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1704: NASCE IL COMUNE DI PENANGO

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ALESSANDRO ALLEMANO - STORIA <strong>DI</strong> <strong>PENANGO</strong> (2004)<br />

Il console comunica dunque di essersi portato «al cantone di Penango a riverire per parte di questa<br />

Comunità l’illustrissimo signor Conte Alberto Picco Pastrone, et haverlo con tal ocasione supplicato<br />

non solo della sua protetione a pro di questo Publico in ordine massime alla motivata e comandata<br />

divisione e separatione delli tre cantoni di Penango, Chiocaro e Patro da questo territorio, ma anche<br />

a volersi compiacere come Ministro di Sua Altezza Serenissima e Giudice in questa parte delegato<br />

di riflettere anche all’interesse della medesima Altezza Serenissima e nel sospendere per hora detta<br />

divisione, col concedere qualche dilatione di tempo a predetti Agenti di questa Comunità».<br />

Il conte, da parte sua, si è mostrato abbastanza comprensivo, perché dopo aver «graditi gli tratti<br />

d’urbanità seco usati per parte di questa Comunità», si è detto pronto «a giovare alla medesima in<br />

tutto quello [che] potrà»; purtroppo, per quanto riguarda il ricorso contro la separazione dei cantoni,<br />

non c’è niente da fare: Picco Pastrone «lo stima superfluo, per essere pienamente informato che Sua<br />

Altezza vole che la sua mente sii assolutamente e prontamente esseguita, e non potter di meno,<br />

come suo Ministro e Giudice in questa parte delegato, di farla speditamente esseguire, e per<br />

conseguenza non potter in alcun modo concedere la chiesta dilatione di tempo per l’acenato racorso;<br />

che però per vantaggio di questo Publico stimarebbe bene detto signor Conte che si deputassero due<br />

persone ch’assistessero a detta divisione».<br />

In piena assemblea Rafferi riceve poi una lettera del Sannazzaro che gli ordina, in sintesi, di<br />

consegnare a lui, rappresentante del marchese di Campistron, una copia separata del registro dei<br />

possessori di beni nei tre cantoni e di delegare una persona quale assistente alla divisione. 1<br />

Un manifesto del Ducal Maestrato di Casale<br />

Allegata alla missiva si trova anche un manifesto redatto dal Ducal Maestrato del Monferrato, il<br />

massimo organo esecutivo del Marchesato.<br />

Tale atto, datato 3 novembre <strong>1704</strong>, firmato dal presidente Giulio Porta con il visto del notaio<br />

Giovanni Giacomo Barbotti (che si firma alla latina: Barbottus), reca l’ordine ufficiale di procedere<br />

alla divisione del territorio e – ciò che più stava a cuore al nuovo feudatario – dei redditi. È un<br />

documento scritto in stile aulico, con poche frasi lunghe e contorte, ricchissime di formule<br />

riguardanti il diritto delle concessioni feudali.<br />

«Essendosi benignamente compiaciuta Sua Altezza Serenissima d’usare gli atti della sua innata<br />

munificenza verso del signor Marchese Gioanni Gualberto dell’antica e nobile famiglia de<br />

Campistron in retributione del merito che si è acquistato appresso l’Altezza Sua per gl’ufficii<br />

passati alla Maestà Cristianissima2 con essito favorevole d’egregia somma3 a solievo dell’Altezza<br />

Sua e suoi sudditi mantovani in ricompensa di parte delle disgrazie ch’apportano l’emergenze<br />

presenti di guerra in concederli a titolo di donatione remunerattoria per causa fra vivi per se e suoi<br />

discendenti, successori et heredi di qualsivoglia sorte maschii e femine et a chi da esso sarà datto la<br />

villa di Penango, Patro e Chiocaro con le luoro cassine annesse connesse e dependenti si per<br />

l’amministratione della giustitia, regolamento della Militia, registri della Communità, pagamento<br />

de’ carichi, che per qualsivoglia altra qualità, segregandoli dal territorio e soggetione di Moncalvo<br />

fra confini da dessignarsi, errigendole in feudo con titolo di Marchizato con tutte e ciascune<br />

prerrogative, privileggii, raggioni e facoltà concesse a qualsivoglia altro Vassallo, et specialmente<br />

con quelle delle quali sono sta’ condecorati il fu signor Marchese Rolando della Valle per il feudo<br />

di Lu et Conte Guido Avellani per gli feudi di Chuccaro e Terzo come ne appare dalli diploma<br />

debitamente spediti l’uno dato in Casale gli sei marzo, e l’altro in Pariggi li 13 settembre corrente<br />

anno da Noi veduti ed essendosi benignamente compiaciuta Sua Altezza Serenissima d’incaricarsi<br />

con sue clementissime in datta come sopra di fare segregare dette ville alla forma della donatione<br />

1<br />

In effetti, come si è letto, la comunità moncalvese ottenne di avere due delegati in qualità di testimoni e assistenti alle<br />

operazioni di terminazione, oltre ai due che chiameremmo “tecnici”, incaricati di separare il registro dei possessori.<br />

2<br />

Era questo l’appellativo con cui si designava il re di Francia; il re di Spagna era invece detto “S.M. Cattolicissima” e<br />

l’imperatore d’Austria “S.M. Cesarea”.<br />

3<br />

Si fa qui cenno alla notevole quantità di denaro ottenuta per il duca Ferdinando Carlo tramite i buoni uffici del<br />

Campistron, quella «non esigua somma di danaro» di cui dice appunto il Minoglio.

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