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Naqoura (Libano)<br />
Una guerra senza vincitori né vinti<br />
sancì nel settembre 2006 l’avvio dell’-<br />
Operazione Unifil 2 con la quale le<br />
Nazioni Unite puntavano a far cessare<br />
le ostilità, disarmare le milizie e<br />
ripristinare il controllo di Beirut sul<br />
Libano nel Sud. Tre anni e mezzo<br />
dopo il bilancio evidenzia che se molto<br />
resta ancora da fare nessuno ritiene<br />
credibile una ripresa delle ostilità.<br />
Un risultato sul quale pochi avrebbero<br />
scommesso nell’autunno 2006 quando<br />
oltre diecimila caschi blu rafforzarono<br />
la missione Unifil, fino ad allora<br />
di semplice osservazione, dando vita<br />
a Unifil 2 schierandosi tra la “Blue<br />
Line” che segna il confine con Israele<br />
e il fiume Litani: un’area di 64 chilometri<br />
per 40 con 151 comuni e una<br />
popolazione stimata di circa mezzo<br />
milione di persone. La roccaforte di<br />
Hezbollah.<br />
“Tutto il popolo del sud del Libano, di<br />
tutti i partiti e confessioni, è unito dalla<br />
resistenza contro Israele ma durante<br />
l’occupazione nel nostro comune<br />
solo le attività commerciali fatturavano<br />
un milione di dollari al giorno mentre<br />
oggi il 68 per cento degli abitanti è<br />
disoccupato.” Oltre tre anni dopo la<br />
guerra che uccise 1.187 libanesi e<br />
160 israeliani le preoccupazioni degli<br />
abitanti del sud del Libano sono oggi<br />
soprattutto economiche come sintetizza<br />
Mahmoud Ali Mahdi, sindaco<br />
indipendente di Naqoura, cittadina<br />
adagiata sul Mar Mediterraneo a due<br />
chilometri dal confine israeliano e<br />
sede del comando dei caschi blu di<br />
Unifil (United Nations Interim Mission<br />
in Lebanon).<br />
La crisi economica, aggravata dallo<br />
scarso interesse politico e finanziario<br />
i Documenti di <strong>Analisi</strong> <strong>Difesa</strong><br />
UNIFIL: UN SUCCESSO TARGATO ITALIA<br />
Reportage di Gianandrea Gaiani<br />
del governo di Beirut, sta accentuando<br />
l’emigrazione verso la capitale e i<br />
tanti Paesi stranieri nei quali è confluita<br />
negli anni la diaspora libanese.<br />
Su 11.500 abitanti di Naqoura solo<br />
3.500 sono residenti mentre a Aytaroun<br />
(grosso centro del distretto di<br />
Bint Jbeil nel quale si infranse l’offensiva<br />
israeliana del 2006) dei 18.000<br />
abitanti registrati solo 7.000 vivono<br />
ancora lì benché le 205 case distrutte<br />
e 700 danneggiate dal conflitto siano<br />
state ricostruite con i fondi di Hezbollah<br />
e degli aiuti internazionali. “Il governo<br />
centrale ha esentato i cittadini<br />
del sud dal pagamento delle tasse<br />
ma ciò nonostante il nostro comune<br />
ha a disposizione solo 300.000 dollari<br />
che vengono assorbiti per un quinto<br />
dai costi dell’apparato amministrativo<br />
e per il resto da infrastrutture e servizi”<br />
dichiara il sindaco Salim Murad del<br />
partito Hezbollah che non commenta<br />
le voci sui depositi di armi dei milizia-<br />
Anno 11 - N° 106<br />
Marzo 2010<br />
ni nel territorio del suo comune ma<br />
ammette che l’economia locale oggi<br />
si regge sulle rimesse degli emigrati e<br />
sulla presenza dei caschi blu. I primi<br />
sono i fautori di un nuovo boom dell’edilizia,<br />
50.000 nuovi edifici costruiti<br />
un po’ ovunque in modo selvaggio in<br />
assenza di piani regolatori ma che<br />
testimoniano la fiducia degli investitori<br />
in una pace durevole. I secondi sviluppano<br />
progetti per realizzare scuole,<br />
centri sportivi, ospedali, reti fognarie<br />
a favore delle diverse comunità<br />
catalizzando anche gli aiuti provenienti<br />
da organizzazioni non governative<br />
e da agenzie internazionali. Un’attività<br />
che vede protagonisti soprattutto<br />
i 2.400 militari italiani (il contingente<br />
più numeroso tra i 29 di Unifil)<br />
che hanno un budget di quasi 2 milioni<br />
di euro annui per gli aiuti economici<br />
da bilanciare con attenzione in una<br />
regione abitata da 700.000 persone<br />
delle quali forse 400.000 residenti,
Anno 11 - N° 106<br />
divisi tra sciiti (il 70 per cento), sunniti, cristiani e drusi.<br />
Comunità abituate a convivere ma anche a rivendicare<br />
diritti e soprattutto “quote” di aiuti e di lavoratori da far<br />
assumere da Unifil che conta già su circa 2.000 dipendenti<br />
libanesi retribuiti tra i 1.700 e i 2.000 dollari al mese<br />
contro i 3/400 dollari di paga media nel Sud del Libano.<br />
Aspetti critici<br />
Il malcontento nei confronti del governo centrale libanese<br />
è palpabile un po’ ovunque e persino Maroun Ghafari, il<br />
parroco del villaggio cristiano di Alma Al-Shaab (1400<br />
abitanti, la metà residente) ammette che la ricostruzione<br />
delle 110 case distrutte dalla guerra è stata finanziata<br />
interamente da Hezbollah che da queste parti è insieme<br />
milizia, partito ed ente assistenziale. Una struttura in grado<br />
di esercitare uno stretto controllo sociale e territoriale.<br />
Molti rimpiangono i vent’anni di occupazione israeliana<br />
che portò sviluppo e lavoro ma lo fanno a bassa voce<br />
ricordando le centinaia di persone incarcerate a Beirut e<br />
Sidone con l’accusa di “collaborazionismo” e le molte<br />
famiglie fuggite al di là del confine dopo il ritiro israeliano<br />
del 2000 e che non possono rientrare in Libano. Il ripristino<br />
dell’autorità dello stato libanese sul territorio a sud del<br />
fiume Litani era uno dei punti chiave della Risoluzione<br />
1701 dell’Onu e i caschi blu hanno in effetti aiutato tre<br />
brigate (6a, 11a e 12a ), in realtà reggimenti con complessivi<br />
5.500 soldati libanesi, a schierasi nella regione. Il<br />
disarmo delle milizie e soprattutto di Hezbollah e dei<br />
gruppi palestinesi (alcuni legati ad al-Qaeda) resta però<br />
Pagina 2<br />
un’utopia. Del resto lo stesso premier libanese Saad Hariri,<br />
per compattare il suo governo di unità nazionale che<br />
include anche Hezbollah, ha istituito buoni rapporti con<br />
Siria e Iran riconoscendo al movimento sciita il diritto di<br />
conservare le armi. Una decisione che di fatto ripudia la<br />
Risoluzione 1559 del 2004 con la quale l’Onu imponeva il<br />
disarmo di tutte le milizie libanesi. Nel sud nessuno si fa<br />
vedere in giro armato anche se tutti sanno dove si trovano<br />
gli arsenali di Hezbollah, in molti casi situati sotto edifici<br />
in costruzione come quello esploso nel luglio scorso a<br />
Khirbat Silim che provocò disordini tra i miliziani e i caschi<br />
blu accorsi sul posto. I soldati di Unifil del resto possono<br />
contrastare la manifesta presenza di armi ma non<br />
sono autorizzati a cercarle e sequestrarle se non su richiesta<br />
delle forze libanesi, finora mai verificatasi. Diversa<br />
la questione delle milizie palestinesi annidate nei tre<br />
grandi campi profughi del sud posti al di fuori dell’area<br />
operativa dei caschi blu e nei quali neppure l’esercito libanese<br />
entra limitandosi a presidiarne il perimetro. Ai<br />
miliziani palestinesi sono stati attribuiti gli ultimi lanci di<br />
razzi contro Israele dell’autunno scorso effettuati dai bananeti<br />
a sud di Naqoura. La presenza di milizie armate<br />
costituisce la ragione dei quotidiani sorvoli di jet e velivoli<br />
teleguidati israeliani in violazione della Risoluzione 1701<br />
ma che Gerusalemme considera necessari alla propria<br />
sicurezza in assenza di ricognizioni aeree effettuate da<br />
Unifil che schiera 12.000 militari sul territorio, un migliaio<br />
in mare a bordo di una mezza dozzina di navi ma non<br />
dispone di una componente aerea. La complessità e la
Anno 11 - N° 106<br />
delicatezza della situazione hanno creato in Libano meridionale<br />
un a situazione paradossale. Di fatto la missione<br />
Unifil non è strutturata per poter continuare ad esiste in<br />
caso di nuove ostilità generalizzate. Le attività routinarie<br />
e comunque limitate assegnate ai caschi blu renderebbero<br />
la missione adatta a reparti di seconda linea come<br />
quelli impiegati all’Italia in Bosnia e Kosovo. D’altra parte<br />
in ogni momento la situazione libanese può tornare a precipitare<br />
e ogni giorno vi sono provocazioni e violazioni<br />
della Risoluzione 1701 che possono creare incidenti anche<br />
perché l’unità di manovra standard n questa missione<br />
è la squadra o il plotone che devono necessariamente<br />
essere guidati da giovani ufficiali e sottufficiali esperti.<br />
I successi di Unifi<br />
Nonostante l’impegno internazionale prima di lasciare il<br />
vertice di Unifil il generale Graziano, che a fine gennaio<br />
ha ceduto dopo tre anni il comando dei caschi blu allo<br />
spagnolo Alberto Asarta Cuevas, ha lanciato un messaggio<br />
ben chiaro a libanesi e israeliani. “Unifil non può diventare<br />
ostaggio di sé stessa e non può durare in eterno<br />
ma solo qualche altro anno ancora. Un periodo che costituisce<br />
la finestra di opportunità per far si che l’attuale situazione<br />
diventi irreversibile, che la fine delle ostilità tra<br />
Israele in Libano si trasformo in un vero cessate il fuoco”.<br />
Se molti problemi restano aperti le forze dell’Onu hanno<br />
conseguito anche molti risultati “riconosciuti dalle parti”<br />
come ha sottolineato<br />
il generale Claudio<br />
Graziano.<br />
“All’inizio pochi ci<br />
credevano ma Unifil<br />
è riuscita a mantenere<br />
la cessazione<br />
delle ostilità, a favorire<br />
il dispiegamento<br />
delle forze libanesi,<br />
a fornire supporto<br />
umanitario alla popolazione<br />
e a instaurare<br />
la situazione<br />
più stabile degli<br />
ultimi quaranta anni”.<br />
Al generale italiano,<br />
alpino veterano<br />
delle operazioni<br />
in Mozambico, Iraq<br />
e Afghanistan, va<br />
riconosciuto il merito<br />
di aver portato per la<br />
prima volta libanesi<br />
e israeliani al tavolo<br />
delle trattative nei<br />
“meeting tripartito”,<br />
riunioni mensili che<br />
si tengono in una<br />
base dei caschi blu<br />
posta esattamente<br />
sulla Blue Line “che<br />
hanno consentito di<br />
risolvere molti problemi<br />
creando un<br />
clima di maggiore<br />
Pagina 3<br />
fiducia tra le parti”. Da questi incontri si è sviluppato il<br />
programma di marcatura di quasi la metà dei 118 chilometri<br />
della Blue Line, che separa i due Paesi dopo il ritiro<br />
israeliano del 2000 e che potrà diventare un confine vero<br />
e proprio quando l’Onu avrà terminati di posare 198 pilastri<br />
azzurri, 72 dei quali già posati o in fase di posizionamento.<br />
”Quando ne parlai a New York mi risposero che<br />
era troppo complicato ma oggi sono sicuro che sarà un<br />
successo” sottolinea Graziano ricordando che per posizionare<br />
ogni singolo “pillar” non occorre solo l’accoro tra<br />
le parti ma anche una lunga e difficile opera di bonifica<br />
dei campi minati posti davanti alla rete istituita dagli israeliani<br />
lungo tutta la Blue Line e nota come “Technical Fence”presidiata<br />
da bunker e postazioni occultate dietro la<br />
quale corre una strada asfaltata utilizzata dalle pattuglie.<br />
Lo sminamento<br />
“I nostri genieri bonificano corridoi di 2 o 3 metri di larghezza<br />
per consentire la posa dei piloni” dichiara il capitano<br />
Vincenzo Tosco, romano di 35 anni, responsabile<br />
dello sminamento del 6° reggimento genio guastatori. “Gli<br />
israeliani hanno fornito le mappe dei campi minati che<br />
risalgono agli anni ’70 ma da allora le intemperie possono<br />
aver spostato alcuni ordigni”. Gli italiani ripuliscono anche<br />
i tre metri circostanti le aree minate rivoltando letteralmente<br />
il terreno fino a 20 centimetri di profondità. Un lavoro<br />
estenuante che richiede concentrazione assoluta e<br />
per questo prevede<br />
turni di non più di 40<br />
minuti consecutivi. I<br />
genieri del 6° reggimento<br />
sono aggregati<br />
alla Brigata aeromobile<br />
Friuli, che<br />
presidia il settore<br />
ovest dello schieramento<br />
dei caschi blu,<br />
e operano nei pressi<br />
del villaggio di confine<br />
di Yarun, dove a<br />
fine gennaio erano<br />
state ritrovate otto<br />
mine antiuomo israeliane<br />
A-4A. “Ordigni<br />
impossibili da neutralizzare<br />
che facciamo<br />
brillare sul posto<br />
con una carica esplosiva”.Glispecialisti<br />
dell’Onu, militari e<br />
civili, negli ultimi tre<br />
anni hanno distrutto<br />
in tutto il Libano del<br />
Sud oltre 20.000<br />
ordigni inesplosi e<br />
150.000 submunizioni<br />
delle cluster<br />
bombs. I reparti<br />
militari italiani, francesi,<br />
belgi, spagnoli<br />
e cinesi (una compagnia<br />
di Pechino opera<br />
con equipaggia-
Anno 11 - N° 106<br />
menti di sminamento italiani nei pressi di Shama) operano<br />
sulla Blue Line mentre le società private gestite dall’UNMACC<br />
(United Nation Mine Action Centre) curano la<br />
bonifica del territorio alle spalle del confine. I genieri del<br />
6° reggimento hanno inoltre messo a punto un’esercitazione<br />
congiunta con assetti cinofili elitrasportati, organizzata<br />
e coordinata dal comando del Settore Ovest di Unifil,<br />
su base brigata aeromobile “Friuli”.L’esercitazione, unica<br />
nel suo genere, ha visto protagonisti a fine febbraio a<br />
bordo degli elicotteri di Italair, quattro binomi cinofili italiani,<br />
uno francese, uno belga ed uno coreano, tutti con capacità<br />
EDD (Explosive Detection Dog), in grado di ricercare<br />
e segnalare la presenza di sostanze e ordigni esplosivi<br />
occultati e improvvisati.<br />
La struttura di Unifil<br />
La forza Onu non ha mai raggiunto i 15.000 effettivi autorizzati<br />
dal Consiglio di Sicurezza ed è composta da contingenti<br />
di 29 Paesi ma i contributi più importanti giungono<br />
da Italia (2.400 in riduzione a 2.200), Francia (1.400) e<br />
Spagna (1.100). Roma e Madrid forniscono le strutture di<br />
comando e le unità principali delle due brigate che presidiano<br />
i settori Est e Ovest dello schieramento dei caschi<br />
blu mentre la Francia ha assegnato a Unifil una robusta<br />
Forza di Reazione Rapida che include carri armati Leclerc,<br />
obici semoventi da 155 millimetri e sistemi antiaerei<br />
Mistral. Dei 12.400 militari dell’Onu il 55 per cento costituisce<br />
la forza di manovra, il 36% i reparti di supporto, il<br />
Pagina 4<br />
6 % la componente navale e il 2% gli elementi di staff.<br />
Alle dipendenze del comandante di Unifil opera Italair,<br />
squadrone interforze di 6 elicotteri AB 212 italiani provenienti<br />
da AvEs (75%), Aeronautica e Marina (25%). La<br />
componente elicotteristica guidata attualmente dal tenente<br />
colonnello Fabio Scaramuzza del 2° reggimento AvEs<br />
di Lamezia Terme, garantisce ai caschi blu 100 ore di<br />
volo mensili e costituisce la più vecchia missione internazionale<br />
italiana, operativa da ben 32 anni. I compiti assegnati<br />
ai 6 velivoli e ai 62 militari di Italair riguardano l’evacuazione<br />
sanitaria, l’osservazione, il trasporto tattico e<br />
Vip e il collegamento. Il reparto è stato trasferito nel settembre<br />
scorso in una nuova area della base di Naqoura<br />
più ampia e con 9 ampie piazzole utilizzate anche da un<br />
Mi-17 civile in servizio presso Unifil. Dipendenti dal Quartier<br />
Generale di Naqoura sono anche l’unità Cimic e la<br />
Military Community Outreach Unit (MCOU), in pratica un<br />
reparto Psy Ops composto per o più da elementi del 28°<br />
reggimento “Pavia”. Il termine “operazioni psicologiche”<br />
non è però applicato presso l’Onu (ma neppure in Italia<br />
dove il 28° continua ufficialmente a occuparsi di enigmatiche<br />
“comunicazioni operative”) anche se di fatto il personale<br />
della MCOU cura la diffusione di prodotti mediatici<br />
video, radio e cartacei tesi a illustrare positivamente all’opinione<br />
pubblica locale il lavoro svolto dai caschi blu. Sul<br />
campo le pedine operative di Unifil sono costituite da due<br />
brigate multinazionali così strutturate:<br />
Brigata Settore Ovest (comando italiano, ora Brigata
Anno 11 - N° 106<br />
Aeromobile Friuli) con 4 battaglioni italiani<br />
(cavalleria, fanteria genio e trasmissioni), un battaglione<br />
francese, uno ghanese, uno sudcoreano<br />
e uno malese<br />
.Brigata Settore Est (comando spagnolo) con un battaglione<br />
spagnolo, 1 indiano, uno indonesiano,<br />
uno nepalese e una compagnia malese<br />
Il dispositivo di Unifil è schierato in mezzo alle postazioni<br />
clandestine di Hezbollah e alle povere infrastrutture dell’esercito<br />
libanese e di fronte a due brigate israeliane della<br />
Divisione Galilea poste a protezione della fascia di confine.<br />
Una situazione gestibile in assenza di conflitto ma<br />
che in caso di ostilità vedrebbe i caschi blu trasformarsi in<br />
bersagli per l’artiglieria e le forze aeree israeliane a causa<br />
dell’estrema prossimità con gli obiettivi di hezbollah ed<br />
eventualmente anche palestinesi. I campi profughi del<br />
Sud del Libano costituiscono oggi (in realtà non da oggi)<br />
un problema per tutti. Le forze libanesi si limitano a controllarli<br />
per quanto possibile dall’esterno, per Unifil sono<br />
aree al di fuori del mandato dell’Onu ma le azioni portate<br />
a termine dai miliziani palestinesi tra i quali operano gruppi<br />
legati ad Hamas e ad al-Qaeda hanno un impatto su<br />
tutta l regione e il lancio di razzi contro Israele rischia ogni<br />
volta di provocare nuove tensioni..<br />
Anche per far fronte a questa minaccia le attività messe<br />
in opera da Unifil si limitano di fatto ai pattugliamenti con<br />
veicoli o pattuglie appiedate, ai check-points (con tutti i<br />
limiti imposti dalla Risoluzione 1701), il mantenimento di<br />
Pagina 5<br />
punti d’osservazione per monitorare movimenti non autorizzati<br />
di armi e armati, lo sminamento della Blue Line e<br />
le attività di Cooperazione Civile Militare (Cimic) utili all’economia<br />
dei poveri villaggi libanesi ed effettuate soprattutto<br />
dal contingente italiano. Del resto proprio le “lezioni<br />
apprese” rese note recentemente da Unifil in seguito al<br />
lancio di razzi contro il territorio israeliano confermano la<br />
necessità di “una presenza continua e di elevata densità<br />
delle forze libanesi e dell’Onu sul territorio”.<br />
La “Friuli” in Libano<br />
La brigata Aeromnobile Friuli copre attualmente il Settore<br />
Ovest dello schieramento dell’Onu in Libano dove resterà<br />
fino all’aprile 2010 costituendo il Contingente “Leonte 7”.<br />
Quello occidentale è il grande dei due settori operativi di<br />
Unifil sia in termini di estensione territoriale che di numero<br />
di abitanti includendo la popolata fascia costiera e la<br />
città di Tiro. E’ anche il più impegnativo perché è quello<br />
nel quale sono presenti i campi palestinesi e sono segnalati<br />
i principali depositi clandestini di armi di Hezbollah.<br />
Dei 4.054 militari alle dipendenze del generale di brigata<br />
Luigi Francavilla circa 1.800 sono italiani in buona parte<br />
forniti dai reparti della Friuli e soprattutto dai reggimenti<br />
Savoia Cavalleria e 66° Fanteria Aeromobile (Italbatt 1 e<br />
Italbatt 2). Presenti anche 850 militari ghanesi<br />
(Ghanbatt), 550 francesi (Frenchbatt), 350 sudcoreani<br />
(Korbatt), 430 malesi (Malbatt) più due mini componenti<br />
con 16 militari del Brunei e 14 sloveni. I mezzi italiani a<br />
disposizione comprendono blindati pesanti Centauro,
Anno 11 - N° 106<br />
blindo leggere Puma, VTLM Lince, corazzati Dardo assegnati<br />
alla 9a compagnia dell’8° reggimento bersaglieri<br />
che funge da SMR (Sector Mobile Reserve) chiamata a<br />
costituire la riserva al fine di intervenire rapidamente in<br />
situazioni di particolare difficoltà ed emergenza non gestibili<br />
attraverso l’uso delle forze di manovra ordinarie.<br />
Gli altri contingenti dispongono di cingolati Amx-10, e<br />
blindo VAB e VBL (francesi), blindati Sisu e veicoli Nyala<br />
(Ghana), blindo Barracuda (coreani) e Condor (malesi).<br />
Le unità specialistiche a disposizione del generale Francavilla<br />
includono il già citato battaglione Genio, un battaglione<br />
trasmissioni e un nucleo di difesa NBC. Quest’ultima<br />
garantisce che tutte le attività operative del contingente<br />
italiano vengano svolte in una cornice di completa<br />
sicurezza del personale contro i rischi derivanti dall’eventuale<br />
uso di armi di distruzione di massa, dal rilascio accidentale<br />
o intenzionale di sostanze pericolose di origine<br />
industriale, da altre sostanze chimiche altamente tossiche,<br />
da materiale radioattivo, da miscele di gas particolari,<br />
i quali possono essere rinvenuti all’interno di discariche<br />
poste nelle vicinanze delle basi a guida italiana del Sector<br />
West. Un’altra componente pregiata è rappresentata<br />
dalla Intelligence Surveillance and Reconnaissance<br />
Company (ISR Coy), un assetto previsto dall'Unifil Force<br />
Requirement e impiegato nel settore della ricerca informativa,<br />
attività imprescindibile per l’aggiornamento costante<br />
della situazione nell’area di operazioni e per la<br />
sicurezza delle forze amiche nell'ambito del Sector West.<br />
La matrice delle attività condotte dalla Compagnia ISR<br />
nel corso della Missione Leonte è pianificata e supervisionata<br />
dalla Cellula G2 (Intelligence) di Sector West.<br />
Alle attività della Task Force prendono parte complessi-<br />
Pagina 6<br />
vamente tre unità operative, due distaccamenti costituenti<br />
la Task Unit del 185° Reggimento RAO (Reconnaissance<br />
and Target Acquisition) ed un assetto SUAV (Small Unmanned<br />
Aerial Vehicle) del 41° Reggimento “Cordenons”,<br />
in organico alla Brigata RISTA-EW, oltre ad una squadra<br />
comando con personale dello stesso Reggimento, che ha<br />
lo scopo di assegnare i compiti, pianificare le attività e<br />
coordinare, nello spazio e nel tempo, i vari assetti di ricerca.<br />
In termini di capacità la Compagnia ISR, tramite i suoi<br />
assetti, è in grado di:<br />
ricercare e raccogliere dati informativi inerenti i principali<br />
fattori che possono influire sulla situazione<br />
dell’area di responsabilità;<br />
condurre attività di sorveglianza ed acquisizione obiettivi,<br />
qualora tali capacità fossero richieste a<br />
seguito di un repentino cambiamento di situazione.<br />
I mezzi in dotazione consentirebbero la condotta<br />
di simili attività in ogni tipologia di ambiente<br />
(montano, urbano, ecc.) ed in presenza di qualsiasi<br />
condizione meteo;<br />
assicurare la pronta disponibilità ed impiego di assetti<br />
di ricerca e sorveglianza quali i mini UAV<br />
“Pointer”, in grado di inviare le immagini della<br />
zona sorvolata fino ad una distanza di circa 8 –<br />
10 km dalla stazione di controllo;<br />
garantire il supporto diretto alle forze amiche in caso<br />
di eventi improvvisi, mediante l’impiego di assetti<br />
ad ala rotante, per la sorveglianza dell’area ed il<br />
riporto informativo (Helyqrt). Oltre a ciò, il personale<br />
in organico all’unità possiede la capacità di<br />
poter effettuare la raccolta di informazioni utilizzando<br />
gli elicotteri in organico alla forza Unifil
Anno 11 - N° 106<br />
(HelyRecce).<br />
I reparti italiani sono basati a Tibnin (sede del comando<br />
brigata Sector West), Marakah, al-Mansuri, Zibqin e Shaama.<br />
Il settore occidentale copre un’area di circa 800 chilometri<br />
quadrati estesa dal fiume Litani alla Blue Line. Le<br />
attività giornaliere dei reparti della Brigata West includono<br />
128 pattuglie notturne e diurne per 549 ore e 8 451 chilometri<br />
percorsi, incluse 13 attività congiunte con le forze<br />
libanesi. Dal 6 novembre al 31 gennaio erano state effettuate<br />
11.136 pattuglie per 47.763 ore 735.265 chilometri<br />
percorsi.<br />
La componente navale<br />
Priva di una forza aerea in grado di garantire l’inviolabilità<br />
del cielo libanese e di tranquillizzare Israele circa il monitoraggio<br />
dei movimenti di armi sul territorio libanese, Unifil<br />
ha costituito il 15 ottobre 2006 una Maritime Component<br />
guidata oggi dal contrammiraglio italiano Paolo Sandalli<br />
a bordo della fregata Zeffiro e composta anche da<br />
una fregata turca, una nave appoggio e due cacciamine<br />
(pattugliatori) tedeschi e da una motovedetta greca .Il<br />
comando è attribuito a rotazione a Italia, Germania, Francia<br />
e Belgio mentre i compiti assegnati riguardano il controllo<br />
degli spazi marittimi libanesi, il supporto alle minuscole<br />
forze navali libanesi e la prevenzione del traffico di<br />
armi. Anche in questo caso però non sono previsti boarding<br />
di navi sospette se non su esplicito invito di Beirut<br />
che, come per la componete terrestre di Unifil, non ha<br />
finora mai formulato richieste in tal senso. Basti pensare<br />
Pagina 7<br />
che in quattro anni le navi dell’Onu hanno interrogato 3-<br />
0.000 navi mercantili e i libanesi ne hanno ispezionato<br />
circa 500 senza mai rilevare nessun traffico illecito. La<br />
squadra navale multinazionale è oggi suddivisa in due<br />
gruppi: il naviglio leggero pattuglia le acque tra 6 e 12<br />
miglia dalla costa (le prime 6 miglia sono controllate direttamente<br />
dai libanesi), le unità d’altura operano nella fascia<br />
compresa tra 12 e 110 miglia. L’area operativa è di<br />
circa 5 mila miglia a partire dai 200 chilometri di estensione<br />
delle coste libanesi con priorità al controllo degli accessi<br />
ai tre principali porti: Beirut, Sidone e Tripoli. In realtà<br />
la componente navale svolge un ruolo chiave anche<br />
nel monitoraggio dei cieli libanesi grazie ai radar delle<br />
fregate antiaeree che registrano tutti i passaggi di velivoli<br />
sul Libano meridionale e le violazioni dei jet israeliani.<br />
Nelle prime fasi delle operazioni navali una fregata tedesca<br />
“illuminò” con il suo radar un cacciabombardiere israeliano<br />
che ricambiò la cortesia creando uno dei rari momenti<br />
di tensione nella storia di Unifil 2. Nel 2010 la componente<br />
navale prevede d’intensificare le attività congiunte<br />
con la Marina libanese e di integrare nel dispositivo<br />
due unità navali rese disponibili da Indonesia e Bangla<br />
Desh, marine che si affacciano per la prima volta nel mediterraneo.
Anno 11 - N° 106<br />
LINK<br />
Operazione Leone<br />
http://www.difesa.it/Operazioni+Militari/<br />
Operazioni+internazionali+in+corso/Libano-UNIFIL-<br />
Leonte/<br />
Unifil<br />
http://www.un.org/en/peacekeeping/missions/unifil/<br />
Hezbollah<br />
http://almashriq.hiof.no/lebanon/300/320/324/324.2/<br />
hizballah/<br />
http://www.almanar.com.lb/newsSite/News.aspx?<br />
language=en<br />
Israeli Defence Forces<br />
http://dover.idf.il/IDF/English/<br />
Pagina 8
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