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Chiesa e Stato tra «Separazione, Distinzione e Confusione» nei secoli

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deposizione del sovrano legittimo, ma molto rischiosa per i possibili abusi dovuti<br />

all’interesse nel favorire sovrani amici o mettere in difficoltà quelli troppo<br />

autonomi. Infatti, uno strumento tanto efficace non poteva restare inutilizzato,<br />

sicché, dopo la lotta delle investiture, numerose furono le sentenze papali che, non<br />

solo ingiustamente scioglievano direttamente i vassalli dal giuramento di fedeltà,<br />

ma addirittura dichiaravano deposto il sovrano che aveva mancato ai suoi doveri.<br />

Di più: in molti casi l'arma si rivelò un'arma a doppio taglio. Ma il potere<br />

delle chiavi, e il potere di legare e di sciogliere, en<strong>tra</strong>mbi basati su un testo<br />

scritturale da sempre oggetto di interminabili dispute teologiche e giuridiche,<br />

fornirono la dottrina ierocratica di un avallo soprannaturale che alla sincera<br />

sensibilità religiosa dei sovrani e degli aristocratici del tempo era molto difficile<br />

non tenere nella dovuta considerazione.<br />

Un'al<strong>tra</strong> ragione della forza di tale dottrina va ricercata nel suo dinamismo. I<br />

teologi che vennero dopo il periodo di Gregorio VII, ne proseguirono la politica di<br />

espansione, e la dottrina ierocratica fu continuamente ampliata e perfezionata.<br />

Particolare estensione le attribuì san Bernardo di Chiaravalle, talché la dottrina<br />

ierocratica finì per assorbire pure la già menzionata teoria delle due spade. Questa<br />

si fondava su un versetto del Vangelo secondo Luca (XXII, 38), in cui si narra<br />

come gli apostoli informassero il Signore, che stava per recarsi al monte degli<br />

Ulivi, di aver portato seco due spade (Domine, ecce duo gladii hic), e come Cristo<br />

rispondesse loro: Satis est. Ora, in queste due frasi, di non facile interpretazione<br />

pur nel contesto evangelico, gli esegeti medievali scoprirono - fin dal tempo di<br />

Carlo Magno - riposti significati simbolici. Comunque, su due punti l'accordo era<br />

pressoché unanime: le spade degli apostoli simboleggiavano i due poteri, spirituale<br />

e temporale, e la risposta di Cristo conteneva un ammaes<strong>tra</strong>mento profondo sul<br />

modo di governare l'umanità. Altri teologi, più correttamente, videro nel passo<br />

evangelico l'espressione della volontà divina che i due poteri dipendano da Cristo<br />

ma sussistano distinti e reciprocamente indipendenti, laddove san Bernardo di<br />

Chiaravalle ne inferiva impropriamente l'attribuzione di en<strong>tra</strong>mbi alla <strong>Chiesa</strong>, la<br />

quale avrebbe dovuto astenersi dall'usare personalmente della spada temporale per<br />

la sola ragione di non spargere sangue umano, senza altri ragioni logiche.<br />

I polemisti ecclesiastici non tardarono ad esagerare ulteriormente la dottrina<br />

ierocratica con quella di san Bernardo. Il Signore, argomentavano, ha affidato alla<br />

<strong>Chiesa</strong> la totalità del potere sulla terra, ma essa, riservandosi l'esercizio del solo<br />

potere spirituale, delega ai re l'esercizio del temporale. Naturalmente, si riserva di<br />

controllare come esso venga esercitato e, in caso di abuso, di intervenire at<strong>tra</strong>verso<br />

la giurisdizione ierocratica.<br />

Si <strong>tra</strong>tta, invero, di una dottrina molto pericolosa. Essa fu tuttavia temperata in<br />

quanto molti dei suoi assertori non desideravano che la <strong>Chiesa</strong> controllasse ogni<br />

atto di governo dei singoli sovrani. Concesso cioè che il potere civile fosse<br />

generalmente esercitato in modo soddisfacente dal punto di vista della <strong>Chiesa</strong>, si<br />

insisteva soprattutto sul principio dell'origine dei due poteri, donde, in caso di<br />

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