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copertina NUGAE N.10

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40<br />

POESIA<br />

La recensione<br />

di Georges de Canino<br />

“Per la poesia, per un poeta”<br />

Nel decennio che seguirà il 1977, anno della scomparsa<br />

di Edita Broglio, ho pubblicato alcuni autori<br />

quali: Philippe Soupault, Giorgio Vigolo, Jacques<br />

Baron, in cartelle preziose proprio per unire secondo lo<br />

spirito critico di Mario Broglio, l’arte<br />

con la poesia. Dopo avere visto<br />

scomparire una generazione di pionieri<br />

del XX secolo. Mi pare necessario ridare<br />

voce alla poesia attraverso le segrete<br />

cose di chi oggi si affaccia sulla scena<br />

della poesia. La poesia contemporanea<br />

al di là degli strumenti e delle tecniche<br />

di espressione esiste e si afferma sulla<br />

tragedia di un quotidiano violentemente<br />

aggredito dal consumismo, dalla<br />

spazzatura televisiva e dai terrorismi<br />

locali e planetari. Fantasie di pietra è<br />

una breve raccolta di poesie di un<br />

giovane che ama la poesia, che riesce,<br />

qualche volta, a tramutare i ritmi di una<br />

vita quotidiana comune in una sosta, egli<br />

oscilla tra il mondo reale e il suo sogno.<br />

Una manciata di poesie, che scorre<br />

davanti agli occhi del lettore come una<br />

serie di carte da gioco, tra una<br />

dichiarazione evidente, l’emozione di un<br />

intuito, nell’ingenuità e nell’innocenza che hanno<br />

talvolta i bambini, c’è secondo me qualche cosa di<br />

spaesante tra la parola scritta, la parola letta e il mistero<br />

che incarna il poeta e che si incarna nella sua scrittura.<br />

Il poeta dovrà esplodere come un incendio improvviso,<br />

come un fuoco d’artificio che disegna nel cielo di<br />

lavagna l’emozione di un istante.<br />

Con pazienza, fiducia e molto lavoro dovrà sgorgar<br />

fuori come una vena d’acqua pura, nascosta, e ricca di<br />

qualità, quell’ebrezza più d’una vertigine, si chiama<br />

poesia. Gianfranco Apuzzo dovrà staccarsi da un<br />

mondo superficiale, dovremmo tutti uscire fuori, nelle<br />

piazze, lontano dalle serate dei premi “letterari” per<br />

osservare il mondo innanzi a noi, che non vediamo e<br />

che non sappiamo mai vedere.<br />

Il poeta deve addentrarsi ora più che mai in una scrittura<br />

fisiologica, densa come grumi di sangue, corposa<br />

come le fasce muscolari, interiore come i nostri sguardi<br />

febbrili, come fisica, la poesia di una rivoluzione<br />

interna.<br />

C’é una predisposizione dichiarata in Gianfranco per la<br />

poesia erotica quasi una ossessione orientale del suo<br />

fisico e della sua carne.<br />

Quando il nostro poeta s’alzerà, per gridare i suoi versi<br />

in brandelli umani verrà fuori un “canto nuovo”. Una<br />

carica che si intende e si potrebbe manifestare come la<br />

fioritura di un roseto giapponese idealmente sospeso a<br />

Roma, un poeta che attende a se stesso e sia<br />

premonizione di una certezza dell’eterno canto e<br />

ritorno di Orfeo. Valori Plastici ebbe una predilezione<br />

per i poeti e per la poesia, la rivista fin dal primo<br />

numero (novembre 1918) accolse i poeti. I poeti si<br />

moltiplicarono da Luciano Folgore a Filippo De Pisis,<br />

da Gilbert Clavel a Giorgio De Chirico. Per non parlare<br />

dei numeri II e III del febbraio 1919 consacrato al<br />

cubismo. Una sfilata di nomi già famosi a Parigi e altri<br />

che si sarebbero resi ancor più famosi nella scena della<br />

poesia europea. Da qui partirono i poeti che fondarono<br />

il movimento rivoluzionario surrealista, un tempo e un<br />

arco d’oro: Andrè Breton, Philippe Soupault e Louis<br />

Aragon. Un prestigiatore come Cocteau così vicino e<br />

così lontano da tutti, divenuto più<br />

metafisico che surrealista avrà con<br />

Valori Plastici un ruolo critico e<br />

ideologico per la nuova arte svolgerà<br />

una parabola dirompente nelle sue<br />

collaborazioni e scoperte. Se si pensa<br />

con quale ritmo e impatto questi poeti<br />

hanno inventato l’arte moderna. C’è un<br />

lato della storia fantastica che vista con i<br />

no-stri occhi contemporanei ci appaga e<br />

ci fa sperare che l’arte anche nei<br />

momenti più tragici è il filo d’Arianna e<br />

il grande mistero degli uomini e dei<br />

giovani delle nuove generazioni. C’è nel<br />

panorama della poesia contemporanea<br />

una immensa produzione poetica, in<br />

realtà conformistica adeguata allo<br />

sperimentalismo avanguardistico e<br />

nostalgico, oppure una poesia<br />

assolutamente banalizzante, noiosa,<br />

epidermica. E’ con gesto temerario e<br />

fiducioso che affidiamo la raccolta di Gianfranco<br />

Apuzzo ai lettori, al presente, per augurare alla poesia<br />

una fortuna nuova, quale affermazione di una fiducia<br />

estrema nella scrittura e in quel cuore che batte tanto<br />

forte, affinché quei battiti diventino musica nel<br />

doloroso rumore degli umili e nel chiasso del mondo<br />

dei potenti, e dei divi della tv. Il corpo, la carne, il<br />

sangue saranno i rivoli, i percorsi in cui forse il poeta<br />

scenderà nel prossimo futuro, con la poesia dei corpi, il<br />

Gianfranco Apuzzo è nato a Roma nel 1966 dove<br />

vive e lavora. Per un lungo periodo la sua ricerca<br />

letteraria si è incentrata sui poeti “maledetti” e in<br />

particolare su Paul Verlaine. Quindi il suo percorso<br />

artistico si è orientato all’approfondimento della poesia<br />

e della letteratura giapponese di cui è divenuto attento,<br />

appassionato esegeta. Nel 2000 ha costituito il gruppo<br />

“Come gli Angeli” con la finalità di stimolare e<br />

sviluppare nei giovani l’interesse alla scrittura creativa,<br />

la conoscenza e la comprensione del linguaggio<br />

poetico. Ha pubblicato le raccolte di versi: “Regina<br />

bianca nella notte…” (1997) e “Fantasie di<br />

pietra” (2003). E’ autore del monologo “Tu ch’ai le<br />

penne Amore”, messo in scena a Bomarzo in occasione<br />

della Gran Festa Barocca del Principe Orsini (1999).<br />

Suo il poemetto “Gloria e passione di Adriano” inserito<br />

nel catalogo della mostra “Adriano e le sue<br />

memorie” (Roma 2002). Ha collaborato agli<br />

allestimenti delle opere liriche “Suor Angelica” di G.<br />

Puccini (1998) e “Rigoletto” di G. Verdi (1999) in<br />

qualità di assistente alla regia di Josè Luis Lopez.

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