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GUIDA ALLE BUONE PRATICHE PER IL PAESAGGIO RURALE ...

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Programma<br />

Interreg IIIB<br />

MEDOCC<br />

PAYS.DOC “Buone pratiche per il paesaggio” Programma INTERREG IIIB MEDOCC<br />

PAYS.DOC<br />

<strong>BUONE</strong> <strong>PRATICHE</strong> <strong>PER</strong> <strong>IL</strong> <strong>PAESAGGIO</strong><br />

REGIONE UMBRIA<br />

<strong>GUIDA</strong> <strong>ALLE</strong> <strong>BUONE</strong> <strong>PRATICHE</strong><br />

<strong>PER</strong> <strong>IL</strong> <strong>PAESAGGIO</strong> <strong>RURALE</strong><br />

Insediamento<br />

a cura di Sandra Camicia<br />

Mariano Sartore e Lunella Ferri


Programma di Iniziativa Comunitaria INTERREG IIIB – MEDOCC 2000/2006<br />

PAYS.DOC – Buone pratiche per il paesaggio<br />

AZIONE “Linee guida” – ambito “Paesaggio agrario”<br />

REGIONE UMBRIA<br />

Assessorato alle Politiche Agricole<br />

Carlo Liviantoni, assessore<br />

Direzione regionale Agricoltura e Foreste, Aree Protette, Valorizzazione dei Sistemi<br />

Naturalistici e Paesaggistici, Valorizzazione Beni e Attività Culturali, Sport e Spettacolo<br />

Ernesta Maria Ranieri, direttore<br />

Servizio Promozione e Valorizzazione Sistemi Naturalistici e Paesaggistici<br />

Paolo Papa, dirigente<br />

Maria Carbone<br />

Biagio Municchi<br />

Coordinamento tecnico del Progetto<br />

Maria Carbone<br />

AUTORI<br />

Sandra Camicia, consulente<br />

Lunella Ferri, collaboratore<br />

Mariano Sartore, collaboratore<br />

In copertina:<br />

“Casa colonica, Nerbisci (Gubbio) presso il torrente Saonda”, fotografia di Henri Desplanques, 1964


<strong>GUIDA</strong> <strong>ALLE</strong> <strong>BUONE</strong> <strong>PRATICHE</strong> <strong>PER</strong> <strong>IL</strong> <strong>PAESAGGIO</strong> <strong>RURALE</strong>. INSEDIAMENTO – A CURA DI S. CAMICIA, L. FERRI E M. SARTORE (COLLABORATORI)<br />

1. L’insediamento rurale. Tendenze evolutive e obiettivi<br />

d’intervento (pag.3)<br />

2. Figure e processi emergenti in Umbria (pag.7)<br />

3. Insediamento e architettura rurale. Linee-guida (pag.22)<br />

4. Principi-chiave per la tutela/valorizzazione dell’insediamento<br />

rurale (pag.32)


L’insediamento rurale<br />

1Tendenze evolutive e obiettivi d’intervento<br />

<strong>GUIDA</strong> <strong>ALLE</strong> <strong>BUONE</strong> <strong>PRATICHE</strong> <strong>PER</strong> <strong>IL</strong> <strong>PAESAGGIO</strong> <strong>RURALE</strong>. INSEDIAMENTO – A CURA DI S. CAMICIA, L. FERRI E M. SARTORE (COLLABORATORI)


<strong>GUIDA</strong> <strong>ALLE</strong> <strong>BUONE</strong> <strong>PRATICHE</strong> <strong>PER</strong> <strong>IL</strong> <strong>PAESAGGIO</strong> <strong>RURALE</strong>. INSEDIAMENTO – A CURA DI S. CAMICIA, L. FERRI E M. SARTORE (COLLABORATORI)<br />

L’insediamento storico di matrice agricola<br />

costituisce una delle componenti fondamentali<br />

che contribuisce a caratterizzare i paesaggi<br />

rurali tradizionali. Esso può assumere varie<br />

forme, tipi e funzioni nel paesaggio, essendo<br />

correlato alle diverse culture, significati, tecniche<br />

costruttive ed economie locali.<br />

Ma in generale, questo diffuso patrimonio<br />

architettonico e urbanistico rappresenta una<br />

testimonianza fondamentale del rapporto<br />

armonico tra l’attività umana e l’ambiente che<br />

caratterizzava il mondo premoderno e le economie<br />

agricole. Ha pertanto un valore inestimabile<br />

e insostituibile per la salvaguardia della<br />

nostra identità storico-culturale.<br />

Gran parte di questo patrimonio, soprattutto<br />

quello dislocato nelle aree montane e collinari<br />

più interne, è stato abbandonato dai suoi abitanti<br />

in conseguenza del declino delle economie<br />

agricole e silvo-pastorali, versando in condizioni<br />

di elevato degrado. Molto spesso queste realtà<br />

vengono ignorate e dimenticate, abbandonate<br />

ad un inevitabile degrado, oppure riutilizzate<br />

con profonde alterazioni in una logica di<br />

puro sfruttamento commerciale.<br />

Per altri versi, lo sviluppo tecnologico nell’agricoltura<br />

ha modificato il sistema dell’architettura<br />

rurale, favorendo la realizzazione nelle campagne<br />

di opere progettate con criteri funzionali<br />

moderni, realizzate spesso utilizzando materiali<br />

e impianti ispirati a modelli costruttivi o produttivi<br />

industriali. Questo ha permesso nelle aree<br />

più sviluppate un opportuno miglioramento<br />

dell’efficienza produttiva, ma ha anche favorito<br />

un graduale degrado del paesaggio e della qualità<br />

architettonica globale delle aree agrarie, e<br />

l’inserimento nelle campagne di strutture ed<br />

attività ad impatto ambientale crescente.<br />

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Nelle realtà territoriali ancora dinamiche dal<br />

punto di vista agricolo, così, alle strutture edilizie<br />

preesistenti si sono aggiunti nuovi spazi tecnici<br />

resi necessari dalla mutata dimensione<br />

organizzativa: silos o capannoni per la conservazione<br />

del foraggio, nuove costruzioni per<br />

allevamenti più moderni e intensivi, magazzini<br />

o semplici tettoie per la custodia delle macchine<br />

agricole assieme a piccole officine per la loro<br />

manutenzione. Le case e i centri rurali hanno<br />

perso molto spesso la loro caratterizzazione<br />

tipologica e funzionale anche in conseguenza<br />

dei radicali cambiamenti dei sistemi colturali, in<br />

rapporto al diverso uso dei mezzi di produzione<br />

oltre che alle diverse modalità di uso e<br />

gestione delle acque.<br />

Oltre al paesaggio dell’abbandono e della<br />

nuova agricoltura meccanizzata, nei contesti<br />

che hanno maggiormente subito un’evoluzione<br />

in senso industriale dell’economia locale,<br />

soprattutto nelle realtà ad urbanizzazione diffusa,<br />

laddove l’attività agricola permane anche<br />

se svolta part time con altre forme di impiego,<br />

le vecchie case rurali sono state affiancate da<br />

nuove realizzazioni edilizie, case utilizzate per<br />

la residenza dei nuclei giovani fuoriusciti dalla<br />

famiglia contadina originaria: fenomeno che ha<br />

comportato un generale infittimento dell’edilizia<br />

sparsa, resa possibile anche dalla possibilità<br />

di utilizzare la dotazione infrastrutturale preesistente.<br />

A volte le strutture edilizie preesistenti non<br />

sono più utilizzate ma hanno conservato la loro<br />

fisionomia; a volte, più spesso, appaiono profondamente<br />

mutate: il colore della facciata, i<br />

nuovi infissi, la trasformazione degli spazi tecnici<br />

disposti ai piani terra in spazi per il parcheggio,<br />

nuovi box giustapposti al vecchio edificio,<br />

l’inserimento di ornamenti personalizzanti,<br />

nuove recinzioni attorno a quello spazio che un<br />

tempo rappresentava l’aia, ne rendono spesso<br />

irriconoscibile la matrice storica originaria.<br />

In queste situazioni, anche le relazioni con il<br />

micro-contesto urbanistico sono cambiate: le<br />

strade di accesso sono asfaltate; la sede stradale<br />

è stata allargata; lo spazio aperto, un tempo<br />

destinato alle funzioni agricole, è stato in parte<br />

sottratto per essere occupato dal parcheggio<br />

per i vari mezzi di trasporto di cui la famiglia<br />

dispone.<br />

In generale, i paesaggi rurali, fino a qualche<br />

decennio fa caratterizzati da un’infinita varietà<br />

di forme, frutto delle diverse matrici ambientali<br />

e storico-sociali locali, stanno subendo un<br />

processo di banalizzazione e omologazione che<br />

occulta le diversità territoriali, svalorizza le<br />

potenzialità intrinseche di fruizione di questa<br />

risorsa del territorio, riduce le possibilità di fare<br />

di questo patrimonio uno strumento di mantenimento<br />

delle identità storico-culturali locali.<br />

A fronte di tutto ciò, in molteplici contesti, sia<br />

scientifici che politico-amministrativi, è maturata<br />

la convinzione che sia necessaria una rinnovata<br />

attenzione al patrimonio edilizio rurale,<br />

sia sparso che accentrato.<br />

Nuovi principi e regole di intervento sono<br />

innanzitutto tesi a salvaguardare-valorizzare<br />

non solo la singola architettura, isolata dal suo<br />

contesto di inserimento, ma l’unità paesaggistica<br />

nella sua interezza, intesa come insieme di<br />

nessi morfologici, funzionali e simbolici tra<br />

spazi costruiti e spazi aperti.<br />

Un’altra consapevolezza oramai largamente<br />

acquisita è che le necessità di tutela attiva vanno<br />

estese dalle architetture prestigiose, emergenze<br />

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dell’insediamento rurale, quali le grandi residenze<br />

di campagna, a tutte le presenze, compresa<br />

l’edilizia minore fatta di manufatti poveri,<br />

ad uso abitativo o destinati alle molteplici attività<br />

svolte, quali fienili, granai, pagliai, sempre<br />

frutto di un sapere tecnico basato sulla necessità<br />

d'integrazione reciproca tra il manufatto e i<br />

caratteri naturali dell’ambiente.<br />

Da ciò discende altresì la convinzione, fatta<br />

propria anche in sede legislativa, che la valorizzazione<br />

delle architetture rurali debba presupporre<br />

il recupero delle tecniche e dei saperi che<br />

ne hanno consentito la nascita e il mantenimento<br />

nel corso del tempo, allargando così la nozione<br />

di patrimonio edilizio rurale a quella di<br />

patrimonio culturale rurale.<br />

Ogni progetto di intervento dovrebbe evidentemente<br />

ispirarsi ad un obiettivo generale di reinserimento<br />

di questi luoghi nel contemporaneo,<br />

adeguandoli alle mutate esigenze abitative<br />

e insediative, senza però cancellare i loro caratteri<br />

identitari, e nel contempo evitando di trasformarli<br />

in “musei” fine a sé stessi.<br />

Problematiche ricorrenti quali le necessità di<br />

ampliamento, le dispersioni termiche dovute ad<br />

insufficienti caratteristiche degli elementi di<br />

chiusura verticale, l’integrazione impiantistica,<br />

la presenza di umidità negli ambienti ai pianiterra,<br />

dovrebbero essere affrontate, operando<br />

nel pieno rispetto della preesistenza, tramite<br />

l’utilizzo di soluzioni tecniche leggere e materiali<br />

naturali, in grado comunque di assicurare<br />

il livello prestazionale richiesto.<br />

Si apre, in questo senso, anche uno spazio di<br />

ricerca e di intervento che da un lato tende a<br />

mantenere vivi i saperi tradizionali, anche attraverso<br />

una valorizzazione delle “memorie viventi”<br />

che rafforza il senso di appartenenza dei<br />

soggetti locali al territorio; dall’altro esige una<br />

rivisitazione moderna delle tecniche costruttive<br />

del passato attraverso lo sviluppo e la sperimentazione<br />

di nuove metodologie e tecniche ispirate<br />

al principio della sostenibilità ambientale.<br />

Inoltre, le problematiche paesaggistiche legate<br />

agli interventi di riuso in senso residenziale di<br />

edifici rurali abbandonati, vanno riviste non<br />

solo in riferimento all’esigenza di normare e<br />

vincolare adeguatamente le possibilità edificatorie<br />

aggiuntive in termini volumetrici o le prestazioni<br />

in termini di materiali e forme, ma<br />

anche in relazione agli aspetti legati alla sistemazione<br />

degli spazi aperti e delle infrastrutture,<br />

imponendo una riflessione sul notevole<br />

impatto del riuso residenziale dal punto di<br />

vista dell’accessibilità stradale, degli spazi di<br />

sosta, dei giardini ornamentali, spesso pura trasposizione<br />

nella campagna di modelli tipicamente<br />

urbani.<br />

In generale, occorre che qualsiasi progetto sviluppi<br />

una rinnovata attenzione alla lettura<br />

delle regole di interazione morfologica, funzionale<br />

e simbolica costitutive dell’unità di<br />

paesaggio e delle sue relazioni con il contesto<br />

di inserimento.<br />

In questa ottica, il progetto di paesaggio si<br />

incentra sulla reinterpretazione del principio<br />

insediativo, di come cioè gli spazi edificati e<br />

quelli aperti si dispongono e compongono nel<br />

territorio secondo determinati orientamenti,<br />

specifici rapporti con l'orografia e con la geometria<br />

delle divisioni parcellari e dei tracciati.<br />

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Figure e processi emergenti in Umbria<br />

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1<br />

2<br />

3<br />

4<br />

1. Castello collinare di poggio – Petroro (Todi), Umbria<br />

2. “Ville” rurali montane di pendio e poggio – Sellano, Umbria<br />

3. Antico castello rurale montano di pendio – Vallo di Nera, Umbria<br />

4. Borgo rurale collinare di poggio – Marcellano (Gualdo Cattaneo),<br />

Umbria<br />

5. Piccolo castello rurale di poggio – Popola (Foligno), Umbria (foto<br />

del primo novecento)<br />

FIGURE EMERGENTI<br />

I nuclei rurali<br />

Il castello popolare o la villa non fortificata,<br />

agglomerati compatti distesi sui poggi o sui<br />

pendii, solo talvolta in piano, sono<br />

l’elemento dominante del paesaggio<br />

tradizionale umbro. Sorgono tra il X e il XVI<br />

secolo come centri di vita agricola<br />

funzionali all’organizzazione produttiva del<br />

contado; abitati dai contadini, sono uno<br />

strumento di colonizzazione e di messa in<br />

valore della campagna, oltre che, quando<br />

murati, di presidio di difesa del territorio. Le<br />

case dei contadini o dei braccianti formano<br />

il caseggiato minore compatto, formato da<br />

modeste dimore dotate di piccole stalle e<br />

cantine, spesso sovrastato dalla mole di<br />

palazzi gentilizi o pubblici. Emergenze<br />

religiose e attrezzature di uso comune, quali<br />

forni e lavatoi, sono dislocate nell’abitato,<br />

mentre fienili, pagliai e abbeveratoi<br />

possono situarsi ai margini o fuori<br />

dell’aggregato, affiancati da tettoie e da<br />

altri annessi rustici.<br />

5<br />

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1<br />

3<br />

2<br />

FIGURE EMERGENTI<br />

Casa rurale isolata<br />

La casa rurale isolata, sviluppatasi<br />

intensamente a partire dal XVI secolo,<br />

assume una varietà di tipologie, in ragione<br />

del contesto ambientale, delle risorse<br />

agricole disponibili, della condizione<br />

sociale e dei modi di vita di chi vi abitava,<br />

fattore, mezzadro o piccolo proprietario.<br />

Tuttavia, il tipo più tradizionale è costituito<br />

dall’abitazione sovrapposta al rustico<br />

(meno frequente in montagna), con la scala<br />

interna oppure addossata esternamente<br />

all’edificio, raramente con il portico e il<br />

loggiato; diffuse sono anche, specialmente<br />

in collina, le dimore con i vari annessi<br />

secondari in parte addossati alla dimora o<br />

da essa separati e sparsi intorno all’aia. A<br />

questa mescolanza di forme, si associa una<br />

certa omogeneità dovuta alle massicce<br />

murature in blocchi di pietre irregolari o,<br />

più raramente, in mattoni (nella pianura e<br />

collina verso la Toscana), tetti quasi sempre<br />

in laterizio, poche e anguste aperture.<br />

1. Casa rurale in linea, tetto a padiglione e scala interna – Magione,<br />

Umbria<br />

2. Casa rurale con loggia, abitazione sovrapposta al rustico e annessi<br />

addossati – Panicale, Umbria<br />

3. Abitazioni rurali abbinate con scale esterne, annessi addossati e<br />

ovile – Lisciano Niccone, Umbria (foto inizio novecento)<br />

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1 2<br />

3<br />

FIGURE EMERGENTI<br />

Torre colombara<br />

La torre colombara è una struttura edilizia<br />

nata per scopi difensivi, forse proprio<br />

all’inizio della colonizzazione della<br />

campagna, successivamente riutilizzata per<br />

l’allevamento dei piccioni. Quando non<br />

dirute, sporgono dai tetti degli edifici rurali<br />

circostanti di cui costituiscono il nucleo<br />

originario, con i muri bucati per il<br />

passaggio dei piccioni, il cornicione e<br />

spesso il tetto a quattro pioventi, di più<br />

nobile ispirazione urbana.<br />

1. Torre colombara in un edificio con disposizione a squadra –<br />

Beroide (Spoleto), Umbria (foto anni ‘50)<br />

2. Casa rurale con portico e due torri colombare – Valtiberina,<br />

Umbria (foto anni ‘50)<br />

3. Casa rurale con due torri colombare (una mozzata) – Borghetto<br />

(Tuoro), Umbria<br />

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1<br />

1. Case rurali con scala esterna ed essiccatoio per il tabacco<br />

addossato – Alta Valtiberina, Umbria<br />

2. Essiccatoio per il tabacco e magazzino addossato – Magione,<br />

Umbria<br />

3. Case rurali con rustici al piano terra e distaccati, con essiccatoio<br />

per il tabacco – Chiugiana (Corciano), Umbria (foto anni ‘50)<br />

2<br />

FIGURE EMERGENTI<br />

Essiccatoio<br />

L’essiccatoio per il tabacco, una<br />

particolarità dell’insediamento rurale<br />

diffuso sia in piano che in collina,<br />

prevalentemente nell’Umbria nordoccidentale,<br />

è un annesso agricolo che<br />

spicca più alto con i suoi numerosi camini,<br />

isolato presso l’aia della vecchia dimora<br />

oppure inglobato/addossato all’edificio<br />

principale. Ormai in disuso, è stato<br />

sostituito dalle moderne strutture<br />

centralizzate.<br />

3<br />

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1 2<br />

1. Casa di pendio isolata – Umbertide, Umbria (foto anni ‘50)<br />

2. Casa di pendio, con stalla e ovile a valle – Giano dell’Umbria,<br />

Umbria (foto anni ‘50)<br />

3. Rustico di pendio distaccato dalla casa, con fienile sovrapposto<br />

all’abbeveratoio – Passignano sul Trasimeno, Umbria<br />

4. Case di pendio allineate lungo le curve di livello, nel tessuto del<br />

borgo rurale collinare – Pissignano (Campello sul Clitunno),<br />

Umbria<br />

5. Casa rurale di pendio isolata con tetto a un solo piovente –<br />

Postignano (Sellano), Umbria<br />

6. Schiere edilizio di pendio in un nucleo rurale montano –<br />

Valnerina, Umbria<br />

3<br />

4 5 6<br />

FIGURE EMERGENTI<br />

Casa/rustico di pendio<br />

La casa di pendio è quella forma tipica<br />

dell’insediamento rurale, sia sparso che<br />

accentrato, che utilizza la pendenza del<br />

terreno per eliminare la scala di<br />

collegamento tra i due piani della struttura<br />

edilizia. Di solito, l’abitazione è sovrapposta<br />

al rustico, la stalla, il magazzino o altro . In<br />

montagna, fuori dai centri abitati, spesso<br />

fienile e ovile sfruttano la pendenza del<br />

terreno con l’ingresso all’ovile verso valle e<br />

quello al fienile disposto in alto, con il tetto<br />

a un solo piovente e senza finestre.<br />

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<strong>GUIDA</strong> <strong>ALLE</strong> <strong>BUONE</strong> <strong>PRATICHE</strong> <strong>PER</strong> <strong>IL</strong> <strong>PAESAGGIO</strong> <strong>RURALE</strong>. INSEDIAMENTO – A CURA DI S. CAMICIA, L. FERRI E M. SARTORE (COLLABORATORI)<br />

1<br />

1. Antico mulino idraulico da grano, a pale orizzontali, nella piana<br />

delle “marcite” – Norcia, Umbria<br />

2. Ottocentesco mulino idraulico da grano, in collina – Valtopina,<br />

Umbria<br />

3. Mulino idraulico quattrocentesco con più macine situato nel<br />

2 fondovalle – Morcella (Marsciano), Umbria<br />

3<br />

FIGURE EMERGENTI<br />

Mulino idraulico<br />

Il mulino idraulico da grano e da olio, in<br />

prossimità di sorgenti, fiumi o di canali<br />

artificiali, rappresenta una componente<br />

peculiare dell’insediamento rurale. Piccoli<br />

mulini a pale orizzontali o grandi mulini con<br />

ruote verticali e più macine, erano centri di<br />

vita nelle campagne. Poco distante, uno<br />

sbarramento (la chiusa) creava un invaso<br />

dal quale l’acqua veniva deviata in un<br />

canale che arrivava al mulino. Qui un<br />

invaso minore si formava sul lato<br />

dell’edificio il cui muro rinforzato fungeva<br />

da diga (mulini a rifolta) e da dove l’acqua<br />

veniva indirizzata con un salto contro le<br />

pale della ruota che azionava la macina di<br />

pietra situata all’interno del mulino.<br />

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1<br />

1. Villa del Cardinale, con i suoi giardini terrazzati e il parco,<br />

esempio di residenza suburbana cinquecentesca e centro di una<br />

vastissima azienda agricola – Colle Umberto (Perugia), Umbria<br />

2. Villa Meniconi, sorta all’inizio del ‘500 attorno ad una torre<br />

medievale, ristrutturata nel ‘700, con i suoi edifici, la cappella, la<br />

limonaia, il giardino terrazzato all’italiana, i viali di accesso –<br />

Castel del Piano (Perugia), Umbria<br />

2<br />

FIGURE EMERGENTI<br />

Ville e grandi residenze<br />

di campagna<br />

La villa padronale, oltre che residenza<br />

prestigiosa e luogo di svago dell’aristocrazia<br />

nobiliare ed ecclesiastica, rappresentava il<br />

centro di gestione agricola di vaste proprietà<br />

terriere. Spesso sorte su preesistenti strutture<br />

difensive o religiose, di frequente costituite da<br />

molteplici architetture (palazzo, scuderia,<br />

cappella,…) sono il frutto di uno straordinario<br />

connubio tra natura e cultura, prodotto di<br />

un’integrazione visiva e funzionale tra la<br />

morfologia del terreno, le emergenze<br />

architettoniche, il giardino o il parco, il viale<br />

e il contesto agrario in cui sono mirabilmente<br />

inserite.<br />

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1 2<br />

3<br />

FIGURE EMERGENTI<br />

Architetture religiose<br />

Pievi, chiese e complessi abbaziali isolati<br />

rappresentano una componente importante<br />

della rete insediativa formatasi in età<br />

medievale. In particolare, le antiche e<br />

potenti abbazie benedettine situate in<br />

luoghi di grande bellezza e suggestione,<br />

fulcri di sviluppo culturale, con la loro<br />

straordinaria opera di messa a coltura,<br />

miglioramento e bonifica delle terre, hanno<br />

organizzato la vita economica e plasmato il<br />

paesaggio di vasti territori rurali.<br />

1. Abbazia benedettina di San Fidenzio e Terenzio (X-XI secolo),<br />

lungo un importante itinerario storico – Massa Martana, Umbria<br />

2. Chiesa di San Salvatore, pieve isolata nella campagna, a due<br />

navate simmetriche, notevole esempio stilistico di architettura<br />

romanica locale – Campi (Norcia), Umbria<br />

3. Monastero di San Paolo in Val di Ponte, fortilizio a picco su un<br />

colle, con i ruderi della sua massiccia costruzione, la torre e i<br />

baluardi – Civitella Benazzone (Perugia), Umbria<br />

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1<br />

3 4<br />

2<br />

4<br />

PROCESSI EMERGENTI<br />

Immagini dell’abbandono<br />

1. Torre colombara, con i suoi caratteri stilistici e decorativi integri,<br />

ma completamte abbandonata – Borghetto (Tuoro), Umbria<br />

2. Casa poderale isolata al centro del campo nella pianura bonificata<br />

in un contesto agricolo, inutilizzata e in stato di assoluto degrado –<br />

Castiglione del Lago, Umbria<br />

3. Casa rurale con torre, inglobata nell’urbanizzazione recente in un<br />

contesto periurbano, in totale disuso e degrado – Magione, Umbria<br />

4. Castello medievale di pendio della montagna interna, esempio<br />

notevole di tipologia insediativa a pianta triangolare, dominato<br />

dall’altissima torre, completamente abbandonato e in stato di<br />

notevole degrado, anche per effetto degli eventi sismici –<br />

Postignano (Sellano), Umbria<br />

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1<br />

2<br />

3 4<br />

PROCESSI EMERGENTI<br />

Immagini della nuova<br />

agricoltura<br />

1. Nuovo fienile isolato sul crinale, con i caratteri formali dell’edilizia<br />

prefabbricata – Colfiorito (Foligno), Umbria<br />

2. Nuovi impianti e attrezzature per la vitivinicultura specializzata e<br />

intensiva – Sala (Ficulle), Umbria<br />

3. Nuovi impianti e attrezzature per l’allevamento intensivo –<br />

Marsciano, Umbria<br />

4. Impianti per l’allevamento intensivo isolati nella campagna –<br />

Panicale, Umbria<br />

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1<br />

2 3 4<br />

PROCESSI EMERGENTI<br />

Immagini del riuso<br />

Recupero conservativo per fini<br />

turistico-residenziali<br />

1. Borgo rurale interamente restaurato e riutilizzato con<br />

mantenimento dei suoi caratteri identitari – Pissignano (Campello<br />

sul Clitunno), Umbria<br />

2. Casa colonica restaurata per uso turistico-residenziale, con un<br />

approccio di tipo conservativo e senza alterazioni del contesto di<br />

inserimento – Marsciano, Umbria<br />

3. Complesso rurale recuperato con mantenimento parziale della<br />

funzione agricola – Città di Castello, Umbria<br />

4. Borgo rurale di poggio interamente riutilizzato per fini turistici con<br />

interventi di mantenimento dei caratteri originari, sia degli spazi<br />

costruiti che degli spazi aperti privati e d’uso collettivo – Santa<br />

Giuliana (Umbertide), Umbria<br />

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1<br />

2 3<br />

PROCESSI EMERGENTI<br />

Immagini del riuso<br />

Modificazioni strutturali<br />

e morfologiche dell’edificio<br />

o del micro-contesto<br />

paesaggistico<br />

1. Aggiunta di volumi e rifacimenti delle preesistenze di una casa<br />

rurale, con elementi formali e regole compositive contrastanti con<br />

i caratteri identitari e il principio insediativo – Tuoro, Umbria<br />

2. Ampliamento di un complesso rurale con caratteri tipologici e<br />

formali contrastanti con le preesistenze – Todi, Umbria<br />

3. Complesso edilizio di recente ricostruzione con caratteri tipologici<br />

inusuali e una radicale alterazione dei caratteri geomorfologici e<br />

ambientali del sito – Magione, Umbria<br />

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1<br />

2<br />

3<br />

PROCESSI EMERGENTI<br />

Immagini della campagna<br />

urbanizzata<br />

1. Linearizzazione insediativa lungo un asse stradale di collegamento<br />

intercomunale a carattere commerciale, esempio di strada-mercato<br />

in un contesto agricolo – Città di Castello, Umbria<br />

2. Lottizzazione industriale e commerciale, frangia urbana che si<br />

allunga nel contesto rurale – Norcia, Umbria<br />

3. Fascia urbanizzata a carattere industriale, formata da grandi piastre<br />

produttive e case-laboratorio isolate su lotto – Gualdo Tadino,<br />

Umbria<br />

4-5. Lottizzazioni residenziali a maglie larghe sulle pendici collinari,<br />

con palazzine o villette, in un contesto boschivo e agricolo –<br />

Magione, Umbria<br />

6. Palazzina ad uso turistico in un contesto boschivo in posizione<br />

panoramica sul lago – Piediluco (Terni), Umbria<br />

7. Lottizzazione residenziale sul pendio, che ha sostituito un uliveto<br />

terrazzato, di cui rimane qualche traccia tra i lotti di pertinenza –<br />

Terni, Umbria<br />

8. Nuove volumetrie edilizie che alterano il quadro paesaggistico di<br />

insieme di un borgo rurale antico situato su un poggio collinare –<br />

Monterubiaglio (Castel Viscardo), Umbria<br />

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4<br />

5<br />

8<br />

PROCESSI EMERGENTI<br />

6<br />

7<br />

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3<br />

Insediamento e architettura rurale<br />

LINEE-<strong>GUIDA</strong>


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“Analisi del rapporto tra insediamento, sito e paesaggio nel Veneto”. Schemi esemplificativi (Dipartimento di Urbanistica, IUAV, Venezia)<br />

LINEE-<strong>GUIDA</strong><br />

CONOSCENZA<br />

Individuare l’unità di paesaggio<br />

studiandone i nessi morfologici,<br />

funzionali e simbolici<br />

Individuare le regole morfologiche<br />

di interconnessione con il<br />

contesto rurale<br />

Studiare le relazioni tra tipologie<br />

insediative e orografia del sito<br />

Studiare i legami tra tipologia<br />

edilizia, tecnologia costruttiva e<br />

materiali di costruzione<br />

Individuare le regole distributive e<br />

strutturali dell’insediamento<br />

rurale, studiando le modalità di<br />

associazione tra abitazioni, rustici<br />

e spazi aperti<br />

Rilevare particolari architettonici<br />

e decorativi, attrezzature<br />

domestiche e del lavoro,<br />

e arredi interni<br />

Predisporre modelli di rilievo<br />

mirati alle specificità locali<br />

e da gestire mediante<br />

sistemi informativi geografici<br />

flessibili e aperti<br />

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Il centro di educazione ambientale Panta Rei di Passignano sul Trasimeno (Perugia)<br />

LINEE-<strong>GUIDA</strong><br />

TECNICHE<br />

Privilegiare un approccio<br />

manutentivo del recupero e<br />

impiegare materiali e tecniche<br />

compatibili con quelle della<br />

costruzione tradizionale<br />

Organizzare campagne di scavo<br />

per il recupero del materiale<br />

crollato nell’ottica di un suo<br />

reimpiego nella ricostruzione<br />

Privilegiare l’uso di materiali<br />

rinnovabili e la ricerca delle<br />

soluzioni ecologiche<br />

Promuovere eco-edifici<br />

o eco-villaggi autonomi a livello<br />

energetico e alimentati da energie<br />

alternative e pulite<br />

Incentivare il recupero<br />

e la manutenzione degli edifici<br />

in terra cruda<br />

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Il recupero di Vallo di Nera (Perugia)<br />

LINEE-<strong>GUIDA</strong><br />

Realizzare le dotazioni<br />

impiantistiche interne in esterno<br />

alle murature storiche, per non<br />

intaccarne le caratteristiche sia<br />

architettoniche che di stabilità<br />

Adottare soluzioni cromatiche<br />

degli edifici compatibili con la<br />

realtà del manufatto e delle sue<br />

relazioni con l’intorno, evitando<br />

forti contrasti, privilegiando i colori<br />

prevalenti nei luoghi, utilizzando<br />

preferibilmente pigmenti naturali<br />

Adottare soluzioni policrome<br />

solo se criticamente fondate<br />

in riferimento alla definizione<br />

architettonica del manufatto e alle<br />

sue articolazioni<br />

Favorire operazioni<br />

di consolidamento con la<br />

tecnica del cuci-scuci<br />

Rispettare la tessitura muraria<br />

preesistente nelle operazioni di<br />

integrazione delle murature<br />

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Rifugio-ostello nel Parco delle Foreste Casentinesi (S. Benedetto in Alpe - Forlì)<br />

LINEE-<strong>GUIDA</strong><br />

FUNZIONI<br />

Favorire l’inserimento di servizi<br />

legati alla fruizione-promozione<br />

turistica sostenibile<br />

Favorire l’inserimento di attività<br />

turistico-culturali che<br />

contribuiscono alla formazione<br />

di capitale sociale<br />

Promuovere la diffusione<br />

di aziende agricole multifunzionali<br />

e di fattorie didattiche<br />

Attribuire al recupero<br />

una funzione pedagogica<br />

di sensibilizzazione alla cura<br />

eco-compatibile del paesaggio<br />

Favorire l’inserimento di un<br />

adeguato mix di edilizia privata e<br />

edilizia a carattere sociale<br />

Recuperare funzionalmente<br />

strutture edilizie esistenti anche<br />

se prive di specifico interesse<br />

architettonico ma documento<br />

di storia locale<br />

Promuovere in situ workshop<br />

e laboratori di progettazionecostruzione<br />

per valorizzare<br />

la funzione cooperativa e<br />

collaborativa dell’azione<br />

progettuale<br />

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Ecomuseo del Biellese<br />

LINEE-<strong>GUIDA</strong><br />

RELAZIONI<br />

CON <strong>IL</strong> CONTESTO<br />

Curare la progettazione<br />

dell’unità di paesaggio<br />

attraverso l’interpretazione<br />

delle regole di interazione<br />

tra spazio edificato e<br />

micro-ambiente di pertinenza,<br />

e della loro evoluzione nel tempo<br />

Promuovere la nascita<br />

di eco-musei per la salvaguardia<br />

dei valori materiali, culturali e<br />

simbolici della civiltà rurale<br />

Sistemare gli spazi esterni<br />

mantenendo o recuperando<br />

componenti identitarie degradate<br />

o abbandonate<br />

Curare i rapporti funzionali,<br />

formali e simbolici<br />

con il sistema delle acque<br />

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Il borgo turistico di Colletta di Castelbianco (Savona)<br />

LINEE-<strong>GUIDA</strong><br />

FORME<br />

Evitare le intrusioni visive<br />

che compromettono il quadro<br />

paesaggistico d’insieme<br />

Valorizzare il margine<br />

dell’edificato storico<br />

Evitare la linearizzazione<br />

insediativa, sia di crinale<br />

che in piano, causa di<br />

frammentazione ecologica<br />

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Il cantiere-laboratorio di Borgocapo (Chieti)<br />

LINEE-<strong>GUIDA</strong><br />

CONDIVISIONE<br />

Promuovere una partecipazione<br />

allargata e continua al processo<br />

decisionale<br />

Sviluppare linee-guida<br />

specificamente relazionate ai<br />

caratteri dei territori locali<br />

Sperimentare “laboratori<br />

del recupero”, istituire “cantierilaboratori”<br />

per l’esemplificazione<br />

delle tecniche di intervento<br />

Creare cantieri-laboratori<br />

per capitalizzare le “memorie<br />

viventi” del territorio per uno<br />

sviluppo condiviso e per un<br />

rafforzamento delle identità locali<br />

e del senso di appartenenza<br />

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Il piano del Parco agricolo comunale di Casale del Marmo (Roma)<br />

LINEE-<strong>GUIDA</strong><br />

STRATEGIE, NORME E PIANI<br />

Promuovere il recupero edilizio<br />

nell’ambito di iniziative di<br />

pianificazione intersettoriali<br />

e integrate<br />

Redigere piani e programmi<br />

di recupero integrati e<br />

attuabili per unità<br />

morfologico-paesaggistica<br />

Predisporre adeguate forme<br />

di incentivo legate alla qualità<br />

degli interventi specificamente<br />

declinati in base ai caratteri locali<br />

Predisporre adeguate misure<br />

di sostegno all’iniziativa privata<br />

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Guida al recupero dell’architettura rurale nel territorio del G.A.L. Mongioie (Cuneo)<br />

LINEE-<strong>GUIDA</strong><br />

Definire procedure<br />

di finanziamento basate su<br />

bandi multiobiettivo<br />

Predisporre meccanismi<br />

di gestione consortile dei<br />

finanziamenti<br />

Integrare le fonti di finanziamento<br />

e promuovere l’interazione tra gli<br />

attori coinvolti<br />

Sviluppare e mettere in atto<br />

“progetti pilota” di recupero e<br />

bandire “concorsi di idee”<br />

Affiancare alle norme,<br />

abachi e progetti-guida,<br />

per regolamentare in modo<br />

efficace e flessibile le modalità<br />

di intervento<br />

Favorire approcci progettuali<br />

partecipati e autogestiti<br />

dai soggetti promotori<br />

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4<br />

PRINCIPI-CHIAVE<br />

per la tutela/valorizzazione<br />

dell’insediamento rurale


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• Leggere e reinterpretare il principio insediativo, studiando le relazioni morfologiche,<br />

funzionali e simboliche costitutive dell’unità di paesaggio e del suo inserimento nel contesto<br />

• Promuovere la tutela/valorizzazione dell’identità del luogo e del senso di appartenenza,<br />

recuperando elementi materiali e culturali della civiltà rurale e della sua memoria<br />

• Perseguire la sostenibilità ecologico-ambientale dell’insediamento, apprendendo dal sapere<br />

tecnico della tradizione costruttiva rurale e sperimentando l’uso di materiali e tecniche<br />

innovative<br />

• Assicurare la sostenibilità economica del progetto di riuso, promuovendo adeguati sistemi<br />

di incentivo basati su bandi multiobiettivo<br />

• Consentire una rinnovata fruibilità sociale/collettiva, inserendo attività e funzioni che<br />

garantiscano la permanenza degli operatori agricoli e/o la presenza di nuovi soggetti,<br />

portatori di culture sensibili alle tematiche paesaggistiche<br />

• Garantire la qualità percettivo-sensoriale dell’insediamento, curando materiali, forme,<br />

volumi e luce<br />

• Inserire il progetto insediativo nella cornice di un piano-programma d’area, per esaltare le<br />

relazioni di rete locale e sovralocale<br />

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Workshop di progettazione collettiva nella nuova arena adiacente l’ex stazione rurale di S. Michele di Ganzaria (Sicilia, Italia)<br />

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Perugia – 10 giugno 2007

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