1704: NASCE IL COMUNE DI PENANGO
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ALESSANDRO ALLEMANO - STORIA <strong>DI</strong> <strong>PENANGO</strong> (2004)<br />
Stessa sorte per Cioccaro<br />
Siccome il nuovo feudo risultava composto di due territori fisicamente discontinui (Penango non<br />
confinava con Patro), il 13 settembre dello stesso anno venne anche smembrato il cantone di<br />
Cioccaro con Santa Maria ed aggregato ai due già venduti al Campistron.<br />
Il decreto ducale di Ferdinando Carlo, dato da Parigi, 1 inizia con una lode al patrizio francese.<br />
«Divenendo ogni giorno più qualificate le benemerenze che presso di Noi va acquistando il signor<br />
Marchese di Campistron, è ben giusto che dal nostro canto ancora si dia qualche incremento alla<br />
nostra beneficenza verso di lui; e perciò inherendo alla concessione che mesi sono habbiamo fatta al<br />
detto signor Marchese in feudo di due cantoni di Moncalvo, detti Penango e Patro, e considerando<br />
assieme che per essere quelli disuniti, mentre vi resta in tal quale modo di mezzo l’altro cantone<br />
denominato Chioccaro, non porta detta concessione quel commodo e quel bene che habbiamo avuto<br />
in mira di constituirgli. Con le presenti di nostro moto spontaneo di certa arte, scienza et<br />
occorrendolo, col nostro sovrano potere, doniamo, diamo e concediamo il detto cantone di<br />
Chioccaro al medesimo signor Marchese di Campistron (…)». 2 Inoltre gli attribuiva il diritto di<br />
acquistare fino a 200 moggia di terra in Monferrato «immune da qualsivoglia carico in perpetuo».<br />
L’anno successivo, precisamente il 10 febbraio, anche il cantone di Castellino sarebbe stato<br />
infeudato al conte casalese Carlo Francesco Perrone dei consignori di Cella, senatore, uditore<br />
generale e consigliere di Stato del duca, nonché letterato di qualche fama.<br />
Moncalvo perse così una notevole parte di territorio e di popolazione: a parziale e amaro<br />
risarcimento le venne conferito (23 marzo 1705) il titolo di città.<br />
Il 25 agosto 1708, dichiarato Ferdinando Carlo decaduto per fellonia, le comunità monferrine<br />
giureranno fedeltà ai Savoia ed il trattato di Utrecht di cinque anni dopo giungerà a sancire<br />
definitivamente il possesso sabaudo del già glorioso Marchesato di Monferrato.<br />
La notizia della segregazione in Moncalvo<br />
Mercoledì 5 novembre <strong>1704</strong> il Consiglio comunale di Moncalvo si era riunito «per discutere un<br />
affare importantissimo», cioè proprio il distacco dei tre cantoni. La seduta si tenne nell’abitazione<br />
del podestà, barone Giorgio Rovere (o Roeri), «dottore di Legge», su instanza dei consoli Antonio<br />
Francesco Rafferi e Gaspare Bertana. Vi intervennero i consiglieri Attilio Giuseppe Bozzolo,<br />
Giuseppe Rivetta, Giovanni Battista Cissello e Carl’Antonio Forno, «trovandosi gli altri signori<br />
Consiglieri parte absenti e parte amalati». Mancavano anche Giovanni Rivalle di Penango e<br />
Antonio Cerruto di Cioccaro, che fino ad allora facevano parte dell’assise moncalvese.<br />
«In detto Conseglio espone detto signor Console Rafferi sicome questa mattina a hore dieciotto<br />
circa3 gli è pervenuta famigliare dell’illustrissimo signor Conte e Ducal Questore Alberto Picco<br />
Pastrone del tenore seguente. 4<br />
“Molto illustre Signore, mercordì s’è determinato d’esseguire gli comandi di Sua Altezza in dare il<br />
possesso al signor Marchese di Capistrone delli tre cantoni di Moncalvo, e perché si deve dividere il<br />
finaggio è necessario che diino notta sinciera del registro di detti cantoni e che la Comunità deputi<br />
due con authorità per assistere alla divisione. E perciò Vostra Signoria si contenti di far congregare<br />
il Consiglio e farli sapere questo mio sentimento, aciò Sua Altezza resti obedita ed io non habbi<br />
ocasione d’apportare alcuna spesa né agravio al Comune di Moncalvo”.<br />
di amministrare la giustizia tramite un suo podestà, armare e comandare la milizia locale, imporre bandi campestri,<br />
vietare la caccia e la pesca, commutare le pene, concedere e proibire il porto d’armi.<br />
1 Il duca si era recato a Parigi per chiedere protezione a Luigi XIV e per contrarre un secondo matrimonio con una<br />
principessa francese, così da stringere ulteriori vincoli – politici soprattutto – con la Francia.<br />
2 Cit. in G.G. SALETTA, Descrizione …<br />
3 Prima della Rivoluzione francese le ore incominciavano a contarsi dal tramonto del sole, all’incirca le attuali sei di<br />
sera; le diciotto “italiane” corrispondevano quindi al mezzogiorno “francese”.<br />
4 La lettera è datata da Casale il 2 novembre; il mercoledì di cui si parla sarebbe quindi il 29 ottobre.