Angelo Bartolomasi - Ordinariato Militare in Italia
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<strong>Angelo</strong> <strong>Bartolomasi</strong>:<br />
un Vescovo tra i militari<br />
Con l’entrata <strong>in</strong> guerra, l’italia avvertì il bisogno di ecclesiastici<br />
che stessero accanto alle truppe per un sostegno morale. Pur non<br />
desiderati da tutti i politici del tempo, furono ritenuti significativi<br />
dai comandi Militari dell’esercito italiano, come avveniva già<br />
negli altri eserciti alleati.<br />
La chiesa rispose prontamente alla richiesta di un servizio<br />
religioso da offrire ai giovani chiamati alle armi, pur consapevole<br />
dei non facili rapporti tra chiesa e Stato. il cosiddetto pericolo<br />
clericale, che lanciava veleno contro il clero e proibiva pers<strong>in</strong>o di<br />
far recitare la preghiera di Benedetto XV per la pace, fu superato<br />
dal Generale luigi cadorna, che, il 14 febbraio 1919, da Firenze<br />
scriveva a Mons. angelo <strong>Bartolomasi</strong>: «io sempre ricordo l’opera<br />
sua altamente illum<strong>in</strong>ata e benemerita a pro della religione del<br />
soldato, e l’ho sempre altamente apprezzata».<br />
Qualche anno prima, con lo scoppio della Grande Guerra, un<br />
Decreto della Sacra congregazione concistoriale aveva procla-<br />
mato l’istituzione del Vescovo castrense, senza disposizioni e<br />
direttive per le nom<strong>in</strong>e dei cappellani. Nasceva, così, il proble-<br />
ma della scelta dei cappellani, anche perché alcune cent<strong>in</strong>aia di<br />
sacerdoti erano stati nom<strong>in</strong>ati direttamente dai Distretti militari,<br />
con criteri casuali e arbitrari. Per l’assistenza, il coord<strong>in</strong>amento<br />
e la giurisdizione canonica divenne necessaria la nom<strong>in</strong>a di un<br />
Vescovo castrense o, come si diceva, da campo, con la responsa-<br />
bilità della Diocesi più vasta d’italia, che racchiudeva sacerdoti e<br />
chierici militarizzati e tutti i soldati di terra, cielo e mare, oltre agli
stranieri militari <strong>in</strong> italia. Fu lo stesso Benedetto XV a scegliere<br />
Mons. angelo <strong>Bartolomasi</strong>, già Vescovo ausiliare del card<strong>in</strong>ale<br />
di tor<strong>in</strong>o, richelmy, come Ord<strong>in</strong>ario <strong>Militare</strong>.<br />
Si apriva per Mons. angelo <strong>Bartolomasi</strong> e per i cappellani<br />
militari e i preti soldati un immenso orizzonte di apostolato e di<br />
grandi prove e sofferenze. Furono ben 2115 i sacerdoti mobilitati,<br />
«forse mai ad un vescovo fu aperto un campo d’attività pastorale<br />
così vasto e di tanta responsabilità» (l’Osservatore romano, 13<br />
gennaio 1936). il Presule, nato a Pianezza, antico borgo presso<br />
tor<strong>in</strong>o, il 30 maggio 1869, da Giuseppe, bersagliere che aveva<br />
combattuto per l’unità d’italia, e Francesca Miletto, fu professore<br />
di filosofia, storia e letteratura al Sem<strong>in</strong>ario di chieri dal 1895<br />
al 1911. Uomo di studio e meditazione, ausiliare di tor<strong>in</strong>o dal<br />
1915 al 1919, Vescovo di trieste e capodistria dal 1920 al 1923,<br />
Vescovo di P<strong>in</strong>erolo dal 1923 al 1929, fu primo Ord<strong>in</strong>ario <strong>Militare</strong><br />
d’italia dal 1929 al 1944. Presidente dell’Opera Nazionale dei<br />
congressi eucaristici, partecipa dal 10 al 14 ottobre 1934 al con-<br />
gresso eucaristico <strong>in</strong>ternazionale a Buenos aires, affrontando un<br />
viaggio lungo e faticoso (parte il 22 settembre e rientra il 5 novem-<br />
bre). Per il XXV di episcopato, pur non volendo festeggiamenti<br />
sontuosi, i suoi cappellani si tassano di m<strong>in</strong>imo 300 lire per ac-<br />
quistare una Fiat 1500 da regalare al loro amato Pastore. Più volte<br />
mediatore tra il Presidente e il Papa, il M<strong>in</strong>istero della guerra e il<br />
Segretario di Stato, fu coerente con le l<strong>in</strong>ee del Pontificato di Pio<br />
Xi («Pax christi <strong>in</strong> regno christi»), sottol<strong>in</strong>eando l’ammirazione<br />
della chiesa animatrice nella vita della società. Grande oratore,<br />
predicò missioni al popolo e portò a term<strong>in</strong>e due visite pastorali.<br />
canonico del laterano e presidente del capitolo della Basilica di<br />
S. Pietro, muore a Pianezza il 28 febbraio 1959. ai funerali, tenuti<br />
il 3 marzo, furono presenti, tra l’altro, il card<strong>in</strong>ale e l’ausiliare di<br />
tor<strong>in</strong>o, i Vescovi di Susa, Novara, Vercelli, l’Ord<strong>in</strong>ario <strong>Militare</strong>,<br />
oltre 150 cappellani, 50 sacerdoti di P<strong>in</strong>erolo e 100 di tor<strong>in</strong>o, 50<br />
associazioni combattentistiche e cattoliche.<br />
Come descritto dallo stesso Mons. <strong>Bartolomasi</strong> nel suo Diario,<br />
il suo m<strong>in</strong>istero episcopale <strong>in</strong>iziò con il «vedere a Ud<strong>in</strong>e gli orrori
della guerra… ho ancora presenti le corsie, quelle sale d’opera-<br />
zione troppo scarsamente attrezzate. Quale doloroso spettacolo.<br />
Quanti feriti gravi, doloranti, vaneggianti, adagiati sul suolo su<br />
semplici materassi <strong>in</strong>sangu<strong>in</strong>ati… Quanti di essi morivano assisti-<br />
ti dal cappellano a vece del padre, dalla suora a vece della madre,<br />
dalla croceross<strong>in</strong>a a vece della sorella. Forte fu l’impressione che<br />
ne ebbi anche perché data la mia attività di professore e poi di<br />
vescovo, non ero abituato all’assistenza ai malati, ai moribondi,<br />
ai feriti straziati nelle carni. ero commosso, anzi quasi sconvol-<br />
to. temevo di non poter resistere a quegli spettacoli. Pregai dal<br />
Signore la forza per compiere la mia missione e di temprarmi a<br />
tali e tante tragiche visioni, ed il Signore, che mi aveva chiamato<br />
all’arduo ufficio di Vescovo di campo, mi esaudì» (Bartoloma-<br />
si N., Mons. <strong>Angelo</strong> <strong>Bartolomasi</strong>. Vescovo dei soldati d’<strong>Italia</strong>,<br />
p. 91). <strong>in</strong>fatti, ufficiali e soldati, combattenti della prima l<strong>in</strong>ea<br />
e della retroguardia, particolarmente i suoi cappellani rimasero<br />
sempre più ammirati della sua parola serena e <strong>in</strong>coraggiante, della<br />
sua mansuetud<strong>in</strong>e e dalla franchezza con cui ord<strong>in</strong>ava: «Fate <strong>in</strong><br />
maniera che l’ora di Dio non passi <strong>in</strong>utilmente».<br />
Un Pastore tenace e <strong>in</strong>stancabile nel passare di tr<strong>in</strong>cea <strong>in</strong> tr<strong>in</strong>-<br />
cea per tre lunghi e drammatici anni, conosceva bene i problemi<br />
da trattare, perspicace nei giudizi possedeva un respiro largo di<br />
chiesa.<br />
Il magistero di <strong>Bartolomasi</strong><br />
Iniziando il m<strong>in</strong>istero di Ord<strong>in</strong>ario castrense, <strong>Bartolomasi</strong> sa-<br />
luta i sacerdoti iscritti all’esercito italiano, augurando: «che tra<br />
le fatiche gravi del militare servizio non vi manchi il coraggio<br />
del dovere, tanto più nobile quanto esso è arduo; tra i dolori dei<br />
feriti ed <strong>in</strong>fermi vi accompagni la carità dolce e generosa; tra le<br />
battaglie vi spron<strong>in</strong>o quegli apostolici ardimenti, che <strong>in</strong>fondono<br />
nei soldati lo spirito del sacrificio e lo slancio valoroso». Ma non<br />
trascurava l’<strong>in</strong>vito ad essere sui campi di guerra e negli ospedali
testimoni di fede e di preghiera, «celebrando devotamente la S.<br />
Messa con la possibile osservanza delle prescrizioni liturgiche,<br />
compensando con l’<strong>in</strong>timo fervore le necessarie manchevolezze e<br />
la povertà degli altari; e di recitare, sempre che ne avrete tempo e<br />
modo, il Div<strong>in</strong>o Officio o altre preghiere: vedano ufficiali e soldati<br />
che voi siete uom<strong>in</strong>i di preghiera. ricordatevi che siete e dovete<br />
apparire forma gregis (…). Siate devotissimi della Verg<strong>in</strong>e Madre,<br />
aiuto, rifugio, conforto; supplicatela per voi, per i nostri soldati,<br />
per le loro famiglie, per la Patria» (Prima Lettera Pastorale, 20<br />
giugno 1915).<br />
E proprio i sacerdoti, che avvertono l’<strong>in</strong>tenso affetto e la ric-<br />
ca paternità del loro vescovo, gli chiedono «direzione, stimolo,<br />
conforto, appoggio nel difficile e faticoso m<strong>in</strong>istero». Per questo<br />
si diede «a peregr<strong>in</strong>are tra le truppe del vastissimo fronte, fra gli<br />
ospedaletti da campo, fra gli ospedali di riserva nelle città. Senti-<br />
vo – carissimi cappellani militari e Sacerdoti del r. esercito – di<br />
amarvi molto, volevo conoscervi, adunarvi, parlarvi; e con molti<br />
fra voi comunicammo pensieri, affetti, propositi. Ne sia r<strong>in</strong>gra-<br />
ziato il Signore» (Diario).<br />
Per aiutare il clero a crescere nella comunione, l’Ord<strong>in</strong>ario<br />
sostenne i convegni dei cappellani militari, dove la forma gregis<br />
del sacerdote veniva radicata nella connotazione del presbitero<br />
alter Christus. «Nutritelo, accrescetelo, corroboratelo, tutti nel<br />
vostro cuore lo Spirito di Gesù, – che è carità paziente, generosa,<br />
umile, dis<strong>in</strong>teressata, – con la preghiera, le letture spirituali, con la<br />
frequente confessione, con la devota celebrazione della S. Messa,<br />
sulla quale si impernia la vita del sacerdote. (…) Dall’<strong>in</strong>timità<br />
con cristo nasce un premuroso e appassionato m<strong>in</strong>istero fra le<br />
truppe non combattenti, cioè <strong>in</strong> aspettativa o a riposo, bisognose<br />
di ascoltare “brevi discorsi e fervor<strong>in</strong>i” come pure fra le truppe <strong>in</strong><br />
tr<strong>in</strong>cea dove non vi sono atei. (…) ah! l’esperienza della guerra<br />
ci ha detto che sotto il polverio e sotto il freddo soffio dell’<strong>in</strong>dif-<br />
ferenza religiosa c’è ancora molto calore di fede; a voi, cari cap-<br />
pellani, il trarlo fuori e <strong>in</strong>dirizzarlo al cielo con gli ardori vostri».<br />
ai cappellani degli ospedaletti da campo, poi, ripeteva: «dove
tra il fragore del combattimento, fra i dolori acuti delle ferite e<br />
le cure amorevoli dei medici curanti e del sacerdote caritatevole,<br />
le anime, riflettendo, ritrovano se stesse, ed <strong>in</strong> se stesse Dio, gli<br />
<strong>in</strong>segnamenti materni, gli anni belli della vita di fede e preghiera.<br />
Non vi risparmiate per loro; portate loro sorrisi di bontà, libretti di<br />
devozione, parole di conforto e di speranza; circondate di più fre-<br />
quenti ed amorevoli cure i più gravi; siate i rappresentanti dei loro<br />
cari, molte volte assenti ed ignari delle agonie di chi muore; non<br />
vi rifiutate di sacrificare anche il riposo notturno quando dovete<br />
consegnare a Dio qualche anima. Se alcuno – è caso rarissimo – si<br />
dimostra <strong>in</strong>sensibile alle vostre premure spirituali, circondatelo<br />
anche di maggiori tenerezze, pregate, fate pregare molto per lui.<br />
Non solo visitate, ma vivete tra i soldati <strong>in</strong>fermi, siate i loro amici,<br />
i loro confidenti. Portate a Gesù i vostri cari soldati, parlate loro<br />
di Gesù, che li ama. Sem<strong>in</strong>ate, sem<strong>in</strong>ate. la Patria, la chiesa, il<br />
cielo ne raccoglieranno i frutti». Ma, per <strong>Bartolomasi</strong> il cappella-<br />
no deve «fare la predica del buon esempio», non trascurando mai<br />
di essere cerniera tra i soldati e le loro famiglie. a riguardo viene<br />
sottol<strong>in</strong>eata l’importanza della corrispondenza epistolare come<br />
bisogno e conforto della vita di un soldato. Per l’Ord<strong>in</strong>ario, per-<br />
ciò, il cappellano deve farsi «umile e buon segretario dei soldati,<br />
specialmente quando questi non possono e non sanno scrivere»<br />
(Lettera Pastorale, 25 dicembre 1915).<br />
La Lettera Pastorale dell˜ dicembre 1916, si caratterizza come<br />
un vero <strong>in</strong>no alla pace, che, partendo da una riflessione sul<br />
Natale si prolunga nel mistero dell’altare, da celebrare «con fede<br />
robusta, preghiera calda, costanza nel dovere, <strong>in</strong>vocazione di una<br />
bella lunga pace, sugli altar<strong>in</strong>i da campo fra le nevi e le rocce,<br />
fra i burroni e le p<strong>in</strong>ete, fra le tr<strong>in</strong>cee e i ruderi, nei baraccamen-<br />
ti e nelle cappell<strong>in</strong>e degli ospedali». Dalla culla di Betlemme e<br />
dall’eucaristia impariamo la legge dell’amore, che forma e tempra<br />
«un’italia politicamente forte, socialmente compatta, moralmente<br />
pura, religiosamente serena come il suo cielo, bella come le opere<br />
ed istituzioni nelle quali fede, carità ed arte si diedero la mano e<br />
sono suo patrimonio, suo tesoro <strong>in</strong>vidiato dalle nazioni tutte, sua
gloria per cui essa sempre fu donna e maestra». e, come padre dei<br />
suoi sacerdoti, anche <strong>in</strong> questa Lettera non manca una formidabile<br />
raccomandazione: «Due cose non dovete sacrificare mai: la vostra<br />
coscienza e la <strong>in</strong>tima dignità sacerdotale».<br />
Alle lettere, <strong>Bartolomasi</strong> era solito aggiungere delle norme e<br />
<strong>in</strong>formazioni riguardanti la distribuzione degli altari portatili, la<br />
provvista della materia del Sacrificio (v<strong>in</strong>o ed ostie), la facoltà di<br />
b<strong>in</strong>are, la necessità di segnalare le generalità dei sacerdoti presenti<br />
tra i militari, la lettura del periodico Il prete al campo, l’impegno<br />
di celebrare una Messa mensile <strong>in</strong> suffragio dei soldati morti <strong>in</strong><br />
guerra e una Messa appena si ha notizia della morte di un cap-<br />
pellano o di un sacerdote militare. «il Vangelo – affermava – è<br />
il miglior maestro delle virtù che la guerra esige da quelli che la<br />
debbono sostenere» (Lettera del 2 febbraio 1918).<br />
La parola ai sacerdoti<br />
<strong>Bartolomasi</strong> parla al cuore e condivide con i suoi sacerdoti<br />
preoccupazioni e speranze. «Desidero che, servendo alla Patria,<br />
abbiate l’occhio rivolto al cielo per offrire i migliori olocausti di<br />
amore e di dolore, per mirare alla santificazione vostra, per aspi-<br />
rare a salvare molte anime con la preghiera, con l’esempio, con le<br />
opere di carità, per ispirare nei soldati sentimenti di venerazione,<br />
affetto e anche ammirazione per il sacerdote. Desidero… e vorrei<br />
stampare nel vostro petto questa verità: il sacerdote lascia delle<br />
impronte, queste possono essere vitali o fatali a seconda della sua<br />
condotta <strong>in</strong>terna ed esterna.<br />
Desidero che non cerchiate conforti e compensi nei piaceri<br />
vili, nei divertimenti dissipanti, ma nell’amore di Dio, nei meriti<br />
da accumularsi, nella speranza del premio, nella vita <strong>in</strong>tima e nel<br />
soddisfacimento del dovere compiuto per amore e a Dio offerto.<br />
Vi ispiri Gesù che è speciale modello dei sacerdoti e che molto<br />
parla presentandoci il suo cuore sacratissimo c<strong>in</strong>to di sp<strong>in</strong>e, ma<br />
sormontato dalla vampa di amore, a ricordarci che l’amore santo
distrugge, afferma, valorizza il sacrificio» (Lettera ai preti soldati<br />
<strong>in</strong> Albania, 16 ottobre 1916).<br />
Per il Vescovo castrense, la Patria siamo noi, tutti noi, ritro-<br />
vando noi stessi, le nostre tradizioni, la nostra religione, le nostre<br />
famiglie. amare la Patria, servirla, difenderla è un obbligo na-<br />
turale, un dovere giuridico. Ma la violenza, la guerra reclamano<br />
vendetta, solo il cuore, l’amore può domandare e offrire amore. Di<br />
qui l’appello ai cappellani militari per la preparazione alla Pasqua<br />
dei soldati 1942 con la Supplica a Maria, reg<strong>in</strong>a del rosario e<br />
per la consacrazione dei soldati al Sacro cuore. la spada divide<br />
e uccide, la carità congiunge e redime.<br />
Un cuore caritatevole<br />
Chi è vic<strong>in</strong>o a Dio, si avvic<strong>in</strong>a agli uom<strong>in</strong>i più poveri e <strong>in</strong>difesi.<br />
Fu tale l’esperienza di <strong>Bartolomasi</strong>, pastore compassionevole e<br />
generoso. al teologo Matteo Fasano, autore del libro L’elemos<strong>in</strong>a<br />
bene <strong>in</strong>tesa, scrive: «È giusto esaltare il dovere dell’elemos<strong>in</strong>a, la<br />
virtù e i meriti, ma la beneficenza non deve essere cieca, disordi-<br />
nata, dissipatrice, solo materiale, perché non sarebbe carità… Se<br />
sublime è la carità, brutto e cattivo ne è lo sfruttamento. Benedette<br />
le conferenze di S. V<strong>in</strong>cenzo de’ Paoli, le quali vanno alla ricerca<br />
delle umane miserie, le controllano, ne valutano la proporzione<br />
e le cause, e, quando possono, alla vera <strong>in</strong>digenza sovvengono…<br />
Benedetto il libro buono come un maestro saggio che <strong>in</strong>tuisce,<br />
come una guida fedele, che segna la strada e conforta al cammi-<br />
no, come un amico s<strong>in</strong>cero, che ti eleva ed esalta ad alti ideali<br />
e ti chiama alla visione della realtà qualche volta così ardua che<br />
potrebbe essere anche sconfortante, ti esorta e persuade ad essere<br />
forte, costante, generoso tenendo gli occhi fissi a Gesù, il grande<br />
modello e maestro, che passò facendo del bene a tutti, ai Santi<br />
eroi della carità, al cielo, meta e premio di chi nel pellegr<strong>in</strong>aggio<br />
della vita ha compassione de’suoi fratelli, li conforta, li soccorre»<br />
(Lettera, 28 agosto 1934).
Proprio per questa sua sensibilità, sostenne i comitati di bene-<br />
merite signore che svolsero un’<strong>in</strong>tensa attività a favore dei militari<br />
al fronte o degenti negli ospedali, offrendo ristoro, accoglienza,<br />
assistenza morale alle famiglie dei soldati, confezionando <strong>in</strong>du-<br />
menti di lana e procurando migliaia di altar<strong>in</strong>i da campo. costi-<br />
tuito l’<strong>Ord<strong>in</strong>ariato</strong> <strong>Militare</strong> d’italia con la legge del 1926, sorse<br />
subito il comitato delle Patronesse che, convocato da <strong>Bartolomasi</strong><br />
il 20 novembre 1930, auspicò la costituzione di sedi periferiche<br />
per ogni comando di Divisione e di cappellano.<br />
Nel 1938 i Patronati corsero il rischio di essere sciolti, perché<br />
sostituiti da apposite organizzazioni di fasci femm<strong>in</strong>ili. Ma l’<strong>in</strong>-<br />
tervento sereno e forte di <strong>Bartolomasi</strong> scongiurò tale pericolo.<br />
A c<strong>in</strong>quant’anni dalla morte, sembra significativo attribuire a<br />
mons. angelo <strong>Bartolomasi</strong> una paternità per l’<strong>Ord<strong>in</strong>ariato</strong> Mili-<br />
tare. Vescovo di campo dal 1915 al 1922 dovette letteralmente <strong>in</strong>-<br />
ventare un ruolo, compiti, configurazione giuridica dei cappellani<br />
militari. Da non trascurare i rapporti personali con Semeria, Ge-<br />
melli, M<strong>in</strong>ozzi, Gnocchi e tanti altri. la presenza del sacerdote tra<br />
le Forze armate porta ancora oggi la sua impronta. certo non gli<br />
mancarono prove e <strong>in</strong>comprensioni, vecchi rancori conseguenza<br />
della formazione dello Stato unitario, che resero particolarmente<br />
difficile il suo compito. Dopo la disfatta di caporetto si vide ad-<br />
dirittura contestato e i cappellani accusati di disfattismo. tuttavia<br />
l’attività di mons. <strong>Bartolomasi</strong> fu riconosciuta come altamente<br />
meritoria alla f<strong>in</strong>e della guerra. D’altra parte lo spirito di sacrificio<br />
dei cappellani militari e l’eroismo di molti di loro che meritarono<br />
le più alte decorazioni, dettero a mons. <strong>Bartolomasi</strong> ragione con-<br />
tro ogni tentativo di diffidenza e diffamazione. alto fu il tributo<br />
pagato dai cappellani: ne morirono 93, mentre 110 seguirono i<br />
propri reparti nei campi di prigionia. Moltissimi, poi, quelli a cui,<br />
conclusa la Grande Guerra vennero conferite decorazioni: 546, fra<br />
cui tre medaglie d’oro. lo stesso primo Vescovo di campo venne<br />
<strong>in</strong>signito della medaglia d’argento.<br />
Certo egli rischia di essere considerato l’Ord<strong>in</strong>ario <strong>Militare</strong><br />
del tempo di guerra, anche perché si trovò al vertice della curia
castrense per la guerra d’africa, quella di Spagna e il conflit-<br />
to mondiale del 1940. eppure importantissima va considerata la<br />
sua azione pastorale nei brevi momenti di pace del nostro Paese.<br />
la determ<strong>in</strong>azione legislativa del 16 gennaio 1936 sul ruolo del<br />
cappellano militare si deve all’opera di mediazione ma anche<br />
alla fermezza di questo vescovo il cui carisma presso i Militari<br />
fu fuori discussione. lasciato l’<strong>in</strong>carico il 20 ottobre 1944, <strong>in</strong><br />
un’italia profondamente divisa dalla guerra civile, ebbe la stima,<br />
la riconoscenza e il rimpianto di tutti.<br />
La testimonianza di mons. angelo <strong>Bartolomasi</strong> e quella dei<br />
cappellani militari non riguarda solo un piccolo esercito di con-<br />
sacrati che hanno donato la loro vita <strong>in</strong> una missione pastorale<br />
molte volte arida e sempre <strong>in</strong>certa. È segno di <strong>in</strong>telligenza e di<br />
cultura vera ricostruire le radici religiose del nostro Paese an-<br />
che attraverso il m<strong>in</strong>istero episcopale e sacerdotale di cent<strong>in</strong>ai di<br />
cappellani che hanno educato alla pace il mondo militare, nella<br />
conv<strong>in</strong>zione che essa può essere raggiunta solo con l’impegno<br />
del dialogo, del rispetto, dell’accoglienza, della solidarietà tra<br />
<strong>in</strong>dividui e popoli.<br />
Se historia magistra vitae, la storia della chiesa può ben essere<br />
detta magistra vitae christianae.