MITICI SPRUZZI Leggende sull'acqua lette e ... - Ambiente Brescia
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Fu in quel momento magico che si compì la trasformazione che oggi noi viventi possiamo<br />
contemplare: Pendolina, la fanciulla dalla chiome verdi-tenero, riprese le fattezze del Colle che a ridosso<br />
del Mella, in quel di Urago, da bella guardia al rapido torrente triumplino.<br />
La leggenda continua.<br />
Si dice che nelle notti di luna pena, Pendolina, la fanciulla felice che ha il nome della Collina,<br />
riprenda le sue sembianze antiche e venga a sedersi sulla riva dell'amato, per confidare al rapido Mella i<br />
suoi segreti e i suoi stupori.<br />
Questa leggenda vuole presentare il disastroso terremoto che nel 1222 provocò la semi distruzione<br />
di <strong>Brescia</strong> e di migliaia di vite come un intervento divino dei celesti poteri per poter placare la<br />
disperazione della povera montagna (per l'appunto la Pendolina) innamorata del possente Mella. Quello di<br />
Pendolina era un amore idealizzato, simile a quello del movimento <strong>lette</strong>rario degli stilnovisti.<br />
La leggenda si basa sulla figura retorica della prosopopea che dona ad oggetti inanimati e senza<br />
vita aspetti e caratteristiche umane, si possono infatti percepire gli aspetti caratteristici della figura<br />
maschile e femminile rispettivamente nel Mella e nella Pendolina. Il fiume è attivo, aggressivo, potente e<br />
forte, mentre la montagna è statica, formosa e prova piacere nell'apparire.<br />
LA FONTANA DÈ I ZANÙ<br />
Alle pendici del Colle di Sant'Eusebio, un'amena valletta - una dei tanti vaj che fanno la fama e<br />
la storia della conca verde valliese - invita a salire tra i boschi. A mezza costa, in vista del Culumbi, un<br />
sentiero ombreggiato porta fino alla radura dove una polla sorgiva zampilla da sotto un ingente sasso caduto<br />
dall'alto della cima dei Tre Cornelli in epoca lontanissima...<br />
La leggenda - ma anche la tradizione popolare - chiama quella sorgente "la fontana de i Zanù",<br />
antichi proprietari del sito, figli d'un certo Zanù (= Giovannone!) famoso per la sua misantropia, dato<br />
che viveva solo e in completo isolamento.<br />
L'acqua che esce dalla roccia ha del prodigioso, a detta dei più avvertiti: tra i più fragili prodigi,<br />
si annovera quello di ridestare l'appetito. Sulla qualcosa non vi possono essere dubbi, dal momento che la<br />
conferma viene dal fatto che una volta risaliti fino alla roccia de i Zanù... l'appetito non può proprio dirsi<br />
sconosciuto.<br />
Ma la roccia custodisce da secoli il suo segreto ed è propriamente una leggenda a farne memoria.<br />
Nella povera baita del vecchio Zanù viveva una trovatella che qualcuno, senza coscienze né cuore, aveva<br />
portato da quelle parti con il folle desiderio di disfarsene, abbandonandola nel fitto dei boschi.<br />
La fanciulla era cresciuta buona e felice, semplice e soccorrevole. Chi l'aveva avvicinata la<br />
descriveva oltre che docile e mansueta anche bellissima. Il che non guasta mai, soprattutto nelle<br />
leggende.<br />
Ogni giorno, la pastorella spingeva al pascolo le pecore dell'uomo che l'ospitava e che le faceva<br />
da padre nonostante l'età avanzata.<br />
Per ingannare il tempo, mentre gli animali brucavano liberi, raccoglieva fiori, intrecciava<br />
ghirlandette per la Madonna dei Pascoli che sorgeva sul poggio del Mangher in faccia al Cerreto dove<br />
abitava; oppure dimostrava la sua abilità fabbricando canestri di vimine o cucendo calzerotti per il<br />
vecchio Zanù.<br />
Quando la fanciulla scendeva in paese, un codazzo di pretendenti la scortava fino allo spaccio<br />
pubblico, insistendo per carpirle un sorriso o una promessa. Lei tirava via di lungo semplice e leggera, forte<br />
della protezione che sentiva venirle dalla coscienza tranquilla.<br />
Sentendosi sicura delle proprie azioni, aveva trovato il coraggio sia di rifiutare le proposte più<br />
ardite che di respingere le audaci offerte dei più temerari. Aveva misurato male, però, la realtà umana.<br />
Un giorno, mentre era intenta in solitudine a comporre un serto di variopinti fiori, fu avvicinata<br />
da una coppia di giovinastri male intenzionati, furtivamente capitati alle sue spalle.<br />
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