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Alphonse De Lamartine a Napoli, Procida, Casamicciola

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Graziella e <strong>Lamartine</strong> in un disegno di Alfred Curzon, editione di Graziella<br />

mandarmele alla Presse?». Il poeta rifiuta<br />

pur ringraziando cortesemente: il<br />

prezzo offerto dal giornale è molto più<br />

giù di pagine senza valore!<br />

Qui nella tranquillità della villa Tagliaferro,<br />

dalla vista mozzafiato, il<br />

poeta durante l’intenso mese che ivi<br />

trascorre, scrisse tra l’altro anche un<br />

articolato commento al “Primo rimpianto”,<br />

come si evince dalle due date<br />

del manoscritto (presso l’archivio di<br />

Saint Point), Ischia 30 agosto 1844 e<br />

10 settembre 1844. Ma dov’era collocata<br />

la villa Tagliafeno? (come sembra<br />

lettera n la doppia erre ), dalla grafia<br />

della signora Marianna nella lettera<br />

scritta sempre alla sua amica de La<br />

Grange) ma verosimilmente Tagliaferro,<br />

probabilmente appartenuta a<br />

qualche agiata famiglia napoletana di<br />

tale casato. Essa oggi non è più esistente<br />

a causa delle rovine provocate<br />

dal noto sisma del 1883, ma doveva<br />

situarsi a brevissima distanza dall’attuale<br />

villa Chevalley de Rivaz o Villa<br />

Sauvé e Casa Arcamone, che al tempo<br />

del <strong>Lamartine</strong> era abitata dalla principessa<br />

Oginsky, paralizzata nel proprio<br />

sediolone.<br />

Riparte il nostro col proprio seguito<br />

il giorno diciannove settembre, festa<br />

di San Gennaro Vescovo, imbarcandosi<br />

su di un piccolo piroscafo diretto<br />

a <strong>Napoli</strong>, contento delle sue nuove<br />

esperienze , ma triste per dover lasciare<br />

quei mari tanto amati, come traspa-<br />

re dalle note della poesia, scritta alla<br />

vigilia del distacco dall’isola di Tifeo<br />

e pubblicata postuma col titolo “Le<br />

Vele”, …… ed ora seduto a bordo di<br />

un battello a vapore che fuma me ne<br />

sono andato! È un melanconico addio<br />

al suo gioioso nido intriso di giovanile<br />

freschezza. Non rivedrà più l’isola, il<br />

fulgido sole di quel luogo rasserenante<br />

tutto, anche la morte. La recondita<br />

speranza d’un altro ritorno all’isola<br />

felice non sarà appagata dalla sorte.<br />

Difatti non molti anni appresso inizierà<br />

una negativa parabola discendente,<br />

non prima d’aver pubblicato nel 1857,<br />

l’elegia “La figlia del pescatore” (Graziella),<br />

che aveva abbozzato molti<br />

anni prima a <strong>Casamicciola</strong>.<br />

Il ventotto dello stesso mese saranno<br />

tutti a Roma, poi Rimini, Ravenna,<br />

Ferrara, Padova, Ginevra, per raggiungere<br />

il mese successivo Monceau,<br />

sempre il giorno ventottto.<br />

Uomo religioso qual era riesce in<br />

qualche modo ad accettare ciò che la<br />

vita gli proporrà, durante i suoi anni<br />

“ombra”, ed imparare com’era solito<br />

dire, il triste e bel mestiere di vivere.<br />

Questo suo senso del divino di cui era<br />

pervaso, per estrazione materna, lo si<br />

intravede nelle sue “Confidenze”, di<br />

cui fa parte “Graziella” che alla sua<br />

pubblicazione ebbe un successo strepitoso.<br />

Era sua l’espessione, io lavoro<br />

per Dio… cerco di discernere la via<br />

che condurrà gli uomini a Lui. Anche<br />

la critica gli fu notoriamente avversa.<br />

Fu bersagliato per le sue idee politiche<br />

( una volta gli fu esclamato da un<br />

operaio: va là, non sei che una lira),<br />

per come gestiva la sua produzione<br />

letteraria, per i suoi tanti amori, veri o<br />

idealizzati. Era avverso politicamente<br />

a Napoleone III, dal quale aveva rifiutato<br />

un congruo sostegno quando era<br />

venuto a trovarsi in grosse ristrettezze<br />

economiche . Alla fine degli anni cinquanta,<br />

per ricavare quel tanto per la<br />

sopravvivenza dà inizio alla pubblicazione,<br />

in dispense, del “Corso Familiare<br />

di Letteratura”, ovvero una miscellanea<br />

di pensieri, critica letteraria<br />

e ricordi, che non aggiungono niente<br />

di nuovo, alla sua terminata produzione<br />

letteraria. Anche in questo caso gli<br />

fu rivolta una sarcastica ironia dalla<br />

stampa quale: cosa fate signor <strong>Lamartine</strong>?<br />

Non vedete, m’edito, ah, meditate!<br />

È l’unica cosa che sappiate fare.<br />

A proposito dei suoi tanti amori,<br />

con l’aggiunta di quello senile per sua<br />

nipote Valentina de Cessiat, il critico<br />

francese Laforet, nell’opera “Narciso<br />

o gli amori di <strong>Lamartine</strong>”, dice ch’egli<br />

in realtà non abbia mai amato le sue<br />

donne, ma soltanto se stesso, si chiami<br />

l’innamorata Elvira o Graziella,<br />

finirà comunque per morire d’amore<br />

per lui. Altri storici e commentatori<br />

tracciano di lui ritratti diametralmente<br />

opposti. Per taluni egli è l’amante per<br />

eccellenza, deducendolo per convincimento<br />

dalle sue “Memorie Postume”,<br />

dove l’azione del dramma d’amore si<br />

sposterà di nuovo a <strong>Napoli</strong>, presso il<br />

signor Dareste de La Chevanne, dove<br />

l’incantevole Graziella, non più corallaia,<br />

ma domestica, sarà denominata<br />

Antoniella. Altri ancora lo giudicano:<br />

narciso, generoso, retorico, utopistico,<br />

avido, mistico,demagogo e gran signore;<br />

tutte caratteristiche contraddittorie.<br />

Senza dubbio possedeva un carattere<br />

particolarmente multiforme. Aveva<br />

condotto un’esistenza ricca di avvenimenti,<br />

brillanti o di appanamento,<br />

in una parola spesso altalenanti. Gli<br />

ultimi scoloriti anni di vita diventano<br />

quasi un’agonia, per via di malanni fisici<br />

e problemi economici, dovuti anche,<br />

quest’ultimi, pure alla sua prodi-<br />

La Rassegna d’Ischia n. 4/2012 21

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