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E<br />
’ degli ultimi giorni la<br />
notizia che sta per aprire<br />
sotto il segno della<br />
polemica le vacanze natalizie: in<br />
alcune scuole dell’area lombardoveneta<br />
il Consiglio d’Istituto ha<br />
approvato la proposta di non allestire<br />
come di tradizione il presepe<br />
natalizio, adducendo a giustificazione<br />
il fatto che, nelle nostre<br />
classi, sempre più alto è il numero<br />
di allievi che professano una religione<br />
diversa da quella cristiana e<br />
che essi potrebbero sentirsi discriminati<br />
se questo simbolo cristiano<br />
venisse pubblicamente esposto.<br />
Immediate si sono levate voci<br />
di dissenso e pesanti critiche.<br />
In effetti, dicono i più, allestire<br />
il presepe è una tradizione che<br />
affonda le sue radici nella storia.<br />
Sono gli evangelisti Matteo e Luca<br />
a descrivere la Natività; si trova<br />
nei loro brani il nocciolo della<br />
sacra rappresentazione che a partire<br />
dal medioevo prenderà il nome<br />
latino di praesepium, ovvero recinto<br />
chiuso, mangiatoia. Il presepe<br />
nasce in uno dei momenti più<br />
rivoluzionari della cultura e dell'arte<br />
sacra italiana, un momento<br />
in cui, dopo secoli di distacco dalla<br />
divinità, grazie alla nascita di<br />
ordini monastici “umili”, il sentimento<br />
religioso torna a esprimersi<br />
in linguaggi quotidiani, semplici e<br />
comprensibili a tutti. Il principale<br />
autore di questa rivoluzione fu san<br />
Francesco che, nel 1223, organizzò<br />
a Greccio, vicino a Rieti, una<br />
sacra rappresentazione della nascita<br />
di Gesù. Il presepe abita dunque<br />
qui in Italia ormai da quasi 800<br />
anni.<br />
Ciononostante c’è pur stato chi<br />
si è dichiarato favorevole all’iniziativa<br />
presa dalle scuole, scorgendovi<br />
un adeguamento etico-<br />
comportamentale alla situazione<br />
corrente, profondamente mutata<br />
rispetto a quella di anche solo 5<br />
anni fa.<br />
Ciò in cui tutti concordano è il<br />
fatto che il presepe sia un simbolo,<br />
un concentrato dunque di vissuti<br />
ed emozioni (il termine simbolo<br />
deriva infatti dal greco e significa<br />
mettere dentro) tipicamente<br />
cristiano e nello stesso tempo<br />
appartenente alla nostra nazione,<br />
il cui passato è imbevuto di contenuti<br />
cristiani.<br />
Per completare il discorso sul<br />
simbolo, è necessario aggiungere<br />
che ne esistono tre diversi tipi: vi<br />
sono i simboli individuali, cioè<br />
strettamente personali, quelli universali,<br />
o archetipi, condivisi dall’intera<br />
umanità, e quelli collettivi,<br />
ovvero comuni ad un determinato<br />
numero di persone.<br />
Il presepe, al pari del crocifisso,<br />
è un simbolo collettivo, che<br />
quindi appartiene ad un insieme<br />
circoscritto di individui ed ha significato<br />
solo per essi: nel nostro<br />
caso, i cristiani. Per coloro che<br />
professano altre religioni, capanna,<br />
bambino, bue ed asinello non<br />
dovrebbero essere molto dissimili<br />
da dei simpatici bambolotti per<br />
bambini, in quanto svuotati del<br />
loro valore simbolico.<br />
Ma se per i non cristiani il presepe<br />
è sterile di significati, allora<br />
risulta immotivata anche la pretesa<br />
di voler salvaguardare la loro<br />
libertà, privandoci di esso.<br />
La nostra paura potrebbe essere<br />
quella di venire etichettati come<br />
“gli italiani razzisti che vogliono<br />
imporre le loro tradizioni<br />
agli immigrati di culture e religioni<br />
diverse”: ma sfuggire l’accusa<br />
di razzismo eliminando il presepe,<br />
un simbolo della nostra cultura, è<br />
come affermare che le differenze<br />
vanno annullate perché mala cosa,<br />
il che significa essere razzisti.<br />
Per quanto mi riguarda, credo<br />
che, dietro alla decisione presa da<br />
queste scuole, ci sia più che altro<br />
il fastidio per un simbolo che si<br />
giudica privo di significato.<br />
Certo, se il presepe viene allestito<br />
solo per il gusto di creare un<br />
grazioso angolino bucolico in casa<br />
o a scuola, allora effettivamente,<br />
togliendolo, si toglie di mezzo una<br />
sceneggiata ipocrita.<br />
Ma io credo che si possa e si<br />
debba, anche non professando più<br />
la fede che ha ispirato il presepe,<br />
riconoscere i grandi valori di umanità<br />
che quella fede ha contribuito<br />
a seminare nella nostra civiltà: la<br />
convinzione della dignità e del<br />
prezzo inestimabile di ogni creatura,<br />
la speranza di un riscatto da<br />
ogni schiavitù materiale e morale,<br />
il sentimento di fraternità e la volontà<br />
di lavorare per la pace.<br />
E quindi sono convinta che,<br />
anche da laici, ed anche da seguaci<br />
di altre religioni, sia possibile e<br />
bello apprezzarne la funzione di<br />
richiamo e ammonimento, oltre<br />
che di rinvio ad una storia e a delle<br />
radici.<br />
Io-mela