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L’intervista<br />
a cura di<br />
Delva Della Rocca<br />
“In scena”<br />
Salerno. Nel cuore del centro storico, all’angolo di<br />
viuzze ingiallite dal vento del “tempo”, dove<br />
incastonate, le mura grondano di un intonaco<br />
tradizionalmente nostrano, sfiorato da un andirivieni di<br />
giovani; non poco oltre il proprio naso, v’è... un minuto<br />
e di più... un essenziale palcoscenico. Una bacheca<br />
quasi riservata, composta, una locandina e poi in su<br />
scritto: Teatro S. Genesio diretto da Alessandro<br />
Nisivoccia e Regina Senatore. Una coppia d’artisti,<br />
insieme, nella vita come nella passione per il teatro.<br />
Nomi significativi nella storia teatrale e da più di<br />
trent’anni a Salerno, impegnati nella formazione di<br />
giovani attori emergenti, insegnano l’arte della<br />
recitazione nella loro rigorosa, libera Leva Teatrale.<br />
Una chiacchierata, una comunicazione basata, nel<br />
rispetto, sul “tu per tutti”, una stretta di mano, poco<br />
dopo esser stata spettatrice de<br />
“L’Oreste”, recente lavoro dei suoi<br />
allievi e in qualità di partecipante alla<br />
Leva teatrale iniziata il 1° Giugno<br />
2006, porgo qualche domanda ad<br />
Alessandro Nisivoccia cosicchè ci si<br />
possa calare nella “parte” dell’uomo -<br />
personaggio - artista - insegnante.<br />
Sembra incredibile quanto la<br />
genuinità, la maturità d’un artista,<br />
possa trapelare soprattutto<br />
nell’essenzialità del contorno del<br />
quale si circonda. Un teatro così<br />
semplice, la tua famiglia, tanti<br />
giovani. Conosciamo, allora, le<br />
radici, il percorso del Teatro S.<br />
Genesio...<br />
Per cominciare, una domanda dalla<br />
risposta infinita… Come ogni vita,<br />
dico sempre che tanti libri non<br />
basterebbero a sintetizzarla; ma così, subito, posso dirti<br />
che il percorso si completa e prende forma, in seguito<br />
al trasferimento da Grosseto a Cava de’ Tirreni dove,<br />
tutt’ora risiedo; poi, numerosi spostamenti da Udine,<br />
dove sono nato. Esordii a Salerno nel Gruppo Maria<br />
Melato di Tina Trapassi, passando poi a far parte del<br />
Gruppo Postelegrafonico con Franco Angrisano, poi<br />
con Mario Maysse nel Gruppo Città di Salerno<br />
realizzando e interpretando lavori tra cui “La nemica”<br />
di Niccodemi, “Il Berretto a Sonagli” di Pirandello e “I<br />
coccodrilli” di Guido Rocca. Era il 1971 quando il<br />
Teatro fu inaugurato, quando… mia moglie Regina<br />
stava per dare alla luce i nostri due gemelli. Da sempre<br />
è stato così, in quella stessa notte mi nacquero tre figli:<br />
Roberto, Anna e il S.Genesio. Oggi, ci alterniamo<br />
nell’insegnamento. C’è precisione, rispetto negli spazi<br />
Alessandro Nisivoccia<br />
di ciascuno; sono stati personaggi di mie stesse scene,<br />
in un dietro le quinte severo, scherzoso e leggero<br />
insieme, sono felice sia così. A quanti vogliano seguire<br />
questa strada, dico nient’altro che le cose che ho<br />
ascoltato da chi insegnava me, con “dell’Alessandro”,<br />
è semplice… ma d’impatto, all’inizio, tendo sempre a<br />
sconsigliare di fare teatro perché le motivazioni quando<br />
sono autentiche sono poche… solo chi vale veramente<br />
va avanti.<br />
Qual’ è stata la spinta che ti ha fatto scegliere<br />
questa strada, piuttosto che un’altra?<br />
Avevo quindici anni, fu dinanzi un “Romeo e<br />
Giulietta” in inglese. In genere, per assistere alle prove,<br />
m’improvvisavo aiutante del custode che faceva le<br />
pulizie nel teatro della mia città; un po’ come quel<br />
bambino di un classico del cinema italiano:“Nuovo<br />
cinema paradiso”, ecco… mi rivedo molto in quel<br />
bambino.<br />
Una passione per il teatro cresciuta, custodita, in<br />
un’adolescenza vissuta ai tempi della<br />
“ricostruzione”. Anni, dopo il 2° conflitto mondiale,<br />
nei quali, l’arte e la bellezza si risvegliavano<br />
dall’oblìo dell’imposizione di armi e aggressività.<br />
Cosa ricordi di quel periodo?<br />
Mah, erano tutto sommato anni di rinascita. Dirai...sei<br />
nato nel 1933... eh sì, i precedenti son<br />
stati senz’altro diversi, ma, quando si<br />
vivono tempi così particolari non è<br />
come leggerli su un libro; non è storia,<br />
è vita. Non ti chiedi il perché; è così e<br />
basta. La prima volta che calcai un<br />
palcoscenico fu nel 1950. Quelli, son<br />
stati anni storici, nei quali si vedevano<br />
attori qualificatissimi. La gente aveva<br />
vissuto la guerra, seguiva molto di più<br />
le tragedie; lo spettacolo comico non<br />
andava molto; era naturale, c’era poca<br />
voglia di vedere esibizioni che<br />
facevano ridere... Dopo, è stato tutto un<br />
susseguirsi di metamorfosi. Ricordo,<br />
tanti film che vedevo, tutti mimati -<br />
potevano essere quasi quattrocento<br />
all’anno - prima li mimavo ai miei<br />
fratelli più piccoli e poi come giovane<br />
corrispondente per il Tirreno di<br />
Livorno; dopodichè, l’inizio, di oltre<br />
quarant’anni di teatro in Italia come in Germania, in<br />
Francia, in Svizzera.<br />
La famiglia d’origine appoggiava le tue scelte<br />
artistiche? Se ce n’è stata quale difficoltà ricordi<br />
con più soddisfazione d’aver superato o di aver<br />
accettato per essere l’artista che sei oggi?<br />
Di difficoltà possono essercene come no… in genere,<br />
sono quelle che partono da noi stessi, nient’altro; la<br />
famiglia mi appoggiava, c’era uno zio musicista, mia<br />
madre me ne parlava... e a mio padre, seppur fosse un<br />
militare, piaceva tanto il teatro e la musica. Esisteva<br />
già, dunque, quel non so chè… un embrione<br />
artistico?!...<br />
Hai rilasciato numerose interviste, tra le quali parli<br />
di una carriera intrecciata con artisti del calibro di<br />
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