Illustrazioni di Giuseppe Giusti - Proverbi Italiani - Crusca
Illustrazioni di Giuseppe Giusti - Proverbi Italiani - Crusca
Illustrazioni di Giuseppe Giusti - Proverbi Italiani - Crusca
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
darti 43 un’idea <strong>di</strong> quanto potevano esser lunghe le giornate della creazione. Pare<br />
almeno che sieno 44 nati in quelle regioni polari dove un giorno dura sei mesi. C’è<br />
questo <strong>di</strong> buono che a volte con poche lire ti levi <strong>di</strong> torno un figuro o una seccatura.<br />
T’annoia il tuo vicino?<br />
Prestagli uno zecchino.<br />
Del resto chi ha vedute mai persone più allegre, più <strong>di</strong>sinvolte <strong>di</strong> quelle che fanno il<br />
mestiere <strong>di</strong> vivere all’accattolica? Da primo un zinzinello <strong>di</strong> rossore, qualche voltata<br />
in tronco, e poi muso e coscienza <strong>di</strong> bronzo. Anzi ti stanno in sussiego e ti<br />
rispondono a traverso come se gli avessi a rifare il resto, tu. Tu viverai appuntino,<br />
vedrai <strong>di</strong> non escire <strong>di</strong> sesto, <strong>di</strong> non trovarti col corto da piede: essi se la<br />
scialacquano, se la sbirbano allegramente e mandandosela <strong>di</strong>etro le spalle <strong>di</strong>cono<br />
ridendo: tiriamo via, tanto chi gli ha a avere gli vuole; è meglio sciuparseli che<br />
mandarseli male: Chi ha debito ha cre<strong>di</strong>to. Già se il cre<strong>di</strong>tore sia in peggior con<strong>di</strong>zione<br />
del debitore, lo <strong>di</strong>ca la legge che, se vuoi in prigione chi non ti paga, t’obbliga a fargli<br />
le spese, quasi che un bindolo offenda me solo e non l’intero or<strong>di</strong>ne della città.<br />
State allegri, asini e buoi,<br />
Che la legge pensa a voi;<br />
<strong>di</strong>ceva un tale quando furono esentati dal pedaggio i ciuchi e le bestie colle corna.<br />
Un povero galantuomo aveva un debitore d’una natura singolarissima. Ogni volta<br />
che questi lo incontrava, invece <strong>di</strong> scantonare o <strong>di</strong> soffiarsi il naso per far vista <strong>di</strong> non<br />
vederlo, gli andava incontro e stringendoli la mano in atto <strong>di</strong> scusa confidenziale,<br />
<strong>di</strong>ceva: Il debitore non deve mai sfuggire il cre<strong>di</strong>tore; un onest’uomo che vuol<br />
pagare, piuttosto che fare una porcheria come certuni, confessa <strong>di</strong> non potere e si<br />
rimette nella bontà <strong>di</strong> chi avanza da lui. Quello, vinto da assiomi così veri e così<br />
stringenti, allungava la fune; ma allunga oggi, allunga domani, e non venendo mai a<br />
capo <strong>di</strong> nulla, un giorno gli scrisse questa lettera:<br />
«Caro mio,<br />
Non ho trovato mai in vita mia un uomo più pronto <strong>di</strong> voi a confessare i suoi<br />
obblighi, e meno sollecito <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfarli. Se la natura m’avesse voluto scrittore <strong>di</strong><br />
comme<strong>di</strong>e, ringrazierei la fortuna d’avermi fatto capitare sott’occhio un carattere<br />
ameno come il vostro, e volentieri darei <strong>di</strong> frego alla partita. A voi poi non dovrebbe<br />
rincrescere <strong>di</strong> passare in qualche modo alla posterità, prestando alla scena il tipo<br />
d’una delle tante contra<strong>di</strong>zioni umane. Il Burbero Benefico, l’Avaro Fastoso credo<br />
che 45 gra<strong>di</strong>rebbero la compagnia del Galantuomo che non paga mai».<br />
XVIII.<br />
Il Diavolo non è brutto quanto si <strong>di</strong>pinge.<br />
Si suol <strong>di</strong>re dei mali e delle <strong>di</strong>sgrazie che a immaginarsele pajono 46 peggiori <strong>di</strong><br />
quello che non si trovano quando cascano addosso; si <strong>di</strong>ce anco per avvisare<br />
gl’incauti <strong>di</strong> ribadarsi dai bricconi, che per lo più assumono aspetto e maniere<br />
dolcissime.<br />
Impia sub dulci melle venena latent.<br />
Dante <strong>di</strong>pinge la Frode così in due pennellate:<br />
La faccia sua era faccia d’uom giusto,<br />
Tanto benigna avea <strong>di</strong> fuor la pelle,<br />
43 C: sospirarne la fine, servono a darti.<br />
44 C: Pare che sieno.<br />
45 C: credo.<br />
46 C: le paiono.