Alphonse De Lamartine a Napoli, Procida, Casamicciola
Alphonse De Lamartine a Napoli, Procida, Casamicciola
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In alto: Pescatore e giovanetta d’Ischia (di Louis-Léopold<br />
Robert, 1827)<br />
In basso: Ragazza di <strong>Procida</strong> (di Louis-Léopold Robert,<br />
1822)<br />
sempre più claudicante. Suo fratello sempre impegnato<br />
in politica, liberale e antiborbonico da anni forzatamente<br />
viveva tra Parigi e Torino. Da questi luoghi spesso<br />
scriveva a Irene che sempre in non buone condizioni di<br />
salute, chiedeva rimedio e conforto ai bagni termali di<br />
<strong>Casamicciola</strong>. Una sua sorella si chiamava Elisabetta che<br />
diversamente da loro conservava la sua fede borbonica e<br />
per queste diverse ideologie, Giuseppe ed Elisabetta, nella<br />
loro corrispondenza, a parte il tono affettuoso come si<br />
conviene tra germani, a volte spesso diveniva aspra polemica.<br />
Nonostante ciò Elisabetta aiutava in qualche modo<br />
economicamente suo fratello sempre a corto di soldi.<br />
Come da conseutudine di famiglia, Elisabetta d’estate<br />
si recava a <strong>Casamicciola</strong> e nel 1871 cerca di non incontrare<br />
il senatore Marliani, amico di Giuseppe oramai deputato<br />
Ricciardi, dichiarando di non voler leggere nemmeno<br />
gli scritti dello stesso Giuseppe. Era una vera legittimista<br />
borbonica! Affermava tra l’altro, come si legge nelle lettere<br />
datate <strong>Casamicciola</strong> 21 luglio e 4 agosto 1871, che<br />
il senatore del nuovo Regno Italico era un vecchio antipatico<br />
e intollerante, e di più ancora: molto sciocca deve<br />
essere sua moglie per averlo sposato e condannata a farle<br />
da infermiera. Grande gioia e sicuramente festosa partecipazione<br />
avranno provato gli ospiti di Francia, quando<br />
posero piedi sulla dorata spiaggia, tra gli attoniti e curiosi<br />
bagnanti del luogo. Alla stessa nobildonna, riconoscente<br />
e commosso per la squisita gentilezza rivoltogli, in risposta<br />
dedicherà la poesia “Saluto all’isola d’Ischia” (6 settembre<br />
1844), che suona in tali versi: “È dolce aspirare<br />
scendendo alla spiaggia il profumo che il vento porta allo<br />
straniero e di odorare i fiori che il suo alito porta a piovere<br />
sul vostro fronte dall’alto dell’aranceto”. È dolce prestare<br />
un orecchio rapito alla lingua dei dolci suoni che si parlava<br />
amando, che vi porta in sogno al fiore della vita e che<br />
risuona nel cuore musica e sentimenti. La gioia che s’era<br />
auspicato il poeta ne è intensificata dalla realtà, il suo<br />
motto “vivere in tutto, è vivere cento volte”, si materializzava.<br />
Gli animi dei graditi turisti erano pervasi da piacevole<br />
emotività; la vista delle dirimpettaie verdi colline,<br />
che declinavano verso la spiaggia sottostante, facevano<br />
da riscontro e suggestivo contorno. Un’emozione seguiva<br />
l’altra ed un’altra la sostituiva!<br />
Alcuni anni dopo, da Parigi, nel luglio del 1860 scriverà<br />
ancora ad Irene: «vi ho conosciuto giovane, felice, e già<br />
celebre nella vostra illustre famiglia».<br />
Alla marina di <strong>Casamicciola</strong>, laddove ha gettato le ancore<br />
il piccolo piroscafo, v’era un capannello di persone e<br />
in particolare tanti “asinari” che con i loro quadrupedi costituivano<br />
l’unico mezzo di trasporto per i luoghi dell’isola,<br />
già che non v’erano ancora né cavalli, né carrozze;<br />
c’erano pure i facchini pronti a strappare dalle mani dei<br />
turisti i bagagli e litigare fra loro per l’accaparramento;<br />
scene che si sono ripetute fino a metà del secolo scorso.<br />
A dorso d’asino la comitiva proveniente dalla Francia<br />
si arrampica verso Castanito, dove prende in affitto una<br />
villetta, non più la casetta del primo soggiorno, ricordata<br />
La Rassegna d’Ischia n. 4/2012 19