Vite d'impresa - Associazione Industriali della Provincia di Vicenza
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<strong>Vite</strong> d’impresa<br />
Storie <strong>di</strong> imprese che hanno<br />
cambiato il volto del vicentino<br />
CENTRO STUDI<br />
SULL’IMPRESA<br />
E SUL PATRIMONIO<br />
INDUSTRIALE<br />
3
130 VITE D’IMPRESA<br />
131<br />
eei equipaggiamenti<br />
elettronici industriali<br />
LAVORO REALIZZATO DA: ITIS “roSSI”<br />
eei eQUiPaGGiaMenti eLettronici inDUstriaLi srL<br />
http://eei.stu<strong>di</strong>oe<strong>di</strong>toriale.net<br />
itis “rossi” vicenza<br />
www.itisrossi.vi.it
132 VITE D’IMPRESA<br />
EEI 133<br />
Idea impren<strong>di</strong>tiva<br />
La EEI (Equipaggiamenti Elettronici <strong>Industriali</strong>) nasce nel 1978 per iniziativa<br />
<strong>di</strong> Narciso Balbo e <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> tecnici che aveva alle spalle precedenti esperienze<br />
nel settore dell’elettronica <strong>di</strong> potenza. Ma a noi piace pensare che tutta la<br />
storia che vogliamo raccontare abbia avuto inizio proprio qui, sui banchi <strong>della</strong><br />
nostra scuola. O meglio, non esattamente qui, in via Legione Gallieno, dove si<br />
allunga come un serpentone grigio il Rossi attuale la cui prima pietra fu posta<br />
nel 1953, ma sotto l’ombra protettiva <strong>di</strong> Santa Corona dove, allora, la nostra<br />
scuola aveva la sede e dove si iscrisse, proprio nel 1953, Narciso Balbo. Il 1953 è<br />
dunque l’inizio <strong>della</strong><br />
nostra storia. La<br />
progettazione <strong>della</strong><br />
nuova sede del Rossi<br />
non nasceva isolata.<br />
<strong>Vicenza</strong> era più piccola<br />
<strong>di</strong> oggi, ma non<br />
meno <strong>di</strong>namica: si<br />
può anzi parlare <strong>di</strong><br />
una città in frenetica<br />
espansione, <strong>di</strong><br />
una “fabbrica” <strong>di</strong><br />
quartieri, <strong>di</strong> case,<br />
<strong>di</strong> scuole, <strong>di</strong> strade,<br />
<strong>di</strong> ponti… Tutto era<br />
in costruzione o in<br />
ricostruzione. C’era<br />
stato il baby-boom.<br />
Gli abitanti crescevano<br />
(+21.000 in 15<br />
anni) e i mattoni allontanavano<br />
lo spettro<br />
<strong>della</strong> <strong>di</strong>soccupazione in una città che, per la verità, non aveva mai del tutto<br />
smarrita la sua vocazione industriale. Nel 1953 si costruiscono dunque nuove<br />
se<strong>di</strong> per scuole ma anche per fabbriche: isolata nelle campagne coltivate, come si<br />
può vedere da una foto del Giornale <strong>di</strong> <strong>Vicenza</strong>, appare, imponente, la Ceccato<br />
<strong>di</strong> Montecchio Maggiore. Dunque, un passo in<strong>di</strong>etro: Narciso Balbo, futuro<br />
fondatore <strong>della</strong> EEI, nel 1953 si iscrive all’Istituto Rossi, “regnante” il preside<br />
Zanarotti. Il giovane studente, matricola 7334, abita a Minerbe, ha ottenuto la<br />
licenza me<strong>di</strong>a a Legnago. A quei tempi la scuola, anche se abbastanza simile a<br />
quella attuale, era più impegnativa <strong>di</strong> oggi, ma attirava un numero crescente <strong>di</strong><br />
allievi, non solo <strong>della</strong> provincia. Il “Rossi” era l’unico istituto tecnico industriale<br />
del territorio vicentino, aveva se<strong>di</strong> staccate a Schio e Bassano (che poi sarebbero<br />
<strong>di</strong>ventate autonome a partire dal 1962), e i suoi iscritti crescevano: circa<br />
500 nel ‘53/’54, oltre 1250 nel ‘58/’59 (<strong>di</strong> questi un quarto proveniva da altre<br />
province). Siamo negli anni del miracolo economico: per ogni campanile una<br />
fabbrica (meglio due, ancora meglio tre…); spariscono i tram con “le tiracche”<br />
e le strade sono percorse da Lambrette, Vespe, 600 Multiple, 500. E mentre si<br />
posava la prima pietra del nuovo Istituto progettato per far fronte alle crescenti<br />
iscrizioni legate al fiorire delle aziende, Balbo, iscritto in 1F, <strong>di</strong>mostrava subito<br />
una particolare attitu<strong>di</strong>ne per le materie scientifiche prima e tecniche poi, scegliendo<br />
l’in<strong>di</strong>rizzo Elettrotecnica.<br />
Si <strong>di</strong>ploma nel 1959 superando l’esame <strong>di</strong> abilitazione col voto <strong>di</strong> 64/100<br />
(decisamente elevato per i tempi) e spiccando per gli otto in Disegno/Impianti<br />
elettrici/Costruzioni elettromeccaniche e tecnologie relative, Elettrotecnica generale<br />
e Laboratorio <strong>di</strong> misure elettriche, Officina.<br />
Nell’anno scolastico 1959/60 Balbo si iscrive al Corso <strong>di</strong> Specializzazione in<br />
Elettronica, nato qualche anno prima. Ideatore, docente ma soprattutto anima<br />
del corso era il Prof. Giuseppe Magnifico, a sua volta ex allievo del Rossi e dal<br />
1947 docente prima <strong>di</strong> Elettrotecnica e poi <strong>di</strong> Impianti elettrici. Per l’Elettronica,<br />
<strong>di</strong>sciplina completamente nuova nel campo delle applicazioni industriali,<br />
sono gli anni dello stu<strong>di</strong>o e <strong>della</strong> ricerca. Magnifico collabora attivamente sia<br />
con gli ambienti industriali (Officine Pellizzari <strong>di</strong> Arzignano), sia con i colleghi<br />
in ambito <strong>di</strong>dattico sia per la ricerca con l’Università.<br />
Convinto che l’elettronica industriale rappresenti il futuro, Magnifico fa<br />
partire nel 1952/53 il corso <strong>di</strong> specializzazione <strong>di</strong> Elettronica industriale che<br />
<strong>di</strong>venta punto <strong>di</strong> riferimento, non solo locale ma anche a livello regionale, per la<br />
formazione professionale dei periti industriali nelle nuove tecnologie. Concluso<br />
il corso <strong>di</strong> specializzazione e in attesa <strong>di</strong> fare il servizio militare, Balbo utilizza<br />
il tempo che lo separa dalla partenza fermandosi, come aiutante tecnico,<br />
nel laboratorio <strong>di</strong> Elettronica dell’istituto Rossi: sistema attrezzature, controlla<br />
strumentazioni, continua a imparare. Nel 1961 la Patria chiama: è negli Alpini<br />
in Alto A<strong>di</strong>ge in un periodo decisamente “esplosivo”: il suo compito è quello <strong>di</strong><br />
controllare le attrezzature elettroniche, riparare, risistemare. Insomma, fa esperienza.<br />
Congedatosi dall’esercito, reincontra il Prof. Magnifico che, nel frattempo,<br />
ha lasciato l’insegnamento (tranne che nel “suo” corso post-<strong>di</strong>ploma) e,<br />
sempre più convinto che l’elettronica, nel campo delle applicazioni industriali,<br />
abbia un grande futuro, ha trasformato la sua collaborazione con le Officine<br />
Pellizzari in una attività impren<strong>di</strong>toriale separata e a tempo pieno nel campo<br />
dell’elettronica, dando vita prima alla IS a <strong>Vicenza</strong> e poi alla ISE (Industria<br />
Servomeccanismi Elettronici), prima industria elettronica del Vicentino, con<br />
sede ad Alte Ceccato <strong>di</strong> Montecchio Maggiore. Nella ISE inizia, insieme al suo<br />
professore, l’avventura <strong>di</strong> Balbo. Il primo mercato è soprattutto quello tessile,<br />
che richiede soluzioni tecniche nuove: in alcuni casi si tratta solo <strong>di</strong> aggiornare
134 VITE D’IMPRESA<br />
EEI 135<br />
macchinari tecnologicamente obsoleti, in altri <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare macchine provenienti<br />
dall’America nel dopoguerra, con gli aiuti del Piano Marshall, in altri<br />
ancora <strong>di</strong> trovare soluzioni del tutto nuove.<br />
La ISE acquista rapidamente una notevole rilevanza nella ricerca e nella<br />
produzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi nel settore degli azionamenti e una grande capacità <strong>di</strong><br />
crearsi un mercato non solo nazionale, ma anche internazionale. Passa dalla decina<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenti iniziali ad un centinaio e <strong>di</strong>venta anche vivaio <strong>di</strong> tecnici aggiornati,<br />
in grado <strong>di</strong> cogliere le molteplici possibilità <strong>di</strong> applicazione in ambito<br />
industriale dell’automazione, soprattutto in una provincia in cui sono presenti<br />
praticamente tutti i settori produttivi.<br />
Nel 1968 Balbo, Marcolungo, Boscar<strong>di</strong>n fondano la BMB con sede a Montebello.<br />
Con limitati investimenti iniziali, ma in forza <strong>della</strong> grande cre<strong>di</strong>bilità<br />
e affidabilità dei soci fondatori, l’inizio <strong>della</strong> produzione fu assicurato<br />
dagli acconti sugli or<strong>di</strong>ni versati in anticipo dai clienti, un vero e proprio<br />
finanziamento grazie al quale l’azienda ricevette una spinta che la portò in<br />
pochi anni da 10 a 120 <strong>di</strong>pendenti, molti dei quali con alta qualificazione<br />
professionale.<br />
La BMB seppe approfittare e trarre vantaggio anche dalla crisi economica<br />
degli anni Settanta: la ricerca <strong>di</strong> competitività attraverso la riduzione dei costi<br />
e l’aumento <strong>di</strong> efficienza richiedeva soluzioni all’industria elettronica e le soluzioni<br />
puntualmente arrivarono: l’azienda, piccola e flessibile, era più adatta<br />
a sod<strong>di</strong>sfare le richieste e le esigenze dei clienti <strong>di</strong> quanto lo fossero i colossi<br />
industriali, come ad esempio la Siemens, che producevano macchinari su larga<br />
scala e secondo criteri <strong>di</strong> progettazione standar<strong>di</strong>zzati. La carta vincente fu la<br />
rapi<strong>di</strong>tà dei tempi <strong>di</strong> risposta, la personalizzazione delle soluzioni, la consolidata<br />
esperienza nei più <strong>di</strong>versi settori.<br />
Anche BMB, oltre che azienda, <strong>di</strong>venta luogo <strong>di</strong> formazione per una generazione<br />
<strong>di</strong> tecnici che uno ad uno si staccano per fondare altrettante aziende che nel<br />
campo dell’elettronica industriale costituiscono la costellazione <strong>di</strong> un settore fondamentale<br />
per l’economia vicentina. E viene la volta anche <strong>di</strong> Narciso Balbo per<br />
volare da solo. Nel 1978 nasce la EEI, Equipaggiamenti Elettronici <strong>Industriali</strong>.<br />
La storia e l’attuale organizzazione<br />
EEI nasce nel 1978 da un patrimonio iniziale <strong>di</strong> varie e consolidate esperienze<br />
nel settore dell’elettronica <strong>di</strong> potenza e dell’automazione <strong>di</strong> processi industriali.<br />
Sviluppa e approfon<strong>di</strong>sce le conoscenze relative alle tecniche <strong>di</strong> controllo<br />
ed azionamento dei motori elettrici ed alla conversione statica dell’energia. Da<br />
allora la crescita è stata continua: basandosi sulla ricerca e sullo sviluppo tecnologico,<br />
EEI si propone sul mercato con prodotti sempre all’avanguar<strong>di</strong>a e in<br />
grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare le più <strong>di</strong>versificate esigenze dei clienti.<br />
Inizialmente l’attività <strong>di</strong> EEI si è sviluppata nell’ambito degli impianti<br />
<strong>di</strong> trasporto a fune (sciovie, seggiovie, funivie) e degli impianti industriali,<br />
soprattutto nel settore <strong>della</strong> lavorazione del ferro. Per quanto riguarda gli<br />
impianti a fune, fin dall’inizio sono stati utilizzati convertitori c.a./c.c. ad<br />
SCR reversibili, e sistemi <strong>di</strong> controllo dell’impianto con tecnologia <strong>di</strong>gitale;<br />
in particolare, nel 1981, è stato introdotto per la prima volta in Italia il microprocessore<br />
per il controllo delle protezioni. Il primato <strong>di</strong> EEI in queste<br />
applicazioni si è consolidato con il controllo a microprocessore dei convertitori<br />
c.a./c.c. e l’impiego degli IGBT nel 1997. Relativamente agli impianti<br />
industriali si è partiti con convertitori c.a./c.c. ad SCR a controllo analogico<br />
per passare al controllo a microprocessore nel 1988-89 e infine, nel 1994,<br />
all’introduzione degli inverter <strong>di</strong>gitali reversibili a controllo vettoriale che,<br />
attualmente, rappresentano il grosso delle applicazioni. I sistemi <strong>di</strong> controllo<br />
del processo sono passati, negli anni, dalla tecnologia analogica alle attuali<br />
configurazioni a microprocessore che prevedono un’unità centrale master<br />
con visualizzazione e parametrizzazione a videotastiera o PC industriale,<br />
tante unità slave quanti sono gli azionamenti coinvolti nel processo e sistemi<br />
<strong>di</strong> comunicazione RS 485, CAN Bus, Profibus DPTM a seconda del tipo <strong>di</strong><br />
impianto.<br />
La <strong>di</strong>versificazione <strong>di</strong> mercato e <strong>di</strong> prodotto è una costante nell’operare <strong>di</strong><br />
EEI; infatti, in parallelo allo sviluppo dei prodotti e dei sistemi de<strong>di</strong>cati alle<br />
applicazioni descritte, a partire dalla fine degli anni ’80, sono state stu<strong>di</strong>ate e<br />
realizzate apparecchiature innovative, destinate a:<br />
• Sistemi <strong>di</strong> recupero dell’energia;<br />
• Sistemi <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento <strong>della</strong> rete;<br />
• Banchi prova per motori;<br />
• Impianti <strong>di</strong> riscaldo a induzione;<br />
• Alimentazione stabilizzata.<br />
In particolare:<br />
• Nel 1987 è stata avviata la produzione dei convertitori <strong>di</strong> frequenza con<br />
tecnologia a SCR, IGBT e MOSFET a seconda del campo <strong>di</strong> frequenze <strong>di</strong><br />
lavoro, utilizzati in impianti <strong>di</strong> riscaldo a induzione;<br />
• Nel 1995 è stato messo a punto un raddrizzatore costituito da un ponte<br />
<strong>di</strong> conversione trifase ad IGBT funzionante su quattro quadranti, a bassissimo<br />
contenuto armonico <strong>di</strong> corrente verso rete e ad elevato fattore <strong>di</strong><br />
potenza; questo prodotto si è prestato a molte applicazioni interessanti,<br />
come: filtri attivi rifasanti da utilizzare in impianti dove convertitori <strong>di</strong><br />
grossa potenza, realizzati con tecnologia classica, determinano forti <strong>di</strong>sturbi<br />
in rete; con<strong>di</strong>zionatori <strong>di</strong> rete; alimentatori stabilizzati a basso impatto<br />
sulla rete; sistemi rigenerativi.<br />
• Dal 1996 EEI è riconosciuta dal Ministero <strong>della</strong> Ricerca Scientifica come
136 VITE D’IMPRESA<br />
EEI 137<br />
“Laboratorio <strong>di</strong> Ricerca”. Questo riconoscimento ha una doppia valenza:<br />
assicura il cliente EEI sull’esperienza e la capacità realizzativa dell’azienda<br />
e sulla capacità <strong>di</strong> costante aggiornamento, da un punto <strong>di</strong> vista tecnologico,<br />
tramite una propria struttura <strong>di</strong> ricerca applicata; permette ad<br />
aziende che intendano sviluppare dei sistemi con caratteristiche sperimentali<br />
innovative, <strong>di</strong> avvalersi <strong>della</strong> EEI per ottenere, secondo la Legge<br />
46/82 art. 4, delle agevolazioni sul costo del macchinario realizzato.<br />
L’evoluzione tecnico-produttiva è stata accompagnata da una particolare<br />
attenzione alla qualità del processo produttivo; questo percorso ha portato al<br />
conseguimento <strong>della</strong> certificazione del sistema <strong>di</strong> qualità in conformità alla<br />
norma ISO 9001. Il certificato numero 3562/00/S è stato emesso dal RINA il<br />
17 settembre 2003.<br />
Missione<br />
Dalla sua costituzione “la società ha per oggetto lo stu<strong>di</strong>o, la progettazione,<br />
la costruzione, l’installazione, la lavorazione in genere, compreso il montaggio,<br />
l’assemblaggio e l’adattamento ad altri beni e strumenti, <strong>di</strong> equipaggiamenti<br />
elettrici ed elettronici, per qualsiasi impiego, sotto forma <strong>di</strong> beni finiti, semilavorati<br />
e singoli componenti”. Nata per rispondere alle sempre più pressanti esigenze<br />
del mercato <strong>di</strong> migliorare il ren<strong>di</strong>mento dei processi industriali attraverso<br />
un accurato e flessibile controllo dei motori elettrici, EEI scelse fin dall’inizio <strong>di</strong><br />
considerare lo sviluppo <strong>della</strong> tecnologia <strong>della</strong> conversione controllata dell’energia<br />
come elemento essenziale attorno al quale costruire le soluzioni richieste<br />
per affrontare anche le applicazioni più impegnative. La missione <strong>di</strong> EEI è sin<br />
dalla sua nascita quella <strong>di</strong> progettare, costruire e applicare sia prodotti, sia sistemi<br />
<strong>di</strong> automazione che, sfruttando le più avanzate tecniche dell’elettronica <strong>di</strong><br />
potenza, possano risolvere aspetti legati al mondo industriale e tutte le problematiche<br />
inerenti alla corretta gestione dell’energia nel suo complesso.<br />
Da sempre EEI progetta, produce e commercializza:<br />
• Sistemi <strong>di</strong> automazione <strong>di</strong> processi industriali nei quali devono essere<br />
coor<strong>di</strong>nati e controllati <strong>di</strong>versi motori elettrici;<br />
• Sistemi <strong>di</strong> automazione per gli impianti a fune de<strong>di</strong>cati al trasporto delle<br />
persone e delle cose;<br />
• Convertitori statici c.a./c.c., c.c./c.a, c.c/c.c. c.a./c.a per l’azionamento <strong>di</strong><br />
motori in corrente continua ed alternata, per l’abbattimento del contenuto<br />
armonico e per il rifasamento delle reti elettriche <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione, per<br />
l’alimentazione, per la conversione <strong>di</strong> frequenza, per il recupero dell’energia<br />
in rete;<br />
• Vari <strong>di</strong>spositivi elettronici a microprocessore per la misura, il controllo e<br />
la visualizzazione delle <strong>di</strong>verse grandezze elettriche e meccaniche.<br />
I convertitori statici, sia per la corrente continua che per l’alternata, costitui-<br />
scono il punto <strong>di</strong> forza e la base delle applicazioni EEI. Di conseguenza, per sod<strong>di</strong>sfare<br />
le <strong>di</strong>verse esigenze delle applicazioni industriali, EEI ha sviluppato una<br />
gamma <strong>di</strong> convertitori particolarmente ampia sia per tipologia sia per potenza.<br />
Nel sistema <strong>di</strong> controllo degli inverter, EEI ha fatto un percorso inverso rispetto<br />
ad altre società del settore: poiché il mercato dei processi industriali richiedeva<br />
da subito applicazioni ad alte prestazioni, l’azienda ha iniziato circa 15 anni fa<br />
a sviluppare il controllo vettoriale a orientamento del campo dal quale sono<br />
stati poi derivati i controlli più semplici. Una delle caratteristiche fondamentali<br />
che hanno consentito a EEI <strong>di</strong> acquisire e mantenere negli anni i propri clienti e<br />
che completano la capacità progettuale e la vocazione all’innovazione, è la flessibilità<br />
nel fornire un servizio completo che va dalla preventivazione al service<br />
post-ven<strong>di</strong>ta; servizio che copre tutte le fasi che vanno dall’esame delle esigenze<br />
del cliente fino alla loro piena sod<strong>di</strong>sfazione, dall’analisi tecnico-commerciale in<br />
fase <strong>di</strong> preven<strong>di</strong>ta alla progettazione H/W e sviluppo S/W, costruzione, assemblaggio,<br />
collaudo; tutte svolte all’interno assicurando elevatissimi standard <strong>di</strong><br />
qualità. L’organizzazione EEI continua ad operare anche dopo la consegna delle<br />
apparecchiature, con la messa in servizio in ogni parte del mondo, la fornitura<br />
puntuale <strong>di</strong> ricambi, i tempestivi interventi su chiamata. Altra caratteristica<br />
fondamentale è la capacità <strong>di</strong> trovare soluzioni originali a problemi complessi<br />
e <strong>di</strong>versificati, fornendo sempre e comunque una soluzione completa, che non<br />
richieda cioè ulteriori implementazioni per il suo inserimento nell’impianto.<br />
EEI oggi<br />
Oggi, dopo oltre vent’anni <strong>di</strong> attività, EEI è al centro <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> società<br />
controllate da una hol<strong>di</strong>ng che ha fatto dello sviluppo dell’elettronica <strong>di</strong> potenza<br />
la sua missione. Le aziende del gruppo, operando in sinergia tra loro, permettono<br />
<strong>di</strong> coniugare flessibilità, prestazioni e competitività per <strong>di</strong>fferenziare l’offerta<br />
proposta da EEI rispetto a quella dei concorrenti. Alcune <strong>di</strong> queste società<br />
operano <strong>di</strong>rettamente con una presenza commerciale sul mercato mentre altre<br />
svolgono un ruolo prevalentemente <strong>di</strong> servizio verso le società del gruppo.<br />
Il sistema è costituito principalmente da due aziende che si rivolgono al<br />
mercato: EEI SRL ed ATE SRL (Induction Heating Applications, orientata ai<br />
sistemi <strong>di</strong> riscaldo a induzione) e da alcune aziende a servizio del processo produttivo<br />
per singole attività:<br />
• Approvvigionamenti e logistica: GME SRL (Procurement & Logistic);<br />
• Assemblaggio <strong>di</strong> elettronica <strong>di</strong> potenza: CEA SRL (Power Electronic Assembly);<br />
• Produzione dei componenti meccanici e <strong>di</strong> carpenteria: Carp. Indust. SRL<br />
(Cabinet Frame & Mechanical Components).<br />
Per migliorare il servizio al cliente, l’organizzazione EEI si avvale anche <strong>di</strong><br />
strutture esterne ed in particolare <strong>di</strong>:
138 VITE D’IMPRESA<br />
EEI 139<br />
• Un centro <strong>di</strong> assistenza tecnica ad Atlanta negli Stati Uniti (North America<br />
Service: ClarKsdale MS);<br />
• Un centro <strong>di</strong> assistenza tecnica nella Corea del Sud (Asia Service: In<strong>di</strong>a,<br />
China and Korea);<br />
• Un laboratorio <strong>di</strong> misura e progettazione EMC per effettuare prove <strong>di</strong><br />
conformità alle norme europee, gestito in consorzio con altre quattro<br />
aziende del Veneto e con sede a Padova (CREI-Ven).<br />
Inoltre EEI ha stabilito partnership in Spagna, in In<strong>di</strong>a e recentemente in<br />
Cina con aziende del settore automazione, per attività <strong>di</strong> commercializzazione,<br />
produzione e assistenza.<br />
In particolare il consorzio CREI-Ven è de<strong>di</strong>cato a promuovere programmi<br />
<strong>di</strong> innovazione tecnologica e <strong>di</strong> aggiornamento nei settori dell’elettronica industriale,<br />
dell’elettromeccanica e dell’automazione, oltre che <strong>di</strong> rilasciare certificazione<br />
CE essendo qualificato come Competent Body.<br />
Il laboratorio EMC <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> una camera anecoica (26 Mhz - 18 Ghz), due<br />
camere schermate ed un’area pre-qualifica; utilizza sistemi <strong>di</strong> misura Amplifier<br />
Research, Comtest, HP, Key Tek, Rohde Schwarz, Siemens, Teseo; è attrezzato<br />
con i più moderni strumenti conformi alla normativa CISPR 16. Vi si possono<br />
eseguire:<br />
• Prove <strong>di</strong> qualifica <strong>di</strong> emissione condotta secondo CISPR 11-14-22;<br />
• Prove <strong>di</strong> pre-qualifica <strong>di</strong> click secondo CISPR 14 per applicazioni civili;<br />
• Prove <strong>di</strong> pre-qualifica <strong>di</strong> armoniche e flicker secondo IEC 1000-3-2/3/5;<br />
• Prove <strong>di</strong> emissione e <strong>di</strong> immunità irra<strong>di</strong>ata;<br />
• Prove <strong>di</strong> qualifica <strong>di</strong> immunità condotta: Fast Transient e Surge secondo<br />
IEC 1000-4-4 e IEC 1000-4-5;<br />
• Prove <strong>di</strong> qualifica <strong>di</strong> immunità condotta secondo IEC 1000-4-6 e IEC<br />
1000-4-11.<br />
EEI, come singola azienda, ha ottenuto infine l’iscrizione all’Albo dei Laboratori<br />
(Legge 46/82 art. 4) con D.M. del 3/1/97 (pubblicazione in Gazzetta<br />
Ufficiale N. 11 del 15/1/1997).<br />
Organigramma<br />
Ricerca e Sviluppo<br />
La produzione <strong>di</strong> EEI è organizzata con una struttura centrale che si occupa<br />
<strong>della</strong> ricerca e sviluppo <strong>di</strong> nuove tecnologie seguendo sia la progettazione <strong>della</strong><br />
parte meccanica, sia la progettazione <strong>di</strong> tutta l’elettronica <strong>di</strong> bordo, dalle schede<br />
<strong>di</strong> controllo a microprocessore e DSP ai sottosistemi <strong>di</strong> potenza. Un numero<br />
sempre maggiore <strong>di</strong> tecnici è impegnato nella realizzazione <strong>di</strong> software, sia utilizzando<br />
le tra<strong>di</strong>zionali tecniche <strong>di</strong> programmazione Assembler per realizzare<br />
il firmware inserito sulle schede a microprocessore e DSP, sia utilizzando le più<br />
recenti tecniche <strong>di</strong> programmazione con schede dSpace e software real-time<br />
che permettono <strong>di</strong> simulare rapidamente in laboratorio il comportamento <strong>di</strong>namico<br />
degli apparati onde mettere a punto soluzioni personalizzate e ottimizzate<br />
per ogni applicazione <strong>di</strong> conversione <strong>di</strong> potenza.<br />
La produzione delle strutture meccaniche e delle schede elettroniche è demandata<br />
ad altre società specializzate facenti parte del gruppo EEI, così come<br />
alcune operazioni <strong>di</strong> montaggio delle parti elettromeccaniche. Il collaudo finale<br />
avviene, invece, sempre nella sede principale <strong>di</strong> EEI, azienda che opera<br />
in regime <strong>di</strong> controllo qualità certificata in accordo alle norme ISO 9001. Da<br />
sempre viene posta particolare attenzione al controllo dei sottosistemi elettronici<br />
che vengono tutti abbinati alla specifica applicazione e quin<strong>di</strong> al cliente,<br />
attraverso co<strong>di</strong>ci a barre che permettono <strong>di</strong> tracciare in un qualunque momento<br />
tutta la storia <strong>di</strong> ogni singolo componente durante l’intera vita del prodotto. “Il<br />
fatto <strong>di</strong> controllare <strong>di</strong>rettamente la tecnologia in ogni singola parte dei nostri<br />
sistemi”, fa notare Balbo, “è il grande punto <strong>di</strong> forza che possiamo garantire ai<br />
clienti. Noi ci rivolgiamo a un mercato che sceglie i nostri prodotti perché fanno<br />
parte <strong>di</strong> un bene <strong>di</strong> investimento che deve durare e produrre profitto e dalla<br />
cui affidabilità <strong>di</strong>pende il successo dell’investimento stesso. Infatti, quasi sempre<br />
i nostri azionamenti svolgono una funzione critica nel processo che stanno<br />
controllando e una loro fermata si potrebbe tradurre in per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> produzione<br />
economicamente molto consistenti. Proprio per questa ragione ci fi<strong>di</strong>amo solo<br />
<strong>di</strong> noi stessi e sviluppiamo in proprio sia le schede <strong>di</strong> controllo sia le sezioni <strong>di</strong><br />
potenza. Solo così, dominando completamente la tecnologia in casa riusciamo a<br />
garantire la manutenzione e la <strong>di</strong>sponibilità dei nostri prodotti anche per <strong>di</strong>eciquin<strong>di</strong>ci<br />
anni dalla loro prima installazione e, qualora un qualche componente<br />
microelettronico <strong>di</strong> base andasse fuori produzione, siamo in grado <strong>di</strong> realizzare<br />
senza grossi problemi una nuova scheda funzionalmente identica alla precedente<br />
anche con componentistica più recente”.<br />
Questo approccio <strong>di</strong> controllo totale <strong>della</strong> tecnologia utilizzata <strong>di</strong>stingue il<br />
criterio <strong>di</strong> realizzazione dei prodotti adottato in EEI rispetto a molte altre realtà<br />
che operano sul mercato con soluzioni più “anonime”, nelle quali si cerca sì l’affidabilità,<br />
ma accompagnandola alla riduzione esasperata dei costi: molte volte,<br />
come è noto, questi due criteri non si sposano bene. “Noi non cre<strong>di</strong>amo”, continua<br />
Balbo, “che i prodotti industriali <strong>di</strong> questa fascia possano essere considerati
140 VITE D’IMPRESA<br />
EEI 141<br />
delle commo<strong>di</strong>ties il cui unico <strong>di</strong>fferenziale sia il prezzo <strong>di</strong> acquisto. Cre<strong>di</strong>amo,<br />
invece, che essi costituiscano dei beni <strong>di</strong> investimento e che la loro valutazione<br />
economica debba tenere conto <strong>di</strong> tutta la vita operativa nella quale il sistema<br />
si inserisce, valutando attentamente i ‘costi nascosti’ dovuti alle inefficienze e<br />
ai fermi impianto. EEI ha accumulato in 22 anni <strong>di</strong> attività una notevole esperienza<br />
applicativa lavorando in <strong>di</strong>versi settori industriali. Questa esperienza<br />
è stata inserita a ‘bordo’ dei prodotti per realizzare una soluzione basata sull’intelligenza<br />
<strong>di</strong>stribuita e ‘vicina’ al processo in modo da ottenere prestazioni<br />
migliori utilizzando un numero inferiore <strong>di</strong> regolatori elettronici e aumentando<br />
<strong>di</strong> conseguenza l’affidabilità complessiva del sistema.”<br />
Andamento del numero <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenti EEI dal 1980 al 2004<br />
La percentuale dei tecnici laureati in EEI è nell’or<strong>di</strong>ne del 30% <strong>della</strong> forza<br />
lavoro complessiva.<br />
Certamente, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> molti suoi concorrenti nel settore degli azionamenti<br />
<strong>di</strong> fascia alta, il personale commerciale non ha bisogno <strong>di</strong> chiedere alla<br />
casa madre estera quando è necessario <strong>di</strong>scostarsi da un prodotto standard<br />
come descritto nei cataloghi. E anche l’andamento del fatturato negli anni ha<br />
dato ragione a questa scelta.<br />
Andamento del fatturato EEI (in migliaia <strong>di</strong> euro) dal 1980 al 2004<br />
La notevole capacità progettuale ed applicativa ha consentito ad EEI <strong>di</strong> collaborare<br />
con istituti universitari, con ENEL e con centri <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> fisica<br />
nucleare. In particolare:<br />
• Nel 1996 ha partecipato al progetto Europeo CRAFT con l’Università<br />
tedesca <strong>di</strong> Paderborn e con quella <strong>di</strong> Padova per lo sviluppo <strong>di</strong> metodologie <strong>di</strong><br />
controllo innovative;<br />
• Nel 1997 e 1998 ha fornito alimentatori stabilizzati <strong>di</strong> varia natura al consorzio<br />
RFX <strong>di</strong> Padova e all’Ecole Politechnique de Lausanne CRPP Technologie<br />
de Fusion.<br />
Settori <strong>di</strong> mercato<br />
I settori nei quali EEI opera sono fortemente <strong>di</strong>versificati e si possono sud<strong>di</strong>videre<br />
in:<br />
Processi industriali. Ambito:<br />
• Lavorazione dei metalli a freddo e a caldo;<br />
• Lavorazione <strong>della</strong> carta;<br />
• Lavorazione <strong>della</strong> plastica e <strong>della</strong> gomma.<br />
Impianti <strong>Industriali</strong>. Ambito:<br />
• Chimica & Petrolchimica;<br />
• Oil & Gas;<br />
• Energia;<br />
• Cemento;<br />
• Ambiente.<br />
Trasporto delle persone e delle cose. Ambito:<br />
• Impianti <strong>di</strong> risalita;<br />
• Trasporto metropolitano a fune;<br />
• Trasporto dei materiali.<br />
Impianti speciali. Ambito:<br />
• Centri <strong>di</strong> ricerca;<br />
• Qualità e con<strong>di</strong>zionamento dell’energia;<br />
• Automotive.<br />
Gli interlocutori principali <strong>della</strong> EEI sono i costruttori meccanici delle apparecchiature<br />
<strong>di</strong> processo, che molto spesso hanno la funzione <strong>di</strong> main contractor,<br />
e le società <strong>di</strong> ingegneria. Per alcuni settori <strong>di</strong> business il rapporto è <strong>di</strong>retto con<br />
i clienti finali (end-user).
142 VITE D’IMPRESA<br />
EEI 143<br />
Prodotti<br />
I prodotti che fanno parte del catalogo EEI comprendono tutta una serie <strong>di</strong><br />
apparati de<strong>di</strong>cati alla conversione <strong>di</strong> energia elettrica, in particolare convertitori<br />
statici, inverter <strong>di</strong>gitali e filtri attivi. I prodotti EEI vengono forniti sia a<br />
integratori <strong>di</strong> sistemi e clienti finali, sia alle altre <strong>di</strong>visioni <strong>della</strong> stessa EEI o <strong>di</strong><br />
altre società del gruppo che commercializzano sistemi <strong>di</strong> automazione “chiavi<br />
in mano”.<br />
Il mercato <strong>di</strong> sbocco principale <strong>di</strong> tutti i prodotti EEI è rappresentato dalle<br />
applicazioni nelle quali l’aspetto energetico ricopre un ruolo fondamentale e<br />
dove un miglior ren<strong>di</strong>mento <strong>della</strong> conversione dell’energia si tramuta <strong>di</strong>rettamente<br />
in un vantaggio competitivo per il cliente. Infatti, ci sono molti processi<br />
produttivi, per esempio nell’industria del cemento o <strong>della</strong> carta, dove l’energia<br />
elettrica può rappresentare la prima voce del costo <strong>di</strong> esercizio e altri settori<br />
in cui la continuità e la qualità dell’energia hanno un impatto<br />
sui costi in<strong>di</strong>retti del prodotto; per esempio, brevi<br />
interruzioni <strong>di</strong> energia causano fermi prolungati <strong>di</strong> produzione<br />
oppure le armoniche presenti in rete causano <strong>di</strong>sturbi<br />
ai sistemi <strong>di</strong> regolazione, surriscaldamenti o danni<br />
ai trasformatori o banchi <strong>di</strong> condensatori per rifasamento.<br />
Proprio perché i prodotti <strong>di</strong> EEI sono rivolti a un settore<br />
dove la qualità dell’energia è un fattore strategico, le tecnologie<br />
utilizzate nei singoli prodotti <strong>di</strong> conversione sono<br />
sempre le più recenti.<br />
I sistemi <strong>di</strong> supervisione, <strong>di</strong> automazione, <strong>di</strong> azionamento<br />
ed alimentazione vengono realizzati utilizzando<br />
un’ampia serie <strong>di</strong> prodotti hardware e software progettati<br />
e realizzati in EEI secondo questa schematica sud<strong>di</strong>visione.<br />
• Azionamenti: inverter, convertitori, chopper, soft start;<br />
• Alimentatori: inverter, caricabatterie, by-pass statici;<br />
• Controllo: schede elettroniche a microprocessore;<br />
• Comunicazione: schede elettroniche de<strong>di</strong>cate;<br />
• Misura e <strong>di</strong>agnostica: strumenti <strong>di</strong>gitali, centraline allarmi, data logger;<br />
• Supervisione: video-tastiera computerizzata, software <strong>di</strong> interfaccia.<br />
A testimonianza <strong>della</strong> varietà <strong>della</strong> produzione EEI si riportano <strong>di</strong> seguito le<br />
schede tecniche (riassunte e semplificate) <strong>di</strong> alcuni prodotti principali.<br />
Convertitori statici CA/CC <strong>di</strong>gitali<br />
Convertitori uni<strong>di</strong>rezionali e bi<strong>di</strong>rezionali <strong>di</strong>gitali per azionamenti in 2 e<br />
4 quadranti con correnti <strong>di</strong> uscita da 40A a 1000A nella versione compatta<br />
82U/B e da 1200A a 3000A nella versione a struttura aperta 8U/BH.<br />
Gamme <strong>di</strong> tensione<br />
Tensioni CA trifasi fino a 415 V<br />
(gamma 1) o 500 V (gamma 2)<br />
Regolazione - Controllo<br />
Scheda <strong>di</strong> regolazione e controllo<br />
dotata <strong>di</strong> microprocessori a 16 bit<br />
de<strong>di</strong>cati al programma applicativo<br />
e alle regolazioni a catena chiusa <strong>di</strong><br />
velocità e corrente, quest’ultima <strong>di</strong><br />
tipo PI o pre<strong>di</strong>ttiva, in opzione.<br />
Configurabilità<br />
Programma applicativo residente<br />
in memoria <strong>di</strong> tipo Eprom o, in opzione,<br />
<strong>di</strong> tipo Flash programmabile<br />
via linea seriale. Vasta gamma <strong>di</strong><br />
programmi <strong>di</strong>sponibili, eventualmente personalizzabili a richiesta, per la configurazione<br />
<strong>di</strong> regolazioni, ingressi/uscite, funzionamento, <strong>di</strong>agnostica. Memorizzazione<br />
dei parametri su memoria riscrivibile <strong>di</strong> tipo EEPROM.<br />
Comunicazione<br />
• Comunicazione seriale RS 485 con unità <strong>di</strong> programmazione e visualizzazione<br />
esterna (unità EEI portatile, videotastiera, pc). Possibilità <strong>di</strong><br />
colloquio con Host Computer <strong>di</strong> impianto e <strong>di</strong> teleassistenza via modem.<br />
• Comunicazione seriale CAN (Controller Area Network) (opzionale).<br />
• Comunicazione seriale PROFIBUS (opzionale).<br />
Inverter <strong>di</strong>gitali<br />
Convertitori CA/CA in arma<strong>di</strong>o per azionamento <strong>di</strong> motori asincroni trifasi,<br />
particolarmente adatti per applicazioni monomotore<br />
quali ventilatori e pompe e per utilizzo gravoso.<br />
Sono <strong>di</strong>sponibili modelli per tre gamme <strong>di</strong> tensione<br />
alternata trifase <strong>di</strong> ingresso: fino a 400Vca, 500Vca<br />
e 690Vca.<br />
Sezione <strong>di</strong> potenza<br />
Circuito <strong>di</strong> potenza composto da gruppo alimentatore<br />
AC/DC a tiristori e gruppo inverter con<br />
IGBT.<br />
Caratteristiche meccaniche<br />
• Gruppi <strong>di</strong> raffreddamento a ventilazione forzata.<br />
• Facile accessibilità e manutenzione: completa<br />
apertura frontale per accesso ai circuiti interni<br />
<strong>di</strong> interfaccia e <strong>di</strong> potenza.
144 VITE D’IMPRESA<br />
EEI 145<br />
Applicazioni<br />
Applicazioni industriali mono/plurimotore che richiedano buone prestazioni<br />
statiche e <strong>di</strong>namiche anche in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> utilizzo gravose. Esempi: ventilatori,<br />
pompe, centrifughe, estrusori, gabbie <strong>di</strong> laminazione.<br />
Controllo<br />
Due tecniche <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong>sponibili, a scelta:<br />
• Controllo a orientamento <strong>di</strong> campo con retroazione <strong>di</strong> posizione e velocità<br />
da encoder incrementale: elevata precisione statica e risposta <strong>di</strong>namica <strong>di</strong><br />
velocità e <strong>di</strong> coppia (anche a velocità nulla e a forti variazioni <strong>di</strong> carico).<br />
Impiego del motore CA in coppia costante o in coppa/potenza costante.<br />
• Controllo Tensione/Frequenza (VA): controllo a catena aperta <strong>di</strong> azionamenti<br />
con motori asincroni privi <strong>di</strong> encoder o <strong>di</strong> sensori <strong>di</strong> posizione<br />
rotore.<br />
Inverter vettoriali<br />
Convertitori CC/CA per azionamenti in quattro quadranti <strong>di</strong> motori asincroni<br />
trifasi (da 2 kW a 400 kW - 3x380V 50HZ, da 2 a 8 poli), particolarmente adatti<br />
per applicazioni multimotore con alimentazione <strong>di</strong> barra CC in comune.<br />
Controllo<br />
Due tecniche <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong>sponibili, a scelta:<br />
• Controllo ad orientamento <strong>di</strong> campo con retroazione <strong>di</strong> posizione e velocità<br />
da encoder incrementale: elevata precisione statica e risposta <strong>di</strong>namica<br />
<strong>di</strong> velocità e <strong>di</strong> coppia (anche a velocità nulla e a forti variazioni <strong>di</strong> carico).<br />
Impiego del motore CA in coppia costante o in coppia/potenza costante.<br />
• Controllo tensione/frequenza (V/F): controllo a catena aperta <strong>di</strong> azionamenti<br />
con motori asincroni privi <strong>di</strong> encoder o <strong>di</strong> sensori <strong>di</strong> posizione rotore.<br />
Microcontrollore a 16 bit per la gestione software <strong>di</strong>: controlli azionamento,<br />
allarmi, <strong>di</strong>agnostica, segnali <strong>di</strong> I/O analogici e <strong>di</strong>gitali.<br />
Avviatori statici Soft Starter<br />
Da sempre EEI si mantiene all’avanguar<strong>di</strong>a nel proporre<br />
prodotti in grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare le più sofisticate<br />
esigenze <strong>di</strong> comando e controllo per i motori asincroni<br />
in CA, in BT e MT con rotore a gabbia <strong>di</strong> scoiattolo.<br />
Gli Avviatori statici Soft Start <strong>della</strong> serie 8T E 8TM<br />
vengono realizzati in unità compatte, complete <strong>di</strong> circuiti<br />
<strong>di</strong> controllo e <strong>di</strong> potenza.<br />
Principio <strong>di</strong> funzionamento<br />
Gli Avviatori statici Soft Start (a tiristori) rappresentano<br />
la soluzione ideale ed economica per l’avviamento<br />
<strong>di</strong> motori asincroni <strong>di</strong> grande potenza sia in me<strong>di</strong>a ten-<br />
sione (MT) che in bassa tensione (BT). Vengono spesso impiegati per sostituire<br />
gli avviatori stella/triangolo, causa <strong>di</strong> forti sollecitazioni sia meccaniche che<br />
elettriche sul motore. La soluzione inserita in un sistema TRASFORMATORE-<br />
DISTRIBUZIONE-CARICO permette <strong>di</strong> aumentare l’efficienza e il numero<br />
<strong>di</strong> avviamenti. L’avviatore statico Soft Start infatti permette la riduzione dello<br />
shock meccanico al motore ed al carico ad esso connesso durante gli avviamenti,<br />
limitando la corrente e la coppia <strong>di</strong> spunto. Un aumento graduale <strong>della</strong><br />
tensione sul motore permette un avvio dolce e privo <strong>di</strong> brusche accelerazioni.<br />
Filtri attivi rifasanti<br />
Lo sviluppo e la <strong>di</strong>ffusione dell’elettronica <strong>di</strong> potenza in ambito industriale,<br />
soprattutto nel settore <strong>della</strong> conversione statica dell’energia, hanno contribuito<br />
a far crescere il problema <strong>della</strong> <strong>di</strong>storsione armonica generata dalle apparecchiature<br />
e rigettata nelle reti elettriche <strong>di</strong> alimentazione. Nel settore <strong>della</strong><br />
conversione dell’energia, il problema è sostanzialmente dovuto all’utilizzo <strong>di</strong><br />
convertitori CA-CC i quali risultano essere carichi reattivi non lineari applicati<br />
alla linea <strong>di</strong> alimentazione. Essi assorbono potenza reattiva e generano armoniche<br />
<strong>di</strong> corrente, le quali, propagandosi nelle linee <strong>di</strong> alimentazione, producono<br />
<strong>di</strong>storsione <strong>di</strong> tensione. Le possibili conseguenze, talvolta anche gravi, sono<br />
esprimibili in termini <strong>di</strong> invecchiamento precoce delle apparecchiature e delle<br />
installazioni, consumi anomali <strong>di</strong> energia, malfunzionamenti <strong>di</strong> circuiti <strong>di</strong> controllo<br />
e sincronizzazione. Il Filtro attivo proposto da EEI è un’apparecchiatura<br />
<strong>di</strong> concezione innovativa espressamente stu<strong>di</strong>ata per combattere il fenomeno<br />
<strong>della</strong> <strong>di</strong>storsione armonica <strong>di</strong> carichi industriali (azione filtrante) e nel contempo<br />
compensare il comportamento reattivo <strong>di</strong> questi ultimi (azione rifasante).<br />
Le sue notevoli performance <strong>di</strong> filtraggio unite ad una facile installabilità,<br />
anche in impianti esistenti, ne fanno la scelta vincente per ogni problema <strong>di</strong><br />
armoniche.<br />
Principio <strong>di</strong> funzionamento del filtro attivo
146 VITE D’IMPRESA<br />
EEI 147<br />
Il principio sul quale si basa il Filtro attivo è quello <strong>della</strong> “compensazione”:<br />
per annullare nella linea trifase le correnti armoniche prodotte da un carico<br />
<strong>di</strong>storcente, il filtro inietta nella stessa linea le medesime armoniche presenti<br />
nella corrente <strong>di</strong> carico, ma cambiate <strong>di</strong> segno. Per realizzare invece l’azione<br />
rifasante, esso genera in linea tre correnti sinusoidali in quadratura rispetto alla<br />
tensione trifase <strong>di</strong> alimentazione e <strong>di</strong> ampiezza <strong>di</strong>pendente dalla corrente reattiva<br />
del carico. La struttura del sistema è sud<strong>di</strong>visa in due sezioni: una sezione<br />
<strong>di</strong> calcolo che legge continuamente le correnti <strong>di</strong> carico e determina il contenuto<br />
armonico e reattivo corrispondente, e una sezione <strong>di</strong> potenza che inietta<br />
in linea le correnti armoniche precedentemente determinate, ma con segno opposto,<br />
e le correnti reattive. La sezione <strong>di</strong> potenza è costituita da un inverter a<br />
tensione impressa controllato in corrente con tecnica <strong>di</strong> modulazione PWM.<br />
Funzionamento attivo<br />
II Filtro attivo adatta in tempo reale la propria risposta alle reali con<strong>di</strong>zioni<br />
armoniche e reattive del carico. L’adattamento alle variazioni <strong>di</strong> ampiezza<br />
delle correnti <strong>di</strong> carico è molto veloce, coinvolgendo al massimo due perio<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
frequenza <strong>di</strong> rete. L’abbattimento armonico rimane pertanto efficace anche in<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> carico a regime frequentemente variabile.<br />
Azione rifasante<br />
II Filtro attivo genera anche correnti reattive per compensare l’assorbimento<br />
<strong>di</strong> potenza reattiva del carico e riportare il fattore <strong>di</strong> potenza al valore impostato<br />
(tipicamente, cos φ = 0.9). Esso può inoltre comandare l’inserzione <strong>di</strong><br />
eventuali banchi capacitivi esterni ausiliari.<br />
Immunità<br />
Eventuali armoniche <strong>di</strong> corrente iniettate in linea da utenze vicine non influiscono<br />
in alcun modo sul corretto funzionamento del Filtro attivo, in quanto<br />
non vengono lette da quest’ultimo. Il Filtro non risente inoltre <strong>di</strong> eventuali <strong>di</strong>storsioni<br />
<strong>della</strong> forma d’onda <strong>della</strong> tensione <strong>di</strong> linea.<br />
Assenza <strong>di</strong> risonanze<br />
Grazie al suo principio <strong>di</strong> funzionamento, non possono insorgere oscillazioni<br />
indesiderate che coinvolgano il Filtro attivo. Infatti, in ogni istante, le correnti generate<br />
sono una copia esatta, a parte il segno, delle correnti armoniche del carico.<br />
Assorbimento nullo<br />
La potenza attiva assorbita dalla linea è limitata alle per<strong>di</strong>te nella sezione <strong>di</strong><br />
potenza (inverter, induttore, cavi). Infatti, il Filtro attivo genera solo correnti<br />
armoniche e reattive senza alcuno scambio significativo <strong>di</strong> energia netta con la<br />
linea elettrica.<br />
Facile installazione<br />
II Filtro attivo va collegato in parallelo alla linea <strong>di</strong> alimentazione, a monte<br />
del carico <strong>di</strong>storcente. La misura delle correnti <strong>di</strong> carico viene effettuata tramite<br />
due trasformatori <strong>di</strong> corrente (TA) posti dall’utilizzatore a valle del punto<br />
<strong>di</strong> inserimento del Filtro.<br />
Facile <strong>di</strong>sinserzione<br />
In caso <strong>di</strong> guasto o manutenzione, il Filtro attivo può essere scollegato dalla<br />
linea <strong>di</strong> alimentazione semplicemente aprendo il suo interruttore generale, ovviamente<br />
senza alcuna interruzione per il carico alimentato.<br />
Rispondenza alle norme<br />
L’apparecchiatura del Filtro attivo è progettata in accordo alle norme IEC<br />
EN 60204-1 sulla sicurezza dell’equipaggiamento elettrico dei macchinari e<br />
risponde alle raccomandazioni IEEE 519 in materia <strong>di</strong> limiti massimi ammessi<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>storsione armonica.<br />
Mercati<br />
Schema a blocchi del filtro attivo<br />
Distribuzione geografica degli impianti EEI
148 VITE D’IMPRESA<br />
EEI 149<br />
È impossibile citare tutti i campi <strong>di</strong> applicazione in cui sono presenti soluzioni<br />
EEI. Quelli in cui le installazioni sono più numerose sono sinteticamente<br />
elencati e descritti qui <strong>di</strong> seguito. Per alcuni sono anche riportati i clienti che<br />
costituiscono, nella documentazione ufficiale, le referenze dell’azienda e che<br />
danno un’idea <strong>della</strong> <strong>di</strong>stribuzione praticamente mon<strong>di</strong>ale <strong>della</strong> sua presenza.<br />
Sistemi <strong>di</strong> automazione <strong>di</strong> processi industriali.<br />
Industrie per la lavorazione dei metalli<br />
Da ormai oltre 20 anni EEI è presente nel mondo delle macchine per la produzione<br />
e lavorazione del filo metallico e in particolare nel mercato delle trafile.<br />
I principali obiettivi dell’azienda sono:<br />
• Aggiornamento costante e tempestivo delle tecnologie <strong>di</strong> controllo e dei<br />
meto<strong>di</strong> produttivi;<br />
• Continuo miglioramento delle prestazioni dei convertitori <strong>di</strong> alimentazione<br />
dei motori;<br />
• Garanzia del livello <strong>di</strong> qualità <strong>della</strong> produzione e del servizio <strong>di</strong> assistenza<br />
al cliente secondo ISO 9001.<br />
La nuova generazione <strong>di</strong> azionamenti e convertitori progettati e prodotti da<br />
EEI si basa su:<br />
• Flessibilità e affidabilità;<br />
• Risparmio energetico e riduzione dei costi <strong>di</strong> investimento;<br />
• Potenziamento <strong>della</strong> supervisione e <strong>della</strong> comunicazione.<br />
Caratteristiche<br />
ACTIVE FRONT END (AFE) - Miglioramento <strong>della</strong> qualità dell’energia.<br />
La EEI propone un nuovo alimentatore ad IGBT per la barra in CC comune<br />
agli azionamenti in CA. Tale sistema assicura: un ridotto contenuto armonico,<br />
un fattore <strong>di</strong> potenza unitario e il recupero dell’energia in rete senza sistemi<br />
<strong>di</strong>ssipativi.<br />
Bassa <strong>di</strong>storsione: il sistema <strong>di</strong> alimentazione assorbe dalla rete corrente praticamente<br />
sinusoidale con il vantaggio <strong>di</strong> evitare ulteriori sistemi <strong>di</strong> filtraggio;<br />
ridurre le per<strong>di</strong>te e ottimizzare il <strong>di</strong>mensionamento <strong>di</strong> trasformatori, interruttori<br />
e altri <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> rete.<br />
Fattore <strong>di</strong> potenza unitario: ottimizza il costo dell’energia senza l’impiego<br />
dei filtri passivi.<br />
Tolleranza ai “buchi <strong>di</strong> rete”: sono <strong>di</strong>sponibili soluzioni che consentono <strong>di</strong><br />
evitare l’arresto incontrollato del processo e danni al materiale, con imme<strong>di</strong>ato<br />
avviamento.<br />
Funzione sensorless: il nuovo inverter <strong>di</strong>spone <strong>della</strong> funzione sensorless per<br />
il controllo vettoriale del motore asincrono senza l’impiego dell’encoder, con<br />
riduzione dei costi e miglioramento dell’affidabilità del sistema complessivo.<br />
Forno <strong>di</strong> riscaldo ad induzione: la EEI è in grado <strong>di</strong> integrare il sistema<br />
con apparecchiature per il trattamento termico del materiale; la società partner<br />
ATE produce forni per riscaldo a induzione utilizzando la stessa tecnologia<br />
elettronica <strong>di</strong> EEI.<br />
Supervisione e comunicazione: controllare il processo ed integrare i suoi<br />
dati in una rete locale <strong>di</strong>venta oggi sempre più in<strong>di</strong>spensabile. EEI, oltre a MMI<br />
<strong>di</strong> base, mette a <strong>di</strong>sposizione un sistema <strong>di</strong> supervisione, integrato nella consolle<br />
<strong>di</strong> controllo, completo <strong>di</strong> PC industriale e monitor LCD operante su piattaforma<br />
Windows NT/98/ Unix. La supervisione <strong>di</strong> sistemi multimacchine o interi<br />
impianti è possibile me<strong>di</strong>ante la realizzazione <strong>di</strong> una rete locale gestita da un<br />
server basato su Windows NT/98 / Unix.<br />
In aggiunta ai sistemi esistenti quali CAN e RS485, è <strong>di</strong>sponibile un bus <strong>di</strong><br />
comunicazione in accordo allo standard EN50170 PROFIBUS in configurazione<br />
slave.<br />
Qualità <strong>della</strong> rete elettrica: in accordo allo standard IEEE519 con convertitore<br />
CA/CC ad assorbimento sinusoidale.<br />
Clienti<br />
Numerosi sono i clienti sia <strong>di</strong>retti che in<strong>di</strong>retti (Oem’s) <strong>di</strong> EEI nel settore<br />
industriale dove opera da anni principalmente ed in particolare su:<br />
- Laminatoi<br />
- Trafile rettilinee a secco, a bagno.<br />
- Cordatrici<br />
- Sbozzatori / Forni <strong>di</strong> ricottura<br />
- Linee trefolo, linee filo, linee treccia.<br />
EEI è leader mon<strong>di</strong>ale nella lavorazione del filo metallico con oltre 1800<br />
impianti realizzati al mondo.<br />
Industrie per la lavorazione <strong>della</strong> carta<br />
EEI ha prodotto fin dall’inizio <strong>della</strong> sua attività equipaggiamenti e sistemi per<br />
l’industria <strong>della</strong> carta. Gli equipaggiamenti prodotti da EEI coprono tutte le esigenze<br />
<strong>di</strong> una cartiera:<br />
• Macchine sezionali<br />
continue con<br />
regolazione <strong>di</strong>gitale<br />
per la produzione<br />
<strong>della</strong> carta;<br />
• Avvolgitori pope e<br />
assiali, svolgitori,<br />
taglia/ribobinatrici,<br />
calandre, patinatrici;
150 VITE D’IMPRESA<br />
EEI 151<br />
• Fan Pump, pulper, addensatori, poli<strong>di</strong>sc;<br />
• Filtri attivi rifasanti serie Actifilter per la riduzione del contenuto armonico<br />
e reattivo <strong>di</strong> corrente;<br />
• Gruppi <strong>di</strong> rifasamento statici.<br />
Il Sistema <strong>di</strong> Comando e Controllo per Macchine Continue integra in maniera<br />
efficiente e tecnicamente allo “stato dell’arte” le funzioni <strong>di</strong> potenza, <strong>di</strong><br />
controllo e <strong>di</strong> supervisione.<br />
Per il comando <strong>della</strong> Macchina Continua sono utilizzati, secondo le esigenze<br />
dell’impianto, Convertitori Statici Digitali CA/CC per motori c.c., oppure Inverter<br />
Vettoriali per motori c.a.<br />
Nel caso <strong>di</strong> soluzione con Inverter Vettoriali, questi sono alimentati a barra<br />
comune, con alimentatore uni<strong>di</strong>rezionale semicontrollato, completo <strong>di</strong> unità <strong>di</strong><br />
frenatura <strong>di</strong>ssipativa su resistenze. In opzione l’alimentatore <strong>di</strong> barra può essere<br />
bi<strong>di</strong>rezionale, con frenatura rigenerativa. I convertitori, sia c.c. che c.a., sono<br />
dotati <strong>di</strong> uno speciale Software “Azionamento per cartiera”, che incorpora tutte<br />
le funzioni tipicamente richieste in un’applicazione per Macchina Continua<br />
(quali Singolo/Cascata, Recupero Ansa, Helper etc.)<br />
Sistemi <strong>di</strong> automazione per gli impianti a fune<br />
EEI produce fin dall’inizio <strong>della</strong> sua attività applicazioni per impianti<br />
a fune ed è in grado <strong>di</strong> fornire una gamma <strong>di</strong> soluzioni per la conversione<br />
“pulita” dell’energia e il controllo dei motori in c.c. che consente <strong>di</strong> far fronte<br />
a ogni esigenza specifica, con prodotti<br />
ormai consolidati dalla lunga<br />
esperienza su numerosi impianti<br />
funiviari; ad esempio convertitori a<br />
tiristori a controllo <strong>di</strong>gitale, in configurazione<br />
“a do<strong>di</strong>ci impulsi” per la<br />
ridotta emissione <strong>di</strong> armoniche e con<br />
rifasamento a banchi capacitivi dotati<br />
<strong>di</strong> inseritori statici. In alternativa, anche<br />
su impianti esistenti, i problemi<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>storsione armonica e <strong>di</strong> potenza<br />
reattiva possono essere efficacemente<br />
risolti associando un Filtro Attivo<br />
Rifasante EEI ad un convertitore “a<br />
sei impulsi” strutturalmente più semplice.<br />
Grazie all’esperienza acquisita in azionamenti <strong>di</strong> elevate prestazioni e<br />
potenza per gran<strong>di</strong> macchine industriali, ora la EEI è in grado <strong>di</strong> proporre<br />
prodotti e soluzioni altrettanto efficaci ed affidabili per l’impiego <strong>di</strong> motori<br />
asincroni trifasi nella trazione <strong>di</strong> ogni tipo <strong>di</strong> impianto funiviario. Ad<br />
esempio in gran<strong>di</strong> impianti (cabinovie, va e vieni) si possono impiegare due<br />
motori asincroni gestiti a coppia/potenza costante in ripartizione del carico,<br />
sfruttandone i vantaggi <strong>di</strong> maggiore robustezza e minor manutenzione, senza<br />
penalizzare le prestazioni <strong>di</strong> coppia e velocità.<br />
Per ciascun motore si impiegano un raddrizzatore con filtro EMI e un inverter<br />
vettoriale, entrambi con circuito <strong>di</strong> potenza ad IGBT gestito con modulazione<br />
PWM; questo sistema scambia con la rete potenza motrice o frenante<br />
già “pulita” (cos φ =1 ed armoniche assai ridotte), senza ricorso a sistemi <strong>di</strong><br />
rifasamento e filtraggio passivi.<br />
Il sistema <strong>di</strong> controllo e supervisione mantiene e perfeziona le soluzioni EEI<br />
ormai lungamente sperimentate, secondo la concezione ad “intelligenza <strong>di</strong>stribuita”<br />
che facilita la messa in servizio e la ricerca e riparazione dei guasti.<br />
Ciascuna delle <strong>di</strong>verse funzioni (comando dell’azionamento o <strong>di</strong> un freno modulato,<br />
sorveglianza <strong>della</strong> velocità, <strong>della</strong> coppia, <strong>di</strong> anticollisione ecc.) viene gestita<br />
da una scheda a microprocessore in<strong>di</strong>pendente, ove necessario duplicata. Il<br />
riassunto dei consensi è affidato a due coor<strong>di</strong>natori a logica statica e ad un terzo<br />
sistema a relè (“Canale C”), sempre con l’obiettivo <strong>di</strong> assicurare la massima<br />
sicurezza e <strong>di</strong>sponibilità dell’impianto.<br />
Ciascuna stazione <strong>di</strong>spone inoltre <strong>di</strong> un Supervisore d’impianto, con pc e<br />
monitor a colori, che dà informazioni assai dettagliate sullo stato dell’impianto<br />
e delle unità a microprocessore <strong>di</strong> tutte le stazioni, fungendo anche da potente<br />
Registratore <strong>di</strong> Eventi. La trasmissione via modem <strong>di</strong> queste informazioni ad un<br />
Supervisore remoto può consentire il monitoraggio centralizzato <strong>di</strong> un parco<br />
impianti e anche l’eventuale teleassistenza da parte <strong>di</strong> EEI.<br />
La gamma dei prodotti EEI copre ogni altra esigenza dell’impianto; dai <strong>di</strong>spositivi<br />
per le sicurezze <strong>di</strong> linea, con nuovi ed efficaci sistemi per la ricerca dei<br />
guasti, ai rinnovati caricabatterie automatici, ai sistemi <strong>di</strong> comando e controllo<br />
per ogni tipo <strong>di</strong> funzione ausiliaria.<br />
I primati EEI nel settore<br />
1979. Impianto bifune a va e vieni Bolzano, primo in Italia con programmatore<br />
completamente statico e primo con due motori principali in ripartizione<br />
<strong>di</strong> carico.<br />
1980. Impianto Sesto Pusteria, primo con alimentazione da gruppi elettrogeni<br />
con controllo <strong>della</strong> massima potenza erogata, per ottimizzazione dell’energia<br />
<strong>di</strong>sponibile.<br />
1981. Impianto bifune a va e vieni Trento - Sardagna, primo in Italia con<br />
coor<strong>di</strong>natori con controllo a microprocessore.<br />
1984. Due tronchi <strong>di</strong> impianto ad ammorsamento automatico a Livigno (SO).<br />
1985. Due tronchi <strong>di</strong> impianto ad ammorsamento automatico a Plan de Corones<br />
(BZ) con la più elevata potenza motrice installata (2 motori da 1100 RW<br />
ciascuno).
152 VITE D’IMPRESA<br />
EEI 153<br />
1987. A La Thuile (AO), primo impianto D.M.C. (Doublé Mono Cable) in<br />
Italia.<br />
1988. Ad Arabba (BL) secondo impianto D.M.C in Italia. Primato per lunghezza<br />
raggiunta, per potenza motrice installata (4 motori da 570 kW) e per<br />
potenza totale installata (6 MW complessivi). Prima sperimentazione dell’abbattimento<br />
delle armoniche con utilizzo <strong>di</strong> trasformatori con avvolgimenti secondari<br />
sfasati <strong>di</strong> 30°.<br />
1994. Primo utilizzo, anche sugli impianti a fune, del Filtro attivo, con abbattimento<br />
delle armoniche con sistema a componenti attivi, che rende l’apparecchiatura<br />
in<strong>di</strong>pendente dalle variazioni <strong>di</strong> carichi in rete e dal degrado dei<br />
componenti passivi utilizzati nei comuni filtri accordati.<br />
1994. Da parte <strong>della</strong> APAVE (Ente Certificatore Francese), certificazione<br />
dell’elettronica EEI per l’unico sistema provamolle attualmente omologato in<br />
Francia.<br />
1997. A Napoli, per la Funicolare del Vomero, prima utilizzazione in Italia<br />
<strong>della</strong> tecnologia a IGBT con quattro chopper, ciascuno da 1200 A massimi, che<br />
alimentano i quattro motori in c.c. con conversione c.c./c.c.<br />
1999. Per la realizzazione dei due tronchi paralleli <strong>della</strong> Funivia Trincerone<br />
- Livrio <strong>di</strong> Passo Stelvio, presentazione dell’impianto innovativo Funifor. Per il<br />
comando e controllo, sistema innovativo EEI con convertitori ca/ca a frequenza<br />
variabile (inverter) <strong>di</strong> tipo vettoriale, con riutilizzo dell’energia restituita dall’impianto<br />
in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> “carico trascinante”. Prima realizzazione del genere<br />
in Europa.<br />
Sistemi statici per la qualità, la continuità ed il recupero dell’energia<br />
EEI è presente nel settore dell’energia con prodotti raggruppabili in tre famiglie<br />
che sono realizzati su specifiche esigenze del cliente:<br />
• Apparecchiature elettroniche <strong>di</strong> potenza per la qualità e la continuità dell’alimentazione<br />
elettrica;<br />
• Alimentatori statici per applicazioni speciali;<br />
• Apparecchiature elettroniche <strong>di</strong> potenza per il collegamento in parallelo<br />
alla rete elettrica o per il funzionamento in isola, <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> produzione<br />
dell’energia elettrica da fonti rinnovabili.<br />
Relativamente al primo gruppo la proposta EEI è articolata come segue:<br />
• Raddrizzatori caricabatterie;<br />
• Gruppi statici <strong>di</strong> continuità:<br />
• Convertitori <strong>di</strong> frequenza:<br />
• Convertitori dc/dc.<br />
Gli alimentatori per applicazioni speciali sono invece in genere caratterizzati<br />
da potenze elevate con prestazioni in uscita molto spinte in termini <strong>di</strong><br />
precisione, stabilità e ripple (per esempio ripple <strong>di</strong> tensione dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 200<br />
ppm). Applicazioni in questo settore sono state realizzate per i centri <strong>di</strong> ricerca<br />
<strong>della</strong> fisica nucleare; EEI può annoverare tra le proprie referenze centri come il<br />
CERN <strong>di</strong> Ginevra e RFX <strong>di</strong> Padova.<br />
Per quanto riguarda il terzo gruppo EEI <strong>di</strong>fferenzia la proposta in funzione<br />
<strong>della</strong> fonte rinnovabile trattata:<br />
• Sistemi <strong>di</strong> conversione statica per turbine eoliche;<br />
• Sistemi <strong>di</strong> conversione statica per impianti fotovoltaici;<br />
• Sistemi <strong>di</strong> conversione statica per celle a combustibile.<br />
I sistemi per turbine eoliche possono essere utilizzati anche per turbine<br />
idrauliche.<br />
Raddrizzatori - Caricabatterie<br />
In sintonia con la propria tra<strong>di</strong>zione, anche per questa tipologia <strong>di</strong> prodotto<br />
EEI propone soluzioni originali alle problematiche che si presentano nell’impiantistica<br />
industriale, utilizzando <strong>di</strong>verse tecniche <strong>di</strong> conversione:<br />
• Ponte trifase totalcontrollato ad SCR;<br />
• Ponte totalcontrollato ad SCR con reazione a do<strong>di</strong>ci impulsi;<br />
• Ponte trifase a <strong>di</strong>o<strong>di</strong> più chopper <strong>di</strong> regolazione;<br />
• Ponte trifase ad IGBT con controllo PWM.<br />
Gruppi statici <strong>di</strong> continuità<br />
I gruppi statici <strong>di</strong> continuità – UPS – svolgono una funzione estremamente<br />
importante nell’ambito degli impianti industriali, essendo de<strong>di</strong>cati all’alimentazione<br />
<strong>di</strong> utenze strategiche intimamente legate al processo. Vengono pertanto<br />
curate in modo particolare certe caratteristiche <strong>di</strong> uscita.<br />
EEI propone inverter interamente <strong>di</strong>gitali, in configurazione monofase e trifase<br />
ad IGBT a tensione impressa e controllato in corrente con modulazione<br />
PWM.<br />
Il by-pass statico è normalmente del tipo ad SCR ma per casi particolari, nei<br />
quali si devono raggiungere tempi <strong>di</strong> commutazione dell’or<strong>di</strong>ne dei microsecon<strong>di</strong>,<br />
EEI ha messo a punto un <strong>di</strong>spositivo ad IGBT.<br />
Le caratteristiche <strong>di</strong> questo prodotto vengono spesso adattate alle speciali<br />
esigenze del cliente.<br />
Sistemi eolici<br />
In questo settore relativamente nuovo EEI ha <strong>di</strong>mostrato ancora una volta<br />
la capacità <strong>di</strong> fare sintesi del proprio bagaglio <strong>di</strong> esperienze in molti campi<br />
<strong>di</strong> applicazione dell’elettronica <strong>di</strong> potenza, fornendo soluzioni evolute ed efficienti.<br />
In particolare per i sistemi <strong>di</strong> generazione collegati in parallelo sulla rete,<br />
è risultata determinante l’esperienza accumulata in molti anni <strong>di</strong> produzione
154 VITE D’IMPRESA<br />
EEI 155<br />
<strong>di</strong> equipaggiamenti elettronici <strong>di</strong> potenza per banchi<br />
prova per motori <strong>di</strong>esel che, in determinate situazioni<br />
<strong>di</strong> prova, costituiscono dei veri e propri<br />
gruppi elettrogeni collegati alla rete: motore <strong>di</strong>esel,<br />
motore asincrono, inverter lato motore, inverter<br />
AFE (Active Front End) lato rete.<br />
L’intero progetto <strong>della</strong> macchina eolica è stato<br />
ispirato dall’intento <strong>di</strong> semplificare il più possibile<br />
la parte meccanica e ottimizzare l’efficienza e la<br />
flessibilità <strong>di</strong> funzionamento. Il generatore elettrico<br />
è un sincrono a magneti permanenti e ciò, insieme<br />
all’elettronica <strong>di</strong> potenza, consente <strong>di</strong> eliminare il<br />
moltiplicatore <strong>di</strong> giri e sistemi <strong>di</strong> regolazione del<br />
passo e permette <strong>di</strong> generare energia in un range<br />
piuttosto ampio <strong>della</strong> velocità <strong>di</strong> rotazione delle<br />
pale.<br />
La produzione <strong>di</strong> energia da fonte eolica è in<br />
forte crescita in tutto il mondo e, mentre da un<br />
lato assistiamo ad una crescita continua <strong>della</strong> massima<br />
potenza generabile da una singola macchina,<br />
dall’altro c’è un notevole interesse per macchine<br />
<strong>di</strong> piccola potenza per funzionamento in parallelo<br />
alla rete e in isola.<br />
EEI ha messo a punto un’apparecchiatura per il collegamento in parallelo<br />
alla rete <strong>di</strong> una turbina eolica da 20 - 50 kW con generatore sincrono a magneti<br />
permanenti. Questa soluzione consente <strong>di</strong> eliminare il moltiplicatore <strong>di</strong> giri e <strong>di</strong><br />
generare energia a frequenza variabile.<br />
La logica <strong>di</strong> controllo è stata sviluppata per gestire in modo attivo le situazioni<br />
<strong>di</strong> funzionamento anomalo (mancanza rete, venti forti), in<strong>di</strong>pendentemente<br />
dal sistema passivo <strong>di</strong> sicurezza adottato (up-hinge, controllo <strong>di</strong> passo<br />
etc). In particolare è possibile mantenere la velocità massima <strong>di</strong> rotazione entro<br />
un limite definito, anche con velocità del vento superiore al valore cui corrisponde<br />
tale limite nell’ambito <strong>della</strong> curva velocità/coppia <strong>di</strong> massima efficienza;<br />
utilizzando in parte il sistema <strong>di</strong> conversione e in parte resistenze <strong>di</strong> frenatura,<br />
si attiva una procedura detta <strong>di</strong> stallo, che porta la macchina a lavorare in con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> minore efficienza aero<strong>di</strong>namica.<br />
Per velocità eccessive del vento o mancanza rete è prevista una procedura <strong>di</strong><br />
fermo macchina che estremizza la procedura <strong>di</strong> stallo.<br />
Inoltre l’apparecchiatura è stata progettata semplificando al massimo l’intervento<br />
manuale per l’avviamento che consiste nello sblocco del rotore, tenuto<br />
bloccato cortocircuitando l’uscita dell’alternatore, e la chiusura dell’interruttore<br />
<strong>di</strong> rete; ciò è sufficiente ad avviare la procedura automatica <strong>di</strong> avviamento.<br />
Sistemi per Celle a Combustibile (fuel cell)<br />
I sistemi <strong>di</strong>stribuiti <strong>di</strong> produzione dell’energia stanno suscitando un interesse<br />
crescente e, fra questi, quelli che utilizzano le celle a combustibile rivestono un<br />
ruolo importante.<br />
EEI, tra<strong>di</strong>zionalmente impegnata nell’innovazione tecnologica dei propri<br />
prodotti volta a sod<strong>di</strong>sfare esigenze vecchie e nuove del mercato, si propone<br />
con una tipologia <strong>di</strong> prodotto messa a punto per prelevare l’energia in corrente<br />
continua prodotta da una cella a combustibile del tipo ad alta temperatura e trasferirla<br />
in rete BT. È costituito da due sta<strong>di</strong> <strong>di</strong> conversione statica dell’energia:<br />
• II primo sta<strong>di</strong>o è un booster dc/dc a IGBT che consente <strong>di</strong> mantenere un<br />
livello <strong>di</strong> tensione continua costante al variare <strong>della</strong> tensione generata;<br />
• II secondo sta<strong>di</strong>o è un inverter AFE ad IGBT che è in grado <strong>di</strong> generare<br />
in rete corrente sinusoidale a basso livello <strong>di</strong> <strong>di</strong>storsione armonica con<br />
fattore <strong>di</strong> potenza prossimo all’unità.<br />
Il controllo può essere in corrente o in potenza e permette <strong>di</strong> seguire la<br />
curva tensione-corrente caratteristica <strong>della</strong> cella; in particolare nel caso in cui<br />
la tensione dovesse scendere sotto un certo livello ritenuto critico per la cella,<br />
la corrente erogata viene limitata e mantenuta a un valore tale da far crescere<br />
la tensione fino a una soglia superiore a quella critica; una volta raggiunto tale<br />
livello <strong>di</strong> sicurezza la corrente viene lasciata nuovamente libera <strong>di</strong> variare secondo<br />
la curva caratteristica già citata.<br />
In caso <strong>di</strong> mancanza <strong>di</strong> rete, o avaria dell’inverter o tensione cella inferiore<br />
ad una soglia prefissata, si ha il <strong>di</strong>stacco automatico del sistema <strong>di</strong> conversione<br />
e l’inserzione automatica <strong>di</strong> un carico resistivo, posto <strong>di</strong>rettamente a valle <strong>della</strong><br />
cella, il cui valore viene gestito dal sistema <strong>di</strong> controllo dell’impianto per mezzo<br />
<strong>di</strong> un <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> modulazione ad IGBT.<br />
Il sistema opera in automatico ricevendo i coman<strong>di</strong> dal controllo dell’impianto<br />
o in locale tramite pannello operatore.<br />
Conclusioni<br />
A conclusione dei nostri incontri, abbiamo chiesto a Balbo quali sono le<br />
prospettive del settore e <strong>della</strong> EEI.<br />
Le sue risposte si sono <strong>di</strong>versificate: per il settore, almeno nel nostro territorio,<br />
vede il futuro in modo abbastanza pessimistico, perché ritiene che i punti <strong>di</strong><br />
forza che fin qui hanno contribuito a farlo prima crescere impetuosamente e poi<br />
primeggiare nel mondo stiano venendo meno. Nota una sempre maggiore <strong>di</strong>fficoltà<br />
a reperire prodotti italiani (motori ma anche batterie) che costituivano la<br />
rete entro cui il “prodotto” automazione si inseriva; vede spegnersi lo spirito <strong>di</strong><br />
innovazione, la voglia <strong>di</strong> rischiare e <strong>di</strong> competere.<br />
Sul futuro <strong>di</strong> EEI, che considera quasi un’eccezione nel panorama italiano, e
156 VITE D’IMPRESA<br />
EEI 157<br />
che, con un pizzico <strong>di</strong> orgoglio, fa notare essere una delle poche realtà a capitale<br />
privato italiano in grado <strong>di</strong> sviluppare la tecnologia dell’elettronica <strong>di</strong> potenza<br />
e <strong>di</strong> progettare, costruire prodotti e sistemi completamente in Italia, è invece<br />
moderatamente ottimista.<br />
Alcuni settori tra<strong>di</strong>zionali (funivie) continuano a produrre or<strong>di</strong>ni (alcune<br />
decine per il 2005 pari ad un terzo <strong>della</strong> capacità produttiva dell’azienda), altri<br />
settori (lavorazione del filo metallico) sono ormai esauriti nei mercati tra<strong>di</strong>zionali<br />
(Europa occidentale, America), anche per la lunga durata degli impianti,<br />
ma continuano a far arrivare or<strong>di</strong>ni da nuovi paesi (Europa orientale, Corea,<br />
Cina).<br />
E poi i nuovi settori, le energie alternative, la cogenerazione, dove gli investimenti<br />
in ricerca ed innovazione cominciano a trovare un mercato.<br />
In altre parole la <strong>di</strong>versificazione <strong>della</strong> produzione e la continua innovazione<br />
delle soluzioni e dei prodotti sono le carte che permettono ad EEI <strong>di</strong> guardare<br />
con fiducia al futuro.<br />
E la prima concreta <strong>di</strong>mostrazione che EEI scommette sul futuro è il nuovo<br />
stabilimento attivo dall’inizio del 2007.<br />
Sono inoltre segnali <strong>di</strong> concreta speranza i tecnici <strong>di</strong> tre colossi mon<strong>di</strong>ali del<br />
settore (giapponesi ed americani) che abbiamo visto <strong>di</strong>scutere nei laboratori<br />
EEI <strong>di</strong> futuri progetti comuni nel campo dell’energia.<br />
E Balbo conclude, nell’ultimo dei nostri incontri: “La fantasia dei nostri tecnici<br />
unita al desiderio impren<strong>di</strong>toriale <strong>di</strong> continuare ad investire in ricerca e sviluppo<br />
faranno sì che il marchio EEI trovi posto anche nelle applicazioni più <strong>di</strong><br />
frontiera”. E intanto ci passa l’articolo, ancora ine<strong>di</strong>to, che chiude questa storia<br />
e apre, grazie alla esperienza passata <strong>di</strong> EEI nei filtri attivi e alla collaborazione<br />
<strong>di</strong> università, aziende partner e clienti, una nuova storia, quella <strong>della</strong> “guerra<br />
all’elettrosmog” condotta con le sue stesse armi, ovvero la compensazione dei<br />
campi elettromagnetici.<br />
Fonti<br />
<strong>Vicenza</strong> negli anni del boom: un viaggio attraverso le cronache e le immagini <strong>di</strong> un periodo<br />
che ha segnato una svolta, con le pagine de «Il giornale <strong>di</strong> <strong>Vicenza</strong>», a cura <strong>di</strong> Antonio<br />
Di Lorenzo, <strong>Vicenza</strong>, Athesis, 2004.<br />
L’Istituto Rossi ha cento anni, a cura <strong>di</strong> Gianni Pellizzari, <strong>Vicenza</strong>, 1978.<br />
Una scuola nella storia. Il Rossi ha 120 anni, «<strong>Vicenza</strong>. Rivista <strong>della</strong> provincia», numero<br />
speciale,1998.<br />
Storia e storie dell’Istituto Rossi, Arcugnano, Campisi, 2003.<br />
«Automazione oggi», n. 232, gennaio 2001.<br />
EEI, Profilo Aziendale, <strong>Vicenza</strong>, 2003.<br />
EEI, Cataloghi tecnici.<br />
www.eei.it<br />
Ringraziamo per la <strong>di</strong>sponibilità a fornire informazioni e materiali Narciso Balbo ed<br />
Elisabetta Spiller.
214 VITE D’IMPRESA<br />
215<br />
l.e.g.o.<br />
legatoria e<strong>di</strong>toriale<br />
gioVanni oliVotto<br />
LAVORO REALIZZATO DA: IpSIa “garbIn”<br />
L.e.G.o. LeGatoria eDitoriaLe Giovanni oLivotto spa<br />
www.legolivotto.com<br />
iPsia “Garbin” schio (vi)<br />
www.ipsiagarbin.it
216 VITE D’IMPRESA<br />
L.E.G.O. 217<br />
Premessa<br />
In principio fu il libro-giocattolo, poi il libro delle favole, il romanzo, oggi il<br />
libro <strong>di</strong> testo, il libro degli inventari, il libro-giornale… I libri ci hanno sempre<br />
accompagnato attraverso le tappe importanti <strong>della</strong> vita.<br />
Il libro oggetto amato e o<strong>di</strong>ato, imposto e cercato, adorato ed emarginato,<br />
ma pur sempre il contenitore delle nostre origini storiche, culturali e sociali.<br />
Nei libri ci siamo noi, il nostro essere persona; rinnegare i libri sarebbe come<br />
rinnegare se stessi.<br />
Il libro macchina intelligente dotata <strong>di</strong> un supporto materiale, che trasforma<br />
la lettura in un percorso e in una scoperta, in una ritualità del voltar pagina, in<br />
una avventura <strong>di</strong> carte e inchiostri dove il frusciare e gli odori e la tessitura delle<br />
superfici già sono un mondo.<br />
Il libro quale trasmettitore <strong>di</strong> conoscenze in questi ultimi anni ha sofferto<br />
a causa dell’espandersi <strong>di</strong> Internet, dei CD e dei DVD. È molto facile premere<br />
un tasto e come per magia appaiono sul video immagini, informazioni<br />
e musica.<br />
Ma le sensazioni <strong>di</strong> possedere un libro, <strong>di</strong> toccarlo, <strong>di</strong> aprirlo, sentire il profumo<br />
delle pagine appena stampate, certamente non si provano davanti a un<br />
video.<br />
Ma dove nascono i libri? Abbiamo deciso <strong>di</strong> andare a scoprire la “fabbrica<br />
del libro”.<br />
La scelta è caduta sulla LEGO, un’azienda che appartiene da più <strong>di</strong> cent’anni<br />
alla famiglia Olivotto, che dei libri ha fatto la sua ragione d’essere.<br />
Storia<br />
“Recuperare la memoria, quella in<strong>di</strong>viduale, per riconoscere e ricostruire la<br />
storia, ritrovare le ra<strong>di</strong>ci per capire chi siamo, che cosa siamo <strong>di</strong>ventati, dove<br />
stiamo andando.”<br />
La storia <strong>della</strong> famiglia Olivotto dal 1900 ad oggi<br />
Le origini<br />
C’era una volta tanti e tanti anni fa, in un paesino del Cadore chiamato Cibiana,<br />
una famiglia <strong>di</strong> nome Olivotto. La piccola comunità, in poche case arroccate<br />
ai pie<strong>di</strong> del monte Rite, allora conduceva una vita abbastanza tranquilla,<br />
vivendo delle poche risorse che davano l’allevamento del bestiame, l’agricoltura<br />
e il legname dei boschi. A metà dell’Ottocento inizia un lento processo <strong>di</strong> emigrazione<br />
che vedrà assottigliarsi la popolazione <strong>di</strong> tanti paesi cadorini tra i quali<br />
anche Cibiana: intere famiglie si spostano verso la pianura dove ci sono indu-<br />
strie e buone possibilità <strong>di</strong> trovare lavoro; tra questi<br />
emigranti c’è anche un giovane, Pietro Olivotto, che<br />
trova lavoro come legatore presso la Tipografia Raschi<br />
a <strong>Vicenza</strong>.<br />
All’alba del Novecento<br />
Negli ultimi anni dell’Ottocento la favorevole<br />
congiuntura internazionale e la maturazione <strong>di</strong> alcune<br />
con<strong>di</strong>zioni necessarie allo sviluppo industriale<br />
consentirono all’Italia <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare una potenza industriale.<br />
La costruzione <strong>di</strong> una rete ferroviaria aveva favorito la formazione<br />
<strong>di</strong> un mercato nazionale, le tariffe doganali avevano protetto questo mercato<br />
dalla concorrenza delle merci straniere e il rior<strong>di</strong>namento del sistema bancario<br />
assicurava una buona circolazione del denaro garantendo la stabilità degli<br />
scambi merce-denaro. Investire <strong>di</strong>ventava quin<strong>di</strong> conveniente e limitatamente<br />
rischioso.<br />
Un’ulteriore con<strong>di</strong>zione necessaria per lo sviluppo industriale fu la nascita <strong>di</strong><br />
alcune banche miste le quali, oltre a occuparsi <strong>della</strong> normale gestione commerciale<br />
del denaro, finanziarono a me<strong>di</strong>o e lungo termine le imprese. Fra questi<br />
istituti c’era la Banca Commerciale, creata nel 1894, che finanziò l’industria<br />
elettrica, la meccanica (la Fiat ottenne prestiti nel 1899) e il settore delle assicurazioni<br />
(le Generali). Il Cre<strong>di</strong>to Italiano finanziò la siderurgia e il settore<br />
chimico. Altre banche meno potenti finanziarono il settore tessile, alimentare e<br />
immobiliare. Il capitalismo italiano, dunque, era già all’origine <strong>di</strong>pendente dal<br />
sostegno finanziario delle banche.<br />
Nel decennio che precede la prima guerra mon<strong>di</strong>ale si <strong>di</strong>ffonde in Italia una<br />
generale situazione <strong>di</strong> benessere che <strong>di</strong>pende da due fattori: da un lato la continuità<br />
<strong>di</strong> uno straor<strong>di</strong>nario sviluppo industriale, dall’altro l’intelligente azione<br />
<strong>di</strong> governo <strong>di</strong> Giolitti favoriscono sia le imprese sia la classe operaia garantendo<br />
una bassa conflittualità sociale.<br />
Il red<strong>di</strong>to nazionale pro-capite aumenta del 30% e per la prima volta nella<br />
storia del Paese <strong>di</strong>minuisce la quota percentuale <strong>di</strong> bilancio familiare impiegata<br />
nell’alimentazione.<br />
Anche nel Vicentino, tra Ottocento e Novecento, si fecero avanti nuovi<br />
impren<strong>di</strong>tori, si irrobustirono le vecchie aziende e l’industria acquisì un’intelaiatura<br />
destinata a riproporre alcuni suoi caratteri <strong>di</strong> fondo per tutto il<br />
Novecento. Imprese familiari si potenziarono, acquisirono altre <strong>di</strong>tte, <strong>di</strong>edero<br />
avvio a ristrutturazioni e adeguamenti che preparavano sempre più frequenti<br />
passaggi all’anonima. Insomma, un fervore <strong>di</strong> iniziative e uno svecchiamento<br />
dell’apparato produttivo, un perfezionamento dei meccanismi del sistema capitalistico<br />
ad opera <strong>di</strong> nuove leve delle precedenti <strong>di</strong>nastie o <strong>di</strong> uomini nuovi<br />
dalle umili origini. L’età giolittiana mise in luce uno scenario <strong>di</strong> crescita on-
218 VITE D’IMPRESA<br />
L.E.G.O. 219<br />
dulare e graduale dell’industria vicentina e il coesistere <strong>di</strong> due realtà: quella<br />
“nobile” dei gran<strong>di</strong> capitani d’industria alla seconda o terza generazione come<br />
i Rossi, i Marzotto, i Conte, e quella “oscura” degli umili artigiani che conquistarono<br />
spazi con ogni mezzo nella costellazione dell’artigianato rurale e<br />
<strong>della</strong> piccola industria.<br />
I nuovi impren<strong>di</strong>tori che salivano dal basso si <strong>di</strong>stinguevano per la concezione<br />
patrimoniale dell’azienda, per il tenace attaccamento al lavoro, per la<br />
creatività e la flessibilità. Tra questi le famiglie Laverda a Breganze, Pellizzari e<br />
Beltrame a <strong>Vicenza</strong>.<br />
1900-1915<br />
Anche Pietro Olivotto assieme alla moglie Vittoria decise che era giunto il<br />
tempo <strong>di</strong> mettersi in proprio per sfamare la famiglia. Inizia la propria attività<br />
prima come rigatoria poi come legatoria, in contrà Cantarane al civico 1: con<br />
l’aiuto <strong>della</strong> moglie si legano i libri a mano sul tavolo <strong>della</strong> cucina; quando gli<br />
or<strong>di</strong>ni aumentano, si trasferiscono in cantina e acquistano la prima pressa a<br />
vapore. Giovanni Olivotto, nonno <strong>di</strong> Giulio, aveva 10 anni quando, terminate<br />
le scuole elementari, comincia a lavorare nella legatoria.<br />
1915-1918<br />
Inizia la prima guerra mon<strong>di</strong>ale e Giovanni è costretto a partire per il<br />
fronte lasciando la fidanzata Maria a sostenere l’attività in azienda. Le famiglie<br />
che avevano i loro uomini in servizio militare fruivano del modesto<br />
sussi<strong>di</strong>o elargito dallo Stato, con cui si dovevano far quadrare i conti; c’era<br />
inoltre la possibilità <strong>di</strong> procurarsi i viveri <strong>di</strong>stribuiti con le tessere o attingibili<br />
al contrabbando proveniente dalla vicina campagna, sempre più prosperoso<br />
nonostante la severità degli addetti al dazio. (Il perimetro urbano <strong>di</strong> <strong>Vicenza</strong><br />
era infatti quello contenuto dalle antiche mura me<strong>di</strong>evali: a un passo fuori<br />
dalle storiche porte, dov’erano sistemati i posti <strong>di</strong> controllo daziario, era già<br />
campagna).<br />
Allora gli abitanti del comune <strong>di</strong> <strong>Vicenza</strong> erano poco più <strong>di</strong> 42.000: ai residenti<br />
venivano ad aggiungersi la massa <strong>di</strong> militari <strong>di</strong> stanza oppure in breve<br />
sosta, con i relativi coman<strong>di</strong> fissi e mobili, com’era ad esempio quello <strong>della</strong><br />
Prima Armata inse<strong>di</strong>atosi a <strong>Vicenza</strong> fin dal maggio 1916. Il traffico interno,<br />
prescindendo da quello militare, era limitato ad un’unica linea tranviaria, a<br />
pochi automezzi, alle carrozze e ai carri.<br />
Gli Olivotto passano indenni gli anni <strong>della</strong> prima guerra mon<strong>di</strong>ale e Giovanni,<br />
rientrato dalla guerra, dà all’attività un’impronta impren<strong>di</strong>toriale, raggiungendo<br />
la rispettabile quota <strong>di</strong> 30 <strong>di</strong>pendenti. Spetta a lui il merito <strong>di</strong> aver<br />
coniato l’acronimo L.E.G.O. (Legatoria E<strong>di</strong>toriale Giovanni Olivotto) e il logo<br />
dell’azienda con il motto “Ornate ad Saecula” per dare risalto e prestigio culturale<br />
alla propria attività <strong>di</strong> legatoria.<br />
1919-1933<br />
Nel 1919 nasce il primo figlio <strong>di</strong> Giovanni che però muore prematuramente<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>fterite. Un anno dopo viene alla luce Piero Olivotto, padre dell’attuale<br />
impren<strong>di</strong>tore, e muore il fondatore dell’azienda Pietro Olivotto.<br />
Nel 1933, dopo essere stata per 10 anni in contrà<br />
Soccorso Soccorsetto, l’azienda si trasferisce in via<br />
Porta Nova, per necessità <strong>di</strong> ampliamento in quanto,<br />
nel frattempo, gli operai erano saliti a 120 unità (<strong>di</strong><br />
cui 100 donne). Chiedendo finanziamenti a terzi,<br />
Giovanni acquista un terreno dove costruisce una palazzina<br />
<strong>di</strong> 1000 mq. Al primo piano c’è la fabbrica, al<br />
secondo piano l’appartamento <strong>della</strong> famiglia.<br />
Con Giovanni il processo <strong>di</strong> meccanizzazione <strong>della</strong><br />
produzione si mantiene costantemente al passo con<br />
le innovazioni tecnologiche del periodo e trasforma<br />
l’azienda artigianale in industria.<br />
1940-1945<br />
È il 1940 quando Piero, a 20 anni, si iscrive a Economia<br />
e Commercio all’Università <strong>di</strong> Milano, ma viene<br />
chiamato alle armi all’inizio <strong>della</strong> seconda guerra mon<strong>di</strong>ale. Nel 1944, durante<br />
un’incursione aerea, una bomba colpisce l’angolo sud-ovest dello stabilimento facendolo<br />
crollare e provocando quin<strong>di</strong> notevoli <strong>di</strong>sagi all’attività aziendale.<br />
Dopo l’8 settembre 1943, Piero viene congedato<br />
e assunto come impiegato al Ministero <strong>della</strong><br />
Marina: <strong>di</strong> giorno lavora mentre la sera torna a<br />
casa per aiutare nella ricostruzione dello stabilimento.<br />
Terminata la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale,<br />
nel 1945 l’attività riprende e la produzione riparte<br />
a pieno ritmo grazie all’abilità <strong>di</strong> Piero in<br />
campo commerciale.<br />
Cinquantesimo <strong>della</strong> fondazione<br />
È negli anni <strong>della</strong> ricostruzione, proprio<br />
quando l’Italia sembrerebbe aver bisogno <strong>di</strong> tutt’altro<br />
che <strong>di</strong> libri, che la Lego imbocca la pista<br />
del decollo. Racconta Giulio Olivotto: “Mio padre<br />
ha avuto la capacità <strong>di</strong> indovinare il momento giusto. L’Italia era schiacciata,<br />
ma c’era anche una gran voglia <strong>di</strong> cultura, e l’enciclope<strong>di</strong>a <strong>di</strong>venta uno status<br />
symbol. Sono nate allora le gran<strong>di</strong> fortune e<strong>di</strong>toriali <strong>di</strong> Fabbri, Mondatori, Curcio,<br />
De Agostini, con la prima <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> una cultura <strong>di</strong> massa attraverso i<br />
fascicoli da rilegare. In quel contesto la nostra struttura cresceva meglio <strong>della</strong>
220 VITE D’IMPRESA<br />
L.E.G.O. 221<br />
concorrenza anche perché gli investimenti in tecnologia non ci spaventavano,<br />
c’era il gusto <strong>di</strong> innovare grazie all’espansione che copriva in brevissimo tempo<br />
il costo <strong>di</strong> nuovi macchinari.”<br />
1954-1956<br />
Nel 1954 inizia la costruzione del nuovo capannone nella zona industriale<br />
<strong>di</strong> <strong>Vicenza</strong>, che allora era pressoché deserta. Nel 1956 viene terminata la costruzione<br />
del capannone e da quel momento in poi l’azienda si sviluppa e si<br />
ingran<strong>di</strong>sce sempre <strong>di</strong> più grazie anche all’automazione creata con le nuove<br />
tecnologie. Le ven<strong>di</strong>te sono ancora concentrate sul territorio nazionale.<br />
1960-1973<br />
Gli anni ’60 furono caratterizzati da una forte, e a tratti anche spettacolare,<br />
avanzata dell’industria italiana che, superata per importanza e per numero <strong>di</strong><br />
addetti l’agricoltura, si avviava ad essere il settore leader e trainante del sistema<br />
Italia.<br />
Dagli anni Sessanta agli inizi degli anni Settanta la tendenza dell’impren<strong>di</strong>toria<br />
vicentina è ancora product oriented piuttosto che marketing oriented: le imprese<br />
vicentine innovano sotto il profilo produttivo, aumentando la capacità produttiva<br />
e la produttività. La Lego riflette questa tendenza: la struttura dell’azienda cresce<br />
molto rapidamente grazie ai gran<strong>di</strong> investimenti in tecnologia e all’innovazione<br />
funzionale alla produzione, piuttosto che alla commercializzazione.<br />
È del 1964 l’ultimo importante ampliamento dello stabilimento: si costruiscono<br />
nuovi uffici e nuovi spogliatoi, si ingran<strong>di</strong>scono i magazzini esterni e si<br />
sposta l’entrata dell’azienda da via S. Agostino a Via dell’Industria. Nel 1973 la<br />
Lego, superando le mille unità <strong>di</strong> forza lavoro, <strong>di</strong>viene la più importante legatoria<br />
italiana e tra le prime in Europa.<br />
Nel 1973 inizia il decennio nero per la Lego, determinato da fattori macroeconomici<br />
come la prima crisi petrolifera (con il conseguente aumento del prezzo del<br />
greggio) e l’inflazione a livelli mostruosi che porta i tassi <strong>di</strong> interesse bancari al<br />
23-24%. Questi fattori determinarono, sul piano microeconomico, un aumento<br />
del costo <strong>di</strong> produzione delle enciclope<strong>di</strong>e combinato con un aumento del costo<br />
del denaro. La conseguenza è l’aumento dei prezzi <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta. Il mercato delle enciclope<strong>di</strong>e<br />
con ven<strong>di</strong>ta rateale si è a questo punto drasticamente fermato.<br />
1975-1985<br />
Ricorda Olivotto: “Nel 1975 ci siamo trovati senza or<strong>di</strong>ni; in un anno sono<br />
praticamente sparite Fabbri e Mondadori, cioè l’80% del nostro fatturato. Il<br />
bilancio fu <strong>di</strong>sastroso. Negli incontri con i sindacati si posero sul tavolo due<br />
ipotesi: un aumento <strong>di</strong> efficienza particolarmente elevato o la riduzione delle<br />
<strong>di</strong>mensioni dell’azienda. Visto il clima sociale dell’epoca, il sindacato vide la<br />
proposta come una sfida e iniziarono una serie <strong>di</strong> azioni <strong>di</strong> boicottaggio. Non si<br />
potevano spostare le persone all’interno dello stabilimento, non si poteva chiedere<br />
un’ora <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nario, né un’ora <strong>di</strong> flessibilità perché altrimenti scattava<br />
lo sciopero. Iniziarono una serie <strong>di</strong> lotte sindacali che indebolirono la situazione<br />
economica e finanziaria dell’azienda”.<br />
Nel 1975, vista la crisi del mercato interno, Giulio Olivotto decide <strong>di</strong> internazionalizzare<br />
l’azienda, anticipando quello che sarà l’orientamento delle altre<br />
imprese vicentine negli anni Ottanta. Prima tappa in Inghilterra, dove fonda<br />
una prima rappresentanza, poi in Germania e quin<strong>di</strong>, due o tre anni dopo, in<br />
Francia a Parigi. Nel frattempo la situazione a <strong>Vicenza</strong> non migliora: nel 1977<br />
non riescono a pagare né i premi <strong>di</strong> produzione né le tre<strong>di</strong>cesime e nel 1984 la<br />
situazione è fallimentare.<br />
Nel 1985 Olivotto riesce a vedere la fine del tunnel. Un accordo con il sindacato,<br />
che accetta una soluzione <strong>di</strong> compromesso, è l’unica soluzione possibile<br />
per salvare l’azienda; l’accordo prevede l’ingresso <strong>di</strong> due persone <strong>di</strong> fiducia del<br />
sindacato (un <strong>di</strong>rigente d’azienda e un professore) all’interno del CdA in qualità<br />
<strong>di</strong> garanti.<br />
Negli anni successivi la situazione migliora, non ci sono più scioperi e boicottaggi,<br />
e la Lego reagisce con massicci investimenti in macchinari automatizzati,<br />
soprattutto nella produzione <strong>di</strong> libri sottili. “Ma come tutte le guerre è<br />
stata una sconfitta per entrambe le parti” – aggiunge Olivotto –; “per noi che<br />
non siamo riusciti a farci capire, e per il sindacato, la cui rigi<strong>di</strong>tà ha <strong>di</strong>strutto<br />
centinaia <strong>di</strong> posti <strong>di</strong> lavoro”.<br />
1990-2001. Il periodo delle partecipazioni<br />
La Lego vede l’opportunità <strong>di</strong> sviluppare un’integrazione <strong>di</strong> tipo verticale<br />
con un fornitore. Si tratta <strong>di</strong> Tagliapietra, titolare <strong>della</strong> Eurografica <strong>di</strong> Marano<br />
Vicentino, che, non avendo <strong>di</strong>sponibilità finanziarie e volendo acquistare nuova<br />
tecnologia, decide <strong>di</strong> vendere il 50% dell’azienda alla Lego; dopo due anni Olivotto<br />
acquista il rimanente 50%. Nello stesso periodo due aziende trentine, la<br />
Litovelox e la Legatoria E<strong>di</strong>toriale Trentina, vanno in crisi ed entrano in amministrazione<br />
controllata; la Lego, essendo cre<strong>di</strong>trice, chiede al Tribunale l’affitto<br />
delle aziende con la con<strong>di</strong>zione che se la gestione fosse stata positiva, le avrebbe<br />
acquistate. L’anno successivo acquista infatti il 100% <strong>della</strong> proprietà.<br />
Nel 2001 si presenta l’occasione <strong>di</strong> acquisire la Calderini, un’azienda del<br />
Bolognese, casa e<strong>di</strong>trice con uno stabilimento <strong>di</strong> stampa. Il «Sole 24ore» acquista<br />
la parte e<strong>di</strong>toriale e la Lego acquista la parte industriale che si trovava in<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> obsolescenza, in quanto dalla morte del precedente proprietario<br />
non erano stati fatti investimenti.<br />
2001-2004<br />
In questo periodo entra in azienda la quinta generazione Olivotto: si tratta<br />
<strong>di</strong> Rosa e Giovanni, figli <strong>di</strong> Giulio. Hanno una grossa responsabilità sulle
222 VITE D’IMPRESA<br />
L.E.G.O. 223<br />
spalle, quella <strong>di</strong> dare continuità alla storia <strong>di</strong> una famiglia e <strong>di</strong> un’azienda<br />
ultracentenaria.<br />
Idea impren<strong>di</strong>tiva<br />
L’idea iniziale, come per tutte le imprese che nascono da un in<strong>di</strong>viduo che<br />
comincia a fare le cose con le sue mani, è la necessità <strong>di</strong> dare da mangiare alla<br />
famiglia attraverso il lavoro.<br />
“Questa idea che il lavoro è in<strong>di</strong>spensabile ed è un fatto essenziale <strong>della</strong> vita<br />
– sottolinea Olivotto – era così ra<strong>di</strong>cata nei geni del mio bisnonno che è arrivata<br />
sino a noi, grazie anche alla severità delle madri <strong>di</strong> famiglia che ci hanno inculcato<br />
determinati valori come la convinzione che è assolutamente in<strong>di</strong>fferente<br />
quello che hai o quello che appari <strong>di</strong> essere, la cosa importante è quello che sei<br />
e quello che fai.”<br />
L’impren<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> quarta generazione<br />
Quando pensiamo all’impren<strong>di</strong>tore, nel contesto più ampio del termine, pensiamo<br />
a un uomo che mette assieme fattori sociali, economici e organizzativi<br />
per creare una nuova entità che dà lavoro, benessere, servizi.<br />
Al <strong>di</strong> là <strong>della</strong> motivazione del profitto e del successo, del desiderio <strong>di</strong> fare del<br />
bene, l’impren<strong>di</strong>tore riesce a creare un’organizzazione vitale solo se dentro <strong>di</strong> sé<br />
ha degli ideali, dei valori, dei sogni che chiedono <strong>di</strong> essere realizzati, un’energia<br />
che gli consente <strong>di</strong> percepire i bisogni inespressi <strong>di</strong> chi lo circonda. In questo è<br />
simile all’artista o allo scienziato.<br />
Giulio Olivotto, su questo ultimo aspetto, è decisamente pragmatico. “Più<br />
che artista o scienziato mi sento come un bravo muratore capace <strong>di</strong> trasformare<br />
in case e palazzi i <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> un architetto. Tra noi e l’e<strong>di</strong>tore c’è lo<br />
stesso rapporto: l’e<strong>di</strong>tore progetta il libro, ne stu<strong>di</strong>a i contenuti e ne cura<br />
l’estetica, mentre il legatore esegue il lavoro secondo il progetto, per far sì<br />
che il volume sia ben rifinito, duri nel tempo e non abbia imperfezioni. Nel<br />
mondo dell’e<strong>di</strong>toria e <strong>della</strong> grafica, il nostro compito è <strong>di</strong> costruire il libro”.<br />
Ma Giulio Olivotto, più che un muratore, sembra un Capitan Findus vecchia<br />
maniera, proprio quello <strong>della</strong> pubblicità, capelli e barba bianchi che contrastano<br />
con la pelle abbronzata <strong>di</strong> capitano <strong>di</strong> lungo corso; non veste la giacca<br />
marinara e il berretto blu (semplicemente un pullover con camicia a quadri),<br />
ma capitano d’impresa lo è veramente. Cosa ci si aspetta da un capitano <strong>di</strong><br />
lungo corso? Che racconti la storia <strong>della</strong> sua vita e delle sue imprese. Olivotto<br />
infatti è un bravo narratore, usa parole semplici e spontanee, la voce è<br />
profonda, calma e rassicurante.<br />
Nasce nel 1945, appena terminata la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale e nel 1953,<br />
all’età <strong>di</strong> appena otto anni, ha l’imprinting del successore, quando partecipa<br />
assieme alla famiglia alla posa <strong>della</strong> prima pietra del nuovo stabilimento. Allora<br />
la fabbrica era anche il luogo <strong>di</strong> residenza <strong>della</strong> famiglia Olivotto che abitava al<br />
piano superiore <strong>della</strong> palazzina <strong>di</strong> via Porta Nova. Giulio, quin<strong>di</strong>, era cresciuto<br />
respirando l’aria dello stabilimento e familiarizzando con quel mondo che poi<br />
l’avrebbe visto protagonista.<br />
Frequenta il liceo scientifico e dopo il <strong>di</strong>ploma si iscrive alla facoltà <strong>di</strong><br />
Economia e Commercio a Venezia. La sua si rivela subito una scelta sbagliata,<br />
in quanto il carattere del giovane Giulio è incompatibile con lo spirito<br />
malinconico-romantico <strong>della</strong> città lagunare: stanzetta buia <strong>di</strong> tre metri per<br />
due, calli dove non arriva mai il sole, nebbia costante, e a ciò si aggiungano<br />
la frustrazione <strong>di</strong> assistere a lezioni <strong>di</strong> ragioneria <strong>di</strong> cui non capiva il senso<br />
e appelli d’esame in cui nessuno riusciva ad arrivare in fondo. Si trasferisce<br />
a Padova e si iscrive a Scienze Politiche, si laurea nel giugno del 1970 e in<br />
ottobre dello stesso anno si congeda dal servizio militare e inizia a lavorare<br />
nell’azienda <strong>di</strong> famiglia. L’anno seguente si sposa e arriva subito la prima<br />
figlia Rosa seguita a poca <strong>di</strong>stanza da Giovanni: ambedue i figli lavorano<br />
nell’azienda <strong>di</strong> famiglia.<br />
Le gran<strong>di</strong> passioni <strong>di</strong> Olivotto sono legate a tre elementi <strong>della</strong> natura: terra,<br />
acqua e aria. Lo sci alpino è il primo amore da quando aveva quattro anni, poi<br />
le regate in barca a vela: “Avevo una barca che era un rudere del 1949 – confessa<br />
Olivotto –; quando andavo in vacanza invece che fare il turista facevo il<br />
meccanico, per cui avendo solo quin<strong>di</strong>ci giorni <strong>di</strong> ferie all’anno, ho preferito<br />
venderla”. Infine è riuscito a ottenere il brevetto <strong>di</strong> pilota <strong>di</strong> aerei leggeri e <strong>di</strong><br />
elicotteri, ma non <strong>di</strong>sdegna nemmeno le moto.<br />
Organizzazione<br />
“Quando un’impresa persegue il profitto a scapito <strong>della</strong> tutela dell’ambiente<br />
o <strong>della</strong> giustizia sociale, la prima vittima <strong>di</strong> tale comportamento sarà il proprio<br />
profitto”.<br />
Don L. Ciotti<br />
La mission aziendale<br />
Fare un buon progetto è compito dell’e<strong>di</strong>tore. Trasformare un buon progetto<br />
in un ottimo libro è la missione <strong>della</strong> Lego, che realizza ogni libro rispettandone<br />
la personalità ed esaltandone i valori, consapevole del fatto che un contenitore<br />
ben costruito aggiunge valore al contenuto.<br />
La mission, quale passione per la carta stampata e per il libro, si è trasmessa<br />
<strong>di</strong> padre in figlio per cinque generazioni garantendo la continuità dell’attività<br />
aziendale per più <strong>di</strong> cent’anni, ere<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> famiglia ma anche con<strong>di</strong>visione con
224 VITE D’IMPRESA<br />
L.E.G.O. 225<br />
i <strong>di</strong>pendenti che vedono nell’azienda non solo il luogo fisico dove si lavora, ma<br />
anche il luogo che rappresenta la possibilità <strong>di</strong> lavorare.<br />
La cultura d’impresa<br />
La formula “cultura d’impresa” ha un fondo astratto e intangibile, infatti si<br />
riferisce al carattere dell’impresa, alla sua identità più profonda, alla sua personalità:<br />
è un sistema <strong>di</strong> valori profondamente ra<strong>di</strong>cati e con<strong>di</strong>visi da tutto il<br />
personale che ha il potere <strong>di</strong> legare le persone all’organizzazione e <strong>di</strong> stimolare<br />
il senso <strong>della</strong> mission.<br />
Alla Lego ci sono alcuni valori fondanti che concorrono a creare la cultura<br />
d’impresa:<br />
1. La cultura che ha come base i valori <strong>della</strong> famiglia;<br />
2. La cultura <strong>di</strong> “gruppo”, formata cioè da tutti coloro che lavorano nell’azienda;<br />
ognuno vi svolge un ruolo irrinunciabile e ha modo <strong>di</strong> esprimere a<br />
tutto tondo il proprio modo <strong>di</strong> essere e <strong>di</strong> concepire l’impresa;<br />
3. Una responsabilità sociale: ogni impresa si crea e si arricchisce a partire<br />
dalla conoscenza e dalla sensibilità <strong>di</strong> un singolo, che poi si implementano<br />
con gli apporti <strong>di</strong> tutti coloro che vi lavorano. Questo patrimonio collettivo<br />
deve essere con<strong>di</strong>viso con gli stakeholders in primis, la comunità e il territorio.<br />
I valori<br />
La famiglia<br />
Nella storia <strong>della</strong> Lego la famiglia degli affetti si intreccia con la famiglia<br />
degli interessi per cinque generazioni. Ogni generazione ha aggiunto qualcosa<br />
alla tra<strong>di</strong>zione impren<strong>di</strong>toriale <strong>della</strong> famiglia. In altre parole ogni generazione<br />
ha espresso almeno un giovane con la stoffa dell’impren<strong>di</strong>tore, ossia <strong>di</strong> colui che<br />
ha la capacità <strong>di</strong> formulare una visione del futuro dell’impresa e ha l’energia per<br />
realizzarla anche in situazioni <strong>di</strong>fficili.<br />
La famiglia è stata un punto <strong>di</strong> forza perché ha considerato l’azienda come<br />
un bene patrimoniale <strong>della</strong> famiglia stessa e si è stretta attorno all’azienda nei<br />
momenti <strong>di</strong> crisi facendo uno sforzo finanziario per ricapitalizzarla quando la<br />
necessità lo esigeva. Il comportamento <strong>della</strong> famiglia sul territorio viene identificato<br />
con quello dell’azienda, ma l’azienda al tempo stesso è stata un forte<br />
elemento <strong>di</strong> aggregazione per la famiglia.<br />
I passaggi generazionali, alla Lego, sono stati affrontati con successo grazie<br />
alla famiglia che ha saputo trasmettere valori positivi come il rispetto dell’azienda,<br />
la ricerca dell’unità, la professionalità, la de<strong>di</strong>zione e l’umiltà. “Ma<br />
non solo – racconta Olivotto –. Il passaggio del testimone dal nonno a mio<br />
padre e da questi a me, è stato indolore in quanto tutti hanno cominciato a<br />
delegare il prima possibile. Quando sono entrato in azienda non avevo nessuna<br />
esperienza, eppure mio padre mi ha dato subito una grande responsabilità<br />
senza interferire in alcun modo sulle mie decisioni. Sento <strong>di</strong> aver contribuito a<br />
traghettare l’azienda da una generazione all’altra, un passaggio doveroso verso<br />
chi mi ha preceduto e non meno nei confronti <strong>di</strong> chi mi seguirà”.<br />
Il gruppo<br />
Il legame dei <strong>di</strong>pendenti con la Lego è sempre stato molto forte. “Basti pensare<br />
che decine <strong>di</strong> uomini e donne hanno trascorso l’intera vita lavorativa alla<br />
Lego” – racconta Giulio Olivotto –. Tra questi, in particolare, una <strong>di</strong>pendente<br />
<strong>di</strong> nome Teresa Falcipieri, iscritta nel libro matricola alla data <strong>di</strong> assunzione del<br />
1919 con la qualifica <strong>di</strong> impiegata, e rimasta in servizio sino al 1960. Per molti<br />
anni è stata l’unica impiegata dell’azienda.<br />
“Alla Lego non ci sono azioni particolari che mirano a motivare il personale<br />
– spiega Olivotto –; le persone lavorano allo scopo <strong>di</strong> far funzionare un’organizzazione,<br />
se ne fai parte e ve<strong>di</strong> che l’organizzazione funziona, ti senti fiero<br />
<strong>di</strong> questo qualcosa che va bene e ti piace continuare a fare quello che fai. Nelle<br />
aziende <strong>della</strong> mia famiglia la gente ci arrivava e se poteva ci rimaneva tutta la<br />
vita; evidentemente l’ambiente è sempre stato motivante, capace <strong>di</strong> dare sod<strong>di</strong>sfazioni<br />
e tranquillità oltre che <strong>di</strong> perpetuare il desiderio <strong>di</strong> rimanere”.<br />
Le persone sono il vero patrimonio <strong>della</strong> Lego, la loro capacità, l’esperienza<br />
e la consapevolezza del proprio ruolo sono determinanti nel raggiungimento <strong>di</strong><br />
obiettivi quali efficienza, qualità e sod<strong>di</strong>sfazione del cliente.<br />
L’azienda è un mezzo per dare valore ai suoi uomini e dare valore al patrimonio<br />
umano che gravita attorno ad essa. “È l’uomo il cuore, il motore dell’azienda,<br />
se l’azienda va bene il merito è in parte dell’impren<strong>di</strong>tore, ma soprattutto degli<br />
uomini che vi lavorano” puntualizza Olivotto.<br />
Responsabilità sociale<br />
Le imprese hanno una “responsabilità sociale”. Il termine stesso implica il<br />
concetto <strong>di</strong> rispondere, render conto a qualcuno <strong>di</strong> qualcosa. Perciò ogni responsabilità<br />
è, inevitabilmente, un evento sociale che coinvolge gli stakeholders<br />
sia interni che esterni.<br />
“L’impresa non può essere considerata un bene personale nel senso letterale<br />
del termine, ma deve essere vista e vissuta come un bene sociale. Ne<br />
consegue che l’impren<strong>di</strong>tore nella sua attività <strong>di</strong> guida e <strong>di</strong> gestione è chiamato<br />
a svolgere un ruolo sociale e da tale ruolo non può prescindere”, spiega<br />
Olivotto. “Il profitto non può essere il principale o, come spesso succede,<br />
l’unico obiettivo”. Il profitto è necessario e l’impren<strong>di</strong>tore ha il dovere <strong>di</strong><br />
considerarlo come mezzo per creare sviluppo e <strong>di</strong>ffondere ricchezza. Alla<br />
Lego esiste una missione sociale, anche se non esplicitata, <strong>di</strong> cui Giulio Olivotto<br />
non parla molto volentieri forse perché è stata un’azione spontanea, e<br />
non finalizzata al miglioramento dell’immagine aziendale. Diversi anni fa è<br />
stata fondata da Giulio Olivotto un’<strong>Associazione</strong> che porta il nome del nonno
226 VITE D’IMPRESA<br />
L.E.G.O. 227<br />
Giovanni Olivotto, nata dall’idea <strong>di</strong> mantenere in vita la legatoria artigianale.<br />
L’associazione gestisce una scuola a <strong>Vicenza</strong>, in via Delle Cappuccine, dove<br />
si tengono corsi <strong>di</strong> legatoria artigianale e industriale, cartotecnica, restauro<br />
cartaceo e decorazione <strong>della</strong> carta. Dal 1999 l’associazione si occupa <strong>di</strong> promuovere<br />
nuovi progetti presso gli istituti <strong>di</strong> pena o strutture a<strong>di</strong>bite alla<br />
riabilitazione <strong>di</strong> soggetti tossico<strong>di</strong>pendenti. Attualmente è attivo un progetto<br />
<strong>di</strong> laboratorio <strong>di</strong> legatoria e cartotecnica presso la casa <strong>di</strong> reclusione “Due<br />
Palazzi” <strong>di</strong> Padova. Il laboratorio è utilizzato per cinque giorni la settimana<br />
da quattro detenuti che lavorano come artigiani legatori, il loro lavoro viene<br />
riconosciuto in base alle commesse raccolte.<br />
L’ambiente<br />
Alla Lego l’impatto ambientale è quasi nullo, perché le scorie derivanti dalla<br />
lavorazione vengono tutte riciclate. I raffili <strong>di</strong> carta imballati vengono spe<strong>di</strong>ti<br />
alle cartiere dove vengono riutilizzati per produrre altra carta; le polveri <strong>di</strong><br />
cellulosa e <strong>di</strong> patina, filtrate dal sistema <strong>di</strong> aspirazione, <strong>di</strong>ventano compresse riciclabili;<br />
i pallets inutilizzabili vengono macinati e servono per riscaldare, senza<br />
utilizzare una goccia <strong>di</strong> petrolio o <strong>di</strong> gas.<br />
Le piante simbolo <strong>della</strong> Lego<br />
L’entrata dell’azienda fa parte del fabbricato originario terminato nel 1956.<br />
Varcata la soglia, all’inizio <strong>della</strong> scalinata che porta agli uffici, si rimane colpiti<br />
da un miracolo <strong>della</strong> natura: una pianta <strong>di</strong> philodendro monstera con quattro<br />
tronchi <strong>di</strong> circa trenta centimetri <strong>di</strong> circonferenza, che affondano le loro ra<strong>di</strong>ci<br />
in enormi vasi <strong>di</strong> terracotta. I rami, con le loro ra<strong>di</strong>ci aeree, lunghi tre o quattro<br />
metri coprono interamente le pareti e il soffitto <strong>della</strong> sala. Sembra quasi che<br />
i rami sostengano l’azienda e ne assicurino la longevità. Quella pianta ha un<br />
significato particolare per la Lego e la famiglia Olivotto perché piantata dalla<br />
nonna <strong>di</strong> Giulio nell’anno <strong>di</strong> costruzione del fabbricato, cioè nel 1956; sembra<br />
<strong>di</strong>re che c’è ancora spazio per farla crescere, per innestarvi nuovi rami, per<br />
coltivarla secondo il tempo <strong>della</strong> nuova generazione. L’altra pianta si trova ai<br />
piani superiori vicino agli uffici: un ulivo <strong>di</strong> acciaio inossidabile regalato dai <strong>di</strong>pendenti<br />
in occasione del centenario. L’ulivo ha una assonanza con il cognome<br />
dell’impren<strong>di</strong>tore e soprattutto è simbolo <strong>di</strong> fertilità e <strong>di</strong> rinascita, <strong>di</strong> resistenza<br />
alle ingiurie del tempo e delle guerre, simbolo <strong>di</strong> pace e <strong>di</strong> prosperità. Si nota<br />
nella parte bassa <strong>della</strong> pianta qualcosa <strong>di</strong> anomalo: un ramo spezzato che sta a<br />
in<strong>di</strong>care il decennio <strong>di</strong> liti con i sindacati.<br />
Le aziende controllate<br />
Il gruppo Lego comprende altre tre aziende, ciascuna caratterizzata da una<br />
particolare specializzazione nell’ambito e<strong>di</strong>toriale: un pool in grado <strong>di</strong> ottenere<br />
una produzione flessibile, completa e articolata.<br />
Legoprint <strong>di</strong> Lavis (Trento). Specializzata<br />
in stampa rotativa a uno o due colori,<br />
unisce all’elevata capacità produttiva una<br />
gran<strong>di</strong>ssima flessibilità, versatilità e velocità.<br />
La considerevole <strong>di</strong>mensione del suo magazzino automatico per bobine,<br />
semilavorati e prodotti finiti, capace <strong>di</strong> ben 8.320 posti pallet, garantisce un<br />
flusso ottimale a tutto il ciclo <strong>di</strong> lavorazione.<br />
Eurografica <strong>di</strong> Marano Vicentino (<strong>Vicenza</strong>). Specializzata nella stampa<br />
offset piana a colori, l’azienda si propone al<br />
cliente come partner unico gestendo tutte le<br />
fasi <strong>della</strong> lavorazione, dalla progettazione grafica<br />
alla consegna del prodotto finito. La completa<br />
gamma <strong>di</strong> formati macchina permette la<br />
realizzazione <strong>di</strong> qualsiasi tipo <strong>di</strong> stampato. Dal<br />
2003 l’Eurografica si è arricchita <strong>di</strong> una nuova<br />
<strong>di</strong>visione, la Kina Italia, affermata da 110 anni<br />
a livello internazionale nel settore turistico, in<br />
particolare nella pubblicazione <strong>di</strong> cartoline,<br />
calendari, libri e guide turistiche, da qualche<br />
anno anche in qualità <strong>di</strong> e<strong>di</strong>tore.<br />
Calderini Officine Grafiche <strong>di</strong> Ozzano Emilia<br />
(Bologna). Azienda <strong>di</strong> grande tra<strong>di</strong>zione, si<br />
caratterizza per la qualità <strong>della</strong> produzione, assorbita in prevalenza da stampati<br />
commerciali <strong>di</strong> alta qualità e riviste. Il servizio offerto va dalla scansione <strong>di</strong><br />
originali fino alla confezione e alla postalizzazione del prodotto finito.<br />
I prodotti<br />
“Se vogliamo conoscere il senso dell’esistenza, dobbiamo aprire un libro; là<br />
in fondo, nell’angolo più oscuro del capitolo, c’è una frase scritta apposta per<br />
noi.”<br />
Pietro Citati<br />
Breve storia del libro<br />
Nel vocabolario il libro viene definito come “un insieme <strong>di</strong> fogli che contengono<br />
un testo stampato e manoscritto, rilegati e provvisti <strong>di</strong> copertina”.<br />
Il “libro a stampa” nasce nel XV secolo, ovvero con l’introduzione dell’alfabeto<br />
a caratteri mobili da parte <strong>di</strong> Gutenberg. Fu lui a rivoluzionare il sistema<br />
<strong>di</strong> produzione del libro componendo la forma grafica <strong>della</strong> scrittura manuale<br />
in una sequela <strong>di</strong> singoli blocchetti metallici componibili all’infinito, tali da<br />
produrre potenzialmente infinite serie logiche <strong>di</strong> parole, frasi, perio<strong>di</strong> e pa-
228 VITE D’IMPRESA<br />
L.E.G.O. 229<br />
gine. Un processo combinatorio già noto alla scrittura degli amanuensi, ma<br />
profondamente innovato nella misura in cui veniva percepita la possibilità <strong>di</strong><br />
sequenze inesauribili che la scrittura artificiale (così venne chiamata la stampa<br />
dai contemporanei: ars artificialiter scriben<strong>di</strong>) poteva facilmente realizzare. È<br />
l’idea <strong>di</strong> poter comporre e scomporre una pagina fatta <strong>di</strong> singole unità metalliche<br />
(i singoli caratteri) a rivoluzionare il sistema <strong>di</strong> produzione del libro: da<br />
ogni combinazione pazientemente realizzata, utilizzata come matrice, <strong>di</strong>venta<br />
possibile imprimere migliaia <strong>di</strong> pagine tutte uguali, per poi procedere a nuove<br />
composizioni e nuove impressioni.<br />
Il libro, sia esso manoscritto o stampato, ha rappresentato per secoli uno<br />
straor<strong>di</strong>nario status symbol, posseduto da pochi in ragione <strong>della</strong> sua preziosità,<br />
del suo valore e <strong>della</strong> sua in<strong>di</strong>scussa aura simbolica. Tutta la civiltà occidentale,<br />
ma anche il mondo musulmano, si fonda sul libro sacro per eccellenza, e questa<br />
idea <strong>di</strong> sacralità accompagna la storia dell’oggetto-libro nei secoli.<br />
Con la stampa si assiste a un processo <strong>di</strong> espansione e <strong>di</strong>ffusione del valore<br />
simbolico del libro, in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> categorie che prima <strong>di</strong> allora non potevano<br />
permettersene l’acquisto e che invece ora si sentono parte <strong>di</strong> un grande sistema<br />
non solo culturale, ma principalmente sociale. Il libro come oggetto <strong>di</strong> uso comune<br />
è una conquista abbastanza recente, ottocentesca, collegata all’avvento <strong>di</strong><br />
una classe sociale, la borghesia, che fa del libro il proprio strumento <strong>di</strong> riven<strong>di</strong>cazione<br />
sociale.<br />
La vera democratizzazione dell’oggetto-libro si ha solo dopo la rivoluzione<br />
industriale in Inghilterra, qualche decennio dopo in Francia e verso la metà<br />
dell’Ottocento, finalmente, in Italia, ad opera in questo caso <strong>di</strong> grosse case<br />
e<strong>di</strong>trici consapevoli del vantaggio economico che sarebbe loro derivato dalla<br />
produzione <strong>di</strong> massa del libro stampato con proce<strong>di</strong>menti meccanici.<br />
La prima industria dell’e<strong>di</strong>toria nasce a Torino (con l’e<strong>di</strong>tore Pomba) e<br />
quin<strong>di</strong> in Lombar<strong>di</strong>a (Sonzogno, Treves etc.) con l’introduzione delle prime<br />
macchine tipografiche a vapore in grado <strong>di</strong> realizzare tirature inimmaginabili<br />
con proce<strong>di</strong>menti tra<strong>di</strong>zionali.<br />
Di libro in libro<br />
I cartonati<br />
Sono i libri con la copertina <strong>di</strong> cartone rivestito, dai libri illustrati dove l’elemento<br />
<strong>di</strong> pregio è l’estetica, ai manuali e <strong>di</strong>zionari dove è la robustezza che conta.<br />
La Lego è sempre stata all’avanguar<strong>di</strong>a nella tecnologia del cartonato che è la sua<br />
specialità. Impianti <strong>di</strong> finissaggio per sopracoperte, protezione in PVC, etichette,<br />
inserti rendono eseguibili in linea, a costi industriali, operazioni <strong>di</strong> rifinitura. Nell’ambito<br />
dei cartonati il capolista assoluto è il libro sottile. Proprio la Lego infatti<br />
ha sviluppato una tecnologia specifica, ora <strong>di</strong>ffusa in tutto il mondo.<br />
I flessibili<br />
Formula interme<strong>di</strong>a fra brossura e cartonato, unisce i pregi <strong>di</strong> entrambi: la<br />
copertina, esteticamente simile a quella <strong>di</strong> un cartonato, mantiene il vantaggio<br />
<strong>della</strong> flessibilità e <strong>della</strong> maneggevolezza. È la legatura ideale per libri <strong>di</strong> frequente<br />
consultazione, come guide ed atlanti.<br />
La brossura<br />
La parola brossura deriva dal francese brochure, o meglio da brocher che significa<br />
“fare in fretta, senza cura”; quin<strong>di</strong>, propriamente, “legatura alla buona”.<br />
È un tipo <strong>di</strong> legatura usata per le e<strong>di</strong>zioni economiche, in cui la copertina è <strong>di</strong><br />
semplice carta pesante. La brossura può essere fresata (in questo caso si fresa<br />
il dorso del libro e si aggiunge la colla; tipico dei tascabili), cucita con ago e<br />
filo (con un costo maggiore <strong>della</strong> precedente lavorazione) oppure cucita a punti<br />
metallici: in tal caso si chiama rivista.<br />
Gli spiralati<br />
Una specie <strong>di</strong> brossura i cui fogli sono tenuti assieme da una spirale metallica.<br />
I volumi <strong>di</strong> pregio<br />
L’azienda ha l’esperienza e la capacità necessarie per produrre industrialmente<br />
pubblicazioni <strong>di</strong> alto pregio. In questi casi le tecniche <strong>di</strong> preparazione,<br />
rinforzo e abbellimento escono dagli standard <strong>di</strong> produzione, per conferire al<br />
volume quella impronta artigianale che trasforma un libro importante in un<br />
libro straor<strong>di</strong>nario.
230 VITE D’IMPRESA<br />
L.E.G.O. 231<br />
Servizi del gruppo Lego<br />
Il gruppo Lego offre ai propri clienti una linea completa <strong>di</strong> servizi <strong>di</strong> produzione<br />
per l’e<strong>di</strong>toria:<br />
1. Progettazione grafica<br />
2. Composizione<br />
3. Fotografia <strong>di</strong>gitale<br />
4. Selezione colori<br />
5. Videoimpaginazione<br />
6. Uscita film<br />
7. Computer to Plate (CTP)<br />
8. Gestione e archivio immagini su CD<br />
9. Stampa <strong>di</strong>gitale per bassi quantitativi<br />
10. Stampa offset a foglio a 4 e 5 colori<br />
11. Stampa Roto-Offset a 1, 2 e 4 colori<br />
12. Legatura<br />
13. Spe<strong>di</strong>zione ai magazzini del cliente<br />
Le tecnologie<br />
Dall’albero al libro<br />
“Per fare un libro ci vuole la carta, per fare la carta ci vuole un albero…”.<br />
Inizia così la lezione <strong>di</strong> Olivotto nell’austera sala riunioni <strong>della</strong> Lego che per<br />
l’occasione si trasforma in aula.<br />
Le materie prime per la produzione dei libri sono la carta, l’inchiostro, il<br />
filo e la colla. La carta, materia prima principale, è un prodotto costituito da<br />
fibre vegetali e sostanze <strong>di</strong> carica minerali inerti. Le fibre vegetali provengono<br />
in massima parte dal legno; per produrre paste cartarie si utilizza cellulosa<br />
derivante prevalentemente da legname <strong>di</strong> conifere, pioppo, eucalipto. La carta<br />
prodotta in Europa e in Nord America si ottiene quasi esclusivamente da piantagioni,<br />
molto spesso certificate, con cicli <strong>di</strong> taglio fra i 10 e i 40 anni. La pasta<br />
passa attraverso dei cilindri e <strong>di</strong>venta carta. La carta che si utilizza si presenta<br />
in pallet <strong>di</strong> fogli o arrotolata su una bobina.<br />
La prima fase <strong>di</strong> lavorazione è la prestampa che comprende la progettazione<br />
grafica, selezione dei colori, prove colori e produzione <strong>di</strong> lastre con<br />
computer to plate. L’utilizzo <strong>di</strong> questo strumento ha condotto ad una autentica<br />
rivoluzione in quanto permette l’incisione <strong>di</strong>retta da file delle lastre,<br />
anche <strong>di</strong> grande formato, con l’eliminazione del passaggio su film; determina<br />
una qualità superiore a quella ottenibile con il proce<strong>di</strong>mento tra<strong>di</strong>zionale, la<br />
riduzione dei tempi <strong>di</strong> lavorazione, la nitidezza del punto, la pulizia dell’im-<br />
magine. Una volta ottenuta la lastra si deposita il colore che, come fosse un<br />
timbro, finisce sul pezzo <strong>di</strong> carta.<br />
Per la stampa si utilizzano macchine “offset piana” se si parte da un pallet <strong>di</strong><br />
fogli o “rotoffset” se si parte da una bobina <strong>di</strong> carta. Con la macchina offset la lastra<br />
inchiostrata non stampa <strong>di</strong>rettamente sul foglio <strong>di</strong> carta come in tutti gli altri<br />
sistemi <strong>di</strong> stampa, ma su un tessuto gommato avvolto e teso su un cilindro; dal<br />
tessuto gommato l’impronta si trasferisce sul foglio finale, che viene così stampato<br />
in<strong>di</strong>rettamente. Questo passaggio su un elemento interme<strong>di</strong>o prima <strong>di</strong> arrivare<br />
alla carta permette la stampa <strong>di</strong> matrici a retino riproducenti le mezzetinte, anche<br />
su carta a superficie ruvida. Le macchine rotoffset (o web offset) hanno un<br />
elemento stampante che permette la stampa contemporanea <strong>della</strong> bianca e <strong>della</strong><br />
volta detta anche “caucciù contro caucciù” in quanto i teli gommati ricoprono<br />
contemporaneamente il ruolo <strong>di</strong> telo gommato per il lato interessato e da cilindro<br />
<strong>di</strong> pressione per la stampa del lato opposto. I colori base sono giallo (yellow), blu<br />
(cyan) e rosso (magenta). Il nero è il colore <strong>di</strong> rinforzo.<br />
I fogli stampati <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni vengono prima tagliati; quin<strong>di</strong> inizia<br />
l’operazione <strong>di</strong> piegatura dei fogli. Prima dell’avvento<br />
delle piegatrici automatiche, la piega veniva eseguita a<br />
mano, usando una stecca d’osso. Le pieghe possono essere<br />
parallele o incrociate. I fogli stampati sui due lati<br />
una volta piegati vengono cuciti con filo refe a gruppi <strong>di</strong><br />
otto (ottavo), se<strong>di</strong>ci (se<strong>di</strong>cesimo), ventiquattro (ventiquattresimo)<br />
e trentadue (trentaduesimo). Ogni gruppo<br />
<strong>di</strong> fogli si chiama segnatura e occorre tener presente<br />
che, tra una segnatura e l’altra, cade un incollaggio. Le<br />
segnature possono essere anche solo incollate, in questo<br />
caso il costo è più basso.<br />
Dopo aver piegato e cucito i fogli, l’insieme viene<br />
tagliato con un tagliacarte trilaterale. Prima <strong>di</strong> questa<br />
innovazione tecnica i libri non venivano tagliati (si<br />
chiamavano appunto intonsi) e l’operazione <strong>di</strong> taglio<br />
per l’apertura delle pagine veniva eseguita dal primo
232 VITE D’IMPRESA<br />
L.E.G.O. 233<br />
lettore con un tagliacarte. Con noia o, più spesso, con emozione. Nel reparto<br />
copertine e trance si lavorano le copertine che possono essere rigide, flessibili<br />
o tipo brossura. Il manufatto passa nel reparto incassatura e finissaggio (libri<br />
spessi e sottili): qui il libro, dopo essere stato strutturalmente completato,<br />
riceve tutti gli arricchimenti estetici e funzionali che lo rendono pronto alla<br />
<strong>di</strong>stribuzione. Il libro passa quin<strong>di</strong> al reparto spe<strong>di</strong>zione dove può essere<br />
avvolto singolarmente nel PVC e inserito in uno scatolone, oppure senza scatola<br />
<strong>di</strong>rettamente su un pallet, che viene sistemato sotto un macchinario che<br />
lo avvolge con il PVC e lo spinge in un ascensore automatico: da qui viene<br />
caricato su un camion e spe<strong>di</strong>to al cliente. Un punto <strong>di</strong> forza <strong>della</strong> Lego è la<br />
produzione in tempi rapi<strong>di</strong>: “tre anni fa il tempo me<strong>di</strong>o per fare una tiratura<br />
<strong>di</strong> 50.000 copie dal momento dell’or<strong>di</strong>ne alla consegna sarebbe stato <strong>di</strong> circa<br />
due mesi e mezzo – conferma Olivotto –; <strong>di</strong> recente la performance migliore<br />
è stata <strong>di</strong> cinque giorni”.<br />
Da Lego escono ogni anno 22.000 tonnellate <strong>di</strong> libri, equivalenti a 58.000<br />
bancali, che vengono <strong>di</strong>stribuiti in tutto il mondo. Un volume considerevole <strong>di</strong><br />
merce, la cui logistica viene gestita <strong>di</strong>rettamente da Lego, con l’ingaggio dei<br />
vettori più accre<strong>di</strong>tati in funzione delle destinazioni.<br />
La filiera del libro<br />
La filiera del libro parte dall’autore, passa attraverso l’e<strong>di</strong>tore, il tipografo e<br />
il <strong>di</strong>stributore per arrivare al consumatore finale.<br />
Fase creativa ed e<strong>di</strong>toriale
234 VITE D’IMPRESA<br />
L.E.G.O. 235<br />
Prestampa<br />
Il flusso <strong>della</strong> produzione<br />
I mercati<br />
“Avere la consapevolezza <strong>di</strong> ciò che si sa; conoscere <strong>di</strong> ignorare quello che<br />
non si sa, ecco il vero sapere.”<br />
Confucio<br />
A chi vende<br />
I clienti del gruppo Lego sono gli e<strong>di</strong>tori che curano i rapporti con gli autori<br />
(negoziando i <strong>di</strong>ritti), raccolgono informazioni, curano l’impaginazione, progettano<br />
la parte grafica <strong>della</strong> copertina e si occupano <strong>della</strong> parte pubblicitaria.<br />
Come vende<br />
La strategia <strong>della</strong> Lego è il totale orientamento al cliente: l’azienda collabora<br />
con il cliente fin dalla definizione del progetto e<strong>di</strong>toriale. Conosce a fondo il<br />
metodo <strong>di</strong> lavoro del proprio interlocutore, propone ad ogni cliente soluzioni<br />
globali e personalizzate.<br />
La pianificazione flessibile e integrata dell’attività produttiva attraverso le<br />
“commesse”, permette <strong>di</strong> esau<strong>di</strong>re con puntualità le richieste, mentre i controlli<br />
attuati certificano il rispetto dei livelli qualitativi stabiliti.<br />
All’interno <strong>della</strong> Lego l’attività commerciale è affidata alle donne: la responsabile<br />
del coor<strong>di</strong>namento è Rosa Olivotto, figlia del titolare. La gestione commerciale<br />
interna post-ven<strong>di</strong>ta, nello stabilimento <strong>di</strong> <strong>Vicenza</strong>, è costituita da una<br />
dozzina <strong>di</strong> “capicommessa”: soltanto 2 <strong>di</strong> loro sono uomini. Alla struttura interna<br />
si aggiungono le strutture <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta formate da agenti e ven<strong>di</strong>tori nazionali<br />
ed esteri. L’insieme dei ven<strong>di</strong>tori, che agisce per l’intero gruppo <strong>di</strong> aziende,<br />
occupa oltre una ventina <strong>di</strong> persone.<br />
L’ufficio ven<strong>di</strong>te è impostato per aree geografiche: la responsabile <strong>di</strong> area<br />
tiene i contatti con gli agenti commerciali, ai quali in<strong>di</strong>ca le linee strategiche da<br />
adottare. L’organizzazione commerciale per capicommessa favorisce la comunicazione<br />
<strong>di</strong>retta fra cliente e azienda durante tutto il percorso produttivo.<br />
Dove vende<br />
La tendenza all’esportazione <strong>della</strong> Lego è elevata: si aggira attorno all’80%<br />
<strong>della</strong> produzione totale. Lego vende esclusivamente nei Paesi industrializzati, in<br />
quanto i Paesi in via <strong>di</strong> sviluppo hanno un red<strong>di</strong>to pro-capite che non consente<br />
<strong>di</strong> comprare libri relativamente costosi: questi Paesi tendono a produrre in casa<br />
con standard qualitativi e prezzi molto più bassi.<br />
I mercati europei sono costituiti da Gran Bretagna, Francia, Germania,<br />
Olanda, Scan<strong>di</strong>navia, Russia. Nel Nord America dagli Stati Uniti.<br />
Il mercato del libro non è <strong>di</strong> nicchia, è un mercato perturbato e attaccabile<br />
da qualsiasi parte e estremamente influenzato dall’andamento economico generale.
236 VITE D’IMPRESA<br />
L.E.G.O. 237<br />
“Per fare un esempio – racconta Olivotto –, le nostre macchine da stampa<br />
vengono utilizzate anche per altre produzioni come carta d’imballaggio, carta<br />
da parati, riviste, manifesti e stampati pubblicitari. Se la domanda sul mercato<br />
<strong>di</strong> uno <strong>di</strong> questi prodotti cala le aziende interessate cercheranno <strong>di</strong> <strong>di</strong>versificare<br />
la produzione, andando a influenzare le ven<strong>di</strong>te dei prodotti contigui”.<br />
La sfida che viene dall’Oriente<br />
Il pericolo più grosso per il nostro mercato è la Cina, un Paese con un miliardo<br />
e trecento milioni <strong>di</strong> persone che l’anno scorso ha raggiunto il PIL dell’Italia<br />
e mantiene un incremento del PIL del 10% annuo e un incremento <strong>della</strong><br />
produzione industriale del 17% annuo. Sono sufficienti pochi dati per capire<br />
quali siano le quantità <strong>di</strong> materie prime e <strong>di</strong> energia richieste dalla Cina; non<br />
solo il petrolio, visto che nel 2004 ha consumato il 40% <strong>della</strong> produzione mon<strong>di</strong>ale<br />
<strong>di</strong> cemento e per un certo periodo la domanda cinese <strong>di</strong> ferro ha fatto<br />
raddoppiare il prezzo sul mercato.<br />
La moneta cinese è agganciata al dollaro per cui la svalutazione del dollaro<br />
ha abbassato ulteriormente i prezzi dei prodotti cinesi; inoltre il costo <strong>della</strong><br />
manodopera cinese è inferiore a 10 euro al giorno; non ci sono controlli sulle<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro degli operai e le tasse sono ridotte al minimo. “È un contesto<br />
molto efficiente che usa le stesse tecnologie che usiamo noi – spiega Olivotto<br />
–. Un prodotto cinese e un prodotto europeo nel mio settore non sono <strong>di</strong>stinguibili,<br />
vengono impiegate le stesse macchine da stampa, le stesse macchine<br />
da legatoria, le stesse materie prime, anche la qualità è equivalente ma non il<br />
prezzo! Un prodotto cinese viene venduto sul mercato europeo a prezzi che<br />
sono dal 25% al 60% più bassi rispetto ai miei, questo vuol <strong>di</strong>re che non c’è<br />
assolutamente possibilità <strong>di</strong> competere sul prezzo”.<br />
Mappa mon<strong>di</strong>ale delle ven<strong>di</strong>te<br />
La Lego accetta la sfida. Non si è fermata davanti a due conflitti mon<strong>di</strong>ali e<br />
non si fermerà davanti ai competitors con gli occhi a mandorla, ha le sue carte<br />
da giocare: l’organizzazione e l’automazione <strong>della</strong> produzione che sono ad altissimi<br />
livelli ma soprattutto il “time to market”, cioè la capacità <strong>di</strong> raccogliere la<br />
commessa, produrla e consegnare la merce al cliente nel più breve tempo possibile,<br />
cosa non altrettanto facile per le aziende cinesi considerata la <strong>di</strong>stanza<br />
<strong>della</strong> Cina dal nostro continente.<br />
Fatturato del gruppo Lego<br />
LEGO LEGOPRINT EUROGRAFICA CALDERINI TOTALI<br />
2000 49.078.911 28.627.378 24.011.078 101.717.367<br />
2001 51.449.879 33.760.957 27.405.556 15.255.037 127.871.429<br />
2002 47.513.521 32.246.710 26.286.977 19.426.248 125.473.456<br />
2003 47.361.221 38.314.186 26.707.670 21.135.148 133.518.225<br />
2004 48.842.274 45.218.007 26.037.849 23.036.669 143.134.799
238 VITE D’IMPRESA<br />
239<br />
Ringraziamenti<br />
Grazie a Giulio Olivotto per averci raccontato con tanto entusiasmo la storia<br />
<strong>della</strong> sua azienda attraverso la quale abbiamo capito che la cultura non si forma<br />
solo a scuola, ma ancor prima nella famiglia e poi sul lavoro. Grazie per averci<br />
insegnato che un impren<strong>di</strong>tore non ha solo un approccio <strong>di</strong> tipo economico<br />
che si riduce alla necessità del profitto o <strong>di</strong> reazione alla globalizzazione, ma<br />
si estende su campi <strong>di</strong>versi come il corretto rapporto con i collaboratori, l’attenzione<br />
al sociale, il rispetto come valore, la responsabilità in<strong>di</strong>viduale come<br />
con<strong>di</strong>zione e l’etica come regola. Grazie per averci regalato questa esperienza<br />
dalla quale siamo usciti tutti più ricchi.<br />
Fonti<br />
Testimonianza orale dell’impren<strong>di</strong>tore.<br />
Storia <strong>di</strong> <strong>Vicenza</strong>, L’età contemporanea, a cura <strong>di</strong> Franco Barbieri e Gabriele De Rosa,<br />
<strong>Vicenza</strong>, Neri Pozza, 1993.<br />
Stefano Tene<strong>di</strong>ni, La fabbrica delle idee. Impren<strong>di</strong>tori vicentini si raccontano, <strong>Vicenza</strong>,<br />
1992.<br />
Giovanni Luigi Fontana, Mercanti, pionieri e capitani d’industria: impren<strong>di</strong>tori e imprese<br />
nel vicentino tra ‘700 e ‘900, <strong>Vicenza</strong>, Neri Pozza, 1993.<br />
Spettabile Camera <strong>di</strong> Commercio…: la grafica nelle lettere in<strong>di</strong>rizzate alla Camera <strong>di</strong><br />
Commercio dal 1925 al 1938, a cura <strong>di</strong> Gianlorenzo Ferrarotto, <strong>Vicenza</strong>, Centro Stu<strong>di</strong><br />
sull’Impresa, 2000.<br />
Guida industriale e commerciale amministrativa e professionale del 1927-28 <strong>della</strong> provincia<br />
<strong>di</strong> <strong>Vicenza</strong>.<br />
maculan<br />
azienda agricola<br />
LAVORO REALIZZATO DA: IpSIa “garbIn”<br />
MacULan azienDa aGricoLa srL<br />
www.maculan.net<br />
iPsia “Garbin” seDe coorDinata Di thiene (vi)<br />
www.ipsiagarbin.it
240 VITE D’IMPRESA<br />
MACULAN 241<br />
Premessa<br />
La vite non è soltanto una pianta, e il vino non è soltanto una bevanda. Sono<br />
qualcosa <strong>di</strong> più perché <strong>di</strong>pendono dalla combinazione <strong>di</strong> elementi terrestri e<br />
celesti, dal suolo, dal sole, dalla pioggia.<br />
Sono qualcosa <strong>di</strong> più perché non sono legati<br />
alla pura sopravvivenza del corpo come il<br />
frumento ed i suoi derivati, puramente <strong>di</strong> uso<br />
alimentare; essi, invece, sono legati alla sfera<br />
del superfluo, del benessere. Sono qualcosa <strong>di</strong><br />
più, perché portano all’uomo l’ebbrezza che<br />
per lo stolto è la per<strong>di</strong>zione, ma per il saggio è<br />
il modo per slegarsi dal peso terreno e cercare<br />
la via <strong>della</strong> me<strong>di</strong>tazione e del cielo. Inoltre il<br />
colore del grappolo e del vino simboleggiano i<br />
flui<strong>di</strong> corporali <strong>della</strong> vita (il detto secondo cui<br />
“el vin fa sangue” è un luogo troppo comune<br />
per essere commentato).<br />
Da quando esiste l’uomo come essere civile e<br />
sociale vino e vite sono stati caricati <strong>di</strong> molteplici<br />
significati simbolici. Ricor<strong>di</strong>amo soltanto uno<br />
degli oggetti più noti legati alla simbologia del<br />
vino, del sacro e del legame tra uomo e <strong>di</strong>vinità,<br />
il Graal cui ancora oggi vengono de<strong>di</strong>cati film<br />
e libri più o meno fantasiosi basati sulla ricerca<br />
<strong>della</strong> coppa con cui Cristo bevve nell’ultima cena<br />
e nella quale Giuseppe d’Arimatea avrebbe raccolto<br />
le ultime stille del sangue del Salvatore.<br />
Oggi il vino sembrerebbe un articolo <strong>di</strong><br />
commercio come tanti, una voce <strong>di</strong> attivo o passivo<br />
in una bilancia commerciale sempre pencolante.<br />
Sembrerebbe, ma non è così. Il vino<br />
conserva ancora un lontano bagliore del suo antico valore simbolico. Il varo <strong>di</strong><br />
una nave richiede il ‘battesimo’ <strong>della</strong> bottiglia <strong>di</strong> vino. Le ricorrenze richiedono<br />
la bottiglia speciale, e quando lo spumante trabocca sulla tovaglia, la tra<strong>di</strong>zione<br />
vuole che ci si bagni la punta delle <strong>di</strong>ta e ci si tocchi <strong>di</strong>etro le orecchie o sulla<br />
nuca. È la sopravvivenza, purtroppo inconsapevole, ma ra<strong>di</strong>cata, dell’antico<br />
rito <strong>della</strong> libagione, antico al punto da essere attestato ben prima <strong>della</strong> civiltà<br />
scritta, presso tutti i popoli.<br />
Al Museo Nazionale <strong>di</strong> Este si conservano molteplici rappresentazioni <strong>di</strong><br />
nostri antenati Paleoveneti in pie<strong>di</strong>, con coppe in mano in atto <strong>di</strong> “libare” agli<br />
dei. È l’offerta <strong>della</strong> bevanda alle entità superiori, eseguita prima <strong>di</strong> bere o alla<br />
fine <strong>della</strong> libagione, gettando a terra le ultime gocce <strong>di</strong> vino e de<strong>di</strong>candole a una<br />
<strong>di</strong>vinità.<br />
D’altra parte la produzione del vino, in campagna, è sempre stata legata a<br />
riti e cerimonie: ricor<strong>di</strong>amo la supposta influenza <strong>della</strong> luna sui tempi propizi<br />
per imbottigliare, le feste campestri legate agli antichi riti <strong>della</strong> fertilità in cui le<br />
bevute <strong>di</strong> vino e l’ebbrezza servivano a creare uno spazio sacro, senza tempo e<br />
senza memoria in cui entrare in contatto col <strong>di</strong>vino. Uno spazio, però, temporaneo,<br />
che permettesse poi <strong>di</strong> ritornare nel mondo.<br />
Niente a che vedere con le attuali sbornie del sabato sera, in cui l’eccesso, che<br />
tende a <strong>di</strong>ventare regola, obbe<strong>di</strong>sce soltanto all’imperativo <strong>di</strong> fuggire dal presente.<br />
Idea impren<strong>di</strong>tiva e storia<br />
“La qualità <strong>di</strong> un grande vino deriva da un felice matrimonio fra una serie<br />
<strong>di</strong> fattori naturali e la volontà dell’uomo. A Breganze i fattori naturali ci sono e<br />
la volontà <strong>di</strong> fare gran<strong>di</strong> vini non manca”.<br />
Queste due frasi, riportate sul pieghevole che illustra i vini prodotti dall’azienda,<br />
sintetizzano efficacemente le coor<strong>di</strong>nate (Mission) che hanno dato, e<br />
tuttora danno, l’orientamento a Fausto Maculan per guidare la sua azienda.
242 VITE D’IMPRESA<br />
MACULAN 243<br />
“Volevo ribattere al luogo comune secondo il quale: ‘il buon vino si fa soltanto<br />
a Château Margaux’ ”, spiega Maculan, che è l’autore delle frasi. “Non<br />
credo esistano terre baciate da Dio”, prosegue. “Ci sono territori vocati per la<br />
vite, con fattori naturali, quali il clima e il terreno, che possono essere valorizzati<br />
dalle tecniche applicate dall’uomo. Queste sono le variabili su cui si può<br />
agire, verificandole bene e applicandole con perseveranza. In fondo la nostra <strong>di</strong>slocazione<br />
geografica è la stessa fascia collinare da cui provengono i Gattinara,<br />
Franciacorta, Valpolicella e Soave, fino ai Colli Orientali del Fiuli e al Collio.<br />
Anche il tipo <strong>di</strong> terreno è il medesimo, con un alternarsi <strong>di</strong> zone <strong>di</strong> origine<br />
vulcanica e altre <strong>di</strong> origine morenica in collina, e terreni alluvionali <strong>di</strong> ‘grave<br />
sassose’ ai pie<strong>di</strong> delle colline. Breganze non ha un clima e una piovosità molto<br />
<strong>di</strong>versi da quelli delle zone circostanti. Che in questa zona si facesse il vino da<br />
sempre è cosa nota a tutti come è a tutti noto che il vino è un prodotto <strong>della</strong><br />
tra<strong>di</strong>zione italiana”.<br />
La famiglia Maculan si occupa <strong>di</strong> vino da <strong>di</strong>verse generazioni. Già il nonno<br />
<strong>di</strong> Fausto, Gaetano Maculan, produceva vino a Mirabella, frazione <strong>di</strong> Breganze,<br />
per venderlo nell’osteria-bottega-appalto che conduceva assieme alla moglie<br />
Caterina. Sette figli allietavano la coppia; il maschio primogenito, Giovanni,<br />
nato nel 1912, continua come il padre a fare vino per <strong>di</strong>ssetare carrettieri ed<br />
avventori che frequentano l’osteria. Una svolta commercialmente importante<br />
avviene con il trasferimento e l’acquisto dell’attuale <strong>di</strong>mora in Via Castelletto<br />
<strong>di</strong> Breganze, nell’anno 1933. La guerra, in seguito, pone problemi ma poiché<br />
l’uva matura anche quando gli eserciti si fronteggiano, il vino continua a essere<br />
prodotto congiuntamente all’altra attività famigliare <strong>di</strong> gestione <strong>di</strong> un negozio<br />
<strong>di</strong> generi alimentari.<br />
Nel 1949 Giovanni decise <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi completamente alla produzione <strong>di</strong><br />
vino e pose le prime pietre dello stabilimento. A fasi scalari, debiti permettendo,<br />
si provvede alla costruzione <strong>di</strong> una cantina razionale e ben strutturata nel centro<br />
<strong>di</strong> Breganze. Negli anni ’60 la cantina viene ultimata e Giovanni si de<strong>di</strong>ca<br />
alla commercializzazione <strong>di</strong> circa 4 milioni <strong>di</strong> litri annui <strong>di</strong> vino onesto, da tutti<br />
i giorni, l’unico tipo <strong>di</strong> vino proponibile in quegli anni. L’unica <strong>di</strong>stinzione che<br />
si fa è per il colore: bianco e rosso. Alcuni appezzamenti <strong>di</strong> terreno vengono<br />
acquisiti per supportare la domanda crescente dei clienti.<br />
“Nel frattempo – ricorda Fausto Maculan –, il 13 <strong>di</strong>cembre 1950, Santa<br />
Lucia, sono nato io; uno degli ultimi nati in casa, anzi in cucina: forse proprio<br />
da questo mi è venuta la passione per il cibo. Come unico figlio maschio, non<br />
ho avuto chances. Anche se i miei professori mi hanno consigliato <strong>di</strong> fare il<br />
liceo, sono finito alla scuola enologica <strong>di</strong> Conegliano. Qualche volta mi spiace<br />
non aver frequentato il liceo, ma faccio un lavoro che mi <strong>di</strong>verte, che mi ha<br />
permesso <strong>di</strong> entrare in un mondo bello, dove sono famoso e rispettato”. Inoltre<br />
l’istituto <strong>di</strong> Conegliano è bellissimo; offre sei anni <strong>di</strong> corso per avere il <strong>di</strong>ploma<br />
<strong>di</strong> perito agrario con specializzazione in viticoltura, con la concorrenza <strong>di</strong> stu-<br />
denti da tutto il mondo e specialmente dalle zone vinicole più celebri d’Italia.<br />
D’estate Fausto, invece <strong>di</strong> andare in giro “de ramengo”, lavora in cantina a 50<br />
lire all’ora per fare consegne, sostituendo anche i rappresentanti e gli agenti <strong>di</strong><br />
commercio in ferie, tra <strong>Vicenza</strong>, Valdagno e Schio (accompagnato dall’autista<br />
per le consegne).<br />
Intanto Breganze nel ‘68 ottiene la DOC: è una delle prime zone del Vicentino<br />
ad averla (la legge quadro è del ‘64), grazie al vertice rappresentato dalla<br />
Cantina Sociale Beato Bartolomeo guidata da Rino Zaia sotto la presidenza <strong>di</strong><br />
Giorgio Laverda.<br />
Nel 1970 Fausto Maculan ottiene il <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> enotecnico e ha inizio la sua<br />
attività full-time. La situazione economica generale nel mondo del vino negli<br />
anni ‘60/’70 non è delle migliori e per <strong>di</strong> più l’indole mite e rigorosamente<br />
onesta del padre porta la cantina nel 1970 a una <strong>di</strong>fficile situazione economicofinanziaria.<br />
Il vino comune che allora si vendeva era <strong>di</strong>stribuito in un raggio <strong>di</strong><br />
50 km e la clientela era composta da negozi <strong>di</strong> generi alimentari, bar e trattorie<br />
popolari. È normale che un figlio che arriva in un’azienda porti delle novità; ma<br />
da Maculan in quegli anni ciò era ancor più necessario e semplice visto che le<br />
cose andavano male.<br />
Il giu<strong>di</strong>zio su quei primi tempi duri è netto: “Alla mia prima vendemmia da<br />
solo volevo un vino straor<strong>di</strong>nario, ma non sono riuscito a farlo, e infatti non l’abbiamo<br />
venduto. Credevo fosse un problema <strong>di</strong> etichette e le ho fatte cambiare. Poi<br />
mi sono detto che forse <strong>di</strong>pendeva dal fatto che non avevamo i cataloghi giusti e<br />
li abbiamo preparati, ma ancora non abbiamo venduto. Allora ho cominciato a<br />
stu<strong>di</strong>are la qualità, ponendomi continuamente nuovi piccoli traguar<strong>di</strong>”.<br />
Intanto nel ‘73 deve licenziare l’enologo, troppo legato alla proprietà, al padre,<br />
alle maestranze <strong>di</strong> lungo corso, a tecniche produttive tra<strong>di</strong>zionali, ma soprattutto<br />
ad una visione dell’azienda fondata sul bottiglione con tappo a corona<br />
spacciato in cestelli.<br />
Spiega Fausto: “Per fare qualcosa <strong>di</strong> nuovo, non dovevo avere gli intralci <strong>di</strong><br />
chi si sentiva custode <strong>della</strong> tra<strong>di</strong>zione <strong>della</strong> cantina e non capiva i cambiamenti<br />
e la mia sete <strong>di</strong> novità”. Subito le bottiglie da 750 ml. con tappo a sughero<br />
sembrano la strada da percorrere, ma Maculan ha ancora un’immagine <strong>di</strong> vino<br />
corrente e non <strong>di</strong> qualità. D’accordo con la sorella, l’esperta <strong>di</strong> marketing <strong>di</strong><br />
allora, Fausto decide <strong>di</strong> operare in zone vergini in cui il nome dell’azienda non<br />
è ancora conosciuto; si mettono inserzioni sui giornali per cercare agenti cui<br />
affidare la ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> vini. Si producono tutti i vini DOC Breganze ma le ven<strong>di</strong>te<br />
ristagnano; si crea allora una linea <strong>di</strong> prodotti con un’etichetta rustica scritta a<br />
mano, con sapore <strong>di</strong> genuinità conta<strong>di</strong>na, senza il nome Maculan ma col nome<br />
<strong>di</strong> una piccola proprietà <strong>di</strong> famiglia chiamata “Montegoggio”.<br />
Il prezzo contenuto, la confezione particolare e la qualità non cattiva creano<br />
una <strong>di</strong>screta ven<strong>di</strong>ta; ben lontana comunque da assorbire tutta l’uva che in quegli<br />
anni viene vinificata.
244 VITE D’IMPRESA<br />
MACULAN 245<br />
Nel frattempo si opera una selezione migliorativa dei fornitori <strong>di</strong> uva, si<br />
mantengono quelli più vicini a Breganze e quelli in possesso <strong>di</strong> maggiore qualità<br />
(agricoltori <strong>di</strong> collina) e <strong>di</strong> migliori varietà <strong>di</strong> uva. Contemporaneamente si<br />
attua anche una selezione fra gli operai <strong>di</strong>minuendone il numero e trattenendo<br />
i più affidabili ed esperti.<br />
L’azienda inizia a partecipare alle prime fiere, frequentando i luoghi migliori<br />
per cercare esempi, ispirazioni, ma soprattutto contatti con le persone. “Credo<br />
molto negli scambi personali – commenta Maculan –, nel contatto <strong>di</strong>retto con<br />
persone che possano suggerire o consigliare. In questo, anche se non sembra,<br />
ho mantenuto una grande umiltà e <strong>di</strong>sponibilità ad ascoltare”. E rievoca con<br />
un po’ <strong>di</strong> umorismo le partecipazioni alle prime fiere del settore: “Nel ‘74 partecipo<br />
alla prima fiera a <strong>Vicenza</strong> e nel ‘75 al mio primo Vinitaly a Verona,<br />
dove ottengo i miei primi ‘successi’:<br />
in una settimana riesco a effettuare<br />
tre ven<strong>di</strong>te, la prima al ristorante <strong>di</strong><br />
Verona dove avevamo cenato tutte le<br />
sere <strong>della</strong> nostra permanenza, la seconda<br />
a un visitatore che si era perso<br />
tra gli stand e la terza... la terza non<br />
ricordo”.<br />
Nonostante gli affari non fossero<br />
flori<strong>di</strong>, in quel periodo vengono fissati<br />
i car<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> quella che sarebbe stata<br />
la politica aziendale, grazie ai consigli<br />
<strong>di</strong> due esperti in ven<strong>di</strong>te. Si trattava<br />
<strong>di</strong> mettere a punto un prodotto unico,<br />
tipico e molto particolare che avrebbe<br />
dovuto costituire una testa <strong>di</strong> ponte per l’introduzione sul mercato <strong>di</strong> tutta la<br />
linea <strong>di</strong> prodotti. Il prodotto venne in<strong>di</strong>viduato nel Torcolato, che <strong>di</strong>sponeva<br />
già <strong>di</strong> una certa notorietà non soltanto locale. Del 1971 è la prima bottiglia <strong>di</strong><br />
Torcolato Maculan, il punto <strong>di</strong> partenza per un’analisi (mai definitivamente<br />
conclusa) per capire quali elementi definiscano un vino <strong>di</strong> qualità.<br />
La produzione viene drasticamente ridotta in quantità nel 1975. Vengono<br />
<strong>di</strong>smessi dalla produzione i vini correnti e per una scelta d’immagine si imbottigliano<br />
solamente vini <strong>di</strong> qualità in bottiglie 750 ml. con tappo a sughero e col<br />
marchio Maculan. Finalmente le etichette sono in or<strong>di</strong>ne, ma il nome Breganze<br />
non è conosciuto, nessun giornalista scrive <strong>di</strong> questa zona.<br />
Fausto Maculan comincia a collaborare con qualche rivista <strong>di</strong> enogastronomia<br />
e tiene delle rubriche nelle quali parla <strong>di</strong> Breganze, sottoscrive abbonamenti<br />
alle stesse riviste per i suoi clienti, in modo da esser letto da chi compera<br />
il suo vino.<br />
Gli anni Settanta rappresentano una svolta nel modo <strong>di</strong> percepire il vino<br />
da parte dei consumatori. Nasce una maggiore attenzione al tema e si mettono<br />
in luce i nomi dei primi giornalisti specializzati: ricor<strong>di</strong>amo il grande Luigi<br />
Veronelli (scomparso recentemente), che prepara i Cataloghi Veronelli per Bolaffi<br />
e nell’annata ‘76 inserisce la prima segnalazione del Torcolato Maculan.<br />
Veronelli tra i primi si occupa dei vini dolci italiani; ha una venerazione per il<br />
Picolit friulano che, infatti, sembrava un prodotto <strong>di</strong> successo. Ma il crollo del<br />
Picolit sul mercato mostra a Maculan che non basta un prodotto <strong>di</strong> altissimo livello,<br />
non basta puntare alla qualità assoluta, ma è necessario tenere d’occhio le<br />
esigenze <strong>di</strong> mercato. Il Picolit crolla per un motivo quasi banale: la produzione<br />
delle vigne è <strong>di</strong> quantità talmente bassa da essere preoccupante, e insufficiente<br />
ad alimentare un mercato regolare.<br />
Il vero salto <strong>di</strong> qualità per l’azienda è il Torcolato del 1977: l’ariete che ha<br />
aperto molte porte, il volano per il miglioramento industriale, che ha permesso<br />
l’inizio dei continui, mai conclusi, investimenti in tecnologie. Si cerca innanzitutto<br />
<strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare lo schema <strong>di</strong> vinificazione: viene acquistato un primo frigorifero<br />
per la riduzione delle temperature <strong>di</strong> fermentazione dei vini bianchi.<br />
La linea <strong>di</strong> vinificazione costituita da pigia-<strong>di</strong>raspatrice verticale, sgrondatore<br />
rotativo, veloce-pressa e torchio-continuo viene completamente sostituita<br />
da una pressa orizzontale meccanica.<br />
Si inizia a sentire l’esigenza <strong>di</strong> selezionare l’uva all’interno delle varietà con<br />
vinificazione per Cru, focalizzando in questa fase iniziale l’interesse sulle varietà<br />
<strong>di</strong> Cabernet.<br />
Fausto Maculan inizia in questo momento una serie <strong>di</strong> visite alle migliori<br />
cantine d’Italia, nelle zone più tra<strong>di</strong>zionali e in quelle innovative, conoscendo<br />
tutti i produttori e gli uomini <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta delle cantine che contano. Durante<br />
questi viaggi vede attrezzature, tecnologie, <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> fare il vino e assaggia<br />
i vari risultati che si ottengono con le <strong>di</strong>verse varietà, climi e tecnologie. La<br />
sola Italia come fonte d’ispirazione e <strong>di</strong> intuizioni non basta e iniziano anche<br />
dei viaggi all’estero. Germania, Svizzera, Spagna, Grecia sono le mete; ma è<br />
chiaramente la Francia la nazione in cui si concentrano le conoscenze e gli<br />
assaggi. Contatti con importatori, raccolta <strong>di</strong> dati, in<strong>di</strong>rizzi e poi via una settimana<br />
in Champagne, una nel Bordolese, una in Borgogna, Alsazia, Loira, Côte<br />
de Provence, Côte du Rhone e a Parigi dove tutto viene poi concentrato a livello<br />
<strong>di</strong> consumi. Il viaggio in Alsazia e Borgogna è sulle prime deprimente (“non<br />
voglio più fare il mio vino”) ma poi eccita l’analisi dei punti <strong>di</strong> forza e anche la<br />
ricerca dei punti <strong>di</strong> debolezza <strong>di</strong> questi gran<strong>di</strong> vini. Dappertutto Maculan va a<br />
cercare <strong>di</strong> capire quali siano le caratteristiche <strong>di</strong> un buon vino <strong>di</strong> qualità, ma,<br />
ancor più, che cosa sia la qualità e da cosa derivi.<br />
E arriva la barrique nell’affinamento <strong>della</strong> qualità dei vini: la barrique, alias<br />
pièce, botticella, caratello, carato, è una delle espressioni che meglio in<strong>di</strong>ca la rivoluzione<br />
degli anni ‘70-‘80 nel vino. Si tratta <strong>di</strong> una botte da 220 litri circa, rotonda,<br />
lunga circa 90 centimetri e larga circa 70, che serve per l’invecchiamento
246 VITE D’IMPRESA<br />
MACULAN 247<br />
(termine brutto, molto meglio il francese élevage) dei vini. Il legno usato è il<br />
rovere e preferibilmente quello proveniente dalle foreste francesi <strong>di</strong> Tronçais,<br />
Never, Allier e dei Vosgi: cresciuto in zone asciutte, su terreni magri, con i cerchi<br />
(le annate <strong>di</strong> crescita) molto vicini fra <strong>di</strong> loro. Il legname dev’essere ben stagionato<br />
all’aria per quattro o cinque anni e la piegatura delle doghe del fasciame<br />
fatta a fuoco <strong>di</strong> legna, il quale provoca molte mo<strong>di</strong>ficazioni nelle sostanze che<br />
passeranno poi nel vino. Nonostante negli ultimi anni se ne faccia un gran<br />
parlare si deve <strong>di</strong>re che invecchiare i vini in recipienti <strong>di</strong> rovere piccoli e nuovi<br />
non rientra nella tra<strong>di</strong>zione italiana. L’uso <strong>di</strong>ffuso <strong>di</strong> questa metodologia trova<br />
le sue motivazioni principali nella zona <strong>di</strong> Bordeaux, nella costa oceanica <strong>della</strong><br />
Francia: una botte rotonda <strong>di</strong> 200 litri circa era il contenitore ideale per inviare<br />
via mare, nel XVIII e XIX secolo, dei vini, soprattutto rossi, sui mercati inglesi<br />
e americani. Le botti risultavano maneggevoli, robuste e meno costose degli<br />
allora carissimi recipienti in vetro. Certamente le botti spe<strong>di</strong>te a migliaia <strong>di</strong><br />
chilometri non tornavano in<strong>di</strong>etro: da qui l’esigenza <strong>di</strong> fabbricarne delle nuove<br />
ad ogni vendemmia, con legno adatto che abbonda nelle foreste vicine.<br />
Queste pratiche continuate per anni entrano nella tra<strong>di</strong>zione e il vino assume<br />
delle caratteristiche particolari dovute alla singolare metodologia. Ciò che<br />
conta è che i produttori <strong>di</strong> vino francesi riescono ad imporre il nuovo modello<br />
qualitativo in tutto il mondo: per vino <strong>di</strong> alta, o meglio <strong>di</strong> altissima qualità<br />
si intende un vino con colore appropriato e limpido, con aroma composito,<br />
complesso, con sensazioni primarie fruttate e floreali, sensazioni <strong>di</strong> vaniglia, <strong>di</strong><br />
spezie, toast. Il corpo deve essere pieno e ricco, il vino deve essere equilibrato<br />
con tannini <strong>di</strong> pregio, aromatici, e la persistenza dell’aroma in bocca molto<br />
lunga. Il vino deve durare a lungo, qualche lustro, senza mo<strong>di</strong>ficarsi troppo,<br />
anzi migliorando.<br />
La barrique non è un toccasana, è uno strumento per affinare e anche migliorare<br />
un vino, che però dev’essere già eccellente in partenza.<br />
Altri parametri che si consolidano nell’esperienza <strong>di</strong> Maculan sono l’idea<br />
che la produzione deve essere limitata, sia per ettaro che per ceppo, per meglio<br />
marcare le caratteristiche varietali; che bisogna infittire le viti, usare portainnesti<br />
poco vigorosi e potare corto: la qualità migliore compenserà abbondantemente<br />
la quantità inferiore.<br />
Si interviene in tutti i passaggi <strong>della</strong> produzione: la vendemmia e la vinificazione<br />
devono essere fatte con cura, con attenzione, con dovizia o meglio abbondanza<br />
<strong>di</strong> uomini e mezzi nella convinzione che non serva correggere a valle<br />
tutto quello che si poteva evitare a monte. La vendemmia <strong>di</strong>venta una selezione,<br />
i grappoli non perfettamente maturi e non perfettamente sani vengono scartati.<br />
È un momento <strong>di</strong> forte riconversione tecnologica; bisogna decidere se pigiare<br />
e macerare l’uva o pressarla <strong>di</strong>rettamente per i bianchi; va fatta la scelta <strong>della</strong><br />
pigiatrice, delle presse, delle temperature, dei tempi e dei tipi <strong>di</strong> macerazione<br />
per i rossi.<br />
“A questo punto – continua Maculan – il vino va messo in barrique (quando<br />
ad<strong>di</strong>rittura non si è fermentato in barrique), ma anche in questa fase sono importanti<br />
la scelta <strong>della</strong> barrique, le cure <strong>della</strong> stessa, le colmature, il sistema <strong>di</strong><br />
conservazione, le temperature <strong>di</strong> conservazione, l’umi<strong>di</strong>tà relativa. L’evoluzione<br />
non si completa in barrique, ma nella bottiglia. Il vino invecchiato in questo<br />
modo migliora dopo un anno o ad<strong>di</strong>rittura dopo tre o quattro. La presentazione<br />
è parimenti importante: bottiglia, tappo, capsula, etichetta e cassa devono essere<br />
all’altezza del vino. Dopo aver fatto il vino, scelto la bottiglia, l’etichetta e<br />
così via, bisogna venderlo. I costi sono stati certamente più alti rispetto ai vini<br />
tra<strong>di</strong>zionali, ma il mercato, soprattutto straniero, è in genere <strong>di</strong>sposto a pagare<br />
il doppio o perfino <strong>di</strong> più se il risultato è interessante. Quello dei vini <strong>di</strong> qualità<br />
è un segmento del mercato aperto e <strong>di</strong>sponibile alle novità”.<br />
Una volta identificato il target, gli strumenti per incontrare il consumatore<br />
richiedono la definizione <strong>di</strong> una strategia: questi tipi <strong>di</strong> vino bisogna proporli<br />
alla migliore clientela, soprattutto alla ristorazione più qualificata; solo dopo<br />
aver fornito questi ristoranti si può passare alle enoteche e alle bottiglierie. In<br />
questa fase <strong>di</strong>ventano molto importanti i rapporti con la stampa e con i ristoratori<br />
guida, quelli che vengono definiti gli opinion makers. Bisogna provvedere a<br />
fare pubbliche relazioni, presentazioni, degustazioni: queste cose devono essere<br />
fatte ad alto livello, cercando <strong>di</strong> tessere rapporti umani stretti e cor<strong>di</strong>ali con<br />
giornalisti e scrittori.<br />
Negli anni ‘80, nel periodo più basso <strong>della</strong> notorietà del vino italiano all’estero<br />
(ricor<strong>di</strong>amo gli scandali delle fro<strong>di</strong> e delle sofisticazioni) a Breganze<br />
c’è qualcuno che sperimenta e ricerca. In cantina Maculan si arriva all’impiego<br />
delle barriques, alle presse orizzontali pneumatiche, ai serbatoi in acciaio inossidabile,<br />
alla regolazione delle temperature, alla vinificazione a cappello sommerso,<br />
a lunghe macerazioni, iperossidazione dei mosti bianchi, impiego <strong>di</strong><br />
ceppi particolari <strong>di</strong> lieviti selezionati, <strong>di</strong>minuzioni delle dosi <strong>di</strong> anidride solforosa.<br />
Per sfizio, per desiderio o per <strong>di</strong>letto, tutte le possibili esperienze vengono<br />
sperimentate nella ricerca <strong>di</strong> un miglioramento qualitativo.<br />
Questo è quanto viene sperimentato per i vini bianchi: pressatura soffice<br />
<strong>di</strong> uve intere con frazionamento e vinificazione separata delle <strong>di</strong>verse frazioni<br />
<strong>di</strong> mosto ottenute a pressioni scalari, macerazione carbonica, macerazione a<br />
freddo del pigiato con contatto bucce mosto, sfecciature del mosto ottenuto<br />
con meto<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi quali la refrigerazione, la solfitazione, la centrifugazione, la<br />
filtrazione e la pastorizzazione dei mosti. Per migliorare la struttura ed il corpo<br />
viene sperimentata la crio-concentrazione dei mosti bianchi a bassissime temperature<br />
con l’eliminazione dell’acqua sotto forma <strong>di</strong> ghiaccio e nella ricerca<br />
<strong>di</strong> una maggiore durata dei vini si attua la iperossidazione dei mosti. Anche in<br />
fermentazione si stu<strong>di</strong>ano <strong>di</strong>verse temperature, <strong>di</strong>versi ceppi <strong>di</strong> lieviti, <strong>di</strong>versi<br />
recipienti, con o senza anidride solforosa, con travasi o senza, con lunghe soste<br />
sui lieviti e con batonage. Tutte le esperienze vengono valutate con analisi
248 VITE D’IMPRESA<br />
MACULAN 249<br />
chimiche e organolettiche traendone utilissime informazioni su ciò che si può<br />
adattare alla zona e alle varietà utilizzata a Breganze.<br />
Continua, nel frattempo, la passione per la sperimentazione e la ricerca.<br />
Se il mercato chiede vini spumanti, Maculan tenta la nuova strada: l’azienda è<br />
titolare <strong>della</strong> licenza n. 2 in provincia <strong>di</strong> <strong>Vicenza</strong> per la spumantizzazione <strong>di</strong><br />
vini, anche se poi la strada non viene seguita (sarebbe stata una <strong>di</strong>spersione<br />
<strong>di</strong> risorse). Così, nel ’77, seguendo l’onda, si produce un Novello, quando era<br />
ancora un prodotto d’élite.<br />
Non bastano i miglioramenti in cantina e si cominciano a perseguire due<br />
strade per il miglioramento dell’uva dei vigneti esistenti: <strong>di</strong>minuzioni delle rese<br />
ed enfatizzazione <strong>della</strong> maturazione. Il primo passo si fa con potature ridotte<br />
e <strong>di</strong>mezzamento del numero dei grappoli in fioritura o in allegazione; due momenti<br />
nei quali si può scegliere <strong>di</strong> eliminare i grappoli più in ritardo. Con questi<br />
sistemi si ottiene meno vino ma con un maggior carattere varietale, una minor<br />
aci<strong>di</strong>tà, maggiore gradazione alcolica e più equilibrio. Per enfatizzare la maturazione<br />
ed effettuare una selezione dei grappoli migliori si acquistano delle<br />
piccole cassette da vendemmia nelle quali si mette l’uva raccolta nelle zone<br />
migliori, già scelta in campagna. All’arrivo in cantina il personale stagionale<br />
provvede a una scelta dei grappoli più sani e maturi; si conservano quin<strong>di</strong> in locali<br />
adatti per tre o quattro settimane la cassette con l’uva, per far assumere un<br />
po’ <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà e concentrare colore, profumi ed aromi. Un’ulteriore selezione,<br />
fatta con il proprio personale, permette solo ai grappoli veramente migliori <strong>di</strong><br />
andare a costituire un vino profumato, ricco, morbido, pieno. Seguono poi una<br />
pigiatura delicata, una lunga macerazione a cappello sommerso e a temperatura<br />
controllata, il travaso, la fermentazione malolattica, la conservazione (bonde<br />
de côté) in barriques nuove <strong>di</strong> rovere francese per 18 mesi, il collaggio con il<br />
bianco d’uovo ed infine una bottiglia con un tappo lungo con stampigliato il<br />
nome del vino e l’anno <strong>di</strong> vendemmia. Solo delle casse <strong>di</strong> legno possono essere il<br />
giusto contenitore per queste bottiglie destinate a finire nelle tavole dei migliori<br />
ristoranti.<br />
Non è solo la Francia a dettar legge nel mondo del vino <strong>di</strong> qualità. Infatti<br />
spunta all’orizzonte il fenomeno California.<br />
Nel 1982 Fausto Maculan atterra a San Francisco e, compresa la <strong>di</strong>mensione<br />
del fenomeno “vino californiano” decide <strong>di</strong> ritornare e <strong>di</strong> imparare l’inglese,<br />
utile anche per i contatti <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta. Conosce il grande Mondavi e comprende<br />
che la California è più simile a Breganze che alla Francia (fatte le debite proporzioni):<br />
è una terra dove c’è lo spazio per le novità.<br />
Nel 1984 ecco la prima bottiglia <strong>di</strong> Chardonnay fermentato ed elevato in<br />
barrique <strong>di</strong> rovere nuovo, con sentori <strong>di</strong> ananas, burro e vaniglia. In seguito<br />
questo vino viene elaborato facendo una macerazione con le bucce a freddo <strong>di</strong><br />
circa il 50% del prodotto per 24 ore; l’altra metà si ottiene per pressatura <strong>di</strong>retta<br />
dell’uva, un’iperossidazione dei mosti, la defecazione statica a bassa temperatura,<br />
l’impiego <strong>di</strong> lieviti selezionati, la fermentazione in barriques <strong>di</strong> rovere<br />
francese nuovo (metà <strong>di</strong> Allier e metà dei Vosgi) a tostatura me<strong>di</strong>a, la sosta sui<br />
lieviti, il batonage settimanale e la solfitazione solo al momento <strong>della</strong> messa in<br />
bottiglia.<br />
Ma non si lavora certo solo con modelli importati, o con vitigni internazionali:<br />
si decide <strong>di</strong> fare del vino buono anche con delle varietà italiane.<br />
Il Vespaiolo è un buon esempio <strong>di</strong> vino fresco, fruttato, pieno, con una buona<br />
aci<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> gusto e stile prettamente italiano (anche se i risultati migliori con questa<br />
varietà si ottengono nell’elaborazione del vino passito: il Torcolato).<br />
I viaggi in Francia <strong>di</strong> Maculan si susseguono, ma ogni visita crea un senso <strong>di</strong><br />
inferiorità per l’elevata densità delle viti e per la bassa resa sia per ettaro che per<br />
vite; è infatti frustrante assaggiare un grande vino e sentire parlare <strong>di</strong> più delle<br />
rese per vite che dell’assaggio o <strong>della</strong> bottiglia. Dopo alcuni viaggi fatti durante<br />
la vendemmia per controllare de visu quanto letto o sentito, nasce la voglia <strong>di</strong><br />
provare il massimo. Si concretizza il progetto “Ferrata”. Ai successi qualitativi<br />
erano seguiti dei risultati economici che avevano permesso l’acquisto <strong>di</strong> terreni<br />
in buone posizioni e ben vocati alla produzione <strong>di</strong> uva. Non si lascia niente <strong>di</strong><br />
intentato e si piantano le viti molto vicine fra <strong>di</strong> loro: un metro sulla fila e un<br />
metro tra le file ad un metro d’altezza da terra.<br />
La densità d’impianto è <strong>di</strong> 10.000 viti per ettaro. Si scelgono tre varietà:<br />
Sauvignon bianco, Chardonnay e Cabernet Sauvignon. Solo cloni scarsamente<br />
produttivi e portainnesti con scarsa vegetazione vengono piantati; più cloni e<br />
più portainnesti per giu<strong>di</strong>carne i <strong>di</strong>versi risultati. Le due varietà bianche a ciclo<br />
più breve vengono piantate nei pen<strong>di</strong>i con esposizione sud-est e sud-ovest, mentre<br />
i più assolati versanti a sud vengono lasciati per le uve Cabernet più tar<strong>di</strong>ve<br />
e più esigenti.<br />
Con le viti più fitte si aumenta notevolmente la superficie fogliare attiva; più<br />
foglie esposte al sole vogliono <strong>di</strong>re più aromi, più colore, più zuccheri, meno<br />
aci<strong>di</strong>. L’uva più vicina al terreno vuol <strong>di</strong>re temperature più alte e migliore maturazione;<br />
la competizione fra le piante porta a un migliore sfruttamento del<br />
terreno, le ra<strong>di</strong>ci delle viti vanno più in profon<strong>di</strong>tà e c’è una maggior caratterizzazione<br />
del Cru, un maggior goût de terroir. Si decide una resa molto bassa per<br />
raggiungere il massimo <strong>della</strong> qualità possibile: solo sei grappoli per vite corrispondenti<br />
a circa 30/40 ettolitri per ettaro, per essere sicuri che tutto arrivi a<br />
maturazione nel miglior modo possibile.<br />
Nei vigneti le rose, bianche per lo Chardonnay, rosse per il Cabernet, fanno<br />
da “sentinelle” (per la loro particolare sensibilità avvertono l’arrivo <strong>di</strong> malattie<br />
che potrebbero compromettere il vigneto) e offrono al vigneto protezione
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MACULAN 251<br />
e bellezza. La scelta del nome non fu particolarmente <strong>di</strong>fficile. Proprio sotto<br />
quella collina era stata costruita nel 1916/1917 una ferrovia militare per portare<br />
uomini e vettovagliamenti sul Monte Grappa durante la prima guerra mon<strong>di</strong>ale.<br />
A Breganze il treno passò solo quattro o cinque volte e quella ferrovia restò<br />
inutilizzata. A guerra finita venne sostituita con una strada che prese il nome<br />
<strong>di</strong> Strada Ferrata. “Ferrata”, appunto, è sembrato il nome appropriato per battezzare<br />
un prodotto che la <strong>di</strong>ce lunga sulla volontà <strong>di</strong> ferro che ci vuole per un<br />
grande vino.<br />
Dietro la qualità ci sono delle ragioni. Anche nel vino nulla accade a caso:<br />
può nascere buono ma, per farlo salire da molto buono a eccellente, a straor<strong>di</strong>nario,<br />
serve un impegno a 360 gra<strong>di</strong>, che va dall’impianto del vigneto, alla<br />
<strong>di</strong>sposizione dei filari, alla conta dei grappoli. Bisogna misurare la superficie<br />
foliare attiva in rapporto al peso dell’uva e vendemmiare nel giorno giusto per<br />
non perdere potenza né finezza, sapendo che la potenza si ottiene lasciando maturare<br />
l’uva e la finezza si può perdere per una pioggia o un eccesso <strong>di</strong> maturazione.<br />
Ed è un successo; i prodotti con etichetta ‘Ferrata’ scalano le classifiche<br />
mon<strong>di</strong>ali dei gran<strong>di</strong> vini <strong>di</strong> alta qualità.<br />
Il resto è storia recente.<br />
Negli ultimi anni la produzione ha seguito gli orientamenti del gusto del<br />
mercato e si è spostata verso i vini rossi e attualmente è in equilibrio tra rossi e<br />
bianchi. Nel 50% dei bianchi circa il 15% è <strong>di</strong> passiti dolci (sino a pochi anni<br />
fa la produzione era ripartita tra un 80% <strong>di</strong> vini bianchi e un 20% <strong>di</strong> rossi).<br />
Spiega Fausto Maculan: “negli ultimi <strong>di</strong>eci anni non abbiamo più reimpiantato<br />
varietà a bacca bianca. Siamo in una terra con poca tra<strong>di</strong>zione e quin<strong>di</strong> possiamo<br />
assecondare più facilmente il mercato. Si è trattato <strong>di</strong> una scelta dovuta<br />
all’inversione dei gusti dei consumatori, dai bianchi ai rossi, registratasi negli<br />
ultimi anni, che però rappresenta anche una scelta del livello dei prezzi, che per<br />
i rossi sono cresciuti del 4-5% a fronte <strong>di</strong> una stabilizzazione dei bianchi”.<br />
Sono comunque decisioni impegnative e rischiose, perché vincolano un produttore<br />
per molti anni.<br />
Il rischio è ridotto dal fatto che, grazie ai miglioramenti apportati, si è creato<br />
un circolo virtuoso nella produzione che non potrà che migliorare il prodotto.<br />
I ritocchi in produzione, assolti i “fondamentali”, si concentrano su problemi<br />
<strong>di</strong> imbottigliamento e conservazione del prodotto.<br />
Ormai Fausto Maculan è uno che non segue le tendenze, ma può crearle.<br />
Raffinato gourmet, critico gastronomico e cuoco brillante per <strong>di</strong>letto, è anche<br />
cordon bleu dell’Accademia Italiana <strong>di</strong> Cucina. Si occupa con curiosità <strong>di</strong> storia<br />
<strong>della</strong> cucina e dell’alimentazione, che gli rivela molti aspetti <strong>di</strong> popoli e culture.<br />
Ha collaborato e collabora con riviste e guide gastronomiche, ha pubblicato<br />
numerosi articoli sul vino e sulle tecniche enologiche. È chiamato come relatore<br />
a corsi <strong>di</strong> enologia e degustazione in Italia e all’estero, ma anche come commentatore<br />
a serate gastronomiche e <strong>di</strong> abbinamento cibo-vino. Viene richiesto<br />
come giu<strong>di</strong>ce in concorsi enologici a esprimere il suo parere sui vini <strong>di</strong> tutto il<br />
mondo.<br />
“Noi siamo a Breganze, non a Montalcino o nel Chianti – puntualizza Fausto<br />
Maculan –; quin<strong>di</strong> dobbiamo essere più bravi degli altri a parità <strong>di</strong> prezzo,<br />
e puntare rigorosamente alla qualità. Non <strong>di</strong>ciamo come molti <strong>di</strong> avere il vino<br />
migliore, <strong>di</strong>ciamo sempre, invece, che dobbiamo migliorare e ci confrontiamo<br />
con tutte le produzioni del mondo, senza confini. Ci mettiamo continuamente<br />
in <strong>di</strong>scussione e questa è la nostra forza”. L’azienda Maculan, effettivamente, ha<br />
<strong>di</strong>mostrato che a Breganze “la volontà <strong>di</strong> fare gran<strong>di</strong> vini non manca”.<br />
Prodotti<br />
Le tecniche <strong>di</strong> produzione: note teoriche<br />
La viticoltura moderna ha dovuto apportare delle mo<strong>di</strong>fiche alla tecnica tra<strong>di</strong>zionale<br />
(ra<strong>di</strong>camento <strong>di</strong> talea) per la comparsa in Europa <strong>della</strong> fillossera, un<br />
insetto <strong>di</strong> modeste <strong>di</strong>mensioni che produsse catastrofiche conseguenze e ha<br />
comportato una totale ricostruzione nella vivaistica viticola.<br />
Infatti sia le ninfe che l’insetto adulto <strong>della</strong> fillossera colpiscono in maniera<br />
molto grave le ra<strong>di</strong>ci <strong>della</strong> vite <strong>di</strong> origine europea mentre non provocano alcun<br />
danno all’apparato fogliare; mentre nelle viti americane le foglie sono le più colpite<br />
con la formazione <strong>di</strong> protuberanze (galle) ma le ra<strong>di</strong>ci non patiscono danni.<br />
Quin<strong>di</strong> si è reso necessario provvedere all’innesto, cioè alla realizzazione <strong>di</strong> viti<br />
in cui la parte sottostante (soggetto) che emette ra<strong>di</strong>ci è costituita da ibri<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
vite americana, mentre quella destinata a portare foglie e frutti è costituita <strong>di</strong><br />
vite europea o Marza. Quando parliamo <strong>di</strong> ‘barbatelle’ selezionate da piantare,<br />
parliamo dell’innesto pregiato e selezionato.<br />
Il grappolo è il frutto <strong>della</strong> vite. Esso è composto dal raspo, un’asse centrale<br />
ramificata più o meno legnosa e da bacche succose, gli acini, <strong>di</strong> grandezza, peso,<br />
colore, forma che variano a seconda delle tipologie dei vitigni. La buccia contiene<br />
sostanze coloranti, aromi, tannino e minerali. I pigmenti coloranti gialli o flavonici<br />
sono presenti in tutte le uve sia sulle bucce che, in maniera misera, nella polpa.<br />
I pigmenti coloranti rossi o antocianici si trovano solo nelle uve rosse e limitatamente<br />
alla buccia, tranne rari casi (varietà cosiddette Tintòrie).<br />
La polpa, ricca <strong>di</strong> mosto, costituisce circa l’89-90% dell’acino ed è ricca <strong>di</strong><br />
zuccheri. Sono notizie importanti che permettono <strong>di</strong> spiegare come mai da uve<br />
a bacca nera si ricavino vini bianchi.<br />
Infatti esistono vari tipi <strong>di</strong> vinificazione.
252 VITE D’IMPRESA<br />
MACULAN 253<br />
La vinificazione in bianco viene adottata per vini bianchi dal colore tenue<br />
e dal gusto liscio, fresco, delicato. Consiste nell’imme<strong>di</strong>ata separazione del mosto<br />
dalle vinacce, ossia dalle parti solide (raspi, bucce, vinaccioli), e nella successiva<br />
fermentazione. L’uva precedentemente selezionata, deraspata, pigiata,<br />
viene convogliata in sgrondatori meccanici che eliminano la parte solida rimasta<br />
dopo la pigiatura: si ottiene così un mosto ancora freddo che viene collocato<br />
nei recipienti <strong>di</strong> fermentazione. Si tratta <strong>di</strong> una lavorazione delicata per il<br />
rischio <strong>di</strong> alterazioni del prodotto dovute ad alterazioni microbiche o all’azione<br />
dell’ossigeno. Separando imme<strong>di</strong>atamente le bucce dalla parte liquida si può<br />
ottenere un vino bianco da uve rosse.<br />
La vinificazione con macerazione delle vinacce consiste nel far fermentare<br />
il mosto <strong>di</strong> uve nere a contatto delle vinacce per alcuni giorni il cui numero<br />
varia a seconda <strong>della</strong> qualità dell’uva e del tipo <strong>di</strong> vino che si intende produrre.<br />
Quando la fermentazione è iniziata si sviluppa l’anidride carbonica che porta<br />
verso la superficie le vinacce; questo strato solido superficiale è detto cappello<br />
galleggiante. Il cappello viene <strong>di</strong>sperso nella massa del mosto con rimostaggi,<br />
spillando il mosto dalla parte bassa e facendolo cadere dall’alto sul cappello<br />
galleggiante.<br />
Si estrae così il colore dalle bucce, si ottiene un certo raffreddamento del<br />
mosto, si impe<strong>di</strong>sce che, al contatto con l’aria, il cappello galleggiante trasformi,<br />
in modo eccessivo, l’alcool in acido acetico. Un altro sistema è la fermentazione<br />
a cappello sommerso: attraverso strumenti meccanici il cappello viene tenuto in<br />
immersione, lontano dal contatto con l’aria.<br />
La vinificazione in rosato consiste nella fermentazione quasi in bianco <strong>di</strong><br />
mosti ricavati da uve nere; si lasciano le bucce per poco tempo a contatto del<br />
mosto in modo che cedano le sostanze coloranti: solo le uve rosse <strong>di</strong> poco<br />
colore, non troppo acerbe e non troppo zuccherine, con buccia non tannica<br />
e che provengano da zone collinari, si presentano alla produzione <strong>di</strong> vini<br />
rosati.<br />
La fermentazione è un complesso fenomeno biochimico, cioè una trasformazione<br />
chimica operata da organismi viventi, funghi unicellulari, i lieviti,<br />
che si trovano sulle bucce degli acini e che spesso, selezionati, vengono aggiunti<br />
ai mosti. Ricor<strong>di</strong>amo che questo fenomeno fu scoperto da Pasteur, il<br />
primo a vedere al microscopio e a descrivere il proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> fermentazione.<br />
Questi lieviti trasformano lo zucchero presente nel mosto in alcol, producendo<br />
anche calore e anidride carbonica, responsabile <strong>della</strong> fermentazione tumultuosa<br />
(Carducci ricorda il “ribollir dei tini”). Una volta fermentato il vino<br />
viene elaborato e trattato in cantina.<br />
Il processo produttivo Maculan<br />
Maculan opera come azienda agricola con 11 ettari <strong>di</strong> vigneto in proprietà nel<br />
comune <strong>di</strong> Breganze e 24 ettari <strong>di</strong> vigneto in affitto nella zona DOC Breganze.<br />
Vanno aggiunti gli oltre 70 dei viticoltori conferitori.<br />
L’azienda opera con viticoltori e contratti <strong>di</strong> consegna dell’intero raccolto<br />
per 50 ettari <strong>di</strong> vigneti nella zona DOC Breganze. “Il 50% del fabbisogno<br />
<strong>di</strong> uva è coperto dalla nostra produzione <strong>di</strong>retta – racconta Maculan – e il<br />
resto proviene da 35-<br />
40 fornitori, alcuni<br />
dei quali sono nostri<br />
conferitori da 40-50<br />
anni. Li pungoliamo<br />
e li incentiviamo retribuendo<br />
bene le uve<br />
perché facciano qualità.<br />
A quelli meno<br />
bravi <strong>di</strong>amo consigli<br />
e suggeriamo accorgimenti<br />
tecnici precisi”.<br />
L’in<strong>di</strong>rizzo tecnico-viticoloMaculan<br />
è rigoroso e<br />
all’avanguar<strong>di</strong>a; ha<br />
alle spalle sperimentazioni<br />
e consulenze.<br />
Negli ultimi vigneti<br />
messi a <strong>di</strong>mora, per<br />
fare un esempio,<br />
sono state utilizzate<br />
densità molto spinte,<br />
fino a 10.000 ceppi/<br />
ettaro con cordone<br />
speronato alto un<br />
metro e gestito con<br />
macchine scavallatrici.<br />
La competizione ra<strong>di</strong>cale e quella aerea genera nelle viti le con<strong>di</strong>zioni più<br />
favorevoli per la maturazione e un accorciamento del ciclo. Questo vuol <strong>di</strong>re<br />
uva matura e vendemmia prima delle piogge autunnali. Inoltre ogni grappolo<br />
ha a <strong>di</strong>sposizione più foglie e ciò porta ad avere uve più aromatiche, più dolci<br />
e meno acide.
254 VITE D’IMPRESA<br />
MACULAN 255<br />
Vendemmia<br />
Viene poi la vendemmia, con qualche batticuore. L’attività si esplica con<br />
la raccolta dell’uva <strong>di</strong>visa per varietà e qualità con apposito calendario <strong>di</strong> raccolta.<br />
Per enfatizzare la maturazione ed effettuare una selezione dei grappoli<br />
migliori si usano delle piccole cassette da vendemmia nelle quali si mette l’uva<br />
raccolta nelle zone migliori e già selezionata in campagna. All’arrivo in cantina<br />
si provvede ad una scelta dei grappoli più sani e maturi, si conservano in locali<br />
adatti per tre o quattro settimane la cassette con l’uva per far acquisire un po’<br />
<strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà e concentrare colore, profumi ed aromi.<br />
Cantina<br />
La cantina è modernissima, totalmente rinnovata secondo le più moderne<br />
esigenze produttive e adatta all’accoglienza confortevole <strong>di</strong> amici e clienti.<br />
Nella costruzione, che tiene presenti tutte le tecniche tra<strong>di</strong>zionali del territorio<br />
troviamo abbondanza <strong>di</strong> materiali naturali, legno, cotto, con impressioni <strong>di</strong><br />
calore emotivo che aiutano a personalizzare anche la percezione del prodotto.<br />
È situata nel centro storico <strong>di</strong> Breganze, con spazi sotterranei enormi, a<br />
temperatura costante <strong>di</strong> 18°C dove sostano i vini nei <strong>di</strong>versi sta<strong>di</strong> <strong>di</strong> lavorazione<br />
(compreso l’imbottigliamento); qui, soprattutto, ci sono i macchinari più all’avanguar<strong>di</strong>a.<br />
“Credo <strong>di</strong> poter <strong>di</strong>re che ci sono poche cantine come la nostra”,<br />
<strong>di</strong>ce orgoglioso Maculan, “dove posso sperimentare ogni opzione che possa<br />
essere migliorativa e, dopo attente verifiche, se funziona, adottarla. Della tra-<br />
<strong>di</strong>zione si deve conservare il buono e <strong>di</strong>stinguere in quello che si è se<strong>di</strong>mentato<br />
nel tempo ciò che non va, per eliminarlo”.<br />
Il personale fisso conta una ventina <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenti per le operazioni in vigneto<br />
e in cantina, coor<strong>di</strong>nate da un giovane enologo ‘tirato su’ da Fausto Maculan con<br />
una serie <strong>di</strong> stage in tutto il<br />
mondo vinicolo e corsi <strong>di</strong><br />
formazione in Borgogna e a<br />
Bordeaux tutti gli anni. Su<br />
tutto veglia onnipresente<br />
Fausto Maculan, che trova<br />
anche il tempo <strong>di</strong> seguire<br />
personalmente, con l’aiuto<br />
<strong>di</strong> un ufficio ven<strong>di</strong>te molto<br />
snello, anche i contatti con<br />
ven<strong>di</strong>tori e clienti.<br />
In cantina il processo <strong>di</strong><br />
vinificazione si <strong>di</strong>fferenzia a seconda <strong>della</strong> produzione <strong>di</strong> vini bianchi o rossi. Il<br />
vino bianco si ottiene da uve bianche: qui la spremitura dei grappoli incide sulla<br />
qualità e la quantità del vino.<br />
Le presse pneumatiche che si usano normalmente sono formate da un sacco<br />
che gonfiandosi schiaccia l’uva contro i lati <strong>di</strong> un cilindro: metodo poco traumatico<br />
che dà ottimo vino, anche se lento e bisognoso <strong>di</strong> operazioni manuali.<br />
Si possono spremere i grappoli con o senza raspi (la spremitura del grappolo<br />
intero sarebbe più semplice ma può dare al vino un gusto amarognolo), quin<strong>di</strong><br />
i raspi vengono tolti imme<strong>di</strong>atamente. Vinaccioli e bucce vengono scartati e<br />
il mostro <strong>di</strong> scolo scende in una vasca <strong>di</strong> raccolta la quale passa nei serbatoi<br />
<strong>di</strong> fermentazione e acciaio inossidabile. È importantissimo a questo punto<br />
controllare la temperatura <strong>di</strong> fermentazione. Quando il clima e la temperatura<br />
esterna sono cal<strong>di</strong> il processo tende ad avvenire in modo incontrollato: il mosto<br />
si surriscalda finché i lieviti non riescono più a moltiplicarsi e la fermentazione<br />
si arresta (è facile, in tale situazione, che il vino <strong>di</strong>venti aceto). La tecnica applicata<br />
consiste nella fermentazione a bassa temperatura (intono ai 15-18°C) con<br />
controllo computerizzato delle temperature dei vari serbatoi.<br />
Il vino rosso si ottiene da uva nera introdotta nella <strong>di</strong>raspatrice e quin<strong>di</strong><br />
pompata nei serbatoi <strong>di</strong> fermentazione assieme a bucce e vinaccioli (anche in<br />
questo caso si separano preventivamente i raspi). Nel corso <strong>della</strong> fermentazione<br />
il mosto acquista colore e tannino dalle sostanze coloranti che si trovano appunto<br />
nelle bucce. La temperatura <strong>di</strong> fermentazione ha minore importanza nei<br />
rossi che nei bianchi. Dopo un periodo massimo <strong>di</strong> due settimane, quando tutto<br />
lo zucchero naturale dell’uva è convertito in alcool, sotto l’effetto dei saccaromi-
256 VITE D’IMPRESA<br />
MACULAN 257<br />
ceti, si “svina”, vale a <strong>di</strong>re si eliminano con sei travasi le impurità che si formano<br />
durante il processo, le fecce e le vinacce, nel caso <strong>di</strong> fermentazioni effettuate<br />
con contatto tra bucce e mosto.<br />
Il freddo <strong>della</strong> stagione (siamo ormai, in questa fase <strong>della</strong> lavorazione, ad<br />
ottobre avanzato, se non in novembre), aiuta i processi <strong>di</strong> decantazione naturale<br />
del vino.<br />
Quando il vino è ormai definibile come tale, iniziano le pratiche <strong>di</strong> affinamento<br />
e <strong>di</strong> maturazione. Differiscono molto a seconda del tipo del vino: i<br />
bianchi leggeri sono imbottigliati molto presto, tra febbraio e marzo, i rossi<br />
leggeri talvolta non subiscono neanche un giorno <strong>di</strong> affinamento in legno e sono<br />
imbottigliati tra marzo e giugno.<br />
È importante ricordare che tutto quanto è a contatto con l’uva ed il vino è in<br />
acciaio inox perfettamente sterilizzabile.<br />
Ben <strong>di</strong>verso è il <strong>di</strong>scorso riguardante i vini <strong>di</strong> alta qualità sia bianchi che<br />
rossi: alcuni infatti vengono fatti fermentare già nel legno. Questo conferisce ai<br />
prodotti delle caratteristiche <strong>di</strong> profumo e <strong>di</strong> sapore molto complesse che hanno<br />
bisogno <strong>di</strong> assemblarsi fra loro con lunghe permanenze sia in botte che in bottiglia.<br />
Ma la complessità delle caratteristiche non è dovuta solamente al legno.<br />
Anche quando si fanno fermentare i vini in altri recipienti si hanno spesso<br />
esigenze simili. Le componenti naturali <strong>di</strong> aci<strong>di</strong>tà del vino, l’alcool, le centinaia<br />
<strong>di</strong> sostanze che concorrono alla formazione del profumo o del sapore che si<br />
formano durante il processo fermentativo, necessitano <strong>di</strong> aggregarsi, <strong>di</strong> armonizzarsi,<br />
e ciò è consentito soltanto da un periodo più o meno lungo <strong>di</strong> assestamento,<br />
generalmente in bottiglia.<br />
Per i gran<strong>di</strong> rossi le cose sono piuttosto <strong>di</strong>verse, perché i vini rossi <strong>di</strong> grande<br />
struttura sono ricchi <strong>di</strong> sostanze naturali che hanno bisogno <strong>di</strong> un contatto<br />
prolungato con il legno per poter smussare alcune asperità. Soltanto il tempo e<br />
il contatto con il legno riescono a smussare gli spigoli.<br />
C’è anche un altro fattore che aiuta in questa armonizzazione dei caratteri:<br />
la fermentazione malolattica. È una fermentazione che interviene circa tre mesi<br />
dopo la fermentazione alcolica, nel corso <strong>della</strong> quale i batteri lattici trasformano<br />
l’acido malico, un acido organico presente nell’uva, particolarmente aspro, in<br />
acido lattico, molto meno aspro.<br />
Tale processo, in genere evitato nei vini bianchi, è favorito e considerato<br />
necessario nella stragrande maggioranza dei vini rossi. Questo perché i vini<br />
rossi, oltre alle componenti acide, possiedono quelle astringenti, dovute alla<br />
presenza <strong>di</strong> sostanze come i tannini, provenienti dalla buccia dell’uva. Aci<strong>di</strong>tà e<br />
astringenza sono caratteri che a livello <strong>di</strong> sensazione gustativa si sommano, per<br />
cui c’è bisogno <strong>di</strong> eliminarne un po’.<br />
Meglio ancora se ciò avviene naturalmente come nel caso <strong>della</strong> fermentazione<br />
malolattica. Questa fermentazione, però, produce anidride carbonica e<br />
residui, sottoforma dei depositi, per cui è bene che avvenga in vasca o in botte.<br />
Se il vino fosse già stato imbottigliato, infatti, <strong>di</strong>verrebbe frizzante e torbido,<br />
cosa che avviene spesso nel caso <strong>di</strong> vini fatti un po’ troppo alla buona. Ma torbidezza<br />
e anidride carbonica non sarebbero <strong>di</strong> per sé una cosa terribile; il guaio<br />
è che in quel caso l’odore e il sapore del vino subiscono mutamenti <strong>di</strong> estrema<br />
sgradevolezza.<br />
Il vino si mette quin<strong>di</strong><br />
in bottiglia per mezzo<br />
dell’apposito impianto<br />
<strong>di</strong> imbottigliamento, in<br />
bottiglie <strong>di</strong> vetro bianco<br />
trasparente per i vini<br />
bianchi e in bottiglie <strong>di</strong><br />
vetro verde per i vini<br />
rossi.<br />
Particolare cura viene<br />
de<strong>di</strong>cata a questa operazione,<br />
proprio per evitare<br />
la possibilità <strong>di</strong> rischi <strong>di</strong><br />
ossidazione del vino.<br />
Si usano quasi esclusivamente bottiglie bordolesi <strong>di</strong> formato 375/750/1500<br />
ml.; per la tappatura si adoperano tappi <strong>di</strong> sughero <strong>di</strong> prima qualità. Le bottiglie<br />
si mettono a riposare coricate in appositi contenitori a gabbia d’acciaio, dove<br />
rimangono a invecchiare per un periodo più o meno lungo <strong>di</strong> tempo. Successivamente<br />
vengono confezionate con capsula, etichette e retroetichette e quin<strong>di</strong>
258 VITE D’IMPRESA<br />
MACULAN 259<br />
inserite in appositi cartoni, pronte per essere commercializzate. L’etichettatura<br />
deve tenere presenti le <strong>di</strong>verse legislazioni dei vari paesi, quin<strong>di</strong> viene effettuata<br />
al momento <strong>di</strong> evadere le or<strong>di</strong>nazioni.<br />
Tutto il processo produttivo avviene in appositi locali separati uno dall’altro<br />
a seconda dei macchinari e <strong>della</strong> loro funzione:<br />
- Stanza <strong>della</strong> pressatura;<br />
- Tinaia;<br />
- Stanza conservazione con serbatoi <strong>di</strong> acciaio inox;<br />
- Stanza imbottigliamento/confezionamento;<br />
- Barricaia: da oltre 15 anni si utilizzano le piccole botti <strong>di</strong> rovere francese<br />
(Maculan è stato uno dei primi a utilizzarle in Italia). Ora nei locali sotterranei<br />
ci sono circa 500 barriques con un rinnovamento <strong>di</strong> circa 200 unità per anno.<br />
- Magazzino bottiglie imbottigliate ma non confezionate;<br />
- Magazzino per prodotti confezionati e pronti alla ven<strong>di</strong>ta.<br />
In tutti questi luoghi c’è possibilità del controllo delle temperature; infatti, come<br />
già detto, il caldo o il freddo con<strong>di</strong>zionano molto la nascita e la vita <strong>di</strong> un vino.<br />
Alla fine dal magazzino si preleva il vino per le spe<strong>di</strong>zioni che avvengono<br />
tramite corriere sulla base <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ni emessi dai rappresentanti che visitano perio<strong>di</strong>camente<br />
la clientela formata quasi esclusivamente da ristoranti, enoteche<br />
e wine-bar.<br />
I prodotti<br />
Tre gran<strong>di</strong> passiti<br />
“Con i nostri tre vini passiti dolci copriamo tutte le fasce <strong>di</strong> prezzo, dai 10 ai<br />
50 euro. Produciamo circa 40.000 bottiglie <strong>di</strong> Dindarello – specifica Maculan<br />
– 3.000 <strong>di</strong> Acininobili e 35.000 <strong>di</strong> Torcolato, che non manca in nessun or<strong>di</strong>ne<br />
<strong>di</strong> acquisto”.<br />
Va sottolineato che il successo <strong>di</strong> quest’ultimo risiede sicuramente nell’eccezionalità<br />
qualitativa, che tra l’altro mantiene con costanza dall’anno del suo<br />
debutto (’77), ma anche nella <strong>di</strong>screta quantità <strong>di</strong> bottiglie <strong>di</strong>sponibili, che ne<br />
garantisce la fornitura alla ristorazione, quin<strong>di</strong> la presenza continuativa nella<br />
carta dei vini. Si tratta <strong>di</strong> aspetti da non sottovalutare, che penalizzano altre<br />
produzioni <strong>di</strong> eccellenza <strong>della</strong> stessa categoria.<br />
Gli altri vini, bianchi e rossi, sono numerosi e provengono da uve Chardonnay,<br />
Tocai Friulano, Pinot Bianco, Merlot, Cabernet Sauvignon e Franc. Alcuni<br />
rientrano nella DOC Breganze, altri nella IGT Veneto, altri ancora sono vini<br />
da tavola. Tra i rossi: il Cabernet Breganze (80% Cabernet Sauvignon e 20%<br />
Franc, non affinato in legno); il Brentino (55% Merlot e 45% Cabernet Sauvignon,<br />
18 mesi in barrique e 12 in bottiglia); il Marchesante (100% Merlot, 18<br />
mesi in botti piccole e 12 in bottiglia); il Fratta, Veneto IGT (67% Cabernet<br />
Sauvignon, Merlot 33%, 18 mesi in barrique <strong>di</strong> rovere francese nuovo); il Fratta<br />
1999 ha ricevuto nel 2002 il riconoscimento unanime da tutte le guide italiane.<br />
Tra i bianchi: il Breganze <strong>di</strong> Breganze (Tocai 85% e Pinot Bianco 15%) e due<br />
Chardonnay in purezza, il Ferrata (fermentazione e sosta in barrique nuove per<br />
5 mesi; affinamento in bottiglia per 10) e il Riale (fermentazione e sosta sui<br />
lieviti per 6 mesi in barrique nuove per il 50% e per l’altro <strong>di</strong> un anno; affinamento<br />
in bottiglia per 6 mesi).<br />
Bianchi freschi e fruttati<br />
Breganze <strong>di</strong> Breganze 2004<br />
Collocazione del vigneto: solo uve del comune <strong>di</strong> Breganze.<br />
Giacitura e tipo terreno: colline vulcaniche e piane ghiaiose.<br />
Varietà <strong>di</strong> uva: Tocai 85%, Sauvignon 15%.<br />
Cura nella preparazione: scelta <strong>di</strong> uve sanissime e pressatura soffice.<br />
Tenore Alcol: 12,5%.<br />
Aci<strong>di</strong>tà: 5,2 gr/lt.<br />
Affinamento: in serbatoi <strong>di</strong> acciaio per 4 mesi.<br />
Totale <strong>della</strong> produzione: 5.000 casse da 750 ml. - 700 casse da 375 ml.<br />
Imballo: cartoni da 12 x 750 ml e 24 x 375 ml.<br />
Colore: giallo paglierino con riflessi verdolini, limpido.<br />
Profumo: intenso <strong>di</strong> frutta matura, sentori <strong>di</strong> lievito e crosta <strong>di</strong> pane.<br />
Sapore: secco ma pieno, buona la morbidezza in equilibrio con l’aci<strong>di</strong>tà,<br />
vino <strong>di</strong> razza con persistenza aromatica gradevole e lunga.<br />
Pino & Toi 2004<br />
Collocazione del vigneto: Comune <strong>di</strong> Breganze.<br />
Giacitura e tipo terreno: colline vulcaniche, piane ghiaiose.<br />
Varietà <strong>di</strong> uva: Pinot Bianco 25% - Pinot Grigio 15% - Tocai 60%.<br />
Cura nella preparazione: scelta <strong>di</strong> uve sane e pressatura soffice.<br />
Tenore Alcol: 11,8%.<br />
Aci<strong>di</strong>tà: 5,7 gr/lt.<br />
Affinamento: in bottiglia per 3 mesi.<br />
Totale <strong>della</strong> produzione: 5000 casse da 750 ml.<br />
Imballo: cartoni da 12 x 750 ml.<br />
Colore: giallo paglia cristallino con nette sfumature verdoline.<br />
Profumo: intenso e fruttato con leggeri sentori <strong>di</strong> lievito e crosta <strong>di</strong> pane.<br />
Sapore: pieno, <strong>di</strong> buona struttura, secco e in equilibrio con l’aci<strong>di</strong>tà.
260 VITE D’IMPRESA<br />
MACULAN 261<br />
Bianchi Importanti<br />
Ferrata 2004<br />
Collocazione del vigneto: Breganze loc. Ferrata e Brogliati.<br />
Giacitura e tipo terreno: terreno collinare magro, vulcanico e tufaceo con<br />
esposizione sud, sud-ovest.<br />
Varietà <strong>di</strong> uva: Sauvignon 55%, Chardonnay 45%.<br />
Cura nella preparazione: Viti basse (1m) molto vicine (1m x 1m), bassa resa<br />
(6 grappoli)e 40 hl <strong>di</strong> vino per ettaro.<br />
Tenore Alcol: 13%.<br />
Aci<strong>di</strong>tà: 5,5 gr/lt.<br />
Affinamento. Sauvignon: acciaio inox e sosta sui lieviti per 5 mesi. Chardonnay:<br />
fermentazione e 5 mesi <strong>di</strong> sosta in barriques nuove Allier MT.<br />
Totale <strong>della</strong> produzione: 950 casse da 750 ml.<br />
Imballo: cartoni da 12 x 750 ml.<br />
Colore: paglierino deciso con riflessi verdolini.<br />
Profumo: ricco ed intenso d’uva matura. Sentori <strong>di</strong><br />
frutta tropicale e zafferano, pesca e miele d’acacia, vaniglia<br />
e delicato legno tostato appaiono solo <strong>di</strong> supporto.<br />
Sapore: ricco e secco <strong>di</strong> buon equilibrio con sensazioni<br />
<strong>di</strong> frutta tropicale, agrumi e menta con notevole<br />
persistenza in bocca.<br />
Bianchi da Dessert<br />
Dindarello 2004<br />
Collocazione del vigneto: zone vocate del Veneto per<br />
tale varietà.<br />
Giacitura e tipo terreno: terreno collinare.<br />
Varietà <strong>di</strong> uva: Moscato Fior d’arancio 100%.<br />
Cura nella preparazione: vendemmia in piccole casse<br />
e leggero appassimento.<br />
Tenore Alcol: 11,0%.<br />
Aci<strong>di</strong>tà: 7,8 gr/lt.<br />
Zucchero residuo: 170 g/l.<br />
Affinamento: in serbatoi <strong>di</strong> acciaio inox per 2 mesi.<br />
Totale <strong>della</strong> produzione: 4000 casse da 750 ml - 1000<br />
casse da 375 ml.<br />
Imballo: cartoni da 12 x 750 ml e 24 x 375 ml.<br />
Colore: giallo paglierino con netti riflessi ver<strong>di</strong>.<br />
Profumo: straor<strong>di</strong>nariamente intenso con sentori <strong>di</strong><br />
uva moscata, miele e fiori.<br />
Sapore: dolce e freschissimo, equilibrato e pieno, la persistenza<br />
dell’aroma è molto lunga e gradevole, buon corpo,<br />
nerbo sentito e pieno carattere.<br />
Torcolato 2003<br />
Collocazione del vigneto: le migliori zone <strong>di</strong> Breganze.<br />
Giacitura e tipo terreno: colline vulcaniche e piane<br />
ghiaiose.<br />
Varietà <strong>di</strong> uva: 85% Vespaiola, 10% Garganega, 5%<br />
Tocai.<br />
Cura nella preparazione: appassimento fino a gennaio<br />
<strong>di</strong> grappoli sceltissimi.<br />
Tenore Alcol: 13,5%.<br />
Aci<strong>di</strong>tà: 7 gr/lt.<br />
Affinamento: 12 mesi in barriques <strong>di</strong> rovere francese <strong>di</strong><br />
cui 1/3 nuove in bottiglia per 6 mesi.<br />
Totale <strong>della</strong> produzione: 800 casse da 750 ml - 1400<br />
casse 375 ml.<br />
Imballo: cartoni da 12 x 750 ml e 24 x 375 ml.<br />
Colore: giallo brillante dorato.<br />
Profumo: bouquet intenso <strong>di</strong> miele, fiori, vaniglia, uva<br />
e legni nobili.<br />
Sapore: dolce e pieno, buon corpo ed eccellente equilibrio fra aci<strong>di</strong>tà, alcool<br />
e zuccheri; lascia una lunga permanenza in una bocca pulita.<br />
Acininobili 2000<br />
Zucchero residuo: 214 g/l.<br />
Collocazione del vigneto: le colline breganzesi.<br />
Giacitura e tipo terreno: colline vulcaniche e tufacee.<br />
Varietà <strong>di</strong> uva: 85% Vespaiola, 10% Garganega, 5% Tocai.<br />
Cura nella preparazione: scelta manuale e certosina degli acini con botritis<br />
cinerea nella forma larvata (muffa nobile).<br />
Tenore Alcol: 12,1%.<br />
Aci<strong>di</strong>tà: 7,3 gr/lt.<br />
Affinamento: 2 anni in barriques nuove <strong>di</strong> Nevers in bottiglia per 6 mesi.<br />
Totale <strong>della</strong> produzione: 300 casse da 375 ml - 60 casse da 750 ml.<br />
Imballo: cartoni da 6 x 750 ml e 12 x 375 ml.<br />
Colore: oro antico lucido e brillante.<br />
Profumo: grande bouquet, intenso e speziato; sente miele d’acacia, frutta<br />
secca, uva passa e pietra focaia.<br />
Sapore: dolce-non dolce, pieno, elegante e sontuoso; ottimo il corpo e massiccia<br />
la struttura; stoffa e nerbo profon<strong>di</strong> <strong>di</strong> una lunghissima persistenza.
262 VITE D’IMPRESA<br />
MACULAN 263<br />
Rossi<br />
Brentino 2003<br />
Collocazione del vigneto: delle migliori zone del Veneto.<br />
Giacitura e tipo terreno: piane ghiaiose e colline tufacee.<br />
Varietà <strong>di</strong> uva: Merlot 55%, Cabernet Sauvignon 45%.<br />
Cura nella preparazione: scelta <strong>di</strong> uve mature e ben sane.<br />
Tenore Alcol: 14%.<br />
Aci<strong>di</strong>tà: 4,8 gr/lt.<br />
Affinamento: metà del vino per 12 mesi in barriques <strong>di</strong> cui 1/3 nuove, l’altra<br />
metà in acciaio.<br />
Totale <strong>della</strong> produzione: 22000 casse da 750 ml - 300 casse da 375 ml.<br />
Imballo: cartoni da 12 x 750 ml e 24 x 375 ml.<br />
Colore: rubino intenso con toni leggermente granati.<br />
Profumo: ampio, fruttato con sentori <strong>di</strong> legno.<br />
Sapore: asciutto e <strong>di</strong> buon corpo, equilibrato con stoffa lunga, nerbo sentito<br />
e <strong>di</strong> carattere, lunga persistenza dell’aroma in bocca.<br />
Cabernet 2003<br />
Collocazione del vigneto: comprensorio DOC <strong>di</strong> Breganze.<br />
Giacitura e tipo terreno: colline vulcaniche, piane ghiaiose.<br />
Varietà <strong>di</strong> uva: Cabernet Sauvignon 80%, Cabernet Franc 20%.<br />
Cura nella preparazione: scelta <strong>di</strong> grappoli maturi e sani.<br />
Tenore Alcol: 13,0%.<br />
Aci<strong>di</strong>tà: 4,7 gr/lt.<br />
Affinamento: in vasche <strong>di</strong> acciaio inox per 12 mesi.<br />
Totale <strong>della</strong> produzione: 5000 casse da 750 ml.<br />
Imballo: cartoni da 12 x 750 ml.<br />
Colore: rosso rubino profondo.<br />
Profumo: intenso e fruttato, tipico <strong>della</strong> varietà, sentori <strong>di</strong> liquirizia.<br />
Sapore: asciutto e corposo, tannini equilibrati, giusta la sensazione calda,<br />
buona persistenza.<br />
Rossi Importanti<br />
Fratta 2003<br />
Collocazione del vigneto: area DOC Breganze. Merlot: Breganze loc.<br />
S.Stefano, Breganze loc. Ca’ delle Ore; Cabernet Sauvignon: Breganze località<br />
Fratta e S. Stefano.<br />
Varietà <strong>di</strong> uva: Cabernet Sauvignon 78%, Merlot 22%.<br />
Maturazione uva alla pigiatura: Cabernet S.: Zucc. 215 g/l - Ac. Tot. 6,4<br />
g/l - pH 3,60 Merlot: Zucc. 210 g/l - Ac. Tot. 6,0 g/l - pH 3,48.<br />
Vinificazione: uva <strong>di</strong>raspata totalmente e pigiata all’80% in tini aperti da<br />
3.500 Kg con 6 follature pneumatiche giornaliere. Tempo <strong>di</strong> macerazione 8<br />
giorni. Lieviti selezionati e fermentazione malolattica spontanea.<br />
Affinamento: 12 mesi in 100% <strong>di</strong> rovere francese nuovo da 225 lt: 40%<br />
Allier MT Tonnellerie de l’Adour, 40% Allier MT Damy, 20% Limousin MT<br />
Cadus. Nessun trattamento stabilizzante e nessuna filtrazione.<br />
Tenore Alcol: 14,5%.<br />
Aci<strong>di</strong>tà: 5,7 g/l.<br />
Imbottigliamento: Dicembre 2004.<br />
Produzione: 2500 casse con formati 750 ml, 375 ml, 1,5 lt, 3 lt, 5 lt, 18 lt.<br />
Colore: colore rubino ricchissimo e profondo con sfumature violacee.<br />
Profumo: molto intenso <strong>di</strong> bacche rosse, mirtillo e lampone, ottime le spezie<br />
e i sentori <strong>di</strong> cacao e caffè.<br />
Sapore: in bocca il vino si presenta già equilibrato, ricco <strong>di</strong> tannini dolci che<br />
si fondono a dare notevolissima struttura ed eleganza.<br />
Palazzotto Cabernet Sauvignon 2002<br />
Collocazione del vigneto: località Palazzotto, frazione Mirabella <strong>di</strong> Breganze.<br />
Giacitura e tipo terreno: pianura/terreno costituito da ghiaia.<br />
Varietà <strong>di</strong> uva: Cabernet Sauvignon 100%.<br />
Cura nella preparazione: <strong>di</strong>mezzamento <strong>della</strong> produzione con vendemmia<br />
verde e sucessiva scelta <strong>di</strong> uve mature e ben sane.<br />
Tenore Alcol: 14%.<br />
Aci<strong>di</strong>tà: 5,0 gr/lt.<br />
Affinamento: in barriques per 18 mesi e in bottiglia per 2 mesi.<br />
Totale <strong>della</strong> produzione: 750 casse da 750 ml.<br />
Imballo: cartoni da 12 x 750 ml e 6 x 750 ml.<br />
Colore: rosso rubino brillante.<br />
Profumo: elegante e intenso, sentori <strong>di</strong> liquirizia, frutta rossa e legno nobile.<br />
Sapore: pieno ed asciutto senza ce<strong>di</strong>menti, ottimo equilibrio dei tannini nobili<br />
naturali e del legno, stoffa lunga e larga.<br />
Crosara 2003<br />
Nome: il nome Crosara significa “incrocio” in <strong>di</strong>aletto veneto ed è stato<br />
scelto perché un incrocio <strong>di</strong> strade è il punto <strong>di</strong> congiunzione dei due vigneti.<br />
Collocazione del vigneto: area DOC Breganze. Breganze località S. Stefano.<br />
Varietà <strong>di</strong> uva: Merlot 100%.<br />
Maturazione uva alla pigiatura: Zucc. 228 g/l - Ac. Tot. 6,4 g/l - pH 3,60.<br />
Vinificazione: uva <strong>di</strong>raspata totalmente e pigiata al 80% in tini aperti da<br />
3.500 Kg con 6 follature pneumatiche giornaliere. Tempo <strong>di</strong> macerazione 7<br />
giorni. Lieviti selezionati e fermentazione malolattica spontanea.<br />
Affinamento: 12 mesi in 100% <strong>di</strong> rovere francese nuovo da 225 lt: 80%
264 VITE D’IMPRESA<br />
MACULAN 265<br />
Allier MT Cadus, 20% Limousin MT Cadus. Nessun trattamento stabilizzante<br />
e nessuna filtrazione.<br />
Tenore Alcol: 14,5%.<br />
Aci<strong>di</strong>tà: 6,0 g/l.<br />
Imbottigliamento: Febbraio 2005.<br />
Produzione: 250 casse da 750 ml.<br />
Colore: il colore è purpureo, estremamente ricco e profondo.<br />
Profumo: profumo molto intenso <strong>di</strong> spezie, caffè, cioccolato e frutta nera e<br />
rossa matura. Sapore: notevoli i sentori <strong>di</strong> frutti <strong>di</strong> sottobosco maturi accompagnati<br />
in bocca da una notevolissima struttura <strong>di</strong> tannini dolci ed equilibrati che<br />
donano austerità ed eleganza. Ottima la persistenza in bocca ed il finale che<br />
lascia la bocca dolce e pienamente sod<strong>di</strong>sfatta.<br />
Altri prodotti<br />
Grappa <strong>di</strong> Palazzotto: grappa <strong>di</strong> vinaccia umida <strong>di</strong> Cabernet Sauvignon invecchiata<br />
per 24 mesi in piccole botti <strong>di</strong> rovere.<br />
Grappa <strong>di</strong> Fratta: <strong>di</strong>stillato <strong>di</strong> vinaccia umida <strong>di</strong> uva Cabernet e Merlot.<br />
Grappa <strong>di</strong> Torcolato: <strong>di</strong>stillato <strong>di</strong> vinaccia rimasta dopo la torchiatura dell’uva<br />
appassita per il Torcolato.<br />
Acquavite <strong>di</strong> Moscato: <strong>di</strong>stillato <strong>di</strong> uva intera <strong>di</strong> moscato.<br />
Colomba al torcolato: dolce <strong>di</strong> pasticceria artigianale con uvetta fatta rinvenire<br />
nel Torcolato. Colomba glassata con mandorle con aromi ben dosati per<br />
abbinarsi al Torcolato. 50 ml <strong>di</strong> Torcolato per 1 Kg <strong>di</strong> colomba.<br />
Asiago stravecchio al Torcolato: formaggio affinato per 40 giorni immerso<br />
nelle vinacce del Torcolato, a crosta e<strong>di</strong>bile fatto con il latte <strong>di</strong> vacche al pascolo<br />
in alpeggio sull’Altopiano <strong>di</strong> Asiago durante il periodo primaverile-estivo. Stagionato<br />
per oltre 24 mesi.<br />
Panettone al torcolato: dolce <strong>di</strong> pasticceria artigianale con uvetta fatta rinvenire<br />
nel Torcolato. Panettone basso e glassato con aromi ben dosati per abbinarsi<br />
al Torcolato. 50 ml <strong>di</strong> Torcolato per 1 Kg <strong>di</strong> panettone.<br />
FRANTOIO - Olio extravergine <strong>di</strong> oliva <strong>di</strong> Breganze da olive denocciolate:<br />
Prodotto con olive mature raccolte a mano nell’ottobre del 2004 dagli olivi <strong>di</strong><br />
Breganze. Le olive fresche sono state defogliate, lavate e denocciolate. Dalla<br />
pasta è stato estratto a freddo l’olio nel nuovo frantoio acquistato dall’azienda.<br />
Per gustarlo al meglio conservare al fresco e al riparo dalla luce.<br />
I mercati<br />
L’obiettivo aziendale è quello <strong>di</strong> migliorare e aumentare l’attuale produzione<br />
per ottenere sbocchi maggiori sui mercati sia nazionali che internazionali. Si<br />
prevede infatti <strong>di</strong> vinificare in modo sempre migliore l’uva acquistata e produrre<br />
vino <strong>di</strong> alta se non <strong>di</strong> altissima qualità.<br />
Si sono sviluppati nei seguenti settori gli interventi da effettuare per raggiungere<br />
lo scopo prefissato: raccolta e pigiatura dell’uva, pressatura <strong>della</strong> stessa,<br />
appassimento dell’uva, conservazione e affinamento del vino, imbottigliamento,<br />
conservazione delle bottiglie. I mercati come USA, Germania, Canada, Giappone<br />
richiedono sempre <strong>di</strong> più vini sofisticati e <strong>di</strong> altissima qualità. Questi ultimi<br />
riescono a spuntare sul mercato prezzi molto più elevati, anche due o tre<br />
volte superiori al mero valore merceologico. I vini <strong>di</strong> alta gamma funzionano<br />
come una locomotiva che tira l’intero treno aziendale e pertanto una maggior<br />
penetrazione con questi prodotti può migliorare anche la ven<strong>di</strong>ta dei vini <strong>di</strong><br />
gamma me<strong>di</strong>a.<br />
Dopo la realizzazione dei nuovi impianti si stima che l’azienda riuscirà sicuramente<br />
ad espandere le sue aree <strong>di</strong> mercato. I prodotti sono già presenti<br />
attualmente sul mercato nazionale in enoteche, ristoranti e negozi specializzati<br />
tramite una rete <strong>di</strong>stributiva <strong>di</strong> una trentina <strong>di</strong> agenti plurimandatari che<br />
riescono a gestire meglio i rapporti con i clienti. Nelle zone in cui manca una<br />
penetrazione capillare la <strong>di</strong>stribuzione è curata dalla <strong>di</strong>tta Bolis SRL con sede<br />
in Pavia.<br />
Per quanto riguarda il mercato estero i prodotti Maculan sono attualmente<br />
presenti nei seguenti paesi:<br />
• USA. Importatore Winebow Inc. - Hollywood Avenue - NY<br />
• Germania. Agente Sorrentino - Riedeweg - Delmenhorst<br />
• U.K. Distributore Berkmann - 12, Brewery road - Londra<br />
• Canada. Societé des Alcools du Quebec - Rue de Lorimier - Montreal /<br />
Liquor Control Board of Ontario - 55 Lake Shore Blvd. - Toronto<br />
• Svizzera. Importatore Zanini Salmoni SA - Ligornetto<br />
• Danimarca. Importatore Philipson Wine - Kokkedal<br />
• Olanda. Importatore Vinites/La Casina - Haarlem<br />
• Belgio. Importatore Selezione Vini Italiani - Hasselt<br />
• Lussemburgo. Caves Wengler S.A. - Rosport<br />
• Hong Kong. Italian Import - Howloon - Hong Kong<br />
• Turchia. Maco Gida - Istanbul<br />
• Russia. Importatore DP - Trade - Mosca<br />
• Francia. Importatore Vins du Monde - Pontchâteau<br />
Come sappiamo il prodotto-ariete Torcolato ha aperto all’azienda le porte<br />
del mercato e le ha dato notorietà, ma è stato accompagnato da una sapiente<br />
campagna <strong>di</strong> informazione per <strong>di</strong>ffondere la conoscenza del marchio, inizialmente,<br />
e poi per creare intorno al marchio la percezione <strong>di</strong> prodotto <strong>di</strong><br />
qualità. Maculan in molti paesi è percepito come un aspetto del Made in Italy,
266 VITE D’IMPRESA<br />
MACULAN 267<br />
legato al segmento <strong>di</strong> consumi <strong>di</strong> alto livello. Buona parte del mercato del<br />
lusso italiano veicola l’immagine del bello, <strong>della</strong> cultura internazionale. Per<br />
arrivare a questo Maculan ha lavorato già dagli anni Settanta sul fronte <strong>della</strong><br />
comunicazione: sono noti i legami stretti con i più famosi ristoratori italiani,<br />
con giornalisti e scrittori. Ogni nuovo prodotto <strong>della</strong> cantina è pubblicizzato<br />
con incontri, degustazioni guidate ad alto livello, anche in forma <strong>di</strong> visite in<br />
azienda, sfruttando il fascino dei nuovi locali, curatissimi, particolarmente<br />
gradevoli.<br />
La forza-ven<strong>di</strong>ta è particolarmente qualificata, istruita e bene a conoscenza<br />
delle tecniche produttive fin nei dettagli. Per mantenere aggiornata e controllata<br />
tutta la rete <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta vengono organizzati incontri perio<strong>di</strong>ci con gli agenti e<br />
vengono visitati almeno una volta all’anno i vari importatori ed agenti esteri.<br />
Inoltre è costante la presenza a fiere nazionali (quali Vinitaly a Verona, Wein<br />
Festival a Merano) ed internazionali: Pro Wein <strong>di</strong> Dusseldorf in Germania,<br />
Expo <strong>di</strong> Bordeaux e altre.<br />
Grande attenzione è riservata ai consumatori <strong>di</strong> alta gamma grazie a inserzioni<br />
pubblicitarie su guide specializzate come Le soste, Jeunes restaurateurs<br />
d’Europe, anche se la ricerca <strong>di</strong> Maculan attira naturalmente l’attenzione, ormai,<br />
<strong>di</strong> tutti i giornalisti specializzati.<br />
Anche le strategie <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta vanno bene architettate; la <strong>di</strong>sponibilità del<br />
prodotto ben ripartita in modo da creare un’immagine <strong>di</strong> rarità e pregio che<br />
stimoli l’acquisto.<br />
Il vino nella sua nuova filosofia, da bevanda giornaliera e or<strong>di</strong>naria a fonte<br />
<strong>di</strong> piacere edonistico, deve evolversi e <strong>di</strong>ventare un tassello che porterà a<br />
migliorare la qualità <strong>della</strong> vita.<br />
Questa strategia e questa filosofia hanno consentito all’azienda <strong>di</strong> arrivare ai<br />
3 milioni <strong>di</strong> euro <strong>di</strong> fatturato del 2001, con mezzo milione <strong>di</strong> bottiglie (considerando<br />
che nel computo ci sono i piccoli formati da 375 ml. dei vini dolci e quelli<br />
gran<strong>di</strong> dei rossi) con una crescita del 18% rispetto al 2000.<br />
La crescita rimane costante, per arrivare ai 5.000.000 <strong>di</strong> euro del 2004, con<br />
860.000 bottiglie vendute.<br />
Non tutta la produzione viene commercializzata con l’etichetta Maculan:<br />
partite <strong>di</strong> uva acquistata e lavorata, ma <strong>di</strong> qualità non adeguata, non vengono<br />
imbottigliate ma vendute in cisterne.<br />
Il mercato dei vini Maculan è per il 62% in Italia. Il restante 38% è rappresentato<br />
da una miriade <strong>di</strong> Paesi, una quarantina in tutto il mondo, tra cui i<br />
più importanti sono Stati Uniti, Canada, Germania, Svizzera, Gran Bretagna<br />
e Giappone.<br />
Il mercato nazionale per Maculan è il più <strong>di</strong>fficile, ma anche il più ‘tranquillo’.<br />
Fausto Maculan: “I nostri 2.000 clienti italiani comprano ciò che per<br />
certo venderanno nel giro <strong>di</strong> sei mesi, massimo un anno. Le esportazioni rap-<br />
presentano inizialmente un movimento <strong>di</strong> magazzino; sono, come <strong>di</strong>re, ven<strong>di</strong>te<br />
dal punto <strong>di</strong> vista ‘finanziario’. Insomma, ritengo venduto il vino quando è<br />
stappato”.<br />
Per quanto riguarda i target, spiega Fausto Maculan, l’azienda “pre<strong>di</strong>lige la<br />
ristorazione, a cui va il 70% delle ven<strong>di</strong>te. Perché si tratta <strong>di</strong> una clientela sicura<br />
che vende tutto l’anno, ma soprattutto perché in quel contesto il vino è veicolato<br />
nel migliore dei mo<strong>di</strong>, con una presentazione adeguata. Purtroppo in enoteca<br />
questo avviene poco, perché la gran parte delle ven<strong>di</strong>te è schiacciata sui regali,<br />
concentrata nelle feste natalizie”. E a Maculan il regalo non piace. “Il regalo non<br />
si sceglie. Passa <strong>di</strong> mano, rimane anonimo, mentre la conoscenza del prodotto<br />
è il motore <strong>della</strong> fidelizzazione”.<br />
Non è facile elencare i clienti più prestigiosi. Si ricordano, solo a titolo <strong>di</strong><br />
esempio, gli stretti ed amichevoli rapporti con Gualtiero Marchesi <strong>di</strong> Milano,<br />
Gianluigi Morini del San Domenico <strong>di</strong> Imola, Giorgio Pinchiorri dell’Enoteca<br />
<strong>di</strong> Firenze per citare i ristoranti con due o tre stelle nella Guida Michelin. Pech<br />
<strong>di</strong> Milano, la famosissima gastronomia, Trimani “l’enoteca” <strong>di</strong> Roma, l’Enoteca<br />
Partenopea <strong>di</strong> Russo a Napoli: sono i negozi in cui i vini Maculan fanno bella<br />
mostra. Le catene d’alberghi come la Ciga, Costa Smeralda Hotels, Interhotels<br />
con i loro nomi: Gritti <strong>di</strong> Venezia, Palace a Milano, Cala <strong>di</strong> Volpe a Porto Cervo,<br />
Splen<strong>di</strong>d <strong>di</strong> Portofino. Tutti hanno i vini Maculan nelle loro liste esclusive e<br />
prestigiosissime.<br />
Ultimamente l’azienda <strong>di</strong> Breganze è asse<strong>di</strong>ata dalla grande <strong>di</strong>stribuzione<br />
organizzata (a cui non vuole vendere), che riesce comunque a “rastrellare” bottiglie.<br />
“Io a vendere mi <strong>di</strong>verto sempre, ma la clientela tra<strong>di</strong>zionale si lamenta<br />
(per la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> prezzo, visto il ricarico che la grande <strong>di</strong>stribuzione opera,<br />
ndr). Riconosco che la GDO ha una serie <strong>di</strong> aspetti positivi, ma la ven<strong>di</strong>ta del<br />
proprio prodotto sfugge a qualsiasi tipo <strong>di</strong> controllo (modalità, prezzo, <strong>di</strong>verso<br />
livello delle filiali <strong>della</strong> stessa catena)”.<br />
Decalogo per il buon vino <strong>di</strong> Fausto Maculan<br />
• Potare corto: la qualità comincia l’inverno precedente la vendemmia.<br />
• Esporre bene l’uva al sole, togliendo le foglie inutili.<br />
• Vincere la scommessa con la maturazione, che altro non è se non un patto<br />
con Giove Pluvio.<br />
• Vendemmiare molto attentamente, scegliendo solo i grappoli migliori.<br />
• Avere in cantina il meglio <strong>di</strong> tutto… È preferibile possedere macchinari<br />
che non si adoperano piuttosto che non averli a <strong>di</strong>sposizione quando servono.
268<br />
VITE D’IMPRESA<br />
Fonti<br />
• Prendersi, durante la maturazione, tutti i tempi necessari… “La gatta veloce<br />
fa i mici ciechi”.<br />
• Non invecchiare, ma affinare il vino.<br />
• Assaggiare scrupolosamente tutte le botti e utilizzare solo quelle migliori.<br />
• Stessa regola vale per l’imbottigliamento: meglio avere poche bottiglie,<br />
ma buone.<br />
• Andare in giro per il mondo a raccontare le 9 cose che si sono fatte in<br />
precedenza, sapendo che una sana ambizione, in questo caso, non è un<br />
vizio, ma una virtù: bisogna essere orgogliosi dei propri risultati e utilizzarli<br />
senza falsa modestia.<br />
ASSOCIAZIONE ITALIANA SOMMELIERS, Introduzione alla degustazione e vitivinicoltura,<br />
1° corso professionale, Roma 1987.<br />
ASSOCIAZIONE ITALIANA SOMMELIERS, Duemilavini 2002. Il libro <strong>della</strong> vite<br />
e del vino, <strong>della</strong> storia e de prodotti tra<strong>di</strong>zionali, dove trovarli e come andar per cantine.<br />
Guida alla conoscenza dell’arte del bere giusto, Roma 2001.<br />
ASSOCIAZIONE ITALIANA SOMMELIERS, Duemilavini 2003. Il libro <strong>della</strong> vite<br />
e del vino, <strong>della</strong> storia e de prodotti tra<strong>di</strong>zionali, dove trovarli e come andar per cantine.<br />
Guida alla conoscenza dell’arte del bere giusto, Roma 2002.<br />
ASSOCIAZIONE ITALIANA SOMMELIERS, Duemilavini 2004. Il libro <strong>della</strong> vite<br />
e del vino, <strong>della</strong> storia e de prodotti tra<strong>di</strong>zionali, dove trovarli e come andar per cantine.<br />
Guida alla conoscenza dell’arte del bere giusto, Roma 2003.<br />
ASSOCIAZIONE ITALIANA SOMMELIERS, Duemilavini 2005. Il libro <strong>della</strong> vite<br />
e del vino, <strong>della</strong> storia e de prodotti tra<strong>di</strong>zionali, dove trovarli e come andar per cantine.<br />
Guida alla conoscenza dell’arte del bere giusto, Roma 2004.<br />
Giovanni Azzolin, Noterelle storiche sulla vite e sul vino <strong>della</strong> zona vini D.O.C.Breganze,<br />
Verona, 1999.<br />
Enciclope<strong>di</strong>a dei vini del mondo, a cura <strong>di</strong> Lamberto Paronetto, Milano, Mondadori,<br />
1984.<br />
Carlo Fumian, Angelo Ventura, Storia del Veneto, Roma-Bari, Laterza, 2000.<br />
Ringraziamo Fausto Maculan per la splen<strong>di</strong>da accoglienza che ci ha riservato, per l’ospitalità<br />
e per l’in<strong>di</strong>menticabile esperienza offertaci <strong>di</strong> una degustazione guidata del suo Dindarello.<br />
Ringraziamo, infine, il nostro tecnico informatico, Angelino Panozzo per l’infinita pazienza<br />
<strong>di</strong> cui ha dato prova.