazione storica “Il Seminatore”.<br />

Ora si inserisce <strong>nella</strong> redazione di “<strong>Musica</strong> <strong>nella</strong> liturgia”,<br />

impaginandolo, con l’entusiasmo e la gioia di lavorare anche<br />

in questo settore cosi’ importante.<br />

Quando riesce, si occupa anche dell’animazione musicale<br />

della comunità alla quale appartiene ormai da trent’anni.<br />

<strong>Musica</strong> <strong>nella</strong> <strong>Liturgia</strong> è un materiale di divulgazione<br />

a cura del Dipartimento di Evangelizzazione, fotocopiato<br />

in proprio e non in vendita. Si regge soprattutto<br />

sulle offerte (viene qui accluso un bollettino).<br />

Ogni autrice o autore di articoli ed inni è direttamente<br />

responsabile di ciò che pubblica e delle informazioni<br />

che divulga. Lo stesso vale per i materiali coperti da<br />

copyright per cui è a responsabilità delle autrici o autori<br />

che pubblicano inni o articoli coperti da copyright ottenerne<br />

l’autorizzazione d’uso.<br />

<strong>Musica</strong> <strong>nella</strong> <strong>Liturgia</strong> si propone come obiettivo<br />

quello di divulgare notizie, informazioni, storie, inni, in<br />

riferimento a contenuti e spazi di fede per la testimonianza<br />

della parola di Dio.

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