MATRIARCATO COME ASSENZA DI GERARCHIA - Le Voltapagina
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<strong>MATRIARCATO</strong> <strong>COME</strong> <strong>ASSENZA</strong> <strong>DI</strong> <strong>GERARCHIA</strong><br />
civilta’ femminili / ginocrazie<br />
di marisa distefano<br />
http://www.levoltapagina.it/<br />
La parola “matriarcato” ha sempre provocato infinite diatribe e polemiche. Noi qui non<br />
ce ne occuperemo. Dovremmo invece compiere lo sforzo di immaginare la parola<br />
“matriarcato” non come una sorta di “patriarcato femminile”, ma piuttosto come un<br />
termine indicante società ginocratiche o civiltà femminili in cui il potere non si<br />
manifestasse nelle forme strutturate e rigidamente gerarchizzate proprie delle società<br />
patriarcali, ma sotto forma di riti che celebravano il culto della “Grande Madre” (Madre<br />
Terra, madre Cielo/ Luna/ Notte, ecc.)<br />
L’Archetipo della Grande Madre<br />
L’analisi degli archetipi, la descrizione del loro farsi visibili attraverso i riti ed i miti<br />
dell’umanità è compito della psicologia analitica. Chi non abbia esperito direttamente,<br />
attraverso la propria psico-analisi, la realtà archetipica, troverà assai difficile la<br />
comprensione teorica e pratica degli archetipi, questi potenti signori che, alimentando il<br />
flusso straripante dell’inconscio collettivo, sotterraneamente governano la nostra vita.<br />
La psicoanalisi, quando parla di “immagine primordiale” o di “archetipo della Grande<br />
Madre”,non si riferisce a una entità concretamente esistente nello spazio e nel tempo,<br />
ma ad una immagine interiore che agisce nella psiche umana. Questo fenomeno psichico<br />
ha la sua espressione simbolica nelle raffigurazioni della Grande Dea Femminile nell’arte<br />
e nei miti di tutto il mondo.<br />
L’emergere di tale archetipo e la sua attività possono essere osservati nel corso di tutta<br />
la storia umana: nei riti, nei miti e nei simboli dell’umanità primitiva, così come nei<br />
sogni nelle fantasie e nelle raffigurazioni creative di persone sane e malate del nostro<br />
tempo (come risulta evidente in tanti disegni e dipinti di schizofrenici).<br />
La divinità maschile (“ Dio”) che attualmente domina in tutte le grandi religioni<br />
monoteiste e patriarcali è solo una trasformazione recente ( 3000 a.C.) del culto della<br />
Dea che ha caratterizzato la civiltà matriarcale/ femminile durante un ben più lungo<br />
periodo – documentato dal 30.000 a.C. fino a circa il 1500 a.C.<br />
La Dea preistorica, nei suoi diversi aspetti, esprime una cultura omogenea, pacifica,<br />
creativa e di grande sintonia con la natura. In questa lunghissima “civiltà della Vulva”<br />
non c’è quasi traccia di figure maschili: le decine di migliaia di ritrovamenti archeologici<br />
effettuati in tutto il mondo sono prevalentemente simboli e statuine femminili ed<br />
animali. Del resto, anche le moderne ricerche biologiche sul genoma umano hanno<br />
dimostrato che il DNA femminile (cromosoma X) risale ad oltre 143.000 anni fa, ed è<br />
quindi di quasi centomila anni più antico di quello maschile (cromosoma Y), comparso<br />
sul nostro pianeta circa 59.000 anni fa. Oggi, riteniamo certo che il patriarcato – schema<br />
pressoché universale della società umana – si fonda su due scoperte essenziali<br />
dell’antichità: la successione piuttosto recente dell’agricoltura maschile (con l’aratro) a<br />
quella femminile (con la marra) e, più tardi, la sconvolgente scoperta del ruolo maschile<br />
nel processo della fecondazione. La degradazione dell’antica sovrana ha inizio con la<br />
scoperta della paternità. Prima di questa certezza biologica, né il possesso delle<br />
tecniche agricole, né, poi, quello della terra, portarono alla caduta totale del potere e<br />
della venerazione del sesso femminile, considerato sacro.
L’ARCHETIPO DELLA GRANDE MADRE<br />
In questo percorso dalla sovranità alla caduta del Femminile lo studio delle tecniche e<br />
dei miti ci fa da guida:“…Ishtar e Cibele, Demetra e Cerere, Afrodite, Venere e Freya<br />
non sono che delle personificazioni tarde delle antiche dee della terra la cui fecondità<br />
produceva la fertilità dei campi.Il sesso di queste divinità rivela che, in origine,<br />
l’agricoltura e la donna erano strettamente legate. Quando l’agricoltura diventò<br />
l’occupazione principale dell’umanità, le dee della vegetazione regnarono senza<br />
concorrenti. La maggior parte dei primi dei appartengono al sesso femminile; la<br />
promozione di divinità maschili allo stesso rango fu senza dubbio il riflesso, fra le<br />
divinità, della vittoria del patriarcato”. (Will Durant “Storia della Civiltà: l’Oriente”<br />
Mondadori ed.).Abbiamo, dunque, una ricchissima teogonia femminile con cui<br />
confrontarci; chi negli anni ’80 parlava di “miseria femminile” mettendo l’accento<br />
sull’assenza di un mondo simbolico di riferimento per le donne, rispetto al mondo<br />
maschile, ricco dei simboli che –nei secoli-si è costruito, certo dimenticava di guardare a<br />
quel mondo di miti, simboli ed archetipi che tuttora fecondano l’inconscio collettivo e<br />
vivono dentro ognuna di noi.<br />
Vediamone alcuni più significativi:<br />
…Io canterò la Terra, Madre universale dalle solide basi Antenata venerabile che nutre<br />
sul suolo. Tutto ciò che esiste… E’ a Te che spetta dare ai mortali la Vita e<br />
riprendergliela…(inno omerico)<br />
…La” Madre dei Canti”, la madre di tutto il nostro seme, in principio ci generò.<br />
Essa è la madre di ogni razza umana……<br />
E’ la madre dei tuoni, dei fiumi, degli alberi, di ogni sorta di cose.<br />
E’ la madre dei canti e delle danze, dei frutti e dei fratelli maggiori.<br />
Essa è la madre degli animali, l’unica, quella della Via Lattea…….<br />
E’ la madre delle piogge, l’unica che abbiamo.<br />
<strong>Le</strong>i sola è la madre delle cose, lei sola!…(canto degli Indios Kagaba, Colombia)
LA LUNA<br />
Artemide; Astarte; Ishtar; Iside; Ecate; Cibele; Demetra; …<br />
…In principio la Luna era fusa col Sole, costituiva col sole una “sinarchia”, la “Barca<br />
Solare”. Spiritualmente la Luna era uguale al Sole; i due principii si opponevano come<br />
due poli del tutto equivalenti…<br />
Ma sopraggiunge la grande catastrofe cosmica, la Luna si scinde dal Sole,(“….e Dio<br />
separò la luce dalle tenebre…e pose i luminari maggiori in cielo….” )<br />
e si definisce nel suo isolato dominio notturno dando inizio all’ “Involuzione Cosmica,”<br />
prima fase della “Caduta”…<br />
L’analogia si ripercuote sull’Uomo Cosmico, dove il Maschile-Sole si scinde dal<br />
Femminile-Luna, in un fronteggiarsi di Luce-Tenebra, Giorno-Notte, opposto e<br />
complementare. E’ il drammatico evento della scissione dell’individuo unitario,<br />
dell’Uno originario: dal primo Adamo fu tolta e distinta la prima Eva, il maschile si<br />
stacca dal femminile…….<br />
MITO <strong>DI</strong> ISHTAR – Babilonia<br />
…Ishtar, dea lunare, regnava tutto l’anno e la sua azione rendeva fertile la terra.<br />
Essa aveva un assoluto potere sulle cose viventi.Tammuz, suo figlio, personificava tutta<br />
la vegetazione terrestre. Al momento della pubertà,Tammuz diventa il virile amante<br />
della madre lunare che si abbandona al profondo amplesso notturno. Tuttavia, proprio<br />
Ishtar, col passare degli anni, condanna a morte Tammuz e così, al volgere del solstizio<br />
estivo, Tammuz muore…. La madre lunare prende il lutto per un mese, profondendosi<br />
in lamenti e digiuni. Finché non intraprende –con le sue donne- il viaggio verso gli<br />
inferi, nel regno del Non-Ritorno, per liberare il figlio…<br />
(mistero edipico, regressione autodistruttiva, trionfo della nostalgia. L’abbraccio<br />
fra Luna e figlio nel buio notturno/ viaggio a ritroso nelle acque amniotiche,<br />
Calore del corpo materno, sogno fusionale,perenne infanzia…)<br />
Ishtar passa attraverso gli Inferi e, man mano, viene privata dei suoi gioielli<br />
e, con essi, perde totalmente le forze; e mentre essa è agli inferi, sulla terra si abbatte<br />
la disperazione:<br />
animali e uomini non possono più moltiplicarsi né desiderano più l’amore.<br />
Solo col ritorno di Ishtar sulla Terra, la fertilità ritorna, rigogliosa…<br />
( R. Sicuteri: “Astrologia e Mito”- Astrolabio)<br />
MITO <strong>DI</strong> DEMETRA E PERSEFONE<br />
“…Persefone viene tenuta riparata dalla madre in una caverna difesa da due serpi.<br />
Ha tre sorelle: Psiche, Atena e Artemide ed il giorno in cui le sue tre sorelle raccolgono<br />
con lei il rosso papavero per festeggiare le sue prime mestruazioni, Ade, il dio degli<br />
Inferi, la rapisce e la porta sottoterra, provocando la grande ira di Demetra:”<br />
“…Ebbene, se questo dev’essere il naturale destino delle fanciulle,<br />
che perisca tutta l’umanità! Che non vi siano più raccolti, né semi,né frumento,<br />
se questa bambina non mi viene restituita!…”
Vediamo qui la prima scissione fra il Femminile-terra-vita:Demetra ed il Femminileterra-tomba<br />
:Persefone ed anche il primo conflitto fra una società ginocratica, ad<br />
agricoltura femminile ed il nascente patriarcato.<br />
…..Ma il dio Sole, maschio e patriarcale, sembra giustificare il rapimento:<br />
“….Perché lamentarsi del destino naturale delle giovani di abbandonare la casa della<br />
madre, perdere la verginità e fare figli? Ma Demetra è irremovibile: Persefone resterà<br />
sterile e così i campi e tutta la terra… (non è stato ancora scoperto il processo della<br />
paternità).<br />
Alla fine il compromesso e l’accordo:<br />
Persefone trascorrerà sei mesi sulla terra con la madre e sei mesi con Ade.<br />
(significato immediato: la vegetazione è sotterranea per circa sei mesi dell’anno e<br />
visibile gli altri sei). Ma anche: l’Uomo e la Donna concludono un contratto che suddivide<br />
la gestione della terra sostentatrice, come il sole e la luna/Demetra, dividono il tempo<br />
in due e regneranno insieme sulle prime civiltà urbane, agricole e pastorali: è l’esordio<br />
del semi-patriarcato. Il destino di Persefone pesa, poi, anche sulla sorte che le sue<br />
sorelle scelgono per sé:<br />
Psiche decide di subire la legge solare, amerà Amore, ma si vedrà imposte le stesse<br />
tenebre che Ade ha imposto a Persefone.<br />
Atena si vota al celibato, rinasce dal cervello di Zeus (=invidia del parto) e diventa<br />
una“donna superiore,” intellettuale e sovrana, incaricata di importanti missioni sociali<br />
come la coltura dell’ulivo e l’osservanza dei patti: Atena è la “donna emancipata,” il<br />
tipo di donna-alibi che fa onore alla società patriarcale e da essa accortamente<br />
destinata a rimanere minoranza.<br />
Artemide è, al contrario, una sovversiva ed una solitaria; diversamente dalla sorella,<br />
sfugge gli onori della città e nasconde nei boschi la sua libertà da amazzone: portando<br />
come diadema un quarto di luna(-che non è più la sfera del mondo posata sulla fronte<br />
di Iside, incoronata di frumento-) corre a caccia nei boschi alla testa delle sue ninfe ed<br />
in Tracia diventa “Cotito”la patrona dei maschi omosessuali.<strong>Le</strong>i stessa, lesbica, ama la<br />
ninfa Callisto, fonda popolazioni di Amazzoni che le renderanno omaggio dalle foreste<br />
celtiche fino alle rive del fiume scita e lei, la donna che non ha marito, porta alle<br />
donne gli insegnamenti dell’ostetricia, della pratica medicinale con le piante<br />
e la conoscenza dei veleni vegetali di cui si ricorda Medea…<br />
(F. D’Eaubonne, “<strong>Le</strong> Donne prima del Patriarcato”- Felina ed.)
STORIA <strong>DI</strong> NEITH, LA CREATRICE - Egitto<br />
Neith (=Nut), la Notte, la dea uraniana, la dea-cielo, madre di tutti gli dei, rappresenta<br />
in tutto il suo splendore la Madre Originaria, quella che:<br />
“…..Dava vita agli dei ed agli uomini, ella era……quella che all’inizio dell’universo<br />
aveva fatto uscire Aton dal Nulla, colei che era quando nient’altro esisteva<br />
ed aveva creato ciò che esiste dopo essere nata ella stessa….”<br />
Nella sua forma primitiva, Neith ricorda quella Montagna-Madre il cui culto era onorato a<br />
Creta ed ispirò l’oracolo di Dodona e che fa dire ad illustri studiosi che …”siamo in<br />
presenza di un culto che tende al monoteismo e che dà il primo posto ad una religione<br />
femminile.”<br />
Cosa che, fra l’altro, smentisce il pregiudizio secondo cui il monoteismo compare con il<br />
patriarcato semita degli Ebrei.<br />
Neith, nella sua forma notturna, è considerata, fin dalla IV dinastia, ora madre ora<br />
figlia di Rà poiché la notte succede al giorno ed il giorno alla notte.<br />
E’ lei il potere sovrano che dirige ogni forma di vita e di morte. Eterna, è la creatrice<br />
di sé stessa “…personificante fin dai tempi più remoti il principio femminile creatore<br />
della sua propria esistenza; è la prima e più antica forma di monoteismo, Iside (che a<br />
Neith, a volte, è identificata) non è che il volto umano di questa onnipotenza, come<br />
Cristo è l’incarnazione di Dio-Padre.<br />
poi la metamorfosi…Neith passa dallo stato di Volta Celeste a quello di Vacca Sacra:<br />
Nù, il Nulla, prega Neith di prendere Rà sulle sue spalle per soccorrere la sua estrema<br />
vecchiaia.“… Neith rispose: E come, Nù, padre mio?”<br />
Ma obbedì docilmente. Si trasformò in vacca e pose la maestà di Rà sulla sua schiena.<br />
E dopo questo contratto di alleanza, che lo riconciliò con gli uomini superstiti,<br />
il grande Rà ritornò verso la Vacca Celeste per salire sulla sua groppa.<br />
Allora Neith si alzò sulle quattro zampe e si inarcò come una volta, ma il troppo peso la<br />
piegò e domandò di essere sorretta. Rà, a questo punto, disse: “…Sù, figlio mio, mettiti<br />
sotto mia figlia Neith per sorreggerla affinchè possa portarmi”. Mantienila sulla tua<br />
testa e sii il suo pastore!…” Sù obbedì e Neith fu rassicurata. Essa rappresenta la volta<br />
celeste e l’universo ebbe finalmente il cielo da dove Rà, il dio onnipotente, si occupò di<br />
organizzare quel nuovo mondo che, dalla groppa della vacca, scopriva smisuratamente<br />
ingrandito. Stabilì la propria residenza in due luoghi, il Campo delle Erbe prima ed il<br />
Campo del Riposo poi”<br />
(Marguerite Divin, Racconti e leggende dell’antico Egitto,ed. S.A.I.E ).<br />
Niente può simboleggiare più chiaramente il passaggio dall’antica ginocrazia al<br />
patriarcato, dal vecchio monoteismo di principio femminile al culto maschile.<br />
Coloro che adesso decidono e comandano sono il Padre e il Figlio. Il Nulla, padre di tutte<br />
le cose, colui che “era prima che vi fosse niente”, dà ordini a Neith, la Notte, che <<br />
docile > li esegue e quando si piega sotto il peso del dio solare Figlio-Padre, è il figlio di<br />
lui che la sostiene e diventa il suo “pastore“.<br />
Da cosmo celeste è diventata animale, animale sacro, certo, ma sottomesso al pantheon<br />
degli dei maschi! Nel Testo delle Piramidi, Rà ha “deposto nel corpo di Nut il seme che<br />
doveva germogliare in lei”. E il Faraone si chiama “toro del Cielo” perché è
l’incarnazione del maschio dominatore, della virilità, della forza. Dunque, si tratta<br />
proprio di un patriarcato.<br />
STORIA <strong>DI</strong> ISIDE<br />
“…Inizialmente Iside non era una dea ma solo la serva del più grande dei Faraoni,<br />
Rà, l’uomo-dio. Ogni mattina, Rà saliva sulla barca solare che, a mezzogiorno, lo<br />
portava ad un’altra imbarcazione che, a sua volta, al crepuscolo lo portava alla Regione<br />
degli Inferi. Lungo la strada si vedeva sbarrare il cammino da Apopi, il grande serpente<br />
che provoca le eclissi di sole e allora bisognava battere le mani, dire le preghiere e<br />
suonare una musica assordante come per spaventare i coccodrilli del Nilo. E Apopi,<br />
ferito dai raggi del dio dorato, si coricava di nuovo in fondo agli abissi. Questo avveniva<br />
quando Rà abitava ancora sulla terra ed era sottoposto alle leggi dell’invecchiamento,<br />
come ogni forma vivente.<br />
E quando giunse al declino, carico del peso degli anni, Iside, che aspettava la sua ora, si<br />
alzò nell’ombra. Con la saliva che colava dalla bocca del vecchio dio, impastò un po’ di<br />
terra a immagine della Serpe Sacra, l’animò con il suo soffio e recitò la formula magica<br />
che dà la vita. Quindi, le fece mordere Rà al tallone.<br />
Qualche tempo dopo, venne a guarirlo con tutta la sua scienza di dottoressa sapiente.<br />
Ma per riuscirci bisognava, secondo le alte leggi della Conoscenza, pronunciare il nome<br />
del malato. E Rà, che porta tanti nomi, in realtà ne ha uno solo, onnipotente e segreto,<br />
che contiene l’essenza stessa del suo Essere.<br />
Saperlo e dirlo equivale a possedere il suo potere (…non pronunciare il nome di Dio<br />
invano!….) Rà, vinto, lo rivelò a Iside che gli diede, sì, la salute ma divenne, con questo<br />
stratagemma, dea ed onnipotente…”<br />
In questo mito si ritrovano parecchie eredità che, dall’Egitto, passeranno al Mosaismo<br />
giudaico: la perfidia femminile, la serpe sua complice ed il segreto sacro del nome<br />
divino che non deve essere pronunciato.<br />
Il dato significativo che emerge, a questo punto, sembra questo: il patriarcato nascente<br />
cerca di screditare il Diritto delle Madri, cioè il vecchio potere di Neith e della grande<br />
dea agraria Iside. In seguito, l’invenzione della marra e dell’aratro saranno una<br />
prerogativa di Osiride,che lascia alla Moglie-Sorella il solo dominio delle erbe<br />
medicinali.* L’identificazione di Apopi con Pitone, il serpente matriarcale, e di Rà con<br />
l’Apollo asiatico, il dio della vendetta che vince Apopi senza poterla distruggere, è pure<br />
fuori dubbio. Quando, poi, Rà diventa definitivamente dio, lascia la terra e stabilisce la<br />
sua residenza, contemporaneamente, in due domini, gli stessi che rappresentano i due<br />
poli della ginocrazia: il Campo delle Erbe( fertilità ) e il Campo del Riposo (morte ) ….!<br />
Sebbene il suo pantheon sia andato rapidamente maschilizzandosi, il culto della Dea-<br />
Madre è rimasto, più a lungo che in qualsiasi altra cultura, il perno della civiltà egiziana<br />
ed il suo fascino si protrae per tutto il periodo del semi-patriarcato, esercitando una<br />
interazione continua con la struttura economica e sociale di origine agraria dell’Egitto.<br />
,Iside, in particolare, godette di una straordinaria devozione: essa può essere assimilata<br />
a tutte le dee egiziane, come è chiaro dall’appellativo di “dea dagli innumerevoli<br />
nomi”. E’ la personalità di Iside che viene onorata e celebrata a preferenza delle<br />
divinità maschili, in Egitto ed in tutti i paesi che subiscono l’influenza culturale egiziana,<br />
sino a Roma.<br />
“….La vittoria senza precedenti del culto isiaco sull’opposizione ufficiale e il suo<br />
persistere nei primi tre secoli dell’era cristiana, testimoniano la profonda e sincera<br />
emozione religiosa che tale devozione suscitava nei fedeli”.
Il culto aveva come scopo di domare la carne per ottenere delle percezioni spirituali più<br />
chiare. Questa idea era talvolta poco apprezzata dai mariti che temevano l’avvicinarsi<br />
dei “puri dies”,i giorni in cui le loro mogli, per prepararsi ai riti di Iside, andavano a<br />
dormire sole su casti letti…<br />
La personalità di Iside aveva una diffusione universale in tutti i centri importanti del<br />
vasto impero romano e, soprattutto le donne, trovavano in questa giovane e graziosa<br />
regina e madre un oggetto di devozione mistica che soddisfaceva i loro bisogni religiosi<br />
più di ogni altra figura sacra….”<br />
(E.O.James: <strong>Le</strong> culte de la déesse-Mère, Payot Ed. )<br />
Ora, i “bisogni religiosi” potevano anche essere una formula di comodo: le donne ormai<br />
sconfitte dell’era patriarcale si impossessavano di ciò che era rimasto del culto della<br />
Dea-Madre per poter esercitare, anche se periodicamente ed in modo effimero, la libera<br />
gestione del proprio corpo e, in parte, della natalità, che una volta erano loro dominio<br />
assoluto. <strong>Le</strong> due storie di Iside e di Demetra concordano, concludendosi entrambi con la<br />
trasmissione dei poteri agrari, messaggio molto più chiaro nel mito greco che in quello<br />
egiziano: gli uomini si impadroniscono della fertilità-fecondità.<br />
Il patriarcato nasce con la scoperta del mistero della procreazione: Iside,infatti, con il<br />
suo potere divino è riuscita a riunire tutti i resti dello sfortunato corpo di Osiride, tranne<br />
uno, il fallo. La sua potenza, dunque, fallisce nel mettere al mondo, da sola, un<br />
maschio.<br />
Come mai, allora, in Egitto, i diritti delle donne vengono rispettati fino ad un’epoca<br />
tarda, la loro libertà sessuale è quasi assoluta, la loro possibilità di fare carriera è quasi<br />
unica fra le società dell’antichità? Diodoro Siculo sostiene che il contratto del<br />
matrimonio egiziano esige l’obbedienza del marito alla moglie. I beni si trasmettevano<br />
per discendenza femminile ed anche in epoca tarda il marito cedeva alla moglie, per<br />
contratto di matrimonio, tutti i suoi beni ed i redditi futuri. Lo scriba Satni, di Menfi, si<br />
vede rispondere dalla bella che ha chiesto in sposa: “…Io non sono una schiava!<br />
Fai firmare ai tuoi figli un contratto secondo cui non possano avanzare pretese sui miei<br />
beni!Uno dei documenti più antichi in proposito è il testamento di una certa Neb-sent<br />
che lascia la sua terra ai figli, risalente alla III dinastia.<br />
IL SEMIPATRIARCATO – LA CADUTA<br />
<strong>Le</strong> donne egiziane si servivano senza ipocrisia non solo della loro libertà sessuale, ma<br />
anche della potenza economica data loro dalla legislazione. L’iniziativa amorosa era una<br />
loro prerogativa come si riscontra in tante lettere e poesie d’amore indirizzate ad<br />
uomini e firmate da donne. E’ lei a offrire il matrimonio:<br />
“…O mio bell’amico, desidero diventare tua moglie e la padrona dei tuoi beni!”<br />
(Briffault: The Mothers)<br />
Come tra gli Ionii e i Cretesi, la donna egiziana circola libera, senza accompagnatori, e<br />
mostra il suo corpo nudo; come tra gli Etruschi, partecipa ai banchetti e alle danze e<br />
gode di libertà sessuale; come fra i Celti sceglie il marito; come tra i Cretesi, si dedica<br />
ad ogni sorta di attività lucrativa e conserva spesso una funzione sacra in tutto ciò che<br />
riguarda i funerali e i riti di fertilità e onora due grandi dee: Neith e Iside, che<br />
rappresentano aspetti diversi e complementari della Grande Dea, la sua doppia<br />
proiezione nei cieli. La giurisdizione la favorisce sino ad un’epoca avanzata.
Sotto Dario, la sorella maggiore è ancora la tutrice legale in caso di morte dei genitori:<br />
è quello che Will Durant definisce un “matriarcato attenuato”;*<br />
*esemplare la storia di Amten, vissuta ne 3000 circa a.C. che è, approssimativamente,<br />
il periodo in cui si instaurò il patriarcato nel mondo antico. Figlia di scriba, poi scriba<br />
essa stessa e redattrice di ministero, percorse tutte le tappe della carriera, diventando<br />
governatore di provincia, poi nomarca e morì onorata come generale e “comandante<br />
delle Porte di Occidente”.<br />
L’obiezione più frequente è che faraoni e sacerdoti, cioè il potere supremo, siano<br />
uomini. Ma l’Egitto non si può definire una ginocrazia. La Dea è una figura dominante<br />
in Siria, in Mesopotamia, in Anatolia e nel bacino Egeo, ma non in Egitto.<br />
Il suo diritto, fino ai Tolomei, è incontestabilmente matriarcale a tutti i livelli,<br />
tranne quello, più alto di tutti, del regno che, per la precisione, viene collocato fuori<br />
dal sociale in quanto appartenente al sacro ( a parte il regno eccezionale di una<br />
Faraona, Hatshepsut,della XVIII dinastia ). Il mito di Osiride, subito associato al culto<br />
solare, porta direttamente al Faraone inteso come incarnazione umana di Horus, figlio<br />
postumo del sole e della fertilità. “… Di conseguenza, il re doveva la sua divinità e il suo<br />
statuto agli dei che incarnava e che erano tutti maschi” (E.O.James ).<br />
Il Faraone, dunque, rappresenta l’ordine invertito del suo tempo e del suo spazio, e<br />
quest’ordine è tanto femminista quanto quello giudaico-cristiano sarà misogino e<br />
ginofobo!<br />
UN’ECCEZIONE: HATSHEPSUT<br />
Hatshepsut, che il padre chiamò sul trono accanto a sé, regnò dal 1501 al 1479 a.C.<br />
Riuscì a regnare facendosi redigere una biografia agiografica che la proclamava figlia di<br />
Amon-Rà, il quale si sarebbe presentato a sua madre “in una nuvola di luce e di<br />
profumo” per annunciarle l’incarnazione –per suo intervento- di una fanciulla che<br />
doveva far risplendere il prestigio di Ammone sulla terra.<br />
Ci voleva questo intervento diretto del dio nel processo della procreazione per rendere<br />
la principessa uguale ai suoi predecessori reali. Neanche la condivisione del trono con il<br />
Faraone-padre poteva sostituire questo diritto divino da cui proveniva quella monarchia<br />
che faceva di ogni sovrano un “figlio di Horus” ipso facto, senza bisogno che luce e<br />
profumo accompagnassero una tale Annunciazione. Occorreva l’intervento del<br />
soprannaturale per rimuovere l’ostacolo del suo sesso di donna nel regno più femminista<br />
della terra!<br />
Che Hatshepsut sia stata uno dei più grandi nomi della regalità egiziana, che in ventidue<br />
anni di regno abbia riparato i danni inflitti al suo popolo dai re Hyksos, che abbia saputo<br />
conquistare i mercati delle Indie e dell’Estremo Oriente, aprendo così la via delle spezie<br />
e delle perle ai suoi successori sono fatti noti e comprovati storicamente.<br />
Hatshepsut –poi- fu la più grande, ma non la sola a regnare in Egitto: ricordiamo<br />
Amenardis (sacerdotessa e principessa), Shepenapt III e la figlia di questa, Nitokris.<br />
E’ anche interessante sottolineare che, dalla XVIII dinastia in poi, l’appellativo di “sposa<br />
di Dio” viene dato alle regine tebane che diventano sacerdotesse supreme di Amon-Rà,<br />
mentre le principesse reali assumono una dignità superiore a quella rivestita da tutte le<br />
altre in precedenza.
E ciò avviene in un periodo che va dal 1545 al 1310 a.C., cioè molto dopo la dominazione<br />
degli Hyksos (1800 – 1600 a.C. ) che con la loro influenza fallocratica degradano la<br />
posizione delle donne e accelerano l’evoluzione del semi-patriarcato verso quel<br />
patriarcato assoluto portato dai conquistatori greci e dai Tolomei.<br />
Tutto avviene come se le possibilità delle donne di accedere al trono ed all’altare<br />
costituissero un vaso comunicante con la posizione civile ed economica delle donne<br />
comuni. A partire dal regno di Hatshepsut, l’Egitto perde, poco alla volta, il suo<br />
carattere così originale di semi-patriarcato (o di “matriarcato attenuato” ) per<br />
somigliare sempre più alle altre culture storiche dei maschi, in cui le donne sono<br />
assoggettate alla legge del Padre ma vi sfuggono se appartengono all’élite delle famiglie<br />
reali e della Chiesa.<br />
Ora, che cosa ha prodotto la doppia evoluzione-regressione dell’Egiziana relativamente<br />
al trono ed alla cittadinanza?<br />
La prima società egiziana predinastica è totalmente agraria e integrata con<br />
l’allevamento; l’irrigazione è primitiva, ma è già una società relativamente prospera,<br />
grazie alle piene del Nilo e le comunità sono ad impostazione ginocratica (come<br />
dimostrano le tante immagini della Grande Dea, la ceramica, l’assenza di santuari ed<br />
anche le strutture giuridiche e sociali nell’Egitto delle dinastie).<br />
Mentre nelle varie società compaiono innovazioni che mettono in forse gli assetti fra i<br />
sessi (le necropoli, le strade, la metallurgia, ecc.), pace e isolamento protessero in<br />
modo eccezionale le strutture culturali femminili egiziane; mentre nelle altre civiltà<br />
antiche la comparsa delle classi sociali e la necessità della guerra finiscono per<br />
comprometterle più o meno rapidamente.<br />
Qui, al contrario, le classi sociali –pur dentro ad un sistema di caste- godono di una<br />
specie di democrazia di base che tiene ad una ripartizione abbastanza equa di questa<br />
prosperità. Per fronteggiare, poi, il pericolo politico di una rivalità interna fra le Due<br />
Terre, vi era, come fattore essenziale di unità, l’esistenza di un sovrano unico,<br />
detentore di due corone (=Iside con le due serpi sul capo).<br />
Intanto eventi fondamentali (l’affermarsi dell’aratro, il progressivo dominio sul Nilo e la<br />
scoperta della paternità) guideranno il passaggio ad un semi-patriarcato prima e ad un<br />
pieno patriarcato poi, segnato emblematicamente dall’innovazione dell’eretico Faraone<br />
Akhenaton che instaurò un monoteismo maschile: il culto solare di Aton.<br />
La testimonianza forse più significativa di questo passaggio dalla ginocrazia al<br />
patriarcato la troviamo ne LE EUMENI<strong>DI</strong>.<br />
Nelle “ Eumenidi “ di Eschilo i due principi del diritto materno e del diritto paterno<br />
sono rappresentati dalle Erinni e da Apollo/Atena.<br />
Oreste uccide la madre per vendicare il padre. Ora, chi vale di più il padre o la madre?<br />
Atena istituisce il tribunale: le Erinni sostengono l’accusa contro il matricida,<br />
Apollo ne assume la difesa, i concittadini di Oreste sono chiamati a decidere.<br />
<strong>Le</strong> Erinni parteggiano per Clitennestra e si appellano al diritto materno,<br />
Apollo difende Agamennone e sostiene il diritto paterno:<br />
ERINNI: …Fu lui, l’indovino, che ti guidò ad uccidere tua madre?………<br />
ORESTE: …..La vergogna di due colpe ella aveva sopra di sé.<br />
Come? chiarisci bene ai giudici questo. Uccidendo il marito, uccise mio padre.<br />
Ma tu vivi, e lei si liberò della colpa morendo. E perché lei, quando ancora era viva, tu<br />
non la perseguitasti? Non era dello stesso suo sangue l’uomo che uccise. E sono io dello<br />
stesso sangue di mia madre? E come ti nutrì ella, sciagurato, dentro il suo ventre?<br />
Tu rinneghi il dolce sangue della madre?
<strong>Le</strong> Erinni non hanno punito il delitto di Clitennestra: risulta evidente che esse ignorano il<br />
diritto del padre e del marito. Esse conoscono solo il diritto della madre, il diritto del<br />
sangue materno, e avanzano le loro pretese sul matricida in forza dell’antico diritto e<br />
dell’antico costume. Apollo, invece, ha imposto a Oreste il matricidio per vendicare il<br />
padre, perché questa è la volontà di Zeus, ed anche ora lo difende dalle Erinni,<br />
contrapponendo il diritto paterno al diritto materno ed affermando la preminenza del<br />
primo:<br />
“….Non è la madre la generatrice del figlio, bensì è la nutrice del feto in lei seminato.<br />
Generatore è chi getta il seme…..la madre è ospite che accoglie e custodisce<br />
ilgermoglio. Padre uno può essere anche senza madre. Qui stesso ne è testimone la<br />
figlia di Zeus Olimpio (Atena ) che non fu allevata nel buio di un grembo materno;<br />
è tale rampollo quale nessuna dea avrebbe potuto generare!…”<br />
<strong>Le</strong> Erinni protestano:<br />
“…..Tu hai distrutto gli antichi ordinamenti del mondo, ingannando col vino le vecchie<br />
dee……”<br />
Ma saranno sconfitte: i giudici votano, i voti sono pari ma Atena interviene:<br />
“…Io voto in favore di Oreste. Madre che mi abbia generato io non l’ho.<br />
Il mio cuore, esclusi i legami nuziali, è tutto per l’uomo.<br />
Io sono solamente del padre. Il destino di una donna omicida<br />
del proprio sposo non m’importa: lo sposo m’ importa custode del focolare domestico.<br />
La vittoria sarà di Oreste, anche se uguale il numero dei voti…”<br />
Oreste viene assolto dal tribunale. E’ questo il nuovo diritto dei nuovi dei.<br />
Apollo viene celebrato come “distruttore delle antiche Moire, distruttore delle antiche<br />
divinità”.<br />
Fremendo per l’ira, la schiera divina delle figlie senza prole della Notte vuole rifugiarsi<br />
nelle profondità della terra, isterilire i campi ed i frutti del corpo, ma Atena riesce a<br />
guadagnarle alla sua causa ed a riconciliarle con il nuovo diritto:<br />
“…..E tu, dalla gloriosa tua sede, presso la dimora di Eretteo, vedrai processioni di<br />
uomini, processioni di donne, venirti ad offrire onori e doni quanti da altre genti non<br />
potrai mai avere…….”<br />
A questo punto, finiscono con l’accettare di avere la propria sede e di svolgere la loro<br />
funzione accanto a Pallade; esse, le dee primigenie, trasformate in potenze propiziatrici<br />
della pace e della tranquillità e custodi dei legami familiari, d’ora in poi amate e<br />
venerate dalle fanciulle, prepareranno loro le gioie del matrimonio.<br />
Una schiera di fanciulle e anziane madri riconducono le riconquistate patrone del paese<br />
nel loro regno, giù nell’Ade. Moira e Zeus cooperano lietamente alle fortune del popolo<br />
ateniese. Si conclude così la lotta fra il diritto materno ed il nuovo diritto paterno;<br />
l’antico costume viene eliminato e un nuovo principio ne prende il posto. Il legame<br />
privilegiato fra il figlio e la madre viene spezzato –Gea e Crono / Rea e Giove, ma anche<br />
con la figlia:da Demetra e Persefone si passa a Zeus e Atena- e l’uomo si colloca accanto<br />
alla donna in posizione giuridicamente superiore.
E ancora:<br />
La collina di Ares, che viene designata, per sempre, da Atena come il luogo dove<br />
siederà il tribunale per i delitti di sangue e dove, con Clitennestra, soccombe l’antico<br />
Diritto Femminile, è la stessa località dove già le Amazzoni posero il loro<br />
accampamento quando combatterono contro Teseo e la sua città.<br />
<strong>Le</strong> Amazzoni rappresentavano la più perfetta realizzazione del diritto femminile; Teseo,<br />
invece, fonda il suo nuovo Stato sul principio opposto.<br />
E’ con la lotta fra i due principi e la vittoria di Teseo sulle Amazzoni che ha inizio la<br />
storia di Atene, la storia della “ civiltà occidentale“ la nostra storia…<br />
Il materiale è liberamente tratto da<br />
- Roberto Sicuteri: “Astrologia e Mito” - Ed. Astrolabio<br />
- Eric Neumann: “ La Grande Madre” - Ed. Astrolabio<br />
- Françoise D’Eaubonne: “ <strong>Le</strong> Donne Prima del Patriarcato” – Ed. Felina<br />
- Johann Jakob Bachofen: “ Il Potere Femminile” – Ed. Il Saggiatore-Studio<br />
- Luisella Veroli: “Prima di Eva – Viaggio alle Origini dell’Eros” Ass. cult. “ Melusine”