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le opere di aristotele - Isisghilarza.It

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5<br />

«Aristote<strong>le</strong> faceva <strong>le</strong>zione, e la cerchia più<br />

ristretta degli allievi annotava: probabilmente<br />

interloquiva, e Aristote<strong>le</strong> teneva o non teneva<br />

conto <strong>di</strong> tali interventi; approfon<strong>di</strong>va, rielaborava,<br />

provava nuove stesure. riproponeva, nel tempo,<br />

gli stessi “corsi” con nuove formulazioni o<br />

integrazioni. e così procedette per almeno tre<strong>di</strong>ci<br />

anni (335-323 a.c.). non <strong>di</strong> rado riprendeva il tema<br />

da principio.<br />

Per esempio il cosiddetto trattato sulla Politica<br />

in otto libri […] è l’agglomerato <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong><br />

«corsi», ripetuti nel tempo, in cui Aristote<strong>le</strong><br />

affronta e torna ad affrontare, e riprende<br />

alla ra<strong>di</strong>ce, e riespone ogni volta ab imis il<br />

medesimo argomento facendo passi avanti<br />

o anche rimettendo tutto in <strong>di</strong>scussione. Per<br />

rendersene conto basta considerare <strong>le</strong> definizioni,<br />

che mutano <strong>di</strong> libro in libro, della nozione <strong>di</strong><br />

«democrazia». solo inizialmente essa è per lui il<br />

«governo della maggioranza numerica», ma alla<br />

fine abbandona questa nozione banalizzante e<br />

coMe AristoteLe insegnAVA<br />

molto astratta, per approdare alla conclusione<br />

che «democrazia» è il governo <strong>di</strong> nullatenenti,<br />

qua<strong>le</strong> che sia il loro numero (che è la ragione per<br />

cui quel tipo <strong>di</strong> regime non gli piace affatto).<br />

nei libri sulla Fisica è possibi<strong>le</strong> ad<strong>di</strong>rittura<br />

in<strong>di</strong>viduare frasi che sono probabilmente note, o<br />

meglio osservazioni, <strong>di</strong> ascoltatori. La successione<br />

logica del tutto risulta in questi casi quanto mai<br />

provvisoria. Ma l’originaria natura <strong>di</strong> quegli<br />

scritti […] era: che non dovessero essere capiti<br />

da chiunque. in una <strong>le</strong>ttera <strong>di</strong> Aristote<strong>le</strong> ad<br />

A<strong>le</strong>ssandro, inclusa da Andronico nel suo scritto,<br />

ciò era detto chiaramente: “sappi che essi hanno<br />

circolato ma è come se ciò non fosse accaduto:<br />

in quanto possono essere capiti soltanto da chi<br />

ha ascoltato <strong>le</strong> nostre <strong>le</strong>zioni”. secondo Plutarco<br />

un esempio evidente del carattere segreto,<br />

quasi iniziatico, <strong>di</strong> questi scritti erano i libri sulla<br />

Metafisica».<br />

(L. canfora, Un mestiere pericoloso. La vita quoti<strong>di</strong>ana<br />

dei filosofi greci, Pa<strong>le</strong>rmo, sel<strong>le</strong>rio, 2000, pp. 145-7)

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