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F. SOGLIANI, La cultura materiale e S. Vincenzo al Volturno ... - BibAr

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Crypta B<strong>al</strong>bi: secolo XVII, D’ERCOLE 1985), probabilmente<br />

per la facilità di re<strong>al</strong>izzazione e l’immediatezza d’uso, sebbene,<br />

d<strong>al</strong> XIV secolo in poi, risultino maggiormente attestate<br />

le forbici vere e proprie, formate da due lame distinte,<br />

unite da un perno a vite centr<strong>al</strong>e e con prese ad anello,<br />

anche se t<strong>al</strong>e dato non sembra però essere confermato dai<br />

rinvenimenti del villaggio abbandonato di Rougiers, dove<br />

appare insolita la tot<strong>al</strong>e assenza di cesoie nei primi livelli<br />

d’occupazione, nei qu<strong>al</strong>i sono invece testimoniate 33 paia<br />

di forbici, in uso quindi già d<strong>al</strong>l’inizio del XIII secolo<br />

(DEMIANS D’ARCHIMBAUD 1980, pp. 461-464). Per quanto<br />

riguarda la funzion<strong>al</strong>ità delle cesoie, va rilevato che una<br />

maggiore azione di leva e quindi una pressione più forte era<br />

proporzion<strong>al</strong>e <strong>al</strong>la lunghezza dei bracci, mentre la continuità<br />

e la precisione dell’azione di taglio era assicurata da<br />

una maggiore lunghezza delle lame. T<strong>al</strong>i caratteristiche form<strong>al</strong>i<br />

permettono, anche se in maniera a volte approssimativa,<br />

di stabilire funzion<strong>al</strong>ità differenziate per questi strumenti:<br />

in effetti, se cesoie di dimensioni ridotte, che consentono<br />

quindi un tipo di taglio breve e discontinuo, possono essere<br />

usate per tagliare fili o per rifiniture, cesoie di più grandi<br />

dimensioni, sono da porre in relazione con attività artigian<strong>al</strong>i<br />

collegate <strong>al</strong>l’industria tessile (cesoie da sartoria) o laniera<br />

(cesoie per tosatura delle pecore) o ancora utilizzate<br />

dai barbieri per tagliare i capelli e per la tonsura. Non infrequente<br />

doveva essere anche l’uso domestico di t<strong>al</strong>i manufatti.<br />

Tra i manufatti collegati ad attività artigian<strong>al</strong>i, <strong>al</strong>cuni<br />

punteruoli sembrano attestare la lavorazione del cuoio<br />

(WATERER 1956; WATERER 1968; DEMIANS D’ARCHIMBAUD<br />

1980; ADKINS-ADKINS 1985; HALBOUT-PILET-VAUDOUR 1987;<br />

<strong>SOGLIANI</strong> 1995, p. 43, Cat. 123-137) o di met<strong>al</strong>li teneri o più<br />

semplici attività di riparazione di oggetti d’uso quotidiano;<br />

questi oggetti sono evidentemente accomunati da una sostanzi<strong>al</strong>e<br />

continuità di tipo morfologico, che è propria degli<br />

strumenti da lavoro, in quanto espressione di tecniche tramandatesi<br />

d<strong>al</strong>l’antichità ai nostri giorni.<br />

Più rari nei contesti di scavo relativi <strong>al</strong> complesso monastico<br />

sembrano per ora gli utensili in ferro connessi con<br />

le attività agricole. Da una sepoltura della fase 1b (V-VI<br />

sec.) nella chiesa sud proviene una scure di piccole dimensioni,<br />

caratterizzata da una lama di forma trapezoid<strong>al</strong>e e<br />

superficie di taglio arrotondata che trova confronti sia con<br />

materi<strong>al</strong>i inglesi di IX-X secolo (MORRIS 1983) che con<br />

materi<strong>al</strong>i più tardi (secc. XII-XIV) da Zignago (scure con<br />

lama triangolare, GAMBARO 1990, p. 395, fig. 49), d<strong>al</strong>la<br />

Crypta B<strong>al</strong>bi (SFLIGIOTTI 1990, p. 526, n. 662), d<strong>al</strong> castello<br />

di Schiedberg (MEYER 1977, p. 104 E 91-92) e da contesti<br />

francesi (HALBOUT-PILET-VAUDOUR 1987, p. 90: epoca g<strong>al</strong>lo-romana,<br />

pp. 205-206: età mediev<strong>al</strong>e). Le scuri presentano<br />

<strong>al</strong>cuni problemi interpretativi legati ad una certa ambiguità<br />

funzion<strong>al</strong>e per cui furono usate sia come armi, e secondariamente<br />

come oggetto caratterizzante il corredo funerario<br />

maschile, che come attrezzo base dell’attività di<br />

carpenteria; t<strong>al</strong>e ambiguità sembra in parte potersi chiarire<br />

in base <strong>al</strong>le diversità tipologiche che contraddistinguono t<strong>al</strong>i<br />

manufatti, in parte in base ai contesti di rinvenimento. Sicuramente<br />

come armi da lancio e da combattimento vanno<br />

interpretate le scuri tipo francisca, con lama stretta e <strong>al</strong>lungata<br />

e profilo ricurvo, di tradizione franco-<strong>al</strong>amanna e le<br />

scuri a barba, con lama rettangolare, di tradizione germanica,<br />

rinvenute tra gli elementi di corredo delle sepolture <strong>al</strong>tomediev<strong>al</strong>i<br />

(PARENTI 1994a; <strong>SOGLIANI</strong> 1995, p. 45 e n. 19).<br />

<strong>La</strong> scure è però anche lo strumento base nell’attrezzatura<br />

del boscaiolo e del carpentiere, usata per abbattere <strong>al</strong>beri,<br />

per tagliare rami e per squadrare tavole (WILSON 1968;<br />

WILSON 1976; BINDING 1987; MILNE 1992; PARENTI 1994b).<br />

Non casu<strong>al</strong>e, come già notato in BARUZZI 1978, è la costante<br />

presenza di attrezzi per il taglio e la lavorazione del legno<br />

(asce, accette, scuri, seghe) sia nei documenti scritti<br />

che nelle rappresentazioni iconografiche e tra i rinvenimenti<br />

archeologici, soprattutto se messa in relazione con la re<strong>al</strong>tà<br />

fisica del paesaggio mediev<strong>al</strong>e e più propriamente <strong>al</strong>tomediev<strong>al</strong>e,<br />

costituita in gran parte da aree non coltivate e da<br />

boschi (ANDREOLLI-MONTANARI 1988); occorre ricordare inoltre<br />

come l’edilizia abitativa <strong>al</strong>tomediev<strong>al</strong>e sia stata, soprattutto<br />

in <strong>al</strong>cune aree, caratterizzata da materi<strong>al</strong>i da costruzione<br />

prev<strong>al</strong>entemente lignei. Da un livello di età <strong>al</strong>tomediev<strong>al</strong>e<br />

proviene poi un’ascia-piccone, con doppia lama a<br />

tagli ortogon<strong>al</strong>i, tipo ben testimoniato da confronti databili<br />

d<strong>al</strong>l’età imperi<strong>al</strong>e a quella <strong>al</strong>tomediev<strong>al</strong>e (DE MARCHI 1999,<br />

p. 327; STAFFA-PELLEGRINI 1993, p. 52) tra gli utensili agricoli<br />

impiegati per la potatura delle viti e il dissodamento<br />

dei terreni sotto i filari.<br />

Anche gli oggetti di ornamento person<strong>al</strong>e sono rappresentati<br />

da manufatti in ferro, in particolare da fibbie di cintura<br />

di diverse fogge e dimensioni, quadrate, semiov<strong>al</strong>i,<br />

ov<strong>al</strong>i, in un caso particolarmente pregiato con decorazioni<br />

in agemina d’argento. <strong>La</strong> creazione di una seriazione tipologica<br />

per le fibbie, ancorata a scansioni cronologiche e<br />

funzion<strong>al</strong>i, presenta ancora delle difficoltà in parte per l’utilizzo<br />

non sempre univoco dei tipi, in parte per l’assenza di<br />

an<strong>al</strong>isi specifiche su questa categoria. A tutt’oggi la suddivisione<br />

più ricca ed articolata sembra essere quella proposta<br />

per le fibbie provenienti d<strong>al</strong>lo scavo di Rougiers (DEMIANS<br />

D’ARCHIMBAUD 1980, pp. 481-487), per le qu<strong>al</strong>i è stato identificato<br />

un modello evolutivo in base <strong>al</strong>lo sviluppo degli<br />

aspetti tecnologici della produzione e <strong>al</strong> cambiamento dei<br />

gusti e dei bisogni della società rur<strong>al</strong>e che utilizzava quegli<br />

oggetti. A questa seriazione si collegano anche gli studi sui<br />

manufatti rinvenuti nel Castello di Mont<strong>al</strong>do di Mondovì<br />

(CORTELAZZO-LEBOLE DI GANGI 1991, pp. 223-225), nei siti<br />

di Mont<strong>al</strong>e e Gorzano (<strong>SOGLIANI</strong> 1995, pp. 51-52, Cat. 215-<br />

165) e a Gerace (LEBOLE DI GANGI 1993). A questa categoria<br />

di oggetti sono da riferire anche <strong>al</strong>cuni monili in argento,<br />

nella fattispecie orecchini del tipo a cerchio semplice e<br />

con pendaglio a globetto o del tipo a poliedro datati ad età<br />

tardoantica e due esemplari di orecchini a cestello con cestello<br />

emisferico a giorno con chiusura anteriore a stella,<br />

occupata da una semisfera centr<strong>al</strong>e a sb<strong>al</strong>zo, decorata con<br />

un filo godronato e con sferette met<strong>al</strong>liche disposte a triangolo<br />

sul contorno. Il tipo è da porre in relazione ad esemplari<br />

dell’ultimo terzo del sec. VI-prima metà sec. VII (POS-<br />

SENTI 1994, pp. 38-40: gruppo II, tipo 2b, tav. XLI,3), in<br />

particolare ad imitazioni argentee diffuse in It<strong>al</strong>ia centr<strong>al</strong>e<br />

e meridion<strong>al</strong>e.<br />

Le armi rinvenute nello scavo di San <strong>Vincenzo</strong> sono<br />

rappresentate quasi esclusivamente da un consistente numero<br />

di cuspidi di freccia, rinvenute prev<strong>al</strong>entemente dai<br />

livelli relativi <strong>al</strong>le fasi 5c e 6b, in strati di bruciato connessi<br />

con l’incendio provocato d<strong>al</strong>l’attacco arabo dell’881. Si tratta<br />

di cuspidi di freccia da arco riconducibili sostanzi<strong>al</strong>mente<br />

a due uniche tipologie: a forma foliata e a forma bipiramid<strong>al</strong>e<br />

<strong>al</strong>lungata. <strong>La</strong> notevole frequenza nei contesti di scavo<br />

mediev<strong>al</strong>i, in It<strong>al</strong>ia ed in Europa, di rinvenimenti di cuspidi<br />

di freccia, ha reso possibile la costruzione di sequenze<br />

tipologiche su base cronologica, che hanno evidenziato il<br />

processo evolutivo dei tipi di armamento (arco e b<strong>al</strong>estra) e<br />

delle tecniche difensive (<strong>SOGLIANI</strong> 1995). Alla tipologia più<br />

antica, databile <strong>al</strong> VI-VII secolo, ma con esempi anche di<br />

V, appartengono le punte di forma foliata romboid<strong>al</strong>e di San<br />

<strong>Vincenzo</strong>, a profilo appiattito, con bordi taglienti e corta<br />

gorbia avvolta; per la loro forma, t<strong>al</strong>i punte rivelano la loro<br />

efficacia nella velocità di getto e nella potenza di taglio. Il<br />

secondo tipo di cuspide, c.d. di tipo saraceno, presenta una<br />

forma bipiramid<strong>al</strong>e, più o meno <strong>al</strong>lungata, a sezione quadrata<br />

e si configura con una forza d’impatto molto più significativa<br />

rispetto <strong>al</strong>le cuspidi precedenti, più leggere, ben<br />

attestate, anche in contesti funerari, in ambito longobardo.<br />

Un solo esemplare di punta di lancia proviene da un recupero<br />

fuori contesto nell’area del monastero; si tratta di una<br />

punta di grandi dimensioni, lanceolata, con sezione a losanga,<br />

provvista di due <strong>al</strong>ettoni triangolari <strong>al</strong>la base e di un<br />

lungo cannone conico. I confronti più significativi sembra-<br />

©2001 Edizioni <strong>al</strong>l’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qu<strong>al</strong>siasi utilizzo a scopo commerci<strong>al</strong>e – 4

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