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Stefano Pelloni, detto Il Passatore - Romagna terra del sangiovese

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<strong>Stefano</strong> <strong>Pelloni</strong>, <strong>detto</strong> <strong>Il</strong> <strong>Passatore</strong><br />

<strong>Stefano</strong> <strong>Pelloni</strong>, questo il vero nome <strong>del</strong> <strong>Passatore</strong>, nacque a Boncellino di Bagnacavallo nel 1824 dove il padre aveva la<br />

concessione <strong>del</strong> traghetto sul fiume Lamone, da cui prese appunto il soprannome <strong>Passatore</strong>. Brigante da strada, la sua<br />

figura venne presto idealizzata dal popolo perchè colpiva le famiglie benestanti. Tuttavia non lo si deve confondere con<br />

una specie di Robin Hood nostrano, solo chi faceva parte <strong>del</strong>la sua banda traeva qualche beneficio dalle sue<br />

scorribande. <strong>Il</strong> suo grande successo fu dovuto in parte allo sfacelo socio-economico in cui versava lo Stato Pontificio, la<br />

solidarietà <strong>del</strong> popolo derivava infatti più da un odio comune verso una classe dirigente, la cui agiatezza contrastava tanto<br />

con la pesante miseria in cui viveva il popolo. La gente comune sentiva in fondo che il <strong>Passatore</strong> era uno di loro, uno che<br />

aveva avuto abbastanza fortuna o scaltrezza per potersi prendere una rivincita su uno Stato opprimente.<br />

Con la sua banda audace ed agguerrita operò per tre anni nelle Legazioni Pontificie tenendo in scacco la gendarmeria.<br />

Un tratto caratteristico <strong>del</strong> modo di operare <strong>del</strong>la banda fu l'occupazione di interi paesi (Bagnara di <strong>Romagna</strong>, Cotignola,<br />

Castel Guelfo, Brisighella, Forlimpopoli ecc.), attuata per mettere a sacco le abitazioni dei cittadini più ricchi.<br />

Tra le gesta più celebri <strong>del</strong> <strong>Passatore</strong> si ricorda quella di Forlimpopoli il 25 gennaio 1851. Con la sua banda il brigante<br />

assaltò il teatro durante una rappresentazione. Saliti sul palcoscenico, all'apertura <strong>del</strong> sipario, puntarono le armi contro gli<br />

spettatori ordinando loro di dare un "contributo pecuniario".<br />

La sua attività ebbe termine nel marzo 1851 quando fu tradito da uno dei suoi uomini e individuato in un capanno nei<br />

pressi di Russi da parte <strong>del</strong>la gendarmeria pontificia, rimanendo ucciso nello scontro a fuoco che ne seguì.<br />

Perchè il mito...<br />

<strong>Romagna</strong> <strong>terra</strong> <strong>del</strong> <strong>sangiovese</strong><br />

La sua figura venne esaltata non solo dalla cultura popolare <strong>del</strong>la rievocazione orale, che enfatizzò la sua generosità,<br />

divenuta leggendaria, ma anche da quella colta, da Arnaldo Fusignano a Giovanni Pascoli, che in <strong>Romagna</strong> idealizzò la<br />

sua figura evocandolo, appunto, come <strong>Il</strong> Passator Cortese. Uno dei veri e propri simboli <strong>del</strong>la <strong>Romagna</strong>, che ritroviamo<br />

nei nomi e nei loghi di orchestre, squadre di calcio, associazioni ricreative, scuderie automobilistiche, e istituzioni come il<br />

Consorzio Vini di <strong>Romagna</strong>.<br />

Sono scelte che si rifacevano più al mito che alla storia <strong>del</strong> <strong>Passatore</strong> le cui imprese brigantesche infiammarono la<br />

<strong>Romagna</strong> verso la metà <strong>del</strong>l'800. Un mito nato ancor prima che <strong>Stefano</strong> <strong>Pelloni</strong>, questo il nome <strong>del</strong> <strong>Passatore</strong>, venisse<br />

ucciso in uno scontro a fuoco il 23 marzo 1851 nella campagna di Russi. Poco lontano dal Boncellino di Bagnacavallo<br />

dove era nato il 24 agosto 1824 e dove il padre aveva la concessione <strong>del</strong> traghetto sul fiume Lamone da cui il<br />

soprannome di <strong>Passatore</strong>.<br />

A 15 anni aveva già preso la strada <strong>del</strong>la <strong>del</strong>inquenza con furti, minacce e lesioni seguite da un crescendo di rapine e<br />

violenze che nel 1847 lo portarono ad un primo, duplice, omicidio. Dopo di che, grazie alla sua scaltrezza e<br />

determinazione, diventò il capo di una banda che per cinque anni tenne in scacco gli austriaci e la gendarmeria pontificia,<br />

assaltando e rapinando case e ville di campagna ed invadendo paesi e città <strong>del</strong>la <strong>Romagna</strong>. Basti ricordare come in un<br />

solo anno - il 1850 - la banda invase e rapinò i più facoltosi abitanti di Cotignola, Castelguelfo, Brisighella e Longiano<br />

mentre nel gennaio <strong>del</strong> 1851 fu assaltato Forlimpopoli: quell'impresa che rappresentò il suggello di una carriera criminale<br />

che aveva ammantato il bandito di un alone di terrore ed anche di ammirazione.<br />

In primo luogo tra le classi popolari che consideravano il <strong>Passatore</strong> una sorta di Robin Hood romagnolo che rubava ai<br />

ricchi (e a chi altri poteva rapinare il denaro?), per dare ai poveri (ma solo ai suoi manutengoli, alle spie e chi ospitava lui<br />

e la sua banda). Ma soprattutto vedevano nell'audacia con la quale il <strong>Passatore</strong> riusciva a sfuggire agli austriaci e ai<br />

papalini una rivalsa sullo stato di oppressione esercitato dallo Stato Pontificio, ancora più insopportabile dopo che in<br />

<strong>Romagna</strong> era spirato il vento di libertà proveniente dalla Francia, seguito da una durissima restaurazione.<br />

Un sentimento che non era solo degli animi semplici degli abitanti <strong>del</strong>le campagne romagnole. Giuseppe Garibaldi, in<br />

una lettera inviata da New York ad un amico nel dicembre <strong>del</strong> 1850 scrive: "Ho notizie <strong>del</strong> <strong>Passatore</strong>, sono stupende ...<br />

ho saputo tali eventi da un Capitano e passeggeri venuti da Livorno. Noi baciamo il piede a quel bravo italiano, che non<br />

paventa in questi tempi di generale paura, di sfidare i dominatori ed insegnare loro che la nostra <strong>terra</strong> è fatta solo per i<br />

loro cadaveri. Noi ambiamo essere soldati <strong>del</strong> <strong>Passatore</strong>, non é vero?"<br />

http://www.romagna<strong>terra</strong><strong>del</strong><strong>sangiovese</strong>.it Realizzata con Joomla! Generata: 17 July, 2012, 08:47


<strong>Romagna</strong> <strong>terra</strong> <strong>del</strong> <strong>sangiovese</strong><br />

La morte <strong>del</strong> <strong>Passatore</strong> non fece che consolidare il mito che crebbe passando di bocca in bocca nei racconti <strong>del</strong>le veglie<br />

invernali ed anche negli scritti di giornalisti ed intellettuali. Com'é il caso di Giovanni Pascoli che nella poesia <strong>Romagna</strong>, -<br />

composta in età giovanile quando manifestava idee socialiste - così descrive il bandito romagnolo: " <strong>Romagna</strong> solatia,<br />

dolce paese,/ cui regnarono Guidi e Malatesta,/ cui tenne pure il Passator cortese,/ re <strong>del</strong>la strada, re <strong>del</strong>la foresta."<br />

Un mito ancora vivo, come dimostrano le attestazioni che il <strong>Passatore</strong> continua a ricevere nel sito web<br />

www.mitidiromagna.it Dove scrive un anonimo estimatore: "E' e rimarrà sempre il più grande mito dei Romagnoli.<br />

Donnaiolo e rubacuori e amante <strong>del</strong> nostro Sangiovese". Un mito che, rinnovato nella grafica, continua a garantire la<br />

qualità dei vini romagnoli prodotti dai soci <strong>del</strong> Consorzio Vini di <strong>Romagna</strong> e attraverso una stilizzazione ancora più<br />

accentuata forma il logo di "<strong>Romagna</strong> Terra <strong>del</strong> Sangiovese" che raggruppa le quattro Strade dei Vini e dei Sapori<br />

romagnole.<br />

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