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POESIA<br />
La recensione<br />
di Georges de Canino<br />
“Per la poesia, per un poeta”<br />
Nel decennio che seguirà il 1977, anno della scomparsa<br />
di Edita Broglio, ho pubblicato alcuni autori<br />
quali: Philippe Soupault, Giorgio Vigolo, Jacques<br />
Baron, in cartelle preziose proprio per unire secondo lo<br />
spirito critico di Mario Broglio, l’arte<br />
con la poesia. Dopo avere visto<br />
scomparire una generazione di pionieri<br />
del XX secolo. Mi pare necessario ridare<br />
voce alla poesia attraverso le segrete<br />
cose di chi oggi si affaccia sulla scena<br />
della poesia. La poesia contemporanea<br />
al di là degli strumenti e delle tecniche<br />
di espressione esiste e si afferma sulla<br />
tragedia di un quotidiano violentemente<br />
aggredito dal consumismo, dalla<br />
spazzatura televisiva e dai terrorismi<br />
locali e planetari. Fantasie di pietra è<br />
una breve raccolta di poesie di un<br />
giovane che ama la poesia, che riesce,<br />
qualche volta, a tramutare i ritmi di una<br />
vita quotidiana comune in una sosta, egli<br />
oscilla tra il mondo reale e il suo sogno.<br />
Una manciata di poesie, che scorre<br />
davanti agli occhi del lettore come una<br />
serie di carte da gioco, tra una<br />
dichiarazione evidente, l’emozione di un<br />
intuito, nell’ingenuità e nell’innocenza che hanno<br />
talvolta i bambini, c’è secondo me qualche cosa di<br />
spaesante tra la parola scritta, la parola letta e il mistero<br />
che incarna il poeta e che si incarna nella sua scrittura.<br />
Il poeta dovrà esplodere come un incendio improvviso,<br />
come un fuoco d’artificio che disegna nel cielo di<br />
lavagna l’emozione di un istante.<br />
Con pazienza, fiducia e molto lavoro dovrà sgorgar<br />
fuori come una vena d’acqua pura, nascosta, e ricca di<br />
qualità, quell’ebrezza più d’una vertigine, si chiama<br />
poesia. Gianfranco Apuzzo dovrà staccarsi da un<br />
mondo superficiale, dovremmo tutti uscire fuori, nelle<br />
piazze, lontano dalle serate dei premi “letterari” per<br />
osservare il mondo innanzi a noi, che non vediamo e<br />
che non sappiamo mai vedere.<br />
Il poeta deve addentrarsi ora più che mai in una scrittura<br />
fisiologica, densa come grumi di sangue, corposa<br />
come le fasce muscolari, interiore come i nostri sguardi<br />
febbrili, come fisica, la poesia di una rivoluzione<br />
interna.<br />
C’é una predisposizione dichiarata in Gianfranco per la<br />
poesia erotica quasi una ossessione orientale del suo<br />
fisico e della sua carne.<br />
Quando il nostro poeta s’alzerà, per gridare i suoi versi<br />
in brandelli umani verrà fuori un “canto nuovo”. Una<br />
carica che si intende e si potrebbe manifestare come la<br />
fioritura di un roseto giapponese idealmente sospeso a<br />
Roma, un poeta che attende a se stesso e sia<br />
premonizione di una certezza dell’eterno canto e<br />
ritorno di Orfeo. Valori Plastici ebbe una predilezione<br />
per i poeti e per la poesia, la rivista fin dal primo<br />
numero (novembre 1918) accolse i poeti. I poeti si<br />
moltiplicarono da Luciano Folgore a Filippo De Pisis,<br />
da Gilbert Clavel a Giorgio De Chirico. Per non parlare<br />
dei numeri II e III del febbraio 1919 consacrato al<br />
cubismo. Una sfilata di nomi già famosi a Parigi e altri<br />
che si sarebbero resi ancor più famosi nella scena della<br />
poesia europea. Da qui partirono i poeti che fondarono<br />
il movimento rivoluzionario surrealista, un tempo e un<br />
arco d’oro: Andrè Breton, Philippe Soupault e Louis<br />
Aragon. Un prestigiatore come Cocteau così vicino e<br />
così lontano da tutti, divenuto più<br />
metafisico che surrealista avrà con<br />
Valori Plastici un ruolo critico e<br />
ideologico per la nuova arte svolgerà<br />
una parabola dirompente nelle sue<br />
collaborazioni e scoperte. Se si pensa<br />
con quale ritmo e impatto questi poeti<br />
hanno inventato l’arte moderna. C’è un<br />
lato della storia fantastica che vista con i<br />
no-stri occhi contemporanei ci appaga e<br />
ci fa sperare che l’arte anche nei<br />
momenti più tragici è il filo d’Arianna e<br />
il grande mistero degli uomini e dei<br />
giovani delle nuove generazioni. C’è nel<br />
panorama della poesia contemporanea<br />
una immensa produzione poetica, in<br />
realtà conformistica adeguata allo<br />
sperimentalismo avanguardistico e<br />
nostalgico, oppure una poesia<br />
assolutamente banalizzante, noiosa,<br />
epidermica. E’ con gesto temerario e<br />
fiducioso che affidiamo la raccolta di Gianfranco<br />
Apuzzo ai lettori, al presente, per augurare alla poesia<br />
una fortuna nuova, quale affermazione di una fiducia<br />
estrema nella scrittura e in quel cuore che batte tanto<br />
forte, affinché quei battiti diventino musica nel<br />
doloroso rumore degli umili e nel chiasso del mondo<br />
dei potenti, e dei divi della tv. Il corpo, la carne, il<br />
sangue saranno i rivoli, i percorsi in cui forse il poeta<br />
scenderà nel prossimo futuro, con la poesia dei corpi, il<br />
Gianfranco Apuzzo è nato a Roma nel 1966 dove<br />
vive e lavora. Per un lungo periodo la sua ricerca<br />
letteraria si è incentrata sui poeti “maledetti” e in<br />
particolare su Paul Verlaine. Quindi il suo percorso<br />
artistico si è orientato all’approfondimento della poesia<br />
e della letteratura giapponese di cui è divenuto attento,<br />
appassionato esegeta. Nel 2000 ha costituito il gruppo<br />
“Come gli Angeli” con la finalità di stimolare e<br />
sviluppare nei giovani l’interesse alla scrittura creativa,<br />
la conoscenza e la comprensione del linguaggio<br />
poetico. Ha pubblicato le raccolte di versi: “Regina<br />
bianca nella notte…” (1997) e “Fantasie di<br />
pietra” (2003). E’ autore del monologo “Tu ch’ai le<br />
penne Amore”, messo in scena a Bomarzo in occasione<br />
della Gran Festa Barocca del Principe Orsini (1999).<br />
Suo il poemetto “Gloria e passione di Adriano” inserito<br />
nel catalogo della mostra “Adriano e le sue<br />
memorie” (Roma 2002). Ha collaborato agli<br />
allestimenti delle opere liriche “Suor Angelica” di G.<br />
Puccini (1998) e “Rigoletto” di G. Verdi (1999) in<br />
qualità di assistente alla regia di Josè Luis Lopez.