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Storia del Costume Storia del Costume - Teatro Regio di Torino

Storia del Costume Storia del Costume - Teatro Regio di Torino

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<strong>Storia</strong> <strong>Storia</strong> <strong>Storia</strong> <strong>Storia</strong> <strong>del</strong> <strong>del</strong> <strong>del</strong> <strong>del</strong> <strong>Costume</strong> <strong>Costume</strong> <strong>Costume</strong> <strong>Costume</strong><br />

<strong>di</strong> Lucia Carella<br />

...Ognuno <strong>di</strong> noi indossa il proprio “costume <strong>di</strong> scena“ sul grande palcoscenico <strong>del</strong>la vita”, così come fanno gli attori<br />

quando indossano i particolari abiti accuratamente <strong>di</strong>segnati dal costumista il quale cercherà <strong>di</strong> evidenziare il<br />

carattere <strong>del</strong> personaggio interpretato, attraverso la scelta <strong>del</strong>la forma e <strong>del</strong> colore <strong>del</strong> tessuto...<br />

Il Il Il Il costume costume costume costume teatrale teatrale teatrale teatrale<br />

Il costumista è colui che <strong>di</strong>segna gli abiti <strong>di</strong> scena per uno spettacolo o un film, scegliendone lo stile, i tessuti e i<br />

colori, previo accordo con il regista e lo scenografo. Il costumista sovrintende alla realizzazione dei costumi da<br />

parte dei sarti. Spesso <strong>del</strong>inea bozzetti che vengono poi realizzati dalla sartoria ed il suo lavoro è sovente<br />

coa<strong>di</strong>uvato dall'aiuto costumista, che si occupa degli aspetti strettamente logistici e tecnici <strong>del</strong>la professione.<br />

Nelle realizzazioni cinematografiche il costumista è spesso, ma non necessariamente, colui dal quale <strong>di</strong>pende anche<br />

il truccatore, con il quale instaura un rapporto teso a <strong>del</strong>ineare quale stile <strong>di</strong> mascheramento <strong>del</strong> corpo il<br />

truccatore debba utilizzare per completare l'idea <strong>del</strong> costumista sul personaggio.<br />

La sartoria teatrale è quel particolare comparto specializzato <strong>del</strong>l'industria teatrale che si occupa <strong>di</strong> realizzare i<br />

costumi per uno spettacolo, basandosi su <strong>di</strong>segni o le in<strong>di</strong>cazioni <strong>del</strong> costumista. Alcuni teatri, soprattutto i più<br />

importanti, hanno una sartoria con una o più sarti.<br />

Il sarto deve avere esperienza nella scelta dei materiali e <strong>del</strong>le stoffe da usare.<br />

I costumi teatrali sono abiti, appositamente creati per la scena, che vengono indossati dagli attori in una<br />

rappresentazione. Il costume riveste una grande importanza nella storia <strong>del</strong> teatro e la sua evoluzione è<br />

strettamente intrecciata a quella <strong>del</strong> teatro stesso.<br />

La funzione <strong>del</strong> costume teatrale dei tempi moderni è <strong>di</strong>versa da quella <strong>del</strong> teatro nell'antichità. Al tempo <strong>del</strong><br />

teatro nell'antica Grecia o a Roma il costume era co<strong>di</strong>ficato da regole e cambiava a seconda <strong>del</strong> genere<br />

rappresentato (comme<strong>di</strong>a o trage<strong>di</strong>a), così come cambiavano le calzature indossate. Ad esempio, nella<br />

rappresentazione <strong>di</strong> una Comme<strong>di</strong>a greca gli attori indossavano quello che successivamente fu denominato in latino<br />

"pallium", un mantello ampio e destrutturato, da cui il nome <strong>di</strong> "fabula palliata"; la comme<strong>di</strong>a propria <strong>del</strong>l'antica<br />

Roma era chiamata invece "fabula togata", perché gli attori indossavano la "toga", il mantello romano, e scarpe<br />

basse ("socci"). La Trage<strong>di</strong>a greca o romana <strong>di</strong> argomento greco poteva anch'essa essere chiamata "palliata" ,<br />

poiché il mantello indossato era uguale, ma era caratterizzata dall'uso dei "cothurni", (calzari alti), per cui<br />

prendeva il nome <strong>di</strong> "cothurnata". La Trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong> argomento romano prevedeva la toga "praetexta", bianca bordata<br />

<strong>di</strong> color porpora, come quella usata dai magistrati. Ogni costume serviva alla caratterizzazione <strong>del</strong> personaggio e<br />

doveva essere imme<strong>di</strong>atamente riconoscibile: spada e clamide per i soldati, farsetto per i popolani, cappello e<br />

tabarro per i messaggeri. La maschera nella trage<strong>di</strong>a era essenziale perché nascondeva il viso <strong>del</strong>l'attore,<br />

"trasformandolo" nel personaggio rappresentato, ed evitando la sovrapposizione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduo e personaggio.<br />

Oggi la maschera, nel teatro <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione occidentale, <strong>di</strong> norma non è più usata, ma anzi si richiede all'attore <strong>di</strong><br />

dare spessore al personaggio interpretato donandogli parte <strong>di</strong> sé stesso, ed esprimendosi con la propria mimica<br />

facciale e con lo sguardo. Oggi il costume teatrale ha una duplice funzione: caratterizzare i personaggi creando<br />

un'atmosfera particolare che richiami l'epoca nella quale l'opera teatrale si svolge, ma anche, specie nel teatro<br />

sperimentale, evidenziare aspetti simbolici connessi ai personaggi o alle situazioni. Al tempo stesso il costume<br />

serve all'attore per facilitare la sua identificazione col personaggio, specialmente per quanti si richiamano al<br />

metodo Stanislavskij.<br />

La funzione e il significato <strong>del</strong> costume oggi è molto <strong>di</strong>versa da quella <strong>del</strong> passato. Mentre oggi si cerca per il<br />

teatro tra<strong>di</strong>zionale un effetto realistico, e scuole e laboratori <strong>di</strong> costumistica eseguono accurate ricerche per<br />

ricostruire la moda dei secoli passati o per creare mo<strong>del</strong>li che si ispirino ad essa, i costumi teatrali fino al 1700<br />

circa non rispondevano a criteri <strong>di</strong> realismo o <strong>di</strong> ricerca storica; venivano spesso usati abiti <strong>del</strong> tempo anche per<br />

raffigurare personaggi <strong>del</strong> passato. Soprattutto nel XVII secolo, specificatamente per la costumistica legata al<br />

teatro lirico e agli intermezzi, si adottò il criterio <strong>di</strong> bassa attinenza storica per favorire invece l'estetica: il<br />

costume perse quasi definitivamente i connotati <strong>di</strong> sussi<strong>di</strong>o all'arte teatrale per <strong>di</strong>venire sfoggio e sinonimo <strong>di</strong>


icercata bellezza, raffinatezza e lusso. I cantanti lirici indossavano in scena vesti sfarzose, complicate da<br />

indossare e pesantissime: la "camminata alla francese", considerata un vanto dei virtuosi d'oltralpe, era in realtà un<br />

poco elegante modo per liberare le gambe dal prodotto <strong>del</strong>la minzione che era spesso impossibile da fare proprio<br />

per le complicate operazioni <strong>di</strong> svestimento che essa richiedeva. Nel XVIII secolo, tuttavia, sempre in Francia,<br />

l'attore Talma intraprese una ricerca filologica ed iconografica sui costumi teatrali che influenzò fortemente la<br />

storia <strong>del</strong> teatro: allontanandosi dalla mistificazione <strong>del</strong>le convenzioni teatrali settecentesche, Talma <strong>di</strong>ede il via<br />

alle rappresentazioni con alle spalle una profonda conoscenza storica, adattando trucco, capigliature e vesti ai reali<br />

aspetti <strong>del</strong>l'epoca nella quale era ambientata la piéce.<br />

Nell'Ottocento iniziò il lavoro <strong>di</strong> ricerca per rendere il costume più aderente all'epoca in cui si svolgeva l'opera<br />

teatrale, ma gli abiti <strong>di</strong> scena venivano fatti realizzare dagli attori stessi. Gli attori famosi potevano ricorrere<br />

anche a noti sarti per i loro costumi, che non obbe<strong>di</strong>vano però a un criterio d'insieme, rischiando a volte un effetto<br />

<strong>di</strong>sorganico sulla scena. Il dramma borghese ed il naturalismo portarono sui palchi gli abiti <strong>del</strong>la vita<br />

contemporanea, alla ricerca <strong>di</strong> un'esasperata attinenza al "vero" storico e <strong>del</strong>la realtà sensibile. Le avanguar<strong>di</strong>e<br />

storiche e i maestri <strong>del</strong> teatro poi, in netta contrapposizione con le dottrine precedenti, spogliarono gli attori dei<br />

vestiti teatrali per rivestirli <strong>di</strong> abiti ad alto significato simbolico, espressionistico, minimalista e così via.<br />

All'incirca dopo la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale i costumi vennero affidati a laboratori specializzati che li realizzavano<br />

per tutti gli attori seguendo le in<strong>di</strong>cazioni <strong>del</strong>la regia, eseguendo una vera ricerca "filologica" nel settore. Oggi, con<br />

lo stretto legame che avvicina il mondo <strong>del</strong>lo spettacolo a quello <strong>del</strong>l'industria <strong>del</strong>la moda, sono state sperimentate<br />

sinergie per la presentazione <strong>di</strong> spettacoli "in costume" con abiti <strong>di</strong> alta moda contemporanea, offrendo un netto<br />

contrasto con quanto rappresentato in scena. Le tendenze dei costumi teatrali nel teatro <strong>di</strong> oggi, infatti, sono le<br />

più <strong>di</strong>verse e aperte ad ogni tipo <strong>di</strong> sperimentazione, sia per fini puramente artistici ma anche per quelli<br />

commerciali.<br />

Durante uno spettacolo teatrale ogni attore indosserà un abito, o meglio costume, che lo renderà riconoscibile<br />

rispetto agli altri e ne evidenzierà il carattere e il ruolo.<br />

Infatti la forma e il colore <strong>del</strong>l’abito sono fondamentali...esiste una simbologia dei colori...facciamo alcuni esempi:<br />

- il personaggio negativo in genere veste con colori scuri o nero.<br />

- la donna passionale è spesso vestita <strong>di</strong> rosso.<br />

- il personaggio puro e casto, indosserà abiti bianchi o chiarissimi<br />

Il costume teatrale può essere realizzato seguendo più linee <strong>di</strong> pensiero, esistono tre generi <strong>di</strong>fferenti:<br />

- costume storico: si può ricostruire storicamente un’epoca, riproducendo abiti così come lo erano nella data<br />

epoca, in questo caso è fondamentale una ricerca storica.<br />

- costume contemporaneo: si può attualizzare la vicenda vestendo i personaggi con i nostri abiti quoti<strong>di</strong>ani,<br />

questi possono essere rielaborati. Ad esempio : creando accostamenti inconsueti e bizzarri, <strong>di</strong>pingendoli in<br />

modo particolare, scegliendo un unico colore (tutto bianco, o nero o rosso...ecc...)<br />

- costume fantastico: è il genere più creativo, che nasce dalla pura fantasia <strong>del</strong> costumista, pur non<br />

rinunciando a scelte stilistiche precise.<br />

...L’evoluzione ...L’evoluzione stilistica stilistica <strong>del</strong>l’abito...<br />

<strong>del</strong>l’abito...<br />

L’abito nasce nelle epoche primitive con la primaria funzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere l’uomo dagli agenti atmosferici (freddo,<br />

caldo,ecc...) ma anche da colpi e ferite, solo in seguito subentrerà il pudore.<br />

L’uomo inizia a vestirsi nel periodo paleolitico, ossia 8500 anni fa, nel periodo <strong>del</strong>l’era glaciale, usando le pellicce<br />

degli animali cacciati.<br />

In un secondo tempo emerse la necessità <strong>di</strong> dare una forma più comoda è più morbida, iniziano quin<strong>di</strong> a praticare<br />

tecniche <strong>di</strong> conceria, che permettevano <strong>di</strong> cucire le pelli con aghi ricavati dalle zanne dei mammut. Inizia ad<br />

adattare la forma <strong>del</strong>l’abito alla forma <strong>del</strong> corpo, creando così i primi vestiti su misura.<br />

L’evoluzione prosegue e in alternativa alle pelli si scopre la tessitura <strong>del</strong>le fibre vegetali.<br />

Finalmente arriviamo al V secolo a.C. con la civiltà egizia, la prima a creare abiti particolarmente raffinati e a<br />

introdurre il concetto <strong>di</strong> “moda”.


Le successive guerre <strong>di</strong>strussero ogni cosa, così si ritornò ad abiti più primitivi come le semplici tuniche<br />

drappeggiate greche e poi romane.<br />

Dal me<strong>di</strong>oevo in poi la storia <strong>del</strong>l’evoluzione <strong>del</strong> costume non avrà più limiti, anzi nasceranno forme bizzarre e<br />

fantasiose che non sempre seguiranno la linea <strong>del</strong> corpo umano, ma la altereranno o la soffocheranno come accade<br />

soprattutto nella moda femminile.<br />

Si inventeranno strettissimi corpetti per assottigliare il punto vita, si costruiranno enormi sottogonne con gabbie<br />

in stecche <strong>di</strong> balena che obbligavano le fanciulle a stare dritte e in pie<strong>di</strong>, si paralizzavano i colli realizzando enormi<br />

colletti <strong>di</strong> pizzo chiamati “gorgere” tipiche <strong>del</strong> 1500-1600.<br />

Arriveremo fino al 1800 per avere il confort, così come lo concepiamo ai giorni nostri.


Nell’immagine a sinistra si mostra un particolare momento <strong>del</strong>la vestizione <strong>di</strong> una dama inglese <strong>del</strong> 1880<br />

circa, da notare l’immensa crinolina, dopo l’invenzione <strong>del</strong>l’acciaio flessibile sostituita da un sostegno in<br />

metallo, simile a una gabbia che gonfiava la veste a forma <strong>di</strong> campana, facendo sembrare la vita <strong>del</strong>le<br />

donne estremamente sottile e facendo dondolare la gonna con movimenti aggraziati.<br />

Per una crinolina occorrevano fino a 60 metri <strong>di</strong> filo <strong>di</strong> ferro, per la gonna che veniva drappeggiata sopra i<br />

sarti dovevano calcolare circa 8 metri <strong>di</strong> stoffa.<br />

Tuttavia portare una crinolina non era solo elegante ma anche fasti<strong>di</strong>oso e a volte pericoloso: ci si poteva<br />

avvicinare ad una dama solo sino ad una certa <strong>di</strong>stanza (che <strong>di</strong>pendeva dall’ampiezza <strong>del</strong>la gonna) e le<br />

signore potevano passare dalle porte solo lateralmente e più <strong>di</strong> un incen<strong>di</strong>o fu provocato proprio da queste<br />

gonne ingombranti.<br />

Nell’immagine a destra si mostra una foto <strong>del</strong>la cantante francese Polaire <strong>del</strong> 1890, con il suo vitino da<br />

vespa <strong>di</strong> soli 16 centimetri <strong>di</strong> circonferenza.<br />

Sotto il corpetto riccamente decorato la vita veniva stretta da un corsetto allacciato in maniera<br />

insolitamente stretta.<br />

La posa da vincitrice, che la cantante assume nella fotografia non rivela i probabili danni che si è procurata<br />

a causa <strong>di</strong> un ideale <strong>di</strong> bellezza molto sofisticato.<br />

Il prezzo da pagare per un vitino da vespa era spesso quello degli svenimenti, causati da una limitata<br />

respirazione, <strong>di</strong> una spina dorsale deformata e <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sfunzione degli organi interni.<br />

L’abito quin<strong>di</strong> nel tempo e nelle <strong>di</strong>verse culture passa da una funzione pratica a oggetto <strong>di</strong> moda e <strong>di</strong><br />

comunicazione: secondo il tipo <strong>di</strong> abbigliamento si può capire l’appartenenza etnica, il sesso, il mestiere, lo stato<br />

sociale e l’appartenenza ad un gruppo.<br />

Oggi il mondo <strong>del</strong>la moda domina il mercato e si propone ai nostri occhi con un’abbondanza <strong>di</strong> immagini su ogni<br />

supporto me<strong>di</strong>atico, ma un tempo tutto ciò non esisteva. Gli unici che ci hanno tramandato la moda <strong>di</strong> un tempo sono<br />

gli artisti, attraverso i loro quadri raffiguranti ritratti o scene <strong>di</strong> vita.<br />

...Le ...Le alterazioni alterazioni <strong>del</strong> <strong>del</strong> corpo corpo femminile femminile dal dal 1500 1500 al al al 1800...<br />

1800...<br />

Dopo il trattato <strong>di</strong> Cateau-Cambrésis (1559), il predominio politico <strong>del</strong>la Spagna si impose su buona parte dei paesi<br />

europei, determinando anche una maggiore <strong>di</strong>ffusione e omogeneità <strong>del</strong>le fogge vestimentarie attribuibili alla corte<br />

spagnola.<br />

Le caratteristiche generali <strong>del</strong>la moda iberica consistevano nel conferire alla figura, tramite l’adozione <strong>di</strong> linee<br />

rigide, un effetto <strong>di</strong> severità, <strong>di</strong>gnità e compostezza molto accentuati.<br />

Nell’abbigliamento femminile, la caratteristica più significativa <strong>del</strong>la moda spagnola fu quella <strong>di</strong> imporre una<br />

profonda alterazione <strong>del</strong>le linee naturali <strong>del</strong> corpo, tramite una<br />

sovrastruttura basata su forme geometriche riconducibili a due coni contrapposti costituiti dal rigido corsetto e<br />

dalla gonna a campana irrigi<strong>di</strong>ta dal verdugale.<br />

La figura, tramite queste soluzioni vestimentarie opprimenti, assunse così una forte connotazione grave e solenne:<br />

dal corpo artificialmente irrigi<strong>di</strong>to emergono soltanto il capo e le mani, circondati dal candore <strong>del</strong>la gorgiera e dei<br />

polsini, posti in netto contrasto col colore, solitamente scuro, <strong>del</strong>l’abito.<br />

- Il verdugale, vertugato o verducato, in Italia detto fal<strong>di</strong>glia o fal<strong>di</strong>a, inizialmente fu costituito da una<br />

struttura basata su imbottiture <strong>di</strong> stoppa poste sull’orlo <strong>del</strong>l’abito, in maniera da aumentarne l’ampiezza<br />

nel fondo.<br />

In seguito, questa imbottitura fu sostituita da cerchi <strong>di</strong> legno, cuciti all’interno <strong>del</strong>l’abito, i quali dalla cintura,<br />

allargandosi gradatamente fino all’orlo, facevano assumere alla gonna la caratteristica forma a campana, sulla quale<br />

andava indossato l’abito.<br />

In Italia, le donne (in particolare le meretrici e le cortigiane) con la fal<strong>di</strong>glia cominciarono ad indossare i calzoni<br />

alla galeota. L’adozione <strong>di</strong> un indumento così significativo <strong>del</strong>l’abbigliamento maschile destò all’epoca grande<br />

scandalo, venne considerato un’indebita usurpazione e scatenò la promulgazione <strong>di</strong> numerose leggi suntuarie, le quali<br />

tendevano a vietarne l’uso.<br />

Nella seconda metà <strong>del</strong> Cinquecento, in Francia la moda iberica fu interpretata in maniera originale: il verdugale<br />

spagnolo venne variato, mo<strong>di</strong>ficandone la forma a cilindro o "a tamburo".


- Il verduga<strong>di</strong>n à tambour aumentava la larghezza sui fianchi, ammorbidendo le spigolosità tipiche <strong>del</strong><br />

verdugale. Il corsetto, a sua volta, pur mantenendo la caratteristica punta che terminava sotto la linea<br />

vita, <strong>di</strong>venne scollato e ornato da una collaretta in pizzo rialzata <strong>di</strong>etro la nuca a forma <strong>di</strong> ventaglio. Le<br />

maniche <strong>del</strong>le vesti femminili assunsero la caratteristica forma "a prosciutto".<br />

Con la regina Elisabetta, il costume inglese assunse caratteristiche <strong>di</strong> grande eccentricità.<br />

Gli abiti <strong>del</strong>le dame evidenziano le ampie <strong>di</strong>mensioni e la caratteristica forma <strong>del</strong> verduga<strong>di</strong>n à tambour.<br />

La regina indossa una veste estremamente decorata con numerosi gioielli applicati, che per la sua particolare foggia<br />

mo<strong>di</strong>fica pesantemente le proporzioni <strong>del</strong> corpo.<br />

Il verdugale a tam-buro, <strong>di</strong> origine francese, in questo caso,risulta ulteriormente <strong>di</strong>latato in senso orizzontale. La<br />

figura <strong>del</strong>la sovrana appare completamente immobilizzata sotto la pesantezza <strong>del</strong>la veste.<br />

La foggia "a tamburo" <strong>del</strong> verdugale francese venne ulteriormente <strong>di</strong>latata in senso orizzontale, il corpetto a cono<br />

rovesciato prolungò ulteriormente la lunghezza <strong>del</strong>la punta, che giunse molto sotto la linea vita e fu dotato <strong>di</strong> una<br />

falda tondeggiante, il colletto a ventaglio fu portato a più strati sovrapposti. Con la moda elisabettiana, il corpo<br />

femminile raggiunse l’apice <strong>del</strong>la mistificazione <strong>del</strong>le linee e <strong>del</strong>le proporzioni naturali.<br />

- Nel corso <strong>del</strong> Seicento nell’abito femminile il corpetto rimase molto attillato, mentre il verdugale a<br />

campana fu sostituito dal guar<strong>di</strong>nfante, un sostegno da indossare sotto la gonna, confezionato inizialmente<br />

con vimini, poi con ossa <strong>di</strong> balena. La particolarità <strong>del</strong> guar<strong>di</strong>nfante, che raggiunse le massime <strong>di</strong>mensioni<br />

verso il 1630, consisteva nell’ampliare enormemente i fianchi.<br />

Numerose documentazioni iconografiche testimoniano l’uso <strong>del</strong> guar<strong>di</strong>nfante in Spagna<br />

fino al 1660 circa - epoca <strong>del</strong> matrimonio tra Luigi XIV e l’infanta <strong>di</strong> Spagna, benché nel resto d’Europa, dal terzo<br />

decennio <strong>del</strong> secolo, questo particolare accessorio fosse scomparso.<br />

Benché la moda francese cominciasse ad esercitare la propria influenza anche nei Paesi Bassi, intorno al 1620<br />

cominciò a <strong>del</strong>inearsi uno stile vestimentario particolare, caratterizzato da una linea morbida, che amplificava i<br />

volumi <strong>del</strong> corpo, chiamata a botte. Con la linea a botte, i volumi vennero enfatizzati dalla linea vita posta piuttosto<br />

in alto, dall’adozione <strong>di</strong> gonfie maniche, dall’impiego <strong>di</strong> imbottiture applicate sovente all’attaccatura <strong>del</strong>le maniche.<br />

La linea a botte era costituita dalla sovrapposizione <strong>di</strong> più sopravvesti, la cui ampiezza era aumentata da un rotolo<br />

<strong>di</strong> cuoio posto attorno ai fianchi; le maniche erano particolarmente gonfie, arricchite da decorazioni <strong>di</strong> nastri <strong>di</strong><br />

seta e da una sorta <strong>di</strong> spalline semicircolari, poste all’attaccatura sulle spalle.<br />

Il Settecento, nel costume europeo, sancì la definitiva supremazia <strong>del</strong>la moda francese sia nell’abbigliamento <strong>di</strong><br />

corte che in quello corrente. Durante l’epoca <strong>del</strong>la<br />

Reggenza (1715-1730), nell’abbigliamento femminile vennero adottate sempre più le vesti conosciute sin dalla fine<br />

<strong>del</strong> XVII secolo come négligés o déshabillés.<br />

Tra queste rientrava l’andrienne, l’abito che più <strong>di</strong> ogni altro rappresentò la moda femminile francese per quasi<br />

tutto l’arco <strong>del</strong> secolo.<br />

La principessa indossa, sotto l'abito, il guar<strong>di</strong>nfante. La ricca veste ha lo scollo ovale guarnito da una bordura <strong>di</strong><br />

merletto che sottolinea l’andamento orizzontale <strong>del</strong>la scollatura. Anche l’acconciatura <strong>del</strong>l’infanta si espande<br />

orizzontalmente.<br />

La donna indossa un abito <strong>di</strong> linea a botte, il cui punto vita, posto quasi sotto il seno, è sottolineato da una preziosa<br />

fascia <strong>di</strong> passamaneria d'oro guarnita da tre rosette.<br />

- L’andrienne era una veste con busto piuttosto aderente, dotato <strong>di</strong> ampia scollatura e <strong>di</strong> un pannello a<br />

pieghe aperte posto su <strong>di</strong>etro, che dalle spalle scendeva fluttuante fino a terra senza aderire in vita<br />

terminando con uno strascico. L’ampiezza <strong>del</strong>la parte inferiore <strong>del</strong>l’abito, inizialmente data da una<br />

sottogonna gommata e inamidata chiamata criarde, in seguito verso il 1715 fu ottenuta col panier, una<br />

struttura costituita da cerchi metallici o altro materiale, il cui ruolo era analogo a quello <strong>del</strong> guar<strong>di</strong>nfante.<br />

In origine (1715-18) l’ampiezza <strong>del</strong> panier fu <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni piuttosto contenute; formato da cerchi degradanti,<br />

acquisì una forma circolare. Intorno al 1730, il panier si appiattì sul davanti, assumendo una forma quasi ovoidale<br />

definita à coude.<br />

- Nel corso <strong>del</strong> XVIII secolo continuò a subire numerose trasformazioni; tra le varie tipologie ricor<strong>di</strong>amo<br />

quella à gueridon (ad imbuto) e quella à coupole (a cupola). Il mo<strong>del</strong>lo già citato, chiamato à coude,<br />

costituito da due semi cupole costruite con verghe <strong>di</strong> giunco o stecche <strong>di</strong> balena tenute insieme da


fettucce e nastri, si allargava sui fianchi al punto da potervi comodamente appoggiare i gomiti. In questa<br />

versione raggiunse le massime <strong>di</strong>mensioni verso il 1770.<br />

In un primo periodo il panier venne usato solo dall’aristocrazia, in quanto simbolo <strong>di</strong> appartenenza ad un alto rango<br />

sociale; in seguito, grazie ad un sistema <strong>di</strong> confezione che permetteva <strong>di</strong> contenerne il prezzo, fu adottato anche<br />

dalla borghesia.<br />

Molto importante è anche il Busto, che stringendo la figura in vita assottiglia la figura. Fino a tutto il settecento il<br />

busto che si utilizza ha forma conica, alto dalla vita al seno, chiuso da una stringatura nel centro <strong>di</strong>etro o (più<br />

raramente) cento avanti, e sostenuto da stecche dritte che avvicinano e spingono in alto i seni: La struttura è<br />

realizzata sovrapponendo vari strati <strong>di</strong> tessuto in cui sono inserite le stecche, ricavate dai faoni <strong>del</strong>le balene o<br />

dalle canne <strong>di</strong> palude, fino ad ottenere un oggetto estremamente rigido. Questo genere <strong>di</strong> busto è spesso dotato <strong>di</strong><br />

spalline.<br />

Dopo la caduta <strong>di</strong> Napoleone e con la restaurazione <strong>del</strong>le monarchie e dei governi locali in Europa, lo stile Impero,<br />

che aveva uniformato i linguaggi artistici e le mode vestimentarie dalla Francia alla Russia, venne soppiantato dal<br />

nascente Romanticismo.<br />

Le fogge d’ispirazione "all’antica" non furono più oggetto d’interesse e la profonda trasformazione operata<br />

sull’abbigliamento femminile nell’ambito <strong>del</strong>la cultura neoclassica ebbe breve durata. Tra 1820-30, la verticalità<br />

<strong>del</strong>la linea, la sua semplicità<br />

strutturale, l’assenza d’elementi alteranti il corpo erano già scomparsi<br />

Le donne presero a coprirsi sempre <strong>di</strong> più, con un look notevolmente più castigato se non ad<strong>di</strong>rittura virginale.<br />

Durante la Restaurazione, il ruolo femminile subì un’involuzione rispetto al periodo successivo la Rivoluzione<br />

francese e poi all’epoca napoleonica: esclusa dai gran<strong>di</strong> eventi politici e culturali <strong>del</strong> tempo, circondata da uno<br />

spirito <strong>di</strong> pruderie, la donna ritornò ad essere moglie e madre perfetta.<br />

Le nuove idee fecero sparire il busto lasciando il posto ad un abbigliamento <strong>di</strong> linea sciolta e naturale. Questo in<br />

teoria, in realtà molte donne, abituate sempre ad indossare il busto, ben <strong>di</strong>fficilmente se ne separano, così nascono<br />

nuove fogge e si adattano nuove forme <strong>di</strong> busto.<br />

Alla bellezza ideale classicheggiante, al mito <strong>del</strong>la giovinezza e <strong>del</strong>la freschezza, si sostituì una bellezza turbata<br />

dai tormenti <strong>del</strong>l’animo, dove pallore e fragilità <strong>di</strong>vennero sinonimi <strong>di</strong> passionalità.<br />

Nel linguaggio <strong>del</strong>la moda, il fascino <strong>del</strong>la sofferenza si espresse nel costringente armamentario <strong>del</strong>l’abbigliamento<br />

femminile - busto e cerchi - che impose alla donna un portamento solenne e non adatto ad una vita attiva.<br />

Il busto torna ufficialmente nel guardaroba <strong>di</strong> ogni donna negli anni venti <strong>del</strong>l’ottocento.<br />

Questo nuovo busto non ha però quasi più nulla a che fare con i mo<strong>del</strong>li dei secoli precedenti, è realizzato da un<br />

unico strato <strong>di</strong> tessuto ( o raramente due), morbido, sempre bianco, ha la forma <strong>di</strong> una canotta e scende fino ai<br />

fianchi.E’ stringato sulla schiena e irrigi<strong>di</strong>to da un’unica stecca, larga circa due <strong>di</strong>ta e realizzata in osso o legno,<br />

spesso riccamente decorata, che può essere infilata in una tasca che percorre il busto in verticale nel centro<br />

davanti.<br />

La stecca viene utilizzata nelle occasioni più formali e importanti, e tralasciata nella vita quoti<strong>di</strong>ana.<br />

La <strong>di</strong>fferenza sostanziale rispetto ai busti <strong>del</strong>le epoche precedenti è che i seni non sono schiacciati l’uno contro<br />

l’altro, ma separati rispetto la loro posizione naturale.<br />

Busto settecentesco Busto corto francese <strong>del</strong> periodo impero Busto degli anni venti-trenta <strong>del</strong>l’ottocento


Questo busto rimane in voga per quasi tre decenni, poi due importanti innovazioni tecniche, ne cambiano<br />

ra<strong>di</strong>calmente l’aspetto: la prima è l’introduzione degli anellini metallici a protezione dei passanti <strong>del</strong>la stringa, l’altra<br />

è la possibilità <strong>di</strong> piegare le stecche usando il vapore.<br />

Il non essere più vincolati da stecche dritte permette <strong>di</strong> realizzare capi che seguono per la prima volta la linea <strong>del</strong><br />

corpo femminile accentuando così le curve.<br />

I nuovi passi metallici, molto più resistenti dei precedenti permettono <strong>di</strong> esercitare una forza considerevolmente<br />

maggiore.<br />

Una terza evoluzione tecnica è l’introduzione <strong>del</strong>la doppia chiusura, che rende chi lo indossa in grado <strong>di</strong> allacciare il<br />

busto senza il bisogno <strong>di</strong> aiuto.<br />

Queste evoluzioni segnano la nascita <strong>del</strong> busto ottocentesco:<br />

Busti degli anni sessanta e settanta <strong>del</strong>l’ottocento<br />

Busti degli anni ottanta e primi anni novanta <strong>del</strong>l’ottocento<br />

Busti <strong>del</strong>la fine degli anni novanta <strong>del</strong>l’ottocento<br />

- Le gonne, già alla fine <strong>del</strong> 1840, presero ad allargarsi progressivamente sul fondo, raggiungendo in breve<br />

<strong>di</strong>mensioni tali da rendere necessario il ricorso ad una struttura che le regges-se sollevate da terra, la<br />

crinolina, inizialmente una sottogonna confezionata con una stoffa speciale intessuta, come il nome stesso<br />

<strong>di</strong>ce, <strong>di</strong> crini <strong>di</strong> cavallo. La crinolina conferiva alla donna una forma a cupola, che trovava particolare slancio<br />

sia nella lunghezza, che copriva i pie<strong>di</strong>, sia nella grazia esile <strong>del</strong> busto, rin-serrato nei corsetti balenati.<br />

Verso la fine degli anni ‘40, la tendenza ad aumentare la larghezza <strong>del</strong>la gonna rese la<br />

crinolina eccessivamente ingombrante.


crinoline imbottite <strong>di</strong> metà Ottocento<br />

- Nel 1855-56, Madame Millet brevettò una sorta <strong>di</strong> gabbia fatta <strong>di</strong> cerchi metallici, detta cage crinoline.<br />

Un’altra versione <strong>di</strong> tale gabbia fu quella <strong>di</strong> Auguste Person (1856), che progettò una struttura formata da cerchi<br />

uniti tra loro da dei cordoni oppure passanti entro una sottogonna <strong>di</strong> tela <strong>di</strong> cotone; un altro brevetto <strong>del</strong>la<br />

crinolina, composta <strong>di</strong> sottili cerchi <strong>di</strong> acciaio ricoperti <strong>di</strong> stoffa, fu quella <strong>del</strong>la casa statunitense Thompson.<br />

La linea femminile tende ad essere nascosta da fogge più austere. La vita torna al punto naturale, ma aumenta il<br />

volume <strong>del</strong>la gonna e dei copricapi.<br />

L’abito si compone <strong>di</strong> giacca e gonna in tessuto moiré. La giacca dalle lunghe falde è bordata <strong>di</strong> pizzo ed ha spalle<br />

arrotondate.<br />

L’ampiezza <strong>del</strong> tessuto <strong>del</strong>la gonna è raccolta sul <strong>di</strong>etro.<br />

Dunque, già dal 1856 le donne potevano contare su gabbie leggerissime, realizzate in acciaio o alluminio che<br />

sostituirono meno pratici materiali quali il vimini e l’osso <strong>di</strong> balena. L’ampiezza <strong>del</strong>le gonne giunse alla sua massima<br />

estensione tra il 1860 e il 1865 allungandosi sul <strong>di</strong>etro in uno strascico.<br />

Nel 1865 la crinolina aveva raggiunto i sette metri <strong>di</strong> circonferenza: sia Worth, che gli altri stilisti, intuirono che<br />

tali eccessi andavano mitigati e ridussero la proporzione <strong>del</strong>la crinolina raccogliendola sul <strong>di</strong>etro con un sistema <strong>di</strong><br />

cordoni a coulisse che formavano un drappeggio simile ad una tenda.<br />

- Continuando a ridurre sia le <strong>di</strong>mensioni che il numero dei cerchi <strong>del</strong>la crinolina, Worth ne reimpostò la<br />

struttura e nel 1867 creò la demi-crinoline, schiacciata sul davanti e con uno sviluppo <strong>del</strong>l’ampiezza sul<br />

<strong>di</strong>etro.<br />

Crinoline e tournure a gabbia degli anni, nell’or<strong>di</strong>ne, sessanta, settanta e ottanta <strong>del</strong>l’ottocento


- Il passaggio ad una nuova linea si determinò attorno al 1870, allorché venne sostituita la mezza gabbia<br />

(demi-crinoline) da sellini <strong>di</strong> crine, "panieri" <strong>di</strong> vimini e/o <strong>di</strong> acciaio, e perfino da piccole gabbie a<br />

molle, che obbligavano la gonna a rialzarsi nella parte posteriore <strong>del</strong>l’abito. Il ridursi <strong>del</strong>la crinolina segnò<br />

dunque l’avvento <strong>del</strong>la tournure, cioè <strong>del</strong>la linea «a sellino»: l’abbigliamento femminile tese ad accentuare<br />

sulle reni sempre in maggior misura drappeggi, volani pieghettati, nastri con gran<strong>di</strong> no<strong>di</strong> e ogni sorta <strong>di</strong><br />

ornamento che contribuisse sottolineare la linea falcata.<br />

Sellini <strong>del</strong>la seconda metà <strong>del</strong>l’Ottocento<br />

- Tipica fu la gonna «a cloche» degli anni ‘80, ricca <strong>di</strong> drappeggi e falbalas e impreziosita talvolta <strong>di</strong> ricami<br />

e dalle alternanze dei tessuti impiegati. Il complicato gioco <strong>del</strong>le guarnizioni <strong>di</strong>ventò strutturale nei<br />

continui contrasti materici e <strong>di</strong> superfici. L’alternarsi <strong>del</strong>le balze, <strong>del</strong>le increspature e dei drappeggi era<br />

rilevato da gran<strong>di</strong> fiocchi, che evidenziavano la linea a spostamento posteriore, accentuata dal sellino.<br />

Le sottogonne, indossate sopra o sotto al busto, servivano a conferire volume e morbidezza alla gonna<br />

<strong>del</strong>l’abito, <strong>di</strong> solito in numero minimo <strong>di</strong> due, potevano anche essere molte <strong>di</strong> più, in particolare tra gli anni<br />

trenta e cinquanta <strong>del</strong>l’ottocento, periodo come abbiamo visto in cui il volume <strong>del</strong>le gonne tende a crescere, ed<br />

ottenuto grazie alla sovrapposizione <strong>del</strong>le sottogonne.<br />

Da sinistra a destra, in or<strong>di</strong>ne cronologico, tre sottogonne comprese fra gli anni ottanta <strong>del</strong>l’ottocento e<br />

<strong>di</strong>eci <strong>del</strong> novecento.<br />

Nel novecento, si ha un nuovo cambiamento per quanto riguarda l’uso <strong>del</strong> busto, la moda lancia un nuovo mo<strong>del</strong>lo<br />

in cui la stecca frontale è lunga e dritta, questo fa si che chi lo indossa sia costretto ad assumere una<br />

posizione protesa in avanti, con il seno in fuori, e il bacino spostato verso <strong>di</strong>etro (grazie appunto all’uso <strong>del</strong><br />

sellino).<br />

Questa posizione è <strong>del</strong>la linea a “S” per la sinuosità <strong>del</strong>la silhouette.


Se madre natura non era abbastanza generosa, esistevano, poi, vari tipi <strong>di</strong> imbottiture che potevano essere<br />

portate sotto gli abiti per simulare un seno o un fondoschiena più prosperoso. Queste imbottiture sono<br />

generalmente in crine <strong>di</strong> cavallo o filo metallico. Naturalmente quelle per fondoschiena hanno ragione d’essere<br />

solo dopo la scomparsa <strong>del</strong>le Tournure che mascheravano completamente la linea posteriore <strong>del</strong> corpo fino a<br />

tutti gli anni 80’.<br />

Da sinistra a destra: un’ombottitura in crine per il seno, e un’imbottitura in rete <strong>di</strong> filo metallico da<br />

legare in vita per aumentare il fondoschiena.<br />

Come Come Come Come si si si si sedevano sedevano sedevano sedevano le le le le dame dame dame dame con con con con questi questi questi questi ingombranti ingombranti ingombranti ingombranti sottogonna...<br />

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