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Castagnino paper - Scuola Superiore di Studi Storici, Geografici ...

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Università Ca’ Foscari <strong>di</strong> Venezia<br />

Dottorato <strong>di</strong> ricerca in Storia sociale europea dal Me<strong>di</strong>oevo all’età contemporanea<br />

(XXV° ciclo)<br />

Tutor professor Mario Infelise<br />

Dottoranda Alessia <strong>Castagnino</strong><br />

progetto <strong>di</strong> ricerca: Le traduzioni italiane dei “classici” dell'Illuminismo scozzese (1767-1838)<br />

Premessa<br />

Tradurre l'Illuminismo.<br />

Il contributo <strong>di</strong> Pietro Antoniutti tra Settecento ed Ottocento<br />

Uno degli strumenti grazie ai quali le idee e le riflessioni degli Illuministi si <strong>di</strong>ffusero in Europa<br />

furono le traduzioni, «un complesso laboratorio concettuale in cui significati ed obiettivi dell'autore<br />

subiscono, attraverso l'opera del traduttore, variazioni e mo<strong>di</strong>ficazioni importanti, producendo<br />

risultati che costituiscono una documentazione <strong>di</strong> singolare interesse per lo stu<strong>di</strong>o della circolazione<br />

delle idee in età moderna» 1 .<br />

Tema tra<strong>di</strong>zionalmente vincolato ad approcci socio-linguistici e <strong>di</strong> letterature comparate, solo a<br />

partire dagli anni Ottanta del Novecento, le traduzioni hanno iniziato a richiamare l'attenzione degli<br />

storici, ed in particolar modo degli stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> storia delle idee e <strong>di</strong> storia culturale, che ne hanno<br />

colto le potenzialità come fonti per la comprensione dei transfert culturali 2 . La ricerca che sto<br />

conducendo si colloca in questo filone ed ha come interesse prevalente quello <strong>di</strong> verificare,<br />

1 Girolamo Imbruglia, Rolando Minuti, Luisa Simonutti (a cura <strong>di</strong>), Traduzioni e circolazioni delle idee nella cultura<br />

europea tra '500 e '700, Napoli, Bibliopolis, 2007, p. 13.<br />

2 Per una rassegna esauriente del <strong>di</strong>battito storiografico sviluppatosi negli ultimi decenni sul problema della<br />

traduzione, si veda il saggio <strong>di</strong> Federica Mazzara, Stu<strong>di</strong> sulla traduzione, pubblicato nel Dizionario degli Stu<strong>di</strong><br />

Culturali <strong>di</strong> Michele Cometa, a cura <strong>di</strong> Roberta Coglitore e Federica Mazzara, Roma, Maltemi, 2004, consultabile in<br />

una versione breve anche all'in<strong>di</strong>rizzo internet http://culturalstu<strong>di</strong>es.it/<strong>di</strong>zionario/lemmi/stu<strong>di</strong>_sulla_traduzione.html.<br />

Per quanto concerne il concetto <strong>di</strong> “transfert culturale” rimangono fondamentali gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Michel Espagne e<br />

Michel Werner (M.Espagne, Les transferts culturels franco-allemands, Paris, PUF, 1999); si vedano anche i<br />

contributi raccolti in Peter Burke e Ronnie Po-chia Hsia (eds), Cultural Translation in Early Modern Europe,<br />

Cambridge, Cambridge University Press, 2007 e P.Burke, Translating Knowledge, Translating Cultures, in Michael<br />

North (ed), Kultureller Austausch in der Frühen Neuzeit, Köln-Weimar-Wien, Böhlau, 2009.<br />

1


attraverso l'analisi <strong>di</strong> alcuni casi specifici, quanto e come le traduzioni abbiano contribuito, nella<br />

penisola italiana tra XVIII e XIX secolo, alla conoscenza dei concetti e dei temi maturati all'interno<br />

<strong>di</strong> quella straor<strong>di</strong>naria esperienza intellettuale nota come Illuminismo scozzese.<br />

Le histories <strong>di</strong> William Robertson, i saggi filosofici e storici <strong>di</strong> David Hume, i contributi<br />

“sociologici” <strong>di</strong> Adam Ferguson e gli scritti economico-politici <strong>di</strong> Adam Smith non solo vennero<br />

letti nelle versioni francesi - e in alcuni casi anche in originale - ma, secondo motivazioni e modalità<br />

<strong>di</strong>verse, vennero offerti ad un pubblico sempre più vasto «volgarizzati in italiano i<strong>di</strong>oma». Negli<br />

ultimi decenni del Settecento e nei primi dell'Ottocento videro la luce più <strong>di</strong> settanta tra prime<br />

e<strong>di</strong>zioni, ristampe, nuove versioni <strong>di</strong> testi già tradotti, <strong>di</strong>stribuite non omogeneamente secondo una<br />

geografia e<strong>di</strong>toriale che aveva come centri principali Venezia, Napoli, la Toscana e, nel secolo<br />

successivo, Milano e Torino. Realtà politiche, economiche, sociali e culturali <strong>di</strong>verse, che<br />

riflettevano le loro peculiarità anche nelle scelte e nei processi traduttivi e che consentono<br />

l'adozione <strong>di</strong> una prospettiva d'indagine che, coniugando storia del libro e dell'e<strong>di</strong>toria e storia<br />

intellettuale, permetta <strong>di</strong> valutare la traduzione nella sua complessità, come risultato <strong>di</strong> un “processo<br />

<strong>di</strong> negoziazione tra culture”. Una negoziazione linguistica, intellettuale e culturale tra un “contesto<br />

<strong>di</strong> partenza”, connotato da proprie caratteristiche, e uno “d'arrivo”, in cui, secondo esigenze<br />

specifiche e progettualità più o meno stu<strong>di</strong>ate e consapevoli, si devono adattare non solo i vocaboli,<br />

ma gli stessi concetti, ed in cui un ruolo <strong>di</strong> importanza non secondaria è svolto da e<strong>di</strong>tori, stampatori<br />

e, soprattutto, traduttori, che con il loro lavoro <strong>di</strong>edero un contributo alla trasmissione <strong>di</strong> una<br />

determinata immagine dell'Illuminismo scozzese 3 .<br />

Ed è attraverso la ricostruzione dell'attività <strong>di</strong> uno <strong>di</strong> questi ultimi, il prete friulano Pietro Antoniutti,<br />

“me<strong>di</strong>atore” della cultura britannica nel Veneto - con un progetto intellettuale selettivo negli autori<br />

<strong>di</strong> riferimento e ragionato nel loro adattamento - che verranno approfon<strong>di</strong>ti alcuni no<strong>di</strong> problematici<br />

della ricerca, dalla selezione delle fonti alla metodologia impiegata per il loro esame critico, anche<br />

attraverso l'esempio pratico dell'analisi dell'e<strong>di</strong>zione italiana della History of England <strong>di</strong> David<br />

Hume.<br />

3 Non si vuole ovviamente attribuire ad ogni caso la stessa importanza, sostenendo l'esistenza <strong>di</strong> un progetto<br />

complessivo <strong>di</strong> recezione dell'Illuminismo scozzese in Italia. Esistevano molteplici ragioni, intellettuali, ma<br />

soprattutto economico-commerciali, nella scelta <strong>di</strong> proporre determinati testi e traduzioni. Fondamentale, a mio<br />

avviso, <strong>di</strong>venta perciò lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> ogni singola e<strong>di</strong>zione, senza scinderla dal contesto <strong>di</strong> produzione e dalla strategia<br />

e<strong>di</strong>toriale.<br />

2


Un eroico traduttore e la sua recezione della cultura inglese<br />

Nel 1974, recensendo la traduzione che Pasquale Salvucci aveva eseguito dell'Essay on the History<br />

of the Civil Society <strong>di</strong> Adam Ferguson 4 , Eugenio Garin aveva voluto richiamare l'attenzione sul<br />

poco conosciuto prete friulano Pietro Antoniutti, un «eroico traduttore» 5 , che si <strong>di</strong>stinse tra i suoi<br />

contemporanei per una sorprendente conoscenza della lingua e della cultura inglese, messa al<br />

servizio <strong>di</strong> un prolifico lavoro <strong>di</strong> traduzione <strong>di</strong> testi. Un'abilità riconosciutagli soprattutto nella<br />

scelta <strong>di</strong> cosa volgarizzare, ma non supportata, secondo alcuni commentatori successivi, da<br />

un'adeguata resa stilistica delle sue versioni 6 .<br />

Pietro Antoniutti nacque il 16 novembre 1732 a San Daniele del Friuli e compì gli stu<strong>di</strong> nel collegio<br />

gesuitico <strong>di</strong> Gorizia, dove ebbe modo <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi alle lingue classiche e moderne. Dopo essere<br />

<strong>di</strong>ventato sacerdote, si trasferì a Venezia e successivamente a Vienna 7 . Fu in quel periodo che, come<br />

ricorda egli stesso, iniziò ad occuparsi del mondo inglese, attraverso la History of Great Britain <strong>di</strong><br />

David Hume, un interesse che ebbe modo <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re nel soggiorno a Costantinopoli, dove si<br />

recò come cappellano e confessore <strong>di</strong> Gianantonio Ruzzini, bailo presso la Sublime Porta tra il 1764<br />

e il 1768. L'esperienza fu determinante nella sua maturazione e nella sua competenza della lingua<br />

d'oltremanica, dal momento che ebbe la possibilità <strong>di</strong> frequentare il circolo intellettuale orbitante<br />

attorno all'inviato della corona britannica John Murray, con il quale decise <strong>di</strong> rimanere, al termine<br />

dell'incarico del Ruzzini. Fece ritorno in Venezia poco dopo, con Lord Edward Wortley Montagu e<br />

si de<strong>di</strong>cò per alcuni anni, con alterne fortune, all'attività <strong>di</strong> precettore dei figli del conte <strong>di</strong><br />

4 Eugenio Garin, Ferguson in Italia, in «Rivista critica <strong>di</strong> storia della filosofia», XXIX (1974), pp. 96-97. Definendo<br />

Antoniutti un “eroico traduttore” Garin si richiamava all'espressione usata da Giulio Natali nel saggio sui letterati<br />

veneti apparso nel volume “Il Settecento” da lui curato per la Storia della letteratura, Milano, Vallar<strong>di</strong>, 1962 (ed. or.<br />

1929), p. 543. L'interesse dello storico della filosofia non si esaurì nella recensione, nella quale affermava anche <strong>di</strong><br />

voler ritornare in seguito sull'argomento, ma ebbe un'appen<strong>di</strong>ce nel suggerimento dato ad Attilio Zadro affinché<br />

de<strong>di</strong>casse uno stu<strong>di</strong>o al letterato. Si veda a questo proposito A.Zadro, Pietro Antoniutti e la consapevolezza storica<br />

nelle Venezie fra il XVIII e il XIX secolo, in «Giornale critico della filosofia italiana», LXIX (1988), pp. 71-79, che<br />

rimane, a mia conoscenza, l'unico saggio critico de<strong>di</strong>cato all'Antoniutti.<br />

5 «Era tempo che un'opera <strong>di</strong> tanto significato, e <strong>di</strong> tanta incidenza storica, rientrasse in circolazione in Italia. E <strong>di</strong>co<br />

rientrasse perché esisteva già una traduzione italiana completa, e non soverchiamente malvagia del Saggio [...] Il<br />

volume si dovette alla instancabile attività <strong>di</strong> Pietro Antoniutti, eroico traduttore - come lo chiama il Natali - che dal<br />

1781 al 1810 voltò in italiano un numero spaventoso d'opere inglesi, <strong>di</strong> storia e <strong>di</strong> filosofia» (E.Garin, Ferguson, cit.,<br />

p. 96).<br />

6 Critiche negative, che in un certo qual senso hanno influenzato gli stu<strong>di</strong> sulla sua attività letteraria ancora nel<br />

Novecento, gli vennero rivolte da Girolamo Dandolo, che nel paragrafo a lui de<strong>di</strong>cato nello stu<strong>di</strong>o sulla caduta della<br />

repubblica <strong>di</strong> Venezia (Girolamo Dandolo, La caduta della Repubblica <strong>di</strong> Venezia ed i suoi ultimi cinquant'anni,<br />

Venezia, Pietro Naratovich tipografo e<strong>di</strong>tore, 1855, pp. 213-214) scrisse che «tutto il tempo non richiesto<br />

dall'esercizio de' suoi doveri fu da lui impiegato nel recare dall'inglese all'italiana favella molte eccellenti opere; ma<br />

quanto lodevole ne fu la scelta, altrettanto infelice dee <strong>di</strong>rsene l'esecuzione» (p. 213).<br />

7 Per una breve nota biografica sull'Antoniutti si veda la voce curata da Mario D'Angelo in Cesare Scalon, Clau<strong>di</strong>o<br />

Griggio e Ugo Rozzo (a cura <strong>di</strong>), Nuovo Liruti: <strong>di</strong>zionario biografico dei friulani, U<strong>di</strong>ne, Forum, 2009, vol II “L'età<br />

veneta”, pp. 282-284. Di fondamentale importanza per la bibliografia dei suoi scritti rimangono Gianantonio<br />

Moschini, Necrologia <strong>di</strong> Pietro Antoniutti, in «Giornale sulle scienze e lettere delle Provincie Venete», 1827 e Luigi<br />

Narducci, Notizie biografiche del sac. Pietro Antoniutti, U<strong>di</strong>ne, Tipografia del Patronato, 1884.<br />

3


Valvasone, finché nel 1789 ottenne l'incarico <strong>di</strong> cappellano del doge Ludovico Manin e<br />

successivamente, il 23 luglio 1793, la nomina a parroco <strong>di</strong> San Giacomo a Rialto, dove rimase fino<br />

alla morte avvenuta nel 1827.<br />

La sua attività letteraria ebbe una prima concretizzazione nel 1781, quando ad U<strong>di</strong>ne, presso i<br />

tipografi Gallici, videro la luce i due tomi delle Riflessioni sopra la elevazione e <strong>di</strong>cadenza delle<br />

antiche repubbliche [...] tradotte dall'originale inglese 8 del Montagu; il nome del traduttore non<br />

veniva esplicitamente in<strong>di</strong>cato, ma il riferimento al rapporto d'amicizia con il lord, citato<br />

nell'Introduzione, e successivi richiami all'impresa in altre opere dell'Antoniutti suggeriscono che ne<br />

fosse lui l'autore. D'altronde i temi affrontati nel saggio rientravano a pieno titolo nel campo <strong>di</strong><br />

interessi del prete friulano, attento soprattutto all'evoluzione politico-istituzionale <strong>di</strong> Venezia e degli<br />

stati europei ed in modo speciale del mondo anglosassone. Non è un caso che ricercasse modelli<br />

d'analisi storica e filosofica nei contributi <strong>di</strong> Lord Lyttleton, William Coxe, David Hartley o John<br />

Harris, o che tentasse <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re lo sviluppo della società inglese così come era venuta<br />

formandosi in rapporto alle vicende storiche: l'Inghilterra del Settecento per lui rappresentava un<br />

punto d'arrivo importante sia sul piano della riflessione religiosa, sia su quello concreto dell'azione<br />

politica. E per comprendere fino in fondo il suo contributo come me<strong>di</strong>atore e traduttore della Scozia<br />

dei Lumi, non si può, a mio avviso, prescindere da questa constatazione.<br />

La centralità dell'esperienza britannica era così evidente che anche l'e<strong>di</strong>zione delle Riflessioni <strong>di</strong><br />

Edmund Burke <strong>di</strong>ventava un'occasione per presentare all'ambiente veneziano le posizioni più<br />

avanzate della pubblicistica ra<strong>di</strong>cale democratica 9 . La traduzione -tra l'altro pubblicata<br />

contemporaneamente anche da Giovanni Gatti sulla base, però, della versione francese- non era che<br />

un pretesto per «offrire ai suoi lettori una documentazione <strong>di</strong>retta ed obiettiva del grande <strong>di</strong>battito<br />

sulla costituzione inglese provocato dall'incalzare degli avvenimenti parigini» 10 , a tal punto che la<br />

Francia e la Rivoluzione erano trattate «quasi accidentalmente» 11 . La strategia adottata era stata<br />

quella <strong>di</strong> intervenire <strong>di</strong>rettamente aggiungendo all'opuscolo <strong>di</strong> partenza gli scritti <strong>di</strong> Richard Price,<br />

Catherine Macaulay Graham e Joseph Towers, per far emergere delle tesi utili anche per il «dolce e<br />

libero governo <strong>di</strong> Venezia», a cui faceva riferimento nell'Avvertimento, imme<strong>di</strong>atamente dopo la<br />

de<strong>di</strong>ca alla memoria <strong>di</strong> Girolamo Giustiniani.<br />

Scorrendo anche sommariamente la produzione del letterato, si potrebbero rinvenire tantissimi altri<br />

8 Edward Wortley Montagu, Riflessioni sopra la elevazione e <strong>di</strong>cadenza delle antiche repubbliche adattate al presente<br />

stato della Gran Bretagna del Cavalier Odoardo Montagù, tradotte dall'originale inglese, U<strong>di</strong>ne, Gallici, 1781.<br />

9 Tre lettere apologetiche <strong>di</strong> Mrs Macaulay Graham, <strong>di</strong> Mr Touers, e del Dr Price contra le «Riflessioni» <strong>di</strong> Mr<br />

Edmund Burke, sopra la Rivoluzione <strong>di</strong> Francia con un breve compen<strong>di</strong>o delle stesse; il tutto volgarizzato dagli<br />

originali Inglesi da Pietro Antoniutti, Venezia, Tosi, 1791.<br />

10 Roberto Zapperi, Burke in Italia, in «Cahiers Vilfredo Pareto», VI (1965), p. 10.<br />

11 Idem, p. 9.<br />

4


esempi del suo progetto <strong>di</strong> trasmissione della cultura inglese nella realtà veneta, orientato anche<br />

dalle vicende storiche contingenti 12 .<br />

Particolarmente rilevante ai fini della mia ricerca è, ovviamente, il fatto che si fosse cimentato con<br />

la traduzione <strong>di</strong> tre fra i più importanti contributi dell'Illuminismo scozzese - circostanza unica se si<br />

esclude l'operazione <strong>di</strong> Giuseppe Maria Galanti 13 - inserendo ciascuno <strong>di</strong> essi nella sua prospettiva e<br />

offrendone delle versioni che meriteranno, in sede <strong>di</strong> stesura della tesi, <strong>di</strong> essere dettagliatamente<br />

analizzate. Su due <strong>di</strong> esse, la Storia <strong>di</strong> Scozia <strong>di</strong> William Robertson e il già ricordato Saggio circa la<br />

storia <strong>di</strong> civile società <strong>di</strong> Adam Ferguson 14 mi soffermerò molto brevemente, mentre la terza,<br />

l'Istoria d'Inghilterra <strong>di</strong> David Hume, sarà oggetto <strong>di</strong> un esame più accurato nella parte conclusiva<br />

della relazione.<br />

Sarebbe a <strong>di</strong>r poco azzardato sostenere che l'Antoniutti avesse ben chiare le peculiarità della società<br />

scozzese rispetto a quella inglese, ma ciò che risulta evidente è che avesse consapevolezza del ruolo<br />

che la Scozia <strong>di</strong> inizio Settecento aveva avuto nel ri<strong>di</strong>segnare rapporti <strong>di</strong> forza all'interno delle isole<br />

britanniche, con ripercussioni sulla situazione generale dell'Europa. Questo era uno dei temi<br />

fondamentali della History of Scotland, un'opera storiograficamente concepita per saldare i legami<br />

tra Londra ed E<strong>di</strong>mburgo, <strong>di</strong>mostrandone la valenza strategica anche a quegli “intellettuali” che<br />

avevano accolto con ostilità l'Atto <strong>di</strong> Unione del 1707. Il traduttore friulano aveva voluto proporla<br />

in polemica con l'e<strong>di</strong>tore senese Francesco Rossi, che nel 1778 ne aveva dato una versione<br />

“mutilata” 15 . Mancava, infatti, l'appen<strong>di</strong>ce, costituita da lettere e documentazione ine<strong>di</strong>ta su Maria<br />

Stuart, aggiunta dallo storico proprio in stretta connessione al suo progetto <strong>di</strong> una storia che potesse<br />

essere utile ed allo stesso tempo sorretta da solide fonti che tutti avrebbero potuto leggere. Era<br />

questa, assieme all'atteggiamento usato nel trattare delicati argomenti religiosi, la parte più originale<br />

che aveva consentito a Robertson <strong>di</strong> «allontanarsi dai precedenti scrittori, collocando le azioni in un<br />

12 Mi sembra rilevante, anche se devo ancora approfon<strong>di</strong>re la questione, che nel tradurre i saggi filosofici e linguistici<br />

<strong>di</strong> Harris, nel 1797, si soffermi con insistenza nella consueta premessa, sul concetto <strong>di</strong> nazione, <strong>di</strong> libertà e <strong>di</strong><br />

linguaggio come elemento unitario.<br />

13 Giuseppe Maria Galanti nel 1782 aveva compiuto un'interessante operazione e<strong>di</strong>toriale scegliendo <strong>di</strong> integrare la sua<br />

pubblicazione della Storia filosofica e politica delle nazioni antiche e moderne del Millot (Napoli, Stamperia della<br />

Società letteraria e tipografica,1781-1782) con supplementi tratti da Chastellux, Adam Ferguson, William Robertson<br />

e David Hume, in cui veniva affrontato il tema dell'organizzazione feudale.<br />

14 William Robertson, Storia <strong>di</strong> Scozia durando i regni <strong>di</strong> Maria e <strong>di</strong> Giacomo VI scritta dal dottor Guglielmo<br />

Robertson, e dall'Originale Inglese recata nell'Italiano i<strong>di</strong>oma da Pietro Antoniutti, Londra [Venezia] per A. Millar<br />

e T. Cadell [Giovanni Gatti] 1784, un'e<strong>di</strong>zione che presentò alcuni problemi iniziali per le concessioni <strong>di</strong> stampa,<br />

come rilevato da Gianfranco Tarabuzzi, Le traduzioni italiane settecentesche delle opere <strong>di</strong> William Robertson, in<br />

Rivista Storica Italiana, XCI (1979), pp. 486-509 (in particolare sulla vicenda pp. 489-490); Adam Ferguson,<br />

Saggio circa la storia <strong>di</strong> civile società <strong>di</strong> Adamo Ferguson ll. d. professore <strong>di</strong> filosofia morale nella Università <strong>di</strong><br />

E<strong>di</strong>nburgo. Volgarizzamento <strong>di</strong> Pietro Antoniutti, Venezia, Santini, 1807.<br />

15 Storia <strong>di</strong> Scozia sotto i regni <strong>di</strong> Maria Stuarda e <strong>di</strong> Giacomo VI, sino all'avvenimento <strong>di</strong> questo Principe alla<br />

Corona <strong>di</strong> Inghilterra, con un Compen<strong>di</strong>o della Storia <strong>di</strong> Scozia ne' tempi che hanno preceduto queste epoche, del<br />

Sig. Guglielmo Robertson Dottore-Ministro <strong>di</strong> Lady Yester a E<strong>di</strong>mburgo, dall'Originale Inglese, s. l. [Siena], s. e.<br />

[Francesco Rossi], 1778-1779.<br />

5


<strong>di</strong>fferente punto <strong>di</strong> vista filosofico» 16 ed era perciò impensabile ometterla 17 .<br />

La traduzione, nel 1807, del Saggio <strong>di</strong> Ferguson era stata un'impresa <strong>di</strong> tutt'altro genere, dettata dal<br />

desiderio <strong>di</strong> comprendere meglio «la natura della specie umana», proseguendo un'analisi cominciata<br />

occupandosi del saggio sui selvaggi <strong>di</strong> Franklin e delle riflessioni <strong>di</strong> Whiston sugli aborigeni.<br />

L'unica versione italiana esistente era stata realizzata per Turra da Tommaso Cerato, avvocato<br />

vicentino 18 , che si era servito, però, come era usuale all'epoca, della traduzione francese. Mi limiterò<br />

ad alcune concise osservazioni stilistiche, quali emergono dalla lettura simultanea delle due<br />

e<strong>di</strong>zioni. Va detto, innanzitutto, che le accuse <strong>di</strong> “poca conoscenza dell'italiano i<strong>di</strong>oma”, che<br />

ricordavo in apertura, potevano trovare la loro fondatezza per quanto riguardava il volgarizzamento<br />

<strong>di</strong> autori dalla prosa lineare e piana, come era Hume, ma non erano convincenti in questo caso: lo<br />

stile dell'Antoniutti, articolato e pieno <strong>di</strong> lunghi perio<strong>di</strong>, si prestava bene per rendere giustizia al<br />

Ferguson, il meno “puro”, linguisticamente parlando, degli Illuministi scozzesi, a causa della sua<br />

nascita nelle Highlands. Cerato segue fedelmente la struttura francese, italianizza i nomi nelle<br />

citazioni bibliografiche e non si mostra quasi mai innovativo nelle scelte, rimanendo<br />

pe<strong>di</strong>ssequamente ancorato al testo; l'eroico traduttore dà prova, invece, <strong>di</strong> maggior rielaborazione,<br />

suggerendo soluzioni ragionate per termini <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile interpretazione linguistica e concettuale<br />

come “polished” e “policy”, tradotti con “ingentilito” e “politica”, o “civilization”, che <strong>di</strong>venta<br />

“civilizzazione” (e “coltura” in Cerato) e rinunciando ad improbabili calchi quando il lemma non<br />

era presente in Italiano 19 . Dal punto <strong>di</strong> vista generale, erano presenti i consueti commenti e<br />

riferimenti interni ad altre opere precedentemente tradotte. Interessante notare come citasse, in<br />

almeno due occasioni, un testo che non ebbe un'eco consistente in Italia, l'Essay towards a General<br />

History of Feudal Property in Great Britain <strong>di</strong> John Dalrymple 20 , in cui veniva indagato il problema<br />

dell'organizzazione feudale come elemento <strong>di</strong> <strong>di</strong>versità tra Scozia ed Inghilterra.<br />

16 Avvertimento del volgarizzatore, p. IV.<br />

17 Si veda a questo proposito il commento apparso su Progressi dello spirito umano nelle scienze e nelle arti o sia<br />

Giornale letterario che contiene estratti […], s. l. [Venezia], s. e. [Antonio Graziosi], tomo XI (1784), per l'uscita<br />

della traduzione dell'Antoniutti: «Ma l'Ab.Antoniutti ch'è uom dotto, […] sa che una traduzione mutilata non può<br />

più <strong>di</strong>rsi traduzione se non per impostura libraria» (p. 196).<br />

18 Saggio sopra la storia delle società civile <strong>di</strong> Adamo Ferguson professore <strong>di</strong> filosofia morale nella Università <strong>di</strong><br />

E<strong>di</strong>nburgo, opera tradotta dall'inglese dal sig. Bergier ed ora dal francese in italiano da Tommaso Cerato avvocato<br />

vicentino, Vicenza, Turra, 1791-1792.<br />

19 Ad esempio Antoniutti sceglie <strong>di</strong> lasciare “Raideer”, aggiungendo una breve nota esplicativa, “un animale simile al<br />

cervo”; Cerato aveva invece proposto “rangifero”.<br />

20 John Darlymple, An Essay towards a General History of Feudal Property in Great Britain, printed for A. Millar, in<br />

the Strand, London, 1757. Lo stesso autore è citato dall'Antoniutti nella sua Introduzione alla Storia <strong>di</strong> Scozia e nella<br />

sua traduzione <strong>di</strong> Hume, in una nota che non compare in nessun'altra e<strong>di</strong>zione italiana, né nell'originale.<br />

6


L'Istoria <strong>di</strong> Inghilterra <strong>di</strong> David Hume<br />

La decisione <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re le vicende legate alla pubblicazione della History of England è dovuta<br />

al fatto che essa rappresenta un <strong>di</strong>screto “terreno <strong>di</strong> prova” per mettere in evidenza questioni<br />

generali <strong>di</strong> carattere metodologico ed interpretativo 21 .<br />

Se è vero che la History of England poteva essere letta nelle versioni francesi, e soprattutto in quella<br />

stampata ad Amsterdam dal 1763 al 1766, tuttavia la sua prima traduzione venne accolta con grande<br />

entusiasmo nelle gazzette letterarie ottocentesche. «La Storia d'Inghilterra <strong>di</strong> Hume meritava bene <strong>di</strong><br />

essere tradotta in italiano, ed oggetto era quasi <strong>di</strong> stupore il vedere che da noi non se ne avesse<br />

alcuna versione. A questo voto ha creduto opportuno <strong>di</strong> riparare lo stampatore veneto Picotti, e non<br />

può dubitarsi che gli eru<strong>di</strong>ti italiani gliene sapranno buon grado» 22 . L'e<strong>di</strong>zione così benevolmente<br />

salutata dalle pagine della Biblioteca italiana era quella commissionata dal veneto Picotti a<br />

Spiri<strong>di</strong>one Castelli, noto letterato milanese 23 che però, nonostante le premesse, non fu all'altezza<br />

dell'incarico. Il suo lavoro fu interrotto, infatti, dopo il primo volume perché, come si legge<br />

nell'avviso dell'e<strong>di</strong>tore, il pubblico <strong>di</strong> colti lettori chiamati a dare un giu<strong>di</strong>zio non ne aveva<br />

«aggra<strong>di</strong>to il metodo della traduzione». Questa era la questione principale attorno a cui ruotava la<br />

lunga recensione che venne pubblicata su Lo Spettatore straniero 24 . In essa, con un metodo <strong>di</strong><br />

attenta comparazione filologica tra l'originale e due versioni italiane, l'una dell'estensore<br />

dell'articolo, l'altra del Castelli, venivano messi in risalto gli errori <strong>di</strong> quest'ultimo, giacché «se non<br />

è gran vanto il serbarsi fedele in tradurre uno storico così facile e piano come Hume, <strong>di</strong> maggior<br />

biasimo riuscir dee l'alterare o travisarne i concetti» 25 . Il commento era lapidario: parole usate in<br />

modo inappropriato, utilizzo <strong>di</strong> termini obsoleti, costruzione complessa dei perio<strong>di</strong> che non<br />

rispecchiava la “nobile semplicità”, ovvero una serie <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>menti al precetto car<strong>di</strong>ne che «colui che<br />

imprende a tradurre un autore non dee restringersi a voltare in altra lingua i concetti, ma deve ben<br />

anche conservarne il genio o, come si <strong>di</strong>ce, il carattere» 26 . Il tema centrale su cui vertevano i<br />

21 Sulla pubblicazione della History si vedano i contributi <strong>di</strong> Gianfranco Tarabuzzi, Echi settecenteschi della<br />

storiografia inglese, in «Archivio Storico Italiano», CXXXVIII (1980), pp. 391-440, <strong>di</strong> Marialuisa Bal<strong>di</strong>, David<br />

Hume nel Settecento italiano: filosofia ed economia, Firenze, La Nuova Italia, 1983 e <strong>di</strong> Emilio Mazza, Translations<br />

of Hume's Works in Italy, in Peter Jones, The Reception of David Hume in Europe, New York, Thoemmes<br />

Continuum, 2005.<br />

22 «Biblioteca Italiana o sia Giornale <strong>di</strong> letteratura, scienze ed arti compilato da vari letterati», Milano, Tomo XI<br />

(1818), pp. 133-134.<br />

23 Della Storia d'Inghilterra <strong>di</strong> David Hume versione dall'inglese <strong>di</strong> Spiri<strong>di</strong>one Castelli, Venezia, Picotti, 1818, tomo I.<br />

Si vedano le considerazioni <strong>di</strong> Gianluca Albergoni, I mestieri delle lettere tra istituzioni e mercato: vivere e scrivere<br />

a Milano nella prima meta dell'Ottocento, Milano, Franco Angeli, pp. 228-236.<br />

24 «Lo Spettatore straniero, ovvero mescolanze <strong>di</strong> viaggi, <strong>di</strong> statistica, <strong>di</strong> storia, <strong>di</strong> politica, <strong>di</strong> letteratura, <strong>di</strong> belle arti e<br />

<strong>di</strong> filosofia», stampato in Milano presso gli E<strong>di</strong>tori A.F.Stella e Comp., Tomo XI (1818), pp. 320-326.<br />

25 Ibidem, pp. 321-322.<br />

26 Ibidem, p. 325.<br />

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commenti era, dunque, l'in<strong>di</strong>viduazione delle caratteristiche che doveva avere un testo per essere<br />

reputato una “buona traduzione” e, secondo tali parametri, il lavoro del Castelli non fu ritenuto<br />

accettabile.<br />

Datane l'importanza, l'impresa non venne comunque abbandonata e, in sostituzione, venne chiamato<br />

il parmense Michele Leoni, già volgarizzatore <strong>di</strong> Shakespeare, un personaggio che, nella mia tesi,<br />

meriterà un approfon<strong>di</strong>mento ulteriore. Molto versato sia nell'inglese che nell'italiano, compose una<br />

quanto mai garbata Istoria in do<strong>di</strong>ci tomi, usciti tra il 1819 e il 1826, accompagnati da una lunga<br />

premessa sul metodo adottato 27 . Dopo aver puntualizzato che non si era «fatto lecito <strong>di</strong> manomettere<br />

un lavoro <strong>di</strong> tanta eccellenza col mescolarvi eterogenei elementi, che forse ne avrebbero sfigurata la<br />

filosofica e politica sembianza», entrava poi nel dettaglio delle idee humeane in materia <strong>di</strong><br />

religione, sostenendo che non dovessero essere alterate da nessun intervento. L'e<strong>di</strong>zione, dato il suo<br />

pregio, sarebbe finita solo tra le mani <strong>di</strong> leggitori capaci <strong>di</strong> comprenderne la matrice protestante, e<br />

mai sarebbe giunta «sott'occhio <strong>di</strong> gente del tutto i<strong>di</strong>ota, che non sappia <strong>di</strong>scernere l'abuso dal<br />

dogma» 28 . Una <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> intenti rispettosi del testo originale che richiamava perfettamente<br />

quella del “collega” friulano, la cui pubblicazione della Storia d'Inghilterra presso Parolari 29 ebbe,<br />

però, una storia «travagliatissima» 30 a causa della censura ecclesiastica, che ne permise la stampa<br />

solo a seguito dell'inserimento <strong>di</strong> un corposo corredo <strong>di</strong> note. L'Antoniutti, dal canto suo, si era<br />

sempre <strong>di</strong>mostrato cauto nel presentare autori che con le loro interpretazioni avessero potuto urtare<br />

violentemente la sensibilità cattolica 31 , ma non aveva mai accettato la manipolazione <strong>di</strong>retta del<br />

testo, nascosta al lettore nell'adattamento dei termini o nell'omissione <strong>di</strong> frasi e <strong>di</strong> interi paragrafi.<br />

Un'attenzione per l'originale che, come nel caso della Storia <strong>di</strong> Scozia, era rivolto all'intera struttura<br />

del volume, appen<strong>di</strong>ci ed apparati documentari compresi. In questa occasione era stato compiuto un<br />

lavoro ancora più accurato per restituire un'integrità iniziale, che non era stata mantenuta neanche<br />

nelle e<strong>di</strong>zioni inglesi successive alla prima. La History 32 aveva avuto un processo <strong>di</strong> composizione<br />

molto particolare e nelle ristampe non solo erano stati riorganizzati cronologicamente i volumi -<br />

Hume era partito dagli Stuarts ed era giunto ai secoli me<strong>di</strong>evali - ma erano stati risistemati alcuni<br />

27 Istoria d'Inghilterra <strong>di</strong> David Hume recata in italiano da Michele Leoni, Venezia, Picotti, 1819-1826. Avviso del<br />

traduttore, pp. 9-13.<br />

28 Ibidem, p. 11.<br />

29 Istoria dell'Inghilterra <strong>di</strong> David Hume dalla invasione <strong>di</strong> Giulio Cesare sino alla rivoluzione 1688. Volgarizzata<br />

dall'abate Pietro Antoniutti, Venezia, Parolari, 1818-1820. Antoniutti fu l'unico traduttore a riportare correttamente il<br />

titolo integrale.<br />

30 Giampietro Berti, Censura e circolazione delle idee nel Veneto della Restaurazione, Deputazione E<strong>di</strong>trice, Venezia<br />

1989, p.312.<br />

31 Nel caso <strong>di</strong> testi controversi, aveva adottato la precauzione <strong>di</strong> inserire brevi note nei passaggi più delicati in cui<br />

venivano attaccati la tra<strong>di</strong>zione e l'or<strong>di</strong>ne sociale e religioso. Ne è esempio l'intervento sul già citato pamphlet <strong>di</strong><br />

Richard Price, annotato e ad<strong>di</strong>rittura compen<strong>di</strong>ato in alcuni punti.<br />

32 The History of England from the Invasion of Julius Caesar to the Revolution in 1688, printed for A. Millar, in the<br />

Strand, London, 1754-1762. I primi due volumi uscirono col titolo <strong>di</strong> The History of Great Britain, printed by<br />

Hamilton, Balfour and Neill, E<strong>di</strong>nburgh, 1754-1756.<br />

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paragrafi, uno dei quali fu completamente omesso. È Antoniutti stesso che ricostruisce questa storia<br />

e<strong>di</strong>toriale, sia nell'Introduzione che fece per la sua traduzione, stampata nel 1816 da Santini in<br />

Venezia, sia nelle pagine della premessa vera e propria. «Il trasportare il Carattere de' Puritani dal<br />

quinto al quarto tomo e l'omettere il Carattere dei Cattolici in tutte le e<strong>di</strong>zioni posteriori alla prima<br />

non sono già le alterazioni contemplate da Mr Hume, essendo alterazioni degli E<strong>di</strong>tori inglesi […]»,<br />

ma, proseguiva, «in questa italiana e<strong>di</strong>zione il tutto è riposto a suo luogo» 33 .<br />

Il prete friulano aveva iniziato ad appassionarsi al filosofo negli anni viennesi, quando gli fu<br />

possibile consultare una copia dell'originale conservata nella Biblioteca Imperiale, ma solo nel 1818<br />

raggiunse lo scopo <strong>di</strong> stamparne una versione italiana, che per altro si arrestava al tomo IV su<br />

Elisabetta. Un'interruzione in<strong>di</strong>pendente dalla volontà del traduttore 34 , che, come <strong>di</strong>mostrano<br />

frequenti citazioni tratte dai capitoli mancanti, aveva lavorato su tutto il testo. Fu determinata dai<br />

censori 35 , che, per concedere l'autorizzazione alla stampa dei primi quattro volumi, imposero<br />

l'aggiunta <strong>di</strong> note, firmate dall'e<strong>di</strong>tore. Esse andarono a concentrarsi soprattutto nel I e III tomo, in<br />

corrispondenza <strong>di</strong> passi critici sull'atteggiamento <strong>di</strong> re e Chiesa nell'età me<strong>di</strong>evale, sulla <strong>di</strong>ffusione<br />

dei monasteri o sulle figure <strong>di</strong> Lutero, Leone X e Thomas More. All'«ingiusto ed imparziale» Hume,<br />

colpevole <strong>di</strong> «alterare la verità, purché la Chiesa Romana sia <strong>di</strong> neri colori offuscata» 36 , venivano<br />

contrapposti, tra gli altri, gli scritti del gesuita Alfonso Muzzarelli, che sarebbero stati utili «onde<br />

togliere ogni sinistra impressione alle franche asserzioni <strong>di</strong> cotanto storico» 37 .<br />

Lo stu<strong>di</strong>o delle note da solo non è, ovviamente, sufficiente e va integrato con un esame puntuale ed<br />

integrale dei testi e, a questo proposito, può essere utile entrare più nel dettaglio delle e<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

Antoniutti e Leoni 38 .<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista della struttura, in entrambe compaiono, in apertura, la Vita <strong>di</strong> David Hume scritta<br />

da lui medesimo e la Lettera <strong>di</strong> Adam Smith a Guglielmo Strahan. Il Friulano, però, non aveva<br />

riportato integralmente la lettera e, soprattutto, aveva scelto <strong>di</strong> inserire una serie <strong>di</strong> riflessioni a piè<br />

<strong>di</strong> pagina sul modo in cui lo scozzese affrontava le questioni religiose 39 . L'e<strong>di</strong>zione Picotti presenta,<br />

33 Introduzione <strong>di</strong> Pietro Antoniutti, Venezia, Santini, 1816, p.14.<br />

34 Interessante notare un'affermazione <strong>di</strong>retta dell'Antoniutti, che riteneva una possibile causa del poderoso intervento<br />

della censura «l'esservi citato F. Paolo», le cui tesi erano già state da lui <strong>di</strong>fese in un breve scritto del 1813<br />

(Osservazioni <strong>di</strong> Pietro Antoniutti sopra la Storia Arcana <strong>di</strong> F. Paolo ed il paragrafo del Bossuet omesso nella<br />

veneta e<strong>di</strong>zione e la Storia <strong>di</strong> Persenio, Tipografia Santini, Venezia, 1813).<br />

35 La History sarà iscritta all'In<strong>di</strong>ce il 10 settembre 1827, con grande ed esplicito rammarico <strong>di</strong> Antonio Clerichetti,<br />

modesto traduttore lombardo, che nel periodo se ne stava occupando per l'e<strong>di</strong>tore Bettoni e «si ritenne danneggiato e<br />

utilizzò la questione come pretesto per ottenere un aumento della pensione da funzionario». L'episo<strong>di</strong>o è ricordato<br />

da Albergoni, I mestieri delle lettere, cit., p. 249.<br />

36 Istoria dell'Inghilterra, trad. Antoniutti, Tomo I, p. 53.<br />

37 Ibidem, Tomo III, p. 205.<br />

38 Ho scelto <strong>di</strong> proporre alcune riflessioni emerse dal confronto tra la traduzione <strong>di</strong> Antoniutti e quella <strong>di</strong> Leoni,<br />

lasciando da parte quella più tarda del citato Antonio Clerichetti, Storia d'Inghilterra <strong>di</strong> David Hume, traduzione<br />

dall'originale inglese <strong>di</strong> Antonio Clerichetti, Milano e poi Capolago, Bettoni e Tipografia Elvetica, 1825-1837.<br />

39 La Lettera era già comparsa in appen<strong>di</strong>ce ad un altro suo lavoro, la traduzione <strong>di</strong> William Adams, Saggio in risposta<br />

9


invece, un interessante ultimo volume, comprendente i capitoli sulla restaurazione degli Stuarts fino<br />

alla gloriosa rivoluzione. In esso venne pubblicato, preceduto da un avviso del tipografo, «un<br />

salutare antidoto», «uno squarcio» 40 tratto dalla Storia della Riforma Protestante <strong>di</strong> William<br />

Cobbett, inserito per mettere in guar<strong>di</strong>a i lettori dalla malafede dello Hume, anche perché non si<br />

erano ritenute sufficienti le rassicurazioni iniziali del traduttore.<br />

Proseguendo con una lettura comparativa, appaiono evidenti alcune <strong>di</strong>fferenze stilistiche.<br />

Antoniutti, sebbene ecceda a volte con una costruzione sintattica un po' troppo elaborata, si<br />

<strong>di</strong>mostra il più fedele possibile al significato del testo originale, cercando <strong>di</strong> riprodurre le sfumature<br />

terminologiche (sceglie “liberi pensatori” per “freethinkers”, mentre Leoni aveva optato per un<br />

generico “spiriti forti”). Ciò nonostante, si concede alcune libertà aggiungendo singoli aggettivi o<br />

avverbi per rafforzare un concetto. Ve<strong>di</strong>amo alcuni esempi concreti.<br />

Nel capitolo I, Hume si sofferma sull'azione riformatrice <strong>di</strong> Gregorio VII e afferma che:<br />

«the controversy between the Pagans and the Christians was not entirely cooled in that age; and not<br />

pontiff, before Gregory had ever carried to greater excess an intemperate zeal against the former<br />

religion» 41 .<br />

Queste le versioni italiane:<br />

«la <strong>di</strong>ssenzione fra i Pagani e i Cristiani non<br />

era affatto sopita; né alcun Pontefice, prima <strong>di</strong><br />

Gregorio, portò tant'oltre il suo zelo contro la<br />

precedente falsa religione».<br />

(ANTONIUTTI, Tomo I, p.40)<br />

«la controversia fra i Gentili e i Cristiani non<br />

era ancora raffreddata del tutto; e niun<br />

Pontefice, innanzi a Gregorio, avea spinto<br />

tant'oltre uno zelo intemperante contro la<br />

vecchia religione».<br />

(LEONI, Tomo I, pp.74-75)<br />

Come si può notare, mentre Leoni ricalca l'originale (es. “cooled” <strong>di</strong>venta “raffreddata”), Antoniutti<br />

riba<strong>di</strong>sce, con l'aggettivo “falsa”, la tesi che Hume stava sostenendo sulla matrice <strong>di</strong> certe<br />

manifestazioni religiose. Altro caso è l'epiteto dato ad Offa, che in originale è chiamato<br />

semplicemente “prince”, ma in Antoniutti <strong>di</strong>venta “barbaro principe”; nel capitolo de<strong>di</strong>cato alle<br />

crociate, invece, esse vengono definite un “capriccio”, un lemma che non ha riscontro nelle altre<br />

versioni e venne criticato in una nota («pare che la parola “capriccio” sia inavvertitamente caduta <strong>di</strong><br />

a Mr Hume circa i miracoli <strong>di</strong> Guglielmo Adams, anno Domini 1751, Venezia, Santini, 1806.<br />

40 Istoria dell'Inghilterra, trad. Leoni, Tomo XII, pp. I-VIII.<br />

41 The History of England, Tomo I, p. 34.<br />

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penna» 42 ). Dal canto suo Leoni, contravvenendo alle promesse <strong>di</strong> rispetto assoluto del testo fatte nel<br />

suo Avvertimento, interviene mo<strong>di</strong>ficandolo in alcuni punti. Si trovano, ad esempio, vere e proprie<br />

omissioni <strong>di</strong> perio<strong>di</strong>, come nel Tomo I, quando, all'interno <strong>di</strong> un brano sull'uso delle immagini sacre<br />

fatto dai Sassoni, viene tralasciata un'intera frase (presente nell'altro caso, «in que'tempi una tale<br />

<strong>di</strong>vozione raccomandassi ad Offa da Carlo Magno, quantunque sembri non essere stata ricevuta<br />

senza ostacolo dalla Chiesa d'Inghilterra» 43 ). Oppure, durante la descrizione della vicenda <strong>di</strong><br />

Thomas Becket, la mente del popolo non viene definita, come nell'originale, in preda alla<br />

superstizione («the influence of supestition over the minds of the people» 44 tradotto dall'Antoniutti<br />

«popolo sempre più fanatico» 45 ). Alterazioni più o meno significative che, comunque, mo<strong>di</strong>ficavano<br />

il messaggio, attenuandolo in un caso, potenziandolo nell'altro.<br />

Il <strong>di</strong>scorso sull'e<strong>di</strong>zione dell'Istoria d'Inghilterra non può esaurirsi, ovviamente, in queste poche<br />

righe, ma ciò che mi premeva era illustrare per sommi capi il metodo <strong>di</strong> analisi dei testi e suggerire<br />

alcune parziali riflessioni su come l'opera <strong>di</strong> Hume venne presentata dai primi due traduttori.<br />

Conclusione<br />

Pietro Antoniutti fu solamente uno dei tanti letterati che si occuparono <strong>di</strong> testi car<strong>di</strong>ne del pensiero<br />

illuministico scozzese, ma la sua vicenda, per quanto eccezionale - e assolutamente non<br />

para<strong>di</strong>gmatica dell'operato dei traduttori tra Settecento ed Ottocento - mi ha consentito <strong>di</strong> mettere in<br />

evidenza, con un esempio concreto, alcuni aspetti della mia ricerca.<br />

Quello che, nel corso <strong>di</strong> queste pagine, ho definito un “progetto selettivo e ragionato”, sostenuto da<br />

una impareggiabile <strong>di</strong>mestichezza con la lingua inglese, si articolò in una accurata riproposizione<br />

dei contributi più innovativi che provenivano dall'Inghilterra, sia in campo storiografico che<br />

filosofico, e anche l'immagine della Scozia dei Lumi che trasmise con le sue traduzioni deve essere<br />

collocata all'interno <strong>di</strong> questa prospettiva. Attento lettore <strong>di</strong> Hume e Robertson, seppe cogliere<br />

alcune delle loro innovazioni ai para<strong>di</strong>gmi della storiografia del XVIII secolo, come la sua funzione<br />

civile, la necessità <strong>di</strong> un'interpretazione filosofica dei fatti e, non ultimo, il <strong>di</strong>ritto dello storico <strong>di</strong><br />

affrontare, con rigore e senza preconcetti, anche temi delicati della sfera religiosa. Un terreno sul<br />

quale si mosse sempre in modo molto cauto, cercando, nell'equilibrio globale delle sue traduzioni,<br />

uno strumento per consentirne la pubblicazione senza <strong>di</strong>vieti da parte dei censori, così che ogni<br />

42 Istoria dell'Inghilterra, trad. Antoniutti, Tomo I, p. 241.<br />

43 Istoria dell'Inghilterra, trad. Antoniutti, Tomo I, p. 64.<br />

44 The History of England, Tomo I, p. 464.<br />

45 Istoria dell'Inghilterra, trad. Antoniutti, Tomo I, p. 311.<br />

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messaggio ritenuto importante potesse avere una circolazione. La fitta rete <strong>di</strong> riman<strong>di</strong> e citazioni da<br />

un'opera all'altra permetteva poi al lettore <strong>di</strong> costruirsi una biblioteca <strong>di</strong> quanto <strong>di</strong> meglio ed utile<br />

offrisse il <strong>di</strong>battito intellettuale <strong>di</strong> quegli anni, con la speranza che alcune idee potessero avere un<br />

risvolto pratico anche in area veneta.<br />

Allo stato attuale delle mie conoscenze mi pare <strong>di</strong> poter affermare che la sua volontà <strong>di</strong> incidere<br />

concretamente nell'azione politica e nelle <strong>di</strong>scussioni del suo ambiente fosse, però, rimasta senza<br />

risultati tangibili. Il nome <strong>di</strong> Pietro Antoniutti venne polemicamente alla ribalta solamente per la<br />

<strong>di</strong>fesa che fece <strong>di</strong> Paolo Sarpi, unico caso in cui aveva messo da parte quella “moderazione”<br />

nell'esposizione delle tesi, che probabilmente gli derivava dalle sue letture scozzesi.<br />

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