Lebensborn: la fabbrica dei superuomini - ISRAT
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Hans-Ullrich Wesch<br />
Sessant’anni dopo migliaia di figli del<strong>la</strong> guerra sono ancora<br />
al<strong>la</strong> ricerca del<strong>la</strong> propria identità<br />
Violetta Wallenborn Gise<strong>la</strong> Heidenreich<br />
Incontro a Wernigerode di otto nati nei<br />
<strong>Lebensborn</strong>, novembre 2006<br />
Werner Thiermann<br />
Solo nel 1985 il ministero del<strong>la</strong> Giustizia tedesco ha<br />
affermato i diritti <strong>dei</strong> bambini che vogliono conoscere i<br />
genitori biologici e ha aperto l’accesso ai documenti<br />
rimasti.<br />
Solo negli ultimi anni i bambini <strong>Lebensborn</strong> hanno<br />
trovato <strong>la</strong> forza di par<strong>la</strong>re e di rive<strong>la</strong>re le loro origini e<br />
hanno fondato associazioni.<br />
Nell’ottobre 2001, oltre 150 “figli del<strong>la</strong> guerra” norvegesi<br />
hanno intentato una causa contro lo Stato norvegese per<br />
discriminazione, trattamento inumano e degradante e<br />
tortura; benché <strong>la</strong> loro istanza sia stata respinta, hanno<br />
comunque ottenuto che lo Stato finanzi un progetto di<br />
ricerca per fare luce, dopo decenni di silenzio, sui traumi<br />
vissuti dai “bambini tedeschi”; hanno comunque fatto<br />
ricorso contro il governo norvegese al<strong>la</strong> Corte europea<br />
per i diritti dell’uomo appunto per vio<strong>la</strong>zione <strong>dei</strong> diritti<br />
umani.<br />
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