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racoon-archivio-Dicembre-2004

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2<br />

E<br />

’ degli ultimi giorni la<br />

notizia che sta per aprire<br />

sotto il segno della<br />

polemica le vacanze natalizie: in<br />

alcune scuole dell’area lombardoveneta<br />

il Consiglio d’Istituto ha<br />

approvato la proposta di non allestire<br />

come di tradizione il presepe<br />

natalizio, adducendo a giustificazione<br />

il fatto che, nelle nostre<br />

classi, sempre più alto è il numero<br />

di allievi che professano una religione<br />

diversa da quella cristiana e<br />

che essi potrebbero sentirsi discriminati<br />

se questo simbolo cristiano<br />

venisse pubblicamente esposto.<br />

Immediate si sono levate voci<br />

di dissenso e pesanti critiche.<br />

In effetti, dicono i più, allestire<br />

il presepe è una tradizione che<br />

affonda le sue radici nella storia.<br />

Sono gli evangelisti Matteo e Luca<br />

a descrivere la Natività; si trova<br />

nei loro brani il nocciolo della<br />

sacra rappresentazione che a partire<br />

dal medioevo prenderà il nome<br />

latino di praesepium, ovvero recinto<br />

chiuso, mangiatoia. Il presepe<br />

nasce in uno dei momenti più<br />

rivoluzionari della cultura e dell'arte<br />

sacra italiana, un momento<br />

in cui, dopo secoli di distacco dalla<br />

divinità, grazie alla nascita di<br />

ordini monastici “umili”, il sentimento<br />

religioso torna a esprimersi<br />

in linguaggi quotidiani, semplici e<br />

comprensibili a tutti. Il principale<br />

autore di questa rivoluzione fu san<br />

Francesco che, nel 1223, organizzò<br />

a Greccio, vicino a Rieti, una<br />

sacra rappresentazione della nascita<br />

di Gesù. Il presepe abita dunque<br />

qui in Italia ormai da quasi 800<br />

anni.<br />

Ciononostante c’è pur stato chi<br />

si è dichiarato favorevole all’iniziativa<br />

presa dalle scuole, scorgendovi<br />

un adeguamento etico-<br />

comportamentale alla situazione<br />

corrente, profondamente mutata<br />

rispetto a quella di anche solo 5<br />

anni fa.<br />

Ciò in cui tutti concordano è il<br />

fatto che il presepe sia un simbolo,<br />

un concentrato dunque di vissuti<br />

ed emozioni (il termine simbolo<br />

deriva infatti dal greco e significa<br />

mettere dentro) tipicamente<br />

cristiano e nello stesso tempo<br />

appartenente alla nostra nazione,<br />

il cui passato è imbevuto di contenuti<br />

cristiani.<br />

Per completare il discorso sul<br />

simbolo, è necessario aggiungere<br />

che ne esistono tre diversi tipi: vi<br />

sono i simboli individuali, cioè<br />

strettamente personali, quelli universali,<br />

o archetipi, condivisi dall’intera<br />

umanità, e quelli collettivi,<br />

ovvero comuni ad un determinato<br />

numero di persone.<br />

Il presepe, al pari del crocifisso,<br />

è un simbolo collettivo, che<br />

quindi appartiene ad un insieme<br />

circoscritto di individui ed ha significato<br />

solo per essi: nel nostro<br />

caso, i cristiani. Per coloro che<br />

professano altre religioni, capanna,<br />

bambino, bue ed asinello non<br />

dovrebbero essere molto dissimili<br />

da dei simpatici bambolotti per<br />

bambini, in quanto svuotati del<br />

loro valore simbolico.<br />

Ma se per i non cristiani il presepe<br />

è sterile di significati, allora<br />

risulta immotivata anche la pretesa<br />

di voler salvaguardare la loro<br />

libertà, privandoci di esso.<br />

La nostra paura potrebbe essere<br />

quella di venire etichettati come<br />

“gli italiani razzisti che vogliono<br />

imporre le loro tradizioni<br />

agli immigrati di culture e religioni<br />

diverse”: ma sfuggire l’accusa<br />

di razzismo eliminando il presepe,<br />

un simbolo della nostra cultura, è<br />

come affermare che le differenze<br />

vanno annullate perché mala cosa,<br />

il che significa essere razzisti.<br />

Per quanto mi riguarda, credo<br />

che, dietro alla decisione presa da<br />

queste scuole, ci sia più che altro<br />

il fastidio per un simbolo che si<br />

giudica privo di significato.<br />

Certo, se il presepe viene allestito<br />

solo per il gusto di creare un<br />

grazioso angolino bucolico in casa<br />

o a scuola, allora effettivamente,<br />

togliendolo, si toglie di mezzo una<br />

sceneggiata ipocrita.<br />

Ma io credo che si possa e si<br />

debba, anche non professando più<br />

la fede che ha ispirato il presepe,<br />

riconoscere i grandi valori di umanità<br />

che quella fede ha contribuito<br />

a seminare nella nostra civiltà: la<br />

convinzione della dignità e del<br />

prezzo inestimabile di ogni creatura,<br />

la speranza di un riscatto da<br />

ogni schiavitù materiale e morale,<br />

il sentimento di fraternità e la volontà<br />

di lavorare per la pace.<br />

E quindi sono convinta che,<br />

anche da laici, ed anche da seguaci<br />

di altre religioni, sia possibile e<br />

bello apprezzarne la funzione di<br />

richiamo e ammonimento, oltre<br />

che di rinvio ad una storia e a delle<br />

radici.<br />

Io-mela

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