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leggi il PDF - Associazione Mendrisio Mario Luzi Poesia del Mondo

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IMP DON FLORI 7.qxp:Layout 1 7-04-2010 9:49 Pagina 50<br />

La risposta che egli offre, per quanto continui a restare densa di mistero, è limpida, fatta<br />

di quella semplicità che caratterizza la profondità <strong>del</strong>la verità.<br />

Solo Dio è Amore e Amore essenziale. Anche se qui non esplicitata, don Flori fa riferimento<br />

al mistero <strong>del</strong>l’Unitrinità, che è Amore essenziale perché non dipendente da altri e<br />

da altro ma completo in sé come rapporto di Uno e di triadicità di relazioni personali.<br />

Ora, dunque, un tale Amore essenziale, proprio di Dio, si pone in questa sua originarietà/originalità<br />

‘verso’ e ‘nella’ sua creatura umana.<br />

Questa, davanti/di fronte a Lui, sta come un ‘nulla’, in quanto, essendo ‘posta’ da Lui (e<br />

non da sé), è e rappresenta qualcosa di non essenziale e, quindi, di soverchio e di supefluo,<br />

[due categorie queste che ritornano in ogni pagina di don Flori per dire l’inconsistenza <strong>del</strong>la<br />

creatura umana e l’assoluta gratuità <strong>del</strong> suo esserci e <strong>del</strong> suo essere raggiunta da Dio].<br />

Dio si rapporta con/a questa realtà/nulla in modo tale da far sì che questa, pur non essendo<br />

‘dio’ (e dunque non essenziale a Dio), si muova verso di Lui proprio a partire e in forza<br />

di quel suo Amore che l’ha raggiunta e l’ha abitata/occupata, trasformandola o, meglio,<br />

avverandola nella sua costituzione più profonda di cui proprio Dio in modo gratuito<br />

(soprannaturale) le ha fatto dono, rispettandone la dimensione creaturale (naturale) ma<br />

anche pertanto elevandola e d<strong>il</strong>atandola all’infinito 13 .<br />

In tale risposta don Flori raggiunge l’affermazione presentata da più di un mistico: nella<br />

creatura umana è ancora ‘Dio’ che ama Dio; nell’uomo che Lo ama è Dio stesso che si ama.<br />

Da dentro la creatura, dalla profondità <strong>del</strong> suo cuore, Dio si pone e pone come quell’Amore<br />

che lo ri-ama 14 . L’uomo non deve che lasciarlo agire dentro di sé.<br />

Tuttavia ciò avviene non in modo esterno (tanto da alienarlo); ma dal di dentro <strong>del</strong>la<br />

verità costitutiva <strong>del</strong>l’uomo (sua creatura), perché Dio lo divinizza rendendolo partecipe<br />

<strong>del</strong>la propria realtà divina. Tale mistero può compiersi in forza di quella theosis, su cui tanto<br />

hanno insistito i Padri greci/Orientali e che don Flori assume facendole giocare un ruolo<br />

precipuo nella propria visione teologica, percependola e presentandola come un luogo specifico<br />

<strong>del</strong>l’evento e <strong>del</strong>la fede cristiani. L’azione di Dio ‘trasforma’ così tanto la creatura da<br />

renderla ‘divina’, capace cioè di accogliere e vivere quell’Amore essenziale tanto da<br />

ri/amare Dio dalla profondità di quello stesso Amore di cui Dio lo ha reso partecipe. Così<br />

l’uomo, ‘dio’ per partecipazione, si trova ad essere ‘<strong>il</strong> divino umano’ che ama Dio che per<br />

primo l’ha amato.<br />

13 Crogiolo, p. 61. La creatura è dunque un ‘nulla’ raggiunto dall’essere di Dio: «Il “superfluo” <strong>del</strong> nulla è l’essere<br />

che gli trascorre – dentro, sopra? Ex nih<strong>il</strong>o. Esso cava e gli riverbera addosso un canto di libertà: chi?... La<br />

parola tralascia quel nulla», Crogiolo, p. 127. La meditazione/riflessione di don Flori ritorna spesso su tale realtà<br />

<strong>del</strong>l’uomo/creazione come realtà ‘superflua’ in rapporto a Dio.<br />

Proprio tale nulla creaturale diviene lo spazio <strong>del</strong>l’esperienza mistica. Non a caso don Flori riporta un brano<br />

degli scritti di S. Maria Maddalena de’ Pazzi in cui è detto che solo <strong>il</strong> nulla, raggiunto e voluto fino all’estremo,<br />

porta a Dio, diviene spazio commisurato per Dio (Crogiolo, p. 56). Un po’ come nella mistica di san<br />

Giovanni <strong>del</strong>la Croce: solo <strong>il</strong> nulla (nada) può divenire spazio accogliente <strong>del</strong> tutto (todo) di Dio. «Ed <strong>il</strong> superfluo<br />

– creazione, incarnazione – “umbriferi prefazi”. Preludiare <strong>del</strong>le ombre nella mente», Crogiolo, p. 126.<br />

Collegata a questa dimensione ritorna spesso in Flori la domanda «perché l’essere invece <strong>del</strong> nulla»? Crogiolo,<br />

p. 144, p. 176.<br />

14 D. Barsotti ripete più di una volta questo dato a partire anche da San Giovanni <strong>del</strong>la Croce.<br />

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