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Rivista mensile, aprile 2011 • n. 5, anno XXXV • Sped. in abb. post. Art. 2, Comma 20/c, Legge 662/96 Filiale di Padova • ISSN 1127-0667<br />
CarnetdiMarcia<br />
2011<br />
SALE IN ZUCCA<br />
Un dono da Re<br />
pag. 10 - 11<br />
CADENDO DA CAVALLO...<br />
C'è un limite al perdono?<br />
pag. 16 - 17<br />
Scout d’Europa<br />
PER SCOLTE E ROVER<br />
VITA DA ROVER... DA SCOLTA<br />
<strong>Perdono</strong>... che botta!<br />
pag. 24 - 25<br />
CUSTODI DELLA TERRA<br />
Una proposta sulla GMG<br />
pag. 26 - 27<br />
<strong>Perdono</strong>
INCHIESTA<br />
CAPITOLO<br />
IMPRESA<br />
RUBRICHE<br />
2<br />
Carnet di Marcia ∙ A - 2011<br />
Parole all’immagine ........................................................3<br />
Editoriale<br />
La logica della Croce .......................................................4<br />
Sale in zucca<br />
Che fastidio! Che utopia! o… che occasione? ...........6<br />
Un dono da Re ................................................................10<br />
A proposito di perdono..................................................12<br />
Cadendo da cavallo... infuocando il mondo<br />
C'è un limite al perdono? ..............................................16<br />
Treppiedi, una proposta<br />
<strong>Perdono</strong>: scelta di libertà..............................................18<br />
Apertamente<br />
Elenco di motivi per cui perdonare .............................20<br />
Giocare il gioco<br />
Il tuo autoroscopo ..........................................................22<br />
4 C.i.T. ...............................................................................23<br />
Vita da Rover... vita da Scolta<br />
<strong>Perdono</strong>... che botta! .....................................................24<br />
Custodi della terra<br />
Una proposta sulla GMG...............................................26<br />
Scienza dei boschi<br />
Lasciare il sentiero ........................................................28<br />
Vita associativa<br />
Route/Campo Mobine Nazionale 2012 .......................30<br />
Piano redazionale<br />
2009 - 2012 .......................................................................31<br />
L’altracopertina<br />
Riflettendo sul <strong>Perdono</strong>... .............................................32<br />
Sommario<br />
SCOUT D’EUROPA<br />
Rivista mensile Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici della<br />
Federazione dello Scautismo Europeo.<br />
Anno XXXV • n. 5, aprile 2011 - Carnet di Marcia per Scolte e Rover<br />
Direttore Responsabile<br />
Giuseppe Losurdo<br />
Direttori<br />
Michela Bertoni, Gipo Montesanto<br />
REDAZIONE DI CDM<br />
Coordinamento redazionale<br />
Tullia Di Addario, Giorgio Sclip<br />
Casella email della redazione<br />
cdm@fse.it<br />
RESPONSABILI RUBRICHE<br />
• APERTAMENTE: Vania Ribeca.<br />
• CADENDO DA CAVALLO... infuocando il mondo: Don Fabio Gollinucci e fra Basito.<br />
• SALE IN ZUCCA: Monica D’Atti, Aline Cantono di Ceva ed Elena Pillepich.<br />
• VITA DA ROVER, VITA DA SCOLTA: Elena Bratti, Paolo Morassi.<br />
• CUSTODI DELLA TERRA: Marco Fioretti.<br />
• SCIENZA DEI BOSCHI E OCCHIO!: Marco Fioretti.<br />
• TREPPIEDI, UNA PROPOSTA: Commissari di Branca<br />
• L’ALTRACOPERTINA: Giorgio Sclip<br />
In redazione anche<br />
Elena Bratti, Micaela Moro, Gipo Montesanto, Carla Palermo.<br />
Hanno collaborato in questo numero:<br />
Aline Cantono di Ceva, Tullia Di Addario, Giorgio Sclip, Don Fabio Gollinucci,<br />
Micaela Gentilucci, Elena Pillepich, Gipo Montesanto, Vania Ribeca,<br />
Marco Fioretti, Monica D'Atti, Federica (Roma15)<br />
Progetto grafico<br />
simone.salamone@email.it<br />
Direzione, Redazione e Amministrazione<br />
Via Anicia 10 • 00153 Roma<br />
Aut. del Tribunale di Roma n. 17404 del 29/09/1978 • Sped. in abb. post. Art. 2<br />
Comma 20/c, Legge 662/96 • Fil. di Padova ISSN 1127-0667<br />
Stampa<br />
T. Zaramella - Selvazzano PD<br />
anoscritti e foto, anche se non pubblicati, non si restituiscono, salvo<br />
Mdiverso accordo precedente con la Direzione. Tutti i collaboratori hanno<br />
la responsabilità e conservano la proprietà delle loro opere. La riproduzione di<br />
scritti comparsi in questa rivista è concessa a condizione che ne venga citata<br />
la fonte.<br />
Chiuso in Redazione MARZO 2011<br />
Ringraziamo tutti coloro che ci hanno scritto e che ancora non vedono pubblicato su questo numero il loro<br />
contributo! Tranquilli, sarete sul prossimo!!<br />
CarnetdiMarcia
Parole all’immagine<br />
Si può anche non essere perdonati dagli altri,<br />
o trovare freddezza e distanza nella persona con cui vogliamo riconciliarci;<br />
ma la risposta di Dio alla nostra preghiera viene data dentro di noi.<br />
È Dio che fa l'opera di riconciliazione. Dio è il perdono dei nostri peccati.<br />
(Mario Canciani)<br />
A - 2011<br />
3
4<br />
Giorgio Sclip .................................................................................................<br />
La logica<br />
della croce<br />
Cari Rover e Scolte, in questo numero di Cdm<br />
abbiamo deciso di puntare particolarmente<br />
in “alto”, proponendovi alcune riflessioni su<br />
un tema - il perdono - che riteniamo molto importante.<br />
Ci sarebbero molte cose da dire. Io comincio<br />
con il dire qualcosa. “<strong>Perdono</strong>, ma non dimentico”.<br />
Quante volte abbiamo sentito qualcuno, o<br />
magari noi stessi, dire queste parole? Questo pensiero<br />
mi dà lo spunto per una prima riflessione: non<br />
è necessario dimenticare, anzi. Dimenticare non è<br />
certamente “la soluzione” perché non aiuta a crescere,<br />
non arricchisce il nostro zaino di un’esperienza<br />
importante come potrebbe essere quella di<br />
perdonare un torto, una ingiustizia, l’amarezza, il<br />
rancore, una violenza subita. Certo, direte voi, fino<br />
a qua potrei essere anche d’accordo, ma… a volte<br />
perdonare è difficile. Certo che lo è, si potrebbe<br />
anche dire di più, e cioè che perdonare è talmente<br />
difficile che a volte non è umano! Come possiamo<br />
perdonare da soli? Non possiamo. Troppo<br />
spesso dimentichiamo un aspetto fondamentale:<br />
che non siamo soli! Da soli potremmo fare ben<br />
poco, al massimo potremmo accantonare il problema<br />
pronti a ritirarlo fuori quando si ha qualcosa da<br />
rinfacciare, quando si ha l’occasione di togliersi il<br />
classico sassolino dalla scarpa: umanamente succede<br />
così, lo sappiamo. Noi possiamo perdonare<br />
CarnetdiMarcia<br />
Editoriale<br />
soltanto perché Dio ci ha perdonato attraverso<br />
Gesù sulla Croce. Gesù è stato inchiodato sulla<br />
Croce per i nostri peccati e, nonostante abbia sopportato<br />
oltraggi ed insulti, ha saputo dire: "Padre,<br />
perdonali perché non sanno quello che fanno".<br />
Dio ci ha perdonati per primo, ecco perché possiamo<br />
perdonare. Il fatto è accaduto circa 2000<br />
anni fa e lo conosciamo bene, ma spesso e volentieri<br />
lo dimentichiamo. Per dirla con le parole di<br />
un grande dei nostri tempi, don Tonino Bello, “la<br />
croce, l’abbiamo attaccata con riverenza alle pareti<br />
di casa nostra, ma non ce la siamo piantata nel<br />
cuore. Pende dal nostro collo, ma non pende sulle<br />
nostre scelte. Le rivolgiamo inchini in chiesa, ma ci<br />
manteniamo agli antipodi della sua logica”. Perdonare<br />
significa quindi seguire la logica della croce.<br />
Senza dimenticare, rimuovere, “resettare” quanto<br />
accaduto, ma anzi mantenere la memoria dell’offesa<br />
subita, e quando riaffiora nei pensieri cogliere<br />
l’occasione per ringraziare Dio che ci ha dato la<br />
grazia di aver già perdonato. Fissare lo sguardo su<br />
Gesù, morto per tutti, anche per colui che t'ha offeso,<br />
e desiderare che l'opera di Gesù si completi<br />
anche nei tuoi “nemici”. Concordo con te… non è<br />
cosa da poco…ma se crediamo a quel fatto successo<br />
2000 anni fa, il perdono è una “chiave’’, o<br />
meglio “la chiave”, il mezzo che ci è stato dato per
dono, per scardinare le logiche umane di questo<br />
mondo. Voglio scendere nel concreto (bisogna farlo<br />
sempre, altrimenti le nostre rischiano di restare<br />
solo belle parole) con un esempio che mi è caro,<br />
che mi coinvolge nella realtà in cui vivo, per tentare<br />
di seguire la logica della croce e lasciare il mondo<br />
migliore di come l’ho trovato. Nel mio piccolo,<br />
nel mio “orizzonte di normalità”, di quotidianità,<br />
come ama ripetere don Luigi Ciotti, cioè in quel<br />
pezzo di mondo che mi circonda. “Non adattatevi<br />
alla mentalità di questo mondo” (Rm 12,2),<br />
avevamo deciso di appendere a caratteri cubitali<br />
nella sede del mio Clan ad Opicina (Trieste), paese<br />
vicino al confine con la ex Jugoslavia che ha alimentato<br />
per tanti anni rancori come conseguenza<br />
di una miriade di tristi storie che hanno tormentato,<br />
umiliato e fatto soffrire le persone di queste terre.<br />
Una ferita difficile da dimenticare, anche perché<br />
per complessi motivi storici, da sempre, ed oggi<br />
che i confini sono fisicamente spariti, ancora di più,<br />
le due etnie si trovano a con-vivere gomito a gomito.<br />
In situazioni come queste la logica umana, che<br />
non è quella del perdono, non ha soluzione: anzi.<br />
Casi estremi, purtroppo anche sfruttati da politici<br />
di turno, suggeriscono che la soluzione sia quella di<br />
alzare un muro di indifferenza, oppure anche fisico<br />
(Gaza, Padova, ma non solo…). Questo perché siamo<br />
in tempi di pace. L’apparenza è salva. Nessuno<br />
spara. Ma è giusto accontentarci di così poco?<br />
Esperienze che ho vissuto mi hanno interrogato:<br />
cosa significa nel concreto seguire la logica della<br />
croce, del perdono, dell’amore in questa realtà?<br />
Cosa significa “lo scout è amico di tutti e fratello di<br />
ogni altro scout”, in questo particolare contesto?<br />
Cosa significa “lasciare il mondo migliore di come<br />
l’ ho trovato” in questo angolo di Italia? È richiesto<br />
di superare la logica umana e trovare tutte le strade<br />
possibili per costruire ponti e abbattere muri,<br />
ma, scusate se puntualizzo, non in maniera generica<br />
del tipo impegnarsi “per la pace nel mondo”,<br />
“per tutti i popoli del mondo” (senza riferimento a<br />
persone, a volti, a storie conosciute) ma, e ritorno<br />
al mio paese, ad esempio con chi entra nella tua<br />
stessa chiesa la domenica per andare alla messa<br />
pronunciata in un'altra lingua, con chi vive nel tuo<br />
stesso paese e incontri quando vai a comperare<br />
il pane. In cosa si concretizza l’impegno? Nel<br />
superare, perdonare le colpe del passato, e pur<br />
comprendendo chi ancora vive prigioniero della<br />
storia vissuta sulla propria pelle, cercare occasioni<br />
concrete di dialogo, per conoscere e valorizzare<br />
gli aspetti che possono contribuire ad unire piuttosto<br />
che dividere, nel lavorare per sanare le ferite<br />
e costruire esperienze positive di comunione. Un<br />
perdono quindi che è, in questo caso, la base, il<br />
punto di partenza per costruire qualcosa, per non<br />
accontentarsi di una calma apparente. Questo<br />
senza cercare di dimenticare, ma anzi partendo<br />
da quello che la (triste) storia ha insegnato. Perdonare.<br />
Amare. Senza questa “chiave” è difficile<br />
superare molte situazioni, è difficile aprire molte<br />
porte. È necessario perdonare perché la mancanza<br />
di perdono con il suo bagaglio di odi, risentimenti<br />
e amarezze non ci fa vivere bene. Se poi dal perdono<br />
offerto nasce una relazione con l’altro, è<br />
come quando in aereo si bucano le nuvole e sopra<br />
risplende sempre il sole: si entra in un’atmosfera<br />
in cui anche se si è molto diversi ed a volte ci si<br />
conosce appena, si entra in piena sintonia; ogni<br />
cosa va a suo posto e quando si è fatta una volta<br />
questa esperienza, rimane il desiderio di ripeterla.<br />
Dal perdono dato per amore nasce un rapporto più<br />
profondo e più spirituale. È un'esperienza che vorrei<br />
facessero tutti, soprattutto chi vive come voi in<br />
una comunità come sono il Clan e il Fuoco. Senza<br />
dimenticare la famiglia, gli amici. Vivendo insieme,<br />
anche le piccole cose fatte o dette in disarmonia<br />
recano sofferenza. Chi vive insieme ha occasioni<br />
quotidiane per chiedere perdono e per perdonare.<br />
Sette volte? No, non mettere limiti alla tua pace,<br />
all'amore di Dio in te; non mettere persiane davanti<br />
al sole che vuole entrare nel tuo cuore. Non porre<br />
confini alla tua grandezza, non farti così piccino da<br />
calcolare l'amore: non sarebbe più amore. Settanta<br />
volte sette! Tieni il tuo cuore aperto all'eternità<br />
senza confini di Dio e ricorda: non sei solo!<br />
A - 2011<br />
5
6<br />
Aline Cantono di Ceva ..................................................................................<br />
Che fastidio! Che utopia!<br />
o… che occasione?<br />
Intervista a Carlo Castagna, l’uomo che nel 2006 perse moglie,<br />
figlia e nipotino nella strage di Erba.<br />
Eccoci qui, al nocciolo della questione… è<br />
inutile… qualsiasi tipo di relazione s’intraprenda,<br />
presto o tardi, ci troviamo a fare<br />
i conti con lei, è inevitabile… puoi tentare di<br />
dimenticare, di ingoiare, di reagire ma non c’è<br />
nulla da fare, se credi nei rapporti onesti, ti si<br />
para necessariamente davanti e devi fare i conti<br />
con lei, con la tua capacità, o meglio, desiderio di<br />
perdonare. Ed è un sassolino nella scarpa estremamente<br />
fastidioso, che ci rinfaccia la nostra<br />
inadeguatezza, ci ricorda che siamo umani perché,<br />
in questo frangente, se mi fai un torto, se<br />
non me lo merito, da soli proprio non jela si fa…<br />
il perdono è qualcosa di Miracoloso che non mi<br />
appartiene naturalmente, non mi fa guadagnare<br />
applausi perchè non è farina del mio sacco, ma<br />
mi costringe a rivolgere lo sguardo in Alto. E allora,<br />
se riesco a rinunciare alla pretesa di essere<br />
CarnetdiMarcia<br />
Sale in Zucca<br />
un super uomo o un vendicatore di torti subiti,<br />
e mi abbandono, e mi scopro peccatore anche<br />
io, e spalanco gli occhi, e vedo e sento l’Amore<br />
immenso di cui sono oggetto, ecco, allora, la bellezza<br />
diventa reale anche nell’assurdo e nell’ingiusto,<br />
e perdonare diventa l’impossibile possibile.<br />
Si direbbe quasi una formula matematica: il<br />
riuscir a perdonare è direttamente proporzionale<br />
al mio bisogno di essere perdonata = più riconosco<br />
i miei difetti > più gioisco se mi si ama per<br />
come sono > più la riconoscenza e la gratitudine<br />
mi pervadono > più perdonare diventa necessario.<br />
È la sfida più difficile che ci si presenta<br />
nella vita perché ha a che fare con il dolore e<br />
la sofferenza, ma è una sfida grandiosa perché,<br />
se siamo furbi, ci fa stare finalmente abbracciati<br />
stretti stretti al Padre!
È l'11 dicembre del 2006 quando, in un appartamento<br />
nel centro di Erba, tre donne ed un bimbo<br />
vengono uccisi a coltellate dai vicini di casa , i<br />
coniugi Olindo e Rosa Bazzi. La strage, premeditata,<br />
ha motivi banali, invidie, rancori. La coppia<br />
viene condannata all’ergastolo. Eppure, di fronte<br />
a tanta efferatezza e dolore, Carlo Castagna, marito,<br />
padre e nonno di tre delle vittime, sceglie<br />
da subito la via del perdono, un perdono che<br />
non è sentimentalismo né strategia pubblicitaria<br />
perché è un perdono che perdura nel tempo e a<br />
distanza di 4 anni non è venuto meno. Anzi.<br />
Signor Castagna, cos’è il <strong>Perdono</strong>?<br />
È una Grazia che mi sono trovato a poter disporre,<br />
perché Qualcuno mi ha aiutato a trovarla. Il merito<br />
è di Paola, mia moglie, e ancora prima dei genitori,<br />
dei parenti, dei religiosi e dei sacerdoti, che mi<br />
hanno accompagnato nella crescita. La questione<br />
è semplice: quando uno sbaglia, il Padre lo perdona.<br />
Noi uomini a volte non ce ne accorgiamo, ma<br />
siamo investiti dal perdono di Dio, quasi in maniera<br />
esagerata, abbondante, superiore alla miseria dei<br />
nostri errori. Il Padre ci accoglie tra le sue braccia,<br />
nonostante non lo meritiamo. Noi tutti siamo oggetto<br />
di perdono, lo abbiamo ricevuto, continuiamo<br />
a riceverlo e lo riceveremo ancora, e dobbiamo<br />
a nostra volta essere capaci di offrirlo indistintamente<br />
agli altri uomini. Non sempre ci riusciamo,<br />
non sempre ne siamo capaci, ma il nostro sforzo<br />
deve essere questo.<br />
interviste<br />
Ma come si fa?<br />
Non ho deciso io di perdonare. Sono un poveraccio,<br />
che perdono potrei mai concedere io? Carlo<br />
Castagna, per come è fatto, quel giorno avrebbe<br />
imbracciato un fucile per sistemare le cose. Invece<br />
è stata una grazia, non è andata così. Io cammino<br />
su strade battute da altri prima di me. La disponibilità<br />
a perdonare nasce dall’educazione che ho<br />
ricevuto dai genitori, dai nonni, dai nostri vecchi:<br />
gente che non aveva grande cultura, ma con una<br />
fede che scorreva nelle vene come il sangue. La<br />
mattina dopo la strage mia suocera Lidia, 85 anni,<br />
mi disse: “Carlo, chiunque sia stato dobbiamo perdonare.<br />
Dobbiamo chiedere al Signore il coraggio<br />
di distenderci anche noi sulla Croce, non potremo<br />
più recitare il Padre Nostro se non perdoniamo".<br />
Mia moglie e io avevamo sempre in mente una frase<br />
scritta sulla facciata della chiesa di un paese qui<br />
vicino, riferita alla croce: ‘Se mi accogli ti sorreggo,<br />
se mi rifiuti ti schiaccio’. Contiene una grande verità.<br />
Il perdono non è frutto del buonismo, che prima<br />
o poi finisce, né della mia bravura: è un dono che<br />
Dio ci dà perché la vita possa ricominciare. Ecco, il<br />
perdono, viene da Lassù.<br />
Mai un momento di rabbia?<br />
un desiderio di vendetta?<br />
Vendetta e rancore no, sono parole che non<br />
sono mai state pronunciate in casa nostra, ma<br />
dire “me la lego al dito", quello sì. Anche mia<br />
moglie Paola, era buona ma non buonista, se le<br />
pestavi i piedi reagiva. Anche io ho rischiato di<br />
soccombere sotto questo fatto, sotto la logica<br />
del “me la lego al dito". Però poi ho pensato: basta<br />
un dito per quel che mi è successo? Dovrei<br />
legarmelo alla mano, al braccio? ma nemmeno<br />
quello basta. Avrei dovuto fasciarmi tutto, come<br />
una mummia. Appunto. Ho preferito rinunciare a<br />
legarmi, rimanere libero. Il fatto è che puoi avere<br />
tutte le ragioni del mondo per non perdona-<br />
A - 2011<br />
7
8<br />
re, ma se non perdoni soccombi sotto il peso<br />
del rancore. Ho ritenuto che non dovessi vivere<br />
odiandoli (Olindo e Rosa), sarebbe stato per me<br />
una tragedia. Io vivrei di angoscia se passassi le<br />
mie ore nel livore, macerato dall'odio. Il perdono<br />
invece rende liberi, aiuta a dimenticare, non nel<br />
senso che scordo i miei cari, ma quando penso<br />
che sono morti sento solo che non li ho più,<br />
non che sono stati uccisi. Il perdono non serve<br />
ai colpevoli, non ho mai pensato “chissà come<br />
la prenderanno loro", serve a te, e Paola avrebbe<br />
voluto così, di certo il suo ultimo pensiero non<br />
è stato “Speriamo che mio marito ci vendichi<br />
tutti".<br />
Il perdono l’ha quindi aiutata a superare la<br />
sofferenza?<br />
Non voglio passare per un marziano. Il perdono<br />
non cancella il dolore, e neppure lo attenua, ma<br />
mi aiuta a viverlo in modo diverso: la sofferenza<br />
è del cristiano, la tristezza no; perché soffrire<br />
tanto vuol dire aver amato altrettanto. Sono convinto<br />
che dove abbonda il dolore, sovrabbonda<br />
la grazia. Nella mia vita l'ho visto. Ed è così che<br />
CarnetdiMarcia<br />
Sale in Zucca<br />
posso dire - non pensatemi matto - che il dolore<br />
diventa gioia. Non disperazione, ma gioia per<br />
aver avuto al fianco i tuoi cari.<br />
Ho fatto un patto col Padre eterno, mi sembra<br />
che lo stia rispettando: gli ho detto "Lasciami tutto<br />
il dolore, ma dammi tutta la forza per viverlo".<br />
Io l'ho proprio pretesa, implorata, questa forza.<br />
Sono stato molto aiutato, ma devo dire che oggi<br />
se il dolore è 100, la mia forza è 101. È necessario<br />
che sia così, perché se fosse anche solo<br />
99, soccombi. Se mi avessero detto prima "Carlo<br />
preparati, perché ti cadrà addosso qualcosa di<br />
terribile", non sarei mai stato pronto, non sarei<br />
stato così forte. La forza, l'aiuto, arrivano in base<br />
alla necessità. Però forse inconsciamente con<br />
Paola ci si è sempre preoccupati di accantonare<br />
un briciolo di speranza, ogni giorno. La fede non<br />
si improvvisa, viene cercandola e alimentandola,<br />
come un fuoco, portando un bastoncino ogni<br />
giorno. Io ho avuto la fortuna, con mia moglie, di<br />
aver preso la buona abitudine di pregare insieme<br />
con i Salmi, la mattina. Una preghiera regolare,<br />
un appuntamento quotidiano, se volete anche<br />
abitudinario: questa abitudine mi ha aiutato, anche<br />
ora vado a messa tutte le mattine.<br />
Inoltre io qui, oggi, non sono mica rimasto solo.
Ci sono i miei figli, i nipoti, ho un bellissimo lavoro<br />
e tanti amici e poi i sacerdoti e le suore che<br />
mi hanno sempre accompagnato… Sono circondato<br />
da persone meravigliose. E la verità è che<br />
per me Paola, Raffaella e Youssef sono presenti<br />
come prima. In maniera non più fisica, certo, ma<br />
in quella comunione dei Santi di cui tante volte<br />
avevo sentito parlare. .<br />
A Rosa e Olindo cosa augura?<br />
Le prime vittime di questa storia sono gli assassini,<br />
vittime di un disegno diabolico che non li<br />
lascerà in pace. Io non offro il mio perdono, lo<br />
manifesto. Il perdono serve a me, non a loro. Chi<br />
sono io per offrire il mio perdono? A chi? Uno<br />
mi può rispondere: e chi lo vuole? Chi te l'ha<br />
chiesto? Il primo peccatore sei tu… Ed è vero.<br />
Però tutti i giorni io e mamma Lidia, mia suocera,<br />
preghiamo per il loro pentimento, perché<br />
i loro cuori si sciolgano e così trovino la pace<br />
perché non puoi immaginare che abbiano fatto<br />
quello che han fatto senza grossi problemi nelle<br />
loro esistenze … Se invocassero il perdono, non<br />
da me, dal Padre, il macigno che hanno nel cuore<br />
potrebbe frantumarsi e allora noi potremmo<br />
piangere finalmente insieme, io per aver perso i<br />
miei cari, loro per aver ucciso, e sarebbe davvero<br />
un pianto tra fratelli ritrovati.<br />
interviste<br />
NB: Le dichiarazioni di Carlo Castagna,<br />
sono state tratte da diverse interviste (di<br />
Maria Acqua Simi, Lorenzo Torrisi, Sara De<br />
Carli della Redazione di Vita.it) e dal volume<br />
di Lucia Bellaspiga con Carlo Castagna<br />
“Il perdono di Erba” Ed. ÀNCORA 2009.<br />
alinecantono@libero.it<br />
una lettura per<br />
approfondire<br />
La strage di<br />
Erba: quattro<br />
vittime tra cui<br />
un bambino di<br />
due anni; Rosa e<br />
Olindo; processo<br />
e sentenza.<br />
L’inquietante<br />
presenza di<br />
Azouz. Su questa<br />
scena tragica e<br />
feroce si affaccia<br />
Carlo Castagna<br />
che, pur<br />
annientato dal dolore, da subito pronuncia<br />
parole di perdono che in seguito ripete più<br />
volte. Gli hanno ucciso la moglie Paola, la<br />
figlia Raffaella, il nipotino Youssef. Come fa<br />
a perdonare? Il suo perdono pare incredibile,<br />
incomprensibile, forse disumano. Eppure<br />
Carlo non è un superuomo, ma un “povero<br />
cristiano” che, di fronte a una ferocia<br />
assassina, riesce a mettere in pratica –<br />
ispirato e aiutato dall’Alto – il perdono<br />
evangelico. Non è facile perdonismo,<br />
è Vangelo vissuto. Questo è un librotestimonianza.<br />
A - 2011<br />
9
10<br />
Monica D’Atti ................................................................................................<br />
Un dono da Re<br />
Il dono massimo, la grande concessione, un<br />
regalo degno di un re. Questo è il per-dono.<br />
Così ci racconta anche l’etimologia del nome.<br />
Tutto il senso è racchiuso nel prefisso “per”<br />
che sostiene e accentua il significato della parola;<br />
il “per” esprime un concetto di pienezza<br />
completa, di grado massimo e insieme l’idea di<br />
“attraverso di”. Il perdono si fa per dono e non<br />
è un regalo da niente. È un regalo che solo re e<br />
principi possono fare, è una cosa da nobili, da<br />
nobiluomo e da nobildonna. Per donare bisogna<br />
essere in grado di farlo, avere la ricchezza che<br />
permette il dono.<br />
Ovviamente avete capito che non sto parlando<br />
di beni materiali, di capacità pecuniaria per acquistare<br />
e offrire un oggetto in regalo.<br />
Qui la storia è tutt’altra e la ricchezza richiesta<br />
viene dal profondo del proprio io. È un avere che<br />
si conquista a fatica e fa parte della strada che<br />
CarnetdiMarcia<br />
Sale in Zucca<br />
ciascuno di noi è invitato a percorrere. Solo un<br />
animo raffinato dalla vita interiore, e quindi un<br />
animo nobile, potrà perdonare.<br />
Tutto questo ce l’ho ha insegnato Gesù, il Re<br />
dell’Universo, per l’appunto un Re. E noi siamo<br />
suoi fratelli e figli, gente di stirpe regale, chiamati<br />
a fare del mondo un regno, un luogo di pace<br />
e di amore. Nei nostri anni di attività scout abbiamo<br />
capito, o stiamo capendo, la grande forza<br />
dal servizio; vediamo come il servizio gratuito<br />
scardini le categorie umane del dare solo se si<br />
riceve altrettanto in denaro o valore. Vediamo<br />
come si aprono le porte dei cuori e come si crea<br />
un mondo nuovo ogni volta che diamo qualcosa<br />
per amore attraverso il Servizio, sia questo nelle<br />
unità o nella altre realtà del mondo. E così impariamo<br />
negli anni a servire e a gioire dei frutti di<br />
questa nostra “fatica”. Il perdono è qualcosa di<br />
simile, ma più potente. Se il Servizio è un dono,
il perdono è il dono massimo. Ce lo racconta anche<br />
san Tommaso d’Aquino. Per il grande teologo,<br />
il perdono di Dio è un potere superiore a<br />
quello di creare i cieli e la terra; Dio manifesta<br />
massimamente la sua onnipotenza perdonando,<br />
così ci dice S. Tommaso.<br />
È un gradino in più quello che ci viene proposto<br />
con il perdono, anzi, è una torre intera di mille e<br />
mille gradini quella che ci si para davanti.<br />
Se pensavamo di essere già “bravini” perché capaci<br />
di servire, ora ci viene raccontato che questo<br />
è niente. Per essere nobili figli di Dio dobbiamo<br />
essere capaci di perdonare; essere capaci di<br />
donarsi gli uni gli altri (vedi la lettera agli Efesini<br />
4, 32 e ai Colossesi 3, 13) per-donandosi, superdonandosi.<br />
Ma dobbiamo ancora capire. In questo<br />
eterno e complesso connubio tra ragione e<br />
fede abbiamo bisogno di aprire altre porte.<br />
Dove ci porta il perdono? Perché dimenticare<br />
le cattiverie e le ingiustizie fatte da altri? Perché<br />
assopire il dolore e la rabbia che ci hanno<br />
causato?<br />
Ci viene in aiuto la Bibbia e l’episodio di Caino ed<br />
Abele. Il perfido Caino ha fatto una cosa terribile:<br />
ha ucciso chi era buono e bello. E Dio non lo<br />
elimina. Confermagli il dono della vita sostanzialmente<br />
lo perdona, però anche lo punisce con la<br />
sua maledizione. Lo allontana dalla sua terra, lo<br />
condanna alla fatica, ma lo preserva nella vita.<br />
Gli lascia il segno di Caino sulla pelle perché sia<br />
riconosciuto e nessuno lo possa uccidere. Caino<br />
genererà figli e avrà discendenza. Noi tutti siamo<br />
figli di Caino, perché Abele purtroppo non ebbe<br />
discendenza. Il perdono di Dio ha permesso il<br />
proseguo delle generazioni. Perdonare non vuol<br />
dire non punire e non rendere giustizia. Il perdono<br />
evita però la morte del peccatore.<br />
Ed evita anche la morte del cuore di chi perdona.<br />
Perdonare non è dimenticare, non si possono e<br />
non si devono dimenticare le ingiustizie e le violenze,<br />
non foss’altro per fare in modo che cose<br />
terribili non vengano ripetute, ma bisogna guardare<br />
con occhi e cuore nuovi, capaci di gestire<br />
la memoria e dare nuova vita. Nuova vita, sia<br />
per chi ha commesso il peccato, sia per chi ne è<br />
stato vittima perché la sua umanità e la sua spiritualità<br />
non ne rimangano soffocate. Perché vendetta<br />
e rabbia possono tagliare le ali ad un’anima<br />
per sempre.<br />
E perché l’amore donato può ridare le ali sia a<br />
Caino che ad Abele. Il sangue di Abele non è<br />
stato dimenticato e ha reso fertile la terra; Caino<br />
ha generato e ora noi siamo figli di quel Dio che,<br />
morto in croce, ci ha donato la vita e indicato la<br />
via del per-dono. Quale scenario si è aperto, quale<br />
potenza creatrice e rigeneratrice… come non<br />
voler esserne parte, come non chiedere a Dio la<br />
forza di comporre nel nostro cuore questo dono<br />
da figli di stirpe regale?<br />
Buona Strada<br />
Monica D’Atti<br />
A - 2011<br />
11
12<br />
Elena Pillepich ..............................................................................................<br />
A proposito di <strong>Perdono</strong><br />
Ammetto che questa volta mi sono trovata in difficoltà nel pensare ad una biografia che parlasse di<br />
perdono. Così ho deciso di scrivere su ben più di una persona. La storia dei martiri dall’inizio della<br />
Chiesa ad oggi, è anche una storia di perdono perché il martire è un testimone fedele dell’Amore<br />
di Dio per l’uomo. Una sola raccomandazione: andate ad approfondire le vite in questione, le<br />
troverete molto interessanti!<br />
CarnetdiMarcia<br />
Santo Stefano<br />
Sale in Zucca<br />
Il 26 dicembre si ricorda S. Stefano primo martire<br />
della cristianità, di lui si ignora la provenienza, si suppone<br />
che fosse greco, si è pensato anche che fosse<br />
un ebreo educato nella cultura ellenistica; certamente<br />
fu uno dei primi giudei a diventare cristiani<br />
e che prese a seguire gli Apostoli e, vista la sua cultura,<br />
saggezza e fede genuina, divenne anche il primo<br />
dei diaconi di Gerusalemme. Gli Atti degli Apostoli,<br />
ai capitoli 6 e 7 narrano gli ultimi suoi giorni.<br />
Quando fu arrestato, alla domanda del Sommo<br />
Sacerdote “Le cose stanno proprio così?”, il diacono<br />
Stefano pronunziò un lungo discorso, il più<br />
lungo degli Atti degli Apostoli. Mentre l’odio e il<br />
rancore dei presenti aumentava contro di lui, Stefano<br />
ispirato dallo Spirito, alzò gli occhi al cielo e<br />
disse: “Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio<br />
dell’uomo, che sta alla destra di Dio”. Fu il colmo,<br />
elevando grida altissime e turandosi le orecchie, i<br />
presenti si scagliarono su di lui e a strattoni lo trascinarono<br />
fuori dalle mura della città e presero a<br />
lapidarlo con pietre, i loro mantelli furono deposti<br />
ai piedi di un giovane di nome Saulo (il futuro Apostolo<br />
delle Genti, S. Paolo), che assisteva all’esecuzione.<br />
In realtà non fu un’esecuzione Stefano fu<br />
trascinato fuori dal furore del popolo, quindi si trattò<br />
di un linciaggio incontrollato. Mentre il giovane<br />
diacono protomartire crollava insanguinato sotto i<br />
colpi degli sfrenati aguzzini, pregava e diceva: “Signore<br />
Gesù, accogli il mio spirito”, “Signore<br />
non imputare loro questo peccato”.
Uomini di Dio (2010)<br />
Un monastero in mezzo alle montagne<br />
algerine negli anni 1990... Otto monaci<br />
cristiani francesi vivono in perfetta<br />
armonia con i loro fratelli musulmani.<br />
Progressivamente la situazione cambia.<br />
La violenza e il terrore integralista si<br />
propagano nella regione. Nonostante<br />
l'incombente minaccia che li circonda, i<br />
monaci decidono di restare al loro posto,<br />
costi quel che costi.<br />
(Provate a guardarlo insieme…)<br />
I martiri d'Algeria<br />
"Incontrai Christian in Francia. Parlammo a lungo<br />
della situazione in Algeria... Per creare un<br />
clima disteso, gli dissi: "L'ordine ha più bisogno<br />
di monaci che di martiri". Mi ascoltò e rimase in<br />
silenzio. Poi mi guardò e disse, sorridendo: "Non<br />
c'è opposizione". In concreto questo significava<br />
rimanere e Tibhirine". Sono alcune battute di un<br />
dialogo tra don Christian de Chergé – il superiore<br />
dei sette monaci rapiti e uccisi nel maggio<br />
del 1996 – e l'abate generale dei trappisti, don<br />
Bernardo de Olivera. Il martirio dell'amore quotidiano<br />
e il martirio di sangue si completano e<br />
si richiamano a vicenda. Potrà versare il proprio<br />
sangue come testimonianza soltanto chi lo avrà<br />
quotidianamente versato in gocce d'amore e di<br />
servizio al prossimo. Il martirio di sangue è la suprema<br />
testimonianza della verità della fede attraverso<br />
la forza dell'amore. Il martire rende testimonianza<br />
al Cristo, morto e risorto, cui lo unisce<br />
la carità. Gli Atti dei martiri, quelli di ieri e quelli<br />
di oggi, costituiscono un archivio della verità e<br />
dell'amore scritto con il sangue, e forniscono<br />
una testimonianza della fede nella risurrezione.<br />
"Presenza della morte.<br />
Secondo la tradizione, essa è l'assidua compagna<br />
del monaco. Questa compagnia ha assunto<br />
un'intensità più tangibile a causa delle minacce<br />
dirette, degli assassini che sono avvenuti molto<br />
vicino a noi e a certe visite. Essa diventa per noi<br />
come un test di verità certamente inquietante.<br />
Dopo il Natale del 1993, noi tutti abbiamo scelto<br />
(ri-scelto) di vivere qui, insieme. Questa scelta<br />
era già stata preparata dalle rinunce anteriori di<br />
ciascuno (alla famiglia, alla comunità di origine, al<br />
proprio paese...).<br />
E la morte brutale – di uno di noi, o di tutti insieme<br />
– non sarebbe che la conseguenza di questa<br />
scelta di vivere nella sequela di Cristo (anche se<br />
non è previsto direttamente, in quanto tale, nelle<br />
nostre Costituzioni!). Il nostro vescovo ci invita<br />
spesso, con la parola e con l'esempio, a lasciarci<br />
ricondurre così al fondamento stesso della nostra<br />
"offerta della vita" (dal diario 21.11.1995).<br />
A seguirlo. E, parlando del martirio dell'amore<br />
quotidiano don Christian de Chergé ci dice:<br />
"Sappiamo dall'esperienza che le piccole cose<br />
spesso costano molta fatica, soprattutto quando<br />
devono essere ripetute ogni giorno. Lavare<br />
i piedi dei fratelli il giovedì santo si può anche<br />
fare, ma se dovessi lavarglieli quotidianamente?<br />
E se dovessi lavarli a chiunque? Quando padre<br />
Bernardo ci dice che l'ordine ha più bisogno di<br />
monaci che di "martiri" non si riferisce evidentemente<br />
a questo martirio monastico delle piccole<br />
cose. Noi abbiamo consegnato a Dio il nostro<br />
cuore "nel molto", ma ci costa di più che egli se<br />
lo prenda "nel poco"" (Giovedì santo, 31.03.94).<br />
Il martirio, come testimonianza d'amore, include<br />
A - 2011<br />
13
14<br />
il perdono. È proprio questo il dono perfetto che<br />
Dio ci concede senza alcuna riserva. Il mistero<br />
della croce non risiede in due legni incrociati tra<br />
loro, bensì in un uomo con le braccia aperte e<br />
ben stese per abbracciarci e perdonarci.<br />
Come non evocare qui le ultime parole del testamento<br />
di Christian, testamento cominciato lo<br />
stesso giorno, anniversario dell'uccisione di P.<br />
Charles de Foucauld, "Venuto il momento, vorrei<br />
poter avere quell'attimo di lucidità che mi permettesse<br />
di chiedere il perdono di Dio e quello<br />
dei miei fratelli in umanità, perdonando con tutto<br />
il cuore, nello stesso momento, a chi mi avesse<br />
colpito. [...] E anche tu, amico dell'ultimo istante,<br />
che non saprai quello che starai facendo, sì, anche<br />
per te io voglio dire questo GRAZIE, e questo<br />
AD-DIO, nel cui volto ti contemplo. E che ci<br />
sia dato di incontrarci di nuovo, ladroni colmati di<br />
gioia, in paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, di<br />
tutti e due. Amen. Inch'Allah".<br />
Soltanto il perdono può rompere la catena<br />
dell'odio e della violenza. Perdonare è un atto di<br />
profondo rispetto che permette di scoprire in colui<br />
che ci ha offeso, al di là di ogni dissomiglianza,<br />
l'immagine di Dio. Perdonare è riconoscere e<br />
proclamare che, nonostante la nostra cattiveria e<br />
la nostra ignoranza, Dio riconosce tutti noi come<br />
figli e figlie amati visceralmente.<br />
CarnetdiMarcia<br />
Perdonare è testimoniare, malgrado tutto, il nostro<br />
essere figli di Dio e la fratellanza universale.<br />
La parola di perdono è la più consona al cuore<br />
del martire in quanto testimone fedele dell'amore.<br />
Parole di perdono che trovano la loro fonte<br />
e la loro origine nell'unico Testimone fedele (cf.<br />
Ap 3,14): "Quando giunsero al luogo detto Cranio,<br />
là crocifissero lui e i due malfattori [...]. Gesù<br />
diceva: "Padre, perdonali, perché non sanno<br />
quello che fanno" (Lc 23,33-34).<br />
Parola di perdono che ha attraversato e continuerà<br />
sempre ad attraversare la storia dell'umanità,<br />
fino alla fine dei tempi. Parole riprese da<br />
tanti cristiani per essere – per Cristo, con Cristo<br />
e in Cristo – veri testimoni.<br />
Andrea Santoro<br />
(Priverno, 7 sett. 1945 - Trebisonda, 5 feb. 2006)<br />
È stato un presbitero italiano della Chiesa cattolica,<br />
morto assassinato in Turchia. Terzo figlio di<br />
un muratore e di una casalinga e fratello minore<br />
di due sorelle, Andrea Santoro entrò adolescente<br />
in seminario, dove divenne compagno di
Vincenzo Paglia, cofondatore della Comunità di<br />
Sant'Egidio. Nel 1970 Andrea finì gli studi di teologia<br />
alla Pontificia Università Lateranense e il<br />
18 ottobre dello stesso anno divenne sacerdote<br />
nella parrocchia dei santi Marcellino e Pietro Ad<br />
Duos Lauros. Conobbe il vescovo Franceschini,<br />
Vicario Apostolico dell'Anatolia.<br />
Grazie anche alle richieste di quest’ultimo, don<br />
Andrea ottenne il permesso di partire per la<br />
Turchia l'11 giugno 2000. Dopo essere vissuto<br />
in un modesto appartamento, in accordo con il<br />
vescovo, don Andrea prese in affitto una nuova<br />
casa in stile armeno che fece chiamare “La<br />
casa di Abramo” e<br />
l'adibì ad alloggio per<br />
piccoli gruppi di pellegrini.<br />
Durante il sog-<br />
giorno a Sanlıurfa, don<br />
Andrea si prese cura<br />
anche della comunità<br />
cattolica di Trabzon<br />
(Trebisonda), dove dal<br />
2001 non c'era più un<br />
sacerdote. Nel 2003 vi<br />
si trasferì stabilmente<br />
affrontando l'urgente<br />
restauro della chiesa e dell'ex-convento dei<br />
cappuccini: l'apertura quotidiana della chiesa<br />
permise a molti abitanti del luogo, che non conoscevano<br />
il Cristianesimo, di incontrarlo per fargli<br />
domande. Tale apertura tuttavia divenne presto<br />
causa di screzi con alcuni giovani, che spesso<br />
gettavano sporcizia e oggetti verso la chiesa e<br />
disturbavano don Andrea, fino a minacciarlo.<br />
Anche il restauro del cimitero cristiano fu ostacolato:<br />
la riparazione delle mura di cinta, ritenute<br />
giuridicamente un monumento storico, fu<br />
interrotta dai Beni Culturali. Poco dopo il cimitero<br />
cristiano venne profanato, le lapidi divelte,<br />
altre parti distrutte; i vicini vi ricavarono pezzi di<br />
orto; su metà dell'area fu costruita una scuola,<br />
in un'altra porzione una scalinata e una piazza.<br />
Don Andrea non rivolgeva la propria attenzione<br />
«Alla vera pace<br />
si arriva col perdono»<br />
Don Andrea Santoro<br />
solo alla piccola comunità cattolica di Trabzon,<br />
ma anzi prese a cuore anche la situazione delle<br />
donne ortodosse venute dalla Georgia, spesso<br />
vittima della prostituzione.<br />
Nel pomeriggio di domenica 5 febbraio 2006,<br />
mentre don Santoro si trovava in chiesa con il<br />
suo giovane aiutante turco, entrarono in chiesa<br />
tre ragazzi che iniziarono a comportarsi con fare<br />
arrogante. I ragazzi uscirono di chiesa.<br />
Don Andrea si mise a pregare ed invitò il suo<br />
aiutante a fare altrettanto. Mentre stavano pregando,<br />
un uomo entrò in chiesa: don Andrea<br />
vide che una pistola era puntata alle sue spalle<br />
e gridò al suo aiutante<br />
di buttarsi a terra;<br />
l'uomo gridò a gran<br />
voce “Allah è grande”<br />
e sparò due colpi di<br />
pistola, trafiggendo i<br />
polmoni del sacerdote,<br />
che rimase ucciso.<br />
L'uomo scappò quindi<br />
attraverso il cortile<br />
della chiesa gridando<br />
ancora “Allah è<br />
grande” e sparando<br />
un terzo colpo di pistola in aria. La mamma di<br />
don Andrea Santoro, alla notizia dell’uccisione<br />
del figlio, ha esclamato: «<strong>Perdono</strong> con tutto il<br />
cuore». Quando un giornalista ha chiesto al padre<br />
del protagonista di questo triste episodio, se<br />
conosceva quelle parole, questi ha risposto: «Le<br />
conosco e da quando le ho sentite, non ho che<br />
un solo desiderio nella mia anima. Vorrei poter<br />
raccogliere il denaro sufficiente per poter andare<br />
in Italia e baciare le mani di quella donna come<br />
atto di ringraziamento. Fatele sapere che apprezzo<br />
molto la sua bontà. È una donna coraggiosa e<br />
sicuramente sarà stata un madre eccellente. Bacerò<br />
le sue mani, anche se fosse l’ultima azione<br />
della mia vita».<br />
Buona Strada, Elena<br />
A - 2011<br />
15
16<br />
Cadendo da Cavallo...<br />
don Fabio Gollinucci .....................................................................................<br />
C'è un limite<br />
al perdono?<br />
CarnetdiMarcia<br />
Vangelo di Matteo, cap. 18<br />
Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: "Signore,<br />
se il mio fratello commette colpe contro<br />
di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a<br />
sette volte?". E Gesù gli rispose: "Non ti dico<br />
fino a sette volte, ma fino a settanta volte<br />
sette. Per questo, il regno dei cieli è simile<br />
a un re che volle regolare i conti con i suoi<br />
servi. Aveva cominciato a regolare i conti,<br />
quando gli fu presentato un tale che gli doveva<br />
diecimila talenti. Poiché costui non era in<br />
grado di restituire, il padrone ordinò che fosse<br />
venduto lui con la moglie, i figli e quanto<br />
possedeva, e così saldasse il debito. Allora il<br />
servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo:<br />
"Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni<br />
cosa". Il padrone ebbe compassione di quel<br />
servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.<br />
Appena uscito, quel servo trovò uno dei<br />
suoi compagni, che gli doveva cento denari.<br />
Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo:<br />
"Restituisci quello che devi!". Il suo compagno,<br />
prostrato a terra, lo pregava dicendo:<br />
"Abbi pazienza con me e ti restituirò". Ma egli<br />
non volle, andò e lo fece gettare in prigione,<br />
fino a che non avesse pagato il debito. Visto<br />
quello che accadeva, i suoi compagni furono<br />
molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro<br />
padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone<br />
fece chiamare quell'uomo e gli disse: "Servo<br />
malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito<br />
perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche<br />
tu aver pietà del tuo compagno, così come io<br />
ho avuto pietà di te?". Sdegnato, il padrone lo<br />
diede in mano agli aguzzini, finché non avesse<br />
restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre<br />
mio celeste farà con voi se non perdonerete<br />
di cuore, ciascuno al proprio fratello".
infuocando il mondo<br />
Questo testo di Matteo, se confrontato<br />
con altri passi del vangelo o con le versioni<br />
degli altri evangelisti evidenzia la<br />
necessità per un discepolo di Cristo del perdono<br />
senza condizioni. L'uso del numero sette, che è<br />
simbolo di totalità, ci permette di dire che perdonare<br />
sette volte significa perdonare ogni volta<br />
che si presenta l'occasione, senza limiti. Per<br />
questo settanta volte sette vuol dire un numero<br />
incalcolabile.<br />
Per comprendere fino in fondo il senso di questo<br />
detto di Gesù, dobbiamo però chiederci perché il<br />
vangelo di Matteo introduce una maggiorazione<br />
di perdono rispetto a Luca che si limita a dire di<br />
perdonare il fratello solo sette volte al giorno, aggiungendo<br />
anche la condizione “se si pente” (Lc<br />
17,4). Nel libro della Genesi leggiamo: «Lamec<br />
disse alle mogli: "Ada e Silla, ascoltate la mia<br />
voce... Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura<br />
e un ragazzo per un mio livido. 24Sette volte<br />
sarà vendicato Caino, ma Lamec settantasette"<br />
(Gen 4,23-24). Perciò, per il vangelo di Matteo,<br />
alla maggiorazione di vendetta fatta con arroganza<br />
da Lamek, Gesù di Nazareth contrappone una<br />
maggiorazione di perdono e così ribalta la scalata<br />
della vendetta nella scalata dell'amore per il fratello,<br />
affinché il fratello che ha dato una controtestimonianza<br />
del vangelo non sia giudicato ed<br />
escluso ma possa ancora condividere la vita della<br />
comunità. Possiamo quindi dire in conclusione<br />
che per la comunità di Matteo il dovere di perdonare<br />
il fratello che ha peccato<br />
contro il Padre ci è affidato da<br />
Gesù stesso, perché ogni cristiano<br />
è corresponsabile della<br />
santità del fratello, della sorella,<br />
e della comunità. Inoltre questo<br />
perdono del fratello deve essere<br />
senza condizioni, cioè dato<br />
sempre. Inoltre dobbiamo ricordare<br />
che lo scopo di Gesù non<br />
è mai quello di cambiare o aggiornare<br />
alcune leggi. La volontà<br />
di Gesù è sempre quella di comunicare la vita<br />
divina che Lui per primo riceve continuamente<br />
dal Padre e di condividere con l'umanità la possibilità<br />
di amare con la stessa forza d'amore di Dio.<br />
Questo spinge Gesù a raccontare una parabola<br />
a chi lo sta ascoltando (anch'io?) per muovere<br />
i cuori a conversione. Chi si lascia stupire dal<br />
racconto e dall'atteggiamento di Cristo verso<br />
ogni uomo, inizia ad entrare nel nuovo “meccanismo”<br />
caratterizzato dal dono che non si<br />
esaurisce mai. Se crediamo che tutto parte e riparte<br />
sempre da Dio, possiamo essere sradicati<br />
dalla nostra convinzione che perdonare il fratello<br />
e il nemico senza limiti sia difficile. Dovremmo<br />
piuttosto affermare che dal nostro punto di vista<br />
non è difficile perdonare: è impossibile. Passando<br />
invece al punto di vista divino, allora nulla è<br />
impossibile a Dio!<br />
Ed è proprio quando sperimento il Suo perdono<br />
su di me, anche nelle piccole cose, che mi si<br />
apre un nuovo orizzonte fino a quel momento invisibile.<br />
Il per-dono è un super-dono. Noi potremmo<br />
dire un dono esagerato, non corrispondente,<br />
forse ingiusto. Ma la giustizia di Dio è giustizia<br />
d'amore che non lascia mai l'altro nella sua condizione<br />
sub-umana, anche se per colpa sua.<br />
don Fabio<br />
QUESTO VANGELO PER NOI OGGI<br />
- Come reagisco di fronte alla risposta di Gesù a Pietro?<br />
- Cosa mi dice l'atteggiamento del servo e del padrone della parabola?<br />
- In me: quale disponibilità al perdono del fratello/sorella che può aver mancato?<br />
Sempre? A certe condizioni? Quali?<br />
- Noi gruppo/Clan/Fuoco: come esprimiamo la nostra corresponsabilità comunitaria?<br />
Come ci correggiamo/perdoniamo?<br />
- La correzione/perdono si limitano alla nostra piccola comunità o si estendono a quella più grande:<br />
la Chiesa, la società?<br />
A - 2011<br />
17
18<br />
Michela Bertoni ............................................................................................<br />
“ Ho voglia di lasciare tutto…<br />
ma Lui non mi lascerà mai, Lui:<br />
perché eterno è il suo Amore”<br />
Quaderno di Traccia<br />
CarnetdiMarcia<br />
Treppiedi...<br />
PERDONO:<br />
scelta di libertà
Come le tutte le scelte grandi della vita,<br />
anche a quella di perdonare e di farsi perdonare<br />
si giunge attraverso un percorso<br />
fatto di tappe, di momenti di stanca, di tentazioni:<br />
il perdono non è un’esperienza isolata, non<br />
è un fatto emotivo, è una Strada intrapresa con<br />
consapevolezza e volontà.<br />
Il perdono non chiede la negazione dei fatti:<br />
chiede anzi di saperli guardare con franchezza<br />
e ti educa a farlo senza far prevalere il senso<br />
del dolore e della colpa.<br />
Il perdono non è cosa da timidi o deboli: chiede<br />
gesti e parole alti, sconvolgenti per molti,<br />
chiede risposte controcorrente come le parole<br />
di Gesù nel Discorso della Montagna.<br />
Rispondi così alla tentazione di omologarti<br />
alla massa.<br />
Il perdono non è passare oltre in modo semplicistico,<br />
non assumendosi la responsabilità<br />
di provare a cambiare le cose: è fare del<br />
nostro meglio, è correggere il fratello con<br />
Sensibilità e con Amore. Perdonare non è<br />
assecondare o coprire le ingiustizie.<br />
Perdonare è crescere, nel senso di diventare<br />
più adulti, più consapevoli. È andare<br />
avanti, fare un passo avanti, facendo<br />
memoria e conservando l’esperienza ma<br />
togliendo il rancore.<br />
Invita in Clan o Fuoco una persona che<br />
conosce la gioia del perdono dato e<br />
ricevuto: guarda la luce che ne fa una<br />
persona nuova: sa cos’è il peccato ma<br />
si è liberata della colpa o dal rancore<br />
che schiaccia.<br />
Prega in Clan o in Fuoco per riuscire a<br />
vivere il <strong>Perdono</strong>: Gesù ha preso sulle<br />
sue spalle tutti i nostri peccati, noi<br />
possiamo provare a portare almeno<br />
quello dei nostri fratelli e sorelle più<br />
vicini. E sorridi: Lui ci ha già salvati,<br />
e questo ci fa liberi.<br />
una proposta<br />
A - 2011<br />
19
20<br />
Vania Ribeca .................................................................................................<br />
Elenco<br />
di motivi<br />
per cui<br />
perdonare<br />
CarnetdiMarcia<br />
Apertamente<br />
Prendo a prestito da un programma<br />
televisivo andato in onda da poco, la<br />
formula per confrontarci sulla parola<br />
PERDONO (si tratta del programma “Vieni<br />
via con me” condotto da Fabio Fazio e<br />
Roberto Saviano… a proposito vi invito a<br />
discutere in Fuoco e in Clan sui contenuti<br />
del programma e in generale sul ruolo dei<br />
media, dato che la televisione è il mezzo<br />
che più entra nelle nostre case e ci parla<br />
più di quanto, ahimè, sappiamo parlare tra<br />
noi… confidando a volte nella nostra assoluta<br />
lobotomia post-cena, post-lavoro, poststudio..!<br />
(Vedi anche il successo dei reality<br />
di vario genere!).<br />
Di seguito trovate un elenco di alcuni dei<br />
motivi per cui un cristiano sceglie di vivere<br />
l’esperienza del perdono nel proprio quotidiano..<br />
poi approfittate e continuate voi durante<br />
una riunione e soprattutto nella vita a<br />
trovare i vostri motivi…
<strong>Perdono</strong> perché…<br />
• <strong>Perdono</strong> perché Gesù ha detto: quando pregate,<br />
pregate così…”padre nostro che sei nei<br />
cieli sia santificato il tuo nome (…) e rimetti<br />
a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo a<br />
nostri debitori (…)<br />
• Perché, dopo che ho perdonato un torto, sento<br />
che il peso sullo stomaco se n’è andato.<br />
• Perché un giorno anch’io potrei dover chiedere<br />
perdono.<br />
• Perché chi ha perdonato qualcuno sa che la<br />
vita può tornare a sorridere..anche e soprattutto<br />
per colui che ho perdonato.<br />
• Perché dopo che ho perdonato un amico/a so<br />
che la nostra amicizia sarà fortificata.<br />
• Perché se so perdonare vuol dire che so anche<br />
amare.<br />
• Perché Dio nel suo immenso amore ci perdona<br />
ogni giorno e ci rende liberi con il sacramento<br />
della confessione.<br />
• Perché tutti i santi ci hanno dimostrato che<br />
perdonando si fanno i miracoli.<br />
• Perché molta gente semplice ci dimostra ogni<br />
giorno che perdonando si possono fare i miracoli.<br />
• Perché dal rancore non può nascere un fiore.<br />
• Perché crescere vuol dire anche ammettere<br />
di aver sbagliato, chiedere scusa e impegnarsi<br />
per ricevere il perdono di chi si aspettava altro<br />
da me.<br />
• Perché senza il perdono non si può costruire.<br />
• Perché c’è speranza nel perdono.<br />
• Perché per vivere ho bisogno degli altri, ma gli<br />
altri possono anche sbagliare e non per questo<br />
non avrò più bisogno di loro.<br />
• Perché anche io posso sbagliare.<br />
• Perché perdonare ci rende persone migliori.<br />
• Perché è difficile, ma la fede mi insegna che<br />
posso portare una croce proporzionata alle<br />
mie spalle... anche se a me sembrano sempre<br />
un pò troppo piccole (!)...<br />
• Perché sono ultima fra gli ultimi e non sta a<br />
me giudicare.<br />
• Perché Gesù a braccia aperte sulla croce ha<br />
voluto pronunciare le sue ultime parole perdonando<br />
i suoi carnefici e l’intera umanità: Padre<br />
perdonali perché non sanno quello che fanno.<br />
• Perdoniamo perché oggi sappiamo quello che<br />
dobbiamo fare.<br />
Buona Strada, Vania<br />
A - 2011<br />
21
22<br />
Giocare il Gioco<br />
a cura del Mago G.........................................................................................<br />
Il tuo autoroscopo<br />
Per diventare Qualcuno. Per fare della tua vita qualcosa di bello.<br />
Per iniziare e portare avanti grandi cose. Cose che cambiano il mondo.<br />
Un segreto: conosci te stesso. Sì, ma come? Leggi quanto segue e lo scoprirai...<br />
Per conoscere i segreti del tuo autoroscopo rispondi alle domande qui di seguito (non di<br />
fretta, ma sforzandoti di rispondere a ciascuna delle domande con un sì o con un no). Se hai<br />
potuto rispondere lealmente almeno 8 volte su 10 con un “SÌ”, allora possiedi molto bene<br />
la qualità di cui si tratta. Se hai da 5 a 7 “SÌ” possiedi solo benino tale qualità. Se hai 6 o più<br />
“NO” è perché scarseggia veramente. Nessuna esitazione allora. Mettiti presto a coltivare,<br />
per almeno un mese, o anche di più se necessario, questa famosa qualità.<br />
IO? NOI! plurale o singolare?<br />
Ci sono persone che sembrano conoscere solo una parte della loro grammatica. Ascoltatele parlare: «lo desidero<br />
questa cosa. lo voglio quell' altra», ecc., sempre al singolare. Non usano mai le altre persone del verbo. Sempre<br />
la prima. Sono degli egoisti. Altri invece parlano e soprattutto pensano e amano al plurale: «Se noi facessimo<br />
questa cosa. Avete fame?». Costoro praticano la carità fraterna. E tu?<br />
Dici «noi» più spesso che «io» (Conta un pò durante il corso di una giornata, per vedere)? Sì No<br />
Quando uno ti arreca un torto, perdoni presto e completamente? (se sì, dopo quanto tempo?) Sì No<br />
A casa sai a volte sacrificare un po' di tempo per divertire il tuo fratellino o distrarre un parente<br />
anziano o malato?<br />
Sì No<br />
Sei gentile con tutti, anche con chi ti stuzzica? Sì No<br />
Hai l'abitudine di osservare le buone qualità degli altri, anziché i loro difetti? Sì No<br />
Parli abitualmente bene degli altri? Sì No<br />
Quando parlano male degli altri in tua presenza, cerchi di ristabilire la verità se ciò che si dice è<br />
falso o di trovare qualche scusante se ciò che si afferma è vero?<br />
Sì No<br />
Ti sforzi a volte di dare ai tuoi amici l'occasione di riconciliarsi con te? Sì No<br />
Pensi spesso a parlare degli altri a Gesù e a offrire dei sacrifici per loro? Sì No<br />
Sei costante nel Sacramento della Penitenza e della Riconciliazione? Sì No<br />
Numero dei “SÌ”: ....<br />
Sostituendo i “NO” con dei “SÌ” diventerai -.-. | .- | .-. | .. | - | .- | - | . | ...- | --- | .-.. | .<br />
CarnetdiMarcia
4 c.i.t. 4chiacchiereintenda<br />
Continua la nostra "rubrica fumetto" con le divertentissime vignette<br />
da voi realizzate... vi ricordiamo che potete mandare le vostre<br />
"4chiacchiereintenda" direttamente alla mail della redazione.<br />
Buona lettura!<br />
A - 2011<br />
23
24<br />
Vita da Rover...<br />
Federica (Roma 15) .......................................................................................<br />
<strong>Perdono</strong>... che botta!<br />
CarnetdiMarcia
Mi vengono i brividi solo a pensarci. Una<br />
compito così difficile Lui non poteva<br />
lasciarcelo, eh? Quante cose che mi<br />
vengono in mente: abbracci non dati, parole mai<br />
dette, sguardi che trafiggono. Non è semplice,<br />
no, no no... non è alla nostra portata. Siamo talmente<br />
limitati, talmente piccoli.<br />
Come possiamo perdonare se non siamo capaci<br />
neppure di amare? O forse... amore e perdono...<br />
magari vanno di pari passo. Ecco, sì,<br />
respiro, faccio chiarezza. Forse non è così complicato<br />
come sembra. Ci vorrebbe solo un pò di<br />
impegno, un pò di pazienza. Pazienza... Passo<br />
dopo passo, lungo le strade d’Italia, col sudore<br />
che imperla la fronte e lo zaino sulle spalle: ecco,<br />
è la Marcia Francescana.<br />
La Marcia verso il <strong>Perdono</strong> di Assisi, che ricongiunge<br />
al Padre. La Marcia che è desiderio profondo<br />
di Amore, di misericordia. Per sè e per<br />
gli altri. Dopo giorni e giorni di cammino sotto il<br />
sole, in compagnia dei frati minori delle Marche,<br />
non c'è cosa più bella di essere accolti nella Piazza<br />
di Santa Maria degli Angeli, per ricongiungersi<br />
con tutti i marciatori d’Italia e ricevere il <strong>Perdono</strong>,<br />
il 2 agosto, durante la festa nata proprio per volere<br />
del giullare di Dio.<br />
“Una notte del 1216 San Francesco fu<br />
visitato durante la preghiera nella<br />
Porziuncola dal Cristo e dalla Madre<br />
Santissima; ad essi il Santo rivolse la<br />
richiesta che ad ogni persona, pentita e<br />
confessata, che avesse visitato quella chiesa<br />
fossero rimesse completamente tutte le colpe.<br />
Bacio il suolo, prendo per mano i miei compagni<br />
di viaggio ed insieme attraversiamo la Piazza.<br />
La Porziuncola ci attende, ci accoglie ed infine<br />
ci stringe in un tenero abbraccio misericordioso.<br />
Che gioia allora poter gridare a tutti, con le lacrime<br />
agli occhi: “Buon <strong>Perdono</strong>!”<br />
Federica<br />
vita da Scolta<br />
A - 2011<br />
25
26<br />
Marco Fioretti ...............................................................................................<br />
Una proposta sulla GMG<br />
Questa volta, scegliere il tema per i Custodi è stato davvero facile. È vero, come capirete fra poche righe, che è una scelta<br />
con cui ci guadagno, nel senso che ho risparmiato un pochino di tempo riciclando un paio di paragrafi delle scorse rubriche.<br />
Però, a parte il fatto che riciclare per un Custode della Terra è una virtù, non è colpa mia. Mi ci costringono le circostanze<br />
presenti e future. Sto scrivendo subito dopo l'edizione 2010 della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (vedi link).<br />
Sto scrivendo subito dopo avere di nuovo visto in TV le strade di Napoli sommerse dalla spazzatura e Roberto Saviano che<br />
spiegava ancora una volta tutte le radici non napoletane del problema. Sto scrivendo subito dopo aver letto che Roma, dove<br />
vivo, se non cambia seriamente sistema fra un anno sarà come Napoli oggi, perchè butta tutta la sua spazzatura in una discarica<br />
che fra un anno sarà piena. Sto anche scrivendo subito dopo aver letto un'altra cosa, che però vi dirò fra un qualche<br />
paragrafo. Prima (ri) parliamo di spazzatura.<br />
Per non buttare la spazzatura...<br />
basta non comprarla<br />
Nel primo numero dei Custodi (CdM 2009/C)<br />
ricordavo che come Scout Cattolici dobbiamo<br />
stare attenti alla spazzatura perchè, oltre<br />
al sesto articolo della Legge, ce lo chiede la<br />
stessa Chiesa: “secondo la CEI, chi abita in<br />
Italia produce ogni anno oltre mezza tonnellata<br />
di rifiuti. Sono perciò rilevanti e apprezzabili<br />
tutte le iniziative miranti a contenerne la produzione,<br />
quali la riduzione degli imballaggi o la<br />
realizzazione di prodotti facilmente riutilizzabili<br />
e riciclabili.”<br />
CarnetdiMarcia<br />
Custodi della terra<br />
Recentemente ho letto una frase sulla produzione<br />
dei rifiuti che mi è piaciuta moltissimo. Purtroppo<br />
non riesco a ritrovare la fonte, ma diceva<br />
più o meno così: “finchè saranno considerati<br />
una risorsa (cioè qualcosa di positivo che crea<br />
lavoro o energia, con gli inceneritori e le attività<br />
di riciclaggio) i rifiuti non spariranno mai: continueremo<br />
a produrli in quantità enormi, anche<br />
quando potremmo farne a meno, ma con problemi<br />
altrettanto enormi, dall'inquinamento alle<br />
infiltrazioni criminali”. Ora è chiaro che se la vita<br />
di oggi è civile lo è anche perchè sono disponibili<br />
tanti prodotti che sono assai meno ecologici del<br />
Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti: www.menorifiuti.org<br />
Come comprare meno rifiuti:<br />
•http://www.ischiablog.it/index.php/economia-e-turismo/i-nostri-suggerimenti-per-la-riduzione-dei-rifiuti/<br />
•http://notizie.tiscali.it/articoli/cronaca/10/11/15/emergenza-rifiuti-problema-europa-vademecum.html
legno ma di cui sarebbe<br />
assurdo fare a meno.<br />
Dagli assorbenti ai computer,<br />
siamo circondati<br />
di oggetti utilissimi che<br />
è ancora impossibile1, o<br />
almeno molto costoso,<br />
fabbricare in versioni<br />
completamente biodegradabili.<br />
Quei rifiuti ci<br />
sono e vanno smaltiti<br />
come si deve. È anche<br />
innegabile che tante cause della crisi dei rifiuti, a<br />
partire da quelle (ri)denunciate da Saviano a Vieni<br />
Via con Me, vengono, come si dice, da lontano.<br />
Sono problemi gravissimi che stanno “a monte”<br />
e quindi vanno risolti a livelli al di là di quelli di<br />
cui parliamo qui. Senza assolutamente negare<br />
quelle cause, quello che ho appena visto in TV<br />
mi costringe ad attirare la vostra attenzione sulle<br />
altre, quelle che ognuno di noi può affrontare<br />
e risolvere da solo e da oggi: senza aspettare<br />
la manna dal cielo, senza finanziamenti pubblici,<br />
senza chiedere permessi a nessuno. Tanti dei<br />
rifiuti che buttiamo ogni giorno nei cassonetti<br />
(differenziati o no, non cambia NULLA ai fini del<br />
discorso che segue) erano rifiuti già quando li<br />
abbiamo comprati. Se non li avessimo comprati<br />
non avremmo il problema di come buttarli.<br />
Quindi vi chiedo:<br />
• Dovunque viviate, state già mettendo sistematicamente<br />
in pratica tutti i consigli su come<br />
COMPRARE meno rifiuti contenuti nelle due<br />
pagine Web segnalate in fondo, e nelle mille<br />
altre simili che si trovano con due clic su Internet?<br />
• Avete già fatto attività in Clan/Fuoco/Gruppo/<br />
Parrocchia per promuovere quelle stesse abitudini<br />
intorno a voi? Se sì, perché non ce lo<br />
fate sapere? I buoni esempi sono contagiosi!<br />
Proposta sulla GMG e su tutte le<br />
altre attività. Sarebbe bello se...<br />
A inizio rubrica ho detto “Sto anche scrivendo<br />
subito dopo aver letto un'altra cosa”. Quell'altra<br />
cosa sono le prime comunicazioni associative<br />
sulla partecipazione di Clan e Fuochi <strong>FSE</strong> alla<br />
Giornata Mondiale della Gioventu del 2011, a<br />
Madrid. Molti ci andranno in aereo, che è un'altra<br />
di quelle cose utilissime e irrinunciabili ma<br />
tanto inquinanti. Sarebbe bello, oltre a essere<br />
un'eccellente pubblicità per l'Associazione, se<br />
chi parteciperà alla GMG lo facesse a impatto<br />
zero, o comunque col minor impatto ambientale<br />
possibile. Ci sono tanti modi per farlo, dal piantare<br />
alberi per compensare la CO2 prodotta nel<br />
viaggio all'usare sul posto solo cibi con imballaggi<br />
ridotti e possibilmente biodegradabili.<br />
E poi sarebbe bello se il 2011 fosse l'anno in cui<br />
cominciare a marciare seriamente su una Strada<br />
che sarà lunga ma non possiamo non tentare:<br />
quella di rendere, sistematicamente e coscientemente,<br />
tutti i Campi, le Uscite e tutte le altre<br />
attività della nostra Associazione a impatto zero<br />
o quanto più possibile vicino a zero.<br />
Sempre su Cdm 2009/C scrivevo:<br />
Riportare a casa senza lasciare traccia tutta la<br />
spazzatura prodotta in Uscita non basta!...<br />
Dobbiamo tutti iniziare seriamente, partendo da<br />
Uscite e Campi Scout, a fare sempre la spesa in<br />
modo da minimizzare gli imballaggi dei cibi,<br />
almeno quelli più inquinanti.<br />
E poi concludevo con diverse proposte pratiche<br />
di attività. Qualcuno le ha provate? Rispetto<br />
al 2009, oggi abbiamo parecchie migliaia di<br />
tonnellate in più di ragioni per farlo.<br />
Buona Strada e buona custodia,<br />
Marco, marco@storiafse.net<br />
(1) In realtà non è vero che sia impossibile fabbricare assorbenti biodegradabili: ho scoperto proprio scrivendo quest'articolo che esistono già da<br />
almeno due anni http://www.icea.info/Default.aspx?tabid=57&articleType=ArticleView&articleId=121<br />
A - 2011<br />
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28<br />
Marco Fioretti ...............................................................................................<br />
Lasciare il sentiero (e quel che c'è intorno)<br />
meglio di come l'abbiamo trovato<br />
Nel suo ultimo messaggio B-P ci ha chiesto di lasciare il mondo migliore di come l'abbiamo trovato.<br />
Questo è un invito applicabile in ogni momento della vita, anche da chi non sa nulla di Scoutismo.<br />
Per noi che siamo Rover e Scolte che passano un sacco di tempo sulla Strada, cioè in escursione<br />
sui sentieri (vero?!?) vale però anche in senso letterale. Quanta attenzione prestiamo al nostro<br />
impatto sul suolo delle nostre camminate? Non parlo soltanto dell'impatto puramente fisico che<br />
abbiamo, nel momento in cui passiamo sopra un certo punto. Come spiegherò fra un attimo, quello è<br />
importante, ma altrettanto importanti, anche per persone che non vedremo mai, sono le conseguenze<br />
di quanto facciamo a un sentiero dopo essere tornati a casa.<br />
Camminare<br />
Un Clan o un Fuoco non ancora abituati alla Strada,<br />
quella con la S maiuscola, camminano sui sentieri<br />
come una qualsiasi comitiva di amici dentro<br />
un centro commerciale: più o meno ammucchiati,<br />
con gli occhi fissi per terra oppure solo gli uni agli<br />
altri, ignorando tutto il resto e senza badare troppo<br />
a dove si mettono i piedi. Questo è un peccato,<br />
perchè si perde almeno metà del piacere di stare<br />
all'aperto,è pericoloso ma è anche un problema<br />
per la conservazione del territorio. Foreste e, soprattutto,<br />
montagne, sono ambienti delicatissimi.<br />
Oltre una certa quota possono esserci solo pochi<br />
centimetri di terreno, che magari hanno impiegato<br />
decenni per accumularsi, fra l'aria e la roccia.<br />
CarnetdiMarcia<br />
Scienza dei boschi<br />
Quella pellicola di terreno è importante perchè<br />
permette la crescita delle piante e rallenta il percorso<br />
dell'acqua piovana verso valle (e purtroppo<br />
sappiamo benissimo dalla TV quanti danni riescono<br />
a fare piogge e piene in Italia grazie al degrado<br />
del territorio).<br />
Il fondo dei sentieri e tutto il resto dell'ambiente<br />
montano, è continuamente soggetto a erosione.<br />
Quello è un fenomeno naturale inevitabile ma assai<br />
lento. Andare sui sentieri senza badare a dove<br />
si mettono i piedi può accelerarlo moltissimo,<br />
senza alcuna necessità. Questo danneggia l'ambiente,<br />
lo rende più brutto e, in casi estremi, crea<br />
anche problemi di sicurezza (un sasso che faccia-
mo rotolare a valle può finire in testa a qualcuno).<br />
Questa non è un'ipotesi teorica o una fissazione<br />
da integralisti, per un motivo semplicissimo:<br />
oggi siamo tantissimi ad andare in montagna,<br />
Scout e non. Molti più di una volta. I nostri padri e<br />
nonni potevano permettersi il lusso di camminare<br />
fuori dai sentieri, noi molto meno. Oggi non siamo<br />
troppi in generale, ma siamo sicuramente troppi<br />
per andare in giro in certi luoghi senza prestare la<br />
massima attenzione.<br />
Uscire dal sentiero danneggia le piante e accelera<br />
moltissimo l'erosione. Avete presenti tutte quelle<br />
“scorciatoie” create dagli escursionisti tagliando<br />
dritto sui tornanti di un sentiero solo per risparmiare<br />
qualche secondo? Quelle alla prima pioggia<br />
diventano rivoletti che in una sola stagione diventerano<br />
solchi permanenti molto più larghi di quelli<br />
lasciati originariamente dagli scarponi. Questo non<br />
vale soltanto in alta montagna, ma anche nei boschi<br />
e sulle collinette dietro casa. Zone umide, rive<br />
dei corsi d'acqua e addirittura i sentieri in piano<br />
che passano attraverso tratti fangosi sono ancora<br />
più sensibili. C'è addirittura chi consiglia, quando<br />
un sentiero passa attraverso un tratto fangoso, di<br />
camminare nel fango se possibile. Perchè aggirandolo<br />
il tratto fangoso tenderà ad allargarsi. Quando<br />
marciate non uscite mai dal sentiero già battuto a<br />
meno che non sia davvero necessario. Anche per<br />
dare l'esempio! Tanta della gente che incontriamo<br />
sulla Strada magari ci prende in giro ma poi, anche<br />
inconsciamente, ci prende a esempio e imita quello<br />
che facciamo noi, non il turista della domenica<br />
appena uscito da qualche rivista di abbigliamento,<br />
perchè di lui si fida molto meno.<br />
Un altro servizio che possiamo e dobbiamo fare<br />
lungo i sentieri è segnalare subito a chi di dovere<br />
ogni problema, tipo smottamenti, segnali divelti e<br />
così via, e magari collaborare con loro nella manutenzione.<br />
Prima di partire per la Route, scoprite<br />
chi sono i gestori di tutti i singoli sentieri che<br />
percorrerete. Normalmente si tratta di sezioni del<br />
CAI, ma non sempre. Chiunque siano i responsabili,<br />
durante la marcia tenete un diario dettagliato<br />
di tutti i problemi che notate e spediteglielo subito<br />
dopo essere tornati a casa.<br />
Anche partecipare alla manutenzione dei sentieri<br />
è un servizio utilissimo. L'avete mai preso in considerazione?<br />
Attività di questo genere vengono<br />
programmate ogni anno e non richiedono competenza<br />
particolari, visto che comunque si svolgono<br />
con la supervisione di un esperto: si tratta<br />
di tagliare eventuale vegetazione che ostruisce il<br />
passaggio, risistemare alcune curve o ripristinare<br />
la segnaletica. Si potrebbe addirittura adottare permanentemente<br />
un breve tratto di qualche sentiero,<br />
tornandoci ogni qualche anno per mantenerlo<br />
sempre in perfetta efficienza.<br />
L'ultima attività che propongo in questo campo è<br />
la mappatura. Per le attività Scout, anche in terza<br />
branca, bastano carta e bussola, come ho già<br />
spiegato in una puntata precedente della rubrica.<br />
Però un motivo valido per portarsi in Route un navigatore<br />
GPS da trekking può esserci eccome, se<br />
potete permettervi la spesa e avete davvero intenzione<br />
di usarlo come servizio: portatevelo dietro<br />
per costruire una traccia completa del percorso<br />
e, appena tornati a casa, caricatela su http://openstreetmap.org.<br />
In questo modo avrete fornito,a<br />
tutti gli altri escursionisti che vorranno percorrere<br />
la stessa zona e senza nemmeno fare fatica,<br />
una mappa dettagliata che li aiuterà a pianificare<br />
l'escursione nel modo migliore.<br />
E quando scappa?<br />
I terreni e le acque nelle aree protette (o che dovrebbero<br />
essere protette) possono essere molto<br />
sensibili, oltre che ai passi e ai detersivi, anche<br />
a un altro fattore inquinante, cioè i nostri escrementi.<br />
La contaminazione delle acque attraverso<br />
le feci può diffondere germi di vario tipo. Fate di<br />
tutto per non lasciare mai queste tracce del vostro<br />
passaggio a meno di 100 metri da un eventuale<br />
corso d'acqua e seppellite sempre tutto, carta<br />
igienica compresa.<br />
Buona Strada, marco@storiafse.net<br />
A - 2011<br />
29
30<br />
io per<br />
l’altro<br />
2012<br />
io e<br />
l’altro<br />
2011<br />
io<br />
2010<br />
CarnetdiMarcia<br />
R S<br />
Vita associativa<br />
Route/Campo<br />
Mobile Nazionale 2012<br />
Lo<br />
sai che dal 04 al 12<br />
Guide e Scout<br />
agosto 2012, al confi-<br />
d’Europa<br />
ne tra Veneto e Friuli<br />
Venezia Giulia ci ritroveremo tutti<br />
insieme, Clan e Fuochi d’Italia (ed<br />
anche qualche fratello e sorella<br />
d’Europa), per vivere una meravi-<br />
Uscita Nazionale<br />
Capi Clan<br />
Capo Fuoco<br />
Soriano<br />
26-27 settembre ‘09<br />
Branca Scolte<br />
Banca Rover<br />
gliosa avventura: il Campo Mobile<br />
/ Route Nazionale 2012???<br />
Segna subito sul tuo calendario<br />
quei giorni, dai un’occhiata alla<br />
cartina per intuire dove saremo<br />
e… comincia a sognare!!<br />
Ti aspettiamo, Michela e Gipo<br />
Friuli Venezia Giulia
2009<br />
√ C - IO<br />
√ D - Sogni<br />
Piano redazionale<br />
Cosa abbiamo realizzato e... cosa faremo.<br />
2010<br />
√ A - Dolore<br />
√ B - Coraggio<br />
√ C - Sfide<br />
√ D - IO E L'ALTRO<br />
√ E - Confronto<br />
2011<br />
√ A - <strong>Perdono</strong><br />
B - Tempo<br />
C - Fatica<br />
D - IO PER L'ALTRO<br />
E - Vocazione<br />
2012<br />
A - Paura<br />
B - Libertà<br />
C - Strada<br />
FORSE NON HAI ANCORA<br />
NELLA TUA BIBLIOTECA LE<br />
A - 2011<br />
31
L'altracopertina... di Giorgio Sclip<br />
“Perdonate<br />
e sarete<br />
perdonati!”<br />
(Lc 6,37)<br />
Solamente chi è forte è capace di<br />
perdonare. Il debole non sa né<br />
perdonare né punire.<br />
(Gandhi)<br />
Riflettendo sul perdono...<br />
Amare non significa trovare la perfezione,<br />
ma perdonare terribili difetti<br />
(Rosamunde Pilcher)<br />
Perdonare e dimenticare vuol dire<br />
gettar dalla finestra una preziosa<br />
esperienza già fatta.<br />
(Arthur Schopenhauer, Parerga e<br />
paralipomena, 1851)<br />
La persona che non vuole o che non può perdonare<br />
non riesce facilmente a vivere il momento presente.<br />
Si aggancia con ostinazione al passato e, proprio<br />
per questo, si condanna a sciupare il presente.<br />
(Jean Monbourquette)