MATRIARCATO COME ASSENZA DI GERARCHIA - Le Voltapagina
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Sotto Dario, la sorella maggiore è ancora la tutrice legale in caso di morte dei genitori:<br />
è quello che Will Durant definisce un “matriarcato attenuato”;*<br />
*esemplare la storia di Amten, vissuta ne 3000 circa a.C. che è, approssimativamente,<br />
il periodo in cui si instaurò il patriarcato nel mondo antico. Figlia di scriba, poi scriba<br />
essa stessa e redattrice di ministero, percorse tutte le tappe della carriera, diventando<br />
governatore di provincia, poi nomarca e morì onorata come generale e “comandante<br />
delle Porte di Occidente”.<br />
L’obiezione più frequente è che faraoni e sacerdoti, cioè il potere supremo, siano<br />
uomini. Ma l’Egitto non si può definire una ginocrazia. La Dea è una figura dominante<br />
in Siria, in Mesopotamia, in Anatolia e nel bacino Egeo, ma non in Egitto.<br />
Il suo diritto, fino ai Tolomei, è incontestabilmente matriarcale a tutti i livelli,<br />
tranne quello, più alto di tutti, del regno che, per la precisione, viene collocato fuori<br />
dal sociale in quanto appartenente al sacro ( a parte il regno eccezionale di una<br />
Faraona, Hatshepsut,della XVIII dinastia ). Il mito di Osiride, subito associato al culto<br />
solare, porta direttamente al Faraone inteso come incarnazione umana di Horus, figlio<br />
postumo del sole e della fertilità. “… Di conseguenza, il re doveva la sua divinità e il suo<br />
statuto agli dei che incarnava e che erano tutti maschi” (E.O.James ).<br />
Il Faraone, dunque, rappresenta l’ordine invertito del suo tempo e del suo spazio, e<br />
quest’ordine è tanto femminista quanto quello giudaico-cristiano sarà misogino e<br />
ginofobo!<br />
UN’ECCEZIONE: HATSHEPSUT<br />
Hatshepsut, che il padre chiamò sul trono accanto a sé, regnò dal 1501 al 1479 a.C.<br />
Riuscì a regnare facendosi redigere una biografia agiografica che la proclamava figlia di<br />
Amon-Rà, il quale si sarebbe presentato a sua madre “in una nuvola di luce e di<br />
profumo” per annunciarle l’incarnazione –per suo intervento- di una fanciulla che<br />
doveva far risplendere il prestigio di Ammone sulla terra.<br />
Ci voleva questo intervento diretto del dio nel processo della procreazione per rendere<br />
la principessa uguale ai suoi predecessori reali. Neanche la condivisione del trono con il<br />
Faraone-padre poteva sostituire questo diritto divino da cui proveniva quella monarchia<br />
che faceva di ogni sovrano un “figlio di Horus” ipso facto, senza bisogno che luce e<br />
profumo accompagnassero una tale Annunciazione. Occorreva l’intervento del<br />
soprannaturale per rimuovere l’ostacolo del suo sesso di donna nel regno più femminista<br />
della terra!<br />
Che Hatshepsut sia stata uno dei più grandi nomi della regalità egiziana, che in ventidue<br />
anni di regno abbia riparato i danni inflitti al suo popolo dai re Hyksos, che abbia saputo<br />
conquistare i mercati delle Indie e dell’Estremo Oriente, aprendo così la via delle spezie<br />
e delle perle ai suoi successori sono fatti noti e comprovati storicamente.<br />
Hatshepsut –poi- fu la più grande, ma non la sola a regnare in Egitto: ricordiamo<br />
Amenardis (sacerdotessa e principessa), Shepenapt III e la figlia di questa, Nitokris.<br />
E’ anche interessante sottolineare che, dalla XVIII dinastia in poi, l’appellativo di “sposa<br />
di Dio” viene dato alle regine tebane che diventano sacerdotesse supreme di Amon-Rà,<br />
mentre le principesse reali assumono una dignità superiore a quella rivestita da tutte le<br />
altre in precedenza.