Leggi il numero 3 di Capitan Abruzzo - Regione Abruzzo

Perché un fotoromanzo? A cosa serve? Quale ragione fa riscoprire uno strumento di
comunicazione che furoreggiò nel dopoguerra e che sembra distante dai modelli di
comunicazione dei giovani d'oggi?
Noi abbiamo deciso di raddoppiare la scommessa avviata con il "fumetto" di Capitan
Abruzzo: comunicare con i giovani delle scuole usando i linguaggi che preferiscono. Il
fumetto è cambiato nel corso di questi decenni in modo cospicuo. La mia generazione
sognava il West scorrendo le immagini di Tex Willer, di Pecos Bill,
Blek Macigno o Buffalo Bill.
Poi il fumetto ha cambiato linguaggio. Ha scoperto persino la psicanalisi con le strips di
Crepax nelle storie di Valentina. O la rivisitazione affascinante del modello salgariano
(o quello più colto e raffinato, di Conrad) del personaggio di Corto Maltese,
fortunatissimo eroe del disegnatore veneziano, Hugo Pratt.
Il fotoromanzo, invece, è illanguidito progressivamente dentro il carattere dolciastro,
melenso delle sue storie sentimentali. I settimanali che ospitavano le storie rosa si chiamavano
Grand Hotel o Bolero Film: fecero la fortuna di editori come Cino del Duca o
Angelo Rizzoli. Ma, alla lunga, non hanno resistito alla prova.
Perché allora riproporre questo linguaggio? Noi pensiamo che la diffusione delle macchine
fotografiche digitali e l'esplosione del cellulare, con fotocamera incorporata, abbia
riacceso, soprattutto tra i ragazzi, il gusto dell'immagine fino alla trasgressione.
Noi puntiamo a parlare con i ragazzi delle scuole indicando un modello capace di
finalizzare, in modo attivo, positivo, questa nuova passione per le immagini fotografiche.
Proponiamo storie "edificanti" e dai tratti esplicitamente pedagogici. Vogliamo provare
a parlare con i giovani rifiutandoci di usare linguaggi istituzionali o, peggio,
meta-linguaggi orribili come il "politichese".
Ci piace l'idea che il fotoromanzo sia una sorta di specchio che riflette immagini, storie,
sensibilità, verità che i giovani guardano, ma talvolta non vedono.
Questa è la ragione della nostra scommessa sul fotoromanzo: è la prova che il nostro
programma di comunicazione con le scuole può solo crescere e svilupparsi.
Naturalmente chi comincia a frequentare questi sentieri nuovi può commettere molti
errori. Ma l'errore che noi non commetteremo mai più è quello di continuare a stampare
pubblicazioni che passano, senza soluzione di continuità, dalle rotative della
tipografia, al cestino della carta straccia, senza la benché minima curiosità dei destinatari.
Noi, con Capitan Abruzzo, un po'di interesse l'abbiamo suscitato.
Per questo raddoppiano la scommessa.
Slim è un fotografo che conosce tutti i linguaggi che nascono dall'apparecchio fotografico.
Ha stampato libri importanti ed ha fornito immagini e racconti di fenomeni culturali
di grande rilievo. L'ultimo, quello che ha per soggetto i graffiti dipinti dai ragazzi sui
muri, è un piccolo esempio di come la fotografia possa essere usata come una sorta di
"saggio", capace di esplorare fenomeni culturali complessi. Il fotoromanzo breve è
un'altra delle prove della sua versatilità. E' una fortuna, per il sistema comunicativo della
Regione, poter contare sulla sua colta collaborazione.
Il Presidente Ottaviano Del Turco