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28° Congresso Internazionale ICOH - Giornale Italiano di Medicina ...

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G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2, 163-228 © PI-ME, Pavia 2006<br />

www.gimle.fsm.it<br />

“I cento anni dell’<strong>ICOH</strong>”<br />

International Commission on Occupational Health<br />

<strong>28°</strong> <strong>Congresso</strong> <strong>Internazionale</strong> <strong>ICOH</strong><br />

Milano, 11-16 giugno 2006<br />

Contributi Scientifici SIMLII<br />

a cura <strong>di</strong><br />

C. Romano, S. Iavicoli, L. Soleo


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2, 165-228 © PI-ME, Pavia 2006<br />

www.gimle.fsm.it<br />

C. Romano 1 , S. Iavicoli 2 , L. Soleo 3<br />

I cento anni dell’<strong>ICOH</strong><br />

International Commission on Occupational Health<br />

1 Dipartimento <strong>di</strong> Traumatologia, Ortope<strong>di</strong>a e Me<strong>di</strong>cina del Lavoro - Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Torino<br />

2 ISPESL - Istituto Superiore per la Prevenzione E la Sicurezza del Lavoro, Roma - Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina del Lavoro - Centro <strong>di</strong> Collaborazione<br />

dell’OMS<br />

3 Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Interna e Me<strong>di</strong>cina Pubblica, Sezione <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina del Lavoro “E.C. Vigliani” Università <strong>di</strong> Bari<br />

La ricorrenza del centenario dell’<strong>ICOH</strong>, che viene celebrata a Milano nel 2006 ove l’<strong>ICOH</strong> fu<br />

fondata e ove si svolge il <strong>28°</strong> <strong>Congresso</strong> <strong>Internazionale</strong>, ha visto la Me<strong>di</strong>cina del Lavoro<br />

italiana, e con essa la Società Italiana <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina del Lavoro ed Igiene Industriale (SIMLII)<br />

che la rappresenta, impegnata a portare contributi scientifici su argomenti ove ha <strong>di</strong> recente<br />

sviluppato maggiormente la ricerca. Questi riguardano in particolare la sorveglianza sanitaria negli<br />

ex-esposti ad amianto, le idoneità complesse, il me<strong>di</strong>co del lavoro e rischio biomeccanico, i nuovi<br />

trend in tossicologia occupazionale. Le relazioni riguardanti questi temi saranno presentate in<br />

quattro sessioni pomeri<strong>di</strong>ane nei giorni 15 e 16 giugno 2006 in sedute parallele.<br />

Le comunicazioni inerenti gli stessi temi e le comunicazioni libere saranno presentate come poster<br />

in inglese durante le sessioni pomeri<strong>di</strong>ane anzidette. Queste sono riportate come short paper nel<br />

presente fascicolo che il <strong>Giornale</strong> <strong>Italiano</strong> <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina del Lavoro ed Ergomonia ha messo<br />

gentilmente a <strong>di</strong>sposizione della SIMLII.<br />

SESSIONE: SORVEGLIANZA SANITARIA<br />

NEGLI EX-ESPOSTI AD AMIANTO<br />

CS-01<br />

L’IMPORTANZA DELLA SINERGIA TRA LA ASL<br />

E L’ASSOCIAZIONE EX ESPOSTI AD AMIANTO<br />

L. Boschero1 , R. Ferri1 , A. Malpassini2 , G. Pizzutelli1 1 ASL Frosinone Servizio Pre.S.A.L.<br />

2 ASL Frosinone Dip. Ra<strong>di</strong>ologia<br />

RIASSUNTO. Nella provincia <strong>di</strong> Frosinone c’è molta attenzione<br />

per le problematiche correlate all’esposizione ad amianto. In<br />

questo lavoro si <strong>di</strong>mostra che non soltanto è importante<br />

l’impegno della ASL in tal senso, ma anche quello dell’AEA<br />

(Associazione ex Esposti ad Amianto) che segue costantemente gli<br />

iscritti risultando un valido supporto anche per le istituzioni.<br />

ABSTRACT. In Frosinone’s <strong>di</strong>strict there is a lot of attention for<br />

ex-exposed to asbestos problems. The aim of this study is to<br />

demonstrate the importance of synergy between AEA (ex-exposed<br />

to asbestos workers association) and the Health Service Unit (ASL)<br />

of Frosinone for timely <strong>di</strong>agnosis of professional <strong>di</strong>seases.<br />

INTRODUZIONE<br />

Il servizio Pre.S.A.L. della ASL <strong>di</strong> Frosinone, da tempo,<br />

mostra sensibilità verso le problematiche degli ex<br />

esposti ad amianto. Nella nostra provincia, infatti, insiste<br />

un folto gruppo <strong>di</strong> lavoratori che negli anni che vanno dal<br />

1965 al 1984 hanno operato in una azienda <strong>di</strong> manufatti<br />

in cemento-amianto, nella quale hanno subito un’esposizione<br />

ad alte concentrazioni <strong>di</strong> fibre <strong>di</strong> asbesto (dati<br />

CONTARP).<br />

Già da tempo il nostro gruppo <strong>di</strong> lavoro si è espresso<br />

circa l’utilità della sorveglianza sanitaria in caso <strong>di</strong> esposizioni<br />

rilevanti e ha fornito un supporto agli ex lavoratori<br />

presenti sul territorio, che va dal cauncelling all’invio<br />

facilitato in strutture <strong>di</strong> secondo livello. A tutto ciò,<br />

abbiamo associato il “filo <strong>di</strong>retto”, me<strong>di</strong>ante il quale l’ex<br />

esposto può, all’eventuale insorgenza <strong>di</strong> una sintomatologia<br />

<strong>di</strong> tipo respiratorio o addominale, accedere al nostro<br />

servizio entro tre giorni.<br />

Nel corso della nostra esperienza abbiamo trovato <strong>di</strong><br />

particolare utilità la collaborazione con l’Associazione<br />

ex Esposti ad Amianto (AEA) composta da un gruppo <strong>di</strong><br />

persone legate da rapporti <strong>di</strong> ex colleganza e dalla residenza<br />

nello stesso territorio. Questa associazione è <strong>di</strong>ventata<br />

un punto <strong>di</strong> riferimento per gli ex esposti svolgendo<br />

un ruolo <strong>di</strong> ausilio anche per quanto riguarda gli


166 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

www.gimle.fsm.it<br />

iter burocratici. Inoltre, i responsabili della associazione<br />

pubblicizzano il nostro “filo <strong>di</strong>retto” tra gli iscritti a li invitano<br />

a rivolgersi a noi qualora presentino dei sintomi<br />

sospetti.<br />

In questo modo, in alcuni casi, abbiamo potuto fare<br />

tempestiva <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> malattia professionale e tranquillizzare<br />

altri ex lavoratori preoccupati <strong>di</strong> una sintomatologia<br />

<strong>di</strong>mostratasi non riferibile a patologia da amianto.<br />

METODI<br />

Dei 121 lavoratori ex esposti ad amianto seguiti dal<br />

Servizio Pre.S.A.L., nell’anno 2005 ne sono pervenuti<br />

46 nel nostro ambulatorio. Di questi, 12 (gruppo A) sono<br />

stati chiamati per sedute <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> patologie<br />

professionali già accertate e 16 per controllo dello stato<br />

<strong>di</strong> salute (gruppo B). Altri 14 hanno avuto accesso<br />

dopo contatto tramite filo <strong>di</strong>retto (gruppo C) e 4 ci sono<br />

stati segnalati dall’Associazione ex Esposti ad<br />

Amianto (tab. I).<br />

Tabella I. Modalità <strong>di</strong> accesso al Servizio Pre.S.A.L.<br />

RISULTATI<br />

Non sono emerse patologie nuove, né significativi<br />

peggioramenti nei gruppi A e B, mentre nel gruppo C sono<br />

state rilevate riacutizzazioni <strong>di</strong> stati cronici già presenti.<br />

Nel gruppo D sono stati accertati un caso <strong>di</strong> mesotelioma<br />

pleurico e un caso <strong>di</strong> eteroformazione escavata<br />

del lobo polmonare inferiore destro per i quali è stata fatta<br />

denuncia <strong>di</strong> malattia professionale all’INAIL ed alla<br />

Procura della Repubblica.<br />

DISCUSSIONE<br />

La sinergia tra la ASL e l’AEA è stata fondamentale<br />

in quanto, in due dei quattro casi segnalati dall’associazione,<br />

è stata tempestivamente <strong>di</strong>agnosticata una patologia<br />

professionale; i soggetti sono stati, quin<strong>di</strong>, inviati<br />

presso strutture specialistiche <strong>di</strong> riferimento, me<strong>di</strong>ante<br />

canali preferenziali, con tutti gli accertamenti eseguiti e<br />

copia della documentazione pregressa. Questa procedura<br />

ha fatto guadagnare tempo prezioso per il paziente poiché<br />

l’invio <strong>di</strong>retto e la puntuale documentazione sia<br />

anamnestica che clinica consentono <strong>di</strong> saltare alcune fasi<br />

preliminari che possono richiedere tempi lunghi.<br />

In entrambi i casi è stata avviata subito la procedura<br />

<strong>di</strong> indennizzo presso l’INAIL seguita dagli associati dell’AEA,<br />

<strong>di</strong>etro esplicita richiesta degli interessati.<br />

L’associazione, infatti, esplica la sua attività soprattutto<br />

sul piano sociale ed umano in quanto molti degli ex<br />

esposti sono anziani, vivono in aree rurali e quin<strong>di</strong> hanno<br />

bisogno <strong>di</strong> un supporto nella gestione delle pratiche<br />

burocratiche.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1) Sartorelli P. Quale sorveglianza per gli ex esposti ad amianto? Med<br />

Lav 2001; 92: 215.<br />

2) Innocenti A, Carnevale F, Ciani Passeri A, Loi AM, Seniori Costantini<br />

A. La sorveglianza sanitaria degli ex esposti a cancerogeni<br />

occupazionali: qualche riflessione operativa. Med Lav 2002; 93:<br />

118-20.<br />

3) Terracini B. Quale sorveglianza per gli esposti a cancerogeni? Med<br />

Lav 2003; 94: 331.<br />

4) Ambrosi L, Pira E. Re: Screening <strong>di</strong> massa o sorveglianza sanitaria?<br />

Med Lav 2003; 94:331-333.<br />

5) Alessio A, Porru S. La sorveglianza sanitaria in me<strong>di</strong>cina del lavoro:<br />

il problema dei lavoratori ex esposti. Med Lav 2004; 95: 72-73.<br />

6) Boschero L, Malpassini A, D’Orazio G, Ferri R, Pizzutelli G. L’esperienza<br />

della ASL <strong>di</strong> Frosinone per gli ex esposti ad amianto. G<br />

Ital Med Lav Erg. 2004; 26: 4, Suppl.<br />

7) Murgia A. Sorveglianza sanitaria in ex esposti ad asbesto: valutazione<br />

dell’impatto psicologico. Atti Convegno Nazionale “Le patologie<br />

correlate all’amianto e la sorveglianza sanitaria degli ex<br />

esposti” Pisa 21-22/04/05.<br />

8) Pira E, Discalzi G, Palmas A, Bosio D. La sorveglianza sanitaria<br />

degli ex esposti ad agenti cancerogeni nei luoghi <strong>di</strong> lavoro. Atti<br />

Convegno Nazionale “Le patologie correlate all’amianto e la sorveglianza<br />

sanitaria degli ex esposti” Pisa 21-22/04/05.<br />

Richiesta estratti: Resp. Dott. Lucilla Boschero - Servizio Pre.<br />

S. A. L. ASL Frosinone - Via A. Fabi - 03100 Frosinone, Italy<br />

Tel. 0775/882646- 882551, Cell. 338/4280991, e-mail:<br />

LUCILLA.BOSCHERO@libero.it<br />

CS-02<br />

SORVEGLIANZA SANITARIA DEGLI EX-ESPOSTI<br />

AD AMIANTO IN PUGLIA<br />

V. Luisi, R. Dario, E. Mera, F. Mininni, R. Molinini<br />

U.O. Ospedaliera <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina del Lavoro, Azienda Ospedaliera<br />

Policlinico Consorziale-Bari<br />

RIASSUNTO. Nella Regione Puglia sono stati numerosi i siti<br />

industriali interessati da un uso massivo <strong>di</strong> amianto nei decenni<br />

passati.<br />

§I lavoratori professionalmente esposti ad amianto nella nostra<br />

regione sono stimati in <strong>di</strong>verse migliaia <strong>di</strong> cui almeno 10.000 sono<br />

stati certificati dalla CONTARP-INAIL con esposizione superiore<br />

a 10 anni ex D.L. 257/92.<br />

In assenza <strong>di</strong> norme e linee guida regionali sulla sorveglianza <strong>di</strong><br />

questi ex-esposti, la nostra U.O. ospedaliera, a partire dal 1994,<br />

ha attivato un protocollo sanitario per sod<strong>di</strong>sfare le richieste <strong>di</strong><br />

assistenza e <strong>di</strong> accertamenti emergenti in questo gruppo <strong>di</strong><br />

popolazione.<br />

In 12 anni <strong>di</strong> attività sono stati visitati 629 lavoratori esposti o exesposti<br />

ad amianto. Il 21% <strong>di</strong> questi è tornato a controllo almeno<br />

per una seconda volta consentendo il riconoscimento <strong>di</strong> 22 nuove<br />

patologie tumorali e non tumorali asbesto-correlate.<br />

Sulla base della nostra esperienza emerge la necessità <strong>di</strong> attivare<br />

procedure per la <strong>di</strong>agnosi precoce <strong>di</strong> talune patologie asbestocorrelate<br />

e si avanzano proposte per l’adeguamento<br />

dell’assistenza sanitaria in ambito regionale.<br />

Parole chiave: asbesto, ex-esposti, sorveglianza sanitaria.


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 167<br />

www.gimle.fsm.it<br />

ABSTRACT. The massive use of asbestos affected several industrial<br />

areas of Apulian region in the last decade. It has been estimated<br />

that in our country there are thousands of asbestos exposed workers<br />

and about 10.000 of them received CONTARP-INAIL document<br />

attesting their asbestos exposure for over ten years ex D.L. 257/92.<br />

Owing to the lack of any regional rules and guidelines on the<br />

me<strong>di</strong>cal surveillance of asbestos ex-exposed people, since 1994 our<br />

operative hospital unit has activated a sanitary protocol in order to<br />

satisfy growing requests of assistance and emergent controls for this<br />

part of people.<br />

During a 12 year activity 629 asbestos ex-exposed workers have<br />

been examined. 21% of these workers had two checks, thanks to<br />

these the recognition of 22 new tumoral and non-tumoral asbestoscorrelated<br />

pathologies has been possible.<br />

This experience makes it clear that the activation of new procedures<br />

for early <strong>di</strong>agnoses of some asbestos-correlated pathologies is<br />

necessary, in fact more proposals for a redevelopment of sanitary<br />

assistance in the regional field are suggested.<br />

Key words: asbestos, ex-exposed, me<strong>di</strong>cal surveillance.<br />

INTRODUZIONE<br />

I residenti pugliesi riconosciuti dalla CONTARP-<br />

INAIL come esposti ad amianto ed ammessi ai benefici<br />

dei DD.LL. 257/92 e 271/93 rappresentavano, al <strong>di</strong>cembre<br />

2001, il 17% dei circa 55.000 riconoscimenti in Italia;<br />

gli abitanti della Puglia sono il 6,6% della popolazione<br />

italiana. Questo dato da solo illumina l’emergenza conseguente<br />

al massivo utilizzo <strong>di</strong> amianto nella nostra regione<br />

nei settori della cantieristica navale, della siderurgia, del<br />

cemento-amianto, della petrolchimica. Garantire prestazioni<br />

<strong>di</strong>agnostiche, curative e me<strong>di</strong>co-legali in favore <strong>di</strong><br />

questi citta<strong>di</strong>ni avrebbe dovuto rappresentare una priorità<br />

del Servizio Sanitario Regionale. Così non è stato; i lavoratori<br />

interessati pertanto hanno perseguito il sod<strong>di</strong>sfacimento<br />

dei legittimi bisogni <strong>di</strong> salute anche fuori dalla nostra<br />

regione, in maniera autonoma e non orientata da progetti<br />

o linee guida come in altre regioni italiane(1).<br />

Questa U.O. ha esau<strong>di</strong>to le richieste <strong>di</strong> una parte <strong>di</strong><br />

loro mettendo a <strong>di</strong>sposizione le <strong>di</strong>agnostiche complete<br />

del più grande Ospedale della Regione Puglia nel cui<br />

contesto opera.<br />

CASISTICA E METODI<br />

In 12 anni, dal 1994 al 2005, sono stati ricoverati/visitati,<br />

a seguito <strong>di</strong> accesso spontaneo o <strong>di</strong>sposto dall’INAIL,<br />

629 soggetti esposti o ex-esposti ad amianto <strong>di</strong> Puglia e Basilicata<br />

appartenenti a <strong>di</strong>versi settori produttivi: Tabella I.<br />

All’atto della prima <strong>di</strong>missione a tutti è stata fornita<br />

adeguata informazione sulle patologie asbesto-correlate<br />

e sui tempi della loro latenza nonché norme <strong>di</strong> igiene e<br />

prevenzione.<br />

Sono tornati spontaneamente a controllo negli anni<br />

successivi il 21% dei visitati, 133 lavoratori, tutti maschi,<br />

per un totale <strong>di</strong> n. 379 accessi così <strong>di</strong>stribuiti: 70 soggetti<br />

per 2 volte, 36 per 3 volte, 27 per 4-7 volte. Gli accessi<br />

sono stati in me<strong>di</strong>a 3 (min 2 - max 7).<br />

In aggiunta alle usuali procedure anamnestiche e cliniche<br />

<strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina del lavoro, tutti sono stati sottoposti almeno<br />

per una volta a TCHR del torace. Sono stati sempre<br />

eseguiti: spirometria globale con DLCO, visita ORL,<br />

conta dei corpuscoli <strong>di</strong> asbesto nei soggetti sottoposti a<br />

BAL, esami <strong>di</strong> routine con i comuni marcatori tumorali<br />

e, da luglio 2005, anche della mesotelina (2).<br />

Tabella I. Numero totale dei soggetti visitati sud<strong>di</strong>visi<br />

per settori produttivi (1994-2005)<br />

SETTORE PRODUTTIVO SOGGETTI VISITATI<br />

Rotabili ferroviari 190<br />

Cemento-amianto 180<br />

Siderurgia 95<br />

Cantieristica navale 64<br />

Marittimi e militari 21<br />

Esposizioni ambientali e familiari 21<br />

Altri settori 58<br />

Totale 629<br />

Di volta in volta, sulla base delle patologie emergenti,<br />

venivano aggiunti altri esami: coltura espettorato,<br />

emogasanalisi, walking test, TAC torace con contrasto,<br />

FBS con BAL, biopsie pleuriche e polmonari.<br />

RISULTATI<br />

Età me<strong>di</strong>a alla prima osservazione 55 anni (range 31-<br />

81), all’ultima 60 anni (range 44-83). Solo il 27% erano<br />

fumatori. L’esposizione me<strong>di</strong>a ad amianto era stata <strong>di</strong> anni<br />

24 + 7 (min 3- max 40). Fra i 133 soggetti con 2 o più<br />

accessi le <strong>di</strong>agnosi alla prima osservazione erano: asbestosi<br />

con placche pleuriche 45 (34%), solo placche pleuriche<br />

41 (31%), BPCO 10 (7%), altre patologie polmonari<br />

4 (3%), negativi 33 (25%). Nel primo accesso sono<br />

state denunciate 28 malattie professionali Tabella II.<br />

Nel successivo periodo <strong>di</strong> osservazione, nel gruppo<br />

<strong>di</strong> soggetti con 2 o più controlli, sono state <strong>di</strong> seguito<br />

in<strong>di</strong>viduate nuove patologie asbesto-correlate: 3 neoplasie<br />

maligne polmonari, 4 mesoteliomi (3 pleurici e 1<br />

peritoneale), 2 atelettasie rotonde, 2 insufficienze respiratorie,<br />

tutte queste comparse in pazienti già affetti da<br />

asbestosi; 5 asbestosi in soggetti già portatori <strong>di</strong> placche,<br />

4 nuovi casi con placche in soggetti già negativi, 2<br />

versamenti pleurici (1 in portatore <strong>di</strong> sole placche e 1 su<br />

asbestosi). Sono state, quin<strong>di</strong>, denunciate altre 16 malattie<br />

professionali.<br />

Tabella II. Patologie asbesto-correlate accertate nei 133<br />

soggetti che hanno effettuato almeno 2 accessi: <strong>di</strong>agnosi<br />

alla 1° visita e nei controlli successivi (1994-2005)<br />

1° Visita Controlli successivi<br />

Asbestosi con placche 45 (34%) 3 Carcinomi polmonari<br />

4 Mesoteliomi<br />

2 Atelettasie rotonde<br />

2 Insufficienze respiratorie<br />

1 Versamento pleurico benigno<br />

Placche pleuriche 41 (31%) 5 Asbestosi<br />

1 Versamento pleurico benigno<br />

BPCO 10 (7%)<br />

Altre patologie polmonari 4 (3%)<br />

Negativi 33 (25%) 4 Ispessimenti a placche<br />

1° Certificato <strong>di</strong> Malattia 28 16<br />

Professionale


168 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

www.gimle.fsm.it<br />

CONCLUSIONI<br />

La numerosità del campione e la lunghezza del periodo<br />

<strong>di</strong> osservazione ha consentito <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosticare un<br />

significativo numero <strong>di</strong> nuove patologie asbesto-correlate<br />

favorendone anche l’indennizzo. Nella Regione Puglia<br />

è doveroso migliorare l’accesso ai servizi sanitari per gli<br />

ex-esposti ad amianto con una più capillare informazione,<br />

l’adozione <strong>di</strong> linee guida e <strong>di</strong> percorsi facilitanti<br />

(esenzione tickets, DH), l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> centri <strong>di</strong> riferimento.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1) Atti del Convegno “Le patologie correlate all’amianto e la sorveglianza<br />

sanitaria degli ex-esposti“ Pisa 21-22 Aprile 2005.<br />

2) Mera E. et Al. A serum tumor marker for the <strong>di</strong>agnosis of mesothelioma:<br />

Mesothelin-family protein. 28 th International Congress<br />

on Occupational Health, 11-13/6/2006 Milan; abstract<br />

accettato.<br />

Richiesta estratti: Dr. Vito Luisi U.O. Me<strong>di</strong>cina del Lavoro<br />

Azienda Ospedaliera Consorziale Policlinico Piazza G. Cesare<br />

11, 70124 Bari, Italy - Tel 080/5593281, Fax 080/5592483<br />

e-mail vitoluisi@tin.it<br />

CS-03<br />

VACCINAZIONE ANTIPOLIO CONTAMINATA<br />

DA SV40 E PREGRESSA ESPOSIZIONE AD<br />

AMIANTO: STUDIO CONOSCITIVO IN UN<br />

GRUPPO DI AUTORIPARATORI<br />

S. Poti1 , R.K. Bellomo2 , C. Di Pierri3 , N. L’Abbate3 1 Ospedale Principale Marina Militare Taranto<br />

2 Istituto “E. Duni” Matera<br />

3 Sezione <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina del Lavoro “B. Ramazzini” - DIMIMP -<br />

Università <strong>di</strong> Bari<br />

RIASSUNTO. I tumori della pleura e del polmone sono spesso<br />

associati con la pregressa esposizione ad amianto e la presenza <strong>di</strong><br />

SV40 è stata riscontrata in queste neoplasie. Lo scopo del nostro<br />

stu<strong>di</strong>o è stato quello <strong>di</strong> indagare sulla situazione sanitaria in<br />

meccanici addetti a riparazioni <strong>di</strong> autobus, ex-esposti ad amianto,<br />

che hanno ricevuto vaccinazione antipolio contaminata da SV 40.<br />

Abbiamo condotto uno stu<strong>di</strong>o descrittivo e, pertanto, abbiamo<br />

selezionato sulla base della data <strong>di</strong> nascita e della durata della<br />

mansione 39 meccanici, nati dal 1950 al 1965, con anzianità <strong>di</strong><br />

servizio superiore a 15 anni. Di tutti i soggetti sono stati ottenuti<br />

una valutazione clinica, l’esame funzionale respiratorio e la<br />

ra<strong>di</strong>ografia del torace. Oltre il 30% del campione ha presentato<br />

alterazioni cliniche a carico <strong>di</strong> faringe e laringe e segni ra<strong>di</strong>ologici<br />

<strong>di</strong> pregressa esposizione ad amianto. Non abbiamo riscontrato<br />

neoplasie maligne pleuriche o polmonari; d’altro canto, 4 neoplasie<br />

dubbie richiedevano ulteriori approfon<strong>di</strong>menti. Questi risultati,<br />

sebbene limitati dalla esiguità della casistica, mostrano l’assenza <strong>di</strong><br />

mesotelioma e carcinoma polmonare tra meccanici autoriparatori,<br />

precedentemente esposti ad amianto ed infettati da SV40.<br />

Parole chiave: amianto, SV 40, mesotelioma, carcinoma polmonare.<br />

ABSTRACT. Pleural and pulmonary malignancies are usually<br />

associated with previous asbestos exposure and the presence of<br />

simian virus 40 (SV40) has been detected in these neoplasms. Our<br />

study aimed to investigate the health situation among mechanics<br />

servicing buses, ex-exposed to asbestos, who received polio vaccines<br />

contaminated by SV 40. We conducted a descriptive study and so we<br />

recruited, on the basis of birth date and duration in the current job,<br />

39 mechanics, born since 1950 until 1965, with length of service<br />

above 15 years. Of all subjects a clinical examination, a lung<br />

function test and a chest ra<strong>di</strong>ograph were obtained. More than 30%<br />

of sample showed pharynx and larynx clinical alterations and<br />

ra<strong>di</strong>ological signs of previous exposure to asbestos. We <strong>di</strong>dn’t find<br />

pleural or pulmonary malignancies; besides 4 doubtful neoplasms<br />

required further investigations. Although exiguity of sample, these<br />

fin<strong>di</strong>ngs provide a lack of mesothelioma and lung cancer among<br />

mechanics, previously exposed to asbestos and infected by SV40.<br />

Key words: asbestos, SV40, mesothelioma, lung cancer.<br />

INTRODUZIONE<br />

Il settore della riparazione <strong>di</strong> autoveicoli è a tutt’oggi<br />

scarsamente considerato nella sorveglianza sanitaria dei<br />

soggetti ex esposti ad amianto, nonostante stu<strong>di</strong> recenti<br />

abbiano rilevato che negli anni ’60 durante la riparazione<br />

<strong>di</strong> camion e <strong>di</strong> autobus la concentrazione me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> fibre<br />

<strong>di</strong> asbesto sia stata compresa fra 0,002 f/cc ed 1, 75<br />

ff/cc (1, 2).<br />

Con il presente stu<strong>di</strong>o si è inteso indagare nel settore<br />

delle riparazioni <strong>di</strong> veicoli a motore con particolare interesse<br />

verso i lavoratori che, essendo nati nel quin<strong>di</strong>cennio<br />

fra il 1950 ed il 1965, sono stati sottoposti a vaccinazione<br />

antipoliovirus con SV 40. Secondo alcuni autori, infatti, tale<br />

virus potenzierebbe l’effetto dell’esposizione a concentrazioni<br />

anche piccole <strong>di</strong> amianto, essendo un potente moltiplicatore<br />

degli effetti mutageni delle fibre <strong>di</strong> asbesto (3).<br />

MATERIALI E METODI<br />

È stata realizzata un’indagine descrittiva in un’azienda<br />

municipalizzata <strong>di</strong> trasporti della città <strong>di</strong> Taranto, al fine<br />

<strong>di</strong> valutare la reale situazione sanitaria <strong>di</strong> operai addetti<br />

alla manutenzione meccanica or<strong>di</strong>naria e straor<strong>di</strong>naria<br />

<strong>di</strong> autobus urbani.<br />

Dalle visite me<strong>di</strong>che effettuate in corso <strong>di</strong> sorveglianza<br />

sanitaria sono state ricavate informazioni riguardanti<br />

tutto il personale in servizio presso l’officina meccanica<br />

su pregresse attività lavorative, abitu<strong>di</strong>ni voluttuarie<br />

(tabagismo) e riferita sintomatologia a carico dell’apparato<br />

respiratorio.<br />

Sono stati selezionati tutti gli operai, nati nel periodo<br />

compreso fra il 1950 ed il 1965 e con anzianità lavorativa<br />

superiore ai 15 anni; tutti sono stati sottoposti a visita<br />

me<strong>di</strong>ca, consulenza otorinolaringoiatrica, esame funzionale<br />

respiratorio, ra<strong>di</strong>ografia del torace secondo le due<br />

proiezioni standard. Per la valutazione dei ra<strong>di</strong>ogrammi<br />

del torace è stata utilizzata la classificazione ILO/BIT,<br />

che consente in modo semplice e riproducibile la co<strong>di</strong>fica<br />

delle ra<strong>di</strong>ografie, oltre che stu<strong>di</strong> comparativi in <strong>di</strong>verse<br />

categorie <strong>di</strong> esposti al rischio. Ulteriori dati sono stati<br />

desunti dalla <strong>di</strong>agnosi ra<strong>di</strong>ologica circa la coesistenza <strong>di</strong><br />

BCO, lesioni tubercolari, neoplasie.<br />

Dall’esame funzionale respiratorio sono stati rilevati<br />

i dati relativi alla Capacità Vitale Forzata (FVC) ed al<br />

Volume Espiratorio Forzato al 1° secondo (FEV1), insieme<br />

ad eventuali ulteriori patologie evidenziate nella conclusione<br />

<strong>di</strong>agnostica.<br />

RISULTATI<br />

Dei 54 soggetti operanti nel medesimo comparto lavorativo,<br />

sono stati selezionati 39 meccanici, tutti <strong>di</strong> ses-


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 169<br />

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so maschile, <strong>di</strong> età compresa fra i 55 ed i 40 anni; l’età<br />

me<strong>di</strong>a dell’intero campione era <strong>di</strong> 51 aa. (DS: ± 2) e l’anzianità<br />

lavorativa me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 32,5 aa. (DS: ± 4). Per quanto<br />

riguarda l’abitu<strong>di</strong>ne al fumo 17 lavoratori (43,6%) erano<br />

fumatori abituali.<br />

Delle alterazioni riscontrate in sede <strong>di</strong> visita me<strong>di</strong>ca,<br />

le più frequenti sono state le faringolaringiti croniche (7;<br />

18%); non è da sottovalutare il rilievo <strong>di</strong> 4 neoformazioni<br />

<strong>di</strong> probabile origine neoplastica (10,2%), che richiedevano<br />

ulteriori approfon<strong>di</strong>menti <strong>di</strong>agnostici, <strong>di</strong> cui una<br />

a carico della tonsilla palatina sin., una a sede sottoman<strong>di</strong>bolare,<br />

una laringea ed una faringea.<br />

L’esame funzionale respiratorio presentava un lieve<br />

deficit ostruttivo solo in 2 lavoratori (5%); era, invece,<br />

normale nella quasi totalità del campione.<br />

Strie fibrotiche e placche pleuriche bilaterali erano le<br />

anomalie ra<strong>di</strong>ologicamente riscontrate in 13 soggetti<br />

(33,3%); solo un soggetto presentava oltre ad esiti fibrocalcifici<br />

anche una stria <strong>di</strong>sventilatoria trasversale ra<strong>di</strong>opaca<br />

alla base polmonare <strong>di</strong> sinistra.<br />

Le principali caratteristiche del campione sono evidenziate<br />

nella tabella I.<br />

Tabella I. Distribuzione <strong>di</strong> frequenza in valore assoluto e<br />

percentuale delle principali caratteristiche del campione<br />

REPERTI REPERTI<br />

NORMALI % ABNORMI %<br />

N N<br />

SINTOMATOLOGIA ORL<br />

E PNEUMOLOGICA 0 0 39 100<br />

OBIETTIVITÀ TORACICA 32 82 7 18<br />

OBIETTIVITÀ ORL 25 64,1 14 35,9<br />

ESAME SPIROMETRICO 37 94,9 2 5,1<br />

ESAME RX 26 66,7 13 33,3<br />

DISCUSSIONE E CONCLUSIONI<br />

Le alterazioni ra<strong>di</strong>ografiche riscontrate sembrano<br />

confermare la pregressa esposizione professionale ad<br />

amianto. Il mancato riscontro <strong>di</strong> alterazioni neoplastiche,<br />

a fronte <strong>di</strong> 4 casi sospetti, è spiegabile in parte con l’effetto<br />

lavoratore sano, in parte con il tipo <strong>di</strong> materiale usato<br />

per i freni e le frizioni; si tratta, infatti, <strong>di</strong> un composito,<br />

formato esclusivamente da crisotilo (20-70% in peso)<br />

e da una resina.<br />

I risultati del presente stu<strong>di</strong>o appaiono in accordo<br />

con quanto riscontrato da Hubner R. (4) sulla mancata<br />

associazione fra SV40 e mesotelioma pleurico. Sembrano,<br />

inoltre, confermare quanto rilevato da Goodman M.<br />

et al (5), secondo i quali l’attività <strong>di</strong> meccanico riparatore<br />

<strong>di</strong> veicoli a motore non incrementa il rischio <strong>di</strong> sviluppo<br />

<strong>di</strong> mesotelioma e carcinoma polmonare,<br />

In conclusione, i nostri dati non consentono <strong>di</strong> ritenere<br />

che il rischio <strong>di</strong> neoplasie dell’apparato respirato in<br />

questo settore lavorativo sia concretizzabile, nonostante<br />

la precedente esposizione ad amianto e la pregressa contaminazione<br />

da SV40 dei lavoratori esaminati. Tuttavia<br />

ulteriori stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> tipo analitico e <strong>di</strong> maggiore potenza statistica<br />

sono necessari per confermare tale ipotesi.<br />

A circa 12 anni dalla cessazione dell’impiego dell’amianto<br />

in Italia, l’asbesto costituisce ancora un problema<br />

<strong>di</strong> grande attualità e la sorveglianza sanitaria dei lavoratori<br />

rivela tuttora i limiti <strong>di</strong> un’impostazione concettualmente<br />

obsoleta, soprattutto nella gestione degli ex- esposti.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1) Paustenbach DJ, Richter RO, Finley BL, Sheehan PJ. An evaluation<br />

of the historical exposures of mechanics to asbestos in brake<br />

dust. Appl Occup Environ Hyg 2003 Oct; 18(10): 786-804.<br />

2) Weir FW, Tolar G, Meraz LB. Characterization of vehicular brake<br />

service personnel exposure to airborne asbestos and particulate.<br />

Appl Occup Environ Hyg 2001 Dec; 16(12): 1139-46.<br />

3) Brousset P, Sabatier J, Galateau-Salle. F. SV40 infection in human<br />

cancers. Ann Oncol. 2005 Jul; 16(7): 1212-3. Epub 2005 Apr 25.<br />

4) Hubner R, Van Marck E. Reappraisal of the strong association<br />

between simian virus 40 and human malignant mesothelioma of the<br />

pleura (Belgium). Cancer Causes Control 2002 Mar; 13(2): 121-9.<br />

5) Goodman M, Teta MJ, Hessel PA, Garabrant DH, Craven VA,<br />

Scrafford CG, Kelsh MA. Mesothelioma and lung cancer among<br />

motor vehicle mechanics: a meta-analysis. Ann Occup Hyg 2004<br />

Jun; 48(4): 309-26. Epub 2004 May 17.<br />

Richiesta estratti: Dott.ssa Carmelina Di Pierri, Sezione <strong>di</strong><br />

Me<strong>di</strong>cina del Lavoro - DIMIMP - Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

Bari, Policlinico, Piazza G. Cesare 70100 Bari, Italy<br />

tel. 080 5478339, fax 080 5478214, e-mail c.<strong>di</strong>pierri@libero.it<br />

CS-04<br />

LA SORVEGLIANZA SANITARIA DEI LAVORATORI<br />

CON PREGRESSA ESPOSIZIONE AD AMIANTO.<br />

UNA APPLICAZIONE NEL SETTORE<br />

METALLURGICO-METALMECCANICO<br />

G. Rivolta, M. Della Foglia1 , S. Donelli1 , L. Ribol<strong>di</strong><br />

Clinica del Lavoro “Luigi Devoto” - Fondazione IRCCS Ospedale<br />

Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena<br />

1 Dipartimento <strong>di</strong> Prevenzione - Azienda Sanitaria Locale Provincia<br />

<strong>di</strong> Milano 1<br />

RIASSUNTO. Èstato definito un programma <strong>di</strong> sorveglianza<br />

sanitaria per i lavoratori con pregressa esposizione ad amianto <strong>di</strong><br />

una grande azienda del settore metallurgico-metalmeccanico della<br />

Lombar<strong>di</strong>a. Sono state ricostruite le fonti <strong>di</strong> pericolo ed i livelli <strong>di</strong><br />

esposizione attribuibili a ciascuna mansione, definiti i criteri per<br />

l’in<strong>di</strong>viduazione dei lavoratori coinvolti ed elaborato un<br />

programma d’intervento con identificazione dei flussi informativi<br />

e dei supporti organizzativi necessari. Gli obiettivi sono: ascoltare<br />

e sostenere ogni lavoratore che manifesti preoccupazione per la<br />

propria salute; prevenire se possibile l’insorgenza <strong>di</strong> patologie<br />

neoplastiche conseguenti all’esposizione subita; documentare<br />

l’esistenza <strong>di</strong> eventuali danni già presenti per il loro<br />

riconoscimento assicurativo e me<strong>di</strong>co-legale. Le azioni<br />

conseguenti comprendono il counseling, l’in<strong>di</strong>cazione ad adottare<br />

stili <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> lavoro congrui e, a chi ne faccia richiesta, <strong>di</strong> un<br />

programma <strong>di</strong> accertamenti sanitari mirati <strong>di</strong> primo ed<br />

eventualmente secondo livello.<br />

ABSTRACT. To improve the health surveillance program for<br />

workers with a known previous exposure to asbestos in a big<br />

metallurgic-mechanical industry from Lombardy, the sources of<br />

risk and the <strong>di</strong>fferent exposure levels hare been reconstructed based<br />

on specific jobs. The eligibility criteria and a specific work program


170 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

www.gimle.fsm.it<br />

inclu<strong>di</strong>ng information and organization supports hare been<br />

established by a work group composed by health physicians,<br />

workers and industrial hygienists. The major goals of the program<br />

were: to listen and support each worker who perceives worries<br />

about his health status; to prevent, if possible, <strong>di</strong>seases, especially<br />

cancer, resulting from exposure; to document the existing injuries<br />

for legal compensation. The resulting actions consist of<br />

counselling; in<strong>di</strong>cation to follow an adequate life and work style;<br />

in<strong>di</strong>cation, based on specific request of worker, of sanitary checks<br />

of first or eventually second level.<br />

Il D.L. 626/94 prevede l’effettuazione della sorveglianza<br />

sanitaria dei lavoratori esposti ad agenti cancerogeni<br />

anche dopo la cessazione del lavoro. Tale sorveglianza<br />

può essere intesa come controllo sanitario, non<br />

necessariamente clinico, cui il lavoratore si sottopone,<br />

non obbligatoriamente, sulla scorta dell’informazione resa<br />

dal me<strong>di</strong>co competente. Perde quin<strong>di</strong> la valenza <strong>di</strong><br />

prevenzione primaria, ma rimane quella <strong>di</strong> prevenzione<br />

secondaria.<br />

Poiché non esistono ad oggi vali<strong>di</strong> meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> screening<br />

per i tumori professionali da amianto (carcinoma<br />

del polmone e mesotelioma), la sorveglianza degli exesposti<br />

non può che essere finalizzata a ricostruire la storia<br />

<strong>di</strong> esposizione e ad informare la singola persona sui<br />

rischi ad essa legati, nonché sugli stili <strong>di</strong> vita più opportuni<br />

da adottare e sulle possibilità <strong>di</strong>agnostiche, terapeutiche<br />

e me<strong>di</strong>co-legali per le eventuali patologie correlate.<br />

Sul piano operativo si può ipotizzare che i Servizi territoriali<br />

<strong>di</strong> prevenzione nei luoghi <strong>di</strong> lavoro promuovano<br />

interventi basati su due percorsi: iniziale e <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento.<br />

Il primo può consistere in una campagna informativa<br />

per i lavoratori esposti sui rischi per la salute legati a tale<br />

esposizione e sulle misure preventive <strong>di</strong>sponibili (sospensione<br />

dell’abitu<strong>di</strong>ne al fumo e della esposizione a<br />

polveri ed irritanti respiratori), a cui può seguire la raccolta<br />

della storia lavorativa, l’esame della storia clinica,<br />

la visita me<strong>di</strong>ca e l’eventuale decisione <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>menti<br />

<strong>di</strong>agnostici.<br />

Il percorso <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento per la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong><br />

malattie da amianto consiste nel ricorso a strutture<br />

specialistiche in<strong>di</strong>viduate dalle ASL per l’effettuazione<br />

<strong>di</strong> ra<strong>di</strong>ografia del torace da refertare secondo la<br />

classificazione ILO, <strong>di</strong> PFR con DLCo, <strong>di</strong> eventuale<br />

TAC spirale e Fibrobroncoscopia con lavaggio broncoalveolare.<br />

È opportuno aver presenti i vantaggi e gli svantaggi<br />

<strong>di</strong> tale pratica, anche in considerazione dell’impatto economico<br />

e psicosociale.<br />

I vantaggi possono essere:<br />

– clinici: controllo dello stato <strong>di</strong> salute<br />

– etico-sociali: informazione capillare e contatto in<strong>di</strong>viduale<br />

– <strong>di</strong> sanità pubblica: riduzione <strong>di</strong> rischi aggiuntivi<br />

– epidemiologici: miglior conoscenza del rapporto causa/effetto<br />

– me<strong>di</strong>co-legali: riconoscimento <strong>di</strong> eventuali malattie<br />

professionali<br />

Di contro gli svantaggi sono rappresentati da:<br />

– impegno economico rilevante senza certezze sui benefici<br />

indotti<br />

– rischio <strong>di</strong> eccessiva me<strong>di</strong>calizzazione<br />

– possibilità <strong>di</strong> indurre inappropriate aspettative <strong>di</strong> cura<br />

e risarcimento<br />

– possibilità <strong>di</strong> causare eccessive preoccupazioni sullo<br />

stato <strong>di</strong> salute <strong>di</strong> singoli o <strong>di</strong> comunità<br />

– mancato abbandono <strong>di</strong> comportamenti a rischio (fumo)<br />

per il solo fatto <strong>di</strong> essere inseriti in un programma<br />

<strong>di</strong> sorveglianza sanitaria.<br />

L’ESPOSIZIONE AD AMIANTO IN UNA GRANDE AZIENDA DEL<br />

SETTORE METALLURGICO-METALMECCANICO.<br />

L’azienda opera dagli inizi del ‘900 nell’hinterland<br />

milanese ed occupa attualmente circa 800 lavoratori, ma<br />

nel corso della sua attività ha raggiunto anche i 5.000 addetti<br />

contemporaneamente.<br />

L’attività produttiva tipica non ha mai implicato l’utilizzo<br />

<strong>di</strong> amianto come materia prima.<br />

Era invece previsto l’uso <strong>di</strong> manufatti in amianto o<br />

contenenti amianto per: isolamento termico <strong>di</strong> pezzi da<br />

lavorare a caldo; coibentazione <strong>di</strong> parti <strong>di</strong> impianti e<br />

macchinari; stampaggio <strong>di</strong> guarnizioni e loro installazione<br />

sui macchinari prodotti; protezione dei lavoratori<br />

nel corso <strong>di</strong> particolari lavorazioni a caldo. Questi manufatti<br />

sono stati introdotti, contestualmente alle lavorazioni<br />

su pezzi <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni, dalla metà degli anni<br />

‘50 ed hanno avuto grande <strong>di</strong>ffusione negli anni dal<br />

1960 al 1980; sono stati eliminati e sostituiti a partire<br />

dal 1981.<br />

Per la definizione dell’esposizione correlata alle <strong>di</strong>fferenti<br />

mansioni si è fatto riferimento al documento<br />

“Organizzazione della produzione e fattori <strong>di</strong> rischio<br />

per la salute dei lavoratori <strong>di</strong> un’industria metallurgico-meccanica<br />

<strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni” redatto nel 1981<br />

dal Servizio <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Ambiente <strong>di</strong> Lavoro dell’ASL<br />

competente.<br />

L’azienda produceva turbine, generatori <strong>di</strong> vapore,<br />

pompe idrauliche, compressori centrifughi, scambiatori<br />

<strong>di</strong> calore. I reparti produttivi comprendevano: fonderia<br />

acciaio, fonderia ghisa, carpenteria-tubisteria, saldatura e<br />

riparazione, montaggi, servizi, officine.<br />

Sono state identificate tre modalità generali secondo<br />

cui si è potuta realizzare l’esposizione ad amianto dei<br />

singoli addetti:<br />

• esposizione <strong>di</strong>retta nel caso in cui il lavoratore utilizzava<br />

o manipolava personalmente manufatti o materiali<br />

contenenti amianto<br />

• esposizione in<strong>di</strong>retta (o per contiguità ambientale)<br />

nel caso in cui il lavoratore non doveva utilizzare<br />

personalmente manufatti o materiali contenenti<br />

amianto ma operava in ambienti in cui l’amianto era<br />

utilizzato da altri colleghi per le loro specifiche<br />

mansioni<br />

• esposizione generica nel caso in cui il lavoratore<br />

operava in ambienti in cui non era prevista in nessun


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 171<br />

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modo l’utilizzazione <strong>di</strong> amianto ma vi era presenza <strong>di</strong><br />

coibentazioni o rivestimenti <strong>di</strong> impianti o strutture<br />

con materiali contenenti amianto.<br />

Il verificarsi <strong>di</strong> almeno una <strong>di</strong> queste tre con<strong>di</strong>zioni fa<br />

definire il lavoratore come “esposto” secondo la sua con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> maggiore rischio, mentre l’assenza <strong>di</strong> tutte le tre<br />

con<strong>di</strong>zioni fa definire il lavoratore come “non esposto”.<br />

Per quanto riguarda le modalità <strong>di</strong> utilizzo dei materiali<br />

contenenti amianto è stato possibile stabilire che:<br />

1. cuscini e materassini in amianto venivano utilizzati<br />

nelle operazioni <strong>di</strong> scriccatura e saldatura a caldo e <strong>di</strong><br />

trattamento termico, in particolare ricottura<br />

2. bende e fasce in tessuto <strong>di</strong> amianto venivano utilizzati<br />

per completare il rivestimento isolante dei pezzi da<br />

trattare con ricottura ad induzione<br />

3. cavi in rame rivestiti esternamente con calze in tessuto<br />

<strong>di</strong> amianto erano utilizzati nella lavorazione <strong>di</strong> ricottura<br />

ad induzione<br />

4. materiali quali corde, nastri, cartoni e cementi/impasti<br />

in amianto venivano utilizzati in fonderia<br />

5. cartoni e coibenti in massa contenenti amianto venivano<br />

utilizzati nei reparti <strong>di</strong> carpenteria e tubisteria<br />

come coibenti nelle fasi <strong>di</strong> montaggio<br />

6. materiali coibenti contenenti amianto venivano utilizzati<br />

nelle operazioni <strong>di</strong> collaudo degli impianti nei<br />

reparti <strong>di</strong> montaggio in sede e nelle fasi <strong>di</strong> montaggio,<br />

collaudo, riparazione e manutenzione degli impianti<br />

presso i cantieri<br />

7. guarnizioni in amianto venivano stampate nel e messe<br />

in opera nei reparti <strong>di</strong> montaggio;<br />

8. indumenti protettivi in amianto venivano largamente<br />

utilizzati nel corso delle operazioni a caldo (fonderie,<br />

trattamenti termici, saldature, forgiatura, smerigliatura<br />

palette).<br />

È stato quin<strong>di</strong> possibile attribuire a ciascuna mansione<br />

(comprese quelle esterne presso cantieri) una delle tre<br />

modalità <strong>di</strong> esposizione sopra descritte.<br />

Sono state quin<strong>di</strong> definite per ciascuna mansione la<br />

durata e l’intensità della esposizione secondo un criterio<br />

qualitativo basato sulla ricostruzione anamnestica effettuata<br />

con la collaborazione <strong>di</strong> rappresentanti dei lavoratori<br />

che avevano operato, ed erano quin<strong>di</strong> presenti nello<br />

stabilimento, nel periodo considerato.<br />

Alle classi in cui è stato sud<strong>di</strong>viso ciascuno dei parametri<br />

considerati (modalità, durata ed intensità dell’esposizione)<br />

sono stati attribuiti <strong>di</strong>fferenti “pesi”, sulla base<br />

dei quali è stato calcolato un in<strong>di</strong>ce numerico <strong>di</strong> esposizione<br />

che ha permesso <strong>di</strong> attribuire a ciascuna mansione<br />

una categoria sintetica <strong>di</strong> esposizione (alta o bassa)<br />

sulla base della quale orientare le decisioni per la sorveglianza<br />

sanitaria.<br />

PROTOCOLLO OPERATIVO<br />

Nell’arco degli ultimi 15 anni tra gli ex <strong>di</strong>pendenti<br />

dell’azienda sono state <strong>di</strong>agnosticate alcune decine <strong>di</strong> casi<br />

<strong>di</strong> patologie causate da asbesto: placche pleuriche,<br />

asbestosi e mesoteliomi.<br />

Nel 1999 il Servizio Sanitario Aziendale ha avviato<br />

un programma <strong>di</strong> sorveglianza specifico per gli ex-esposti<br />

ancora <strong>di</strong>pendenti, che prevede l’esecuzione <strong>di</strong> visita<br />

me<strong>di</strong>ca, ra<strong>di</strong>ografia del torace ed esame spirometrico, lasciando<br />

ad accertamenti <strong>di</strong> secondo livello l’esecuzione<br />

<strong>di</strong> TAC torace ad alta definizione e lavaggio broncoalveolare.<br />

Alla luce <strong>di</strong> quanto esposto circa obblighi, utilità,<br />

vantaggi e svantaggi della sorveglianza sanitaria <strong>di</strong> lavoratori<br />

ex-esposti professionalmente ad amianto; considerata<br />

la reale situazione <strong>di</strong> esposizione verificatasi presso<br />

l’azienda; tenuto conto del riscontro <strong>di</strong> alcuni casi <strong>di</strong> patologie<br />

da asbesto tra gli ex-<strong>di</strong>pendenti e del programma<br />

già avviato in azienda per gli ex-esposti ancora <strong>di</strong>pendenti<br />

è sembrato ragionevole proporre la seguente metodologia<br />

<strong>di</strong> comportamento.<br />

Obiettivi primari:<br />

• ascoltare e sostenere ogni lavoratore che a seguito dell’attività<br />

svolta presso l’azienda manifesti preoccupazione<br />

per le proprie con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute attuali e future<br />

in relazione alla possibile esposizione ad amianto<br />

subita durante l’attività lavorativa, e chieda quin<strong>di</strong><br />

informazioni, chiarimenti e valutazioni d’or<strong>di</strong>ne sanitario<br />

al riguardo, accompagnandolo in un percorso <strong>di</strong><br />

conoscenza e, se necessari, <strong>di</strong> accertamenti mirati<br />

• prevenire, se possibile, l’insorgenza <strong>di</strong> patologie neoplastiche<br />

conseguenti alla esposizione<br />

• documentare l’esistenza <strong>di</strong> eventuali danni già presenti<br />

e conseguenti alla esposizione subita per il loro<br />

riconoscimento assicurativo e me<strong>di</strong>co-legale<br />

Azioni conseguenti<br />

• counseling offerto a tutti gli ex-<strong>di</strong>pendenti, in un rapporto<br />

personale me<strong>di</strong>co-lavoratore, teso a spiegare e<br />

chiarire tutte le problematiche connesse:<br />

– alle patologie causate dall’amianto<br />

– al rischio effettivo che si possano manifestare nel<br />

singolo caso in esame in rapporto alla storia lavorativa<br />

personale e quin<strong>di</strong> alla reale esposizione<br />

subita<br />

– alla utilità/necessità o meno <strong>di</strong> sottoporsi ad accertamenti<br />

sanitari mirati ed al loro reale significato<br />

<strong>di</strong>agnostico e prognostico<br />

– alla utilità/necessità <strong>di</strong> una loro eventuale ripetizione<br />

nel tempo<br />

• in<strong>di</strong>cazione ad adottare stili <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> lavoro (eventuale<br />

abolizione del fumo, astensione da altre esposizioni<br />

a rischio) finalizzati a non creare possibili con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> rischio aggiuntivo, soprattutto per l’insorgenza<br />

<strong>di</strong> patologie neoplastiche<br />

• in<strong>di</strong>cazione, a chi ne faccia specifica richiesta, <strong>di</strong> un<br />

programma <strong>di</strong> accertamenti sanitari mirati <strong>di</strong> primo<br />

ed eventualmente <strong>di</strong> secondo livello, da effettuarsi<br />

solo su base volontaria presso strutture <strong>di</strong> riconosciuta<br />

competenza ed esperienza nella valutazione <strong>di</strong><br />

queste patologie<br />

Il percorso in<strong>di</strong>cato è sintetizzato nella tabella I.


172 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

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SESSIONE:<br />

LE IDONEITÀ COMPLESSE<br />

CS-05<br />

IDONEITÀ LAVORATIVA NEL LAVORATORE AFFETTO<br />

DA SINDROME FIBROMIALGICA<br />

A. Lorusso, S. Bruno, N. L’Abbate<br />

Sezione <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina del Lavoro “B. Ramazzini” - DIMIMP -<br />

Università <strong>di</strong> Bari<br />

RIASSUNTO. La fibromialgia è una sindrome caratterizzata da<br />

dolore muscolo-scheletrico <strong>di</strong>ffuso a cui si accompagnano altre<br />

manifestazioni cliniche quali rigi<strong>di</strong>tà, astenia, facile affaticabilità,<br />

<strong>di</strong>sturbi del sonno, ansia e depressione. Tale sindrome è spesso<br />

causa <strong>di</strong> notevole <strong>di</strong>sabilità in chi ne è affetto, inficiandone la<br />

capacità <strong>di</strong> svolgere sia le attività della vita quoti<strong>di</strong>ana che quelle<br />

lavorative e riducendone quin<strong>di</strong> la possibilità <strong>di</strong> impiego. Viene<br />

<strong>di</strong>scussa l’idoneità lavorativa del lavoratore fibromialgico nel caso<br />

<strong>di</strong> esposizione a rischio biomeccanico, vibrazioni, fattori<br />

microclimatici e lavoro a turni.<br />

Parole chiave: sindrome fibromialgica, giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> idoneità.<br />

Tabella I<br />

Richiesta estratti: Giuseppe Rivolta - Clinica del Lavoro - Via San Barnaba 8 - 20122 Milano, Italy<br />

ABSTRACT. Fibromyalgia is a syndrome characterized by<br />

widespread musculoskeletal chronic pain and by other clinical<br />

manifestations such as stiffness, fatigue, sleep <strong>di</strong>sturbances, anxiety<br />

and depression. The <strong>di</strong>sorder has a considerable impact on the<br />

ability to perform work and daily living activities, often reducing<br />

workforce participation. Fitness to work, in relation to<br />

biomechanically taxing tasks execution, vibration exposure,<br />

environmental microclimatic con<strong>di</strong>tions and night shift, is<br />

<strong>di</strong>scussed.<br />

Key words: fibromyalgia syndrome, fitness to work.<br />

La sindrome fibromialgica è un quadro patologico<br />

cronico caratterizzato da algie muscolo-scheletriche <strong>di</strong>ffuse<br />

e dalla presenza <strong>di</strong> punti algogeni, definiti “tender<br />

points”, situati in corrispondenza <strong>di</strong> specifiche se<strong>di</strong> muscolari<br />

e ten<strong>di</strong>nee. Secondo i criteri <strong>di</strong>agnostici fissati nel<br />

1990 dall’American College of Rheumatology, si può<br />

porre <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> fibromialgia in presenza <strong>di</strong> dolore muscolo-scheletrico<br />

<strong>di</strong>ffuso che persiste da almeno 3 mesi e<br />

<strong>di</strong> positività <strong>di</strong> almeno 11 dei 18 tender points (1). Al dolore,<br />

che è la caratteristica clinica principale, si accompagnano<br />

sintomi classici quali rigi<strong>di</strong>tà, astenia, facile affaticabilità,<br />

<strong>di</strong>sturbi del sonno, ansia e depressione (1).<br />

La prevalenza della fibromialgia nella popolazione<br />

generale è <strong>di</strong> circa il 2% e colpisce in maggior misura le<br />

donne rispetto agli uomini (2).


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 173<br />

www.gimle.fsm.it<br />

L’eziopatogenesi della sindrome non è ancora del tutto<br />

chiara. Si ritiene che possa insorgere in soggetti geneticamente<br />

pre<strong>di</strong>sposti in seguito all’azione <strong>di</strong> eventi scatenanti<br />

quali infezioni, stress psichici o traumi fisici (tra<br />

cui anche infortuni sul lavoro) (3-5). Molte ipotesi patogenetiche<br />

sono state proposte, ma non vi è accordo univoco.<br />

Ad oggi il meccanismo fondamentale sembra essere<br />

quello della sensibilizzazione centrale al dolore, che<br />

coinvolge le strutture deputate alla modulazione e alla<br />

elaborazione delle afferenze nocicettive. Tale alterazione<br />

si instaura in seguito alla persistenza dello stimolo nocicettivo<br />

periferico che origina da foci algogeni muscolari.<br />

Ne risulta una mo<strong>di</strong>ficazione a lungo termine dei meccanismi<br />

<strong>di</strong> elaborazione delle afferenze nocicettive responsabile<br />

<strong>di</strong> una sensibilità sempre crescente al dolore nei<br />

soggetti fibromialgici (3, 4).<br />

La fibromialgia incide notevolmente sulla capacità<br />

del soggetto <strong>di</strong> svolgere le attività lavorative e della vita<br />

quoti<strong>di</strong>ana (6, 7). I lavoratori che ne sono affetti riportano<br />

una importante <strong>di</strong>sabilità lavorativa, sia in termini <strong>di</strong><br />

giorni <strong>di</strong> assenza dal lavoro sia in termini <strong>di</strong> limitazione<br />

nello svolgimento dei compiti lavorativi quoti<strong>di</strong>ani (8,9),<br />

che porta in molti casi al precoce abbandono dell’attività<br />

lavorativa (10). Il grado <strong>di</strong> inabilità lavorativa può essere<br />

valutato me<strong>di</strong>ante il Fibromyalgia Impact Questionnaire<br />

(FIQ), un questionario specifico per la patologia,<br />

standar<strong>di</strong>zzato a livello internazionale ed ampiamente<br />

validato (11). Come suggerito da Colombo et al (9), tale<br />

strumento fornisce in<strong>di</strong>cazioni generiche sulla inabilità<br />

lavorativa, non consentendo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare i fattori lavorativi<br />

specifici responsabili dell’inabilità. È pertanto in<br />

corso <strong>di</strong> elaborazione una scala <strong>di</strong> valutazione che permetta<br />

al me<strong>di</strong>co del lavoro <strong>di</strong> misurare il grado <strong>di</strong> inabilità<br />

del lavoratore in relazione alla specifica attività lavorativa<br />

svolta.<br />

L’approccio del me<strong>di</strong>co del lavoro nei confronti <strong>di</strong> un<br />

lavoratore affetto da sindrome fibromialgica dovrebbe<br />

essere quello <strong>di</strong> interpretare le manifestazioni cliniche<br />

della malattia e controllare l’esposizione a quei fattori <strong>di</strong><br />

rischio lavorativi che, pur non essendo causa dell’insorgenza<br />

della patologia, possono indurre un aggravamento<br />

del quadro clinico.<br />

Il dolore cronico, l’astenia e l’intolleranza allo sforzo<br />

comportano <strong>di</strong>fficoltà nello svolgimento <strong>di</strong> compiti che<br />

richiedono l’impegno <strong>di</strong> forza fisica, contrazioni muscolari<br />

statiche o eccentriche ed attività ripetitive (7, 12-14).<br />

Per questo motivo compiti lavorativi particolarmente impegnativi<br />

dal punto <strong>di</strong> vista biomeccanico, comportanti<br />

la movimentazione manuale dei carichi, i movimenti e<br />

sforzi ripetuti degli arti superiori o il mantenimento <strong>di</strong><br />

posture fisse e protratte, potrebbero rappresentare dei fattori<br />

in grado <strong>di</strong> esacerbare la sintomatologia dolorosa.<br />

Per analoghi motivi andrebbe limitato l’utilizzo <strong>di</strong> strumenti<br />

vibranti, oscillanti o rotanti, anche in ragione del<br />

fatto che i soggetti fibromialgici presentano alterazioni<br />

della microcircolazione periferica dovute all’iperattività<br />

simpatica (15).<br />

Quando possibili, aggiustamenti ergonomici della postazione<br />

<strong>di</strong> lavoro atti a ridurre la ripetitività dei movimenti<br />

possono consentire un miglioramento dei sintomi.<br />

Importante anche la valutazione dei fattori microclimatici<br />

dell’ambiente lavorativo. L’esposizione a basse<br />

temperature, ventilazione ed elevati valori <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà<br />

ambientale andrebbe evitata, essendo tali fattori in grado<br />

<strong>di</strong> aggravare l’affezione (16).<br />

Per quanto riguarda i fattori <strong>di</strong> rischio trasversali, legati<br />

all’organizzazione del lavoro, sarebbe controin<strong>di</strong>cato<br />

lo svolgimento del turno notturno, in quanto i <strong>di</strong>sturbi del<br />

sonno fanno costantemente parte del quadro clinico (17).<br />

In conclusione il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> idoneità, in un soggetto<br />

ipersuscettibile quale il fibromialgico, andrebbe mirato<br />

al contenimento dell’esposizione ad una serie <strong>di</strong> agenti <strong>di</strong><br />

origine professionale che, pur non comportando un danno<br />

<strong>di</strong>retto, possono con<strong>di</strong>zionare il quadro clinico della<br />

patologia.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1) Wolfe F, Smythe HA, Yunus MB, et al. The American College of<br />

Rheumatology 1990 Criteria for the Classification of Fibromyalgia.<br />

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16) Henriksson CM. Living with continuous muscular pain-patient<br />

perspectives. Part I: Encounters and consequences. Scand J Caring<br />

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17) Zurowski M, Shapiro C. Stress, fibromyalgia, and sleep. J Psychosom<br />

Res 2004; 57: 415-416.<br />

Richiesta estratti: Prof. Nicola L’Abbate, Sezione <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina del<br />

Lavoro - DIMIMP - Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Bari, Policlinico,<br />

Piazza G. Cesare 70100 Bari, Italy - Tel. 080 5478339,<br />

fax 080 5478214, n.labbate@ra<strong>di</strong>oprotezione.uniba.it


174 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

www.gimle.fsm.it<br />

CS-06<br />

IDENTIFICAZIONE E CONTROLLO DEI LAVORATORI<br />

RISCHIOSI PER GLI ALTRI NELLE ATTIVITÀ SANITARIE<br />

N. Magnavita1 , G. De Lorenzo2 , A. Fileni3 ,<br />

G. Magnavita4 , F. Mammi5 , E. Marchi6 , D. Mazzullo7 ,<br />

F. Monami6 , S. Monami6 , V. Puro8 , G. Ricciar<strong>di</strong>9 ,<br />

A. Sacco10 , S. Squarcione8 , e il gruppo La.R.A.<br />

1 Istituto <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina del Lavoro, Università Cattolica del Sacro<br />

Cuore, Largo Gemelli 8, 00168 Roma, nmagnavita@rm.unicatt.it;<br />

nicolamagnavita@tiscali.it;<br />

2 Servizio Sanitario dell’Arma dei Carabinieri, Roma<br />

3 INRCA, Roma<br />

4 Giurista<br />

5 Me<strong>di</strong>co del Lavoro<br />

6 Policlinico Italia, Roma<br />

7 Psichiatra<br />

8 INMI L. Spallanzani, Roma<br />

9 Istituto <strong>di</strong> Igiene, UCSC, Roma; (10) SPRESAL, ASL FR, Frosinone<br />

RIASSUNTO. INTRODUZIONE: Il lavoratore della sanità affetto da<br />

malattie infettive o turbe della capacità <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio può essere<br />

rischioso per gli altri.<br />

METODO: È stata condotta una revisione della letteratura.<br />

Risultati:<br />

La letteratura affronta soprattutto il tema dei lavoratori della<br />

sanità con malattie infettive, e quello del me<strong>di</strong>co con<br />

compromissione della capacità professionale.<br />

DISCUSSIONE E CONCLUSIONI: Sono in<strong>di</strong>cate le strategie per<br />

l’identificazione e la gestione del lavoratore rischioso per gli altri<br />

da parte del me<strong>di</strong>co competente.<br />

ABSTRACT. BACKGROUND: Working in health care increases the<br />

probability that an impaired worker be hazardous for third persons.<br />

METHODS: A literature review concerning identification, intervention,<br />

and treatment of hazardous health care workers is here reported.<br />

RESULTS: Published reports of health care worker-to-patient<br />

transmission of bloodborne infections, and papers concerning the<br />

so-called “impaired physician”, have been reviewed.<br />

DISCUSSION: Accor<strong>di</strong>ng to European <strong>di</strong>rectives on workers’ health<br />

and safety, the occupational health physician charged of me<strong>di</strong>cal<br />

surveillance of hospital workers is often mandated to manage<br />

impaired professionals.<br />

CONCLUSIONS: Strategies for early identification, treatment and<br />

rehabilitation of impaired physicians are reviewed and suggestions<br />

for preventive action are given.<br />

INTRODUZIONE<br />

I lavoratori “rischiosi per gli altri” sono coloro che,<br />

a causa del proprio stato <strong>di</strong> salute, nel corso <strong>di</strong> talune<br />

attività lavorative determinano un rischio apprezzabile<br />

per la salute o sicurezza <strong>di</strong> terzi (colleghi <strong>di</strong> lavoro o<br />

pubblico) o compromettono il ren<strong>di</strong>mento dell’unità<br />

produttiva (11). I lavoratori della sanità, per la specificità<br />

del proprio compito, possono trovarsi frequentemente<br />

nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> determinare un rischio per la<br />

salute dei pazienti, con ciò contravvenendo al principio<br />

fondamentale della propria missione (“primum non nocere”).<br />

L’identificazione e la gestione dei lavoratori<br />

con problemi <strong>di</strong> salute è un compito prioritario dei servizi<br />

<strong>di</strong> sanità.<br />

MATERIALE E METODI<br />

È stata condotta una revisione della letteratura scientifica.<br />

RISULTATI<br />

Benché i problemi correlati ai “lavoratori rischiosi”<br />

della sanità siano spesso al centro delle preoccupazioni<br />

dell’opinione pubblica, la letteratura è povera <strong>di</strong> contributi<br />

in merito, se si eccettuano due specifici aspetti: il chirurgo<br />

portatore <strong>di</strong> infezioni trasmissibili con il sangue, ed<br />

il me<strong>di</strong>co con compromissione della capacità <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio.<br />

È noto che i lavoratori della sanità sono a rischio <strong>di</strong><br />

contrarre infezioni virali a trasmissione ematogena (epatite<br />

B, C, HIV) per esposizione professionale a sangue e<br />

liqui<strong>di</strong> organici <strong>di</strong> pazienti infetti. Una volta contratta la<br />

malattia, i lavoratori della sanità possono <strong>di</strong>ventare essi<br />

stessi fonte <strong>di</strong> infezione, e conseguentemente porre a rischio<br />

la salute dei pazienti.<br />

Per prevenire tale rischio sono state emanate lineeguida<br />

negli Stati Uniti e nei principali paesi europei,<br />

compresa l’Italia (1, 2, 5, 6, 8, 9, 12, 15, 16). Le modalità<br />

pratiche <strong>di</strong> gestione del problema, tuttavia, sono tuttora<br />

oggetto <strong>di</strong> controversie.<br />

Il problema del me<strong>di</strong>co con compromissione, transitoria<br />

o permanente, della capacità <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio, è stato posto<br />

nei paesi della cosiddetta “anglosfera” già negli anni<br />

‘70. In tali paesi sono oggi <strong>di</strong>sponibili specifici programmi<br />

<strong>di</strong> assistenza sanitaria per gli operatori sanitari (3, 4,<br />

7, 13, 14, 17, 18). Tra i paesi europei solo la Spagna ha<br />

recentemente messo in atto con successo un programma<br />

<strong>di</strong> recupero per lavoratori della sanità con patologie neuropsichiatriche<br />

o <strong>di</strong>pendenze. In altri paesi europei, viceversa,<br />

tali servizi sono inesistenti, per cui l’onere <strong>di</strong> tradurre<br />

in pratica le in<strong>di</strong>cazioni delle linee-guida e dei co<strong>di</strong>ci<br />

etici grava sulle aziende sanitarie e sui loro me<strong>di</strong>ci<br />

competenti.<br />

DISCUSSIONE<br />

La politica sanitaria riferita al tema del lavoratore<br />

della sanità rischioso per gli altri dovrebbe far parte del<br />

documento <strong>di</strong> valutazione dei rischi dell’unità operativa.<br />

Le procedure specialistiche messe in atto dal me<strong>di</strong>co<br />

competente dovranno essere perio<strong>di</strong>camente sottoposte a<br />

verifica <strong>di</strong> qualità, secondo il metodo A.S.I.A. (10).<br />

CONCLUSIONI<br />

Le procedure per l’identificazione del lavoratore rischioso<br />

per gli altri dovrebbero essere definite dal me<strong>di</strong>co<br />

competente sulla base della politica dell’azienda sanitaria,<br />

così come riportate dal documento <strong>di</strong> valutazione<br />

dei rischi. Esse devono essere ovviamente rispettose delle<br />

leggi dello stato, in particolare <strong>di</strong> quelle che riguardano<br />

la riservatezza dei dati personali.<br />

Per quanto riguarda il rischio <strong>di</strong> trasmissione ai pazienti<br />

<strong>di</strong> infezioni ematogene, considerato il fatto che tali<br />

malattie decorrono sovente a lungo in modo clinicamente<br />

inapparente, sembrano esserci poche alternative allo<br />

screening obbligatorio dei lavoratori. Sarà da decidere:<br />

(1) se tale screening debba essere limitato ad uno o a più<br />

agenti patogeni, secondo un gra<strong>di</strong>ente <strong>di</strong> frequenza dell’infezione<br />

negli operatori sanitari (maggiore per l’epatite<br />

B, interme<strong>di</strong>a per l’epatite C, bassa per l’HIV), ovvero<br />

<strong>di</strong> trasmissibilità dell’agente patogeno (la scala è analoga<br />

al caso precedente, B>C>HIV), ovvero per la gravità del-


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 175<br />

www.gimle.fsm.it<br />

le conseguenze (la scala è opposta: HIV>C>B); (2) se<br />

debba essere effettuato solo su coloro che abbiano subito<br />

un incidente a rischio biologico, oppure in tutti i casi, in<br />

visita <strong>di</strong> assunzione o nelle visite perio<strong>di</strong>che; (3) con quale<br />

frequenza debba essere ripetuto.<br />

L’identificazione del lavoratore “impaired” da parte<br />

del me<strong>di</strong>co competente può avvenire con vari meccanismi.<br />

Alcune volte può essere un collega <strong>di</strong> lavoro o un altro<br />

membro dello staff ospedaliero a segnalare la probabile<br />

compromissione. Più raramente il dato può emergere<br />

dalle segnalazioni <strong>di</strong> pazienti, o da una revisione degli<br />

“output” clinici del servizio. Ma nella maggior parte dei<br />

casi è lo stesso me<strong>di</strong>co competente a sospettare la presenza<br />

<strong>di</strong> malattie che possono compromettere la capacità<br />

<strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio. È stato segnalato, infatti, che spesso comportamenti<br />

tipici della <strong>di</strong>pendenza sono ignorati dai colleghi<br />

<strong>di</strong> lavoro, almeno fino a quando la patologia è talmente<br />

evidente da impe<strong>di</strong>re del tutto l’attività lavorativa.<br />

L’identificazione <strong>di</strong> un soggetto <strong>di</strong>pendente da alcol o da<br />

farmaci si basa innanzi tutto sulla indagine anamnestica,<br />

che può consentire <strong>di</strong> rilevare familiarità per <strong>di</strong>pendenze<br />

o altre con<strong>di</strong>zioni sociali <strong>di</strong> rischio. Fattori <strong>di</strong> rischio professionali<br />

sono la facilità <strong>di</strong> accesso a farmaci come gli<br />

oppiacei (particolarmente negli anestesisti) e l’eccessivo<br />

stress da lavoro. I fattori <strong>di</strong> stress extra-professionale<br />

hanno comunque un ruolo predominante. Possono far sospettare<br />

uno stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza comportamenti come: la<br />

scarsa cura del vestiario, atteggiamenti irresponsabili (ritar<strong>di</strong><br />

eccessivi, appuntamenti <strong>di</strong>menticati ecc.), la promiscuità<br />

sessuale. Il lavoratore sovente manifesta crisi <strong>di</strong><br />

ansia, cambi improvvisi del peso corporeo o sintomi me<strong>di</strong>ci<br />

che non trovano una evidente <strong>di</strong>agnosi, come fatica,<br />

insonnia, <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong>gestivi, eruzioni cutanee, depressione,<br />

sonnolenza ecc. Spesso possono verificarsi incidenti<br />

stradali. A volte può essere il lavoratore stesso a riferire<br />

il ricorso a farmaci, con finalità <strong>di</strong> auto-me<strong>di</strong>cazione. In<br />

altri casi il suo comportamento denuncia chiaramente<br />

l’eccessivo uso <strong>di</strong> alcolici (per l’odore alcolico dell’alito<br />

o degli abiti, l’andatura atassica ecc.) o <strong>di</strong> psicofarmaci.<br />

Infine, può essere lo stesso lavoratore a richiedere l’aiuto<br />

del me<strong>di</strong>co competente, chiedendo <strong>di</strong> essere esentato<br />

da turni particolarmente faticosi o impegnativi (guar<strong>di</strong>e<br />

notturne, guar<strong>di</strong>e inter<strong>di</strong>visionali e <strong>di</strong> pronto soccorso<br />

ecc.) in considerazione delle proprie con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute.<br />

In questi casi il me<strong>di</strong>co competente non può limitarsi<br />

solo ad esau<strong>di</strong>re (o a negare) la richiesta, ma deve approfon<strong>di</strong>re<br />

le cause del <strong>di</strong>sagio ed in<strong>di</strong>care le possibilità<br />

<strong>di</strong> trattamento. Nei casi <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza, così come nelle<br />

malattie neurologiche e psichiatriche che alterano la capacità<br />

<strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio, è bene che il me<strong>di</strong>co competente non<br />

eserciti la funzione <strong>di</strong> me<strong>di</strong>co curante del lavoratore malato.<br />

Egli deve piuttosto esercitare una funzione <strong>di</strong> controllo,<br />

che è incompatibile con l’esercizio <strong>di</strong> attività <strong>di</strong>agnostico-terapeutiche.<br />

Il me<strong>di</strong>co competente monitorerà<br />

l’evoluzione del quadro clinico e l’adesione del lavoratore<br />

al programma sanitario proposto dai curanti, anche<br />

tramite il più ampio scambio <strong>di</strong> informazioni con questi<br />

ultimi. Nei casi in cui avesse il sospetto che il lavoratore<br />

presenti una permanente incapacità a svolgere il compito<br />

professionale, il me<strong>di</strong>co competente deve attivare i<br />

servizi me<strong>di</strong>co-legali territoriali, istituzionalmente preposti<br />

alla valutazione della capacità lavorativa. Solo in<br />

casi estremi, la violazione degli obblighi professionali<br />

potrà motivare la segnalazione all’Or<strong>di</strong>ne Professionale.<br />

Il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> idoneità sarà fondato, in stretta specificità<br />

caso per caso, sulla valutazione del rischio insito nelle<br />

procedure operative da effettuare, in relazione alle con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> salute dell’operatore sanitario.<br />

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18) Wilhelm KA, Reid AM. Critical decision point in the management<br />

of impaired doctors: the New South Wales Me<strong>di</strong>cal Board program.<br />

MJA 2004; 181: 372-375<br />

Richiesta estratti: N. Magnavita - Istituto <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina del<br />

Lavoro, Università Cattolica del Sacro Cuore, Largo<br />

Gemelli 8, 00168 Roma, Italy - nmagnavita@rm.unicatt.it;<br />

nicolamagnavita@tiscali.it


176 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

www.gimle.fsm.it<br />

CS-07<br />

UTILITÀ DELLA TC-SPIRALE NELLA PREVENZIONE<br />

DEL BAROTRAUMA POLMONARE: PRESENTAZIONE<br />

DI UN “CASE REPORT” IN UN’OPERATRICE<br />

IPERBARICA<br />

S. Simonazzi1 , F. Fraioli2 , F. Cardoni1 , R. Passariello2 1 Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Legale, Me<strong>di</strong>cina del Lavoro - 1a Facoltà <strong>di</strong><br />

Me<strong>di</strong>cina e Chirurgia, Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

2 Dipartimento <strong>di</strong> Scienza Ra<strong>di</strong>ologiche - 1a Facoltà <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina e<br />

Chirurgia, Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

RIASSUNTO. Nel rispetto dei più recenti riferimenti dottrinali,<br />

legislativi e metodologici, in un Policlinico universitario è stato<br />

pre<strong>di</strong>sposto ed adottato un sistema integrato <strong>di</strong> sorveglianza<br />

sanitaria per un gruppo <strong>di</strong> operatori esposti all’ambiente<br />

iperbarico. Una particolare attenzione è stata posta nella<br />

valutazione anatomofunzionale dell’apparato respiratorio, anche<br />

attraverso l’impiego <strong>di</strong> una tecnica avanzata <strong>di</strong> TC-Spirale, al<br />

fine <strong>di</strong> procedere ad una <strong>di</strong>agnosi precoce <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni<br />

pre<strong>di</strong>sponenti il “barotrauma polmonare”. Il presente contributo<br />

si propone quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> illustrare i dati clinici e strumentali, ed al<br />

contempo i risultati delle immagini <strong>di</strong> TC-Spirale del torace, in<br />

un’infermiera <strong>di</strong> 35 anni destinata ad un’unità <strong>di</strong> Ossigenoterapia<br />

Iperbarica. Il protocollo <strong>di</strong> valutazione preventiva, descritto in<br />

questa esperienza, si inserisce peraltro nel contesto <strong>di</strong> un<br />

moderno sistema, ragionato e motivato, flessibile ed equilibrato, <strong>di</strong><br />

tutela sanitaria dei lavoratori.<br />

Parole chiave: TC-Spirale, prevenzione del barotrauma polmonare,<br />

esposizioni lavorative all’ambiente iperbarico.<br />

ABSTRACT. A me<strong>di</strong>cal surveillance integrated system for health<br />

care workers, engaged in an hyperbaric environment exposure,<br />

was set upped and implemented in an university hospital, in<br />

accordance with doctrinal, legislative and methodological issues.<br />

In particular, a specific attention on anatomic and functional<br />

assessment of the respiratory system was applied, through an<br />

advanced technique of spiral-CT imaging, with the aim to carry<br />

out an early detection of con<strong>di</strong>tions to be pre<strong>di</strong>spose “pulmonary<br />

barotrauma”. Therefore, the present contribution proposes to<br />

illustrate clinical and instrumental data, and also to show chest<br />

spiral-CT acquired images results, in a 35-years-old nurse on<br />

assignment to an hyperbaric oxygen therapy unit. In this<br />

experience the described preventive protocol was operated in the<br />

context of a modern rational and justifiable, flexible and balanced<br />

health protection path.<br />

Key words: Spiral-CT, pulmonary barotrauma prevention, hyperbaric<br />

environment occupational exposures.<br />

INTRODUZIONE<br />

Sia le “linee guida” formulate dalla Conferenza dei<br />

Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome [Documento<br />

n. 9, Definizione, ruolo e funzioni del Me<strong>di</strong>co Competente] (4) e<br />

dalla Società Italiana <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina del Lavoro e Igiene industriale<br />

(21) che tutti i più recenti documenti sulle “procedure<br />

<strong>di</strong> qualità” in Me<strong>di</strong>cina del Lavoro (1, 2, 6, 7, 9,<br />

14) rimarcano la necessità che i controlli sanitari dei lavoratori<br />

si debbano sempre più contrad<strong>di</strong>stinguere per il<br />

rispetto <strong>di</strong> principi <strong>di</strong> giustificazione, razionalizzazione<br />

ed ottimizzazione degli accertamenti integrativi … mirati<br />

al rischio …, in<strong>di</strong>viduati per un compiuto adempimento<br />

del “combinato <strong>di</strong>sposto” dell’articolo 2087 del Co<strong>di</strong>ce<br />

civile e del D.Lgs. 626/94 [ex artt. 3, 4, 16 e 17] .<br />

In ambito internazionale, inoltre, i gold standards per<br />

la Me<strong>di</strong>cina del Lavoro, con<strong>di</strong>visibili e che caratterizza-<br />

no la “tutela della salute dei lavoratori” per il XXI secolo,<br />

sono rappresentati da:<br />

riconoscimento delle controin<strong>di</strong>cazioni per esposizioni<br />

a “rischi residui per la salute”, in termini <strong>di</strong> approccio<br />

cautelativo;<br />

identificazione precoce <strong>di</strong> “alterazioni dello stato <strong>di</strong><br />

salute” indotte da esposizioni lavorative, in termini <strong>di</strong><br />

approccio operativo;<br />

ricerca su “effetti a lungo termine” delle esposizioni<br />

occupazionali, in termini <strong>di</strong> approccio epidemiologico.<br />

È acquisizione con<strong>di</strong>visa, d’altro canto, che per il<br />

personale che opera in ambiente iperbarico risultano a<br />

tutt’oggi scarse le conoscenze scientificamente documentate<br />

<strong>di</strong> eventuali effetti a lungo termine sui <strong>di</strong>versi<br />

organi ed apparati, in particolare in assenza <strong>di</strong> incidenti<br />

<strong>di</strong>sbarici e/o patologie da decompressione (5).<br />

In linea con tali riferimenti dottrinali, legislativi e<br />

metodologici, è stato quin<strong>di</strong> impostato ed adottato dal<br />

Servizio <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina del Lavoro e Ra<strong>di</strong>oprotezione Me<strong>di</strong>ca<br />

<strong>di</strong> un Policlinico universitario - d’intesa con la Direzione<br />

aziendale - un sistema integrato <strong>di</strong> sorveglianza<br />

sanitaria per il “gruppo omogeneo <strong>di</strong> rischio” addetto al<br />

lavoro in iperbarismo, al fine <strong>di</strong> definire delle modalità<br />

operative che risultino valide in termini preventivi, senza<br />

al contempo incorrere in un <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> risorse od in<br />

una eccessiva “me<strong>di</strong>calizzazione”.<br />

In questo contesto, e nella fattispecie della definizione<br />

degli accertamenti integrativi, una particolare attenzione<br />

è stata posta nella valutazione anatomofunzionale<br />

dell’apparato respiratorio dei lavoratori, anche me<strong>di</strong>ante<br />

tecniche avanzate <strong>di</strong> imaging, nell’intento <strong>di</strong> procedere<br />

ad un’identificazione precoce [early detection] <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni<br />

eventualmente pre<strong>di</strong>sponenti per un “barotrauma polmonare”<br />

(PBT) (3, 10, 20).<br />

SOGGETTI DELLO STUDIO, MATERIALI E METODI<br />

Nel corso del 2004 in un gruppo selezionato <strong>di</strong> operatori<br />

sanitari, composto da 12 <strong>di</strong>pendenti (7 femmine e<br />

5 maschi) assegnati ad un’unità <strong>di</strong> Ossigenoterapia Iperbarica<br />

(OTI), i controlli me<strong>di</strong>ci “preventivi” [pre-espositivi]<br />

sono stati integrati con una specifica valutazione polmonare,<br />

così strutturata:<br />

esame clinico obbiettivo, svolto dal Me<strong>di</strong>co Competente<br />

incaricato della sorveglianza sanitaria;<br />

prove <strong>di</strong> funzionalità respiratoria (spirometria, con<br />

curve flusso-volume), effettuate presso un Servizio <strong>di</strong><br />

Fisiopatologia Respiratoria;<br />

tomografia computerizzata (TC) del torace, con tecnica<br />

spirale ad alta risoluzione (con un tempo <strong>di</strong> acquisizione<br />

delle immagini <strong>di</strong> 10 secon<strong>di</strong>, ed una dose<br />

efficace globale <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azioni ionizzanti <strong>di</strong> 1,9 mSv),<br />

effettuata presso il Servizio <strong>di</strong> Ra<strong>di</strong>ologia.<br />

RISULTATI DEL CASO ESAMINATO<br />

I dati clinici e strumentali <strong>di</strong> 1° e 2° livello del caso<br />

riportato in questo contributo, un’infermiera dell’età <strong>di</strong><br />

35 aa., non fumatrice, sono stati raccolti nell’aprile del<br />

2004 e sono così sintetizzabili:<br />

⇒ anamnesi negativa per patologie polmonari;


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 177<br />

www.gimle.fsm.it<br />

⇒ esame ra<strong>di</strong>ologico standard del torace, in 2 proiezioni<br />

(eseguito nel 2002): negativo;<br />

⇒ altezza 170 cm, peso 53 Kg, PA 120/75 mmHg, FC<br />

68 bpm;<br />

⇒ esame clinico obbiettivo dell’apparato respiratorio:<br />

negativo;<br />

⇒ spirometria: negativa [best FVC = 4.18 l, %Teor. 112.0; FEV1<br />

= 3.12 l, %Teor. 96.2; PEF = 6.87 l/sec, %Teor. 95.5; FEV1/FVC =<br />

76.6%, %Teor. 98.9; MEF75 = 5.14 l/sec, %Teor. 82.9; MEF50 = 2.72<br />

l/sec, %Teor. 61.1; MEF25 = 1.37 l/sec, %Teor. 67.7; EVC = 3.89 l,<br />

%Teor. 104.1; VE = 11.40 l/min; TLC = 4.97 l, %Teor. 91.6] .<br />

Il referto della TC-Spirale, eseguita nel medesimo<br />

soggetto, ha evidenziato invece la … presenza <strong>di</strong> due<br />

bolle enfisematose in sede subpleurica apicale destra<br />

….<br />

Il referto del conseguente approfon<strong>di</strong>mento strumentale<br />

specialistico, effettuato nella lavoratrice stu<strong>di</strong>ata<br />

presso il Servizio <strong>di</strong> Fisiopatologia Respiratoria per mezzo<br />

<strong>di</strong> una tecnica <strong>di</strong> washout dell’azoto e <strong>di</strong> un metodo<br />

pletismografico, ha quin<strong>di</strong> evidenziato che … i volumi<br />

statici polmonari … correlano bene e suggeriscono una<br />

ridotta <strong>di</strong>mensione delle bolle e la loro comunicazione<br />

con le piccole vie aeree prossimali ….<br />

DISCUSSIONE<br />

Nel caso riportato <strong>di</strong> un’infermiera <strong>di</strong> 35 anni, non<br />

fumatrice e con anamnesi negativa per patologie respiratorie<br />

preesistenti, solo per mezzo dell’applicazione <strong>di</strong><br />

una tecnica <strong>di</strong> imaging <strong>di</strong> TC-Spirale sono state in<strong>di</strong>viduate<br />

delle “formazioni bollose sub-pleuriche”, altrimenti<br />

misconosciute sia agli esami <strong>di</strong> funzionalità respiratoria<br />

standard che alle indagini ra<strong>di</strong>ologiche tra<strong>di</strong>zionali.<br />

A seguito <strong>di</strong> tale identificazione, avvenuta in sede <strong>di</strong><br />

visita preventiva pre-espositiva, la medesima <strong>di</strong>pendente<br />

è stata ritenuta cautelativamente “non idonea” all’attività<br />

lavorativa in ambiente iperbarico, con formulazione<br />

da parte del Me<strong>di</strong>co Competente <strong>di</strong> un GIUDIZIO DI IDO-<br />

NEITÀ ALLA MANSIONE SPECIFICA CON LIMITAZIONI e quin<strong>di</strong><br />

spostata ad altra mansione infermieristica, comunque<br />

consona con le sue reali con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute.<br />

CONCLUSIONI<br />

È una conoscenza con<strong>di</strong>visa, in ambito iperbarico,<br />

che la possibilità <strong>di</strong> un evento <strong>di</strong> PBT durante la fase <strong>di</strong><br />

risalita costituisca una temuta complicazione delle immersioni<br />

in aria compressa.<br />

Al contempo vi è un consenso prevalente, nel medesimo<br />

contesto, che alcune con<strong>di</strong>zioni dell’apparato respiratorio<br />

- e nella fattispecie le “bolle enfisematose” - possano<br />

comportare un incremento del rischio residuo <strong>di</strong><br />

PBT, e quin<strong>di</strong> controin<strong>di</strong>care in questi casi l’esposizione<br />

all’ambiente iperbarico (11).<br />

Nell’esperienza riportata è stato adottato, peraltro, un<br />

protocollo mirato <strong>di</strong> “valutazione preventiva” dell’apparato<br />

respiratorio, basato su indagini ra<strong>di</strong>ografiche <strong>di</strong> ultima<br />

generazione e sviluppato già nel 2001 da Simonazzi et<br />

alii per gli operatori sanitari dei centri <strong>di</strong> OTI (12, 15, 19).<br />

Più recentemente d’altronde anche Toklu et alii (22) e<br />

Millar (8) hanno preso in considerazione il rationale <strong>di</strong> in-<br />

serire la “tomografia computerizzata ad alta risoluzione”<br />

(HRCT) nel contesto delle procedure <strong>di</strong> … initial me<strong>di</strong>cal<br />

examination … <strong>di</strong> operatori iperbarici professionali.<br />

È una <strong>di</strong>ffusa opinione corrente che la figura del Me<strong>di</strong>co<br />

Competente si debba sempre più identificare in un<br />

consulente <strong>di</strong> fiducia del Datore <strong>di</strong> lavoro, dotato <strong>di</strong> un’elevata<br />

professionalità e che si impegna ad operare, congiuntamente<br />

con il Servizio <strong>di</strong> Prevenzione e Protezione<br />

aziendale, nel contesto <strong>di</strong> un moderno approccio <strong>di</strong> tipo<br />

PROBLEM SOLVING.<br />

Anche la definizione e l’attuazione dei protocolli <strong>di</strong><br />

controllo me<strong>di</strong>co nei casi previsti ex lege, pertanto, si<br />

devono inserire in questo scenario; ed è in questo ambito<br />

che si deve collocare un percorso <strong>di</strong> “tutela sanitaria”<br />

ragionato e motivato, flessibile ed equilibrato, tanto più<br />

allorquando ci si cimenti con situazioni obbiettivamente<br />

complesse, come nel caso specifico dell’esposizione<br />

all’ambiente iperbarico (13, 16, 17, 18, 23).<br />

Una siffatta precipua attenzione trova d’altronde<br />

un’innegabile motivazione etica e deontologica nell’essenza<br />

stessa del nostro or<strong>di</strong>namento: … la “tutela della<br />

salute” costituisce un valore costituzionale assoluto ed<br />

inalienabile, che non ammette indecisioni, né - tanto meno<br />

- <strong>di</strong>visioni o <strong>di</strong>scriminazioni <strong>di</strong> alcun genere! [cfr. F. Car-<br />

doni, S. Simonazzi, Insegnamento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina del Lavoro e Ra<strong>di</strong>oprotezione<br />

Me<strong>di</strong>ca, Appunti del Corso, Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”,<br />

1a Facoltà <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina e Chirurgia, A.A. 2005-2006] .<br />

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Messina 11-14 settembre 2002. G Ital Med Lav Erg 2003; 25<br />

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Consulenza Sicurezza del Lavoro. Ed. Buffetti, Roma,<br />

2003; (4): 23.<br />

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Naz. SIMSI, Capri 14-16 ottobre 2004. Abstract Volume, SIMSI,<br />

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21) Soleo L, et al (Eds.). Linee guida per la sorveglianza sanitaria.<br />

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be recommended in the me<strong>di</strong>cal certification of professional<br />

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Occup Environ Med 2003; 60 (8): 606.<br />

23) Weiss M. Standards on me<strong>di</strong>cal fitness examinations for Navy <strong>di</strong>vers.<br />

Int Marit Health 2003; 54 (1-4): 135.<br />

Richiesta estratti: Dott. Stefano Simonazzi - Dipartimento <strong>di</strong><br />

Me<strong>di</strong>cina Legale, Me<strong>di</strong>cina del Lavoro - Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

Roma “La Sapienza” - V.le Regina Elena, 336 - 00161 Roma, Italy<br />

Tel./telefax 06.8105787, mailto: stefano.simonazzi@uniroma1.it<br />

CS-08<br />

LA VALUTAZIONE DELL’EFFICACIA<br />

DELLE LIMITAZIONI E DELLE PRESCRIZIONI<br />

ESPRESSE DAL MEDICO DEL LAVORO SULLA<br />

SALUTE DEL PERSONALE ADDETTO ALLA GUIDA<br />

DI AUTOMEZZI DI TRASPORTO PUBBLICO<br />

A. Verga1 , L. Bor<strong>di</strong>ni2 , L. Patrini2 , M. Ricci3 1 Ospedale San Raffaele - Resnati<br />

2 Clinica del Lavoro “L. Devoto”, Ospedale Policlinico, Mangiagalli<br />

e, Regina Elena<br />

3 CEMOC, Ospedale Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena<br />

RIASSUNTO. Lo stu<strong>di</strong>o ha lo scopo <strong>di</strong> valutare l’utilità delle<br />

in<strong>di</strong>cazioni sanitarie prescritte dal servizio sanitario aziendale in<br />

occasione delle visite <strong>di</strong> revisione condotte sul personale addetto<br />

alla conduzione <strong>di</strong> automezzi in trasporto pubblico su gomma e<br />

rotaia. La mansione <strong>di</strong> conducente <strong>di</strong> linea <strong>di</strong> automezzi a<strong>di</strong>biti al<br />

trasporto pubblico è, infatti, caratterizzata dalla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

introdurre limitazioni sanitarie dell’idoneità alla guida, che<br />

permettano sia una reale tutela delle con<strong>di</strong>zioni sanitarie del<br />

lavoratore sia la piena utilizzabilità dello stesso da parte della<br />

società <strong>di</strong> trasporti.<br />

La valutazione dell’efficacia delle in<strong>di</strong>cazioni sanitarie “turno<br />

spezzato 1°-1°” e “turno binato 1°-2°” è stata condotta<br />

confrontando i perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> assenza per malattia precedenti e<br />

successivi all’introduzione dell’in<strong>di</strong>cazione sanitaria su una<br />

popolazione <strong>di</strong> oltre 70 conducenti <strong>di</strong> automezzi su gomma e<br />

rotaia. I risultati, analizzati anche per gruppi omogenei <strong>di</strong><br />

patologie, hanno evidenziato come l’in<strong>di</strong>cazione sanitaria espressa<br />

abbia consentito, in oltre l’80% dei casi, <strong>di</strong> ridurre il numero <strong>di</strong><br />

assenze per malattia nel periodo successivo all’applicazione della<br />

limitazione stessa consentendo, così, un rapido e proficuo<br />

reinserimento del lavoratore. La nostra esperienza condotta<br />

nell’ambito del personale addetto alla conduzione <strong>di</strong> automezzi <strong>di</strong><br />

trasporto pubblico, su gomma e rotaia, conferma il ruolo<br />

determinante del me<strong>di</strong>co del lavoro nel garantire, nel caso delle<br />

più comuni patologie <strong>di</strong> tipo cronico-degenerativo, una rapida<br />

ripresa dell’attività lavorativa in con<strong>di</strong>zioni che consentano la<br />

piena tutela della con<strong>di</strong>zione clinica del lavoratore, un’ottimale<br />

compliance nei confronti delle terapie prescritte e che permettano<br />

<strong>di</strong> valorizzare la professionalità acquisita negli anni dal<br />

lavoratore stesso.<br />

ABSTRACT. In this study we assessed the evidence of some specific,<br />

“ad hoc”, me<strong>di</strong>cal in<strong>di</strong>cations for city bus, tram and subway<br />

professional drivers. As known, professional drivers have very little<br />

chances of mo<strong>di</strong>fying shift organization and many chronic<br />

degenerative <strong>di</strong>seases (low back pain, <strong>di</strong>abetes type 2,<br />

car<strong>di</strong>ovascular <strong>di</strong>seases, ecc.) are <strong>di</strong>fficult to manage accor<strong>di</strong>ng to<br />

job planning. In our study we observed a positive association<br />

between introduction of specific shift, in particular when shift is<br />

<strong>di</strong>vided in two-piece, on morning “turno spezzato 1°/1°” or one on<br />

morning and the second part on afternoon “turno binato 1°/2°”.<br />

Evidence of the real impact on professional drivers health<br />

con<strong>di</strong>tions has been found from analysis of sickness leave during<br />

two, or in same case, one year before and after such me<strong>di</strong>cal<br />

in<strong>di</strong>cations intoduction. In our occupational drivers cohort a<br />

positive association, evidence based on real rates of two years sick<br />

absence before and after me<strong>di</strong>cal in<strong>di</strong>cations, was found between<br />

improvement of health general con<strong>di</strong>tions and reduction of sickness<br />

leave rates correlated.<br />

Key words: professional drivers, job planning, chronic degenerative<br />

<strong>di</strong>seases, sickness leave rates, shift-work.<br />

INTRODUZIONE<br />

Lo stu<strong>di</strong>o ha lo scopo <strong>di</strong> valutare l’utilità delle in<strong>di</strong>cazioni<br />

sanitarie prescritte dal servizio sanitario aziendale<br />

in occasione delle visite <strong>di</strong> revisione condotte sul personale<br />

addetto alla conduzione <strong>di</strong> automezzi in trasporto<br />

pubblico su gomma e rotaia. L’obiettivo è quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare<br />

come nel caso <strong>di</strong> patologie cronico-degenerative<br />

i provve<strong>di</strong>menti adottati dal me<strong>di</strong>co del lavoro non solo<br />

consentano <strong>di</strong> tutelare la salute del <strong>di</strong>pendente ma<br />

permettano un rapido reinserimento del lavoratore all’interno<br />

<strong>di</strong> una realtà complessa, come quella del conducente<br />

<strong>di</strong> mezzi pubblici, con piena valorizzazione della<br />

professionalità acquisita dal lavoratore stesso. La mansione<br />

<strong>di</strong> conducente <strong>di</strong> linea <strong>di</strong> automezzi a<strong>di</strong>biti al trasporto<br />

pubblico, infatti, è caratterizzata dalla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

introdurre limitazioni sanitarie dell’idoneità alla guida,


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 179<br />

www.gimle.fsm.it<br />

che permettano sia una reale tutela delle con<strong>di</strong>zioni sanitarie<br />

del lavoratore sia la piena utilizzabilità dello stesso<br />

da parte della società <strong>di</strong> trasporti. Per far fronte a questa<br />

<strong>di</strong>fficoltà, intrinseca alle caratteristiche organizzative<br />

della conduzione <strong>di</strong> automezzi a<strong>di</strong>biti a trasporto pubblico,<br />

sono state introdotte, in accordo con la <strong>di</strong>rezione<br />

aziendale, alcune prescrizioni sanitarie che mo<strong>di</strong>ficano<br />

l’organizzazione del lavoro attraverso l’introduzione <strong>di</strong><br />

variazioni nella sua struttura.<br />

La formulazione delle prescrizioni sanitarie prevede<br />

la possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>videre il turno <strong>di</strong> guida in due parti e<br />

l’introduzione una pausa interme<strong>di</strong>a. Quando le due<br />

parti del turno sono localizzate <strong>di</strong> mattina la <strong>di</strong>zione utilizzata<br />

è “turno spezzato 1°-1°”. Quando le due parti<br />

del turno sono localizzate rispettivamente <strong>di</strong> mattina e<br />

<strong>di</strong> pomeriggio, con un‘ampia pausa, la <strong>di</strong>zione è “turno<br />

binato 1°- 2°”.<br />

MATERIALI E METODI<br />

La valutazione dell’efficacia delle in<strong>di</strong>cazioni sanitarie<br />

“turno spezzato 1°-1°” e “turno binato 1°-2°” è stata<br />

condotta confrontando, in un arco <strong>di</strong> 6 anni (1999-2005),<br />

i perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> assenza per malattia e le ore straor<strong>di</strong>narie lavorate<br />

precedenti e successivi all’introduzione dell’in<strong>di</strong>cazione<br />

sanitaria (1-2 anni prima/dopo l’applicazione<br />

dell’in<strong>di</strong>cazione sanitaria), nel rispetto <strong>di</strong> eventuali programmi<br />

terapeutici, su una popolazione <strong>di</strong> oltre 70 conducenti<br />

<strong>di</strong> automezzi su gomma e rotaia.<br />

Per quanto concerne le patologie oggetto <strong>di</strong> valutazione,<br />

sono stati in<strong>di</strong>viduati complessivamente 6 gruppi<br />

omogenei <strong>di</strong> <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni/patologie il cui andamento <strong>di</strong> tipo<br />

cronico è in grado <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionare in modo significativo<br />

l’utilizzabilità del lavoratore nelle mansioni <strong>di</strong> conducente<br />

<strong>di</strong> mezzi su gomma e su rotaia. Per quanto riguarda<br />

i gruppi omogenei <strong>di</strong> patologie, e i relativi <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni o<br />

<strong>di</strong>sturbi in esse considerati, sono stati sud<strong>di</strong>visi in: patologie<br />

dell’apparato muscoloscheletrico (<strong>di</strong>scopatie L-S,<br />

esiti <strong>di</strong> fratture arti inferiori, artroprotesi d’anca) ematopoietico<br />

(Leucemie acute e croniche), gastrointestinale<br />

(RGE, gastroduodeniti croniche con/senza ulcera, M. <strong>di</strong><br />

Chron, RCU), endocrinologiche (<strong>di</strong>abete mellito <strong>di</strong> tipo<br />

II e ipotiroi<strong>di</strong>smi chirurgici), car<strong>di</strong>ovascolare (IMA e arteriopatie<br />

perifieriche) e psichiatrico-psicologiche (sindromi<br />

ansioso-depressive e <strong>di</strong>sturbi del comportamento<br />

alimentare).<br />

RISULTATI<br />

I soggetti oggetto del presente stu<strong>di</strong>o, complessivamente<br />

73, sono risultati tutti <strong>di</strong> sesso maschile con un’età<br />

me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 44.2 anni (me<strong>di</strong>ana 45 anni, DS + 7.89).<br />

Le patologie che hanno mostrato maggior frequenza<br />

sono costituite da quelle gastrointestinali e muscoloscheletriche<br />

rispettivamente con il 39.8% (29 casi) e il 26.1%<br />

(19 casi), mentre le rimanenti hanno mostrato percentuali<br />

variabili tra il 12.3% (9 casi) delle patologie in ambito<br />

endocrinologico, l’8.2% (6 casi) delle car<strong>di</strong>ovascolari e<br />

il 6.8% <strong>di</strong> quelle ematopoietiche e della sfera psichiatrico-psicologica<br />

(5 casi ognuna).<br />

Per quanto concerne l’analisi complessiva dei risultati<br />

riportati in Tabella I è stato osservato come il numero<br />

complessivo delle giornate <strong>di</strong> malattia sia passato da<br />

3777 (prima della limitazione/prescrizione) a 1442, con<br />

una riduzione complessiva delle giornate perse del<br />

61.8%. Per quanto riguarda, invece, il numero delle ore<br />

straor<strong>di</strong>narie lavorate è stato osservato come, la regolarizzazione<br />

dell’orario imposta attraverso la formulazione<br />

<strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> idoneità con limitazioni/prescrizioni abbia<br />

ridotto il numero <strong>di</strong> ore straor<strong>di</strong>narie lavorate dalle 7918<br />

alle 6305, con una riduzione complessiva del 21.4%.<br />

L’analisi dei dati riportati in Tabella I evidenzia come<br />

in tutti i gruppi <strong>di</strong> patologie, ad eccezione <strong>di</strong> quelli della<br />

sfera psichiatrico-psicologica, dove tuttavia l’esigua numerosità<br />

del campione (5 casi) fornisce scarsa significatività<br />

al dato, la formulazione da parte del me<strong>di</strong>co del lavoro<br />

dei giu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> idoneità con le limitazioni/prescrizioni<br />

descritte, unitamente all’adesione a specifici percorsi<br />

terapeutico-riabilitativi, abbia consentito <strong>di</strong> ridurre in<br />

modo significativo il numero <strong>di</strong> giornate lavorative perse:<br />

le percentuali <strong>di</strong> riduzione <strong>di</strong> tale parametro, infatti,<br />

sono risultate variabili tra l’82.2% delle patologie muscoloscheletriche,<br />

il 71% delle car<strong>di</strong>ovascolari, il 68.2%<br />

delle ematologiche, il 34.4% delle gastrointestinali e il<br />

31% delle endocrinologiche.<br />

Per quanto concerne, invece, le ore straor<strong>di</strong>narie lavorate<br />

i valori registrati hanno mostrato, come atteso,<br />

una riduzione complessiva pari al 21.4%, con percentuali<br />

tuttavia <strong>di</strong>fferenti nei <strong>di</strong>versi gruppi omogenei considerati:<br />

mentre infatti si è osservata una significativa riduzione<br />

delle ore <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nario nelle patologie dei<br />

gruppi psichiatrico-psicologico (71.6%), endocrinologico<br />

(25.9%), car<strong>di</strong>ovascolare (18.7%), gastrointestinale<br />

Tabella I. Giornate lavorative perse e ore straor<strong>di</strong>narie lavorate sud<strong>di</strong>vise per gruppi omogenei <strong>di</strong> patologia<br />

Età Giornate lavorative perse Ore straor<strong>di</strong>narie lavorate<br />

Gruppi omogenei <strong>di</strong> Patologie me<strong>di</strong>a<br />

(DS) Pre Post Pre Post<br />

Muscoloscheletriche 42.3 (7.23) 1348 241 782 1553<br />

Psichiatrico-psicol. 38.6 (5.86) 80 109 285 81<br />

Endocrinologiche 50.5 (4.5) 200 138 1804 1337<br />

Car<strong>di</strong>ovascolari 53.5 (4.9) 660 192 1900 1545<br />

Gastrointestinali 44.8 (7.11) 852 559 3117 1684<br />

Ematologiche 44.5 (3,54) 637 203 30 105<br />

Totale 3777 1442 7918 6305


180 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

www.gimle.fsm.it<br />

(46%), i gruppi costituiti da patologie muscoloscheletriche<br />

ed ematologiche hanno mostrato un sostanziale aumento<br />

delle ore lavorate con incrementi rispettivamente<br />

pari al 50.3% e 71.5%. Giova ricordare, tuttavia, come<br />

nel caso delle patologie ematologiche, la scarsa numerosità<br />

del campione (3 casi in tutto) conferisca una scarsa<br />

significatività al dato osservato.<br />

CONCLUSIONI<br />

I risultati, analizzati per gruppi omogenei <strong>di</strong> patologie,<br />

hanno evidenziato come l’in<strong>di</strong>cazione sanitaria<br />

espressa abbia consentito, in oltre l’80% dei soggetti oggetto<br />

del presente stu<strong>di</strong>, <strong>di</strong> ridurre il numero <strong>di</strong> assenze<br />

per malattia nel periodo successivo all’applicazione della<br />

limitazione stessa consentendo, così, un rapido e proficuo<br />

reinserimento del lavoratore. Si sottolinea, inoltre,<br />

come tale osservazione non appaia con<strong>di</strong>zionato da singoli<br />

o isolati gruppi <strong>di</strong> patologie ma sia un dato sostanzialmente<br />

uniforme in tutte le classi omogenee <strong>di</strong> patologie<br />

considerate ad eccezione dell’area psichiatrico-psicologica<br />

dove tuttavia l’esiguità del campione conferisce<br />

scarsa significatività al dato.<br />

Per quanto riguarda, invece, le ore straor<strong>di</strong>narie lavorate<br />

si evidenzia una complessiva riduzione, come per altro<br />

atteso, delle stesse da attribuire alla sostanziale regolarizzazione<br />

dell’orario imposta attraverso la formulazione<br />

<strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> idoneità con limitazioni/prescrizioni. Tale<br />

dato tuttavia non appare uniforme nelle <strong>di</strong>verse classi<br />

<strong>di</strong> patologie considerate: in alcuni gruppi (muscoloscheletrico<br />

ed ematologico), infatti, l’attento piano <strong>di</strong> monitoraggio<br />

intrapreso dal me<strong>di</strong>co del lavoro ha consentito<br />

un pieno e progressivo reinserimento del lavoratore così<br />

da consentire una piena utilizzabilità dello stesso anche<br />

all’interno <strong>di</strong> eventuali turni straor<strong>di</strong>nari.<br />

La nostra esperienza condotta nell’ambito del personale<br />

addetto alla conduzione <strong>di</strong> automezzi <strong>di</strong> trasporto<br />

pubblico, su gomma e rotaia, conferma il ruolo determinante<br />

del me<strong>di</strong>co del lavoro nel garantire, nel caso delle<br />

più comuni patologie <strong>di</strong> tipo cronico-degenerativo, una<br />

rapida ripresa dell’attività lavorativa in con<strong>di</strong>zioni che<br />

consentano la piena tutela della con<strong>di</strong>zione clinica del lavoratore,<br />

un’ottimale compliance nei confronti delle terapie<br />

prescritte e che permettano <strong>di</strong> valorizzare la professionalità<br />

acquisita negli anni dal lavoratore stesso.<br />

SESSIONE: MEDICO DEL LAVORO<br />

E RISCHIO BIOMECCANICO<br />

CS-09<br />

SINTOMI ED ALTERAZIONI MUSCOLO-SCHELETRICHE<br />

IN PERSONALE DELLA POLIZIA DI STATO ESPOSTO<br />

A RISCHIO BIOMECCANICO<br />

V. Borraccia1 , E. Buongiorno2 , D. De Cicco3 ,<br />

C. Di Pierri2 , G.A. Mantineo1 , N. Montrone3 ,<br />

M. Pesola3 , C. Volpe1 , L. Ambrosi3 1 Polizia <strong>di</strong> Stato - Ministero dell’Interno, Dipartimento della<br />

Pubblica Sicurezza<br />

2 Cultore della materia<br />

3 Fondazione Clinica del Lavoro “S. Maugeri” - Centro <strong>di</strong> Cassano<br />

Murge (BA)<br />

RIASSUNTO. L’obiettivo del presente stu<strong>di</strong>o è stato quello <strong>di</strong><br />

indagare su alterazioni morfofunzionali del rachide in lavoratori<br />

della Polizia <strong>di</strong> Stato, addetti a mansioni considerate<br />

potenzialmente a rischio, al fine <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare alterazioni<br />

precliniche a carico del rachide e <strong>di</strong> impostare adeguate misure<br />

preventive. Un’anamnesi fisiopatologica e lavorativa è stata<br />

ottenuta me<strong>di</strong>ante la somministrazione ad agenti della Polizia <strong>di</strong><br />

Stato, in servizio presso la Questura <strong>di</strong> Bari, <strong>di</strong> un questionario su<br />

caratteristiche anagrafiche, attività lavorativa, sintomatologia<br />

rachidea riferita e presenza <strong>di</strong> patologie <strong>di</strong> tipo ortope<strong>di</strong>co. Tutti i<br />

lavoratori selezionati sono stati sottoposti a valutazione<br />

neurologica ed ortope<strong>di</strong>ca, esame ra<strong>di</strong>ografico del rachide, esame<br />

tri<strong>di</strong>mensionale Formetric, esame teletermografico del rachide. Il<br />

campione è stato stratificato per classi <strong>di</strong> età e per mansione. In<br />

base alla mansione svolta sono state in<strong>di</strong>viduate 4 attività<br />

potenzialmente a rischio biomeccanico, svolte singolarmente o in<br />

associazione tra loro: guida <strong>di</strong> moto, auto, elicotteri, uso <strong>di</strong><br />

videoterminale. L’età me<strong>di</strong>a dell’intero campione, costituito da<br />

211 soggetti, tutti <strong>di</strong> sesso maschile, era <strong>di</strong> 39 aa. (DS: ± 4). Per<br />

quanto riguarda la sintomatologia lamentata a carico del rachide,<br />

solo 41 soggetti (17,98%) si <strong>di</strong>chiaravano asintomatici, in<br />

contrasto con i dati riguardanti l’obiettività clinica; questi ultimi<br />

risultavano normali nella quasi totalità del campione, ad<br />

eccezione <strong>di</strong> 3 lavoratori (1,31%), i quali presentavano alterazioni<br />

cliniche <strong>di</strong> tipo neurologico. Alterazioni strutturali del rachide<br />

erano evidenziabili ra<strong>di</strong>ologicamente nel 64,9% dei soggetti.<br />

L’esame Formetric rilevava alterazioni in <strong>di</strong>fferenti tratti del<br />

rachide, anche coesistenti tra loro. Alterazioni all’esame<br />

teletermografico riguardavano il 63,99% del campione ed<br />

interessavano soprattutto il tratto lombare (38,86%), la regione<br />

dorsale (18%) e cervicale (7,1%). La frequenza relativa del tratto<br />

dorsale tendeva ad aumentare con l’aumentare dell’età. Le<br />

alterazioni morfo- funzionali riscontate nel campione sembrano<br />

più dovute alla mansione svolta, che a fenomeni degenerativi<br />

propri dell’aumentare dell’età, anche in considerazione dell’età<br />

me<strong>di</strong>a poco elevata del campione e del fatto che l’arruolamento<br />

nella Polizia <strong>di</strong> Stato è subor<strong>di</strong>nato al riscontro <strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione<br />

fisica ottimale, caratterizzata anche dall’assenza <strong>di</strong> alterazioni del<br />

rachide. L’assenza <strong>di</strong> alterazioni clinicamente evidenti, in<br />

contrasto con il quadro sintomatologico riferito dall’82,02% degli<br />

esaminati e con l’obiettività strumentale riscontrata, impone<br />

l’esecuzione più approfon<strong>di</strong>ta dell’esame clinico in presenza <strong>di</strong><br />

sintomatologia e suggerisce l’utilizzo complementare <strong>di</strong> meto<strong>di</strong>che<br />

strumentali non invasive, come la teletermografia e l’esame<br />

Formetric.<br />

Parole chiave: polizia, alterazioni muscolo-scheletriche.


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 181<br />

www.gimle.fsm.it<br />

ABSTRACT. The aim of this present study was to inquire about<br />

spine morfo-functional alterations among policemen with jobs<br />

regarded as potentially hazardous, in order to identify preclinical<br />

alterations of column and to plan adequate preventive measures.<br />

A physiopathologic and working anamnesis was carried out by<br />

means of questionnaire about personal data, jobs, reported<br />

rachi<strong>di</strong>an symptomatology and presence of orthope<strong>di</strong>c <strong>di</strong>seases,<br />

given to policemen on duty in Bari. Every chosen worker was<br />

subject to orthope<strong>di</strong>c and neurological examination, ra<strong>di</strong>ography<br />

of column, Formetric tri<strong>di</strong>mensional examination,<br />

telethermography of spine. We stratified the sample on the basis<br />

of age and job. Under the jobs we in<strong>di</strong>viduated 4 biomechanical<br />

hazardous activities, performed separately or together: driving<br />

motorcycle, driving car, flying helicopter, video terminal use. The<br />

whole sample, formed by 211 subjects, all male, had the average<br />

age of 39 years (Standard Deviation: ± 4). About the reported<br />

rachi<strong>di</strong>an symptomatology, only 41 (17, 98%) subjects were<br />

asymptomatical, contrary to clinical results, that were normal in<br />

almost the entire sample, with the exception of 3 workers (1,<br />

31%), who had neurological clinical alterations. Structural<br />

alterations were checked by ra<strong>di</strong>ography among 64, 9% of<br />

subjects. The Formetric examination found alterations in<br />

<strong>di</strong>fferent tract of rachis, also coexiting between each other. The<br />

telethermographic changes affected 63,99% of the sample and<br />

involved especially the lumbar tract (38,86%), dorsal region<br />

(18%) and cervical zone (7,1%). The relative frequency of dorsal<br />

tract increased with growing of age. The morfo-functional<br />

changes of the sample seem to depend rather on the performed<br />

job, than on degenerative process of age, partly because the<br />

average age of the sample is not much elevated and because the<br />

enlistment in Italian Police Force is subor<strong>di</strong>nated to verification<br />

of optimum con<strong>di</strong>tions, also characterized by absence of anomaly<br />

of column. The absence of clinical alteration, in contrast to<br />

reported rachi<strong>di</strong>an symptomatology by 82,02% of subjects and<br />

with <strong>di</strong>scovered objectivity, demands more clinical attention in<br />

presence of symptomatology and proposes supplementary non -<br />

invasive techiniques of investigation, as the telethermography and<br />

the formetric tri<strong>di</strong>mensional examination.<br />

Key words: muscular-skeletal alterations, police force.<br />

INTRODUZIONE<br />

Stu<strong>di</strong> condotti sul personale <strong>di</strong> polizia hanno finora<br />

dato risultati controversi sulla prevalenza <strong>di</strong> alterazioni<br />

muscolo- scheletriche del rachide in questo settore lavorativo:<br />

secondo Jahani MR. et al., i <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni lombari rappresentano<br />

il più comune dei problemi muscolo- scheletrici<br />

tra le forze <strong>di</strong> polizia, soprattutto fra gli ufficiali (1);<br />

Brown JJ. et al. sostengono, invece, che la prevalenza <strong>di</strong><br />

low back pain tra i poliziotti sia comparabile con quella<br />

della popolazione generale (2).<br />

L’obiettivo del presente stu<strong>di</strong>o è stato quello <strong>di</strong> indagare<br />

su alterazioni morfofunzionali del rachide in lavoratori<br />

della Polizia <strong>di</strong> Stato, addetti a mansioni considerate<br />

potenzialmente a rischio, al fine <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare alterazioni<br />

precliniche a carico del rachide e <strong>di</strong> impostare<br />

adeguate misure preventive.<br />

MATERIALI E METODI<br />

Un’indagine anamnestica, fisiopatologica e lavorativa<br />

è stata realizzata me<strong>di</strong>ante la somministrazione ad<br />

agenti della Polizia <strong>di</strong> Stato in servizio presso la Questura<br />

<strong>di</strong> Bari <strong>di</strong> un questionario sulle caratteristiche anagrafiche,<br />

sull’attività lavorativa, sulla sintomatologia rachidea<br />

riferita e sulla presenza <strong>di</strong> eventuali patologie <strong>di</strong> tipo<br />

ortope<strong>di</strong>co.<br />

Tutti i lavoratori selezionati sono stati sottoposti a:<br />

visita me<strong>di</strong>ca generale, neurologica, ortope<strong>di</strong>ca, esame<br />

ra<strong>di</strong>ografico del rachide, esame tri<strong>di</strong>mensionale Formetric,<br />

esame teletermografico del rachide.<br />

È stata, quin<strong>di</strong>, condotta, un’indagine descrittiva sul<br />

campione stratificato per classi <strong>di</strong> età e per mansione. In<br />

base alla mansione svolta sono state in<strong>di</strong>viduate 4 attività<br />

potenzialmente a rischio biomeccanico, svolte singolarmente<br />

o in associazione tra loro: guida <strong>di</strong> moto, auto, elicotteri,<br />

uso <strong>di</strong> videoterminale.<br />

RISULTATI<br />

L’età me<strong>di</strong>a dell’intero campione, costituito da 211<br />

soggetti, tutti <strong>di</strong> sesso maschile, era <strong>di</strong> 39 aa. (DS: ± 4),<br />

con un’anzianità lavorativa me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 17 aa. (DS: ± 2).<br />

Per quanto riguarda la sintomatologia lamentata a<br />

carico del rachide, solo 41 soggetti (17,98%) si <strong>di</strong>chiaravano<br />

asintomatici. La considerevole quota <strong>di</strong><br />

sintomatici contrastava con i dati riguardanti l’obiettività<br />

clinica, che risultavano normali nella quasi totalità<br />

del campione ad eccezione <strong>di</strong> 3 lavoratori<br />

(1,31%), i quali presentavano alterazioni cliniche <strong>di</strong><br />

tipo neurologico.<br />

Alterazioni strutturali del rachide erano evidenziabili<br />

ra<strong>di</strong>ologicamente nel 64,9% dei soggetti.<br />

L’esame Formetric rilevava alterazioni in <strong>di</strong>fferenti<br />

tratti del rachide, anche coesistestenti tra loro. Oltre i<br />

2/3 del personale, <strong>di</strong>stinto nelle <strong>di</strong>fferenti mansioni presentava<br />

asimmetria delle spalle. Tale alterazione interessava<br />

maggiormente i soggetti addetti alla guida <strong>di</strong><br />

elicotteri ed i videoterminalisti (frequenza relativa:<br />

83,3). Le alterazioni del tratto cervico- dorsale più rappresentate,<br />

oltre all’asimmetria delle spalle (75,8%),<br />

erano la rigi<strong>di</strong>tà alla flessione antero-posteriore (65%)<br />

e la presenza <strong>di</strong> dorso curvo (55%). La rigi<strong>di</strong>tà alla flessione<br />

antero-posteriore era particolarmente rappresentata<br />

tra gli elicotteristi (frequenza relativa: 91,7) e tra<br />

gli addetti a videoterminale (frequenza relativa: 75).<br />

Dorso curvo era riscontrato, invece, soprattutto fra coloro<br />

che svolgevano mansioni ritenute non a rischio<br />

(frequenza relativa: 61,5) e fra gli elicotteristi (frequenza<br />

relativa: 58,3). Le alterazioni del tratto lombosacrale<br />

più frequentemente riscontrate erano: l’asimmetria<br />

del bacino (51,2%), l’ipotonia dei muscoli addominali<br />

(51,2%) e la <strong>di</strong>suguaglianza delle <strong>di</strong>stanze spino-malleolari<br />

(46,5%). L’asimmetria del bacino interessava in<br />

particolare gli addetti a videoterminale (frequenza relativa:<br />

66,7), coloro che svolgevano più mansioni a rischio<br />

(frequenza relativa: 56,2), i motociclisti (frequenza<br />

relativa: 51,5) e gli elicotteristi (frequenza relativa:<br />

50). L’ipotonia dei muscoli addominali era particolarmente<br />

presente fra i videoterminalisti (frequenza relativa:<br />

75), fra coloro che svolgevano mansioni non a rischio<br />

(frequenza relativa: 53,9) e fra coloro che svolgevano<br />

più mansioni a rischio (frequenza relativa: 51,7).<br />

L’alterazione delle <strong>di</strong>stanze spino-malleolari era rilevata<br />

soprattutto fra coloro che svolgevano più mansioni a<br />

rischio (frequenza relativa: 52,8), fra i motociclisti (frequenza<br />

relativa: 51,5) ed i videoterminalisti (frequenza<br />

relativa: 50).


182 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

www.gimle.fsm.it<br />

Alterazioni all’esame teletermografico si rilevavano<br />

nel 63,99% del campione ed interessavano soprattutto<br />

il tratto lombare (38,86%), seguito dalla localizzazione<br />

dorsale (18%) e cervicale (7,1%). La frequenza<br />

relativa del tratto dorsale tendeva ad aumentare progressivamente<br />

con l’aumentare dell’età e l’interessamento<br />

del tratto lombare con o senza altre localizzazioni<br />

era maggiore nella classe d’età più alta (I classe:<br />

Frequenza Relativa 37,9; II classe: Frequenza Relativa<br />

36,4; III classe: Frequenza Relativa 46,5). Nelle tre<br />

classi <strong>di</strong> età l’intensità della risposta era prevalentemente<br />

<strong>di</strong> tipo lieve-me<strong>di</strong>o. Tali alterazioni interessavano<br />

soprattutto i videoterminalisti (frequenza relativa:<br />

100), soggetti che svolgevano mansioni non a rischio<br />

(frequenza relativa: 92,3) e gli elicotteristi (frequenza<br />

relativa: 66,7).<br />

CONCLUSIONI<br />

Ad eccezione delle anomalie teletermografiche, le<br />

alterazioni morfofunzionali riscontate nel campione<br />

sembrano più dovute alla mansione svolta che a fenomeni<br />

degenerativi propri dell’aumentare dell’età, anche<br />

in considerazione dell’età me<strong>di</strong>a poco elevata del<br />

campione e del fatto che l’arruolamento nella Polizia<br />

<strong>di</strong> Stato è subor<strong>di</strong>nato al riscontro <strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione fisica<br />

ottimale, caratterizzata anche dall’assenza <strong>di</strong> alterazioni<br />

del rachide.<br />

La rilevazione <strong>di</strong> ipotonia dei muscoli addominali e<br />

<strong>di</strong> alterate risposte teletermografiche, anche tra coloro<br />

che svolgono mansioni ritenute non a rischio biomeccanico,<br />

richiedono ulteriori indagini in tali settori della<br />

Polizia <strong>di</strong> Stato (ad esempio, sul possibile ruolo della<br />

cintura d’or<strong>di</strong>nanza). L’attività <strong>di</strong> agente <strong>di</strong> polizia si<br />

conferma, comunque, a rischio per alterazioni a carico<br />

del rachide, anche a causa della peculiarità <strong>di</strong> un servizio<br />

che impone spesso risposte rapide in situazioni <strong>di</strong><br />

estremo pericolo.<br />

La scarsa presenza <strong>di</strong> alterazioni clinicamente evidenti,<br />

a fronte del quadro sintomatologico riferito<br />

dall’82,02% degli esaminati e dell’obiettività strumentale<br />

riscontrata, impone l’esecuzione più approfon<strong>di</strong>ta dell’esame<br />

clinico in presenza <strong>di</strong> sintomatologia riferita e<br />

suggerisce il maggiore utilizzo <strong>di</strong> meto<strong>di</strong>che strumentali<br />

non invasive a fini preventivi. A tal proposito è possibile<br />

considerare l’esame Formetric e la teletermografia, utilizzati<br />

in questo stu<strong>di</strong>o, come tecniche complementari alle<br />

indagini tra<strong>di</strong>zionali, utili nell’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> sindromi<br />

dolorose connesse a malattie muscolo-scheletriche<br />

e tali da consentire l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> alterazioni morfofunzionali<br />

in fase iniziale.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1) Jahani MR, Motevalian SA, Asgari AR. Musculoskeletal <strong>di</strong>sabilities<br />

among police force personnel of the Islamic Republic of Iran.<br />

Mil. Med. 2002 Oct;167(10):850-2.<br />

2) Gyi DE, Porter JM. Musculoskeletal problems and driving in police<br />

officers. Occup. Med. (Lond). 1998 Apr; 48(3):153-60.<br />

Richiesta estratti: Dr. Vito Borraccia - Centro Polifunzionale<br />

della Polizia <strong>di</strong> Stato - Via Cacu<strong>di</strong>, N° 3 - 70123 Bari, Italy<br />

E-mail: v.borraccia@libero.it<br />

CS-10<br />

DISTURBI E PATOLOGIE MUSCOLOSCHELETTRICHE<br />

IN INDUSTRIA METALMECCANICA COMPLESSA<br />

R. d’Angelo1 , L. Attaianese2 , E. Attaianese3 , P. Mura4 1 Contarp - INAIL- Direzione Regionale per la Campania<br />

2 Indesit Company S.p.A. - Polo industriale Carinaro-Teverola<br />

3 Laboratorio <strong>di</strong> Ergonomia Applicata e Sperimentale - Dip.<br />

Configurazione e Attuazione dell’Architettura - Università <strong>di</strong> Napoli<br />

Federico II<br />

4 Contarp - INAIL- Direzione Regionale per la Sardegna<br />

RIASSUNTO. Tra le malattie correlate al lavoro, negli ultimi anni,<br />

hanno acquisito importanza crescente quelle dovute a sovraccarico<br />

biomeccanico dell’arto superiore. Nel contributo qui presentato vengono<br />

illustrati e <strong>di</strong>scussi i risultati <strong>di</strong> un indagine ergonomica condotta<br />

in un’azienda metalmeccanica complessa (Indesit S.p.A.), relativamente<br />

ad una postazione considerata significativa per quanto riguarda<br />

il rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori.<br />

L’analisi ergonomica è stata condotta con l’utilizzo della Check-list<br />

OCRA, il metodo ORAGE e il metodo SI (Strain Index) <strong>di</strong> Moore e<br />

Garg. I risultati conseguiti consentono <strong>di</strong> evidenziare che l’utilizzo<br />

combinato dei tre meto<strong>di</strong> consente un’adeguata analisi delle con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> rischio necessaria per in<strong>di</strong>viduare le postazioni che devono<br />

essere adeguate o migliorate dal punto <strong>di</strong> vista ergonomico.<br />

ABSTRACT. Among work-related <strong>di</strong>seases, musculoskeletal <strong>di</strong>sorders of<br />

the upper extremities have obtained increasing attention in last decades.<br />

In this paper we present and <strong>di</strong>scuss the results of a work place ergonomic<br />

survey in a complex manufactory industry (Indesit S.p.A.), considering<br />

upper limbs <strong>di</strong>sorders for biomechanical work-load risk.<br />

Ergonomic analysis has been performed using OCRA check-list, ORA-<br />

GE method and Strain Index (S.I.). Results highlight the effectiveness<br />

use of the three arranged methods to assess risk situations and improve<br />

work places ergonomics con<strong>di</strong>tions.<br />

INTRODUZIONE<br />

Le UEWMSDs (Upper Extremity Work Related Musculoskeletal<br />

Disorders) rappresentano un complesso <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sturbi e patologie a carico dei sistemi ed apparati<br />

osteorticolari, muscoloten<strong>di</strong>neo, nervosa e vascolare che<br />

possono essere causati e/o aggravate da sovraccarico<br />

biomeccanico lavorativo dell’arto superiore.<br />

In Italia la patologia muscoloscheletrica dell’arto superiore<br />

ha mostrato negli ultimi anni un robusto incremento<br />

<strong>di</strong> prevalenza e incidenza (pur trattandosi <strong>di</strong> patologia<br />

“non tabellata” e quin<strong>di</strong> verosimilmente soggetta a<br />

fenomeno <strong>di</strong> under reporting).<br />

Dai dati dell’INAIL, risulta che nel periodo 1996-2003<br />

sono stati denunciati 11733 casi <strong>di</strong> patologie muscolosheletriche,<br />

<strong>di</strong> cui circa 300 nel settore metalmeccanico.<br />

MATERIALE E METODI<br />

La valutazione è stata effettuata relativamente a 1000<br />

lavoratori addetti alla costruzione <strong>di</strong> elettrodomestici<br />

dell’industria metalmeccanica Indesit s.p.a presso gli stabilimenti<br />

del polo industriale Carinaro-Teverola (Ce).<br />

Per la valutazione del rischio sono state utilizzate le<br />

informazioni tecniche ed organizzative <strong>di</strong> fonte aziendale<br />

e derivante da specifici questionari sui fattori <strong>di</strong> rischio<br />

lavorativo e sui sintomi accusati. Per le analisi ergonomiche<br />

sono state effettuate le videoregistrazioni dei<br />

compiti svolti.


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 183<br />

www.gimle.fsm.it<br />

L’attenzione è stata focalizzata su un unico reparto<br />

(montaggio) ed in particolare si è fissata l’attenzione su<br />

una linea, poiché i risultati dell’analisi e le relative possono<br />

essere ritenute valide anche per le restanti linee.<br />

Dalle valutazione effettuate sulle singole postazioni risulta<br />

che il rischio per gli arti superiori interessa tutte le fasi<br />

del montaggio, risultando particolarmente critico nella<br />

postazione n° 2 dove l’operatore solleva manualmente un<br />

carico <strong>di</strong> circa 9 Kg, ed effettua mansioni <strong>di</strong> montaggio con<br />

una frequenza <strong>di</strong> atti rapida e costante. Gli in<strong>di</strong>ci rilevati<br />

evidenziano una criticità nonostante i provve<strong>di</strong>menti protettivi<br />

e preventivi adottati. Schematicamente la postazione<br />

può essere così rappresentata:<br />

INPUT: -) Guarnizione oblò -) Molla <strong>di</strong> tenuta -) Contrappeso<br />

anteriore -) Viti -) ecc.<br />

OPERAZIONI: -) Prelevamento input -) Posizionamento -)<br />

Montaggio<br />

POSTAZIONE N° 2<br />

La task analysis della postazione è piuttosto complessa,<br />

essendo composta <strong>di</strong> un<strong>di</strong>ci operazioni principali,<br />

ognuna a sua volta scomponibile in un elevato<br />

numero <strong>di</strong> movimenti elementari.<br />

ANALISI DEL RISCHIO<br />

Il rischio biomeccanico dell’arto superiore è stato<br />

analizzato in accordo alle linee guida SIMLII (1) attraverso<br />

un’analisi <strong>di</strong> primo livello in cui sono stati verificati<br />

i segnalatori <strong>di</strong> rischio a suo tempo proposto nello<br />

Azione<br />

standard ergonomico dall’OSHA (2); in presenza <strong>di</strong> almeno<br />

un segnalatore <strong>di</strong> rischio si è passato ad un’analisi<br />

<strong>di</strong> livello superiore con l’applicazione dei tre meto<strong>di</strong>: la<br />

check list OCRA (Occupational Ripetitive Actions) <strong>di</strong><br />

Colombini et al. (3); il metodo OREGE (Outil de Rèpèrage<br />

et d’Evaluation des Gestes) del INRS (4); il metodo<br />

SI (Strain Index) <strong>di</strong> Moore e Garg (5).<br />

RISULTATI E CONSIDERAZIONI<br />

Le tabelle I, II e III riportano relativamente alla “postazione<br />

2” i risultati della valutazione ottenuti applicando<br />

la check-list OCRA, il metodo OREGE e il metodo<br />

Strain Index.<br />

Tabella I. Check list OCRA (Occupational ripetitive Actions)<br />

In<strong>di</strong>ce Punteggio<br />

Recupero (Pause, Permanenza) 4<br />

Frequenza (Azioni totali/pezzo, Durata ciclo,<br />

Azioni al minuto) 0<br />

Forza (Uso <strong>di</strong> forza <strong>di</strong> grado moderato) 2<br />

Postura (Valore più alto ottenuto dalle domande) 2<br />

Fattori complementari 1<br />

Totale 9<br />

Interpretazione del risultato: In<strong>di</strong>ce 9=fattore <strong>di</strong> rischio me<strong>di</strong>o<br />

Tabella II. Metodo OREGE (Outil de reperage et d’evaluation des gestes)<br />

Sintesi dei fattori <strong>di</strong> rischio biomeccanico e definizione <strong>di</strong> rischio<br />

Forza Angolo Ripetitività Definizione del rischio<br />

(da 0 a 10) (da 1 a 3) (da 0 a 10) (Acc.,nr.,Evit.)<br />

1. raggiungere il <strong>di</strong>stributore delle guarnizioni 0 1 0 Acc.<br />

2. prendere la guarnizione 2 1 4 Acc.<br />

3. raggiungere la postazione 0 1 0 Acc.<br />

4. calzare la guarnizione 6 2 6 nr<br />

5. prendere la molla 2 2 6 nr<br />

6. girare la manovella 6 3 6 nr<br />

7. prendere la ruota 6 3 6 nr<br />

8. prendere manicotto 4 1 4 nr<br />

9. prendere il contrappeso 8 3 6 Evit.<br />

10. prendere i perni 2 1 2 Acc<br />

11. avvitare i perni con lo strumento apposito 2 1 4 Acc<br />

Interpretazione del risultato: Acc. (Accettabile), nr. (non raccomandato), Evit. (Evitare)<br />

Tabella III. Metodo SI (Strain Index)<br />

Intensità <strong>di</strong> sforzo Durata sforzo Azioni/minuto Postura mano/polso Velocità lavoro Ore lavoro Strain Index<br />

2 x 0.05 x 10 x 1 x 1 x 8 = 8<br />

Interpretazione del risultato: SI>7= Lavori probabilmente pericolosi


184 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

www.gimle.fsm.it<br />

Come si può evidenziare dalle tabelle I e III, sia la<br />

check-list OCRA che il metodo SI (Strain Index), pur utilizzando<br />

meto<strong>di</strong> quantitativamente <strong>di</strong>versi per il calcolo,<br />

giungono a conclusioni analoghe per quanto riguarda il<br />

rischio da sovraccarico biomeccanico.<br />

Il metodo Orege, consentendo <strong>di</strong> analizzare singolarmente<br />

le varie azioni, per quanto riguarda gli aspetti <strong>di</strong><br />

forza, angolo e ripetitività, mette in evidenza che nel caso<br />

esaminato, per l’azione <strong>di</strong> “prendere il contrappeso”<br />

l’in<strong>di</strong>ce sintetico assume il valore <strong>di</strong> 17, quin<strong>di</strong> rientra<br />

nella fascia “da evitare”.<br />

CONCLUSIONI<br />

Come punto <strong>di</strong> partenza si è deciso <strong>di</strong> testare i modelli<br />

attualmente <strong>di</strong>sponibili, su una postazione particolarmente<br />

importante del ciclo tecnologico <strong>di</strong> produzione<br />

<strong>di</strong> lavatrici. L’esperienza condotta ha messo in evidenza<br />

che l’utilizzo <strong>di</strong> più meto<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti, considerando<br />

fattori <strong>di</strong> natura <strong>di</strong>versa, rappresenta l’unica strada<br />

attualmente percorribile per un’adeguata analisi dell’esposizione<br />

a tale tipologia <strong>di</strong> rischio. Lo stu<strong>di</strong>o è stato<br />

svolto nell’ambito <strong>di</strong> un progetto denominato ERRP<br />

(Ergonomic Risk Reduction Process) finalizzato a stabilire<br />

le fasi <strong>di</strong> un intervento organico <strong>di</strong> implementazione<br />

delle con<strong>di</strong>zioni ergonomiche dell’ambiente <strong>di</strong> lavoro<br />

considerato.<br />

Il progetto prevede l’in<strong>di</strong>viduazione delle mansioni e<br />

delle operazioni del sito che hanno un potenziale molto<br />

alto <strong>di</strong> rischio in rapporto al fattore umano, l’identificazione<br />

degli aspetti aspecifici del lavoro ad alto rischio e<br />

l’avvio <strong>di</strong> un processo <strong>di</strong> controllo, attraverso la definizione<br />

delle tipologie <strong>di</strong> rischio per ogni lavoro analizzato<br />

e la relativa quantificazione, la definizione del piano<br />

per la riduzione o eliminazione del rischio e l’’attivazione<br />

<strong>di</strong> un piano <strong>di</strong> controllo delle soluzioni implementate<br />

esportabili in tutte le unità produttive del gruppo con<br />

problematiche similari.<br />

RINGRAZIAMENTI<br />

Si ringrazia l’arch. Ingrid Titomanlio per la collaborazione alla redazione<br />

della task analysis.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1) Apostoli P, Bovenzi M, Occhipinti E, Romano C, Violante F, Cortesi<br />

I, Baracco A, Draicchio F, Mattioli S. Linee guida SIMLII (Società<br />

Italiana <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina del Lavoro e Igiene Industriale) per la<br />

formazione continua e l’accre<strong>di</strong>tamento del me<strong>di</strong>co del lavoro. Disturbi<br />

e patologie muscolo scheletriche dell’arto superiore correlati<br />

con il lavoro (Upper Extremity Work-related Musculoskeletal <strong>di</strong>sorders<br />

- UE WMSDs), 2003.<br />

2) Schneider S. OSHA’s draft Standard for Prevention of work-related<br />

Musculoskeletal Disorders. Applied Occupazional Enviromental<br />

Hygiene, 1995; 10-8; 665-667.<br />

3) Colombini D, Occhipinti E, Grieco A. la valutazione e la gestione<br />

del rischio da movimenti e sforzi ripetuti agli arti superiori. F. Angeli<br />

e<strong>di</strong>t. Milano, 2000.<br />

4) Apostoli P, Bazzini G, Sala E, Imbriani M. La versione italiana<br />

“OREGE” (Outil de Reperage de Gestes9 dell’INRS (Institute National<br />

de Recherche et de sècuritè) per la valutazione dei <strong>di</strong>sturbi<br />

muscolo-scheletrici dell’arto superiore. G Ital Med Lav Erg 2002;<br />

24; 3-25.<br />

5) Moore JS, Garg A. The strain index: a proposed method to analyse<br />

jobs for risk of risk upper extremity <strong>di</strong>sorders. Am Ind Hyg Assoc<br />

1995; 56: 443-458.<br />

CS-11<br />

SOVRACCARICO BIOMECCANICO DELL’ARTO<br />

SUPERIORE: ESPERIENZA DI PREVENZIONE DEL<br />

RISCHIO NELL’INDUSTRIA METALMECCANICA<br />

FABRIANESE<br />

C. Giampaoletti 1 , V. Pisciottano 2 , A.M. Colao 3<br />

1 Specialista in Me<strong>di</strong>cina del Lavoro, Me<strong>di</strong>co competente<br />

2 Dirigente Me<strong>di</strong>co del Servizio <strong>di</strong> Prevenzione e Sicurezza<br />

in ambienti <strong>di</strong> lavoro - ASL Roma F.Rignano Flaminio<br />

3 Direttore del Servizio <strong>di</strong> Prevenzione e Sicurezza in ambienti<br />

<strong>di</strong> lavoro - Azienda Sanitaria Unica Regionale Marche -<br />

Zona territoriale n. 6 Fabriano (AN)<br />

RIASSUNTO. Nell’anno 2000, lo S.P.S.A.L. della zona territoriale<br />

<strong>di</strong> Fabriano, a seguito dei numerosi casi <strong>di</strong> STC segnalati<br />

dall’U.O. Ortope<strong>di</strong>ca del locale nosocomio, ha iniziato un<br />

programma <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> tipo conoscitivo e preventivo sul rischio<br />

da sovraccarico biomeccanico dell’arto superiore, articolato in<br />

quattro fasi.<br />

1 - I stu<strong>di</strong>o epidemiologico. A 448 soggetti addetti a linee <strong>di</strong><br />

montaggio <strong>di</strong> sette industrie metalmeccaniche è stato<br />

eterosomministrato un questionario che indagava l’anamnesi<br />

professionale e patologica, i <strong>di</strong>sturbi muscoloscheletrici dell’arto<br />

superiore, i fattori <strong>di</strong> rischio professionali e non (2000-2001).<br />

2 - Seminario con comunicazione dei risultati dello stu<strong>di</strong>o alle<br />

figure preposte (2001).<br />

3 - Valutazione del trend <strong>di</strong> malattie professionali denunciate dai<br />

me<strong>di</strong>ci e accertate dall’INAIL dal 1999 al 2005.<br />

4 - II stu<strong>di</strong>o epidemiologico. Il questionario del I stu<strong>di</strong>o è stato<br />

eterosomministrato a 448 addetti a linee <strong>di</strong> montaggio delle stesse<br />

aziende selezionate per la prima indagine (2005).<br />

Nel seminario del <strong>di</strong>cembre 2001, l’Organo <strong>di</strong> Vigilanza<br />

comunicava i risultati del primo stu<strong>di</strong>o in<strong>di</strong>viduando i settori<br />

lavorativi a rischio ed evidenziando la necessità <strong>di</strong> collaborazione<br />

tra reparti specialistici e me<strong>di</strong>ci competenti al fine <strong>di</strong> una precoce<br />

<strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> malattia lavoro-correlata. A seguito <strong>di</strong> ciò le aziende<br />

sono state indotte ad adottare misure <strong>di</strong> prevenzione, meto<strong>di</strong><br />

scientifici <strong>di</strong> valutazione del rischio specifico e protocolli specifici<br />

<strong>di</strong> sorveglianza sanitaria. Sia le denunce che le malattie accertate<br />

hanno subito un incremento a partire dal 2002. Il confronto tra i<br />

due stu<strong>di</strong> ha evidenziato nel secondo campione: una ridotta<br />

prevalenza <strong>di</strong> STC e <strong>di</strong> altre patologie dell’arto superiore lavorocorrelate,<br />

una minore presenza <strong>di</strong> movimenti ripetitivi, <strong>di</strong><br />

strumenti vibranti ed uso <strong>di</strong> forza, un incremento <strong>di</strong> pause <strong>di</strong><br />

lavoro, <strong>di</strong> ricorso alla rotazione ed eventuale cambio <strong>di</strong> mansione<br />

a seguito <strong>di</strong> comparsa delle patologie. Tuttavia i risultati ottenuti<br />

sono <strong>di</strong>somogenei: migliori nelle gran<strong>di</strong> industrie, ancora<br />

insufficienti nelle piccole aziende.<br />

ABSTRACT. In the year 2000, the S.P.S.A.L. of Fabriano territorial<br />

zone, after a high number of reported cases of CTS in the<br />

Orthope<strong>di</strong>c Unit of the local hospital, started an informative and<br />

preventive study program on the risk of biomechanical overloa<strong>di</strong>ng<br />

of the upper extremities. The study was <strong>di</strong>vided in four main steps:<br />

1. Epidemiological study I. A questionnaire assessing professional<br />

and pathological anamnesis, musculoskeletal <strong>di</strong>sorders of the upper<br />

extremities as well as the professional and non professional risk<br />

factors was administered to 448 assembly line workers in seven<br />

metal mechanic factories (2000-2001).<br />

2. Lecture for the proposed institution to communicate the results of<br />

study I (2001).<br />

3. Evaluation of the trend on professional <strong>di</strong>seases reported by<br />

me<strong>di</strong>cal doctors and verified by INAL during the years 1999-2005.<br />

4. Epidemiological study II. The same questionnaire from the first<br />

study has been administered to 448 assembly line workers in the<br />

same industries selected for the previous investigation (2005).<br />

The first study results, presented in the December 2001 lecture from


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 185<br />

www.gimle.fsm.it<br />

the supervising institution, in<strong>di</strong>cated the departments at risk and<br />

showed the necessity of collaboration between specific departments<br />

and specialized me<strong>di</strong>cal doctors to achieve a rapid <strong>di</strong>agnosis of<br />

work-related <strong>di</strong>seases.<br />

Following our data, the companies have adopted preventative<br />

measures, scientific methods of specific risk evaluation as well<br />

specific protocols of health survey. Both the reported and the<br />

verified <strong>di</strong>seases showed an increment starting from 2002. The<br />

comparison between the two stu<strong>di</strong>es demonstrated that the second<br />

group had a reduction in the CTS prevalence and in the other<br />

work-related upper extremities <strong>di</strong>sorders; a reduction in the<br />

repetitive movements, in the use of vibrating instruments and work<br />

force; an increment in the number of working pauses and rotation<br />

exercises; an increment in the position switch following the<br />

appearance of the <strong>di</strong>sorders. However, the results obtained show a<br />

fundamental <strong>di</strong>screpancy: a better trend has been observed in the<br />

big companies, but it is still not sufficient in the smaller companies.<br />

INTRODUZIONE<br />

Le patologie da sovraccarico biomeccanico dell’arto<br />

superiore sono patologie muscoloscheletriche a genesi<br />

multifattoriale la cui insorgenza è correlata a fattori <strong>di</strong> rischio<br />

professionali e non. In letteratura scientifica sono<br />

in<strong>di</strong>cate come Upper Limb - Work Related Musculoskeletal<br />

Disorders “WRMSDs”. La zona territoriale n. 6 <strong>di</strong><br />

Fabriano (Regione Marche) con una popolazione me<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong> circa 45.800 residenti è caratterizzata da un’attività industriale<br />

<strong>di</strong> tipo prevalentemente metalmeccanico che<br />

vede l’impiego <strong>di</strong> 8.150 addetti nelle principali attività <strong>di</strong><br />

produzione <strong>di</strong> elettrodomestici e cappe aspiranti. Nell’anno<br />

2000, a seguito delle numerose segnalazioni <strong>di</strong><br />

patologie dell’arto superiore da parte degli ortope<strong>di</strong>ci<br />

dell’U.O. dell’Ospedale <strong>di</strong> Fabriano (AN) e dei numerosi<br />

interventi chirurgici <strong>di</strong> decompressione del tunnel carpale<br />

(87 interventi) eseguiti nel locale nosocomio, il Servizio<br />

<strong>di</strong> Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti <strong>di</strong> Lavoro<br />

(SPSAL), ha iniziato un programma <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o con<br />

finalità <strong>di</strong> tipo conoscitivo, comunicativo e preventivo.<br />

Tale stu<strong>di</strong>o si è articolato in quattro fasi successive nel<br />

periodo 2000-2005:<br />

Prima fase - In<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> tipologie <strong>di</strong> lavoro a<br />

rischio <strong>di</strong> sovraccarico biomeccanico dell’arto superiore<br />

tramite lo stu<strong>di</strong>o del fenomeno in un campione <strong>di</strong> lavoratori<br />

del reparto montaggio <strong>di</strong> sette industrie metalmeccaniche<br />

(Aprile 2000-Maggio 2001).<br />

Seconda fase - Organizzazione <strong>di</strong> un seminario con<br />

l’obiettivo <strong>di</strong> comunicare il rischio specifico alle figure<br />

preposte (Dicembre 2001).<br />

Terza fase - Valutazione del trend del numero <strong>di</strong> malattie<br />

professionali denunciate e accertate nel periodo<br />

2000-2005.<br />

Quarta fase - Verifica della prevalenza delle patologie<br />

oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o in un campione <strong>di</strong> lavoratori del reparto<br />

montaggio delle stesse aziende in<strong>di</strong>viduate nel primo<br />

stu<strong>di</strong>o (Giugno-Ottobre 2005).<br />

MATERIALI E METODI<br />

Prima fase: prima indagine epidemiologia (2). Previo<br />

consenso informato, è stato eterosomministrato un questionario<br />

anonimo ad un campione <strong>di</strong> 448 soggetti addetti<br />

a linee <strong>di</strong> montaggio presso industrie <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa <strong>di</strong>mensione<br />

(da 25 a 500 addetti), produttrici <strong>di</strong> elettrodomestici<br />

e cappe aspiranti. Il questionario era mirato a rac-<br />

cogliere informazioni riguardanti l’anamnesi professionale,<br />

l’anamnesi patologica, la presenza <strong>di</strong> sintomi a carico<br />

dell’arto superiore con particolare riferimento alla<br />

sindrome del tunnel carpale (STC), i fattori <strong>di</strong> rischio in<strong>di</strong>viduali<br />

(familiarità, gravidanza, menopausa, <strong>di</strong>abete,<br />

<strong>di</strong>slipidemie) e professionali (movimenti ripetitivi, strumenti<br />

vibranti, pause <strong>di</strong> riposo, uso <strong>di</strong> materiali fred<strong>di</strong>,<br />

esercizio <strong>di</strong> forza fisica), la rotazione delle postazioni <strong>di</strong><br />

lavoro, il cambio <strong>di</strong> mansione.<br />

Seconda fase: comunicazione del rischio. Nel <strong>di</strong>cembre<br />

2001 è stato organizzato un seminario, rivolto a Me<strong>di</strong>ci<br />

Competenti, Responsabili del Servizio <strong>di</strong> Prevenzione<br />

e Protezione (RSPP) e Consulenti della Sicurezza, in<br />

cui sono stati comunicati i risultati dello stu<strong>di</strong>o svolto<br />

con l’obiettivo <strong>di</strong> invitare tali figure ad una maggior attenzione<br />

nella valutazione delle patologie da sovraccarico<br />

biomeccanico e relative misure <strong>di</strong> prevenzione.<br />

Terza fase: primo outcome dell’intervento. I dati statistici<br />

relativi al numero <strong>di</strong> malattie professionali denunciate<br />

dai me<strong>di</strong>ci nel territorio fabrianese e al numero <strong>di</strong><br />

malattie professionali accertate dall’INAIL nel quadriennio<br />

2002-2005 sono stati messi a confronto con quelli del<br />

triennio precedente 1999-2001, con l’obiettivo <strong>di</strong> evidenziare<br />

un eventuale impatto dell’opera <strong>di</strong> informazione<br />

svolta.<br />

Quarta fase: seconda indagine epidemiologica. Previo<br />

consenso informato, è stato eterosomministrato lo<br />

stesso questionario anonimo usato nel primo stu<strong>di</strong>o, a<br />

448 lavoratori addetti a linee <strong>di</strong> montaggio nelle stesse<br />

aziende selezionate per la prima indagine.<br />

RISULTATI<br />

Prima fase. Le caratteristiche del campione e i risultati<br />

del primo stu<strong>di</strong>o epidemiologico sono illustrati nella<br />

tabella I.<br />

Seconda fase. In occasione della presentazione dei risultati<br />

della prima indagine, l’Organo <strong>di</strong> Vigilanza in<strong>di</strong>viduava<br />

i settori lavorativi a rischio presenti nel territorio<br />

e evidenziava l’importanza <strong>di</strong> instaurare una stretta<br />

collaborazione con i reparti specialistici ospedalieri e<br />

ambulatoriali e con i Me<strong>di</strong>ci Competenti al fine <strong>di</strong> una<br />

precoce e corretta <strong>di</strong>agnosi, in<strong>di</strong>viduando, ove possibile,<br />

la correlazione con l’attività lavorativa. A seguito <strong>di</strong> tale<br />

evento comunicativo, le Aziende sono state indotte ad effettuare<br />

una sempre più mirata valutazione del rischio<br />

specifico, istituendo misure adeguate <strong>di</strong> prevenzione<br />

(strumentazione, rotazione, introduzione <strong>di</strong> pause, cambio<br />

<strong>di</strong> mansione), mentre i Me<strong>di</strong>ci Competenti hanno iniziato<br />

ad elaborare un protocollo <strong>di</strong> sorveglianza sanitaria<br />

mirato al rischio.<br />

Terza fase - A partire dal 2002 le denunce <strong>di</strong> patologie<br />

dell’arto superiore lavoro-correlate hanno subito un<br />

incremento evidente rispetto agli anni precedenti così<br />

come le malattie accertate dall’INAIL (Tabella II).<br />

Quarta fase - I risultati della seconda indagine epidemiologica<br />

(anno 2005) sono illustrati nella tabella I. Nel<br />

campione del secondo stu<strong>di</strong>o la prevalenza dei soggetti<br />

sintomatici per STC è <strong>di</strong>minuita. I soggetti sintomatici<br />

sono in prevalenza <strong>di</strong> sesso femminile e prevalgono nel<br />

settore delle cappe come nel primo stu<strong>di</strong>o. Nella ridotta


186 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

www.gimle.fsm.it<br />

Tabella I. Caratteristiche del campione e risultati del I e del II stu<strong>di</strong>o<br />

prevalenza della popolazione sintomatica è ipotizzabile<br />

il ruolo <strong>di</strong> alcuni fattori evidenziati dal secondo stu<strong>di</strong>o<br />

quali: minore presenza dei fattori noti (1) <strong>di</strong> rischio professionale<br />

(ripetitività, vibrazioni, sforzi fisici), aumento<br />

delle pause <strong>di</strong> lavoro, ricorso alla rotazione, cambio <strong>di</strong><br />

mansione a seguito della comparsa dei sintomi. È ipotizzabile<br />

il ruolo protettivo <strong>di</strong> tali fattori anche per ciò che<br />

riguarda la ridotta prevalenza <strong>di</strong> altre patologie dell’arto<br />

superiore evidenziata dal secondo stu<strong>di</strong>o.<br />

CONCLUSIONI<br />

Gli stu<strong>di</strong> epidemiologici hanno evidenziato una prevalenza<br />

della patologia da sovraccarico biomeccanico<br />

dell’arto superiore negli addetti ad assemblaggio, confermando<br />

quanto già presente in letteratura (3, 4, 5, 6) e<br />

giustificando la sensibilizzazione svolta nei confronti<br />

delle figure preposte ad iniziare un iter valutativo del rischio<br />

emerso.<br />

I risultati ottenuti si <strong>di</strong>versificano a seconda delle <strong>di</strong>mensioni<br />

delle industrie: migliori nelle gran<strong>di</strong> aziende<br />

dove l’approccio al problema è avvenuto con meto<strong>di</strong><br />

scientifici, sia nella valutazione del rischio e relativi in<strong>di</strong>ci<br />

<strong>di</strong> esposizione personale e i conseguenti interventi<br />

ergonomici da adottare.<br />

Nelle piccole aziende, nonostante una valutazione<br />

empirica del rischio, la presenza costante del Me<strong>di</strong>co<br />

I stu<strong>di</strong>o II stu<strong>di</strong>o<br />

Popolazione campione 448 soggetti 448 soggetti<br />

Età me<strong>di</strong>a 31.8 (range 18-58) 35.9 (range 19-61)<br />

Anzianità lavorativa 4.6 (range 1-28) 6.6 (range 1-34)<br />

Prevalenza <strong>di</strong> STC 88 (19.6%) 65 (14.5%)<br />

Soggetti sintomatici alle mani per sesso Femmine (77.3%) Femmine (92.3%)<br />

Maschi (22.7%) Maschi (7.7%)<br />

Soggetti sintomatici alle mani per settore Cappe (67.1%) Cappe (61.5%)<br />

Elettrodomestici (29.5%) Elettrodomestici (32.3%)<br />

Cablaggio (3.4%) Cablaggio (6.2%)<br />

Fattori <strong>di</strong> rischio professionali (riferiti dal soggetto) Ripetitività (97.6%) Ripetitività (87.7%)<br />

Vibrazioni (84.5%) Vibrazioni (66.3%)<br />

Sforzi fisici (76.2%) Sforzi fisici (58.5%)<br />

Materiali fred<strong>di</strong> (23.2%) Materiali fred<strong>di</strong> (58.5%)<br />

Pause (57.1%) Pause (66.1%)<br />

Rotazione postazione <strong>di</strong> lavoro 30.4% 56.1%<br />

Cambio mansione dopo comparsa dei sintomi 31.7% 56.9%<br />

Mansione all’esor<strong>di</strong>o dei sintomi Assemblaggio (78.6%) Assemblaggio (75.3%)<br />

Prevalenza <strong>di</strong> altre patologie dell’arto superiore 52 soggetti (11.6%) 42 soggetti (9.1%)s<br />

Tabella II. Trend malattie muscoloscheletriche professionali denunciate e malattie accertate<br />

Anno 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005<br />

Malatte denunciate 1 0 0 4 9 11 6<br />

Malattie accertate 0 0 2 2 6 9 5<br />

Competente “edotto” svolgeva un ruolo fondamentale<br />

per la tutela del lavoratore, limitando il tempo <strong>di</strong> esposizione<br />

al rischio (introduzione della rotazione <strong>di</strong> postazione)<br />

o eliminando l’uso <strong>di</strong> strumenti vibranti quando<br />

la clinica confermava una <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> patologia lavorocorrelata.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1) Bernard BP. Musculoskeletal <strong>di</strong>sorders (MSDs) and workplace<br />

factors. A critical review of epidemiologic evidence for work-related<br />

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low back. 1997. http:// www.cdc.gov/niosh/ergosci.l.htlm<br />

2) Colao AM, et al. Sovraccarico biomeccanico dell’arto superiore.<br />

ISL Igiene e Sicurezza del Lavoro 2002; 8: 406-10.<br />

3) Dias JJ, et al. Carpal tunnel syndrome and work. J Hand Surg [Br].<br />

2004; 29(4): 329-33.<br />

4) Fransson-Hall C, at al. Self-reported physical exposure and musculoskeletal<br />

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workers. J Occup Environ Med. 1995; 37(9): 1136-44.<br />

5) Gold JE, et al. Digital vibration threshold testing and ergonomic<br />

stressors in automobile manufacturing workers: a cross-sectional<br />

assessment. Ergonomics 2005; 48(1): 66-77.<br />

6) Hussain T. Musculoskeletal symptoms among truck assembly<br />

workers. Occup Med 2004; 54(8): 506-12.<br />

Richiesta estratti: Dott.ssa Anna Maria Colao - Azienda<br />

Sanitaria Unica Regionale Marche - Zona territoriale n. 6<br />

Fabriano - Viale G. Marconi, 9 60044 Fabriano (AN), Italy<br />

e-mail:colao.an.@asl6.marche.it


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 187<br />

www.gimle.fsm.it<br />

CS-12<br />

LA SINDROME DEL TUNNEL CARPALE IN CASSIERE<br />

DI AZIENDE COMMERCIALI<br />

C. Graceffa1 , C. Giorgianni1 , M. Raimon<strong>di</strong>4 , D.<br />

Graceffa3 , G. D’Arrigo2 , C. Abbate1 1 Dip. <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Sociale e del Territorio Università <strong>di</strong> Messina,<br />

Sez. Me<strong>di</strong>cina del Lavoro<br />

2 Università “Tor Vergata” Roma<br />

3 Dip. <strong>di</strong> Statistica Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Messina<br />

4 Libero professionista<br />

RIASSUNTO. Le cassiere dei supermercati rappresentano una<br />

categoria lavorativa a rischio <strong>di</strong> Work Related Musculo Skeletal<br />

Disorders (WMSDs). Scopo del nostro stu<strong>di</strong>o è quello <strong>di</strong> valutare<br />

l’incidenza della sindromedel tunnel carpale in addette alle<br />

operazioni <strong>di</strong> cassa in aziende commerciali. L’indagine è stata<br />

condotta su un campione <strong>di</strong> 695 cassieri <strong>di</strong> sesso femminile in corso<br />

<strong>di</strong> sorveglianza sanitaria dopo una valutazione del rischio specifico<br />

con l’applicazione della “check-list” durante la visita i soggetti che<br />

presentavano una sintomatologia dolorosa lungo la <strong>di</strong>stribuzione<br />

del nervo me<strong>di</strong>ano nella mano e/o parestesia sono stati sottoposti ai<br />

due test che rilevano la possibile compressione del nervo me<strong>di</strong>ano<br />

al polso: Test <strong>di</strong> Phalen ed il Test <strong>di</strong> Tinel. Chi presentava il<br />

risveglio della sintomatologia parestetica e/o dolorosa in entrambi i<br />

test, significativa per la presenza della malattia, venne sottoposto<br />

ad un ulteriore indagine quale è l’elettromiografia (EMG), il gold<br />

standard per la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Sindrome del Tunnel Carpale. Tale<br />

campione è stato confrontato con quello <strong>di</strong> una popolazione non<br />

esposta a rischio specifico, omogenea per numero, età, sesso<br />

anzianità lavorativa e criteri <strong>di</strong> esclusione tutti insegnanti <strong>di</strong> scuola<br />

materna ed elementare. Dalla <strong>di</strong>samina dei risultati si nota che: il<br />

campione da noi stu<strong>di</strong>ato presenta una maggiore incidenza sia <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sturbi che <strong>di</strong> sindrome del Tunnel Carpale; non esistono<br />

<strong>di</strong>fferenze statisticamente significative tra i soggetti positivi ai tests<br />

obiettivi e quelli in cui EMG ha confermato l’esistenza della<br />

sindrome. Interessante riteniamo, inoltre, l’aver <strong>di</strong>mostrato come<br />

un attento stu<strong>di</strong>o della sintomatologia e dell’obiettività clinica da<br />

risultati <strong>di</strong>agnostici sovrapponibili a quelli ottenuti con L’EMG.<br />

ABSTRACT. The Check-out assistants represent a working sector at<br />

risk of Work Related Musculo Skeletal Disorders (WMSDs). The aim<br />

of our study is to evaluate carpal tunnel syndrome’s incidence in<br />

check out assistants. Our search was carried out on a sample of 695<br />

female check-out assistants,after a specific risk’s valutazion witch<br />

“chec-list application”,during health surveillance. Subjects with an<br />

pand’s painful symptoms or paraesthesias along territory of me<strong>di</strong>an<br />

were submitted to tests thath revial compression of me<strong>di</strong>an at wrist:<br />

Phalen and Tinel tests. Who were positive to painful symptoms or<br />

paraesthesias in both tests, were subjected to electromyographia<br />

(E.M.G.), gold standard for carpal tunnel Syndrome <strong>di</strong>agnosis. This<br />

sample was compared with a control group no-exposed to specific<br />

risk (all teachers) of equal number, age, sex and working age of our<br />

sample. Our results point out that:: our study sample show more<br />

symptoms and carpal tunnel Syndrome than the control group; tere<br />

aren’t statistically meaningful <strong>di</strong>fferences between test’s positive<br />

subjects amd EMG positive subjects. We demonstrated that a careful<br />

anamnesis and objective exam can replace EMG.<br />

INTRODUZIONE<br />

La Sindrome del Tunnel Carpale (STC) è una delle<br />

patologie più comuni dell ‘arto superiore; è classificata<br />

tra i così detti Work Related Musculo Skeletal Disorders<br />

(WMSDs), patologie ad eziologia multifattoriale legate a<br />

traumi ripetuti e/o cumulativi.<br />

Margolis e Kraus (1987) stu<strong>di</strong>ando tale fenomeno in<br />

982 cassiere aveva riscontrato sintomi in<strong>di</strong>cativi della<br />

patologia nel 62,5% del campione.<br />

Scopo del nostro stu<strong>di</strong>o è quello <strong>di</strong> valutare l’incidenza<br />

della sindrome in addette alle operazioni <strong>di</strong> cassa<br />

in aziende commerciali.<br />

MATERIALI E METODI<br />

L’indagine è stata condotta su un campione <strong>di</strong> 746<br />

cassieri <strong>di</strong> sesso femminile in corso <strong>di</strong> sorveglianza sanitaria<br />

dopo una valutazione del rischio specifico con l’applicazione<br />

della “check-list” (procedura per l’identificazione<br />

<strong>di</strong> un possibile rischio <strong>di</strong> sovraccarico degli arti superiori<br />

da lavoro ripetitivo).<br />

Su tale campione sono stati applicati i seguenti criteri<br />

<strong>di</strong> esclusione:<br />

• frattura del polso <strong>di</strong> tipo Colles<br />

• gravidanza in atto<br />

• <strong>di</strong>abete mellito ed altre malattie endocrine immunitarie<br />

(es. tiroidee)<br />

• rilievo anamnestico <strong>di</strong> interventi chirurgici ginecologici<br />

• artrite<br />

• obesità superiore alla III classe <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> massa<br />

corporea in accordo con quanto previsto dalla<br />

W.H.O. (Ginevra 1987).<br />

• attività fisica superiore alle 3ore/sett o attività agonistica<br />

• attività part time<br />

Dopo tale selezione il campione risulta composto da<br />

695 soggetti:<br />

– età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 35 +/- 9aa<br />

– anzianità lavorativa 10+/- 2aa<br />

– in<strong>di</strong>ce chek list <strong>di</strong> grado moderato (punteggio me<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> 15)<br />

– un orario <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong> circa 40 ore/sett.<br />

– 9 sono mancini<br />

Tale campione è stato confrontato con quello <strong>di</strong> una<br />

popolazione non esposta a rischio specifico, omogenea<br />

per numero, età, sesso anzianità lavorativa e criteri <strong>di</strong><br />

esclusione tutti insegnanti <strong>di</strong> scuola materna ed elementare.<br />

La valutazione statistica è stata effettuata attraverso<br />

un test non parametrico.<br />

Durante la visita i soggetti che presentavano una sintomatologia<br />

dolorosa lungo la <strong>di</strong>stribuzione del nervo<br />

me<strong>di</strong>ano nella mano e/o parestesia sono stati sottoposti ai<br />

due test che rilevano la possibile compressione del nervo<br />

me<strong>di</strong>ano al polso:<br />

– Test <strong>di</strong> Phalen.<br />

– Test <strong>di</strong> Tinel.<br />

Chi presentava il risveglio della sintomatologia parestetica<br />

e/o dolorosa in entrambi i test, significativa per la<br />

presenza della malattia, venne sottoposto ad un ulteriore<br />

indagine quale è l’elettromiografia (EMG), il gold standard<br />

per la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> Sindrome del Tunnel Carpale.<br />

RISULTATI<br />

I risultati sono espressi dalle tabelle I e II:<br />

Me<strong>di</strong>ante un confronto non parametrico (Nonparametric<br />

test Combination, NPC: Pesarin, 2001) sono state<br />

valutate le <strong>di</strong>fferenze tra i gruppi <strong>di</strong> esposti e non esposti<br />

relativamente a A, B ed EMG.


188 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

www.gimle.fsm.it<br />

Tabella I. Esposti espressi in numero assoluto e percentuale<br />

A B EMG<br />

Destrimani 252 36.3% 31 4.5% 25 3,6%<br />

Mancini 1 1 1 11%<br />

Tabella II. Controllo espressi in numero assoluto e percentuale<br />

A B EMG<br />

Destrimani 100 15 8<br />

14.3% 2.1% 1,2%<br />

Mancini 0 0 0<br />

L’analisi ha posto in luce che tra i gruppi, solamente<br />

A comporta una <strong>di</strong>fferenza statisticamente significativa<br />

(p=0.000), contrariamente a B (p=0.373) ed EMG<br />

(p=0.141).<br />

Lo stu<strong>di</strong>o effettuato all’interno dei non esposti evidenzia<br />

che non esistono <strong>di</strong>fferenze statisticamente significative<br />

tra B ed EMG (p=0.477), mentre tra A e B otteniamo<br />

un p-value altamente significativo (p=0.000).<br />

DISCUSSIONE E CONCLUSIONI<br />

Dalla <strong>di</strong>samina dei risultati si nota che<br />

– il campione da noi stu<strong>di</strong>ato presenta una maggiore incidenza<br />

sia <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi che <strong>di</strong> sindrome del Tunnel<br />

Carpale.<br />

– Non esistono <strong>di</strong>fferenze statisticamente significative<br />

tra i soggetti positivi ai tests obiettivi e quelli in cui<br />

EMG ha confermato l’esistenza della sindrome.<br />

I nostri dati ben si correlano con quanto affermato da<br />

Bonfiglioli (2005) che in un’indagine similare concludeva<br />

che il lavoro <strong>di</strong> cassa dei supermercati espone i lavoratori<br />

a fattori <strong>di</strong> rischio <strong>di</strong> tipo biomeccanico per l’arto<br />

superiore.<br />

Interessante riteniamo, inoltre, l’aver <strong>di</strong>mostrato come<br />

un attento stu<strong>di</strong>o della sintomatologia e dell’obiettivita<br />

clinica da risultati <strong>di</strong>agnostici sovrapponibili a quelli<br />

ottenuti con L’EMG.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1) ACGIH. American Conference of the Governmental Industrial Hygienists.Threshold<br />

Limit Value for Chemical Substances and PhysicalAgents<br />

and Biological Exposure In<strong>di</strong>ces. Cincinnati, Oh,<br />

2002.<br />

2) Margolis W, Kraus JF. The prevalence of carpal tunnel syndrome<br />

symptoms in female supermarketcheckers. J Occup Med 1987<br />

Dec; 29(12): 953-6.<br />

3) NIOSH. Musculoskeletal <strong>di</strong>sorders (MSDS) and workplace factors.<br />

Cincinnati (OH): DHHSPublication,Chapter 5a,NIOSH 1995.<br />

4) Colombini D, Occhipinti E, Cairoli S, Baracco A. Proposta e validazione<br />

preliminare <strong>di</strong> una check-list per la stima dell’esposizione<br />

lavorativa a movimenti e sforzi ripetuti degli arti superiori” Med<br />

lav 2000; 91, 5: 470-485.<br />

5) Pesarin F. Multivariate permutation tests with application in biostatistics.<br />

John Wiley and sons. 2001.<br />

Richiesta estratti: Prof. Abbate Carmelo - Dip. <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina<br />

Sociale e del Territorio Università <strong>di</strong> Messina, Sez. Me<strong>di</strong>cina<br />

del Lavoro - Policlinico Universitario “G. Martino”<br />

Via C. Valeria 1 Pad. H II piano - 98100 Messina, Italy<br />

@mail: abbatec@unime.it<br />

CS-13<br />

LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO DA SOVRACCARICO<br />

BIOMECCANICO OCCUPAZIONALE: CONFRONTO<br />

TRA METODI DI CORRENTE UTILIZZO<br />

S. Martinelli1,2 , R. Ghersi 2,3 , P. Grazioli1,4 ,<br />

E. Minisci1 , F. Gobba1,2 1 Cattedra <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina del Lavoro, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze <strong>di</strong> Sanità<br />

Pubblica, Università <strong>di</strong> Modena e Reggio Emilia<br />

2 Dottorato <strong>di</strong> Ricerca in Sanità Pubblica, Università <strong>di</strong> Modena<br />

e Reggio Emilia<br />

3 Dipartimento <strong>di</strong> Prevenzione, Azienda USL <strong>di</strong> Modena<br />

4 Unità <strong>di</strong> Prevenzione e Diagnosi, Suzzara, Mantova<br />

RIASSUNTO. Il rischio ergonomico da Work-related Musculo<br />

Skeletal Disorders (WMSDs) è stato analizzato in 28 postazioni <strong>di</strong><br />

lavoro <strong>di</strong> due aziende del legno me<strong>di</strong>ante alcuni comuni meto<strong>di</strong> per<br />

la valutazione dei fattori <strong>di</strong> rischio biomeccanico. I risultati <strong>di</strong>mostrano<br />

che solo analizzando le singole componenti degli in<strong>di</strong>ci sintetici<br />

forniti dai meto<strong>di</strong> è possibile evidenziare gli specifici fattori <strong>di</strong><br />

criticità delle postazioni.<br />

ABSTRACT. Some of the most common methods for the evaluation<br />

of the ergonomic risk of Work-Related Musculo Skeletal Disorders<br />

were applied to <strong>di</strong>fferent workplaces. The results show that an evaluation<br />

of the single components of the synthetic risk-in<strong>di</strong>ces given by<br />

the methods is needed to evidence the specific critical aspects.<br />

INTRODUZIONE<br />

Tra i numerosi fattori che intervengono sulla comparsa<br />

<strong>di</strong>sturbi muscolo-scheletrici un ruolo importante è<br />

certamente svolto dall’esposizione, in ambito lavorativo,<br />

a fattori <strong>di</strong> rischio biomeccanico. Le malattie da sovraccarico<br />

biomeccanico (o “<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni muscolo-scheletrici<br />

lavoro correlati”, Work-related Musculo Skeletal Disorders,<br />

WMSDs) sono patologie occupazionali <strong>di</strong> grande<br />

rilevanza nei Paesi industrializzati, ed i dati sono in<strong>di</strong>cativi<br />

<strong>di</strong> un importante incremento nel tempo. Si tratta <strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>zioni patologiche causate o esacerbate da fattori <strong>di</strong><br />

rischio lavorativi che, in base alla sede possono essere<br />

sud<strong>di</strong>vise in due gran<strong>di</strong> gruppi: <strong>di</strong>sturbi o patologie da<br />

movimenti e/o sforzi ripetitivi che, usualmente, riguardano<br />

gli arti superiori, e <strong>di</strong>sturbi o patologie del rachide.<br />

La prevenzione <strong>di</strong> queste malattie richiede interventi<br />

articolati ma, in primo luogo, si basa sull’identificazione<br />

ed analisi dei rischi connessi con il lavoro specifico. A<br />

questo proposito vari sono i meto<strong>di</strong> che sono stati proposti<br />

per una valutazione analitica dei fattori <strong>di</strong> rischio biomeccanico<br />

connessi con lo svolgimento delle attività lavorative;<br />

per motivi <strong>di</strong> spazio, non è possibile descriverli<br />

dettagliatamente in questa sede. Peraltro, almeno una<br />

conoscenza dei più <strong>di</strong>ffusi, e del loro significato ai fini <strong>di</strong><br />

una corretta valutazione del rischio, fa parte del bagaglio<br />

culturale in<strong>di</strong>spensabile per il Me<strong>di</strong>co competente.<br />

Per questa ragione qui <strong>di</strong> seguito descriviamo i risultati<br />

delle analisi ottenute in varie postazioni, applicando<br />

i più comuni meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> valutazione del sovraccarico biomeccanico.<br />

MATERIALI E METODI<br />

Per l’analisi del rischio da movimenti e sforzi ripetuti<br />

degli arti superiori sono state comparate le valutazioni


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 189<br />

www.gimle.fsm.it<br />

fornite da 3 meto<strong>di</strong>: il Job Strain Index (JSI), l’OCRA<br />

Check List e l’ACGIH-Hand Activity Level (HAL),<br />

mentre per quanto riguarda il rischio <strong>di</strong> sovraccarico del<br />

rachide sono stati utilizzati 2 meto<strong>di</strong>: il Metodo Gruppo<br />

<strong>di</strong> Lavoro NIOSH - Linee Guida 626 italiane ed il Metodo<br />

UNI EN 1005-2.<br />

Sono state prese in esame 28 postazioni <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong><br />

due <strong>di</strong>verse aziende del comparto legno.<br />

Per meglio comprendere i risultati del nostro stu<strong>di</strong>o è<br />

necessaria una breve descrizione dei meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> valutazione<br />

utilizzati.<br />

ACGIH-HAL: è fondato sul calcolo <strong>di</strong> 2 valori, il livello<br />

<strong>di</strong> attività manuale me<strong>di</strong>a (HAL), che considera<br />

specificamente mano, polso ed avambraccio, ed il Picco<br />

<strong>di</strong> forza normalizzato (PF) che valuta la forza massima<br />

richiesta per l’attività: dalla loro combinazione si ricava<br />

un valore che viene confrontato con il TLV. Le attività lavorative<br />

nelle quali viene superato il TLV sono considerate<br />

ad elevato rischio per lo sviluppo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi muscolo-scheletrici;<br />

l’ACGIH richiama la necessità <strong>di</strong> considerare<br />

anche fattori, quali le posture scorrette e le compressioni<br />

localizzate, in quanto non analizzati dal metodo<br />

stesso.<br />

Job Strain Index: è un metodo semiquantitativo che<br />

analizza 6 fattori <strong>di</strong> rischio (intensità e durata dello sforzo,<br />

numero <strong>di</strong> azioni, postura mano-polso, velocità <strong>di</strong><br />

esecuzione del compito e sua durata) e ad essi assegna un<br />

valore, dalla cui moltiplicazione si ottiene lo Strain Index<br />

(S.I). Un valore <strong>di</strong> S.I. superiore a 7 (“zona rossa”) in<strong>di</strong>ca<br />

la necessità <strong>di</strong> interventi sulla postazione <strong>di</strong> lavoro.<br />

OCRA Check list (versione giugno 2004): in base<br />

ad elementi soggettivi (Scala <strong>di</strong> Borg per lo sforzo) e all’attenta<br />

osservazione dell’attività lavorativa, assegna<br />

un punteggio sintetico a 5 gruppi <strong>di</strong> fattori <strong>di</strong> rischio (ripetitività,<br />

forza, postura, perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> recupero e fattori<br />

complementari, quali lavori <strong>di</strong> precisione, vibrazioni,<br />

compressioni localizzate ecc. Dalla somma <strong>di</strong> tali punteggi<br />

si ottiene l’In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Esposizione a lavori ripetitivi<br />

(I.E.), in base al quale la mansione è collocata in una<br />

specifica fascia <strong>di</strong> rischio: valori tra 7,6 e 11 prevedono<br />

una riverifica della postazione, mentre valori superiori<br />

in<strong>di</strong>cano la presenza <strong>di</strong> un rischio e la necessità <strong>di</strong> interventi<br />

preventivi.<br />

Metodo Gr. Lavoro NIOSH: fornisce, attraverso<br />

l’In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Sollevamento (I.S.), una stima del rischio<br />

per un lavoratore che movimenta carichi per 8 ore e per<br />

l’intera settimana lavorativa. Si ottiene dal rapporto tra<br />

il “Peso effettivamente sollevato” (calcolato da vari fattori<br />

oltre al peso del carico), ed il “Peso limite raccomandato”:<br />

valori superiori a 0,75 sono in<strong>di</strong>cativi <strong>di</strong> una<br />

situazione ai limiti (zona gialla), mentre valori superiori<br />

a 1,25 richiedono adeguati interventi <strong>di</strong> prevenzione.<br />

Il metodo proposto dalle linee Guida interregionali italiane<br />

è sostanzialmente analogo, ma con alcune <strong>di</strong>fferenze<br />

nei pesi massimi raccomandati in funzione <strong>di</strong> genere<br />

ed età.<br />

Metodo EN 1005-2: è un protocollo proposto dal<br />

CEN “European Committee for Standar<strong>di</strong>zation” già approvato<br />

da <strong>di</strong>versi paesi UE, e recentemente in Italia da<br />

UNI. L’approccio è simile ai criteri NIOSH, ma se ne<br />

<strong>di</strong>fferenzia principalmente in quanto, in presenza <strong>di</strong><br />

compiti frammisti, considera solo la situazione più a rischio.<br />

È utile sottolineare che questo metodo è stato costruito<br />

allo scopo <strong>di</strong> fornire dati utili al progettista <strong>di</strong><br />

nuove macchine per permettergli <strong>di</strong> rispettare norme ergonomiche.<br />

RISULTATI E DISCUSSIONE<br />

Il confronto dei risultati ottenuti nelle 28 postazioni<br />

esaminate <strong>di</strong>mostra che la valutazione dei movimenti e<br />

sforzi ripetuti degli arti superiori fornisce risultati sovrapponibili<br />

in alcune postazioni, ma nettamente <strong>di</strong>vergenti<br />

in varie altre.<br />

Ad esempio, nelle postazioni in cui era presente stereotipia<br />

l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rischio risulta più elevato con il metodo<br />

OCRA CL, l’unico a considerare questo fattore. Invece,<br />

in postazioni in cui era presente sforzo, ad esempio<br />

legato all’uso <strong>di</strong> un utensile manuale i risultati sono peggiori<br />

con il JSI che, infatti, limita la valutazione della postura<br />

al <strong>di</strong>stretto mano-polso e considera lo sforzo come<br />

elemento fondamentale del rischio, attribuendo importanza<br />

inferiore agli altri fattori.<br />

Ne sono esempio le postazioni “incar<strong>di</strong>namento<br />

porte” e “ferramenta” che sono rappresentate in tabella<br />

I. Nella prima delle due postazioni OCRA CL è il<br />

metodo che fornisce la valutazione peggiorativa; ciò è<br />

giustificabile dal fatto che questa metodologia, a <strong>di</strong>fferenza<br />

delle altre, prende in considerazione la postura<br />

incongrua della spalla (gli altri 2 meto<strong>di</strong> valutano<br />

solo il <strong>di</strong>stretto mano/polso) e la presenza <strong>di</strong> azioni<br />

stereotipate.<br />

Nella seconda, invece, è il metodo JSI a valutare a rischio<br />

più elevato la postazione: il dato è correlabile al peso<br />

che tale metodo attribuisce all’intensità dello sforzo<br />

(nello specifico dovuta all’uso <strong>di</strong> un avvitatore) a scapito<br />

<strong>di</strong> altri fattori <strong>di</strong> rischio quali la postura.<br />

Le valutazioni del sovraccarico del rachide sono risultate,<br />

nel complesso, confrontabili per quanto concerne<br />

l’in<strong>di</strong>viduazione qualitativa del rischio, infatti entrambi<br />

i meto<strong>di</strong> considerano gli stessi fattori <strong>di</strong> rischio.<br />

Tuttavia il metodo UNI EN 1005-2 fornisce una stima<br />

più cautelativa, in ragione principalmente del peso <strong>di</strong><br />

riferimento che è minore e per i limiti più restrittivi. Ne<br />

sono esempio le postazioni “assemblaggio porte” e<br />

Tabella I. Confronto dei risultati delle valutazioni<br />

del sovraccarico degli arti superiori ottenute<br />

con tre <strong>di</strong>fferenti meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> analisi


190 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

www.gimle.fsm.it<br />

“imballaggio telai e coprifili” che sono rappresentate in<br />

tabella II: in entrambe le postazioni la valutazione ottenuta<br />

con il metodo UNI EN 1005-2 in<strong>di</strong>ca la presenza<br />

<strong>di</strong> rischio per il sovraccarico del rachide e la necessità<br />

<strong>di</strong> un’adeguata riprogettazione, mentre quella fornita<br />

dal metodo Gruppo <strong>di</strong> Lavoro NIOSH in<strong>di</strong>vidua situazioni<br />

ancora al limite, pur consigliando la formazione e<br />

la sorveglianza sanitaria dei lavoratori.<br />

Tabella II. Confronto dei risultati delle valutazioni<br />

del sovraccarico del rachide ottenute<br />

con due <strong>di</strong>fferenti meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> analisi<br />

CONCLUSIONI<br />

I dati dello stu<strong>di</strong>o in<strong>di</strong>cano che i meto<strong>di</strong> più frequentemente<br />

utilizzati per la valutazione del rischio <strong>di</strong> WRM-<br />

SDs forniscono risultati non sempre analoghi: talvolta si<br />

possono infatti ottenere analisi sovrapponibili per quanto<br />

riguarda l’in<strong>di</strong>ce sintetico, ma non per quanto riguarda<br />

l’or<strong>di</strong>ne dei singoli fattori <strong>di</strong> rischio, mentre in altri<br />

casi ancora le valutazioni risultano completamente <strong>di</strong>scordanti.<br />

In particolare per quanto riguarda la valutazione degli<br />

arti superiori ciò è legato a <strong>di</strong>fferenze nel numero <strong>di</strong><br />

fattori <strong>di</strong> rischio presi in esame e nel peso loro attribuito:<br />

alcuni meto<strong>di</strong> non tengono infatti conto <strong>di</strong> tutti gli elementi<br />

previsti nel documento <strong>di</strong> consenso della International<br />

Ergonomic Association (IEA 1999), approvato<br />

dall’<strong>ICOH</strong>.<br />

Analizzando invece le singole componenti degli<br />

in<strong>di</strong>ci è possibile evidenziare eventuali specifici fattori<br />

<strong>di</strong> criticità della postazione, utili per interventi migliorativi<br />

mirati dal punto <strong>di</strong> vista tecnico e/od organizzativo.<br />

Al fine <strong>di</strong> fornire una sorveglianza sanitaria più corretta<br />

ed efficace, e per adeguati interventi <strong>di</strong> informazione<br />

e formazione, il Me<strong>di</strong>co competente dovrebbe pertanto<br />

conoscere le peculiarità dei singoli meto<strong>di</strong> per la valutazione<br />

del rischio <strong>di</strong> WRMSDs ed i loro limiti, ed essere<br />

in grado <strong>di</strong> proporre, laddove necessario, le opportune<br />

integrazioni. I nostri risultati si propongono <strong>di</strong> fornire un<br />

contributo in questo senso.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1) Servizi <strong>di</strong> Prevenzione Sicurezza Ambienti <strong>di</strong> Lavoro, AUSL <strong>di</strong><br />

Modena. CD ROM “La valutazione del rischio da movimenti e<br />

sforzi ripetuti degli arti superiori”, versione aprile 2004 (per informazioni:<br />

d.marverti@ausl.mo.it)<br />

CS-14<br />

APPLICAZIONE DI UN PROTOCOLLO DI VALUTAZIONE<br />

DELL’IDONEITÀ LAVORATIVA DI SOGGETTI AFFETTI<br />

DA UE-WMSDS IN UN CENTRO OSPEDALIERO DI<br />

SECONDO LIVELLO: PRIMI RISULTATI<br />

F. Perrelli, A. Baracco, M. Coggiola,<br />

D. Crusiglia Cabo<strong>di</strong>, C. Romano<br />

Dip. T.O. e Me<strong>di</strong>cina del Lavoro - Università <strong>di</strong> Torino<br />

RIASSUNTO. Viene esaminato un campione <strong>di</strong> 99 soggetti<br />

portatori <strong>di</strong> quadri clinici riconducibili alla categoria degli<br />

UEWMSDs, che sono stati esaminati presso l’Ambulatorio della<br />

Clinica del Lavoro <strong>di</strong> Torino perché ne venisse valutata l’idoneità<br />

lavorativa.<br />

Viene descritto un protocollo <strong>di</strong> valutazione standar<strong>di</strong>zzato dei<br />

singoli casi e <strong>di</strong> esame critico delle informazioni ergonomiche<br />

fornite dalle aziende invianti attraverso il quale è possibile<br />

definire un profilo <strong>di</strong> idoneità dettagliato e identificare le misure<br />

preventive necessarie per il corretto reinserimento dei lavoratori<br />

esaminati.<br />

Parole chiave: Idoneità, WMSDs, analisi ergonomica, analisi del<br />

rischio.<br />

ABSTRACT. It’s presented a cluster of 99 workers affected by<br />

UEWMSDs examinated in the Occupational Me<strong>di</strong>cine Department -<br />

University of Turin.<br />

The object of the evaluation is the critical exam of ergonomic<br />

informations, the evalution of the fitness to work and the customed<br />

return to work.<br />

Key words: fitness to work, ergonomic analysis, risk assessment.<br />

INTRODUZIONE<br />

Viene presentato un campione <strong>di</strong> 99 casi sugli oltre<br />

800 lavoratori esaminati presso la Clinica del Lavoro <strong>di</strong><br />

Torino tra il 1999 ed il 2005, affetti da patologie inquadrabili<br />

nella categoria dei work-related musculo-skeletal<br />

<strong>di</strong>sorders degli arti superiori (UEWMSDs).<br />

Di questi, 82 sono stati inviati dal datore <strong>di</strong> lavoro per<br />

verifica dell’idoneità alla mansione e 17 in consulenza<br />

dal me<strong>di</strong>co competente.<br />

MATERIALI E METODI<br />

La richiesta <strong>di</strong> visita comprende una descrizione della<br />

mansione svolta dal lavoratore e delle eventuali mansioni<br />

alternative <strong>di</strong>sponibili in azienda integrata da una<br />

valutazione ergonomica eseguita con uno dei meto<strong>di</strong> abitualmente<br />

usati (1): in particolare, nel campione in esame,<br />

Checklist OCRA, OCRA Index (usati prevalentemente)<br />

(3), OSHA, RULA e Checklist <strong>di</strong> Torino (4).<br />

Per confrontare gli in<strong>di</strong>ci proposti da ciascun metodo<br />

e garantire una omogeneità del processo <strong>di</strong> valutazione<br />

dell’idoneità lavorativa nei singoli casi, viene abitualmente<br />

utilizzata nel nostro ambulatorio una griglia <strong>di</strong> aggregazione<br />

degli in<strong>di</strong>ci (Tab. I), costruita su base empirica<br />

e <strong>di</strong>mostratasi finora sod<strong>di</strong>sfacente.<br />

RISULTATI<br />

Nello stu<strong>di</strong>o sono inclusi casi <strong>di</strong> sindrome del tunnel<br />

carpale (40), sindrome della cuffia dei rotatori (26), epicon<strong>di</strong>lite<br />

(21), ten<strong>di</strong>nite <strong>di</strong> flessori ed estensori delle <strong>di</strong>ta<br />

delle mani (7), III <strong>di</strong>to a scatto (1), sindrome <strong>di</strong> De Quervain<br />

(2) e sindrome <strong>di</strong> Guyon (1).


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 191<br />

www.gimle.fsm.it<br />

Nella valutazione dei soggetti<br />

in cui viene sospettata (quadro<br />

clinico suggestivo e normalità<br />

strumentale) o accertata una patologia<br />

UE-WMSDs sono determinanti<br />

i fattori <strong>di</strong> rischio occupazionali<br />

peculiari della mansione<br />

per la quale è richiesta l’idoneità,<br />

ai fini dell’espressione del<br />

giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> idoneità lavorativa e<br />

dell’assolvimento degli obblighi<br />

me<strong>di</strong>co-legali insististenti sul<br />

me<strong>di</strong>co del lavoro.<br />

In generale, mentre viene<br />

esclusa la possibilità <strong>di</strong> reinserimento<br />

del soggetto meiopragico in postazioni riconducibili<br />

a con<strong>di</strong>zioni rischio <strong>di</strong> sovraccarico biomeccanico<br />

degli arti superiori corrispondenti alla classe C “rosso”<br />

(Tab. I), <strong>di</strong>verso approccio valutativo richiedono le attività<br />

considerate nelle classi A “verde” o B “giallo”.<br />

La maggior <strong>di</strong>fficoltà razionale risiede nel trasferire<br />

alla tutela <strong>di</strong> soggetti portatori <strong>di</strong> meiopragia dell’organo<br />

bersaglio concetti valutativi progettati per proteggere la<br />

salute dei soggetti sani, anche considerando che i meto<strong>di</strong><br />

ad in<strong>di</strong>ce sintetico considerano il carico biomeccanico<br />

complessivamente insistente sugli arti superiori dei lavoratori,<br />

piuttosto che sui singoli segmenti articolari.<br />

In altri termini, anche nei casi in cui la valutazione<br />

del rischio abbia rilevato una classe “verde”, non è automatico<br />

riconoscere l’idoneità del soggetto meiopragico,<br />

dovendosi considerare gli specifici aspetti ergonomici<br />

coinvolgenti il segmento articolare colpito dalla patologia<br />

che ha motivato la richiesta <strong>di</strong> visita. A questo proposito<br />

si ricorda che gli Autori del metodo OCRA hanno<br />

recentemente proposto un’ulteriore sud<strong>di</strong>visione dell’area<br />

verde in due sub-aree - quella del rischio “assente” (o<br />

“area ottimale”) e quella del rischio “accettabile” - che<br />

può aiutare il me<strong>di</strong>co del lavoro ad esprimere il giu<strong>di</strong>zio<br />

<strong>di</strong> idoneità, giacché è da ritenersi che attività classificate<br />

nella “area ottimale” siano sicuramente confacenti anche<br />

per soggetti meiopragici.<br />

Diverso è il caso delle attività in cui il rischio sia<br />

basso ma non assente (classe B). Il contesto ambulatoriale<br />

pubblico (estraneo alle aziende) in cui è stato esaminato<br />

il campione qui presentato non ha titolo per procedere<br />

<strong>di</strong>rettamente a interventi sul posto <strong>di</strong> lavoro. Pertanto,<br />

è prassi definire un profilo <strong>di</strong> idoneità nel quale<br />

siano descritte con precisione le caratteristiche ergono-<br />

miche che devono essere<br />

escluse nella identificazione<br />

<strong>di</strong> un posto <strong>di</strong> lavoro adatto<br />

al lavoratore in esame. A<br />

queste, qualora effettivamente<br />

applicabili nel contesto<br />

lavorativo specifico, il<br />

datore <strong>di</strong> lavoro si potrà riferire<br />

nella pre<strong>di</strong>sposizione<br />

degli interventi correttivi<br />

necessari per ricondurre il<br />

rischio specifico ad un livel-<br />

Tabella I. Fasce <strong>di</strong> rischio secondo i principali meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> valutazione<br />

del sovraccarico biomeccanico degli arti superiori sud<strong>di</strong>vise per classe (A, B, C)<br />

lo accettabile per il soggetto meiopragico o per identificare<br />

una mansione alternativa.<br />

La prescrizione <strong>di</strong> misure organizzative viene frequentemente<br />

adottata in quanto più facilmente attuabile<br />

in <strong>di</strong>versi contesti operativi nei quali, come detto, non è<br />

possibile proporre interventi <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fica strutturale. In<br />

particolare, vengono prevalentemente utilizzate la prescrizione<br />

della job-rotation (con rotazione su postazioni<br />

riconducibili a classi <strong>di</strong> rischio A o B, queste ultime per<br />

tempi non superiori all’ora <strong>di</strong> a<strong>di</strong>bizione continuativa) e<br />

la prescrizione <strong>di</strong> una <strong>di</strong>versa o maggiore <strong>di</strong>stribuzione<br />

delle pause <strong>di</strong> recupero funzionale, misura in<strong>di</strong>cata in letteratura<br />

come idonea a ridurre il rischio <strong>di</strong> sovraccarico<br />

biomeccanico.<br />

In molti casi viene prescritto un follow-up del lavoratore,<br />

che si richiede venga nuovamente inviato in ambulatorio<br />

per controlli programmati a 3, 6 o 12 mesi. In<br />

generale, non si esegue un follow-up superiore a 3 controlli,<br />

considerando un tale protocollo sanitario sufficiente<br />

per stabilizzare il profilo <strong>di</strong> idoneità, rinviando poi il<br />

lavoratore al me<strong>di</strong>co competente nell’ambito della sorveglianza<br />

sanitaria or<strong>di</strong>naria (2).<br />

Per quanto riguarda le mansioni per cui è richiesta l’idoneità,<br />

si possono profilare due con<strong>di</strong>zioni: una prima,<br />

verificatasi in 58 casi, nella quale il datore <strong>di</strong> lavoro in<strong>di</strong>ca<br />

un’unica mansione (che può essere quella già svolta<br />

dal lavoratore o una a cui si intenderebbe assegnarlo);<br />

una seconda (41 casi), nella quale vengono sottoposte a<br />

valutazione <strong>di</strong>verse mansioni o più postazioni costituenti<br />

una mansione complessa.<br />

Per quanto riguarda i casi in cui il datore <strong>di</strong> lavoro ha<br />

in<strong>di</strong>cato una sola mansione, per 31 soggetti la mansione<br />

è stata valutata confacente (Tab. II). Questi giu<strong>di</strong>zi si ri-<br />

Tabella II. Giu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> idoneità <strong>di</strong> soggetti affetti da <strong>di</strong>fferenti patologie<br />

dell’arto superiore per lavorazioni a mansione unica o mansione complessa


192 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

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feriscono prevalentemente a mansioni valutate dal me<strong>di</strong>co<br />

competente come compatibili con la meiopragia<br />

d’organo del lavoratore, ma comunque meritevoli (soprattutto<br />

per motivi <strong>di</strong> cautela legale) <strong>di</strong> valutazione <strong>di</strong><br />

un ente pubblico.<br />

Generalmente, il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> idoneità ha escluso le attività<br />

svolte precedentemente o in concomitanza con l’esor<strong>di</strong>o<br />

della malattia e questi casi sono compresi tra i 15<br />

soggetti per i quali è stato espresso un giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> non<br />

idoneità permanente alla mansione in<strong>di</strong>cata (Tab. II).<br />

In 2 casi <strong>di</strong> STC è stato espresso un giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> inidoneità<br />

temporanea a fronte del trattamento chirurgico<br />

d’elezione eseguito entro 3 mesi precedenti la visita <strong>di</strong><br />

idoneità. In attesa della stabilizzazione dei postumi, si è<br />

definito un profilo <strong>di</strong> idoneità <strong>di</strong> estrema cautela, per favorire<br />

il massimo recupero funzionale, in<strong>di</strong>cando la necessità<br />

<strong>di</strong> un riesame secondo lo schema <strong>di</strong> follow-up<br />

già ricordato.<br />

Ove le mansioni in<strong>di</strong>cate dal datore <strong>di</strong> lavoro siano<br />

state o <strong>di</strong>verse o composte da più attività, caratterizzate<br />

<strong>di</strong>versità o del grado <strong>di</strong> impegno biomeccanico dell’arto<br />

superiore o dei segmenti articolari sollecitati, è sempre<br />

stato possibile identificare attività confacenti.<br />

Per 13 soggetti la valutazione delle singole attività<br />

fornita dal datore <strong>di</strong> lavoro ha consentito <strong>di</strong> identificare<br />

tra le mansioni quelle che offrivano il maggior grado <strong>di</strong><br />

tutela del lavoratore, per le quali è stato espresso un giu<strong>di</strong>zio<br />

<strong>di</strong> idoneità senza prescrizioni (Tab. II).<br />

In 28 casi, le caratteristiche ergonomiche riconducevano<br />

i compiti elencati alle categorie A e B: è stato adottato<br />

il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> idoneità con prescrizione della job rotation,<br />

con limitazione a non più <strong>di</strong> 1 ora consecutiva per<br />

le attività <strong>di</strong> classe B.<br />

CONCLUSIONI<br />

Sono stati presentati i risultati della valutazione <strong>di</strong> 99<br />

soggetti portatori <strong>di</strong> UEWMSDs, inviati in visita <strong>di</strong> idoneità<br />

alla Clinica del Lavoro <strong>di</strong> Torino.<br />

È stato descritto il protocollo <strong>di</strong> esame critico delle<br />

analisi ergonomiche del carico biomeccanico dell’arto<br />

superiore, la cui applicazione consente <strong>di</strong> definire un<br />

profilo <strong>di</strong> idoneità dettagliato e <strong>di</strong> identificare le misure<br />

preventive necessarie per il corretto reinserimento dei lavoratori<br />

che, in circa un terzo dei casi sono risultati idonei<br />

alla mansione proposta.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1) Linee Guida SIMLII: Prevenzione dei <strong>di</strong>sturbi e delle patologie<br />

muscolo scheletriche dell’arto superiore correlati con il lavoro. PI-<br />

ME ed. Pavia, 2004.<br />

2) Linee Guida SIMLII: Sorveglianza sanitaria. PI-ME ed. Pavia,<br />

2004.<br />

3) Colombini D, Occhipinti E, Fanti M: Il metodo OCRA. Ed. FrancoAngeli,<br />

Milano, 2005.<br />

4) Romano C, Baracco A, Coggiola M, Gullino A, Piolatto PG: Metodo<br />

semplificato per l’in<strong>di</strong>viduazione del rischio <strong>di</strong> sovraccarico<br />

biomeccanico. GIMLE 2005, 27:3, 346-350<br />

SESSIONE: NUOVI TREND IN<br />

TOSSICOLOGIA OCCUPAZIONALE<br />

CS-15<br />

ESPOSIZIONE PROFESSIONALE AD ALDEIDE<br />

GLUTARICA IN AMBITO OSPEDALIERO<br />

R. d’Angelo1 , E. Russo1 , A. Lama2 1 Contarp - INAIL- Direzione Regionale per la Campania<br />

2 ASL -CE2- Servizio <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina e Igiene del lavoro<br />

RIASSUNTO. La glutaraldeide (GTA) è una sostanza chimica<br />

impiegata per la <strong>di</strong>sinfezione ad alto <strong>di</strong> materiale endoscopico.<br />

L’obiettivo dello stu<strong>di</strong>o è stato quello <strong>di</strong> determinare le<br />

concentrazioni aero<strong>di</strong>sperse <strong>di</strong> aldeide rilasciata dall’impiego<br />

routinario della GTA presso le sale operatorie <strong>di</strong> chirurgia<br />

endoscopica e le sezioni <strong>di</strong> endoscopia <strong>di</strong> alcune strutture<br />

sanitaria della regione Campania. I campioni <strong>di</strong> aria sono stati<br />

analizzati con le tecniche <strong>di</strong> cromatografia liquida al elevate<br />

prestazioni (HPLC) abbinata ad un detector UV. I risultati hanno<br />

evidenziato che in alcune sale operatorie <strong>di</strong> chirurgia endoscopica<br />

è stato riscontrato un importante inquinamento da gluteraldeide,<br />

ben al <strong>di</strong> sopra del valore limite <strong>di</strong> STEL <strong>di</strong> 0.05 ppm proposto<br />

l’ACGIH che risulta essere molto vicino alla soglia olfattiva.<br />

ABSTRACT. Glutaraldehyde (GTA) solutions can be used for lowtemperature<br />

endoscopes <strong>di</strong>sinfection. The research aim was to<br />

evaluate the aldehyde air-contamination in Campania hospitals<br />

operating theatres produced by the use of two-percent<br />

glutaraldehyde alkaline solution. Air samples were analysed by<br />

HPLC-UV (Hight Performance Liquid Chromatography with UV<br />

detection). The final results show that some operating theatres have<br />

a significant GTA air-contamination with a substance concentration<br />

upper limit value (0,05 ppm), due to not-well ventilated workplaces<br />

and the presence of not-automatic washing units.<br />

INTRODUZIONE<br />

La glutaraldeide viene in genere impiegata in ambito<br />

ospedaliero in soluzione al 2% in aggiunta a tamponi e tensioattivi<br />

(1). Ha un odore molto pungente e le irritazioni al<br />

naso e alle vie respiratorie possono iniziare già a concentrazioni<br />

ambientali <strong>di</strong> poco superiori alla soglia olfattiva.<br />

Può penetrare per ingestione, inalazione, contatto. Il<br />

prodotto deve essere considerato <strong>di</strong> elevata tossicità sistemica,<br />

particolarmente per via orale. Ha un elevato potere<br />

irritante sulle mucose dell’apparato respiratorio, dell’occhio<br />

e della cute ed un potenziale rischio mutagenico<br />

e cancerogeno (2) in carico agli operatori sanitari addetti<br />

alla <strong>di</strong>sinfezione.<br />

Notevoli sono i danni a carico del SNC. Per contatto<br />

la glutaraldeide determina una azione localizzata <strong>di</strong>struttiva<br />

dei tessuti con ustioni e ulcerazioni dei tessuti cutanei<br />

e delle mucose (3).<br />

Il prodotto viene considerato come dotato <strong>di</strong> elevato<br />

potere sensibilizzante per inalazione e per contatto con la<br />

pelle.<br />

SCOPO<br />

L’obiettivo del lavoro è stato quello <strong>di</strong> effettuare il<br />

monitoraggio ambientale in sale operatorie, in centri <strong>di</strong>


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 193<br />

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chirurgia endoscopica, nei servizi <strong>di</strong> endoscopia appartenenti<br />

a tre strutture sanitarie ubicate in Regione Campania,<br />

sud<strong>di</strong>vise in funzione del numero <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenti<br />

(Azienda 1:50 <strong>di</strong>pendenti; Azienda 2:100 <strong>di</strong>pendenti;<br />

Azienda 3:> 100 <strong>di</strong>pendenti).<br />

MATERIALI E METODI<br />

I sopralluoghi sono stati effettuati nelle sale operatorie<br />

<strong>di</strong> chirurgia generale, nelle sale operatorie dove veniva<br />

praticata la chirurgia endoscopica, negli ambulatori <strong>di</strong><br />

endoscopia, nei locali dove venivano preparate le soluzioni.<br />

È stata effettuata la mappatura della <strong>di</strong>stribuzione<br />

<strong>di</strong> glutaraldeide per evidenziare le zone a concentrazione<br />

più elevata. Sono stati eseguiti campionamenti in prossimità<br />

dei bagni <strong>di</strong> sterilizzazione e nelle zone dove più<br />

frequentemente staziona il personale.<br />

Per la raccolta dei campioni ambientali sono state utilizzate<br />

fiale campionatici contenenti 200 mg <strong>di</strong> gel <strong>di</strong> silice<br />

impregnato con 2,4 <strong>di</strong>nitrofenilidrazina (DNPH).<br />

Per le analisi è stato utilizzato un sistema costituito<br />

da un cromatografo liquido ad elevate prestazioni<br />

(HPLC). Le fiale sono state collegate ad una pompa aspirante<br />

regolata ad un flusso <strong>di</strong> campionamento <strong>di</strong> 0.5<br />

L/min per circa 4 ore (4). Le curve <strong>di</strong> calibrazione sono<br />

state ottenute depositando 10 µl <strong>di</strong> soluzioni acquosa<br />

contenenti quantità note <strong>di</strong> GTA (da 0,04 a 60 µg) su fiale<br />

DNPH non utilizzate per le analisi.<br />

Sono stati allestiti anche <strong>di</strong>eci “bianchi” per verificare<br />

l’assenza <strong>di</strong> sostanze interferenti nella silice impregnata<br />

con DNPH. In nessuno dei bianchi è stato riscontrata la<br />

presenza <strong>di</strong> tracce <strong>di</strong> sostanze interferenti con l’analisi.<br />

L’analisi è stata condotta su una colonna in silice monolitica<br />

a fase inversa attraverso eluizione isocratica <strong>di</strong><br />

una miscela acetonitrile: acqua (62:38, v/v) erogata ad un<br />

flusso <strong>di</strong> 3,2 ml/min e temperatura costante <strong>di</strong> 31 °C. Il<br />

limite <strong>di</strong> rilevabilità è risultato pari a circa 0.2 µg/m 3 .<br />

RISULTATI<br />

In tutti gli ambienti esaminati si avvertiva l’odore<br />

pungente della glutaraldeide, già <strong>di</strong> per se in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> inadeguata<br />

ventilazione.<br />

Nelle aziende sanitarie 2 e 3 è stato riscontrato l’utilizzo<br />

<strong>di</strong> un sistema a ciclo chiuso per la sterilizzazione<br />

degli endoscopi e la presenza nella sala preparazione dei<br />

bagni <strong>di</strong> sterilizzazione <strong>di</strong> un impianto <strong>di</strong> aspirazione localizzato<br />

adeguatamente <strong>di</strong>mensionato. Per l’azienda 1,<br />

il sopralluogo nelle sale operatorie <strong>di</strong> chirurgia endoscopica,<br />

ha messo in evidenza la presenza <strong>di</strong> una vasca contenente<br />

lo strumentario immerso in soluzione <strong>di</strong> glutaraldeide,<br />

vasca tenuta spesso aperta e appoggiata sul ripiano<br />

dell’autoclave. Inoltre, il locale a<strong>di</strong>bito alla preparazione<br />

dei bagni era angusto e scarsamente ventilato e<br />

conteneva contenitori <strong>di</strong> glutaraldeide concentrata al<br />

50% e bagni <strong>di</strong> soluzione al 2% già pronti e tenuti aperti,<br />

la temperatura era <strong>di</strong> 23 °C e l’umi<strong>di</strong>tà del 60%.<br />

Le sale operatore delle tre aziende presentavano un<br />

sistema <strong>di</strong> ricambi d’aria <strong>di</strong> 10 ÷ 15 /ora, la temperatura<br />

<strong>di</strong> 18 ÷ 23 °C, umi<strong>di</strong>tà dell’aria <strong>di</strong> 50 ÷ 60%.<br />

La quasi totalità degli interventi chirurgici veniva effettuato<br />

in anestesia locoregionale.<br />

Le tabelle I, II e III riportano i risultati del monitoraggio<br />

ambientale effettuato durante un turno lavorativo secondo<br />

le modalità in<strong>di</strong>cate in precedenza, per ciascuna<br />

struttura sanitaria rispettivamente nella sala operatoria <strong>di</strong><br />

chirurgia endoscopica, <strong>di</strong> chirurgia generale, nell’ambulatorio<br />

<strong>di</strong> endoscopia, nel locale <strong>di</strong> preparazione dei bagni.<br />

Il monitoraggio effettuato <strong>di</strong>mostra per l’azienda I un<br />

importante inquinamento da glutaraldeide non solo nella<br />

sala operatoria <strong>di</strong> endoscopia, ma anche nella sala operatoria<br />

<strong>di</strong> chirurgia generale, negli ambulatori <strong>di</strong> endoscopia e<br />

nel locale <strong>di</strong> preparazione bagni sterilizzati. Il TLV-STEL<br />

<strong>di</strong> 0.05 ppm è stato abbondantemente superato in tutti gli<br />

ambienti, i valori maggiori sono stati riscontrati nel locale<br />

<strong>di</strong> preparazione bagni sterilizzanti a partire da soluzioni <strong>di</strong><br />

glutaraldeide al 50%. L’inquinamento della sale operatoria<br />

<strong>di</strong> chirurgia endoscopica e degli ambulatori <strong>di</strong> endoscopia<br />

era legata alla presenza <strong>di</strong> vaschette contenenti la soluzione<br />

sterilizzante, vaschette che lasciavano aperte, praticamente<br />

per tutta la seduta operatoria, appoggiate sul bancone<br />

della sterilizzatrice e perio<strong>di</strong>camente agitate. La conseguenza<br />

era il rapido inquinamento non solo della sala operatoria<br />

interessata ma anche dei locali contigui.<br />

Per le aziende 2 e 3, le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> ventilazione, la<br />

presenza <strong>di</strong> aspiratori localizzati durante la preparazione<br />

delle soluzioni <strong>di</strong> glutaraldeide al 2% e l’esecuzione della<br />

sterilizzazione degli endoscopi con sistema a ciclo<br />

chiuso, hanno consentito <strong>di</strong> riscontrare valori <strong>di</strong> concentrazione<br />

<strong>di</strong> GTA inferiori al TLV-STEL.<br />

Tabella I. Azienda n. 1<br />

Postazione <strong>di</strong> misura Glutaraldeide (ppm)<br />

Sala <strong>di</strong> chirurgia endoscopica 5.1<br />

Sala operatoria <strong>di</strong> chirurgia generale 3.0<br />

Ambulatori <strong>di</strong> endoscopia 1.5<br />

Locali <strong>di</strong> preparazione dei bagni 6.5<br />

TLV-STEL (Glutaraldeide): 0.05 ppm<br />

Tabella II. Azienda n. 2<br />

Postazione <strong>di</strong> misura Glutaraldeide (ppm)<br />

Sala <strong>di</strong> chirurgia endoscopica 0.03<br />

Sala operatoria <strong>di</strong> chirurgia generale 0.01<br />

Ambulatori <strong>di</strong> endoscopia 0.01<br />

Locali <strong>di</strong> preparazione dei bagni 0.04<br />

TLV-STEL (Glutaraldeide): 0.05 ppm<br />

Tabella III. Azienda n. 3<br />

Postazione <strong>di</strong> misura Glutaraldeide (ppm)<br />

Sala <strong>di</strong> chirurgia endoscopica 0.02<br />

Sala operatoria <strong>di</strong> chirurgia generale n.d.<br />

Ambulatori <strong>di</strong> endoscopia 0.01<br />

Locali <strong>di</strong> preparazione dei bagni 0.03<br />

TLV-STEL (Glutaraldeide): 0.05 ppm


194 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

www.gimle.fsm.it<br />

CONCLUSIONI<br />

I risultati del monitoraggio ambientale nelle aziende<br />

sanitarie indagate hanno messo in evidenza che nel caso<br />

in cui la glutaraldeide viene utilizzata senza prevedere<br />

una sufficiente ventilazione, un adeguato impianto <strong>di</strong><br />

aspirazione localizzato durante la preparazione delle soluzioni<br />

<strong>di</strong> GTA, un sistema <strong>di</strong> sterilizzazione a ciclo<br />

chiuso degli endoscopi (5-6), allora si riscontrano concentrazioni<br />

<strong>di</strong> glutaraldeide superiori al TLV-STEL. Fondamentale<br />

per limitare l’esposizione, oltre all’applicazione<br />

delle misure <strong>di</strong> prevenzione tecnica in<strong>di</strong>cate in precedenza<br />

la formazione e l’informazione del personale<br />

per l’applicazione delle procedure previste.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Russel AD. Glutaraldehyde:current status and uses. Infect Control Hosp<br />

epidemiol 1994, 15. 724-733.<br />

Beauchamp EO, St Clair MB, Fennel TR, et al. A critical review of the<br />

toxicology of glutaraldehyde. Crit Rev Toxicol 1992; 22:143-174.<br />

Taylor EW, Mehtar S, Cowan RE, Geneley RCI. Meting report: Endoscopy,<br />

<strong>di</strong>sinfectants and health. J Hosp infect 1994; 28: 5-12.<br />

Marena C, lodola L, Marone Bianco A, Maestri L, Alessio A, Negri S,<br />

Zambianchi L. Monitoraggio delle concentrazioni aero<strong>di</strong>sperse <strong>di</strong><br />

aldei<strong>di</strong> durante l’utilizzo <strong>di</strong> orto-ftalaldeide e gluteraldeide per l’alta<br />

<strong>di</strong>sinfezione degli endoscopi. G Ital Med Lav Erg 2003; 25:2,<br />

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AMI/FDS S 59- American National Standard. Safe use of glutaraldeyde<br />

based products in health care facilities. 1996; 03.26: 1-29.<br />

Gualan<strong>di</strong> G, Serfilippi S, Tangenti M. Progetto buon uso della Glutaraldeide.<br />

Boll. Epid Osp. Maggiore Bologna 1996, Luglio -<br />

Settembre. 15-8.<br />

CS-16<br />

ESPOSIZIONE A BASSE DOSI DI PIOMBO<br />

INORGANICO E PRESSIONE ARTERIOSA<br />

NEGLI ISTRUTTORI DI TIRO DELLA POLIZIA<br />

DI STATO ITALIANA<br />

L. Di Lorenzo1 , V. Borraccia2 , M. Corfiati 1 ,<br />

G.A. Mantineo2 , M.R. Petrillo2 , L. Soleo1 1 Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Interna e Me<strong>di</strong>cina Pubblica, Sezione<br />

<strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina del Lavoro “E.C. Vigliani” - Università <strong>di</strong> Bari<br />

2 Polizia <strong>di</strong> Stato - Direzione Centrale <strong>di</strong> Sanità Roma<br />

RIASSUNTO. Gli istruttori <strong>di</strong> tiro con armi da fuoco<br />

rappresentano un particolare gruppo <strong>di</strong> lavoratori esposti a<br />

basse dosi <strong>di</strong> piombo (Pb). Questo anche a bassi livelli ematici<br />

può determinare un aumento della pressione arteriosa (PA).<br />

OBIETTIVO: valutare l’esposizione a Pb metallico degli istruttori<br />

<strong>di</strong> tiro della Polizia <strong>di</strong> Stato (PS) italiana e gli effetti del Pb sulla<br />

loro PA. SOGGETTI E METODI: sono stati stu<strong>di</strong>ati 376 istruttori <strong>di</strong><br />

tiro, 188 operanti in poligoni chiusi e 188 in poligoni aperti.<br />

Previo consenso informato, sono state raccolte le anamnesi<br />

lavorativa, personale e patologica e acquisiti i valori <strong>di</strong> body<br />

mass index (BMI), PA e <strong>di</strong> PbB. RISULTATI: La me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> PbB<br />

degli istruttori dei poligoni aperti (6,7 ± 5,3 µg/dl) è apparsa<br />

significativamente inferiore rispetto a quella degli istruttori dei<br />

poligoni chiusi (8,5 ± 7,6 µg/dl). Negli istruttori dei poligoni<br />

aperti la PAD è risultata significativamente influenzata dal BMI<br />

e dalla PbB, pur considerando i comuni fattori <strong>di</strong><br />

confon<strong>di</strong>mento. DISCUSSIONE: Il livello me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> PbB degli<br />

istruttori <strong>di</strong> tiro della PS italiana è risultato nettamente<br />

inferiore al valore limite biologico del Pb. Negli istruttori dei<br />

poligoni aperti, i bassi livelli <strong>di</strong> PbB riscontrati sono stati capaci<br />

<strong>di</strong> determinare un lieve, ma significativo aumento della PAD,<br />

anche dopo correzione per le principali variabili confondenti. È<br />

quin<strong>di</strong> necessario proseguire il monitoraggio biologico e la<br />

sorveglianza sanitaria degli istruttori <strong>di</strong> tiro della PS e<br />

promuovere la riduzione del loro peso corporeo.<br />

ABSTRACT. Firearm instructors represent a particular<br />

occupational group exposed to low lead (Pb) doses. Even low blood<br />

lead levels (PbB) of this metal can cause an increase of blood<br />

pressure (BP).<br />

OBJECTIVE: to assess the Pb exposure of the firearm instructors of<br />

the Italian State Police (SP) and the effects of Pb on their PA.<br />

SUBJECTS AND METHODS: 376 instructors were stu<strong>di</strong>ed, inclu<strong>di</strong>ng 188<br />

subjects working at indoor and 188 at outdoor firing ranges. After<br />

obtaining informed consent, information on work, social and<br />

pathological history was collected and measurements of body mass<br />

index (BMI), BP and blood lead (PbB) level were obtained from the<br />

me<strong>di</strong>cal records. RESULTS: the mean PbB level of the instructors of<br />

outdoor ranges (6.7± 5.3 µg/dl) was significantly lower than those<br />

of indoor ranges (8.5±7.6 µg/dl). In the instructors of outdoor<br />

ranges the <strong>di</strong>astolic BP (DBP) was significantly influenced by BMI<br />

and PbB, also considering the common confoun<strong>di</strong>ng factors.<br />

DISCUSSION: The mean PbB level of the firearm instructors of the<br />

Italian SP resulted to be clearly below the biological limit value for<br />

Pb. In the instructors of outdoor ranges the even low PbB levels<br />

detected were able to determine a slight, but significant increase of<br />

DBP, also after correction for the main confoun<strong>di</strong>ng variables. It is<br />

therefore necessary to keep on effecting biological monitoring and<br />

health surveillance of firearm instructors of SP and to promote the<br />

reduction of their body weight.<br />

Key words: lead, firearm instructors, police, blood pressure.<br />

INTRODUZIONE<br />

L’uso abituale <strong>di</strong> armi da fuoco per motivi professionali<br />

rappresenta a tutt’oggi una fonte <strong>di</strong> esposizione<br />

a piombo (Pb) in particolari gruppi lavorativi. Nella<br />

Polizia <strong>di</strong> Stato (PS) italiana operano istruttori <strong>di</strong> tiro<br />

con armi da fuoco, in poligoni a cielo aperto (poligoni<br />

aperti) o in galleria (chiusi). Negli ultimi vent’anni l’uso<br />

<strong>di</strong> proiettili <strong>di</strong> Pb incamiciati con altri metalli, insieme<br />

alle migliorate con<strong>di</strong>zioni igieniche degli ambienti<br />

<strong>di</strong> lavoro, ha contribuito a ridurre le concentrazioni<br />

ambientali <strong>di</strong> Pb e quin<strong>di</strong> l’esposizione degli<br />

istruttori <strong>di</strong> tiro (5). Alcuni effetti del Pb sull’organismo<br />

umano non sembrano comunque essere dose-<strong>di</strong>pendenti<br />

né presentare una dose soglia. In particolare,<br />

livelli <strong>di</strong> piombemia (PbB)


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 195<br />

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so dell’ultima visita me<strong>di</strong>ca perio<strong>di</strong>ca<br />

e le PbB eseguite contestualmente.<br />

La determinazione della<br />

PbB è stata eseguita me<strong>di</strong>ante spettrofotometria<br />

ad assorbimento atomico,<br />

utilizzando la tecnica del fornetto<br />

<strong>di</strong> grafite.<br />

RISULTATI<br />

I 376 istruttori <strong>di</strong> tiro esaminati<br />

hanno presentato un’anzianità <strong>di</strong><br />

mansione compresa tra 1 e 35 anni<br />

e <strong>di</strong> servizio tra 3 e 40 anni. Gli<br />

istruttori <strong>di</strong> poligoni aperti e chiusi<br />

sono risultati tra loro omogenei per età, BMI, PA sistolica<br />

(PAS) e <strong>di</strong>astolica (PAD), anzianità <strong>di</strong> mansione e<br />

numero <strong>di</strong> colpi sparati per esercitazione. La me<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />

PbB degli istruttori dei poligoni aperti (6,7 ± 5,3 µg/dl)<br />

è apparsa significativamente inferiore rispetto a quella<br />

degli istruttori dei poligoni chiusi (8,5 ± 7,6 µg/dl) (test<br />

Mann-Whitney: p


196 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

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exposure to solvent mixture which were generated during restoration<br />

of archaeological metal handcraft. Exposure to low levels of twelve<br />

organic compounds has been experimented inside a public<br />

restoration laboratory: based on the data presented in this article we<br />

assume that inside restoration workplaces a <strong>di</strong>ffused indoor<br />

contamination can take place. The indoor pollution can generate a<br />

risk of an uncontrolled exposure to volatile mixtures: therefore the<br />

emissions of solvents during restoration practices has to be avoided<br />

even if they cause a low level of exposure.<br />

Key words: restoration practices, volatile organic compounds.<br />

INTRODUZIONE<br />

Il settore del restauro dei beni culturali offre interessanti<br />

spunti <strong>di</strong> riflessione per quanto riguarda il rischio <strong>di</strong><br />

esposizione ad agenti chimici. La numerosità delle tecniche<br />

<strong>di</strong> intervento adottate dai restauratori, dettata da un<br />

lato dalla varietà della natura dei substrati su cui si interviene,<br />

dall’altro dal numero e dalla eterogeneità dei prodotti<br />

chimici utilizzati, conferisce a questo particolare<br />

comparto lavorativo una notazione <strong>di</strong> artigianalità negli<br />

interventi che richiama l’attenzione sulla necessità <strong>di</strong> indagare<br />

a fondo la con<strong>di</strong>zione igienico ambientale dei<br />

luoghi <strong>di</strong> lavoro (1). La carenza <strong>di</strong> procedure operative<br />

standar<strong>di</strong>zzate, soprattutto per quanto concerne le quantità<br />

<strong>di</strong> sostanze impiegate negli interventi <strong>di</strong> restauro,<br />

rende la valutazione preliminare del rischio chimico insufficiente<br />

a quantificare l’entità del rischio stesso. Sebbene<br />

le quantità <strong>di</strong> prodotti chimici siano generalmente<br />

basse, la natura dei contaminanti organici potenzialmente<br />

emessi suggerisce <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re il tema della valutazione<br />

del rischio in<strong>di</strong>cando la misura dell’esposizione<br />

quale strategia idonea per una analisi dettagliata del rischio<br />

stesso. Basse concentrazioni <strong>di</strong> miscele <strong>di</strong> solventi,<br />

infatti, possono danneggiare la retina e il nervo ottico<br />

(2) e possono ridurre la sensibilità al contrasto (3). Recentemente,<br />

inoltre, sono stati intrapresi <strong>di</strong>versi stu<strong>di</strong><br />

sperimentali ed epidemiologici che hanno documentato<br />

un effetto ototossico <strong>di</strong> alcuni agenti chimici e <strong>di</strong> loro miscele,<br />

tra cui lo xilene, il toluene, lo stirene, il n-esano e<br />

il tricloroetilene (4). È stato ipotizzato, per esempio, che<br />

i solventi organici possono danneggiare le cellule senso-<br />

riali e il nervo periferico terminale della coclea (5). In<br />

questo lavoro vengono presentati alcuni risultati relativi<br />

alla misura dell’esposizione a solventi organici volatili<br />

nel settore del restauro <strong>di</strong> manufatti in bronzo.<br />

MATERIALI E METODI<br />

La misura dell’esposizione a solventi organici volatili è<br />

stata condotta all’interno <strong>di</strong> un laboratorio <strong>di</strong> restauro durante<br />

alcune lavorazioni tipiche. In totale sono stati monitorati<br />

tre<strong>di</strong>ci restauratori impegnati nell’applicazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse<br />

sostanze su piccoli oggetti in bronzo: l‘analisi preliminare<br />

delle lavorazioni ha permesso <strong>di</strong> recensire e classificare<br />

i prodotti utilizzati dai singoli operatori. La misura<br />

dell’esposizione è stata realizzata me<strong>di</strong>ante campionamenti<br />

personali con <strong>di</strong>ffusori passivi (Ra<strong>di</strong>ello, Fondazione<br />

Salvatore Maugeri). Il desorbimento chimico (solfuro <strong>di</strong><br />

carbonio) dei composti organici adsorbiti sui substrati <strong>di</strong><br />

campionamento, seguito dall’analisi dell’estratto me<strong>di</strong>ante<br />

gascromatografia con rivelatore spettrometria <strong>di</strong> massa, ha<br />

permesso <strong>di</strong> identificare e quantificare do<strong>di</strong>ci composti organici<br />

volatili aero<strong>di</strong>spersi (metodo dello standard interno).<br />

Campionamenti d’area interni ed esterni all’ambiente <strong>di</strong> lavoro<br />

sono stati eseguiti al fine <strong>di</strong> verificare la eventuale<br />

presenza <strong>di</strong> sorgenti <strong>di</strong> inquinamento esterno.<br />

RISULTATI<br />

I prodotti utilizzati da ciascun operatore durante la<br />

campagna <strong>di</strong> misura, singolarmente o in miscela, sono riportati<br />

nella Tabella I: i simboli <strong>di</strong> pericolo sono stati dedotti<br />

dall’etichetta del prodotto mentre la classificazione<br />

dalle schede <strong>di</strong> sicurezza. I risultati del monitoraggio sono<br />

riassunti nella Tabella II. Essa illustra la composizione<br />

qualitativa e quantitativa dell’esposizione personale<br />

<strong>di</strong> ciascun restauratore. Nella stessa Tabella sono riportati<br />

i risultati dei campionamenti d’area esterni ed interni<br />

insieme ai limiti <strong>di</strong> rilevabilità del metodo per ciascuna<br />

sostanza quantificata. Per i campionamenti personali,<br />

inoltre, sono riportati i valori me<strong>di</strong> e la deviazione standard<br />

relativa per ciascuna sostanza.<br />

Tabella I. Elenco dei prodotti chimici utilizzati (tal quali o in miscela) durante il monitoraggio personale<br />

dei lavoratori impegnati in alcune operazioni <strong>di</strong> intervento tipiche per i manufatti in bronzo<br />

Prodotto Simboli pericolo Classificazione Operatore<br />

Trementina Xn, F Composti pericolosi. Operatori 9 e 10<br />

Nafta <strong>di</strong> petrolio (85-90%);<br />

1,2-Dicloropropano (25-50%))<br />

Solvente nitro Xn, F Composti pericolosi. Operatori 9 e 10<br />

Toluene (25-50%); Alcool butilico (2.5-10%);<br />

Metil etil chetone (M.E.K.) (2.5-10%))<br />

Incralac Xn, F Composti pericolosi. Operatori 9 e 10<br />

Toluene (25%); Xilene (57%); M.E.K. (2%))<br />

Paraloid B72 Non pericoloso, Operatori 9 e 10<br />

contiene Toluene (1% max<br />

Resina epossi<strong>di</strong>ca Xi Componenti pericolosi. Prodotti <strong>di</strong> reazione: Operatori 1, 3, 4, 7, 8, 10, 12<br />

bicomponente Bisfenolo-A-epicloridrina;<br />

Resina epossi<strong>di</strong>ca (70-82%);<br />

Bisfenolo-resina epossi<strong>di</strong>ca (4-10%))<br />

Alcool etilico F Pericoloso Operatori 1, 2, 3, 4, 7, 8, 11, 13


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 197<br />

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Acetone<br />

Tabella II. Risultati delle misure <strong>di</strong> esposizione a solventi organici volatili<br />

Etil<br />

1,2-<strong>di</strong>cloro- Metilciclo-<br />

Isobutil- n-butil-<br />

Etanolo MEK Cicloesano Toluene<br />

acetato propano esano acetato acetato<br />

DISCUSSIONE E CONCLUSIONI<br />

Per la modalità <strong>di</strong> esecuzione e la durata dei campionamenti<br />

i livelli <strong>di</strong> concentrazione misurati sono rappresentativi<br />

dell’esposizione dei lavoratori per l’intero turno<br />

lavorativo. È importante sottolineare che durante il monitoraggio<br />

i restauratori non indossavano alcun <strong>di</strong>spositivo<br />

<strong>di</strong> protezione in<strong>di</strong>viduale, che il sistema <strong>di</strong> aerazione<br />

centralizzato non era funzionante e che era presente una<br />

cappa chimica utilizzata soltanto per le lavorazioni eseguite<br />

con la miscela incralac-solvente nitro. I risultati<br />

della Tabella II mostrano che, sebbene i livelli <strong>di</strong> esposizione<br />

personale risultino grandemente inferiori ai limiti<br />

igienistici su otto ore lavorative (6), il rischio <strong>di</strong> esposizione<br />

non può essere considerato trascurabile in quanto<br />

all’interno dell’ambiente <strong>di</strong> lavoro si verifica una contaminazione<br />

<strong>di</strong>ffusa che espone a rischio anche restauratori<br />

che non utilizzano <strong>di</strong>rettamente prodotti chimici: si<br />

guar<strong>di</strong> per questo agli operatori 5 e 6 che non hanno manipolato<br />

prodotti chimici durante il campionamento. Un<br />

ulteriore esempio <strong>di</strong> come la contaminazione ambientale<br />

e la conseguente potenziale esposizione dei lavoratori<br />

possa sfuggire al controllo è testimoniata dai livelli <strong>di</strong><br />

concentrazione relativamente elevati <strong>di</strong> metil etil chetone<br />

ed etilacetato misurati sull’operatore N. 11 che ha utilizzato,<br />

durante le misure, soltanto una miscela <strong>di</strong> alcool<br />

etilico, acqua e detergente. La medesima Tabella I documenta,<br />

attraverso le deviazioni standard relative calcolate<br />

per ciascuna sostanza quantificata, livelli <strong>di</strong> esposizione<br />

assolutamente <strong>di</strong>somogenei; il confronto tra i valori <strong>di</strong><br />

concentrazione ambientale interna ed esterna, inoltre,<br />

Etilbenzene Xileni<br />

Op. 1 22±1 3.8±0.1 239±16 10.6±0.1 n.r. n.r. n.r. 7.6±0.1 n.r. n.r. n.r. n.r.<br />

Op. 2 18±1 2.87±0.04 48±3 3.10±0.04 n.r. n.r. n.r. 8.5±0.1 n.r. n.r. n.r. n.r.<br />

Op. 3 29±2 5.7±0.1 200±14 6.00±0.08 n.r. n.r. 13.1±0.2 10.9±0.1 n.r. 19.6±0.6 n.r. n.r.<br />

Op. 4 33±2 5.6±0.1 172±12 6.00±0.08 n.r. n.r. 27.1±0.4 10.5±0.1 6.3±0.3 21.4±0.6 n.r. n.r.<br />

Op. 5 24±2 5.4±0.1 26±2 3.72±0.05 7.2±0.4 n.r. 10.0±0.14 9.3±0.1 n.r. 16.9±0.5 n.r. n.r.<br />

Op. 6 17±2 5.9±0.1 25±2 3.00±0.04 9.6±0.5 7.8±0.3 25.3±0.3 25.8±0.4 10.2±0.5 24.5±0.7 n.r. 9.2±0.2<br />

Op. 7 114±9 23.9±0.3 55±4 11.4±0.1 26±1 18.9±0.8 14.8±0.2 18.1±0.2 31±1 116±3 8.5±0.4 34.5±0.8<br />

Op. 8 6.8±0.5 n.r. 26±2 n.r. 5.2±0.3 14.1±0.6 14.3±0.2 15.0±0.2 n.r. n.r. n.r. n.r.<br />

Op. 9 230±16 232±3 440±32 128±2 24±1 13±1 n.r. 446±6 17±1 25±1 42±2 158±4<br />

Op. 10 160±11 170±2 470±30 106±1 19±1 14±1 n.r. 440±6 24±1 36±1 52±2 211±5<br />

Op. 11 67±5 1100±15 9400±600 9160±125 n.r. n.r. n.r. 116±2 n.r. n.r. 9.9±0.5 41±1<br />

Op. 12 65±4 38.0±0.5 390±26 54±1 n.r. n.r. n.r. 230±3 n.r. n.r. 14±1 58±1<br />

Op. 13 53±4 19.8±0.3 135±9 41±1 n.r. n.r. n.r. 124±2 n.r. n.r. 6.2±0.3 22±1<br />

Valore 64.02 118.68 894.31 733.29 7.00 5.22 8.05 112.44 6.81 19.95 10.20 41.05<br />

me<strong>di</strong>o<br />

DSR(%) 104.14 256.38 286.32 345.33 139.67 138.74 125.73 143.31 156.80 158.01 167.92 163.97<br />

Interno 106±7 110±2 530±3 96±1 n.r. 43±1 13.3±0.2 1590±22 60±3 97±3 170±8 770±18<br />

Esterno n.r. n.r. n.r. n.r. n.r. n.r. n.r. 94±1 n.r. n.r. 5.9±0.3 30.6±0.5<br />

LRM 2.5 3.3 1.8 2.3 2.1 5.9 2.7 3.5 6.1 8.3 3.1 7.8<br />

n.r.: inferiore al limite <strong>di</strong> rilevabilità del metodo (LMR)<br />

conforta l’ipotesi della presenza <strong>di</strong> sorgenti interne <strong>di</strong><br />

emissione <strong>di</strong> inquinanti organici.<br />

Nel nostro caso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o i restauratori sono risultati<br />

esposti a livelli <strong>di</strong> concentrazione <strong>di</strong> solventi organici<br />

molto bassi: tuttavia la <strong>di</strong>spersione degli inquinanti, la<br />

natura tossica <strong>di</strong> alcuni composti e la pericolosità legata<br />

all’uso <strong>di</strong> miscele <strong>di</strong> solventi pone l’accento sulla necessità<br />

<strong>di</strong> controllare le emissioni con idonei sistemi <strong>di</strong> aerazione<br />

centralizzati e <strong>di</strong> sensibilizzare gli operatori sul<br />

tema del rischio chimico <strong>di</strong> esposizione, al fine <strong>di</strong> implementare<br />

la conoscenza del pericolo associata all’impiego<br />

dei prodotti chimici, finalizzata a una gestione personale<br />

e consapevole del rischio stesso.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1) Gherar<strong>di</strong> M, Forchielli L, Gor<strong>di</strong>ani A, Proietto A. Il rischio <strong>di</strong><br />

esposizione nel settore del restauro dei manufatti archeologici in<br />

metallo. <strong>Giornale</strong> degli igienisti industriali, 2005, 30, 1: 6-17.<br />

2) Boeckelman, L, Pfister EA. Influence of occupational exposure to<br />

organic solvent mixtures on contrast sensitivity in printers. J. Occup.<br />

Environ. Med, 2003, Jan 45(1): 25-33.<br />

3) Gong Y et al. Visual dysfunction in workers exposed to a mixture<br />

of organic solvents. Neurotoxicology, 2003, Aug 24(4-5): 703-710.<br />

4) Morata TC, Dunn DE, Kretschmer LW, Lemasters GC, Keith RW.<br />

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hearing. Scand J Work Environ Health 1993, Aug; 19(4): 245-254.<br />

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to moderate concentrations of solvents. Scand J Work Environ<br />

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6) American Conference of Governmental Industrial Hygienists: Documentation<br />

of the Threshold Limit Value and Biological Exposure<br />

In<strong>di</strong>ces, ACGIH, 1330 Kemper Meadow Drive, Cincinnati, OH<br />

45240-1634, 2005.


198 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

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CS-18<br />

DETERMINAZIONE DEGLI IPA DURANTE LA POSA<br />

DI PANNELLI FONOASSORBENTI BITUMINOSI<br />

G. Gianello1 , G. Marrubini2 , R. La Bua1 , C. Laurini1 ,<br />

A. Bergamaschi1 1 Università Cattolica S. Cuore, Centro <strong>di</strong> Igiene Industriale<br />

2 Università <strong>di</strong> Pavia - Dipartimento <strong>di</strong> Chimica Farmaceutica<br />

RIASSUNTO. Sono stati analizzati due tipi <strong>di</strong> pannelli<br />

bituminosi, <strong>di</strong> origine europea ed asiatica, utilizzati come<br />

fonoassorbenti nella produzione <strong>di</strong> elettrodomestici.<br />

Le prove, condotte a 180°C, temperatura <strong>di</strong> esercizio durante le<br />

fasi <strong>di</strong> montaggio, sono state eseguite campionando i fumi liberati<br />

durante il trattamento termico, successivamente analizzati per<br />

GC-MS.<br />

I risultati hanno evidenziato una marcata <strong>di</strong>fferenza tra i due<br />

campioni nella quantità dei composti emessi, costituiti<br />

essenzialmente da idrocarburi alchil-aromatici, IPA ed alchil-IPA.<br />

ABSTRACT. Two kinds of bituminous European and Asiatic origin<br />

panels, used as acoustic insulators in the production of electrical<br />

household appliances have been analysed. The tests, made at 180°C,<br />

operation temperature during the assembly phases, have been<br />

executed by sampling the smokes released during the thermal<br />

treatment, subsequently analysed by GC-MS. The results showed a<br />

marked <strong>di</strong>fference between the two samples in the amount of the<br />

issued compounds, essentially constituted by alkyl-aromatic<br />

hydrocarbons, IPA and Alkyl-IPA.<br />

INTRODUZIONE<br />

Durante l’applicazione dei pannelli bituminosi usati<br />

come fonoassorbenti nella produzione <strong>di</strong> lavastoviglie si<br />

possono raggiungere temperature che vanno dai 150°C ai<br />

180°C per tempi generalmente non superiori ai 10 minuti.<br />

Sono stati confrontati due <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> pannellature:<br />

una <strong>di</strong> provenienza europea (denominata in seguito<br />

EU), l’altra <strong>di</strong> origine asiatica (denominata in seguito<br />

FE) che hanno messo in evidenza come tali materiali<br />

possano <strong>di</strong>fferire in maniera considerevole per quanto riguarda<br />

le loro caratteristiche tossicologiche.<br />

MATERIALI E METODI<br />

Preparazione dei campioni<br />

I pannelli in materiale bituminoso sono stati misurati<br />

e pesati prima dell’analisi.<br />

Si sono sottoposti ad esame un campione <strong>di</strong> materiale<br />

“EU” <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni 7.5x8.2 cm e peso pari a 20.37<br />

grammi, ed un campione <strong>di</strong> materiale “FE” <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />

9.5x9.5 cm e peso pari a 39.50 grammi.<br />

Si è allestita una camera <strong>di</strong> campionamento per fumi<br />

con l’uso <strong>di</strong> un essiccatore <strong>di</strong> vetro (volume approssimativo<br />

pari a 30 litri) munito <strong>di</strong> tappo a tenuta ermetica e<br />

valvole <strong>di</strong> ingresso e uscita per gas. All’interno <strong>di</strong> questo<br />

<strong>di</strong>spositivo è stata posta una piastra elettrica riscaldante<br />

impostata alla temperatura <strong>di</strong> 180°C e su <strong>di</strong> essa, al raggiungimento<br />

della temperatura <strong>di</strong> lavoro, si sono posti per<br />

10 minuti i campioni <strong>di</strong> pannelli in materiali bituminosi.<br />

La camera <strong>di</strong> campionamento è stata chiusa ermeticamente<br />

con sigillante da vuoto a base <strong>di</strong> silicone e, durante<br />

il periodo <strong>di</strong> riscaldamento (10 minuti), si è im-<br />

messo azoto al flusso <strong>di</strong> 4 litri/minuto, campionando il<br />

gas in uscita in due sampling bags <strong>di</strong> Nalophane da 17 litri<br />

ciascuno.<br />

Al termine del campionamento, i sampling bags sono<br />

stati svuotati a basso flusso su fiala in vetro Gerstel Ø 5<br />

mm x 18 mm riempita <strong>di</strong> Tenax. La fiala quin<strong>di</strong> è stata<br />

sottoposta ad esame in gascromatografia-spettrometria <strong>di</strong><br />

massa utilizzando un sistema termodesorbitore-criogenico<br />

come illustrato nella sezione “Apparecchiature e con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> analisi”.<br />

Apparecchiature e con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> analisi<br />

Tutte le analisi sono state condotte usando un gascromatografo<br />

munito <strong>di</strong> iniettore split/splitless a pressione e<br />

temperatura variabili (PTV) Cold Split Injection raffreddato<br />

ad azoto liquido con modulo <strong>di</strong> controllo pneumatico<br />

(EPC) e termodesorbitore TDS per l’introduzione <strong>di</strong>retta<br />

nel GC <strong>di</strong> campioni trattenuti su fiale adsorbenti. Il<br />

sistema gascromatografico descritto, interfacciato con<br />

uno spettrometro <strong>di</strong> massa è stato gestito interamente utilizzando<br />

un personal computer con software de<strong>di</strong>cato<br />

operante in ambiente Microsoft Windows NT.<br />

La separazione gascromatografica dei componenti<br />

dei vapori campionati è stata eseguita utilizzando una colonna<br />

Crosslinked 5% PH ME Siloxane da 30 m x 0.25<br />

mm x 0.25 µm Film Thickness. Tutte le iniezioni sono<br />

state eseguite in modalità split con volumi <strong>di</strong> splittaggio<br />

<strong>di</strong>pendenti dal carico <strong>di</strong> campione iniettato.<br />

Le rampe termiche impiegate sono state le seguenti:<br />

la temperatura iniziale del forno è stata mantenuta a<br />

40°C per 1 min, seguita da rampa <strong>di</strong> 10°C/min fino a<br />

300°C e isoterma finale a 300°C per 10 min.<br />

La temperatura dell’interfaccia tra GC e MS è stata<br />

mantenuta a 280°C. L’analizzatore <strong>di</strong> massa ha acquisito<br />

nell’intervallo compreso tra 35 e 450 unità <strong>di</strong> massa<br />

atomica.<br />

RISULTATI<br />

Le analisi eseguite hanno manifestato una effettiva<br />

<strong>di</strong>fferenza nella tipologia dei vapori emessi in fase <strong>di</strong> riscaldamento.<br />

Le <strong>di</strong>fferenti quantità dei due pannelli sottoposti<br />

ad analisi, come in<strong>di</strong>cato nella sezione “Preparazione<br />

dei campioni”, devono essere tenute presenti nella<br />

valutazione dei risultati ottenuti. Laddove, infatti, il carico<br />

dei composti emessi risulta confrontabile (come ad es.<br />

nel caso delle SOV, alcani e alcheni lineari ramificati e<br />

ciclici, del benzene, del toluene, <strong>di</strong> xileni ed etilbenzene,<br />

<strong>di</strong> tutti gli idrocarburi alchil-benzenici superiori a C 2 H 5 -<br />

benzene, <strong>di</strong> ftalati) è imme<strong>di</strong>ato concludere che se le pesate<br />

fossero state uguali, il campione “FE” avrebbe dato<br />

un tracciato ancora più complesso e ricco <strong>di</strong> componenti<br />

<strong>di</strong> quello osservato (ve<strong>di</strong> tabella I).<br />

Complessivamente, per tutte le classi <strong>di</strong> composti utilizzate<br />

come in<strong>di</strong>catori per il confronto tra i due materiali,<br />

il campione “FE” sembra contenere più prodotti in<br />

grado <strong>di</strong> rilasciare SOV e IPA.<br />

DISCUSSIONE<br />

Dai risultati analitici risulta chiaro che nella zona cromatografica<br />

compresa tra l’inizio dell’analisi e all’incir-


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 199<br />

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Tabella I. In<strong>di</strong>catori selezionati per confrontare<br />

i pannelli “FE” e “EU” nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> utilizzo<br />

a 180°C, normalizzati rispetto al peso<br />

In<strong>di</strong>catore FE EU<br />

rapporto relativo altezze dei picchi<br />

acenaftene 7.8 1<br />

alcani e olefine lineari<br />

ramificati ciclici 3.9 1<br />

benzene 3.9 1<br />

crisene 13.6 1<br />

<strong>di</strong>metil-naftaleni 2.5 1<br />

etilbenzene-xileni 1.5 1<br />

fenantrene e antracene 5.8 1<br />

fluorantene e pirene 11.6 1<br />

ftalati 1 1.3<br />

idrocarburi alchil-benzenici 1.9 1<br />

superiori a C 2 -benzene<br />

metil-criseni presenti non rilevabili<br />

metil-pireni 6.8 1<br />

metil-fluoreni 5.8 1<br />

metil-naftaleni 3.9 1<br />

naftalene 1.9 1<br />

toluene 1 3.2<br />

trimetil-fenantreni 4.8 1<br />

trimetil-naftaleni 3.9 1<br />

ca i <strong>di</strong>eci minuti, la complessità dei tracciati dei campioni<br />

e quella del bianco <strong>di</strong> campionamento sono equivalenti.<br />

In questa zona, la maggior parte delle sostanze presenti<br />

è comune ai due campioni <strong>di</strong> pannelli ed al bianco.<br />

Ciò si spiega con il fatto che la camera <strong>di</strong> campionamento<br />

dei vapori conteneva inevitabili parti in plastica (cavi<br />

elettrici, manopole della piastra riscaldante, nastro adesivo,<br />

parafilm) e materiale verniciato (il corpo della piastra<br />

riscaldante stessa) che, una volta riscaldati a 180°C rilasciano<br />

essi stessi SOV e plastificanti (ftalati). Tutti questi<br />

composti sono naturalmente presenti o comunque rilasciati<br />

ad alta temperatura- anche nella matrice bituminosa<br />

dei pannelli. Pertanto sono stati esclusi quei componenti,<br />

presenti nella stessa quantità nei campioni e nel<br />

bianco, da attribuire ai fattori sopra citati.<br />

Il significativo contenuto <strong>di</strong> residui a base <strong>di</strong> silicone<br />

(RS) deriva da due fonti: la prima, minore per importanza,<br />

è la colonna cromatografica stessa, mentre la seconda<br />

è il sigillante da alto vuoto a base <strong>di</strong> “silicone” utilizzato<br />

per realizzare la migliore tenuta possibile nella camera<br />

<strong>di</strong> campionamento.<br />

In merito alla capacità dei due materiali bituminosi <strong>di</strong><br />

rilasciare SOV e IPA, il campione <strong>di</strong> materiale del fornitore<br />

“EU” rilascia nelle con<strong>di</strong>zioni sperimentali un numero<br />

minore <strong>di</strong> composti nei vapori ottenuti per riscaldamento<br />

al confronto con il materiale “FE”. Inoltre i<br />

composti emessi dai materiali “EU” sembrano global-<br />

mente in quantità minore rispetto al carico <strong>di</strong> composti<br />

emesso dal campione “FE”.<br />

Per quanto riguarda la composizione dei vapori<br />

emessi <strong>di</strong> SOV e IPA, le <strong>di</strong>fferenze tra i materiali esaminati<br />

sono significative non tanto per il tipo <strong>di</strong> molecole<br />

osservate, ma soprattutto per quanto riguarda il<br />

carico totale <strong>di</strong> composti organici rilasciati che, nelle<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> utilizzo a 180°C, sono risultati costituiti<br />

da idrocarburi alifatici e olefine lineari, ramificati e ciclici,<br />

idrocarburi alchil-benzenici e alchil-policiclici<br />

aromatici (alchil-naftaleni, alchil-antraceni, alchil-fenantreni)<br />

oltre a tracce ben rilevabili <strong>di</strong> IPA (naftalene,<br />

acenaftene, antracene, fenantrene, fluorantene, pirene,<br />

crisene), alchil-IPA (metil-, <strong>di</strong>metil-, trimetil-naftaleni,<br />

trimetil-fenantreni, metil-criseni, metil-pireni, metilfluoreni)<br />

e IPA superiori (benzoantraceni, benzofluoranteni,<br />

benzopireni).<br />

In conclusione dallo stu<strong>di</strong>o effettuato è emerso che il<br />

campione <strong>di</strong> materiale bituminoso <strong>di</strong> origine europea rilascia,<br />

nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> esercizio previste nella fase <strong>di</strong><br />

applicazione, un minore quantitativo <strong>di</strong> sostanze organiche<br />

volatili e <strong>di</strong> IPA rispetto al corrispondente pannello<br />

<strong>di</strong> origine asiatica.<br />

In considerazione delle caratteristiche tossicologiche<br />

delle sostanze che si liberano durante la lavorazione sopra<br />

detta, svolta dagli operatori per l’intero turno, risulta<br />

evidente la necessità <strong>di</strong> mettere in atto procedure che<br />

prevedano l’impiego <strong>di</strong> materiali <strong>di</strong> cui siano ben noti i<br />

costituenti, spesso non deducibili dall’esame delle schede<br />

<strong>di</strong> sicurezza.<br />

Richiesta estratti: Dott. Giorgio Gianello - Istituto <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina<br />

del Lavoro - Centro <strong>di</strong> Igiene Industriale - Università Cattolica<br />

del Sacro Cuore - Largo Francesco Vito, 1 - 00168 Roma, Italy<br />

Telef. +39 (06) 3O55.329 - 3013.821 - +39 (06)3015.4486 -<br />

3015.4487 - Fax +39 (06) 3053.612 - gg.gianello@rm.unicatt.it<br />

CS-19<br />

VALUTAZIONE DEL RUOLO DELL’ESPOSIZIONE<br />

PROFESSIONALE E AMBIENTALE AD ARSENICO<br />

INORGANICO (IAS) SULL’ELIMINAZIONE URINARIA<br />

DEL METALLO: DATI PRELIMINARI<br />

M.R. Gigante 1 , A. Antelmi 1 , S. Iavicoli 2 , B. Persechino 2 ,<br />

I. Drago 1 , M. Conversano 3 , L. Greco 4 , T. Gagliar<strong>di</strong> 1 ,<br />

P. Lovreglio 1 , L. Soleo 1<br />

1 Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Interna e Me<strong>di</strong>cina Pubblica, Sezione <strong>di</strong><br />

Me<strong>di</strong>cina del Lavoro “E.C. Vigliani” Università <strong>di</strong> Bari<br />

2 ISPESL, Monteporzio Catone, Roma; 3ASL TA/1, Dipartimento <strong>di</strong><br />

Prevenzione, Taranto<br />

4 ILVA SpA, Servizio Sanitario, Taranto<br />

RIASSUNTO. INTRODUZIONE. L’arsenico inorganico urinario<br />

esprime l’esposizione professionale al metallo quando non vi è<br />

assunzione <strong>di</strong> alimenti contenenti elevate concentrazioni <strong>di</strong><br />

arsenico inorganico e/o organico. La presente indagine è stata<br />

condotta per valutare il contributo dell’eposizione professionale e<br />

ambientale ad arsenico inorganico sull’eliminazione urinaria del


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www.gimle.fsm.it<br />

metallo. MATERIALI E METODI. Sono stati esaminati 195 lavoratori<br />

<strong>di</strong> un impianto siderurgico <strong>di</strong> Taranto esposti a concentrazioni<br />

molto basse <strong>di</strong> arsenico inorganico e due gruppi controllo<br />

composti da 105 soggetti residenti in prossimità dello stabilimento<br />

e 144 soggetti residenti a circa 20 Km da questo. A tutti i<br />

partecipanti è stato somministrato un questionario per ottenere<br />

informazioni su caratteristiche personali, stile <strong>di</strong> vita, esposizione<br />

professionale ed extraprofessionale ad arsenico. L’arsenico<br />

urinario è stato determinato con spettrofotometria in<br />

assorbimento atomico. RISULTATI. Esposti e non esposti sono<br />

risultati abbastanza omogenei per le caratteristriche generali e<br />

stili <strong>di</strong> vita. La concentrazione ambientale ad arsenico dei<br />

lavoratori del siderurgico è risultata sempre al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> 0.1<br />

µg/m3. L’eliminazione urinaria <strong>di</strong> arsenico è risultata più elevata<br />

nei soggetti dei tre gruppi, esaminati singolarmente ed insieme,<br />

che avevano consumato crostacei e/o molluschi nei tre giorni<br />

precedenti la raccolta delle urine. Essa è risultata correlata<br />

positivamente e significativamente con il consumo <strong>di</strong> molluischi e<br />

negativamente e significativamente con il giorno trascorso<br />

dall’ultimo pasto a base <strong>di</strong> crostacei e/o molluschi. L’analisi della<br />

regressione multipla ha mostrato una <strong>di</strong>pendenza<br />

dell’eliminazione urinaria dell’arsenico dal giorno dell’ultimo<br />

pasto a base <strong>di</strong> crostacei e/o molluschi. DISCUSSIONE. L’assenza <strong>di</strong><br />

esposizione occupazionale ad arsenico inorganico ha consentito <strong>di</strong><br />

attribuire la più elevata eliminazione urinaria <strong>di</strong> arsenico sia nei<br />

lavoratori esposti <strong>di</strong> arsenico che nei due gruppi della<br />

popolazione generale alla assunzionae alimantare <strong>di</strong> crostacei e/o<br />

molluschi nei tre griorni precedenti la raccolta delle urine per la<br />

determinazione del metallo. I risultati supportanto l’ipotesi che<br />

l’arsenico inorganico determinato con la spettrofotometria in<br />

assorbimento atomico possa derivare anche dal catabolismo <strong>di</strong><br />

composti organoarsenicali contenuti nei molluschi e/o crostacei<br />

assunti con la <strong>di</strong>eta.<br />

Parole chiave: arsenico inorganico, acido monometilarsonico (MMA),<br />

acido <strong>di</strong>metilarsinico (DMA).<br />

ABSTRACT. INTRODUCTION. Urinary inorganic arsenic is an<br />

expression of occupational exposure to the metal, provided that<br />

there is no history of ingestion of foods containing high<br />

concentrations of inorganic and/or organic arsenic. The present<br />

study was conducted to assess the contribution of professional and<br />

environmental exposure to inorganic arsenic on urinary excretion<br />

of the metal. MATERIALS AND METHODS. We examined 195 workers<br />

at a steelfoundry in Taranto, exposed to very low concentrations of<br />

inorganic arsenic and two control groups consisting of 105<br />

subjects resident near the factory and 144 subjects resident<br />

approximately 20 Km away. All participants were administered a<br />

questionnaire enquiring about general characteristics, lifestyle,<br />

occupational and extra occupational exposure to arsenic. Urinary<br />

arsenic was determined by atomic-absorption spectrophotometry.<br />

RESULTS. Exposed and non exposed subjects were similar as<br />

regards general characteristics and lifestyle. The environmental<br />

concentration of arsenic for the foundryworkers was invariably<br />

lower than 0.1 µg/m3. Urinary excretion of arsenic was higher in<br />

the subjects in all three groups, examined singly and together, if<br />

they had eaten crustaceans and/or shellfish in the three days<br />

before urine collection. There was a significant positive correlation<br />

with the consumption of shellfish and a significant negative<br />

correlation with the number of days since the last<br />

crustacean/shellfish meal. Multiple regression analysis showed a<br />

dependence of urinary elimination of arsenic on the days since the<br />

last crustacean/shellfish meal. DISCUSSION. The absence of<br />

occupational exposure to arsenic allowed us to attribute the higher<br />

urinary elimination of arsenic to ingestion of crustaceans and/or<br />

shellfish in the three days before collection of the urine, both in<br />

subjects exposed to inorganic arsenic and in the two groups<br />

belonging to the general population. Our results support the<br />

hypothesis that inorganic arsenic, determined by atomic-absorption<br />

spectrophotometry, may derive from the catabolism of organic<br />

arsenic compounds contained in crustaceans and/or shellfish<br />

included in the <strong>di</strong>et.<br />

Key words: inorganic arsenic, MMA, DMA.<br />

INTRODUZIONE<br />

L’assorbimento dell’arsenico inorganico (iAs) nell’organismo<br />

umano avviene per via inalatoria, in seguito<br />

ad esposizione occupazionale nelle fonderie <strong>di</strong> metalli<br />

non ferrosi, nella produzione del vetro, ecc., e per<br />

via <strong>di</strong>gestiva in seguito ad esposizione ambientale da<br />

assunzione <strong>di</strong> acqua, proveniente da terreni che contengono<br />

elevate quantità <strong>di</strong> arsenico, ed alimenti quali crostacei<br />

e molluschi che possono contenere elevate concentrazioni<br />

del metallo in forma sia inorganica che organica<br />

(2,6). A livello epatico l’iAs viene trasformato in<br />

acido monometilarsonico (MMA) e acido <strong>di</strong>metilarsinico<br />

(DMA), che insieme all’iAs non biotrasformato,<br />

vengono eliminati con le urine. La quantità <strong>di</strong> iAs biotrasformato<br />

<strong>di</strong>pende dalla dose <strong>di</strong> iAs assorbita e dalla<br />

capacità <strong>di</strong> metilazione in<strong>di</strong>viduale (5,9). L’iAs, il<br />

MMA ed il DMA sono determinati nelle urine come arsenico<br />

inorganico me<strong>di</strong>ante spettrofotometria in assorbimento<br />

atomico (3). La quantità <strong>di</strong> arsenico urinario<br />

misurata con questa meto<strong>di</strong>ca non è influenzata dall’arsenico<br />

organico <strong>di</strong> natura alimentare quando le urine<br />

sono raccolte almeno due-tre giorni dopo un pasto a base<br />

<strong>di</strong> crostacei e/o molluschi (4). Tuttavia alcuni autori<br />

ritengono che il DMA possa derivare, non solo dal metabolismo<br />

attraverso metilazione dell’iAs, ma anche dal<br />

catabolismo <strong>di</strong> composti organoarsenicali contenuti nei<br />

prodotti ittici (2, 6, 7). La presente indagine è stata condotta<br />

allo scopo <strong>di</strong> valutare il contributo dell’esposizione<br />

professionale e ambientale ad iAs sull’eliminazione<br />

urinaria del metallo.<br />

MATERIALI E METODI<br />

Sono stati esaminati 195 lavoratori (Gruppo A) <strong>di</strong> un<br />

grande stabilimento siderurgico <strong>di</strong> Taranto che operavano<br />

in reparti ove i materiali trattati contenevano concentrazioni<br />

variabili <strong>di</strong> arsenico. Come controlli sono stati<br />

considerati 105 soggetti maschi residenti in un quartiere<br />

imme<strong>di</strong>atamente a ridosso dello stabilimento (Gruppo B)<br />

e 144 soggetti maschi residenti in quartieri della stessa<br />

città <strong>di</strong>stanti circa 20 Km dallo stesso (Gruppo C), entrambi<br />

non esposti professionalmente ad arsenico. A tutti<br />

i soggetti è stato richiesto il consenso informato a partecipare<br />

allo stu<strong>di</strong>o. L’esposizione professionale ad arsenico<br />

dei lavoratori del gruppo A è stata monitorata con<br />

campionatori personali, indossati per l’intero turno <strong>di</strong> lavoro,<br />

e campionatori fissi. A tutti è stato somministrato<br />

un questionario contenente domande relative a dati personali,<br />

storia lavorativa, abitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> vita e alimentari,<br />

esposizione extraprofessionale ad arsenico. Sulle urine<br />

dei soggetti del gruppo A, raccolte a fine turno, e su quelle<br />

dei soggetti dei gruppi B e C, seconde urine del mattino,<br />

è stato determinato l’arsenico urinario me<strong>di</strong>ante spettrofotometria<br />

in assorbimento atomico utilizzando la tecnica<br />

dell’arsina (5). L’analisi statistica è stata condotta<br />

con il sistema SPSS.<br />

RISULTATI<br />

I tre gruppi hanno mostrato <strong>di</strong>fferenze significative<br />

per età, scolarità, abitu<strong>di</strong>ne al fumo <strong>di</strong> sigaretta, residenza,<br />

consumo <strong>di</strong> crostacei e <strong>di</strong> molluschi mentre non


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 201<br />

www.gimle.fsm.it<br />

Tabella I. Concentrazione <strong>di</strong> arsenico urinario (mg/L) nei tre gruppi esaminati<br />

sono apparsi <strong>di</strong>fferenti per BMI, pacchetti/anno <strong>di</strong> sigarette,<br />

numero <strong>di</strong> sigarette/<strong>di</strong>e fumate, consumo <strong>di</strong> alcol<br />

e giorno trascorso dall’ultimo pasto a base <strong>di</strong> crostacei<br />

e/o molluschi dalla raccolta delle urine. L’iAs nella frazione<br />

respirabile della polvere è sempre risultato al <strong>di</strong><br />

sotto <strong>di</strong> 0.1 µg/m 3 (1). La concentrazione urinaria <strong>di</strong> arsenico<br />

nei soggetti dei tre gruppi non è risultata <strong>di</strong>fferente<br />

(Tabella I). I soggetti che hanno consumato crostacei<br />

e/o molluschi nei tre giorni precedenti la raccolta<br />

delle urine hanno mostrato una più elevata e significativa<br />

eliminazione <strong>di</strong> arsenico inorganico rispetto a<br />

quelli che li hanno assunti dal quarto giorno in poi, sia<br />

nei tre gruppi esaminati singolarmente che nell’intero<br />

campione. L’eliminazione urinaria <strong>di</strong> arsenico è risultata<br />

in tutti e tre i gruppi e nel campione totale correlata<br />

in maniera positiva e significativa con il consumo <strong>di</strong><br />

molluschi e in maniera negativa e significativa con il<br />

giorno trascorso dall’ultimo pasto a base <strong>di</strong> crostacei<br />

e/o molluschi. L’analisi della regressione multipla lineare<br />

ha mostrato una <strong>di</strong>pendenza dell’eliminazione<br />

urinaria dal giorno dell’ultimo pasto a base <strong>di</strong> crostacei<br />

e/o <strong>di</strong> molluschi nei tre gruppi analizzati sia singolarmente<br />

che insieme.<br />

DISCUSSIONE<br />

Nei lavoratori del siderurgico non è risultata una<br />

maggiore eliminazione <strong>di</strong> arsenico inorganico, comprendente<br />

l’iAs, il MMA e il DMA, rispetto ai soggetti<br />

del gruppo B e <strong>di</strong> questi rispetto ai soggetti <strong>di</strong> gruppo C.<br />

Le concentrazioni <strong>di</strong> arsenico urinario rilevate sia attraverso<br />

i percentili che come valore alto del range sono risultate<br />

pressoché sovrapponibili nei tre gruppi. Il confronto<br />

dei valori del 95° percentile dei tre gruppi con il<br />

95° percentile dei valori <strong>di</strong> riferimento proposti dalla<br />

SIVR nel 2005 per la popolazione generale italiana, cioè<br />

15 µg/L, ha evidenziato come in tutti e tre i gruppi vi sia<br />

almeno un 5% <strong>di</strong> soggetti che elimina elevate quantità <strong>di</strong><br />

arsenico inorganico, che in qualche caso supera anche<br />

l’IBE proposto dall’ACGIH per l’anno 2005 (1,8). Poiché<br />

tra i soggetti sia del gruppo A che dei gruppi B e C<br />

non sono presenti fonti occupazionali <strong>di</strong> esposizione ad<br />

iAs capaci <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionare la eliminazione urinaria <strong>di</strong><br />

arsenico inorganico, si ritiene che la causa delle iperarsenicurie<br />

inorganiche nei soggetti dei tre gruppi sia da<br />

attribuire alle loro abitu<strong>di</strong>ni alimentari. D’altra parte la<br />

<strong>di</strong>mostrata correlazione tra arsenicurie e consumo <strong>di</strong><br />

molluschi e la <strong>di</strong>pendenza delle arsenicurie inorganiche<br />

dall’aver assunto molluschi e/o crostacei nei tre giorni<br />

precedenti la raccolta delle urine sembra confermare che<br />

in questa assunzione alimentare sia da ricercare l’origine<br />

del maggior apporto <strong>di</strong> arsenico urinario. Questi primi<br />

risultati sembrano pertanto supportare l’ipotesi che<br />

nell’uomo l’arsenico inorganico urinario misurato con<br />

la spettrofotometria in assorbimento atomico possa derivare<br />

non solo dal metabolismo dell’iAs assorbito sia per<br />

via inalatoria che per via <strong>di</strong>gestiva, ma anche dal catabolismo<br />

<strong>di</strong> composti organoarsenicali contenuti nei crostacei<br />

e nei molluschi assunti con la <strong>di</strong>eta. Ulteriori stu<strong>di</strong><br />

andrebbero condotti sulla speciazione dell’arsenico<br />

inorganico urinario allo scopo <strong>di</strong> verificare la provenienza<br />

dei composti sia inorganici che organici assorbiti<br />

dall’organismo (2, 6, 7).<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1) American Conference of Govermental Industrial Hygienists<br />

(ACGIH). TLVs and BEIs for Chemical Substances and Physical<br />

Agents. ACGIH, Cincinnati OH 2005.<br />

2) Apostoli P, Bartoli D, Alessio L, Buchet JP. Biological monitoring<br />

of occupational exposure to inorganic arsenic. Occup Environ Med<br />

1999; 56: 825-832.<br />

3) Buchet JP, Lawerys R, Roels H. Comparison of the urinary excretion<br />

of As metabolites after a single dose of so<strong>di</strong>um arsenite, monomethylarsonate<br />

or <strong>di</strong>methylarsinate in man. Int Arch Occup Environ<br />

Health 1981; 48: 71-79.<br />

4) Buchet JP, Linos D, Ruggeri M, Foà V, Elia G. Assessment of exposure<br />

to inorganic arsenic, a human carcinogen, due to the consumption<br />

of seafood. Arch Toxicol 1996; 70: 773-778.<br />

5) Hughes MF. Arsenic toxicity and potential mechanism of actions.<br />

Toxicol Lett 2002; 133: 1-16.<br />

6) Le XC, Cullen WR, Reimer KJ. Human urinary arsenic excretion<br />

after one time ingestion of seaweed, crab e shrimp. Clin Chem<br />

1994; 40: 617-624.<br />

7) Ma MS, Le XC. Effect of arsenosugar ingestion on urinary arsenic<br />

speciation. Clin Chem 1998; 44: 539-50.<br />

8) Società Italiana Valori <strong>di</strong> Riferimento (SIVR). 2 a Lista dei valori <strong>di</strong><br />

riferimento per elementi metallici, composti organici e loro metabolici.<br />

2 a e<strong>di</strong>zione rivista e corretta. SIVR, Pavia 2005.<br />

9) Thomas DJ, Styblo M, Lin S. The cellular metabolism and systemic<br />

toxicity of arsenic. Toxicol Appl Pharmacol 2001; 176:<br />

127-144.<br />

Ricerca realizzata con il contributo del Ministero del Lavoro/ISPESL<br />

PMS/22/02/UO13.<br />

Richiesta estratti: Prof. Leonardo Soleo, Dipartimento <strong>di</strong><br />

Me<strong>di</strong>cina Interna e Me<strong>di</strong>cina Pubblica, Sezione <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina<br />

del Lavoro “E.C. Vigliani”, Policlinico, Piazza G. Cesare 11,<br />

70124 Bari, Italy - Tel. e Fax: 080-5478201 - E-mail:<br />

l.soleo@medlav.uniba.it


202 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

www.gimle.fsm.it<br />

CS-20<br />

BIOMONITORAGGIO DELL’IRIDIO<br />

IN UNA POPOLAZIONE URBANA<br />

I. Iavicoli1 , B. Bocca2 , S. Caimi2 , A. Alimonti2 ,<br />

G. Carelli1 , A. Bergamaschi1 1 Centro <strong>di</strong> Igiene Industriale. Università Cattolica del Sacro Cuore,<br />

Roma<br />

2 Dipartimento Ambiente e Connessa Prevenzione. Primaria. Istituto<br />

Superiore <strong>di</strong> Sanità, Roma<br />

RIASSUNTO. L’iri<strong>di</strong>o (Ir) è uno dei sei elementi, <strong>di</strong>ffusamente<br />

conosciuti come i metalli del gruppo del platino. Per le sue<br />

eccellenti proprietà catalitiche, l’Ir è stato recentemente<br />

introdotto nei DeNOx, una nuova generazione <strong>di</strong> catalizzatori.<br />

Scopo del nostro stu<strong>di</strong>o è stato determinare i livelli urinari <strong>di</strong> Ir<br />

in una popolazione urbana. Sono stati stu<strong>di</strong>ati 122 soggetti maschi<br />

sani della città <strong>di</strong> Roma (Italia). La determinazione dell’Ir nei<br />

campioni <strong>di</strong> urine <strong>di</strong> questi soggetti è stata effettuata me<strong>di</strong>ante<br />

spettrometria <strong>di</strong> massa a emissione a plasma con accoppiamento<br />

induttivo ad alta risoluzione.<br />

Il livello me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Ir urinario è stato <strong>di</strong> 10.41 ng/g creatinina<br />

(deviazione standard: 9.67; 25°-75° percentile: 3,62 -12,74 ng/g<br />

creatinina).<br />

L’ipotizzabile aumento dell’esposizione ambientale ad Ir dovuto<br />

al suo crescente utilizzo impone pertanto alla comunità scientifica<br />

<strong>di</strong> porre maggiore attenzione alla valutazione dei livelli biologici<br />

<strong>di</strong> questo metallo, estendendo auspicabilmente l’attività <strong>di</strong><br />

monitoraggio anche al materiale aero<strong>di</strong>sperso presente<br />

nell’ambiente <strong>di</strong> vita.<br />

In questo contesto <strong>di</strong> sorveglianza si inserisce il nostro lavoro i cui<br />

risultati potranno essere confermati e integrati da stu<strong>di</strong> futuri.<br />

ABSTRACT. Iri<strong>di</strong>um (Ir) is one of the six elements collectively<br />

known as the platinum group metals. For its excellent catalytic<br />

properties, Ir was recently introduced into DeNOx, a new<br />

generation of automotive catalysts.<br />

The aim of our study was to evaluate urinary Ir levels in an urban<br />

population. A total of 122 healthy male subjects of Rome (Italy)<br />

were stu<strong>di</strong>ed. Ir quantification in the urine samples of these subjects<br />

was carried out by sector field inductively coupled plasma mass<br />

spectrometry.<br />

The mean urinary Ir level was 10.41 ng/g creatinine (standard<br />

deviation: 9.67; 25th-75th percentile: 3,62 - 12,74 ng/g creatinine).<br />

The scientific community should respond to a potential increase in<br />

environmental exposure to Ir, due to its growing use as a catalyst,<br />

with very careful evaluation of the biological levels of this metal<br />

and monitoring of airborne particulate present in the life<br />

environment. Further investigation will enable researchers to<br />

confirm and integrate the fin<strong>di</strong>ngs of our present study undertaken<br />

in the context of surveillance.<br />

INTRODUZIONE<br />

L’Iri<strong>di</strong>o (Ir) è un metallo che appartiene con il Platino<br />

(Pt), il Palla<strong>di</strong>o (Pd), il Ro<strong>di</strong>o (Rh), il Rutenio (Ru) e l’Osmio<br />

(Os) agli elementi del gruppo del Platino (PGEs).<br />

L’Ir è impiegato, in lega con il Pt, come agente indurente<br />

ed una delle sue principali applicazioni industriali è rappresentata<br />

dalla fabbricazione <strong>di</strong> attrezzature utilizzate ad<br />

alte temperature. Nell’industria elettronica è usato nella<br />

produzione <strong>di</strong> contatti elettrici come le candele al Pt/Ir. In<br />

lega con l’Os viene adoperato nella costruzione dei pennini<br />

delle penne stilografiche e dei perni per le bussole.<br />

L’utilizzo <strong>di</strong> Ir si è, inoltre, recentemente <strong>di</strong>ffuso nei catalizzatori<br />

<strong>di</strong> ultima generazione “DeNOx” nell’industria<br />

automobilistica per ridurre drasticamente l’emissione de-<br />

gli ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> azoto (NO x ) da parte dei motori automobilistici<br />

(1). Lo sviluppo e l’adozione <strong>di</strong> questi catalizzatori<br />

innovativi si è reso necessario per l’esigenza delle case<br />

produttrici <strong>di</strong> automobili <strong>di</strong> adeguarsi alle sempre più severe<br />

normative, che regolano l’emissione degli inquinanti<br />

dai motori a combustione. Se da un lato questi <strong>di</strong>spositivi<br />

migliorano significativamente la qualità dell’aria, tuttavia<br />

determinano l’emissione nell’ambiente dei PGEs<br />

che si depositano nella polvere stradale, nel terreno e nelle<br />

acque. Il recente utilizzo dell’Ir nell’industria automobilistica<br />

ha comportato una crescente esposizione della<br />

popolazione generale a questo xenobiotico.<br />

In letteratura le informazioni relative agli effetti che<br />

questo metallo provoca sulla salute dell’uomo sono<br />

estremamente ridotte. Nel 1955 un caso <strong>di</strong> dermatite da<br />

contatto venne attribuito all’esposizione ad una lega metallica<br />

<strong>di</strong> Pt/Ir (2). Stu<strong>di</strong> condotti sui lavoratori in raffinerie<br />

<strong>di</strong> Pt hanno evidenziato la presenza <strong>di</strong> prick tests<br />

cutanei positivi ai sali <strong>di</strong> Pt, Pd, Rh, Ru ed Ir (3, 4). Nel<br />

1995 è stato riportato un caso <strong>di</strong> orticaria da contatto con<br />

reazioni anafilattiche provocate dall’esposizione professionale<br />

a sali <strong>di</strong> Ir (5). Il rischio principale per la salute<br />

dell’uomo, correlato con l’esposizione ad Ir, è quin<strong>di</strong><br />

rappresentato dalla possibilità <strong>di</strong> sviluppare ipersensibilità<br />

e reazioni allergiche a questo metallo. Tale rischio sarebbe<br />

particolarmente elevato per le categorie <strong>di</strong> lavoratori<br />

che sono professionalmente esposte all’Ir mentre<br />

sembrerebbe ancora trascurabile per la popolazione generale.<br />

Scopo <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o è stato <strong>di</strong> valutare i livelli<br />

urinari <strong>di</strong> Ir in una popolazione <strong>di</strong> Roma (Italia).<br />

MATERIALI E METODI<br />

Soggetti<br />

Il gruppo stu<strong>di</strong>ato è costituito da 118 soggetti sani <strong>di</strong><br />

sesso maschile (età 45,3 ± 9,9 anni, me<strong>di</strong>a ± DS; intervallo<br />

23 - 64).<br />

Tutti i soggetti sono stati intervistati utilizzando un<br />

questionario. Le informazioni ottenute hanno riguardato<br />

l’età, il peso, l’altezza, la presenza <strong>di</strong> metalli nobili nelle<br />

restaurazioni dentali, lo stato <strong>di</strong> salute generale, l’uso<br />

abituale <strong>di</strong> farmaci, il consumo <strong>di</strong> alcool e caffè, le abitu<strong>di</strong>ni<br />

alimentari e l’esercizio fisico.<br />

Tutti i soggetti arruolati nello stu<strong>di</strong>o, ai quali sono<br />

stati illustrati gli obiettivi della ricerca, hanno fornito il<br />

loro consenso informato.<br />

Raccolta e trattamento dei campioni<br />

I campioni <strong>di</strong> urina sono stati raccolti in provette <strong>di</strong><br />

polietilene da 50 ml (Kartell, Milano, Italia). Le provette<br />

sono state preventivamente decontaminate con HNO 3<br />

al 10% e quin<strong>di</strong> risciacquate <strong>di</strong>verse volte con acqua<br />

deionizzata ad elevata purezza (Idrolab-a System, Idron,<br />

Rome, Italy). Le urine sono state congelate entro due ore<br />

dal prelievo e conservate a - 20 °C fino al momento dell’analisi.<br />

Successivamente sono state trattate all’interno<br />

<strong>di</strong> un laboratorio a contaminazione controllata <strong>di</strong> Classe-<br />

100 (Tamco, Roma, Italia) per preservarne l’integrità e<br />

minimizzare il rischio <strong>di</strong> contaminazione o per<strong>di</strong>ta degli<br />

analiti. Lo scongelamento dei campioni è avvenuto a


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 203<br />

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temperatura ambiente e da ciascuno, dopo agitazione<br />

meccanica, è stata prelevata un aliquota <strong>di</strong> 1 mL che è<br />

stata successivamente <strong>di</strong>luita 1 + 4 (v+v) con acqua deionizzata<br />

ad elevata purezza.<br />

Analisi<br />

La determinazione della creatinina nell’urina è stata<br />

eseguita utilizzando il metodo <strong>di</strong> Jaffe (6). La concentrazione<br />

dell’Ir nei campioni <strong>di</strong> urina è stata ottenuta me<strong>di</strong>ante<br />

la tecnica analitica della spettrometria <strong>di</strong> massa ad<br />

alta risoluzione (HR-ICP-MS).<br />

RISULTATI<br />

I risultati del monitoraggio biologico hanno mostrato<br />

un valore urinario me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Ir pari a 10,41 ng/g <strong>di</strong> creatinina<br />

con una deviazione standard pari a 9,67 ed un intervallo<br />

25-75 percentile uguale a 3,62 -12,74 ng/g <strong>di</strong><br />

creatinina.<br />

DISCUSSIONE<br />

Sebbene l’esposizione ambientale ai PGEs abbia suscitato,<br />

soprattutto negli ultimi anni, un interesse sempre<br />

maggiore nella comunità scientifica, le informazioni <strong>di</strong><br />

cui <strong>di</strong>sponiamo in merito alla tossico<strong>di</strong>namica, alla tossicocinetica<br />

e agli effetti sulla salute dell’uomo derivanti<br />

dall’esposizione a questi metalli sono ancora estremamente<br />

ridotte. Inoltre la maggior parte dei gruppi <strong>di</strong> ricerca<br />

che si sono occupati dei PGEs ha focalizzato la propria<br />

attenzione sul Pt, sul Pd e sul Rh, mentre lo sviluppo e<br />

l’adozione <strong>di</strong> nuove tecnologie industriali ha comportato<br />

<strong>di</strong> recente un’immissione nell’ambiente anche <strong>di</strong> altri metalli<br />

appartenenti a questo gruppo, come l’Ir.<br />

I dati scientifici, <strong>di</strong>sponibili in letteratura, riguardanti<br />

le concentrazioni dell’Ir nei flui<strong>di</strong> biologici umani sono<br />

molto limitati e non sono presenti lavori de<strong>di</strong>cati specificatamente<br />

al monitoraggio biologico <strong>di</strong> questo metallo.<br />

I risultati presentati dal nostro stu<strong>di</strong>o assumono quin<strong>di</strong><br />

particolare rilevanza e sono <strong>di</strong> notevole interesse in<br />

quanto costituiscono il primo tentativo <strong>di</strong> acquisire le<br />

concentrazioni urinarie in un contesto urbano caratterizzato<br />

da elevata densità <strong>di</strong> traffico veicolare.<br />

CONCLUSIONI<br />

L’ipotizzabile aumento dell’esposizione ambientale<br />

ad Ir dovuto al suo crescente utilizzo impone pertanto alla<br />

comunità scientifica <strong>di</strong> porre maggiore attenzione alla<br />

valutazione dei livelli biologici <strong>di</strong> questo metallo, estendendo<br />

auspicabilmente l’attività <strong>di</strong> monitoraggio anche<br />

al materiale aero<strong>di</strong>sperso presente nell’ambiente <strong>di</strong> vita.<br />

In questo contesto <strong>di</strong> sorveglianza si inserisce il nostro<br />

lavoro i cui risultati potranno essere confermati e integrati<br />

da stu<strong>di</strong> futuri.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1) Ravindra K. Bencs L. Van Grieken R. Platinum group elements in the<br />

environment and their health risk. Sci Total Environ 2004; 318: 1-43.<br />

2) Sheard C. Contact dermatitis from platinum and related metals. Arch<br />

Derm 1955; 71: 357-60.<br />

3) Murdoch R.D. Pepys J. Hughes E.G. IgE-antibody responses to<br />

platinum group metals: A large scale refinery survey. Br J Ind Med<br />

1986; 43: 37-43.<br />

4) Murdoch R.D. Pepys J. Platinum group metal sensitivity: Reactivity<br />

to platinum group metal salts in platinum halide salt-sensitive<br />

workers. Annals of Allergy 1987; 59: 464-69.<br />

5) Bergman A. Svedberg U. Nilsson E. Contact urticaria with anaphylactic<br />

reactions caused by occupational exposure to iri<strong>di</strong>um salt.<br />

Cont Derm 1995; 32: 14-17.<br />

6) Jaffe M. Ueber <strong>di</strong>e Niederschlag, welchen Pikrinsaure in normalem<br />

Harn erzeugt und uber eine neue Reaction des Kreatinins.<br />

Hoppe-Seylers. Z Physiol Chem 1886; 10: 391-400.<br />

Richiesta estratti: Dott. Ivo Iavicoli, Centro <strong>di</strong> Igiene Industriale.<br />

Università Cattolica del Sacro Cuore, Largo Francesco Vito 1,<br />

00168 Roma, Italy - Tel. 06-30154486, Fax 06-3053612<br />

E-mail: iavicoli.ivo@rm.unicatt.it<br />

CS-21<br />

DETERMINAZIONE DELL’ACIDO S-FENILMERCAPTURICO<br />

LIBERO E TOTALE NEL MONITORAGGIO BIOLOGICO<br />

DELL’ESPOSIZIONE A BENZENE<br />

E. Paci, D. Pigini, A. Cialdella, P. Faranda, G. Tranfo<br />

Dipartimento Igiene del Lavoro -Centro Ricerche ISPESL <strong>di</strong> Monte<br />

Porzio Catone<br />

RIASSUNTO. Uno dei biomarkers in<strong>di</strong>cati dall’ACGIH per<br />

l’esposizione professionale a benzene è l’acido S-fenilmercapturico<br />

urinario. La presenza nei campioni <strong>di</strong> urina <strong>di</strong> N-acetyl-S (1,2<strong>di</strong>hydro-2-hydroxyphenyl)-L-cysteine,<br />

un precursore dell’SPMA<br />

che può essere trasformato in questo per idrolisi acida, è una<br />

possibile causa <strong>di</strong> mancanza <strong>di</strong> correlazione tra monitoraggio<br />

ambientale e biologico. La quantità <strong>di</strong> SPMA misurato <strong>di</strong>pende<br />

dal grado <strong>di</strong> idrolisi, ed è quin<strong>di</strong> funzione sia del pH dell’urina<br />

che delle modalità <strong>di</strong> conservazione e trattamento del campione.<br />

Sono stati prelevati campioni <strong>di</strong> urina da 40 soggetti esposti a<br />

benzene, sia fumatori che non fumatori, e per ciascuno è stata<br />

calcolata la percentuale <strong>di</strong> SPMA determinabile a pH 2 e senza<br />

correzione <strong>di</strong> pH (SPMA libero), rispetto alla quantità misurata<br />

per idrolisi quantitativa per valutare se per una corretta<br />

valutazione dell’esposizione sia in<strong>di</strong>spensabile effettuare la<br />

determinazione <strong>di</strong> SPMA totale, sia quale potrebbe essere il<br />

valore corrispondente al BEI <strong>di</strong> 25 µg/g <strong>di</strong> creatinina stabilito<br />

dall’ACGIH. Una aliquota dei campioni <strong>di</strong> urina è trattata con<br />

H 2 SO 4 9M, una seconda è portata a pH 2 e una terza analizzata<br />

tal quale. Tutti i campioni sono analizzati in HPLC/MS/MS in<br />

modalità MRM in ioni negativi, e l’analisi quantitativa viene<br />

effettuata col metodo dello standard interno. La percentuale <strong>di</strong><br />

SPMA trovata nei campioni trattati a pH 2 è circa il 45% del<br />

totale per i fumatori e il 60% per i non fumatori, mentre l’SPMA<br />

libero varia da un minimo dell’1% fino al 66% a causa della<br />

variabilità del pH dei campioni <strong>di</strong> urina e delle minori<br />

concentrazioni. La determinazione dell’SPMA totale permette la<br />

standar<strong>di</strong>zzazione dei fattori preanalitici e il dosaggio con meto<strong>di</strong><br />

anche meno sensibili dell’HPLC/MS/MS.<br />

Parole chiave: benzene, esposizione professionale, monitoraggio<br />

biologico, acido S-fenilmercapturico, pre-SPMA, pH dell’urina.<br />

ABTRACT. One of the biomarkers suggested by the ACGIH to assess<br />

the professional exposure to benzene is the S-phenylmercapturic<br />

acid in the end-shift urine. The existence in the urine of N-acetyl-<br />

S(1,2-<strong>di</strong>hydro-2hydroxypHenyl)-L-Cysteine, a precursor of SPMA<br />

that can be turned into it by acid hydrolysis, is a possible cause of<br />

miscorrelation between environmental and biological monitoring.<br />

The amount of measured SPMA depends on the degree of hydrolysis<br />

and therefore it is a function both of the urine PH and of the storage


204 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

www.gimle.fsm.it<br />

con<strong>di</strong>tions of the sample. 40 urine samples have been collected from<br />

workers exposed to benzene, both smokers and not smokers, and for<br />

each sample the percentage of SPMA measurable at pH 2 and<br />

without pH correction (free SPMA) has been calculated with respect<br />

to the SPMA measured after quantitative hydrolysis, with the<br />

objectives to determine if a correct assessment of the exposure<br />

requires the determination of total SPMA and which concentration<br />

value could correspond to the BEI of 25 µg/g of creatinine<br />

established by the ACGIH. An aliquot of the urine samples has been<br />

treated with 9M H 2 SO 4 , a second one is brought to pH 2 and a third<br />

one is analyzed as it is. All samples are analyzed by HPLC/MS/MS<br />

in negative ions/MRM mode, and quantitative analysis is performed<br />

using the internal standard method. The percentage found in<br />

samples treated at pH 2 is on average 45% of the total SPMA for<br />

smokers and 60% for non smokers, while the free SPMA varies from<br />

1% to 66% due to the urine pH variability and to the lower<br />

concentrations detected. The determination of total SPMA allows the<br />

standar<strong>di</strong>zation of the preanalytical factors and the dosage with<br />

analytical methods less sensitive than HPLC/MS/MS.<br />

Key words: benzene, occupational exposure, biological monitoring,<br />

S-phenylmercapturic acid, pre-SPMA, urine pH.<br />

INTRODUZIONE<br />

L’acido S-fenilmercapturico (SPMA) è uno degli in<strong>di</strong>catori<br />

biologici proposti dall’ACGIH per la valutazione<br />

dell’esposizione professionale a benzene, con un valore<br />

limite <strong>di</strong> 25 µg/g <strong>di</strong> creatinina nell’urina <strong>di</strong> fine turno<br />

(1). Stu<strong>di</strong> effettuati su soggetti esposti a benzene lamentano<br />

una mancanza <strong>di</strong> correlazione fra la concentrazione<br />

ambientale <strong>di</strong> benzene e i risultati del monitoraggio<br />

biologico (2). Una possibile causa è l’esistenza nelle<br />

urine <strong>di</strong> N-acetyl-S (1,2-<strong>di</strong>hydro-2-hydroxyphenyl)-Lcysteine,<br />

un precursore dell’SPMA (pre-SPMA) che può<br />

essere trasformato in quest’ultimo per idrolisi acida<br />

(3,4). La trasformazione quantitativa del pre-SPMA in<br />

SPMA avviene per trattamento con H 2 SO 4 9M, mentre a<br />

pH superiori è parziale.<br />

Nei meto<strong>di</strong> analitici utilizzati per la determinazione<br />

dell’SPMA urinario il pH non è considerato un fattore<br />

critico. In alcuni il campione <strong>di</strong> urina viene aci<strong>di</strong>ficato<br />

intorno a pH 2 (5), mentre in altri viene utilizzato acido<br />

acetico al 10% nel corso della SPE (6). Quin<strong>di</strong> la quantità<br />

<strong>di</strong> SPMA misurato che <strong>di</strong>pende dal grado <strong>di</strong> idrolisi,<br />

varia in funzione del pH iniziale e delle<br />

modalità <strong>di</strong> conservazione e trattamento<br />

del campione <strong>di</strong> urina. Gli obiettivi del presente<br />

lavoro sono: analizzare campioni <strong>di</strong><br />

soggetti esposti a <strong>di</strong>verse concentrazioni <strong>di</strong><br />

benzene per determinare quale sia il rapporto<br />

fra la quantità <strong>di</strong> SPMA totale (ottenuto<br />

per idrolisi quantitativa), quella ottenuta<br />

per aci<strong>di</strong>ficazione del campione a pH<br />

2 e quello libero; valutare se per una corretta<br />

misura dell’esposizione a benzene sia<br />

in<strong>di</strong>spensabile effettuare la determinazione<br />

dell’SPMA totale e quale sia il valore <strong>di</strong><br />

SPMA totale corrispondente al BEI <strong>di</strong> 25<br />

µg/g <strong>di</strong> creatinina stabilito dall’ACGIH.<br />

MATERIALI E METODI<br />

I campioni <strong>di</strong> urina vengono conservati<br />

congelati a -20°C fino al momento dell’analisi.<br />

Un’aliquota 3 ml viene ad<strong>di</strong>zio-<br />

nata con 1 ml <strong>di</strong> H 2 SO 4 9M e dopo 10 min con 1,6 ml <strong>di</strong><br />

NaOH 10 M per la determinazione dell’SPMA totale;<br />

una seconda aliquota viene portata a pH 2 con acido acetico<br />

glaciale; una terza utilizzata tal quale fornisce il valore<br />

<strong>di</strong> SPMA libero. Ai campioni così trattati vengono<br />

aggiunti 30 ng <strong>di</strong> S-Phenylmercapturic-3,3-d2 acid come<br />

standard interno per l’analisi quantitativa e sono poi<br />

sottoposti ad estrazione in fase solida su cartucce Seppack<br />

C18 da 500 mg precon<strong>di</strong>zionate con 3 ml <strong>di</strong> metanolo<br />

e poi 3 ml <strong>di</strong> acido acetico 0,1%. Si lava con 3 ml<br />

acido acetico 0,1% e si eluisce con 3 ml <strong>di</strong> metanolo. I<br />

campioni vengono analizzati in HPLC/MS/MS con sorgente<br />

Turbo Ion Spray su colonna SUPELCO Discovery<br />

RP C-18 150x4.6 mm, porosità 5 µm. La fase mobile è<br />

un gra<strong>di</strong>ente <strong>di</strong> metanolo e acido acetico 0,1% da 30:70<br />

v/v a 90:10 v/v, flusso 1 ml/min. La rivelazione è effettuata<br />

in modalità MRM in ioni negativi e le transizioni<br />

monitorate sono 238,1→109,1 per l’SPMA e<br />

240,1→109,1 per lo standard interno. Il tempo <strong>di</strong> ritenzione<br />

dell’SPMA e dello standard interno in queste con<strong>di</strong>zioni<br />

è <strong>di</strong> circa 7,7 min. L’analisi quantitativa viene effettuata<br />

me<strong>di</strong>ante una curva <strong>di</strong> calibrazione ottenuta con<br />

campioni <strong>di</strong> urina <strong>di</strong> un volontario non fumatore ad<strong>di</strong>zionati<br />

con concentrazioni <strong>di</strong> SPMA nel range 0,5 - 50<br />

ng/m e contenenti 10 ng/ml <strong>di</strong> standard interno. Il limite<br />

<strong>di</strong> rivelabilità e <strong>di</strong> quantificazione sono rispettivamente<br />

0,02 e 0,05 ng/ml. Con questo metodo sono stati<br />

analizzati 40 campioni <strong>di</strong> urina prelevati da soggetti sia<br />

fumatori che non, e per ciascuno viene calcolata la percentuale<br />

<strong>di</strong> SPMA misurata a pH 2 e senza correzione<br />

del pH (SPMA libero), rispetto alla quantità misurata<br />

per idrolisi quantitativa.<br />

RISULTATI<br />

I risultati ottenuti sono riportati nella tabella I.<br />

CONCLUSIONI<br />

La percentuale <strong>di</strong> SPMA determinata nei campioni<br />

analizzati a pH 2 è quasi il 45% del totale sui soggetti fumatori<br />

con una deviazione standard percentuale del 20%<br />

Tabella I. Quantità me<strong>di</strong>e <strong>di</strong> SPMA determinate nei 40 campioni analizzati<br />

nelle tre <strong>di</strong>verse con<strong>di</strong>zioni preanalitiche e loro variabilità<br />

15 SOGGETTI FUMATORI SPMA totale SPMA SPMA<br />

misurato a pH 2 libero<br />

Valore me<strong>di</strong>o 5,74 ng/ml 44,51% 9,58%<br />

CV% —— 21,25 74,17<br />

Valore massimo —— 62,95 28,44<br />

Valore minimo —— 27,23 0,96<br />

25 SOGGETTI NON FUMATORI SPMA totale SPMA SPMA<br />

misurato a pH 2 libero<br />

Valore me<strong>di</strong>o 0,66 ng/ml 58,49% 26,36%<br />

CV% —— 29,19 66,43<br />

Valore massimo —— 97,06 58,82<br />

Valore minimo —— 34,09 5,26


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 205<br />

www.gimle.fsm.it<br />

circa, mentre è quasi il 60% per i non fumatori con un<br />

CV del 30% circa. L’SPMA libero varia da un minimo<br />

dell’1% fino al 66% con CV% maggiori, a causa della<br />

variabilità del pH dell’urina e delle minori concentrazioni<br />

analizzate. La determinazione dell’SPMA totale appare<br />

un metodo efficace per la standar<strong>di</strong>zzazione dei fattori<br />

preanalitici e per permettere il dosaggio anche con meto<strong>di</strong><br />

meno sensibili dell’HPLC/MS/MS, in quanto misura<br />

concentrazioni più elevate <strong>di</strong> analita. Il lavoro presentato<br />

costituisce il risultato parziale del progetto <strong>di</strong> ricerca<br />

finalizzata finanziato dal Ministero della Salute<br />

“Esposizione al benzene in ambienti <strong>di</strong> lavoro: sviluppo<br />

<strong>di</strong> biosensori avanzati per il monitoraggio ambientale”<br />

che prevede il monitoraggio biologico <strong>di</strong> circa 1000 soggetti<br />

sia esposti professionali che non, fumatori e non fumatori<br />

e che porterà alla definizione <strong>di</strong> un valore <strong>di</strong> BEI<br />

per l’SPMA totale, che allo stato attuale delle conoscenze<br />

sembrerebbe essere <strong>di</strong> circa 50 µg/g <strong>di</strong> creatinina.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1) ACGIH “Threshold Limit Values and Biological Exposure In<strong>di</strong>ces”<br />

Ed. 2005 - ACGIH, Cincinnati.<br />

2) Carrieri M, Bonfiglio E, Scapellato ML, Macca I, Tranfo G, Faranda<br />

P, Paci E, Bartolucci GB. Comparison of exposure assessment<br />

methods in occupational exposure to benzene in gasoline filling-station<br />

attendants. Toxicol Lett. 2006; 162: 146-152.<br />

3) Inoue O, Kanno E, Yusa T. Kakizaki M, Watanabe T, Higashikawa<br />

K, Ikeda M. A simple HPLC method to determine urinary phenylmercapturic<br />

acid and its application to gasoline station attendants<br />

to biomonitor occupational exposure to benzene at less than 1<br />

ppm. Biomarkers 2001; 6 n. 3: 190-203.<br />

4) Inoue O, Kanno E, Yusa T. Kakizaki M, Watanabe T, Higashikawa<br />

K, Ikeda M. Urinary phenylmercapturic acid as a marker of occupational<br />

exposure to benzene. Industrial Health 2000; 38: 195-204.<br />

5) Boogaard PJ, Van Sittert NJ. Biological monitoring of exposure to<br />

benzene: a comparison between S-phenylmercapturic acid, trans<br />

trans muconic acid and phenol Occupational and Environmental<br />

Me<strong>di</strong>cine 1995; 52: 611-620.<br />

6) Melikian AA, O’Connor R, Prahalad AK, Hu P, Li H, Kagan M,<br />

Thomson S. Determination of the urinary benzene metabolites Sphenylmercapturic<br />

acid and trans-trans muconic acid by liquid chromatography<br />

tandem mass spectrometry” Carcinogenesis 1999;<br />

20 n. 4: 719-726.<br />

Richiesta estratti: Giovanna Tranfo, Centro Ricerche ISPESL,<br />

Via <strong>di</strong> Fontana Can<strong>di</strong>da 1 - 00040 Monte Porzio Catone (RM),<br />

Italy - tel +390694181436, e-mail giovanna.tranfo@ispesl.it<br />

CS-22<br />

UTILIZZO DI MICRORGANISMI GENETICAMENTE<br />

MODIFICATI IN AGRICOLTURA AL FINE DI RIDURRE<br />

O ELIMINARE L’ESPOSIZIONE A PESTICIDI<br />

M. Papacchini1 , M. Aragona2 , A. Haegi2 , A. Porta-Puglia2 1 ISPESL - Dipartimento <strong>di</strong> Inse<strong>di</strong>amenti Produttivi ed Interazione<br />

con l’Ambiente<br />

2 Istituto Sperimentale per la Patologia Vegetale<br />

RIASSUNTO. P. graminea è l’agente patogeno che causa la<br />

striatura bruna dell’orzo. La ricerca ha permesso <strong>di</strong> mettere a<br />

punto e validare un metodo <strong>di</strong> selezione precoce <strong>di</strong> varietà <strong>di</strong> orzo<br />

resistenti alla Striatura bruna basato sul microrganismo<br />

geneticamente mo<strong>di</strong>ficato (MOGM) GUS2. Tale metodo permette<br />

<strong>di</strong> ottenere risultati comparabili con quelli ottenuti utilizzando il<br />

metodo classico. Tuttavia, il metodo <strong>di</strong> selezione precoce consente<br />

un notevole risparmio <strong>di</strong> tempo, <strong>di</strong> materiali e <strong>di</strong> attrezzature<br />

(serre e pestici<strong>di</strong>). Inoltre, poiché l’utilizzo del MOGM è<br />

confinato in ambienti controllati (laboratorio), si riduce il rischio<br />

<strong>di</strong> impatto ambientale. Il metodo <strong>di</strong> selezione precoce ha<br />

permesso <strong>di</strong> valutare la reazione al patogeno P. graminea <strong>di</strong> 12<br />

varietà <strong>di</strong> orzo correntemente utilizzate nei campi italiani. I<br />

risultati ottenuti sono stati confrontati sia con il metodo classico<br />

basato sull’inoculo artificiale dell’isolato Dg2, sia con i dati<br />

dell’inoculo naturale in campo; in entrambi casi è stata osservata<br />

una sostanziale similitu<strong>di</strong>ne nel ranking.<br />

ABSTRACT. P. graminea is the casual agent of barley leaf stripe.<br />

An early selection method of resistant types of barley leaf stripe was<br />

realized and validated in this research. This new method, based on<br />

Microrganism Genetically Mo<strong>di</strong>fied (MOGM) GUS2 construction,<br />

obtains results comparable with those of classical method, reduces<br />

the work time, the use of chemicals (pesticides) and productive<br />

plants as greenhouses. Moreover, the use of MOGM GUS2 is<br />

restricted in laboratory ambient, therefore the risk of environmental<br />

spread is reduced. The early selection method has allowed to<br />

estimate the reaction to P. graminea agent in 12 several barley types<br />

usually farmed in Italy. The results were compared both, with the<br />

classical method data based on artificial clone Dg2 inoculum, and<br />

with natural inoculum data obtained in field. At all times we<br />

observed a ranking likeness.<br />

Key words: Genetically Mo<strong>di</strong>fied Microrganisms, Pesticide, Barley.<br />

INTRODUZIONE<br />

La selezione <strong>di</strong> cultivar <strong>di</strong> orzo, resistenti a malattie<br />

fungine, risulta <strong>di</strong> fondamentale importanza, al fine <strong>di</strong><br />

aumentare e migliorare la produzione, riducendo e/o eliminando<br />

la necessità dell’uso dei pestici<strong>di</strong>, sostanze chimiche<br />

largamente impiegate per proteggere i raccolti<br />

dall’attacco dei funghi (<strong>di</strong>serbanti e fungici<strong>di</strong>). L’uso dei<br />

pestici<strong>di</strong> se da un lato, ha permesso la produzione <strong>di</strong> un<br />

quantitativo sufficiente <strong>di</strong> prodotti agricoli, <strong>di</strong> materie<br />

prime in qualità adeguata e con costi appropriati, dall’altro,<br />

essendo per la maggior parte tossiche, costituiscono<br />

un fattore <strong>di</strong> rischio per la salute umana e per l’ambiente.<br />

Questo lavoro ha come obiettivo la messa a punto <strong>di</strong><br />

un sistema che permetta lo screening precoce <strong>di</strong> varietà<br />

resistenti a Pyrenophora graminea, patogeno trasmesso<br />

solo per seme, me<strong>di</strong>ante l’uso <strong>di</strong> microrganismi geneticamente<br />

mo<strong>di</strong>ficati. Più in particolare la messa a punto <strong>di</strong><br />

un sistema per la <strong>di</strong>scriminazione tra varietà suscettibili<br />

e resistenti alla striatura bruna dell’orzo, basato sull’uso<br />

dello stesso patogeno, trasformato geneticamente con un


206 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

www.gimle.fsm.it<br />

gene reporter che co<strong>di</strong>fica per la β-glucuronidasi. L’impiego<br />

<strong>di</strong> isolati <strong>di</strong> P. graminea che producono β-glucuronidasi<br />

in esperimenti <strong>di</strong> infezione artificiale, costituisce<br />

un metodo rapido e semplice per la selezione poiché basato<br />

sulla rivelazione colorimetrica del fungo all’interno<br />

degli embrioni infetti, contrapposto al metodo classico<br />

che comporta la semina dei semi infetti in serra e l’attesa<br />

della comparsa dei sintomi.<br />

MATERIALI E METODI<br />

Uno tra i più virulenti isolati <strong>di</strong> Pyrenophora graminea,<br />

Dg2 è stato trasformato geneticamente con un gene<br />

reporter che co<strong>di</strong>fica per la β-glucuronidasi (1) . È stato<br />

scelto l’isolato denominato GUS2 come più idoneo allo<br />

screening, poiché ha la stessa capacità <strong>di</strong> infettare l’ospite<br />

dell’isolato non mutato ed ha un’elevata produzione <strong>di</strong><br />

β-glucuronidasi, pari a 13 nmoli MU prodotta (da MUG)<br />

min -1 mg proteina -1 in con<strong>di</strong>zioni standard (2) . Le varietà<br />

<strong>di</strong> orzo da saggiare sono state infettate artificialmente<br />

con GUS2 con il metodo “sandwich”, che consiste nell’inclusione<br />

<strong>di</strong> cariossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> orzo tra due colonie del fungo<br />

cresciuto in piastra e nell’incubazione per due o tre<br />

settimane a 6°C. Dopo 14 o 21 giorni le cariossi<strong>di</strong> sono<br />

state prelevate ed analizzate. La selezione precoce <strong>di</strong> varietà<br />

<strong>di</strong> orzo resistenti alla Striatura bruna è stata effettuata<br />

me<strong>di</strong>ante inoculazione artificiale dell’isolato GUS2<br />

e rilevazione del fungo all’interno degli embrioni infetti<br />

con la colorazione X-gluc (acido 5-bromo-4-cloro-3-indolyl<br />

β-D-glucuronico). Successivamente, i campioni<br />

sono stati analizzati a “fresco” oppure in seguito a destaining<br />

nella serie <strong>di</strong> etanolo 25%, 50%, 70%, 95% e<br />

100%, me<strong>di</strong>ante stereomicroscopio,<br />

RISULTATI E DISCUSSIONE<br />

Per valutare il grado <strong>di</strong> infezione della varietà in esame<br />

è stata istituita una scala <strong>di</strong> infezione. La valutazione<br />

è stata effettuata attribuendo a ogni embrione osservato il<br />

tipo corrispondente alla scala e calcolando la percentuale<br />

<strong>di</strong> infezione secondo la formula:<br />

n(3) + 0.5 n(2) x 100<br />

––––––––––––––––––<br />

N<br />

dove N rappresenta il numero totale degli embrioni osservati.<br />

Per verificare la vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> questo metodo rispetto<br />

a quello classico <strong>di</strong> selezione sono stati saggiati <strong>di</strong>versi<br />

cultivar <strong>di</strong> orzo a reazione già nota verso il patogeno<br />

(sei varietà <strong>di</strong> orzo resistenti e cinque varietà suscettibili).<br />

L’analisi è stata ripetuta due volte incubando i semi<br />

con il fungo per due e tre settimane. I risultati, concor<strong>di</strong><br />

in entrambe le prove, hanno mostrato che il metodo <strong>di</strong><br />

selezione precoce basato sull’isolato GUS2 è in grado <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scriminare varietà <strong>di</strong> orzo resistenti e suscettibili a P.<br />

graminea come risultano dal metodo classico, ma con un<br />

notevole risparmio <strong>di</strong> tempo, spazio e materiali (Tab. I).<br />

In seguito a questi risultati, sono state saggiate con questo<br />

metodo innovativo 12 cultivars <strong>di</strong> orzo dalle caratteristiche<br />

agronomiche utili per la produzione e per questo<br />

correntemente usate in campo. Poiché la reazione <strong>di</strong> queste<br />

cultivars verso attacchi <strong>di</strong> P. graminea non è nota le<br />

analisi con il metodo basato su GUS2 sono state affian-<br />

Tabella I. Valutazione della resistenza/suscettibilità a<br />

P. graminea <strong>di</strong> 11 varietà <strong>di</strong> orzo con il metodo classico<br />

<strong>di</strong> inoculo artificiale e con il metodo basato su GUS2<br />

Varietà<br />

Inoculo artificiale Metodo<br />

con Dg2 GUS2<br />

Onice 10-15% 0%<br />

Proctor 10-15% 25%<br />

Rebelle 5% 10%<br />

Fior3485 5% 0%<br />

Fior 3486 5% 0%<br />

Vada 5% 0%<br />

Mirco 80% 70%<br />

Nu<strong>di</strong>nka 80% 50%<br />

Jaidor 80% 80%<br />

Passport 90% 90%<br />

CI6944 90% 50%<br />

cate dal test <strong>di</strong> patogenicità classico in serra. Il saggio <strong>di</strong><br />

patogenicità classico prevede che dopo l’incubazione<br />

con il fungo, i semi siano seminati in terrine in serra fino<br />

a comparsa dei sintomi. Per minimizzare l’eventuale rischio<br />

connesso con l’utilizzo <strong>di</strong> microrganismi geneticamente<br />

mo<strong>di</strong>ficati, la prova in serra è stata condotta con<br />

l’isolato selvatico non mutato (Dg2) poiché era stata precedentemente<br />

verificata la sostanziale omologia <strong>di</strong> virulenza<br />

fra Dg2 e GUS2. In questo modo tutte le prove che<br />

coinvolgono GUS2 sono confinate negli ambienti controllati<br />

dei laboratori. I risultati mostrano che il metodo<br />

GUS2 è paragonabile al metodo classico; secondo il primo<br />

metodo, infatti, le <strong>di</strong>verse varietà <strong>di</strong> orzo in esame<br />

hanno circa lo stesso or<strong>di</strong>ne crescente <strong>di</strong> resistenza<br />

(ranking) ottenuto con il metodo classico. Per alcune varietà<br />

i risultati ottenuti con il metodo GUS2 sono stati anche<br />

confrontati con i risultati dei test <strong>di</strong> infezione eseguiti<br />

con la popolazione naturale <strong>di</strong> campo del fungo.<br />

Anche in questo caso il ranking ottenuto con i due meto<strong>di</strong><br />

è sostanzialmente paragonabile, confermando la vali<strong>di</strong>tà<br />

del metodo basato su GUS2.<br />

CONCLUSIONI<br />

L’Italia è tra i più forti consumatori <strong>di</strong> pestici<strong>di</strong> <strong>di</strong> Europa.<br />

I dati ufficiali parlano <strong>di</strong> 10 chilogrammi ad ettaro<br />

coltivato come dato me<strong>di</strong>o, che tende a salire enormemente<br />

nelle aree del Nord-Italia con un’agricoltura molto<br />

industrializzata (3) . L’esposizione professionale cronica,<br />

soprattutto in ambienti chiusi quali le serre, costituisce<br />

un problema sanitario rilevante. Inoltre, stu<strong>di</strong> recenti<br />

caso-controllo hanno in<strong>di</strong>cato che il rischio <strong>di</strong> sviluppare<br />

la malattia <strong>di</strong> Parkinson tra gli esposti per motivi professionali<br />

a pestici<strong>di</strong>, è quasi doppio rispetto al campione<br />

<strong>di</strong> controllo (4) . L’in<strong>di</strong>rizzo futuro è quin<strong>di</strong> quello <strong>di</strong> ridurre,<br />

o dove possibile, eliminare l’impiego <strong>di</strong> queste sostanze<br />

a favore <strong>di</strong> metodologie alternative a minore impatto.<br />

Alcune <strong>di</strong> queste meto<strong>di</strong>che, come nel caso analizzato,<br />

prevedono l’utilizzo <strong>di</strong> microrganismi geneticamente<br />

mo<strong>di</strong>ficati. Lo stu<strong>di</strong>o in esame ha permesso <strong>di</strong>


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 207<br />

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mettere a punto e validare un metodo <strong>di</strong> selezione precoce<br />

<strong>di</strong> varietà <strong>di</strong> orzo resistenti alla Striatura bruna basato<br />

sul MOGM GUS2 che permette <strong>di</strong> ottenere gli stessi risultati<br />

del metodo classico con notevole risparmio <strong>di</strong><br />

tempo, materiali, fitofarmaci ed attrezzature (tipo serre,<br />

etc). Inoltre, essendo la manipolazione del costrutto confinato<br />

in ambienti controllati quali il laboratorio, non ha<br />

impatto sull’ambiente circostante. I risultati ottenuti sono<br />

stati confrontati sia con il metodo classico basato sull’inoculo<br />

artificiale dell’isolato Dg2, sia con i dati dell’inoculo<br />

naturale in pieno campo; in entrambi casi è stata<br />

osservata una sostanziale similitu<strong>di</strong>ne nel ranking.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1) Argona M, Montignani M, Porta-Puglia A. Electrophoretic<br />

karyotypes of the phytopathogenic Pyrenophora graminea and P.<br />

teres. Mycological research 2000;104(7), 853-857.<br />

2) Valè G, Aragona M, Torriggiani E, Cattivelli L, Montignani M,<br />

Stanca AM, Porta-Puglia A. Characterization of Hypoviruent insertional<br />

mutant of Pyrenophora graminea and analysis of the barley<br />

defence response after inoculation. Plant Pathology 1998:<br />

47(5) 657-664.<br />

3) European Union Directives 2092/91 “Crop Products” and 1804/99<br />

on “Livestock Products”. Establishment of criteria for the organic<br />

production of Agricoltural products.<br />

4) Firestone JA, Smith-Weller, Franklin G, Swanson P, Longstreth<br />

WT Jr, Checkoway H. Pesticides and risk of Parkinson <strong>di</strong>sease: a<br />

population-based case-control study. Arch Neurol 2005; 62(1):<br />

91-95.<br />

Richiesta estratti: Maddalena Papacchini: ISPESL -<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Inse<strong>di</strong>amenti Produttivi ed Interazione con<br />

l’Ambiente - Via Fontana Can<strong>di</strong>da, 1 - 00040 Monteporzio<br />

Catone (Roma), Italy - e-mail: maddalena.papacchini@ispesl.it<br />

SESSIONE:<br />

TEMA LIBERO<br />

CS-23<br />

VALUTAZIONE DELLA MIOPIA IN UN GRUPPO<br />

DI LAVORATORI ADDETTI AL VIDEOTERMINALE:<br />

PRIMI RISULTATI<br />

A. Basso, L. Di Lorenzo, A.A. Cramarossa, M. Corfiati,<br />

W. Ria, R. Bellino, S. Crivellini, M. Lofrumento, L. Soleo<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Interna e Me<strong>di</strong>cina Pubblica, Sezione<br />

<strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina del Lavoro “E.C. Vigliani” - Università <strong>di</strong> Bari<br />

RIASSUNTO. Dagli anni ’70 anche in Italia si è verificata una larga<br />

<strong>di</strong>ffusione dell’uso professionale <strong>di</strong> sistemi elettronici dotati <strong>di</strong><br />

videoterminale (VDT). Stu<strong>di</strong> longitu<strong>di</strong>nali, effettuati su ampi gruppi<br />

<strong>di</strong> lavoratori addetti al VDT non hanno evidenziato significative<br />

variazioni della miopia (M) correlate agli anni o alle ore giornaliere <strong>di</strong><br />

lavoro al VDT. OBIETTIVO: valutare la prevalenza e l’andamento nel<br />

tempo della M in un gruppo <strong>di</strong> 209 addetti al VDT nel settore dei<br />

servizi. MATERIALI E METODI: Previo consenso informato dei<br />

lavoratori, sono state raccolte le anamnesi lavorativa, fisiologica,<br />

familiare e patologica. Sono stati considerati miopi i soggetti che<br />

necessitavano <strong>di</strong> correzione sferica negativa >0,25 D. Il numero me<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> ore <strong>di</strong> uso giornaliero durante il follow up e gli anni complessivi <strong>di</strong><br />

lavoro al VDT sono stati calcolati come in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> esposizione.<br />

RISULTATI: L’età me<strong>di</strong>a all’inizio dello stu<strong>di</strong>o era 39,2 anni (DS: 8,7,<br />

min-max: 22-62), la scolarità me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 14 anni (DS: 2,2). La durata<br />

me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> follow up è stata <strong>di</strong> 5,5 (3-9) anni. La prevalenza <strong>di</strong> M è<br />

risultata all’inizio dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 45,5% e alla fine <strong>di</strong> 49,8%. Essa è<br />

più elevata nei lavoratori con scolarità >13 anni e in quelli con età<br />

4 ore <strong>di</strong>e <strong>di</strong> VDT; ≤15 e >15 anni <strong>di</strong> VDT), <strong>di</strong> scolarità e <strong>di</strong> età<br />

a fine follow up. DISCUSSIONE: l’elevata scolarità me<strong>di</strong>a può<br />

contribuire a spiegare la più alta prevalenza <strong>di</strong> M riscontrata nei<br />

lavoratori in stu<strong>di</strong>o rispetto a quella riportata altrove su operatori del<br />

VDT e popolazione generale. La progressione della M non è<br />

spiegabile con le variabili professionali e personali analizzate, ma<br />

potrebbe <strong>di</strong>pendere dalla naturale evoluzione <strong>di</strong> tale vizio refrattivo.<br />

Ulteriori stu<strong>di</strong> sono necessari per confermare questi dati preliminari<br />

in gruppi più numerosi <strong>di</strong> lavoratori addetti al VDT.<br />

ABSTRACT. Since the 70’s the occupational use of electronic systems<br />

equipped with visual <strong>di</strong>splay terminals (VDTs) became wide-spread<br />

also in Italy. Some longitu<strong>di</strong>nal stu<strong>di</strong>es on large samples of VDT<br />

workers found no significant changes of myopia (M) with regard to<br />

years and daily hours spent working at a VDT. OBJECTIVE: to<br />

evaluate the prevalence and the time course of M in 209 VDT<br />

workers employed in the service sector. MATERIALS AND METHODS:<br />

after obtaining workers’ informed consent their work, social, family<br />

and personal me<strong>di</strong>cal histories were collected. Myopia was defined as<br />

need of >0.25 D negative spherical correction. Average daily hours<br />

during follow-up and overall years spent working at a VDT were<br />

calculated as exposure indexes. RESULTS: the mean baseline age was<br />

39.2 years (SD: 8.7, min-max: 22-62) and the mean education was 14<br />

years (SD: 2.2). The mean follow-up period was 5.5 (3-9) years. The<br />

prevalence of M was 45.5% at the start and 49.8% at the end of the<br />

study. It was higher in workers with >13 years of education and in<br />

those < 40 year-old. A slight but significant increase of the degree of<br />

M (<strong>di</strong>optres) occurred during the follow-up. The change in the degree<br />

of M was not <strong>di</strong>fferent between the classes of VDT exposure (≤ 4 and<br />

>4 daily hours; ≤15 and >15 years spent), of education and of age at<br />

the end of follow-up. DISCUSSION: the high mean educational level


208 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

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can partly explain the higher prevalence of M detected in the workers<br />

on study with respect to the one described elsewhere on VDT workers<br />

and general population. The progression of the M seems not to be<br />

related to the professional and personal variables analyzed, but to<br />

depend on the natural evolution of M. Further stu<strong>di</strong>es are needed to<br />

confirm these preliminary data in larger groups of VDT workers.<br />

Key words: visual <strong>di</strong>splay terminals, workers, myopia.<br />

INTRODUZIONE<br />

Dagli anni ’70 si è verificata una <strong>di</strong>ffusione planetaria<br />

dell’uso professionale <strong>di</strong> sistemi elettronici dotati <strong>di</strong> videoterminale<br />

(VDT) a partire dal settore terziario fino, negli ultimi<br />

10-15 anni, a quello industriale, artigianale, commerciale<br />

e delle libere professioni. Anche in Italia il numero dei lavoratori<br />

addetti al VDT (1) è oggi tanto elevato da essere <strong>di</strong>fficilmente<br />

quantificabile. Secondo il Rapporto Assinform, i<br />

personal computer funzionanti in Italia sono passati da 5,3 a<br />

15 milioni dal 1996 al 2003 (www.aitech-assinform.it).<br />

L’impegno visivo dei lavoratori addetti al VDT è ritenuto un<br />

rischio professionale emergente e come tale normato (1).<br />

Due stu<strong>di</strong> longitu<strong>di</strong>nali, effettuati su 23.000 lavoratori seguiti<br />

per 4 anni (5) e su quasi 6000 lavoratori seguiti per 34-43<br />

mesi (2), non hanno evidenziato significative variazioni dello<br />

stato refrattivo e in particolare della miopia (M) correlate<br />

agli anni o alle ore giornaliere <strong>di</strong> lavoro al VDT.<br />

Considerando l’enorme numero <strong>di</strong> addetti al VDT abbiamo<br />

valutato prevalenza e andamento nel tempo della M<br />

in un gruppo <strong>di</strong> soggetti impiegati nel settore dei servizi.<br />

MATERIALI E METODI<br />

Lo stu<strong>di</strong>o longitu<strong>di</strong>nale retrospettivo è stato condotto su<br />

230 addetti al VDT. Previo consenso informato dei lavoratori,<br />

sono state raccolte dai libretti sanitari e <strong>di</strong> rischio e dalle<br />

cartelle ergoftalmologiche le informazioni relative alla<br />

storia lavorativa, fisiologica, familiare e patologica. Criteri<br />

<strong>di</strong> ammissione: utilizzo lavorativo <strong>di</strong> VDT per almeno<br />

un’ora al dì, per 5 giorni alla settimana, per almeno 12 mesi<br />

precedenti alla prima visita me<strong>di</strong>ca ed ergoftalmologica<br />

<strong>di</strong>sponibile; una seconda visita, eseguita almeno 5 anni dopo<br />

per i lavoratori che avevano effettuato la prima visita a<br />

un’età ≤45 anni o almeno 3 anni dopo per quelli che l’avevano<br />

effettuata a un’età >45 anni. Criteri <strong>di</strong> esclusione: precedente<br />

esposizione ad altri rischi professionali rilevanti<br />

per l’apparato visivo; patologie sistemiche e farmaci che<br />

alterano la funzione oculare. Sono stati arruolati 209 addetti<br />

al VDT. Sono stati considerati emmetropi i soggetti<br />

che non necessitavano <strong>di</strong> correzione e miopi quelli che necessitavano<br />

<strong>di</strong> correzione sferica negativa >0,25 D. I lavoratori<br />

con altro tipo <strong>di</strong> correzione sono stati considerati insieme<br />

come altri deficit refrattivi. Per ciascun lavoratore<br />

sono stati calcolati due <strong>di</strong>versi in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> esposizione: numero<br />

me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> ore <strong>di</strong> uso giornaliero del VDT durante il follow<br />

up; anni complessivi <strong>di</strong> lavoro al VDT (6).<br />

RISULTATI<br />

I 209 addetti al<br />

VDT ammessi allo<br />

stu<strong>di</strong>o, 111 maschi e<br />

98 femmine, svolgevano<br />

mansioni <strong>di</strong> impiegatoamministrativo<br />

(75%) o tecnico<br />

(11%), addetto biblio-<br />

teca (4%), docente (10%). L’età me<strong>di</strong>a dei lavoratori all’inizio<br />

dello stu<strong>di</strong>o era 39,2 anni (DS: 8,7, min-max: 22-<br />

62). La scolarità me<strong>di</strong>a è 14 anni (DS: 2,2). La durata<br />

me<strong>di</strong>a del follow up è stata <strong>di</strong> 5,5 anni (DS: 1,3, minmax:<br />

3-9). Le abitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> vita sono rimaste invariate durante<br />

il follow up. In Tabella I sono riportati i dati relativi<br />

all’uso <strong>di</strong> VDT dei lavoratori in stu<strong>di</strong>o. Durante il follow<br />

up questi non hanno manifestato significative mo<strong>di</strong>fiche<br />

della frequenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>abete mellito, congiuntiviti,<br />

glaucoma, cataratta, uveiti e retinopatie.<br />

Essendo sovrapponibili nei due occhi, i dati sulla M riportati<br />

si riferiscono all’occhio destro (OD). La frequenza<br />

<strong>di</strong> M è risultata all’inizio dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 45,5% e alla fine<br />

<strong>di</strong> 49,8%. Un eccesso <strong>di</strong> rischio <strong>di</strong> M, sia all’inizio (OR<br />

3,66; IC95% 1,96-6,82) che alla fine (OR 3,63; 95%IC<br />

1,93-6,84) dello stu<strong>di</strong>o, è presente nei lavoratori con scolarità<br />

>13 anni (me<strong>di</strong>ana della popolazione in stu<strong>di</strong>o) rispetto<br />

a quelli con scolarità inferiore. La prevalenza <strong>di</strong> M<br />

è inoltre più elevata nei lavoratori con età 5 ore; >19 anni) rispetto ai restanti lavoratori<br />

(test Mann Whitney: n.s.). Essa inoltre non <strong>di</strong>fferiva<br />

tra le classi <strong>di</strong> scolarità né <strong>di</strong> età a fine follow up.<br />

Alla fine dello stu<strong>di</strong>o è stata riscontrata un’incidenza<br />

<strong>di</strong> M <strong>di</strong> 3/32 (9,4%) soggetti emmetropi e 9/70 (12,8%)<br />

soggetti con altri deficit refrattivi all’inizio dello stu<strong>di</strong>o.<br />

DISCUSSIONE<br />

Nei lavoratori in stu<strong>di</strong>o è stata rilevata una prevalenza<br />

piuttosto elevata <strong>di</strong> M, associata con una più elevata scolarità.<br />

Quest’ultima può infatti determinare un aumento<br />

della frequenza <strong>di</strong> M per il prolungato impegno oculare<br />

per vicino richiesto già nelle età in cui si sta compiendo<br />

lo sviluppo morfofunzionale dell’apparato visivo (4). La<br />

stessa scolarità me<strong>di</strong>a dei lavoratori da noi esaminati potrebbe<br />

altresì contribuire a spiegare la più alta prevalenza<br />

<strong>di</strong> M riscontrata in questo follow up, rispetto a quella descritta<br />

su operatori del VDT (16,4%) (2) e su popolazione<br />

generale (26,6%) (3). La frequenza <strong>di</strong> M è risultata<br />

maggiore nel gruppo <strong>di</strong> età


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 209<br />

www.gimle.fsm.it<br />

Il significativo aumento del grado <strong>di</strong> M riscontrato è<br />

risultato simile tra le classi a <strong>di</strong>versa esposizione al VDT.<br />

Questo farebbe escludere che tale progressione sia in<br />

qualche modo dose-<strong>di</strong>pendente. La variazione della M<br />

nel tempo non è associata alle classi <strong>di</strong> età e scolarità.<br />

Inoltre non è stato riscontrato durante il follow up un aumento<br />

<strong>di</strong> patologie oculari (glaucoma, cataratta, ecc…)<br />

in grado <strong>di</strong> influenzare l’andamento della M.<br />

In sintesi, la prevalenza <strong>di</strong> M da noi riscontrata non appare<br />

influenzata dall’uso del VDT, ma è maggiore nei lavoratori<br />

a più elevata scolarità e con età


210 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

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tori a flusso costante (1.7 - 2.2 litri/minuto) e filtri in esteri<br />

misti <strong>di</strong> cellulosa (25 mm Ø e porosità 0,8 micron).<br />

La determinazione successiva del quarzo sui filtri<br />

campionati è stata effettuata per via <strong>di</strong>ffrattometrica a<br />

RX utilizzando allo scopo un <strong>di</strong>ffrattometro PHILIPS tipo<br />

PW 1729, il cui limite <strong>di</strong> rivelabilità (LDR) del quarzo<br />

è stato stimato pari a 0.01 mg.<br />

Nell’operazione <strong>di</strong> sabbiatura a causa dell’elevata produzione<br />

<strong>di</strong> polvere l’operatore utilizzava come protezione<br />

per il corpo una tuta <strong>di</strong> cotone e per la testa uno “scafandro”<br />

con respirazione assistita e, per problemi <strong>di</strong> visibilità, l’attività<br />

si interrompeva ogni 10-30 minuti; sono stati eseguiti<br />

campionamenti statici anche durante le pause lavorative.<br />

RISULTATI<br />

I risultati in<strong>di</strong>cano un’importante presenza <strong>di</strong> polveri<br />

respirabili durante le varie attività del cantiere (intervallo:<br />

0,2 - 12,5 mg/m3 ) (Tab. I) ed in alcune fasi, una significativa<br />

presenza <strong>di</strong> silice libera cristallina SLC (valore<br />

massimo 0.09 mg/m3 ).<br />

Nell’attività <strong>di</strong> sabbiatura si è fatta una <strong>di</strong>stinzione tra<br />

due fasi: pausa lavorativa in cui il valore me<strong>di</strong>o della concentrazione<br />

<strong>di</strong> polvere respirabile è risultato <strong>di</strong> 71.3 mg/m3 (range: 36 mg/m3 a 486 mg/m3 , con concentrazione me<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong> SLC <strong>di</strong> 0.25 mg/m3 ) e fase lavorativa in cui la concentrazione<br />

me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> polvere respirabile risultava pari a 154.3<br />

mg/m3 (SLC respirabile pari a 2.9 mg/m3 ): 10 volte superiore<br />

al valore me<strong>di</strong>o ottenuto nelle fasi <strong>di</strong> pausa e più <strong>di</strong><br />

50 volte superiore al valore <strong>di</strong> TLV-TWA <strong>di</strong> 0.05 mg/m3 in<strong>di</strong>cato dall’ACGIH sino al 2005 (Tab. II).<br />

Tabella I. Risultati campionamenti personali<br />

in varie fasi lavorative<br />

Tempo (min)<br />

(range 100 - 222)<br />

Polvere respirabile SiO 2<br />

mg/m 3 mg/m 3<br />

Range (min-max) Range (min-max)<br />

0.2 - 12.5


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 211<br />

www.gimle.fsm.it<br />

and in particular the data that describe what/how has the accident<br />

happened and the sector/subsector of workers.<br />

In order to continue this activity during the next years, it will be<br />

useful to control the trend.<br />

PREMESSA<br />

L’analisi statistica degli infortuni sul lavoro è uno<br />

strumento fondamentale per programmare interventi mirati<br />

<strong>di</strong> prevenzione e <strong>di</strong> formazione nei settori che risultano<br />

più a rischio.<br />

Tra i compiti principali degli S.P.E.S.A.L. rientrano il<br />

monitoraggio e la verifica degli infortuni sul lavoro avvenuti<br />

nel territorio <strong>di</strong> competenza della ASL.<br />

Il numero degli infortuni nel corso degli ultimi decenni<br />

è notevolmente <strong>di</strong>minuito. Conferme giungono dalle ultime<br />

stime previsionali effettuate dall’INAIL elaborate per<br />

l’anno 2005 che in<strong>di</strong>cano un calo delle denunce <strong>di</strong> infortunio<br />

sul lavoro valutabile, in via prudenziale, intorno al<br />

2%, in misura cioè sensibilmente più accentuata rispetto ai<br />

risultati comunque positivi raggiunti negli ultimi anni.<br />

Ciò deve essere <strong>di</strong> ulteriore stimolo per la ricerca e<br />

l’attuazione <strong>di</strong> nuovi programmi <strong>di</strong> intervento tesi alla<br />

prevenzione degli infortuni sul lavoro.<br />

MATERIALI E METODI<br />

Nell’ottica quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> meglio monitorare gli infortuni<br />

per poter intervenire poi in ambito preventivo e/o sanzionatorio,<br />

lo S.P.E.S.A.L. della A.S.L. FG/1 nel corso<br />

del 2005 ha attivato un sistema informatico <strong>di</strong> registrazione<br />

degli eventi infortunistici.<br />

Le fonti informative sono principalmente i Servizi <strong>di</strong><br />

Pronto Soccorso dove i me<strong>di</strong>ci compilano i certificati <strong>di</strong><br />

infortunio con annotazione delle generalità dell’infortunato,<br />

il nome della <strong>di</strong>tta <strong>di</strong> appartenenza, il luogo e modalità<br />

dell’evento, la <strong>di</strong>agnosi clinica, la prognosi.<br />

Altre fonti <strong>di</strong> informazione sono l’INAIL e le Procure<br />

della Repubblica che inviano gli atti per delega al Servizio<br />

ad effettuare le indagini <strong>di</strong> Polizia Giu<strong>di</strong>ziaria.<br />

Inoltre pervengono atti relativi ad infortuni su cui indagano<br />

altri S.P.E.S.A.L. i quali poi sub-delegano al nostro<br />

Servizio per competenza territoriale.<br />

In fase <strong>di</strong> elaborazione dei dati registrati sui moduli<br />

<strong>di</strong> denuncia sono stati ricavati altri dati tra cui la<br />

sede anatomica delle lesioni riportate in conseguenza<br />

dell’evento infortunistico, il settore ed il sub-settore<br />

lavorativo.<br />

Per quanto concerne la sede anatomica, la stessa è<br />

stata sud<strong>di</strong>visa in: arti - rachide - tronco - cranio - occhi;<br />

laddove le lesioni abbiano interessato più se<strong>di</strong> anatomiche<br />

l’infortunio è stato classificato come politrauma.<br />

Le modalità <strong>di</strong> insorgenza degli infortuni sono state sud<strong>di</strong>vise<br />

in: caduto in piano - caduto dall’alto - si è colpito con<br />

- taglio - colpito da - schiacciato da - sforzo - ustione.<br />

Le <strong>di</strong>tte sono state sud<strong>di</strong>vise in settori lavorativi:<br />

agricoltura - commercio - industria - pesca - servizi.<br />

All’interno del settore industria sono stati ulteriormente<br />

in<strong>di</strong>viduati i sub-settori: agroalimentare, e<strong>di</strong>lizia,<br />

lapidei, legno, metalmeccanica, varie.<br />

All’interno del settore servizi sono stati in<strong>di</strong>viduati i<br />

sub-settori: istruzione - pubblica amministrazione - trasporti<br />

- pulizie - turismo - sanità.<br />

RISULTATI<br />

L’analisi include n° 870 eventi infortunistici avvenuti<br />

nel corso del 2005. L’età me<strong>di</strong>a del campione è pari a<br />

36,51 anni (DS = 14.10). Gli infortunati sono in 714 casi<br />

maschi ed in 156 femmine, <strong>di</strong> età inferiore/uguale a 29<br />

anni in 280 casi, compresa tra 30 e 49 in 413 casi e maggiore/uguale<br />

<strong>di</strong> 50 anni in 177 casi.<br />

La <strong>di</strong>stribuzione per Settore lavorativo mostra che<br />

l’Industria rappresenta quasi la metà del totale con 421<br />

infortuni, segue il settore Servizi con 289 infortuni, l’Agricoltura<br />

con 117, quin<strong>di</strong> la Pesca con 6 infortuni ed il<br />

Commercio con 6 infortuni; per 30 infortuni non è stato<br />

possibile in<strong>di</strong>viduare il settore <strong>di</strong> appartenenza.<br />

La <strong>di</strong>stribuzione degli infortuni nel settore Industria<br />

in<strong>di</strong>ca che l’E<strong>di</strong>lizia rappresenta il 53% degli infortuni<br />

del settore con 220 eventi, segue l’Agroalimentare con<br />

58 eventi, quin<strong>di</strong> il sub-settore Varie con 26, Metalmeccanica<br />

con 10, Lapidei con 7, il Legno con 2 infortuni;<br />

per 98 eventi infortunistici non è stato possibile in<strong>di</strong>viduare<br />

il sub-settore <strong>di</strong> appartenenza.<br />

La <strong>di</strong>stribuzione degli infortuni nel settore Servizi<br />

mostra che il sub-settore Istruzione rappresenta esattamente<br />

il 50% degli infortuni con 144 eventi, segue Trasporti<br />

con 26, Pubblica Amministrazione con 25, Sanità<br />

con 24, Pulizie con 19, infine Turismo con 7 infortuni;<br />

per 44 infortuni non è stato possibile assegnare un subsettore<br />

<strong>di</strong> appartenenza.<br />

L’analisi delle modalità <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>mento degli infortuni<br />

in<strong>di</strong>ca che 155 infortuni sono avvenuti in seguito a caduto<br />

in piano, 112 colpito da, 99 caduto dall’alto, 91 in<br />

seguito a taglio, 65 in itinere, 57 si è colpito con, 42<br />

schiacciato da, 24 da sforzo, 4 da ustione; per 219 infortuni<br />

non è stato possibile ricavare la modalità <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>mento.<br />

Le se<strong>di</strong> anatomiche più colpite sono gli arti con 577<br />

casi, il cranio con 118, tronco e colonna vengono interessati<br />

entrambi in 58 casi, più se<strong>di</strong> anatomiche sono interessate<br />

in 44 casi, gli occhi in 12 casi, per 3 casi non è<br />

stato possibile in<strong>di</strong>viduare la sede delle lesioni.<br />

La stratificazione della durata della prognosi in<strong>di</strong>ca<br />

che la maggior parte degli infortuni ha una prognosi contenuta<br />

nei 10 gg. In 100 infortuni la prognosi ha superato<br />

i 30 gg, in 4 casi è riservata, in 2 casi vi è stato il decesso:<br />

<strong>di</strong> questi 1 caso è avvenuto per folgorazione su un<br />

impianto industriale (settore Industria) ed 1 caso in itinere<br />

in seguito ad incidente stradale (settore Servizi). I 4<br />

casi con prognosi riservata riguardano tutti il comparto<br />

Industria.<br />

La durata me<strong>di</strong>a della prognosi è pari a 11,6 giorni.<br />

La me<strong>di</strong>ana è pari a 7 giorni. Tali in<strong>di</strong>ci sono sostanzialmente<br />

identici per maschi e femmine.<br />

La proporzione <strong>di</strong> infortuni gravi sul totale (<br />

n° <strong>di</strong> infor-<br />

tuni con prognosi > 40 gg / totale x 100) è pari 1,72%; tale proporzione<br />

riferita al sesso maschile è pari a 1.98, mentre<br />

per il sesso femminile è pari a 0.64.<br />

Gli stessi in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> gravità sud<strong>di</strong>visi per settore lavorativo<br />

vengono riportati nella tabella seguente (Tab. I).<br />

Si evince chiaramente che il settore ad alto in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> gravità<br />

è l’Industria. Le <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a e me<strong>di</strong>ana sono<br />

minime.


212 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

www.gimle.fsm.it<br />

Tabella I. In<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> gravità sud<strong>di</strong>visi per Settore lavorativo<br />

me<strong>di</strong>a me<strong>di</strong>ana proporzione<br />

industria 11,55 7 3,08<br />

agricoltura 11,77 7 0<br />

commercio 11,52 7 0<br />

pesca 11,95 8 0<br />

servizi 11,49 7 0,69<br />

no settore 11,99 8 0<br />

Effettuando un confronto tra le <strong>di</strong>stribuzioni <strong>di</strong> frequenza<br />

delle classi <strong>di</strong> età tra il totale e le femmine si evidenzia<br />

una quota percentuale maggiore <strong>di</strong> donne in età<br />

inferiore/uguale a 29 anni, dovuto ad una quota importante<br />

<strong>di</strong> eventi accaduti ad alunne durante le ore <strong>di</strong> attività<br />

<strong>di</strong> educazione fisica.<br />

La <strong>di</strong>stribuzione per Settori e Sesso mostra che nel<br />

settore Industria gli infortunati sono quasi tutti maschi<br />

(n° 397), mentre nel settore Servizi una quota consistente<br />

(n° 103) sono femmine - anche in questo caso occorre<br />

considerare la quota consistente <strong>di</strong> infortuni scolastici -.<br />

CONSIDERAZIONI<br />

Gli infortuni sul lavoro sono ancora un problema sanitario<br />

rilevante sia per gli aspetti <strong>di</strong> salute pubblica che<br />

per i costi economici sociali.<br />

Dalla casistica riportata è possibile fare alcune considerazioni.<br />

Sarebbe certamente proficuo stabilire modelli e procedure<br />

standard per la raccolta dei dati all’interno dei<br />

Servizi <strong>di</strong> Pronto Soccorso così da ottenere in<strong>di</strong>catori<br />

che possano sintetizzare al massimo il fenomeno infortunistico,<br />

possano sfruttare al massimo la ricchezza dei<br />

dati e possano essere <strong>di</strong> facile consultazione da parte dei<br />

fruitori.<br />

È evidente in particolare che maggiore attenzione occorrerebbe<br />

nella descrizione del settore lavorativo e sarebbe<br />

auspicabile ottenere anche il sub-settore <strong>di</strong> appartenenza<br />

(prevedendo una griglia <strong>di</strong> sub-settori che descriva<br />

al meglio la realtà lavorativa territoriale), al fine <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>viduare le prioritarie aree <strong>di</strong> intervento delle attività<br />

<strong>di</strong> prevenzione.<br />

L’Industria resta il settore a più alto rischio infortunistico,<br />

sia per incidenza che per gravità degli eventi, ed in<br />

particolare l’e<strong>di</strong>lizia è il sub-settore in cui avvengono più<br />

infortuni. Da non trascurare il comparto agricolo (13%<br />

degli infortuni).<br />

Gli arti risultano maggiormente interessati dalle lesioni.<br />

L’analisi delle modalità <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>mento in<strong>di</strong>cano<br />

che nel 26% dei casi non è stato possibile ricavare il dato<br />

mentre le modalità più frequenti sono caduto in piano<br />

e colpito da. Tali risultati suggeriscono la necessità <strong>di</strong> intervenire<br />

in particolare nella formazione, scelta ed utilizzo<br />

<strong>di</strong> idonei D.P.I. (in particolare scarpe e guanti).<br />

L’età al momento dell’infortunio (circa la metà degli<br />

infortunati risulta in età compresa tra 30 e 49 anni) in<strong>di</strong>ca<br />

probabilmente una bassa percezione del rischio dovuta<br />

ad una presunta consolidata esperienza lavorativa.<br />

CONCLUSIONI<br />

È estremamente utile per la pianificazione delle attività<br />

degli S.P.E.S.A.L. avere in<strong>di</strong>catori del fenomeno<br />

infortunistico relativi al proprio territorio <strong>di</strong> competenza.<br />

Continuando l’attività <strong>di</strong> registrazione dei dati, opportunamente<br />

standar<strong>di</strong>zzati, sarà possibile anche effettuare<br />

analisi statistiche <strong>di</strong> confronto nei <strong>di</strong>versi anni per<br />

ottenere il trend temporale nel tempo anche in seguito ad<br />

attività <strong>di</strong> prevenzione mirati per settore/sub-settore lavorativo.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1) Istituto Nazionale <strong>Italiano</strong> per l’Assicurazione contro gli Infortuni<br />

sul Lavoro (INAIL): banca dati <strong>di</strong>sponibile al sito internet<br />

www.inail.it 2004.<br />

2) Baarts C, Mikkelsen KL, Hannerz H, Tuchesen F. Use of national<br />

hospitalization register to identifiy industrial sectors carrying high<br />

risk of severe injuries: a three-year cohort study of more than<br />

900,000 danish men. Am J Ind Med 2000; 38: 619-627.<br />

3) ISTAT Classificazione delle professioni - Meto<strong>di</strong> e norme. Serie C<br />

- N. 9 E<strong>di</strong>zione 1991.<br />

4) O. Pasqualini: Nota metodologica. Med Lav 2005; 96 (suppl):<br />

s161-s164.<br />

Richiesta estratti: Dr. Salvatore Cesareo - c/o Dipartimento <strong>di</strong><br />

Prevenzione - S.P.E.S.A.L. ASL FG/1 - via Bellini 38 - 71016<br />

San Severo (FG), Italy - e-mail: salvatore.cesareo@libero.it -<br />

tel. 0882-200708<br />

CS-26<br />

IL RISCHIO BIOLOGICO E CHIMICO IN EMODIALISI<br />

D. De Gran<strong>di</strong>s, F. D’Orsi, R. Narda, E. Pietrantonio,<br />

F. Scarlini, P.S. Soldati<br />

Servizio Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti <strong>di</strong> Lavoro-ASL RMC<br />

RIASSUNTO. La tecnica dell’emo<strong>di</strong>alisi è stata introdotta nel<br />

1965 e ha permesso <strong>di</strong> aumentare notevolmente la<br />

sopravvivenza dei pazienti affetti da insufficienza renale<br />

cronica. L’emo<strong>di</strong>alisi consente <strong>di</strong> purificare il sangue del<br />

paziente attraverso tecniche <strong>di</strong> filtrazione. Nel lavoro sono stati<br />

analizzati i rischi da agenti biologici (principalmente virus a<br />

trasmissione ematica come HIV, HBV, HCV) e chimici (esempio<br />

prodotti per la <strong>di</strong>sinfezione) per i lavoratori del settore (me<strong>di</strong>ci,<br />

infermieri, ausiliari, manutentori). Lo stu<strong>di</strong>o analizza in<br />

particolare i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> prevenzione e protezione adottati e le<br />

soluzioni per ridurre i rischi. Il Servizio Pre.S.A.L (Prevenzione<br />

e Sicurezza negli Ambienti <strong>di</strong> Lavoro) della ASL RMC ha<br />

verificato sei centri <strong>di</strong> emo<strong>di</strong>alisi del territorio <strong>di</strong> competenza,<br />

valutando l’applicazione delle misure <strong>di</strong> prevenzione e<br />

protezione e delle leggi sulla salute e sicurezza sul lavoro. I dati<br />

ottenuti sono organizzati in “adempimenti legislativi” e<br />

“soluzioni tecniche”. Lo scopo del nostro lavoro è stato quello<br />

<strong>di</strong> incrementare i livelli <strong>di</strong> sicurezza dei lavoratori del settore<br />

dell’emo<strong>di</strong>alisi proponendo le migliori soluzioni tecniche per<br />

realizzare tale obiettivo.<br />

Parole chiave: emo<strong>di</strong>alisi, rischio biologico, rischio chimico, rischi<br />

professionali.<br />

ABSTRACT. BIOLOGICAL AND CHEMICAL RISKS IN HAEMODIALYSIS<br />

CENTRES. Haemo<strong>di</strong>alysis technique was introduced in 1965 for<br />

people afflicted to chronic renal insufficiency, permitting them to<br />

survive. The method purifies patient blood who is connected to the


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 213<br />

www.gimle.fsm.it<br />

equipment by tubes. The equipment uses saline solutions and water<br />

and it operates by osmotic pressure and by filtration. In this paper<br />

biological and chemical occupational risks are analysed. Main<br />

biological risks are caused by haematic viruses such as HIV, HBV,<br />

HCV. Chemical risks are mainly caused by <strong>di</strong>sinfection products<br />

such as acid, basic and saline solutions. Workers exposed to<br />

chemical and biological risks are nursing staff, doctors, assistants,<br />

maintenance men. The paper analyses these risks and it shows<br />

prevention and protection solutions to reduce significantly the risks.<br />

The S.Pre.S.A.L. (Prevention and Protection Service in Work<br />

Places) operators of ASL RMC (Health Local Agency of Rome)<br />

visited six haemo<strong>di</strong>alysis centres situated in Rome in the ASL RMC<br />

territory. They verified the application of safety and healthy<br />

measures by use of a check list about risk assessment, the lay-out,<br />

the equipment, the preventive and protective measures and the<br />

application of law.<br />

Experimental data were organized in relation of legislative<br />

accomplishments and technical measures. The aim of our work was<br />

to improve workers’ safety in the haemo<strong>di</strong>alysis centres, proposing<br />

the better technical solutions to realise this objective.<br />

Key words: hemo<strong>di</strong>alysis, biological risks, chemical risks,<br />

occupational risks.<br />

INTRODUZIONE<br />

La tecnica dell’emo<strong>di</strong>alisi è stata introdotta nel 1965<br />

ed ha mo<strong>di</strong>ficato ra<strong>di</strong>calmente la prognosi dei pazienti<br />

affetti da insufficienza renale cronica, aumentandone notevolmente<br />

la sopravvivenza. Tale tecnica consente <strong>di</strong><br />

purificare il sangue del paziente, che è collegato ad una<br />

macchina attraverso dei circuiti me<strong>di</strong>ante accessi vascolari,<br />

utilizzando gra<strong>di</strong>enti <strong>di</strong> pressione osmotica e soluzioni<br />

saline.<br />

Nel seguente lavoro si sono analizzati, in particolare,<br />

i rischi da agenti biologici (rappresentati principalmente<br />

da virus a trasmissione ematica come HIV, HBV, HCV)<br />

e chimici (ad esempio soluzioni saline e acide, prodotti<br />

per la <strong>di</strong>sinfezione) per i lavoratori del settore (me<strong>di</strong>ci,<br />

infermieri, ausiliari, manutentori delle macchine) e sono<br />

stati evidenziati gli elementi critici e gli interventi migliorativi<br />

nel rispetto del titolo VIII e del titolo VII-bis<br />

del D. Lgs. 626/94.<br />

Tabella I. Rischio biologico<br />

Criticità Interventi migliorativi<br />

MATERIALI E METODI<br />

Gli interventi sono stati effettuati in sei centri <strong>di</strong> emo<strong>di</strong>alisi<br />

del territorio della ASL RMC, utilizzando una<br />

check-list per i sopralluoghi che analizzava la documentazione<br />

relativa alla valutazione dei rischi, le caratteristiche<br />

dei locali, le macchine e le attrezzature, le misure <strong>di</strong> prevenzione<br />

e protezione adottate. La check-list è stata applicata<br />

in maniera omogenea in ciascuna unità <strong>di</strong> emo<strong>di</strong>alisi.<br />

Tutti i dati sono stati raccolti e sud<strong>di</strong>visi secondo dei<br />

“gruppi omogenei” quali: adempimenti legislativi relativi<br />

al rischio biologico (Titolo VIII D. Lgs. 626/94) e chimico<br />

(Titolo VII-bis D. Lgs. 626/94); misure <strong>di</strong> prevenzione<br />

e protezione adottate per il rischio biologico e chimico;<br />

procedure <strong>di</strong> sanificazione e <strong>di</strong> gestione dei rifiuti. L’analisi<br />

dei dati ha permesso <strong>di</strong> evidenziare per ogni unità produttiva<br />

le criticità da sanare e gli interventi migliorativi attuati.<br />

Nella fase finale gli elementi emersi da ogni unità<br />

produttiva sono stati rielaborati in modo da arrivare a proporre<br />

soluzioni e strategie <strong>di</strong> miglioramento comuni.<br />

RISULTATI<br />

Nelle tabelle I e II vengono riportate le criticità riscontrate<br />

nella gestione dei rischi biologici e chimici e le<br />

soluzioni a cui si è pervenuti.<br />

CONCLUSIONI<br />

Il lavoro effettuato nel corso del 2005 ha consentito <strong>di</strong><br />

analizzare i problemi inerenti al rischio biologico e chimico<br />

e le soluzioni adottate giungendo a proposte con<strong>di</strong>vise<br />

e comuni. Il comparto analizzato è caratterizzato dal possedere<br />

un elevato know-how che si ripercuote su tutta l’organizzazione.<br />

Infatti il personale che presta servizio nei<br />

centri <strong>di</strong> emo<strong>di</strong>alisi adotta normalmente comportamenti<br />

corretti a <strong>di</strong>fesa della salute del paziente e della propria in<br />

particolare per il rischio biologico. Tale rischio è certamente<br />

<strong>di</strong> gran lunga preponderante rispetto al rischio chimico<br />

e necessità <strong>di</strong> una particolare attenzione.<br />

Valutazione del rischio biologico Deve evidenziare correttamente le fasi <strong>di</strong> lavoro più a rischio.<br />

Segnaletica Deve essere specifica e collocata opportunamente.<br />

Procedure <strong>di</strong> emergenza Devono essere presenti e ben definite per tutte le fasi <strong>di</strong> lavoro (es. uso <strong>di</strong> kit sterili<br />

per il contenimento dei liqui<strong>di</strong> biologici).<br />

Procedure specifiche per il trattamento Elaborare procedure specifiche che prevedano anche l’utilizzo <strong>di</strong> macchine de<strong>di</strong>cate<br />

<strong>di</strong> pazienti HCV + e HIV + e l’adeguata formazione del personale.<br />

Utilizzo <strong>di</strong> mascherine chirurgiche come DPI Utilizzare DPI specifici per i rischi biologici (esempio: facciale filtrante FFP3).<br />

DPI per la protezione <strong>di</strong> occhi e viso Utilizzare visiere protettive a protezione completa del viso dell’operatore.<br />

Caratteristiche dei tecniche dei DPI Richiedere, raccogliere e conservare le schede tecniche dei DPI per la scelta<br />

e l’utilizzo corretto.<br />

Presenza <strong>di</strong> tracce <strong>di</strong> sangue nelle linee Contenere le linee e i filtri in sacchetti da smaltire adeguatamente<br />

<strong>di</strong> connessione alle macchine e nei filtri.<br />

Sistemi <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> tenuta delle linee Alcuni modelli <strong>di</strong> macchina consentono un controllo della pressione delle linee.<br />

Sfigmomanometro De<strong>di</strong>care uno sfigmomanometro per ciascun paziente (esempio uno per ogni macchina).<br />

Pulizia e <strong>di</strong>sinfezione dei locali e delle attrezzature Definire le procedure <strong>di</strong> lavoro.


214 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

www.gimle.fsm.it<br />

Criticità Interventi migliorativi<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1. Acciarri P, Cavalli G, Limbarino C, Partemi P, Polacchini M, Stocco<br />

R Gestione e <strong>di</strong>sinfezione delle apparecchiature <strong>di</strong> emo<strong>di</strong>alisi.<br />

Linee guida della Regione Marche (2002).<br />

2. Carletti P Il manuale della sicurezza nel centro <strong>di</strong>alisi. Servizio<br />

Dialisi - Unità Operativa Nefrologia e Dialisi. Azienda Ospedaliera<br />

Umberto I <strong>di</strong> Ancona (2000).<br />

3. Cervi V, Lo Nar<strong>di</strong> B, Grignani E, Dacarro C. Valutazione del rischio<br />

biologico in ambiente sanitario. AIDII 9° Convegno <strong>di</strong> Igiene<br />

industriale Corvara (2003) p75-79.<br />

4. Delibera Giunta Regionale della Regione Lazio n. 619 del<br />

03/03/1998.<br />

Richiesta estratti: Dr. Fulvio D’Orsi Via Casilina, 395 - 00176<br />

Roma, Italy - Tel. 06-24304731<br />

CS-27<br />

LA COMUNICAZIONE DIVENTA PREVENZIONE<br />

La “Settimana Europea per la Sicurezza e la Salute<br />

sul Lavoro”: l’esperienza del Focal Point italiano<br />

F. Grosso, C. De Luca<br />

ISPESL - Dip.to Documentazione, Informazione e Formazione -<br />

Via Alessandria, 220/e, Roma, Italia<br />

RIASSUNTO. Investire sulla qualità del lavoro e promuovere<br />

una efficace cultura della prevenzione e della comunicazione, già<br />

in<strong>di</strong>cati nelle Direttive europee, sono <strong>di</strong>ventati gli imperativi <strong>di</strong><br />

una nuova strategia volta a migliorare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro e<br />

la salute dei lavoratori. Lo scopo <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o è<br />

l’in<strong>di</strong>viduazione dei fattori <strong>di</strong> successo della “Settimana<br />

Europea per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro”, campagna <strong>di</strong><br />

informazione e sensibilizzazione promossa dall’Agenzia Europea<br />

per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro con sede a Bilbao,<br />

attraverso l’analisi del progetto della campagna e dei risultati<br />

conseguiti in Italia. Giunta alla sua settima e<strong>di</strong>zione, la<br />

Settimana Europea si afferma, in tutti i paesi europei, come il<br />

più alto momento <strong>di</strong> espressione del consolidamento della<br />

Tabella II. Rischio chimico e misure <strong>di</strong> prevenzione e protezione<br />

Valutazione del rischio chimico Deve evidenziare correttamente gli agenti chimici presenti, le mansioni e le fasi <strong>di</strong> lavoro<br />

definendo il livello <strong>di</strong> rischio.<br />

Uso <strong>di</strong> DPI non idonei Utilizzare facciali filtranti per gli agenti chimici<br />

Uso <strong>di</strong> prodotti chimici Sostituire i prodotti pericolosi, utilizzare sistemi automatici e soluzioni già <strong>di</strong>luite per ridurre<br />

la manipolazione <strong>di</strong> sostanze e la loro <strong>di</strong>spersione<br />

Coor<strong>di</strong>namento delle <strong>di</strong>tte appaltatrici Pre<strong>di</strong>sporre misure <strong>di</strong> prevenzione e protezione specifiche applicando l’art. 7 del 626/94<br />

per la manutenzione, la pulizia e la gestione dei rifiuti.<br />

Manutenzione delle macchine in Operare la <strong>di</strong>sinfezione <strong>di</strong> tutte le macchine in aree de<strong>di</strong>cate prima <strong>di</strong> riportarle in sala <strong>di</strong>alisi.<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> emergenza<br />

Disinfezione del rifiuto Utilizzare <strong>di</strong>sinfettanti clorati in sostituzione della formaldeide.<br />

Macchine – Utilizzare modelli <strong>di</strong>versi consente vari trattamenti anche se richiede una formazione specifica.<br />

– Utilizzare modelli uguali consente meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> lavoro simili e riduce la probabilità <strong>di</strong> errore.<br />

Pazienti in trattamenti chemioterapici Impiegare macchine de<strong>di</strong>cate ed elaborare procedure specifiche per la manutenzione<br />

e/o ra<strong>di</strong>oterapici<br />

Registro degli eventi accidentali Istituire un registro per gli eventi accidentali inclusi i mancati infortuni da utilizzarsi insieme<br />

al registro infortuni.<br />

cultura <strong>di</strong> prevenzione dei rischi e dell’impegno per migliorare i<br />

luoghi <strong>di</strong> lavoro, principalmente nelle piccole e me<strong>di</strong>e imprese,<br />

oltre che una preziosa opportunità per comunicare e<br />

promuovere messaggi e per <strong>di</strong>ffondere buone pratiche sul tema<br />

della salute e della sicurezza sul lavoro.<br />

L’ISPESL rappresenta il Focal Point italiano dell’Agenzia<br />

Europea e collabora alla pre<strong>di</strong>sposizione degli strumenti <strong>di</strong><br />

supporto alla Settimana Europea in Italia, sin dalla prima<br />

e<strong>di</strong>zione della campagna. Ogni anno svolge una significativa<br />

opera <strong>di</strong> promozione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione delle informazioni<br />

sull’evento, con l’ausilio del proprio network nazionale, attivo su<br />

tutto il territorio. Il sito dell’Istituto - http://www.ispesl.it - ospita<br />

una aggiornata pagina web de<strong>di</strong>cata alle Settimane Europee, con<br />

informazioni generali sulla campagna e sulle iniziative correlate,<br />

sui materiali in <strong>di</strong>stribuzione e sulle manifestazioni che si<br />

svolgeranno in Italia.<br />

Parole chiave: campagna informativa, prevenzione, lavoro.<br />

ABSTRACT. The constant focus on comprehensive quality of work<br />

and the promotion of an effective culture of prevention and<br />

communication, already in<strong>di</strong>cated in the European Directives, gave<br />

new impetus to the strategy aimed at improving working con<strong>di</strong>tions<br />

and workers’ health. This study is aimed at identifying the<br />

successful factors of the European Week for Safety and Health at<br />

Work, an information and awareness campaign promoted by the<br />

European Agency for Safety and Health at Work based in Bilbao,<br />

through the analysis of the campaign’s project and of the results<br />

achieved in Italy.<br />

The European Week, now at its 7th e<strong>di</strong>tion, represents a peerless<br />

opportunity to spread the culture of risk prevention and to raise<br />

awareness on the adoption of measures to improve workplaces,<br />

above all in small and me<strong>di</strong>um enterprises. It is, furthermore, a<br />

valuable tool to communicate and <strong>di</strong>sseminate messages and to<br />

promote good practices on occupational safety and health.<br />

ISPESL is the Italian Focal Point of the European Agency for<br />

Safety and Health at Work and has been supporting the<br />

organization of the European Week in Italy, since the first<br />

e<strong>di</strong>tion. It has been strongly committing itself to promote and<br />

<strong>di</strong>sseminate information on the event, relying on its national<br />

network which operates throughout the national territory. The<br />

ISPESL web-site - http://www.ispesl.it - contains a web page<br />

de<strong>di</strong>cated to European Weeks, provi<strong>di</strong>ng information on the<br />

campaign and on the related initiatives, on the materials, and on<br />

the main events taking place in Italy.<br />

Key words: information campaign, prevention, work.


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 215<br />

www.gimle.fsm.it<br />

INTRODUZIONE<br />

Le sfide della globalizzazione e le trasformazioni del<br />

lavoro e della società hanno imposto nuovi imperativi ed<br />

una strategia più olistica al fine <strong>di</strong> migliorare le con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> lavoro e la salute dei lavoratori. Questo significa costruire<br />

una piattaforma <strong>di</strong> crescita <strong>di</strong>namica e sostenibile,<br />

investendo sulla qualità del lavoro, e nel contempo colmare<br />

il <strong>di</strong>vario esistente tra tale obiettivo strategico e il livello<br />

<strong>di</strong> sensibilizzazione dei gruppi <strong>di</strong> interesse, promuovendo<br />

una efficace cultura della prevenzione e della comunicazione<br />

della sicurezza e della salute sul lavoro che privilegi<br />

tra i propri canali <strong>di</strong> trasmissione anche le campagne<br />

informative. Lo scopo <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o è l’in<strong>di</strong>viduazione<br />

dei fattori <strong>di</strong> successo della Settimana Europea per la Salute<br />

e la Sicurezza sul Lavoro (EW), una campagna <strong>di</strong><br />

informazione e sensibilizzazione promossa dall’Agenzia<br />

Europea per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro con sede a<br />

Bilbao, sotto l’egida dell’Unione Europea, in collaborazione<br />

con tutti gli Stati Membri, i Paesi Can<strong>di</strong>dati e le Parti<br />

Sociali. Giunta alla sua settima e<strong>di</strong>zione, la campagna della<br />

Settimana Europea si afferma, in Italia e in Europa, come<br />

il più alto momento <strong>di</strong> espressione del consolidamento<br />

della cultura <strong>di</strong> prevenzione dei rischi e dell’impegno per<br />

migliorare i luoghi <strong>di</strong> lavoro, principalmente nelle piccole<br />

e me<strong>di</strong>e imprese, oltre che una preziosa opportunità per comunicare<br />

e promuovere messaggi e per <strong>di</strong>ffondere buone<br />

pratiche sul tema della salute e della sicurezza sul lavoro.<br />

MATERIALE E METODI<br />

La Settimana Europea viene realizzata attraverso un<br />

concreto progetto che coniuga obiettivi chiari con azioni<br />

precise: un esempio significativo <strong>di</strong> lessons learned nella<br />

gestione della conoscenza e nella garanzia <strong>di</strong> impact<br />

factor. La metodologia del presente stu<strong>di</strong>o è stata l’analisi<br />

del cosiddetto memorandum della campagna della<br />

Settimana Europea, <strong>di</strong> ausilio al progetto generale, che<br />

evidenzia gli obiettivi; i destinatari; le motivazioni; i<br />

messaggi chiave; i me<strong>di</strong>a coinvolti; i partner; i risultati.<br />

Nonché del materiale della campagna: il sito web de<strong>di</strong>cato;<br />

i poster e le brochure; i fact sheets; il Case stu<strong>di</strong>es<br />

report; il Magazine, le pubblicazioni ad hoc.<br />

RISULTATI<br />

I risultati sono riportati nella tabella I.<br />

Tabella I. Risultati relativi alla EW in Italia dal 2000 al 2005<br />

DISCUSSIONE<br />

La prima e<strong>di</strong>zione della Settimana Europea risale all’anno<br />

2000 sul tema delle patologie muscolo-scheletriche.<br />

Negli anni successivi sono stati affrontati altri cruciali<br />

argomenti sulla salute e sicurezza: dagli infortuni<br />

sul lavoro, allo stress, alle sostanze pericolose, al settore<br />

delle costruzioni, al rumore fino a giungere al tema della<br />

campagna 2006 incentrato sui giovani lavoratori. Volgendo<br />

uno sguardo al futuro, è possibile anticipare le tematiche<br />

delle prossime due campagne: le patologie muscolo-scheletriche<br />

e la valutazione dei rischi. La filosofia<br />

della Settimana Europea è il contatto <strong>di</strong>retto con i citta<strong>di</strong>ni<br />

e i luoghi <strong>di</strong> lavoro al fine <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare che un buon<br />

sistema <strong>di</strong> sicurezza e salute è un buon affare. La campagna<br />

viene ufficialmente lanciata ogni anno in primavera<br />

e raggiunge il culmine nel mese <strong>di</strong> ottobre, quando in<br />

tutti i paesi europei si susseguono <strong>di</strong>fferenti attività e manifestazioni,<br />

incentrate sul tema specifico selezionato <strong>di</strong><br />

anno in anno: da indagini specifiche nei luoghi <strong>di</strong> lavoro,<br />

a campagne pubblicitarie, a corsi <strong>di</strong> formazione, a giornate<br />

informative, a seminari e workshop, a fiere e competizioni<br />

a premi e a conferenze stampa. La Settimana<br />

Europea coinvolge esperti ed operatori del settore, lavoratori<br />

e datori <strong>di</strong> lavoro, rappresentanti <strong>di</strong> istituzioni e<br />

parti sociali. L’Agenzia Europea produce ogni anno, in<br />

occasione della Settimana Europea, materiale informativo<br />

sul tema specifico in 20 lingue, a garanzia <strong>di</strong> una comunicazione<br />

efficace ed efficiente del messaggio promozionale<br />

in ciascun Paese Membro e in tutti i luoghi <strong>di</strong> lavoro.<br />

Attività push della campagna è il programma <strong>di</strong><br />

premiazione delle migliori buone pratiche, “Good Practice<br />

Awards”, sul tema scelto annualmente, come riconoscimento<br />

alle società ed alle organizzazioni che hanno<br />

contribuito, con esempi innovativi ed effettivamente sperimentati<br />

e validati, alla riduzione dei rischi nel luogo <strong>di</strong><br />

lavoro. L’ISPESL, in qualità <strong>di</strong> Focal Point italiano dell’Agenzia<br />

Europea per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro,<br />

collabora alla pre<strong>di</strong>sposizione degli strumenti <strong>di</strong> supporto<br />

alla Settimana Europea in Italia, sin dalla prima<br />

e<strong>di</strong>zione della campagna. Ogni anno svolge una significativa<br />

opera <strong>di</strong> promozione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione delle informazioni<br />

sull’evento con l’ausilio del proprio network nazionale,<br />

attivo su tutto il territorio. Il sito dell’Istituto -<br />

http://www.ispesl.it - ospita una aggiornata pagina web<br />

EW 2000 EW 2001 EW 2002 EW 2003 EW 2004 EW 2005<br />

Principali Eventi in Italia 10 10 15 16 26 17<br />

Pubblicazioni sul tema della Settimana 2 5 4 2 6 3<br />

Europea prodotte dall’Ispesl<br />

Strumenti <strong>di</strong> supporto — Phone Campagna Campagna Campagna Campagna<br />

card/stampa multime<strong>di</strong>a ra<strong>di</strong>ofonica ra<strong>di</strong>ofonica ra<strong>di</strong>ofonica<br />

Richieste <strong>di</strong> pubblicazioni 52 152 156 186 175 512<br />

(spe<strong>di</strong>zioni in Italia)<br />

Numero accessi alla pagina web 120.000 372.000 441.000 656.000 705.000 740.000<br />

de<strong>di</strong>cata alla EW -sito Ispesl<br />

“Good Practice Awards” 3 3 4 12 7 11<br />

(numero <strong>di</strong> partecipanti in Italia)


216 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

www.gimle.fsm.it<br />

de<strong>di</strong>cata alle Settimane Europee, con informazioni generali<br />

sulla campagna, sui materiali in <strong>di</strong>stribuzione e sulle<br />

manifestazioni che si svolgeranno in Italia. In particolare,<br />

l’iniziativa “Good Practice Awards”, a livello europeo<br />

e nazionale, viene organizzata e promossa con successo<br />

dall’Ispesl e la propria rete territoriale, e i risultati<br />

sono pubblicati sul sito istituzionale.<br />

CONCLUSIONI<br />

Numerosi sono i fattori che hanno portato al successo<br />

delle campagne della Settimana Europea in Italia.<br />

Gli obiettivi sono sempre stati raggiunti attraverso<br />

un messaggio chiaro e trasmesso in forma pratica. La<br />

stampa <strong>di</strong> settore nazionale ha sempre veicolato efficacemente<br />

i contenuti della campagna. Gli strumenti<br />

informativi sono sempre stati progettati nell’ottica della<br />

trasferibilità agli interme<strong>di</strong>ari e ai lavoratori. Sono<br />

state organizzate giornate informative per i lavoratori,<br />

workshop e convegni per gli esperti. La premiazione<br />

degli esempi <strong>di</strong> buone pratiche si è rivelata un significativo<br />

strumento <strong>di</strong> promozione, permettendo in particolare<br />

alle piccole aziende <strong>di</strong> essere visibili attraverso<br />

le proprie azioni <strong>di</strong> buona gestione della sicurezza in<br />

azienda. La sottoscrizione della Carta della campagna,<br />

infine, è stata interpretata come un impegno personale<br />

per lavorare in sicurezza rispettando e promuovendo la<br />

sicurezza stessa.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1) http.//www.ispesl.it;<br />

2) http://osha.eu.int;<br />

3) http://www.cnacnavb.be;<br />

4) http://wwt.uk.com;<br />

5) http://www.rete.toscana.it/link/link_regioni_it.htm;<br />

6) European Agency for Safety and Health at Work. Health and Safety<br />

Campaigning - Getting the message across. Bilbao, OPOCE<br />

Luxembourg., 2001.<br />

CS-28<br />

LA PERCEZIONE DEL RISCHIO ALCOL NEGLI<br />

OPERATORI SANITARI: IL RUOLO DEL MEDICO<br />

COMPETENTE NELL’ATTIVITÀ DI SORVEGLIANZA<br />

SANITARIA E DI PREVENZIONE<br />

F. Liotti1 , C. Di Stefano1 , M. Peduto1 , M. Ruberto1 ,<br />

A. Scotto Di Tella2 , N. Sannolo1 1 Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Sperimentale, Sezione <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina<br />

del Lavoro- Seconda Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Napoli<br />

2 DU <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Pubblica, clinica e preventiva - Seconda Università<br />

degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Napoli<br />

RIASSUNTO. La legge n.125/01, all’art.15 (“Disposizioni per la<br />

sicurezza sul lavoro”) comma 1 stabilisce il <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> assunzione<br />

e somministrazione <strong>di</strong> bevande alcoliche nei luoghi <strong>di</strong> lavoro<br />

nelle attività lavorative ad elevato rischio <strong>di</strong> infortunio sul<br />

lavoro. In particolare l’articolo 8, comma 6, legge 5 giugno 2003,<br />

n. 131 prevede un elenco <strong>di</strong> professioni per cui è essenziale<br />

l’astinenza da bevande alcoliche, come le professioni sanitarie <strong>di</strong><br />

qualunque area.<br />

Attualmente è in atto un programma nazionale <strong>di</strong> prevenzione ed<br />

identificazione dei rischi correlati al consumo <strong>di</strong> alcol, con<br />

particolare attenzione agli incidenti sul lavoro per anno,<br />

supportato dal Ministero della Salute e dalle amministrazioni<br />

regionali (capolista la Toscana).<br />

In particolare il programma <strong>di</strong> prevenzione consiste in<br />

informazioni complete per gli operatori sanitari ed i loro<br />

collaboratori circa la prevenzione e l’identificazione dei rischi<br />

alcol-correlati.<br />

Per stimare la misura del problema alcol negli operatori sanitari<br />

abbiamo arruolato 500 soggetti (200 studenti delle varie branche<br />

<strong>di</strong> scienze infermieristiche, 200 me<strong>di</strong>ci iscritti alle scuole <strong>di</strong><br />

specializzazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti aree, 100 <strong>di</strong>rigenti me<strong>di</strong>ci) afferenti<br />

al Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Occupazionale della seconda<br />

Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Napoli.<br />

Attualmente la nostra popolazione consiste in 160 me<strong>di</strong>ci iscritti a<br />

<strong>di</strong>fferenti scuole <strong>di</strong> specializzazione (area chirurgica, area clinica<br />

ed area dei servizi). Per verificare la percezione del rischio alcol.<br />

abbiamo somministrato un questionario originale, non valicato,<br />

strutturato in 23 items a risposta chiusa relativi a profilo sociodemografico,<br />

curriculum stu<strong>di</strong>orum, stile <strong>di</strong> vita, percezione e<br />

conoscenza sugli effetti dell’alcol.<br />

I risultati, pur parziali, mostrano carenza <strong>di</strong> informazioni circa<br />

gli effetti dell’alcol, pure in soggetti con formazione professionale<br />

<strong>di</strong> tipo sanitario.<br />

ABSTRACT. PERCEPTION OF ALCOHOLISM RISK IN HEALTH WORKERS:<br />

MEDICAL ROLE IN PREVENTION AND SURVEILLANCE. Accor<strong>di</strong>ng to<br />

Italian laws (legge 125/01, art. 15, comma 1) about safety on<br />

workplaces, it’s forbidden alcohol drinking and taking for health<br />

workers (art. 8, comma 6, legge 5/06/2003 n° 131)<br />

(e.g. anaesthesiology, surgery, ra<strong>di</strong>ology, nursing etc.).<br />

National alcoholism risk prevention program to assess number for<br />

year of accidents in health workplaces, is actually in progress leaded<br />

by Health Minister and Regional administration (e.g. Tuscany).<br />

Particularly, prevention program acts consist in comprehensive<br />

informations for health workers and their co- workers, about<br />

prevention and identification of alcoholism- related risks.<br />

To assess the size of alcohol problems in health workplaces,<br />

Occupational Health Me<strong>di</strong>cine Institute of Second University of<br />

Naples is going to enrol 500 subjects (200 nursing students, 200<br />

Specialist Registrars of <strong>di</strong>fferent areas, 100 Consultants).<br />

Actually our population consists in 160 Specialist Registrars of<br />

<strong>di</strong>fferent me<strong>di</strong>cal subjects (surgery, clinical and laboratory). To<br />

verify the importance of alcoholism risk perception, a not validated<br />

questionnaire was administrated. This original assessing instrument<br />

consists in 23 items with closed answers about demographic<br />

information, university, career, lifestyle, knowledge about rules<br />

taking alcoholic drinks.<br />

Results show a dangerous lack of information about alcohol health<br />

effects, even in Me<strong>di</strong>cal Specialist Registrars.<br />

INTRODUZIONE<br />

La legge n. 125/01, all’art. 15 “Disposizioni per la<br />

sicurezza sul lavoro”, comma 1, introduce il concetto innovativo<br />

sul <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> assunzione e <strong>di</strong> somministrazione<br />

<strong>di</strong> bevande alcoliche nelle attività lavorative ad elevato<br />

rischio <strong>di</strong> infortunio sul lavoro. Lo schema <strong>di</strong> intesa,<br />

ai sensi dell’articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno<br />

2003, n. 131, ha previsto un elenco <strong>di</strong> lavorazioni<br />

per le quali è essenziale l’astinenza dall’assunzione <strong>di</strong><br />

alcolici, durante l’orario <strong>di</strong> lavoro. Tra esse le mansioni<br />

sanitarie svolte in strutture pubbliche e private in qualità<br />

<strong>di</strong> me<strong>di</strong>co specialista in anestesia e rianimazione, me<strong>di</strong>co<br />

specialista in chirurgia, me<strong>di</strong>co ed infermiere <strong>di</strong> bordo,<br />

me<strong>di</strong>co comunque preposto ad attività <strong>di</strong>agnostiche<br />

e terapeutiche, infermiere, operatore socio-sanitario,<br />

ostetrica, caposala e ferrista.


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 217<br />

www.gimle.fsm.it<br />

Il comma 2 dell’articolo 15 affida al Me<strong>di</strong>co Competente<br />

la possibilità <strong>di</strong> effettuare controlli alcolimetrici nei<br />

luoghi <strong>di</strong> lavoro, senza tuttavia precisare i tempi e le modalità<br />

con cui effettuare gli stessi.<br />

Il Ministero della Salute, con alcune Regioni, capofila<br />

la regione Toscana, ha attuato un progetto nazionale<br />

con l’obiettivo <strong>di</strong> conoscere la percezione del rischio alcol-correlato,<br />

rispetto al verificarsi <strong>di</strong> infortuni lavorativi,<br />

in un campione <strong>di</strong> lavoratori, con lo scopo <strong>di</strong>:<br />

1. attuare interventi e produrre strumenti informativi<br />

per tecnici della sicurezza, datori <strong>di</strong> lavoro, lavoratori<br />

rispetto alla prevenzione dei rischi alcol-correlati,<br />

2. favorire l’identificazione precoce dei problemi alcolcorrelati<br />

negli ambienti <strong>di</strong> lavoro,<br />

3. valutare il rischio aggiuntivo alcol attribuibile rispetto<br />

alle mansioni lavorative che comportano un elevato<br />

rischio infortuni sul lavoro ovvero per la sicurezza,<br />

l’incolumità e la salute <strong>di</strong> terzi.<br />

A tale scopo, nel presente contributo, gli Autori hanno<br />

effettuato una preliminare raccolta <strong>di</strong> dati relativi alla<br />

conoscenza della percezione del rischio alcol in <strong>di</strong>verse<br />

tipologie <strong>di</strong> lavoratori del settore sanitario Campano, e<br />

propongono alla <strong>di</strong>scussione i relativi problemi <strong>di</strong> sorveglianza<br />

sanitaria.<br />

MATERIALI E METODI<br />

Il contributo prevede, a regime, l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong><br />

500 lavoratori del settore sanitario, <strong>di</strong> cui una parte consistente<br />

ancora in formazione ed un campione controllo,<br />

invece, costituito da personale strutturato:<br />

A- 200 iscritti ai corsi <strong>di</strong> laurea infermieristica;<br />

B - 200 iscritti alle scuole <strong>di</strong> specializzazione (60 dell’area<br />

chirurgica, 80 dell’area dei servizi, 60 dell’area<br />

clinica);<br />

C - 100 <strong>di</strong>rigenti me<strong>di</strong>ci (campione controllo).<br />

Nel contributo proposto si riportano i dati relativi alla<br />

valutazione <strong>di</strong> 160 soggetti dei gruppi A e B.<br />

Al campione è stato somministrato un questionario<br />

originale che, seguendo l’impostazione <strong>di</strong> quello formulato<br />

nel progetto nazionale sopra citato, è stato in parte<br />

mo<strong>di</strong>ficato, in quanto rivolto ad una sola categoria specifica<br />

<strong>di</strong> lavoratori.<br />

Il questionario è strutturato in 23 items a risposta<br />

chiusa relativi a: profilo socio-demografico, tipo e durata<br />

del periodo <strong>di</strong> formazione universitaria e post-universitaria,<br />

abitu<strong>di</strong>ni e stili <strong>di</strong> vita, percezioni riguardanti gli<br />

effetti dell’alcol, conoscenze <strong>di</strong> norme aziendali che regolano<br />

il consumo <strong>di</strong> alcolici.<br />

RISULTATI E DISCUSSIONE<br />

I 160 questionari valutati si riferiscono agli assistenti<br />

in formazione delle Scuole <strong>di</strong> specializzazione della facoltà<br />

<strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina della Seconda Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

Napoli. I risultati ottenuti sono stati <strong>di</strong>fferenziati a seconda<br />

della tipologia della Scuola,area chirurgica, clinica<br />

e dei servizi.<br />

I dati raccolti nel primo gruppo oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, evidenziano<br />

una prevalenza <strong>di</strong> risposte che ancora in<strong>di</strong>cano<br />

una carenza <strong>di</strong> informazione circa l’alcol e i suoi effetti,<br />

pur in soggetti con una formazione culturale e professio-<br />

nale <strong>di</strong> tipo sanitario. Anche preoccupanti, i dati relativi<br />

al numero <strong>di</strong> infortuni <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong>rettamente occorsi al<br />

campione o <strong>di</strong> cui il campione è a <strong>di</strong>retta conoscenza. Il<br />

me<strong>di</strong>co competente avrà,quin<strong>di</strong>, il non facile ruolo <strong>di</strong><br />

prevedere ed attuare azioni rivolte alla riduzione del danno<br />

alcolcorrelato sui luoghi <strong>di</strong> lavoro, ed in particolare<br />

nei luoghi <strong>di</strong> lavoro a rischio per la salute e la sicurezza<br />

<strong>di</strong> terzi, soprattutto per quanto attiene alla violenza ed<br />

agli incidenti. Andranno, a tale scopo, ulteriormente attivate<br />

le collaborazioni con il mondo delle imprese e delle<br />

organizzazioni sindacali, anche d’intesa con le Amministrazioni<br />

regionali del lavoro, per promuovere nei luoghi<br />

<strong>di</strong> lavoro una politica sull’alcol fondata sull’educazione,<br />

la prevenzione, la tempestiva identificazione dei soggetti<br />

a rischio e la possibilità <strong>di</strong> intraprendere, nel pieno rispetto<br />

della privacy, trattamenti integrati presso le strutture<br />

sanitarie.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1) Annovi C et al. Atti Convegno Nazionale “Alcol e Lavoro”, Maranello,<br />

Marzo 2004.<br />

2) De Bernardo MA. Washington, Dc, Institute Of Drug-Free<br />

Workplace, 2001.<br />

3) Lambert SD. Occup Med State of the art. 17, 2002.<br />

4) Soleo L et al. G Ital Med Lav Erg, 24, 2002.<br />

5) Noventa A. Atti Convegno Nazionale “Le Idoneità Difficili” Abano<br />

Terme, Novembre 2002.<br />

6) Scotto <strong>di</strong> Tella A, Di Palma MD, Peduto M, Liotti F. La percezione<br />

del rischio alcol nei luoghi <strong>di</strong> lavoro: il ruolo del me<strong>di</strong>co competente<br />

alla luce della legge n° 125/2001.XIX <strong>Congresso</strong> Nazionale<br />

Società Italiana <strong>di</strong> Alcologia. Vibo Valentia, Novembre 2005.<br />

7) Relazione del Ministro della Salute al Parlamento sugli interventi<br />

realizzati ai sensi della legge 30.03.2001, n. 125 - Dati relativi all’anno<br />

2004.<br />

CS-29<br />

MODULAZIONE TRA REALTÀ INTERNA<br />

CARATTERISTICA ALESSITIMICA (TAS 20)<br />

E COPING ESTERNO IN GRUPPI DI LAVORATORI<br />

DI COMPARTI ARTIGIANALI<br />

L. Martina<br />

MMG Alss 10 Veneto, Sp. Me<strong>di</strong>cina del Lavoro<br />

RIASSUNTO. L’Autore esamina una casistica <strong>di</strong> 92 lavoratori<br />

(74M e 18F) afferenti in stu<strong>di</strong>o. Nel periodo novembre 2005 -<br />

aprile 2006 al fine <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>arne la caratteristica<br />

espressivo/comunicativa alessitimica con test Tas-20. I risultati<br />

danno un punteggio me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 47.94 punti con DS:15.53 e pertanto<br />

l’alessitimia è negativa (65.22%) con buona espressione <strong>di</strong><br />

sentimenti, emozioni e vissuti. L’età me<strong>di</strong>a è giovanile, 38.92 anni<br />

con DS:10.45 e i soggetti sono sposati nel 60.86%.<br />

L’organizzazione del Lavoro è <strong>di</strong> tipo<br />

modulare,integrato,flessibile e non <strong>di</strong> tipo Tayloristicoparcellizzata.<br />

ABSTRACT. The Author examined a sample of 92 workers (74 M e<br />

18 F) afferent’s in study I in the time November 2005 - April 2006<br />

with the finality of study the caracteristic emotional/communicative<br />

with Test Tas-20. The results aren’t with one score middle of 47.94<br />

points with DS:15.53 and therefore the alexithimic caracteristic it’s<br />

negative, with good expression of feelings, emotions, life styles. The


218 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

www.gimle.fsm.it<br />

middle age it’s juvenile, 38.92 years with DS:10.45 and<br />

the subjects aren’t marriage in the 60.86%. The<br />

organization of the work it’s modulated, flexible and<br />

integrated and not of the type tayloristic/<strong>di</strong>vided.<br />

INTRODUZIONE<br />

Finalità del presente stu<strong>di</strong>o è <strong>di</strong>mostrare come<br />

la caratteristica comunicativo/espressiva<br />

alessitimica <strong>di</strong> 92 Sl(74 M e 18 F) soggetti lavoratori<br />

valutata con Test Tas 20 (Toronto<br />

Alexytimia Scale) non interferisca con l’attività<br />

sociotecnica e relazionale dei soggetti lavoratori<br />

osservati.<br />

MATERIALI E METODI<br />

Sono stati sottoposti a visita me<strong>di</strong>ca per<br />

sorveglianza sanitaria nel periodo novembre<br />

2005-aprile 2006 n°92 soggetti lavoratori (74<br />

M e 18F) <strong>di</strong> comparti artigianali e sottoposti a<br />

Test Tas 20 (Toronto Alexithymia Scale) per<br />

valutarne la caratteristica alessitimica in<strong>di</strong>viduale.<br />

Il Test Tas 20, ideato nel Canada nel 1992,<br />

è costituito da 20 items in forma breve sull’espressione<br />

<strong>di</strong> sentimenti,emozioni,vissuti dei<br />

soggetti con risposta a punteggio da 1,2,3,4,<br />

5(1: non sono d’accordo/5: sono d’accordo con<br />

la domanda); 5 items (4,5,10,18,19) sull’orientamento<br />

esterno hanno punteggio invertito (1<br />

Sono d’accordo;5 Non sono d’accordo sulla<br />

domanda).<br />

Il Questionario è a domande semistrutturate<br />

e lascia libertà alla risposta secondo scienza<br />

e coscienza. I punteggi delle 20 domande si<br />

sommano e devono essere


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 219<br />

www.gimle.fsm.it<br />

è giovanile:38.92 anni con DS:10.45 e la maggioranza dei<br />

lavoratori non alessitimici sono sposati:56/92=60.86%. La<br />

caratteristica alessitimica positiva (non esprimere gli affetti)<br />

pertanto non è correlata all’organizzazione del lavoro<br />

flessibile, modulare e integrata ma a variabili quali l’immigrazione,<br />

i deficit <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento e la <strong>di</strong>fficoltà meccanicistica<br />

del compito lavorativo.<br />

I livelli <strong>di</strong> stress rilevati con Biofeedback EMG sono<br />

me<strong>di</strong>o bassi, cioè < 25 mcv nella maggioranza dei soggetti<br />

e pertanto la conversione degli stressors lavorativi e psicosociali<br />

è ottimale, cioè neuromuscolare. L’attività lavorativa<br />

tecnico razionale non interferisce con il livello simbolico<br />

Emozionale inconscio e relazionale dei lavoratori.<br />

In tabella II si espone la classificazione per gruppi<br />

omogenei mansione con me<strong>di</strong>a e DS, me<strong>di</strong>a delle me<strong>di</strong>e<br />

del test Tas-20.<br />

CONCLUSIONI<br />

Me<strong>di</strong>ante il presente stu<strong>di</strong>o è stato possibile <strong>di</strong>mostrare<br />

che l’organizzazione del lavoro <strong>di</strong> tipo flessibile,<br />

integrato e modulare con buona relazionalità sociotecnica,<br />

correla con caratteristica alessitimica negativa: P<br />

47.94, DS:13.53 in 60/92=65.22% soggetti è pertanto<br />

buona espressività esterna <strong>di</strong> affetti,sentimenti ed emozioni,valutati<br />

con il test Tas 20 in 92 soggetti lavoratori.<br />

Inoltre i soggetti hanno un’età giovanile (Xm:38.92 a<br />

DS:10.45), sono sposati (56/92=60.86%) e <strong>di</strong>mostrano<br />

livelli <strong>di</strong> stress convertito all’apparato neuromuscolare<br />

me<strong>di</strong>o basso, con TNM valutata al BFB EMG


220 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

www.gimle.fsm.it<br />

ziato una sensibilità delle IgA salivari verso mutazioni<br />

dello stato psicologico del soggetto, evidenziando relazioni<br />

tra queste e esposizione cronica a stress psicologico.<br />

Tali stu<strong>di</strong> hanno evidenziato soprattutto una riduzione<br />

delle s-IgA nella esposizione a stress (per una rewiew<br />

si veda Evans et al. (6)) anche se, più recentemente, è<br />

stato mostrato che, paradossalmente la risposta acuta ad<br />

un cambiamento psicologico, può essere un innalzamento<br />

delle s-IgA, seppur transitorio(7). In campo occupazionale,<br />

sono stati condotti pochi stu<strong>di</strong>, riportando correlazioni<br />

negative tra IgA e stress (8, 9, 10).<br />

Lo stu<strong>di</strong>o si propone <strong>di</strong> valutare e confrontare la percezione<br />

<strong>di</strong> situazioni <strong>di</strong> stress nel settore infermieristico<br />

in un Pronto Soccorso ed in un reparto <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina generale,<br />

e stu<strong>di</strong>arne le relazioni sulla secrezione delle IgA<br />

salivari.<br />

METODI<br />

Hanno aderito allo stu<strong>di</strong>o 57 su 93 infermiere operanti<br />

nel Pronto Soccorso (PS) e nei reparti me<strong>di</strong>ci (ME)<br />

degli OO.CC. <strong>di</strong> Sassari (Italy). Tra queste, la maggior<br />

parte (78,8%) avevano età compresa tra 20 e 40 anni. Le<br />

infermiere PS presentavano un’età me<strong>di</strong>a leggermente<br />

inferiore (26.3 anni) rispetto alle infermiere ME (31.1<br />

anni) (p = 0.002), come anche l’esperienza professionale<br />

(5.1 anni vs 8,2 anni) (p = 0.001). L’anzianità lavorativa<br />

e l’età è stata introdotta come covariata per controllarne<br />

possibili effetti.<br />

A tutti i soggetti è stato somministrato il NIOSH Job<br />

Stress Questionnaire (versione Italiana) ed è stato raccolto<br />

al termine del turno lavorativo (ore 13) un campione<br />

<strong>di</strong> saliva per determinare (ELISA) le s-IgA. Nel presente<br />

stu<strong>di</strong>o vengono analizzati i risultati relativi ad alcune<br />

scale.<br />

Il confronto dei dati è stato eseguito con test T per<br />

campioni in<strong>di</strong>pendenti, mentre GLM è stato utilizzato<br />

nell’analisi multivariata per controllare possibili effetti<br />

dell’età ed anzianità lavorativa sulla percezione <strong>di</strong> stress.<br />

RISULTATI<br />

I punteggi delle scale carico <strong>di</strong> lavoro e conflitti con i<br />

colleghi sono significativamente più alti nelle infermiere<br />

PS che ME, anche dopo l’analisi multivariata (ve<strong>di</strong> tabella<br />

I), mentre nessuna <strong>di</strong>fferenza emerge per le altre scale.<br />

La concentrazione e la secrezione delle s-IgA sono significativamente<br />

più basse nelle infermiere PS che ME,<br />

anche dopo l’analisi multivariata. La concentrazione delle<br />

s-IgA (dopo trasformazione log) presenta una correlazione<br />

inversa significativa con le sole scale carico <strong>di</strong> lavoro<br />

e conflitti con i colleghi (rispettivamente r -0.27 e -<br />

0.33, ambedue p < 0.01).<br />

DISCUSSIONE<br />

Nel nostro stu<strong>di</strong>o le infermiere operanti nel settore<br />

dell’emergenza hanno mostrato livelli <strong>di</strong> carico lavorativo<br />

e <strong>di</strong> conflittualità maggiori, e valori <strong>di</strong> s-IgA significativamente<br />

inferiori rispetto alle infermiere operanti<br />

negli altri settori me<strong>di</strong>ci. Inoltre la secrezione delle IgA<br />

è risultata negativamente correlate con le stesse scale.<br />

Tali risultati sono il linea con le attese dello stu<strong>di</strong>o, e trovano<br />

conferma in altri stu<strong>di</strong> condotti (11, 12, 13). È certo<br />

che almeno in parte, i livelli <strong>di</strong> carico lavorativo <strong>di</strong>versamente<br />

percepiti, debbano essere messi in relazione<br />

alla organizzazione del lavoro, ed ai processi che vi si<br />

svolgono.<br />

La riduzione delle s-IgA rilevata deve essere interpretata<br />

con prudenza; questo marker <strong>di</strong> stress, ancora poco<br />

stu<strong>di</strong>ato, è generalmente associato a con<strong>di</strong>zioni stressanti<br />

acute, o comunque recenti nel vissuto del soggetto<br />

(ad es. la giornata lavorativa), e meno a con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

stress cronico, attese nell’ambito delle infermiere del settore<br />

dell’emergenza. La riduzione delle s-IgA significativamente<br />

<strong>di</strong>fferente nelle infermiere del PS potrebbe essere<br />

un in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio elettivamente vissuto in<br />

questo ambito rispetto agli altri settori indagati.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o, pur con le limitazioni imposte dal suo <strong>di</strong>segno<br />

trasversale (che impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> indagare relazioni<br />

causali tra stress ed IgA) conferma l∏interesse verso le<br />

IgA salivari come marker <strong>di</strong> stress in ambito occupazionale.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1) Boey KW. Differential relationships of work stress to mental ill<br />

health and job <strong>di</strong>ssatisfaction among nursing professionals. Chinese<br />

J Psychol 1991; 33: 77-86.<br />

2) Wheeler HH. A review of nurse occupational stress research. Br J<br />

Nurs 1997; 6: 642-5.<br />

3) Walters V, Hains T. Workload and stress in nursing. Can J Nurs Res<br />

1989; 21: 49-57.<br />

Tabella I. Me<strong>di</strong>a, minimo-massimo (min-max) e intervello <strong>di</strong> confidenza (95% CI) delle <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> gruppo (PS - ME) dei punteggi<br />

delle scale del NIOSH somministrate e delle s-IgA. Confronto eseguito con test T per campioni in<strong>di</strong>pendenti e GLM (Adj **)<br />

Infermiere (PS) (n=17) Infermiere (ME) (n=40)<br />

Me<strong>di</strong>a Min-max Me<strong>di</strong>a Min-max<br />

PS-ME 95% CI p* Adj p**<br />

Scale NIOSH JSQ<br />

Carico lavorativo 3.72 2.35-4.45 3.12 2.20-4.80 0.39 - 0.92 0.031 0.039<br />

Conflitti con i colleghi 3.18 2.40-4.40 2,66 1.80-3.40 0.45 - 1.00 0.021 0.028<br />

Autostima 3.42 3.00-3.38 3.58 2.80-3.80 -0.48 - 0.24 0.50 0.48<br />

Conflitti <strong>di</strong> ruolo 2.66 1.86-3.15 2.85 2.29-3.29 -0.76 - 0.55 0.798 0.780<br />

s-IgA<br />

Concentrazione (µg/ml) 123.3 50.1-381.5 221.49 54.28-49 5.90 -95.66 -23.61 0.002 0.002<br />

Secrezione (µg/min) 49.1 5.38-247.67 68.2 29.84-220.13 -28.75 -0.71 0.001 0.038


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 221<br />

www.gimle.fsm.it<br />

4) Triolo PK. Occupational health hazards of hospital staff nurses. Part<br />

I: overview and psychological stressors. AAOHN J 1989; 37: 232-7.<br />

5) Boey KW, Chan KB, Ko YC, et al. Work stress and psychological<br />

well being among the nursing profession in Singapore. Singapore<br />

Med J 1997; 38: 256-60.<br />

6) Evans P, Clow A, Huckebridge FH, Doyle. A secretory immunoglobulin<br />

A as a convenient biomarker in heath survey work. In:<br />

Rodrigues M. (Ed), Health psychology and quality of life research.<br />

Health psychology Dept, University of Alicante, Spain, 1995.<br />

7) Evans P, Clow A, Huckebridge FH. Stress and the immune system:<br />

current issues and <strong>di</strong>rection in research. The Psychologist 1993;<br />

10: 303-307.<br />

8) Brennan FX, Charnetski CJ. Stress and immune system function in<br />

a newspaper’s newsroom. Psychol Rep. 2000; 87: 218-22.<br />

9) Ng V, Koh D, Chan G, Ong HY, Chia SE, Ong CN. Are salivary<br />

immunoglobulin A and lysozyme biomarkers of stress among nurses?<br />

J Occup Environ Med 1999; 41: 920-7.<br />

10) Zeier H, Brauchli P, Joller-Jemelka HI. Effects of work demands<br />

on immunoglobulin A and cortisol in air traffic controllers. Biological-Psychology<br />

1996; 42: 413-423.<br />

11) Ng V, Koh D, Chan G, et al. Are salivary IgA and lysozyme biomarkers<br />

of stress among nurses? J Occup Environ Med 1999;<br />

41: 920-7.<br />

12) Henningsen GM, Hurrell JJ Jr, Baker F, et al. Measurement of salivary<br />

immunoglobulin A as an immunological biomarker of job<br />

stress. Scand J Work Environ Health 1992; 18 (suppl 2): 133-6.<br />

13) Dunn AJ. Psychoneuroimmunology, stress, and infection. In: Psychoneuroimmunology,<br />

stress, and infection. New York: CRC<br />

Press, 1996: 25-46.<br />

Richiesta estratti: Prof. Francesco Mocci, Istituto <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina<br />

Legale e <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina del Lavoro, Università <strong>di</strong> Sassari, Via<br />

Matteotti 58, 07100 Sassari, Italy (telefax +3979228296<br />

E-mail: mocci@uniss.it)<br />

CS-31<br />

LA PROMOZIONE DI STILI DI VITA SALUTARI<br />

NEL LAVORO A TURNI<br />

R. Morreale, G. Ghiglioni, B. Bregoli, M. Corli<br />

IFM FERRARA S.c.ar.l. - “Integrated Facility Management”<br />

RIASSUNTO. Il nostro stu<strong>di</strong>o ha riguardato un campione <strong>di</strong> 50 lavoratori<br />

turnisti sottoposti, dopo adeguati controlli sanitari <strong>di</strong> base,<br />

a un programma <strong>di</strong> regolare attività fisica e <strong>di</strong> alimentazione<br />

equilibrata con l’obiettivo <strong>di</strong> promuovere stili <strong>di</strong> vita salutari,<br />

orientati alla prevenzione delle malattie car<strong>di</strong>ocircolatorie, da alterazioni<br />

del metabolismo lipo-gluci<strong>di</strong>co, da stress, da abuso <strong>di</strong> alcool<br />

e fumo.<br />

Parole chiave: lavoro a turni, stili <strong>di</strong> vita<br />

ABSTRACT. A group of 50 shift workers were subjected to a programme<br />

of physical activity and balanced <strong>di</strong>et. The aim of this study<br />

was to promote a healthy lifestyle thus helping to prevent car<strong>di</strong>ovascular<br />

<strong>di</strong>seases, stress and to reduce alcohol and smoking habits.<br />

Key words: shift work, healthy lifestyle.<br />

INTRODUZIONE<br />

L’obiettivo del nostro stu<strong>di</strong>o è la prevenzione delle<br />

malattie car<strong>di</strong>ocircolatorie, da alterazioni del metabolismo<br />

lipo-gluci<strong>di</strong>co, da stress, da abuso <strong>di</strong> alcool e fumo<br />

nella popolazione lavorativa in turno, attraverso l’acquisizione<br />

<strong>di</strong> uno stile <strong>di</strong> vita orientato al benessere psico-fisico,<br />

l’educazione ad una regolare attività fisica, ad un’a-<br />

limentazione equilibrata ed a un approccio mentale positivo.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o, svolto in collaborazione con l’Università<br />

degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Ferrara, nell’ambito del progetto MaSTem<br />

(master in Ambiente e Risorse rinnovabili), nella sua fase<br />

preliminare, è stato presentato al Management aziendale,<br />

ai lavoratori e alle loro rappresentanze sindacali.<br />

MATERIALI E METODI<br />

Per la nostra indagine sono stati reclutati, su base volontaria,<br />

50 soggetti <strong>di</strong> cui il 90% uomini e il10% donne.<br />

I criteri <strong>di</strong> inclusione prevedevano i seguenti punti: lavoro<br />

in turno, età compresa tra 30 e 50 anni, BMI > 25, riscontro<br />

<strong>di</strong> alterazioni del metabolismo lipogluci<strong>di</strong>co ed<br />

epatico, ipertensione arteriosa (1).<br />

Il campione <strong>di</strong> lavoratori è stato sottoposto ad anamnesi<br />

lavorativa (numero <strong>di</strong> infortuni), anamnesi fisiologica<br />

(tipo <strong>di</strong> alimentazione, attività sportiva, abitu<strong>di</strong>ne al<br />

fumo, consumo <strong>di</strong> alcool e caffè) e valutazione antropometrica<br />

(peso, altezza, circonferenza vita e BMI).<br />

Il campione <strong>di</strong> lavoratori è stato inoltre sottoposto a:<br />

– un test sullo stress, tramite l’utilizzo <strong>di</strong> un questionario<br />

definito in accordo a standard internazionali<br />

– esami chimico-clinici (assetto lipo-gluci<strong>di</strong>co)<br />

– ECG da sforzo (test <strong>di</strong> funzionalità car<strong>di</strong>ocircolatoria<br />

e metabolica).<br />

A valle dei controlli sanitari <strong>di</strong> base, in collaborazione<br />

con lo specialista Me<strong>di</strong>co dello sport, è stato definito<br />

per ciascun soggetto un programma personalizzato <strong>di</strong>:<br />

• attività fisica (camminata veloce della durata <strong>di</strong> 40<br />

minuti per 3 volte la settimana)<br />

• controllo dell’alimentazione (proposta <strong>di</strong> schemi <strong>di</strong>etetici<br />

a moderato contenuto <strong>di</strong> lipi<strong>di</strong> e gluci<strong>di</strong>).<br />

A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 1 e 2 mesi dall’avvio dei programmi<br />

personalizzati, i lavoratori sono stati sottoposti a<br />

WALKING TEST, una prova <strong>di</strong> marcia <strong>di</strong> 2 Km, praticata<br />

alla maggiore velocità che il soggetto sia in grado <strong>di</strong><br />

mantenere costante, senza avvertire <strong>di</strong>sagio fisico.<br />

Tale test, attraverso l’elaborazione <strong>di</strong> parametri quali<br />

altezza, peso, età, sesso, tempo impiegato ad eseguire il<br />

percorso e frequenza car<strong>di</strong>aca a fine test è utilizzato per<br />

la valutazione <strong>di</strong>:<br />

In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> fitness car<strong>di</strong>ocircolatorio (IFCC)<br />

Consumo massimo <strong>di</strong> ossigeno (VO 2 max)<br />

RISULTATI<br />

La compilazione volontaria del questionario sullo<br />

stress è stata effettuata dall’88% dei soggetti appartenenti<br />

al campione. Le risposte relative al test non hanno fatto<br />

apprezzare quote significative <strong>di</strong> ansia.<br />

L’intero programma della campagna <strong>di</strong> prevenzione è<br />

stato completato dal 72% dei lavoratori aderenti all’iniziativa.<br />

L’esecuzione del WALKING TEST ha consentito <strong>di</strong><br />

raccogliere dati per la valutazione in ogni singolo soggetto<br />

<strong>di</strong>:<br />

• In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> fitness che fornisce una in<strong>di</strong>cazione sulla<br />

forma fisica car<strong>di</strong>ocircolatoria (IFCC)<br />

• Consumo massimo <strong>di</strong> ossigeno (VO 2 max) che rappresenta<br />

la massima quantità <strong>di</strong> ossigeno che un soggetto<br />

può utilizzare nel corso <strong>di</strong> un esercizio fisico


222 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

www.gimle.fsm.it<br />

CONCLUSIONI<br />

Nel campione <strong>di</strong> soggetti in esame (ve<strong>di</strong> Tabella I), si<br />

è riscontrato, pure nel breve periodo <strong>di</strong> osservazione, un<br />

generale miglioramento del livello <strong>di</strong> fitness car<strong>di</strong>ocircolatorio:<br />

dopo un mese, il valore me<strong>di</strong>o totale del IFCC e<br />

del VO 2 è migliorato <strong>di</strong> oltre il 10%. Questo grazie ad un<br />

incremento dell’attività motoria ed a una seppure lieve<br />

variazione nelle abitu<strong>di</strong>ni alimentari.<br />

Il confronto tra i dati rilevati in occasione dei controlli<br />

eseguiti ad 1 e 2 mesi dall’avvio dei programmi<br />

personalizzati <strong>di</strong> attività motoria e controllo dell’alimentazione<br />

conferma quanto già noto e <strong>di</strong>sponibile nella letteratura<br />

me<strong>di</strong>ca, ma sarà ugualmente <strong>di</strong> grande utilità per<br />

il me<strong>di</strong>co competente per suggerire a tutti i lavoratori un<br />

corretto stile <strong>di</strong> vita e per promuovere future campagne<br />

<strong>di</strong> prevenzione.<br />

Tabella I. Risultati In<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> Fitness e VO 2 max<br />

<strong>di</strong> ciascun soggetto nei due controlli effettuati<br />

N°<br />

SOGGETTI<br />

ETÀ INDICE<br />

FITNESS<br />

VO2 max<br />

al 1°<br />

INDICE<br />

FITNESS<br />

VO2 max<br />

al 2°<br />

al 1° contr. controllo al 2° contr. controllo<br />

1 36 110 49 110 49,4<br />

2 33 11 10,3 14 11,3<br />

3 31 69 25,3 70 34,2<br />

4 46 32 13,8 56 24,1<br />

5 42 51 22,9 62 27,4<br />

6 36 116 51,1 120 52,7<br />

7 36 44 22,7 82 36,9<br />

8 35 82 38,6 86 39,9<br />

9 33 110 49,9 111 50<br />

10 33 80 37,8 86 40,6<br />

11 32 95 34,1 98 35<br />

12 46 53 22,7 69 28,7<br />

13 44 26 12,5 55 23,8<br />

14 42 77 33,3 93 40,2<br />

15 39 88 38,8 92 40,8<br />

16 36 83 37,8 89 40,6<br />

17 49 52 21,8 88 35,8<br />

18 38 125 54,5 127 55,2<br />

19 53 75 29,7 84 33,2<br />

20 48 24 10,5 46 19,3<br />

21 41 104 44,5 113 47,8<br />

22 37 64 30,2 78 35,3<br />

23 37 59 19,9 69 23,7<br />

24 34 71 34,2 81 37,4<br />

25 32 58 29,5 63 31,9<br />

26 33 79 37,8 102 47,1<br />

27 40 81 36,5 95 41,6<br />

28 43 82 35,5 92 39,3<br />

29 50 91 36,6 95 37,7<br />

30 36 67 31,2 78 36,3<br />

31 32 76 36,1 84 39,6<br />

32 40 75 33,9 87 38,9<br />

33 38 79 35,9 104 45,5<br />

34 37 96 42,7 107 47,6<br />

35 41 98 42,6 101 43<br />

36 33 69 33,7 81 37,9<br />

RINGRAZIAMENTI<br />

Si ringraziano vivamente i lavoratori della società Basell Polyolefins<br />

Ferrara che hanno partecipato con tanto entusiasmo alla nostra<br />

indagine.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1. Linee Guida SIMLII “Lavoro a turni e notturno”<br />

Richiesta estratti: Rosalba Morreale c/o IFM Ferrara<br />

S.c.a.r.l. Servizio Sanitario, Piazzale Donegani 12 - 44100<br />

Ferrara, Italy - Tel. 0532-598240, fax 0532.597833, e-mail:<br />

rosalba.morreale@ifmferrara.com<br />

CS-32<br />

RISCHI PER LA SALUTE CONNESSI AL LAVORO<br />

MINORILE: ATTIVITÀ E PROPOSTE DEI CENTRI<br />

DI COLLABORAZIONE DELL’OMS<br />

M. Petyx, F. Boccuni, G. Fortuna,<br />

C. Petyx, A. Valenti, S. Iavicoli<br />

ISPESL - Istituto Superiore per la Prevenzione E la Sicurezza<br />

del Lavoro - Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina del Lavoro - Centro<br />

<strong>di</strong> Collaborazione dell’OMS<br />

RIASSUNTO. Il lavoro minorile va analizzato tenendo conto dei<br />

principali contesti in cui si presenta: in particolare le piccole<br />

imprese a conduzione familiare nel settore agricolo, dell’ospitalità<br />

e della ristorazione svolgono un ruolo significativo. In questi<br />

ambiti il minore tende a sottostimare i rischi correlati con<br />

l’attività lavorativa svolta, assimilando l’ambiente <strong>di</strong> lavoro a<br />

quello familiare. A fronte delle legislazioni nazionali in materia, il<br />

network dei Centri <strong>di</strong> Collaborazione dell’OMS sta lavorando per<br />

lo sviluppo <strong>di</strong> una consapevolezza comune sulla tematica, al fine<br />

<strong>di</strong> valutare, comunicare e quin<strong>di</strong> prevenire i rischi per la salute e<br />

la sicurezza dei minori che lavorano, sia in ambito nazionale che<br />

internazionale.<br />

Parole chiave: lavoro minorile, salute e sicurezza del lavoro, Centri <strong>di</strong><br />

Collaborazione dell’OMS.<br />

ABSTRACT. Child labour should be analyzed with regard to the<br />

main frameworks where it arises: particularly, the small family<br />

based enterprises in agricultural, hospitality and restaurateurs’<br />

sectors play a lea<strong>di</strong>ng role. In these contexts the child can<br />

underestimate the risks related to the carried out work activity and<br />

assimilate the work background to the family background. In spite<br />

of the national thorough regulations on child labour, the network of<br />

WHO Collaborating Centres is working to develop a common<br />

awareness in order to evaluate, communicate and prevent the<br />

occupational health and safety risks for children, at national and<br />

international level.<br />

Key words: child labour, Occupational Health and Safety, WHO<br />

Collaborating Centres.<br />

INTRODUZIONE<br />

L’Organizzazione <strong>Internazionale</strong> del Lavoro (OIL)<br />

(1) stima che nel mondo sono circa 211 milioni i bambini<br />

economicamente attivi nella fascia <strong>di</strong> età compresa<br />

tra 5 e 14 anni; tale dato corrisponde a circa un<br />

quinto <strong>di</strong> tutti i bambini al mondo nella stessa fascia<br />

d’età. Circa 73 milioni <strong>di</strong> piccoli lavoratori hanno meno<br />

<strong>di</strong> 10 anni senza una <strong>di</strong>fferenza statisticamente significativa<br />

del sesso sull’incidenza globale del fenomeno.<br />

Le stesse statistiche, inoltre, stimano in circa


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 223<br />

www.gimle.fsm.it<br />

186 milioni i “child labourers” nella fascia d’età tra i<br />

5 e i 14 anni, mentre 171 milioni <strong>di</strong> bambini sono impegnati<br />

in lavori rischiosi (Tab. I e II). La <strong>di</strong>stribuzione<br />

regionale <strong>di</strong>mostra <strong>di</strong>fferenze significative: la situazione<br />

dell’Europa appare molto <strong>di</strong>versa se paragonata<br />

con le altre regioni nel mondo. Lo sviluppo economico,<br />

il livello tecnologico delle attività industriali,<br />

la presenza <strong>di</strong> istituzioni democratiche e il rispetto dei<br />

<strong>di</strong>ritti fondamentali della popolazione in generale e<br />

dei lavoratori in particolare, rende il lavoro minorile<br />

un fenomeno limitato. Nonostante ciò in Europa il<br />

problema esiste, manifestandosi con tipologie <strong>di</strong>fferenti<br />

a seconda dei paesi.<br />

È molto <strong>di</strong>fficile valutare l’entità dei lavori rischiosi<br />

in Europa dal momento che i dati sono molto scarsi. Possiamo<br />

affermare che la grande maggioranza dei minori<br />

sono impegnati in attività lavorative nel settore agricolo,<br />

nell’industria, nei servizi e nelle piccole me<strong>di</strong>e imprese a<br />

conduzione familiare (2).<br />

La rilevanza politica del problema del lavoro minorile<br />

nelle Regioni Europee è testimoniata dal fatto che ben<br />

42 dei 52 Stati Membri dell’Ufficio Regionale per l’Europa<br />

dell’OMS hanno ratificato la Convenzione 182 sulle<br />

peggiori forme <strong>di</strong> lavoro minorile. Questo processo è<br />

stato <strong>di</strong>fficoltoso per alcuni Paesi, soprattutto nell’Europa<br />

Orientale.<br />

Tabella I. Stima, per gruppi <strong>di</strong> età, del lavoro minorile,<br />

dei bambini economicamente attivi e dei bambini<br />

impegnati in lavori rischiosi nel mondo, anno 2000 (1)<br />

Fasce<br />

d’età<br />

Bambini Lavoro Bambini<br />

economicamente minorile impegnati in lavori<br />

attivi (milioni) (milioni) rischiosi (milioni)<br />

5-14 210,8 186,3 111,3<br />

15-17 140,9 59,2 59,2<br />

Totale 351,7 245,5 170,5<br />

Tabella II. Distribuzione regionale dei bambini tra 5-14<br />

anni economicamente attivi, anno 2000 (1)<br />

Regione<br />

Numero <strong>di</strong> bambini<br />

(in milioni)<br />

Economie sviluppate 2,5 2,0<br />

Economie in transizione 2,4 4,0<br />

Asia e Pacifico 127,3 19,0<br />

America Latina e Carabi 17,4 16,0<br />

Africa Sub Sahariana 48,0 29,0<br />

Me<strong>di</strong>o oriente e Nord Africa 13,4 15,0<br />

Totale 211,0 18,0<br />

MAGGIORE VULNERABILITÀ DEI BAMBINI SUL LAVORO<br />

Gli effetti dei lavori rischiosi sulla salute fisica, psicologica<br />

ed evolutiva dei bambini sono ben noti. La ricerca<br />

moderna fornisce nuove informazioni riguardo<br />

%<br />

l’impatto sulla salute dei minori <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro<br />

avverse compresi gli effetti neurologici, immunologici,<br />

comportamentali e psicosociali che conducono alla violenza,<br />

al torpore mentale ed alla riduzione del quoziente<br />

intellettivo. Nonostante ciò molti aspetti sono ancora<br />

da approfon<strong>di</strong>re relativamente agli effetti a lungo termine<br />

(nella vita adulta), psicosociali e <strong>di</strong> esposizioni combinate<br />

a particolari rischi. In questo contesto numerosi<br />

altri fattori, <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa natura, rendono i bambini più vulnerabili<br />

nei confronti dei rischi occupazionali rispetto<br />

agli adulti:<br />

• Bambini e adolescenti sono frequentemente impiegati<br />

in settori particolarmente a rischio per la loro salute<br />

(es. Costruzioni, etc.).<br />

• La percezione dei rischi da parte dei bambini è bassa:<br />

normalmente essi sottostimano i rischi per la loro salute<br />

e sicurezza.<br />

• Le misure <strong>di</strong> protezione attualmente previste per la<br />

salute e la sicurezza (DPI, postazioni <strong>di</strong> lavoro, strumenti<br />

ergonomici e valori limite <strong>di</strong> soglia per il rischio<br />

chimico) sono stu<strong>di</strong>ati e finalizzati alla protezione<br />

<strong>di</strong> lavoratori adulti.<br />

• Bambini e adolescenti non sono rappresentati nell’ambito<br />

dei contesti sindacali e quin<strong>di</strong> i loro interessi<br />

non possono essere protetti attraverso il consueto<br />

<strong>di</strong>alogo tra le parti sociali sul tema della salute e sicurezza<br />

sul lavoro.<br />

• Il lavoro minorile è spesso sommerso pertanto la sua<br />

prevenzione non può essere organizzata nell’ambito<br />

della legislazione esistente in materia.<br />

ATTIVITÀ E PROPOSTE DEI CC OMS<br />

L’azione dell’Organizzazione Mon<strong>di</strong>ale della Sanità<br />

(OMS) con i suoi Centri <strong>di</strong> Collaborazione (CC OMS) si<br />

è concentrata nell’attivazione <strong>di</strong> importanti cooperazioni,<br />

progetti e linee d’intervento sulla tematica.<br />

In particolare il Work Plan 2001-2005 del network<br />

dei CC OMS ha attivato una specifica Task Force sui<br />

lavori pericolosi per i bambini (Hazardous Child Labour)<br />

per sviluppare progetti nazionali e internazionali<br />

sul tema. I rischi lavorativi per la salute dei bambini sono<br />

stati sottolineati anche dalla Global Alliance on<br />

Healthy Environments for Children (HECA) dell’OMS.<br />

L’OIL ha dato particolare risalto ai lavori pericolosi per<br />

i minori all’interno dell’International Programme on<br />

Elimination of Child Labour (IPEC), che fornisce assistenza<br />

a molti paesi della regione Europea. Infine anche<br />

l’International Commission on Occupational Health<br />

(<strong>ICOH</strong>), ha creato un gruppo <strong>di</strong> lavoro specifico per lo<br />

stu<strong>di</strong>o degli aspetti sulla salute occupazionale del lavoro<br />

minorile.<br />

Altre attività sono state portate avanti a livello internazionale.<br />

Tra queste, nel febbraio del 2004 si è<br />

svolta a Fiuggi la “WHO Consultation on Occupational<br />

Health Risks for Children” che ha prodotto importanti<br />

in<strong>di</strong>cazioni e strategie per affrontare il problema<br />

<strong>di</strong> bambini ed adolescenti che lavorano. Il meeting ha<br />

riunito oltre agli esperti <strong>di</strong> organismi internazionali<br />

quali OMS, OIL e <strong>ICOH</strong>, anche rappresentanti provenienti<br />

da <strong>di</strong>versi paesi europei. L’Ufficio Regionale per


224 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

www.gimle.fsm.it<br />

l’Europa, in accordo con i Quartieri Generali OMS, ha<br />

promosso, in collaborazione con l’ISPESL, questa<br />

consultazione per relazionare sulle azioni nazionali e<br />

internazionali in corso e per sviluppare delle raccomandazioni<br />

con lo scopo <strong>di</strong> ridurre i rischi lavorativi<br />

per i minori.<br />

DISCUSSIONE<br />

L’ISPESL, capofila in Italia per questa tematica, ha<br />

collaborato attivamente alla stesura del documento programmatico<br />

conclusivo del meeting <strong>di</strong> Fiuggi, che in<strong>di</strong>vidua<br />

due piani <strong>di</strong> azione (3): il primo coinvolge <strong>di</strong>rettamente<br />

i governi nazionali, mentre il secondo prevede<br />

l’attivazione <strong>di</strong> collaborazioni internazionali.<br />

A livello nazionale le proposte emerse sollecitano i<br />

governi ad intraprendere azioni secondo le seguenti linee<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo:<br />

• Svolgere un’analisi della situazione nazionale (attraverso<br />

lo sviluppo <strong>di</strong> country profile), includendo la<br />

valutazione della rilevanza del problema e delle conseguenze<br />

sulla salute e sulla sicurezza.<br />

• Definire le forme peggiori <strong>di</strong> lavoro minorile e sviluppare<br />

adeguati strumenti per l’identificazione, la<br />

valutazione e la riduzione.<br />

• Implementare le normative nazionali soprattutto riguardo<br />

alla reale applicazione delle leggi già esistenti<br />

contro il lavoro minorile ed a tutela del lavoro degli<br />

adolescenti.<br />

• Sviluppare e implementare programmi <strong>di</strong> informazione<br />

e strategie specifiche per i datori <strong>di</strong> lavoro, gli<br />

impren<strong>di</strong>tori, le imprese familiari, i genitori, i bambini<br />

e gli adolescenti oltre che per gli esperti della salute<br />

e sicurezza occupazionale e i professionisti della<br />

salute primaria.<br />

• Rafforzare le competenze in merito alla salute occupazionale<br />

degli esperti della salute primaria al fine<br />

<strong>di</strong> identificare precocemente i segni e i sintomi<br />

delle peggiori forme <strong>di</strong> lavoro minorile e le sue<br />

conseguenze.<br />

• Fornire addestramento e formazione, in particolare:<br />

– educando alla salute e promuovendo la cultura<br />

della sicurezza nelle scuole;<br />

– includendo tematiche sulla sicurezza e salute occupazionale<br />

nei programmi per la formazione<br />

professionale;<br />

– inserendo nei programmi formativi degli esperti<br />

in salute e sicurezza sul lavoro, le tematiche sui<br />

rischi occupazionali per i bambini e programmando<br />

una formazione continua per gli operatori<br />

sanitari.<br />

Per tali azioni è fondamentale il lavoro congiunto del<br />

Ministero della Salute con il Ministero del Lavoro, il Ministero<br />

dell’Istruzione e gli organismi nazionali responsabili<br />

per la protezione dei bambini, in consultazione con<br />

gli stakeholder (datori <strong>di</strong> lavori, parti sociali, università e<br />

professionalità me<strong>di</strong>che ed esperti della sicurezza).<br />

A livello internazionale le proposte <strong>di</strong> azione mirano<br />

a rafforzare la collaborazione tra OMS e OIL, che<br />

sotto <strong>di</strong>versi aspetti stu<strong>di</strong>ano e operano da anni per ridurre<br />

i rischi per la salute dei bambini che lavorano, ed<br />

a coinvolgere in questa sinergia anche la Commissione<br />

Europea e i principali organismi dell’UE come l’Agenzia<br />

Europea per la Salute e Sicurezza sul Lavoro<br />

(European Agency for Occupational Safety and Health<br />

at Work) ela Fondazione Europea per il Miglioramento<br />

delle Con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Vita e <strong>di</strong> Lavoro (European<br />

Foundation for Living and Working Con<strong>di</strong>tions). La<br />

carenza <strong>di</strong> informazioni sistematiche e <strong>di</strong> in<strong>di</strong>catori<br />

comuni, circa i rischi per i minori sul lavoro, riscontrata<br />

anche in ambito internazionale, rappresenta<br />

un’opportunità per la Commissione Europea per potenziare<br />

le attività in tema <strong>di</strong> lavoro minorile, con particolare<br />

riguardo alla raccolta dei dati ed al loro utilizzo<br />

nei piani d’azione.<br />

CONCLUSIONI<br />

Appare evidente che il rischio occupazionale costituisce<br />

un problema reale per la salute dei bambini in molti<br />

Paesi della regione Europea. Inoltre il lavoro pericoloso<br />

nel settore dell’economia informale e il lavoro non retribuito<br />

nelle aziende a conduzione familiare sono molto<br />

<strong>di</strong>fficili da identificare, valutare e quin<strong>di</strong> prevenire. In<br />

questo contesto, il punto <strong>di</strong> criticità appare indubbiamente<br />

lo sviluppo delle conoscenze sul lavoro minorile pericoloso<br />

e sulle conseguenze che esso comporta sulla salute<br />

dei bambini.<br />

Perciò, è <strong>di</strong> grande importanza stimolare lo sviluppo<br />

<strong>di</strong> una consapevolezza da parte dell’intera società circa<br />

gli effetti e le conseguenze dei rischi del lavoro sulla salute<br />

dei minori.<br />

Gli interventi nel singolo ambito nazionale per valutare,<br />

prevenire e comunicare tali rischi possono essere<br />

<strong>di</strong>fferenti a seconda del livello generale <strong>di</strong> salute e sicurezza<br />

sui luoghi <strong>di</strong> lavoro, della legislazione in materia e<br />

del livello <strong>di</strong> azione dei Servizi territoriali per la salute<br />

sul lavoro e possono avere successo solo se integrati nell’ambito<br />

delle regole generali <strong>di</strong> prevenzione per il settore<br />

OSH. L’utilizzo <strong>di</strong> modelli <strong>di</strong> azione e <strong>di</strong> pratiche culturalmente<br />

sensibili e sperimentate può stimolare lo sviluppo<br />

e la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> regole utili per la riduzione dei<br />

rischi legati al lavoro dei minori.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1) International Programme on the Elimination of Child Labour<br />

(2002). Statistical Information and Monitoring Programme on<br />

Child Labour. Every Child Counts. New Global Estimates on<br />

Child Labour. ILO. Ginevra. Aprile 2002.<br />

2) Istituto nazionale <strong>di</strong> statistica. Convenzione ISTAT - Ministero del<br />

lavoro e delle politiche sociali (2002). Sistema informativo sul lavoro<br />

minorile. Progetto Silm. Relazione finale. Roma. Dicembre<br />

2002.<br />

3) Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro<br />

(2003). Proteggere il nostro futuro. Contributi sul lavoro minorile.<br />

Monografia ISPESL - Centro <strong>di</strong> Collaborazione dell’Organizzazione<br />

Mon<strong>di</strong>ale della Sanità. Roma. Novembre 2003.<br />

Richiesta estratti: Dott.ssa Marta Petyx - ISPESL,<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina del Lavoro - Via Fontana Can<strong>di</strong>da, 1<br />

- 00040 Monteporzio Catone (Roma), Italy - Tel: 06 94181520,<br />

Fax: 06 94181556, E-mail: marta.petyx@ispesl.it


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 225<br />

www.gimle.fsm.it<br />

CS-33<br />

COMUNICAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO<br />

E CANCEROGENO NELLE DITTE DI MANUTENZIONE<br />

IN UNA RAFFINERIA<br />

O. Rossi, A.M. Loi<br />

U.O. Me<strong>di</strong>cina del Lavoro - Azienda USL 6 Livorno - Dipartimento<br />

della Prevenzione - U.F.PISLL - Zona <strong>di</strong> Livorno - Via della Bastia 12<br />

- 57122 Livorno<br />

RIASSUNTO. Nel presente lavoro, è descritta una esperienza <strong>di</strong><br />

comunicazione del rischio chimico/cancerogeno mirata ad<br />

in<strong>di</strong>viduare e a documentare le occasioni e le modalità <strong>di</strong><br />

esposizione dei lavoratori delle <strong>di</strong>tte con appalti <strong>di</strong> manutenzione<br />

presso un impianto petrolchimico. Sono stati utilizzati i dati<br />

contenuti nel documento <strong>di</strong> Valutazione dei Rischi (VR) della<br />

<strong>di</strong>tta madre e quelli provenienti dai fogli <strong>di</strong> lavoro delle <strong>di</strong>tte<br />

appaltatrici; è stato così possibile creare un database in grado <strong>di</strong><br />

gestire le informazioni sulle sostanze, la durata e la possibile<br />

modalità <strong>di</strong> esposizione per ogni lavoratore. Il programma<br />

consente <strong>di</strong> migliorare il livello <strong>di</strong> conoscenza dei Me<strong>di</strong>ci<br />

Competenti, dei lavoratori e degli altri soggetti della prevenzione,<br />

<strong>di</strong> documentare la qualità e durata delle singole esposizioni e <strong>di</strong><br />

aggiornare il documento <strong>di</strong> valutazione dell’esposizione.<br />

Parole chiave: rischi chimici, rischi cancerogeni, esposizione<br />

occupazionale, valutazione del rischio, comunicazione del rischio,<br />

<strong>di</strong>tte in appalto.<br />

ABSTRACTS. This short paper reports a communication<br />

experience about chemical/carcinogen risk aimed to characterize<br />

and to document <strong>di</strong>fferent occasions and several ways of exposure<br />

of the workers employed in maintenance companies in a<br />

petrochemical factory. We utilized <strong>di</strong>fferent source of information:<br />

from risk assessment document (VR) of the petrochemical plant and<br />

from job sheets of the companies on contracts of maintenance.<br />

Working this way it has been possible to create a database which<br />

includes information about chemical agents, length and the way of<br />

exposure for every worker. This database allows to improve the level<br />

of knowledge of the Occupational Health Doctors, Professionals<br />

and of the workers, moreover it is useful to take note of quality and<br />

way of exposure in the VR document.<br />

Key words: chemical risk, carcinogen risk, occupational exposure,<br />

risk assessment, risk communication, job on contract.<br />

INTRODUZIONE<br />

Nelle lavorazioni in appalto presso una raffineria una<br />

delle principali necessità per il Me<strong>di</strong>co Competente<br />

(MC) è acquisire e gestire informazioni corrette ed esaustive<br />

sulla natura delle sostanze e dei prodotti interme<strong>di</strong><br />

cui sono potenzialmente esposti i lavoratori durante le<br />

operazioni <strong>di</strong> manutenzione degli impianti. Tale conoscenza<br />

è, infatti, l’in<strong>di</strong>spensabile presupposto per essere<br />

in grado <strong>di</strong> fornire ai lavoratori corrette in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> tipo<br />

preventivo e <strong>di</strong> conseguenza, ottenerne il consenso<br />

informato (Van Damme et al. 2004) nell’impostazione<br />

dell’eventuale programma <strong>di</strong> monitoraggio biologico,<br />

annotare le possibili esposizioni nella cartella sanitaria e<br />

<strong>di</strong> rischio e infine, se necessario, riportarle sul registro<br />

delle esposizioni in caso <strong>di</strong> cancerogeni. La semplice acquisizione<br />

da parte del MC del documento <strong>di</strong> VR, che<br />

costituisce la più <strong>di</strong>ffusa forma <strong>di</strong> comunicazione, si è <strong>di</strong>mostrata<br />

insufficiente a garantire informazioni puntuali e<br />

tempestive sulla esposizione dei lavoratori nel caso delle<br />

manutenzioni industriali.<br />

Con questo lavoro presentiamo una esperienza <strong>di</strong> comunicazione<br />

condotta tra i <strong>di</strong>versi soggetti della prevenzione<br />

delle <strong>di</strong>tte d’appalto in una raffineria.<br />

MATERIALI E METODI<br />

All’interno <strong>di</strong> un grosso impianto industriale la comunicazione<br />

dei rischi chimici/cancerogeni avviene<br />

principalmente in due momenti.<br />

1. Al momento del contratto <strong>di</strong> appalto. Il datore <strong>di</strong><br />

lavoro della <strong>di</strong>tta madre consegna il proprio documento<br />

<strong>di</strong> VR alle <strong>di</strong>tte appaltatrici. Le <strong>di</strong>tte appaltatrici, utilizzando<br />

gli elementi conoscitivi dedotti dal documento<br />

della raffineria, provvedono all’adeguamento della loro<br />

valutazione <strong>di</strong> rischio ed informano il M.C.<br />

2. Al momento della effettuazione delle lavorazioni<br />

sull’impianto: il tecnico della <strong>di</strong>tta madre consegna il<br />

"foglio <strong>di</strong> lavoro” al preposto della <strong>di</strong>tta appaltatrice. Il<br />

foglio contiene informazioni <strong>di</strong> dettaglio sul lavoro da<br />

effettuare e alcune informazioni essenziali sui rischi chimici<br />

e cancerogeni collegati all’impianto, è trattenuto dal<br />

preposto che provvede verbalmente ad informare gli addetti<br />

sul lavoro da svolgere. Il MC non viene or<strong>di</strong>nariamente<br />

informato, per cui queste procedure sono insufficienti<br />

a garantirgli informazioni puntuali sulla tipologia<br />

e modalità <strong>di</strong> esposizione alle sostanze presenti nei <strong>di</strong>versi<br />

impianti.<br />

Al fine <strong>di</strong> migliorare il sistema della comunicazione<br />

del rischio sono stati coinvolti i MC, RLS e RSPP. Durante<br />

i momenti <strong>di</strong> confronto sono emersi alcuni punti <strong>di</strong><br />

criticità: <strong>di</strong>fficoltà da parte dei Me<strong>di</strong>ci Competenti, dei<br />

Lavoratori e dei loro Rappresentanti <strong>di</strong> ottenere informazioni<br />

utili attraverso una comunicazione spesso solo verbale<br />

dei rischi presenti sugli impianti, impossibilità <strong>di</strong> attuare<br />

indagini <strong>di</strong> igiene industriale a causa della variabilità<br />

e spesso estrema brevità delle lavorazioni e, conseguentemente,<br />

quella <strong>di</strong> impostare un appropriato programma<br />

<strong>di</strong> monitoraggio biologico, annotare i rischi specifici<br />

nella cartella sanitaria e <strong>di</strong> rischio ed informare i lavoratori<br />

sul significato degli esami e sui loro risultati.<br />

Analizzando i flussi informativi presenti tra le <strong>di</strong>tte, è<br />

stata in<strong>di</strong>viduata l’operazione della fatturazione come<br />

una procedura che in grado <strong>di</strong> registrare la tipologia dei<br />

lavori con i relativi tempi <strong>di</strong> esecuzione presso i <strong>di</strong>versi<br />

impianti. È stato quin<strong>di</strong> realizzato un database in grado<br />

<strong>di</strong> associare le informazioni sulle esposizioni (provenienti<br />

dalle VR su ogni impianto della <strong>di</strong>tta madre) con<br />

quelle dedotte dai “fogli <strong>di</strong> lavoro” <strong>di</strong> ogni addetto e<br />

quelle relative alla fatturazione dei singoli lavori (durata<br />

dell’esposizione) sui <strong>di</strong>versi impianti.<br />

RISULTATI<br />

Il database realizzato ha consentito al RSPP <strong>di</strong> costruire<br />

quasi in tempo reale un profilo <strong>di</strong> potenziale esposizione<br />

per ciascun lavoratore e comunicarlo al MC.<br />

Attualmente utilizzano il sistema 10 Me<strong>di</strong>ci Competenti<br />

<strong>di</strong> 10 <strong>di</strong>tte <strong>di</strong> manutenzione (meccanici, elettro-strumentisti,<br />

pontisti e altri) in appalto presso la raffineria e<br />

con il coinvolgimento <strong>di</strong> un numero <strong>di</strong> lavoratori compreso<br />

tra 137 (gennaio 2005) e 502 (febbraio 2006), fino<br />

a circa 1000 durante le manutenzioni straor<strong>di</strong>narie.


226 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

www.gimle.fsm.it<br />

Le <strong>di</strong>tte <strong>di</strong> manutenzione coinvolte sono aggregate in<br />

Consorzi che coor<strong>di</strong>nano i lavori (pur lasciando <strong>di</strong>stinte<br />

le singole responsabilità) ed è stato quin<strong>di</strong> realizzato il<br />

seguente flusso comunicativo:<br />

– il Consorzio registra giornalmente per ciascun lavoratore<br />

le esposizioni, i tempi <strong>di</strong> lavoro e su quali impianti<br />

ha lavorato<br />

– a perio<strong>di</strong>cità mensile, o a richiesta, il software è in<br />

grado <strong>di</strong> calcolare i tempi cumulativi <strong>di</strong> esposizione<br />

<strong>di</strong> ciascun lavoratore alle <strong>di</strong>verse sostanze presenti<br />

sugli impianti<br />

– i dati vengono perio<strong>di</strong>camente inviati al MC, il quale<br />

li annota nella cartella sanitaria e <strong>di</strong> rischio, informa<br />

i lavoratori e imposta l’eventuale monitoraggio biologico<br />

specifico<br />

– alla cessazione del lavoro (anche <strong>di</strong> breve durata) ciascun<br />

lavoratore riceve con la cartella sanitaria e <strong>di</strong> rischio<br />

i dati relativi alla sua esposizione ad agenti chimici/cancerogeni<br />

cumulata presso la raffineria.<br />

DISCUSSIONE E CONCLUSIONI<br />

La comunicazione del rischio chimico/cancerogeno<br />

nel caso delle <strong>di</strong>tte d’appalto in impianti chimici complessi<br />

tra i <strong>di</strong>versi soggetti della prevenzione è <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile<br />

realizzazione. L’esperienza descritta è scaturita da specifiche<br />

richieste <strong>di</strong> maggiori informazioni sui loro rischi<br />

chimici da parte dei RLS delle <strong>di</strong>tte d’appalto <strong>di</strong> una raffineria,<br />

i quali, a fronte <strong>di</strong> una elevata percezione del rischio<br />

derivante dalla lettura del documento della <strong>di</strong>tta<br />

madre, lamentavano una insufficiente attenzione e informazione<br />

sulla loro esposizione ad agenti chimici/cancerogeni.<br />

Un <strong>di</strong>screto livello <strong>di</strong> comunicazione è stato realizzato<br />

grazie all’organizzazione delle <strong>di</strong>tte in Consorzi.<br />

Il coor<strong>di</strong>namento dei Consorzi, pur non alleggerendo le<br />

responsabilità dei singoli datori <strong>di</strong> lavoro, ha sicuramente<br />

facilitato da un punto <strong>di</strong> vista amministrativo l’attivazione<br />

dei flussi comunicativi in<strong>di</strong>viduati anche grazie ad<br />

una attiva collaborazione da parte dei MC e RSPP e RLS.<br />

Tutti questi soggetti infatti avevano rilevato la necessità<br />

<strong>di</strong> una comunicazione <strong>di</strong>namica ed efficace finalizzata<br />

anche alla gestione del rischio chimico e alla stesura del<br />

documento <strong>di</strong> VR delle <strong>di</strong>tte in appalto. Nel caso <strong>di</strong> lavorazioni<br />

in appalto infatti le conoscenze dei rischi specifici<br />

legati alle lavorazioni <strong>di</strong> manutenzione non sono <strong>di</strong><br />

solito facilmente integrate con quelle dei rischi ambientali<br />

della <strong>di</strong>tta madre.<br />

L’attivazione dei flussi decritti ha così consentito <strong>di</strong><br />

aumentare il livello <strong>di</strong> conoscenza dei MC (spesso lontani<br />

dai cantieri <strong>di</strong> lavoro) sui rischi dei lavoratori nelle<br />

attività presso grossi impianti industriali, nonché <strong>di</strong><br />

migliorare la documentazione e la registrazione dei rischi<br />

in<strong>di</strong>viduali nella cartella sanitaria e <strong>di</strong> rischio.<br />

Inoltre le informazioni trattate hanno contribuito ad<br />

aumentare la qualità del monitoraggio biologico, della<br />

sorveglianza sanitaria e della comunicazione dei rischi<br />

agli stessi lavoratori. Alcune <strong>di</strong>fficoltà permangono,<br />

inevitabilmente, nel caso dei lavoratori sottoposti a rapi<strong>di</strong><br />

turn-over all'interno e all'esterno della raffineria<br />

(<strong>di</strong>tte con unità locali in <strong>di</strong>verse aziende madri nazionali<br />

o internazionali e con personale utilizzato a rota-<br />

zione a seconda delle necessità) o nel caso <strong>di</strong> lavoratori<br />

temporanei, spesso extracomunitari, assunti per lavorazioni<br />

straor<strong>di</strong>narie e con contratti <strong>di</strong> lavoro atipici.<br />

La nostra esperienza orienta a ritenere che il sistema <strong>di</strong><br />

flusso comunicativo proposto potrebbe mostrare una<br />

buona performance anche in questi casi, qualora fosse<br />

possibile "esportarlo" e applicarlo anche nelle altre<br />

realtà industriali analoghe in modo tale che ogni lavoratore,<br />

che transiti su <strong>di</strong>versi impianti chimici/petrolchimici<br />

nazionali e internazionali, sia in grado <strong>di</strong> costruire<br />

il proprio profilo <strong>di</strong> esposizione specifica ed<br />

consentire la documentazione <strong>di</strong> un “curriculum” <strong>di</strong><br />

esposizioni anche nel caso <strong>di</strong> lavori <strong>di</strong>versi in <strong>di</strong>verse<br />

<strong>di</strong>tte e a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> anni.<br />

RINGRAZIAMENTI<br />

Si ringraziano i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza<br />

delle <strong>di</strong>tte coinvolte. Si ringraziano inoltre i Me<strong>di</strong>ci Competenti, i<br />

Responsabili dei Servizi <strong>di</strong> Prevenzione e Protezione e i Responsabili<br />

dei Consorzi che hanno favorito la partecipazione attiva dei lavoratori.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1) <strong>ICOH</strong> (International Commission on Occupational Health). Co<strong>di</strong>ce<br />

Etico Professionale per gli Operatori <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina del Lavoro.<br />

Med Lav 1993; 84(4): 337-352.<br />

2) Van Damme K, Casteleyn L, Manno M. Aspetti etici sull’impostazione,<br />

valutazione e gestione dei test <strong>di</strong> monitoraggio biologico. G<br />

Ital Med Lav Erg 2004; 26:4, 338-343.<br />

3) Rossi O, Paoli M, Evangelista G, Bracciotti F, Loi AM. Comunicazione<br />

del rischio chimico e cancerogeno in una raffineria livornese<br />

in una raffineria livornese Atti convegno nazionale “I cancerogeni,<br />

la definizione dell’esposizione in ambienti <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> lavoro”.<br />

Siena 24-26 settembre 2003.<br />

CS-34<br />

POLMONITE ACUTA DA ASPIRAZIONE<br />

DI IDROCARBURI IN UN “MANGIAFUOCO”<br />

L. Vimercati, A. Lorusso, S. Bruno, A. Carrus,<br />

S. Cappello1 , A. Belfiore1 , P. Portincasa1 ,<br />

G. Palasciano1 , G. Assennato<br />

Sezione <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina del Lavoro “B. Ramazzini” - DIMIMP -<br />

Università <strong>di</strong> Bari<br />

1 Clinica Me<strong>di</strong>ca “A. Murri” - DIMIMP - Università <strong>di</strong> Bari<br />

RIASSUNTO. L’aspirazione accidentale <strong>di</strong> derivati del petrolio,<br />

che può verificarsi nei “mangiafuoco”, è responsabile <strong>di</strong> una<br />

polmonite acuta da idrocarburi nota come “fire eater’s<br />

pneumonia”. Descriviamo un caso da noi osservato in un<br />

mangiafuoco <strong>di</strong> 29 anni. Sei ore dopo l’aspirazione <strong>di</strong> cherosene<br />

ha accusato febbre, <strong>di</strong>spnea, tosse e dolore toracico. La<br />

ra<strong>di</strong>ografia del torace ha evidenziato infiltrati<br />

broncopneumonici a livello del lobo me<strong>di</strong>o e inferiore <strong>di</strong> destra<br />

e del lobo inferiore <strong>di</strong> sinistra con consensuale versamento<br />

pleurico. È stato trattato con terapia antibiotica e antipiretica e<br />

successivamente con corticosteroi<strong>di</strong>. La fase acuta è durata<br />

quattro settimane e il paziente è andato incontro a completa<br />

risoluzione anatomo-funzionale nel giro <strong>di</strong> circa tre mesi. Viene<br />

<strong>di</strong>scusso il rischio correlato all’utilizzo dei principali<br />

combustibili impiegati per l’esecuzione del numero <strong>di</strong><br />

mangiafuoco.<br />

Parole chiave: polmonite da aspirazione <strong>di</strong> idrocarburi, cherosene.


G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2 227<br />

www.gimle.fsm.it<br />

ABSTRACT. Accidental aspiration of fuel in fire eaters can cause<br />

an acute chemical pneumonitis known as “fire-eater’s pneumonia”.<br />

We report a case in a 29 year-old fire-eater. Six hours after<br />

aspiration of kerosene, he developed fever up to 39,5°C, dyspnea,<br />

cough and chest pain. Chest ra<strong>di</strong>ograph showed infiltrates in the<br />

middle and lower parts of the lungs and left pleural effusion. He<br />

was treated with an antibiotic and antipiretic therapy and then with<br />

corticosteroids. The acute stage lasted four weeks and the patient<br />

recovered without sequelae within 3 months. Hazard related to main<br />

fuels used for fire eating is <strong>di</strong>scussed.<br />

Key words: fire-eater’s pneumonia, kerosene.<br />

INTRODUZIONE<br />

L’aspirazione accidentale <strong>di</strong> derivati del petrolio, da<br />

parte <strong>di</strong> artisti che si esibiscono nel numero <strong>di</strong> “mangiafuoco”,<br />

può determinare l’insorgenza <strong>di</strong> una polmonite<br />

acuta nota come “fire eater’s pneumonia”(1-4). Presentiamo<br />

<strong>di</strong> seguito un caso giunto alla nostra osservazione.<br />

CASO CLINICO<br />

Un artista <strong>di</strong> strada italiano <strong>di</strong> 29 anni ha aspirato accidentalmente<br />

del cherosene (10 ml) durante un’esibizione<br />

come “mangiafuoco” tenutasi in Grecia.<br />

Dopo circa 6 ore ha accusato febbre associata a <strong>di</strong>spnea,<br />

tosse e dolori toracici; il giorno seguente si è reso<br />

necessario ricovero presso un centro pneumologico<br />

locale. L’esame obiettivo ha evidenziato tachicar<strong>di</strong>a e<br />

tachipnea con temperatura corporea <strong>di</strong> 39,5 °C. La ra<strong>di</strong>ografia<br />

e l’esame TC del torace hanno attestato la ricorrenza<br />

<strong>di</strong> un processo broncopneumonico con infiltrazione<br />

del lobo me<strong>di</strong>o e inferiore <strong>di</strong> destra e del lobo inferiore<br />

<strong>di</strong> sinistra con consensuale versamento pleurico.<br />

Gli esami <strong>di</strong> laboratorio hanno evidenziato leucocitosi<br />

neutrofila con innalzamento della VES, mentre sono risultati<br />

nella norma gli in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> funzionalità epatica<br />

e renale, gli elettroliti serici e l’emogasanalisi arteriosa.<br />

Il paziente è stato trattato con terapia antibiotica, antipiretica<br />

e con drenaggio pleurico. Dopo un graduale miglioramento<br />

del quadro clinico, è stato <strong>di</strong>messo a <strong>di</strong>stanza<br />

<strong>di</strong> circa un mese.<br />

Rientrato in Italia, si è reso necessario ulteriore ricovero<br />

presso la Clinica Me<strong>di</strong>ca “A. Murri” dell’Università<br />

degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Bari. Al momento del ricovero ha presentato<br />

tosse secca, dolori toracici e temperatura corporea <strong>di</strong><br />

37,7 °C. La ra<strong>di</strong>ografia del torace ha rilevato un generale<br />

miglioramento del quadro precedentemente evidenziato,<br />

con persistenza <strong>di</strong> un opacamento al lobo polmonare<br />

me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> destra. Sottoposto a terapia antibiotica (levofloxacina)<br />

e cortisonica (prednisolone) ha presentato un<br />

graduale miglioramento delle con<strong>di</strong>zioni generali fino ad<br />

una completa risoluzione del quadro anatomo-funzionale,<br />

raggiunta a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> circa due mesi dal ricovero.<br />

L’accertamento presso la Clinica “A. Murri”, ove i<br />

sanitari hanno richiesto consulenza specialistica <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina<br />

del Lavoro, ha consentito <strong>di</strong> evidenziare le caratteristiche<br />

e le modalità <strong>di</strong> utilizzo del combustibile.<br />

DISCUSSIONE<br />

Per eseguire il numero <strong>di</strong> sputafuoco gli artisti espellono<br />

una boccata <strong>di</strong> combustibile su <strong>di</strong> un bastoncino ardente,<br />

allo scopo <strong>di</strong> creare una grande fiammata che sembri<br />

uscire dalla loro bocca.<br />

Può accadere che del combustibile residuo rimanga<br />

nel cavo orale e che, a seguito della profonda inspirazione<br />

che segue l’essufflazione, venga aspirato. Molto più<br />

raramente il combustibile viene aspirato infiammato, provocando<br />

ustioni del cavo orale e delle prime vie aeree.<br />

Il rischio <strong>di</strong> aspirazione e il grado <strong>di</strong> tossicità per il<br />

parenchima polmonare <strong>di</strong>pendono dalla tensione superficiale<br />

e dalla viscosità della miscela <strong>di</strong> idrocarburi impiegata.<br />

Infatti bassa viscosità e tensione superficiale sono<br />

caratteristiche che favoriscono l’aspirazione della miscela<br />

idrocarburica e la sua rapida <strong>di</strong>ffusione su <strong>di</strong> un’ampia<br />

superficie polmonare. Ne consegue una <strong>di</strong>struzione del<br />

surfattante alveolare e conseguente danno degli alveoli e<br />

dei capillari polmonari, con possibile insorgenza <strong>di</strong> edema<br />

polmonare (5, 6).<br />

I mangiafuoco impiegano, in funzione delle necessità<br />

dello spettacolo, vari tipi <strong>di</strong> combustibili che presentano<br />

<strong>di</strong>verse caratteristiche chimico-fisiche e gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> tossicità.<br />

Risultano particolarmente utilizzati il cherosene, l’alcool<br />

etilico (anche in miscela), la nafta e combustibili soli<strong>di</strong><br />

quali la polvere <strong>di</strong> spore <strong>di</strong> Lycopo<strong>di</strong>um clavatum.<br />

Nel caso da noi osservato il paziente ha utilizzato un<br />

prodotto, appositamente preparato per questo tipo <strong>di</strong><br />

spettacoli, costituito da cherosene commerciale “puro”.<br />

Il cherosene è una miscela <strong>di</strong> idrocarburi C 9 -C 16 che deriva<br />

dalla <strong>di</strong>stillazione del petrolio (7).<br />

Per gli spettacoli al chiuso molti artisti preferiscono<br />

invece utilizzare la nafta, che ha il vantaggio <strong>di</strong> produrre<br />

meno fumo e cattivo odore del cherosene. La nafta, al pari<br />

del cherosene, presenta bassa viscosità e tensione superficiale.<br />

L’alcool etilico, usato esclusivamente negli spettacoli<br />

serali per via della scarsa luminosità della fiamma generata,<br />

si presenta come il combustibile più sicuro per quanto<br />

riguarda il rischio <strong>di</strong> aspirazione ma, a causa della sua<br />

elevata infiammabilità e volatilità, presenta un elevato rischio<br />

<strong>di</strong> ustioni a carico delle labbra e del cavo orale.<br />

Miscele <strong>di</strong> etanolo e cherosene, da taluni utilizzate,<br />

non sembrano presentare un minore rischio <strong>di</strong> aspirazione<br />

(8, 9).<br />

Per quanto riguarda il rischio legato all’utilizzo <strong>di</strong><br />

spore <strong>di</strong> Lycopo<strong>di</strong>um clavatum, sono stati descritti in letteratura<br />

numerosi casi <strong>di</strong> sensibilizzazione in lavoratori<br />

dell’industria della gomma.<br />

CONCLUSIONI<br />

Il caso da noi osservato presentava polmonite acuta<br />

da aspirazione <strong>di</strong> idrocarburi con manifestazioni cliniche<br />

classiche e risoluzione del quadro anatomo-funzionale a<br />

<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> circa tre mesi dall’inizio del trattamento terapeutico.<br />

L’andamento clinico da noi osservato è in accordo<br />

con quanto riportato da altri Autori (3, 4), anche se<br />

sono stati descritti casi che hanno richiesto l’occorrenza<br />

<strong>di</strong> più importanti presi<strong>di</strong> terapeutici (3, 10). Alla luce della<br />

frequenza <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> infortuni nei mangiafuoco,<br />

probabilmente sottostimata, sarebbe opportuna una specifica<br />

informazione sui rischi derivanti da tale attività<br />

nonché una maggiore osservanza <strong>di</strong> norme comportamentali<br />

tese a scongiurare il più possibile l’eventuale<br />

infortunio sul lavoro.


228 G Ital Med Lav Erg 2006; 28:2<br />

www.gimle.fsm.it<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

1) Beermann B, Christensson T, Moller P, Stillstrom A. Lipoid pneumonia:<br />

an occupational hazard of fire eaters. Br Med J 1984; 289:<br />

1728-1729.<br />

2) Deslee G, Menivale F, Dury S, Perdu D, Quinquenelle MC, Betbeze<br />

P, Mouchet B, Hirshi S, Lebargy F. Fire-eater’s lung. Presse<br />

Med 2005; 34: 1629-1633.<br />

3) Gentina T, Tillie-Leblond I, Birolleau S, Sai<strong>di</strong> F, Saelens T, Boudoux<br />

L, Vervloet D, Delaval P, Tonnel AB. Fire-eater’s lung: seventeen<br />

cases and a review of the literature. Me<strong>di</strong>cine 2001; 80:<br />

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4) Lampert S, Schmid A, Wiest G, Hahn EG, Ficker JH. Fire-eater’s<br />

lung. Two cases and review of the literature. Dtsch Med Wochenschr<br />

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5) Junge B, Popp W, Ruehm S, Rettenmeier AW, Duhrsen U, Runzi<br />

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hydrocarbon mixture. Pneumologie 2002; 56: 547-549.<br />

6) Lamour C, Bouchaud C, Dore P, d’Arlhac M, Bo<strong>di</strong>n J. Pneumonitis<br />

caused by hydrocarbon inhalation. Rev Mal Respir 2003; 20:<br />

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7) NIOSH. Manual of Analytical Methods. NIOSH Publication No<br />

94-113, 1994.<br />

8) Cok G, Er<strong>di</strong>nc M, Savafl R, Alper H. Fire eater’s Pneumonia. Toraks<br />

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9) Reese E, Kimbrough RD. Acute toxicity of gasoline and some ad<strong>di</strong>tives.<br />

Environ Health Perspect 1993; 101: 115-131.<br />

10) David M, Heinrichs W. High-frequency oscillatory ventilation and<br />

an interventional lung assist device to treat hypoxaemia and hypercapnia.<br />

Br J Anaesth 2004; 93: 582-586.<br />

Richiesta estratti: Luigi Vimercati, Sezione <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina<br />

del Lavoro “B. Ramazzini” - DIMIMP - Università degli<br />

Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Bari, Policlinico, Piazza G. Cesare 70124, Bari,<br />

Italy - email: l.vimercati@medlav.uniba.it


LE PUBBLICAZIONI DELLA FONDAZIONE “S. MAUGERI”<br />

1. I “Quaderni <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina del Lavoro e Me<strong>di</strong>cina Riabilitativa” con i quali si propone <strong>di</strong> rendere <strong>di</strong>sponibile<br />

in forma organica argomenti e problemi attuali in Me<strong>di</strong>cina del Lavoro e Riabilitazione, <strong>di</strong> presentare elaborazioni<br />

<strong>di</strong> materiale informativo e <strong>di</strong>dattico riguardante i vari settori <strong>di</strong> attività della Fondazione.<br />

Volumi pubblicati:<br />

1. G. Pezzagno: Rischio da Benzene. 1989<br />

2. G. Franco: Attività umane e rischio per la salute. 1990<br />

3. M. Imbriani, S. Ghittori, G. Pezzagno, E. Capodaglio: Esposizione professionale ad anestetici per<br />

inalazione. 1990<br />

4 F. Franchignoni: Aggiornamenti in Riabilitazione 2. 1990<br />

5. E. Capodaglio, L. Manzo: Esposizione a Stirene. 1990<br />

6. G. Pezzagno, E. Capodaglio: Criteri <strong>di</strong> valutazione energetica delle attività fisiche. 1991<br />

7. G. Franco: Aci<strong>di</strong> biliari e xenobiotici. 1991<br />

8. S. Cerutti, G. Minuco: Spectral Analysis of Heart Rate Variability Signal. Methodological and Clinical<br />

Aspects. 1991<br />

9. F. Franchignoni: Aggiornamenti in Riabilitazione 3. 1991<br />

10. M. Imbriani, A. Di Nucci: Effetti della interazione tra etanolo e solventi. 1991<br />

11. F. Cupella, R. Turpini: La riabilitazione in gastroenterologia. 1991<br />

12. L. Manzo, M. Imbriani, L.G. Costa: Current Issues in Alcoholism. 1992<br />

13. C. Rampulla, N. Ambrosino: Muscoli respiratori e patologia: valutazione e trattamento. 1992<br />

14. S. Della Sala, M. Laiacona: Laboratorio <strong>di</strong> Neuropsicologia. 1992<br />

15. F. Franchignoni: Aggiornamenti in Riabilitazione 4. 1992<br />

16. E. De Rosa, G.B. Bartolucci, V. Cocheo: Atti 11° <strong>Congresso</strong> Nazionale A.I.D.I.I. 1992<br />

17. B. Carù, R. Tramarin: New trends in car<strong>di</strong>ac rehabilitation. 1992<br />

18. L. Manzo, D.F. Weetman: Toxicology of combustion products. 1992<br />

19. C. Minoia, E. Sabbioni, P. Apostoli, A. Cavalleri: Valori <strong>di</strong> riferimento <strong>di</strong> elementi in traccia in tessuti umani. 1992<br />

20. D. Cottica, G.F. Peruzzo: Atti 12° <strong>Congresso</strong> Nazionale A.I.D.I.I. 1993<br />

21. G. Pezzagno: Strategie <strong>di</strong> campionamento ambientale. Alcune applicazioni statistiche per lo stu<strong>di</strong>o degli<br />

inquinanti ambientali. 1993<br />

22. M. Casacchia, R. Casale, E. Ferrari, C. Setacci: Stress. Riunione operativa sottoprogetto stress - Progetto<br />

finalizzato CNR - FATMA. 1993<br />

23. G. Moscato: Asma professionale. 1993<br />

24. A. Cavalleri, G. Catenacci: Obbligo <strong>di</strong> referto e malattie professionali. 1993<br />

25. G. Bazzini: Nuovi approcci alla riabilitazione industriale. 1993<br />

26. P. Pinelli, G. Minuco: Il controllo motorio della mano e della parola: teoria e applicazioni. 1993<br />

27. F. Candura, G. Sardo: L’Ispettorato Me<strong>di</strong>co Centrale del Lavoro in Italia: storia e prospettive. 1994<br />

28. G. Bertolotti, E. Sanavio, G. Vidotto, A.M. Zotti: Un modello <strong>di</strong> valutazione psicologica in Me<strong>di</strong>cina Riabilitativa.<br />

1994<br />

29. D. Cottica, M. Imbriani: Atti 13° <strong>Congresso</strong> Nazionale A.I.D.I.I 1994<br />

30. S. Della Sala, A.M. Zotti: Psicologia dell’invecchiamento ed epidemiologia della demenza: uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

popolazione. 1994<br />

31. A. Cavalleri: Lavanderie a secco: rivalutazione del rischio da solventi. 1994<br />

32. G.D. Pinna, R. Maestri: Spectral analysis of car<strong>di</strong>ovascular variability signals. 1995<br />

33. R. Casale, A. Tango: Le algo<strong>di</strong>strofie. Dalla <strong>di</strong>agnosi alla prevenzione. 1995<br />

34. D. Cottica, V. Pro<strong>di</strong>, M. Imbriani: Atti 14° <strong>Congresso</strong> Nazionale A.I.D.I.I. 1995<br />

35. C. Rampulla, A. Patessio, A. Rizzo, F. Io<strong>di</strong>ce: Valutazione funzionale del danno respiratorio. 1995<br />

36. R.F.E. Pedretti, P. Della Bella: Le Tachiaritmie Ventricolari Maligne dopo Infarto Miocar<strong>di</strong>co. 1995<br />

37. K. Foglio: La ventiloterapia domiciliare nei pazienti broncopneumatici con insufficienza respiratoria<br />

cronica. 1996<br />

38. L. Ribol<strong>di</strong>, C. Ravalli: Lo stress nel mondo del lavoro: quali soluzioni per un problema in espansione. 1996


39. A. Molfese: Piattaforme Petrolifere. Igiene, Sanità e Sicurezza a bordo. 1996<br />

40. R. Gibellini, A. Ferrari Bar<strong>di</strong>le, M. Zambelli, M. Fanello: La riabilitazione in angiologia. 1996<br />

41. S. Binaschi: Me<strong>di</strong>cina del Lavoro. 1997<br />

2. I “Documenti” della Fondazione Salvatore Maugeri, nei quali vengono pubblicati gli Atti <strong>di</strong> Convegni <strong>di</strong> particolare<br />

interesse organizzati dagli Istituti della Fondazione.<br />

Volumi pubblicati:<br />

1. C. Passerino: La nuova riforma sanitaria. 1995<br />

2. Serials with an Institute for Scientific Information (ISI). Impact Factor. 1995<br />

3. F. Candura: Atti del Convegno: Metodologia <strong>di</strong> indagine sul danno ambientale. Inquinamento atmosferico<br />

e acustico nel territorio <strong>di</strong> Pavia. 1995<br />

4. N. Ambrosino, G. Bazzini, F. Cobelli, F. Franchignoni, P. Giannuzzi, C. Rampulla, M. Vitacca: Percorsi valutativi<br />

e terapeutici in Me<strong>di</strong>cina Riabilitativa. 1995<br />

5. G. Franco: Rischi lavorativi in ambiente sanitario: patologia da guanti. 1996<br />

6. G.B. Bartolucci, D. Cottica, M. Imbriani: Atti 15° <strong>Congresso</strong> Nazionale A.I.D.I.I. 1996<br />

7. E. Capodaglio, C. Passerino: Atti del Convegno: Sistemi classificativi dei pazienti in degenza riabilitativa. 1996<br />

8. A. Borgo: L’analisi in componenti principali come stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> correlazioni. 1996<br />

9. F. Pisano: Valutazione e trattamento delle compromissioni motorie centrali: stato dell’arte e recenti acquisizioni.<br />

1996<br />

10. G. Vitta<strong>di</strong>ni, I. Giorgi: Dalla cibernetica dell’io all’approccio ecologico: alcolismo e servizi nell’ottica sistemica.<br />

1996<br />

11. N. Ambrosino, G. Bazzini, F. Cobelli, F. Franchignoni, P. Giannuzzi, C. Rampulla, M. Vitacca: Percorsi valutativi<br />

e terapeutici in Me<strong>di</strong>cina Riabilitativa. 1997<br />

12. C. Minoia, G. Scansetti, G. Piolatto, A. Massola: L’amianto: dall’ambiente <strong>di</strong> lavoro all’ambiente <strong>di</strong> vita.<br />

Nuovi in<strong>di</strong>catori per futuri effetti. 1997<br />

13. A.M. Cirla, G. Catenacci: Organizzazione dell’emergenza sanitaria e del primo soccorso nei luoghi <strong>di</strong> lavoro.<br />

1997<br />

14. G.B. Bartolucci, D. Cottica, M. Imbriani, D. Sordelli: Atti 16° <strong>Congresso</strong> Nazionale A.I.D.I.I. 1997<br />

15. G. Catenacci, G.B. Bartolucci, P. Apostoli: III <strong>Congresso</strong> Nazionale <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Preventiva dei Lavoratori<br />

della Sanità. 1998<br />

16. D. Cottica, G.B. Bartolucci, M. Imbriani, E. Grignani, D. Sordelli: Atti 17° <strong>Congresso</strong> Nazionale A.I.D.I.I. 1998<br />

3. “Advances in Occupational Me<strong>di</strong>cine & Rehabilitation” “Aggiornamenti in Me<strong>di</strong>cina Occupazionale<br />

e Riabilitazione”, rivista quadrimestrale.<br />

Volumi pubblicati:<br />

1. G. Bazzini: Efficacia e qualità in riabilitazione motoria. 1995<br />

2. M. Imbriani, S. Ghittori, G. Pezzagno E. Capodaglio: Update on Benzene. 1995<br />

3. M.R. Strada, G. Bernardo: Interventi riabilitativi in Oncologia. 1996<br />

4. J. Nilsson, M. Panizza, F. Grandori: Advances in Magnetic Stimulation. 1996<br />

5. S. Della Sala, C. Marchetti, O.H. Turnbull: An inter<strong>di</strong>sciplinary approach to the rehabilitation of the neurological<br />

patient: A cognitive perspective. 1996<br />

6. P. Capodaglio, G. Bazzini: L’attività motoria degli arti superiori: aspetti in me<strong>di</strong>cina occupazionale e riabilitativa.<br />

1997<br />

7. G. Pezzagno, M. Imbriani: Cinetica e Monitoraggio Biologico dei Solventi Industriali. 1997<br />

8. L. Manzo, J. Descotes, J. Hoskins: Volatile Organic Compounds in the Environment. Risk Assessment<br />

and Neurotoxicity. 1997<br />

9. P. Capodaglio, M.V. Narici: Muscle Atrophy: Disuse and Disease. 1998<br />

10. G. Moscato: Allergia respiratoria. 1998<br />

11. G. Miscio, P. Pinelli: Prefrontal cortex, Working memory and Delayed reactions: from the theory to the clinical<br />

application. 1998


4. “Advances in Rehabilitation” “Aggiornamenti in Me<strong>di</strong>cina Riabilitativa”.<br />

Volumi pubblicati:<br />

1. F.M. Cossa, L. Mazzini: Assistenza clinica e ricerca scientifica: vali<strong>di</strong>tà dell’approccio multi<strong>di</strong>sciplinare al<br />

traumatizzato cranico. 1999<br />

2. P. Capodaglio, M.V. Narici: Physical Activity in the Elderly. 1999<br />

3. G. Miscio, F. Pisano: Spasticity: mechanisms, treatment and rehabilitation. 1999<br />

4. M. Buonocore, C. Bonezzi: Il dolore neurogeno: dalla definizione alla terapia. 1999<br />

5. A. Salvadeo: Insufficienza renale acuta. 1999<br />

6. P. Pinelli, R. Colombo, S. Onorato: Analisi dell’attenzione protratta nelle reazioni verbali. Sistema prefrontale<br />

e Processi riverberanti. Le reazioni <strong>di</strong>lazionate in Neuropsichiatria (with an English Outline). 1999<br />

7. N. Ambrosino, C.F. Donner, C. Rampulla: Topics in Pulmonary Rehabilitation. 1999<br />

8. A.M. Zotti, G. Bertolotti, P. Michielin, E. Sanavio, G. Vidotto: Linee guida per lo screening <strong>di</strong> tratti <strong>di</strong> personalità,<br />

cognizioni e comportamenti avversi alla salute. Manuale d’uso per il CBA Forma Hospital. 2000<br />

9. P. Capodaglio, M.V. Narici: The ageing motor system and its adaptations to training. 2000<br />

10. F. Rengo, R. O. Bonow, M. Gheorghiade: Heart Failure in the Elderly. Implication for Rehabilitation. 2000<br />

11. G. Megna, S. Calabrese: Riabilitazione neuromotoria 2000. 2000<br />

12. P. Pinelli & Coll.: Freud in a Psychophysiological Framework or About Unconscious and Soul. 2001<br />

13. F. Rengo, R.O. Bonow, M. Gheorghiade: Chronic Heart Failure In The Elderly. The Evolution Of Chronic<br />

Heart Failure. 2002<br />

14. G. Bazzini: ll Day-Hospital Riabilitativo. 2003<br />

15. M. Buonocore, C. Bonezzi: Il dolore nelle neuropatie periferiche post-traumatiche. 2003<br />

16. M. Barat, F. Franchignoni: Assessment in Physical Me<strong>di</strong>cine and Rehabilitation Views and Perspectives. 2004<br />

17. P. Giannuzzi, F. Rengo: Dall’Eccellenza all’Alta Specializzazione in Car<strong>di</strong>ologia Riabilitativa. 2005<br />

5. “Advances in Occupational Me<strong>di</strong>cine” “Aggiornamenti in Me<strong>di</strong>cina Occupazionale”.<br />

Volumi pubblicati:<br />

1. L. Alessio, P.A. Bertazzi, A. Forni, G. Gallus, M. Imbriani: Il monitoraggio biologico dei lavoratori esposti a<br />

tossici industriali. Aggiornamenti e sviluppi. 2000<br />

2. L. Ambrosi, L. Soleo, S. Ghittori, L. Maestri, M. Imbriani: Mercapturic Acids as Biomarkers of Exposure to<br />

Industrial Chemicals. 2000<br />

3. C. Meloni, M.T. Querciolli, S. Ver<strong>di</strong>rosi, M. Imbriani: Aggiornamenti in Scienze Infermieristiche. 2002<br />

6. “Symposia” “I Congressi della Fondazione Maugeri”.<br />

Volumi pubblicati:<br />

1. D. Cottica, F. Benvenuti, E. Grignani, M. Casciani, M. Imbriani: Il rischio microbiologico negli ambienti <strong>di</strong><br />

lavoro: approccio, valutazione, interventi. Convegno AIDII - ISPESL, Centro Congressi Fondazione Salvatore<br />

Maugeri. Pavia, 29 ottobre 1998. 1999<br />

2. L. Soleo, P. Apostoli, D. Cavallo, D. Cottica, G. Nano, L. Ambrosi: II <strong>Congresso</strong> Europeo <strong>di</strong> Igiene Industriale<br />

- I <strong>Congresso</strong> Me<strong>di</strong>terraneo <strong>di</strong> Igiene Industriale - Convegno AIDII, Centro <strong>Internazionale</strong> Congressi.<br />

Bari, 30 giugno - 3 luglio 1999. 2000<br />

3. M. Buonocore, C. Bonezzi: La gestione del paziente con dolore neuropatico: in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong>agnostiche e terapeutiche.<br />

II incontro sul dolore neurogeno. Pavia, 12 maggio 2000. 2000<br />

4. D. Cottica, G.B. Bartolucci, G. Nano, M. Imbriani: Atti 18° <strong>Congresso</strong> Nazionale AIDII. Trento, 21-24 giugno<br />

2000. 2000<br />

5. C. Minoia, R. Turci, G.B. Bartolucci, S. Signorini, P. Apostoli: Progressi nella valutazione del rischio espositivo<br />

da chemioterapici antiblastici. Convegno Nazionale, Centro Congressi Fondazione Salvatore Maugeri.<br />

Pavia, 14-15 ottobre 1999. 2000<br />

6. C. Bonezzi, M. Buonocore: Dolori ra<strong>di</strong>colari e pseudora<strong>di</strong>colari: in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong>agnostiche e terapeutiche.<br />

Centro Congressi Fondazione Salvatore Maugeri. Pavia, 4 maggio 2001. 2001


7. M. Buonocore, C. Bonezzi: Sindromi algo<strong>di</strong>strofiche: dall’inquadramento <strong>di</strong>agnostico al trattamento riabilitativo.<br />

Centro Congressi Fondazione Salvatore Maugeri. Pavia, 17 maggio 2002. 2002<br />

8. Simposio in occasione dell’80° compleanno del Prof. Paolo Pinelli: Funzioni nervose e processi mentali.<br />

Centro Congressi Fondazione Salvatore Maugeri. Pavia, 16 <strong>di</strong>cembre 2001. 2003<br />

9. A. Estraneo, L. Manzo, L. Santoro: Gestione e recupero del traumatizzato cranico. Sala Convegni dell’Ospedale<br />

G. Vietri - Larino (CB), 24-26 ottobre 2002. 2003<br />

7. “I Manuali della Fondazione Maugeri”.<br />

Volumi pubblicati:<br />

1. L. Bianchi, S. Nava, E. Zampogna: Manuale dei Meto<strong>di</strong> e delle Procedure Fisioterapiche in Riabilitazione<br />

Respiratoria. 2002<br />

2. E. Banco, B. Cattani, G. Fugazza: I <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> deglutizione. Opuscolo informativo per pazienti e familiari.<br />

2002<br />

3. M. Schmid, S. Compiano: Degenerazione maculare: nuove strategie. Informazioni utili a persone anziane<br />

con degenerazione maculare. 2002<br />

4. E. Zanotti, C. Bizzarri con la collaborazione <strong>di</strong> R. Grasso, L. Govoni, P. Mombaruzzo, M. Piran, L. Zocchi:<br />

Le malattie polmonari croniche ostruttive: conoscere, curare, convivere. Manuale pratico per il paziente.<br />

2004<br />

5. P. Pinelli, M. Gianesella: Introduzione alla NeuroPsicoCronometria <strong>di</strong> Veruno e Training della VOLONTÀ<br />

in Neuroriabilitazione. With an outline of Prefrontal processes in normal and pathological con<strong>di</strong>tions. 2006<br />

8. “Monal<strong>di</strong> Archives for Chest Disease”, Rivista scientifica internazionale <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Car<strong>di</strong>opolmonare<br />

e Riabilitatazione.<br />

9. “<strong>Giornale</strong> <strong>Italiano</strong> <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina del Lavoro ed Ergonomia”, Rivista trimestrale <strong>di</strong> Prevenzione, Patologia,<br />

Ergonomia e Riabilitazione.<br />

10. “Cyanus”, perio<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Igiene Ambientale e Industriale.

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