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OLTRE L'EMERGENZA - CESV Messina

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10 L’analisi<br />

Le organizzazioni di Protezione civile 11<br />

La Sicilia è inadempiente<br />

Governo regionale e Comuni risultano indietro nella strategia di prevenzione degli<br />

incendi.<br />

In questi ultimi anni in Sicilia si è fatto poco in termini di<br />

prevenzione degli incendi. È grave che la legge quadro in<br />

materia di incendi boschivi 353/2000, la quale, fra l’altro,<br />

obbliga i Comuni al censire i suoli percorsi da incendio,<br />

sia stata recepita solo nell’aprile 2006. Nel resto d’Italia<br />

la legge ha dato buoni frutti e, dove è stata applicata<br />

con serietà, gli incendi sono diminuiti. La Sicilia è stata<br />

inadempiente verso questo obbligo e gli incendi sono<br />

aumentati, non si è riusciti a fermare la scia di fuoco che<br />

ha bruciato la nostra Isola. In buona parte della Sicilia roghi<br />

spaventosi si sono sviluppati contemporaneamente, quasi<br />

obbedissero ad una strategia di distruzione che merita<br />

di essere indagata e spiegata. Il governo regionale, pur<br />

avendo impiegato importanti risorse umane e fi nanziarie,<br />

non è riuscito a mettere in atto una effi cace strategia di<br />

prevenzione e di contrasto in materia di incendi. Penso, in<br />

particolare, alla gestione degli operai forestali, più orientata<br />

verso logiche assistenziali che verso un’effi ciente azione<br />

di prevenzione. Anche i Comuni si sono trovati impreparati<br />

di fronte all’emergenza e hanno fatto poco per limitare i<br />

rischi. Solo dopo le tragedie di agosto i Comuni hanno<br />

cominciato ad istituire il catasto delle aree incendiate e<br />

fatto scattare quei vincoli che vanifi cano interessi legati<br />

alla trasformazione edilizia, al pascolo, alla riforestazione.<br />

Poco rispettate sono le ordinanze emesse dai sindaci nei<br />

confronti dei privati che non hanno provveduto a ripulire i<br />

terreni dalle sterpaglie. Quei terreni da cui molto spesso<br />

hanno origine gli incendi che poi colpiscono aree boschive,<br />

coltivazioni e case.<br />

L’altra faccia degli incendi è il dissesto idrogeologico. Le<br />

aree percorse dal fuoco sono più vulnerabili per la perdita<br />

della copertura vegetale: il suolo diventa più erodibile dalle<br />

acque piovane e si innescano frane e dissesti molto gravi<br />

che fanno da preludio ai processi di desertifi cazione. Per<br />

scongiurare questi rischi è necessaria la cura del territorio,<br />

la manutenzione continua nel rispetto dei processi<br />

naturali di formazione del bosco. Ma servono anche<br />

attività di prevenzione e di repressione degli incendi che<br />

coinvolgano gli enti preposti, i Comuni e le associazioni<br />

di volontariato: sensibilizzazione costante, controllo del<br />

territorio, coordinamento, sanzioni certe per gli autori degli<br />

atti incendiari. Oggi chi appicca incendi è considerato un<br />

criminale dall’opinione pubblica, mentre prima era quasi<br />

tollerato. L’opinione pubblica intera avverte questi episodi<br />

come un danno per l’intera comunità ed è più attenta nei<br />

confronti di boschi e ambiente, ma certamente permangono<br />

interessi e sub culture che portano un certo tipo di persone<br />

ad appiccare il fuoco e a rovinare terreni e paesaggi.<br />

In questi casi la sensibilizzazione serve fi no ad un certo<br />

punto, occorre anche reprimere, sanzionare, dare segnali<br />

molto chiari punendo chi commette questi reati.<br />

Serve applicare le norme e assicurare la certezza della pena.<br />

In Italia si fa poco ricorso alle pene alternative. Nel caso<br />

degli incendiari, ad esempio, sarebbe utile ed educativo<br />

punirli anche con l’obbligo di lavorare gratuitamente nelle<br />

attività di manutenzione dei boschi e di prevenzione<br />

degli incendi. Questo servirebbe a compensare, almeno<br />

parzialmente, il danno provocato e ad assicurare una<br />

punizione esemplare.<br />

Salvatore Granata<br />

Direttore generale di Legambiente Sicilia<br />

Pochi mezzi per il volontariato<br />

Le associazioni denunciano “la mancanza di sostegno dalle istituzioni”.<br />

«<strong>Messina</strong> ha almeno venti, forse trenta associazioni di<br />

volontariato attive nel campo della Protezione civile e ognuna<br />

di esse può contare in media su 20-30 unità. I volontari ci<br />

sono. Sono i mezzi che mancano». Questo il grido d’allarme<br />

lanciato da Luciano Venuto, presidente del Nucleo Diocesano<br />

di Protezione civile di <strong>Messina</strong>. Ed è un grido d’allarme comune<br />

a tutte le altre associazioni. Sì, perché le diffi coltà di gestione di<br />

un territorio diffi cile come quello messinese coinvolgono anche<br />

le piccole strutture come quelle di volontariato. «I rischi sul<br />

territorio li conoscono tutti: idrogeologici in inverno, gli incendi<br />

d’estate e l’inquinamento chimico, oltre a quello sismico»,<br />

prosegue Venuto. Rischi che vedono sempre i volontari in<br />

prima linea, il vero braccio destro della Protezione civile. «Ci<br />

vorrebbe però un maggiore appoggio da parte delle istituzioni».<br />

I fondi regionali, messi a disposizione delle associazioni, non<br />

bastano. «L’accesso a quei fi nanziamenti è complesso e<br />

scoraggiante. Avessimo le stesse condizioni esistenti nel nord<br />

Italia saremmo pronti: cuore e passione non mancano». Sulla<br />

stessa lunghezza d’onda anche Vincenzo Calamunci, massimo<br />

dirigente dell’associazione Rangers International 552 <strong>Messina</strong><br />

di Ucria. «Svolgiamo un lavoro importante come guardaboschi,<br />

ma con un mezzo solo non possiamo coprire 5-6 Comuni. Per<br />

questo, invieremo un progetto alle amministrazioni per l’acquisto<br />

in comune di un’autoincendi per il monitoraggio e il soccorso<br />

dei territori interessati. Per noi la spesa sarebbe impossibile<br />

da sostenere». A rincarare la dose ci pensa Maurizio Barone,<br />

presidente dell’associazione di volontariato di Protezione civile<br />

Co.Vo.Ge di <strong>Messina</strong>, “Corpo Volontari Gerosolimitano – Onlus”.<br />

«Mezzi? Non mi risulta che il volontariato disponga di mezzi per<br />

affrontare eventi come l’incendio boschivo. Non si può certo<br />

intervenire con paletta e secchiello! È un problema di risorse<br />

che non credo si limiti al nostro settore. Se lo staff comunale di<br />

Protezione civile – prosegue Barone – è chiamato ad intervenire<br />

per un incendio boschivo, non ha mezzi disponibili e così deve<br />

fare una richiesta al Dipartimento dell’autoparco comunale, il cui<br />

dirigente verrà contattato di conseguenza da un responsabile<br />

di turno reperibile… Così passano i minuti, le ore, e un piccolo<br />

incendio di facile gestione si trasforma in tragedia». Ma la<br />

situazione è davvero così grave? Cosa rischia la popolazione?<br />

«Esiste il concreto rischio di frane, soprattutto dopo gli incendi<br />

estivi, e quindi di danni a strade e singole abitazioni, ma in molte<br />

occasioni non si tratta di niente di veramente grave. Quella che<br />

manca è una seria programmazione nel territorio», afferma<br />

Santino Mondello, governatore della Fraternità di Misericordia di<br />

San Piero Patti, coordinatore delle Misericordie per la provincia di<br />

<strong>Messina</strong> e componente del Consiglio direttivo Cesv. «A <strong>Messina</strong><br />

M. Barone (Co.Vo.Ge.)<br />

viviamo sempre nell’emergenza», aggiunge Venuto, presidente<br />

del Nucleo Diocesano di Protezione civile. «Frane e colate di<br />

fango sono i rischi a cui andiamo incontro nei prossimi mesi.<br />

E noi volontari, come è successo a Giampilieri e Alì Terme,<br />

rischiamo di non riuscire ad arrivare sul posto con i nostri mezzi<br />

a causa dell’assenza di vie di comunicazione alternative per<br />

agevolare i soccorsi». Anche per Barone la situazione non è delle<br />

migliori. «Il dissesto idrogeologico di Giampilieri ne è un esempio.<br />

Al di là dell’assenza di monitoraggio, manca la cultura della<br />

Protezione civile e così si edifi ca nei territori colpiti da incendi,<br />

nonostante il divieto di legge. È un problema di amministrazione<br />

comunale. Se continua questo trend, la città diverrà invivibile»,<br />

continua il presidente del Co.Vo.Ge. Problemi che attendono una<br />

risposta concreta. Cosa si può fare per evitare questi disastri? I<br />

rappresentanti del volontariato non hanno dubbi: la prevenzione<br />

è l’unica cura. «Siamo in attesa di un Piano d’emergenza da<br />

una vita – accusa Luciano Venuto - e pensare che <strong>Messina</strong>, con<br />

la California e il Giappone, è una delle zone a più alto rischio<br />

sismico del mondo. Noi stiamo provando a fare informazione<br />

nelle scuole e nelle parrocchie, perché i danni maggiori li causa<br />

la paura». Anche l’Organizzazione Europea Vigili del Fuoco<br />

Volontari di Protezione civile di <strong>Messina</strong> sta facendo la propria<br />

parte in tal senso. «Abbiamo organizzato delle esercitazioni a<br />

Massa e Castanea, coinvolgendo la popolazione nel programma<br />

e distribuendo dei vademecum. Educare la gente è un fattore<br />

importantissimo»”, spiega il presidente Giovanni Buscemi.<br />

Pasquale Zumbo<br />

Ok al Piano d’emergenza<br />

“Un Piano comunale di emergenza con particolare riferimento al rischio sismico e al dissesto idrogeologico”. Nel quadro<br />

dei poteri speciali affi dati da un decreto governativo al prefetto di <strong>Messina</strong>, Francesco Alecci, è prevista l’attuazione del<br />

Piano comunale di Protezione civile, più volte invocato in un territorio gravato da innumerevoli dissesti. L’annuncio è stato<br />

dato lo scorso 11 dicembre, nel corso della presentazione del provvedimento al Palazzo del Governo di <strong>Messina</strong>, alla<br />

presenza del capo del Dipartimento nazionale della Protezione civile, Guido Bertolaso. Entro il dicembre 2008 il prefetto<br />

sarà chiamato a verifi care “l’effi cacia del Piano comunale, attraverso un’esercitazione che coinvolgerà l’intero territorio<br />

della città di <strong>Messina</strong>, in occasione della ricorrenza del centenario del terremoto”. I poteri speciali assegnati dal governo<br />

al prefetto vigeranno fi no al 31 dicembre 2008, con la possibilità di una proroga fi no a quando le opere principali non<br />

saranno state avviate e completate.

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