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libretto Alcesti.pdf - “Decio Celeri” di Lovere

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importanza per la ricezione successiva <strong>di</strong> questo mito. Con la nascita del<br />

teatro tra VI e V secolo a.C. in Occidente, l'approccio alle storie tra<strong>di</strong>zionali<br />

subisce infatti un'importante mo<strong>di</strong>ficazione: il passaggio da una forma<br />

essenzialmente narrativo-rievocativa del mito, nella quale l'attenzione si<br />

concentra prevalentemente sui fatti e sulla fabula, ad una sua vera e propria<br />

drammatizzazione ha incalcolabili implicazioni in <strong>di</strong>rezione dell'esplorazione<br />

delle motivazioni morali e psicologiche che muovono i personaggi della saga a<br />

compiere le loro azioni. Il materiale ideologico e concettuale tende ad<br />

organizzarsi per opposizioni, creando contrasti più o meno accentuati tra i<br />

personaggi che si fanno veicolo delle istanze contrapposte; e sono appunto<br />

questi contrasti che vanno a costruire la trama strutturale su cui si basa<br />

l'esperienza tragica del teatro occidentale. Il caso <strong>di</strong> <strong>Alcesti</strong> è un para<strong>di</strong>gma<br />

<strong>di</strong> questo processo. Una delle innovazioni introdotte da Euripide per rendere<br />

problematica e conflittuale la vicenda mitica consiste nel fatto che la <strong>di</strong>vinità,<br />

che nel nucleo favolistico originario era unica (<strong>di</strong>o della morte e della salvezza<br />

insieme), qui si sud<strong>di</strong>vide in tre personaggi, i quali compaiono sulla scena<br />

esponendo <strong>di</strong> volta in volta le proprie ragioni: uno totalmente negativo,<br />

Thanatos, il <strong>di</strong>o della morte, inflessibile ad ogni umana e <strong>di</strong>vina perorazione;<br />

uno interamente positivo, Eracle, l'eroe salvatore, che strappa <strong>Alcesti</strong> dalle<br />

mani <strong>di</strong> Thanatos ingaggiando con esso un vittorioso duello; uno ambiguo fra<br />

negatività e positività, Apollo, il <strong>di</strong>o dell'arte mantica, ma talmente<br />

sprovveduto nei confronti dei sentimenti dei mortali da ritenere che possa<br />

essere davvero un bene per il suo protetto Admeto il sopravvivere ad ogni<br />

costo, anche a prezzo della morte <strong>di</strong> una persona cara (l'ingenuità <strong>di</strong> questa<br />

convinzione sarà smascherata da Admeto stesso, quando al ritorno dalle<br />

esequie funebri, si arresterà angosciato sulla soglia della casa ormai vuota: La<br />

sorte <strong>di</strong> mia moglie è, credo; migliore / della mia, anche se non sembra:<br />

/perché nessun dolore la toccherà più / e con la gloria ha posto fine a molte<br />

pene, / lo invece, che dovevo morire, per essere andato oltre il limite<br />

assegnatomi / vivrò una vita tormentata. Adesso comprendo, (vv. 935-940).<br />

Una seconda novità del trattamento euripideo della storia, che troverà<br />

tuttavia scarsi seguaci (uno dei rari casi è costituito dal dramma // mistero <strong>di</strong><br />

<strong>Alcesti</strong>, <strong>di</strong> Marguerite Yourcenar) è la <strong>di</strong>latazione temporale introdotta dal<br />

drammaturgo ateniese tra il momento della scelta del sacrificio, relegato tra<br />

gli antefatti, e il momento della morte, che avviene sulla scena: il giorno della<br />

8<br />

Lunghi dolori e tormenti patiti per i cari che scesero sotto terra! Perché mi hai impe<strong>di</strong>to<br />

<strong>di</strong> gettarmi nella fossa funebre e <strong>di</strong> giacere, morto, accanto a lei? L’Ade avrebbe avuto<br />

due vite insieme, le più fedeli, insieme avremmo varcato la palude degli inferi<br />

CORO: Eri felice, non toccato dal male; è sopraggiunto il dolore, ma hai salvato la vita e<br />

l’anima. E’ morta tua moglie, lasciando un vuoto d’amore.<br />

ADMETO: Amici, ritengo la sorte <strong>di</strong> mia moglie migliore della mia, anche se non sembra.<br />

Si è liberata <strong>di</strong> molti affanni in un alone <strong>di</strong> gloria. E io, che sono fuggito al mio fato, avrò<br />

una vita <strong>di</strong> pena. Mi sarà intollerabile entrare in questa reggia.<br />

QUARTO STASIMO (vv 962 – 1005)<br />

CORO -- Io, grazie alle Muse, mi sono levato alto nel cielo, io mi sono fatto padrone <strong>di</strong><br />

molte idee, ma nulla ho incontrato più forte della Necessità. Contro <strong>di</strong> lei non ho trovato<br />

rime<strong>di</strong>. Persino Zeus, qualunque cosa voglia, la realizza con il suo permesso. La dea ha<br />

preso anche te, Admeto, nei suoi lacci implacabili.<br />

11- LIETO FINE<br />

ESODO (vv 1006 – 1163)<br />

ERACLE -- Admeto, ti prego <strong>di</strong> prendere questa donna e <strong>di</strong> custo<strong>di</strong>rmela finché non<br />

sarò <strong>di</strong> nuovo qui. Se mi succede quello che non vorrei, te ne faccio dono. Ne sono venuto<br />

in possesso con molta fatica.<br />

ADMETO -- Ti prego, se possibile, affida questa donna ad un altro. A vederla in casa<br />

non riuscirei a trattenere le lacrime. Chiunque tu sia, donna, hai la stessa statura <strong>di</strong><br />

<strong>Alcesti</strong> e le somigli. Portala via! Non colpire uno che è già segnato dal dolore.<br />

ERACLE -- Che cosa ci guadagni a voler sempre piangere? Il tempo lenirà la ferita<br />

ADMETO -- Il tempo? Sì, se il tempo significa morte…<br />

ERACLE -- Una donna e nuove nozze metteranno fine al tuo rimpianto.<br />

ADMETO -- Nessuna donna entrerà mai nel mio letto. Se accettassi il tuo dono<br />

l’angoscia mi <strong>di</strong>vorerebbe.<br />

ERACLE -- Verrà il momento in cui mi ringrazierai. Ora dammi retta<br />

ADMETO -- Mi costringi a fare cose che non voglio<br />

ERACLE -- Non aver paura, ten<strong>di</strong>le la mano! Guardala! La fortuna è dalla tua, smetti <strong>di</strong><br />

affliggerti.<br />

ADMETO -- E’ davvero mia moglie quella che vedo?<br />

ERACLE -- E’ tua. E che l’invi<strong>di</strong>a degli dei non cada su <strong>di</strong> voi!<br />

ADMETO -- Perché non parla?<br />

ERACLE -- Devono passare tre giorni, prima che sia sciolta dal vincolo che la consacra<br />

agli Inferi<br />

CORO (in greco) 21

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