Piccarda Donati - Fondazione il Fiore
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Capitolo V<br />
LA FAMIGLIA DEI DONATI<br />
NELLA DIVINA COMMEDIA<br />
PICCARDA DONATI<br />
Nel cielo della Luna a Dante appare, com’egli dice, una “visione” che lo incanta<br />
e lo avvince: vede infatti volti, immagini tenui e dai contorni sfumati,<br />
come accade quando ci si specchia in un vetro terso o in acque poco profonde,<br />
oppure come quando si stenta a distinguere, su una bianca fronte, <strong>il</strong> br<strong>il</strong>lare<br />
pur candido di una perla.<br />
Quali per vetri trasparenti e tersi<br />
o ver per acque nitide e tranqu<strong>il</strong>le<br />
non sì profonde che i fondi sian persi,<br />
tornan di nostri visi le post<strong>il</strong>le<br />
deb<strong>il</strong>i sì, che perla in bianca fronte<br />
non vien men tosto alle nostre pup<strong>il</strong>le;<br />
tali vid’io più facce a parlar pronte;<br />
Salvo restando l’incanto autonomo della visione, le parole poetiche ci suggeriscono<br />
altresì l’ideale estetico femmin<strong>il</strong>e del Medioevo: la pelle bianca, perlacea 1 e<br />
l’uso di ornare la fronte con mon<strong>il</strong>i di pietre preziose o di perle ;ma non di immagini<br />
riflesse si tratta, bensì, come <strong>Piccarda</strong> chiarisce al poeta:<br />
vere sostanze son ciò che tu vedi,<br />
qui r<strong>il</strong>egate per manco di voto<br />
“vere sostanze” cui Dante può far domande e parlare. La “relegazione” di tali anime<br />
nel cielo della Luna, quello più lontano da Dio, come Dante stesso spiegherà<br />
nel Canto IV, non è tuttavia altro che un espediente perché <strong>il</strong> viaggiatore possa<br />
comprendere <strong>il</strong> diverso grado della loro beatitudine col vederle assegnate a cieli<br />
diversi: le anime tutte, in realtà, hanno sede nell’Empireo e la differenza fra loro<br />
consiste nella maggiore o minore intensità di sentire l’amore divino.<br />
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