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Illustrazioni di Giuseppe Giusti - Proverbi Italiani - Crusca

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può superar lui. Eppoi, la mente è più spe<strong>di</strong>ta nel volo dell’immaginare che in quello<br />

dell’eseguire; e chi si trova in questa <strong>di</strong>seguaglianza fra sè e sè, non ha ragione d’alzar<br />

tanto le corna. Vittorio Alfieri lo confessava magnanimamente e scriveva:<br />

Or sentendomi Achille ed or Tersite.<br />

Se i lodatori <strong>di</strong> se stessi u<strong>di</strong>ssero per un momento cogli orecchi <strong>di</strong> chi gli ascolta, si<br />

ricrederebbero. Ma l’Io è come le mosche; più lo scacci, più ti ronza d’intorno. La<br />

lode è premio e sprone per i valorosi; per i dappoco è il mantice della boria. Pochi la<br />

sanno compartire, meno convertirsela in un cibo salutare: ai più, specialmente ai<br />

giovani, fa sonno e in<strong>di</strong>gestione. Quell’anima veramente franca e generosa del Parini<br />

eccitava quello stesso Alfieri nominato <strong>di</strong> sopra, allora giovane e sulle mosse,<br />

ammonendolo così:<br />

Andrai, se te non vince o lode o sdegno,<br />

Lunge dell’arte a spazïar ne’ campi.<br />

Eh i magnanimi sanno conoscersi e tentarsi dove le corde rispondono.<br />

III.<br />

Chi serba, serba al Gatto.<br />

Si <strong>di</strong>ce ai bambini, quando per ghiottoneria si mettono da parte un piatto per la<br />

merenda, o serbano i meglio bocconi all’ultimo: tanto è vero che l’uomo fino da<br />

piccolo è industrioso nei suoi piaceri. Sarebbe bene che nelle famiglie fosse fatta più<br />

avvertenza a questa che pare una cosa <strong>di</strong> nulla.<br />

Il proverbio non è contrario a un savio risparmio o a quella giusta previdenza che in<br />

mezzo all’abbondanza presente sa pensare al poi, ma ammonisce coloro che 3 cercano<br />

stimoli 4 nell’astenersi, e quelli altresì che si lasciano patire per accumulare.<br />

IV.<br />

Paese che vai, usanza che trovi.<br />

Questo proverbio fa subito venire in mente Alcibiade (ve<strong>di</strong> Plutarco). L’uomo che<br />

oramai s’è prefisso un modo <strong>di</strong> vivere, si adatta mal volentieri a mutare il costume<br />

come la camicia; dall’altro canto, contro la corrente è un brutto andare, specialmente<br />

in certe cose d’uso che in fondo non montano a nulla. Non <strong>di</strong>rò che uno si debba<br />

fare Calvinista a Ginevra, Maomettano a Costantinopoli, e via <strong>di</strong>scorrendo; ma a<br />

mettersi un turbante per passarsela in santa pace, che male ci sarebbe? Si <strong>di</strong>ce<br />

turbante, così per <strong>di</strong>re.<br />

Il sapersi adattare è una gran virtù! Risparmia infinite molestie, e concilia la<br />

benevolenza degli altri. S’impara vivendo fra gli uomini, spesso si <strong>di</strong>simpara nei libri.<br />

L’intolleranza è segno <strong>di</strong> presunzione, <strong>di</strong> poco giu<strong>di</strong>zio e <strong>di</strong> bricconeria. Chi ne<br />

patisce è fasti<strong>di</strong>oso a sè e agli altri. Ne patiscono i sotto-tiranni, gli schiavi e i mezzi<br />

sapientucci.<br />

3 i quali<br />

4 dall’astinenza

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