Dodici mesi insieme nel mondo del sociale - Fenalc

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2 S Fenalc port TEMPO LIBERO UNA FESTA TUTTA GIALLOROSSA DEDICATA ALLO SPORT E AL SANO DIVERTIMENTO A.S. Roma: ecco il “Go Cycling day 2” Avevamo promesso una domenica di festa, dedicata a tutti: grandi e piccini, sportivi e non, soci e amici della A.S. Roma Ciclismo o semplici curiosi … Ebbene, abbiamo mantenuto il nostro impegno e il 19/09 scorso Piazza San Giovanni Bosco a Roma si è colorata di giallo e di rosso per regalare ai presenti una giornata di sano divertimento! Fin dalle prime ore del sabato mattina la piazza è stata teatro degli incredibili sforzi della macchina organizzativa giallorossa che, coordinata dal Presidente Lorenzo Baldesi in persona e da Cristiano Di Biagio e Franco Lugli della Romolo & Remo Srl, Main Sponsor dell’Associazione, ha lavorato incessantemente per far sì che tutto fosse pronto per l’indomani, con l’arrivo dei primi ospiti e per l’inizio della tanto attesa gara a Cronometro, in programma per le ore 8:00. Moltissimi gli atleti giallorossi al nastro di partenza, che emozionati e contenti si sono sfidati lungo un percorso cittadino di 1900 metri opportunamente inibito al traffico, disegnato tra Piazza San Giovanni Bosco e Piazza dei Consoli. Grazie al pregevole apporto di Daniele De Petris, Presidente della Roma Sport Eventi che ha curato nei minimi dettagli la complessa organizzazione della gara (svoltasi sotto l’egidia della FCI e nel rispetto del Regolamento federale) , le partenze si sono susseguite senza intoppi nel corso dell’intera mattinata: primi a partire i Cicloamatori di Capitan Diaferia, impegnati in un confronto individuale che, al termine dei 5 giri in programma per ciascuno ha visto trionfare l’atleta Gianni Adamo. A seguire, i Cicloturisti che capitanati da Ennio Cherubini si sono esibiti in una Cronometro a Squadre; per loro tre giri in programma dello stesso percorso. Ad avere la meglio è stata la formazione composta dal trio Cherubini - Migno – Savioli ma, a detta di tutti … quando si corre con la maglia della A.S. Roma Ciclismo la vittoria è del gruppo. Quest’anno l’organizzazione ha previsto una terza sfida, anch’essa individuale come quella degli amatori ma lunga un solo giro di percorso, che ha visto protagonisti per la prima volta in occasione del Go Cycling Day i Cuccioli della Scuola di Ciclismo giallorossa! Miglior tempo di Alessandro Bartoli e Giorgia Proia, rispettivamente per le categorie maschile e femminile. Medaglia al merito e all’impegno per tutti i giovanissimi atleti giallorossi che portano a casa, con grande orgoglio, l’attestato di partecipazione alla Scuola di Ciclismo capitolina 2009/2010. Parallelamente, e per tutta la giornata, Piazza San Gio- IV MEMORIAL CONTE LUIGI GALAMINI Duecento ciclisti al via Domenica 19 Settembre a Doganella di Ninfa (LT) si è svolto il “4° Memorial Conte Luigi Galamini di Recanati” corsa ciclistica valevole come prova unica di Campionato Italiano cicloamatori US Acli. Organizzato magistralmente dal gruppo sportivo ASD Fenalc, la suddetta manifestazione ha interessato i Comuni di Sermoneta, Cisterna di Latina e Norma, ancora una volta l’importanza e lo spessore di questo Memorial ha visto ai nastri di partenza circa 200 atleti, provenienti da tutte le Regioni. Con una giornata graziata dal bel tempo e su un percorso disegnato con grande perizia dalla società Fenalc, si sono dati battaglia i migliori atleti suddivisi in tre categorie di età. Alla sommità della salita tra due ali di folla gli atleti sprintavano per aggiudicarsi il trofeo a punteggio, donato dallo sponsor Roberto Massici in ricordo del compianto e sportivissimo papà Lino scomparso tragicamente. Numerosa in gara la partecipazione femminile, divise per fasce di età queste giovani atlete si sono cimentate con altrettanta bravura, ben figurando nei confronti dei vigorosi atleti maschili. Alla ricchissima premiazione hanno partecipato l’Onorevole Giovanni Di Giorgi, ed i Sindaci dei Comuni attraversati dalla manifestazione, un momento particolare si è avuto quando il Presidente Nazionale della Fenalc Alberto Spelda con enorme emozione donava una maglia ricordo al signor Leopoldo, che è l’animatore e lo sponsor principale della manifestazione. Puntualmente Leopoldo insieme al Presidente del sodalizio sportivo ASD FENALC il pluricampione Italiano Lorenzo Quattrini, si prodiga ogni anno per ricordare con immenso affetto la memoria del compianto e grande benefattore “Conte Luigi Galamini di Recanati”. Al termine della manifestazione il Presidente Quattrini, ha voluto ringraziare l’Associazione Nazionale Carabinieri Sezione di Sermoneta, donando al Presidente C.re Maurizio Negrini, coadiuvato dal Generale di Brigata Ferdinando La Spada, una targa ricordo per l’encomiabile lavoro di messa in sicurezza su tutto il percorso di gara. vanni Bosco è stata il cuore della Manifestazione che si è svolta in diverse Aree di Interesse che con il trascorrere delle ore si sono popolate di gente: mamme e papà con i loro bambini hanno potuto contare su un a divertentissima Baby Bike Area completa di gonfiabili giocattolo (gentilmente forniti dal CSI di Roma), truccatrici, animatori e tanto, tanto zucchero filato oltre, naturalmente a una pista ciclabile con tanto di circuiti studiati per diversi livelli di abilità, da percorrere con le biciclette messe a disposizione dalla A.S. Roma Ciclismo. Il tutto, sotto l’occhio vigile del Direttore Sportivo e istruttore della scuola giallorossa Floridana Passarelli. Numerosi passanti, incuriositi dalla folla, dalle migliaia di palloncini e dagli stand coloratissimi allestiti sul posto, si sono lasciati coinvolgere dal nostro entusiasmo e, assieme agli altri visitatori, hanno assistito nell’Area Show alle inimitabili esibizioni di Vittorio Brumotti del ben noto 100% Brumotti Show, dei Campioni del Mondo di Frisbee Freestyle, oltre allo spettacolo allestito dalla Flair Bartender’s School e alle dimostrazioni di Body Fight offerte dal Campione Massimo Liberati. Tra la folla, a condividere l’allegria di questa bella domenica di festa, abbiamo incontrato alcuni illustri esponenti del Ciclismo capitolino e non solo come Antonio Pirone, Presidente FCI Provinciale e, per il Comitato Regionale Lazio FCI, il Presidente Onorario Bruno Vallorani, il Presidente Angelo Caliciotti e il suo Vice Mauro Tanfi. Molto apprezzato anche l’intervento di personalità di rilievo quali l’Assessore allo Sport del Municipio X, Dott. Massimo Perifano e il Presidente del Consiglio del Municipio X, Dott. Rocco Stelitano; oltremodo gradite la visite del Dott. Ferrarese per il CONI Roma e di una stimata rappresentanza del Comitato Paraolimpico Italiano. Procedendo all’interno della Piazza, ecco la vasta Area Expo, dove alcuni dei più rinomati negozi di Sport e Ciclismo di Roma e dintorni, come Cicli Liberati, Capobianchi, Cicli Coppola, Leda Sport ed Extreme Bike di Manolo Cardinali hanno fatto bella mostra dei loro prodotti di punta. C’erano anche una esposizione di motociclette proposta dal Club amatoriale “Mistostretto” e dalla DV Moto. Numerose altre aziende (maglio descritte nel sito ufficiale dell’evento www.gocyclingday.it), hanno esposto, offerto e venduto i loro prodotti. Molto frequentato lo stand di Fisiokinesiterapia e Medicina dello Sport della F.K.T. Villa Sabrina equipaggiato per massaggi gratuiti sul posto e quello della Farmaenergy, l’Azienda di distribuzione di integratori alimentari. Una vasta affluenza di pubblico anche presso il grande gazebo allestito dal CSI di Roma, che si ringrazia non solo per la ricca fornitura di materiali ma anche e soprattutto per il sostegno umano. Affascinante la mostra di biciclette d’epoca allestita da Testi Cicli, giunto da Perugia per l’occasione. Per i più golosi, non poteva mancare una deliziosa degustazione di olii e prodotti naturali offerta dall’Azienda Frantoio del Veio! A concludere la piacevole mattinata, uno squisito Pasta Party seguito dall’attesissima premiazione della gara a Cronometro. Una giornata diversa, per molti aspetti speciale, certamente unica nel suo genere, fortemente voluta dalla Dirigenza della A.S. Roma Ciclismo e dal suo Presidente, Lorenzo Baldesi “… per mettere a disposizione di tanti la nostra ambizione di club completo, polivalente e polifunzionale. Una giornata per far capire a tutti quanto importante sia il nostro messaggio, volto alla tutela dello sport inteso nel suo significato più puro e alla sensibilizzazione verso tutto ciò che ruota intorno a esso». Una giornata di Festa per la quale si ringraziano in special modo la Camera di Commercio di Roma, il Consiglio Regionale del Lazio e il Municipio X, che con i loro sforzi hanno contribuito a rendere possibile tutto questo. Grande merito anche alla Romolo & Remo, Main Sponsor della Associazione e responsabile della organizzazione logistica dell’evento, alla Banca del Fucino, alla Edilgrazia e alla Plurimax, per la quale si ringrazia il Dott. Buonomo: senza il loro prezioso apporto nulla di quanto sopra avrebbe potuto essere realizzato. Questo è stato il “Go Cycling Day 2”, l’evento di fine stagione ciclistica della A.S. Roma Ciclismo, dedicato allo sport e ai suoi valori più nobili e a tutti coloro che hanno voluto condividere una domenica “alla nostra maniera”, all’insegna del più sano divertimento. A MONTELIBRETT E’ nata Volley Insieme Semaforo verde, quindi, per la Consociazione della Pallavolo Sabina-Romana. Un poker d’assi di sicuro affidamento che lascia ben sperare per l’avvenire della pallavolo nel bacino della Sabina-romana. Partito timidamente tre anni fa con una serie di Tornei di Minivolley, il progetto è andato via via crescendo fino a farsi realtà. “Volley Insieme” è il nome della consociazione; “Insieme per crescere” è, invece, il motto e la promozione della Pallavolo, l’obiettivo primario dei fondatori. Un pool di esperti del settore, vecchie conoscenza della pallavolo giocata che, stanche del tran tran, ha finalmente deciso di uscire allo scoperto per…. Volare alto. Dare un taglio, cioè, al fai da te a vantaggio del più concreto e propositivo: “Uniti si può !”. Una cosa è certa, se andando da sole le quattro società hanno insegnato ed avviato tantissimi ragazzi/e al gioco della Pallavolo riscuotendo soddisfacente consenso e mietuto successi di un certo spessore in campo provinciale e regionale ( sul carnet anche un titolo Italiano Under 13/f ed altri amatoriali ), per il nuovo indotto sportivo è facile prevedere un futuro entusiasmante e vivace. Ebbene si. Se il buon giorno si vede dal mattino e stante che, finite le vacanze, nelle palestre di Montelibretti, Palombara e Moricone, abbiamo già intravisto un gran movimento, tanti sorrisi e confidenziali pacche sulle spalle, il pronostico è senz’altro dei più facili. E tra grappoli di dirigenti, tanti allenatori e tecnici, diversi genitori ed un entusiasmante trionfo di belle presenze impegnate con la preparazione precampionato, abbiamo sentito, misurato e gustato il clima giusto. Se le cose proseguiranno nel senso auspicato e pianificato a tavolino, siamo certi che le più ghiotte soddisfazioni verranno proprio dai campi di gara. E saranno in tanti, gli appassionati del Volley dell’ intero bacino del Nordest quello, cioè, che da Montelibretti va a Moricone e passando per Palombara arriva fino a Guidonia, vorranno avvicinarsi alla nuova realtà sportiva. Senza trascurare gli alti centri come Marcellina, Castel Madama e Montorio che già hanno chiesto di far parte della Consociazione sportiva allargata. Ma veniamo a noi. La forza della neo nata società, che vanta giocatrici esperte, è nel vivaio che costituisce l’ossatura e l’avvenire dello stesso sodalizio. In cantiere, come detto, un progetto da grande società. Nel mirino, l’avviamento del minivolley supportato dal progetto “Pallavolando a scuola” con avvio di concentramenti a Montelibretti, Palombara, Moricone, Santa Lucia e Guidonia. Allora ? L’augurio è che ogni genitore trovi in Volley Insieme ciò che desidera per i propri baby e negli allenatori e nei Tutor, dei validi educatori. Tecnici preparati ed in grado di supportarli nella crescita dei ragazzi; manager capaci di anteporre al risultato l’etica sportiva ed il fair-play. Buoni supporter, insomma, il cui obiettivo centrale miri alla maturazione “umana” ed il cui approdo contempli di: “ ripartire dai ragazzi per costruire lo sport e, specialmente, una vita migliore.
TEMPO LIBERO Il carcere, istituzione totale o luogo di recupero? L’8 ottobre 2010, un cittadino colombiano detenuto nel carcere Cavadonna di Siracusa si è tolto la vita, impiccandosi con un lenzuolo alle sbarre. Siamo a 53 suicidi dall’inizio dell’anno e nel carcere di Siracusa 4 detenuti si sono suicidati negli ultimi due mesi. L e istituzioni totali, per la loro connotazione autoritaria, contengono in sé il germe della sopraffazione e della violenza, questo perché il potere non è equamente distribuito fra operatori, utenti ed istituzione stessa. Il carcere, autoritario ed impersonale, stabilisce tempi e spazi, scandisce i ritmi e l’individuo rischia la depersonalizzazione progressiva. Con questo carico di angoscia i detenuti ricorrono facilmente ad atti di autolesionismo. Il suicidio diventa l’estrema comunicazione del disagio, di una richiesta d’aiuto, un tentativo di attirare l’attenzione su di sé. Disagio psicologico, rabbia repressa, richieste non esaudite. Ansia diffusa, scontentezza, pessimismo, chiusura, perdita d’interessi, insonnia, caduta dell’autostima, capo basso, respiro corto, riduzione dello spazio di movimento: questi i segnali. La tempestiva rilevazione e il controllo della sintomatologia depressiva dell’individuo che entra in carcere comporta un’adeguata comprensione dei fattori che possono incrementare l’entità del rischio suicidario. In questo senso, importante è stata l’introduzione del Servizio Nuovi Giunti. Il servizio consiste in un presidio psicologico affidato ad esperti con il compito di verificare e valutare tramite un colloquio con i detenuti appena arrestati , sia i possibili rischi di suicidio che quelli di subire violenza fisica e/o sessuale dagli altri detenuti. L’esito del colloquio viene sintetizzato in una scheda che viene consegnata al sottufficiale di servizio per i provvedimenti del caso: dislocazione in specifici reparti, terapia, eventuale stanza singola, grande sorveglianza per i detenuti considerati a rischio ecc. Da sottolineare che il detenuto non sempre è un soggetto clinico, bensì potrebbe presentare difficoltà riconducibili all’evento della carcerazione, un evento dalle forti connotazioni drammatiche con effetti disgreganti sulla personalità. Quindi ad essere accolto non è il detenuto, ma la persona per la quale, se si potesse attenuare l’effetto spersonalizzante del carcere, si potrebbero attivare efficaci interventi per la rieducazione e la risocializzazione. Negli ultimi trent’anni sono stati fatti dei salti di qualità in senso normativo per trasformare il carcere da luogo di coazione e condanna a luogo di recupero: Nell’ambito del diritto penitenziario, la legge n. 354/75 rappresentò una grande innovazione, evidenziando le necessità di risocializzare il detenuto tramite un trattamento individualizzato, approfittando della carcerazione come periodo di recupero e non solo come luogo per espiare la colpa. In questa legge si delinea l’intervento di personale specializzato all’osservazione e al trattamento dei detenuti, come psicologi, criminologi, psichiatri, educatori, assistenti sociali, per sostenere la personalità del detenuto e coadiuvare l’intervento educativo, eventualmente esprimere pareri su misure alternative alla detenzione. Gli elementi principali del trattamento sono: istruzione, religione, lavoro, attività culturali ricreative e sportive, contatti con il mondo esterno e con la famiglia. L’aspetto più innovativo della legge è la possibilità di usufruire di istituti quali la semilibertà, la liberazione anti- cipata, l’affidamento in prova ai servizi sociali e il lavoro esterno, le licenze e i permessi-premio. Oltre ad essere una legge molto innovativa, segna un passo in avanti nella responsabilizzazione dei detenuti, i quali godono di benefici dando prova di partecipare attivamente all’opera di rieducazione. Nonostante i presupposti però la legge andava ad incidere su una realtà carceraria totalmente impreparata sia a livello di strutture che di mentalità, e il concetto di “recupero”, elemento fondamentale della legge, non fu attuato facilmente per una serie di fattori: evasioni, rivolte, violenze, aumento eccessivo della popolazione carceraria. Si resero necessarie ulteriori modifiche, furono introdotte nuove soluzioni nell’applicazione delle misure alternative, fu introdotto il carcere di massima sicurezza. Nel decenni 1975-1986 sono stati proposti numerosi interventi normativi, tra i quali l’introduzione dell’istituto degli arresto domiciliari e la figura del Tribunale della Libertà nel 1982. Nel 1986, la legge n.663, conosciuta come la legge Gozzini, pone l’attenzione sulla realtà extracarceraria, accentuando il ricorso al territorio e all’immediato reinserimento del detenuto. Si afferma quindi il diritto premiale che dà speranza al detenuto di modificare la propria sorte con atteggiamenti collaborativi. Un intervento legislativo quindi di vasta portata che va ad incidere sulle misure alternative alla detenzione, sulla flessibilizzazione della pena, sul lavoro e sulle stesse modalità di esecuzione della pena. Vedere l’art.47- bis sull’affidamento in prova nei casi particolari, l’art.47-ter con l’introduzione della detenzione domiciliare, l’art.30-ter sui permessi premio, l’art.41-bis sulle situazioni di emergenza e il carcere di sicurezza. Sulla legge Gozzini si possono trarre importanti conclusioni: in primis intende ampliare la facoltà di avvalersi dell’applicazione delle misure alternative; cerca di diminuire il periodo di pena da scontare in carcere privilegiando un trattamento di libertà, nella convinzione che il condannato reimmesso subito nella realtà del suo habitat socio-culturale abbia maggiori possibilità di reintegrarsi. Seguendo questo orientamento, troviamo la recente Legge n. 165/98 (Simeone- Saraceni), conosciuta come legge “svuotacarceri”, che accentua l’utilizzo delle misure alternative alla detenzione carceraria. Ad esempio per i reati con un tetto massimo di tre anni di pena (quattro nei casi di tossicodipendenza), c’è la possibilità, se il soggetto non è ritenuto socialmente pericoloso, di beneficiare di misure alternative; lo stesso criterio è applicato anche a chi, già condannato, si trova in carcere o a chi deve scontare un residuo di pena (massimo tre anni), con la possibilità quindi di lasciare il carcere. Le donne incinte e madri con prole di età inferiore ai dieci anni con una pena da scontare di massimo quattro anni, possono chiedere la detenzione domiciliare; i padri (se l’altro coniuge è deceduto), i malati gravi, chi ha più di sessant’anni e meno di ventuno per validi motivi (studio,lavoro, famiglia) può ottenere la detenzione domiciliare se la pena da scontare è inferiore ai quattro anni; la possibilità di acce- di Nadia Loreti dere alla semilibertà per chi non ha ancora scontato metà della pena nei casi previsti per l’affidamento in prova, sia successivamente all’inizio dell’esecuzione della pena, qualora il soggetto dimostri di voler ottenere il reinserimento sociale, anche senza dover ricorrere al periodo di osservazione in carcere. Ma che significato ha il termine rieducare? Qui è necessario intendere l’attuazione di un processo pedagogico e curativo mirato a modificare in senso socialmente adeguato il comportamento del detenuto, tale da rendere favorevole la possibilità del suo reinserimento sociale, perché la difesa sociale ha più possibilità di essere realizzata attraverso il riadattamento del reo anziché con metodi punitivi, ed ecco quindi che la pena ha assunto valore di trattamento. Per poter concretizzare un efficace programma rieducativo è necessario conoscere il soggetto da trattare e ottenerne la collaborazione. L’osservazione scientifica della personalità del detenuto è una condizione fondamentale per l’attuazione del trattamento individualizzato; essa è affidata ad un’èquipe di esperti che esaminano il soggetto secondo diverse prospettive: dall’esame dell’ambiente di provenienza (famiglia, amici, contesto sociale, influenze ambientali subite),ad un esame medico e psichiatrico per rilevare eventuali disturbi di natura fisica e mentale che possono aver avuto, o meno, un ruolo nell’insorgenza della condotta deviante. Lo scopo dell’osservazione comportamentale è quello di studiare gli atteggiamenti che il soggetto assume a contatto con la realtà penitenziaria. E veniamo al nodo della questione, perché fin qui è tutto perfetto, tutto lineare. Allora perché,se si rieduca, se si attua un programma individualizzato mirato al reinserimento, la scelta del suicidio da parte dei detenuti? Perché le scene di violenza e le aggressioni nei confronti della polizia penitenziaria? Dove sta la falla? Cosa è rimasto delle riforme penitenziarie? Il sistema carcerario è in crisi per lo scarso numero degli operatori impiegati, per il sovraffollamento, per la fatiscenza degli edifici, per i mancati finanziamenti ,per la dominante presenza dei detenuti stranieri e dei tossicodipendenti e solo questo chiederebbe una riconversione della cultura penitenziaria, ponendo problemi per le strutture di accoglienza, e interrogativi per la formazione degli operatori, che a volte appare inadeguata rispetto alle situazioni nuove che si presentano, e per la psicologia penitenziaria, troppo burocratizzata. Lo scopo della detenzione è di restituire alla società un cittadino osservante delle leggi; l’osservazione sistematica a cui dovrebbe essere sottoposto un detenuto significa registrare accuratamente le caratteristiche e le trasformazioni, se ve ne sono, del soggetto studiato; ogni crimine, ogni reato va ricondotto ad una situazione ambientale, psicologica e sociale, alla soggettività di chi lo commette, allora si può parlare di trattamento individualizzato. E poi lavorare sulla volontà reale che il detenuto ha di cambiare, dopo che le scelte di vita, dall’illegalità lo hanno portato al carcere. Ma che cosa ne è del lavoro, della formazione scolastica e professionale, delle attività sportive e culturali? La legge n.193/2000, conosciuta come legge Smuraglia, è un provvedimento volto a favorire l’attività dei detenuti e include nelle categorie dei soggetti svantaggiati che possono beneficiare delle agevolazioni contributive rivolte alle cooperative sociali, anche i lavoratori in esecuzione penale. Una legge di difficile applicazione, ma in termini di lavoro, ci si aspetta che se non è possibile all’esterno, il detenuto svolga attività interna: nell’Ordinamento Penitenziario vigente, il lavoro non è un diritto, ma una possibilità e quindi è retribuito. Il numero dei posti di lavoro all’interno è in costante diminuzione nonostante le presenze registrate, quindi i lavori sono disponibili a turnazione. Vi sono proposte rispetto alle tipologie di lavoro e ai corsi di formazione professionali, ma i problemi sono di natura pragmatica e le ristrettezze delle tipologie di occupazione accessibili all’interno del carcere non corrispondono alle richieste del mercato del lavoro attuale. Rispetto all’istruzione, oltre ai corsi propriamente scolastici, si prevede l’attivazione di corsi di formazione professionale. L’istruzione scolastica assume significato di risocializzazione quando va ad intervenire sulle condizioni di semianalfabetismo. L’istruzione è utile anche per i detenuti stranieri che spesso non conoscono la nostra lingua e pertanto hanno ridotte possibilità anche di conoscere la nostra legislazione. Ridurre i casi di analfabetismo è indispensabile in vista del rientro nella società a fine pena. Ciò non dovrebbe limitare il raggiungimento di livelli di istruzione superiori, funzionali anche ad evitare il deterioramento delle capacità cognitive dei detenuti. Un problema è il reperimento dei libri di testo. È previsto dalle norme vigenti uno spazio-biblioteca, ma spesso i testi provengono da donazioni di chi si libera di vecchi libri e di vecchie enciclopedie. Tra le attività ricreative e culturali ci sono i corsi di pittura, di falegnameria e, più spesso, di teatro, che termina con la rappresentazione dello spettacolo stesso. In genere i testi e le sceneggiature sono scritti dagli stessi detenuti, al fine di favorire l’espressione delle personalità e capacità di ognuno, ma sono però pezzi messi in scena nel teatro interno del carcere e difficilmente il pubblico comprende partecipanti esterni. Infine, le attività sportive e ricreative si limitano alle partite di calcio e alle veloci passeggiate che 3 ogni giorno vengono fatte all’aria, in un arco di tempo di circa un’ora in cui i detenuti lasciano le celle e raggiungono gli spazi comuni, per vedere la televisione, giocare a biliardino. Nel trattamento penitenziario vi sono ancora forti limitazioni riguardo le relazioni affettive e il mantenimento delle stesse, nonché nel trattamento delle dipendenze. Le nostre carceri stanno vivendo un forte cambiamento, la popolazione carceraria è in aumento ed è sempre più straniera, ed è pertanto portatrice di bisogni differenti. Stanno cambiando le fasce della popolazione criminale, stanno cambiando le tipologie di reato e a questo dovrebbe arrivare la risposta in termini di cambiamenti nelle attività proposte dagli operatori del settore. Riguardo agli stranieri, va detto che in sede processuale le garanzie degli stranieri vengono poco tutelate, sia perché non hanno possibilità di nominare un difensore di fiducia, sia per la scarsa conoscenza del sistema giuridico italiano, sia perché i soggetti marginali godono di poca attenzione; inoltre, in fase esecutiva della pena gli stranieri raramente possono godere delle misure alternative o accedere alle misure premiali, in quanto molti detenuti sono irregolari e clandestini, quindi impossibilitati a garantirsi un domicilio o un lavoro certificati. Finchè gli interventi seguiranno la linea di un ordinamento penitenziario ormai vetusto, non si raggiungeranno le finalità che il sistema normativo si prefigge. C’è bisogno di una radicale modifica, non solo legislativa ma anche ideologica, e non di provvedimenti, come l’indulto, che portano con sé solo conseguenze negative. Bisogna insistere sul percorso di preparazione all’uscita dal carcere, anche con formazioni professionali aderenti alla realtà del mercato del lavoro e spendibili all’esterno. Se il percorso del cambiamento è difficile, più facile sarà riprendere il primitivo modello di vita che a sua volta riaprirà le porte del carcere. Così com’è il carcere restituisce alla società persone peggiori di quelle che ha rinchiuso. Il carcere può essere una scuola di criminalità, per cui chi ne uscirà sarà sempre più violento e rabbioso, pronto a delinquere ancora, con maggiori contatti per altri illeciti. La realtà è che l’individuo ritorna nella società con l’illusione di poter ricominciare, ma per la società lui non esiste. Quella società non è pronta ad accoglierlo ed è diversa da quella che ha lasciato prima. E la scarcerazione, che doveva rappresentare la fine di tutti i problemi, costituisce l’inizio di un nuovo dramma. E spesso l’inizio di un nuovo percorso criminale. È una questione purtroppo che resta aperta, eterna e circolare. Il detenuto ha diritto, prima di ogni cosa, alla salute psicologica, ed è questa la vera emergenza della realtà carceraria. In un contesto punitivo e restrittivo come il carcere puntare sulla salute per rieducare e risocializzare un individuo significa utilizzare il tempo di reclusione per valorizzare la libertà progettuale e le scelte esistenziali, significa avere un’opportunità per avviare cambiamenticognitivo-comportamentali che potrebbero consentire una migliore qualità della vita in vista del rilascio.
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