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Vite d'impresa - Associazione Industriali della Provincia di Vicenza

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<strong>Vite</strong> d’impresa<br />

Storie <strong>di</strong> imprese che hanno<br />

cambiato il volto del vicentino<br />

CENTRO STUDI<br />

SULL’IMPRESA<br />

E SUL PATRIMONIO<br />

INDUSTRIALE<br />

3


130 VITE D’IMPRESA<br />

131<br />

eei equipaggiamenti<br />

elettronici industriali<br />

LAVORO REALIZZATO DA: ITIS “roSSI”<br />

eei eQUiPaGGiaMenti eLettronici inDUstriaLi srL<br />

http://eei.stu<strong>di</strong>oe<strong>di</strong>toriale.net<br />

itis “rossi” vicenza<br />

www.itisrossi.vi.it


132 VITE D’IMPRESA<br />

EEI 133<br />

Idea impren<strong>di</strong>tiva<br />

La EEI (Equipaggiamenti Elettronici <strong>Industriali</strong>) nasce nel 1978 per iniziativa<br />

<strong>di</strong> Narciso Balbo e <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> tecnici che aveva alle spalle precedenti esperienze<br />

nel settore dell’elettronica <strong>di</strong> potenza. Ma a noi piace pensare che tutta la<br />

storia che vogliamo raccontare abbia avuto inizio proprio qui, sui banchi <strong>della</strong><br />

nostra scuola. O meglio, non esattamente qui, in via Legione Gallieno, dove si<br />

allunga come un serpentone grigio il Rossi attuale la cui prima pietra fu posta<br />

nel 1953, ma sotto l’ombra protettiva <strong>di</strong> Santa Corona dove, allora, la nostra<br />

scuola aveva la sede e dove si iscrisse, proprio nel 1953, Narciso Balbo. Il 1953 è<br />

dunque l’inizio <strong>della</strong><br />

nostra storia. La<br />

progettazione <strong>della</strong><br />

nuova sede del Rossi<br />

non nasceva isolata.<br />

<strong>Vicenza</strong> era più piccola<br />

<strong>di</strong> oggi, ma non<br />

meno <strong>di</strong>namica: si<br />

può anzi parlare <strong>di</strong><br />

una città in frenetica<br />

espansione, <strong>di</strong><br />

una “fabbrica” <strong>di</strong><br />

quartieri, <strong>di</strong> case,<br />

<strong>di</strong> scuole, <strong>di</strong> strade,<br />

<strong>di</strong> ponti… Tutto era<br />

in costruzione o in<br />

ricostruzione. C’era<br />

stato il baby-boom.<br />

Gli abitanti crescevano<br />

(+21.000 in 15<br />

anni) e i mattoni allontanavano<br />

lo spettro<br />

<strong>della</strong> <strong>di</strong>soccupazione in una città che, per la verità, non aveva mai del tutto<br />

smarrita la sua vocazione industriale. Nel 1953 si costruiscono dunque nuove<br />

se<strong>di</strong> per scuole ma anche per fabbriche: isolata nelle campagne coltivate, come si<br />

può vedere da una foto del Giornale <strong>di</strong> <strong>Vicenza</strong>, appare, imponente, la Ceccato<br />

<strong>di</strong> Montecchio Maggiore. Dunque, un passo in<strong>di</strong>etro: Narciso Balbo, futuro<br />

fondatore <strong>della</strong> EEI, nel 1953 si iscrive all’Istituto Rossi, “regnante” il preside<br />

Zanarotti. Il giovane studente, matricola 7334, abita a Minerbe, ha ottenuto la<br />

licenza me<strong>di</strong>a a Legnago. A quei tempi la scuola, anche se abbastanza simile a<br />

quella attuale, era più impegnativa <strong>di</strong> oggi, ma attirava un numero crescente <strong>di</strong><br />

allievi, non solo <strong>della</strong> provincia. Il “Rossi” era l’unico istituto tecnico industriale<br />

del territorio vicentino, aveva se<strong>di</strong> staccate a Schio e Bassano (che poi sarebbero<br />

<strong>di</strong>ventate autonome a partire dal 1962), e i suoi iscritti crescevano: circa<br />

500 nel ‘53/’54, oltre 1250 nel ‘58/’59 (<strong>di</strong> questi un quarto proveniva da altre<br />

province). Siamo negli anni del miracolo economico: per ogni campanile una<br />

fabbrica (meglio due, ancora meglio tre…); spariscono i tram con “le tiracche”<br />

e le strade sono percorse da Lambrette, Vespe, 600 Multiple, 500. E mentre si<br />

posava la prima pietra del nuovo Istituto progettato per far fronte alle crescenti<br />

iscrizioni legate al fiorire delle aziende, Balbo, iscritto in 1F, <strong>di</strong>mostrava subito<br />

una particolare attitu<strong>di</strong>ne per le materie scientifiche prima e tecniche poi, scegliendo<br />

l’in<strong>di</strong>rizzo Elettrotecnica.<br />

Si <strong>di</strong>ploma nel 1959 superando l’esame <strong>di</strong> abilitazione col voto <strong>di</strong> 64/100<br />

(decisamente elevato per i tempi) e spiccando per gli otto in Disegno/Impianti<br />

elettrici/Costruzioni elettromeccaniche e tecnologie relative, Elettrotecnica generale<br />

e Laboratorio <strong>di</strong> misure elettriche, Officina.<br />

Nell’anno scolastico 1959/60 Balbo si iscrive al Corso <strong>di</strong> Specializzazione in<br />

Elettronica, nato qualche anno prima. Ideatore, docente ma soprattutto anima<br />

del corso era il Prof. Giuseppe Magnifico, a sua volta ex allievo del Rossi e dal<br />

1947 docente prima <strong>di</strong> Elettrotecnica e poi <strong>di</strong> Impianti elettrici. Per l’Elettronica,<br />

<strong>di</strong>sciplina completamente nuova nel campo delle applicazioni industriali,<br />

sono gli anni dello stu<strong>di</strong>o e <strong>della</strong> ricerca. Magnifico collabora attivamente sia<br />

con gli ambienti industriali (Officine Pellizzari <strong>di</strong> Arzignano), sia con i colleghi<br />

in ambito <strong>di</strong>dattico sia per la ricerca con l’Università.<br />

Convinto che l’elettronica industriale rappresenti il futuro, Magnifico fa<br />

partire nel 1952/53 il corso <strong>di</strong> specializzazione <strong>di</strong> Elettronica industriale che<br />

<strong>di</strong>venta punto <strong>di</strong> riferimento, non solo locale ma anche a livello regionale, per la<br />

formazione professionale dei periti industriali nelle nuove tecnologie. Concluso<br />

il corso <strong>di</strong> specializzazione e in attesa <strong>di</strong> fare il servizio militare, Balbo utilizza<br />

il tempo che lo separa dalla partenza fermandosi, come aiutante tecnico,<br />

nel laboratorio <strong>di</strong> Elettronica dell’istituto Rossi: sistema attrezzature, controlla<br />

strumentazioni, continua a imparare. Nel 1961 la Patria chiama: è negli Alpini<br />

in Alto A<strong>di</strong>ge in un periodo decisamente “esplosivo”: il suo compito è quello <strong>di</strong><br />

controllare le attrezzature elettroniche, riparare, risistemare. Insomma, fa esperienza.<br />

Congedatosi dall’esercito, reincontra il Prof. Magnifico che, nel frattempo,<br />

ha lasciato l’insegnamento (tranne che nel “suo” corso post-<strong>di</strong>ploma) e,<br />

sempre più convinto che l’elettronica, nel campo delle applicazioni industriali,<br />

abbia un grande futuro, ha trasformato la sua collaborazione con le Officine<br />

Pellizzari in una attività impren<strong>di</strong>toriale separata e a tempo pieno nel campo<br />

dell’elettronica, dando vita prima alla IS a <strong>Vicenza</strong> e poi alla ISE (Industria<br />

Servomeccanismi Elettronici), prima industria elettronica del Vicentino, con<br />

sede ad Alte Ceccato <strong>di</strong> Montecchio Maggiore. Nella ISE inizia, insieme al suo<br />

professore, l’avventura <strong>di</strong> Balbo. Il primo mercato è soprattutto quello tessile,<br />

che richiede soluzioni tecniche nuove: in alcuni casi si tratta solo <strong>di</strong> aggiornare


134 VITE D’IMPRESA<br />

EEI 135<br />

macchinari tecnologicamente obsoleti, in altri <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare macchine provenienti<br />

dall’America nel dopoguerra, con gli aiuti del Piano Marshall, in altri<br />

ancora <strong>di</strong> trovare soluzioni del tutto nuove.<br />

La ISE acquista rapidamente una notevole rilevanza nella ricerca e nella<br />

produzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi nel settore degli azionamenti e una grande capacità <strong>di</strong><br />

crearsi un mercato non solo nazionale, ma anche internazionale. Passa dalla decina<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenti iniziali ad un centinaio e <strong>di</strong>venta anche vivaio <strong>di</strong> tecnici aggiornati,<br />

in grado <strong>di</strong> cogliere le molteplici possibilità <strong>di</strong> applicazione in ambito<br />

industriale dell’automazione, soprattutto in una provincia in cui sono presenti<br />

praticamente tutti i settori produttivi.<br />

Nel 1968 Balbo, Marcolungo, Boscar<strong>di</strong>n fondano la BMB con sede a Montebello.<br />

Con limitati investimenti iniziali, ma in forza <strong>della</strong> grande cre<strong>di</strong>bilità<br />

e affidabilità dei soci fondatori, l’inizio <strong>della</strong> produzione fu assicurato<br />

dagli acconti sugli or<strong>di</strong>ni versati in anticipo dai clienti, un vero e proprio<br />

finanziamento grazie al quale l’azienda ricevette una spinta che la portò in<br />

pochi anni da 10 a 120 <strong>di</strong>pendenti, molti dei quali con alta qualificazione<br />

professionale.<br />

La BMB seppe approfittare e trarre vantaggio anche dalla crisi economica<br />

degli anni Settanta: la ricerca <strong>di</strong> competitività attraverso la riduzione dei costi<br />

e l’aumento <strong>di</strong> efficienza richiedeva soluzioni all’industria elettronica e le soluzioni<br />

puntualmente arrivarono: l’azienda, piccola e flessibile, era più adatta<br />

a sod<strong>di</strong>sfare le richieste e le esigenze dei clienti <strong>di</strong> quanto lo fossero i colossi<br />

industriali, come ad esempio la Siemens, che producevano macchinari su larga<br />

scala e secondo criteri <strong>di</strong> progettazione standar<strong>di</strong>zzati. La carta vincente fu la<br />

rapi<strong>di</strong>tà dei tempi <strong>di</strong> risposta, la personalizzazione delle soluzioni, la consolidata<br />

esperienza nei più <strong>di</strong>versi settori.<br />

Anche BMB, oltre che azienda, <strong>di</strong>venta luogo <strong>di</strong> formazione per una generazione<br />

<strong>di</strong> tecnici che uno ad uno si staccano per fondare altrettante aziende che nel<br />

campo dell’elettronica industriale costituiscono la costellazione <strong>di</strong> un settore fondamentale<br />

per l’economia vicentina. E viene la volta anche <strong>di</strong> Narciso Balbo per<br />

volare da solo. Nel 1978 nasce la EEI, Equipaggiamenti Elettronici <strong>Industriali</strong>.<br />

La storia e l’attuale organizzazione<br />

EEI nasce nel 1978 da un patrimonio iniziale <strong>di</strong> varie e consolidate esperienze<br />

nel settore dell’elettronica <strong>di</strong> potenza e dell’automazione <strong>di</strong> processi industriali.<br />

Sviluppa e approfon<strong>di</strong>sce le conoscenze relative alle tecniche <strong>di</strong> controllo<br />

ed azionamento dei motori elettrici ed alla conversione statica dell’energia. Da<br />

allora la crescita è stata continua: basandosi sulla ricerca e sullo sviluppo tecnologico,<br />

EEI si propone sul mercato con prodotti sempre all’avanguar<strong>di</strong>a e in<br />

grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare le più <strong>di</strong>versificate esigenze dei clienti.<br />

Inizialmente l’attività <strong>di</strong> EEI si è sviluppata nell’ambito degli impianti<br />

<strong>di</strong> trasporto a fune (sciovie, seggiovie, funivie) e degli impianti industriali,<br />

soprattutto nel settore <strong>della</strong> lavorazione del ferro. Per quanto riguarda gli<br />

impianti a fune, fin dall’inizio sono stati utilizzati convertitori c.a./c.c. ad<br />

SCR reversibili, e sistemi <strong>di</strong> controllo dell’impianto con tecnologia <strong>di</strong>gitale;<br />

in particolare, nel 1981, è stato introdotto per la prima volta in Italia il microprocessore<br />

per il controllo delle protezioni. Il primato <strong>di</strong> EEI in queste<br />

applicazioni si è consolidato con il controllo a microprocessore dei convertitori<br />

c.a./c.c. e l’impiego degli IGBT nel 1997. Relativamente agli impianti<br />

industriali si è partiti con convertitori c.a./c.c. ad SCR a controllo analogico<br />

per passare al controllo a microprocessore nel 1988-89 e infine, nel 1994,<br />

all’introduzione degli inverter <strong>di</strong>gitali reversibili a controllo vettoriale che,<br />

attualmente, rappresentano il grosso delle applicazioni. I sistemi <strong>di</strong> controllo<br />

del processo sono passati, negli anni, dalla tecnologia analogica alle attuali<br />

configurazioni a microprocessore che prevedono un’unità centrale master<br />

con visualizzazione e parametrizzazione a videotastiera o PC industriale,<br />

tante unità slave quanti sono gli azionamenti coinvolti nel processo e sistemi<br />

<strong>di</strong> comunicazione RS 485, CAN Bus, Profibus DPTM a seconda del tipo <strong>di</strong><br />

impianto.<br />

La <strong>di</strong>versificazione <strong>di</strong> mercato e <strong>di</strong> prodotto è una costante nell’operare <strong>di</strong><br />

EEI; infatti, in parallelo allo sviluppo dei prodotti e dei sistemi de<strong>di</strong>cati alle<br />

applicazioni descritte, a partire dalla fine degli anni ’80, sono state stu<strong>di</strong>ate e<br />

realizzate apparecchiature innovative, destinate a:<br />

• Sistemi <strong>di</strong> recupero dell’energia;<br />

• Sistemi <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento <strong>della</strong> rete;<br />

• Banchi prova per motori;<br />

• Impianti <strong>di</strong> riscaldo a induzione;<br />

• Alimentazione stabilizzata.<br />

In particolare:<br />

• Nel 1987 è stata avviata la produzione dei convertitori <strong>di</strong> frequenza con<br />

tecnologia a SCR, IGBT e MOSFET a seconda del campo <strong>di</strong> frequenze <strong>di</strong><br />

lavoro, utilizzati in impianti <strong>di</strong> riscaldo a induzione;<br />

• Nel 1995 è stato messo a punto un raddrizzatore costituito da un ponte<br />

<strong>di</strong> conversione trifase ad IGBT funzionante su quattro quadranti, a bassissimo<br />

contenuto armonico <strong>di</strong> corrente verso rete e ad elevato fattore <strong>di</strong><br />

potenza; questo prodotto si è prestato a molte applicazioni interessanti,<br />

come: filtri attivi rifasanti da utilizzare in impianti dove convertitori <strong>di</strong><br />

grossa potenza, realizzati con tecnologia classica, determinano forti <strong>di</strong>sturbi<br />

in rete; con<strong>di</strong>zionatori <strong>di</strong> rete; alimentatori stabilizzati a basso impatto<br />

sulla rete; sistemi rigenerativi.<br />

• Dal 1996 EEI è riconosciuta dal Ministero <strong>della</strong> Ricerca Scientifica come


136 VITE D’IMPRESA<br />

EEI 137<br />

“Laboratorio <strong>di</strong> Ricerca”. Questo riconoscimento ha una doppia valenza:<br />

assicura il cliente EEI sull’esperienza e la capacità realizzativa dell’azienda<br />

e sulla capacità <strong>di</strong> costante aggiornamento, da un punto <strong>di</strong> vista tecnologico,<br />

tramite una propria struttura <strong>di</strong> ricerca applicata; permette ad<br />

aziende che intendano sviluppare dei sistemi con caratteristiche sperimentali<br />

innovative, <strong>di</strong> avvalersi <strong>della</strong> EEI per ottenere, secondo la Legge<br />

46/82 art. 4, delle agevolazioni sul costo del macchinario realizzato.<br />

L’evoluzione tecnico-produttiva è stata accompagnata da una particolare<br />

attenzione alla qualità del processo produttivo; questo percorso ha portato al<br />

conseguimento <strong>della</strong> certificazione del sistema <strong>di</strong> qualità in conformità alla<br />

norma ISO 9001. Il certificato numero 3562/00/S è stato emesso dal RINA il<br />

17 settembre 2003.<br />

Missione<br />

Dalla sua costituzione “la società ha per oggetto lo stu<strong>di</strong>o, la progettazione,<br />

la costruzione, l’installazione, la lavorazione in genere, compreso il montaggio,<br />

l’assemblaggio e l’adattamento ad altri beni e strumenti, <strong>di</strong> equipaggiamenti<br />

elettrici ed elettronici, per qualsiasi impiego, sotto forma <strong>di</strong> beni finiti, semilavorati<br />

e singoli componenti”. Nata per rispondere alle sempre più pressanti esigenze<br />

del mercato <strong>di</strong> migliorare il ren<strong>di</strong>mento dei processi industriali attraverso<br />

un accurato e flessibile controllo dei motori elettrici, EEI scelse fin dall’inizio <strong>di</strong><br />

considerare lo sviluppo <strong>della</strong> tecnologia <strong>della</strong> conversione controllata dell’energia<br />

come elemento essenziale attorno al quale costruire le soluzioni richieste<br />

per affrontare anche le applicazioni più impegnative. La missione <strong>di</strong> EEI è sin<br />

dalla sua nascita quella <strong>di</strong> progettare, costruire e applicare sia prodotti, sia sistemi<br />

<strong>di</strong> automazione che, sfruttando le più avanzate tecniche dell’elettronica <strong>di</strong><br />

potenza, possano risolvere aspetti legati al mondo industriale e tutte le problematiche<br />

inerenti alla corretta gestione dell’energia nel suo complesso.<br />

Da sempre EEI progetta, produce e commercializza:<br />

• Sistemi <strong>di</strong> automazione <strong>di</strong> processi industriali nei quali devono essere<br />

coor<strong>di</strong>nati e controllati <strong>di</strong>versi motori elettrici;<br />

• Sistemi <strong>di</strong> automazione per gli impianti a fune de<strong>di</strong>cati al trasporto delle<br />

persone e delle cose;<br />

• Convertitori statici c.a./c.c., c.c./c.a, c.c/c.c. c.a./c.a per l’azionamento <strong>di</strong><br />

motori in corrente continua ed alternata, per l’abbattimento del contenuto<br />

armonico e per il rifasamento delle reti elettriche <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione, per<br />

l’alimentazione, per la conversione <strong>di</strong> frequenza, per il recupero dell’energia<br />

in rete;<br />

• Vari <strong>di</strong>spositivi elettronici a microprocessore per la misura, il controllo e<br />

la visualizzazione delle <strong>di</strong>verse grandezze elettriche e meccaniche.<br />

I convertitori statici, sia per la corrente continua che per l’alternata, costitui-<br />

scono il punto <strong>di</strong> forza e la base delle applicazioni EEI. Di conseguenza, per sod<strong>di</strong>sfare<br />

le <strong>di</strong>verse esigenze delle applicazioni industriali, EEI ha sviluppato una<br />

gamma <strong>di</strong> convertitori particolarmente ampia sia per tipologia sia per potenza.<br />

Nel sistema <strong>di</strong> controllo degli inverter, EEI ha fatto un percorso inverso rispetto<br />

ad altre società del settore: poiché il mercato dei processi industriali richiedeva<br />

da subito applicazioni ad alte prestazioni, l’azienda ha iniziato circa 15 anni fa<br />

a sviluppare il controllo vettoriale a orientamento del campo dal quale sono<br />

stati poi derivati i controlli più semplici. Una delle caratteristiche fondamentali<br />

che hanno consentito a EEI <strong>di</strong> acquisire e mantenere negli anni i propri clienti e<br />

che completano la capacità progettuale e la vocazione all’innovazione, è la flessibilità<br />

nel fornire un servizio completo che va dalla preventivazione al service<br />

post-ven<strong>di</strong>ta; servizio che copre tutte le fasi che vanno dall’esame delle esigenze<br />

del cliente fino alla loro piena sod<strong>di</strong>sfazione, dall’analisi tecnico-commerciale in<br />

fase <strong>di</strong> preven<strong>di</strong>ta alla progettazione H/W e sviluppo S/W, costruzione, assemblaggio,<br />

collaudo; tutte svolte all’interno assicurando elevatissimi standard <strong>di</strong><br />

qualità. L’organizzazione EEI continua ad operare anche dopo la consegna delle<br />

apparecchiature, con la messa in servizio in ogni parte del mondo, la fornitura<br />

puntuale <strong>di</strong> ricambi, i tempestivi interventi su chiamata. Altra caratteristica<br />

fondamentale è la capacità <strong>di</strong> trovare soluzioni originali a problemi complessi<br />

e <strong>di</strong>versificati, fornendo sempre e comunque una soluzione completa, che non<br />

richieda cioè ulteriori implementazioni per il suo inserimento nell’impianto.<br />

EEI oggi<br />

Oggi, dopo oltre vent’anni <strong>di</strong> attività, EEI è al centro <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> società<br />

controllate da una hol<strong>di</strong>ng che ha fatto dello sviluppo dell’elettronica <strong>di</strong> potenza<br />

la sua missione. Le aziende del gruppo, operando in sinergia tra loro, permettono<br />

<strong>di</strong> coniugare flessibilità, prestazioni e competitività per <strong>di</strong>fferenziare l’offerta<br />

proposta da EEI rispetto a quella dei concorrenti. Alcune <strong>di</strong> queste società<br />

operano <strong>di</strong>rettamente con una presenza commerciale sul mercato mentre altre<br />

svolgono un ruolo prevalentemente <strong>di</strong> servizio verso le società del gruppo.<br />

Il sistema è costituito principalmente da due aziende che si rivolgono al<br />

mercato: EEI SRL ed ATE SRL (Induction Heating Applications, orientata ai<br />

sistemi <strong>di</strong> riscaldo a induzione) e da alcune aziende a servizio del processo produttivo<br />

per singole attività:<br />

• Approvvigionamenti e logistica: GME SRL (Procurement & Logistic);<br />

• Assemblaggio <strong>di</strong> elettronica <strong>di</strong> potenza: CEA SRL (Power Electronic Assembly);<br />

• Produzione dei componenti meccanici e <strong>di</strong> carpenteria: Carp. Indust. SRL<br />

(Cabinet Frame & Mechanical Components).<br />

Per migliorare il servizio al cliente, l’organizzazione EEI si avvale anche <strong>di</strong><br />

strutture esterne ed in particolare <strong>di</strong>:


138 VITE D’IMPRESA<br />

EEI 139<br />

• Un centro <strong>di</strong> assistenza tecnica ad Atlanta negli Stati Uniti (North America<br />

Service: ClarKsdale MS);<br />

• Un centro <strong>di</strong> assistenza tecnica nella Corea del Sud (Asia Service: In<strong>di</strong>a,<br />

China and Korea);<br />

• Un laboratorio <strong>di</strong> misura e progettazione EMC per effettuare prove <strong>di</strong><br />

conformità alle norme europee, gestito in consorzio con altre quattro<br />

aziende del Veneto e con sede a Padova (CREI-Ven).<br />

Inoltre EEI ha stabilito partnership in Spagna, in In<strong>di</strong>a e recentemente in<br />

Cina con aziende del settore automazione, per attività <strong>di</strong> commercializzazione,<br />

produzione e assistenza.<br />

In particolare il consorzio CREI-Ven è de<strong>di</strong>cato a promuovere programmi<br />

<strong>di</strong> innovazione tecnologica e <strong>di</strong> aggiornamento nei settori dell’elettronica industriale,<br />

dell’elettromeccanica e dell’automazione, oltre che <strong>di</strong> rilasciare certificazione<br />

CE essendo qualificato come Competent Body.<br />

Il laboratorio EMC <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> una camera anecoica (26 Mhz - 18 Ghz), due<br />

camere schermate ed un’area pre-qualifica; utilizza sistemi <strong>di</strong> misura Amplifier<br />

Research, Comtest, HP, Key Tek, Rohde Schwarz, Siemens, Teseo; è attrezzato<br />

con i più moderni strumenti conformi alla normativa CISPR 16. Vi si possono<br />

eseguire:<br />

• Prove <strong>di</strong> qualifica <strong>di</strong> emissione condotta secondo CISPR 11-14-22;<br />

• Prove <strong>di</strong> pre-qualifica <strong>di</strong> click secondo CISPR 14 per applicazioni civili;<br />

• Prove <strong>di</strong> pre-qualifica <strong>di</strong> armoniche e flicker secondo IEC 1000-3-2/3/5;<br />

• Prove <strong>di</strong> emissione e <strong>di</strong> immunità irra<strong>di</strong>ata;<br />

• Prove <strong>di</strong> qualifica <strong>di</strong> immunità condotta: Fast Transient e Surge secondo<br />

IEC 1000-4-4 e IEC 1000-4-5;<br />

• Prove <strong>di</strong> qualifica <strong>di</strong> immunità condotta secondo IEC 1000-4-6 e IEC<br />

1000-4-11.<br />

EEI, come singola azienda, ha ottenuto infine l’iscrizione all’Albo dei Laboratori<br />

(Legge 46/82 art. 4) con D.M. del 3/1/97 (pubblicazione in Gazzetta<br />

Ufficiale N. 11 del 15/1/1997).<br />

Organigramma<br />

Ricerca e Sviluppo<br />

La produzione <strong>di</strong> EEI è organizzata con una struttura centrale che si occupa<br />

<strong>della</strong> ricerca e sviluppo <strong>di</strong> nuove tecnologie seguendo sia la progettazione <strong>della</strong><br />

parte meccanica, sia la progettazione <strong>di</strong> tutta l’elettronica <strong>di</strong> bordo, dalle schede<br />

<strong>di</strong> controllo a microprocessore e DSP ai sottosistemi <strong>di</strong> potenza. Un numero<br />

sempre maggiore <strong>di</strong> tecnici è impegnato nella realizzazione <strong>di</strong> software, sia utilizzando<br />

le tra<strong>di</strong>zionali tecniche <strong>di</strong> programmazione Assembler per realizzare<br />

il firmware inserito sulle schede a microprocessore e DSP, sia utilizzando le più<br />

recenti tecniche <strong>di</strong> programmazione con schede dSpace e software real-time<br />

che permettono <strong>di</strong> simulare rapidamente in laboratorio il comportamento <strong>di</strong>namico<br />

degli apparati onde mettere a punto soluzioni personalizzate e ottimizzate<br />

per ogni applicazione <strong>di</strong> conversione <strong>di</strong> potenza.<br />

La produzione delle strutture meccaniche e delle schede elettroniche è demandata<br />

ad altre società specializzate facenti parte del gruppo EEI, così come<br />

alcune operazioni <strong>di</strong> montaggio delle parti elettromeccaniche. Il collaudo finale<br />

avviene, invece, sempre nella sede principale <strong>di</strong> EEI, azienda che opera<br />

in regime <strong>di</strong> controllo qualità certificata in accordo alle norme ISO 9001. Da<br />

sempre viene posta particolare attenzione al controllo dei sottosistemi elettronici<br />

che vengono tutti abbinati alla specifica applicazione e quin<strong>di</strong> al cliente,<br />

attraverso co<strong>di</strong>ci a barre che permettono <strong>di</strong> tracciare in un qualunque momento<br />

tutta la storia <strong>di</strong> ogni singolo componente durante l’intera vita del prodotto. “Il<br />

fatto <strong>di</strong> controllare <strong>di</strong>rettamente la tecnologia in ogni singola parte dei nostri<br />

sistemi”, fa notare Balbo, “è il grande punto <strong>di</strong> forza che possiamo garantire ai<br />

clienti. Noi ci rivolgiamo a un mercato che sceglie i nostri prodotti perché fanno<br />

parte <strong>di</strong> un bene <strong>di</strong> investimento che deve durare e produrre profitto e dalla<br />

cui affidabilità <strong>di</strong>pende il successo dell’investimento stesso. Infatti, quasi sempre<br />

i nostri azionamenti svolgono una funzione critica nel processo che stanno<br />

controllando e una loro fermata si potrebbe tradurre in per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> produzione<br />

economicamente molto consistenti. Proprio per questa ragione ci fi<strong>di</strong>amo solo<br />

<strong>di</strong> noi stessi e sviluppiamo in proprio sia le schede <strong>di</strong> controllo sia le sezioni <strong>di</strong><br />

potenza. Solo così, dominando completamente la tecnologia in casa riusciamo a<br />

garantire la manutenzione e la <strong>di</strong>sponibilità dei nostri prodotti anche per <strong>di</strong>eciquin<strong>di</strong>ci<br />

anni dalla loro prima installazione e, qualora un qualche componente<br />

microelettronico <strong>di</strong> base andasse fuori produzione, siamo in grado <strong>di</strong> realizzare<br />

senza grossi problemi una nuova scheda funzionalmente identica alla precedente<br />

anche con componentistica più recente”.<br />

Questo approccio <strong>di</strong> controllo totale <strong>della</strong> tecnologia utilizzata <strong>di</strong>stingue il<br />

criterio <strong>di</strong> realizzazione dei prodotti adottato in EEI rispetto a molte altre realtà<br />

che operano sul mercato con soluzioni più “anonime”, nelle quali si cerca sì l’affidabilità,<br />

ma accompagnandola alla riduzione esasperata dei costi: molte volte,<br />

come è noto, questi due criteri non si sposano bene. “Noi non cre<strong>di</strong>amo”, continua<br />

Balbo, “che i prodotti industriali <strong>di</strong> questa fascia possano essere considerati


140 VITE D’IMPRESA<br />

EEI 141<br />

delle commo<strong>di</strong>ties il cui unico <strong>di</strong>fferenziale sia il prezzo <strong>di</strong> acquisto. Cre<strong>di</strong>amo,<br />

invece, che essi costituiscano dei beni <strong>di</strong> investimento e che la loro valutazione<br />

economica debba tenere conto <strong>di</strong> tutta la vita operativa nella quale il sistema<br />

si inserisce, valutando attentamente i ‘costi nascosti’ dovuti alle inefficienze e<br />

ai fermi impianto. EEI ha accumulato in 22 anni <strong>di</strong> attività una notevole esperienza<br />

applicativa lavorando in <strong>di</strong>versi settori industriali. Questa esperienza<br />

è stata inserita a ‘bordo’ dei prodotti per realizzare una soluzione basata sull’intelligenza<br />

<strong>di</strong>stribuita e ‘vicina’ al processo in modo da ottenere prestazioni<br />

migliori utilizzando un numero inferiore <strong>di</strong> regolatori elettronici e aumentando<br />

<strong>di</strong> conseguenza l’affidabilità complessiva del sistema.”<br />

Andamento del numero <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenti EEI dal 1980 al 2004<br />

La percentuale dei tecnici laureati in EEI è nell’or<strong>di</strong>ne del 30% <strong>della</strong> forza<br />

lavoro complessiva.<br />

Certamente, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> molti suoi concorrenti nel settore degli azionamenti<br />

<strong>di</strong> fascia alta, il personale commerciale non ha bisogno <strong>di</strong> chiedere alla<br />

casa madre estera quando è necessario <strong>di</strong>scostarsi da un prodotto standard<br />

come descritto nei cataloghi. E anche l’andamento del fatturato negli anni ha<br />

dato ragione a questa scelta.<br />

Andamento del fatturato EEI (in migliaia <strong>di</strong> euro) dal 1980 al 2004<br />

La notevole capacità progettuale ed applicativa ha consentito ad EEI <strong>di</strong> collaborare<br />

con istituti universitari, con ENEL e con centri <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> fisica<br />

nucleare. In particolare:<br />

• Nel 1996 ha partecipato al progetto Europeo CRAFT con l’Università<br />

tedesca <strong>di</strong> Paderborn e con quella <strong>di</strong> Padova per lo sviluppo <strong>di</strong> metodologie <strong>di</strong><br />

controllo innovative;<br />

• Nel 1997 e 1998 ha fornito alimentatori stabilizzati <strong>di</strong> varia natura al consorzio<br />

RFX <strong>di</strong> Padova e all’Ecole Politechnique de Lausanne CRPP Technologie<br />

de Fusion.<br />

Settori <strong>di</strong> mercato<br />

I settori nei quali EEI opera sono fortemente <strong>di</strong>versificati e si possono sud<strong>di</strong>videre<br />

in:<br />

Processi industriali. Ambito:<br />

• Lavorazione dei metalli a freddo e a caldo;<br />

• Lavorazione <strong>della</strong> carta;<br />

• Lavorazione <strong>della</strong> plastica e <strong>della</strong> gomma.<br />

Impianti <strong>Industriali</strong>. Ambito:<br />

• Chimica & Petrolchimica;<br />

• Oil & Gas;<br />

• Energia;<br />

• Cemento;<br />

• Ambiente.<br />

Trasporto delle persone e delle cose. Ambito:<br />

• Impianti <strong>di</strong> risalita;<br />

• Trasporto metropolitano a fune;<br />

• Trasporto dei materiali.<br />

Impianti speciali. Ambito:<br />

• Centri <strong>di</strong> ricerca;<br />

• Qualità e con<strong>di</strong>zionamento dell’energia;<br />

• Automotive.<br />

Gli interlocutori principali <strong>della</strong> EEI sono i costruttori meccanici delle apparecchiature<br />

<strong>di</strong> processo, che molto spesso hanno la funzione <strong>di</strong> main contractor,<br />

e le società <strong>di</strong> ingegneria. Per alcuni settori <strong>di</strong> business il rapporto è <strong>di</strong>retto con<br />

i clienti finali (end-user).


142 VITE D’IMPRESA<br />

EEI 143<br />

Prodotti<br />

I prodotti che fanno parte del catalogo EEI comprendono tutta una serie <strong>di</strong><br />

apparati de<strong>di</strong>cati alla conversione <strong>di</strong> energia elettrica, in particolare convertitori<br />

statici, inverter <strong>di</strong>gitali e filtri attivi. I prodotti EEI vengono forniti sia a<br />

integratori <strong>di</strong> sistemi e clienti finali, sia alle altre <strong>di</strong>visioni <strong>della</strong> stessa EEI o <strong>di</strong><br />

altre società del gruppo che commercializzano sistemi <strong>di</strong> automazione “chiavi<br />

in mano”.<br />

Il mercato <strong>di</strong> sbocco principale <strong>di</strong> tutti i prodotti EEI è rappresentato dalle<br />

applicazioni nelle quali l’aspetto energetico ricopre un ruolo fondamentale e<br />

dove un miglior ren<strong>di</strong>mento <strong>della</strong> conversione dell’energia si tramuta <strong>di</strong>rettamente<br />

in un vantaggio competitivo per il cliente. Infatti, ci sono molti processi<br />

produttivi, per esempio nell’industria del cemento o <strong>della</strong> carta, dove l’energia<br />

elettrica può rappresentare la prima voce del costo <strong>di</strong> esercizio e altri settori<br />

in cui la continuità e la qualità dell’energia hanno un impatto<br />

sui costi in<strong>di</strong>retti del prodotto; per esempio, brevi<br />

interruzioni <strong>di</strong> energia causano fermi prolungati <strong>di</strong> produzione<br />

oppure le armoniche presenti in rete causano <strong>di</strong>sturbi<br />

ai sistemi <strong>di</strong> regolazione, surriscaldamenti o danni<br />

ai trasformatori o banchi <strong>di</strong> condensatori per rifasamento.<br />

Proprio perché i prodotti <strong>di</strong> EEI sono rivolti a un settore<br />

dove la qualità dell’energia è un fattore strategico, le tecnologie<br />

utilizzate nei singoli prodotti <strong>di</strong> conversione sono<br />

sempre le più recenti.<br />

I sistemi <strong>di</strong> supervisione, <strong>di</strong> automazione, <strong>di</strong> azionamento<br />

ed alimentazione vengono realizzati utilizzando<br />

un’ampia serie <strong>di</strong> prodotti hardware e software progettati<br />

e realizzati in EEI secondo questa schematica sud<strong>di</strong>visione.<br />

• Azionamenti: inverter, convertitori, chopper, soft start;<br />

• Alimentatori: inverter, caricabatterie, by-pass statici;<br />

• Controllo: schede elettroniche a microprocessore;<br />

• Comunicazione: schede elettroniche de<strong>di</strong>cate;<br />

• Misura e <strong>di</strong>agnostica: strumenti <strong>di</strong>gitali, centraline allarmi, data logger;<br />

• Supervisione: video-tastiera computerizzata, software <strong>di</strong> interfaccia.<br />

A testimonianza <strong>della</strong> varietà <strong>della</strong> produzione EEI si riportano <strong>di</strong> seguito le<br />

schede tecniche (riassunte e semplificate) <strong>di</strong> alcuni prodotti principali.<br />

Convertitori statici CA/CC <strong>di</strong>gitali<br />

Convertitori uni<strong>di</strong>rezionali e bi<strong>di</strong>rezionali <strong>di</strong>gitali per azionamenti in 2 e<br />

4 quadranti con correnti <strong>di</strong> uscita da 40A a 1000A nella versione compatta<br />

82U/B e da 1200A a 3000A nella versione a struttura aperta 8U/BH.<br />

Gamme <strong>di</strong> tensione<br />

Tensioni CA trifasi fino a 415 V<br />

(gamma 1) o 500 V (gamma 2)<br />

Regolazione - Controllo<br />

Scheda <strong>di</strong> regolazione e controllo<br />

dotata <strong>di</strong> microprocessori a 16 bit<br />

de<strong>di</strong>cati al programma applicativo<br />

e alle regolazioni a catena chiusa <strong>di</strong><br />

velocità e corrente, quest’ultima <strong>di</strong><br />

tipo PI o pre<strong>di</strong>ttiva, in opzione.<br />

Configurabilità<br />

Programma applicativo residente<br />

in memoria <strong>di</strong> tipo Eprom o, in opzione,<br />

<strong>di</strong> tipo Flash programmabile<br />

via linea seriale. Vasta gamma <strong>di</strong><br />

programmi <strong>di</strong>sponibili, eventualmente personalizzabili a richiesta, per la configurazione<br />

<strong>di</strong> regolazioni, ingressi/uscite, funzionamento, <strong>di</strong>agnostica. Memorizzazione<br />

dei parametri su memoria riscrivibile <strong>di</strong> tipo EEPROM.<br />

Comunicazione<br />

• Comunicazione seriale RS 485 con unità <strong>di</strong> programmazione e visualizzazione<br />

esterna (unità EEI portatile, videotastiera, pc). Possibilità <strong>di</strong><br />

colloquio con Host Computer <strong>di</strong> impianto e <strong>di</strong> teleassistenza via modem.<br />

• Comunicazione seriale CAN (Controller Area Network) (opzionale).<br />

• Comunicazione seriale PROFIBUS (opzionale).<br />

Inverter <strong>di</strong>gitali<br />

Convertitori CA/CA in arma<strong>di</strong>o per azionamento <strong>di</strong> motori asincroni trifasi,<br />

particolarmente adatti per applicazioni monomotore<br />

quali ventilatori e pompe e per utilizzo gravoso.<br />

Sono <strong>di</strong>sponibili modelli per tre gamme <strong>di</strong> tensione<br />

alternata trifase <strong>di</strong> ingresso: fino a 400Vca, 500Vca<br />

e 690Vca.<br />

Sezione <strong>di</strong> potenza<br />

Circuito <strong>di</strong> potenza composto da gruppo alimentatore<br />

AC/DC a tiristori e gruppo inverter con<br />

IGBT.<br />

Caratteristiche meccaniche<br />

• Gruppi <strong>di</strong> raffreddamento a ventilazione forzata.<br />

• Facile accessibilità e manutenzione: completa<br />

apertura frontale per accesso ai circuiti interni<br />

<strong>di</strong> interfaccia e <strong>di</strong> potenza.


144 VITE D’IMPRESA<br />

EEI 145<br />

Applicazioni<br />

Applicazioni industriali mono/plurimotore che richiedano buone prestazioni<br />

statiche e <strong>di</strong>namiche anche in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> utilizzo gravose. Esempi: ventilatori,<br />

pompe, centrifughe, estrusori, gabbie <strong>di</strong> laminazione.<br />

Controllo<br />

Due tecniche <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong>sponibili, a scelta:<br />

• Controllo a orientamento <strong>di</strong> campo con retroazione <strong>di</strong> posizione e velocità<br />

da encoder incrementale: elevata precisione statica e risposta <strong>di</strong>namica <strong>di</strong><br />

velocità e <strong>di</strong> coppia (anche a velocità nulla e a forti variazioni <strong>di</strong> carico).<br />

Impiego del motore CA in coppia costante o in coppa/potenza costante.<br />

• Controllo Tensione/Frequenza (VA): controllo a catena aperta <strong>di</strong> azionamenti<br />

con motori asincroni privi <strong>di</strong> encoder o <strong>di</strong> sensori <strong>di</strong> posizione<br />

rotore.<br />

Inverter vettoriali<br />

Convertitori CC/CA per azionamenti in quattro quadranti <strong>di</strong> motori asincroni<br />

trifasi (da 2 kW a 400 kW - 3x380V 50HZ, da 2 a 8 poli), particolarmente adatti<br />

per applicazioni multimotore con alimentazione <strong>di</strong> barra CC in comune.<br />

Controllo<br />

Due tecniche <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong>sponibili, a scelta:<br />

• Controllo ad orientamento <strong>di</strong> campo con retroazione <strong>di</strong> posizione e velocità<br />

da encoder incrementale: elevata precisione statica e risposta <strong>di</strong>namica<br />

<strong>di</strong> velocità e <strong>di</strong> coppia (anche a velocità nulla e a forti variazioni <strong>di</strong> carico).<br />

Impiego del motore CA in coppia costante o in coppia/potenza costante.<br />

• Controllo tensione/frequenza (V/F): controllo a catena aperta <strong>di</strong> azionamenti<br />

con motori asincroni privi <strong>di</strong> encoder o <strong>di</strong> sensori <strong>di</strong> posizione rotore.<br />

Microcontrollore a 16 bit per la gestione software <strong>di</strong>: controlli azionamento,<br />

allarmi, <strong>di</strong>agnostica, segnali <strong>di</strong> I/O analogici e <strong>di</strong>gitali.<br />

Avviatori statici Soft Starter<br />

Da sempre EEI si mantiene all’avanguar<strong>di</strong>a nel proporre<br />

prodotti in grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare le più sofisticate<br />

esigenze <strong>di</strong> comando e controllo per i motori asincroni<br />

in CA, in BT e MT con rotore a gabbia <strong>di</strong> scoiattolo.<br />

Gli Avviatori statici Soft Start <strong>della</strong> serie 8T E 8TM<br />

vengono realizzati in unità compatte, complete <strong>di</strong> circuiti<br />

<strong>di</strong> controllo e <strong>di</strong> potenza.<br />

Principio <strong>di</strong> funzionamento<br />

Gli Avviatori statici Soft Start (a tiristori) rappresentano<br />

la soluzione ideale ed economica per l’avviamento<br />

<strong>di</strong> motori asincroni <strong>di</strong> grande potenza sia in me<strong>di</strong>a ten-<br />

sione (MT) che in bassa tensione (BT). Vengono spesso impiegati per sostituire<br />

gli avviatori stella/triangolo, causa <strong>di</strong> forti sollecitazioni sia meccaniche che<br />

elettriche sul motore. La soluzione inserita in un sistema TRASFORMATORE-<br />

DISTRIBUZIONE-CARICO permette <strong>di</strong> aumentare l’efficienza e il numero<br />

<strong>di</strong> avviamenti. L’avviatore statico Soft Start infatti permette la riduzione dello<br />

shock meccanico al motore ed al carico ad esso connesso durante gli avviamenti,<br />

limitando la corrente e la coppia <strong>di</strong> spunto. Un aumento graduale <strong>della</strong><br />

tensione sul motore permette un avvio dolce e privo <strong>di</strong> brusche accelerazioni.<br />

Filtri attivi rifasanti<br />

Lo sviluppo e la <strong>di</strong>ffusione dell’elettronica <strong>di</strong> potenza in ambito industriale,<br />

soprattutto nel settore <strong>della</strong> conversione statica dell’energia, hanno contribuito<br />

a far crescere il problema <strong>della</strong> <strong>di</strong>storsione armonica generata dalle apparecchiature<br />

e rigettata nelle reti elettriche <strong>di</strong> alimentazione. Nel settore <strong>della</strong><br />

conversione dell’energia, il problema è sostanzialmente dovuto all’utilizzo <strong>di</strong><br />

convertitori CA-CC i quali risultano essere carichi reattivi non lineari applicati<br />

alla linea <strong>di</strong> alimentazione. Essi assorbono potenza reattiva e generano armoniche<br />

<strong>di</strong> corrente, le quali, propagandosi nelle linee <strong>di</strong> alimentazione, producono<br />

<strong>di</strong>storsione <strong>di</strong> tensione. Le possibili conseguenze, talvolta anche gravi, sono<br />

esprimibili in termini <strong>di</strong> invecchiamento precoce delle apparecchiature e delle<br />

installazioni, consumi anomali <strong>di</strong> energia, malfunzionamenti <strong>di</strong> circuiti <strong>di</strong> controllo<br />

e sincronizzazione. Il Filtro attivo proposto da EEI è un’apparecchiatura<br />

<strong>di</strong> concezione innovativa espressamente stu<strong>di</strong>ata per combattere il fenomeno<br />

<strong>della</strong> <strong>di</strong>storsione armonica <strong>di</strong> carichi industriali (azione filtrante) e nel contempo<br />

compensare il comportamento reattivo <strong>di</strong> questi ultimi (azione rifasante).<br />

Le sue notevoli performance <strong>di</strong> filtraggio unite ad una facile installabilità,<br />

anche in impianti esistenti, ne fanno la scelta vincente per ogni problema <strong>di</strong><br />

armoniche.<br />

Principio <strong>di</strong> funzionamento del filtro attivo


146 VITE D’IMPRESA<br />

EEI 147<br />

Il principio sul quale si basa il Filtro attivo è quello <strong>della</strong> “compensazione”:<br />

per annullare nella linea trifase le correnti armoniche prodotte da un carico<br />

<strong>di</strong>storcente, il filtro inietta nella stessa linea le medesime armoniche presenti<br />

nella corrente <strong>di</strong> carico, ma cambiate <strong>di</strong> segno. Per realizzare invece l’azione<br />

rifasante, esso genera in linea tre correnti sinusoidali in quadratura rispetto alla<br />

tensione trifase <strong>di</strong> alimentazione e <strong>di</strong> ampiezza <strong>di</strong>pendente dalla corrente reattiva<br />

del carico. La struttura del sistema è sud<strong>di</strong>visa in due sezioni: una sezione<br />

<strong>di</strong> calcolo che legge continuamente le correnti <strong>di</strong> carico e determina il contenuto<br />

armonico e reattivo corrispondente, e una sezione <strong>di</strong> potenza che inietta<br />

in linea le correnti armoniche precedentemente determinate, ma con segno opposto,<br />

e le correnti reattive. La sezione <strong>di</strong> potenza è costituita da un inverter a<br />

tensione impressa controllato in corrente con tecnica <strong>di</strong> modulazione PWM.<br />

Funzionamento attivo<br />

II Filtro attivo adatta in tempo reale la propria risposta alle reali con<strong>di</strong>zioni<br />

armoniche e reattive del carico. L’adattamento alle variazioni <strong>di</strong> ampiezza<br />

delle correnti <strong>di</strong> carico è molto veloce, coinvolgendo al massimo due perio<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

frequenza <strong>di</strong> rete. L’abbattimento armonico rimane pertanto efficace anche in<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> carico a regime frequentemente variabile.<br />

Azione rifasante<br />

II Filtro attivo genera anche correnti reattive per compensare l’assorbimento<br />

<strong>di</strong> potenza reattiva del carico e riportare il fattore <strong>di</strong> potenza al valore impostato<br />

(tipicamente, cos φ = 0.9). Esso può inoltre comandare l’inserzione <strong>di</strong><br />

eventuali banchi capacitivi esterni ausiliari.<br />

Immunità<br />

Eventuali armoniche <strong>di</strong> corrente iniettate in linea da utenze vicine non influiscono<br />

in alcun modo sul corretto funzionamento del Filtro attivo, in quanto<br />

non vengono lette da quest’ultimo. Il Filtro non risente inoltre <strong>di</strong> eventuali <strong>di</strong>storsioni<br />

<strong>della</strong> forma d’onda <strong>della</strong> tensione <strong>di</strong> linea.<br />

Assenza <strong>di</strong> risonanze<br />

Grazie al suo principio <strong>di</strong> funzionamento, non possono insorgere oscillazioni<br />

indesiderate che coinvolgano il Filtro attivo. Infatti, in ogni istante, le correnti generate<br />

sono una copia esatta, a parte il segno, delle correnti armoniche del carico.<br />

Assorbimento nullo<br />

La potenza attiva assorbita dalla linea è limitata alle per<strong>di</strong>te nella sezione <strong>di</strong><br />

potenza (inverter, induttore, cavi). Infatti, il Filtro attivo genera solo correnti<br />

armoniche e reattive senza alcuno scambio significativo <strong>di</strong> energia netta con la<br />

linea elettrica.<br />

Facile installazione<br />

II Filtro attivo va collegato in parallelo alla linea <strong>di</strong> alimentazione, a monte<br />

del carico <strong>di</strong>storcente. La misura delle correnti <strong>di</strong> carico viene effettuata tramite<br />

due trasformatori <strong>di</strong> corrente (TA) posti dall’utilizzatore a valle del punto<br />

<strong>di</strong> inserimento del Filtro.<br />

Facile <strong>di</strong>sinserzione<br />

In caso <strong>di</strong> guasto o manutenzione, il Filtro attivo può essere scollegato dalla<br />

linea <strong>di</strong> alimentazione semplicemente aprendo il suo interruttore generale, ovviamente<br />

senza alcuna interruzione per il carico alimentato.<br />

Rispondenza alle norme<br />

L’apparecchiatura del Filtro attivo è progettata in accordo alle norme IEC<br />

EN 60204-1 sulla sicurezza dell’equipaggiamento elettrico dei macchinari e<br />

risponde alle raccomandazioni IEEE 519 in materia <strong>di</strong> limiti massimi ammessi<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>storsione armonica.<br />

Mercati<br />

Schema a blocchi del filtro attivo<br />

Distribuzione geografica degli impianti EEI


148 VITE D’IMPRESA<br />

EEI 149<br />

È impossibile citare tutti i campi <strong>di</strong> applicazione in cui sono presenti soluzioni<br />

EEI. Quelli in cui le installazioni sono più numerose sono sinteticamente<br />

elencati e descritti qui <strong>di</strong> seguito. Per alcuni sono anche riportati i clienti che<br />

costituiscono, nella documentazione ufficiale, le referenze dell’azienda e che<br />

danno un’idea <strong>della</strong> <strong>di</strong>stribuzione praticamente mon<strong>di</strong>ale <strong>della</strong> sua presenza.<br />

Sistemi <strong>di</strong> automazione <strong>di</strong> processi industriali.<br />

Industrie per la lavorazione dei metalli<br />

Da ormai oltre 20 anni EEI è presente nel mondo delle macchine per la produzione<br />

e lavorazione del filo metallico e in particolare nel mercato delle trafile.<br />

I principali obiettivi dell’azienda sono:<br />

• Aggiornamento costante e tempestivo delle tecnologie <strong>di</strong> controllo e dei<br />

meto<strong>di</strong> produttivi;<br />

• Continuo miglioramento delle prestazioni dei convertitori <strong>di</strong> alimentazione<br />

dei motori;<br />

• Garanzia del livello <strong>di</strong> qualità <strong>della</strong> produzione e del servizio <strong>di</strong> assistenza<br />

al cliente secondo ISO 9001.<br />

La nuova generazione <strong>di</strong> azionamenti e convertitori progettati e prodotti da<br />

EEI si basa su:<br />

• Flessibilità e affidabilità;<br />

• Risparmio energetico e riduzione dei costi <strong>di</strong> investimento;<br />

• Potenziamento <strong>della</strong> supervisione e <strong>della</strong> comunicazione.<br />

Caratteristiche<br />

ACTIVE FRONT END (AFE) - Miglioramento <strong>della</strong> qualità dell’energia.<br />

La EEI propone un nuovo alimentatore ad IGBT per la barra in CC comune<br />

agli azionamenti in CA. Tale sistema assicura: un ridotto contenuto armonico,<br />

un fattore <strong>di</strong> potenza unitario e il recupero dell’energia in rete senza sistemi<br />

<strong>di</strong>ssipativi.<br />

Bassa <strong>di</strong>storsione: il sistema <strong>di</strong> alimentazione assorbe dalla rete corrente praticamente<br />

sinusoidale con il vantaggio <strong>di</strong> evitare ulteriori sistemi <strong>di</strong> filtraggio;<br />

ridurre le per<strong>di</strong>te e ottimizzare il <strong>di</strong>mensionamento <strong>di</strong> trasformatori, interruttori<br />

e altri <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> rete.<br />

Fattore <strong>di</strong> potenza unitario: ottimizza il costo dell’energia senza l’impiego<br />

dei filtri passivi.<br />

Tolleranza ai “buchi <strong>di</strong> rete”: sono <strong>di</strong>sponibili soluzioni che consentono <strong>di</strong><br />

evitare l’arresto incontrollato del processo e danni al materiale, con imme<strong>di</strong>ato<br />

avviamento.<br />

Funzione sensorless: il nuovo inverter <strong>di</strong>spone <strong>della</strong> funzione sensorless per<br />

il controllo vettoriale del motore asincrono senza l’impiego dell’encoder, con<br />

riduzione dei costi e miglioramento dell’affidabilità del sistema complessivo.<br />

Forno <strong>di</strong> riscaldo ad induzione: la EEI è in grado <strong>di</strong> integrare il sistema<br />

con apparecchiature per il trattamento termico del materiale; la società partner<br />

ATE produce forni per riscaldo a induzione utilizzando la stessa tecnologia<br />

elettronica <strong>di</strong> EEI.<br />

Supervisione e comunicazione: controllare il processo ed integrare i suoi<br />

dati in una rete locale <strong>di</strong>venta oggi sempre più in<strong>di</strong>spensabile. EEI, oltre a MMI<br />

<strong>di</strong> base, mette a <strong>di</strong>sposizione un sistema <strong>di</strong> supervisione, integrato nella consolle<br />

<strong>di</strong> controllo, completo <strong>di</strong> PC industriale e monitor LCD operante su piattaforma<br />

Windows NT/98/ Unix. La supervisione <strong>di</strong> sistemi multimacchine o interi<br />

impianti è possibile me<strong>di</strong>ante la realizzazione <strong>di</strong> una rete locale gestita da un<br />

server basato su Windows NT/98 / Unix.<br />

In aggiunta ai sistemi esistenti quali CAN e RS485, è <strong>di</strong>sponibile un bus <strong>di</strong><br />

comunicazione in accordo allo standard EN50170 PROFIBUS in configurazione<br />

slave.<br />

Qualità <strong>della</strong> rete elettrica: in accordo allo standard IEEE519 con convertitore<br />

CA/CC ad assorbimento sinusoidale.<br />

Clienti<br />

Numerosi sono i clienti sia <strong>di</strong>retti che in<strong>di</strong>retti (Oem’s) <strong>di</strong> EEI nel settore<br />

industriale dove opera da anni principalmente ed in particolare su:<br />

- Laminatoi<br />

- Trafile rettilinee a secco, a bagno.<br />

- Cordatrici<br />

- Sbozzatori / Forni <strong>di</strong> ricottura<br />

- Linee trefolo, linee filo, linee treccia.<br />

EEI è leader mon<strong>di</strong>ale nella lavorazione del filo metallico con oltre 1800<br />

impianti realizzati al mondo.<br />

Industrie per la lavorazione <strong>della</strong> carta<br />

EEI ha prodotto fin dall’inizio <strong>della</strong> sua attività equipaggiamenti e sistemi per<br />

l’industria <strong>della</strong> carta. Gli equipaggiamenti prodotti da EEI coprono tutte le esigenze<br />

<strong>di</strong> una cartiera:<br />

• Macchine sezionali<br />

continue con<br />

regolazione <strong>di</strong>gitale<br />

per la produzione<br />

<strong>della</strong> carta;<br />

• Avvolgitori pope e<br />

assiali, svolgitori,<br />

taglia/ribobinatrici,<br />

calandre, patinatrici;


150 VITE D’IMPRESA<br />

EEI 151<br />

• Fan Pump, pulper, addensatori, poli<strong>di</strong>sc;<br />

• Filtri attivi rifasanti serie Actifilter per la riduzione del contenuto armonico<br />

e reattivo <strong>di</strong> corrente;<br />

• Gruppi <strong>di</strong> rifasamento statici.<br />

Il Sistema <strong>di</strong> Comando e Controllo per Macchine Continue integra in maniera<br />

efficiente e tecnicamente allo “stato dell’arte” le funzioni <strong>di</strong> potenza, <strong>di</strong><br />

controllo e <strong>di</strong> supervisione.<br />

Per il comando <strong>della</strong> Macchina Continua sono utilizzati, secondo le esigenze<br />

dell’impianto, Convertitori Statici Digitali CA/CC per motori c.c., oppure Inverter<br />

Vettoriali per motori c.a.<br />

Nel caso <strong>di</strong> soluzione con Inverter Vettoriali, questi sono alimentati a barra<br />

comune, con alimentatore uni<strong>di</strong>rezionale semicontrollato, completo <strong>di</strong> unità <strong>di</strong><br />

frenatura <strong>di</strong>ssipativa su resistenze. In opzione l’alimentatore <strong>di</strong> barra può essere<br />

bi<strong>di</strong>rezionale, con frenatura rigenerativa. I convertitori, sia c.c. che c.a., sono<br />

dotati <strong>di</strong> uno speciale Software “Azionamento per cartiera”, che incorpora tutte<br />

le funzioni tipicamente richieste in un’applicazione per Macchina Continua<br />

(quali Singolo/Cascata, Recupero Ansa, Helper etc.)<br />

Sistemi <strong>di</strong> automazione per gli impianti a fune<br />

EEI produce fin dall’inizio <strong>della</strong> sua attività applicazioni per impianti<br />

a fune ed è in grado <strong>di</strong> fornire una gamma <strong>di</strong> soluzioni per la conversione<br />

“pulita” dell’energia e il controllo dei motori in c.c. che consente <strong>di</strong> far fronte<br />

a ogni esigenza specifica, con prodotti<br />

ormai consolidati dalla lunga<br />

esperienza su numerosi impianti<br />

funiviari; ad esempio convertitori a<br />

tiristori a controllo <strong>di</strong>gitale, in configurazione<br />

“a do<strong>di</strong>ci impulsi” per la<br />

ridotta emissione <strong>di</strong> armoniche e con<br />

rifasamento a banchi capacitivi dotati<br />

<strong>di</strong> inseritori statici. In alternativa, anche<br />

su impianti esistenti, i problemi<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>storsione armonica e <strong>di</strong> potenza<br />

reattiva possono essere efficacemente<br />

risolti associando un Filtro Attivo<br />

Rifasante EEI ad un convertitore “a<br />

sei impulsi” strutturalmente più semplice.<br />

Grazie all’esperienza acquisita in azionamenti <strong>di</strong> elevate prestazioni e<br />

potenza per gran<strong>di</strong> macchine industriali, ora la EEI è in grado <strong>di</strong> proporre<br />

prodotti e soluzioni altrettanto efficaci ed affidabili per l’impiego <strong>di</strong> motori<br />

asincroni trifasi nella trazione <strong>di</strong> ogni tipo <strong>di</strong> impianto funiviario. Ad<br />

esempio in gran<strong>di</strong> impianti (cabinovie, va e vieni) si possono impiegare due<br />

motori asincroni gestiti a coppia/potenza costante in ripartizione del carico,<br />

sfruttandone i vantaggi <strong>di</strong> maggiore robustezza e minor manutenzione, senza<br />

penalizzare le prestazioni <strong>di</strong> coppia e velocità.<br />

Per ciascun motore si impiegano un raddrizzatore con filtro EMI e un inverter<br />

vettoriale, entrambi con circuito <strong>di</strong> potenza ad IGBT gestito con modulazione<br />

PWM; questo sistema scambia con la rete potenza motrice o frenante<br />

già “pulita” (cos φ =1 ed armoniche assai ridotte), senza ricorso a sistemi <strong>di</strong><br />

rifasamento e filtraggio passivi.<br />

Il sistema <strong>di</strong> controllo e supervisione mantiene e perfeziona le soluzioni EEI<br />

ormai lungamente sperimentate, secondo la concezione ad “intelligenza <strong>di</strong>stribuita”<br />

che facilita la messa in servizio e la ricerca e riparazione dei guasti.<br />

Ciascuna delle <strong>di</strong>verse funzioni (comando dell’azionamento o <strong>di</strong> un freno modulato,<br />

sorveglianza <strong>della</strong> velocità, <strong>della</strong> coppia, <strong>di</strong> anticollisione ecc.) viene gestita<br />

da una scheda a microprocessore in<strong>di</strong>pendente, ove necessario duplicata. Il<br />

riassunto dei consensi è affidato a due coor<strong>di</strong>natori a logica statica e ad un terzo<br />

sistema a relè (“Canale C”), sempre con l’obiettivo <strong>di</strong> assicurare la massima<br />

sicurezza e <strong>di</strong>sponibilità dell’impianto.<br />

Ciascuna stazione <strong>di</strong>spone inoltre <strong>di</strong> un Supervisore d’impianto, con pc e<br />

monitor a colori, che dà informazioni assai dettagliate sullo stato dell’impianto<br />

e delle unità a microprocessore <strong>di</strong> tutte le stazioni, fungendo anche da potente<br />

Registratore <strong>di</strong> Eventi. La trasmissione via modem <strong>di</strong> queste informazioni ad un<br />

Supervisore remoto può consentire il monitoraggio centralizzato <strong>di</strong> un parco<br />

impianti e anche l’eventuale teleassistenza da parte <strong>di</strong> EEI.<br />

La gamma dei prodotti EEI copre ogni altra esigenza dell’impianto; dai <strong>di</strong>spositivi<br />

per le sicurezze <strong>di</strong> linea, con nuovi ed efficaci sistemi per la ricerca dei<br />

guasti, ai rinnovati caricabatterie automatici, ai sistemi <strong>di</strong> comando e controllo<br />

per ogni tipo <strong>di</strong> funzione ausiliaria.<br />

I primati EEI nel settore<br />

1979. Impianto bifune a va e vieni Bolzano, primo in Italia con programmatore<br />

completamente statico e primo con due motori principali in ripartizione<br />

<strong>di</strong> carico.<br />

1980. Impianto Sesto Pusteria, primo con alimentazione da gruppi elettrogeni<br />

con controllo <strong>della</strong> massima potenza erogata, per ottimizzazione dell’energia<br />

<strong>di</strong>sponibile.<br />

1981. Impianto bifune a va e vieni Trento - Sardagna, primo in Italia con<br />

coor<strong>di</strong>natori con controllo a microprocessore.<br />

1984. Due tronchi <strong>di</strong> impianto ad ammorsamento automatico a Livigno (SO).<br />

1985. Due tronchi <strong>di</strong> impianto ad ammorsamento automatico a Plan de Corones<br />

(BZ) con la più elevata potenza motrice installata (2 motori da 1100 RW<br />

ciascuno).


152 VITE D’IMPRESA<br />

EEI 153<br />

1987. A La Thuile (AO), primo impianto D.M.C. (Doublé Mono Cable) in<br />

Italia.<br />

1988. Ad Arabba (BL) secondo impianto D.M.C in Italia. Primato per lunghezza<br />

raggiunta, per potenza motrice installata (4 motori da 570 kW) e per<br />

potenza totale installata (6 MW complessivi). Prima sperimentazione dell’abbattimento<br />

delle armoniche con utilizzo <strong>di</strong> trasformatori con avvolgimenti secondari<br />

sfasati <strong>di</strong> 30°.<br />

1994. Primo utilizzo, anche sugli impianti a fune, del Filtro attivo, con abbattimento<br />

delle armoniche con sistema a componenti attivi, che rende l’apparecchiatura<br />

in<strong>di</strong>pendente dalle variazioni <strong>di</strong> carichi in rete e dal degrado dei<br />

componenti passivi utilizzati nei comuni filtri accordati.<br />

1994. Da parte <strong>della</strong> APAVE (Ente Certificatore Francese), certificazione<br />

dell’elettronica EEI per l’unico sistema provamolle attualmente omologato in<br />

Francia.<br />

1997. A Napoli, per la Funicolare del Vomero, prima utilizzazione in Italia<br />

<strong>della</strong> tecnologia a IGBT con quattro chopper, ciascuno da 1200 A massimi, che<br />

alimentano i quattro motori in c.c. con conversione c.c./c.c.<br />

1999. Per la realizzazione dei due tronchi paralleli <strong>della</strong> Funivia Trincerone<br />

- Livrio <strong>di</strong> Passo Stelvio, presentazione dell’impianto innovativo Funifor. Per il<br />

comando e controllo, sistema innovativo EEI con convertitori ca/ca a frequenza<br />

variabile (inverter) <strong>di</strong> tipo vettoriale, con riutilizzo dell’energia restituita dall’impianto<br />

in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> “carico trascinante”. Prima realizzazione del genere<br />

in Europa.<br />

Sistemi statici per la qualità, la continuità ed il recupero dell’energia<br />

EEI è presente nel settore dell’energia con prodotti raggruppabili in tre famiglie<br />

che sono realizzati su specifiche esigenze del cliente:<br />

• Apparecchiature elettroniche <strong>di</strong> potenza per la qualità e la continuità dell’alimentazione<br />

elettrica;<br />

• Alimentatori statici per applicazioni speciali;<br />

• Apparecchiature elettroniche <strong>di</strong> potenza per il collegamento in parallelo<br />

alla rete elettrica o per il funzionamento in isola, <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> produzione<br />

dell’energia elettrica da fonti rinnovabili.<br />

Relativamente al primo gruppo la proposta EEI è articolata come segue:<br />

• Raddrizzatori caricabatterie;<br />

• Gruppi statici <strong>di</strong> continuità:<br />

• Convertitori <strong>di</strong> frequenza:<br />

• Convertitori dc/dc.<br />

Gli alimentatori per applicazioni speciali sono invece in genere caratterizzati<br />

da potenze elevate con prestazioni in uscita molto spinte in termini <strong>di</strong><br />

precisione, stabilità e ripple (per esempio ripple <strong>di</strong> tensione dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 200<br />

ppm). Applicazioni in questo settore sono state realizzate per i centri <strong>di</strong> ricerca<br />

<strong>della</strong> fisica nucleare; EEI può annoverare tra le proprie referenze centri come il<br />

CERN <strong>di</strong> Ginevra e RFX <strong>di</strong> Padova.<br />

Per quanto riguarda il terzo gruppo EEI <strong>di</strong>fferenzia la proposta in funzione<br />

<strong>della</strong> fonte rinnovabile trattata:<br />

• Sistemi <strong>di</strong> conversione statica per turbine eoliche;<br />

• Sistemi <strong>di</strong> conversione statica per impianti fotovoltaici;<br />

• Sistemi <strong>di</strong> conversione statica per celle a combustibile.<br />

I sistemi per turbine eoliche possono essere utilizzati anche per turbine<br />

idrauliche.<br />

Raddrizzatori - Caricabatterie<br />

In sintonia con la propria tra<strong>di</strong>zione, anche per questa tipologia <strong>di</strong> prodotto<br />

EEI propone soluzioni originali alle problematiche che si presentano nell’impiantistica<br />

industriale, utilizzando <strong>di</strong>verse tecniche <strong>di</strong> conversione:<br />

• Ponte trifase totalcontrollato ad SCR;<br />

• Ponte totalcontrollato ad SCR con reazione a do<strong>di</strong>ci impulsi;<br />

• Ponte trifase a <strong>di</strong>o<strong>di</strong> più chopper <strong>di</strong> regolazione;<br />

• Ponte trifase ad IGBT con controllo PWM.<br />

Gruppi statici <strong>di</strong> continuità<br />

I gruppi statici <strong>di</strong> continuità – UPS – svolgono una funzione estremamente<br />

importante nell’ambito degli impianti industriali, essendo de<strong>di</strong>cati all’alimentazione<br />

<strong>di</strong> utenze strategiche intimamente legate al processo. Vengono pertanto<br />

curate in modo particolare certe caratteristiche <strong>di</strong> uscita.<br />

EEI propone inverter interamente <strong>di</strong>gitali, in configurazione monofase e trifase<br />

ad IGBT a tensione impressa e controllato in corrente con modulazione<br />

PWM.<br />

Il by-pass statico è normalmente del tipo ad SCR ma per casi particolari, nei<br />

quali si devono raggiungere tempi <strong>di</strong> commutazione dell’or<strong>di</strong>ne dei microsecon<strong>di</strong>,<br />

EEI ha messo a punto un <strong>di</strong>spositivo ad IGBT.<br />

Le caratteristiche <strong>di</strong> questo prodotto vengono spesso adattate alle speciali<br />

esigenze del cliente.<br />

Sistemi eolici<br />

In questo settore relativamente nuovo EEI ha <strong>di</strong>mostrato ancora una volta<br />

la capacità <strong>di</strong> fare sintesi del proprio bagaglio <strong>di</strong> esperienze in molti campi<br />

<strong>di</strong> applicazione dell’elettronica <strong>di</strong> potenza, fornendo soluzioni evolute ed efficienti.<br />

In particolare per i sistemi <strong>di</strong> generazione collegati in parallelo sulla rete,<br />

è risultata determinante l’esperienza accumulata in molti anni <strong>di</strong> produzione


154 VITE D’IMPRESA<br />

EEI 155<br />

<strong>di</strong> equipaggiamenti elettronici <strong>di</strong> potenza per banchi<br />

prova per motori <strong>di</strong>esel che, in determinate situazioni<br />

<strong>di</strong> prova, costituiscono dei veri e propri<br />

gruppi elettrogeni collegati alla rete: motore <strong>di</strong>esel,<br />

motore asincrono, inverter lato motore, inverter<br />

AFE (Active Front End) lato rete.<br />

L’intero progetto <strong>della</strong> macchina eolica è stato<br />

ispirato dall’intento <strong>di</strong> semplificare il più possibile<br />

la parte meccanica e ottimizzare l’efficienza e la<br />

flessibilità <strong>di</strong> funzionamento. Il generatore elettrico<br />

è un sincrono a magneti permanenti e ciò, insieme<br />

all’elettronica <strong>di</strong> potenza, consente <strong>di</strong> eliminare il<br />

moltiplicatore <strong>di</strong> giri e sistemi <strong>di</strong> regolazione del<br />

passo e permette <strong>di</strong> generare energia in un range<br />

piuttosto ampio <strong>della</strong> velocità <strong>di</strong> rotazione delle<br />

pale.<br />

La produzione <strong>di</strong> energia da fonte eolica è in<br />

forte crescita in tutto il mondo e, mentre da un<br />

lato assistiamo ad una crescita continua <strong>della</strong> massima<br />

potenza generabile da una singola macchina,<br />

dall’altro c’è un notevole interesse per macchine<br />

<strong>di</strong> piccola potenza per funzionamento in parallelo<br />

alla rete e in isola.<br />

EEI ha messo a punto un’apparecchiatura per il collegamento in parallelo<br />

alla rete <strong>di</strong> una turbina eolica da 20 - 50 kW con generatore sincrono a magneti<br />

permanenti. Questa soluzione consente <strong>di</strong> eliminare il moltiplicatore <strong>di</strong> giri e <strong>di</strong><br />

generare energia a frequenza variabile.<br />

La logica <strong>di</strong> controllo è stata sviluppata per gestire in modo attivo le situazioni<br />

<strong>di</strong> funzionamento anomalo (mancanza rete, venti forti), in<strong>di</strong>pendentemente<br />

dal sistema passivo <strong>di</strong> sicurezza adottato (up-hinge, controllo <strong>di</strong> passo<br />

etc). In particolare è possibile mantenere la velocità massima <strong>di</strong> rotazione entro<br />

un limite definito, anche con velocità del vento superiore al valore cui corrisponde<br />

tale limite nell’ambito <strong>della</strong> curva velocità/coppia <strong>di</strong> massima efficienza;<br />

utilizzando in parte il sistema <strong>di</strong> conversione e in parte resistenze <strong>di</strong> frenatura,<br />

si attiva una procedura detta <strong>di</strong> stallo, che porta la macchina a lavorare in con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> minore efficienza aero<strong>di</strong>namica.<br />

Per velocità eccessive del vento o mancanza rete è prevista una procedura <strong>di</strong><br />

fermo macchina che estremizza la procedura <strong>di</strong> stallo.<br />

Inoltre l’apparecchiatura è stata progettata semplificando al massimo l’intervento<br />

manuale per l’avviamento che consiste nello sblocco del rotore, tenuto<br />

bloccato cortocircuitando l’uscita dell’alternatore, e la chiusura dell’interruttore<br />

<strong>di</strong> rete; ciò è sufficiente ad avviare la procedura automatica <strong>di</strong> avviamento.<br />

Sistemi per Celle a Combustibile (fuel cell)<br />

I sistemi <strong>di</strong>stribuiti <strong>di</strong> produzione dell’energia stanno suscitando un interesse<br />

crescente e, fra questi, quelli che utilizzano le celle a combustibile rivestono un<br />

ruolo importante.<br />

EEI, tra<strong>di</strong>zionalmente impegnata nell’innovazione tecnologica dei propri<br />

prodotti volta a sod<strong>di</strong>sfare esigenze vecchie e nuove del mercato, si propone<br />

con una tipologia <strong>di</strong> prodotto messa a punto per prelevare l’energia in corrente<br />

continua prodotta da una cella a combustibile del tipo ad alta temperatura e trasferirla<br />

in rete BT. È costituito da due sta<strong>di</strong> <strong>di</strong> conversione statica dell’energia:<br />

• II primo sta<strong>di</strong>o è un booster dc/dc a IGBT che consente <strong>di</strong> mantenere un<br />

livello <strong>di</strong> tensione continua costante al variare <strong>della</strong> tensione generata;<br />

• II secondo sta<strong>di</strong>o è un inverter AFE ad IGBT che è in grado <strong>di</strong> generare<br />

in rete corrente sinusoidale a basso livello <strong>di</strong> <strong>di</strong>storsione armonica con<br />

fattore <strong>di</strong> potenza prossimo all’unità.<br />

Il controllo può essere in corrente o in potenza e permette <strong>di</strong> seguire la<br />

curva tensione-corrente caratteristica <strong>della</strong> cella; in particolare nel caso in cui<br />

la tensione dovesse scendere sotto un certo livello ritenuto critico per la cella,<br />

la corrente erogata viene limitata e mantenuta a un valore tale da far crescere<br />

la tensione fino a una soglia superiore a quella critica; una volta raggiunto tale<br />

livello <strong>di</strong> sicurezza la corrente viene lasciata nuovamente libera <strong>di</strong> variare secondo<br />

la curva caratteristica già citata.<br />

In caso <strong>di</strong> mancanza <strong>di</strong> rete, o avaria dell’inverter o tensione cella inferiore<br />

ad una soglia prefissata, si ha il <strong>di</strong>stacco automatico del sistema <strong>di</strong> conversione<br />

e l’inserzione automatica <strong>di</strong> un carico resistivo, posto <strong>di</strong>rettamente a valle <strong>della</strong><br />

cella, il cui valore viene gestito dal sistema <strong>di</strong> controllo dell’impianto per mezzo<br />

<strong>di</strong> un <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> modulazione ad IGBT.<br />

Il sistema opera in automatico ricevendo i coman<strong>di</strong> dal controllo dell’impianto<br />

o in locale tramite pannello operatore.<br />

Conclusioni<br />

A conclusione dei nostri incontri, abbiamo chiesto a Balbo quali sono le<br />

prospettive del settore e <strong>della</strong> EEI.<br />

Le sue risposte si sono <strong>di</strong>versificate: per il settore, almeno nel nostro territorio,<br />

vede il futuro in modo abbastanza pessimistico, perché ritiene che i punti <strong>di</strong><br />

forza che fin qui hanno contribuito a farlo prima crescere impetuosamente e poi<br />

primeggiare nel mondo stiano venendo meno. Nota una sempre maggiore <strong>di</strong>fficoltà<br />

a reperire prodotti italiani (motori ma anche batterie) che costituivano la<br />

rete entro cui il “prodotto” automazione si inseriva; vede spegnersi lo spirito <strong>di</strong><br />

innovazione, la voglia <strong>di</strong> rischiare e <strong>di</strong> competere.<br />

Sul futuro <strong>di</strong> EEI, che considera quasi un’eccezione nel panorama italiano, e


156 VITE D’IMPRESA<br />

EEI 157<br />

che, con un pizzico <strong>di</strong> orgoglio, fa notare essere una delle poche realtà a capitale<br />

privato italiano in grado <strong>di</strong> sviluppare la tecnologia dell’elettronica <strong>di</strong> potenza<br />

e <strong>di</strong> progettare, costruire prodotti e sistemi completamente in Italia, è invece<br />

moderatamente ottimista.<br />

Alcuni settori tra<strong>di</strong>zionali (funivie) continuano a produrre or<strong>di</strong>ni (alcune<br />

decine per il 2005 pari ad un terzo <strong>della</strong> capacità produttiva dell’azienda), altri<br />

settori (lavorazione del filo metallico) sono ormai esauriti nei mercati tra<strong>di</strong>zionali<br />

(Europa occidentale, America), anche per la lunga durata degli impianti,<br />

ma continuano a far arrivare or<strong>di</strong>ni da nuovi paesi (Europa orientale, Corea,<br />

Cina).<br />

E poi i nuovi settori, le energie alternative, la cogenerazione, dove gli investimenti<br />

in ricerca ed innovazione cominciano a trovare un mercato.<br />

In altre parole la <strong>di</strong>versificazione <strong>della</strong> produzione e la continua innovazione<br />

delle soluzioni e dei prodotti sono le carte che permettono ad EEI <strong>di</strong> guardare<br />

con fiducia al futuro.<br />

E la prima concreta <strong>di</strong>mostrazione che EEI scommette sul futuro è il nuovo<br />

stabilimento attivo dall’inizio del 2007.<br />

Sono inoltre segnali <strong>di</strong> concreta speranza i tecnici <strong>di</strong> tre colossi mon<strong>di</strong>ali del<br />

settore (giapponesi ed americani) che abbiamo visto <strong>di</strong>scutere nei laboratori<br />

EEI <strong>di</strong> futuri progetti comuni nel campo dell’energia.<br />

E Balbo conclude, nell’ultimo dei nostri incontri: “La fantasia dei nostri tecnici<br />

unita al desiderio impren<strong>di</strong>toriale <strong>di</strong> continuare ad investire in ricerca e sviluppo<br />

faranno sì che il marchio EEI trovi posto anche nelle applicazioni più <strong>di</strong><br />

frontiera”. E intanto ci passa l’articolo, ancora ine<strong>di</strong>to, che chiude questa storia<br />

e apre, grazie alla esperienza passata <strong>di</strong> EEI nei filtri attivi e alla collaborazione<br />

<strong>di</strong> università, aziende partner e clienti, una nuova storia, quella <strong>della</strong> “guerra<br />

all’elettrosmog” condotta con le sue stesse armi, ovvero la compensazione dei<br />

campi elettromagnetici.<br />

Fonti<br />

<strong>Vicenza</strong> negli anni del boom: un viaggio attraverso le cronache e le immagini <strong>di</strong> un periodo<br />

che ha segnato una svolta, con le pagine de «Il giornale <strong>di</strong> <strong>Vicenza</strong>», a cura <strong>di</strong> Antonio<br />

Di Lorenzo, <strong>Vicenza</strong>, Athesis, 2004.<br />

L’Istituto Rossi ha cento anni, a cura <strong>di</strong> Gianni Pellizzari, <strong>Vicenza</strong>, 1978.<br />

Una scuola nella storia. Il Rossi ha 120 anni, «<strong>Vicenza</strong>. Rivista <strong>della</strong> provincia», numero<br />

speciale,1998.<br />

Storia e storie dell’Istituto Rossi, Arcugnano, Campisi, 2003.<br />

«Automazione oggi», n. 232, gennaio 2001.<br />

EEI, Profilo Aziendale, <strong>Vicenza</strong>, 2003.<br />

EEI, Cataloghi tecnici.<br />

www.eei.it<br />

Ringraziamo per la <strong>di</strong>sponibilità a fornire informazioni e materiali Narciso Balbo ed<br />

Elisabetta Spiller.


214 VITE D’IMPRESA<br />

215<br />

l.e.g.o.<br />

legatoria e<strong>di</strong>toriale<br />

gioVanni oliVotto<br />

LAVORO REALIZZATO DA: IpSIa “garbIn”<br />

L.e.G.o. LeGatoria eDitoriaLe Giovanni oLivotto spa<br />

www.legolivotto.com<br />

iPsia “Garbin” schio (vi)<br />

www.ipsiagarbin.it


216 VITE D’IMPRESA<br />

L.E.G.O. 217<br />

Premessa<br />

In principio fu il libro-giocattolo, poi il libro delle favole, il romanzo, oggi il<br />

libro <strong>di</strong> testo, il libro degli inventari, il libro-giornale… I libri ci hanno sempre<br />

accompagnato attraverso le tappe importanti <strong>della</strong> vita.<br />

Il libro oggetto amato e o<strong>di</strong>ato, imposto e cercato, adorato ed emarginato,<br />

ma pur sempre il contenitore delle nostre origini storiche, culturali e sociali.<br />

Nei libri ci siamo noi, il nostro essere persona; rinnegare i libri sarebbe come<br />

rinnegare se stessi.<br />

Il libro macchina intelligente dotata <strong>di</strong> un supporto materiale, che trasforma<br />

la lettura in un percorso e in una scoperta, in una ritualità del voltar pagina, in<br />

una avventura <strong>di</strong> carte e inchiostri dove il frusciare e gli odori e la tessitura delle<br />

superfici già sono un mondo.<br />

Il libro quale trasmettitore <strong>di</strong> conoscenze in questi ultimi anni ha sofferto<br />

a causa dell’espandersi <strong>di</strong> Internet, dei CD e dei DVD. È molto facile premere<br />

un tasto e come per magia appaiono sul video immagini, informazioni<br />

e musica.<br />

Ma le sensazioni <strong>di</strong> possedere un libro, <strong>di</strong> toccarlo, <strong>di</strong> aprirlo, sentire il profumo<br />

delle pagine appena stampate, certamente non si provano davanti a un<br />

video.<br />

Ma dove nascono i libri? Abbiamo deciso <strong>di</strong> andare a scoprire la “fabbrica<br />

del libro”.<br />

La scelta è caduta sulla LEGO, un’azienda che appartiene da più <strong>di</strong> cent’anni<br />

alla famiglia Olivotto, che dei libri ha fatto la sua ragione d’essere.<br />

Storia<br />

“Recuperare la memoria, quella in<strong>di</strong>viduale, per riconoscere e ricostruire la<br />

storia, ritrovare le ra<strong>di</strong>ci per capire chi siamo, che cosa siamo <strong>di</strong>ventati, dove<br />

stiamo andando.”<br />

La storia <strong>della</strong> famiglia Olivotto dal 1900 ad oggi<br />

Le origini<br />

C’era una volta tanti e tanti anni fa, in un paesino del Cadore chiamato Cibiana,<br />

una famiglia <strong>di</strong> nome Olivotto. La piccola comunità, in poche case arroccate<br />

ai pie<strong>di</strong> del monte Rite, allora conduceva una vita abbastanza tranquilla,<br />

vivendo delle poche risorse che davano l’allevamento del bestiame, l’agricoltura<br />

e il legname dei boschi. A metà dell’Ottocento inizia un lento processo <strong>di</strong> emigrazione<br />

che vedrà assottigliarsi la popolazione <strong>di</strong> tanti paesi cadorini tra i quali<br />

anche Cibiana: intere famiglie si spostano verso la pianura dove ci sono indu-<br />

strie e buone possibilità <strong>di</strong> trovare lavoro; tra questi<br />

emigranti c’è anche un giovane, Pietro Olivotto, che<br />

trova lavoro come legatore presso la Tipografia Raschi<br />

a <strong>Vicenza</strong>.<br />

All’alba del Novecento<br />

Negli ultimi anni dell’Ottocento la favorevole<br />

congiuntura internazionale e la maturazione <strong>di</strong> alcune<br />

con<strong>di</strong>zioni necessarie allo sviluppo industriale<br />

consentirono all’Italia <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare una potenza industriale.<br />

La costruzione <strong>di</strong> una rete ferroviaria aveva favorito la formazione<br />

<strong>di</strong> un mercato nazionale, le tariffe doganali avevano protetto questo mercato<br />

dalla concorrenza delle merci straniere e il rior<strong>di</strong>namento del sistema bancario<br />

assicurava una buona circolazione del denaro garantendo la stabilità degli<br />

scambi merce-denaro. Investire <strong>di</strong>ventava quin<strong>di</strong> conveniente e limitatamente<br />

rischioso.<br />

Un’ulteriore con<strong>di</strong>zione necessaria per lo sviluppo industriale fu la nascita <strong>di</strong><br />

alcune banche miste le quali, oltre a occuparsi <strong>della</strong> normale gestione commerciale<br />

del denaro, finanziarono a me<strong>di</strong>o e lungo termine le imprese. Fra questi<br />

istituti c’era la Banca Commerciale, creata nel 1894, che finanziò l’industria<br />

elettrica, la meccanica (la Fiat ottenne prestiti nel 1899) e il settore delle assicurazioni<br />

(le Generali). Il Cre<strong>di</strong>to Italiano finanziò la siderurgia e il settore<br />

chimico. Altre banche meno potenti finanziarono il settore tessile, alimentare e<br />

immobiliare. Il capitalismo italiano, dunque, era già all’origine <strong>di</strong>pendente dal<br />

sostegno finanziario delle banche.<br />

Nel decennio che precede la prima guerra mon<strong>di</strong>ale si <strong>di</strong>ffonde in Italia una<br />

generale situazione <strong>di</strong> benessere che <strong>di</strong>pende da due fattori: da un lato la continuità<br />

<strong>di</strong> uno straor<strong>di</strong>nario sviluppo industriale, dall’altro l’intelligente azione<br />

<strong>di</strong> governo <strong>di</strong> Giolitti favoriscono sia le imprese sia la classe operaia garantendo<br />

una bassa conflittualità sociale.<br />

Il red<strong>di</strong>to nazionale pro-capite aumenta del 30% e per la prima volta nella<br />

storia del Paese <strong>di</strong>minuisce la quota percentuale <strong>di</strong> bilancio familiare impiegata<br />

nell’alimentazione.<br />

Anche nel Vicentino, tra Ottocento e Novecento, si fecero avanti nuovi<br />

impren<strong>di</strong>tori, si irrobustirono le vecchie aziende e l’industria acquisì un’intelaiatura<br />

destinata a riproporre alcuni suoi caratteri <strong>di</strong> fondo per tutto il<br />

Novecento. Imprese familiari si potenziarono, acquisirono altre <strong>di</strong>tte, <strong>di</strong>edero<br />

avvio a ristrutturazioni e adeguamenti che preparavano sempre più frequenti<br />

passaggi all’anonima. Insomma, un fervore <strong>di</strong> iniziative e uno svecchiamento<br />

dell’apparato produttivo, un perfezionamento dei meccanismi del sistema capitalistico<br />

ad opera <strong>di</strong> nuove leve delle precedenti <strong>di</strong>nastie o <strong>di</strong> uomini nuovi<br />

dalle umili origini. L’età giolittiana mise in luce uno scenario <strong>di</strong> crescita on-


218 VITE D’IMPRESA<br />

L.E.G.O. 219<br />

dulare e graduale dell’industria vicentina e il coesistere <strong>di</strong> due realtà: quella<br />

“nobile” dei gran<strong>di</strong> capitani d’industria alla seconda o terza generazione come<br />

i Rossi, i Marzotto, i Conte, e quella “oscura” degli umili artigiani che conquistarono<br />

spazi con ogni mezzo nella costellazione dell’artigianato rurale e<br />

<strong>della</strong> piccola industria.<br />

I nuovi impren<strong>di</strong>tori che salivano dal basso si <strong>di</strong>stinguevano per la concezione<br />

patrimoniale dell’azienda, per il tenace attaccamento al lavoro, per la<br />

creatività e la flessibilità. Tra questi le famiglie Laverda a Breganze, Pellizzari e<br />

Beltrame a <strong>Vicenza</strong>.<br />

1900-1915<br />

Anche Pietro Olivotto assieme alla moglie Vittoria decise che era giunto il<br />

tempo <strong>di</strong> mettersi in proprio per sfamare la famiglia. Inizia la propria attività<br />

prima come rigatoria poi come legatoria, in contrà Cantarane al civico 1: con<br />

l’aiuto <strong>della</strong> moglie si legano i libri a mano sul tavolo <strong>della</strong> cucina; quando gli<br />

or<strong>di</strong>ni aumentano, si trasferiscono in cantina e acquistano la prima pressa a<br />

vapore. Giovanni Olivotto, nonno <strong>di</strong> Giulio, aveva 10 anni quando, terminate<br />

le scuole elementari, comincia a lavorare nella legatoria.<br />

1915-1918<br />

Inizia la prima guerra mon<strong>di</strong>ale e Giovanni è costretto a partire per il<br />

fronte lasciando la fidanzata Maria a sostenere l’attività in azienda. Le famiglie<br />

che avevano i loro uomini in servizio militare fruivano del modesto<br />

sussi<strong>di</strong>o elargito dallo Stato, con cui si dovevano far quadrare i conti; c’era<br />

inoltre la possibilità <strong>di</strong> procurarsi i viveri <strong>di</strong>stribuiti con le tessere o attingibili<br />

al contrabbando proveniente dalla vicina campagna, sempre più prosperoso<br />

nonostante la severità degli addetti al dazio. (Il perimetro urbano <strong>di</strong> <strong>Vicenza</strong><br />

era infatti quello contenuto dalle antiche mura me<strong>di</strong>evali: a un passo fuori<br />

dalle storiche porte, dov’erano sistemati i posti <strong>di</strong> controllo daziario, era già<br />

campagna).<br />

Allora gli abitanti del comune <strong>di</strong> <strong>Vicenza</strong> erano poco più <strong>di</strong> 42.000: ai residenti<br />

venivano ad aggiungersi la massa <strong>di</strong> militari <strong>di</strong> stanza oppure in breve<br />

sosta, con i relativi coman<strong>di</strong> fissi e mobili, com’era ad esempio quello <strong>della</strong><br />

Prima Armata inse<strong>di</strong>atosi a <strong>Vicenza</strong> fin dal maggio 1916. Il traffico interno,<br />

prescindendo da quello militare, era limitato ad un’unica linea tranviaria, a<br />

pochi automezzi, alle carrozze e ai carri.<br />

Gli Olivotto passano indenni gli anni <strong>della</strong> prima guerra mon<strong>di</strong>ale e Giovanni,<br />

rientrato dalla guerra, dà all’attività un’impronta impren<strong>di</strong>toriale, raggiungendo<br />

la rispettabile quota <strong>di</strong> 30 <strong>di</strong>pendenti. Spetta a lui il merito <strong>di</strong> aver<br />

coniato l’acronimo L.E.G.O. (Legatoria E<strong>di</strong>toriale Giovanni Olivotto) e il logo<br />

dell’azienda con il motto “Ornate ad Saecula” per dare risalto e prestigio culturale<br />

alla propria attività <strong>di</strong> legatoria.<br />

1919-1933<br />

Nel 1919 nasce il primo figlio <strong>di</strong> Giovanni che però muore prematuramente<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>fterite. Un anno dopo viene alla luce Piero Olivotto, padre dell’attuale<br />

impren<strong>di</strong>tore, e muore il fondatore dell’azienda Pietro Olivotto.<br />

Nel 1933, dopo essere stata per 10 anni in contrà<br />

Soccorso Soccorsetto, l’azienda si trasferisce in via<br />

Porta Nova, per necessità <strong>di</strong> ampliamento in quanto,<br />

nel frattempo, gli operai erano saliti a 120 unità (<strong>di</strong><br />

cui 100 donne). Chiedendo finanziamenti a terzi,<br />

Giovanni acquista un terreno dove costruisce una palazzina<br />

<strong>di</strong> 1000 mq. Al primo piano c’è la fabbrica, al<br />

secondo piano l’appartamento <strong>della</strong> famiglia.<br />

Con Giovanni il processo <strong>di</strong> meccanizzazione <strong>della</strong><br />

produzione si mantiene costantemente al passo con<br />

le innovazioni tecnologiche del periodo e trasforma<br />

l’azienda artigianale in industria.<br />

1940-1945<br />

È il 1940 quando Piero, a 20 anni, si iscrive a Economia<br />

e Commercio all’Università <strong>di</strong> Milano, ma viene<br />

chiamato alle armi all’inizio <strong>della</strong> seconda guerra mon<strong>di</strong>ale. Nel 1944, durante<br />

un’incursione aerea, una bomba colpisce l’angolo sud-ovest dello stabilimento facendolo<br />

crollare e provocando quin<strong>di</strong> notevoli <strong>di</strong>sagi all’attività aziendale.<br />

Dopo l’8 settembre 1943, Piero viene congedato<br />

e assunto come impiegato al Ministero <strong>della</strong><br />

Marina: <strong>di</strong> giorno lavora mentre la sera torna a<br />

casa per aiutare nella ricostruzione dello stabilimento.<br />

Terminata la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale,<br />

nel 1945 l’attività riprende e la produzione riparte<br />

a pieno ritmo grazie all’abilità <strong>di</strong> Piero in<br />

campo commerciale.<br />

Cinquantesimo <strong>della</strong> fondazione<br />

È negli anni <strong>della</strong> ricostruzione, proprio<br />

quando l’Italia sembrerebbe aver bisogno <strong>di</strong> tutt’altro<br />

che <strong>di</strong> libri, che la Lego imbocca la pista<br />

del decollo. Racconta Giulio Olivotto: “Mio padre<br />

ha avuto la capacità <strong>di</strong> indovinare il momento giusto. L’Italia era schiacciata,<br />

ma c’era anche una gran voglia <strong>di</strong> cultura, e l’enciclope<strong>di</strong>a <strong>di</strong>venta uno status<br />

symbol. Sono nate allora le gran<strong>di</strong> fortune e<strong>di</strong>toriali <strong>di</strong> Fabbri, Mondatori, Curcio,<br />

De Agostini, con la prima <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> una cultura <strong>di</strong> massa attraverso i<br />

fascicoli da rilegare. In quel contesto la nostra struttura cresceva meglio <strong>della</strong>


220 VITE D’IMPRESA<br />

L.E.G.O. 221<br />

concorrenza anche perché gli investimenti in tecnologia non ci spaventavano,<br />

c’era il gusto <strong>di</strong> innovare grazie all’espansione che copriva in brevissimo tempo<br />

il costo <strong>di</strong> nuovi macchinari.”<br />

1954-1956<br />

Nel 1954 inizia la costruzione del nuovo capannone nella zona industriale<br />

<strong>di</strong> <strong>Vicenza</strong>, che allora era pressoché deserta. Nel 1956 viene terminata la costruzione<br />

del capannone e da quel momento in poi l’azienda si sviluppa e si<br />

ingran<strong>di</strong>sce sempre <strong>di</strong> più grazie anche all’automazione creata con le nuove<br />

tecnologie. Le ven<strong>di</strong>te sono ancora concentrate sul territorio nazionale.<br />

1960-1973<br />

Gli anni ’60 furono caratterizzati da una forte, e a tratti anche spettacolare,<br />

avanzata dell’industria italiana che, superata per importanza e per numero <strong>di</strong><br />

addetti l’agricoltura, si avviava ad essere il settore leader e trainante del sistema<br />

Italia.<br />

Dagli anni Sessanta agli inizi degli anni Settanta la tendenza dell’impren<strong>di</strong>toria<br />

vicentina è ancora product oriented piuttosto che marketing oriented: le imprese<br />

vicentine innovano sotto il profilo produttivo, aumentando la capacità produttiva<br />

e la produttività. La Lego riflette questa tendenza: la struttura dell’azienda cresce<br />

molto rapidamente grazie ai gran<strong>di</strong> investimenti in tecnologia e all’innovazione<br />

funzionale alla produzione, piuttosto che alla commercializzazione.<br />

È del 1964 l’ultimo importante ampliamento dello stabilimento: si costruiscono<br />

nuovi uffici e nuovi spogliatoi, si ingran<strong>di</strong>scono i magazzini esterni e si<br />

sposta l’entrata dell’azienda da via S. Agostino a Via dell’Industria. Nel 1973 la<br />

Lego, superando le mille unità <strong>di</strong> forza lavoro, <strong>di</strong>viene la più importante legatoria<br />

italiana e tra le prime in Europa.<br />

Nel 1973 inizia il decennio nero per la Lego, determinato da fattori macroeconomici<br />

come la prima crisi petrolifera (con il conseguente aumento del prezzo del<br />

greggio) e l’inflazione a livelli mostruosi che porta i tassi <strong>di</strong> interesse bancari al<br />

23-24%. Questi fattori determinarono, sul piano microeconomico, un aumento<br />

del costo <strong>di</strong> produzione delle enciclope<strong>di</strong>e combinato con un aumento del costo<br />

del denaro. La conseguenza è l’aumento dei prezzi <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta. Il mercato delle enciclope<strong>di</strong>e<br />

con ven<strong>di</strong>ta rateale si è a questo punto drasticamente fermato.<br />

1975-1985<br />

Ricorda Olivotto: “Nel 1975 ci siamo trovati senza or<strong>di</strong>ni; in un anno sono<br />

praticamente sparite Fabbri e Mondadori, cioè l’80% del nostro fatturato. Il<br />

bilancio fu <strong>di</strong>sastroso. Negli incontri con i sindacati si posero sul tavolo due<br />

ipotesi: un aumento <strong>di</strong> efficienza particolarmente elevato o la riduzione delle<br />

<strong>di</strong>mensioni dell’azienda. Visto il clima sociale dell’epoca, il sindacato vide la<br />

proposta come una sfida e iniziarono una serie <strong>di</strong> azioni <strong>di</strong> boicottaggio. Non si<br />

potevano spostare le persone all’interno dello stabilimento, non si poteva chiedere<br />

un’ora <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nario, né un’ora <strong>di</strong> flessibilità perché altrimenti scattava<br />

lo sciopero. Iniziarono una serie <strong>di</strong> lotte sindacali che indebolirono la situazione<br />

economica e finanziaria dell’azienda”.<br />

Nel 1975, vista la crisi del mercato interno, Giulio Olivotto decide <strong>di</strong> internazionalizzare<br />

l’azienda, anticipando quello che sarà l’orientamento delle altre<br />

imprese vicentine negli anni Ottanta. Prima tappa in Inghilterra, dove fonda<br />

una prima rappresentanza, poi in Germania e quin<strong>di</strong>, due o tre anni dopo, in<br />

Francia a Parigi. Nel frattempo la situazione a <strong>Vicenza</strong> non migliora: nel 1977<br />

non riescono a pagare né i premi <strong>di</strong> produzione né le tre<strong>di</strong>cesime e nel 1984 la<br />

situazione è fallimentare.<br />

Nel 1985 Olivotto riesce a vedere la fine del tunnel. Un accordo con il sindacato,<br />

che accetta una soluzione <strong>di</strong> compromesso, è l’unica soluzione possibile<br />

per salvare l’azienda; l’accordo prevede l’ingresso <strong>di</strong> due persone <strong>di</strong> fiducia del<br />

sindacato (un <strong>di</strong>rigente d’azienda e un professore) all’interno del CdA in qualità<br />

<strong>di</strong> garanti.<br />

Negli anni successivi la situazione migliora, non ci sono più scioperi e boicottaggi,<br />

e la Lego reagisce con massicci investimenti in macchinari automatizzati,<br />

soprattutto nella produzione <strong>di</strong> libri sottili. “Ma come tutte le guerre è<br />

stata una sconfitta per entrambe le parti” – aggiunge Olivotto –; “per noi che<br />

non siamo riusciti a farci capire, e per il sindacato, la cui rigi<strong>di</strong>tà ha <strong>di</strong>strutto<br />

centinaia <strong>di</strong> posti <strong>di</strong> lavoro”.<br />

1990-2001. Il periodo delle partecipazioni<br />

La Lego vede l’opportunità <strong>di</strong> sviluppare un’integrazione <strong>di</strong> tipo verticale<br />

con un fornitore. Si tratta <strong>di</strong> Tagliapietra, titolare <strong>della</strong> Eurografica <strong>di</strong> Marano<br />

Vicentino, che, non avendo <strong>di</strong>sponibilità finanziarie e volendo acquistare nuova<br />

tecnologia, decide <strong>di</strong> vendere il 50% dell’azienda alla Lego; dopo due anni Olivotto<br />

acquista il rimanente 50%. Nello stesso periodo due aziende trentine, la<br />

Litovelox e la Legatoria E<strong>di</strong>toriale Trentina, vanno in crisi ed entrano in amministrazione<br />

controllata; la Lego, essendo cre<strong>di</strong>trice, chiede al Tribunale l’affitto<br />

delle aziende con la con<strong>di</strong>zione che se la gestione fosse stata positiva, le avrebbe<br />

acquistate. L’anno successivo acquista infatti il 100% <strong>della</strong> proprietà.<br />

Nel 2001 si presenta l’occasione <strong>di</strong> acquisire la Calderini, un’azienda del<br />

Bolognese, casa e<strong>di</strong>trice con uno stabilimento <strong>di</strong> stampa. Il «Sole 24ore» acquista<br />

la parte e<strong>di</strong>toriale e la Lego acquista la parte industriale che si trovava in<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> obsolescenza, in quanto dalla morte del precedente proprietario<br />

non erano stati fatti investimenti.<br />

2001-2004<br />

In questo periodo entra in azienda la quinta generazione Olivotto: si tratta<br />

<strong>di</strong> Rosa e Giovanni, figli <strong>di</strong> Giulio. Hanno una grossa responsabilità sulle


222 VITE D’IMPRESA<br />

L.E.G.O. 223<br />

spalle, quella <strong>di</strong> dare continuità alla storia <strong>di</strong> una famiglia e <strong>di</strong> un’azienda<br />

ultracentenaria.<br />

Idea impren<strong>di</strong>tiva<br />

L’idea iniziale, come per tutte le imprese che nascono da un in<strong>di</strong>viduo che<br />

comincia a fare le cose con le sue mani, è la necessità <strong>di</strong> dare da mangiare alla<br />

famiglia attraverso il lavoro.<br />

“Questa idea che il lavoro è in<strong>di</strong>spensabile ed è un fatto essenziale <strong>della</strong> vita<br />

– sottolinea Olivotto – era così ra<strong>di</strong>cata nei geni del mio bisnonno che è arrivata<br />

sino a noi, grazie anche alla severità delle madri <strong>di</strong> famiglia che ci hanno inculcato<br />

determinati valori come la convinzione che è assolutamente in<strong>di</strong>fferente<br />

quello che hai o quello che appari <strong>di</strong> essere, la cosa importante è quello che sei<br />

e quello che fai.”<br />

L’impren<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> quarta generazione<br />

Quando pensiamo all’impren<strong>di</strong>tore, nel contesto più ampio del termine, pensiamo<br />

a un uomo che mette assieme fattori sociali, economici e organizzativi<br />

per creare una nuova entità che dà lavoro, benessere, servizi.<br />

Al <strong>di</strong> là <strong>della</strong> motivazione del profitto e del successo, del desiderio <strong>di</strong> fare del<br />

bene, l’impren<strong>di</strong>tore riesce a creare un’organizzazione vitale solo se dentro <strong>di</strong> sé<br />

ha degli ideali, dei valori, dei sogni che chiedono <strong>di</strong> essere realizzati, un’energia<br />

che gli consente <strong>di</strong> percepire i bisogni inespressi <strong>di</strong> chi lo circonda. In questo è<br />

simile all’artista o allo scienziato.<br />

Giulio Olivotto, su questo ultimo aspetto, è decisamente pragmatico. “Più<br />

che artista o scienziato mi sento come un bravo muratore capace <strong>di</strong> trasformare<br />

in case e palazzi i <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> un architetto. Tra noi e l’e<strong>di</strong>tore c’è lo<br />

stesso rapporto: l’e<strong>di</strong>tore progetta il libro, ne stu<strong>di</strong>a i contenuti e ne cura<br />

l’estetica, mentre il legatore esegue il lavoro secondo il progetto, per far sì<br />

che il volume sia ben rifinito, duri nel tempo e non abbia imperfezioni. Nel<br />

mondo dell’e<strong>di</strong>toria e <strong>della</strong> grafica, il nostro compito è <strong>di</strong> costruire il libro”.<br />

Ma Giulio Olivotto, più che un muratore, sembra un Capitan Findus vecchia<br />

maniera, proprio quello <strong>della</strong> pubblicità, capelli e barba bianchi che contrastano<br />

con la pelle abbronzata <strong>di</strong> capitano <strong>di</strong> lungo corso; non veste la giacca<br />

marinara e il berretto blu (semplicemente un pullover con camicia a quadri),<br />

ma capitano d’impresa lo è veramente. Cosa ci si aspetta da un capitano <strong>di</strong><br />

lungo corso? Che racconti la storia <strong>della</strong> sua vita e delle sue imprese. Olivotto<br />

infatti è un bravo narratore, usa parole semplici e spontanee, la voce è<br />

profonda, calma e rassicurante.<br />

Nasce nel 1945, appena terminata la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale e nel 1953,<br />

all’età <strong>di</strong> appena otto anni, ha l’imprinting del successore, quando partecipa<br />

assieme alla famiglia alla posa <strong>della</strong> prima pietra del nuovo stabilimento. Allora<br />

la fabbrica era anche il luogo <strong>di</strong> residenza <strong>della</strong> famiglia Olivotto che abitava al<br />

piano superiore <strong>della</strong> palazzina <strong>di</strong> via Porta Nova. Giulio, quin<strong>di</strong>, era cresciuto<br />

respirando l’aria dello stabilimento e familiarizzando con quel mondo che poi<br />

l’avrebbe visto protagonista.<br />

Frequenta il liceo scientifico e dopo il <strong>di</strong>ploma si iscrive alla facoltà <strong>di</strong><br />

Economia e Commercio a Venezia. La sua si rivela subito una scelta sbagliata,<br />

in quanto il carattere del giovane Giulio è incompatibile con lo spirito<br />

malinconico-romantico <strong>della</strong> città lagunare: stanzetta buia <strong>di</strong> tre metri per<br />

due, calli dove non arriva mai il sole, nebbia costante, e a ciò si aggiungano<br />

la frustrazione <strong>di</strong> assistere a lezioni <strong>di</strong> ragioneria <strong>di</strong> cui non capiva il senso<br />

e appelli d’esame in cui nessuno riusciva ad arrivare in fondo. Si trasferisce<br />

a Padova e si iscrive a Scienze Politiche, si laurea nel giugno del 1970 e in<br />

ottobre dello stesso anno si congeda dal servizio militare e inizia a lavorare<br />

nell’azienda <strong>di</strong> famiglia. L’anno seguente si sposa e arriva subito la prima<br />

figlia Rosa seguita a poca <strong>di</strong>stanza da Giovanni: ambedue i figli lavorano<br />

nell’azienda <strong>di</strong> famiglia.<br />

Le gran<strong>di</strong> passioni <strong>di</strong> Olivotto sono legate a tre elementi <strong>della</strong> natura: terra,<br />

acqua e aria. Lo sci alpino è il primo amore da quando aveva quattro anni, poi<br />

le regate in barca a vela: “Avevo una barca che era un rudere del 1949 – confessa<br />

Olivotto –; quando andavo in vacanza invece che fare il turista facevo il<br />

meccanico, per cui avendo solo quin<strong>di</strong>ci giorni <strong>di</strong> ferie all’anno, ho preferito<br />

venderla”. Infine è riuscito a ottenere il brevetto <strong>di</strong> pilota <strong>di</strong> aerei leggeri e <strong>di</strong><br />

elicotteri, ma non <strong>di</strong>sdegna nemmeno le moto.<br />

Organizzazione<br />

“Quando un’impresa persegue il profitto a scapito <strong>della</strong> tutela dell’ambiente<br />

o <strong>della</strong> giustizia sociale, la prima vittima <strong>di</strong> tale comportamento sarà il proprio<br />

profitto”.<br />

Don L. Ciotti<br />

La mission aziendale<br />

Fare un buon progetto è compito dell’e<strong>di</strong>tore. Trasformare un buon progetto<br />

in un ottimo libro è la missione <strong>della</strong> Lego, che realizza ogni libro rispettandone<br />

la personalità ed esaltandone i valori, consapevole del fatto che un contenitore<br />

ben costruito aggiunge valore al contenuto.<br />

La mission, quale passione per la carta stampata e per il libro, si è trasmessa<br />

<strong>di</strong> padre in figlio per cinque generazioni garantendo la continuità dell’attività<br />

aziendale per più <strong>di</strong> cent’anni, ere<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> famiglia ma anche con<strong>di</strong>visione con


224 VITE D’IMPRESA<br />

L.E.G.O. 225<br />

i <strong>di</strong>pendenti che vedono nell’azienda non solo il luogo fisico dove si lavora, ma<br />

anche il luogo che rappresenta la possibilità <strong>di</strong> lavorare.<br />

La cultura d’impresa<br />

La formula “cultura d’impresa” ha un fondo astratto e intangibile, infatti si<br />

riferisce al carattere dell’impresa, alla sua identità più profonda, alla sua personalità:<br />

è un sistema <strong>di</strong> valori profondamente ra<strong>di</strong>cati e con<strong>di</strong>visi da tutto il<br />

personale che ha il potere <strong>di</strong> legare le persone all’organizzazione e <strong>di</strong> stimolare<br />

il senso <strong>della</strong> mission.<br />

Alla Lego ci sono alcuni valori fondanti che concorrono a creare la cultura<br />

d’impresa:<br />

1. La cultura che ha come base i valori <strong>della</strong> famiglia;<br />

2. La cultura <strong>di</strong> “gruppo”, formata cioè da tutti coloro che lavorano nell’azienda;<br />

ognuno vi svolge un ruolo irrinunciabile e ha modo <strong>di</strong> esprimere a<br />

tutto tondo il proprio modo <strong>di</strong> essere e <strong>di</strong> concepire l’impresa;<br />

3. Una responsabilità sociale: ogni impresa si crea e si arricchisce a partire<br />

dalla conoscenza e dalla sensibilità <strong>di</strong> un singolo, che poi si implementano<br />

con gli apporti <strong>di</strong> tutti coloro che vi lavorano. Questo patrimonio collettivo<br />

deve essere con<strong>di</strong>viso con gli stakeholders in primis, la comunità e il territorio.<br />

I valori<br />

La famiglia<br />

Nella storia <strong>della</strong> Lego la famiglia degli affetti si intreccia con la famiglia<br />

degli interessi per cinque generazioni. Ogni generazione ha aggiunto qualcosa<br />

alla tra<strong>di</strong>zione impren<strong>di</strong>toriale <strong>della</strong> famiglia. In altre parole ogni generazione<br />

ha espresso almeno un giovane con la stoffa dell’impren<strong>di</strong>tore, ossia <strong>di</strong> colui che<br />

ha la capacità <strong>di</strong> formulare una visione del futuro dell’impresa e ha l’energia per<br />

realizzarla anche in situazioni <strong>di</strong>fficili.<br />

La famiglia è stata un punto <strong>di</strong> forza perché ha considerato l’azienda come<br />

un bene patrimoniale <strong>della</strong> famiglia stessa e si è stretta attorno all’azienda nei<br />

momenti <strong>di</strong> crisi facendo uno sforzo finanziario per ricapitalizzarla quando la<br />

necessità lo esigeva. Il comportamento <strong>della</strong> famiglia sul territorio viene identificato<br />

con quello dell’azienda, ma l’azienda al tempo stesso è stata un forte<br />

elemento <strong>di</strong> aggregazione per la famiglia.<br />

I passaggi generazionali, alla Lego, sono stati affrontati con successo grazie<br />

alla famiglia che ha saputo trasmettere valori positivi come il rispetto dell’azienda,<br />

la ricerca dell’unità, la professionalità, la de<strong>di</strong>zione e l’umiltà. “Ma<br />

non solo – racconta Olivotto –. Il passaggio del testimone dal nonno a mio<br />

padre e da questi a me, è stato indolore in quanto tutti hanno cominciato a<br />

delegare il prima possibile. Quando sono entrato in azienda non avevo nessuna<br />

esperienza, eppure mio padre mi ha dato subito una grande responsabilità<br />

senza interferire in alcun modo sulle mie decisioni. Sento <strong>di</strong> aver contribuito a<br />

traghettare l’azienda da una generazione all’altra, un passaggio doveroso verso<br />

chi mi ha preceduto e non meno nei confronti <strong>di</strong> chi mi seguirà”.<br />

Il gruppo<br />

Il legame dei <strong>di</strong>pendenti con la Lego è sempre stato molto forte. “Basti pensare<br />

che decine <strong>di</strong> uomini e donne hanno trascorso l’intera vita lavorativa alla<br />

Lego” – racconta Giulio Olivotto –. Tra questi, in particolare, una <strong>di</strong>pendente<br />

<strong>di</strong> nome Teresa Falcipieri, iscritta nel libro matricola alla data <strong>di</strong> assunzione del<br />

1919 con la qualifica <strong>di</strong> impiegata, e rimasta in servizio sino al 1960. Per molti<br />

anni è stata l’unica impiegata dell’azienda.<br />

“Alla Lego non ci sono azioni particolari che mirano a motivare il personale<br />

– spiega Olivotto –; le persone lavorano allo scopo <strong>di</strong> far funzionare un’organizzazione,<br />

se ne fai parte e ve<strong>di</strong> che l’organizzazione funziona, ti senti fiero<br />

<strong>di</strong> questo qualcosa che va bene e ti piace continuare a fare quello che fai. Nelle<br />

aziende <strong>della</strong> mia famiglia la gente ci arrivava e se poteva ci rimaneva tutta la<br />

vita; evidentemente l’ambiente è sempre stato motivante, capace <strong>di</strong> dare sod<strong>di</strong>sfazioni<br />

e tranquillità oltre che <strong>di</strong> perpetuare il desiderio <strong>di</strong> rimanere”.<br />

Le persone sono il vero patrimonio <strong>della</strong> Lego, la loro capacità, l’esperienza<br />

e la consapevolezza del proprio ruolo sono determinanti nel raggiungimento <strong>di</strong><br />

obiettivi quali efficienza, qualità e sod<strong>di</strong>sfazione del cliente.<br />

L’azienda è un mezzo per dare valore ai suoi uomini e dare valore al patrimonio<br />

umano che gravita attorno ad essa. “È l’uomo il cuore, il motore dell’azienda,<br />

se l’azienda va bene il merito è in parte dell’impren<strong>di</strong>tore, ma soprattutto degli<br />

uomini che vi lavorano” puntualizza Olivotto.<br />

Responsabilità sociale<br />

Le imprese hanno una “responsabilità sociale”. Il termine stesso implica il<br />

concetto <strong>di</strong> rispondere, render conto a qualcuno <strong>di</strong> qualcosa. Perciò ogni responsabilità<br />

è, inevitabilmente, un evento sociale che coinvolge gli stakeholders<br />

sia interni che esterni.<br />

“L’impresa non può essere considerata un bene personale nel senso letterale<br />

del termine, ma deve essere vista e vissuta come un bene sociale. Ne<br />

consegue che l’impren<strong>di</strong>tore nella sua attività <strong>di</strong> guida e <strong>di</strong> gestione è chiamato<br />

a svolgere un ruolo sociale e da tale ruolo non può prescindere”, spiega<br />

Olivotto. “Il profitto non può essere il principale o, come spesso succede,<br />

l’unico obiettivo”. Il profitto è necessario e l’impren<strong>di</strong>tore ha il dovere <strong>di</strong><br />

considerarlo come mezzo per creare sviluppo e <strong>di</strong>ffondere ricchezza. Alla<br />

Lego esiste una missione sociale, anche se non esplicitata, <strong>di</strong> cui Giulio Olivotto<br />

non parla molto volentieri forse perché è stata un’azione spontanea, e<br />

non finalizzata al miglioramento dell’immagine aziendale. Diversi anni fa è<br />

stata fondata da Giulio Olivotto un’<strong>Associazione</strong> che porta il nome del nonno


226 VITE D’IMPRESA<br />

L.E.G.O. 227<br />

Giovanni Olivotto, nata dall’idea <strong>di</strong> mantenere in vita la legatoria artigianale.<br />

L’associazione gestisce una scuola a <strong>Vicenza</strong>, in via Delle Cappuccine, dove<br />

si tengono corsi <strong>di</strong> legatoria artigianale e industriale, cartotecnica, restauro<br />

cartaceo e decorazione <strong>della</strong> carta. Dal 1999 l’associazione si occupa <strong>di</strong> promuovere<br />

nuovi progetti presso gli istituti <strong>di</strong> pena o strutture a<strong>di</strong>bite alla<br />

riabilitazione <strong>di</strong> soggetti tossico<strong>di</strong>pendenti. Attualmente è attivo un progetto<br />

<strong>di</strong> laboratorio <strong>di</strong> legatoria e cartotecnica presso la casa <strong>di</strong> reclusione “Due<br />

Palazzi” <strong>di</strong> Padova. Il laboratorio è utilizzato per cinque giorni la settimana<br />

da quattro detenuti che lavorano come artigiani legatori, il loro lavoro viene<br />

riconosciuto in base alle commesse raccolte.<br />

L’ambiente<br />

Alla Lego l’impatto ambientale è quasi nullo, perché le scorie derivanti dalla<br />

lavorazione vengono tutte riciclate. I raffili <strong>di</strong> carta imballati vengono spe<strong>di</strong>ti<br />

alle cartiere dove vengono riutilizzati per produrre altra carta; le polveri <strong>di</strong><br />

cellulosa e <strong>di</strong> patina, filtrate dal sistema <strong>di</strong> aspirazione, <strong>di</strong>ventano compresse riciclabili;<br />

i pallets inutilizzabili vengono macinati e servono per riscaldare, senza<br />

utilizzare una goccia <strong>di</strong> petrolio o <strong>di</strong> gas.<br />

Le piante simbolo <strong>della</strong> Lego<br />

L’entrata dell’azienda fa parte del fabbricato originario terminato nel 1956.<br />

Varcata la soglia, all’inizio <strong>della</strong> scalinata che porta agli uffici, si rimane colpiti<br />

da un miracolo <strong>della</strong> natura: una pianta <strong>di</strong> philodendro monstera con quattro<br />

tronchi <strong>di</strong> circa trenta centimetri <strong>di</strong> circonferenza, che affondano le loro ra<strong>di</strong>ci<br />

in enormi vasi <strong>di</strong> terracotta. I rami, con le loro ra<strong>di</strong>ci aeree, lunghi tre o quattro<br />

metri coprono interamente le pareti e il soffitto <strong>della</strong> sala. Sembra quasi che<br />

i rami sostengano l’azienda e ne assicurino la longevità. Quella pianta ha un<br />

significato particolare per la Lego e la famiglia Olivotto perché piantata dalla<br />

nonna <strong>di</strong> Giulio nell’anno <strong>di</strong> costruzione del fabbricato, cioè nel 1956; sembra<br />

<strong>di</strong>re che c’è ancora spazio per farla crescere, per innestarvi nuovi rami, per<br />

coltivarla secondo il tempo <strong>della</strong> nuova generazione. L’altra pianta si trova ai<br />

piani superiori vicino agli uffici: un ulivo <strong>di</strong> acciaio inossidabile regalato dai <strong>di</strong>pendenti<br />

in occasione del centenario. L’ulivo ha una assonanza con il cognome<br />

dell’impren<strong>di</strong>tore e soprattutto è simbolo <strong>di</strong> fertilità e <strong>di</strong> rinascita, <strong>di</strong> resistenza<br />

alle ingiurie del tempo e delle guerre, simbolo <strong>di</strong> pace e <strong>di</strong> prosperità. Si nota<br />

nella parte bassa <strong>della</strong> pianta qualcosa <strong>di</strong> anomalo: un ramo spezzato che sta a<br />

in<strong>di</strong>care il decennio <strong>di</strong> liti con i sindacati.<br />

Le aziende controllate<br />

Il gruppo Lego comprende altre tre aziende, ciascuna caratterizzata da una<br />

particolare specializzazione nell’ambito e<strong>di</strong>toriale: un pool in grado <strong>di</strong> ottenere<br />

una produzione flessibile, completa e articolata.<br />

Legoprint <strong>di</strong> Lavis (Trento). Specializzata<br />

in stampa rotativa a uno o due colori,<br />

unisce all’elevata capacità produttiva una<br />

gran<strong>di</strong>ssima flessibilità, versatilità e velocità.<br />

La considerevole <strong>di</strong>mensione del suo magazzino automatico per bobine,<br />

semilavorati e prodotti finiti, capace <strong>di</strong> ben 8.320 posti pallet, garantisce un<br />

flusso ottimale a tutto il ciclo <strong>di</strong> lavorazione.<br />

Eurografica <strong>di</strong> Marano Vicentino (<strong>Vicenza</strong>). Specializzata nella stampa<br />

offset piana a colori, l’azienda si propone al<br />

cliente come partner unico gestendo tutte le<br />

fasi <strong>della</strong> lavorazione, dalla progettazione grafica<br />

alla consegna del prodotto finito. La completa<br />

gamma <strong>di</strong> formati macchina permette la<br />

realizzazione <strong>di</strong> qualsiasi tipo <strong>di</strong> stampato. Dal<br />

2003 l’Eurografica si è arricchita <strong>di</strong> una nuova<br />

<strong>di</strong>visione, la Kina Italia, affermata da 110 anni<br />

a livello internazionale nel settore turistico, in<br />

particolare nella pubblicazione <strong>di</strong> cartoline,<br />

calendari, libri e guide turistiche, da qualche<br />

anno anche in qualità <strong>di</strong> e<strong>di</strong>tore.<br />

Calderini Officine Grafiche <strong>di</strong> Ozzano Emilia<br />

(Bologna). Azienda <strong>di</strong> grande tra<strong>di</strong>zione, si<br />

caratterizza per la qualità <strong>della</strong> produzione, assorbita in prevalenza da stampati<br />

commerciali <strong>di</strong> alta qualità e riviste. Il servizio offerto va dalla scansione <strong>di</strong><br />

originali fino alla confezione e alla postalizzazione del prodotto finito.<br />

I prodotti<br />

“Se vogliamo conoscere il senso dell’esistenza, dobbiamo aprire un libro; là<br />

in fondo, nell’angolo più oscuro del capitolo, c’è una frase scritta apposta per<br />

noi.”<br />

Pietro Citati<br />

Breve storia del libro<br />

Nel vocabolario il libro viene definito come “un insieme <strong>di</strong> fogli che contengono<br />

un testo stampato e manoscritto, rilegati e provvisti <strong>di</strong> copertina”.<br />

Il “libro a stampa” nasce nel XV secolo, ovvero con l’introduzione dell’alfabeto<br />

a caratteri mobili da parte <strong>di</strong> Gutenberg. Fu lui a rivoluzionare il sistema<br />

<strong>di</strong> produzione del libro componendo la forma grafica <strong>della</strong> scrittura manuale<br />

in una sequela <strong>di</strong> singoli blocchetti metallici componibili all’infinito, tali da<br />

produrre potenzialmente infinite serie logiche <strong>di</strong> parole, frasi, perio<strong>di</strong> e pa-


228 VITE D’IMPRESA<br />

L.E.G.O. 229<br />

gine. Un processo combinatorio già noto alla scrittura degli amanuensi, ma<br />

profondamente innovato nella misura in cui veniva percepita la possibilità <strong>di</strong><br />

sequenze inesauribili che la scrittura artificiale (così venne chiamata la stampa<br />

dai contemporanei: ars artificialiter scriben<strong>di</strong>) poteva facilmente realizzare. È<br />

l’idea <strong>di</strong> poter comporre e scomporre una pagina fatta <strong>di</strong> singole unità metalliche<br />

(i singoli caratteri) a rivoluzionare il sistema <strong>di</strong> produzione del libro: da<br />

ogni combinazione pazientemente realizzata, utilizzata come matrice, <strong>di</strong>venta<br />

possibile imprimere migliaia <strong>di</strong> pagine tutte uguali, per poi procedere a nuove<br />

composizioni e nuove impressioni.<br />

Il libro, sia esso manoscritto o stampato, ha rappresentato per secoli uno<br />

straor<strong>di</strong>nario status symbol, posseduto da pochi in ragione <strong>della</strong> sua preziosità,<br />

del suo valore e <strong>della</strong> sua in<strong>di</strong>scussa aura simbolica. Tutta la civiltà occidentale,<br />

ma anche il mondo musulmano, si fonda sul libro sacro per eccellenza, e questa<br />

idea <strong>di</strong> sacralità accompagna la storia dell’oggetto-libro nei secoli.<br />

Con la stampa si assiste a un processo <strong>di</strong> espansione e <strong>di</strong>ffusione del valore<br />

simbolico del libro, in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> categorie che prima <strong>di</strong> allora non potevano<br />

permettersene l’acquisto e che invece ora si sentono parte <strong>di</strong> un grande sistema<br />

non solo culturale, ma principalmente sociale. Il libro come oggetto <strong>di</strong> uso comune<br />

è una conquista abbastanza recente, ottocentesca, collegata all’avvento <strong>di</strong><br />

una classe sociale, la borghesia, che fa del libro il proprio strumento <strong>di</strong> riven<strong>di</strong>cazione<br />

sociale.<br />

La vera democratizzazione dell’oggetto-libro si ha solo dopo la rivoluzione<br />

industriale in Inghilterra, qualche decennio dopo in Francia e verso la metà<br />

dell’Ottocento, finalmente, in Italia, ad opera in questo caso <strong>di</strong> grosse case<br />

e<strong>di</strong>trici consapevoli del vantaggio economico che sarebbe loro derivato dalla<br />

produzione <strong>di</strong> massa del libro stampato con proce<strong>di</strong>menti meccanici.<br />

La prima industria dell’e<strong>di</strong>toria nasce a Torino (con l’e<strong>di</strong>tore Pomba) e<br />

quin<strong>di</strong> in Lombar<strong>di</strong>a (Sonzogno, Treves etc.) con l’introduzione delle prime<br />

macchine tipografiche a vapore in grado <strong>di</strong> realizzare tirature inimmaginabili<br />

con proce<strong>di</strong>menti tra<strong>di</strong>zionali.<br />

Di libro in libro<br />

I cartonati<br />

Sono i libri con la copertina <strong>di</strong> cartone rivestito, dai libri illustrati dove l’elemento<br />

<strong>di</strong> pregio è l’estetica, ai manuali e <strong>di</strong>zionari dove è la robustezza che conta.<br />

La Lego è sempre stata all’avanguar<strong>di</strong>a nella tecnologia del cartonato che è la sua<br />

specialità. Impianti <strong>di</strong> finissaggio per sopracoperte, protezione in PVC, etichette,<br />

inserti rendono eseguibili in linea, a costi industriali, operazioni <strong>di</strong> rifinitura. Nell’ambito<br />

dei cartonati il capolista assoluto è il libro sottile. Proprio la Lego infatti<br />

ha sviluppato una tecnologia specifica, ora <strong>di</strong>ffusa in tutto il mondo.<br />

I flessibili<br />

Formula interme<strong>di</strong>a fra brossura e cartonato, unisce i pregi <strong>di</strong> entrambi: la<br />

copertina, esteticamente simile a quella <strong>di</strong> un cartonato, mantiene il vantaggio<br />

<strong>della</strong> flessibilità e <strong>della</strong> maneggevolezza. È la legatura ideale per libri <strong>di</strong> frequente<br />

consultazione, come guide ed atlanti.<br />

La brossura<br />

La parola brossura deriva dal francese brochure, o meglio da brocher che significa<br />

“fare in fretta, senza cura”; quin<strong>di</strong>, propriamente, “legatura alla buona”.<br />

È un tipo <strong>di</strong> legatura usata per le e<strong>di</strong>zioni economiche, in cui la copertina è <strong>di</strong><br />

semplice carta pesante. La brossura può essere fresata (in questo caso si fresa<br />

il dorso del libro e si aggiunge la colla; tipico dei tascabili), cucita con ago e<br />

filo (con un costo maggiore <strong>della</strong> precedente lavorazione) oppure cucita a punti<br />

metallici: in tal caso si chiama rivista.<br />

Gli spiralati<br />

Una specie <strong>di</strong> brossura i cui fogli sono tenuti assieme da una spirale metallica.<br />

I volumi <strong>di</strong> pregio<br />

L’azienda ha l’esperienza e la capacità necessarie per produrre industrialmente<br />

pubblicazioni <strong>di</strong> alto pregio. In questi casi le tecniche <strong>di</strong> preparazione,<br />

rinforzo e abbellimento escono dagli standard <strong>di</strong> produzione, per conferire al<br />

volume quella impronta artigianale che trasforma un libro importante in un<br />

libro straor<strong>di</strong>nario.


230 VITE D’IMPRESA<br />

L.E.G.O. 231<br />

Servizi del gruppo Lego<br />

Il gruppo Lego offre ai propri clienti una linea completa <strong>di</strong> servizi <strong>di</strong> produzione<br />

per l’e<strong>di</strong>toria:<br />

1. Progettazione grafica<br />

2. Composizione<br />

3. Fotografia <strong>di</strong>gitale<br />

4. Selezione colori<br />

5. Videoimpaginazione<br />

6. Uscita film<br />

7. Computer to Plate (CTP)<br />

8. Gestione e archivio immagini su CD<br />

9. Stampa <strong>di</strong>gitale per bassi quantitativi<br />

10. Stampa offset a foglio a 4 e 5 colori<br />

11. Stampa Roto-Offset a 1, 2 e 4 colori<br />

12. Legatura<br />

13. Spe<strong>di</strong>zione ai magazzini del cliente<br />

Le tecnologie<br />

Dall’albero al libro<br />

“Per fare un libro ci vuole la carta, per fare la carta ci vuole un albero…”.<br />

Inizia così la lezione <strong>di</strong> Olivotto nell’austera sala riunioni <strong>della</strong> Lego che per<br />

l’occasione si trasforma in aula.<br />

Le materie prime per la produzione dei libri sono la carta, l’inchiostro, il<br />

filo e la colla. La carta, materia prima principale, è un prodotto costituito da<br />

fibre vegetali e sostanze <strong>di</strong> carica minerali inerti. Le fibre vegetali provengono<br />

in massima parte dal legno; per produrre paste cartarie si utilizza cellulosa<br />

derivante prevalentemente da legname <strong>di</strong> conifere, pioppo, eucalipto. La carta<br />

prodotta in Europa e in Nord America si ottiene quasi esclusivamente da piantagioni,<br />

molto spesso certificate, con cicli <strong>di</strong> taglio fra i 10 e i 40 anni. La pasta<br />

passa attraverso dei cilindri e <strong>di</strong>venta carta. La carta che si utilizza si presenta<br />

in pallet <strong>di</strong> fogli o arrotolata su una bobina.<br />

La prima fase <strong>di</strong> lavorazione è la prestampa che comprende la progettazione<br />

grafica, selezione dei colori, prove colori e produzione <strong>di</strong> lastre con<br />

computer to plate. L’utilizzo <strong>di</strong> questo strumento ha condotto ad una autentica<br />

rivoluzione in quanto permette l’incisione <strong>di</strong>retta da file delle lastre,<br />

anche <strong>di</strong> grande formato, con l’eliminazione del passaggio su film; determina<br />

una qualità superiore a quella ottenibile con il proce<strong>di</strong>mento tra<strong>di</strong>zionale, la<br />

riduzione dei tempi <strong>di</strong> lavorazione, la nitidezza del punto, la pulizia dell’im-<br />

magine. Una volta ottenuta la lastra si deposita il colore che, come fosse un<br />

timbro, finisce sul pezzo <strong>di</strong> carta.<br />

Per la stampa si utilizzano macchine “offset piana” se si parte da un pallet <strong>di</strong><br />

fogli o “rotoffset” se si parte da una bobina <strong>di</strong> carta. Con la macchina offset la lastra<br />

inchiostrata non stampa <strong>di</strong>rettamente sul foglio <strong>di</strong> carta come in tutti gli altri<br />

sistemi <strong>di</strong> stampa, ma su un tessuto gommato avvolto e teso su un cilindro; dal<br />

tessuto gommato l’impronta si trasferisce sul foglio finale, che viene così stampato<br />

in<strong>di</strong>rettamente. Questo passaggio su un elemento interme<strong>di</strong>o prima <strong>di</strong> arrivare<br />

alla carta permette la stampa <strong>di</strong> matrici a retino riproducenti le mezzetinte, anche<br />

su carta a superficie ruvida. Le macchine rotoffset (o web offset) hanno un<br />

elemento stampante che permette la stampa contemporanea <strong>della</strong> bianca e <strong>della</strong><br />

volta detta anche “caucciù contro caucciù” in quanto i teli gommati ricoprono<br />

contemporaneamente il ruolo <strong>di</strong> telo gommato per il lato interessato e da cilindro<br />

<strong>di</strong> pressione per la stampa del lato opposto. I colori base sono giallo (yellow), blu<br />

(cyan) e rosso (magenta). Il nero è il colore <strong>di</strong> rinforzo.<br />

I fogli stampati <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni vengono prima tagliati; quin<strong>di</strong> inizia<br />

l’operazione <strong>di</strong> piegatura dei fogli. Prima dell’avvento<br />

delle piegatrici automatiche, la piega veniva eseguita a<br />

mano, usando una stecca d’osso. Le pieghe possono essere<br />

parallele o incrociate. I fogli stampati sui due lati<br />

una volta piegati vengono cuciti con filo refe a gruppi <strong>di</strong><br />

otto (ottavo), se<strong>di</strong>ci (se<strong>di</strong>cesimo), ventiquattro (ventiquattresimo)<br />

e trentadue (trentaduesimo). Ogni gruppo<br />

<strong>di</strong> fogli si chiama segnatura e occorre tener presente<br />

che, tra una segnatura e l’altra, cade un incollaggio. Le<br />

segnature possono essere anche solo incollate, in questo<br />

caso il costo è più basso.<br />

Dopo aver piegato e cucito i fogli, l’insieme viene<br />

tagliato con un tagliacarte trilaterale. Prima <strong>di</strong> questa<br />

innovazione tecnica i libri non venivano tagliati (si<br />

chiamavano appunto intonsi) e l’operazione <strong>di</strong> taglio<br />

per l’apertura delle pagine veniva eseguita dal primo


232 VITE D’IMPRESA<br />

L.E.G.O. 233<br />

lettore con un tagliacarte. Con noia o, più spesso, con emozione. Nel reparto<br />

copertine e trance si lavorano le copertine che possono essere rigide, flessibili<br />

o tipo brossura. Il manufatto passa nel reparto incassatura e finissaggio (libri<br />

spessi e sottili): qui il libro, dopo essere stato strutturalmente completato,<br />

riceve tutti gli arricchimenti estetici e funzionali che lo rendono pronto alla<br />

<strong>di</strong>stribuzione. Il libro passa quin<strong>di</strong> al reparto spe<strong>di</strong>zione dove può essere<br />

avvolto singolarmente nel PVC e inserito in uno scatolone, oppure senza scatola<br />

<strong>di</strong>rettamente su un pallet, che viene sistemato sotto un macchinario che<br />

lo avvolge con il PVC e lo spinge in un ascensore automatico: da qui viene<br />

caricato su un camion e spe<strong>di</strong>to al cliente. Un punto <strong>di</strong> forza <strong>della</strong> Lego è la<br />

produzione in tempi rapi<strong>di</strong>: “tre anni fa il tempo me<strong>di</strong>o per fare una tiratura<br />

<strong>di</strong> 50.000 copie dal momento dell’or<strong>di</strong>ne alla consegna sarebbe stato <strong>di</strong> circa<br />

due mesi e mezzo – conferma Olivotto –; <strong>di</strong> recente la performance migliore<br />

è stata <strong>di</strong> cinque giorni”.<br />

Da Lego escono ogni anno 22.000 tonnellate <strong>di</strong> libri, equivalenti a 58.000<br />

bancali, che vengono <strong>di</strong>stribuiti in tutto il mondo. Un volume considerevole <strong>di</strong><br />

merce, la cui logistica viene gestita <strong>di</strong>rettamente da Lego, con l’ingaggio dei<br />

vettori più accre<strong>di</strong>tati in funzione delle destinazioni.<br />

La filiera del libro<br />

La filiera del libro parte dall’autore, passa attraverso l’e<strong>di</strong>tore, il tipografo e<br />

il <strong>di</strong>stributore per arrivare al consumatore finale.<br />

Fase creativa ed e<strong>di</strong>toriale


234 VITE D’IMPRESA<br />

L.E.G.O. 235<br />

Prestampa<br />

Il flusso <strong>della</strong> produzione<br />

I mercati<br />

“Avere la consapevolezza <strong>di</strong> ciò che si sa; conoscere <strong>di</strong> ignorare quello che<br />

non si sa, ecco il vero sapere.”<br />

Confucio<br />

A chi vende<br />

I clienti del gruppo Lego sono gli e<strong>di</strong>tori che curano i rapporti con gli autori<br />

(negoziando i <strong>di</strong>ritti), raccolgono informazioni, curano l’impaginazione, progettano<br />

la parte grafica <strong>della</strong> copertina e si occupano <strong>della</strong> parte pubblicitaria.<br />

Come vende<br />

La strategia <strong>della</strong> Lego è il totale orientamento al cliente: l’azienda collabora<br />

con il cliente fin dalla definizione del progetto e<strong>di</strong>toriale. Conosce a fondo il<br />

metodo <strong>di</strong> lavoro del proprio interlocutore, propone ad ogni cliente soluzioni<br />

globali e personalizzate.<br />

La pianificazione flessibile e integrata dell’attività produttiva attraverso le<br />

“commesse”, permette <strong>di</strong> esau<strong>di</strong>re con puntualità le richieste, mentre i controlli<br />

attuati certificano il rispetto dei livelli qualitativi stabiliti.<br />

All’interno <strong>della</strong> Lego l’attività commerciale è affidata alle donne: la responsabile<br />

del coor<strong>di</strong>namento è Rosa Olivotto, figlia del titolare. La gestione commerciale<br />

interna post-ven<strong>di</strong>ta, nello stabilimento <strong>di</strong> <strong>Vicenza</strong>, è costituita da una<br />

dozzina <strong>di</strong> “capicommessa”: soltanto 2 <strong>di</strong> loro sono uomini. Alla struttura interna<br />

si aggiungono le strutture <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta formate da agenti e ven<strong>di</strong>tori nazionali<br />

ed esteri. L’insieme dei ven<strong>di</strong>tori, che agisce per l’intero gruppo <strong>di</strong> aziende,<br />

occupa oltre una ventina <strong>di</strong> persone.<br />

L’ufficio ven<strong>di</strong>te è impostato per aree geografiche: la responsabile <strong>di</strong> area<br />

tiene i contatti con gli agenti commerciali, ai quali in<strong>di</strong>ca le linee strategiche da<br />

adottare. L’organizzazione commerciale per capicommessa favorisce la comunicazione<br />

<strong>di</strong>retta fra cliente e azienda durante tutto il percorso produttivo.<br />

Dove vende<br />

La tendenza all’esportazione <strong>della</strong> Lego è elevata: si aggira attorno all’80%<br />

<strong>della</strong> produzione totale. Lego vende esclusivamente nei Paesi industrializzati, in<br />

quanto i Paesi in via <strong>di</strong> sviluppo hanno un red<strong>di</strong>to pro-capite che non consente<br />

<strong>di</strong> comprare libri relativamente costosi: questi Paesi tendono a produrre in casa<br />

con standard qualitativi e prezzi molto più bassi.<br />

I mercati europei sono costituiti da Gran Bretagna, Francia, Germania,<br />

Olanda, Scan<strong>di</strong>navia, Russia. Nel Nord America dagli Stati Uniti.<br />

Il mercato del libro non è <strong>di</strong> nicchia, è un mercato perturbato e attaccabile<br />

da qualsiasi parte e estremamente influenzato dall’andamento economico generale.


236 VITE D’IMPRESA<br />

L.E.G.O. 237<br />

“Per fare un esempio – racconta Olivotto –, le nostre macchine da stampa<br />

vengono utilizzate anche per altre produzioni come carta d’imballaggio, carta<br />

da parati, riviste, manifesti e stampati pubblicitari. Se la domanda sul mercato<br />

<strong>di</strong> uno <strong>di</strong> questi prodotti cala le aziende interessate cercheranno <strong>di</strong> <strong>di</strong>versificare<br />

la produzione, andando a influenzare le ven<strong>di</strong>te dei prodotti contigui”.<br />

La sfida che viene dall’Oriente<br />

Il pericolo più grosso per il nostro mercato è la Cina, un Paese con un miliardo<br />

e trecento milioni <strong>di</strong> persone che l’anno scorso ha raggiunto il PIL dell’Italia<br />

e mantiene un incremento del PIL del 10% annuo e un incremento <strong>della</strong><br />

produzione industriale del 17% annuo. Sono sufficienti pochi dati per capire<br />

quali siano le quantità <strong>di</strong> materie prime e <strong>di</strong> energia richieste dalla Cina; non<br />

solo il petrolio, visto che nel 2004 ha consumato il 40% <strong>della</strong> produzione mon<strong>di</strong>ale<br />

<strong>di</strong> cemento e per un certo periodo la domanda cinese <strong>di</strong> ferro ha fatto<br />

raddoppiare il prezzo sul mercato.<br />

La moneta cinese è agganciata al dollaro per cui la svalutazione del dollaro<br />

ha abbassato ulteriormente i prezzi dei prodotti cinesi; inoltre il costo <strong>della</strong><br />

manodopera cinese è inferiore a 10 euro al giorno; non ci sono controlli sulle<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro degli operai e le tasse sono ridotte al minimo. “È un contesto<br />

molto efficiente che usa le stesse tecnologie che usiamo noi – spiega Olivotto<br />

–. Un prodotto cinese e un prodotto europeo nel mio settore non sono <strong>di</strong>stinguibili,<br />

vengono impiegate le stesse macchine da stampa, le stesse macchine<br />

da legatoria, le stesse materie prime, anche la qualità è equivalente ma non il<br />

prezzo! Un prodotto cinese viene venduto sul mercato europeo a prezzi che<br />

sono dal 25% al 60% più bassi rispetto ai miei, questo vuol <strong>di</strong>re che non c’è<br />

assolutamente possibilità <strong>di</strong> competere sul prezzo”.<br />

Mappa mon<strong>di</strong>ale delle ven<strong>di</strong>te<br />

La Lego accetta la sfida. Non si è fermata davanti a due conflitti mon<strong>di</strong>ali e<br />

non si fermerà davanti ai competitors con gli occhi a mandorla, ha le sue carte<br />

da giocare: l’organizzazione e l’automazione <strong>della</strong> produzione che sono ad altissimi<br />

livelli ma soprattutto il “time to market”, cioè la capacità <strong>di</strong> raccogliere la<br />

commessa, produrla e consegnare la merce al cliente nel più breve tempo possibile,<br />

cosa non altrettanto facile per le aziende cinesi considerata la <strong>di</strong>stanza<br />

<strong>della</strong> Cina dal nostro continente.<br />

Fatturato del gruppo Lego<br />

LEGO LEGOPRINT EUROGRAFICA CALDERINI TOTALI<br />

2000 49.078.911 28.627.378 24.011.078 101.717.367<br />

2001 51.449.879 33.760.957 27.405.556 15.255.037 127.871.429<br />

2002 47.513.521 32.246.710 26.286.977 19.426.248 125.473.456<br />

2003 47.361.221 38.314.186 26.707.670 21.135.148 133.518.225<br />

2004 48.842.274 45.218.007 26.037.849 23.036.669 143.134.799


238 VITE D’IMPRESA<br />

239<br />

Ringraziamenti<br />

Grazie a Giulio Olivotto per averci raccontato con tanto entusiasmo la storia<br />

<strong>della</strong> sua azienda attraverso la quale abbiamo capito che la cultura non si forma<br />

solo a scuola, ma ancor prima nella famiglia e poi sul lavoro. Grazie per averci<br />

insegnato che un impren<strong>di</strong>tore non ha solo un approccio <strong>di</strong> tipo economico<br />

che si riduce alla necessità del profitto o <strong>di</strong> reazione alla globalizzazione, ma<br />

si estende su campi <strong>di</strong>versi come il corretto rapporto con i collaboratori, l’attenzione<br />

al sociale, il rispetto come valore, la responsabilità in<strong>di</strong>viduale come<br />

con<strong>di</strong>zione e l’etica come regola. Grazie per averci regalato questa esperienza<br />

dalla quale siamo usciti tutti più ricchi.<br />

Fonti<br />

Testimonianza orale dell’impren<strong>di</strong>tore.<br />

Storia <strong>di</strong> <strong>Vicenza</strong>, L’età contemporanea, a cura <strong>di</strong> Franco Barbieri e Gabriele De Rosa,<br />

<strong>Vicenza</strong>, Neri Pozza, 1993.<br />

Stefano Tene<strong>di</strong>ni, La fabbrica delle idee. Impren<strong>di</strong>tori vicentini si raccontano, <strong>Vicenza</strong>,<br />

1992.<br />

Giovanni Luigi Fontana, Mercanti, pionieri e capitani d’industria: impren<strong>di</strong>tori e imprese<br />

nel vicentino tra ‘700 e ‘900, <strong>Vicenza</strong>, Neri Pozza, 1993.<br />

Spettabile Camera <strong>di</strong> Commercio…: la grafica nelle lettere in<strong>di</strong>rizzate alla Camera <strong>di</strong><br />

Commercio dal 1925 al 1938, a cura <strong>di</strong> Gianlorenzo Ferrarotto, <strong>Vicenza</strong>, Centro Stu<strong>di</strong><br />

sull’Impresa, 2000.<br />

Guida industriale e commerciale amministrativa e professionale del 1927-28 <strong>della</strong> provincia<br />

<strong>di</strong> <strong>Vicenza</strong>.<br />

maculan<br />

azienda agricola<br />

LAVORO REALIZZATO DA: IpSIa “garbIn”<br />

MacULan azienDa aGricoLa srL<br />

www.maculan.net<br />

iPsia “Garbin” seDe coorDinata Di thiene (vi)<br />

www.ipsiagarbin.it


240 VITE D’IMPRESA<br />

MACULAN 241<br />

Premessa<br />

La vite non è soltanto una pianta, e il vino non è soltanto una bevanda. Sono<br />

qualcosa <strong>di</strong> più perché <strong>di</strong>pendono dalla combinazione <strong>di</strong> elementi terrestri e<br />

celesti, dal suolo, dal sole, dalla pioggia.<br />

Sono qualcosa <strong>di</strong> più perché non sono legati<br />

alla pura sopravvivenza del corpo come il<br />

frumento ed i suoi derivati, puramente <strong>di</strong> uso<br />

alimentare; essi, invece, sono legati alla sfera<br />

del superfluo, del benessere. Sono qualcosa <strong>di</strong><br />

più, perché portano all’uomo l’ebbrezza che<br />

per lo stolto è la per<strong>di</strong>zione, ma per il saggio è<br />

il modo per slegarsi dal peso terreno e cercare<br />

la via <strong>della</strong> me<strong>di</strong>tazione e del cielo. Inoltre il<br />

colore del grappolo e del vino simboleggiano i<br />

flui<strong>di</strong> corporali <strong>della</strong> vita (il detto secondo cui<br />

“el vin fa sangue” è un luogo troppo comune<br />

per essere commentato).<br />

Da quando esiste l’uomo come essere civile e<br />

sociale vino e vite sono stati caricati <strong>di</strong> molteplici<br />

significati simbolici. Ricor<strong>di</strong>amo soltanto uno<br />

degli oggetti più noti legati alla simbologia del<br />

vino, del sacro e del legame tra uomo e <strong>di</strong>vinità,<br />

il Graal cui ancora oggi vengono de<strong>di</strong>cati film<br />

e libri più o meno fantasiosi basati sulla ricerca<br />

<strong>della</strong> coppa con cui Cristo bevve nell’ultima cena<br />

e nella quale Giuseppe d’Arimatea avrebbe raccolto<br />

le ultime stille del sangue del Salvatore.<br />

Oggi il vino sembrerebbe un articolo <strong>di</strong><br />

commercio come tanti, una voce <strong>di</strong> attivo o passivo<br />

in una bilancia commerciale sempre pencolante.<br />

Sembrerebbe, ma non è così. Il vino<br />

conserva ancora un lontano bagliore del suo antico valore simbolico. Il varo <strong>di</strong><br />

una nave richiede il ‘battesimo’ <strong>della</strong> bottiglia <strong>di</strong> vino. Le ricorrenze richiedono<br />

la bottiglia speciale, e quando lo spumante trabocca sulla tovaglia, la tra<strong>di</strong>zione<br />

vuole che ci si bagni la punta delle <strong>di</strong>ta e ci si tocchi <strong>di</strong>etro le orecchie o sulla<br />

nuca. È la sopravvivenza, purtroppo inconsapevole, ma ra<strong>di</strong>cata, dell’antico<br />

rito <strong>della</strong> libagione, antico al punto da essere attestato ben prima <strong>della</strong> civiltà<br />

scritta, presso tutti i popoli.<br />

Al Museo Nazionale <strong>di</strong> Este si conservano molteplici rappresentazioni <strong>di</strong><br />

nostri antenati Paleoveneti in pie<strong>di</strong>, con coppe in mano in atto <strong>di</strong> “libare” agli<br />

dei. È l’offerta <strong>della</strong> bevanda alle entità superiori, eseguita prima <strong>di</strong> bere o alla<br />

fine <strong>della</strong> libagione, gettando a terra le ultime gocce <strong>di</strong> vino e de<strong>di</strong>candole a una<br />

<strong>di</strong>vinità.<br />

D’altra parte la produzione del vino, in campagna, è sempre stata legata a<br />

riti e cerimonie: ricor<strong>di</strong>amo la supposta influenza <strong>della</strong> luna sui tempi propizi<br />

per imbottigliare, le feste campestri legate agli antichi riti <strong>della</strong> fertilità in cui le<br />

bevute <strong>di</strong> vino e l’ebbrezza servivano a creare uno spazio sacro, senza tempo e<br />

senza memoria in cui entrare in contatto col <strong>di</strong>vino. Uno spazio, però, temporaneo,<br />

che permettesse poi <strong>di</strong> ritornare nel mondo.<br />

Niente a che vedere con le attuali sbornie del sabato sera, in cui l’eccesso, che<br />

tende a <strong>di</strong>ventare regola, obbe<strong>di</strong>sce soltanto all’imperativo <strong>di</strong> fuggire dal presente.<br />

Idea impren<strong>di</strong>tiva e storia<br />

“La qualità <strong>di</strong> un grande vino deriva da un felice matrimonio fra una serie<br />

<strong>di</strong> fattori naturali e la volontà dell’uomo. A Breganze i fattori naturali ci sono e<br />

la volontà <strong>di</strong> fare gran<strong>di</strong> vini non manca”.<br />

Queste due frasi, riportate sul pieghevole che illustra i vini prodotti dall’azienda,<br />

sintetizzano efficacemente le coor<strong>di</strong>nate (Mission) che hanno dato, e<br />

tuttora danno, l’orientamento a Fausto Maculan per guidare la sua azienda.


242 VITE D’IMPRESA<br />

MACULAN 243<br />

“Volevo ribattere al luogo comune secondo il quale: ‘il buon vino si fa soltanto<br />

a Château Margaux’ ”, spiega Maculan, che è l’autore delle frasi. “Non<br />

credo esistano terre baciate da Dio”, prosegue. “Ci sono territori vocati per la<br />

vite, con fattori naturali, quali il clima e il terreno, che possono essere valorizzati<br />

dalle tecniche applicate dall’uomo. Queste sono le variabili su cui si può<br />

agire, verificandole bene e applicandole con perseveranza. In fondo la nostra <strong>di</strong>slocazione<br />

geografica è la stessa fascia collinare da cui provengono i Gattinara,<br />

Franciacorta, Valpolicella e Soave, fino ai Colli Orientali del Fiuli e al Collio.<br />

Anche il tipo <strong>di</strong> terreno è il medesimo, con un alternarsi <strong>di</strong> zone <strong>di</strong> origine<br />

vulcanica e altre <strong>di</strong> origine morenica in collina, e terreni alluvionali <strong>di</strong> ‘grave<br />

sassose’ ai pie<strong>di</strong> delle colline. Breganze non ha un clima e una piovosità molto<br />

<strong>di</strong>versi da quelli delle zone circostanti. Che in questa zona si facesse il vino da<br />

sempre è cosa nota a tutti come è a tutti noto che il vino è un prodotto <strong>della</strong><br />

tra<strong>di</strong>zione italiana”.<br />

La famiglia Maculan si occupa <strong>di</strong> vino da <strong>di</strong>verse generazioni. Già il nonno<br />

<strong>di</strong> Fausto, Gaetano Maculan, produceva vino a Mirabella, frazione <strong>di</strong> Breganze,<br />

per venderlo nell’osteria-bottega-appalto che conduceva assieme alla moglie<br />

Caterina. Sette figli allietavano la coppia; il maschio primogenito, Giovanni,<br />

nato nel 1912, continua come il padre a fare vino per <strong>di</strong>ssetare carrettieri ed<br />

avventori che frequentano l’osteria. Una svolta commercialmente importante<br />

avviene con il trasferimento e l’acquisto dell’attuale <strong>di</strong>mora in Via Castelletto<br />

<strong>di</strong> Breganze, nell’anno 1933. La guerra, in seguito, pone problemi ma poiché<br />

l’uva matura anche quando gli eserciti si fronteggiano, il vino continua a essere<br />

prodotto congiuntamente all’altra attività famigliare <strong>di</strong> gestione <strong>di</strong> un negozio<br />

<strong>di</strong> generi alimentari.<br />

Nel 1949 Giovanni decise <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi completamente alla produzione <strong>di</strong><br />

vino e pose le prime pietre dello stabilimento. A fasi scalari, debiti permettendo,<br />

si provvede alla costruzione <strong>di</strong> una cantina razionale e ben strutturata nel centro<br />

<strong>di</strong> Breganze. Negli anni ’60 la cantina viene ultimata e Giovanni si de<strong>di</strong>ca<br />

alla commercializzazione <strong>di</strong> circa 4 milioni <strong>di</strong> litri annui <strong>di</strong> vino onesto, da tutti<br />

i giorni, l’unico tipo <strong>di</strong> vino proponibile in quegli anni. L’unica <strong>di</strong>stinzione che<br />

si fa è per il colore: bianco e rosso. Alcuni appezzamenti <strong>di</strong> terreno vengono<br />

acquisiti per supportare la domanda crescente dei clienti.<br />

“Nel frattempo – ricorda Fausto Maculan –, il 13 <strong>di</strong>cembre 1950, Santa<br />

Lucia, sono nato io; uno degli ultimi nati in casa, anzi in cucina: forse proprio<br />

da questo mi è venuta la passione per il cibo. Come unico figlio maschio, non<br />

ho avuto chances. Anche se i miei professori mi hanno consigliato <strong>di</strong> fare il<br />

liceo, sono finito alla scuola enologica <strong>di</strong> Conegliano. Qualche volta mi spiace<br />

non aver frequentato il liceo, ma faccio un lavoro che mi <strong>di</strong>verte, che mi ha<br />

permesso <strong>di</strong> entrare in un mondo bello, dove sono famoso e rispettato”. Inoltre<br />

l’istituto <strong>di</strong> Conegliano è bellissimo; offre sei anni <strong>di</strong> corso per avere il <strong>di</strong>ploma<br />

<strong>di</strong> perito agrario con specializzazione in viticoltura, con la concorrenza <strong>di</strong> stu-<br />

denti da tutto il mondo e specialmente dalle zone vinicole più celebri d’Italia.<br />

D’estate Fausto, invece <strong>di</strong> andare in giro “de ramengo”, lavora in cantina a 50<br />

lire all’ora per fare consegne, sostituendo anche i rappresentanti e gli agenti <strong>di</strong><br />

commercio in ferie, tra <strong>Vicenza</strong>, Valdagno e Schio (accompagnato dall’autista<br />

per le consegne).<br />

Intanto Breganze nel ‘68 ottiene la DOC: è una delle prime zone del Vicentino<br />

ad averla (la legge quadro è del ‘64), grazie al vertice rappresentato dalla<br />

Cantina Sociale Beato Bartolomeo guidata da Rino Zaia sotto la presidenza <strong>di</strong><br />

Giorgio Laverda.<br />

Nel 1970 Fausto Maculan ottiene il <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> enotecnico e ha inizio la sua<br />

attività full-time. La situazione economica generale nel mondo del vino negli<br />

anni ‘60/’70 non è delle migliori e per <strong>di</strong> più l’indole mite e rigorosamente<br />

onesta del padre porta la cantina nel 1970 a una <strong>di</strong>fficile situazione economicofinanziaria.<br />

Il vino comune che allora si vendeva era <strong>di</strong>stribuito in un raggio <strong>di</strong><br />

50 km e la clientela era composta da negozi <strong>di</strong> generi alimentari, bar e trattorie<br />

popolari. È normale che un figlio che arriva in un’azienda porti delle novità; ma<br />

da Maculan in quegli anni ciò era ancor più necessario e semplice visto che le<br />

cose andavano male.<br />

Il giu<strong>di</strong>zio su quei primi tempi duri è netto: “Alla mia prima vendemmia da<br />

solo volevo un vino straor<strong>di</strong>nario, ma non sono riuscito a farlo, e infatti non l’abbiamo<br />

venduto. Credevo fosse un problema <strong>di</strong> etichette e le ho fatte cambiare. Poi<br />

mi sono detto che forse <strong>di</strong>pendeva dal fatto che non avevamo i cataloghi giusti e<br />

li abbiamo preparati, ma ancora non abbiamo venduto. Allora ho cominciato a<br />

stu<strong>di</strong>are la qualità, ponendomi continuamente nuovi piccoli traguar<strong>di</strong>”.<br />

Intanto nel ‘73 deve licenziare l’enologo, troppo legato alla proprietà, al padre,<br />

alle maestranze <strong>di</strong> lungo corso, a tecniche produttive tra<strong>di</strong>zionali, ma soprattutto<br />

ad una visione dell’azienda fondata sul bottiglione con tappo a corona<br />

spacciato in cestelli.<br />

Spiega Fausto: “Per fare qualcosa <strong>di</strong> nuovo, non dovevo avere gli intralci <strong>di</strong><br />

chi si sentiva custode <strong>della</strong> tra<strong>di</strong>zione <strong>della</strong> cantina e non capiva i cambiamenti<br />

e la mia sete <strong>di</strong> novità”. Subito le bottiglie da 750 ml. con tappo a sughero<br />

sembrano la strada da percorrere, ma Maculan ha ancora un’immagine <strong>di</strong> vino<br />

corrente e non <strong>di</strong> qualità. D’accordo con la sorella, l’esperta <strong>di</strong> marketing <strong>di</strong><br />

allora, Fausto decide <strong>di</strong> operare in zone vergini in cui il nome dell’azienda non<br />

è ancora conosciuto; si mettono inserzioni sui giornali per cercare agenti cui<br />

affidare la ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> vini. Si producono tutti i vini DOC Breganze ma le ven<strong>di</strong>te<br />

ristagnano; si crea allora una linea <strong>di</strong> prodotti con un’etichetta rustica scritta a<br />

mano, con sapore <strong>di</strong> genuinità conta<strong>di</strong>na, senza il nome Maculan ma col nome<br />

<strong>di</strong> una piccola proprietà <strong>di</strong> famiglia chiamata “Montegoggio”.<br />

Il prezzo contenuto, la confezione particolare e la qualità non cattiva creano<br />

una <strong>di</strong>screta ven<strong>di</strong>ta; ben lontana comunque da assorbire tutta l’uva che in quegli<br />

anni viene vinificata.


244 VITE D’IMPRESA<br />

MACULAN 245<br />

Nel frattempo si opera una selezione migliorativa dei fornitori <strong>di</strong> uva, si<br />

mantengono quelli più vicini a Breganze e quelli in possesso <strong>di</strong> maggiore qualità<br />

(agricoltori <strong>di</strong> collina) e <strong>di</strong> migliori varietà <strong>di</strong> uva. Contemporaneamente si<br />

attua anche una selezione fra gli operai <strong>di</strong>minuendone il numero e trattenendo<br />

i più affidabili ed esperti.<br />

L’azienda inizia a partecipare alle prime fiere, frequentando i luoghi migliori<br />

per cercare esempi, ispirazioni, ma soprattutto contatti con le persone. “Credo<br />

molto negli scambi personali – commenta Maculan –, nel contatto <strong>di</strong>retto con<br />

persone che possano suggerire o consigliare. In questo, anche se non sembra,<br />

ho mantenuto una grande umiltà e <strong>di</strong>sponibilità ad ascoltare”. E rievoca con<br />

un po’ <strong>di</strong> umorismo le partecipazioni alle prime fiere del settore: “Nel ‘74 partecipo<br />

alla prima fiera a <strong>Vicenza</strong> e nel ‘75 al mio primo Vinitaly a Verona,<br />

dove ottengo i miei primi ‘successi’:<br />

in una settimana riesco a effettuare<br />

tre ven<strong>di</strong>te, la prima al ristorante <strong>di</strong><br />

Verona dove avevamo cenato tutte le<br />

sere <strong>della</strong> nostra permanenza, la seconda<br />

a un visitatore che si era perso<br />

tra gli stand e la terza... la terza non<br />

ricordo”.<br />

Nonostante gli affari non fossero<br />

flori<strong>di</strong>, in quel periodo vengono fissati<br />

i car<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> quella che sarebbe stata<br />

la politica aziendale, grazie ai consigli<br />

<strong>di</strong> due esperti in ven<strong>di</strong>te. Si trattava<br />

<strong>di</strong> mettere a punto un prodotto unico,<br />

tipico e molto particolare che avrebbe<br />

dovuto costituire una testa <strong>di</strong> ponte per l’introduzione sul mercato <strong>di</strong> tutta la<br />

linea <strong>di</strong> prodotti. Il prodotto venne in<strong>di</strong>viduato nel Torcolato, che <strong>di</strong>sponeva<br />

già <strong>di</strong> una certa notorietà non soltanto locale. Del 1971 è la prima bottiglia <strong>di</strong><br />

Torcolato Maculan, il punto <strong>di</strong> partenza per un’analisi (mai definitivamente<br />

conclusa) per capire quali elementi definiscano un vino <strong>di</strong> qualità.<br />

La produzione viene drasticamente ridotta in quantità nel 1975. Vengono<br />

<strong>di</strong>smessi dalla produzione i vini correnti e per una scelta d’immagine si imbottigliano<br />

solamente vini <strong>di</strong> qualità in bottiglie 750 ml. con tappo a sughero e col<br />

marchio Maculan. Finalmente le etichette sono in or<strong>di</strong>ne, ma il nome Breganze<br />

non è conosciuto, nessun giornalista scrive <strong>di</strong> questa zona.<br />

Fausto Maculan comincia a collaborare con qualche rivista <strong>di</strong> enogastronomia<br />

e tiene delle rubriche nelle quali parla <strong>di</strong> Breganze, sottoscrive abbonamenti<br />

alle stesse riviste per i suoi clienti, in modo da esser letto da chi compera<br />

il suo vino.<br />

Gli anni Settanta rappresentano una svolta nel modo <strong>di</strong> percepire il vino<br />

da parte dei consumatori. Nasce una maggiore attenzione al tema e si mettono<br />

in luce i nomi dei primi giornalisti specializzati: ricor<strong>di</strong>amo il grande Luigi<br />

Veronelli (scomparso recentemente), che prepara i Cataloghi Veronelli per Bolaffi<br />

e nell’annata ‘76 inserisce la prima segnalazione del Torcolato Maculan.<br />

Veronelli tra i primi si occupa dei vini dolci italiani; ha una venerazione per il<br />

Picolit friulano che, infatti, sembrava un prodotto <strong>di</strong> successo. Ma il crollo del<br />

Picolit sul mercato mostra a Maculan che non basta un prodotto <strong>di</strong> altissimo livello,<br />

non basta puntare alla qualità assoluta, ma è necessario tenere d’occhio le<br />

esigenze <strong>di</strong> mercato. Il Picolit crolla per un motivo quasi banale: la produzione<br />

delle vigne è <strong>di</strong> quantità talmente bassa da essere preoccupante, e insufficiente<br />

ad alimentare un mercato regolare.<br />

Il vero salto <strong>di</strong> qualità per l’azienda è il Torcolato del 1977: l’ariete che ha<br />

aperto molte porte, il volano per il miglioramento industriale, che ha permesso<br />

l’inizio dei continui, mai conclusi, investimenti in tecnologie. Si cerca innanzitutto<br />

<strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare lo schema <strong>di</strong> vinificazione: viene acquistato un primo frigorifero<br />

per la riduzione delle temperature <strong>di</strong> fermentazione dei vini bianchi.<br />

La linea <strong>di</strong> vinificazione costituita da pigia-<strong>di</strong>raspatrice verticale, sgrondatore<br />

rotativo, veloce-pressa e torchio-continuo viene completamente sostituita<br />

da una pressa orizzontale meccanica.<br />

Si inizia a sentire l’esigenza <strong>di</strong> selezionare l’uva all’interno delle varietà con<br />

vinificazione per Cru, focalizzando in questa fase iniziale l’interesse sulle varietà<br />

<strong>di</strong> Cabernet.<br />

Fausto Maculan inizia in questo momento una serie <strong>di</strong> visite alle migliori<br />

cantine d’Italia, nelle zone più tra<strong>di</strong>zionali e in quelle innovative, conoscendo<br />

tutti i produttori e gli uomini <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta delle cantine che contano. Durante<br />

questi viaggi vede attrezzature, tecnologie, <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> fare il vino e assaggia<br />

i vari risultati che si ottengono con le <strong>di</strong>verse varietà, climi e tecnologie. La<br />

sola Italia come fonte d’ispirazione e <strong>di</strong> intuizioni non basta e iniziano anche<br />

dei viaggi all’estero. Germania, Svizzera, Spagna, Grecia sono le mete; ma è<br />

chiaramente la Francia la nazione in cui si concentrano le conoscenze e gli<br />

assaggi. Contatti con importatori, raccolta <strong>di</strong> dati, in<strong>di</strong>rizzi e poi via una settimana<br />

in Champagne, una nel Bordolese, una in Borgogna, Alsazia, Loira, Côte<br />

de Provence, Côte du Rhone e a Parigi dove tutto viene poi concentrato a livello<br />

<strong>di</strong> consumi. Il viaggio in Alsazia e Borgogna è sulle prime deprimente (“non<br />

voglio più fare il mio vino”) ma poi eccita l’analisi dei punti <strong>di</strong> forza e anche la<br />

ricerca dei punti <strong>di</strong> debolezza <strong>di</strong> questi gran<strong>di</strong> vini. Dappertutto Maculan va a<br />

cercare <strong>di</strong> capire quali siano le caratteristiche <strong>di</strong> un buon vino <strong>di</strong> qualità, ma,<br />

ancor più, che cosa sia la qualità e da cosa derivi.<br />

E arriva la barrique nell’affinamento <strong>della</strong> qualità dei vini: la barrique, alias<br />

pièce, botticella, caratello, carato, è una delle espressioni che meglio in<strong>di</strong>ca la rivoluzione<br />

degli anni ‘70-‘80 nel vino. Si tratta <strong>di</strong> una botte da 220 litri circa, rotonda,<br />

lunga circa 90 centimetri e larga circa 70, che serve per l’invecchiamento


246 VITE D’IMPRESA<br />

MACULAN 247<br />

(termine brutto, molto meglio il francese élevage) dei vini. Il legno usato è il<br />

rovere e preferibilmente quello proveniente dalle foreste francesi <strong>di</strong> Tronçais,<br />

Never, Allier e dei Vosgi: cresciuto in zone asciutte, su terreni magri, con i cerchi<br />

(le annate <strong>di</strong> crescita) molto vicini fra <strong>di</strong> loro. Il legname dev’essere ben stagionato<br />

all’aria per quattro o cinque anni e la piegatura delle doghe del fasciame<br />

fatta a fuoco <strong>di</strong> legna, il quale provoca molte mo<strong>di</strong>ficazioni nelle sostanze che<br />

passeranno poi nel vino. Nonostante negli ultimi anni se ne faccia un gran<br />

parlare si deve <strong>di</strong>re che invecchiare i vini in recipienti <strong>di</strong> rovere piccoli e nuovi<br />

non rientra nella tra<strong>di</strong>zione italiana. L’uso <strong>di</strong>ffuso <strong>di</strong> questa metodologia trova<br />

le sue motivazioni principali nella zona <strong>di</strong> Bordeaux, nella costa oceanica <strong>della</strong><br />

Francia: una botte rotonda <strong>di</strong> 200 litri circa era il contenitore ideale per inviare<br />

via mare, nel XVIII e XIX secolo, dei vini, soprattutto rossi, sui mercati inglesi<br />

e americani. Le botti risultavano maneggevoli, robuste e meno costose degli<br />

allora carissimi recipienti in vetro. Certamente le botti spe<strong>di</strong>te a migliaia <strong>di</strong><br />

chilometri non tornavano in<strong>di</strong>etro: da qui l’esigenza <strong>di</strong> fabbricarne delle nuove<br />

ad ogni vendemmia, con legno adatto che abbonda nelle foreste vicine.<br />

Queste pratiche continuate per anni entrano nella tra<strong>di</strong>zione e il vino assume<br />

delle caratteristiche particolari dovute alla singolare metodologia. Ciò che<br />

conta è che i produttori <strong>di</strong> vino francesi riescono ad imporre il nuovo modello<br />

qualitativo in tutto il mondo: per vino <strong>di</strong> alta, o meglio <strong>di</strong> altissima qualità<br />

si intende un vino con colore appropriato e limpido, con aroma composito,<br />

complesso, con sensazioni primarie fruttate e floreali, sensazioni <strong>di</strong> vaniglia, <strong>di</strong><br />

spezie, toast. Il corpo deve essere pieno e ricco, il vino deve essere equilibrato<br />

con tannini <strong>di</strong> pregio, aromatici, e la persistenza dell’aroma in bocca molto<br />

lunga. Il vino deve durare a lungo, qualche lustro, senza mo<strong>di</strong>ficarsi troppo,<br />

anzi migliorando.<br />

La barrique non è un toccasana, è uno strumento per affinare e anche migliorare<br />

un vino, che però dev’essere già eccellente in partenza.<br />

Altri parametri che si consolidano nell’esperienza <strong>di</strong> Maculan sono l’idea<br />

che la produzione deve essere limitata, sia per ettaro che per ceppo, per meglio<br />

marcare le caratteristiche varietali; che bisogna infittire le viti, usare portainnesti<br />

poco vigorosi e potare corto: la qualità migliore compenserà abbondantemente<br />

la quantità inferiore.<br />

Si interviene in tutti i passaggi <strong>della</strong> produzione: la vendemmia e la vinificazione<br />

devono essere fatte con cura, con attenzione, con dovizia o meglio abbondanza<br />

<strong>di</strong> uomini e mezzi nella convinzione che non serva correggere a valle<br />

tutto quello che si poteva evitare a monte. La vendemmia <strong>di</strong>venta una selezione,<br />

i grappoli non perfettamente maturi e non perfettamente sani vengono scartati.<br />

È un momento <strong>di</strong> forte riconversione tecnologica; bisogna decidere se pigiare<br />

e macerare l’uva o pressarla <strong>di</strong>rettamente per i bianchi; va fatta la scelta <strong>della</strong><br />

pigiatrice, delle presse, delle temperature, dei tempi e dei tipi <strong>di</strong> macerazione<br />

per i rossi.<br />

“A questo punto – continua Maculan – il vino va messo in barrique (quando<br />

ad<strong>di</strong>rittura non si è fermentato in barrique), ma anche in questa fase sono importanti<br />

la scelta <strong>della</strong> barrique, le cure <strong>della</strong> stessa, le colmature, il sistema <strong>di</strong><br />

conservazione, le temperature <strong>di</strong> conservazione, l’umi<strong>di</strong>tà relativa. L’evoluzione<br />

non si completa in barrique, ma nella bottiglia. Il vino invecchiato in questo<br />

modo migliora dopo un anno o ad<strong>di</strong>rittura dopo tre o quattro. La presentazione<br />

è parimenti importante: bottiglia, tappo, capsula, etichetta e cassa devono essere<br />

all’altezza del vino. Dopo aver fatto il vino, scelto la bottiglia, l’etichetta e<br />

così via, bisogna venderlo. I costi sono stati certamente più alti rispetto ai vini<br />

tra<strong>di</strong>zionali, ma il mercato, soprattutto straniero, è in genere <strong>di</strong>sposto a pagare<br />

il doppio o perfino <strong>di</strong> più se il risultato è interessante. Quello dei vini <strong>di</strong> qualità<br />

è un segmento del mercato aperto e <strong>di</strong>sponibile alle novità”.<br />

Una volta identificato il target, gli strumenti per incontrare il consumatore<br />

richiedono la definizione <strong>di</strong> una strategia: questi tipi <strong>di</strong> vino bisogna proporli<br />

alla migliore clientela, soprattutto alla ristorazione più qualificata; solo dopo<br />

aver fornito questi ristoranti si può passare alle enoteche e alle bottiglierie. In<br />

questa fase <strong>di</strong>ventano molto importanti i rapporti con la stampa e con i ristoratori<br />

guida, quelli che vengono definiti gli opinion makers. Bisogna provvedere a<br />

fare pubbliche relazioni, presentazioni, degustazioni: queste cose devono essere<br />

fatte ad alto livello, cercando <strong>di</strong> tessere rapporti umani stretti e cor<strong>di</strong>ali con<br />

giornalisti e scrittori.<br />

Negli anni ‘80, nel periodo più basso <strong>della</strong> notorietà del vino italiano all’estero<br />

(ricor<strong>di</strong>amo gli scandali delle fro<strong>di</strong> e delle sofisticazioni) a Breganze<br />

c’è qualcuno che sperimenta e ricerca. In cantina Maculan si arriva all’impiego<br />

delle barriques, alle presse orizzontali pneumatiche, ai serbatoi in acciaio inossidabile,<br />

alla regolazione delle temperature, alla vinificazione a cappello sommerso,<br />

a lunghe macerazioni, iperossidazione dei mosti bianchi, impiego <strong>di</strong><br />

ceppi particolari <strong>di</strong> lieviti selezionati, <strong>di</strong>minuzioni delle dosi <strong>di</strong> anidride solforosa.<br />

Per sfizio, per desiderio o per <strong>di</strong>letto, tutte le possibili esperienze vengono<br />

sperimentate nella ricerca <strong>di</strong> un miglioramento qualitativo.<br />

Questo è quanto viene sperimentato per i vini bianchi: pressatura soffice<br />

<strong>di</strong> uve intere con frazionamento e vinificazione separata delle <strong>di</strong>verse frazioni<br />

<strong>di</strong> mosto ottenute a pressioni scalari, macerazione carbonica, macerazione a<br />

freddo del pigiato con contatto bucce mosto, sfecciature del mosto ottenuto<br />

con meto<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi quali la refrigerazione, la solfitazione, la centrifugazione, la<br />

filtrazione e la pastorizzazione dei mosti. Per migliorare la struttura ed il corpo<br />

viene sperimentata la crio-concentrazione dei mosti bianchi a bassissime temperature<br />

con l’eliminazione dell’acqua sotto forma <strong>di</strong> ghiaccio e nella ricerca<br />

<strong>di</strong> una maggiore durata dei vini si attua la iperossidazione dei mosti. Anche in<br />

fermentazione si stu<strong>di</strong>ano <strong>di</strong>verse temperature, <strong>di</strong>versi ceppi <strong>di</strong> lieviti, <strong>di</strong>versi<br />

recipienti, con o senza anidride solforosa, con travasi o senza, con lunghe soste<br />

sui lieviti e con batonage. Tutte le esperienze vengono valutate con analisi


248 VITE D’IMPRESA<br />

MACULAN 249<br />

chimiche e organolettiche traendone utilissime informazioni su ciò che si può<br />

adattare alla zona e alle varietà utilizzata a Breganze.<br />

Continua, nel frattempo, la passione per la sperimentazione e la ricerca.<br />

Se il mercato chiede vini spumanti, Maculan tenta la nuova strada: l’azienda è<br />

titolare <strong>della</strong> licenza n. 2 in provincia <strong>di</strong> <strong>Vicenza</strong> per la spumantizzazione <strong>di</strong><br />

vini, anche se poi la strada non viene seguita (sarebbe stata una <strong>di</strong>spersione<br />

<strong>di</strong> risorse). Così, nel ’77, seguendo l’onda, si produce un Novello, quando era<br />

ancora un prodotto d’élite.<br />

Non bastano i miglioramenti in cantina e si cominciano a perseguire due<br />

strade per il miglioramento dell’uva dei vigneti esistenti: <strong>di</strong>minuzioni delle rese<br />

ed enfatizzazione <strong>della</strong> maturazione. Il primo passo si fa con potature ridotte<br />

e <strong>di</strong>mezzamento del numero dei grappoli in fioritura o in allegazione; due momenti<br />

nei quali si può scegliere <strong>di</strong> eliminare i grappoli più in ritardo. Con questi<br />

sistemi si ottiene meno vino ma con un maggior carattere varietale, una minor<br />

aci<strong>di</strong>tà, maggiore gradazione alcolica e più equilibrio. Per enfatizzare la maturazione<br />

ed effettuare una selezione dei grappoli migliori si acquistano delle<br />

piccole cassette da vendemmia nelle quali si mette l’uva raccolta nelle zone<br />

migliori, già scelta in campagna. All’arrivo in cantina il personale stagionale<br />

provvede a una scelta dei grappoli più sani e maturi; si conservano quin<strong>di</strong> in locali<br />

adatti per tre o quattro settimane la cassette con l’uva, per far assumere un<br />

po’ <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà e concentrare colore, profumi ed aromi. Un’ulteriore selezione,<br />

fatta con il proprio personale, permette solo ai grappoli veramente migliori <strong>di</strong><br />

andare a costituire un vino profumato, ricco, morbido, pieno. Seguono poi una<br />

pigiatura delicata, una lunga macerazione a cappello sommerso e a temperatura<br />

controllata, il travaso, la fermentazione malolattica, la conservazione (bonde<br />

de côté) in barriques nuove <strong>di</strong> rovere francese per 18 mesi, il collaggio con il<br />

bianco d’uovo ed infine una bottiglia con un tappo lungo con stampigliato il<br />

nome del vino e l’anno <strong>di</strong> vendemmia. Solo delle casse <strong>di</strong> legno possono essere il<br />

giusto contenitore per queste bottiglie destinate a finire nelle tavole dei migliori<br />

ristoranti.<br />

Non è solo la Francia a dettar legge nel mondo del vino <strong>di</strong> qualità. Infatti<br />

spunta all’orizzonte il fenomeno California.<br />

Nel 1982 Fausto Maculan atterra a San Francisco e, compresa la <strong>di</strong>mensione<br />

del fenomeno “vino californiano” decide <strong>di</strong> ritornare e <strong>di</strong> imparare l’inglese,<br />

utile anche per i contatti <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta. Conosce il grande Mondavi e comprende<br />

che la California è più simile a Breganze che alla Francia (fatte le debite proporzioni):<br />

è una terra dove c’è lo spazio per le novità.<br />

Nel 1984 ecco la prima bottiglia <strong>di</strong> Chardonnay fermentato ed elevato in<br />

barrique <strong>di</strong> rovere nuovo, con sentori <strong>di</strong> ananas, burro e vaniglia. In seguito<br />

questo vino viene elaborato facendo una macerazione con le bucce a freddo <strong>di</strong><br />

circa il 50% del prodotto per 24 ore; l’altra metà si ottiene per pressatura <strong>di</strong>retta<br />

dell’uva, un’iperossidazione dei mosti, la defecazione statica a bassa temperatura,<br />

l’impiego <strong>di</strong> lieviti selezionati, la fermentazione in barriques <strong>di</strong> rovere<br />

francese nuovo (metà <strong>di</strong> Allier e metà dei Vosgi) a tostatura me<strong>di</strong>a, la sosta sui<br />

lieviti, il batonage settimanale e la solfitazione solo al momento <strong>della</strong> messa in<br />

bottiglia.<br />

Ma non si lavora certo solo con modelli importati, o con vitigni internazionali:<br />

si decide <strong>di</strong> fare del vino buono anche con delle varietà italiane.<br />

Il Vespaiolo è un buon esempio <strong>di</strong> vino fresco, fruttato, pieno, con una buona<br />

aci<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> gusto e stile prettamente italiano (anche se i risultati migliori con questa<br />

varietà si ottengono nell’elaborazione del vino passito: il Torcolato).<br />

I viaggi in Francia <strong>di</strong> Maculan si susseguono, ma ogni visita crea un senso <strong>di</strong><br />

inferiorità per l’elevata densità delle viti e per la bassa resa sia per ettaro che per<br />

vite; è infatti frustrante assaggiare un grande vino e sentire parlare <strong>di</strong> più delle<br />

rese per vite che dell’assaggio o <strong>della</strong> bottiglia. Dopo alcuni viaggi fatti durante<br />

la vendemmia per controllare de visu quanto letto o sentito, nasce la voglia <strong>di</strong><br />

provare il massimo. Si concretizza il progetto “Ferrata”. Ai successi qualitativi<br />

erano seguiti dei risultati economici che avevano permesso l’acquisto <strong>di</strong> terreni<br />

in buone posizioni e ben vocati alla produzione <strong>di</strong> uva. Non si lascia niente <strong>di</strong><br />

intentato e si piantano le viti molto vicine fra <strong>di</strong> loro: un metro sulla fila e un<br />

metro tra le file ad un metro d’altezza da terra.<br />

La densità d’impianto è <strong>di</strong> 10.000 viti per ettaro. Si scelgono tre varietà:<br />

Sauvignon bianco, Chardonnay e Cabernet Sauvignon. Solo cloni scarsamente<br />

produttivi e portainnesti con scarsa vegetazione vengono piantati; più cloni e<br />

più portainnesti per giu<strong>di</strong>carne i <strong>di</strong>versi risultati. Le due varietà bianche a ciclo<br />

più breve vengono piantate nei pen<strong>di</strong>i con esposizione sud-est e sud-ovest, mentre<br />

i più assolati versanti a sud vengono lasciati per le uve Cabernet più tar<strong>di</strong>ve<br />

e più esigenti.<br />

Con le viti più fitte si aumenta notevolmente la superficie fogliare attiva; più<br />

foglie esposte al sole vogliono <strong>di</strong>re più aromi, più colore, più zuccheri, meno<br />

aci<strong>di</strong>. L’uva più vicina al terreno vuol <strong>di</strong>re temperature più alte e migliore maturazione;<br />

la competizione fra le piante porta a un migliore sfruttamento del<br />

terreno, le ra<strong>di</strong>ci delle viti vanno più in profon<strong>di</strong>tà e c’è una maggior caratterizzazione<br />

del Cru, un maggior goût de terroir. Si decide una resa molto bassa per<br />

raggiungere il massimo <strong>della</strong> qualità possibile: solo sei grappoli per vite corrispondenti<br />

a circa 30/40 ettolitri per ettaro, per essere sicuri che tutto arrivi a<br />

maturazione nel miglior modo possibile.<br />

Nei vigneti le rose, bianche per lo Chardonnay, rosse per il Cabernet, fanno<br />

da “sentinelle” (per la loro particolare sensibilità avvertono l’arrivo <strong>di</strong> malattie<br />

che potrebbero compromettere il vigneto) e offrono al vigneto protezione


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MACULAN 251<br />

e bellezza. La scelta del nome non fu particolarmente <strong>di</strong>fficile. Proprio sotto<br />

quella collina era stata costruita nel 1916/1917 una ferrovia militare per portare<br />

uomini e vettovagliamenti sul Monte Grappa durante la prima guerra mon<strong>di</strong>ale.<br />

A Breganze il treno passò solo quattro o cinque volte e quella ferrovia restò<br />

inutilizzata. A guerra finita venne sostituita con una strada che prese il nome<br />

<strong>di</strong> Strada Ferrata. “Ferrata”, appunto, è sembrato il nome appropriato per battezzare<br />

un prodotto che la <strong>di</strong>ce lunga sulla volontà <strong>di</strong> ferro che ci vuole per un<br />

grande vino.<br />

Dietro la qualità ci sono delle ragioni. Anche nel vino nulla accade a caso:<br />

può nascere buono ma, per farlo salire da molto buono a eccellente, a straor<strong>di</strong>nario,<br />

serve un impegno a 360 gra<strong>di</strong>, che va dall’impianto del vigneto, alla<br />

<strong>di</strong>sposizione dei filari, alla conta dei grappoli. Bisogna misurare la superficie<br />

foliare attiva in rapporto al peso dell’uva e vendemmiare nel giorno giusto per<br />

non perdere potenza né finezza, sapendo che la potenza si ottiene lasciando maturare<br />

l’uva e la finezza si può perdere per una pioggia o un eccesso <strong>di</strong> maturazione.<br />

Ed è un successo; i prodotti con etichetta ‘Ferrata’ scalano le classifiche<br />

mon<strong>di</strong>ali dei gran<strong>di</strong> vini <strong>di</strong> alta qualità.<br />

Il resto è storia recente.<br />

Negli ultimi anni la produzione ha seguito gli orientamenti del gusto del<br />

mercato e si è spostata verso i vini rossi e attualmente è in equilibrio tra rossi e<br />

bianchi. Nel 50% dei bianchi circa il 15% è <strong>di</strong> passiti dolci (sino a pochi anni<br />

fa la produzione era ripartita tra un 80% <strong>di</strong> vini bianchi e un 20% <strong>di</strong> rossi).<br />

Spiega Fausto Maculan: “negli ultimi <strong>di</strong>eci anni non abbiamo più reimpiantato<br />

varietà a bacca bianca. Siamo in una terra con poca tra<strong>di</strong>zione e quin<strong>di</strong> possiamo<br />

assecondare più facilmente il mercato. Si è trattato <strong>di</strong> una scelta dovuta<br />

all’inversione dei gusti dei consumatori, dai bianchi ai rossi, registratasi negli<br />

ultimi anni, che però rappresenta anche una scelta del livello dei prezzi, che per<br />

i rossi sono cresciuti del 4-5% a fronte <strong>di</strong> una stabilizzazione dei bianchi”.<br />

Sono comunque decisioni impegnative e rischiose, perché vincolano un produttore<br />

per molti anni.<br />

Il rischio è ridotto dal fatto che, grazie ai miglioramenti apportati, si è creato<br />

un circolo virtuoso nella produzione che non potrà che migliorare il prodotto.<br />

I ritocchi in produzione, assolti i “fondamentali”, si concentrano su problemi<br />

<strong>di</strong> imbottigliamento e conservazione del prodotto.<br />

Ormai Fausto Maculan è uno che non segue le tendenze, ma può crearle.<br />

Raffinato gourmet, critico gastronomico e cuoco brillante per <strong>di</strong>letto, è anche<br />

cordon bleu dell’Accademia Italiana <strong>di</strong> Cucina. Si occupa con curiosità <strong>di</strong> storia<br />

<strong>della</strong> cucina e dell’alimentazione, che gli rivela molti aspetti <strong>di</strong> popoli e culture.<br />

Ha collaborato e collabora con riviste e guide gastronomiche, ha pubblicato<br />

numerosi articoli sul vino e sulle tecniche enologiche. È chiamato come relatore<br />

a corsi <strong>di</strong> enologia e degustazione in Italia e all’estero, ma anche come commentatore<br />

a serate gastronomiche e <strong>di</strong> abbinamento cibo-vino. Viene richiesto<br />

come giu<strong>di</strong>ce in concorsi enologici a esprimere il suo parere sui vini <strong>di</strong> tutto il<br />

mondo.<br />

“Noi siamo a Breganze, non a Montalcino o nel Chianti – puntualizza Fausto<br />

Maculan –; quin<strong>di</strong> dobbiamo essere più bravi degli altri a parità <strong>di</strong> prezzo,<br />

e puntare rigorosamente alla qualità. Non <strong>di</strong>ciamo come molti <strong>di</strong> avere il vino<br />

migliore, <strong>di</strong>ciamo sempre, invece, che dobbiamo migliorare e ci confrontiamo<br />

con tutte le produzioni del mondo, senza confini. Ci mettiamo continuamente<br />

in <strong>di</strong>scussione e questa è la nostra forza”. L’azienda Maculan, effettivamente, ha<br />

<strong>di</strong>mostrato che a Breganze “la volontà <strong>di</strong> fare gran<strong>di</strong> vini non manca”.<br />

Prodotti<br />

Le tecniche <strong>di</strong> produzione: note teoriche<br />

La viticoltura moderna ha dovuto apportare delle mo<strong>di</strong>fiche alla tecnica tra<strong>di</strong>zionale<br />

(ra<strong>di</strong>camento <strong>di</strong> talea) per la comparsa in Europa <strong>della</strong> fillossera, un<br />

insetto <strong>di</strong> modeste <strong>di</strong>mensioni che produsse catastrofiche conseguenze e ha<br />

comportato una totale ricostruzione nella vivaistica viticola.<br />

Infatti sia le ninfe che l’insetto adulto <strong>della</strong> fillossera colpiscono in maniera<br />

molto grave le ra<strong>di</strong>ci <strong>della</strong> vite <strong>di</strong> origine europea mentre non provocano alcun<br />

danno all’apparato fogliare; mentre nelle viti americane le foglie sono le più colpite<br />

con la formazione <strong>di</strong> protuberanze (galle) ma le ra<strong>di</strong>ci non patiscono danni.<br />

Quin<strong>di</strong> si è reso necessario provvedere all’innesto, cioè alla realizzazione <strong>di</strong> viti<br />

in cui la parte sottostante (soggetto) che emette ra<strong>di</strong>ci è costituita da ibri<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

vite americana, mentre quella destinata a portare foglie e frutti è costituita <strong>di</strong><br />

vite europea o Marza. Quando parliamo <strong>di</strong> ‘barbatelle’ selezionate da piantare,<br />

parliamo dell’innesto pregiato e selezionato.<br />

Il grappolo è il frutto <strong>della</strong> vite. Esso è composto dal raspo, un’asse centrale<br />

ramificata più o meno legnosa e da bacche succose, gli acini, <strong>di</strong> grandezza, peso,<br />

colore, forma che variano a seconda delle tipologie dei vitigni. La buccia contiene<br />

sostanze coloranti, aromi, tannino e minerali. I pigmenti coloranti gialli o flavonici<br />

sono presenti in tutte le uve sia sulle bucce che, in maniera misera, nella polpa.<br />

I pigmenti coloranti rossi o antocianici si trovano solo nelle uve rosse e limitatamente<br />

alla buccia, tranne rari casi (varietà cosiddette Tintòrie).<br />

La polpa, ricca <strong>di</strong> mosto, costituisce circa l’89-90% dell’acino ed è ricca <strong>di</strong><br />

zuccheri. Sono notizie importanti che permettono <strong>di</strong> spiegare come mai da uve<br />

a bacca nera si ricavino vini bianchi.<br />

Infatti esistono vari tipi <strong>di</strong> vinificazione.


252 VITE D’IMPRESA<br />

MACULAN 253<br />

La vinificazione in bianco viene adottata per vini bianchi dal colore tenue<br />

e dal gusto liscio, fresco, delicato. Consiste nell’imme<strong>di</strong>ata separazione del mosto<br />

dalle vinacce, ossia dalle parti solide (raspi, bucce, vinaccioli), e nella successiva<br />

fermentazione. L’uva precedentemente selezionata, deraspata, pigiata,<br />

viene convogliata in sgrondatori meccanici che eliminano la parte solida rimasta<br />

dopo la pigiatura: si ottiene così un mosto ancora freddo che viene collocato<br />

nei recipienti <strong>di</strong> fermentazione. Si tratta <strong>di</strong> una lavorazione delicata per il<br />

rischio <strong>di</strong> alterazioni del prodotto dovute ad alterazioni microbiche o all’azione<br />

dell’ossigeno. Separando imme<strong>di</strong>atamente le bucce dalla parte liquida si può<br />

ottenere un vino bianco da uve rosse.<br />

La vinificazione con macerazione delle vinacce consiste nel far fermentare<br />

il mosto <strong>di</strong> uve nere a contatto delle vinacce per alcuni giorni il cui numero<br />

varia a seconda <strong>della</strong> qualità dell’uva e del tipo <strong>di</strong> vino che si intende produrre.<br />

Quando la fermentazione è iniziata si sviluppa l’anidride carbonica che porta<br />

verso la superficie le vinacce; questo strato solido superficiale è detto cappello<br />

galleggiante. Il cappello viene <strong>di</strong>sperso nella massa del mosto con rimostaggi,<br />

spillando il mosto dalla parte bassa e facendolo cadere dall’alto sul cappello<br />

galleggiante.<br />

Si estrae così il colore dalle bucce, si ottiene un certo raffreddamento del<br />

mosto, si impe<strong>di</strong>sce che, al contatto con l’aria, il cappello galleggiante trasformi,<br />

in modo eccessivo, l’alcool in acido acetico. Un altro sistema è la fermentazione<br />

a cappello sommerso: attraverso strumenti meccanici il cappello viene tenuto in<br />

immersione, lontano dal contatto con l’aria.<br />

La vinificazione in rosato consiste nella fermentazione quasi in bianco <strong>di</strong><br />

mosti ricavati da uve nere; si lasciano le bucce per poco tempo a contatto del<br />

mosto in modo che cedano le sostanze coloranti: solo le uve rosse <strong>di</strong> poco<br />

colore, non troppo acerbe e non troppo zuccherine, con buccia non tannica<br />

e che provengano da zone collinari, si presentano alla produzione <strong>di</strong> vini<br />

rosati.<br />

La fermentazione è un complesso fenomeno biochimico, cioè una trasformazione<br />

chimica operata da organismi viventi, funghi unicellulari, i lieviti,<br />

che si trovano sulle bucce degli acini e che spesso, selezionati, vengono aggiunti<br />

ai mosti. Ricor<strong>di</strong>amo che questo fenomeno fu scoperto da Pasteur, il<br />

primo a vedere al microscopio e a descrivere il proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> fermentazione.<br />

Questi lieviti trasformano lo zucchero presente nel mosto in alcol, producendo<br />

anche calore e anidride carbonica, responsabile <strong>della</strong> fermentazione tumultuosa<br />

(Carducci ricorda il “ribollir dei tini”). Una volta fermentato il vino<br />

viene elaborato e trattato in cantina.<br />

Il processo produttivo Maculan<br />

Maculan opera come azienda agricola con 11 ettari <strong>di</strong> vigneto in proprietà nel<br />

comune <strong>di</strong> Breganze e 24 ettari <strong>di</strong> vigneto in affitto nella zona DOC Breganze.<br />

Vanno aggiunti gli oltre 70 dei viticoltori conferitori.<br />

L’azienda opera con viticoltori e contratti <strong>di</strong> consegna dell’intero raccolto<br />

per 50 ettari <strong>di</strong> vigneti nella zona DOC Breganze. “Il 50% del fabbisogno<br />

<strong>di</strong> uva è coperto dalla nostra produzione <strong>di</strong>retta – racconta Maculan – e il<br />

resto proviene da 35-<br />

40 fornitori, alcuni<br />

dei quali sono nostri<br />

conferitori da 40-50<br />

anni. Li pungoliamo<br />

e li incentiviamo retribuendo<br />

bene le uve<br />

perché facciano qualità.<br />

A quelli meno<br />

bravi <strong>di</strong>amo consigli<br />

e suggeriamo accorgimenti<br />

tecnici precisi”.<br />

L’in<strong>di</strong>rizzo tecnico-viticoloMaculan<br />

è rigoroso e<br />

all’avanguar<strong>di</strong>a; ha<br />

alle spalle sperimentazioni<br />

e consulenze.<br />

Negli ultimi vigneti<br />

messi a <strong>di</strong>mora, per<br />

fare un esempio,<br />

sono state utilizzate<br />

densità molto spinte,<br />

fino a 10.000 ceppi/<br />

ettaro con cordone<br />

speronato alto un<br />

metro e gestito con<br />

macchine scavallatrici.<br />

La competizione ra<strong>di</strong>cale e quella aerea genera nelle viti le con<strong>di</strong>zioni più<br />

favorevoli per la maturazione e un accorciamento del ciclo. Questo vuol <strong>di</strong>re<br />

uva matura e vendemmia prima delle piogge autunnali. Inoltre ogni grappolo<br />

ha a <strong>di</strong>sposizione più foglie e ciò porta ad avere uve più aromatiche, più dolci<br />

e meno acide.


254 VITE D’IMPRESA<br />

MACULAN 255<br />

Vendemmia<br />

Viene poi la vendemmia, con qualche batticuore. L’attività si esplica con<br />

la raccolta dell’uva <strong>di</strong>visa per varietà e qualità con apposito calendario <strong>di</strong> raccolta.<br />

Per enfatizzare la maturazione ed effettuare una selezione dei grappoli<br />

migliori si usano delle piccole cassette da vendemmia nelle quali si mette l’uva<br />

raccolta nelle zone migliori e già selezionata in campagna. All’arrivo in cantina<br />

si provvede ad una scelta dei grappoli più sani e maturi, si conservano in locali<br />

adatti per tre o quattro settimane la cassette con l’uva per far acquisire un po’<br />

<strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà e concentrare colore, profumi ed aromi.<br />

Cantina<br />

La cantina è modernissima, totalmente rinnovata secondo le più moderne<br />

esigenze produttive e adatta all’accoglienza confortevole <strong>di</strong> amici e clienti.<br />

Nella costruzione, che tiene presenti tutte le tecniche tra<strong>di</strong>zionali del territorio<br />

troviamo abbondanza <strong>di</strong> materiali naturali, legno, cotto, con impressioni <strong>di</strong><br />

calore emotivo che aiutano a personalizzare anche la percezione del prodotto.<br />

È situata nel centro storico <strong>di</strong> Breganze, con spazi sotterranei enormi, a<br />

temperatura costante <strong>di</strong> 18°C dove sostano i vini nei <strong>di</strong>versi sta<strong>di</strong> <strong>di</strong> lavorazione<br />

(compreso l’imbottigliamento); qui, soprattutto, ci sono i macchinari più all’avanguar<strong>di</strong>a.<br />

“Credo <strong>di</strong> poter <strong>di</strong>re che ci sono poche cantine come la nostra”,<br />

<strong>di</strong>ce orgoglioso Maculan, “dove posso sperimentare ogni opzione che possa<br />

essere migliorativa e, dopo attente verifiche, se funziona, adottarla. Della tra-<br />

<strong>di</strong>zione si deve conservare il buono e <strong>di</strong>stinguere in quello che si è se<strong>di</strong>mentato<br />

nel tempo ciò che non va, per eliminarlo”.<br />

Il personale fisso conta una ventina <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenti per le operazioni in vigneto<br />

e in cantina, coor<strong>di</strong>nate da un giovane enologo ‘tirato su’ da Fausto Maculan con<br />

una serie <strong>di</strong> stage in tutto il<br />

mondo vinicolo e corsi <strong>di</strong><br />

formazione in Borgogna e a<br />

Bordeaux tutti gli anni. Su<br />

tutto veglia onnipresente<br />

Fausto Maculan, che trova<br />

anche il tempo <strong>di</strong> seguire<br />

personalmente, con l’aiuto<br />

<strong>di</strong> un ufficio ven<strong>di</strong>te molto<br />

snello, anche i contatti con<br />

ven<strong>di</strong>tori e clienti.<br />

In cantina il processo <strong>di</strong><br />

vinificazione si <strong>di</strong>fferenzia a seconda <strong>della</strong> produzione <strong>di</strong> vini bianchi o rossi. Il<br />

vino bianco si ottiene da uve bianche: qui la spremitura dei grappoli incide sulla<br />

qualità e la quantità del vino.<br />

Le presse pneumatiche che si usano normalmente sono formate da un sacco<br />

che gonfiandosi schiaccia l’uva contro i lati <strong>di</strong> un cilindro: metodo poco traumatico<br />

che dà ottimo vino, anche se lento e bisognoso <strong>di</strong> operazioni manuali.<br />

Si possono spremere i grappoli con o senza raspi (la spremitura del grappolo<br />

intero sarebbe più semplice ma può dare al vino un gusto amarognolo), quin<strong>di</strong><br />

i raspi vengono tolti imme<strong>di</strong>atamente. Vinaccioli e bucce vengono scartati e<br />

il mostro <strong>di</strong> scolo scende in una vasca <strong>di</strong> raccolta la quale passa nei serbatoi<br />

<strong>di</strong> fermentazione e acciaio inossidabile. È importantissimo a questo punto<br />

controllare la temperatura <strong>di</strong> fermentazione. Quando il clima e la temperatura<br />

esterna sono cal<strong>di</strong> il processo tende ad avvenire in modo incontrollato: il mosto<br />

si surriscalda finché i lieviti non riescono più a moltiplicarsi e la fermentazione<br />

si arresta (è facile, in tale situazione, che il vino <strong>di</strong>venti aceto). La tecnica applicata<br />

consiste nella fermentazione a bassa temperatura (intono ai 15-18°C) con<br />

controllo computerizzato delle temperature dei vari serbatoi.<br />

Il vino rosso si ottiene da uva nera introdotta nella <strong>di</strong>raspatrice e quin<strong>di</strong><br />

pompata nei serbatoi <strong>di</strong> fermentazione assieme a bucce e vinaccioli (anche in<br />

questo caso si separano preventivamente i raspi). Nel corso <strong>della</strong> fermentazione<br />

il mosto acquista colore e tannino dalle sostanze coloranti che si trovano appunto<br />

nelle bucce. La temperatura <strong>di</strong> fermentazione ha minore importanza nei<br />

rossi che nei bianchi. Dopo un periodo massimo <strong>di</strong> due settimane, quando tutto<br />

lo zucchero naturale dell’uva è convertito in alcool, sotto l’effetto dei saccaromi-


256 VITE D’IMPRESA<br />

MACULAN 257<br />

ceti, si “svina”, vale a <strong>di</strong>re si eliminano con sei travasi le impurità che si formano<br />

durante il processo, le fecce e le vinacce, nel caso <strong>di</strong> fermentazioni effettuate<br />

con contatto tra bucce e mosto.<br />

Il freddo <strong>della</strong> stagione (siamo ormai, in questa fase <strong>della</strong> lavorazione, ad<br />

ottobre avanzato, se non in novembre), aiuta i processi <strong>di</strong> decantazione naturale<br />

del vino.<br />

Quando il vino è ormai definibile come tale, iniziano le pratiche <strong>di</strong> affinamento<br />

e <strong>di</strong> maturazione. Differiscono molto a seconda del tipo del vino: i<br />

bianchi leggeri sono imbottigliati molto presto, tra febbraio e marzo, i rossi<br />

leggeri talvolta non subiscono neanche un giorno <strong>di</strong> affinamento in legno e sono<br />

imbottigliati tra marzo e giugno.<br />

È importante ricordare che tutto quanto è a contatto con l’uva ed il vino è in<br />

acciaio inox perfettamente sterilizzabile.<br />

Ben <strong>di</strong>verso è il <strong>di</strong>scorso riguardante i vini <strong>di</strong> alta qualità sia bianchi che<br />

rossi: alcuni infatti vengono fatti fermentare già nel legno. Questo conferisce ai<br />

prodotti delle caratteristiche <strong>di</strong> profumo e <strong>di</strong> sapore molto complesse che hanno<br />

bisogno <strong>di</strong> assemblarsi fra loro con lunghe permanenze sia in botte che in bottiglia.<br />

Ma la complessità delle caratteristiche non è dovuta solamente al legno.<br />

Anche quando si fanno fermentare i vini in altri recipienti si hanno spesso<br />

esigenze simili. Le componenti naturali <strong>di</strong> aci<strong>di</strong>tà del vino, l’alcool, le centinaia<br />

<strong>di</strong> sostanze che concorrono alla formazione del profumo o del sapore che si<br />

formano durante il processo fermentativo, necessitano <strong>di</strong> aggregarsi, <strong>di</strong> armonizzarsi,<br />

e ciò è consentito soltanto da un periodo più o meno lungo <strong>di</strong> assestamento,<br />

generalmente in bottiglia.<br />

Per i gran<strong>di</strong> rossi le cose sono piuttosto <strong>di</strong>verse, perché i vini rossi <strong>di</strong> grande<br />

struttura sono ricchi <strong>di</strong> sostanze naturali che hanno bisogno <strong>di</strong> un contatto<br />

prolungato con il legno per poter smussare alcune asperità. Soltanto il tempo e<br />

il contatto con il legno riescono a smussare gli spigoli.<br />

C’è anche un altro fattore che aiuta in questa armonizzazione dei caratteri:<br />

la fermentazione malolattica. È una fermentazione che interviene circa tre mesi<br />

dopo la fermentazione alcolica, nel corso <strong>della</strong> quale i batteri lattici trasformano<br />

l’acido malico, un acido organico presente nell’uva, particolarmente aspro, in<br />

acido lattico, molto meno aspro.<br />

Tale processo, in genere evitato nei vini bianchi, è favorito e considerato<br />

necessario nella stragrande maggioranza dei vini rossi. Questo perché i vini<br />

rossi, oltre alle componenti acide, possiedono quelle astringenti, dovute alla<br />

presenza <strong>di</strong> sostanze come i tannini, provenienti dalla buccia dell’uva. Aci<strong>di</strong>tà e<br />

astringenza sono caratteri che a livello <strong>di</strong> sensazione gustativa si sommano, per<br />

cui c’è bisogno <strong>di</strong> eliminarne un po’.<br />

Meglio ancora se ciò avviene naturalmente come nel caso <strong>della</strong> fermentazione<br />

malolattica. Questa fermentazione, però, produce anidride carbonica e<br />

residui, sottoforma dei depositi, per cui è bene che avvenga in vasca o in botte.<br />

Se il vino fosse già stato imbottigliato, infatti, <strong>di</strong>verrebbe frizzante e torbido,<br />

cosa che avviene spesso nel caso <strong>di</strong> vini fatti un po’ troppo alla buona. Ma torbidezza<br />

e anidride carbonica non sarebbero <strong>di</strong> per sé una cosa terribile; il guaio<br />

è che in quel caso l’odore e il sapore del vino subiscono mutamenti <strong>di</strong> estrema<br />

sgradevolezza.<br />

Il vino si mette quin<strong>di</strong><br />

in bottiglia per mezzo<br />

dell’apposito impianto<br />

<strong>di</strong> imbottigliamento, in<br />

bottiglie <strong>di</strong> vetro bianco<br />

trasparente per i vini<br />

bianchi e in bottiglie <strong>di</strong><br />

vetro verde per i vini<br />

rossi.<br />

Particolare cura viene<br />

de<strong>di</strong>cata a questa operazione,<br />

proprio per evitare<br />

la possibilità <strong>di</strong> rischi <strong>di</strong><br />

ossidazione del vino.<br />

Si usano quasi esclusivamente bottiglie bordolesi <strong>di</strong> formato 375/750/1500<br />

ml.; per la tappatura si adoperano tappi <strong>di</strong> sughero <strong>di</strong> prima qualità. Le bottiglie<br />

si mettono a riposare coricate in appositi contenitori a gabbia d’acciaio, dove<br />

rimangono a invecchiare per un periodo più o meno lungo <strong>di</strong> tempo. Successivamente<br />

vengono confezionate con capsula, etichette e retroetichette e quin<strong>di</strong>


258 VITE D’IMPRESA<br />

MACULAN 259<br />

inserite in appositi cartoni, pronte per essere commercializzate. L’etichettatura<br />

deve tenere presenti le <strong>di</strong>verse legislazioni dei vari paesi, quin<strong>di</strong> viene effettuata<br />

al momento <strong>di</strong> evadere le or<strong>di</strong>nazioni.<br />

Tutto il processo produttivo avviene in appositi locali separati uno dall’altro<br />

a seconda dei macchinari e <strong>della</strong> loro funzione:<br />

- Stanza <strong>della</strong> pressatura;<br />

- Tinaia;<br />

- Stanza conservazione con serbatoi <strong>di</strong> acciaio inox;<br />

- Stanza imbottigliamento/confezionamento;<br />

- Barricaia: da oltre 15 anni si utilizzano le piccole botti <strong>di</strong> rovere francese<br />

(Maculan è stato uno dei primi a utilizzarle in Italia). Ora nei locali sotterranei<br />

ci sono circa 500 barriques con un rinnovamento <strong>di</strong> circa 200 unità per anno.<br />

- Magazzino bottiglie imbottigliate ma non confezionate;<br />

- Magazzino per prodotti confezionati e pronti alla ven<strong>di</strong>ta.<br />

In tutti questi luoghi c’è possibilità del controllo delle temperature; infatti, come<br />

già detto, il caldo o il freddo con<strong>di</strong>zionano molto la nascita e la vita <strong>di</strong> un vino.<br />

Alla fine dal magazzino si preleva il vino per le spe<strong>di</strong>zioni che avvengono<br />

tramite corriere sulla base <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ni emessi dai rappresentanti che visitano perio<strong>di</strong>camente<br />

la clientela formata quasi esclusivamente da ristoranti, enoteche<br />

e wine-bar.<br />

I prodotti<br />

Tre gran<strong>di</strong> passiti<br />

“Con i nostri tre vini passiti dolci copriamo tutte le fasce <strong>di</strong> prezzo, dai 10 ai<br />

50 euro. Produciamo circa 40.000 bottiglie <strong>di</strong> Dindarello – specifica Maculan<br />

– 3.000 <strong>di</strong> Acininobili e 35.000 <strong>di</strong> Torcolato, che non manca in nessun or<strong>di</strong>ne<br />

<strong>di</strong> acquisto”.<br />

Va sottolineato che il successo <strong>di</strong> quest’ultimo risiede sicuramente nell’eccezionalità<br />

qualitativa, che tra l’altro mantiene con costanza dall’anno del suo<br />

debutto (’77), ma anche nella <strong>di</strong>screta quantità <strong>di</strong> bottiglie <strong>di</strong>sponibili, che ne<br />

garantisce la fornitura alla ristorazione, quin<strong>di</strong> la presenza continuativa nella<br />

carta dei vini. Si tratta <strong>di</strong> aspetti da non sottovalutare, che penalizzano altre<br />

produzioni <strong>di</strong> eccellenza <strong>della</strong> stessa categoria.<br />

Gli altri vini, bianchi e rossi, sono numerosi e provengono da uve Chardonnay,<br />

Tocai Friulano, Pinot Bianco, Merlot, Cabernet Sauvignon e Franc. Alcuni<br />

rientrano nella DOC Breganze, altri nella IGT Veneto, altri ancora sono vini<br />

da tavola. Tra i rossi: il Cabernet Breganze (80% Cabernet Sauvignon e 20%<br />

Franc, non affinato in legno); il Brentino (55% Merlot e 45% Cabernet Sauvignon,<br />

18 mesi in barrique e 12 in bottiglia); il Marchesante (100% Merlot, 18<br />

mesi in botti piccole e 12 in bottiglia); il Fratta, Veneto IGT (67% Cabernet<br />

Sauvignon, Merlot 33%, 18 mesi in barrique <strong>di</strong> rovere francese nuovo); il Fratta<br />

1999 ha ricevuto nel 2002 il riconoscimento unanime da tutte le guide italiane.<br />

Tra i bianchi: il Breganze <strong>di</strong> Breganze (Tocai 85% e Pinot Bianco 15%) e due<br />

Chardonnay in purezza, il Ferrata (fermentazione e sosta in barrique nuove per<br />

5 mesi; affinamento in bottiglia per 10) e il Riale (fermentazione e sosta sui<br />

lieviti per 6 mesi in barrique nuove per il 50% e per l’altro <strong>di</strong> un anno; affinamento<br />

in bottiglia per 6 mesi).<br />

Bianchi freschi e fruttati<br />

Breganze <strong>di</strong> Breganze 2004<br />

Collocazione del vigneto: solo uve del comune <strong>di</strong> Breganze.<br />

Giacitura e tipo terreno: colline vulcaniche e piane ghiaiose.<br />

Varietà <strong>di</strong> uva: Tocai 85%, Sauvignon 15%.<br />

Cura nella preparazione: scelta <strong>di</strong> uve sanissime e pressatura soffice.<br />

Tenore Alcol: 12,5%.<br />

Aci<strong>di</strong>tà: 5,2 gr/lt.<br />

Affinamento: in serbatoi <strong>di</strong> acciaio per 4 mesi.<br />

Totale <strong>della</strong> produzione: 5.000 casse da 750 ml. - 700 casse da 375 ml.<br />

Imballo: cartoni da 12 x 750 ml e 24 x 375 ml.<br />

Colore: giallo paglierino con riflessi verdolini, limpido.<br />

Profumo: intenso <strong>di</strong> frutta matura, sentori <strong>di</strong> lievito e crosta <strong>di</strong> pane.<br />

Sapore: secco ma pieno, buona la morbidezza in equilibrio con l’aci<strong>di</strong>tà,<br />

vino <strong>di</strong> razza con persistenza aromatica gradevole e lunga.<br />

Pino & Toi 2004<br />

Collocazione del vigneto: Comune <strong>di</strong> Breganze.<br />

Giacitura e tipo terreno: colline vulcaniche, piane ghiaiose.<br />

Varietà <strong>di</strong> uva: Pinot Bianco 25% - Pinot Grigio 15% - Tocai 60%.<br />

Cura nella preparazione: scelta <strong>di</strong> uve sane e pressatura soffice.<br />

Tenore Alcol: 11,8%.<br />

Aci<strong>di</strong>tà: 5,7 gr/lt.<br />

Affinamento: in bottiglia per 3 mesi.<br />

Totale <strong>della</strong> produzione: 5000 casse da 750 ml.<br />

Imballo: cartoni da 12 x 750 ml.<br />

Colore: giallo paglia cristallino con nette sfumature verdoline.<br />

Profumo: intenso e fruttato con leggeri sentori <strong>di</strong> lievito e crosta <strong>di</strong> pane.<br />

Sapore: pieno, <strong>di</strong> buona struttura, secco e in equilibrio con l’aci<strong>di</strong>tà.


260 VITE D’IMPRESA<br />

MACULAN 261<br />

Bianchi Importanti<br />

Ferrata 2004<br />

Collocazione del vigneto: Breganze loc. Ferrata e Brogliati.<br />

Giacitura e tipo terreno: terreno collinare magro, vulcanico e tufaceo con<br />

esposizione sud, sud-ovest.<br />

Varietà <strong>di</strong> uva: Sauvignon 55%, Chardonnay 45%.<br />

Cura nella preparazione: Viti basse (1m) molto vicine (1m x 1m), bassa resa<br />

(6 grappoli)e 40 hl <strong>di</strong> vino per ettaro.<br />

Tenore Alcol: 13%.<br />

Aci<strong>di</strong>tà: 5,5 gr/lt.<br />

Affinamento. Sauvignon: acciaio inox e sosta sui lieviti per 5 mesi. Chardonnay:<br />

fermentazione e 5 mesi <strong>di</strong> sosta in barriques nuove Allier MT.<br />

Totale <strong>della</strong> produzione: 950 casse da 750 ml.<br />

Imballo: cartoni da 12 x 750 ml.<br />

Colore: paglierino deciso con riflessi verdolini.<br />

Profumo: ricco ed intenso d’uva matura. Sentori <strong>di</strong><br />

frutta tropicale e zafferano, pesca e miele d’acacia, vaniglia<br />

e delicato legno tostato appaiono solo <strong>di</strong> supporto.<br />

Sapore: ricco e secco <strong>di</strong> buon equilibrio con sensazioni<br />

<strong>di</strong> frutta tropicale, agrumi e menta con notevole<br />

persistenza in bocca.<br />

Bianchi da Dessert<br />

Dindarello 2004<br />

Collocazione del vigneto: zone vocate del Veneto per<br />

tale varietà.<br />

Giacitura e tipo terreno: terreno collinare.<br />

Varietà <strong>di</strong> uva: Moscato Fior d’arancio 100%.<br />

Cura nella preparazione: vendemmia in piccole casse<br />

e leggero appassimento.<br />

Tenore Alcol: 11,0%.<br />

Aci<strong>di</strong>tà: 7,8 gr/lt.<br />

Zucchero residuo: 170 g/l.<br />

Affinamento: in serbatoi <strong>di</strong> acciaio inox per 2 mesi.<br />

Totale <strong>della</strong> produzione: 4000 casse da 750 ml - 1000<br />

casse da 375 ml.<br />

Imballo: cartoni da 12 x 750 ml e 24 x 375 ml.<br />

Colore: giallo paglierino con netti riflessi ver<strong>di</strong>.<br />

Profumo: straor<strong>di</strong>nariamente intenso con sentori <strong>di</strong><br />

uva moscata, miele e fiori.<br />

Sapore: dolce e freschissimo, equilibrato e pieno, la persistenza<br />

dell’aroma è molto lunga e gradevole, buon corpo,<br />

nerbo sentito e pieno carattere.<br />

Torcolato 2003<br />

Collocazione del vigneto: le migliori zone <strong>di</strong> Breganze.<br />

Giacitura e tipo terreno: colline vulcaniche e piane<br />

ghiaiose.<br />

Varietà <strong>di</strong> uva: 85% Vespaiola, 10% Garganega, 5%<br />

Tocai.<br />

Cura nella preparazione: appassimento fino a gennaio<br />

<strong>di</strong> grappoli sceltissimi.<br />

Tenore Alcol: 13,5%.<br />

Aci<strong>di</strong>tà: 7 gr/lt.<br />

Affinamento: 12 mesi in barriques <strong>di</strong> rovere francese <strong>di</strong><br />

cui 1/3 nuove in bottiglia per 6 mesi.<br />

Totale <strong>della</strong> produzione: 800 casse da 750 ml - 1400<br />

casse 375 ml.<br />

Imballo: cartoni da 12 x 750 ml e 24 x 375 ml.<br />

Colore: giallo brillante dorato.<br />

Profumo: bouquet intenso <strong>di</strong> miele, fiori, vaniglia, uva<br />

e legni nobili.<br />

Sapore: dolce e pieno, buon corpo ed eccellente equilibrio fra aci<strong>di</strong>tà, alcool<br />

e zuccheri; lascia una lunga permanenza in una bocca pulita.<br />

Acininobili 2000<br />

Zucchero residuo: 214 g/l.<br />

Collocazione del vigneto: le colline breganzesi.<br />

Giacitura e tipo terreno: colline vulcaniche e tufacee.<br />

Varietà <strong>di</strong> uva: 85% Vespaiola, 10% Garganega, 5% Tocai.<br />

Cura nella preparazione: scelta manuale e certosina degli acini con botritis<br />

cinerea nella forma larvata (muffa nobile).<br />

Tenore Alcol: 12,1%.<br />

Aci<strong>di</strong>tà: 7,3 gr/lt.<br />

Affinamento: 2 anni in barriques nuove <strong>di</strong> Nevers in bottiglia per 6 mesi.<br />

Totale <strong>della</strong> produzione: 300 casse da 375 ml - 60 casse da 750 ml.<br />

Imballo: cartoni da 6 x 750 ml e 12 x 375 ml.<br />

Colore: oro antico lucido e brillante.<br />

Profumo: grande bouquet, intenso e speziato; sente miele d’acacia, frutta<br />

secca, uva passa e pietra focaia.<br />

Sapore: dolce-non dolce, pieno, elegante e sontuoso; ottimo il corpo e massiccia<br />

la struttura; stoffa e nerbo profon<strong>di</strong> <strong>di</strong> una lunghissima persistenza.


262 VITE D’IMPRESA<br />

MACULAN 263<br />

Rossi<br />

Brentino 2003<br />

Collocazione del vigneto: delle migliori zone del Veneto.<br />

Giacitura e tipo terreno: piane ghiaiose e colline tufacee.<br />

Varietà <strong>di</strong> uva: Merlot 55%, Cabernet Sauvignon 45%.<br />

Cura nella preparazione: scelta <strong>di</strong> uve mature e ben sane.<br />

Tenore Alcol: 14%.<br />

Aci<strong>di</strong>tà: 4,8 gr/lt.<br />

Affinamento: metà del vino per 12 mesi in barriques <strong>di</strong> cui 1/3 nuove, l’altra<br />

metà in acciaio.<br />

Totale <strong>della</strong> produzione: 22000 casse da 750 ml - 300 casse da 375 ml.<br />

Imballo: cartoni da 12 x 750 ml e 24 x 375 ml.<br />

Colore: rubino intenso con toni leggermente granati.<br />

Profumo: ampio, fruttato con sentori <strong>di</strong> legno.<br />

Sapore: asciutto e <strong>di</strong> buon corpo, equilibrato con stoffa lunga, nerbo sentito<br />

e <strong>di</strong> carattere, lunga persistenza dell’aroma in bocca.<br />

Cabernet 2003<br />

Collocazione del vigneto: comprensorio DOC <strong>di</strong> Breganze.<br />

Giacitura e tipo terreno: colline vulcaniche, piane ghiaiose.<br />

Varietà <strong>di</strong> uva: Cabernet Sauvignon 80%, Cabernet Franc 20%.<br />

Cura nella preparazione: scelta <strong>di</strong> grappoli maturi e sani.<br />

Tenore Alcol: 13,0%.<br />

Aci<strong>di</strong>tà: 4,7 gr/lt.<br />

Affinamento: in vasche <strong>di</strong> acciaio inox per 12 mesi.<br />

Totale <strong>della</strong> produzione: 5000 casse da 750 ml.<br />

Imballo: cartoni da 12 x 750 ml.<br />

Colore: rosso rubino profondo.<br />

Profumo: intenso e fruttato, tipico <strong>della</strong> varietà, sentori <strong>di</strong> liquirizia.<br />

Sapore: asciutto e corposo, tannini equilibrati, giusta la sensazione calda,<br />

buona persistenza.<br />

Rossi Importanti<br />

Fratta 2003<br />

Collocazione del vigneto: area DOC Breganze. Merlot: Breganze loc.<br />

S.Stefano, Breganze loc. Ca’ delle Ore; Cabernet Sauvignon: Breganze località<br />

Fratta e S. Stefano.<br />

Varietà <strong>di</strong> uva: Cabernet Sauvignon 78%, Merlot 22%.<br />

Maturazione uva alla pigiatura: Cabernet S.: Zucc. 215 g/l - Ac. Tot. 6,4<br />

g/l - pH 3,60 Merlot: Zucc. 210 g/l - Ac. Tot. 6,0 g/l - pH 3,48.<br />

Vinificazione: uva <strong>di</strong>raspata totalmente e pigiata all’80% in tini aperti da<br />

3.500 Kg con 6 follature pneumatiche giornaliere. Tempo <strong>di</strong> macerazione 8<br />

giorni. Lieviti selezionati e fermentazione malolattica spontanea.<br />

Affinamento: 12 mesi in 100% <strong>di</strong> rovere francese nuovo da 225 lt: 40%<br />

Allier MT Tonnellerie de l’Adour, 40% Allier MT Damy, 20% Limousin MT<br />

Cadus. Nessun trattamento stabilizzante e nessuna filtrazione.<br />

Tenore Alcol: 14,5%.<br />

Aci<strong>di</strong>tà: 5,7 g/l.<br />

Imbottigliamento: Dicembre 2004.<br />

Produzione: 2500 casse con formati 750 ml, 375 ml, 1,5 lt, 3 lt, 5 lt, 18 lt.<br />

Colore: colore rubino ricchissimo e profondo con sfumature violacee.<br />

Profumo: molto intenso <strong>di</strong> bacche rosse, mirtillo e lampone, ottime le spezie<br />

e i sentori <strong>di</strong> cacao e caffè.<br />

Sapore: in bocca il vino si presenta già equilibrato, ricco <strong>di</strong> tannini dolci che<br />

si fondono a dare notevolissima struttura ed eleganza.<br />

Palazzotto Cabernet Sauvignon 2002<br />

Collocazione del vigneto: località Palazzotto, frazione Mirabella <strong>di</strong> Breganze.<br />

Giacitura e tipo terreno: pianura/terreno costituito da ghiaia.<br />

Varietà <strong>di</strong> uva: Cabernet Sauvignon 100%.<br />

Cura nella preparazione: <strong>di</strong>mezzamento <strong>della</strong> produzione con vendemmia<br />

verde e sucessiva scelta <strong>di</strong> uve mature e ben sane.<br />

Tenore Alcol: 14%.<br />

Aci<strong>di</strong>tà: 5,0 gr/lt.<br />

Affinamento: in barriques per 18 mesi e in bottiglia per 2 mesi.<br />

Totale <strong>della</strong> produzione: 750 casse da 750 ml.<br />

Imballo: cartoni da 12 x 750 ml e 6 x 750 ml.<br />

Colore: rosso rubino brillante.<br />

Profumo: elegante e intenso, sentori <strong>di</strong> liquirizia, frutta rossa e legno nobile.<br />

Sapore: pieno ed asciutto senza ce<strong>di</strong>menti, ottimo equilibrio dei tannini nobili<br />

naturali e del legno, stoffa lunga e larga.<br />

Crosara 2003<br />

Nome: il nome Crosara significa “incrocio” in <strong>di</strong>aletto veneto ed è stato<br />

scelto perché un incrocio <strong>di</strong> strade è il punto <strong>di</strong> congiunzione dei due vigneti.<br />

Collocazione del vigneto: area DOC Breganze. Breganze località S. Stefano.<br />

Varietà <strong>di</strong> uva: Merlot 100%.<br />

Maturazione uva alla pigiatura: Zucc. 228 g/l - Ac. Tot. 6,4 g/l - pH 3,60.<br />

Vinificazione: uva <strong>di</strong>raspata totalmente e pigiata al 80% in tini aperti da<br />

3.500 Kg con 6 follature pneumatiche giornaliere. Tempo <strong>di</strong> macerazione 7<br />

giorni. Lieviti selezionati e fermentazione malolattica spontanea.<br />

Affinamento: 12 mesi in 100% <strong>di</strong> rovere francese nuovo da 225 lt: 80%


264 VITE D’IMPRESA<br />

MACULAN 265<br />

Allier MT Cadus, 20% Limousin MT Cadus. Nessun trattamento stabilizzante<br />

e nessuna filtrazione.<br />

Tenore Alcol: 14,5%.<br />

Aci<strong>di</strong>tà: 6,0 g/l.<br />

Imbottigliamento: Febbraio 2005.<br />

Produzione: 250 casse da 750 ml.<br />

Colore: il colore è purpureo, estremamente ricco e profondo.<br />

Profumo: profumo molto intenso <strong>di</strong> spezie, caffè, cioccolato e frutta nera e<br />

rossa matura. Sapore: notevoli i sentori <strong>di</strong> frutti <strong>di</strong> sottobosco maturi accompagnati<br />

in bocca da una notevolissima struttura <strong>di</strong> tannini dolci ed equilibrati che<br />

donano austerità ed eleganza. Ottima la persistenza in bocca ed il finale che<br />

lascia la bocca dolce e pienamente sod<strong>di</strong>sfatta.<br />

Altri prodotti<br />

Grappa <strong>di</strong> Palazzotto: grappa <strong>di</strong> vinaccia umida <strong>di</strong> Cabernet Sauvignon invecchiata<br />

per 24 mesi in piccole botti <strong>di</strong> rovere.<br />

Grappa <strong>di</strong> Fratta: <strong>di</strong>stillato <strong>di</strong> vinaccia umida <strong>di</strong> uva Cabernet e Merlot.<br />

Grappa <strong>di</strong> Torcolato: <strong>di</strong>stillato <strong>di</strong> vinaccia rimasta dopo la torchiatura dell’uva<br />

appassita per il Torcolato.<br />

Acquavite <strong>di</strong> Moscato: <strong>di</strong>stillato <strong>di</strong> uva intera <strong>di</strong> moscato.<br />

Colomba al torcolato: dolce <strong>di</strong> pasticceria artigianale con uvetta fatta rinvenire<br />

nel Torcolato. Colomba glassata con mandorle con aromi ben dosati per<br />

abbinarsi al Torcolato. 50 ml <strong>di</strong> Torcolato per 1 Kg <strong>di</strong> colomba.<br />

Asiago stravecchio al Torcolato: formaggio affinato per 40 giorni immerso<br />

nelle vinacce del Torcolato, a crosta e<strong>di</strong>bile fatto con il latte <strong>di</strong> vacche al pascolo<br />

in alpeggio sull’Altopiano <strong>di</strong> Asiago durante il periodo primaverile-estivo. Stagionato<br />

per oltre 24 mesi.<br />

Panettone al torcolato: dolce <strong>di</strong> pasticceria artigianale con uvetta fatta rinvenire<br />

nel Torcolato. Panettone basso e glassato con aromi ben dosati per abbinarsi<br />

al Torcolato. 50 ml <strong>di</strong> Torcolato per 1 Kg <strong>di</strong> panettone.<br />

FRANTOIO - Olio extravergine <strong>di</strong> oliva <strong>di</strong> Breganze da olive denocciolate:<br />

Prodotto con olive mature raccolte a mano nell’ottobre del 2004 dagli olivi <strong>di</strong><br />

Breganze. Le olive fresche sono state defogliate, lavate e denocciolate. Dalla<br />

pasta è stato estratto a freddo l’olio nel nuovo frantoio acquistato dall’azienda.<br />

Per gustarlo al meglio conservare al fresco e al riparo dalla luce.<br />

I mercati<br />

L’obiettivo aziendale è quello <strong>di</strong> migliorare e aumentare l’attuale produzione<br />

per ottenere sbocchi maggiori sui mercati sia nazionali che internazionali. Si<br />

prevede infatti <strong>di</strong> vinificare in modo sempre migliore l’uva acquistata e produrre<br />

vino <strong>di</strong> alta se non <strong>di</strong> altissima qualità.<br />

Si sono sviluppati nei seguenti settori gli interventi da effettuare per raggiungere<br />

lo scopo prefissato: raccolta e pigiatura dell’uva, pressatura <strong>della</strong> stessa,<br />

appassimento dell’uva, conservazione e affinamento del vino, imbottigliamento,<br />

conservazione delle bottiglie. I mercati come USA, Germania, Canada, Giappone<br />

richiedono sempre <strong>di</strong> più vini sofisticati e <strong>di</strong> altissima qualità. Questi ultimi<br />

riescono a spuntare sul mercato prezzi molto più elevati, anche due o tre<br />

volte superiori al mero valore merceologico. I vini <strong>di</strong> alta gamma funzionano<br />

come una locomotiva che tira l’intero treno aziendale e pertanto una maggior<br />

penetrazione con questi prodotti può migliorare anche la ven<strong>di</strong>ta dei vini <strong>di</strong><br />

gamma me<strong>di</strong>a.<br />

Dopo la realizzazione dei nuovi impianti si stima che l’azienda riuscirà sicuramente<br />

ad espandere le sue aree <strong>di</strong> mercato. I prodotti sono già presenti<br />

attualmente sul mercato nazionale in enoteche, ristoranti e negozi specializzati<br />

tramite una rete <strong>di</strong>stributiva <strong>di</strong> una trentina <strong>di</strong> agenti plurimandatari che<br />

riescono a gestire meglio i rapporti con i clienti. Nelle zone in cui manca una<br />

penetrazione capillare la <strong>di</strong>stribuzione è curata dalla <strong>di</strong>tta Bolis SRL con sede<br />

in Pavia.<br />

Per quanto riguarda il mercato estero i prodotti Maculan sono attualmente<br />

presenti nei seguenti paesi:<br />

• USA. Importatore Winebow Inc. - Hollywood Avenue - NY<br />

• Germania. Agente Sorrentino - Riedeweg - Delmenhorst<br />

• U.K. Distributore Berkmann - 12, Brewery road - Londra<br />

• Canada. Societé des Alcools du Quebec - Rue de Lorimier - Montreal /<br />

Liquor Control Board of Ontario - 55 Lake Shore Blvd. - Toronto<br />

• Svizzera. Importatore Zanini Salmoni SA - Ligornetto<br />

• Danimarca. Importatore Philipson Wine - Kokkedal<br />

• Olanda. Importatore Vinites/La Casina - Haarlem<br />

• Belgio. Importatore Selezione Vini Italiani - Hasselt<br />

• Lussemburgo. Caves Wengler S.A. - Rosport<br />

• Hong Kong. Italian Import - Howloon - Hong Kong<br />

• Turchia. Maco Gida - Istanbul<br />

• Russia. Importatore DP - Trade - Mosca<br />

• Francia. Importatore Vins du Monde - Pontchâteau<br />

Come sappiamo il prodotto-ariete Torcolato ha aperto all’azienda le porte<br />

del mercato e le ha dato notorietà, ma è stato accompagnato da una sapiente<br />

campagna <strong>di</strong> informazione per <strong>di</strong>ffondere la conoscenza del marchio, inizialmente,<br />

e poi per creare intorno al marchio la percezione <strong>di</strong> prodotto <strong>di</strong><br />

qualità. Maculan in molti paesi è percepito come un aspetto del Made in Italy,


266 VITE D’IMPRESA<br />

MACULAN 267<br />

legato al segmento <strong>di</strong> consumi <strong>di</strong> alto livello. Buona parte del mercato del<br />

lusso italiano veicola l’immagine del bello, <strong>della</strong> cultura internazionale. Per<br />

arrivare a questo Maculan ha lavorato già dagli anni Settanta sul fronte <strong>della</strong><br />

comunicazione: sono noti i legami stretti con i più famosi ristoratori italiani,<br />

con giornalisti e scrittori. Ogni nuovo prodotto <strong>della</strong> cantina è pubblicizzato<br />

con incontri, degustazioni guidate ad alto livello, anche in forma <strong>di</strong> visite in<br />

azienda, sfruttando il fascino dei nuovi locali, curatissimi, particolarmente<br />

gradevoli.<br />

La forza-ven<strong>di</strong>ta è particolarmente qualificata, istruita e bene a conoscenza<br />

delle tecniche produttive fin nei dettagli. Per mantenere aggiornata e controllata<br />

tutta la rete <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta vengono organizzati incontri perio<strong>di</strong>ci con gli agenti e<br />

vengono visitati almeno una volta all’anno i vari importatori ed agenti esteri.<br />

Inoltre è costante la presenza a fiere nazionali (quali Vinitaly a Verona, Wein<br />

Festival a Merano) ed internazionali: Pro Wein <strong>di</strong> Dusseldorf in Germania,<br />

Expo <strong>di</strong> Bordeaux e altre.<br />

Grande attenzione è riservata ai consumatori <strong>di</strong> alta gamma grazie a inserzioni<br />

pubblicitarie su guide specializzate come Le soste, Jeunes restaurateurs<br />

d’Europe, anche se la ricerca <strong>di</strong> Maculan attira naturalmente l’attenzione, ormai,<br />

<strong>di</strong> tutti i giornalisti specializzati.<br />

Anche le strategie <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta vanno bene architettate; la <strong>di</strong>sponibilità del<br />

prodotto ben ripartita in modo da creare un’immagine <strong>di</strong> rarità e pregio che<br />

stimoli l’acquisto.<br />

Il vino nella sua nuova filosofia, da bevanda giornaliera e or<strong>di</strong>naria a fonte<br />

<strong>di</strong> piacere edonistico, deve evolversi e <strong>di</strong>ventare un tassello che porterà a<br />

migliorare la qualità <strong>della</strong> vita.<br />

Questa strategia e questa filosofia hanno consentito all’azienda <strong>di</strong> arrivare ai<br />

3 milioni <strong>di</strong> euro <strong>di</strong> fatturato del 2001, con mezzo milione <strong>di</strong> bottiglie (considerando<br />

che nel computo ci sono i piccoli formati da 375 ml. dei vini dolci e quelli<br />

gran<strong>di</strong> dei rossi) con una crescita del 18% rispetto al 2000.<br />

La crescita rimane costante, per arrivare ai 5.000.000 <strong>di</strong> euro del 2004, con<br />

860.000 bottiglie vendute.<br />

Non tutta la produzione viene commercializzata con l’etichetta Maculan:<br />

partite <strong>di</strong> uva acquistata e lavorata, ma <strong>di</strong> qualità non adeguata, non vengono<br />

imbottigliate ma vendute in cisterne.<br />

Il mercato dei vini Maculan è per il 62% in Italia. Il restante 38% è rappresentato<br />

da una miriade <strong>di</strong> Paesi, una quarantina in tutto il mondo, tra cui i<br />

più importanti sono Stati Uniti, Canada, Germania, Svizzera, Gran Bretagna<br />

e Giappone.<br />

Il mercato nazionale per Maculan è il più <strong>di</strong>fficile, ma anche il più ‘tranquillo’.<br />

Fausto Maculan: “I nostri 2.000 clienti italiani comprano ciò che per<br />

certo venderanno nel giro <strong>di</strong> sei mesi, massimo un anno. Le esportazioni rap-<br />

presentano inizialmente un movimento <strong>di</strong> magazzino; sono, come <strong>di</strong>re, ven<strong>di</strong>te<br />

dal punto <strong>di</strong> vista ‘finanziario’. Insomma, ritengo venduto il vino quando è<br />

stappato”.<br />

Per quanto riguarda i target, spiega Fausto Maculan, l’azienda “pre<strong>di</strong>lige la<br />

ristorazione, a cui va il 70% delle ven<strong>di</strong>te. Perché si tratta <strong>di</strong> una clientela sicura<br />

che vende tutto l’anno, ma soprattutto perché in quel contesto il vino è veicolato<br />

nel migliore dei mo<strong>di</strong>, con una presentazione adeguata. Purtroppo in enoteca<br />

questo avviene poco, perché la gran parte delle ven<strong>di</strong>te è schiacciata sui regali,<br />

concentrata nelle feste natalizie”. E a Maculan il regalo non piace. “Il regalo non<br />

si sceglie. Passa <strong>di</strong> mano, rimane anonimo, mentre la conoscenza del prodotto<br />

è il motore <strong>della</strong> fidelizzazione”.<br />

Non è facile elencare i clienti più prestigiosi. Si ricordano, solo a titolo <strong>di</strong><br />

esempio, gli stretti ed amichevoli rapporti con Gualtiero Marchesi <strong>di</strong> Milano,<br />

Gianluigi Morini del San Domenico <strong>di</strong> Imola, Giorgio Pinchiorri dell’Enoteca<br />

<strong>di</strong> Firenze per citare i ristoranti con due o tre stelle nella Guida Michelin. Pech<br />

<strong>di</strong> Milano, la famosissima gastronomia, Trimani “l’enoteca” <strong>di</strong> Roma, l’Enoteca<br />

Partenopea <strong>di</strong> Russo a Napoli: sono i negozi in cui i vini Maculan fanno bella<br />

mostra. Le catene d’alberghi come la Ciga, Costa Smeralda Hotels, Interhotels<br />

con i loro nomi: Gritti <strong>di</strong> Venezia, Palace a Milano, Cala <strong>di</strong> Volpe a Porto Cervo,<br />

Splen<strong>di</strong>d <strong>di</strong> Portofino. Tutti hanno i vini Maculan nelle loro liste esclusive e<br />

prestigiosissime.<br />

Ultimamente l’azienda <strong>di</strong> Breganze è asse<strong>di</strong>ata dalla grande <strong>di</strong>stribuzione<br />

organizzata (a cui non vuole vendere), che riesce comunque a “rastrellare” bottiglie.<br />

“Io a vendere mi <strong>di</strong>verto sempre, ma la clientela tra<strong>di</strong>zionale si lamenta<br />

(per la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> prezzo, visto il ricarico che la grande <strong>di</strong>stribuzione opera,<br />

ndr). Riconosco che la GDO ha una serie <strong>di</strong> aspetti positivi, ma la ven<strong>di</strong>ta del<br />

proprio prodotto sfugge a qualsiasi tipo <strong>di</strong> controllo (modalità, prezzo, <strong>di</strong>verso<br />

livello delle filiali <strong>della</strong> stessa catena)”.<br />

Decalogo per il buon vino <strong>di</strong> Fausto Maculan<br />

• Potare corto: la qualità comincia l’inverno precedente la vendemmia.<br />

• Esporre bene l’uva al sole, togliendo le foglie inutili.<br />

• Vincere la scommessa con la maturazione, che altro non è se non un patto<br />

con Giove Pluvio.<br />

• Vendemmiare molto attentamente, scegliendo solo i grappoli migliori.<br />

• Avere in cantina il meglio <strong>di</strong> tutto… È preferibile possedere macchinari<br />

che non si adoperano piuttosto che non averli a <strong>di</strong>sposizione quando servono.


268<br />

VITE D’IMPRESA<br />

Fonti<br />

• Prendersi, durante la maturazione, tutti i tempi necessari… “La gatta veloce<br />

fa i mici ciechi”.<br />

• Non invecchiare, ma affinare il vino.<br />

• Assaggiare scrupolosamente tutte le botti e utilizzare solo quelle migliori.<br />

• Stessa regola vale per l’imbottigliamento: meglio avere poche bottiglie,<br />

ma buone.<br />

• Andare in giro per il mondo a raccontare le 9 cose che si sono fatte in<br />

precedenza, sapendo che una sana ambizione, in questo caso, non è un<br />

vizio, ma una virtù: bisogna essere orgogliosi dei propri risultati e utilizzarli<br />

senza falsa modestia.<br />

ASSOCIAZIONE ITALIANA SOMMELIERS, Introduzione alla degustazione e vitivinicoltura,<br />

1° corso professionale, Roma 1987.<br />

ASSOCIAZIONE ITALIANA SOMMELIERS, Duemilavini 2002. Il libro <strong>della</strong> vite<br />

e del vino, <strong>della</strong> storia e de prodotti tra<strong>di</strong>zionali, dove trovarli e come andar per cantine.<br />

Guida alla conoscenza dell’arte del bere giusto, Roma 2001.<br />

ASSOCIAZIONE ITALIANA SOMMELIERS, Duemilavini 2003. Il libro <strong>della</strong> vite<br />

e del vino, <strong>della</strong> storia e de prodotti tra<strong>di</strong>zionali, dove trovarli e come andar per cantine.<br />

Guida alla conoscenza dell’arte del bere giusto, Roma 2002.<br />

ASSOCIAZIONE ITALIANA SOMMELIERS, Duemilavini 2004. Il libro <strong>della</strong> vite<br />

e del vino, <strong>della</strong> storia e de prodotti tra<strong>di</strong>zionali, dove trovarli e come andar per cantine.<br />

Guida alla conoscenza dell’arte del bere giusto, Roma 2003.<br />

ASSOCIAZIONE ITALIANA SOMMELIERS, Duemilavini 2005. Il libro <strong>della</strong> vite<br />

e del vino, <strong>della</strong> storia e de prodotti tra<strong>di</strong>zionali, dove trovarli e come andar per cantine.<br />

Guida alla conoscenza dell’arte del bere giusto, Roma 2004.<br />

Giovanni Azzolin, Noterelle storiche sulla vite e sul vino <strong>della</strong> zona vini D.O.C.Breganze,<br />

Verona, 1999.<br />

Enciclope<strong>di</strong>a dei vini del mondo, a cura <strong>di</strong> Lamberto Paronetto, Milano, Mondadori,<br />

1984.<br />

Carlo Fumian, Angelo Ventura, Storia del Veneto, Roma-Bari, Laterza, 2000.<br />

Ringraziamo Fausto Maculan per la splen<strong>di</strong>da accoglienza che ci ha riservato, per l’ospitalità<br />

e per l’in<strong>di</strong>menticabile esperienza offertaci <strong>di</strong> una degustazione guidata del suo Dindarello.<br />

Ringraziamo, infine, il nostro tecnico informatico, Angelino Panozzo per l’infinita pazienza<br />

<strong>di</strong> cui ha dato prova.

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