MAFIA: da che parte tirava il vento? - L'IRCOCERVO
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<strong>MAFIA</strong>:<br />
la rivista della libertà<br />
<strong>da</strong> <strong>che</strong> <strong>parte</strong><br />
<strong>tirava</strong> <strong>il</strong> <strong>vento</strong>?<br />
Cosa facevano i servizi segreti italiani nel 1992-<br />
1993? Forse dormivano? Impossib<strong>il</strong>e. Quando<br />
c’è subbuglio, infatti, si muovono tutti gli agenti<br />
e i loro capi; quelli bravi e quelli cattivi. Il torbido è<br />
l’elemento dove sono addestrati a nuotare, lo dice<br />
an<strong>che</strong> l’immaginario popolare e di certo non sbaglia.<br />
Oltretutto, quando stanno cambiando i timonieri e<br />
per via non proprio limpi<strong>da</strong>, in tutti i settori<br />
dell’Amministrazione pubblica c’è chi tutela l’ordinamento<br />
democratico, ma an<strong>che</strong> chi appoggia i nuovi in<br />
arrivo e probab<strong>il</strong>i trionfatori a qualsiasi prezzo. Qui<br />
non si pretende di scegliere chi siano stati i buoni,<br />
cioè i legittimi, e chi i cattivi e deviati, quelli cioè al<br />
servizio di poteri emergenti <strong>che</strong> non siano la democrazia<br />
elettiva. Per intenderci, chi e quali parti dei servizi<br />
segreti italiani (ed esteri) siano stati <strong>da</strong>lla <strong>parte</strong>, ad<br />
esempio, della famosa “rivoluzione italiana” così definita<br />
<strong>da</strong> Francesco Catelani, procuratore generale di<br />
M<strong>il</strong>ano, o <strong>da</strong>lla <strong>parte</strong> di chi la mafia aveva deciso di<br />
appoggiare, in un patto nefasto e stragista. La tesi di<br />
questo articolo nient’affatto esaustivo (si forniranno<br />
solo spunti iniziali di un’in<strong>da</strong>gine), è <strong>che</strong> gli avvenimenti<br />
di quei due-tre anni (92-93-94) abbiano visto<br />
all’opera forze nean<strong>che</strong> tanto oscure e <strong>che</strong> <strong>da</strong> Nord<br />
(Mani pulite) a Sud (stragi riuscite e mancate), si siano<br />
mosse s<strong>che</strong>gge di Stato molto furbe per spianare la<br />
stra<strong>da</strong> alla sinistra comunista, ex comunista, fino alla<br />
sinistra democristiana, e le cui personalità di vertice<br />
non per forza erano consapevoli.<br />
IL CASO BRUNO CONTRADA<br />
Chi sono stati gli infedeli dentro gli apparati dello<br />
Stato? I nomi lasciamoli perdere. Non sempre le sentenze<br />
passate in giudicato dicono la verità. Bruno<br />
gli anni 92’ - ‘93<br />
di Renato Farina<br />
Camera dei Deputati, Deputato del<br />
Gruppo Parlamentare del PDL<br />
Contra<strong>da</strong>, ad esempio: non sono affatto convinto sia<br />
l’incarnazione del tradimento. Potrebbe aver resistito<br />
alle lusinghe ed essere stato fatto fuori <strong>da</strong>lla mafia <strong>che</strong><br />
aveva scelto un altro Stato… Ci sono tante stranezze.<br />
Il più strenuo difensore di Contra<strong>da</strong> fu Vincenzo Parisi,<br />
<strong>il</strong> capo della polizia di quegli anni incriminati. Il<br />
nemico acerrimo e inquisitore senza tentennamenti<br />
del Contra<strong>da</strong> fu invece <strong>il</strong> procuratore di Palermo,<br />
Gian Carlo Caselli.<br />
Parisi conosceva benissimo Contra<strong>da</strong> an<strong>che</strong> in quanto<br />
dirigente del Sisde, al quale organismo, se non altro<br />
per doveri istituzionali, Parisi non poteva essere completamente<br />
estraneo. Dato per buono <strong>che</strong> qui non si<br />
prende in considerazione l’elenco di collaboratori<br />
coperti dei servizi <strong>che</strong> lo incluse, con un appannaggio<br />
fisso di tre m<strong>il</strong>ioni mens<strong>il</strong>i (Parisi replicò <strong>che</strong> era falso,<br />
offensivo an<strong>che</strong> solo pensare a una cifra così bassa e<br />
tutto tacque). Il capo della polizia, <strong>che</strong> aveva <strong>da</strong> pochi<br />
mesi cessato le sue funzioni morì sul finire del 1994<br />
in un albergo, d’improvviso (classica morte sospetta<br />
nelle spy-story). Ebbene, nella Chiesa di Santa Maria
degli Angeli tenne l’orazione funebre Caselli e lo elogiò<br />
al punto <strong>da</strong> suscitare strani interrogativi in Giulio<br />
Andreotti, <strong>che</strong> me li espresse con la sua faccia “del<br />
dico-non-dico“.<br />
Era <strong>il</strong> 2 gennaio del 1995 e secondo le dichiarazioni<br />
di quel giorno della sorella di Giovanni Falcone,<br />
Maria, Parisi “garantì la democrazia”. Ma perché stava<br />
con Contra<strong>da</strong>, allora? Evidentemente perché stava<br />
cambiando <strong>parte</strong> e sapeva troppo; pesava troppo un<br />
ospite così. Pino Arlacchi, senatore e sociologo comunista,<br />
racconta malizioso e insieme vanesio: “Parisi<br />
era un mio estimatore, ma era soprattutto un eccelso<br />
uomo di potere, <strong>che</strong> aveva ben intuito <strong>da</strong> quale <strong>parte</strong><br />
<strong>tirava</strong> <strong>il</strong> <strong>vento</strong>. La mia gratitudine per gli incontri con<br />
Antonino Calderone avrebbe accresciuto le sue credenziali<br />
presso la sinistra, <strong>che</strong> si avvicinava al governo<br />
del paese. Parisi era al corrente della mia influenza sul<br />
segretario del PDS, Ach<strong>il</strong>le Oc<strong>che</strong>tto, e non perdeva<br />
occasione per lanciargli mio tramite segnali di intesa“.<br />
(www.pinoarlacchi.it/it/component/.../1.../1-mi-presento).<br />
IL POST- CAPACI<br />
Il vertice del potere poliziesco, in un momento chiaramente<br />
rivoluzionario, man<strong>da</strong>va segnali d’intesa.<br />
Proprio subito dopo le stragi del 23 maggio ’92 a<br />
Capaci, di potenza m<strong>il</strong>itare spa<strong>vento</strong>sa, l’”attentatuni”<br />
aveva segnato un punto chiaro e mostrato dove <strong>tirava</strong><br />
la corrente: aveva bloccato Andreotti, per cui già cinquanta<br />
del PDS erano pronti a <strong>da</strong>re <strong>il</strong> voto <strong>il</strong> lunedì<br />
per <strong>il</strong> Quirinale (a segnalare <strong>che</strong> molte anime si combattevano).<br />
Insomma, <strong>il</strong> <strong>vento</strong> <strong>tirava</strong> a sinistra, potenze<br />
misteriose avevano scelto Oscar Luigi Scalfaro,<br />
l’anti-Cossiga e l’anti-Andreotti; l’anti-Caf (nonostante<br />
la pregressa amicizia con Bettino). Nessuna accusa a<br />
Scalfaro, ovvio, lui poteva benissimo non sapere: di<br />
certo la mafia e gli uomini di potere più o meno<br />
eccelsi <strong>da</strong> sempre f<strong>il</strong>ogovernativi hanno provato a predisporre<br />
per se stessi un futuro interessante e si erano<br />
spostati lì. Mani pulite e <strong>il</strong> Sisde f<strong>il</strong>o stragista, oggettivamente,<br />
(si scusi l’avverbio hegeliano-marxista)<br />
lavoravano per riempire <strong>il</strong> vuoto del vecchio potere in<br />
decadenza con un certo tipo di sinistra. Il tutto senza<br />
bisogno di commentare la fotografia di Di Pietro vicino<br />
a Contra<strong>da</strong> (ripeto: Contra<strong>da</strong> per me è innocente).<br />
A proposito dell’attentato mancato all’Ad<strong>da</strong>ura contro<br />
Giovanni Falcone del 1988, pare ci fossero, in lotta tra<br />
la rivista della libertà<br />
loro, due tronconi del Sisde; uno f<strong>il</strong>o-Falcone e l’altro<br />
contrario. E qual’è quello per così dire “di sinistra“, tra<br />
i due, tenuto conto <strong>che</strong> Falcone cominciava ad essere<br />
scaricato <strong>da</strong>lla sinistra e in particolare <strong>da</strong> Magistratura<br />
democratica e <strong>da</strong> Leoluca Orlando?. Testimonia<br />
Arlacchi, suo malgrado: “… le inchieste di Falcone<br />
erano an<strong>da</strong>te troppo avanti, Si erano spinte in una<br />
terra di nessuno dove si verificavano fatti strani, scomodi<br />
e politically incorrect. An<strong>che</strong> la sinistra iniziava a<br />
temere i suoi provvedimenti giudiziari, e le conclusioni<br />
della sua in<strong>da</strong>gine sull’omicidio La Torre non piacquero<br />
a tanti. Le reazioni divenivano via via più intense.<br />
Non solo Cosa Nostra, ma buona <strong>parte</strong> della politica<br />
e quasi l’intera magistratura associata consideravano<br />
ormai Giovanni Falcone - pur famosissimo, stimato<br />
ed amato <strong>da</strong>lla gente di un intero paese - un<br />
uomo <strong>da</strong> bruciare…”.<br />
LA LETTERA ANONIMA<br />
In quei mesi circolò una lettera anonima molto documentata,<br />
sicuramente un testo – come spiegò <strong>il</strong> neo<br />
ministro dell’Interno Nicola Mancino al Senato <strong>il</strong> 7<br />
settembre 1992 – “proveniente <strong>da</strong> ambienti mafiosi,<br />
ab<strong>il</strong>mente confezionato” <strong>che</strong> spinse un comunista<br />
sic<strong>il</strong>iano tutto d’un pezzo come Lucio Libertini a presentare<br />
un’interpellanza dove quella lettera compare<br />
integralmente (atto 3-00146).<br />
Impossib<strong>il</strong>e <strong>da</strong> citare tutta: occupa otto fitte pagine del<br />
resoconto stenografico di quella trentunesima seduta.<br />
La sintetizzo usando le medesime parole di Libertini,<br />
capogruppo di Rifon<strong>da</strong>zione comunista, quando <strong>il</strong> 24<br />
luglio del 1992 annunciò la decisione di rompere <strong>il</strong><br />
segreto su quella missiva <strong>che</strong> nel periodo tra la strage<br />
di Capaci e quella di via D’Amelio era stata spedita a<br />
39 indirizzi.<br />
Dice Libertini: “Che cosa è successo in questi mesi? Il<br />
delitto Falcone, <strong>il</strong> delitto Borsellino, l’incrudimento<br />
della lotta della mafia. Parallelamente abbiamo avuto<br />
un mutamento straordinario negli equ<strong>il</strong>ibri politici. Il<br />
delitto Lima ha segnato quasi uno spartiacque; dopo <strong>il</strong><br />
delitto Lima sono visib<strong>il</strong>mente cambiati i rapporti politici.<br />
Dopo <strong>il</strong> delitto Lima la stella, <strong>che</strong> sembrava fulgi<strong>da</strong>,<br />
del senatore Andreotti è rapi<strong>da</strong>mente declinata”.<br />
Fin qui, ordinaria retorica. Poi ecco: “Siccome le mura<br />
di Palermo hanno orecchie e parola, molte cose si<br />
sanno e altre si mormorano sulle riunioni della ‘cupola’,<br />
su chi abbia <strong>da</strong>to incarico a Riina e ai Corleonesi<br />
di assassinare Lima, su <strong>che</strong> cosa an<strong>da</strong>va a fare Falcone<br />
a Palermo proprio in relazione a questo delitto e sul<br />
perché Falcone sia stato ucciso: forse per impedirgli di<br />
accertare la verità sul delitto Lima, <strong>che</strong> ci riporta ad<br />
uno dei nodi più drammatici del nodo mafia e politi-<br />
gli anni 92’ - ‘93<br />
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la rivista della libertà<br />
ca… mi riservo di rendere noto un documento <strong>che</strong> ci<br />
è pervenuto un mese fa, sul quale ho molto meditato<br />
insieme ai miei compagni perché è un documento<br />
non firmato… Di questo documento si parla nei corridoi<br />
del Palazzo, tra i giornalisti ma è un segreto. Allora<br />
mi riservo di rompere questo segreto…”.<br />
Lo ruppe. Il testo fu depositato. E in effetti vi si sostiene<br />
<strong>che</strong> quei delitti e dunque la strage contro Falcone<br />
nasce per favorire e poi impedire <strong>che</strong> fosse bloccato<br />
lo spostamento del potere verso sinistra, anzitutto la<br />
sinistra DC. Quella lettera era stata spedita an<strong>che</strong> a<br />
Paolo Borsellino, <strong>il</strong> quale, presumib<strong>il</strong>mente, avrebbe<br />
in<strong>da</strong>gato sul tema, e <strong>che</strong> fu molto scosso, secondo<br />
chi gli era vicino, <strong>da</strong> una strana comunicazione.<br />
Parliamo di “quel Borsellino” <strong>che</strong> pochi giorni prima<br />
di morire aveva incontrato Mancino, <strong>che</strong> però non<br />
ricor<strong>da</strong> <strong>il</strong> fatto. Vediamo cosa disse Mancino in risposta<br />
all’interrogazione di Libertini, <strong>che</strong> fece poi nomi<br />
<strong>che</strong> noi qui non ripetiamo. “(Il documento) è oggetto<br />
di in<strong>da</strong>gine giudiziaria, svolta <strong>da</strong>lla magistratura<br />
palermitana. (…) D’altro canto, <strong>che</strong> sia in atto una<br />
poderosa iniziativa di centrali occulte della criminalità<br />
e dell’<strong>il</strong>lecito per <strong>il</strong> disarmo dell’azione statuale<br />
contro la delinquenza organizzata, non pare dubbio,<br />
dopo i tragici episodi di Palermo”. Di questi accertamenti<br />
giudiziari non sappiamo nulla. Non sappiamo<br />
<strong>da</strong> dove sia arrivato quel ricchissimo messaggio anonimo,<br />
<strong>che</strong> di certo offre una lettura profetica. Non è<br />
certo Forza Italia, ancora nella mente dei suoi fon<strong>da</strong>tori,<br />
ad essere evocata, ma in quel momento l’interlocutore<br />
prescelto ha nomi e cognomi già bene inseriti<br />
e organizzati in politica.<br />
CAPACI “BLOCCA TUTTO”<br />
Allontaniamoci un po’ <strong>da</strong> Palermo e saliamo a Roma.<br />
In quel ’92, Ciampi è impegnato a bruciare sessanta<br />
m<strong>il</strong>a m<strong>il</strong>iardi in una difesa pochissimo intelligente<br />
della lira, con <strong>il</strong> risultato di indebolire ulteriormente<br />
la credib<strong>il</strong>ità e la forza economica del nostro<br />
Governo, già in balia ma non ancora demolito <strong>da</strong><br />
Mani pulite. I servizi tedeschi operarono molto in<br />
quei frangenti, senza in nessun modo essere contrastati<br />
<strong>da</strong> quelli italiani, almeno <strong>che</strong> si sappia.<br />
Diecim<strong>il</strong>a m<strong>il</strong>iardi frutto di quelle speculazioni,<br />
secondo ricostruzioni di buona attendib<strong>il</strong>ità, servirono<br />
a finanziare la secessione croata egemonizzata <strong>da</strong><br />
Berlino e la Croazia iniziò la produzione di armi leggere.<br />
Esplodeva in frammenti la Jugoslavia, secondo<br />
gli anni 92’ - ‘93<br />
una sequenza di eventi ben vista an<strong>che</strong> <strong>da</strong><br />
Washington, poiché destab<strong>il</strong>izzando i Balcani si portavano<br />
allo spasimo le divisioni intraeuropee.<br />
Ma allontaniamoci ancora. Andiamo a Mosca. Lì<br />
Falcone, nel maggio del 1992, era atteso <strong>da</strong>l procuratore<br />
Valentin Stepankov, <strong>il</strong> magistrato <strong>che</strong> in<strong>da</strong>gava<br />
sull’uscita <strong>da</strong>lla Russia di ingenti somme di denaro<br />
nella disponib<strong>il</strong>ità del Pcus; molti arrivarono a San<br />
Marino. Poi la morte di Falcone blocca tutto. Un bel<br />
sospiro di sollievo per chi, secondo voi, in questo<br />
caso? Magari per gli stessi <strong>che</strong> leggevano l’”Unità”,<br />
<strong>che</strong> fece una campagna per bocciare Falcone come<br />
procuratore antimafia? E quanti nei servizi segreti<br />
sapevano di questo viaggio in agen<strong>da</strong>, forse quegli<br />
stessi oscuri servitori del disegno <strong>il</strong>lustrato <strong>da</strong>ll’insospettab<strong>il</strong>e<br />
Libertini? Ora torniamo a un testimone,<br />
magari in conflitto di interessi, ma assai informato su<br />
queste prati<strong>che</strong> di mafia e servizi segreti. Il 24 agosto<br />
1998 ebbi un colloquio con lui, <strong>che</strong> ho riportato nel<br />
mio libro “Non mi hanno fatto male 10 anni con<br />
Andreotti”, (Cantagalli, 2004).<br />
L’avvocato Vito Ganci, difensore di Giovanni Brusca,<br />
riferisce in quei giorni <strong>che</strong> costui “avrebbe incontrato,<br />
nell’inverno del ’91, uomini al vertice delle istituzioni”<br />
<strong>che</strong> avrebbero proposto l’aggiustamento del maxi processo<br />
in cambio della testa di Andreotti. Glielo raccontai<br />
mentre stava in vacanza a San Felice Circeo e<br />
gli chiesi chi potessero essere quei tali. La risposta? Il<br />
s<strong>il</strong>enzio. Gli doman<strong>da</strong>i se fosse stupito. “Sorpreso proprio<br />
no. (…) <strong>che</strong> qualcuno abbia tentato di organizzare<br />
qualcosa ai miei <strong>da</strong>nni, già me lo riferì <strong>il</strong> senatore<br />
comunista Gerardo Chiaromonte, <strong>che</strong> era presidente<br />
della Commissione Antimafia. Me lo disse ai primi del<br />
1993 <strong>che</strong> stavano architettando quel <strong>che</strong> si è visto…<br />
ha confermato la faccen<strong>da</strong> in un libro postumo... Ci fu<br />
un incontro a casa di Mi<strong>che</strong>le Figurelli, <strong>il</strong> segretario<br />
comunista sic<strong>il</strong>iano. C’erano Chiaromonte, Orlando e<br />
Falcone. Leoluca Orlando insisteva perché Falcone<br />
incriminasse Andreotti. Falcone gli rispose, traduco in<br />
romanesco, di an<strong>da</strong>re a farsi friggere” (pagg. 146-<br />
147). Era proprio intorno al ’91.<br />
Andreotti ha indicato in Luciano Violante, dopo la sua<br />
assoluzione, oltre <strong>che</strong> in Orlando, gli autori del<br />
“pacco”. Violante, quando era presidente delle<br />
Commissione Antimafia, dopo Chiaromonte, fu<br />
accompagnato e accreditato a Washington proprio <strong>da</strong><br />
Vincenzo Parisi. Si comprende <strong>che</strong> tutto, negli anni tra<br />
<strong>il</strong> 1992 ed <strong>il</strong> 1993, a M<strong>il</strong>ano, Palermo, Roma, Berlino<br />
e addirittura a Washington, vedeva nel futuro<br />
dell’Italia la sinistra al potere. Tutta la raffinata gente<br />
di potere, “aveva ben intuito – per esprimersi come<br />
Arlacchi - <strong>da</strong> quale <strong>parte</strong> <strong>tirava</strong> <strong>il</strong> <strong>vento</strong>”.