Industria Vicentina 3-2010.pdf - Associazione Industriali della ...
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MAGAZINE DI INFORMAZIONE ECONOMICA PER LE IMPRESE<br />
FEDERICO FAGGIN<br />
PREMIATO DA BARACK OBAMA<br />
Congratulation,<br />
Mr. Faggin<br />
LA GREEN ECONOMY<br />
TARGATA VICENZA<br />
Realizzato un sondaggio per misurare<br />
quanto importante sia la cosiddetta<br />
“green economy” nel Vicentino<br />
SETTEMBRE/OTTOBRE 2010 – sped. in abb. post. - trimestrale - 70% - P.T. Vicenza Ferrovia - tassa riscossa - taxe perçue - Italia VICENTINA<br />
NORDEST<br />
UNIVERSITY<br />
Un obiettivo per dare<br />
una nuova occasione<br />
di sviluppo e innovazione<br />
al nostro territorio<br />
3/2010
corsivo<br />
E' tempo di pensare<br />
a una “Green Society”<br />
La green economy non è solo una moda del<br />
momento e credo non sia solo un brand<br />
molto forte. Portare il nostro territorio a<br />
imboccare un percorso di metamorfosi, così<br />
come è avvenuto in altri poli industriali europei a<br />
elevata intensità di utilizzo ambientale, è una via da<br />
seguire con determinazione. Dobbiamo trovare anche<br />
noi una green way da percorrere. Recentemente<br />
fonti dell’Unione Europea hanno confermato una<br />
riduzione delle emissioni di gas serra, molto vicina<br />
all’obiettivo del 20% proposto dalla Commissione<br />
per il 2020. Questo risultato non si è concretizzato<br />
come miglioramento delle innovazioni tecnologiche,<br />
ma è stata conseguenza <strong>della</strong> crisi. Segno che<br />
il virtuosismo ambientale ha potenzialità enormi,<br />
ma sul lungo periodo. Così come avviene per ogni<br />
innovazione, la svolta verde non produce una crescita<br />
esplosiva, ma necessità di tempo per dimostrarsi<br />
una “miccia” per lo sviluppo. E le nostre imprese<br />
si stanno dimostrando recettive. L’ultima indagine<br />
di Demos dice che un’azienda su due ha rilevato<br />
da parte dei propri clienti un’attenzione particolare<br />
alle produzioni volte a salvaguardare l’ambiente.<br />
Se osserviamo i dati suddivisi per settore notiamo<br />
che la richiesta di prodotti certificati è cresciuta in<br />
modo intenso nei settori manifatturieri “tradizionali”,<br />
addirittura più che nella meccanica. Anche dal punto<br />
di vista <strong>della</strong> dimensione di impresa non si notano<br />
significative divergenze. La “green economy” non<br />
è prerogativa delle grandi imprese che operano<br />
sui mercati finali e anche le piccole imprese sono<br />
coinvolte dal fenomeno. Vediamo già segnali positivi<br />
provenire dal distretto <strong>della</strong> Valle del Chiampo.<br />
Provincia di Vicenza insieme all’Agenzia Giada e<br />
Confindustria Vicenza hanno creato un percorso<br />
ecosostenibile per la produzione delle pelli.<br />
Alcune aziende hanno già preso il cammino per la<br />
certificazione ambientale <strong>della</strong> produzione <strong>della</strong> pelle.<br />
La realizzazione di questo standard internazionale,<br />
creato in tempi non sospetti, è un passo di<br />
grandissima avanguardia per questo territorio. Tutte<br />
queste riflessioni ci confermano che costruire una<br />
green economy non vuol dire solo foderare i nostri<br />
stabilimenti di pannelli fotovoltaici, o ricercare modalità<br />
di produzione di energia da fonti alternative. Significa<br />
creare un contesto manifatturiero nuovo. Fabbriche<br />
diverse, processi produttivi differenti e quindi prodotti<br />
innovativi. Secondo Richard Florida (analista dei<br />
fenomeni di innovazione negli Stati Uniti) la “green<br />
economy” è un fenomeno di ampia portata, che non<br />
si limita alla produzione di energia da fonti rinnovabili<br />
e agli interventi di efficienza energetica sulle auto<br />
o sulle abitazioni. Per Florida la green economy<br />
è un fenomeno pervasivo<br />
che riguarda praticamente<br />
tutti i settori. Ecco perché<br />
dobbiamo iniziare a pensare<br />
a una Green Society, una<br />
comunità verde.<br />
Cioè a un soggetto fatto di<br />
corpo e pensiero, aperto e<br />
innovativo, con la voglia di<br />
crescere, di svilupparsi e<br />
lavorare. Cioè di fare quello<br />
che noi vicentini sappiamo<br />
fare meglio: avere successo<br />
con le nostre aziende nel<br />
Mondo.<br />
di Roberto Zuccato<br />
Presidente<br />
di Confindustria Vicenza<br />
D obbiamo iniziare a pensare<br />
a una Green Society, una<br />
comunità verde. Cioè a un<br />
soggetto fatto di corpo e<br />
pensiero, aperto e innovativo,<br />
con la voglia di crescere, di<br />
svilupparsi e lavorare. Cioè di<br />
fare quello che noi vicentini<br />
sappiamo fare meglio: avere<br />
successo con le nostre aziende<br />
nel Mondo.<br />
1
Direttore responsabile<br />
Stefano Tomasoni<br />
Hanno collaborato<br />
Maria Elena Bonacini<br />
Fiorenza Conti<br />
Marialuisa Duso<br />
Paolo Gurisatti<br />
Eros Maccioni<br />
Progetto grafico<br />
Patrizia Peruffo<br />
Stampa<br />
Tipografia Rumor S.r.l.,<br />
Vicenza<br />
Pubblicità<br />
Oepi, Verona<br />
Editore<br />
Istituto Promozionale<br />
per l’<strong>Industria</strong> srl - soc. unip.<br />
Piazza Castello, 3 - Vicenza<br />
Anno ventinovesimo<br />
Numero 3<br />
Settembre/Ottobre 2010<br />
Una copia € 4,00<br />
Registrazione Tribunale di<br />
Vicenza<br />
n. 431 del 23.2.1982<br />
Questo numero è stato<br />
stampato<br />
in 4.000 copie.<br />
È vietata la riproduzione<br />
anche parziale di articoli<br />
e illustrazioni senza<br />
autorizzazione e senza<br />
citare la fonte.<br />
FOTOGRAFIE<br />
Archivio Confindustria Vicenza<br />
9, 37, 54, 55; Archivio Ciro<br />
Gazzola 43 in alto; Archivio<br />
Colorcom 30, 31; Archivio Diesel<br />
26, 27; Archivio Expo 2010<br />
Shanghai China 22, 24 in alto;<br />
Archivio Federico Faggin 20,<br />
21; Archivio Fernando Bandini<br />
50, 51; Archivio Fiera di Vicenza<br />
23, 24 in basso, 25; Archivio<br />
Fondazione Il Campiello 42, 43<br />
in basso Archivio Forgital Italy 35<br />
in alto; Archivio Gloria Cariolato<br />
44, 45; Archivio Il Giornale di<br />
Vicenza 18, 19; Archivio Ilsa 34<br />
in alto; Archivio Italgum 32, 33;<br />
Archivio Lp 35 in basso; Archivio<br />
Pozza 34 in basso; Archivio Sella<br />
Farmaceutici 28, 29; Istockphoto<br />
4, 6, 7, 10, 14, 15, 17 in alto, 36,<br />
39, 40, 52, 53;<br />
Volume “Le macchine agricole<br />
Laverda” 46, 47, 48, 49.<br />
Copertina<br />
Archivio Il Giornale di Vicenza<br />
4<br />
corsivo<br />
1. E' tempo di pensare<br />
a una "Green Society"<br />
di Roberto Zuccato<br />
focus<br />
4. La "Green Economy“<br />
vista dai vicentini<br />
di Paolo Gurisatti<br />
scenari<br />
14. Nordest University<br />
di Stefano Tomasoni<br />
22<br />
36<br />
documento<br />
36. Occupazione e competitività<br />
di Alberto Bombassei<br />
42<br />
avanti i giovani<br />
42. "Adoro leggere<br />
scrivere e correre"<br />
di Eros Maccioni<br />
44. A caccia di tornado<br />
di Stefano Tomasoni<br />
46<br />
industria vicentina pubblicazione promossa dal Comitato provinciale<br />
per la piccola industria dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li <strong>della</strong> provincia di Vicenza<br />
personaggi<br />
18. "Congratulation,<br />
Mr. Faggin".<br />
Firmato Barack Obama<br />
di Maria Elena Bonacini<br />
expo<br />
22. Ritorno da Shanghai<br />
di Fiorenza Conti<br />
imprese<br />
26. Benvenuti al Diesel Village<br />
di Stefano Tomasoni<br />
28. Sempre più in Sella<br />
di Stefano Tomasoni<br />
30. Maestri di scena<br />
32. C'è gomma e gomma<br />
di Marialuisa Duso<br />
34. Flash<br />
cultura e società<br />
46. Storia di uomini<br />
e di macchine<br />
50. Quando vince la poesia<br />
di Maurizia Veladiano<br />
52. Un'altra impresa<br />
associazione<br />
54. Fatti e persone<br />
numeri<br />
56. Dati e statistiche<br />
sull’economia vicentina<br />
translation<br />
58. Una selezione<br />
di articoli tradotti in inglese<br />
3/2010
di Paolo Gurisatti<br />
“ La Green Economy<br />
calza a pennello<br />
con la capacità<br />
riconosciuta alle<br />
nostre aziende di<br />
operare attraverso la<br />
qualità, l'innovazione<br />
e la ricerca”<br />
4<br />
focus<br />
La "Green<br />
Economy“<br />
vista dai<br />
vicentini<br />
I<br />
n occasione dell’ultima assemblea<br />
dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li di Vicenza<br />
DEMOS&PI ha realizzato un sondaggio<br />
(su un campione statisticamente<br />
rappresentativo delle imprese iscritte<br />
ad Assindustria Vicenza e <strong>della</strong> popolazione<br />
di età superiore a 15 anni <strong>della</strong> Provincia di<br />
Vicenza) per misurare quanto importante sia la<br />
cosiddetta “green economy”.<br />
Esistono diverse definizioni di “green economy”<br />
ed è forse opportuno riflettere sul significato<br />
che attribuiamo a questo termine, entrato ormai<br />
a far parte del nostro linguaggio quotidiano.<br />
Alcuni osservatori tendono a circoscrivere il<br />
concetto di “green economy” alla produzione<br />
di tecnologie per lo sfruttamento di fonti<br />
energetiche rinnovabili (fotovoltaico in primo<br />
luogo) e per la riduzione dei consumi energetici<br />
(cappotti termici, solare termico, lampadine…).<br />
Altri sostengono invece che la “green economy”<br />
sia un fenomeno più esteso, che coinvolge in<br />
diversa misura tutti i settori industriali e che
iguarda tanto i prodotti quanto i processi<br />
ad elevate prestazioni e compatibili con<br />
l’ambiente.<br />
Il grande pubblico dei consumatori ha già<br />
iniziato a riconoscere alcuni di questi prodotti e<br />
processi che concorrono a ridurre il fabbisogno<br />
di energia e sono compatibili con l’ambiente.<br />
Due esempi tra i tanti:<br />
• i frigoriferi o le lavatrici in “Classe A”,<br />
che offrono le medesime prestazioni degli<br />
elettrodomestici tradizionali, con un consumo<br />
energetico inferiore;<br />
• i motori delle auto “Euro 2, 3…5”, che<br />
offrono le stesse prestazioni dei veicoli di<br />
vecchia concezione, ma aiutano a consumare<br />
meno carburante e a ridurre i costi<br />
dell’inquinamento.<br />
Successivamente alla crisi del 2008, la<br />
domanda dei consumatori per questi prodotti<br />
e degli imprenditori per processi “green” si è<br />
notevolmente ampliata. Anche per acquistare<br />
una casa o “un capannone” l’acquirente medio<br />
oggi si chiede: - Sto comprando un edificio<br />
“sostenibile”? la mia nuova casa, o nuova sede,<br />
è costruita secondo criteri che consentono<br />
di risparmiare sui costi dell’energia, di avere<br />
minori emissioni di CO 2 e altri gas serra, minori<br />
costi di manutenzione…?<br />
La “certificazione” delle prestazioni degli<br />
immobili comincia a essere richiesta per<br />
avere certezze sul valore dell’investimento<br />
ed è sempre meno considerata un balzello<br />
burocratico. Il consumatore che compra una<br />
casa e l’imprenditore che acquista una nuova<br />
sede (ad esempio Renzo Rosso <strong>della</strong> Diesel), o un<br />
nuovo impianto di produzione, vogliono essere<br />
certi dei consumi (per metro quadro o per<br />
unità di prodotto) del manufatto su cui vanno<br />
ad investire. Il loro obiettivo è salvaguardare<br />
il “valore futuro” dell’investimento, per poter<br />
rivendere in futuro il bene acquistato oggi ad<br />
un prezzo equo, per non trovarsi svantaggiati da<br />
costi di gestione eccessivi e crescenti, per non<br />
dover pagare tasse future sull’inquinamento,<br />
ecc…<br />
Secondo Richard Florida (analista dei fenomeni<br />
di innovazione negli Stati Uniti, ospite un anno<br />
fa a Schio del Festival delle Città Impresa e<br />
primo utilizzatore del termine “reset” come<br />
sintesi estrema <strong>della</strong> crisi in corso) la “green<br />
economy” è un fenomeno di ampia portata,<br />
che non si limita alla produzione di energia da<br />
fonti rinnovabili e agli interventi di efficienza<br />
energetica sulle auto o sulle abitazioni. Per<br />
Florida la green economy è un fenomeno<br />
pervasivo che riguarda praticamente tutti i<br />
settori. Anche la produzione di acqua minerale<br />
o di magliette deve fare i conti con un mercato<br />
sempre più esigente e attento ai “costi nascosti”<br />
<strong>della</strong> produzione. Dietro una bottiglia di acqua<br />
minerale il consumatore medio comincia a<br />
riconoscere i “costi nascosti” dell’inquinamento<br />
e <strong>della</strong> congestione del traffico (che non<br />
sono esplicitati nell’etichetta, ma pesano<br />
sensibilmente sul portafoglio alla pompa di<br />
benzina).<br />
Dopo la crisi del 2008 è più difficile produrre<br />
e vendere manufatti “poco sostenibili” e questo<br />
sta modificando le preferenze dei consumatori<br />
e le decisioni degli operatori economici.<br />
Indipendentemente dall’orientamento dei<br />
governi e dalle valutazioni <strong>della</strong> comunità<br />
scientifica sul cambiamento climatico, è<br />
il mercato stesso che sta spingendo verso<br />
manufatti “green” (soprattutto nei paesi ricchi,<br />
ma anche nei paesi emergenti).<br />
Anzi, un modello di sviluppo “vecchio” nei paesi<br />
emergenti concorre a rallentare la crescita<br />
globale. Lo abbiamo visto nel 2008, quando i<br />
prezzi di molte materie prime (e non solo del<br />
petrolio) sono andati alle stelle. Se non interviene<br />
S u indiCazione dell'assoCiazione, la<br />
soCietà di riCerCa “demos & Pi” ha<br />
realizzato un sondaggio (su un CamPione<br />
statistiCamente raPPresentatiVo delle<br />
imPrese assoCiate e <strong>della</strong> PoPolazione di<br />
età suPeriore a 15 anni <strong>della</strong> ProVinCia<br />
di ViCenza) Per misurare quanto<br />
imPortante sia la Cosiddetta “green<br />
eConomy”. eCCo i risultati.<br />
5
6<br />
focus<br />
un cambiamento tecnologico profondo nei<br />
prodotti e nei processi, in direzione “green”,<br />
sarà difficile uscire dall’attuale congiuntura.<br />
Questa è la tesi sostenuta da Florida un anno fa<br />
a Schio e condivisa da molti altri osservatori.<br />
La “green economy”, in conclusione, non è solo<br />
un problema per specialisti <strong>della</strong> produzione<br />
di energia fotovoltaica, eolica o da bio-masse. E’<br />
un problema più ampio che tocca tutti i settori<br />
dell’economia. A questa definizione aderiscono<br />
i ricercatori di DEMOS anche se, in questa prima<br />
indagine, hanno concentrato e limitato la loro<br />
attenzione sui cambiamenti relativi agli edifici<br />
e alla gestione energetica degli impianti.<br />
Per il Vicentino la “green economy” è una<br />
grande opportunità. La produzione di prodotti<br />
e servizi innovativi non è infatti un problema<br />
esclusivo delle imprese che si occupano di<br />
elettronica, di produzione di energia solare,<br />
di energia elettrica, di impiantistica civile…<br />
E’ un’occasione concreta per molti piccoli<br />
operatori del manifatturiero, per rivedere<br />
“ La Green Economy<br />
non riguarda solo<br />
l'energia fotovoltaica,<br />
eolica o da biomasse:<br />
è un tema molto<br />
più ampio che<br />
tocca tutti i settori<br />
dell'economia”<br />
la struttura dei propri prodotti e processi<br />
produttivi, anche con bassi costi di investimento<br />
e di ricerca.<br />
Dal punto di vista del mercato del lavoro i<br />
cambiamenti sono altrettanto evidenti, se si<br />
riesce a guardare con attenzione dietro i dati<br />
statistici disponibili. Cresce la domanda di “green<br />
jobs” (lavori verdi) e nuove professionalità.<br />
E non si tratta solo di “energy manager” nelle<br />
aziende più strutturate. Stanno cambiando<br />
molti lavori “tradizionali”, laddove è possibile<br />
un significativo risparmio di energia, di acqua,<br />
di materie prime non rinnovabili e, in ultima<br />
istanza, di ambiente.<br />
Il convegno organizzato il 23 settembre<br />
dall’<strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li, su iniziativa di<br />
Carlo Brunetti, ha bene evidenziato lo spazio<br />
disponibile per la chimica organica, per prodotti<br />
nuovi nel settore delle materie plastiche e per<br />
soluzioni “green” nella gestione dei processi<br />
agro-alimentari.<br />
Finora non sono state realizzate indagini
approfondite su tutti questi temi. In occasione<br />
del sondaggio realizzato su “La Società<br />
<strong>Vicentina</strong>” (nel maggio scorso), i ricercatori di<br />
DEMOS sono tuttavia riusciti a “tastare il polso”<br />
ad un campione di imprenditori e cittadini di<br />
Vicenza, sui temi sin qui citati e in particolare<br />
su alcuni aspetti urgenti <strong>della</strong> “green economy”<br />
in edilizia. Si tratta di uno studio che offre alcuni<br />
spunti inediti sui quali vale la pena di riflettere,<br />
anche se, per il momento, non si occupa<br />
approfonditamente delle imprese e famiglie<br />
che sono già entrare nella nuova economia.<br />
Al campione di imprenditori sono state<br />
poste le seguenti domande: avete notato una<br />
maggiore attenzione, da parte dei clienti, ai<br />
temi <strong>della</strong> sostenibilità? avete notato una<br />
domanda di mercato crescente per prodotti<br />
e servizi certificati (più efficienti dal punto di<br />
vista energetico e ambientale? avete introdotto<br />
modifiche negli impianti o nelle procedure<br />
produttive per ottenere risparmi di energia e/o<br />
riduzione degli scarti e delle emissioni nocive?<br />
Al medesimo campione di imprenditori e ad<br />
un campione aggiuntivo di cittadini (di tutte<br />
le categorie sociali) è stata posta un’altra<br />
semplice domanda: avete realizzato, o intendete<br />
realizzare a breve, interventi finalizzati a<br />
migliorare l’efficienza energetica dell’edificio<br />
in cui lavorate o vivete?<br />
Ecco i risultati ottenuti.<br />
Preferenza dei clienti dell’economia vicentina<br />
per prodotti e servizi certificati (dal punto di<br />
vista energetico e ambientale).<br />
Il 54.8% degli intervistati del campione di<br />
imprese ha risposto affermativamente alla prima<br />
domanda. C’è da sottolineare che il sondaggio<br />
non si è limitato a raccogliere generiche<br />
“percezioni” degli intervistati. La rilevazione ha<br />
chiesto all’intervistato di misurare la domanda<br />
di “certificati” (sui prodotti o sui servizi offerti)<br />
da parte dei clienti e quindi di documenti<br />
molti precisi e non solo vaghe intenzioni. Se la<br />
maggioranza degli intervistati, in settori molto<br />
diversi tra loro, ha colto una crescita delle<br />
preferenze dei clienti per prodotti e servizi<br />
certificati, ciò significa che le osservazioni di<br />
Florida sono effettivamente pertinenti anche<br />
per l’economia vicentina.<br />
Se osserviamo i dati suddivisi per settore<br />
notiamo che la richiesta di prodotti certificati<br />
è cresciuta in modo intenso nei settori<br />
manifatturieri “tradizionali” (80.7%), addirittura<br />
più che nella meccanica (52.6%). Ed è stata<br />
molto forte nel settore dei servizi più ancora<br />
P er il ViCentino la “green eConomy” è<br />
una grande oPPortunità. la Produzione<br />
di Prodotti e serVizi innoVatiVi non è<br />
infatti un Problema esClusiVo delle<br />
imPrese Che si oCCuPano di elettroniCa,<br />
di Produzione di energia solare, di<br />
energia elettriCa, di imPiantistiCa CiVile…<br />
e’ un’oCCasione ConCreta Per molti<br />
PiCColi oPeratori del manifatturiero.<br />
7
8<br />
focus<br />
D al Punto di Vista <strong>della</strong> dimensione<br />
di imPresa non si notano signifiCatiVe<br />
diVergenze. la “green eConomy” non è<br />
PrerogatiVa delle grandi imPrese Che<br />
oPerano sui merCati finali e anChe le<br />
PiCCole imPrese sono CoinVolte dal<br />
fenomeno (nel 54.4% dei Casi).<br />
che nell’industria. Paradossalmente è più lenta<br />
proprio nel settore delle costruzioni (46.4%),<br />
che più di altri ha risentito <strong>della</strong> crisi ed è<br />
oggetto di specifiche attenzioni normative<br />
(da quest’anno è obbligatoria la certificazione<br />
energetica degli edifici oggetto di transazioni<br />
immobiliari).<br />
Anche dal punto di vista <strong>della</strong> dimensione di<br />
impresa non si notano significative divergenze.<br />
La “green economy” non è prerogativa delle<br />
grandi imprese che operano sui mercati finali<br />
e anche le piccole imprese sono coinvolte dal<br />
fenomeno (nel 54.4% dei casi).<br />
Ciò nonostante è vero che le aziende con più<br />
di 100 dipendenti sono in ampia maggioranza<br />
tenute a certificare le caratteristiche dei propri<br />
prodotti (nel 70.7% dei casi). Così come è vero<br />
che la richiesta di prodotti e servizi “sostenibili” è<br />
più forte tra le imprese che operano sul mercato<br />
interno (61.6%) o si trovano a combattere con<br />
concorrenti di altri paesi “avanzati” (60.6%).<br />
Le imprese che operano sui mercati internazionali,<br />
ma si confrontano con concorrenti dei<br />
paesi emergenti, sentono il problema in modo<br />
meno intenso (34.7%).<br />
La sensibilità energetica e ambientale è quindi<br />
un fenomeno diffuso. In Italia e nei principali<br />
paesi occidentali più che altrove. Le nostre<br />
imprese lo sanno bene. E anche quelle che<br />
operano su mercati meno evoluti sanno che il<br />
problema si porrà a breve anche per loro. Per<br />
due ragioni:<br />
• anche nei paesi emergenti che, per molte<br />
ragioni stanno seguendo oggi un percorso<br />
di sviluppo industriale energivoro, cresce<br />
la domanda per un sistema di vita e di<br />
urbanizzazione più “sostenibili”; non a caso il<br />
tema scelto per l’Expò di Shangai è proprio<br />
quello <strong>della</strong> sostenibilità ambientale;<br />
• le imprese esportatrici che si confrontano<br />
soprattutto con concorrenti dei paesi<br />
emergenti incontrano crescenti difficoltà se<br />
non riescono a differenziare la propria offerta<br />
su fattori non di prezzo. Dal punto di vista<br />
soggettivo la sensibilità degli imprenditori<br />
vicentini per la domanda di “certificazione”<br />
sembra essere equamente distribuita per<br />
classi di età e per ruolo assunto in azienda.
focus/la finestra di Stefano Tomasoni<br />
Carlo Brunetti<br />
"L'industria protagonista<br />
di questa rivoluzione"<br />
Green economy. Due parole “magiche”<br />
che stanno prendendo piede in tutto il<br />
mondo e nelle quali molti vedono la strada<br />
maestra per uscire dalla crisi economica.<br />
Un tema, che si sta diffondendo<br />
a tutti i livelli fino ad arrivare al singolo<br />
individuo che orienta sempre più i propri<br />
comportamenti verso il rispetto dell’ambiente<br />
e <strong>della</strong> sostenibilità.<br />
“Si tratta di un fenomeno in forte espansione<br />
in tutti i campi, dalla politica<br />
all’economia alla finanza – osserva Carlo<br />
Brunetti - ed è destinato a portare grandi<br />
cambiamenti al modo di fare investimenti,<br />
ricerca industriale, marketing, fino<br />
anche al modo di comunicare. L’industria<br />
è forse la vera protagonista di questa<br />
rivoluzione, soprattutto perché dovrà far<br />
fronte a una domanda crescente di prodotti<br />
e processi industriali sempre più<br />
eco-friendly. Cambia pertanto anche il<br />
modo con cui le imprese affrontano il tema<br />
<strong>della</strong> sostenibilità: se fino a qualche<br />
tempo fa certe problematiche, pensiamo<br />
all’obbligo di adeguamento alle normative<br />
ambientali, costituivano principalmente<br />
una voce di costo, oggi rappresentano<br />
il punto di partenza da cui costruire un<br />
percorso perseguibile e vantaggioso sia<br />
dal punto di vista ambientale che economico.<br />
Questo è il fattore chiave dell’economia<br />
verde: fornisce una risposta alle<br />
questioni ambientali ma offre anche un<br />
nuovo sbocco allo sviluppo economico,<br />
oggi stagnante, ridefinendo il modello<br />
stesso di fare business”. Ma in che mo-<br />
do le imprese vicentine sono coinvolte<br />
da questo fenomeno e che opportunità<br />
possono cogliere?<br />
“La green economy non si identifica solo<br />
con i pannelli solari o l’auto elettrica<br />
– risponde Brunetti -. Gran parte dei<br />
prodotti e dei processi industriali può<br />
essere riprogettata verso questa nuova<br />
sensibilità dei mercati. Per le PMI vicentine<br />
le opportunità sono ampie e ancora<br />
in buona parte inesplorate: la green economy<br />
sembra infatti calzare a pennello<br />
con la capacità da sempre riconosciuta<br />
alle nostre aziende di operare attraverso<br />
la qualità, l’innovazione e la ricerca”.<br />
Sono numerosi i settori in cui l’economia<br />
verde si sta già affermando: dall’agroalimentare<br />
alle ceramiche, dalla nautica<br />
al turismo, alla meccatronica, dai settori<br />
tradizionali a quelli più innovativi. Una<br />
recente indagine condotta da Symbola e<br />
Unioncamere ha rivelato che il 30% delle<br />
PMI italiane punta, malgrado la crisi, su<br />
scelte connesse alla green economy, con<br />
una percentuale che sale nelle imprese<br />
che esportano o che sono cresciute<br />
economicamente anche nel 2009. Ecco<br />
allora che sul mercato si stanno affermando<br />
nuovi articoli realizzati a partire<br />
da risorse rinnovabili, eco-compatibili o<br />
addirittura pienamente biodegradabili.<br />
“La green economy rivoluziona anche il<br />
modo in cui i prodotti vanno progettati<br />
– osserva Brunetti -. Non basta fornire<br />
ai clienti un prodotto che sia performante,<br />
accattivante e a basso costo, ma è<br />
necessario, proprio per andare incontro<br />
alle nuove esigenze del mercato, che<br />
sia anche facilmente disassemblabile,<br />
smaltibile o addirittura biodegradabile,<br />
che richieda basse energie per la sua<br />
realizzazione e per il suo utilizzo: questo<br />
nuovo approccio apre ai progettisti industriali<br />
un nuovo mondo e libera la loro<br />
fantasia portando in molti casi a prodotti<br />
del tutto diversi da quelli realizzati sinora.<br />
E attraverso la creatività e l’esperienza<br />
maturata da anni le nostre imprese, anche<br />
le più piccole, possono sicuramente<br />
essere protagoniste”.<br />
«L a green economy è un<br />
fenomeno destinato a portare<br />
grandi cambiamenti al modo<br />
di fare investimenti, ricerca<br />
industriale, marketing, fino<br />
anche al modo di comunicare».<br />
9
“ La Meccanica<br />
(81.1%) sembra<br />
coinvolta dal ciclo<br />
degli investimenti<br />
“green” in misura<br />
superiore alla<br />
media”<br />
10<br />
focus<br />
O ltre il 50% degli imPrenditori ha<br />
effettuato interVenti di effiCienza<br />
energetiCa sul “CaPannone” in Cui<br />
laVora e PoCo Più del 47% dei Cittadini<br />
interVistati è interVenuto sull’inVoluCro<br />
o sugli imPianti <strong>della</strong> ProPria abitazione.<br />
negli ultimi tre anni è stata dunque<br />
intensa l’attiVità di inVestimento sia in<br />
CamPo industriale Che residenziale.<br />
E’ un altro indicatore del fatto che la green<br />
economy è fenomeno pervasivo e non<br />
riservato ai produttori di impianti energetici<br />
e ambientali.<br />
Investimenti sugli impianti e/o nelle procedure<br />
per ottenere risparmi di energia e/o per ridurre<br />
le emissioni nocive.<br />
Il 76.7% delle imprese intervistate dichiara di<br />
aver realizzato, negli ultimi tre anni, modifiche<br />
negli impianti e nelle procedure organizzative,<br />
allo scopo di ottenere risparmi di energia e/o<br />
una riduzione delle emissioni<br />
nocive.<br />
Si tratta di un dato inequivocabile,<br />
che dimostra non solo l’interesse<br />
culturale per la questione<br />
<strong>della</strong> sostenibilità, tra i nostri<br />
imprenditori, ma la stessa necessità<br />
tecnica e soprattutto economica<br />
di passare a sistemi di produzione<br />
caratterizzati da un maggiore<br />
contenuto “green”.<br />
La percentuale è alta ed<br />
equamente distribuita in tutte<br />
le classi di età degli intervistati,<br />
per posizione in azienda, ed è<br />
correlata positivamente al risultato<br />
economico dell’impresa: le<br />
imprese in utile hanno effettuato<br />
interventi di ristrutturazione<br />
“green” in misura lievemente<br />
superiore alla media (77.5%).<br />
Dal punto di vista <strong>della</strong><br />
specializzazione settoriale la Meccanica (81.1%)<br />
sembra coinvolta dal ciclo degli investimenti<br />
“green” in misura superiore alla media. Molto<br />
più elevata <strong>della</strong> media è invece la percentuale<br />
di investimenti in nuovi impianti e procedure<br />
realizzati dalle imprese esportatrici, che si<br />
confrontano con concorrenti dei paesi avanzati<br />
(87.1%).<br />
Anche questi dati confermano che investire<br />
nelle tecnologie “green” conviene ed è quasi<br />
obbligatorio per le imprese che lavorano su<br />
mercati competitivi non sul prezzo, ma su fattori<br />
tecnologici e di qualità.<br />
Investimenti sugli edifici (aziende e abitazioni)<br />
per migliorare l’efficienza energetica del patrimonio<br />
immobiliare locale<br />
Anche a proposito degli edifici (che sono<br />
responsabili, come noto, per un terzo circa<br />
dei consumi energetici complessivi e per una<br />
parte dell’emissione di “gas serra”) la nostra<br />
indagine rileva un elevato interesse da parte<br />
dei vicentini. Oltre il 50% degli imprenditori ha<br />
effettuato interventi di efficienza energetica<br />
sul “capannone” in cui lavora e poco più del<br />
47% dei cittadini intervistati è intervenuto
sull’involucro o sugli impianti <strong>della</strong> propria<br />
abitazione. Negli ultimi tre anni è stata dunque<br />
intensa l’attività di investimento sia in campo<br />
industriale che residenziale, per migliorare la<br />
qualità del patrimonio immobiliare locale.<br />
Il 37.4% degli imprenditori e il 46.2% dei<br />
cittadini non ha tuttavia ritenuto opportuno<br />
investire sulla qualità dei fabbricati.<br />
E’ possibile che disponga già adesso di impianti<br />
e strutture soddisfacenti, ma è anche possibile<br />
che sia ostacolato dalla mancanza di risorse<br />
finanziarie, dai limitati incentivi (nonostante<br />
il Piano Casa e le altre agevolazione nazionali<br />
e locali) e dalla carenza di offerta veramente<br />
innovativa.C’è anche da rimarcare che il 17.1%<br />
delle imprese e il 21.7% dei cittadini hanno<br />
deciso di investire sull’autoproduzione di<br />
energia, installando pannelli fotovoltaici, sistemi<br />
eolici, geotermici e da biomasse locali. Un<br />
numero crescente di imprese sembra interessato<br />
a queste genere di “green technology”. Oltre<br />
a quelle che hanno già investito, un ulteriore<br />
21.0% ritiene di intervenire entro l’anno, o su<br />
sistemi di autoproduzione da rinnovabili o su<br />
impianti di co-generazione. Inoltre, oltre a quelli<br />
che hanno già investito, il 11.5% dei cittadini<br />
pensa di realizzare interventi sugli impianti di<br />
autoproduzione e co-generazione in campo<br />
residenziale entro l’anno.<br />
Non sono visibili grandi differenze in ragione<br />
dell’età degli intervistati, del titolo di studio o<br />
<strong>della</strong> collocazione tra lavoratori autonomi o<br />
dipendenti.<br />
Alcune differenze sono invece apprezzabili tra<br />
settori dell’economia e tipologia di impresa.<br />
I settori Manifatturieri (59.3%) e la Meccanica<br />
(55.2%) sono impegnati negli interventi<br />
di risparmio energetico più delle stesse<br />
Costruzioni e dei Servizi.<br />
Allo stesso modo le imprese che esportano<br />
molto, in concorrenza con i paesi avanzati, sono<br />
molto più avanti delle media (61.5%).<br />
Piano Casa e possibili effetti sull’economia<br />
vicentina<br />
Quali effetti potrebbero produrre le politiche<br />
finalizzate al risparmio energetico e alla crescita<br />
di una cultura dello sviluppo sostenibile nei<br />
prossimi mesi?<br />
Per quanto riguarda il Piano Casa è ormai<br />
opinione condivisa che il provvedimento, così<br />
com’è, non sia in grado di dare grande impulso<br />
alla ripresa e ancora meno di incentivare il<br />
passaggio alla “green economy” (per quanto<br />
riguarda l’edilizia). Le recenti dichiarazioni di<br />
esponenti di rilievo nella categoria dei costruttori<br />
11
12<br />
focus<br />
vanno in questo senso. La legge nazionale è stata<br />
recepita a livello locale, ma incontra ancora oggi<br />
significativi problemi di attuazione. Gli interventi<br />
di ristrutturazione sono segnalati in crescita,<br />
ed è possibile che il superamento di alcuni<br />
problemi iniziali di applicazione <strong>della</strong> norma<br />
possa accelerare gli investimenti nell’autunno/<br />
inverno. Ma non sembra prevalere la ricerca<br />
di soluzioni innovative (quelle che si ripagano<br />
proprio grazie al risparmio energetico futuro e<br />
che aprono veramente alla “green economy”).<br />
Gli investimenti in efficienza energetica, sia nelle<br />
aziende che nelle abitazioni, possono essere<br />
realizzati in “project financing” se garantiscono<br />
costi di gestione in calo nel prossimo futuro. I<br />
S e il nostro sistema riusCisse a<br />
suPerare questi sCogli e a imboCCare<br />
in modo Più sPedito la rotta <strong>della</strong><br />
“green eConomy” Potrebbe ottenere non<br />
soltanto un signifiCatiVo miglioramento<br />
<strong>della</strong> qualità del territorio, ma anChe<br />
un raPida riConVersione di buona Parte<br />
dell’industria “insostenibile”.<br />
proprietari degli immobili, anche se non hanno<br />
a disposizione “oggi” tutte le risorse finanziarie<br />
necessarie per l’investimento, possono ricorrere<br />
a prestiti di aziende private (ESCo) o del sistema<br />
bancario, nella misura in cui sono “certi” di<br />
poter restituire “domani” il debito contratto,<br />
grazie al denaro risparmiato per riscaldamento,<br />
raffrescamento e illuminazione.<br />
I “buoni interventi” sono infatti destinati a<br />
produrre “risparmio finanziario” e riducono i<br />
rischi di rimborso del debito. Possono essere<br />
resi più efficaci, dal punto di vista finanziario da<br />
incentivi che riducono i tempi di pay back. Ma<br />
non possono essere totalmente sostituiti da un<br />
semplice vantaggio finanziario.<br />
Probabilmente mancano ancora le competenze<br />
tecniche necessarie a confezionare “buoni<br />
interventi”, presso le imprese specializzate negli<br />
interventi di ristrutturazione (ESCo – Energy<br />
Service Company), le università e i centri di<br />
ricerca. Mancano inoltre format contrattuali<br />
accettati dalle banche e un sistema di mercato<br />
che renda più agevole il ricorso delle imprese e<br />
dei cittadini al credito per interventi di efficienza<br />
energetica. Manca infine un serio impegno<br />
di ricerca e innovazione da parte delle utility<br />
locali. Chi più delle società di servizi può sapere<br />
quando e dove è opportuno intervenire?<br />
Chi meglio delle imprese di servizi locali (che<br />
hanno un rapporto di lungo termine con cittadini<br />
e imprese) può investire<br />
sul monitoraggio delle<br />
innovazioni e costruire<br />
un contesto favorevole<br />
al mercato dei servizi di<br />
efficienza (smart grid)?<br />
Su questo piano entrano<br />
in campo problemi<br />
organizzativi, di ruolo e<br />
di competenza che non<br />
possono essere risolti in<br />
breve tempo. Anche se la<br />
pressione delle normative<br />
spinge le imprese del<br />
settore ad una rapida<br />
ristrutturazione e alla<br />
ricerca di nuovi assetti<br />
entro il 2011.<br />
Insomma, non c’è da farsi soverchie illusioni che<br />
il Piano Casa possa produrre il duplice effetto di<br />
sostenere la ripresa economica a breve termine<br />
e, nello stesso tempo, incentivare lo sviluppo<br />
<strong>della</strong> “green economy”.<br />
Sulla questione dovranno intervenire in modo<br />
più pesante le associazioni delle imprese, gli<br />
enti locali e le utility al servizio dei cittadini.<br />
Una politica industriale vera e propria dovrebbe<br />
essere pensata.<br />
Conclusioni<br />
La sensibilità del sistema vicentino per la “green<br />
economy” è già oggi molto elevata. Esistono<br />
margini evidenti per migliorare l’efficienza del
patrimonio immobiliare vicentino, rendere più<br />
“intelligente” il funzionamento delle reti, ma<br />
anche trasformare i prodotti e i processi in<br />
senso “green”.<br />
Ci sono concrete possibilità di portare il sistema<br />
delle imprese a cogliere le opportunità offerte<br />
dai nuovi segmenti di domanda. Sperimentare<br />
in casa soluzioni “green” è il modo migliore per<br />
espandere il raggio d’azione sui mercati esterni.<br />
D’altra parte il contatto con i mercati esterni<br />
più avanzati stimola la ricerca di soluzioni<br />
innovative e l’introduzione di nuovi parametri<br />
di prodotto e di processo. Molte imprese del<br />
sistema vicentino hanno già imboccato la strada<br />
giusta.<br />
Tuttavia alcuni “scogli affioranti” rischiano di<br />
impedire che le buone occasioni vengano<br />
pienamente sfruttate.<br />
Differenze significative sono ancora presenti<br />
tra i diversi territori <strong>della</strong> provincia e a livello<br />
comunale restano in vigore regolamenti e<br />
consuetudini che non agevolano la tendenza<br />
generale. L’adozione di un unico sistema di<br />
certificazione (da parte <strong>della</strong> Regione e di molti<br />
comuni) ha inoltre introdotto un fattore di<br />
complicazione, che non garantisce un adeguato<br />
supporto ai cittadini e agli imprenditori<br />
interessati a “certificati” validi, in tempo utile.<br />
Se il nostro sistema riuscisse a superare questi<br />
scogli e ad imboccare in modo più spedito la<br />
rotta <strong>della</strong> “green economy” potrebbe ottenere<br />
non soltanto un significativo miglioramento<br />
<strong>della</strong> qualità del territorio, ma anche un rapida<br />
riconversione di buona parte dell’industria<br />
“insostenibile”.<br />
Nei prossimi mesi questo tema sarà di crescente<br />
attualità, indipendentemente dalle decisioni<br />
dei governi nazionali o dalle vicissitudini delle<br />
amministrazioni locali.<br />
La rivista “Energheia” offre una prima testimonianza<br />
di questa prospettiva. Essa pubblica<br />
oggi gli atti <strong>della</strong> settimana europea dell’energia<br />
sostenibile (European Union Sustainable Energy<br />
Week), che si è tenuta all’inizio di marzo di<br />
quest’anno. La rivista contiene numerosi casi di<br />
studio e cita investimenti realizzati da privati o<br />
da iniziative comuni pubblico-private, anche a<br />
prescindere da incentivi e investimenti pubblici<br />
in ricerca. Testimonia la speranza che la green<br />
economy possa decollare dal basso come<br />
sempre è accaduto nei sistemi di mercato del<br />
Nordest. Ed è una rivista vicentina. n<br />
13
di Stefano Tomasoni<br />
14<br />
scenari<br />
Nordest<br />
UNivErsity<br />
N<br />
ordest University. Il nome è efficace.<br />
Quasi uno slogan, ma è molto<br />
di più: è un obiettivo e una<br />
filosofia nuova per dare un nuovo<br />
colpo d’ala e una nuova occasione di sviluppo<br />
e di innovazione a questo territorio che una<br />
volta si chiamava Triveneto.<br />
A spiegare cosa ci sia sotto è Filiberto Zovico,<br />
editore di Nordesteuropa.it e, come tale, organizzatore<br />
del “Meeting delle classi dirigenti<br />
del Nordest”, che anche quest’anno si è svolto,<br />
a inizio ottobre, nella sede <strong>della</strong> Fondazione<br />
Cuoa, ad Altavilla <strong>Vicentina</strong>.<br />
“Una metropoli come il Nordest deve basarsi<br />
su due tipi di infrastrutture: quelle materiali<br />
(metropolitane, strade e alta velocità) e quelle<br />
“ Se tutte le università<br />
presenti oggi nel<br />
Nordest si fondessero,<br />
si otterrebbe un centro<br />
di alta formazione di<br />
eccellenza, in grado di<br />
entrare di diritto tra i<br />
primi dieci al mondo”<br />
<strong>della</strong> conoscenza e <strong>della</strong> cultura - dice -. L’asse<br />
centrale delle infrastrutture <strong>della</strong> conoscenza<br />
per il Nordest che vuole diventare capitale<br />
europea <strong>della</strong> cultura 2019 può essere la Nordest<br />
University. Un territorio come il nostro<br />
non può pensare di competere su scala globale<br />
se non c’è una fortissima ricerca legata al<br />
sapere e alla cultura e se non si hanno centri<br />
d’eccellenza per farlo. Il problema del Nordest<br />
non è riuscire a sviluppare centri d’eccellenza<br />
ma fondere l’intero tessuto esistente. La grossa<br />
novità è che più istituzioni hanno deciso di<br />
mettersi insieme. Auspichiamo che ora decidano<br />
di fare la loro parte. Non c’è tanto tempo<br />
e noi stiamo andando troppo lenti, bisogna<br />
lasciar da parte i particolarismi”.
Insomma, lavorare per mettere<br />
in rete la conoscenza.<br />
Che è tanta, e di qualità.<br />
Una considerazione basta a<br />
rendersene conto: se tutte<br />
le università presenti oggi<br />
nel Nordest si fondessero,<br />
si otterrebbe un centro di<br />
alta formazione di eccellenza,<br />
in grado di entrare di<br />
diritto tra i primi dieci al<br />
mondo. Al mondo, non in<br />
Europa.<br />
Non c’è tempo, però, di fermarsi<br />
ai plausi corali e agli<br />
apprezzamenti generici: se<br />
se ne è convinti, è stato il<br />
messaggio uscito dal Meeting<br />
delle classi dirigenti,<br />
bisogna passare subito<br />
all’azione. Quello che manca<br />
è proprio il tempo: serve<br />
un’azione corale: delle istituzioni, del mondo<br />
economico, culturale. Di tutti.<br />
Attenzione, però, osserva il prof. Francesco<br />
Giavazzi, docente di economia sia in Italia<br />
(alla Bocconi) sia negli Stati Uniti (al MIT di<br />
Boston), che è stato uno dei protagonisti del<br />
Meeting: aggregare vuol dire concentrare le<br />
risorse. Come dire che “se c’è un dottorato<br />
di eccellenza a Padova non può essercene un<br />
altro nella stessa materia a Venezia e un altro a<br />
Verona; ce ne deve essere uno e basta. Bisogna<br />
avere il coraggio di scegliere”.<br />
Quello che finora è mancato, nel nostro paese.<br />
E che invece c’è sempre stato negli USA, dove<br />
il sistema universitario condivide una gerarchizzazione<br />
che significa efficienza, efficacia,<br />
qualità didattica.<br />
Non si valuti solo la strada dell’aggregazione<br />
“Non sono convinto che l’aggregazione sia<br />
la soluzione – dichiara apertamente Giavazzi<br />
–. Potrebbe essere una strada, ma il rischio è<br />
quello di creare una sovrastruttura.<br />
Il problema è avere un sistema in cui si concentrano<br />
le risorse per individuare e definire<br />
le eccellenze".<br />
N ordest uniVersity. il nome è effiCaCe.<br />
quasi uno slogan, ma è molto di Più: è<br />
un obiettiVo e una filosofia nuoVa Per<br />
dare un nuoVo ColPo d’ala e una nuoVa<br />
oCCasione di sViluPPo e di innoVazione<br />
a questo territorio Che una Volta si<br />
ChiamaVa triVeneto.<br />
Cita l’esempio di Boston, Giavazzi, proprio<br />
quello dove insegna lui: una città di circa<br />
500mila abitanti dove insistono 27 università,<br />
due di eccellenza ma “a nessuno è mai venuto<br />
in mente di accorparle. Anzi, lì – dice – è proprio<br />
la concorrenza a renderle forti”.<br />
E poi in Italia bisogna anche rompere un tabù<br />
degli ultimi quarant’anni, quello dell’Università<br />
gratuita: “Non si può più pensare che lo<br />
Stato regali l’istruzione”.<br />
A parte il problema storico di imporre nel<br />
nostro paese la logica del merito, anche quella<br />
svanita da almeno un paio di generazioni,<br />
15
scenari /la finestra<br />
I PARERI DI CHI GUIDA L'UNIVERSITA' NEL NORDEST<br />
I rettori: “Mettere in<br />
comune le eccellenze”<br />
È stritolata dai tagli ministeriali ma con<br />
uno scatto di reni si sta rialzando. Puntando<br />
sulla qualità. È l’università nordestina<br />
che si appresta a cambiare pelle e<br />
si interroga sulla possibilità di arriverà a<br />
un sistema universitario integrato fra le<br />
tre regioni, Veneto, Friuli Venezia Giulia<br />
e Trentino Alto Adige. Il primo passo, per<br />
ora, è un’integrazione su scala regionale<br />
che, ormai, è già realtà ad esempio<br />
per Friuli Venezia Giulia e Veneto. Certo,<br />
c’è il problema pratico, concretissimo e<br />
molto poco accademico di un 10% di<br />
tagli ai finanziamenti statali nel 2010<br />
e altrettanti nel 2011 ma l’occasione<br />
è giusta pure per ammettere che, sì,<br />
troppi “doppioni” sono germogliati negli<br />
ultimi decenni in nome di quell’”università<br />
sotto casa” che pare, ormai, aver<br />
segnato definitivamente il passo. Un<br />
mutamento di rotta appare inevitabile e<br />
la strada è senz’altro la messa in comune<br />
delle proprie competenze per arrivare<br />
a distillare eccellenze per competere, in<br />
Europa, non un ateneo contro l’altro.<br />
Sono tutti d’accordo i 4 rettori delle<br />
università di Padova, Ca’ Foscari a Venezia,<br />
Verona e Trieste. Forse l’idea di<br />
un sistema universitario che raggruppi<br />
"D obbiamo uscire dalla logica<br />
del campanilismo. Se c’è un<br />
problema di proliferazione<br />
delle sedi vanno chiuse quelle<br />
in eccesso."<br />
16<br />
tre regioni appare ancora un orizzonte<br />
lontano ma il primo passo, le federazioni<br />
regionali sono ormai fatti.<br />
“Premetto che l’espressione ambigua<br />
di ‘federalismo universitario’ – spiega il<br />
rettore di Padova Giuseppe Zaccaria -<br />
non significa regionalizzare l’università,<br />
le nostre fortunatamente sono internazionali.<br />
Di mettere insieme le università<br />
del Veneto si parla da anni. È un progetto<br />
che ha avuto una lunga incubazione,<br />
resta la difficoltà di passare dalle parole<br />
ai fatti. Quello <strong>della</strong> Fondazione Univeneto<br />
prende le mosse dal carattere<br />
omogeneo dell’ambito territoriale. Penso<br />
ad un processo graduale che parta dal<br />
basso, senza forzature ma che avrà ricadute<br />
molto positive sul territorio”.<br />
Una federazione il cui statuto è già stato<br />
approvato dai senati accademici dei 4<br />
atenei veneti, Padova, Verona, Ca’ Foscari<br />
e Università Iuav di Venezia. “Fin<br />
da subito abbiamo accolto favorevolmente<br />
l’idea. – commenta l’assessore<br />
regionale del Veneto all’Istruzione Elena<br />
Donazzan – Questa proposta è stata<br />
fatta appena un po’ prima dell’inizio<br />
<strong>della</strong> crisi, la nuova situazione ci impone<br />
innanzitutto un cambiamento culturale<br />
a cui far seguire una doverosa e necessaria<br />
scelta strategica”. Se l’assessore<br />
Donazzan specifica come si debba<br />
concretizzare il progetto per evitare di<br />
parlarsi addosso, il rettore di Ca’ Foscari,<br />
Carlo Carraro fa presente che la<br />
Fondazione Univeneto, ormai ai nastri<br />
di partenza – si parla del prossimo anno<br />
– potrebbe dar vita, ad esempio a una<br />
scuola dottorale unica per accorpare le<br />
eccellenze. E aggiunge: “Vedo una duplice<br />
emergenza: la sfida mondiale dei<br />
mercati internazionali e i tagli in bilancio<br />
pesanti cui vogliamo rispondere non con<br />
lamentele ma in modo positivo.<br />
Ecco, la Fondazione Univeneto è una<br />
possibile risposta”.<br />
Per il rettore di Verona, Alessandro Mazzucco,<br />
“Dobbiamo uscire dalla logica<br />
del campanilismo. Se c’è un problema<br />
di proliferazione delle sedi vanno chiuse<br />
quelle in eccesso. È però pur vero che<br />
il sistema universitario del nord est è<br />
in fase embrionale perché non è detto<br />
che il corpo accademico delle università<br />
sia sensibile quanto i rettori a questo<br />
tema”.<br />
Conferma le difficoltà di traduzione pratica<br />
di una federazione fra atenei anche<br />
il rettore di Trieste, Francesco Peroni:<br />
“Anche solo per attivare alcuni corsi in<br />
comune fra Trieste ed Udine ci siamo<br />
scontrati con un atavico senso di competizione<br />
fra Friuli e Venezia Giulia che<br />
rende assurdamente difficile portare<br />
avanti i progetti, un problema che si può<br />
risolvere soltanto con una penetrazione<br />
culturale diffusa e graduale”.<br />
Lotte all’ombra dei rispettivi campanili<br />
che appaiono tanto più incongrue<br />
a fronte delle vicine università slovene,<br />
una su tutte Lubiana, come rileva<br />
l’assessore regionale all’Istruzione del<br />
Friuli Venezia Giulia Roberto Molinaro:<br />
“La sfida è internazionale, guardiamo<br />
all’esterno per rafforzarci e competere<br />
su scala più ampia”. n
come si può pensare di definire le<br />
eccellenze?<br />
“Potrebbe essere che, sedendosi attorno<br />
a un tavolo, tutti i rettori prendano<br />
di comune accordo delle decisioni –<br />
dice Giavazzi -. Il fatto è che ciascuna<br />
delle nostre università si ritiene la<br />
migliore, questo vuol dire che non lo<br />
è nessuna. Serve dunque una logica<br />
dell’eccellenza, e un soggetto esterno<br />
che la definisca. Per fortuna questo<br />
soggetto terzo oggi esiste, ed è l’agenzia<br />
per la valutazione universitaria<br />
creata dall’ex ministro Mussi ma che<br />
è partita ora: un organismo super partes,<br />
un po’ come la Consob, che ha lo<br />
scopo di misurare determinati parametri<br />
come la ricerca, la didattica, il<br />
placement degli atenei”.<br />
Strettamente legata alla valutazione<br />
c’è anche la questione delle risorse.<br />
“Da circa due anni<br />
una piccola quota dei<br />
finanziamenti statali<br />
alle università, il 7%,<br />
viene data in base alla<br />
qualità <strong>della</strong> ricerca –<br />
osserva Giavazzi – Ci<br />
sono università come<br />
il Politecnico di Torino<br />
che grazie a questa<br />
valutazione hanno raddoppiato<br />
i fondi e altre<br />
che li hanno dimezzati. Considerando il taglio<br />
del 3%, oggi in Italia esistono anche atenei che<br />
fanno fatica a pagare il riscaldamento”.<br />
Ma la “tara” di partenza delle Università italiane,<br />
per Giavazzi, arriva dall’elezione dei rettori.<br />
“Negli atenei che funzionano bene – dice – il<br />
rettore è nominato dal consiglio di facoltà, e<br />
questo porta a non decidere in base all’elettorato,<br />
ma in modo indipendente. Il modello, in<br />
casa, è quello bipolare trentino dove oltre al<br />
rettore esiste a figura del presidente del Cda”.<br />
Quanto al rapporto università e imprese, l’economista<br />
sottolinea due aspetti: “Da un lato<br />
c’è la produzione d’innovazione universitaria,<br />
dall’altro c’è la trasposizione di queste idee<br />
“ Ciascuna delle<br />
nostre università si<br />
ritiene la migliore,<br />
questo vuol dire<br />
che non lo è<br />
nessuna. Serve<br />
dunque una logica<br />
frutto di ricerca in un dell’eccellenza”<br />
prodotto, ovvero in<br />
qualcosa che si vende.<br />
Credo che a livello di offerta, da parte dell’università<br />
non ci siano problemi ma ho il timore<br />
che molte aziende non sappiano come utilizzare<br />
questi brevetti e spesso le innovazioni industriali<br />
nascono in loco, nell’impresa”.<br />
Dal Meeting, dunque, un segnale di consapevolezza<br />
comune è arrivato: c’è da muoversi<br />
insieme e a passi veloci verso con stimolo e di<br />
sostegno ai processi di integrazione e di messa<br />
in rete da parte delle regioni, secondo una<br />
filosofia che deve assomigliare all’integrazione<br />
delle piccole e medie imprese. n<br />
17
personaggi<br />
di Maria Elena Bonacini<br />
"Congratulation,<br />
Mr. Faggin".<br />
Firmato Barack Obama<br />
18<br />
“ Sapevo che<br />
il microprocessore<br />
era nella lista<br />
delle invenzioni alle<br />
quali poteva essere<br />
attribuito il premio<br />
- dice Federico<br />
Faggin -, ma per me<br />
è stata comunque<br />
una sorpresa”<br />
U<br />
na passione per il Meccano e i<br />
modellini che l’ha portato prima<br />
al Rossi, poi a laurearsi con<br />
il massimo dei voti in fisica a Padova<br />
e a diventare uno dei “papà” del primo<br />
microprocessore. Ora, a quasi 69 anni, Fede-<br />
rico Faggin è anche il primo italoamericano<br />
a essere insignito <strong>della</strong> Medaglia nazionale<br />
per la tecnologia e l’innovazione, la più alta<br />
onorificenza statunitense agli scienziati, consegnata<br />
dal presidente Barack Obama con<br />
una apposita cerimonia alla Casa Bianca. Lo
scienziato e inventore vicentino,<br />
classe 1941, dal 1968 si è<br />
infatti trasferito nella Silicon<br />
Valley e ha acquisito con la<br />
doppia cittadinanza, il diritto<br />
a ricevere l’importante riconoscimento,<br />
con il quale saranno<br />
premiati anche Marcian Hoff<br />
Jr ed a Stanley Mazor, altri due<br />
membri del team Intel che nel<br />
1971 hanno creato il primo<br />
microprocessore, Intel 4004.<br />
Una carriera in costante ascesa<br />
la sua, dal primo impiego<br />
in Olivetti subito dopo il diploma,<br />
dove si occupava di<br />
calcolatori, alla SGS Fairchild<br />
in Italia, dove si dedicò allo<br />
sviluppo dell’originale MOS<br />
Silicon Gate Technology, la prima<br />
tecnologia di processo del<br />
mondo per la fabbricazione<br />
di circuiti integrati con gate<br />
auto-allineante, ma progettò<br />
e produsse anche il primo<br />
circuito integrato commerciale<br />
che usasse la Silicon Gate<br />
Technology, il Fairchild 3708.<br />
Poi l’Intel, dalla quale uscì per<br />
fondare prima la Zilog, la prima<br />
azienda esclusivamente<br />
dedicata ai microprocessori,<br />
il cui primo e più famoso prodotto<br />
fu il microprocessore<br />
Z80, poi la Cygnet Technologies,<br />
con la quale progettò e<br />
produsse il Communication<br />
CoSystem, che permetteva di<br />
collegare computer e telefono<br />
per la trasmettere voce e<br />
dati, poi ancora la Synaptics,<br />
che contribuì alla diffusione<br />
di massa del touchpad. Attualmente è invece<br />
amministratore delegato <strong>della</strong> Foveon.<br />
E se la soddisfazione è tanta, la medaglia, comunque,<br />
non è arrivato del tutto inaspettata.<br />
«Sapevo - spiega infatti - che il microprocessore,<br />
un’invenzione che ha avuto grande rile-<br />
L o sCienziato ViCentino federiCo faggin,<br />
inVentore del miCroChiP, è stato<br />
insignito <strong>della</strong> medaglia nazionale Per<br />
la teCnologia e l’innoVazione, la Più alta<br />
onorifiCenza Che negli stati uniti Viene<br />
assegnata agli sCienziati, Consegnata<br />
dal Presidente baraCk obama durante<br />
una Cerimonia alla Casa bianCa.<br />
vanza sul progresso tecnologico ma anche un<br />
forte impatto sociale, era nella lista di quelle<br />
alle quali sarebbe potuto essere tributato il<br />
premio, ma in gran parte è stata una sorpresa».<br />
- Che valore ha per lei questo premio?<br />
“Un grande valore, perché è il riconoscimento<br />
più alto che il Governo statunitense conferisce<br />
per questo tipo di attività e sono stato il<br />
primo italoamericano a riceverlo”.<br />
- Alla notizia di questa medaglia molti hanno com-<br />
In apertura,<br />
Federico Faggin in un<br />
momento di relax.<br />
Qui sopra,<br />
alla cerimonia di<br />
consegna <strong>della</strong><br />
laurea honoris<br />
causa attribuitagli<br />
dall'Università di Verona.<br />
19
20<br />
personaggi<br />
“ I mezzi per fare il<br />
microprocessore erano<br />
modesti, ma occorreva<br />
la volontà di assumersi<br />
dei rischi, andare<br />
in direzioni che non<br />
erano ovvie e questa<br />
è la grande differenza<br />
rispetto alla Silicon<br />
Valley”<br />
mentato che gli italiani per fare ricerca devono<br />
andare all’estero. Si riesce o no a fare innovazione<br />
in Italia?<br />
“Si riesce se si vuole. Le persone ci sono, le<br />
intelligenze anche, i mezzi pure, ma a volte<br />
non c’è la volontà. Ad esempio, i<br />
mezzi per fare il microprocessore<br />
erano modesti, ma occorreva<br />
la volontà di assumersi dei rischi,<br />
andare in direzioni che non erano<br />
ovvie e questa è la grande<br />
differenza rispetto alla Silicon<br />
Valley. Che, del resto, è un’eccezione<br />
anche negli Stati Uniti,<br />
dove non tutte le zone hanno la<br />
stessa predisposizione alla ricer-<br />
"Q UELLO CHE HO FATTO LO DEVO IN PARTE<br />
ALL'ISTITUTO "ROSSI" DI VICENzA". SENzA<br />
qUELL’ESPERIENzA mI SAREbbERO mANCATE<br />
LE bASI E SE AVESSI INTRAPRESO UN’ALTRA<br />
STRADA SAREI ARRIVATO TROPPO TARDI<br />
E IL mICROPROCESSORE SAREbbE STATO<br />
INVENTATO LO STESSO, mA DA UN ALTRO".<br />
ca. In Italia c’è difficoltà ad accettare il rischio<br />
economico o di non riuscire. Se fallisci ti sei tagliato<br />
le gambe per il futuro. È anche una questione<br />
di cultura, di solito è così nei paesi più<br />
conservatori, come anche il Giappone. Però, se<br />
si va al di là del campo tecnologico, ce ne sono<br />
altri in cui l’Italia è all’avanguardia, come nel<br />
design, nella gastronomia, nella fisica teorica e<br />
in alcuni campi <strong>della</strong> chimica. I centri di eccellenza<br />
ci sono ed andrebbero valorizzati”.<br />
- La sua storia parte dal “Rossi”, frequentato nonostante<br />
una famiglia in cui gli interessi erano decisamente<br />
umanistici, visto che suo padre Giuseppe era<br />
un notissimo professore di storia e filosofia.<br />
“Al momento di scegliere la scuola, in famiglia<br />
avevo già la fama “negativa” di meccanico, perché<br />
costruivo modellini aeronautici<br />
ed ero appassionato di<br />
meccano. Mi “impuntai” a voler<br />
frequentare il “Rossi”, perché<br />
volevo progettare aerei e<br />
che la strada per farlo fosse il<br />
più breve possibile. Poi, quando<br />
mi iscrissi, avevano abolito<br />
l’indirizzo aeronautico e optai<br />
per radiotecnica, visto che<br />
avevo già costruito una radio<br />
a golena, con l’obiettivo nascosto<br />
di imparare a costruire<br />
un trasmettitore-ricevitore per<br />
un aereo radiocomandato. In<br />
seguito, però, mi appassionai<br />
di più all’elettrotecnica, una<br />
materia molto più ampia”.<br />
- E a tanti anni di distanza fu la scelta<br />
giusta...<br />
“Non posso lamentarmi... se<br />
tornassi indietro farei la stessa<br />
strada, perché per me il “Rossi” è stato importantissimo.<br />
È una scuola difficile, per farla<br />
bene bisogna lavorare molto e a 19 anni mi ha<br />
permesso di costruire il computer Olivetti e in<br />
America di inventare il microprocessore. Senza<br />
quell’esperienza mi sarebbero mancate le<br />
basi e se avessi intrapreso un’altra strada sarei<br />
arrivato troppo tardi e il microprocessore sarebbe<br />
stato inventato lo stesso, ma da un altro.<br />
In parte, quindi, quello che ho fatto lo devo al
“Rossi”, anche se poi mi sono<br />
laureato in fisica a Padova e i<br />
computer li ho studiati anche<br />
per conto mio”.<br />
- L’elettronica, però, fu solo il primo<br />
passo<br />
“Sì, poi iniziai a imparare a capire<br />
i computer, che cominciavano<br />
ad essere abbastanza sviluppati<br />
e passai ai semiconduttori,<br />
che furono la chiave di svolta.<br />
In seguito vidi che la tecnologia<br />
giusta era quella Mos, mentre<br />
quella dominante era bipolare.<br />
Ho sempre scelto strade considerate<br />
‘strane’. Anche con il<br />
microprocessore all’inizio fui<br />
considerato uno sciocco. In<br />
questi casi bisogna resistere alle<br />
intrusioni del mondo”.<br />
- Lei era “al posto giusto al momento<br />
giusto”, la fortuna conta o ci se<br />
la costruisce?<br />
“La fortuna conta, ma bisogna<br />
essere preparati. Se fossi stato<br />
al posto giusto, ma non avessi<br />
avuto le conoscenze necessarie<br />
non sarebbe servito. Per quanto<br />
riguarda ma mia storia parlerei<br />
anche di “serendipity” (quando<br />
una scoperta avviene mentre se<br />
ne cerca un’altra)”.<br />
- Avrebbe mai immaginato una simile<br />
evoluzione quando inventò il<br />
microprocessore?<br />
“Tecnologica sì, ed è stata enorme se si pensa<br />
che il primo processore 4004 Intel era un milione<br />
di volte meno potente di quelli attuali,<br />
anzi avevo predetto a che livelli saremmo arrivati<br />
nel 2000. Dal punto di vista dell’impatto<br />
sociale, invece, non avrei mai pensato, ad esempio,<br />
che potesse arrivare ad esserci almeno un<br />
computer in ogni famiglia o quanto avrebbe<br />
influito sulla gente comune con cellulari, telefonini,<br />
internet. Certo avevo immaginato i<br />
computer da desk, ma se qualcuno mi avesse<br />
parlato di tali sviluppi futuri l’avrei ritenuto impossibile.<br />
Del resto, anche solo dieci anni fa chi<br />
si sarebbe mai immaginato i social network?”.<br />
- Di recente ha portato un gruppo di imprenditori<br />
<strong>della</strong> Silicon Valley a Vicenza. Solo turismo o anche<br />
affari?<br />
“Unicamente turismo. Si tratta dei membri di<br />
un club al quale appartengo e ogni anno uno<br />
di noi porta gli altri in un Paese con quale ha<br />
un legame. Io e mia moglie abbiamo fatto conoscere<br />
Vicenza, la sua cultura e il suo modo<br />
di vivere, diverso da quello <strong>della</strong> Silicon Valley,<br />
che hanno molto apprezzato”.<br />
- A consegnarle la medaglia sarà il presidente Barack<br />
Obama alla Casa Bianca, l’ha mai conosciuto?<br />
“No, e sono curioso, visto che l’ho votato”. n<br />
A fianco,<br />
Faggin a 14 anni<br />
a Vicenza, con un<br />
aeromodello di sua<br />
progettazione e<br />
costruzione.<br />
In questa pagina,<br />
in alto<br />
nel 1969 al laboratorio di<br />
Ricerca e Sviluppo <strong>della</strong><br />
Fairchild Semiconductor<br />
di Palo Alto (California);<br />
In basso,<br />
Faggin (secondo da<br />
destra) nel 1961 con il<br />
suo team al laboratorio<br />
elettronico <strong>della</strong> Olivetti<br />
a Borgolombardo.<br />
21
di Fiorenza Conti<br />
22<br />
expo<br />
ritOrNO<br />
da shanghai<br />
Cosa è stata l’Expo di Shanghai per<br />
le imprese italiane: un master di<br />
marketing. Non si è esportata solo<br />
l’immagine di un Paese, ma la sua<br />
vitale creatività. Si è messa in vetrina la proverbiale<br />
artigianalità (vedi Ferragamo Firenze,<br />
piuttosto che Bottega Veneta, Vicenza), si è dato<br />
forma alla musica che non viene suonata; si è<br />
sventrata l’architettura più ammirata (vedi Teatro<br />
Olimpico e Cupola del Brunelleschi).<br />
Tra gli obiettivi del nostro Padiglione c’è stato<br />
quello di esporre prodotti e materiali in grado<br />
di testimoniare la capacità di innovazione, la di-<br />
namicità delle aziende, le esperienze acquisite in<br />
tema di miglioramento <strong>della</strong> qualità delle città e<br />
non ultimo l’eccellenza del paese, in una parola:<br />
il “Made in Italy”. Non per niente il Padiglione Italia<br />
– che poggia su una pianta quadrata di oltre<br />
3.600 mq, per un’altezza di 18 metri suddivisa in<br />
3 piani – sarà quasi sicuramente, viste le richieste<br />
numerose, uno dei due padiglioni che non verrà<br />
“distrutto”, ma verrà smontato e rimontato. Del<br />
resto, il progetto vincitore del concorso, soddisfa<br />
sul piano strutturale l’esigenza di essere eventualmente<br />
smontato e ricostruito in dimensione<br />
ridotta in un’altra area <strong>della</strong> città. E diventare
“sede permanente e punto di riferimento per<br />
le imprese”, come ha preannunciato il ministro<br />
degli Esteri Franco Frattini.<br />
Non per nulla l’opera - progettata dall’architetto<br />
Giampaolo Imbrighi e dai suoi associati -, ha vinto<br />
il premio “Expo Cup” come miglior padiglione<br />
<strong>della</strong> manifestazione. Ai cinesi è proprio piaciuta<br />
l’eccellenza italiana!<br />
Pensare che, prima dell’apertura, il Padiglione<br />
italiano non era che all’ottavo-decimo posto tra<br />
quelli da visitare, poi via via, grazie alla stampa<br />
e alla televisione cinese e al passaparola tra i<br />
visitatori, l’interesse è andato crescendo. Ed è<br />
divenuto il secondo padiglione più visitato: 6 milioni<br />
di visitatori nei primi 150 giorni <strong>della</strong> manifestazione,<br />
40 mila al giorno di media e tempi di<br />
attesa all’ingresso di 3-4 ore. Oltre 150 gli eventi<br />
organizzati con 5 mila delegazioni internazionali<br />
in visita tra cui oltre 100 tra ministri e capi<br />
di governo (in ultima battuta anche dal nostro<br />
Giorgio Napolitano). Per Beniamino Quintieri,<br />
commissario generale del governo per l’Expo,<br />
un “risultato sorprendente”.<br />
Tra gli eventi culturali di chiusura <strong>della</strong> kermesse,<br />
la mostra “Dagli ori di Taranto alle gemme di Bulgari:<br />
l’eccellenza dell’oreficeria italiana”, ospitata<br />
proprio al Padiglione Italia.<br />
Ma anche Vicenza per farsi bella agli occhi del<br />
mondo che si affacciava dai padiglioni dell’Expo<br />
ha portato suoi “ori”. Al Padiglione Italia, a<br />
fare da ingresso-portale imperioso c’era il Teatro<br />
Olimpico. Inoltre c’era il video firmato da Roberto<br />
Del Bosco (per Comune e Consorzio Vicenza<br />
è) riprodotto on line e diffuso nella zona dell’Expo<br />
dedicata alle città particolarmente importanti<br />
a livello internazionale.<br />
Lo stesso consorzio vicentino ha lanciato nel<br />
web www.teatrolimpicovicenza.it, il sito che<br />
mancava. Ovviamente anche in cinese. E poi c’è<br />
stata, e non poteva non esserci, la presenza di<br />
VicenzaOro – Italian Club, ambasciatore <strong>della</strong><br />
gioielleria italiana nel mondo.<br />
“Abbiamo voluto presentare l’eccellenza italiana<br />
al pubblico cinese in modo indimenticabile<br />
- spiega orgoglioso il presidente <strong>della</strong> Fiera di<br />
Vicenza, Roberto Ditri, che in giugno ha guidato<br />
all’Expo una delegazione vicentina composta<br />
dall’assessore regionale Marino Finozzi, dal sin-<br />
daco del capoluogo Achille Variati, dagli assessori<br />
provinciali Dino Secco e Antonio Mondardo e<br />
dal consigliere di amministrazione <strong>della</strong> Fiera<br />
Renato Corrà -. Il gioiello è cultura e tradizione e<br />
“ Abbiamo<br />
voluto presentare<br />
l’eccellenza italiana<br />
al pubblico cinese -<br />
spiega il presidente<br />
<strong>della</strong> Fiera di Vicenza,<br />
Roberto Ditri, che<br />
ha guidato all’Expo<br />
una delegazione<br />
vicentina”<br />
L a Presenza ViCentina, sotto il Profilo<br />
delle imPrese, ma anChe delle bellezze,<br />
e <strong>della</strong> Cultura beriCa, ha lasCiato il<br />
segno all’exPo di shanghai.<br />
23
24<br />
expo<br />
i nostri orafi sono da sempre tra i più conosciuti<br />
all’estero: hanno saputo e sanno far valere la loro<br />
arte e la loro creatività nell’arena internazionale”.<br />
Ad una conferenza stampa congiunta con World<br />
Gold Council, i nostri “ambasciatori” hanno assistito<br />
ad una sfilata di gioielli “Gold Expressions”<br />
con le 53 collezioni di 33 aziende orafe italiane,<br />
rappresentative del migliore “Made in Italy”.<br />
“Alla sfilata, promossa da Fiera di Vicenza insieme<br />
a World Gold Council China e Anglo Gold<br />
Ashanti – racconta Roberto Ditri -, in un’ottica di<br />
contaminazione sempre più spinta con la moda<br />
e il lusso, hanno partecipato 450 top buyers e 87<br />
testate giornalistiche provenienti da ogni parte<br />
<strong>della</strong> Cina. Abbiamo voluto raccontare quanto<br />
la creatività e l’abilità artigiana siano strategiche<br />
per affermare la nostra leadership nel mondo e<br />
questa iniziativa è certamente un tassello importante<br />
per rafforzare questo legame e tutto questo<br />
all’interno del meraviglioso padiglione italiano,<br />
riconosciuto da tutti il migliore, al quale si accede<br />
attraverso un modello in scala ridotta del Teatro<br />
Olimpico”.<br />
Risultato? “Tutto quello che rappresenta nel mondo<br />
il Made in Italy - le mille sfaccettature artistiche,<br />
paesaggistiche, culturali economiche e di<br />
stile di vita - ha confermato di essere una vera e<br />
propria ‘calamita’ per i visitatori provenienti da
tutto il mondo, ma soprattutto dal grande continente<br />
asiatico”, prosegue il presidente <strong>della</strong> Fiera.<br />
In merito agli obiettivi e agli esiti commerciali<br />
che daranno tali iniziative, in particolare per il<br />
mondo orafo e fieristico vicentino, ecco cosa ci<br />
ha risposto Ditri.<br />
“La nostra partecipazione all’Expo è sta un evento<br />
internazionale di estrema importanza nel processo<br />
di internazionalizzazione del nostro business.<br />
Abbiamo promosso Vicenza e l’Italia davanti<br />
a centinaia di buyers, grossisti e dettaglianti e<br />
la maggior parte dei gioielli era vicentina. Si è<br />
trattato di un’iniziativa messa in campo per dare<br />
visibilità globale allo stile e al design e alla cultura<br />
orafa italiana, che rappresentano per gli stranieri,<br />
sogno, emozione, desiderio. Ovviamente gli esiti<br />
commerciali richiedono tempi diversi, certamente<br />
possiamo valutare l’impatto dal punto di vista<br />
promozionale, e posso confermare che l’obiettivo<br />
è stato centrato con pieno successo”.<br />
Ma non è tutto: “Siamo<br />
stati l’unica società fieristica<br />
al mondo invitata<br />
al Simposio internazionale<br />
sul tema <strong>della</strong><br />
Responsabilità Sociale d’Impresa, che si è svolto il<br />
21 e 22 settembre all’interno del Padiglione delle<br />
Nazioni Unite, di cui siamo tra gli altri partner in<br />
una campagna di informazione e sensibilizzazione<br />
rivolta agli addetti del settore”.<br />
“Il mercato in Cina offre del resto un’ampia scelta<br />
di opportunità – sottolinea ancora Ditri - e noi<br />
dobbiamo avere il coraggio di coglierle e sfruttarle.<br />
I dati attestano che la Cina rappresenta il 25%<br />
del mercato mondiale del lusso, una realtà potenzialmente<br />
imponente e importantissima. Cercheremo<br />
quindi di arricchire la nostra proposta con<br />
nuovi eventi che possano favorire i legami con il<br />
mondo del fashion design e che possano far apprezzare<br />
l’eccellenza del nostro paese”. n<br />
“La nostra<br />
partecipazione all’Expo<br />
è diventata un evento<br />
internazionale di<br />
estrema importanza<br />
nel processo di<br />
internazionalizzazione<br />
del nostro business”<br />
In apertura,<br />
l'interno del Padiglione<br />
Italiano all'Expo.<br />
A pagina 23 in alto<br />
la delegazione<br />
istituzionale vicentina in<br />
visita al settore dedicato<br />
a Vicenza nel Padiglione<br />
Italiano.<br />
Sotto,<br />
un particolare <strong>della</strong><br />
ricostruzione del Teatro<br />
Olimpico.<br />
Qui a lato,<br />
l'esterno del Padiglione<br />
Italiano e un'immagine<br />
<strong>della</strong> delegazione<br />
vicentina in visita.<br />
25
di Stefano Tomasoni<br />
26<br />
imprese<br />
Diesel<br />
Benvenuti al<br />
Diesel Village<br />
I naugurata<br />
a Breganze la<br />
nuova grande<br />
sede di Diesel.<br />
Un "villaggio"<br />
che, oltre agli<br />
uffici, offre<br />
servizi sociali<br />
e sportivi<br />
secondo lo<br />
stile di vita e<br />
di lavoro di<br />
Renzo Rosso.<br />
Cinquantamila metri quadrati di<br />
area costruita su un totale di<br />
quasi centomila, là dove un tempo<br />
c’era la storica Moto Laverda,<br />
a Breganze. Settecento dipendenti, ma con la<br />
prospettiva di arrivare a ospitarne fino a mille.<br />
E oltre agli uffici la palestra, due campi da<br />
calcio esterni e uno interno, campo da tennis<br />
e da squash, la scuola materna e l’asilo, il ristorante,<br />
il bar, un grande auditorium che può<br />
ospitare mille persone (tutti i dipendenti previsti,<br />
appunto). E nell’enorme atrio, per dare<br />
fin da subito a chi entra l’idea di un ambiente<br />
del tutto particolare, un “giardino verticale” di<br />
assoluto fascino, forse il più grande d’Europa:<br />
trentadue metri di altezza e una decina di larghezza.<br />
Nella nuova sede <strong>della</strong> Diesel, trasferita<br />
da Molvena a Breganze, Renzo Rosso ha<br />
voluto racchiudere la sua filosofia di vita e di<br />
lavoro. Non soltanto un’azienda, ma, come lo<br />
hanno chiamato gli stessi protagonisti, il “Diesel<br />
Village”. Un mondo, insomma, più che una<br />
“ Non volevo fare<br />
un monumento, ma<br />
qualcosa per noi,<br />
su spazi aperti, su<br />
ambienti nei quali<br />
stare bene e poter<br />
anche socializzare”<br />
fabbrica. Costato 120 milioni di euro. Un posto<br />
dove si va a lavorare volentieri, la mattina,<br />
e si passa la giornata carichi di voglia di fare,<br />
di discutere, di parlare, di vivere – oltre che<br />
di lavorare - con gli altri. La realizzazione del<br />
progetto ha messo al centro l’eco-compatibilità<br />
e lo sfruttamento delle fonti alternative di<br />
approvvigionamento di energia, quali l’energia<br />
solare e geotermica. Grazie al sistema di<br />
pannelli fotovoltaici installati sui tetti, l’azienda<br />
è totalmente autosufficiente dal punto di<br />
vista energetico. I risultati <strong>della</strong> certificazione<br />
energetica condotta dal Politecnico di Milano<br />
collocano ora l’edificio in posizione di assoluta<br />
eccellenza rispetto a ogni altro edificio<br />
analogo costruito in Europa.<br />
Trenta mesi ci sono voluti, per costruire questo<br />
gigante. Due anni e mezzo dall’apertura<br />
dei cantieri alla fine di tutto. Un tempo quasi<br />
record, vista la “citta<strong>della</strong>” che ne è venuta<br />
fuori; un’efficienza che stride con i tempi che<br />
la burocrazia ha impiegato per consentire di
ealizzare l’operazione. “Il progetto si chiama<br />
Breganze 2000 e l’inaugurazione l’abbiamo<br />
fatta ora, nel 2010 – ha detto Rosso -. Visti i<br />
tempi del cantiere, è evidente che i dieci anni<br />
impiegati per arrivare in fondo non sono<br />
dipesi da noi né dal costruttore”. Tant’è. Superato<br />
anche il Moloch burocratico, l’azienda<br />
ora ha riunito tutti i “punti” produttivi prima<br />
sparsi nel territorio tra Molvena e Marostica<br />
e si gode questa ritrovata unità di spazi e di<br />
risorse. Il più contento di tutti è lui, l’artefice<br />
di tutto, Renzo Rosso. “In questi anni abbiamo<br />
lavorato in condizioni tutt’altro che ideali, in<br />
capannoni sparsi dappertutto – ha detto ai<br />
suoi collaboratori, all’inaugurazione <strong>della</strong> sua<br />
creatura -. Adesso è bello lavorare qui, perché<br />
posso vedervi tutti, tutti i giorni. Non volevo<br />
fare un monumento, ma qualcosa per noi, su<br />
spazi aperti, su ambienti nei quali stare bene<br />
e poter anche socializzare”.<br />
Una scommessa, l’ennesima <strong>della</strong> sua vita,<br />
per Rosso, che nel territorio d’origine, lui padovano<br />
d’origine e vicentino di adozione, ha<br />
sempre creduto e continua a credere. Sempre<br />
stato un sostenitore del Made in Italy,<br />
del resto, Rosso; la stessa Staff International,<br />
altra azienda del gruppo, è tra le venti realtà<br />
produttive più importanti nella produzione<br />
di abbigliamento di lusso in Italia. “Era forse<br />
più facile portare questa azienda in una<br />
grande metropoli – ha detto -, ma la gente del<br />
Veneto è straordinaria, fantastica, e ho voluto<br />
che la nostra casa continuasse a essere qui”.<br />
Una casa che in trent’anni è diventata un “palazzo”.<br />
Diesel è oggi presente in oltre 80 paesi<br />
al mondo e conta oltre 5.000 dipendenti,<br />
di cui oltre 500 nella sede centrale. L’azienda<br />
controlla inoltre 18 filiali internazionali con<br />
oltre 7.000 punti vendita e oltre 500 negozi<br />
monomarca. Diesel gestisce direttamente 18<br />
filiali in Europa, Asia e America, è presente<br />
in più di 80 nazioni, con 5000 punti vendita<br />
che includono oltre 400 negozi di proprietà.<br />
L'azienda fa parte del Gruppo Only the Brave,<br />
che comprende anche 55DSL (brand legato<br />
all’active sport e allo streetwear), Staff International<br />
(azienda che produce e distribuisce<br />
marchi come Diesel Denim Gallery, Maison<br />
Martin Margiela, DSquared, Vivienne Westwood,<br />
Viktor & Rolf e Marc Jacobs Menswear),<br />
Neuf (l’azienda proprietaria del marchio Maison<br />
Martin Margiela e dal 2008 anche Viktor<br />
& Rolf). Nel 2009, il fatturato del gruppo è<br />
ammontato a 1,3 miliardi di euro. E gli obiettivi<br />
per i prossimi anni sono ancora una volta<br />
ambiziosi. “Cresceremo a due cifre già dall’anno<br />
prossimo - dice Rosso -.<br />
Abbiamo tutte le carte in regola per poter<br />
spingere sui mercati e ottenere nuovi risultati<br />
di crescita”. Il giorno dell’inaugurazione,<br />
guarda caso giorno del 55° compleanno di<br />
Rosso, erano presenti anche la presidente di<br />
Confindustria Emma Marcegaglia e il governatore<br />
del Veneto Luca Zaia. “Renzo è il più<br />
geniale e il più visionario imprenditore italiano<br />
– ha detto Marcegaglia -. Quest’azienda è<br />
un eccellenza straordinaria, in trentadue anni<br />
abete affermatyo il brand italiano più importante<br />
al mondo, che sa parlare ai giovani,<br />
capire i loro bisogni. In aziende come queste<br />
c’è davvero la condivisione di obiettivi tra<br />
imprenditore e collaboratori, si sente la voglia<br />
di andare avanti insieme”.<br />
E’ proprio quello che i “Rosso boys” hanno<br />
fatto fino ad oggi e intendono continuare a<br />
fare. Fino ad arrivare a quota mille. Dopo la<br />
quale di sicuro Renzo Rosso si porrà nuovi<br />
traguardi. ■<br />
In apertura,<br />
uno scorcio di un interno<br />
<strong>della</strong> sede e,<br />
nella foto piccola<br />
Renzo Rosso.<br />
Qui sopra<br />
l'esterno dell'azienda<br />
e la grande hall con il<br />
"giardino verticale" alto<br />
oltre 30 metri.<br />
27
di Stefano Tomasoni<br />
28<br />
imprese<br />
Sella<br />
Sempre più in Sella<br />
G iunta al<br />
traguardo dei<br />
novant’anni,<br />
la Sella<br />
Farmaceutici<br />
di Schio ha<br />
ampliato di<br />
un altro terzo<br />
l’azienda per<br />
puntare a nuovi<br />
prodotti e nuovi<br />
target.<br />
Per chi entra in città dal ponte di Liviera<br />
e curva alla rotonda, il primo<br />
impatto con la città da qualche tempo<br />
è una grande insegna blu in cima<br />
a un nuovo capannone industriale bianco, azzurro<br />
e grigio. “Sella Farmaceutici”, dice l’insegna. E’ il risultato<br />
del nuovo ampliamento dell’azienda <strong>della</strong><br />
Magnesia e del Bioton. Una nuova costruzione<br />
che ospita la sala di confezionamento secondario<br />
dei medicinali, costruita a fianco <strong>della</strong> produzione<br />
primaria.<br />
L’ampliamento, inaugurato a inizio mese, è di circa<br />
3200 mq e porta la superficie totale dell’azienda a<br />
10 mila mq, nei quali lavorano settanta dipendenti.<br />
Qui vengono ora realizzati prodotti a marchio<br />
“Sella”, ma anche medicinali per terzi.<br />
Un nuovo “pezzo” di azienda, dunque, per una del-<br />
le attività produttive che – dopo la scomparsa dei<br />
lanifici e <strong>della</strong> Carrozzeria Dalla Via – è a tutti gli<br />
effetti tra le più “anziane” e ricche di storia <strong>della</strong><br />
nostra città. Il “Laboratorio farmaceutico A. Sella”<br />
compie infatti quest’anno novant’anni di vita.<br />
A datare l’inizio dell’attività di famiglia è stata la<br />
scoperta, recente, di un’inserzione pubblicitaria<br />
su un giornale degli anni Trenta, una “réclame”<br />
<strong>della</strong> cosiddetta “Magnesina Effervescente Sella”,<br />
accompagnata dalla dicitura “creazione 1920”. Un<br />
documento che ha dato finalmente la certezza<br />
che nel 1920 era già in commercio l’antenata di<br />
quella che poi verrà chiamata più semplicemente<br />
“Magnesia” e che porta uno dei numeri di registrazione<br />
di specialità medicinale più vecchi nel<br />
campo dei prodotti farmaceutici italiani.<br />
Tutto iniziò con il farmacista Antonio Sella, che
acquistò una farmacia nel centro di Schio, la “Farmacia<br />
Sella alla Madonna”.<br />
Per la prima quarantina d’anni fu proprio nel<br />
retro <strong>della</strong> farmacia, nello scantinato e nel piano<br />
superiore e in qualche locale preso in affitto in<br />
centro città, che videro la luce i primi prodotti<br />
galenici, le prime specialità medicinali e anche i<br />
famosi “gonfietti d’orzo”, quadratini “giallo ambra”<br />
che fanno parte dei ricordi d’infanzia di almeno<br />
tre generazioni.<br />
Dopo la morte del fondatore, vittima tra le vittime<br />
dell’eccidio di Schio, fu il figlio Gaetano a portare<br />
avanti l’attività, allargandola fino a coprire buona<br />
parte <strong>della</strong> penisola.<br />
All’inizio degli anni Cinquanta arrivò un’intuizione<br />
nel campo di quel che oggi si chiama marketing,<br />
con l’invenzione dello slogan pubblicitario<br />
“Prendi una Sella e sarai a cavallo”, legato proprio<br />
alla magnesia, il cui disegno grafico risale al 1952.<br />
Più radicale e importante fu però la scelta “di vita”<br />
di lasciare il centro cittadino e di concentrare<br />
tutte le attività in una sede nuova in via Vicenza.<br />
E negli anni Settanta accanto alla produzione dei<br />
farmaci galenici, nacquero i primi farmaci da banco<br />
a marchio Sella.<br />
Venuto a mancare nell’88 Gaetano Sella, la conduzione<br />
dell’azienda passò alla terza generazione,<br />
rappresentata da Roberto Salviato, genero del<br />
dottor Gaetano. Agli inizi del 2000 al nucleo originario<br />
dell’azienda si sono affiancati i nuovi reparti<br />
produttivi destinati alla produzione di medicinali.<br />
Oggi anche la quarta generazione è già entrata<br />
in azienda, segno che la voglia imprenditoriale<br />
Attenzione all’ambiente e alla solidarietà<br />
Sul tetto del nuovo stabilimento, l’azienda ha installato un impianto fotovoltaico<br />
di ultima generazione che produce circa 70.000 kWh all’anno di energia<br />
elettrica, tutta utilizzata in fabbrica, e che corrisponde al consumo annuale di<br />
circa 25 famiglie. Infine, in occasione del novantennale, l’azienda ha deciso di<br />
proseguire la collaborazione iniziata qualche anno fa con l’associazione Medici<br />
con l’Africa CUAMM di Padova: nel 2011 finanzierà la costruzione di un pozzo<br />
per l’approvvigionamento dell’acqua per l’ospedale di Lui, nel Sud Sudan.<br />
continua.<br />
“Dagli anni Sessanta a oggi - spiega l’amministratore<br />
delegato, Roberto Salviato - l’azienda ha<br />
sviluppato nuovi prodotti medicinali ma ha intrapreso<br />
anche nuove strade sempre nel mondo<br />
del benessere avvicinandosi alla medicina<br />
naturale e dietetica, sempre nel segno di una<br />
progettazione rigorosa, di una produzione al più<br />
alto livello scientifico e di procedure di controllo<br />
secondo i più stretti requisiti richiesti dalle farmacopee<br />
italiane ed estere. L’acquisizione di ordini<br />
di produzione per conto delle più importanti<br />
case farmaceutiche italiane e multinazionali è la<br />
conferma che stiamo lavorando nel modo giusto.<br />
Negli ultimi cinquant’anni il numero delle officine<br />
farmaceutiche in Italia si è ridotto da 600 a<br />
circa 200 a causa di concentrazioni di aziende e<br />
dell’impossibilità per molti di adeguarsi ai nuovi<br />
requisiti imposti dalle autorità sanitarie e da un<br />
mondo sempre più concorrenziale: il Laboratorio<br />
Sella continua a rimanere sulla scena e conta di<br />
continuare a produrre soluzioni di benessere e<br />
salute ancora per tanti anni”. ■<br />
Accanto,<br />
il nuovo "fronte"<br />
dell'azienda.<br />
Qui accanto,<br />
alcuni impianti produttivi<br />
dell'azienda con il<br />
capannone inaugurato di<br />
recente.<br />
Sopra,<br />
lo "storico" manifesto<br />
<strong>della</strong> Magnesia<br />
effervescente e l'insieme<br />
<strong>della</strong> gamma dei prodotti<br />
"Sella".<br />
29
120 fiere nel<br />
mondo, 37 mila<br />
metri quadri<br />
allestiti, una<br />
nuova sede a<br />
Roma. Questi<br />
i numeri di<br />
Colorcom,<br />
azienda di<br />
Santorso che<br />
di recente<br />
ha curato<br />
l’allestimento<br />
per la mostra<br />
sui cento anni di<br />
Confindustria.<br />
30<br />
imprese<br />
Colorcom<br />
Maestri di scena<br />
Sono Made in Vicenza gli allestimenti<br />
<strong>della</strong> mostra fotografica “Cento anni<br />
di imprese. Per l’Italia” che celebra<br />
il secolo di Confindustria. Una mostra<br />
itinerante che dopo la tappa milanese <strong>della</strong><br />
Triennale, ha inaugurato in ottobre a Roma,<br />
all’Ara Pacis. La Colorcom di Santorso ha provveduto<br />
all’allestimento di entrambi gli spazi,<br />
fornendo anche il presupposto per far ricordare<br />
in un contesto dedicato all’imprenditoria<br />
nazionale, quanto autorevole e vivace sia quella<br />
vicentina. La mostra presenta ritratti, luoghi<br />
industriali, prodotti e simboli che testimoniano<br />
come l’industria sia stata protagonista del cambiamento,<br />
per la sua incidenza sul quotidiano,<br />
sul costume, sul sociale. Un appuntamento<br />
importante dove l’azienda vicentina, coinvolta<br />
nel progetto dal Gruppo Meet, società di comunicazione<br />
integrata, ha dato il meglio di sé<br />
curando il progetto esecutivo.<br />
Partner di molte istituzioni pubbliche, la Colorcom<br />
ha al suo attivo oltre 25 anni di supporto<br />
nei delicati momenti in cui aziende e pubbliche<br />
amministrazioni si mettono in vetrina.<br />
“Il padiglione <strong>della</strong> Toscana nello spazio Italia<br />
dell’Expo di Shanghai è un’altra nostra creazione”,<br />
spiega Luca Galante, amministratore delegato<br />
di Colorcom.<br />
Pensato per esaltare la filosofia del “Better City.<br />
Better life”, lo stand toscano presenta la tradizione<br />
storico-artistica <strong>della</strong> regione, la forte<br />
spinta all’innovazione e la qualità <strong>della</strong> vita.<br />
“Progettare per rendere contemporaneamente<br />
funzionali e ad alto impatto comunicativo gli<br />
spazi espositivi è come costruire la scenografia<br />
di un film, che in questo caso si chiama business”.<br />
Una scenografia che deve essere in grado di<br />
emozionare e di coinvolgere, da predisporre<br />
con rapidità e precisione, in accordo con i<br />
responsabili marketing dei clienti oppure coinvolgendo<br />
importanti professionisti del mondo<br />
<strong>della</strong> comunicazione. Un piccolo grande show<br />
che deve funzionare alla perfezione. Colorcom
si occupa di tutto: dalla progettazione all’espletamento<br />
delle formalità documentali, trasporti,<br />
logistica, sicurezza, fino ai servizi di hostess e<br />
traduzioni.<br />
“Fare questo lavoro da tanti anni - racconta<br />
Luca Galante che come il padre Gerardo, fondatore<br />
dell’azienda, dimostra estremo rigore<br />
in ogni scelta lavorativa - ci consente di avere<br />
personale preparato e staff tecnici in ogni appuntamento<br />
fieristico di rilievo”.<br />
Più di 37 mila metri quadri di spazi espositivi<br />
allestiti lo scorso anno in oltre 120 fiere nel<br />
mondo, fanno di Colorcom una azienda di riferimento<br />
nel settore dell’allestimento fieristico.<br />
L’azienda occupa 26 persone e conta su un<br />
indotto di oltre un centinaio di professionalità<br />
esterne, tra squadre di montaggio, studi di progettazione,<br />
vivaisti, grafici e stampatori.<br />
Colorcom ha inaugurato da poco la nuova sede<br />
di Roma, dopo quella di Milano già operativa<br />
dal 2009, funzionale alla partnership con Fiera<br />
Milano spa. L’azienda di Santorso è anche alle-<br />
“ Fare questo<br />
lavoro da tanti anni<br />
ci consente di avere<br />
stitore ufficiale di Fiera Riva<br />
personale preparato<br />
del Garda, a testimonianza di<br />
una capacità riconosciuta nel- e staff tecnici in<br />
la gestione dei grandi appunta-<br />
ogni appuntamento<br />
menti fieristici.<br />
Gli obiettivi per il futuro? “Lo fieristico di rilievo”<br />
spostamento del business nei<br />
paesi extraeuropei ci impone<br />
di essere presenti nei nuovi mercati – afferma<br />
Galante –. Anche per questo vogliamo continuare<br />
ad investire su persone capaci, preparate,<br />
in grado di affrontare con noi ogni nuovo progetto,<br />
in ogni parte del mondo”. ■<br />
In apertura<br />
lo stand <strong>della</strong> Regione<br />
Toscana all'Expo di<br />
Shanghai (archivio<br />
Toscana Promozione)<br />
In questa pagina<br />
la mostra fotografica<br />
per il centenario di<br />
Confidustria “Cento anni<br />
di imprese per l’Italia” è<br />
in programma a Roma<br />
nello spazio museale<br />
dell’Ara Pacis, dal 6<br />
ottobre al 14 novembre<br />
2010.<br />
31
di Marialuisa Duso<br />
R icerca e alta<br />
tecnologia<br />
costituiscono<br />
i punti forti<br />
di Italgum,<br />
azienda di<br />
Zanè con oltre<br />
trent’anni<br />
di storia,<br />
specializzata<br />
nella<br />
lavorazione<br />
di elastomeri,<br />
che ha<br />
recentemente<br />
aperto nuove<br />
frontiere per<br />
l’edilizia.<br />
32<br />
imprese<br />
Italgum<br />
C'è gomma<br />
e gomma<br />
C<br />
’è gomma e gomma: quella che<br />
accompagna ormai ogni attimo<br />
<strong>della</strong> nostra vita quotidiana,<br />
sotto forma di accessori e<br />
strumenti che sono parte integrante delle nostre<br />
abitudini, e ci sono prodotti più sofisticati,<br />
frutto di ricerche e alta tecnologia, che magari<br />
si notano meno, ma sono ancor più preziosi<br />
e trovano sempre nuove e affascinanti applicazioni.<br />
In questo mondo, fatto appunto di ricerca<br />
e alta tecnologia, opera Italgum, azienda<br />
con oltre trent’anni di storia, con sede a Zanè,<br />
specializzata nella lavorazione di elastomeri,<br />
che ha recentemente aperto nuove frontiere<br />
per l’edilizia. “Gli elastomeri – spiega Vittorio<br />
Munaretto, amministratore delegato di Italgum<br />
- sono elementi a elevato contenuto tecnologico,<br />
attorno ai quali la nostra azienda ha sviluppato<br />
due linee di produzione: il rivestimento di<br />
cilindri, che vengono impiegati negli impianti<br />
di diversi settori industriali, e la realizzazione<br />
di articoli tecnici stampati”.<br />
All’interno dell’azienda è presente un laboratorio<br />
di ricerca altamente attrezzato che esegue,<br />
anche per conto terzi, la quasi totalità delle<br />
indagini richieste sui compund elastomerici,<br />
crudi e vulcanizzati. Il laboratorio offre supporto<br />
alla produzione per quel che concerne<br />
l’attività di progettazione delle formulazioni<br />
elastomeriche, nonché del controllo in accettazione<br />
dei chemicals che concorrono alla realizzazione<br />
delle mescole e quindi del controllo di<br />
tutti i lotti prodotti dalla linea di mescolatura.<br />
Parallelamente a questa attività esegue studi di<br />
ricerca in collaborazione con i più titolati laboratori<br />
e le maggiori società attive nel campo<br />
dello studio dei polimeri, sia su scala europea<br />
che mondiale. Esegue inoltre prove per conto<br />
terzi, non necessariamente limitate al campo<br />
degli elastomeri. Nella filosofia dell’azienda<br />
la ricerca è sempre andata di pari passo con<br />
la qualità. Non a caso Italgum è stata la prima
azienda italiana del<br />
settore gomma e una<br />
delle primissime a livello<br />
europeo a conseguire,<br />
nel febbraio<br />
1992, la certificazione<br />
ISO 9002. Successivamente<br />
ha esteso<br />
tale certificazione secondo<br />
la normativa<br />
ISO 9001 ottenendo<br />
la certificazione del<br />
sistema di qualità ISO<br />
“ Italgum inoltre è<br />
tra i pochi produttori<br />
italiani a realizzare<br />
isolatori sismici.<br />
Questa tipologia di<br />
elemento strutturale<br />
costituisce la più<br />
confidente tecnica di<br />
protezione dai sismi<br />
finora studiata”<br />
9001/BVQI. Un riconoscimento che certifica la<br />
corrispondenza di tutti i requisiti aziendali, dalla<br />
progettazione sino al prodotto finito, ai più<br />
elevati standard di qualità internazionali.<br />
Gli innumerevoli ambiti di applicazione del<br />
prodotto e l’elevata tecnologia permettono<br />
a Italgum di operare nei settori più svariati:<br />
dall’alimentare al cartotecnico, dal tessile al<br />
meccanico. Una delle applicazioni più recenti<br />
è dedicata però all’edilizia: negli ultimi anni<br />
l’azienda si è specializzata nella produzione di<br />
manufatti in elastomero armato utilizzati nel<br />
settore edile, civile e infrastrutturale.<br />
“Tutti questi manufatti – precisa l’amministratore<br />
delegato Vittorio Munaretto - hanno<br />
denominazioni diverse a seconda <strong>della</strong> loro<br />
destinazione d’uso”.<br />
Si spazia dai giunti per ponte che, grazie alla<br />
presenza dell’elastomero, consentono dilatazioni<br />
più o meno spinte in risposta ai carichi<br />
dinamici e termici applicati, agli appoggi che<br />
supportano il carico dell’intera struttura su di<br />
essi insistente. “Gli appoggi destinati al mercato<br />
europeo – aggiunge Munaretto - vengono realizzati<br />
in accordo con lo standard EN 1337-3,<br />
ma possiamo affermare che, su scala mondiale,<br />
la Italgum è in grado di realizzare appoggi che<br />
soddisfano pienamente i requisiti che le varie<br />
normative nazionali prescrivono”.<br />
Italgum inoltre è tra i pochi produttori italiani<br />
a realizzare isolatori sismici. Questa tipologia<br />
di elemento strutturale costituisce la più confidente<br />
tecnica di protezione dai sismi finora<br />
studiata. In particolare la Italgum ha formulato<br />
tre compounds dissipativi che conferiscono<br />
agli isolatori la capacità di svincolare dal terreno<br />
le strutture sovrastanti e di reagire alle azioni<br />
sismiche in modo differente a seconda <strong>della</strong><br />
rigidezza che si vuole loro attribuire. Queste<br />
formulazioni sono state utilizzate da anni in<br />
varie strutture di importanza sociale e strategica<br />
rilevanti, sia in Italia (un esempio per tutti<br />
gli interventi a seguito del sisma che nel 2009<br />
ha devastato L’Aquila e l’area circostante) che<br />
all’estero, e sono in corso di certificazione secondo<br />
lo standard armonizzato EN 15129. n<br />
33
34<br />
flash<br />
Ilsa Brasil premiata per l’esportazione<br />
E' stato conferito a Ilsa Brasil, filiazione brasiliana di<br />
Ilsa, azienda di Arzignano, il 38esimo “Prêmio Exportação<br />
RS” assegnato dalla ADVB, l’<strong>Associazione</strong> brasiliana dei<br />
dirigenti marketing alle aziende che si distinguono per<br />
innovazione tecnologica e capacità di export. Nel corso di<br />
una serata di gala vivace e partecipata, alla presenza di<br />
Henrique Meirelles, presidente del Banco Central do Brasil,<br />
il management di Ilsa Brasil ha ricevuto il premio come<br />
azienda con il miglior risultato in termini di export. Giunto<br />
alla sua 38esima edizione, il “Prêmio Exportação RS” mira<br />
a valorizzare le imprese che ottengono importanti quote di<br />
mercato estero, creano ricchezza per il paese e nel contempo<br />
sono esempi di etiche ed innovative scelte manageriali.<br />
Ilsa Brasil, nata nel 2008 su iniziativa di Ilsa spa di Arzignano,<br />
è stata particolarmente valutata per le sue attività<br />
di ricerca nelle biotecnologie, in collaborazione anche con<br />
l’Università del Rio Grande do Sul, per il suo impegno per uno sviluppo sostenibile e per l’alta percentuale di export dei suoi prodotti.<br />
Ilsa Brasil registra ottime perfomance di crescita nei primi 6 mesi del 2010 e occupa una quindicina di persone, tecnici brasiliani,<br />
formati sia in Italia che in loco. L’alta tecnologia e la ricerca sono alla base degli eccellenti risultati dell’azienda. Un mercato agricolo<br />
in fortissima espansione, in uno dei paesi BRIC con più alto tasso di crescita del PIL, ha fatto il resto.<br />
Pozza lancia il parco giochi che si illumina in modo ecocostenibile<br />
Pozza, azienda di Recoaro che produce<br />
arredo urbano, giochi per parchi<br />
e scenografie, ha lanciato sul mercato<br />
– in occasione del recente Salone<br />
SAIE di Bologna – un prodotto di propria<br />
ideazione del tutto innovativo per il settore:<br />
il parco giochi che si illumina in<br />
modo autonomo ed eco-sostenibile.<br />
“Abbiamo riscontrato che la notte i parchi<br />
pubblici diventano spesso ricettacolo di<br />
individui che tutto sono fuorché corretti fruitori<br />
di altalene, scivoli e altre attrezzature<br />
e sono anzi responsabili di atti vandalici –<br />
spiega Dario Pozza, presidente dell’azienda<br />
-. La soluzione più semplice è illuminare<br />
il parco di notte, la luce è il principale<br />
deterrente per i malintenzionati. Però adottare<br />
l’illuminazione con i metodi tradizionali<br />
è costoso e complicato,<br />
dovendo prevedere tra<br />
l’altro l’installazione di<br />
nuovi lampioni e l’utilizzo<br />
di timer. Altro aspetto<br />
importante è che aumentare<br />
il consumo di energia<br />
elettrica in maniera<br />
tradizionale contribuisce<br />
ad accrescere l’inquinamento<br />
atmosferica,<br />
mentre la nostra filosofia<br />
è concentrata su uno<br />
sviluppo ecosostenibile.<br />
Ecco allora questo brevetto: attraverso dei<br />
pannelli fotovoltaici integrati nella struttura<br />
si crea energia elettrica, che viene accumulata<br />
in una batteria durante il giorno;<br />
appena fa buio un sensore automatico attiva<br />
dei led di ultima generazione che illuminano<br />
autonomamente, ecologicamente<br />
e gratuitamente il parco, per tutta la notte”.
Nuova sede per Forgital Italy<br />
E' stata inaugurata la<br />
nuova sede direzionale di<br />
Forgital Italy, quartier generale<br />
del Gruppo Forgital. Ad<br />
affiancare la sede storica di<br />
Seghe di Velo d’Astico, una<br />
nuova palazzina in vetro e<br />
alluminio, perfettamente<br />
integrata nello scenario<br />
paesaggistico circostante.<br />
Un’enorme fontana, realizzata<br />
con un anello in acciaio<br />
del diametro di oltre<br />
cinque metri prodotto dallo<br />
stabilimento di Seghe, convoglia in una cascata l’acqua al di sopra dell’ingresso principale.<br />
L’edificio, ispirato ai più recenti canoni del risparmio energetico, è dotato di illuminazione<br />
completamente a luci led ed è riscaldato dall’acqua calda di recupero dei forni<br />
per il trattamento dei metalli. In occasione dell’inaugurazione, la visita dello stabilimento<br />
ha consentito di visionare le principali fasi delle lavorazioni, dalla progettazione dei pezzi<br />
alla simulazione al computer, all’attività di pressa, al trattamento termico e tornitura dei<br />
grandi anelli in acciaio. E’ stata inoltre l’occasione per informare su tutte le iniziative di<br />
prevenzione e formazione per la salute e sicurezza dei lavoratori che sono uno dei punti<br />
focali <strong>della</strong> politica aziendale in materia di risorse umane, come l’attività <strong>della</strong> squadra<br />
gestione emergenze, un nucleo operativo costantemente aggiornato sulle procedure di<br />
primo intervento e soccorso in caso di incidenti. Il tour si è concluso con l’illustrazione<br />
dei prodotti finiti e delle loro principali destinazioni: dalle grosse macchine di movimentazione<br />
<strong>della</strong> terra alle sfere per le valvole dei grandi oleodotti, flange per la giunzione di<br />
torri eoliche e componenti per motori di aerei e lanciatori spaziali.<br />
LP Srl, azienda di Caldogno<br />
che opera nel settore<br />
dell’arredamento su<br />
misura, ha inaugurato<br />
il suo percorso di internazionalizzazione<br />
con<br />
l’apertura di un punto<br />
vendita in Croazia, nella<br />
città di Spalato. “La nostra azienda sta guardando con grande<br />
attenzione ai mercati esteri - dice Domenico Lorenzato, titolare<br />
di LP -. Abbiamo iniziato a frequentarli grazie soprattutto al<br />
‘contract’ commerciale e alla nostra capacità di realizzare ne-<br />
Reel/Itaco si integra<br />
nel gruppo KSB<br />
KSB AKTIENGESELLSCHAFT, leader mondiale<br />
nel mercato delle pompe e delle valvole,<br />
e ITACO Srl con la sua controllata REEL<br />
Srl, società con sede a Ponte di Nanto con<br />
elevata tecnologia nel settore dei motori<br />
e azionamenti elettrici, annunciano l’integrazione<br />
del gruppo REEL/ITACO all’interno<br />
del gruppo KSB. Dopo molti anni di<br />
collaborazione, nell’ottica di sviluppare<br />
maggiormente l’integrazione di motori ad<br />
altissima efficienza regolati in velocità nei<br />
propri sistemi di pompe e valvole, KSB ha<br />
proposto alla famiglia Bertotto, precedente<br />
unica proprietaria di Itaco Srl, di partecipare<br />
con quote di maggioranza nella società.<br />
Ulteriori obiettivi saranno lo sviluppo<br />
di azionamenti elettrici ad alta efficienza e<br />
la creazione di un forte polo di sviluppo di<br />
sistemi elettronici ed elettrici per le energie<br />
alternative di media/grossa potenza da<br />
fonti idrauliche, eoliche, fotovoltaiche per le<br />
quali Itaco con il proprio brand “AEOLICA”<br />
ha già iniziato a operare. Reel e Itaco verranno<br />
fuse in un’unica entità che manterrà<br />
il nome Reel, tutte le principali lavorazioni,<br />
ma soprattutto ricerca e sviluppo, verranno<br />
potenziate in modo rilevante nell’area<br />
attuale presso Nanto, nel Basso Vicentino.<br />
Lp apre un punto vendita a Spalato<br />
gozi e punti vendita, per clienti italiani interessati ad espandere<br />
la loro rete estera in franchising. Da qui però anche la constatazione<br />
di come i paesi esteri apprezzino il “Made in Italy”,<br />
non solo nel settore dei mobili di serie ma anche per la grande<br />
capacità che la nostra manifattura ha di proporre arredamenti<br />
su misura, altamente flessibili, capaci di abbinare la qualità del<br />
design alla funzionalità degli arredi e degli ambienti. La Croazia<br />
è tra i paesi che ci hanno dato i segnali più interessanti. E’ un<br />
piccolo mercato ma soprattutto nella sua area costiera presenta<br />
interessanti prospettive di sviluppo edilizio legato al turismo,<br />
non solo alberghiero ma anche nel settore residenziale, delle<br />
prime ed anche seconde abitazioni”.<br />
35
documento<br />
di Alberto Bombassei<br />
Vicepresidente di Confindustria per le relazioni industriali<br />
Le proposte di Confindustria<br />
per il lavoro, adesso<br />
36<br />
L a<br />
Presidente Marcegaglia ha rivolto<br />
un invito a tutte le organizzazioni di<br />
rappresentanza delle imprese e a tutti<br />
i sindacati per ragionare insieme sulle<br />
priorità <strong>della</strong> politica economica per il rilancio<br />
<strong>della</strong> crescita nel nostro Paese.<br />
All’interno di quel progetto, oggi Confindustria<br />
si rivolge alla politica e ai sindacati, per invitare<br />
tutti ad assumere insieme l’obiettivo di realizzare<br />
sui temi del lavoro concrete convergenze per la<br />
crescita, la competitività e l’occupazione. (...)<br />
Per vincere la sfida competitiva, uno dei fattori<br />
fondamentali è la competenza del capitale<br />
umano. La facilità di reperire persone qualificate<br />
è determinante nelle scelte di investimento ed<br />
allocazione di risorse e siti produttivi. Purtroppo<br />
dobbiamo ancora registrare la carenza di<br />
preparazione delle persone che entrano nel<br />
mercato del lavoro.<br />
Spesso le imprese sono costrette ad avviare<br />
“ Oggi Confindustria si<br />
rivolge alla politica e ai<br />
sindacati, per invitare<br />
tutti ad assumere<br />
insieme l’obiettivo di<br />
realizzare sui temi del<br />
lavoro concrete”<br />
Occupazione e<br />
competitività<br />
percorsi formativi per i neo-assunti che partono<br />
da zero, anche nelle materie da loro studiate.<br />
Nonostante l’impegno messo sull’orientamento<br />
scolastico, i giovani scelgono ancora indirizzi<br />
di studio non richiesti dal mercato del lavoro<br />
pubblico e privato. Il risultato è che si sono<br />
generati potenziali disoccupati di lunga durata<br />
sempre più sfiduciati e imprese che non riescono<br />
a trovare le professionalità di cui hanno bisogno.<br />
Pertanto, rispetto alla formazione di ingresso ed<br />
alla formazione continua, Confindustria invita ad<br />
un forte, deciso e convinto impegno comune, in<br />
aggiunta a quanto già fatto e programmato, per<br />
far sì che:<br />
• come parti sociali, si rafforzi la nostra azione sulla<br />
formazione continua attraverso i fondi paritetici,<br />
ma anche con la contrattazione collettiva e la<br />
gestione degli ammortizzatori sociali<br />
• le istituzioni e gli enti di ricerca realizzino<br />
un’analisi dei dati più completa, tempestiva e
competente<br />
• lo Stato e le Regioni impongano una gestione<br />
dei finanziamenti mirata alle necessità formative<br />
di chi esce dal ciclo produttivo.<br />
Come parti sociali possiamo vantare una<br />
tradizione di lunga data sulla formazione<br />
realizzata attraverso la bilateralità. Per quanto<br />
ci riguarda siamo soddisfatti delle ottime<br />
performance di Fondimpresa e Fondirigenti. Ma<br />
non basta. È un’azione che va potenziata con<br />
urgenza. (...)<br />
Oggi dobbiamo purtroppo registrare:<br />
• la diffusa carenza di competenze nei servizi<br />
dei Centri per l’impiego<br />
• l’assenza di un obbligo ad attivare, come nel<br />
modello danese, procedure correttive a fronte<br />
di risultati inadeguati nel favorire l’incontro<br />
domanda-offerta<br />
• un’incredibile incomunicabilità fra banche<br />
dati<br />
• la frammentazione delle liste di disoccupazione<br />
• l’inefficacia delle verifiche sulla permanenza<br />
<strong>della</strong> disponibilità al lavoro specie per chi è “in<br />
mobilità”.<br />
(…) Certo è che per competere le imprese<br />
industriali hanno la necessità di fare affidamento<br />
su un adeguato margine di flessibilità<br />
organizzativa. La flessibilità organizzativa resta<br />
un’esigenza ineludibile al pari delle tutele e delle<br />
garanzie per i lavoratori. Per questo dobbiamo<br />
superare la falsa equazione “flessibilità uguale<br />
precarietà”.<br />
Nel sistema delle imprese rappresentato da<br />
Confindustria (142 mila aziende con quasi<br />
un terzo dell’occupazione dipendente del<br />
Paese), oltre il 94% degli occupati è a tempo<br />
indeterminato. Resta quindi un 6% di rapporti<br />
non standard, cioè la metà del dato nazionale<br />
che risulta comunque inferiore alla media dei<br />
paesi dell’Unione europea (15,2%).<br />
Diciamolo con chiarezza: il lavoro non standard<br />
non è né precario né privo di tutele. Lo diventa<br />
quando se ne fa un abuso o un uso improprio.<br />
Le tutele già oggi previste per i diversi contratti<br />
confermano l’attenzione con la quale il legislatore<br />
e la contrattazione collettiva hanno provveduto<br />
a stabilire garanzie per tutti, il più delle volte<br />
identiche. Non vi è dubbio che ci siano ancora<br />
spazi da colmare, ma già oggi tutte le forme<br />
di rapporto di lavoro poggiano su una base di<br />
certezze e di garanzie. L’urgenza è garantire un<br />
adeguato sostegno per i periodi di inattività che<br />
però devono diventare il più possibile brevi<br />
grazie a un miglior funzionamento dell’incontro<br />
domanda-offerta ed all’aumento dell’occupabilità<br />
favorita da formazione mirata. È al “lavoro” e non<br />
al “posto di lavoro” che dobbiamo guardare. È<br />
questa la politica comune a tutti i paesi europei.<br />
Il nostro impegno deve essere di individuare<br />
le forme migliori di garanzie e tutele senza<br />
ideologiche chiusure né fideistiche accettazioni.<br />
Confindustria non sposa quella visione <strong>della</strong><br />
filosofia del “new normal” secondo la quale la<br />
recessione avrebbe alterato in modo strutturale<br />
il mercato del lavoro. Non possiamo adattarci ad<br />
una “nuova normalità” fatta di livelli di vita più<br />
bassi e di disoccupazione più alta. Accettare<br />
quell’idea di “nuova normalità” è soltanto una<br />
scusa per non fare niente. La ripresa è in atto<br />
“ La flessibilità<br />
organizzativa<br />
resta un’esigenza<br />
ineludibile al pari<br />
delle tutele e delle<br />
garanzie per i<br />
lavoratori”<br />
Qui sotto<br />
Il vicepresidente di<br />
Confindustria<br />
Alberto Bombassei<br />
I gioVani sCelgono anCora indirizzi di<br />
studio non riChiesti dal merCato del<br />
laVoro PubbliCo e PriVato. il risultato<br />
è Che si sono generati Potenziali<br />
disoCCuPati di lunga durata semPre Più<br />
sfiduCiati e imPrese Che non riesCono a<br />
troVare le Professionalità di Cui hanno<br />
bisogno.<br />
37
38<br />
documento<br />
anche se in questa seconda parte dell’anno<br />
assisteremo ad un rallentamento, ma lo scenario<br />
più probabile è che la ripresa continui.<br />
È normale che la crescita dell’occupazione arrivi<br />
in ritardo rispetto a produzione e domanda.<br />
L’unica strada da intraprendere è quella delle<br />
riforme. E noi a quelle dobbiamo guardare qui,<br />
oggi, parlando del lavoro. Con questo nostro<br />
progetto intendiamo avviare quel confronto<br />
“serio e pacato” - sollecitato dal Presidente <strong>della</strong><br />
Repubblica – che possa consentire alle parti<br />
sociali di rivedere, per semplificarle, anche le<br />
nostre regole di diritto del lavoro.<br />
Semplificare non vuol dire ridurre le tutele, bensì<br />
renderle effettive.<br />
Un’attività di semplificazione concordata<br />
fra le parti che potrebbe essere messa<br />
rapidamente a disposizione del legislatore per<br />
i conseguenti interventi normativi. In primo<br />
luogo per il contratto di apprendistato che deve<br />
rappresentare la strada maestra per l’inserimento<br />
dei giovani nel mondo del lavoro.<br />
Sappiamo però che solo un apprendista su<br />
cinque viene formato attraverso il “canale”<br />
pubblico. Prendiamone atto e conveniamo<br />
che la formazione più rispondente alle finalità<br />
dell’apprendistato è quella che fa perno<br />
sull’impresa.<br />
Il Governo ha già valorizzato al massimo il ruolo<br />
<strong>della</strong> formazione aziendale. È la contrattazione<br />
collettiva che ha la responsabilità di delineare<br />
i più opportuni percorsi formativi. Ma la strada<br />
“alternativa” interamente aziendale, è stata<br />
ultimamente resa più incerta e le imprese sono<br />
scoraggiate a farvi ricorso.<br />
Di qui la nostra proposta:<br />
• razionalizziamo il quadro normativo<br />
• attribuiamo la responsabilità <strong>della</strong> formazione<br />
in capo all’impresa valorizzando così il conseguimento<br />
<strong>della</strong> qualificazione contrattuale<br />
• qualora l’impresa non avesse “capacità formativa”<br />
interna, potrà avvalersi di soggetti<br />
qualificati accreditati (Agenzie per il lavoro,<br />
Università, enti bilaterali, ecc.)<br />
• estendiamo agli apprendisti la cassa integrazione.<br />
Semplificare. Questo il nostro obiettivo che<br />
dovrebbe essere comune a tutti se è vero che<br />
tutti abbiamo a cuore l’occupazione giovanile<br />
favorita da una formazione di qualità.<br />
Anche il contratto di lavoro a tempo determinato<br />
può essere semplificato. Poche modifiche, una<br />
disciplina semplice, chiara che assicuri certezza<br />
al datore di lavoro e tutela al lavoratore contro<br />
possibili forme di abuso. Proponiamo di superare<br />
la necessità delle causali, generiche o specifiche<br />
che siano. Come già avviene nella maggior parte<br />
delle legislazioni europee, limitiamoci a indicare<br />
una durata massima dei contratti a termine<br />
stipulati tra le stesse parti.<br />
Nel 2007 abbiamo già concordemente introdotto<br />
il principio <strong>della</strong> durata massima, fissandola a 36<br />
mesi. Siamo disponibili a ragionare per rafforzare<br />
il requisito <strong>della</strong> durata massima quale effettiva<br />
garanzia contro gli abusi. Analogo intervento<br />
per il contratto di somministrazione a termine<br />
che, insieme alla somministrazione a tempo<br />
indeterminato, è la forma di lavoro non standard<br />
con il più ampio e articolato sistema di garanzie<br />
per il lavoratore.<br />
Per questa ragione va rafforzato e ulteriormente<br />
qualificato, anche liberandolo da certi eccessi<br />
normativi come quello che impone l’indicazione<br />
causale delle motivazioni.<br />
Per il contratto di somministrazione a tempo<br />
determinato, Confindustria propone di eliminare<br />
ogni riferimento a causali, avvicinando così<br />
il nostro ai modelli già in atto in Germania,<br />
Gran Bretagna, Olanda. Durata massima del<br />
rapporto e fissazione di un limite quantitativo<br />
massimo di lavoratori somministrati utilizzabili,<br />
costituiscono tutele sicure contro ogni forma<br />
di abuso, specie perché entrambe fissate dalla<br />
contrattazione collettiva. Semplifichiamo. E<br />
ridurremo gli abusi e gli usi impropri. Quanto alla<br />
somministrazione a tempo indeterminato (staff<br />
leasing), Confindustria propone di considerare<br />
l’indennità di disponibilità mensile dovuta<br />
durante i periodi di non lavoro, fiscalmente<br />
non imponibile o soggetta ad un regime<br />
fiscale agevolato. C’è poi un aspetto di natura<br />
previdenziale per il quale ci dobbiamo rivolgere<br />
direttamente allo Stato perché sappiamo che<br />
solo lo Stato può intervenire. Uno dei timori<br />
principali di chi si trova all’interno di un<br />
percorso di carriera discontinua, è l’effetto che
questo avrà sulla sua pensione. Confindustria<br />
ritiene che, a prescindere dal tipo di rapporto<br />
di lavoro, “ogni giorno di lavoro debba essere<br />
utile per la pensione”.<br />
Proponiamo allora di rimuovere tutti gli<br />
ostacoli che ancora si frappongono, a partire dal<br />
requisito minimo di anzianità contributiva, per<br />
poter accedere alla totalizzazione dei periodi<br />
assicurativi. Un impegno compensato da una<br />
serie di importanti risultati: una migliore garanzia<br />
pensionistica per il lavoratore, un effettivo atto<br />
di contrasto del lavoro irregolare e sommerso,<br />
minori costi complessivi per lo Stato.<br />
Infine, se vogliamo ridurre l’”utilizzo improprio”<br />
dei rapporti di lavoro temporaneo, proponiamo<br />
anche di concordare che il periodo di prova<br />
nel rapporto a tempo indeterminato abbia una<br />
durata fra i 6 e i 12 mesi.<br />
Confindustria è convinta che se si realizza<br />
tempestivamente questa serie di interventi<br />
mirati, attraverso un avviso comune recepito dal<br />
legislatore, il ricorso – già limitato – alle forme di<br />
rapporto temporaneo, si ridurrà ulteriormente.<br />
Ma non solo. La flessibilità organizzativa<br />
soddisfatta attraverso il miglior funzionamento<br />
di questi istituti di lavoro subordinato, potrebbe<br />
consentire alle imprese di non far ricorso ai<br />
contratti di collaborazione a progetto per<br />
l’ingresso al lavoro dei giovani. Ed è ancora ai<br />
giovani che si rivolge l’attenzione delle imprese<br />
di Confindustria ed in particolare ai “talenti”, a<br />
quei giovani che si sono distinti nello studio. Se<br />
vogliamo evitare la “fuga dei cervelli” creiamo le<br />
condizioni perché le imprese siano interessate<br />
a trattenerli. Anzi, invertiamo per una volta le<br />
regole, ed immaginiamo che siano i talenti che<br />
possono “licenziare” l’azienda.<br />
Pensiamo ai giovani under 26 che conseguono<br />
la laurea magistrale con almeno 105 su 110.<br />
Le imprese interessate potrebbero assumere questi<br />
giovani con contratto a tempo indeterminato ed<br />
iscriverli, con costi a carico dell’azienda, ad un<br />
corso di Dottorato di Ricerca od a un Master<br />
universitario di secondo livello, con un progetto<br />
di ricerca concordato fra azienda e Università.<br />
Una volta conseguito con successo il Dottorato<br />
o il Master, toccherà al giovane scegliere. Il<br />
rapporto infatti prosegue normalmente ma<br />
“ Se vogliamo<br />
evitare la “fuga dei<br />
cervelli” dobbiamo<br />
creare le condizioni<br />
starà al giovane valutare se accettare o<br />
perché le imprese<br />
no le condizioni che in quel momento<br />
l’impresa sarà tenuta ad offrire. Una siano interessate<br />
formula diversa che intende percorrere<br />
a trattenerli. Anzi,<br />
un binario parallelo all’apprendistato di<br />
alta formazione.<br />
invertiamo per una<br />
Una scommessa dove:<br />
volta le regole, ed<br />
• vince il giovane “talento” che impegnandosi<br />
severamente si specializza con immaginiamo che<br />
una ricerca applicata all’industria;<br />
siano i talenti che<br />
• vince l’impresa che investe risorse per<br />
formare propri ricercatori;<br />
possono “licenziare”<br />
• vince lo Stato che sostenendo impresa e<br />
l’azienda”<br />
ricerca attraverso forme di fiscalizzazione<br />
mirata, favorisce la crescita competitiva<br />
del Paese trattenendo i giovani migliori.<br />
(…) Non vi è dubbio che abbiamo un sistema<br />
di relazioni industriali che ancora non lascia<br />
sufficienti spazi per spingere sull’efficienza<br />
aziendale. E anche quando vi è la capacità e la<br />
volontà di contrattare soluzioni adeguate, c’è chi<br />
cerca di bloccare ogni innovazione denunciando<br />
che sono stati violati dei diritti.<br />
Confindustria lo dice forte e chiaro: nessuna<br />
impresa, grande o piccola che sia, ha violato<br />
diritti o intende violare diritti. Nessuna delle<br />
nostre Associazioni, ha violato diritti o intende<br />
cancellare diritti. Informazioni distorte non<br />
servono a nessuno. Né alle imprese né ai<br />
lavoratori. E allora, pur nel rispetto delle<br />
posizioni diverse, è però necessario che ognuno<br />
risponda a delle semplici domande. Ad esempio:<br />
si violano diritti fondamentali quando si cerca<br />
di evitare – attraverso accordo sindacale – gli<br />
39
40<br />
documento<br />
C onfindustria lo diCe forte<br />
e Chiaro: nessuna imPresa,<br />
grande o PiCCola Che sia,<br />
ha Violato diritti o intende<br />
Violare diritti. nessuna<br />
delle nostre assoCiazioni,<br />
ha Violato diritti o intende<br />
CanCellare diritti.<br />
abusi che pochi furbi, nascondendosi dietro la<br />
parola “diritto”, mettono in atto a danno non<br />
solo dell’impresa ma anche di tutti gli altri<br />
lavoratori?<br />
E ancora: chi comunica di essere malato perché<br />
non vuol perdersi la partita di calcio o perché<br />
non vuol perdere la retribuzione quando è in<br />
corso uno sciopero, sta esercitando un diritto<br />
fondamentale?<br />
E infine: chi “si mette in sciopero” perché non<br />
vuol fare lo straordinario che l’azienda chiede<br />
in base ad accordi nazionali ed aziendali, sta<br />
esercitando un proprio diritto fondamentale<br />
costituzionalmente garantito o sta violando i<br />
diritti degli altri, impresa e lavoratori insieme?<br />
Confindustria, le sue Associazioni, le imprese<br />
aderenti, sono e continueranno ad essere<br />
disponibili a trovare soluzioni per governare con<br />
i sindacati le crisi o migliorare la competitività.<br />
Ma una volta fatti gli accordi, l’impresa ha il diritto<br />
di sapere se quegli accordi saranno effettivi ed<br />
efficaci? Detto diversamente, saranno rispettati<br />
da tutti così come sono stati conclusi?<br />
E dato che può capitare di non riuscire ad avere<br />
l’unanimità dei consensi, la domanda alla quale<br />
si deve una risposta è: l’impresa può garantirsi<br />
l’effettività dell’accordo individuando delle<br />
“sanzioni” che, ovviamente, scatteranno solo se<br />
qualcuno metterà in atto comportamenti non<br />
corretti? In caso contrario non ci sarà nessuna<br />
sanzione e quindi, nessun lavoratore - realmente<br />
ammalato - vedrà mai ridotta la propria<br />
retribuzione garantita dal contratto collettivo.<br />
Nel 2009 abbiamo concluso un accordo che<br />
riforma gli assetti <strong>della</strong> contrattazione collettiva.<br />
Ed è un accordo che conferma il valore tanto<br />
del contratto nazionale che <strong>della</strong> contrattazione<br />
aziendale. Quindi, la si smetta di dire che<br />
Confindustria vuole cancellare i contratti<br />
nazionali. L’accordo del 2009 rappresenta un<br />
modello di “tipo partecipativo” che può essere<br />
ulteriormente sviluppato nella sua attuazione<br />
pratica con il sostegno di iniziative legislative<br />
specifiche. Oggi è operativo, sta funzionando,<br />
dando buona prova di sé. Le retribuzioni<br />
contrattuali non solo sono state protette ma<br />
stanno crescendo in termini reali. Non vi è stata<br />
alcuna riduzione <strong>della</strong> capacità negoziale dei<br />
sindacati né in sede nazionale né aziendale.<br />
Ci sono parti dell’accordo che non sono<br />
state ancora recepite nei contratti nazionali e<br />
richiedono di essere concretamente realizzate.<br />
Mi riferisco tanto alle procedure per concordare<br />
modifiche al contratto nazionale - quelle che<br />
con espressione che ha assunto un valore<br />
impropriamente negativo, si chiamano le<br />
deroghe - quanto a quelle per la composizione<br />
delle controversie sul rispetto delle regole.<br />
Se si fa un accordo, questo pone delle regole per<br />
entrambe le parti. E se le parti le hanno accettate<br />
devono anche rispettarle. Se qualcuna delle<br />
due parti non le rispetta, sarà anche necessario<br />
comporre il conflitto che ne deriva e, se del<br />
caso, sanzionare i comportamenti scorretti. È<br />
un principio di civiltà giuridica e di logica nei<br />
rapporti bilaterali.<br />
Così come la possibilità di concordare modifiche<br />
al contratto nazionale dà risposte adeguate - solo
ed esclusivamente - per casi di crisi aziendale<br />
o per favorire lo sviluppo economico ed<br />
occupazionale di un territorio a fronte di nuovi<br />
investimenti. Detto diversamente: per evitare<br />
licenziamenti o per aumentare le assunzioni.<br />
Quindi, si tratta di modifiche che per definizione<br />
sono a vantaggio dell’occupazione, del lavoro,<br />
per la crescita. Tutt’altro che un “attacco ai<br />
diritti”. Anche perché tutto è oggetto, sempre e<br />
comunque, di contrattazione.<br />
Credo quindi che ci siano tutte le condizioni per<br />
decidere di fare insieme un “primo tagliando”<br />
all’accordo del 2009 e, con i sindacati tutti,<br />
firmatari e no, verificare oggettivamente lo<br />
stato dell’arte. Sulla base di tutto ciò che è<br />
avvenuto in questi ultimi dodici mesi nei tanti<br />
rinnovi dei contratti nazionali e nelle realtà di<br />
fabbrica, si constaterà che la riforma risponde<br />
proprio all’esigenza - di recente espressa dalla<br />
Cgil - di costruire un contratto nazionale “più<br />
largo e generale”. Questo era l’obiettivo <strong>della</strong><br />
piattaforma unitaria di Cgil, Cisl e Uil. Questo<br />
è il risultato dell’intesa raggiunta con Cisl e Uil<br />
nel 2009. Su questo Confindustria è disposta ad<br />
avviare ogni ulteriore approfondimento nella<br />
convinzione che è quello il percorso per rendere<br />
le relazioni industriali fattore di competitività.<br />
Molti dei tanti contratti nazionali rinnovati con<br />
la sottoscrizione di tutte le organizzazioni di<br />
categoria di Cgil, Cisl e Uil, hanno già iniziato a<br />
realizzare l’obiettivo di un contratto nazionale “più<br />
leggero” sui temi degli orari, dell’inquadramento<br />
e non solo. La contrattazione aziendale serve se<br />
assicura alle imprese un miglior utilizzo degli<br />
impianti. Le imprese, per competere, devono<br />
poter distribuire i nastri orari nell’arco <strong>della</strong><br />
settimana, del mese, dell’anno, in risposta alle<br />
esigenze dei mercati. Le imprese hanno necessità<br />
di adeguare la durata media e la durata massima<br />
settimanale degli orari di lavoro alle differenti<br />
esigenze produttive. Così come le ore di lavoro<br />
straordinario, notturno, le pause, ecc.<br />
Dispiace dover rilevare che in alcune aree<br />
geografiche e fra alcune componenti sindacali<br />
permangano residui di una cultura “antagonista”<br />
che non consentono di utilizzare appieno le<br />
flessibilità previste dai contratti nazionali. Adesso<br />
sta a noi Confederazioni capire cosa serve perché<br />
si realizzi finalmente un sistema compiuto fra<br />
contrato nazionale e contrattazione aziendale. E<br />
la questione si pone anche per la flessibilità delle<br />
retribuzioni. L’obiettivo vero non è la maggiore<br />
diffusione <strong>della</strong> contrattazione di secondo<br />
livello. Oltre l’80% dei lavoratori dipendenti dalle<br />
nostre associate ha la contrattazione aziendale. Il<br />
tema quindi è la crescita <strong>della</strong> misura dei premi<br />
variabili contrattati in azienda. Al momento la<br />
parte variabile continua a rappresentare, in<br />
media, non più del 4-5% <strong>della</strong> retribuzione annua<br />
del lavoratore. E invece, è proprio su questo<br />
che dobbiamo fare leva perché il rapporto fra<br />
parte fissa e parte variabile è ancora troppo<br />
squilibrato a favore del fisso che deriva dai<br />
contratti nazionali.<br />
Per questo, insieme, dobbiamo insistere perché<br />
le misure di incentivazione dei premi di<br />
produttività aziendale crescano in quantità e<br />
diventino strutturali. Ma insistiamo anche con i<br />
sindacati affinché in azienda non si oppongano<br />
alla effettiva variabilità dei premi ed ad una loro<br />
incidenza che sia quantomeno tendenzialmente<br />
orientata a quel 40-45% che è oggi, nella media<br />
europea, il peso <strong>della</strong> parte variabile del salario.<br />
Anche sulla possibilità di realizzare contratti<br />
nazionali “più larghi”, Confindustria è pronta.<br />
L’abbiamo già fatto “accorpando” i contratti<br />
nazionali laddove i settori ne hanno espresso,<br />
congiuntamente, l’esigenza e l’interesse.<br />
L’abbiamo fatto costruendo i nuovi contratti<br />
nazionali di settore per tutte le principali<br />
attività dei grandi servizi a rete. E comunque,<br />
razionalizzazione e riduzione del numero dei<br />
contratti collettivi nazionali è un impegno<br />
sottoscritto con l’accordo del 2009. Pronti a<br />
realizzarlo anche se dobbiamo, tutti insieme,<br />
riflettere sul fatto che la competizione<br />
internazionale potrebbe anche porre la necessità<br />
di avere discipline specifiche per singole realtà<br />
aziendali o di comparto.<br />
Ci dobbiamo infatti domandare se, mentre<br />
intorno a noi è cambiato il mondo, non ci sia<br />
anche la necessità di ripensare agli accorpamenti<br />
settoriali che sono stati costruiti cinquanta<br />
o sessanta anni fa in un contesto produttivo,<br />
tecnologico e di mercati, totalmente diverso da<br />
oggi. n<br />
41
avanti i giovani<br />
di Eros Maccioni “ La scrittura per<br />
me è sempre stata<br />
una passione. Da<br />
piccolo scrivevo<br />
favole: in seconda<br />
elementare inventai<br />
una storia che<br />
parlava di formiche in<br />
guerra fra loro”<br />
"ADOrO leggere,<br />
scrivere e correre"<br />
42<br />
N<br />
on aspettatevi il secchione dei film<br />
con gli occhiali spessi e la riga da<br />
parte. Un Campiello Giovani si può<br />
vincere anche se si gira in jeans,<br />
scarpe da ginnastica, braccialetto di gomma<br />
“Livestrong” e maglioncino. Ciro Gazzola è uno<br />
sportivo, e si vede. Vincendo il premio più ambito<br />
fra gli aspiranti scrittori di domani ha scardinato<br />
anche il cliché del cervellone impacciatissimo<br />
a ginnastica: nei 400 metri a ostacoli, la<br />
specialità per cui si allena due-tre ore al giorno,<br />
se la gioca con i migliori a livello nazionale.<br />
Questo concentrato di talenti compie 20 anni<br />
in dicembre, studia Lettere Moderne a Padova e<br />
abita a Solagna, un paesino incastrato fra i dirupi<br />
del Grappa e le anse del Brenta. In questa realtà<br />
ha ambientato “Con lo stupore negli occhi”, la<br />
storia di 25 pagine con cui ha sbaragliato la concorrenza<br />
di altri 500 ragazzi fra i 15 e i 22 anni.<br />
“In cuor mio contavo di rientrare nella selezione<br />
dei 25 migliori, ma una volta arrivato lì non<br />
pensavo che sarei andato avanti – confessa Ciro<br />
Gazzola -. Quando ho visto il mio nome fra i<br />
cinque finalisti ero semplicemente incredulo. A<br />
quel punto, però, mi sono reso conto che avrei<br />
potuto farcela, e il sogno si è avverato”.<br />
- Ci parli del suo racconto…<br />
“La progettazione è stata la fase più lunga. Ho<br />
elaborato una storia di famiglia che mi aveva<br />
raccontato mio padre e ne è nato un romanzo<br />
breve che parla <strong>della</strong> vita di paese, dell’indifferenza<br />
e delle sensibilità verso i fatti degli altri. Il<br />
rapporto padre e figlio è una costante <strong>della</strong> narrazione,<br />
che in ciascun capitolo è affidata ad un<br />
personaggio diverso. In definitiva è una storia di<br />
speranza”.<br />
- Quando ha capito di avere le stigmate dello<br />
scrittore?
“La scrittura per me è sempre stata una passione.<br />
Da piccolo scrivevo favole: in seconda elementare<br />
inventai una storia che parlava di formiche<br />
in guerra fra loro. Negli ultimi anni ho iniziato<br />
a lavorare sullo stile e sulla tecnica. In famiglia<br />
sono stato molto stimolato alla lettura, e questo<br />
indubbiamente mi ha aiutato”.<br />
- Quanti libri divora mediamente?<br />
“Uno o due alla settimana. La scorsa estate ne ho<br />
letti una ventina. Leggo di tutto, autori italiani e<br />
stranieri”.<br />
- Il Campiello Giovani è stato il suo primo concorso?<br />
“Il più importante, ma non l’unico. In terza al<br />
liceo classico mi classificai terzo a un concorso<br />
nazionale per studenti sullo sport, mentre in un<br />
altro, a Firenze, vinsi il primo premio”.<br />
- Voto in italiano?<br />
“In quinta avevo dieci”.<br />
- Oggi si sente uno scrittore?<br />
“Per il momento lo prendo ancora come un<br />
sogno, so che devo continuare a studiare e stare<br />
con i piedi per terra. Certo, ora devo guardare<br />
alla scrittura con occhi diversi. Ho avuto dei contatti<br />
da parte di Mondadori, Marsilio e Rizzoli”.<br />
- Avrà già in cantiere il prossimo libro…<br />
“Sto lavorando a un romanzo vero e proprio<br />
sulla stessa storia portata al Campiello. Poi ho anche<br />
qualche altra idea. Quando creo un soggetto<br />
preferisco prendere spunto da ciò che conosco,<br />
ma non escludo di attingere anche alla fantasia”.<br />
- Ama viaggiare?<br />
“Certo, un po’ di mondo l’ho già visto, e credo<br />
che questo sia stato il mio punto di forza nel raccontare<br />
delle dinamiche di un piccolo paese”.<br />
- Che rapporto ha con il territorio in cui vive?<br />
“Il Nordest ha ricchezze incredibili, anche umane,<br />
come la cultura del faticare per raggiungere<br />
qualcosa. D’altro canto questo a volte ci fa perdere<br />
di vista altri valori, come il rapporto con<br />
il diverso o con il nuovo. Credo che dovremmo<br />
impegnarci un po’ di più per un benessere diffuso”.<br />
- Quanto è cambiata la sua vita dopo il Campiello<br />
Giovani?<br />
“Molto. Nonostante sia di carattere schivo mi<br />
ritrovo continuamente a parlare in pubblico e a<br />
rilasciare interviste. Fino ad ora ero conosciuto<br />
più che altro come atleta”.<br />
- Ci parli di Ciro Gazzola sportivo…<br />
“Da sette anni pratico l’atetica. Prima<br />
giocavo a calcio, poi mi sono iscritto<br />
al Gruppo Atletico Bassano e mi sono<br />
concentrato sui 400 metri a ostacoli.<br />
C iro gazzola, 20 anni, di solagna,<br />
studente di lettere moderne a PadoVa,<br />
ha Vinto il “CamPiello gioVani”. legge<br />
uno-due libri alla settimana, ma è<br />
anChe una Promessa in atletiCa: nei<br />
400 metri a ostaColi, se la gioCa Con i<br />
migliori a liVello nazionale.<br />
Mi alleno fra le due e le tre ore al giorno per<br />
quattro o cinque giorni alla settimana e ho ottenuto<br />
ottimi risultati, partecipando anche ai campionati<br />
italiani e a gare di livello nazionale”.<br />
- Dunque agonismo e letteratura possono convivere…<br />
“Direi che uno è funzionale all’altro: lo sport<br />
serve a tenere la mente sgombra, e poi quando<br />
corro mi vengono le idee migliori. In entrambi i<br />
casi, senza passione e applicazione non si arriva<br />
da nessuna parte”. n<br />
In apertura, Ciro Gazzola<br />
con la targa da vincitore<br />
del Campiello Giovani.<br />
Qui il sopra, durante una<br />
gara di 400 metri ostacoli<br />
e con Bruno Vespa alla<br />
serata di premiazione<br />
del Campiello.<br />
43
avanti i giovani<br />
di Stefano Tomasoni<br />
44<br />
A CACCiA<br />
di tornado<br />
L<br />
i si vede in qualche film d'avventura o<br />
in qualche documentario <strong>della</strong> National<br />
Geographic: sono piccole équipe<br />
di uomini e donne senza paura che<br />
nelle sterminate pianure americane, a bordo di<br />
fuoristrada attrezzati, cercano le turbolenze atmosferiche<br />
più minacciose, aspettano che i temporali<br />
si trasformino in spettacolari e aggressivi<br />
tornado e si mettono a cacciarli per arrivarci<br />
il più vicino possibile. Gente un po' matta, si<br />
potrebbe pensare. Forse, più semplicemente,<br />
gente appassionata e, certo, non paurosa. Gente<br />
che comunque di solito non perde il senso del<br />
limite e sa dove fermarsi. “Stormchasers” si chiamano.<br />
Cacciatori di tornado, appunto. Ne abbiamo<br />
qualcuno anche nel vicentino. Ad esempio<br />
Gloria Cariolato, una ragazza di 23 anni, di Schio,<br />
che ha già all'attivo tre spedizioni nella Tornado<br />
Valley, la Mecca americana dei tornado, a caccia<br />
di twister. L'ultima soltanto qualche mese fa,<br />
conclusa con la raccolta di una gran quantità di<br />
“ Fin da piccola<br />
ho avuto una vera<br />
passione per la neve<br />
e i temporali”<br />
foto, andate ad arricchire il sito www.serenissimameteo.eu.<br />
Diploma di liceo scientifico al “Tron”, laurea<br />
triennale in scienze statistiche a Padova, Gloria<br />
sta studiando ora per la laurea magistrale. Nel<br />
frattempo coltiva questa passione decisamente<br />
anomala, nella speranza che diventi un lavoro,<br />
ma nella consapevolezza che, restando in Italia,<br />
le chance sono assai ridotte ed è bene, intanto,<br />
prepararsi un'altra opzione professionale.<br />
- Senta un po’, Gloria, la prima curiosità<br />
è quasi scontata: come le è venuta questa<br />
“fissa” dei tornado e dello studio dei temporali?<br />
“Fin da piccola ho avuto una vera passione per<br />
la neve e i temporali. Poi alle superiori ho avuto<br />
modo di partecipare a un corso pomeridiano<br />
sulle nuvole e i temporali e lì ho scoperto davvero<br />
questa passione. Ho cominciato a interessarmi<br />
al tema, l’anno successivo ho saputo che<br />
all’Arpav di Teolo organizzavano un corso per
‘cacciatori di temporali’ e osservatori di fenomeni<br />
intensi. Si trattava di due giorni intensivi di<br />
lezioni. Non ci ho pensato due volte e mi ci sono<br />
iscritta. Lì ho avuto l’occasione di conoscere<br />
persone che erano state in America a caccia di<br />
tornado e l’anno dopo, era il 2007, sono andata<br />
anch’io per la prima volta negli Stati Uniti per<br />
un tour a caccia di tornado, organizzato dall’<strong>Associazione</strong><br />
italiana di meteorologia”.<br />
E che si fa in un tour di questo tipo?<br />
“La mattina si studiavano le carte e si valutavano<br />
le condizioni atmosferiche per capire dove si sarebbero<br />
presumibilmente formati tornado, poi si<br />
seguiva il più promettente. In dieci giorni abbiamo<br />
fatto ottomila chilometri. In quell’occasione<br />
però non ho visto nessun tornado. Sono tornata<br />
negli Stati Uniti l’anno dopo, con lo stesso tour<br />
ma per venti giorni. Stavolta l’ultimo giorno abbiamo<br />
visto ben otto tornado”.<br />
- E poi l’ultimo viaggio, quello di quest’anno...<br />
“Sì, stavolta siamo partiti in quattro: io e tre amici,<br />
un ragazzo di Cavazzale, uno di Cattolica e<br />
una ragazza di Novara. Abbiamo organizzato il<br />
viaggio per conto nostro, con una piccola strumentazione<br />
fatta in casa. Siamo andati anche stavolta<br />
nella Tornado Valley, per un mese, tra aprile<br />
e maggio”.<br />
- Ma qual è il motivo per cui ci si mette a caccia di un<br />
tornado. Qual è lo scopo?<br />
“Quello di fotografare i fenomeni, filmarli e studiarli.<br />
Negli Stati Uniti ci sono moltissimi cacciatori,<br />
e generalmente possono contare su sponsor,<br />
anche università e centri di ricerca. Questo è un<br />
campo dove c’è tanto da scoprire, non si sa ancora<br />
perché un temporale genera un tornado e<br />
un altro no”.<br />
- Non è pericoloso mettersi sulle tracce di un tornado?<br />
“Dipende da quanto rischio si è disposti a correre.<br />
Noi nelle nostre uscite siamo sempre in sicurezza.<br />
Riesci a capire quanto ti puoi avvicinare a<br />
un temporale, se ci puoi passare dentro, se c’è<br />
pericolo di grandine, che in quei posti può arrivare<br />
ad avere la circonferenza di un cd”.<br />
- Pensa di fare <strong>della</strong> caccia ai tornado la sua professione?<br />
“Vorrei che questo diventasse un lavoro. A Bologna<br />
esiste la facoltà di meteorologia e fisica<br />
dell’atmosfera, ma è difficilissimo poi entrare<br />
G loria Cariolato, sCledense di 23<br />
anni, ha gia' all'attiVo tre sPedizioni<br />
negli states, a inseguire e fotografare<br />
i tornado. e mentre sogna di fare la<br />
"stormChaser", tiene i Piedi Per terra e<br />
Pensa a mettere a frutto la laurea in<br />
sCienze statistiChe.<br />
nel mondo del lavoro. In<br />
Italia non ci sono fondi per la ricerca sulla meteorologia.<br />
Così io ho deciso di studiare statistica<br />
economica, un campo che comunque mi piace<br />
moltissimo. La statistica del resto è una disciplina<br />
che si applica alla meteorologia. Intanto<br />
coltivo la passione, poi se si riesce a entrare nel<br />
campo ben venga. Essere specializzati in caccia<br />
di tornado in Italia non serve: qui se ne verificano<br />
alcuni, ma pochi ed è difficilissimo seguirli,<br />
una disperazione. Per dirne una: quest’estate<br />
stavamo seguendo un temporale, quello del 23<br />
luglio che ha fatto una tromba d’aria anche a<br />
Schio: è arrivato su Padova molto intenso, noi gli<br />
stavamo dietro, poi siamo entrati in tangenziale<br />
e il traffico ci ha bloccati”.<br />
- Quali sono le condizioni atmosferiche che preferisce?<br />
“Non mi piace l’autunno, adoro le altre stagioni.<br />
Mi piacciono le giornate soleggiate, perché mi<br />
mettono di buon umore, poi però se sono interrotte<br />
da un temporale meglio”... n<br />
In queste immagini,<br />
Gloria Cariolato in alcuni<br />
momenti delle sue<br />
spedizioni negli Stati Uniti<br />
a caccia di tornado.<br />
45
46<br />
cultura e società<br />
“ Le macchine<br />
agricole Laverda” è il<br />
titolo di un libro che<br />
racconta la storia, i<br />
protagonisti e tutti i<br />
modelli prodotti dal<br />
1873 alla Laverda<br />
di Breganze.<br />
Una storia giunta al<br />
traguardo dei 140<br />
anni di vita”<br />
storia<br />
di uomini<br />
e di macchine<br />
L<br />
a vicenda industriale <strong>della</strong> Laverda di<br />
Breganze, giunta ormai al traguardo<br />
dei 140 anni di vita, è strettamente<br />
legata, nel corso del ventesimo secolo,<br />
all'evoluzione dell'agricoltura italiana e <strong>della</strong><br />
sua meccanizzazione.<br />
Il modesto laboratorio artigianale che Pietro<br />
Laverda Sr. installò nella sua casa natale di San<br />
Giorgio di Perlena nel 1873 è diventato oggi<br />
una moderna realtà industriale che si pone ai<br />
vertici europei del settore.<br />
Nato nel 1845 da una modesta famiglia di agricoltori<br />
Pietro Laverda, dopo aver mostrato fin<br />
da bambino una spiccata attitudine tecnica,
aveva compiuto gli studi classici a<br />
Padova, frequentandone gli ambienti<br />
universitari. Rientrato ormai trentenne<br />
al paese natale, avviava la sua attività<br />
artigianale come "meccanico"<br />
iniziando a produrre i primi attrezzi<br />
agricoli come torchi, pigiatrici per<br />
l’uva e sgranatoi per il mais. Nel 1884,<br />
su suggerimento dei fratelli Scotton,<br />
influenti sacerdoti breganzesi, trasferiva<br />
l'azienda appunto a Breganze,<br />
ampliando la produzione e dotandosi,<br />
nel 1893 di forza motrice a vapore.<br />
A cavallo del secolo la fortunata iniziativa<br />
di produrre i cosiddetti “cannoni<br />
grandinifughi” gli procurò larga<br />
fama e una consistente leva<br />
finanziaria. Così, nel 1905,<br />
con l'aiuto dei figli Antonio,<br />
Francesco e Giovanni, potè<br />
realizzare un ulteriore passo<br />
in avanti verso una dimensione<br />
industriale, trasferendo<br />
il laboratorio in una nuova<br />
e ampia sede e acquisendo<br />
moderne attrezzature tra cui,<br />
nel 1912, un impianto per la<br />
fusione <strong>della</strong> ghisa.<br />
Dopo la difficile parentesi del<br />
primo conflitto mondiale, che vide la Laverda<br />
impegnata anche in cospicue forniture belliche,<br />
l'azienda affrontò con nuovo slancio la produzione<br />
di macchine agricole ampliando va via la<br />
gamma dei suoi prodotti e coprendo, tramite la<br />
rete di vendita dei Consorzi Agrari, l’intero mercato<br />
italiano.<br />
Quando, nel 1930, scomparve il fondatore Pietro<br />
Sr, nel pieno di una grave crisi economica legata<br />
alla dramatica congiuntura mondiale, la sua eredità<br />
venne raccolta dai due giovani nipoti, Pietro<br />
Jr e Giovanni Battista, cui si aggiungeranno,<br />
negli anni successivi, gli altri fratelli Francesco<br />
e Giorgio. Con lungimiranza e grande spirito<br />
imprenditoriale essi realizzarono in pochi anni<br />
un completo rinnovamento <strong>della</strong> gamma di prodotti<br />
impegnandosi nel settore delle macchine<br />
agricole da fienagione e da raccolto. Nacquero<br />
cosi nel 1934 la falciatrice meccanica 48A, pri-<br />
ma macchina italiana, e, nel<br />
1938, la prima mietilegatrice<br />
di produzione nazionale. Entrambe<br />
rappresenteranno un<br />
notevole successo commerciale<br />
durato oltre trent'anni.<br />
Uscito indenne dalla seconda<br />
guerra mondiale lo stabilimento<br />
di Breganze subì la<br />
profonda crisi del dopoguerra<br />
italiano, con un drastico<br />
ridimensionamento delle maestranze, per poi riprendersi<br />
rapidamente a partire dal 1950. Negli<br />
stessi anni Francesco Laverda, valente tecnico<br />
progettista cui si devono interessanti realizzazioni<br />
nel settore <strong>della</strong> meccanica agricola, fondò<br />
la Moto Laverda, un’esperienza produttiva che<br />
conobbe grandi successi alternati a momenti di<br />
Nella pagina a sinistra,<br />
la M92 in azione in<br />
collina mostra la sua<br />
grande maneggevolezza.<br />
Qui sopra,<br />
Pietro Laverda senior<br />
attorniato dai numerosi<br />
nipoti in occasione<br />
del suo ottantesimo<br />
compleanno, agosto<br />
1925.<br />
Qui a sinistra,<br />
un bel ritratto di Pietro<br />
Laverda senior, ormai<br />
ottuagenario, con<br />
l'inseparabile sigaro<br />
toscano.<br />
L a ViCenda industriale <strong>della</strong> laVerda<br />
di breganze, giunta ormai al traguardo<br />
dei 140 anni di Vita, è strettamente<br />
legata, nel Corso del Ventesimo<br />
seColo, all'eVoluzione dell'agriColtura<br />
italiana e <strong>della</strong> sua meCCanizzazione.<br />
47
In questa pagina,<br />
mietitrebbie M60 in<br />
partenza dalla stazione<br />
ferroviaria di Thiene.<br />
Pagina a destra, in alto<br />
mietitrebbie M306<br />
capostipite di una nuova<br />
serie di macchine ad alta<br />
produttività.<br />
Pagina a destra, in basso<br />
una cartolina postale<br />
del 1906<br />
48<br />
difficoltà ma che, indubbiamente, ha lasciato un<br />
segno profondo nella tecnica motoristica italiana.<br />
Ancor oggi le motoleggere 75 e 100, gli scooter<br />
e la bicilindrica 200, infine le mitiche maxi<br />
moto 750 bicilindrica e 1000 a tre cilindri rappresentano<br />
un mito per migliaia di appassionati.<br />
Ulteriore e storico momento di svolta per l’industria<br />
breganzese fu rappresentato dalla progettazione<br />
e produzione in grande serie <strong>della</strong><br />
prima mietitrebbiatrice semovente, la M 60, nata<br />
nel 1956 e capostipite di una fortunata serie di<br />
macchine per la raccolta dei cereali. L'entrata<br />
<strong>della</strong> Laverda nel settore, a fianco dei grandi produttori<br />
europei, dovuta ad una felice intuizione<br />
dei titolari, rappresenta tutt'oggi un esempio<br />
significativo di quello che fu il boom economico<br />
italiano degli anni '60. In breve tempo gli occupati<br />
a Breganze passarono da poche centinaia a<br />
oltre un milgiaio e lo stabilimento si espanse in<br />
tutte le aree disponibili coinvolgendo, assieme<br />
alle attività sociali create dai Laverda, come case<br />
per lavoratori, impianti sportivi e ricreativi, scuole,<br />
l'intero paese di Breganze, quasi in una Company<br />
Town su piccola scala.<br />
L’esigenza di una ulteriore espansione produttiva<br />
portò i Laverda ad acquisire lo stabilimento meccanico<br />
ed aereonautico Caproni di Trento dove,<br />
a partire dal 1965, si installò una grande fonderia<br />
e si avviarono produzioni alternative come la<br />
fortunata serie di caravan ed altri veicoli per il<br />
tempo libero. Nel 1964 venne realizzata la nuova<br />
innovativa mietitrebbia M 120, un modello di<br />
In un libro la storia <strong>della</strong> Laverda e di tutte<br />
le macchine agricole dell’azienda<br />
“Le macchine agricole Laverda” è il titolo di un libro realizzato da Piergiorgio Laverda,<br />
pronipote del fondatore Pietro Laverda e curatore dell’Archivio storico “Pietro<br />
Laverda” di Breganze, in collaborazione con il grafico Andrea Rosset. Il volume, edito<br />
da Agorà di Dueville, racconta attraverso testi e un ricco apparato fotografico, la storia,<br />
i protagonisti e tutti i modelli prodotti a Breganze dal 1873. Documenti, pubblicazioni<br />
tecniche, materiali audiovisivi sono a disposizione dei molti appassionati tramite il sito<br />
www.laverdastoria.com
grande successo commerciale che diede il via ad<br />
una nuova gamma di macchine in grado di porsi<br />
alla pari con le grandi marche europee. Alla fine<br />
degli anni '70 la produzione di mietitrebbie Laverda<br />
arrivò così a coprire il 60% del mercato<br />
nazionale e fu esportata in decine di paesi esteri.<br />
Nel 1978 venne inaugurato il nuovo imponente<br />
stabilimento a sud del paese, con oltre 1300 addetti,<br />
abbandonando progressivamente la storica<br />
sede di via Castelletto.<br />
La produzione comprendeva, oltre alle mietitrebbie,<br />
le grandi macchine foraggere e la trinciacaricatrice<br />
per il mais.<br />
Nel 1981 la famiglia Laverda, dopo un periodo di<br />
collaborazione commerciale e in un momento<br />
di forte espansione produttiva e commerciale,<br />
cedette l'intero pacchetto azionario alla holding<br />
Fiatagri, diventata successivamente Fiageotech e<br />
infine New Holland. Nel 2000 la cessione dello<br />
stabilimento di Breganze alla finanziaria Argo,<br />
proprietaria <strong>della</strong> fabbrica di trattori Landini, ha<br />
consentito il ritorno sul mercato del marchio<br />
Laverda e il progressivo rilancio dell'attività produttiva<br />
che si era fortemente ridotta. Vengono<br />
rapidamente realizzate tre nuove gamme di modelli<br />
che incontrano il favore degli agricoltori<br />
italiani ed europei, memori delle grandi doti di<br />
qualità ed affidabilità delle macchine breganzesi.<br />
Oggi Laverda Spa, la cui proprietà è suddivisa<br />
paritariamente tra il gruppo industriale italiano<br />
Argo e la multinazionale Agco, è una realtà industriale<br />
di prim'ordine, con tecnologie produttive<br />
S t o r i C o m o m e n t o d i s V o lta<br />
Per l’industria breganzese fu<br />
raPPresentato dalla Progettazione<br />
e Produzione in grande serie <strong>della</strong><br />
Prima mietitrebbiatriCe semoVente, la<br />
m 60, nata nel 1956 e CaPostiPite di<br />
una fortunata serie di maCChine Per la<br />
raCColta dei Cereali.<br />
tra le più avanzate e con prodotti distribuiti in<br />
tutto il mondo con i marchi Laverda, Massey Ferguson,<br />
Fendt e Challenger. n<br />
49
cultura e società<br />
di Maurizia Veladiano<br />
“ Prestigioso<br />
riconoscimento letterario<br />
per il poeta Fernando<br />
Bandini, presidente<br />
dell'Accademia<br />
Olimpica”<br />
50<br />
Quando vince<br />
LA POEsiA<br />
poesia luminosa e antica.<br />
E´una<br />
Una poesia che si arrampica su<br />
cancelli di ferro e muri d’edera,<br />
grate d’azzurro e portoni scrostati.<br />
Un andare e tornare fatto di piccoli passi<br />
e accelerazioni improvvise, con folgoranti incursioni<br />
in quella dimensione parallela dove<br />
la malinconia per ciò che è stato si fonde con<br />
l’attesa di ciò che verrà. Le “Quattordici poesie”<br />
di Fernando Bandini, pubblicate dalle Edizioni<br />
l’Obliquo di Brescia, hanno vinto il Premio Viareggio<br />
2010, tributo alla carriera. Un riconoscimento<br />
prestigioso, che insieme all’eccellenza<br />
di un’opera “singolare e potente”, sottolinea il<br />
significato complessivo di una storia poetica<br />
più che quarantennale inscritta con originale<br />
rilievo nella più generale vicenda <strong>della</strong> lirica<br />
postmontaliana. Quattordici poesie in cui il<br />
calcolo dei dadi incrocia le traiettorie di uno<br />
sguardo che scivola dal passato al futuro con la<br />
grazia di una preveggenza misteriosa e profetica.<br />
Immagini e volti attraverso i quali l’autore<br />
vicentino (classe 1931, già docente di Filologia<br />
Romanza, Stilistica e Metrica alle Università<br />
di Padova e Ginevra, attualmente Presidente<br />
dell’Accademia Olimpica) ripercorre i sentieri<br />
di un’avventura che dalle torri di Aznèciv<br />
plana sugli acquitrini di una globalizzazione<br />
che ingoia, appiattisce, omologa e confonde.<br />
Aznéciv è Vicenza, amata e odiata citta<strong>della</strong> dalla<br />
quale il giovane Bandini sognava di fuggire.<br />
Fughe e ritorni fortemente ancorati a una localizzazione<br />
che emoziona e sorprende. Il tutto<br />
risolto con stile nitido, esatto, in grado di restituire<br />
i bagliori di un’inquietante decadenza<br />
nel cerchio magico di una parola controllata e<br />
sospesa, che mette insieme stili e temi differenti,<br />
stratificazioni di un intreccio linguistico che<br />
si muove fra un italiano misurato e sobrio, le<br />
crepitanti suggestioni <strong>della</strong> lingua materna e le
forme di un latino<br />
levigato e colto.<br />
In quest’ultima<br />
raccolta (distillato<br />
di un lavoro più<br />
ampio che uscirà<br />
alla fine del prossimo<br />
anno) Bandini<br />
ripercorre con delicata<br />
trasparenza<br />
alcuni temi che da<br />
sempre attraversano<br />
la sua articolata<br />
vicenda artistica e<br />
umana. Una trasparenza<br />
attraverso cui lo specchio <strong>della</strong> memoria<br />
costeggia i territori di un’infanzia dove<br />
tutto era possibile, anche rincorrere tra erbe<br />
e canneti, con gli amici Abramo e Goffredo, il<br />
mostro biblico di Behemoth. Oppure vibrare<br />
nell’ombra quando prima dei bombardamenti<br />
il buio calava sull’intera città e, anziché l’occhio<br />
di Dio invocato dalla madre, il piccolo poeta<br />
osservava ironico e perplesso gli occhietti<br />
sporgenti di un geco aggrappato a una vecchia<br />
trave del soffitto (“Oscuramento”).<br />
L’infanzia, terra bruciante e felice. L’infanzia<br />
come sommità <strong>della</strong> vita, sopra i nostri affanni,<br />
in alto, come in alto vivono le soffitte, luoghi<br />
dove tutto si deposita e niente va perduto. Uno<br />
spazio che ricorda quello degli angeli, ai quali<br />
Bandini ha dedicato un suggestivo poemetto<br />
compreso nella sua penultima raccolta, “Dietro<br />
i cancelli e altrove”. Angeli che un tempo<br />
abitavano le nostre città e che ora sembrano<br />
misteriosamente scomparsi. Come scomparsi<br />
sono i cervi volanti, le lucciole e tutte quelle<br />
minuscole creature che quando eravamo<br />
bambini popolavano i nostri giochi e il nostro<br />
tempo. Spiega Bandini: “A mano a mano che<br />
passano gli anni molte cose scompaiono dal<br />
nostro sguardo. Forse perché ci convinciamo<br />
che appartengono al mondo favoloso e irreale<br />
dell’infanzia, quando tutto aveva un’anima e<br />
l’universo sembrava abitato da creature meravigliose<br />
e fantastiche. Decidiamo così, con la<br />
nostra consapevole razionalità, che tutto ciò<br />
è assurdo, per cui lo releghiamo nella soffitta<br />
L e “quattordiCi Poesie” di fernando<br />
bandini, PubbliCate dalle edizioni<br />
l’obliquo di bresCia, hanno Vinto il<br />
Premio Viareggio 2010, tributo alla<br />
Carriera. un riConosCimento Prestigioso,<br />
Che insieme all’eCCellenza di un’oPera<br />
“singolare e Potente”, sottolinea il<br />
signifiCato ComPlessiVo di una storia<br />
PoetiCa Più Che quarantennale.<br />
delle nostre emozioni. Eppure queste cose avevano<br />
una loro realtà, al punto che per intere<br />
stagioni sono state al centro dei nostri pensieri<br />
e <strong>della</strong> nostra vita, e lì sono rimaste, anche se<br />
per tanto tempo le abbiamo rimosse”. Ma per<br />
i bambini di oggi le favole hanno il colore di<br />
incubi sghembi e terribili, lacerati da demoni<br />
e demagoghi dai grandi denti e dalla voce roca.<br />
Una realtà rabbiosa e stridente, su cui si apre<br />
il sogno del poeta, che a ritroso ripercorre infanzie<br />
candide, nevose, rapite dentro vortici di<br />
luminosi venti boreali, che cancellavano altane<br />
e accecavano finestre e abbaini, fino a quando<br />
stelle e primavere non risvegliavano violette<br />
e salamandre in un universo che sembra riemergere<br />
da botole meravigliose e lontanissime<br />
(“Discorso ai bambini <strong>della</strong> pianura”).<br />
Quattordici poesie fra le cui pieghe lo scorrere<br />
di un divenire rapido e incessante si conficca<br />
nel cuore del tempo come un sottilissimo<br />
pugnale di cristallo (“Ballata <strong>della</strong> metamorfosi”).<br />
Si diventa vecchi ma il bambino che è in<br />
noi recalcitra e non ne vuol sapere. Un corpo<br />
fragile e antico che racchiude l’impeto e la<br />
freschezza <strong>della</strong> giovinezza può trasformarsi<br />
in una gabbia dalle sbarre invalicabili, su cui le<br />
lampeggianti preveggenze dell’amato Rimbaud<br />
lasciano tuttavia filtrare il confine accecante<br />
e immaginifico di una possibile fuga in avanti,<br />
nei territori di un sogno dove la poesia non rinuncia<br />
a cambiare la sostanza del mondo. n<br />
In apertura,<br />
un momento <strong>della</strong><br />
consegna del Premio<br />
Viareggio 2010 per<br />
la poesia a Fernando<br />
Bandini.<br />
Qui sopra,<br />
un'immagine del poeta<br />
vicentino.<br />
51
52<br />
cultura e società<br />
Un’esperienza<br />
nel mondo del sociale<br />
Un'altra impresa<br />
D<br />
a alcuni anni nel nostro paese c’è<br />
un crescente interesse verso le associazioni<br />
del volontariato che operano<br />
negli ambiti più diversi <strong>della</strong><br />
società. Perché questo impegno sia foriero di<br />
risultati tangibili non sono sufficienti da sole<br />
né la buona volontà, né le buone intenzioni:<br />
anche in questo settore vanno introdotte quelle<br />
capacità imprenditoriali <strong>della</strong> conoscenza,<br />
dell’organizzazione e <strong>della</strong> gestione. Con questa<br />
missione nasce Altraimpresa: portare nel<br />
mondo No Profit le migliori pratiche aziendali<br />
e nel Profit orientare l’attenzione delle imprese<br />
al sociale, ispirandosi ai principi <strong>della</strong> responsabilità<br />
sociale d’impresa.<br />
Nel 1997 un gruppo di amici, manager, dirigenti<br />
pubblici, liberi professionisti, esperti nel<br />
check-up delle strutture organizzative, nella<br />
valutazione dei progetti di investimento, nella<br />
promozione di partenariati con imprese pri-<br />
vate ed enti pubblici e nella raccolta fondi,<br />
decise di costituire a Vicenza Altraimpresa per<br />
sostenere, attraverso interventi di collaborazione<br />
volontaria, le organizzazioni con finalità sociali<br />
(associazioni di volontariato, cooperative<br />
sociali, enti religiosi, fondazioni, enti morali...)<br />
nei loro processi di gestione, trasformazione e<br />
sviluppo.<br />
Accanto ai soci volontari Altraimpresa ha come<br />
socio sostenitore anche Confindustria Vicenza.<br />
Dal 2003, inoltre, è <strong>Associazione</strong> di promozione<br />
sociale riconosciuta dalla Regione e iscritta<br />
nell’apposito albo.<br />
Al traguardo del tredicesimo anno di attività, i<br />
soci di Altra Impresa hanno messo in cantiere<br />
una serie di iniziative: un convegno sull’impresa<br />
sociale in collaborazione con la Camera<br />
di Commercio; con il Cuoa corsi per dirigenti,<br />
manager e imprenditori; con l’Ordine dei<br />
Dottori Commercialisti, Confindustria e Cuoa
un’azione per la diffusione e lo sviluppo del<br />
Terzo Settore; con Veneto Formss un’iniziativa<br />
di formazione per dirigenti socio/sanitari del<br />
Veneto. Due iniziative particolari riservate ai<br />
giovani e sostenute negli ultimi tempi sono<br />
state “Colour Your Life” con il concorso <strong>della</strong><br />
omonima Fondazione di Loano (Sv) e “Giovani<br />
& Impresa” in collaborazione con Sodalitas di<br />
Milano.<br />
L’iniziativa <strong>della</strong> Fondazione Colour Your Life<br />
si rivolge a giovani che manifestano talento<br />
nello studio, nei mestieri e nelle attività artigianali,<br />
nel campo creativo e artistico e nel<br />
campo economico e scientifico. Per fornire a<br />
questi ragazzi le condizioni per una formazione<br />
di assoluta eccellenza, la Fondazione opera<br />
in sinergia con le strutture scolastiche, con<br />
il mondo culturale e artistico e collabora con<br />
figure di primo piano dei settori artigianali,<br />
industriali, commerciali e finanziari. Color Yuor<br />
Life in sostanza investe sui giovani e sul loro<br />
talento, perché dare loro sostegno si traduce in<br />
un arricchimento per la società in cui viviamo,<br />
spesso inconsapevole o indifferente davanti<br />
alle potenzialità umane che sono pronte ad<br />
emergere.<br />
Altra Impresa è riuscita a sensibilizzare alcune<br />
scuole dell’area scledense a partecipare ai<br />
bandi di concorso di Color Your Life per l’anno<br />
scolastico 2009/2010. L’impegno ha dato frutti<br />
abbondanti: nell’edizione 2010, ben 11 vincitori,<br />
su un totale di 75 provenienti da tutta l’Italia,<br />
sono vicentini e hanno partecipato al soggiorno<br />
premio di 15 giorni presso la Dreamer-<br />
School di Loano di proprietà <strong>della</strong> Fondazione<br />
Your Colour. In particolare si sono distinti 8<br />
alunni dell’Istituto Comprensivo “Fusinato” di<br />
Schio e tre alunni del Liceo Scientifico “Tron”<br />
sempre di Schio.<br />
Anche per l’anno scolastico 2010-2011 Altraimpresa<br />
si impegnerà nella diffusione dell’iniziativa<br />
negli istituti scolastici <strong>della</strong> provincia.<br />
La seconda iniziativa, in collaborazione con<br />
Sodalitas, è destinata agli studenti dell’ultimo<br />
anno delle scuole superiori per costruire un<br />
ponte fra scuola e impresa, con lo scopo di sviluppare<br />
nei giovani i valori del lavoro, dell’imprenditorialità<br />
e di educazione all’economia<br />
“ La cifra di<br />
Altraimpresa è la<br />
qualità al servizio del<br />
mondo del No-Profit e<br />
delle imprese”<br />
N el 1997 un gruPPo di amiCi, manager,<br />
dirigenti PubbliCi, liberi Professionisti,<br />
deCise di Costituire a ViCenza<br />
altraimPresa Per sostenere, attraVerso<br />
interVenti di Collaborazione Volontaria,<br />
le organizzazioni Con finalità<br />
soCiali (assoCiazioni di Volontariato,<br />
CooPeratiVe soCiali, enti religiosi,<br />
fondazioni, enti morali...) nei loro<br />
ProCessi di gestione, trasformazione e<br />
sViluPPo.<br />
come valore sociale. L’iniziativa è stata accolta<br />
con molto favore dalla Dirigenza dell’Ufficio<br />
Scolastico Provinciale. L’attività, promossa<br />
nell’anno scolastico in corso, punta a sviluppare<br />
le attitudini dei giovani all’interazione<br />
interpersonale, alla comunicazione, al lavoro di<br />
gruppo, all’analisi e soluzione dei problemi e<br />
ad ampliare la visione del mondo del lavoro e<br />
delle sue culture.<br />
Queste e altre iniziative sono allo studio di<br />
Altraimpresa con lo scopo di mettere a disposizione<br />
saperi, esperienza e solidarietà. In sintesi<br />
la cifra di Altraimpresa è la qualità al servizio<br />
del mondo del No-Profit e delle Imprese. n<br />
53
54<br />
fatti e persone<br />
Confermata la “squadra”<br />
del presidente Zuccato<br />
Roberto Zuccato, al<br />
giro di boa del suo<br />
mandato, conferma<br />
la squadra che lo<br />
ha accompagnato in<br />
questo primo biennio,<br />
praticamente<br />
senza ritocchi, se<br />
non dovuti a scadenze<br />
di mandato.<br />
Così i vicepresidenti<br />
al fianco di Zuccato<br />
per il prossimo biennio sono Carlo Brunetti (A.P.I. Spa Applicazioni<br />
plastiche industriali di Mussolente), Roberto Ditri (Marelli Motori<br />
Spa di Arzignano), Rodolfo Mariotto (Mariotto Srl di Torri di<br />
Quartesolo), Luciano Vescovi (Impresa Vescovi Antonio Srl di ing.<br />
Gildo Vescovi e C. di Vicenza), Giuseppe Zigliotto (Trafimet Spa di<br />
Castegnero), e il tesoriere Alessandro Bocchese (Maglificio Miles<br />
Spa di Vicenza). Nuova entrata nel ruolo di vicepresidente è Paolo<br />
Mantovani (I-BLUE Group srl di Romano d’Ezzelino), attuale<br />
presidente del Gruppo Giovani (nella foto), che subentra al pastpresident<br />
Giuseppe Filippi.<br />
Moreno Michelazzo presidente<br />
ad Arzignano-Montecchio Maggiore<br />
Moreno Michelazzo, 48 anni, è il nuovo presidente<br />
del Raggruppamento di Arzignano-Montecchio<br />
Maggiore dell'<strong>Associazione</strong>. Subentra a Susanna<br />
Magnabosco, giunta a fine mandato.<br />
Michelazzo, contitolare <strong>della</strong> Torneria P.M.S. di<br />
Montecchio Maggiore, guida un consiglio direttivo<br />
composto da Mirko Balsemin (NICE, Zermeghedo),<br />
Paolo Bastianello (Marly's, Arzignano),<br />
Sergio Bedin (Bedin Sergio Off. Torn. Costr. Mecc.,<br />
Brendola), Gianfranco Bicego (C.M.I., Arzignano),<br />
Silvia Bravo (Nuova Tradizione, Montecchio Maggiore),<br />
Federica Dallanoce (F.lli Ferrari, Arzignano),<br />
Corrado De Franceschi (De Franceschi, Chiampo), Renzo Finetti (Finet, Montecchio<br />
Maggiore), Ernesto Graizzaro (Luigi Graizzaro. S.Pietro Mussolino), Susanna Magnabosco<br />
(Magnabosco Guido, Arzignano), Bruno Mastrotto (Gruppo Mastrotto, Arzignano),<br />
Mariano Peripolli (Mon Plast, Gambellara), Sandra Purgato (Ge.Ma.ta., Trissino),<br />
Lucilla Sartori (Sea, Arzignano) e Attilio Scolaro (Giasco, Chiampo).<br />
Le municipalita’ del Rio Grande Do Sul<br />
in Confindustria a Vicenza<br />
Più di dieci milioni di abitanti e il secondo PIL pro-capite di tutto<br />
il Brasile, un tasso di crescita economica che supera il 10%<br />
l’anno, più del doppio di quella dell’intero paese. Questi i numeri<br />
più significativi dello Stato brasiliano del Rio Grande do Sul. Uno<br />
Stato che deve le sue fortune economiche anche e soprattutto<br />
all’immigrazione italiana e veneta in particolare, iniziata 135<br />
anni fa. In occasione di questo anniversario, l’Amesne, associazione<br />
che raggruppa i 34 comuni più importanti del Rio Grande<br />
(a parte la capitale Porto Alegre) ha realizzato una missione<br />
studio nel Vicentino per conoscere meglio la provincia da cui<br />
sono originate le più rilevanti attività economiche del Rio Grande.<br />
Guidati dal presidente dell’associazione “Veneti nel Mondo”,<br />
Pietro Fanton, 34 sindaci o vice sindaci brasiliani hanno incontrato<br />
anche Confindustria Vicenza, per approfondire le potenzialità<br />
economiche di una collaborazione (già forte) tra le imprese<br />
di Vicenza e quelle del Rio Grande do Sul, in un momento dove<br />
il Brasile pare essere una delle poche economie mondiali che<br />
riesce a crescere con continuità e a tassi molti elevati, preparandosi<br />
a ospitare due eventi come i Mondiali di calcio del 2014<br />
e le Olimpiadi del 2016. A ricevere la delegazione brasiliana in<br />
Confindustria Vicenza sono stati il direttore Lorenzo Maggio e il<br />
responsabile dell’Ufficio Estero, Stefano Acerbi.<br />
Progetto Rosa:<br />
“L'istruzione tecnica non e'<br />
roba da maschi”<br />
Valorizzare e promuovere l’istruzione tecnica,<br />
anche attraverso l’aumento delle iscrizioni<br />
tra le ragazze.<br />
È questo l’obiettivo che si è prefissato il<br />
“Club dei 15”, il raggruppamento delle associazioni<br />
industriali territoriali del Sistema<br />
Confindustria dove più alta è la vocazione<br />
manifatturiera dell’economia locale, di cui<br />
fa parte anche Confindustria Vicenza.<br />
L’iniziativa prende il nome di “Progetto Rosa”<br />
e consiste in una campagna di comunicazione<br />
svolta a tappeto nelle 17 province<br />
italiane che rientrano nel Club.
57 studenti allo stage di matematica<br />
I ragazzi che si sono distinti nelle Olimpiadi <strong>della</strong> Matematica<br />
e nei Giochi matematici, edizione 2010, organizzati dalla sezione<br />
vicentina dell’associazione Mathesis, sono stati preniati<br />
a villa Cordellina di Montecchio Maggiore, alla presenza tra gli<br />
altri il presidente dell’<strong>Associazione</strong> Roberto Zuccato e il dirigente<br />
dell’Ufficio Scolastico Provinciale Franco Venturella. Da alcuni<br />
anni l’<strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li sostiene l’attività di Mathesis attraverso<br />
uno stage di formazione matematica intitolato alla memoria<br />
di Stefano Pernigotti e destinato agli studenti più meritevoli in<br />
campo matematico. Quest’anno lo stage si è svolto a fine agosto<br />
presso gli Istituti Filippin di Paderno del Grappa e ha visto l’adesione<br />
di ben 57 studenti che hanno avuto l’opportunità di seguire<br />
delle lezioni molto interessanti per la loro formazione tenute da<br />
professori noti a livello nazionale fra cui Michele Barsanti dell’Università<br />
di Pisa e “trainer” <strong>della</strong> squadra nazionale delle Olimpiadi<br />
di Matematica.<br />
La tappa vicentina di<br />
Orientagiovani, giornata<br />
nazionale di Confindustria<br />
dedicata all'orientamento<br />
scolastico, è stata<br />
centrata quest'anno sulla<br />
premiazione dei vincitori<br />
del concorso “Le Storie<br />
d'impresa”, organizzato da anni dagli <strong>Industria</strong>li vicentini per<br />
realizzare un'iniziativa capace di far entrare gli studenti a diretto<br />
contatto con il mondo aziendale attraverso la realizzazione<br />
di vere e proprie storie aziendali. Il primo premio del concorso<br />
è stato vinto dal liceo classico “Corradini” di Thiene, (nella foto)<br />
UN INCONTRO CON MIChELA MURGIA,<br />
VINCITRICE DEL PREMIO CAMPIELLO<br />
I Raggruppamenti di Schio, Thiene e Valdagno dell'<strong>Associazione</strong><br />
hanno ospitato nella sede di Schio/Thiene la vincitrice del Premio<br />
Campiello 2010 Michela Murgia. Con l'acutezza e l'ironia<br />
che la contraddistingue, la scrittrice sarda ha parlato non soltanto<br />
di "Accabadora", il libro con cui ha vinto il prestigioso premio<br />
letterario organizzato dagli <strong>Industria</strong>li del Veneto, ma anche<br />
<strong>della</strong> sua vita, di come si è scoperta scrittrice, delle tradizioni<br />
popolari sarde. "Con questo libro - ha spiegato l'autrice - ho<br />
voluto raccontare il cambiamento di una società, descrivendo<br />
alcune tradizioni <strong>della</strong> mia terra. Ho voluto trattare soprattutto<br />
il tema <strong>della</strong> maternità, riprendendo l'istituto dei 'figli d'anima',<br />
una sorta di adozione verbale riconosciuta dalla comunità, con il<br />
consenso dei genitori naturali". Nella foto, insieme con l'autrice,<br />
da sinistra il presidente di Confindustria Vicenza Roberto Zuccato<br />
e i presidenti dei Raggruppamenti di Valdagno (Giuseppe<br />
Fortuna), Schio (Luigi Schiavo) e Thiene (Renato Munaretto).<br />
“Storie d'impresa”, vince il liceo “Corradini” di Thiene<br />
con il gruppo di lavoro formato dagli studenti Stefano Berto,<br />
Maria Leonardi, Luigi Corrà, Stefano Cattelan, Francesco Radin,<br />
Elena Vezzaro, Leonardo Ziche, Lisa Capovin, Elettra Deganello<br />
e Silvia Rizzolo. I ragazzi del “Corradini” hanno vinto con il loro<br />
elaborato sull'azienda Casearia Brazzale di Zanè. Secondi classificati<br />
a pari merito sono risultati il liceo “Brocchi” di Bassano<br />
con la storia dell'Autodemolizione Bresolin, e il liceo “Pigafetta”<br />
di Vicenza con la storia dell’Impresa Vescovi Antonio di Vicenza.<br />
A seguire, l'Itis “Galilei” di Arzignano (storia dedicata alla<br />
Margraf), l'ITCG “Pasini” di Schio (Calzaturificio Zamberlan) e<br />
l'IIS “da Vinci” di Noventa <strong>Vicentina</strong> (Thermoplast). La sezione<br />
“miglior filmato”, riservata ai video realizzati nelle aziende, è<br />
stata vinta dall'Itis “Galilei” di Arzignano.<br />
55
56<br />
numeri<br />
Prima metà dell'anno, la produzione è in ripresa<br />
La prima metà dell’anno si è chiusa con risultati incoraggianti<br />
per l’industria vicentina. A dirlo sono i dati dell’indagine<br />
congiunturale trimestrale condotta da Confindustria Vicenza,<br />
che ha fotografato un secondo trimestre dell’anno (aprilegiugno)<br />
con tutti i principali indicatori economici in positivo.<br />
In particolare la produzione industriale è risultata in aumento<br />
dell’8,2%, un dato interessante se confrontato con il +3,2%<br />
del trimestre precedente, ma soprattutto con il -19,6% con il<br />
quale si era chiuso lo stesso periodo (secondo trimestre) del<br />
del 2009. L’incremento è stato dovuto ancora una volta tutto<br />
all’esportazione: le vendite dei prodotti industriali vicentini sono<br />
infatti aumentate dell’11% verso i paesi extra-Ue (+4,2% nel<br />
precedente trimestre e -13,8% nello stesso periodo dello scorso<br />
anno), del 4,3% verso l’Europa (+1,2% e -15,9%) e del 4%<br />
verso l’Italia (+0,8% e -17,6%). A fronte del 55% delle aziende<br />
che ha dichiarato aumenti di produzione, il 24% ha evidenziato<br />
cali produttivi; c’è dunque un “saldo” positivo di 31 punti. Anche<br />
questo un risultato lusinghiero, considerati i “precedenti”: 14<br />
punti in positivo nel trimestre precedente ma addirittura 75<br />
punti in negativo nel secondo trimestre 2009. Migliorano anche<br />
le indicazioni sulla consistenza del portafoglio ordini, anche se<br />
quattro aziende su dieci (39%) dichiara ancora di avere un lavoro<br />
LA UE non deve pensare sempre<br />
e soltanto all’austerità di bilancio<br />
di Mario Deaglio<br />
Nell’autunno scorso per comprare un euro ci volevano 150 centesimi<br />
di dollaro. La nostra moneta e i nostri prodotti erano quindi<br />
molto cari per i non europei e fuori d’Europa vendevamo poco. Con<br />
le monete asiatiche legate al dollaro, i prodotti <strong>della</strong> Cina e di altri<br />
paesi ci rendevano la vita difficile. Poi la quotazione scese, in primavera<br />
ci volevano solo più 125 centesimi di dollaro per comprare<br />
un euro, le imprese tirarono un sospiro di sollievo: era come se le<br />
imprese facessero ai loro clienti fuori d’Europa uno sconto di quasi<br />
il 20 per cento, gli ordini tornarono ad arrivare e la produzione andò<br />
po’ meglio. Adesso il dollaro sta tornando rapidamente a salire.<br />
A fine settembre la quotazione è tornata sopra i 135 centesimi<br />
di dollari. I nostri prodotti stanno tornando a essere più cari per i<br />
compratori al di fuori <strong>della</strong> zona euro. Non c’è dubbio che la nostra<br />
economia ne risentirà. La concorrenza internazionale va benissimo<br />
se il sistema dei cambi riflette le differenze dei costi di produzione,<br />
va assai meno bene se, come in questo caso, il saliscendi delle<br />
monete riflette giochi finanziari o un braccio di ferro Cina-Stati Uniti<br />
nel quale a soffrire siamo noi. Su questo l’Unione Europea si deve<br />
muovere, non pensare sempre e soltanto all’austerità di bilancio.<br />
assicurato per meno di un mese, mentre il 46% ha lavoro per<br />
un periodo da uno a tre mesi e il rimanente 15% ha ordinativi<br />
assicurati per oltre un trimestre. Gli incassi risultano in ritardo<br />
nel 40% dei casi, ma anche in questo caso c’è una situazione<br />
di miglioramento, visto che la percentuale era del 50% nel<br />
precedente trimestre. Infine i prezzi: alcune tensioni si registrano<br />
sul fronte delle materie prime, dove il 69% delle aziende<br />
segnala un aumento complessivo del 6,5%. Le aspettative degli<br />
imprenditori vicentini per il 3° trimestre dell’anno mostrano<br />
una prosecuzione dell’attuale tendenza, anche se su livelli più<br />
contenuti. Si prevede una crescita <strong>della</strong> produzione industriale<br />
trainata dalla domanda estera, ma anche le vendite sul mercato<br />
interno sono previste in leggero aumento. Per quanto riguarda le<br />
previsioni di investimento per il 2010, un dato tendenzialmente<br />
positivo è rappresentato dal leggero aumento <strong>della</strong> percentuale<br />
di imprese che prevede una crescita del livello degli investimenti<br />
(34%) rispetto alle precedenti rilevazioni (13% nel corrispondente<br />
periodo del 2009). Tuttavia rimane ancora una quota consistente<br />
di aziende, il 44%, che dichiara di non avere in programma alcun<br />
investimento nei prossimi mesi. L’anno scorso di questi tempi,<br />
comunque, la quota era del 54%. Anche questo può essere un<br />
segnale da prendere con fiducia.<br />
Sistema moda<br />
Orafo<br />
Mobile<br />
Meccanica<br />
Mat. plastiche<br />
Grafica e carta<br />
Concia<br />
Alimentare<br />
-30<br />
Produzione (Var. % - 2° trimestre 2010)<br />
-25<br />
-20<br />
-15<br />
-6,9<br />
-7,2<br />
-10 -5 0<br />
6,2<br />
15,5<br />
8,9<br />
3,3<br />
6,2<br />
3,1<br />
5 10 15
Scheda <strong>della</strong> provincia di Vicenza<br />
2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />
Superficie territoriale 2.722kmq 2.722kmq 2.722kmq 2.722kmq 2.722kmq 2.722kmq<br />
Popolazione 831.356 838.737 844.111 852.242 861.768 866.398<br />
Famiglie 322.325 327.124 331.218 337.268 342.108 345.792<br />
Imprese attive non agricole 64.193 64.960 65.708 66.079 66.641 66.465<br />
Occupati 374.000 374.000 372.000 374.000 376.000 376.000<br />
- in agricoltura 14.000 10.000 12.000 12.000 8.000 6.000<br />
- nel settore produttivo 176.000 175.000 174.000 171.000 177.000 183.000<br />
- nel terziario 184.000 189.000 187.000 191.000 191.000 187.000<br />
Tasso disoccupazione 3,3% 3,5% 3,7% 3,4% 3,7% 5,0%<br />
Fatturato industria 42,5 miliardi di € 42,2 miliardi di € 43,5 miliardi di € 44,7 miliardi di € 44,0 miliardi di € 37,9 miliardi di €<br />
Esportazioni 12,0 miliardi di € 11,7 miliardi di € 13,8 miliardi di € 15,0 miliardi di € 14,8 miliardi di € 10,9 miliardi di €*<br />
Importazioni 6,6 miliardi di € 6,5 miliardi di € 7,8 miliardi di € 8,5 miliardi di € 7,7 miliardi di € 5,4 miliardi di €*<br />
Reddito lordo 20,1miliardi di € 20,6 miliardi di € 21,8 miliardi di €<br />
Sportelli bancari 605 617 639 655 678 665<br />
Impieghi bancari 21,5 miliardi di € 23,2 miliardi di € 25,2 miliardi di € 28,3 miliardi di € 29,1miliardi di € 28,1miliardi di €<br />
Depositi bancari 9,4 miliardi di € 9,7 miliardi di € 10,0 miliardi di € 10,4 miliardi di € 11,1miliardi di € 12,5miliardi di €<br />
Veicoli circolanti 632.765 643.616 658.902 667.973<br />
(esclusi i rimorchi)<br />
(Fonte: Istat) (*) dato provvisorio<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
-20<br />
-40<br />
-60<br />
-80<br />
Produzione ed export - Saldi di Opinione<br />
produzione export<br />
1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010<br />
I settori industriali<br />
IMPRESE ADDETTI FATTURATO ExPORT<br />
Alimentare 584 6.507 5.493 291,9<br />
Carta e grafica 404 6.228 1.413 258,1<br />
Chimica 157 4.170 795 533,2<br />
Concia e Pelli 801 10.207 3.133 1.303,9<br />
Estrattivo 94 606 81 8,2<br />
Ind. varie 462 1.028 318 61,2<br />
Lav. minerali non metalliferi 685 5.435 947 169,1<br />
Mobile e legno 1.587 10.242 1.957 294,5<br />
Mat. plastiche 403 7.222 1.465 382,5<br />
Metalmeccanico 6.305 65.557 14.028 5.016,9<br />
Siderurgia 134 4.074 1.245 275,6<br />
Orafo 812 9.028 2.635 982,9<br />
Tessile - Abbigliamento 1.464 22.996 4.187 1.267,1<br />
Osservatorio tassi<br />
e condizioni bancarie<br />
al 30 settembre 2010<br />
La rilevazione viene effettuata su un campione di aziende con<br />
significativi indicatori economico- finanziari.<br />
Nel mese in esame si registrato un aumento dei tassi e una sostanziale<br />
stabilità delle condizioni bancarie.<br />
CONTO CORRENTE<br />
Tasso di conto corrente 6,4%<br />
Spese per operazione 2,5<br />
Valuta per assegni fuori piazza<br />
ANTICIPI SU FATTURA/CONTRATTI<br />
3,1 giorni lavorativi<br />
Tasso aperto<br />
SMOBILIZZO ITALIA<br />
1,4%<br />
Tasso sbf 1,35%<br />
Commissione incasso effetti cartaceo 3<br />
Commissione incasso effetti elettronico 1,76<br />
Valuta portafoglio cartaceo 4 giorni lavorativi<br />
Valuta portafoglio elettronico<br />
OPERAZIONI CON L'ESTERO<br />
1 giorni lavorativi<br />
Tasso per anticipi export 1,48%<br />
Spread a favore <strong>della</strong> banca su eurodivisa<br />
CREDITI DI FIRMA<br />
0,54%<br />
Fideiussione Italia<br />
INDICATORI DI RIFERIMENTO<br />
0,6%<br />
BCE 1%<br />
Euribor 3 mesi lettera 365 0,892%<br />
Rendimento lordo titoli pubblici 3,275%<br />
57
58<br />
translation<br />
The Green Economy<br />
viewed from Vicenza<br />
During the latest general meeting of<br />
the <strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li di Vicenza,<br />
DEMO&PI did a survey on a sample of<br />
companies that are members of Assindustria<br />
Vicenza and of people over 15 in the<br />
Province of Vicenza, to see how important<br />
“green economy” is.<br />
There are several definitions of “green<br />
economy” and it may be useful to see the<br />
different meanings of this term, which<br />
has become part of our everyday language.<br />
Some tend to limit the idea of “green<br />
economy” to the making of technologies<br />
to harness renewable energy sources<br />
such as photovoltaic plants, and to reduce<br />
energy consumption such as solar panels<br />
and lighting. Others believe that the<br />
“green economy” has a wider meaning<br />
and include to different extents all types<br />
of industries, from products to high-performance<br />
processes and is in compliance<br />
with environmental standards.<br />
Consumers have already started recognising<br />
some of these products and processes<br />
which contribute to reduce energy<br />
needs and comply with the environment.<br />
Two examples stand out:<br />
• refrigerators or washing machines<br />
class A offer the same performance as<br />
traditional household, appliances with<br />
lower energy consumption;<br />
• automobile motors “Euro 2, 3 ... 5”offer<br />
the same performance as traditional vehicles<br />
but also help reduce fuel consumption<br />
and pollution levels.<br />
After the 2008 crisis, consumers' demand<br />
for these products and entrepreneurs'<br />
supply for “green” processes have largely<br />
grown. Also when buying a house or a<br />
factory, the average buyer now considers<br />
the following: “Am I buying a “sustainable”<br />
building? Was my new house or new<br />
offices built according to criteria that may<br />
allow me to save on energy costs, reduce<br />
CO2 emissions and other greenhouse gases<br />
and limit maintenance costs?<br />
The “certification” of buildings performance<br />
is increasingly required to prove<br />
the value of the investment and is less<br />
regarded as a bureaucratic burden. Consumers<br />
buying a house and entrepreneurs<br />
such as Diesel's Renzo Rosso buying<br />
new headquarters or a new factory want<br />
to know the price of consumption per<br />
square metre or product. Their aim is<br />
to protect the “future value” of their investment,<br />
to be able to sell the goods<br />
again in the future at a fair price rather<br />
than being burdened by excessive and<br />
growing running costs or by pollution<br />
taxes.<br />
According to Richard Florida, an analyst<br />
of innovation processes in the USA, who<br />
also attended the Festival of Enterprises<br />
in Schio a year ago and the first user of<br />
the word “reset” meaning the current<br />
downturn, the “green economy” is a wide<br />
phenomenon, which is not limited to<br />
the generation of energy out of renewable<br />
sources or high energy performance<br />
on cars or homes. Florida believes that<br />
the green economy basically involves all<br />
economic sectors. Also the production of<br />
mineral water or T-shirts must tackle an<br />
ever more demanding market and deal<br />
with “hidden production costs”. Behind<br />
a bottle of mineral water the average<br />
consumer becomes aware of the “hidden<br />
costs” of pollution and traffic congestion,<br />
which are not shown on the label but are<br />
“felt” when you go to the petrol station.<br />
After the 2008 crisis it is more difficult<br />
to make and sell “non-sustainable” pro-
ducts and this is affecting consumers'<br />
preferences and business operators' policies.<br />
Notwithstanding the government's<br />
oritation and the evaluation of the scientific<br />
community on climate change, the<br />
market is orienting itself to green products,<br />
especially in rich countries but also<br />
in the emerging countries.<br />
An old development model in the emerging<br />
countries contributes to slow down<br />
the global growth. Indeed, in 2008, the<br />
prices of many raw materials, not only oil,<br />
surged. If a deep technological change<br />
does not occur towards a green economy,<br />
we will hardly overcome this crisis. This<br />
was Florida's belief one year ago, which<br />
was also shared by many other analysts.<br />
Therefore, the “green economy” is not<br />
only a big issue for the manufacturers<br />
of photovoltaic plants or wind turbines<br />
or biomass heaters. It concerns us all<br />
and all the economic sectors. This is the<br />
meaning analysed by the DEMOS survey,<br />
which took into account how the<br />
construction of buildings and the use of<br />
energy are changing.<br />
The “green economy” is a great opportunity<br />
for Vicenza's enterprises. The<br />
manufacture of innovative products and<br />
services is not only to do with companies<br />
dealing in electronics, solar power,<br />
electricity, civil works. It's a real chance<br />
for many small manufacturing enterprises<br />
to review the structure of their own<br />
products and processes, also with low<br />
investment and research costs. As for the<br />
labour market, changes are also there,<br />
as shown by the survey results. The demand<br />
for new, green jobs is increasingly<br />
growing. Professionals such as “energy<br />
managers” are becoming popular, and<br />
not only in big firms. Many traditional<br />
jobs are also changing in terms of saving<br />
energy, water, non-renewable raw materials<br />
and protecting the environment.<br />
Return to Shanghai<br />
What did the Shanghai Expo mean to<br />
Italian firms? A Master in Marketing, certainly.<br />
Not only did we export our country's<br />
image but also its true creativeness.<br />
Italy's craftsmanship such as Ferragamo<br />
Firenze and Bottega Veneta, musicians<br />
and much-admired architecture such as<br />
the Olympic Theatre and Brunelleschi's<br />
dome were exhibited.<br />
Our pavilion was set to showcase products<br />
and materials, entrepreneurship,<br />
expertise acquired in the improvement of<br />
the quality of life and our country's excellence<br />
in manufacturing.<br />
Italy's pavilion was fitted out on a more<br />
than 3,600 square metre area and<br />
on a 18-metre-tall three-storey structure.<br />
Considering the large number of<br />
requests, the pavilion<br />
will not almost certainly<br />
be removed<br />
but disassembled<br />
and reassembled on<br />
a smaller scale in a<br />
different part of the<br />
city. “This may become<br />
a benchmark for<br />
our businesses” said<br />
Foreign Secretary<br />
Franco Frattini.<br />
The pavilion, which<br />
was designed by architect<br />
Giampaolo<br />
Imbrighi and his partner, was awarded<br />
the “Expo Cup” as the best pavilion of the<br />
trade fair, thus meeting the approval of<br />
the Chinese host city.<br />
Before the opening of the event, the Italian<br />
pavilion ranked between the eighth<br />
and tenth stands worth visiting, but later<br />
on, thanks to the Chinese press and TV<br />
publicity and early visitors' impressions,<br />
the interest increasingly grew. It turned<br />
out that the Italian pavilion became the<br />
second most-visited pavilion, with 6 million<br />
visitors in the early 150 days of the<br />
event, with an average of 40,000 people<br />
a day and queues on a three to four hour<br />
wait.<br />
Over 150 events organised with 5,000<br />
international delegations with over 100<br />
ministers and heads of state, including<br />
Italy's president Giorgio Napolitano: “A<br />
striking success” said Beniamino Quintieri,<br />
Government Commissioner for the<br />
Expo. The Expo ended with a series of<br />
exhibitions such as a gold jewellery show<br />
dedicated to the excellence of Italian<br />
jewellery: “From Taranto's gold to Bul-<br />
59
60<br />
translation<br />
gari's gems”. Vicenza's goldsmiths also<br />
showcased their jewels at the Expo, also<br />
represented by VicenzaOro – Italian<br />
Club, the Italian ambassador of Italian<br />
jewellery in the world. The entrance of<br />
the Italian pavilion reproduced Vicenza's<br />
Olympic Theatre, which could also be<br />
viewed on a brand-new website at www.<br />
teatrolimpicovicenza.i, also available in<br />
Chinese. A video made by Roberto Del<br />
Bosco for Vicenza's municipality and<br />
Consorzio Vicenza introduced it among<br />
the most outstanding cities worldwide.<br />
“We wanted to introduce Italy's excellence<br />
to the Chinese public in a memborable<br />
way – says Roberto Ditri, President of Vicenza<br />
Trade Fair, who last June headed a<br />
delegation made up of regional councillor<br />
Marino Finozzi, Vicenza's Mayor Achille<br />
Variati, provincial councillors Dino Secco<br />
and Antonio Mondardo and the trade<br />
fair's director Renato Corrà -. Our jewels<br />
are culture and tradition and our jewellers<br />
have always been the most renowned<br />
abroad. They know how to value their<br />
art and creativeness on the international<br />
scenario”. At a press conference together<br />
with the World Gold Council, our “ambassadors”<br />
admired a fashion show of<br />
jewels named “Gold Expressions”, with<br />
its 53 collections made by 33 leading<br />
gold companies from Italy.<br />
“The show promoted by Fiera di Vicenza,<br />
together with World Gold Council China<br />
and Anglo Gold Ashanti – says Roberto<br />
Ditri, in view of a closer connection<br />
between fashion and luxury, was joined<br />
by 450 top buyers and 87 leading newspapers<br />
from all over China. We wanted<br />
to highlight that our craftsmen's creativeness<br />
and skills are of strategic importan-<br />
ce to play a leading role in the world and<br />
this event is just another important link to<br />
strengthen our standing, as shown by an<br />
amazing pavilion, whose entrance is just<br />
a small-scale Olympic Theatre, generally<br />
recognised as the best.<br />
What about the result? “Everything which<br />
may represent Italy through its innumerable<br />
artistic achievements, landscapes,<br />
cultural and economic aspects and way<br />
of life, proved to be a magnet for visitors<br />
coming from all over the world, especially<br />
from Asia”, says Roberto Ditri.<br />
As regards the goals and business opportunities<br />
which Shanghai Expo may lead<br />
to, especially for Vicenza's goldsmiths<br />
and trade fairs, here is Ditri's opinion:<br />
“Being at the Expo was an event of prime<br />
importance in making our business more<br />
internationally-oriented. We promoted<br />
Vicenza and Italy to hundreds of buyers,<br />
wholesalers and retailers and most of<br />
the jewels exhibited were made in Vicenza.<br />
This enabled Italy's gold tradition,<br />
style and design, which inspire emotions,<br />
dreams and aspirations in the international<br />
public to be more thoroughly known.<br />
Trading requires different priorities but<br />
we may certainly value the promotional<br />
impact, which was a real success”.<br />
But that is not all: “We were the only<br />
trade fair body in the world to be invited<br />
to the international forum<br />
on Corporate Social<br />
Responsability held at<br />
the United Nations' Pavilion<br />
on September 21<br />
and 22, where we were<br />
members of a promotional<br />
campaign on the<br />
subject”.<br />
“The Chinese market offers a wide range<br />
of opportunities – says Ditri – and we<br />
must be brave enough to seize and make<br />
use of them. Figures now show that China<br />
accounts for 25% of the world's luxury<br />
market, a huge and strategic reality. We<br />
will try and offer new events which may<br />
foster the world of fashion and design<br />
and appreciate our country's excellence”.<br />
Sella, 90 years of<br />
history<br />
Anyone coming into town from the Liviera<br />
bridge, round the Rotonda Villa, the first<br />
impression they get has been for some<br />
time a big blue sign on top of a white,<br />
light blue and grey coloured factory. “Sella<br />
Farmaceutici”, which is written on the<br />
sign, is the latest expansion of a firm famous<br />
for products such as Magnesia and<br />
Bioton. The new premises, which also<br />
include the medicine packaging department,<br />
are to be found next to the main<br />
production plant. Inaugurated early this<br />
month, the new building cover an area of<br />
approx. 3200 square metres, thus bringing<br />
the company's total area to 10000<br />
square metres, where 70 employees<br />
work. The factory makes products under<br />
the “Sella” trademark but also medicines
for third parties. This new part of Sella<br />
Farmaceutici actually belongs to the most<br />
“traditional” and rich-in-history company<br />
in our town, after wool mills and Dalla Via<br />
body repair shop disappeared. Indeed,<br />
Sella Farmaceutici will be 90 years old<br />
this year. The company's beginnings can<br />
still be seen in a newly-found advertisement<br />
in a 1930s newspaper, which advertised<br />
“Magnesina Effervescente Sella<br />
as a “medicine” dated 1920. This proves<br />
that in 1920 the ancestor of “Magnesia”<br />
was generally known and its registration<br />
number is one of the oldest of all Italian<br />
pharmaceuticals. It all started with apothecary<br />
Antonio Sella, who purchased a<br />
pharmacy named “Farmacia Sella alla<br />
Madonna” in the centre of Schio. For forty<br />
years the early medicines and specialties<br />
such as the “amber-yellow barley candies”,<br />
which at least three generations<br />
would dream of, were first made at the<br />
rear of the pharmacy, in the basement<br />
and in the upper storey and in some other<br />
workshops rented in the town centre. After<br />
the founder's death, who was killed in<br />
the massacre of Schio, his son Gaetano<br />
carried on the family's business and expand<br />
it throughout most of Italy' regions.<br />
In the early 1950s the pharmacy began<br />
its first marketing initiative by creating<br />
the slogan “Prendi una Sella and sarai<br />
a cavallo – take a Saddle and you will<br />
be on horseback”, which dates back to<br />
1952. A more important choice was made<br />
when the pharmacy moved its headquarters<br />
from the town centre to a new<br />
site in via Vicenza. Later, in the 1970s the<br />
first medicines under the Sella trademark<br />
were made. When Gaetano Sella died in<br />
1988, the third generation led by Roberto<br />
Salviato, Gaetano's<br />
son-in-law,<br />
began running<br />
the company. In<br />
the early 2000<br />
the company included<br />
new departments<br />
for the<br />
production of medicines. Now there is<br />
also the fourth generation who is heading<br />
the company, a sign of continuity in<br />
the family's business. “Since the 1970s<br />
- says managing director Roberto Salviato<br />
– the company has developed new<br />
medicines and has increasingly enlarged<br />
its range of products including natural<br />
and diet medicines, which are the result<br />
of painstaking work, of high scientific<br />
standards and of control procedures in<br />
compliance with the strict requirements<br />
from Italian and foreign pharmaceutical<br />
industries. The fact that we are getting<br />
orders on behalf of leading Italian and<br />
multinational industries confirms that we<br />
are working in the right direction. In the<br />
last fifty years the number of pharmaceutical<br />
industries in Italy fell from 600<br />
to around 200, due to the merging of<br />
companies and their inability to adapt to<br />
the latest requirements set by the health<br />
authorities and by an ever-competing<br />
world. Laboratorio Sella is determined to<br />
play the lead in making health products<br />
for many years”.<br />
Masters in the<br />
preparations<br />
120 trade fairs all over the world, 37,000<br />
square metres of exibition area laid out,<br />
new headquarters in Rome: these are the<br />
accomplishments made by Colorcom, a<br />
company based in Santorso, which has<br />
recently fitted out the exhibition celebrating<br />
the 100th anniversary of Confindustria<br />
and the Tuscany pavilion at<br />
Shanghai World Expo.<br />
The photographic exhibition named “A<br />
hundred years of Italy's enterprises” ,<br />
which celebrates a-century-old Confindustria,<br />
is on the move again. After Milan's<br />
Triennale, the next venue will be at Ara<br />
Pacis, Rome, in October.<br />
Colorcom arranged for the fitting of both<br />
venues dedicated to Confindustria, thus<br />
reminding us of how authoritative and ingenious<br />
Vicenza’s entrepreneurs are. The<br />
exhibition portrays industrial sites, products<br />
and symbols, which prove that industries<br />
have played the lead in changing<br />
people’s lives, customs and the whole<br />
of Italy’s society. This is a key event for<br />
a company which has also joined the<br />
Meet Group, an integrated communications<br />
company. Being a partner of several<br />
public bodies, Colorcom has been<br />
organizing key events for both private<br />
and public companies for over 25 years.<br />
“Tuscany's pavilion at Shanghai Expo<br />
was fitted out by our staff – says Luca<br />
Galante, managing director of Colorcom.<br />
Designed to embody the spirit of “Better<br />
City. Better Life”, the stand shows Tu-<br />
61
62<br />
translation<br />
scany’s historical and artistic traditions,<br />
its strong drive for innovation and improvement<br />
of the quality of life. “Our design<br />
aims to make exhibitions functional and<br />
highly communicative, as if putting up the<br />
setting of a movie, which in our case is a<br />
business”.<br />
Such a setting should stir emotions and<br />
excite visitors, and it should also be set<br />
up quickly and precisely, in collaboration<br />
with the customer’s marketing staff or<br />
with leading professionals in the communications<br />
field. Colorcom fully deals with<br />
anything needed, ranging from design to<br />
bureaucratic procedures, from transport,<br />
logistics and safety to fair attendants and<br />
translators. “We have been working in<br />
this field for many years – says Luca<br />
Galante, who like his father Gerardo, the<br />
company’s founder, proves to be determined<br />
when making his business choices<br />
– and this enables us to rely on skilled<br />
and technical staff in any outstanding fair<br />
event”.<br />
More than 37,000 square metres of exhibition<br />
spaces fitted out<br />
last year in over 120<br />
trade fairs worldwide:<br />
these facts make Colorcom<br />
a leading firm<br />
in the field of trade fair<br />
organisation. The company<br />
has 26 employees<br />
and relies on over<br />
a hundred freelance<br />
professionals, including<br />
fitters, designers, gardeners,<br />
graphic artists and<br />
printers.<br />
After establishing offices<br />
also in Milan in 2009,<br />
which were strategic to its partnership<br />
with Fiera Milano Spa, Colorcom has just<br />
opened its new headquarters in Rome.<br />
Colorcom has also fitted out Fiera Riva<br />
del Garda for some time, thus proving its<br />
skills in organising key fair events. This<br />
growth does not seem to be affected by<br />
the current downturn, as the company<br />
keeps adapting and improving itself continuously.<br />
What about Colorcom’s goals<br />
for the future? “The relocation of one’s<br />
business outside non-European countries<br />
urges us to work in new markets - says<br />
Galante -. Also because of this, we need<br />
to invest in skilled, professional staff, able<br />
to deal with new projects in any part of<br />
the world”.<br />
Ilsa Brasil awarded<br />
for exports<br />
Ilsa Brasil, the Brazilian branch of Ilsa of<br />
Arzignano, was awarded the 38th “Premio<br />
Exportação RS” by ADVB, Brazil's<br />
association of marketing managers, as<br />
they stood out for their technological innovation<br />
and exports.<br />
On the inauguration lively night, also attended<br />
by Henrique Meirelles, president<br />
of Banco Central do Brasil, Ilsa Brasil's<br />
Board was awarded a prize for achieving<br />
the best results in terms of exports. On its<br />
38th edition, the “Premio Exportação RS”<br />
aims to foster these firms that achieve<br />
leading foreign market shares, thus creating<br />
wealth for their own country and,<br />
meanwhile, they also become benchmarks<br />
for ethical and innovative management<br />
policies. Established in 2008 by Ilsa Spa<br />
of Arzignano, Ilsa Brasil was especially<br />
valued for its research on biotechnology,<br />
in collaboration with the University of Rio<br />
Grande do Sul, for its commitment to<br />
sustainable development and for its high<br />
export rates. Ilsa Brasil stood out for its<br />
excellent growth performance in the first<br />
half of 2010. Its staff includes Brazilian<br />
technicians trained both on site and in<br />
Italy. Underneath the company's excellence<br />
is advanced technology and research,<br />
but an increasingly expanding farming<br />
market in one of the BRIC countries with<br />
the highest GDP also contributed to the<br />
company's success.<br />
Welcome to Diesel<br />
Village<br />
Out of a total of nearly 100,000 square<br />
metres, 50,000 of them have been built<br />
on the former well-known Laverda motorcycle<br />
factory of Breganze. 700 employees<br />
will join it but up to a thousand<br />
workers are expected to be hired. As well
as the company's head offices, the facilities<br />
of the area include a gym, two<br />
outdoor football pitches and an indoor<br />
one, a tennis court and a squash court,<br />
a nursery school and a kindergarten, a<br />
restaurant, a bar and a great auditorium<br />
hosting a thousand people, i.e. designed<br />
for the company's expected employees.<br />
In the huge hall visitors can immediately<br />
see for themselves that the place is just<br />
unique, as it houses an amazing “vertical<br />
garden”, maybe the tallest in Europe – 32<br />
m high x 10 m wide.<br />
In Diesel's new headquarters, which have<br />
been moved from Molvena to Breganze,<br />
Renzo Rosso wanted to embody his<br />
own view of life and business. The new<br />
headquarters are not just those of any<br />
firm but its people rightly call them the<br />
“Diesel Village”, which means that there<br />
is a world out there rather than a factory.<br />
It cost € 120 million and it is a place you<br />
wish to go and work every morning and<br />
spend your day willing to do things, talk<br />
and live – and work, of course – with<br />
other people.<br />
The building project focused on safeguarding<br />
the environment and harnessing<br />
alternative energy sources such as<br />
solar and geo-thermal power. Thanks to<br />
photovoltaic panels fixed on the roof, the<br />
company generates its own electricity.<br />
The results of energy performance certified<br />
by Milan Polytechnic makes the building<br />
stand out among other similar green<br />
projects in Europe.<br />
It took 30 months to build such a giant.<br />
The time taken from the opening of the<br />
building site to the completion of works<br />
was a record, considering that a brandnew<br />
“citadel” was set up.<br />
“The project called Breganze<br />
2000 has just been inaugurated<br />
– said Mr Rosso -.<br />
Considering the size of the<br />
building, the time taken to<br />
complete the construction<br />
work did not depend on us<br />
or the contractors”.<br />
Now that everything is<br />
settled, Diesel has managed<br />
to gather all its factories<br />
scattered between<br />
Molvena and Marostica<br />
and can now enjoy one<br />
single site for its resources. The happiest<br />
of all is Renzo Rosso, Diesel company's<br />
founder.<br />
“In the past few years we have worked in<br />
uneasy conditions as our factories were<br />
scattered everywhere – he said on the<br />
inauguration day -. Now it is great to<br />
work here as I can see you all, day in day<br />
out. I did not want to set up a monument<br />
but a place for all of us, on open spaces,<br />
where we can all feel fine and socialize”.<br />
This is just the latest of a series of enterprises<br />
he has run successfully throughout<br />
his life. Born in Padua but living in<br />
Vicenza, he has always believed and still<br />
believes in made-in-Italy products. Staff<br />
International, one of the Group's companies,<br />
is to be found among the leading<br />
luxury clothing manufacturers in Italy.<br />
“Perhaps it would have been easier to set<br />
up Diesel in a big city – he said -, but the<br />
people of the Veneto are amazing, great<br />
people and I wanted Diesel to remain<br />
here”.<br />
Diesel has become an iconic brand over<br />
the last thirty years: its factories are to be<br />
found in more than 80 countries across<br />
the world and have over<br />
5,000 employees, more than 500 of<br />
whom in the company's headquarters.<br />
Diesel has also 18 international subsidiaries<br />
with over 5,000 outlets and over 500<br />
single-brand stores. It runs 18 branches<br />
in Europe, Asia and America, in more than<br />
80 countries, with 5,000 outlets, over<br />
400 of which are stores owned by Diesel<br />
itself.<br />
The company belongs to Only the Brave<br />
Group, which also includes 55DSL<br />
– a brand connected to active sport and<br />
streetwear -, Staff International – which<br />
makes and distributes trademarks such<br />
as Diesel Denim Gallery, Maison Martin<br />
Margiela, DSquared, Vivienne Westwood,<br />
Viktor & Rolf and Marc Jacobs Menswear<br />
-, Neuf - which owns Maison Martin<br />
Margiela and since 2008 Viktor & Rolf<br />
as well. In 2009 the Group's turnover<br />
amounted to € 1.3 billion. The goals for<br />
the next few years are even more ambitious.<br />
“We will score a two-digit growth<br />
next year – says Rosso -. We are perfectly<br />
able to be competitive on the markets<br />
and achieve outstanding results”.<br />
63
64<br />
translation<br />
New Headquarters<br />
for Forgital Italy<br />
The new headquarters of Forgital Italy,<br />
which belongs to the Forgital Group, have<br />
just been inaugurated. The former headquarters<br />
of Seghe di Velo d’Astico will be<br />
joined by a glass and aluminium building,<br />
perfectly blending with the surrounding<br />
landscape. A huge fountain, made with<br />
an over 5 m diametre steel ring made<br />
by the Seghe factory, creates a waterfall<br />
above the main entrance. The building,<br />
which relies on the latest energy saving<br />
standards, is equipped with LED lighting<br />
and is heated by waste hot water coming<br />
from metal treatment furnaces. On the<br />
inauguration day a tour of the factory<br />
enabled all visitors to view the main stages<br />
of manufacturing, from the design<br />
of parts to computer simulated drawing,<br />
from pressing to thermal treatment and<br />
turning of large steel rings. It was also the<br />
chance to provide information about workers’<br />
health and safety measures, which<br />
are a key strategy of the company’s policy<br />
in terms of human resources, as well<br />
as the availability of an emergency staff<br />
trained and updated about first aid procedures<br />
in case of accidents. The tour<br />
ended with a presentation of the finished<br />
products and their main destinations:<br />
from large earth-moving machines to<br />
balls for valves used in large oil pipelines,<br />
flanges for wind turbine joints and components<br />
for motors used in planes and<br />
space fliers.<br />
Reel/Itaco joins KSB<br />
Group<br />
KSB AKTIENGESELLSHAFT, a leading<br />
pump and valve manufacturer, and Itaco<br />
Srl with its subsidiary Reel Srl of Ponte di<br />
Nanto, specialised in electric motor and<br />
electronic power drives, joined the KSB<br />
Group. After many years of partnerships,<br />
aimed to further develop highly efficient<br />
motors whose speed is set by pump and<br />
valve systems, KSB gave the Bertotto<br />
family, the sole owners of Itaco Srl, the<br />
chance of acquiring the majority shares<br />
in the company. Further goals will include<br />
the development of highly efficient<br />
power drives and the establishment of<br />
electric and electronic systems for Medium<br />
to High<br />
Voltage alternative<br />
energy<br />
sources such<br />
as water, wind<br />
and solar power<br />
which have<br />
already been<br />
harnessed<br />
by Itaco under<br />
its own “Aeolica”<br />
brand.<br />
Reel and Itaco<br />
will merge into one enterprise named<br />
Reel and will carry out the main areas<br />
of business, especially research and development,<br />
which will be notably strengthened<br />
in the company's premises based<br />
in Nanto, in the south of Vicenza. Both<br />
established in 1984, Reel and Itaco are<br />
based in Ponte di Nanto, have currently<br />
44 employees and a turnover of nearly<br />
€ 10 million. They manufacture 100W to<br />
1.5MW power drives, SSP motors, electronic<br />
industrial automation for various<br />
business areas.<br />
LP opens an outlet in<br />
Spalato<br />
LP Srl of Caldogno, a custom-made furniture<br />
maker, has become more international<br />
by opening a new outlet in Spalato,<br />
Croatia. “Our company is looking<br />
to foreign markets with great interest<br />
– says Domenico Lorenzato, head of LP<br />
-. We began entering overseas markets<br />
through trading contracts and stores and<br />
outlets for Italian customers interested<br />
in expanding their franchising network<br />
abroad. Made-in-Italy products are highly<br />
appreciated by foreign countries, not only<br />
in the field of mass-produced furniture<br />
but also custom-made furniture, where<br />
Italian makers are able to match the<br />
quality of design with the functionality of<br />
furniture and spaces. Croatia is among<br />
those countries which have shown the<br />
greatest interest in that. It’s a small market<br />
but there are great building development<br />
prospects for tourism, both hotels<br />
and first and second homes, especially<br />
on the coast”.