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Brevissima Relazione della Distruzione delle Indie - Nativi Americani

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Presagi aztechi <strong>della</strong> conquista del Messico, Las Casas http://www.mexicoart.it/Ita/azttest.htm#casas<br />

Fra Bartolomè de Las Casas<br />

...in quella Pasqua del 1514 decide di officiare la messa e di predicare ai coloni di Cuba. Mentre si<br />

dispone a preparare il sermone, gli cadono sotto gli occhi certi versetti del capitolo 34<br />

dell'Ecclesiaste; e legge:<br />

" Un sacrificio iniquo è un'offerta macchiata. Dio non gradisce i doni degli empi. Chi<br />

offre un sacrificio con i beni dei poveri è come se sacrificasse un figlio al cospetto del<br />

padre. Il pane del povero è la sua vita: chi glielo toglie è un assassino... ".<br />

Decide allora all'improvviso di rinunciare alla sua ricca encomienda cubana e, quando sale sul<br />

pulpito, le parole che rivolge agli stupefatti spagnoli hanno la stessa durezza di quelle di Montesinos<br />

(altro frate ribelle). Condanna l'istituzione dell'affidamento e ingiunge ai coloni di rinunciare<br />

immediatamente, sotto pena di eterna dannazione, agli indiani che sono stati loro assegnati. Il che, in<br />

quegli anni, era come ordinare la distruzione, d'un sol colpo e fino alle fondamenta, del sistema sul<br />

quale si reggeva ormai l'intero mondo coloniale. E convinto, anche grazie all'esperienza tratta dai<br />

tentativi sempre frustrati dei domenicani, dell'impossibilità di mutare le cose restando nella colonia,<br />

poco dopo parte per la Spagna...<br />

"<strong>Brevissima</strong> <strong>Relazione</strong> <strong>della</strong> <strong>Distruzione</strong> <strong>delle</strong><br />

<strong>Indie</strong>"<br />

di Bartolomè de Las Casas<br />

Furono scoperte, le <strong>Indie</strong>, nell'anno 1492. Cominciarono fin dall'anno seguente ad andare a popolarle<br />

dei cristiani spagnoli, e continuarono a farlo per tutti questi quarantanove anni, in grande numero. La<br />

prima terra ove essi penetrarono al fine di stabilirvisi fu la grande e felicissima isola Spagnola ( Haiti<br />

), che ha seicento leghe di litorale. V'è accosto ad essa un'infinità di altre isole assai grandi, sparse<br />

tutto intorno. Noi le abbiamo viste quando erano tutte popolate di nativi, degli indiani di quelle terre,<br />

più numerosi che in ogni altra contrada al mondo. La Terra Ferma, che dista da quell'isola, nel punto<br />

in cui le è maggiormente vicina, circa duecentocinquanta leghe, ha più di diecimila leghe di costa<br />

marina già scoperte, e ogni giorno se ne scoprono ancora.<br />

I litorali noti fino al 1541 son tanto pieni di gente che paiono un alveare: si direbbe che Dio vi abbia<br />

voluto profondere, come una marea, la più gran parte dell'umano lignaggio. Tutte queste universe e<br />

infinite genti, di ogni genere, Dio le ha create semplici, senza malvagità né doppiezze,<br />

obbedientissime e fedelissime ai loro signori naturali e ai cristiani che servono; e più di ogni altre al<br />

mondo umili, pazienti, pacifiche e tranquille, aliene da risse e da baruffe, da liti e da maldicenze,<br />

senza rancori, odi né desideri di vendetta. E sono di costituzione tanto gracile, debole e delicata, che<br />

sopportano difficilmente i lavori faticosi e facilmente muoiono di qualsiasi malattia: persino quelli di<br />

condizione contadina sono di salute più delicata dei figli di principi e signori allevati tra noi in mezzo<br />

agli agi e alle comodità <strong>della</strong> vita. E' poi gente poverissima, che assai poco possiede e ancor meno<br />

desidera possedere beni temporali: per questo non sono superbi, né avidi o ambiziosi. Il loro<br />

nutrimento è tale che quello dei Santi Padri nel deserto non dovette essere più scarso, né più ingrato<br />

né povero.<br />

Vanno in generale nudi, coperte soltanto le lor parti vergognose; solo taluni portano sulle spalle un<br />

panno di cotone quadrato, di un braccio e mezzo o due per ogni lato. Hanno per letti <strong>delle</strong> stuoie, o al<br />

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più dormono su certe reti appese, che nella lingua dell'isola Spagnola si chiamano amache. Sono<br />

d'intendimento chiaro, libero e vivace, capaci di apprendere docilmente ogni buon insegnamento.<br />

Hanno dunque grandissima attitudine a ricevere la nostra santa fede cattolica e ad acquisire costumi<br />

virtuosi: nessun popolo creato da Dio nel mondo ha meno impedimenti a percorrere questa via. Non<br />

appena cominciano ad avere notizia <strong>delle</strong> cose <strong>della</strong> fede si fanno così importuni per sapeme di più e<br />

per praticare i sacramenti <strong>della</strong> chiesa e il culto divino, che a dire il vero occorre che i religiosi, per<br />

sopportarli, sian stati segnatamente provvisti da Dio del dono <strong>della</strong> pazienza. Infine, in tanti anni ho<br />

sentito dire più volte da vari spagnoli, laici, i quali non potevano negare la bontà che in quelle genti si<br />

manifesta: " Veramente questo sarebbe stato il popolo più felice del mondo, se solo avesse<br />

conosciuto Dio ". Tra questi agnelli mansueti, dotati dal loro Creatore e Fattore di tutte le qualità di<br />

cui sono andato parlando entrarono gli spagnoli, non appena ebbero notizia <strong>della</strong> loro esistenza,<br />

come lupi, come tigri e leoni crudelissimi che fossero stati tenuti affamati per diversi giorni. Altro<br />

non han fatto da quarant'anni a questa parte (e oggi ancora continuano a fare) che straziarli,<br />

ammazzarli, tribolarli, affliggerli, tormentarli e distruggerli con crudeltà straordinarie,<br />

inusitate e sempre nuove, di cui non si è mai saputo, né udito né letto prima. Alcune di queste<br />

atrocità riferirò più avanti: per ora basti dire che sono state tali che dei tre milioni di anime dell'isola<br />

Spagnola, che noi abbiamo veduto, non ne restano più di duecento. E l'isola di Cuba, estesa quasi<br />

quanto il tratto che separa Valladolid da Roma, è oggi interamente spopolata. Quanto a San Juan (<br />

Porto Rico ) e alla Giamaica, grandi e un tempo felici assai, incantevoli, sono tutte e due devastate.<br />

Le isole Lucaie, situate poco tratto a nord <strong>della</strong> Spagnola e di Cuba, insieme a quelle che chiamavano<br />

dei Giganti e ad altre di varia estensione, sono più di sessanta. La peggiore di tutte è più fertile e<br />

ridente dei giardini del re a Siviglia: sono le terre più salutevoli al mondo. V'erano in esse oltre<br />

cinquecentomila indiani, e oggi non vi si trova più creatura vivente. Li hanno fatti perire<br />

tutti, fino all'ultimo, traendoli in servitù sull'isola Spagnola perché vi prendessero il posto dei nativi,<br />

che stavan loro morendo di stenti a uno a uno. Dopo tale vendemmia una nave andò attorno per tre<br />

anni a cercar gente in quei mari, perché un buon cristiano s'era mosso a pietà di quanti vi si potessero<br />

ancora trovare, e voleva convertirli e guadagnarli a Cristo. Non furono rinvenuti che undici indiani: li<br />

ho visti io. Più di trenta altre isole nei dintorni di San Juan sono spopolate e perdute per la stessa<br />

ragione. Tutte queste isole avranno insieme più di duemila leghe di costa, e sono ora interamente<br />

abbandonate e deserte. Circa la grande Terra Ferma abbiamo sicura notizia che gli spagnoli con le<br />

loro crudeltà e le loro opere nefande, hanno spopolato e devastato tutte quelle spiagge un giorno<br />

affollate di uomini razionali. Veran colà oltre dieci regni più grandi dell'intera Spagna, ivi compresi il<br />

Portogallo e l'Aragona, ed estendentisi per un tratto due volte maggiore <strong>della</strong> distanza tra Siviglia e<br />

Gerusalemme, che sono più di duemila leghe: oggi è tutto nella più completa desolazione. Più di<br />

dodici milioni di anime, uomini donne e bambini, son morti nel corso di questi quarant'anni per la<br />

tirannia e le opere infernali dei cristiani, ingiustamente e iniquamente. La valutazione è certissima e<br />

veridica; ma in realtà io credo, e non penso di ingannarmi, che ne sian periti più di quindici milioni.<br />

Due sono state, generalmente discorrendo, le principali maniere con cui quelli che si sono recati<br />

laggiù e che si chiamano cristiani hanno estirpato e spazzato dalla faccia <strong>della</strong> terra tante infelici<br />

nazioni. In primo luogo vi son state le guerre ingiuste, crudeli, sanguinose e tiranniche. Hanno<br />

ammazzato quanti potevano bramare la libertà, sospirarla o anche solo pensarvi, oppure concepire il<br />

disegno di sottrarsi ai tormenti che pativano, vale a dire i signori del luogo e gli uomini: che da<br />

sempre le guerre non lasciano in vita che i giovani e le donne. Poi hanno continuato a uccidere<br />

opprimendo i superstiti con la più dura, la più orribile e acerba servitù cui uomini o bestie sian mai<br />

stasti costretti. A queste due forme di tirannia infernale si riducono a guisa di compendio, subordinate<br />

quasi a un unico genere, tutte le altre differenti maniere di distruggere quelle genti, che variano<br />

all'infinito.<br />

Non da altro mossi i cristiani hanno ammazzato e distrutto tante e tali anime, in numero incalcolabile,<br />

non da altro guidati che dalla sfrenata brama dell'oro, dal Desiderio di empirsi di ricchezze e di<br />

elevarsi ad alte posizioni, affatto sproporzionate alla qualità <strong>delle</strong> loro persone. Sospinti da una<br />

cupidigia e da un'ambizione tali da non trovar confronto sulla faccia <strong>della</strong> terra, ritrovandosi in<br />

contrade così prospere e ricche, abitate da genti tanto umili, tanto pazienti e facili da soggiogare, essi<br />

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non hanno avuto alcun rispetto, considerazione o stima veruna per gli indiani. Quanto sto per dire<br />

corrisponde a verità, ché ne son stato testimone e l'ho visto per tutti quegli anni: li han considerati<br />

non dico alla stregua <strong>delle</strong> bestie (piacesse a Dio che come tali li avessero trattati e rispettati), ma<br />

dello sterco che si trova in mezzo alle strade, e ancora peggio. E' così che hanno avuto cura <strong>delle</strong><br />

loro vite e <strong>delle</strong> loro anime, e per questa ragione creature innumerevoli sono morte senza fede e<br />

senza sacramenti. Ed è ancora verità notoria e accertata, riconosciuta e ammessa da tutti, perfino dai<br />

tiranni e dagli assassini, che mai, in tutta la vastità <strong>delle</strong> <strong>Indie</strong>, gli indiani han recato il minor danno ai<br />

cristiani. Li ritenevano anzi discesi dal cielo, finché non han cominciato e poi continuato a<br />

subire, un giorno dopo l'altro, ogni sorta di ribalderie, di rapine, di assassini, di vessazioni e di<br />

violenze.<br />

Dell'isola Spagnola<br />

L'isola Spagnola ( Haiti ), come abbiamo detto, fu la prima ove i cristiani approdarono e diedero<br />

inizio alle stragi e alle devastazioni di quelle genti; e la prima a essere distrutta e spopolata.<br />

Cominciarono coi prendere agli indiani le donne e i figlioli per farsi servire e per fame malo uso, e a<br />

mangiare i cibi che questi si procuravano con il sudore e le fatiche loro. Non si contentavano di ciò<br />

che essi offrivano di buon grado, ciascuno secondo le proprie possibilità: che sono modeste, poiché<br />

d'ordinario gli indiani non son soliti possedere più di quanto fa loro bisogno e che possono procurarsi<br />

con poco lavoro. Del resto ciò che basta in quelle terre per un mese a tre famiglie di dieci<br />

persone ciascuna, un cristiano se lo mangia e lo sciupa in un sol giomo.<br />

In seguito a tante altre prepotenze, violenze e vessazioni, gli indiani cominciarono a capire che quegli<br />

uomini non dovevano essere venuti dal cielo. E alcuni presero a nascondere le loro provviste, altri le<br />

mogli con i figli, e altri ancora fuggirono nelle foreste per stare lontani da quella gente dal tratto così<br />

acerbo e terribile. I cristiani li prendevano a ceffate e a pugnate, e li bastonavano fino a che non<br />

confessavano dov'eran nascosti i signori dei villaggi: e così li scovavano. La loro protervia e<br />

impudenza arrivarono al punto che un capitano violentò la stessa moglie del più grande di quei<br />

signori, sovrano dell'intera isola ( presumibilmente il capo Guacanagarì ). Fu allora che gli indiani<br />

cominciarono a cercare il modo di cacciare i cristiani dalle loro terre e si misero in armi. Ma le armi<br />

loro sono estremamente fragili, di poca offesa, scarsamente resistenti e ancor meno atte alla difesa:<br />

tutte le lor guerre son poco più dei giochi di canne in uso tra noi, se non addirittura dei trastulli dei<br />

bambini. Coi loro cavalli, le loro spade e le loro lance i cristiani si diedero allora a compiere contro gli<br />

indiani tali massacri e tali crudeltà ch'essi neanche avrebbero potuto immaginare. Entravano nei<br />

villaggi e facevano a pezzi tutti, senza risparmiare vecchi né bambini e sventrando le donne, pregne o<br />

puerpere che fossero: era come se prendessero d'assalto agnelli rifugiati nei loro ovili. Facevano<br />

scommesse a chi sarebbe riuscito a fendere un uomo in due con una sola sciabolata, a tagliargli la<br />

testa d'un colpo di picca oppure a sviscerarlo. Strappavano gli infanti dai petti <strong>delle</strong> madri, e<br />

tenendoli per i piedi ne fracassavano le teste contro le rocce. Altri se li gettavano dietro le spalle<br />

precipitandoli nei fiumi con grandi risate e motteggi, e stavano poi a osservare la creatura nell'acqua<br />

dicendo: " Corpo di mille diavoli, guarda come scodinzola ". Altri li infilzavano con la spada insieme<br />

alle madri e a quanti si trovavano innanzi, come in uno spiedo. Costruivano lunghe forche, alte in<br />

guisa che le punte dei piedi dei suppliziati sfiorassero appena la terra, e di tredici in tredici, in onore e<br />

reverenza del nostro Redentore e dei dodici apostoli, mettendovi sotto legna e fuoco, li ardevano<br />

vivi. Ad altri legavano o appendevano a tutto il corpo <strong>della</strong> paglia secca e vi appiccavano fuoco: e in<br />

questa maniera li facevano morire. Ad altri ancora, e a tutti quelli che prendevano vivi, tagliavano le<br />

mani lasciandole loro spenzolanti dai moncherini, e dicevano: " Andate a portar lettere "; come a dire<br />

che andassero a recar notizie alle genti che si erano rifugiate nelle foreste. I nobili e i signori li<br />

facevano quasi tutti perire alla stessa maniera. Li legavano su graticole fatte di pertiche poggiate su<br />

quattro forcelle e accendevano sotto tutto il lor corpo un fuoco lento perché, gettando urla dìsperate<br />

in mezzo a quei tormenti, rendessero l'anima a poco a poco. Una volta che tenevano a bruciare a quel<br />

modo quattro o cinque signori d'importanza (e se ben ricordo v'eran nei pressi altre due o tre paia dì<br />

graticole sulle quali ardevano altri uomini), siccome andavan gettando altissime grida, il capitano, o<br />

per compassione o perché gli disturbavano il sonno, comandò che venissero strangolati. Ma il<br />

bargello, il quale era più malvagio del carnefice che li abbrustoliva (e io so come si chiamava: ho<br />

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persino conosciuto certi suoi parenti a Siviglia), non volle farlo; mise anzi, di sua mano, dei bastoni<br />

nelle lor bocche per soffocame gli urli, e poi attizzò il fuoco finché morirono come lui voleva, bruciati<br />

lentamente. Le cose che vengo -raccontando, e infinite altre, le ho viste con i miei occhi.<br />

Tutti quelli che riuscivano a fuggire si rifugiavano nelle foreste o si inerpicavano sulle montagne a<br />

cercar scampo da uomini tanto inumani e spìetati, da belve così sanguinarie, da quei distruttori e<br />

nemici mortali dell'umano lignaggio. Furono allora allevati e ammaestrati certi levrieri, cani<br />

ferocissimi che appena vedevano un indiano lo facevano fuori in un ave: gli balzavano addosso e lo<br />

divoravano come se fosse un cinghiale. Con questi cani si son compiute grandi stragi e carneficine. E<br />

poiché alcune volte, poche invero e di rado, accadeva che gli indiani, con giusta ragione e santa<br />

giustizia uccidessero dei cristiani, questi decretarono che per ognuno dei loro ammazzato si<br />

mettessero a morte cento indiani.<br />

Dell'isola di Cuba<br />

Nell'anno 1511 gli spagnoli entrarono nell'isola di Cuba," che s'estende in lunghezza, come ho già<br />

detto, per un tratto eguale alla distanza tra Valladolid e Roma. Vi trovarono grandi e popolose<br />

province, dove cominciarono e finirono le loro opere nei modi ormai noti, anzi, con molta più<br />

crudeltà. Ma accaddero qui cose degne d'essere ricordate. Un cacicco, signore di grande importanza,<br />

che aveva nome Hatuey, era passato dall'isola Spagnola a Cuba con molte <strong>delle</strong> sue genti per trovar<br />

scampo dalle calamità e dalle azioni disumane dei cristiani. E qui un giorno certi indiani lo<br />

informarono che gli spagnoli stavan giungendo anche a Cuba. Egli riunì i suoi in gran numero, si che<br />

quasi nessuno ne mancava, e disse loro: " Saprete già come corra voce che stian venendo i cristiani, e<br />

non sarete certo all'oscuro di quel che han fatto ai signori tale e tale e tale; ebbene, quella gente di<br />

Haiti (che è l'isola Spagnola) ha ora in mente di venir qua per continuare a condursi nella medesima<br />

maniera con noi. E sapete perché lo fanno? ". Risposero: " No, ma sappiamo che sono di natura<br />

crudele e malvagia ". E lui riprende:<br />

" Non è solo per questo, ma anche perché v'è un dio che amano<br />

molto e che adorano; ed è per averlo da noi onde adorarlo che si dan<br />

tanta briga per sottometterci e ci uccidono".<br />

Aveva presso di sé un piccolo canestro pieno di gioielli d'oro e disse:<br />

"Ecco qui il dio dei cristiani"<br />

Festeggiamolo, se volete, con degli areito (che sono balli e danze): chissà che in questo modo non lo<br />

si contenti, sì che ordini ai cristiani di non farci del male ". Tutti risposero ìn un sol grido: " E' giusto,<br />

è così ". Danzarono davanti all'oro fino a esserne stanchi. Dopo di che il signore Hatuey disse: " Ora<br />

ascoltate. Comunque vadano le cose, se ce lo teniamo finiranno coll'ammazzarci per portarcelò via:<br />

gettiamolo nel fiume ". Furono tutti dell'avviso che cosi si facesse sicché buttarono il canestro in un<br />

gran fiume che scorreva lì appresso. Questo cacicco e signore andò sempre fuggendo dai cristiani<br />

dacché questi giunsero all'isola di Cuba, perché li conosceva bene, e teneva loro testa quando li<br />

incontrava: ma alla fine lo catturarono. E solo perché fuggiva da gente tanto iniqua e crudele, perché<br />

si difendeva da chi voleva ammazzarlo e angariarlo a morte con tutta la sua gente e la sua<br />

discendenza, lo bruciarono vivo. Legato già al palo, un frate di San Francesco, sant'uomo che viveva<br />

in quella contrada, gli andava dicendo nel brevissimo tratto concesso dai carnefici certe cose di Dio e<br />

<strong>della</strong> nostra fede, di cui egli non aveva mai inteso parlare. Aggiunse infine che se avesse voluto<br />

credere a quello che gli diceva sarebbe andato in cielo, dov'è gloria ed eterno riposo; ma che se non<br />

l'avesse fatto gli sarebbe toccato di andare all'inferno a patire eterni tormenti e supplizi. Quel<br />

signore,.dopo avere un poco pensato, domandò al frate se in cielo andavano anche i cristiani. Il<br />

francescano gli disse che sì, certo, quelli buoni vi andavano. Rispose subito il cacicco, senza più<br />

esitare, ch'egli non voleva andarci, che:<br />

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voleva andare piuttosto all'inferno che ritrovarsi con coloro e vedere ancora gente tanto<br />

trista e crudele.<br />

Tali sono la fama e l'onore che han guadagnato Dio e la nostra santa fede grazie ai cristiani nelle<br />

<strong>Indie</strong>.<br />

tratto da: " <strong>Brevissima</strong> <strong>Relazione</strong> <strong>della</strong> <strong>Distruzione</strong> <strong>delle</strong> <strong>Indie</strong> " di Bartolomè de Las<br />

Casas<br />

INDICE ARTE<br />

arte popolare<br />

grafica dell'antico Messico<br />

origini arte messicana<br />

arte maya<br />

siti maya<br />

aztechi<br />

presagi aztechi<br />

arte huichol<br />

muralisti<br />

diego rivera<br />

frida kahlo<br />

josè clemente orozco<br />

david alvaro siqueiros<br />

simon silva<br />

josè chavez-morado<br />

maximino javier<br />

lucìa maya<br />

leonora carrington<br />

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