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La comunità cristiana - Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di ...

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LA COMUNITA' CRISTIANA<br />

Piano pastorale <strong>di</strong>ocesano 1978-79<br />

PREFAZIONE<br />

l. Questo piano pastorale è frutto <strong>di</strong> una<br />

collaborazione corale: gli organismi<br />

<strong>di</strong>ocesani <strong>di</strong> partecipazione, gli uffici <strong>di</strong><br />

Curia, una Commissione <strong>di</strong> competenti<br />

suggerita dal Consiglio presbiterale, oltre<br />

alcuni esperti espressamente consultati,<br />

hanno apportato efficaci contributi. A tutti<br />

e a ciascuno vivissime grazie.<br />

2. Per novità d'impostazione altri piani<br />

pastorali eccellono su questo. Si è<br />

desiderato da tutti che avesse la<br />

caratteristica <strong>di</strong> programma riassuntivo e<br />

rievocativo del passato e si presentasse<br />

come un anno <strong>di</strong> sosta: sosta non <strong>di</strong> ozio,<br />

bensì <strong>di</strong> chiarimento, <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento,<br />

<strong>di</strong> più larga applicazione <strong>di</strong> quanto già si<br />

faceva.<br />

3. Sono certo che la concretezza<br />

popolare dell'esposizione e le proposte<br />

pratiche offerte in ogni capitolo faranno <strong>di</strong><br />

questo articolato progetto pastorale un<br />

utilissimo « veni mecum » per ogni<br />

pastore d'anime e per ogni volonteroso<br />

collaboratore.<br />

4. Auspico che esso <strong>di</strong>venga il «<br />

catechismo operativo » <strong>di</strong> ogni decanato,<br />

<strong>di</strong> ogni parrocchia, <strong>di</strong> ogni associazione o<br />

movimento della nostra <strong>di</strong>ocesi. In modo<br />

specialissimo lo raccomando ai consigli<br />

pastorali: nella prima parte delle loro<br />

sessioni o in sessioni alternate sia fatto<br />

oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione, <strong>di</strong><br />

ricerca delle iniziative più adeguate ed<br />

efficaci.<br />

+ Giovanni Colombo<br />

Card. Arciv. <strong>di</strong> Milano<br />

Copyright © 2003<br />

ITL spa - 20124 Milano – Via Antonio da Recanate, 1<br />

I. LA COMUNITA' CRISTIANA<br />

Felicemente, dopo il Concilio Vaticano II,<br />

il senso della Chiesa come realtà cui tutti<br />

partecipiamo si è fatto più acuto. Anche il<br />

nuovo modo <strong>di</strong> considerare<br />

l'evangelizzazione, evento originario e<br />

permanente della vita <strong>cristiana</strong>, e la più<br />

accurata attenzione data ai sacramenti e<br />

alla loro celebrazione, che hanno<br />

caratterizzato i nostri piani pastorali degli<br />

ultimi anni scorsi, trovano ispirazione in<br />

questa accresciuta e chiarificata<br />

consapevolezza del mistero ecclesiale.<br />

Tale rinnovamento potrà proseguire e<br />

intensificarsi con utilità tanto più grande<br />

quanto più esatta e penetrante sarà la<br />

visione <strong>di</strong> fede che lo anima e lo<br />

sorregge. Perciò proponiamo, in apertura<br />

del nostro programma annuale, una<br />

breve me<strong>di</strong>tazione sul mistero ecclesiale<br />

puntualmente finalizzata a dare ad ogni<br />

<strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> una miglior<br />

conoscenza <strong>di</strong> se stessa, della sua vita,<br />

della sua azione pastorale.<br />

A nostro avviso questa riflessione può<br />

raggiungere gli scopi che si prefigge, se<br />

prenderà a considerare successivamente:<br />

- i concetti <strong>di</strong> « comunione » e <strong>di</strong> «<br />

<strong>comunità</strong> »;<br />

- i mutui riferimenti che connettono tra<br />

loro Chiesa universale, Chiesa particolare<br />

e <strong>comunità</strong> locali;<br />

- la partecipazione della Chiesa (e quin<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> ogni <strong>comunità</strong> ecclesiale) all'opera <strong>di</strong><br />

salvezza compiuta da Cristo, unico ed<br />

esauriente me<strong>di</strong>atore tra Dio e gli uomini.<br />

I. Comunione e <strong>comunità</strong><br />

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Due parole hanno accompagnato, e per<br />

larga parte espresso, l'affermazione <strong>di</strong><br />

questa rinnovata coscienza: la parola «<br />

comunione » e la parola « <strong>comunità</strong> ».<br />

Nel linguaggio cristiano contemporaneo<br />

esse hanno assunto, a tutti i livelli,<br />

un'importanza privilegiata. Sono vocaboli<br />

ricchi <strong>di</strong> risonanze e <strong>di</strong> evocazioni<br />

suggestive e hanno stimolato le<br />

me<strong>di</strong>tazioni, le proposte rinnovatrici, gli<br />

slanci operativi della nostra epoca. Ma, al<br />

tempo stesso, il loro uso improprio e<br />

ambiguo in questi anni è stato spesso<br />

fuorviante e apportatore <strong>di</strong> malintesi<br />

dannosi.<br />

I due concetti che essi esprimono sono -<br />

in una sana ecclesiologia - <strong>di</strong>stinti e<br />

correlativi. Se tale <strong>di</strong>stinzione e tale<br />

intrinseca correlazione sono rispettate,<br />

vengono poste le premesse per una<br />

giusta e feconda intelligenza del mistero<br />

ecclesiale. Se invece questi concetti sono<br />

confusi o indebitamente contrapposti,<br />

risulta compromessa la possibilità <strong>di</strong> una<br />

dottrina e <strong>di</strong> un’azione equilibrate e<br />

corrette. Sicché richiamare alla proprietà<br />

nell'uso <strong>di</strong> questi due termini e proporre<br />

una limpida <strong>di</strong>stinzione tra le due idee è,<br />

a nostro avviso, un contributo prezioso ad<br />

ogni pastorale che voglia restare<br />

autentica e davvero benefica.<br />

<strong>La</strong> « comunione »<br />

« Comunione » è parola tipica del<br />

vocabolario cristiano ed esprime una<br />

realtà che supera, per larga parte, le<br />

nostre attese e le nostre comprensioni.<br />

Essa è un rapporto - che tende<br />

<strong>di</strong>namicamente all'unità sempre più<br />

compiutamente realizzata - degli uomini<br />

con il Dio che si è rivelato e,<br />

conseguentemente, degli uomini tra loro.<br />

Sotto questo profilo essa definisce la<br />

Chiesa nella sua natura più profonda.<br />

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All'origine della Chiesa sta infatti l'amore<br />

del Padre che crea tutti gli uomini in vista<br />

del suo Figlio Gesù Cristo; mosso<br />

dall'amore del Padre, l'amore del Figlio<br />

redentore ci salva me<strong>di</strong>ante la croce e la<br />

risurrezione; e, donata dall'amore del<br />

Padre e del Risorto, l'effusione<br />

trasformante dello Spirito, inserendoci in<br />

Cristo e conformandoci a Cristo, ci rende<br />

tutti « figli nel Figlio » e ci riconduce al<br />

Padre da cui tutto prende principio.<br />

Così dunque nella Chiesa, fondata da<br />

Gesù e convocata dallo Spirito Santo, la<br />

realtà trascendente della comunione si<br />

avvera e si manifesta, non come frutto <strong>dei</strong><br />

progetti e degli sforzi umani, ma come<br />

dono del Padre.<br />

Secondo questa analisi il concetto <strong>di</strong> «<br />

comunione » è propriamente teologico e<br />

può essere percepito in modo adeguato<br />

solo dalla riflessione che nasce dall'atto <strong>di</strong><br />

fede.<br />

<strong>La</strong> « <strong>comunità</strong> »<br />

« Comunità » è parola frequente nel<br />

linguaggio consueto e in<strong>di</strong>ca la<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> uomini che non vivono<br />

isolatamente, ma, passando una parte<br />

più o meno estesa del loro tempo<br />

insieme, con<strong>di</strong>vidono scopi, speranze,<br />

preoccupazioni, <strong>di</strong>sagi: in una parola,<br />

uomini che sono e si sentono<br />

reciprocamente legati.<br />

E', come si vede, un concetto sociologico.<br />

In epoche non lontanissime il nostro<br />

popolo viveva in modo ampiamente<br />

comunitario (cfr la « corte » <strong>dei</strong> nostri<br />

paesi, dove la vita <strong>di</strong> ogni famiglia era<br />

nota a tutti e con<strong>di</strong>vise erano le gioie e le<br />

pene; e la « porta » delle vecchie case<br />

popolari con le caratteristiche ringhiere,<br />

che favorivano gli incontri), che nelle<br />

con<strong>di</strong>zioni o<strong>di</strong>erne <strong>di</strong> esistenza è andato<br />

perduto. Sicché il continuo ritorno sulle<br />

labbra <strong>di</strong> tutti del termine « <strong>comunità</strong> »<br />

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sembra esprimere, più che la<br />

consapevolezza <strong>di</strong> un bene posseduto, la<br />

nostalgia <strong>di</strong> un bene smarrito.<br />

Intese così, le <strong>comunità</strong> umane sono<br />

moltissime e varie, <strong>di</strong>versamente<br />

costituite e <strong>di</strong>versamente finalizzate. Ma,<br />

per i nostri intenti, è necessario cogliere<br />

l'esistenza, la natura e le caratteristiche<br />

della « <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> », che ha una<br />

sua indole propria e inconfon<strong>di</strong>bile. Essa,<br />

a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> altre aggregazioni, non<br />

nasce dal puro convergere delle volontà<br />

<strong>di</strong> uomini che decidono <strong>di</strong> mettersi<br />

insieme, ma trova la sua origine prima e<br />

la sua fonte perenne, nel mistero della<br />

comunione <strong>di</strong> cui si è parlato.<br />

Con la missione degli apostoli,<br />

l'istituzione <strong>dei</strong> sacramenti, il dono <strong>di</strong> una<br />

Sacra Scrittura <strong>di</strong>vinamente ispirata, sono<br />

state poste dal Fondatore le premesse<br />

perché la comunione non resti puramente<br />

« misterica », ma acquisti una<br />

<strong>di</strong>mensione visibile, storica, « comunitaria<br />

» appunto; anzi, già nella istituzione della<br />

Chiesa è stato irreversibilmente avviato<br />

questo processo <strong>di</strong> «traduzione » che<br />

porta la comunione, che ha per centro la<br />

Trinità dell'unico Dio, a vivere entro le<br />

forme concrete e percepibili della<br />

<strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong>.<br />

In conclusione, dall'unico me<strong>di</strong>atore Gesù<br />

Cristo, nel quale abbiamo conosciuto<br />

l'amore del Padre e per il quale ci è dato il<br />

possesso dello Spirito Santo, provengono<br />

la « comunione » e la « <strong>comunità</strong>»: la «<br />

comunione » che anima e dà valore a<br />

ogni <strong>comunità</strong> autenticamente <strong>cristiana</strong>;<br />

la « <strong>comunità</strong> » che esprime,<br />

realizzandola nella storia, la comunione<br />

invisibile e trascendente.<br />

Rapporti tra « comunione » e « <strong>comunità</strong><br />

»<br />

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Il mistero della Chiesa è rettamente<br />

capito quando si coglie l'esatto rapporto<br />

tra il concetto <strong>di</strong> comunione e il concetto<br />

<strong>di</strong> <strong>comunità</strong>: la Chiesa è comunione<br />

invisibile e trascendente che tende a<br />

<strong>di</strong>ventare, sempre più perfettamente,<br />

<strong>comunità</strong> visibile.<br />

Questa affermazione va intesa nel<br />

rispetto delle seguenti specificazioni:<br />

- dove c'è la Chiesa, lì c'è sempre<br />

autentica comunione degli uomini col<br />

Padre, col Figlio, con lo Spirito Santo,<br />

come dono ottenutoci dal sacrificio <strong>di</strong><br />

Cristo;<br />

- i tratti fondamentali della <strong>comunità</strong>,<br />

derivati dalla volontà del Signore Gesù,<br />

sono indefettibilmente presenti nella<br />

Chiesa, la quale non può mai essere<br />

concepita come una realtà senza storia e<br />

senza manifestazione visibile;<br />

- dal mistero della comunione proviene ai<br />

<strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Gesù l'impegno ad attuare<br />

una convivenza sempre più<br />

compiutamente comunitaria, cioè<br />

unanime e concorde.<br />

Mentre il mistero <strong>di</strong> comunione, che<br />

sgorga dalla vita trinitaria, resta identico a<br />

sé e ciascuno vi partecipa secondo il<br />

grado della sua vita <strong>di</strong> fede, <strong>di</strong> speranza,<br />

<strong>di</strong> carità, la <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> potrà<br />

assumere - sempre nel rispetto <strong>dei</strong> tratti<br />

fondamentali voluti dal Fondatore - forme<br />

<strong>di</strong>verse e <strong>di</strong>versamente intense, a<br />

seconda delle varie epoche, delle<br />

<strong>di</strong>fferenti con<strong>di</strong>zioni ambientali, della<br />

genialità e intraprendenza <strong>dei</strong> suoi<br />

componenti.<br />

Errori <strong>di</strong> prospettiva ecclesiale<br />

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Alla luce <strong>di</strong> questi principi non è <strong>di</strong>fficile<br />

riconoscere gli errori che anche in questi<br />

anni hanno nociuto alla sana vita<br />

ecclesiale.<br />

l. C'è l'errore <strong>di</strong> chi esalta la comunione a<br />

scapito della <strong>comunità</strong>, fino al punto <strong>di</strong><br />

attribuire alla comunione ogni valore in<br />

modo esclusivo e <strong>di</strong> ritenere ad<strong>di</strong>rittura<br />

angustiante e spregevole ogni elemento<br />

comunitario. Se questo errore arrivasse<br />

fino a <strong>di</strong>sattendere qualcuno degli<br />

elementi fondamentali della « istituzione »<br />

ecclesiale (come la successione<br />

apostolica, il sacerdozio gerarchico, il<br />

canone <strong>dei</strong> libri ispirati) assumerebbe<br />

indubbiamente le connotazioni dell'eresia.<br />

Esso si ritrova in atteggiamenti spirituali<br />

molto <strong>di</strong>stanti tra loro: è alla ra<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> chi<br />

esalta la Chiesa dello Spirito e <strong>dei</strong><br />

carismi, contrapponendola alla Chiesa<br />

dell'autorità, del <strong>di</strong>ritto, delle strutture, che<br />

egli <strong>di</strong>sprezza; ma è anche - forse<br />

inconsciamente - nell'animo <strong>di</strong> chi si<br />

accontenta che nella Chiesa si viva l'unità<br />

della fede, l'identica speranza, la stessa<br />

carità e la grazia, alimentate dall'unico<br />

Vangelo e dall'amministrazione <strong>dei</strong><br />

medesimi sacramenti, ma con prospettiva<br />

troppo in<strong>di</strong>vidualistica, senza nessuna<br />

preoccupazione <strong>di</strong> accertare se questa<br />

dovizia interiore crei o non crei una reale<br />

convivenza fraterna, che trasformi, sul<br />

piano esistenziale e operativo, i rapporti<br />

tra quelli che si proclamano membri della<br />

stessa <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong>.<br />

Così si arriva, ad esempio, ad ammettere<br />

come normale che una popolazione <strong>di</strong><br />

estranei tra loro partecipi alla stessa<br />

messa, e non si tenta mai <strong>di</strong> richiamarli<br />

almeno per qualche aspetto e con<br />

qualche gesto a vivere da fratelli e da «<br />

concorporei ».<br />

2. C'è l'errore opposto <strong>di</strong> chi esalta la<br />

<strong>comunità</strong> a scapito della comunione; e la<br />

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<strong>comunità</strong> <strong>di</strong> solito viene a sua volta<br />

in<strong>di</strong>viduata nel proprio piccolo gruppo<br />

dall’intensa vita associata, dai confini<br />

definiti, dalla forte esperienza religiosa.<br />

Ravvisiamo questo abbaglio in tutti quei<br />

pastori <strong>di</strong> anime che, incautamente,<br />

hanno finito per prendersi carico soltanto<br />

<strong>di</strong> coloro che Pienamente accettavano le<br />

forme <strong>di</strong> convivenza tipiche <strong>di</strong> una<br />

ristretta aggregazione escludendo dalla<br />

loro attenzione tutti gli altri, anche quelli ai<br />

quali, in qualità <strong>di</strong> parroci o <strong>di</strong> coa<strong>di</strong>utori,<br />

erano stati espressamente mandati dal<br />

vescovo. Lo stesso errore induce taluni a<br />

spregiare come inutili o ad<strong>di</strong>rittura come<br />

abusive le celebrazioni eucaristiche dove<br />

i partecipanti - anche se tutti credenti -<br />

non si conoscono tra loro e non<br />

simpatizzano previamente: quasi che, il<br />

valore sostanziale della messa,<br />

<strong>di</strong>pendesse da noi e non dal Signore<br />

risorto che si rende presente in mezzo ai<br />

suoi; quasi che sia la nostra fraternità a<br />

convalidare il sacrificio <strong>di</strong> Cristo e non sia<br />

piuttosto il sacrificio <strong>di</strong> Cristo la ra<strong>di</strong>ce e la<br />

causa della nostra fraternità.<br />

II. <strong>La</strong> Chiesa e le « chiese ». Chiesa<br />

universale, Chiesa particolare, <strong>comunità</strong><br />

locali<br />

Il mistero <strong>di</strong> comunione che è la Chiesa,<br />

sposa del Signore e suo corpo, realizza la<br />

sua ra<strong>di</strong>cale e inalienabile vocazione<br />

comunitaria a vari livelli,<br />

approssimandosi, quasi per gra<strong>di</strong>, nella<br />

sua <strong>di</strong>mensione esistenziale, alla singola<br />

personalità del credente e alle sue<br />

concrete possibilità <strong>di</strong> relazione. Di qui<br />

scaturiscono una serie <strong>di</strong> aggregazioni a<br />

scala <strong>di</strong>versa, che corrispondono tutte<br />

alla logica profonda del mistero<br />

ecclesiale, ma devono essere<br />

partitamente considerate, perché<br />

ciascuna sia capita senza confusioni nella<br />

sua indole propria.<br />

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a) <strong>La</strong> santa Chiesa cattolica è il popolo<br />

<strong>dei</strong> redenti dalla croce e dalla risurrezione<br />

<strong>di</strong> Cristo. Esso, radunato dalla parola <strong>di</strong><br />

Dio e animato dal suo Spirito, è in marcia<br />

verso la Gerusalemme celeste attraverso<br />

le piste della storia, sotto la guida del<br />

collegio degli apostoli, presieduto,<br />

unificato, confermato da <strong>Pietro</strong>. In questo<br />

faticoso ed esaltante pellegrinaggio, il<br />

popolo <strong>di</strong> Dio è sorretto e nutrito dalla vita<br />

che gli viene dalla Sacra Scrittura e dai<br />

sacramenti.<br />

« <strong>La</strong> mia Chiesa » - ha chiamato questo<br />

popolo il Signore Gesù - contro la quale<br />

le forze degli inferi non prevarranno (cfr<br />

Mt: 16, 18). E' la sua Sposa amata e<br />

continuamente purificata finché la<br />

renderà « senza macchia e senza ruga »<br />

(Ef 5, 27). A questa Chiesa, <strong>di</strong>ffusa su<br />

tutta la terra, aperta a « ogni tribù, lingua,<br />

popolo e nazione » (Ap 7, 9) è dunque<br />

assicurata l'indefettibilità, cosi che, in<br />

essa, gli uomini, che sinceramente<br />

cercano, possano sempre trovare la<br />

verità che illumina e la grazia che salva.<br />

b) <strong>La</strong> Chiesa universale si rende<br />

veramente ed efficacemente presente<br />

nella Chiesa particolare, nella quale dal<br />

ministero del vescovo è assicurata la<br />

permanenza del carisma e della missione<br />

conferiti da Cristo agli apostoli; carismi e<br />

missione che stanno alla sorgente <strong>di</strong> ogni<br />

vera e compiuta realtà ecclesiale,<br />

c) <strong>La</strong> <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> locale, come si<br />

avvera nella parrocchia, attua il mistero <strong>di</strong><br />

comunione e <strong>di</strong> <strong>comunità</strong> che è la Chiesa<br />

nel suo intrinseco e <strong>di</strong>retto riferimento al<br />

vescovo, <strong>di</strong> cui il parroco, attorno a cui<br />

essa si raduna, è l'inviato e il<br />

rappresentante.<br />

<strong>La</strong> parrocchia si configura, pertanto,<br />

come la cellula della <strong>di</strong>ocesi e la struttura<br />

<strong>di</strong> base secondo la quale si realizza e si<br />

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articola la vita comunitaria della Chiesa<br />

particolare. Sotto questo profilo anche la<br />

parrocchia - con qualche legittimità<br />

fondata sul senso analogico - potrebbe<br />

essere nominata «chiesa ». Nel qual caso<br />

si guadagnerebbe senza dubbio in<br />

chiarezza se venisse riservata la<br />

denominazione <strong>di</strong> Chiesa particolare a<br />

in<strong>di</strong>care la <strong>di</strong>ocesi e quella <strong>di</strong> Chiesa<br />

locale a in<strong>di</strong>care la parrocchia.<br />

<strong>La</strong> legge della « ecclesialità »<br />

Perché una aggregazione possa <strong>di</strong>rsi a<br />

giusto titolo « ecclesiale » deve<br />

accogliere e rispettare il suo essenziale<br />

riferimento alla Chiesa particolare. Il che<br />

comporta la necessità del<br />

riconoscimento, almeno implicito, da<br />

parte del vescovo. Per lo stesso tramite<br />

del vescovo viene anche accolto e<br />

riconosciuto l'essenziale riferimento alla<br />

Chiesa universale. Un raggruppamento<br />

che si contrappone - e perciò stesso si fa<br />

in<strong>di</strong>pendente - attenta alla propria<br />

ecclesialità e, come raggruppamento<br />

cristiano, si snatura.<br />

Ogni movimento, associazione, gruppo si<br />

fonda, per restare legittimo, sulla<br />

consapevolezza <strong>di</strong> sussistere nella<br />

Chiesa universale (attraverso la Chiesa<br />

particolare), come cellula che trae dalla<br />

totalità dell'organismo la vita, le forme <strong>di</strong><br />

esistenza, le leggi <strong>di</strong> sviluppo. Se invece<br />

si oppone alla Chiesa particolare (e<br />

quin<strong>di</strong> alla Chiesa universale) forse in<br />

nome <strong>di</strong> un singolare carisma profetico e<br />

offre se stesso come modello ecclesiale<br />

sconvolge la norma fondamentale della<br />

partecipazione, per la quale chi partecipa<br />

<strong>di</strong> una realtà non si isola, né si impone,<br />

ma tutto deve ricevere dall'essere cui<br />

partecipa e in tutto deve adeguarsi alle<br />

sue finalità, così come ci è stato<br />

chiaramente insegnato da san <strong>Paolo</strong>,<br />

proprio a proposito della convivenza<br />

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ecclesiale, col paragone delle singole<br />

membra che, vivendo nel corpo, non<br />

possono né sussistere<br />

in<strong>di</strong>pendentemente né far prevalere,<br />

contro il tutto, le loro particolari esigenze.<br />

Tutto ciò comporta la necessità che ogni<br />

movimento, associazione, gruppo si<br />

riferisca alla parrocchia nel cui ambito<br />

agisce, e ricerchi entro la parrocchia <strong>di</strong><br />

armonizzarsi con le altre componenti<br />

della multiforme realtà ecclesiale.<br />

Se il raggio <strong>di</strong> azione <strong>di</strong> un movimento, dì<br />

un'associazione, <strong>di</strong> un gruppo eccede la<br />

<strong>di</strong>mensione parrocchiale, resta in ogni<br />

caso doveroso e imprescin<strong>di</strong>bile il<br />

riferimento al vescovo e l'inserimento<br />

chiaro e consapevole nella vita della<br />

<strong>di</strong>ocesi, senza per questo lasciare<br />

sprovveduta, però, del necessario la<br />

parrocchia.<br />

Solo in questo modo, il fatto che nei<br />

movimenti, nelle associazioni, nei gruppi<br />

si raccolgano i cristiani meglio preparati e<br />

impegnati, non determinerebbe un<br />

impoverimento deprecabile della Chiesa,<br />

realtà <strong>di</strong> comunione e <strong>di</strong> <strong>comunità</strong>, ma<br />

costituirebbe un valore e una ricchezza<br />

per tutti.<br />

Le famiglie religiose<br />

Il <strong>di</strong>scorso investe evidentemente anche<br />

le famiglie religiose operanti nella <strong>di</strong>ocesi.<br />

Il loro carisma e la loro vocazione, pur se<br />

riconosciuti e approvati nella Chiesa<br />

universale, non per questo cessano <strong>di</strong><br />

essere beni per la Chiesa particolare.<br />

I religiosi hanno dunque una collocazione<br />

e una funzione obiettiva e non preteribile<br />

nella realtà <strong>di</strong>ocesana. A essi compete il<br />

<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> vedere salvaguardato e<br />

apprezzato il loro carisma e insieme<br />

incombe il dovere <strong>di</strong> collocarsi entro e<br />

non accanto alla Chiesa particolare e <strong>di</strong><br />

riconoscere nel vescovo il promotore, il<br />

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coor<strong>di</strong>natore, il moderatore della loro<br />

azione pastorale.<br />

Questo principio ecclesiale - che le<br />

vicissitu<strong>di</strong>ni della storia hanno talvolta<br />

offuscato - dopo l'insegnamento<br />

ecclesiologico del Concilio Vaticano II<br />

attende <strong>di</strong> essere riconsiderato e sempre<br />

più coerentemente attuato, sia da parte<br />

<strong>dei</strong> religiosi, sia da parte del clero<br />

<strong>di</strong>ocesano e degli stessi fedeli laici.<br />

III. Il mistero della « nuova Eva »<br />

E' importante che si percepisca senza<br />

prospettive unilaterali il particolare<br />

rapporto che lega la Chiesa, mistero <strong>di</strong><br />

comunione e <strong>di</strong> <strong>comunità</strong>, tanto verso il<br />

Signore Gesù quanto verso i singoli<br />

uomini che sono raggiunti dalla sua<br />

azione. E' un rapporto complesso che gli<br />

antichi scrittori cristiani riuscivano ad<br />

esprimere attraverso l'immagine biblica<br />

della « nuova Eva ». <strong>La</strong> stessa immagine<br />

può aiutare efficacemente anche noi a<br />

comprendere.<br />

<strong>La</strong> Chiesa, « sposa » salvata<br />

Come Eva dal fianco <strong>di</strong> Adamo assopito,<br />

la Chiesa è tratta tutta da Cristo,<br />

addormentato nel sonno della morte<br />

redentrice. Lo Spirito, l'acqua e il sangue<br />

- i « tre che rendono testimonianza » (1<br />

Gv 5, 7; cfr Gv 19, 30-34 - sgorgano dal<br />

Crocifisso e danno vita al popolo <strong>di</strong> Dio;<br />

vale a <strong>di</strong>re, lo Spirito Santo, maestro <strong>di</strong><br />

verità, principio <strong>di</strong> unità, datore <strong>di</strong> vita,<br />

me<strong>di</strong>ante la parola <strong>di</strong> Dio e i sacramenti,<br />

suscita la realtà ecclesiale, la compagina,<br />

la guida, la custo<strong>di</strong>sce nella fedeltà.<br />

Nella Chiesa non c'è assolutamente nulla<br />

<strong>di</strong> autenticamente ecclesiale che non<br />

provenga dall'amore <strong>di</strong> Cristo che,<br />

mandando a noi dal Padre e col Padre lo<br />

Spirito, attraverso il Vangelo e le azioni<br />

sacramentali purifica l'umanità, la risana,<br />

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la riscatta dalle sue schiavitù, la rinnova,<br />

la <strong>di</strong>vinizza e ne fa « una nazione santa e<br />

un popolo <strong>di</strong> riserbato possesso » (1 Pt 2,<br />

9).<br />

<strong>La</strong> Chiesa « madre »<br />

Ma come Eva, la Chiesa - che pure, in<br />

quanto è Chiesa, deriva tutta da Cristo -<br />

all'atto della sua unione sponsale col<br />

nuovo Adamo riceve da lui non solo la<br />

salvezza ma anche <strong>di</strong> essere associata<br />

nell'unica azione salvifica. Così lei che,<br />

considerata da sola, non è assolutamente<br />

capace <strong>di</strong> dare la vita, in Cristo <strong>di</strong>venta la<br />

« madre <strong>di</strong> tutti i viventi » (Gn 3, 20); lei<br />

che per se stessa sarebbe sterile, nel suo<br />

Sposo è feconda; lei che è del tutto<br />

bisognosa <strong>di</strong> redenzione, si fa, nella<br />

misura in cui è redenta, corredentrice.<br />

Naturalmente, non è che la Chiesa si<br />

costituisca come una altra causa <strong>di</strong><br />

salvezza accanto a Cristo. Piuttosto va<br />

detto che la salvezza donataci da Cristo è<br />

così ra<strong>di</strong>cale che chi ne è raggiunto non<br />

resta un puro destinatario, ma sempre<br />

viene attivamente associato e coinvolto:<br />

l'evangelizzato si fa evangelizzante, il<br />

salvato <strong>di</strong>viene a sua volta salvante. Così<br />

anche la Chiesa salva, ma solo con<br />

Cristo, subor<strong>di</strong>natamente a Cristo, in<br />

Cristo. In altre parole, questa sua<br />

stupenda prerogativa ci fa capire quanto<br />

sia intima e piena la sua <strong>di</strong>pendenza e la<br />

sua unione trasformante col Signore<br />

Gesù. Così la misericor<strong>di</strong>a del Padre « fa<br />

abitare la sterile nella sua casa quale<br />

madre gioiosa <strong>di</strong> figli » (Sal 112, 9).<br />

Come si vede, siamo <strong>di</strong> fronte a quella<br />

verità della « maternità » della Chiesa,<br />

che i documenti del Magistero ecclesiale<br />

non cessano, lungo i secoli, <strong>di</strong> richiamarci<br />

e che, oggi, è particolarmente urgente<br />

riproporre all'attenzione <strong>di</strong> tutti i credenti.<br />

Vangelo, liturgia, carità<br />

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Alla luce del mistero della « nuova Eva »<br />

e del duplice rapporto che in esso si<br />

manifesta, si può rettamente intendere e<br />

armoniosamente collocare la funzione<br />

salvatrice della Chiesa nella<br />

evangelizzazione, nella celebrazione<br />

liturgica, nell'esercizio della carità.<br />

In quanto oggetto dell'amore del suo<br />

Redentore, la Chiesa nasce dalla parola<br />

<strong>di</strong> Dio, dai sacramenti, dall'effusione dello<br />

Spirito <strong>di</strong> carità che la raggiunge e la<br />

anima.<br />

Il Vangelo è per lei costitutivo e<br />

normativo: guai se alla parola <strong>di</strong> Dio<br />

sovrapponesse le parole sue. Il Battesimo<br />

e l'Eucarestia la precedono: guai se ne<br />

<strong>di</strong>sponesse come <strong>di</strong> cosa propria e se<br />

allo Spirito Santo affìancasse un suo<br />

<strong>di</strong>verso spirito. <strong>La</strong> carità <strong>di</strong> Dio sta come<br />

ragione della sua nascita: guai se<br />

all'amore della Trinità contrapponesse un<br />

suo particolare amore. Essa<br />

falsificherebbe se stessa, rendendo vana<br />

la sua azione, e come Chiesa si<br />

annienterebbe.<br />

Ma non penetrerebbe veramente il<br />

mistero ecclesiale chi <strong>di</strong>menticasse che<br />

colei che è evangelizzata, <strong>di</strong>venta anche<br />

evangelizzante; colei che è santificata, è<br />

chiamata ad essere santificante; colei che<br />

è amata, è destinata ad amare.<br />

<strong>La</strong> parte della Chiesa nella salvezza è<br />

certamente « ministeriale »; ma essa non<br />

è solo la serva del Signore: nel mistero<br />

della Alleanza eterna che già si è<br />

inaugurato, essa è anche la sposa che,<br />

unendosi a lui, trasmette generando una<br />

vita che, per essere la vita <strong>di</strong> Cristo, è<br />

però certamente anche sua.<br />

Si capisce allora come mai la Chiesa<br />

evangelizza non soltanto riferendo<br />

materialmente l'annuncio, ma dandogli i<br />

suoi accenti e il suo cuore. Al punto che<br />

perfino i Vangeli - che nascono sotto il<br />

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carisma dell'ispirazione - sono però<br />

anche voce e pensiero della <strong>comunità</strong><br />

primitiva, come ci ha insegnato ai nostri<br />

giorni la più attenta esegesi.<br />

Si capisce come mai ogni azione<br />

sacramentale è atto <strong>di</strong> Cristo, ma insieme<br />

ha sempre come soggetto associato<br />

anche la Chiesa, che battezza, assolve<br />

dalle colpe, offre nell'Eucarestia lo stesso<br />

sacrificio da cui ha mutuato la sua<br />

esistenza.<br />

Si capisce come in ogni epoca la Chiesa<br />

possa e debba scegliere le forme più<br />

adatte per nutrire e manifestare<br />

quell'amore per Dio e per i fratelli, che lo<br />

Spirito ha acceso in lei nell'effusione<br />

pentecostale.<br />

Il mistero della « nuova Eva » nella<br />

<strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong><br />

Il mistero della maternità della Chiesa,<br />

che vive in ciascuna <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong><br />

locale, in<strong>di</strong>ca il giusto comportamento <strong>di</strong><br />

ogni credente.<br />

Ognuno <strong>di</strong> noi sa che è approdato alla<br />

salvezza in forza <strong>di</strong> una vita che,<br />

sgorgando dall'intimo del segreto del Dio<br />

Unico e Trino, gli è stata donata dal<br />

Cristo crocifisso e risorto attraverso la<br />

me<strong>di</strong>azione <strong>di</strong> una comunione <strong>di</strong> fede, <strong>di</strong><br />

speranza e <strong>di</strong> carità che lo ha preceduto<br />

e che si è espressa nella <strong>comunità</strong><br />

ecclesiale in cui è stato inserito. Nessuno<br />

<strong>di</strong> noi è l'iniziatore del cristianesimo;<br />

nessuno <strong>di</strong> noi sta all'origine del Vangelo,<br />

può determinare la natura e le con<strong>di</strong>zioni<br />

essenziali della celebrazione<br />

sacramentale, è il principio della carità<br />

che sola può trasformare il mondo. Tutti<br />

noi nella Chiesa - quale che sia il carisma<br />

o il ministero <strong>di</strong> cui siamo investiti - siamo<br />

« figli ».<br />

Ma nessuno <strong>di</strong> noi - per quanto umile e<br />

oscuro sia il nostro posto tra i fratelli - è<br />

escluso dalla prerogativa « materna »<br />

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della Chiesa. <strong>La</strong> nostra fede genera la<br />

fede negli altri, la nostra speranza<br />

sorregge la loro speranza, la nostra carità<br />

tiene viva la carità.<br />

Proprio appoggiandoci su questo<br />

principio, nei piani pastorali degli scorsi<br />

anni abbiamo interessato tutte le nostre<br />

<strong>comunità</strong> e tutti i singoli fedeli all'opera <strong>di</strong><br />

evangelizzazione e <strong>di</strong> santificazione.<br />

Lo stesso principio, per cui nessun<br />

credente è puramente recettivo nell'opera<br />

<strong>di</strong> salvezza, si traduce in campo operativo<br />

nella « legge <strong>di</strong> corresponsabilità »:<br />

nessuno nella <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> può<br />

restare soltanto passivo, ma - nel rispetto<br />

<strong>dei</strong> compiti propri e specifici della<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> ciascuno - tutti devono<br />

essere attivi e responsabili. Appunto<br />

questa « legge <strong>di</strong> corresponsabilità » sta<br />

a fondamento delle nuove forme <strong>di</strong><br />

partecipazione alla vita comunitaria, quali<br />

i consigli pastorali da noi ripetutamente<br />

raccomandati.<br />

Conclusione<br />

In questo programma pastorale, che vuol<br />

essere riassuntivo, ci proponiamo <strong>di</strong><br />

tornare a in<strong>di</strong>care come questa<br />

concezione ecclesiale debba fattivamente<br />

incarnarsi e come ogni <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong><br />

risponda alla sua vocazione <strong>di</strong><br />

collaboratrice del Signore Gesù nell'opera<br />

<strong>di</strong> salvezza: nella concreta fatica della<br />

evangelizzazione, della santificazione<br />

me<strong>di</strong>ante il culto <strong>di</strong> Dio e i sacramenti,<br />

della carità che si mantiene attenta alle<br />

necessità <strong>di</strong> tutti, specialmente <strong>dei</strong> più<br />

poveri e <strong>dei</strong> più piccoli.<br />

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II. LA CATECHESI<br />

Al ministero della catechesi abbiamo<br />

de<strong>di</strong>cato tutto il piano pastorale dello<br />

scorso anno: a quelle riflessioni e a quei<br />

suggerimenti pratici riman<strong>di</strong>amo,<br />

riaffermandone la vali<strong>di</strong>tà.<br />

Ci sembra però utile riprendere quella<br />

trattazione nelle linee essenziali, perché<br />

le persuasioni e i propositi siano<br />

riconfermati e acquistino nuovo vigore e<br />

nuova vivacità.<br />

Evangelizzazione e catechesi<br />

L'evangelizzazione, che inizialmente è<br />

solo la proposta dell'annuncio salvifico <strong>di</strong><br />

Cristo morto e risorto e quin<strong>di</strong> della<br />

venuta tra noi del Regno <strong>di</strong> Dio, dopo che<br />

questo annuncio è stato accolto <strong>di</strong>venta<br />

necessariamente catechesi: ciò che era<br />

globale deve mostrarsi nei particolari, ciò<br />

che era espresso nell'impeto <strong>di</strong> una<br />

esperienza rinnovatrice esige <strong>di</strong> essere<br />

chiarito, approfon<strong>di</strong>to, organizzato<br />

sistematicamente.<br />

E' un passaggio simile a quello rilevabile<br />

nella storia della Chiesa fin dai tempi<br />

apostolici: la « buona notizia »<br />

sconvolgente della mattina <strong>di</strong> Pasqua dà<br />

luogo - restandone l'anima e la profonda<br />

motivazione alle riflessioni minute e ai<br />

consigli organizzativi delle lettere<br />

pastorali <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong>; ai <strong>di</strong>scorsi appassionati<br />

<strong>di</strong> <strong>Pietro</strong>, come ci sono riferiti dagli Atti,<br />

subentrano la pacata me<strong>di</strong>tazione e<br />

l'architettura sapiente della lettera agli<br />

Ebrei. E' un passaggio, d'altronde,<br />

conforme alla natura dell'uomo: <strong>di</strong> fronte<br />

alla ricchezza della proposta <strong>di</strong> Dio, la<br />

nostra lenta e progressiva assimilazione<br />

esige che l'atto sintetico e vitale della<br />

fede si sviluppi in un lavoro continuo e<br />

continuamente ripreso <strong>di</strong> maturazione<br />

interiore; esige cioè che dall'annuncio<br />

nasca la catechesi.<br />

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Contenuti della catechesi<br />

Naturalmente il contenuto sostanziale<br />

della catechesi resta ancora Gesù Cristo<br />

e la sua salvezza; ma quest'unica luce<br />

viene percepita così come è andata<br />

rifrangendosi nelle molteplici verità che la<br />

Chiesa, interrogandosi e rispondendosi, a<br />

poco a poco ha formulato, sotto la guida<br />

indefettibile dello Spirito Santo.<br />

Benché necessariamente sistematica, la<br />

catechesi conserva un'indole esistenziale<br />

cioè <strong>di</strong> concretezza vitale: non <strong>di</strong>venta<br />

trasmissione <strong>di</strong> una pura speculazione<br />

né, <strong>di</strong>rettamente e per sé, intende<br />

mettere in grado <strong>di</strong> instaurare un <strong>di</strong>alogo<br />

critico con le <strong>di</strong>verse ideologie. Essa non<br />

si rivolge al filosofo o allo storico o allo<br />

scienziato, ma all'uomo in quanto uomo;<br />

all'uomo che è alle prese con gli<br />

interrogativi inelu<strong>di</strong>bili ed eterni, che<br />

inquietano tutti in ogni epoca e in ogni<br />

ceto: il senso della vita e della morte,<br />

l'enigma delle gran<strong>di</strong> aspirazioni del cuore<br />

e delle sue immancabili delusioni, il<br />

mistero della nostra origine e del nostro<br />

destino, il problema dell'esistenza <strong>di</strong> una<br />

realtà che non si riduca ai confini troppo<br />

angusti del mondo visibile.<br />

Essa non è finalizzata solo ad alcuni<br />

momenti, sia pure <strong>di</strong> grande importanza<br />

(come quelli segnati dai sacramenti), ma<br />

concerne tutta la vita. Perciò mira a dare<br />

una mentalità e a far acquisire uno stile:<br />

la mentalità e lo stile consonanti con la<br />

novità portataci dalla redenzione <strong>di</strong><br />

Cristo; una mentalità e uno stile, ad<br />

esempio, che comportano una<br />

valutazione originale e <strong>di</strong>versa dall'amore<br />

e del sesso, della povertà e della<br />

ricchezza, dell'obbe<strong>di</strong>enza e del potere,<br />

del piacere e del dolore, della libertà e<br />

della giustizia, dell'impegno politico e<br />

della violenza, ecc. Tutto questo sempre<br />

alla luce della verità suprema che è<br />

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Cristo, della sua parola che ci ha<br />

raggiunti e trasformati, della sua morte e<br />

rissurrezione che ha giu<strong>di</strong>cato il mondo.<br />

Catechesi e <strong>comunità</strong><br />

Nel precedente piano pastorale, abbiamo<br />

qualificato la catechesi come « azione<br />

costitutiva della <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> ».<br />

L'affermazione comporta due<br />

conseguenze ugualmente impegnative:<br />

implica che tutti i membri della <strong>comunità</strong><br />

in primo luogo sono « attori » della<br />

catechesi, in secondo luogo ne sono «<br />

destinatari ».<br />

a) Catechesi <strong>di</strong> tutti<br />

<strong>La</strong> catechesi è un aspetto della «<br />

maternità » della Chiesa, che genera e fa<br />

crescere i figli <strong>di</strong> Dio, irraggiando su <strong>di</strong><br />

essi la luce fecondatrice della verità<br />

rivelata.<br />

Perciò abbiamo detto che la <strong>comunità</strong>, cui<br />

è stato dato il Vangelo, è la protagonista<br />

della evangelizzazione, tanto nel<br />

momento del primo annuncio quanto nel<br />

momento della catechesi (cfr Piano<br />

pastorale 1977-1978, n. 7).<br />

« Tutti coloro che appartengono alla<br />

<strong>comunità</strong> sono in qualche modo<br />

felicemente gravati <strong>di</strong> questo compito,<br />

ciascuno secondo la funzione che gli<br />

spetta all'interno della Chiesa » (i<strong>di</strong>b., n.<br />

8). Così il lavoro <strong>dei</strong> sacerdoti <strong>di</strong>venta<br />

fruttifero quando viene esteso e<br />

moltiplicato dall'apporto <strong>di</strong> tutti coloro che<br />

in questo ministero si fanno collaboratori<br />

volontari; l'opera <strong>dei</strong> genitori prosegue e<br />

acquista una più evidente <strong>di</strong>mensione<br />

ecclesiale in quella <strong>dei</strong> catechisti; e lo<br />

sforzo <strong>di</strong> sacerdoti, genitori, catechisti è<br />

davvero efficace quando è sorretto<br />

dall'ambiente <strong>di</strong> fede che la <strong>comunità</strong><br />

intera è capace <strong>di</strong> creare.<br />

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b) Catechesi per tutti<br />

E' decisivo per la vitalità della <strong>comunità</strong><br />

che tutti - dal vescovo, ai sacerdoti, ai<br />

fedeli - si considerino non solo gli « attori<br />

» ma anche i destinatari della catechesi.<br />

Di questi tempi, se non ci si apre a una<br />

formazione catechistica permanente,<br />

<strong>di</strong>fficilmente si potrà educare alla fede.<br />

Una formazione che sia ricevuta una<br />

volta per tutte non basta più. Nel<br />

vorticoso mutate delle opinioni, delle<br />

consuetu<strong>di</strong>ni, delle leggi, che caratterizza<br />

il mondo <strong>di</strong> oggi, la ricerca <strong>dei</strong> valori che<br />

contano alla luce della parola <strong>di</strong> Dio, è<br />

ricerca che non può mai esaurirsi.<br />

Tutti i credenti hanno dunque la necessità<br />

inderogabile <strong>di</strong> mettersi in ascolto<br />

continuo della Parola, per il<br />

riconoscimento <strong>di</strong> tali valori che, solo se<br />

personalmente acquisiti, potranno essere<br />

efficacemente comunicati.<br />

Gli itinerari della catechesi<br />

Gli itinerari della catechesi sono i mezzi<br />

in<strong>di</strong>spensabili per consentire al cristiano<br />

-nella <strong>comunità</strong> e per l'opera assidua<br />

della <strong>comunità</strong> - <strong>di</strong> vivere la sua fede<br />

come esperienza progressiva e <strong>di</strong><br />

maturare lo sviluppo della sua personalità<br />

<strong>di</strong> credente.<br />

Alcuni sono già stati ripetutamente<br />

tracciati, qualcuno ci sembra ora<br />

meritevole <strong>di</strong> attenzione; tutti<br />

schematicamente in<strong>di</strong>chiamo, lasciando<br />

ai pastori d'anime e ai loro consigli, la<br />

cura <strong>di</strong> esaminarli a fondo e <strong>di</strong> tradurli<br />

nella pratica.<br />

l. Il triennio <strong>di</strong> preparazione ai sacramenti<br />

della Penitenza, della Eucarestia, della<br />

Confermazione è stata una preziosa<br />

conquista, che ci permette <strong>di</strong> estendere la<br />

catechesi lungo la terza, la quarta, la<br />

quinta elementare. Nessuno la metta in<br />

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pericolo, neppure in<strong>di</strong>rettamente,<br />

spostando incautamente l'or<strong>di</strong>ne delle<br />

celebrazioni o il loro momento.<br />

A questo riguardo, ci sembrano doverosi<br />

alcuni richiami.<br />

- Non si ammetta alla prima Comunione<br />

senza che si faccia precedere la<br />

Confessione: la Santa Sede e i vescovi<br />

sono ripetutamente intervenuti su questo<br />

punto, e sarebbe evidente e grave<br />

<strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enza fare <strong>di</strong>verso.<br />

- Pur cercando <strong>di</strong> inquadrare la prima<br />

confessione in una celebrazione<br />

particolarmente significativa e adatta<br />

all'età, ci si preoccupi anche <strong>di</strong> insegnare<br />

ai bambini un modo <strong>di</strong> accostarsi al<br />

sacramento della Penitenza che possa<br />

loro servire anche quando saranno adulti<br />

e si troveranno in <strong>comunità</strong> <strong>di</strong>verse da<br />

quella <strong>di</strong> origine.<br />

- L'ideale è che a questa età<br />

l'insegnamento catechistico sia impartito,<br />

negli ambienti della parrocchia, da<br />

catechisti ben preparati; ai genitori spetta<br />

naturalmente il compito <strong>di</strong> riprendere e<br />

ricordare insieme coi propri figli a casa<br />

quanto è stato detto in classe. Se per<br />

ragioni <strong>di</strong> opportunità pastorale si ritiene<br />

<strong>di</strong> affidare la catechesi alle mamme che<br />

la insegnano a piccoli gruppi nelle<br />

famiglie, bisogna allora moltiplicare le<br />

occasioni <strong>di</strong> ritrovo in parrocchia e <strong>di</strong><br />

incontro col sacerdote. E' infatti<br />

importante che fin da questa età venga<br />

superato il particolarismo dell'ambiente<br />

familiare e si impari la strada della chiesa<br />

e dell'oratorio, per un progressivo<br />

inserimento nella vita comunitaria.<br />

- Il tempo opportuno per il conferimento<br />

della Cresima resta la quinta elementare<br />

o, al più tar<strong>di</strong>, il primo trimestre della<br />

prima me<strong>di</strong>a. I parroci che arbitrariamente<br />

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hanno ritardato oltre questi termini la<br />

celebrazione del sacramento hanno<br />

preso una decisione improvvida e sono<br />

invitati a rientrare nella norma <strong>di</strong>ocesana<br />

ripetutamente enunciata. Torniamo a <strong>di</strong>re<br />

ancora una volta che non si può<br />

confondere la maturità psicologica e la<br />

maturità spirituale <strong>di</strong> chi è « adulto in<br />

Cristo », perché nella « piccolezza » <strong>dei</strong><br />

pochi anni il ragazzo è in grado <strong>di</strong><br />

conoscere le cose nascoste « ai sapienti<br />

e agli intelligenti ». Non si può privare <strong>di</strong><br />

un sacramento, che infonde vigore ed è<br />

occasione <strong>di</strong> una forte esperienza<br />

religiosa, il cristiano che è alla vigilia delle<br />

battaglie dell'adolescenza, con il cuore<br />

ancora limpido e la mente serena, e<br />

perciò in grado <strong>di</strong> assimilare meglio la<br />

parola <strong>di</strong> Dio. Piuttosto c'è da <strong>di</strong>re che,<br />

ricevuto il sacramento, comincia il tempo<br />

<strong>di</strong> far capire sempre <strong>di</strong> più al cresimato<br />

ciò che gli è stato donato, sull'esempio<br />

<strong>dei</strong> nostri antichi padri - tra cui<br />

sant'Ambrogio - per i quali la «catechesi<br />

sui misteri » seguiva la celebrazione.<br />

2. L'itinerario post-crismale nasce<br />

appunto da questa prospettiva. Esso<br />

deve cominciare dopo la Cresima e<br />

concludersi con la solenne professione <strong>di</strong><br />

fede, secondo un ritmo che lasciamo alla<br />

saggezza <strong>dei</strong> pastori d'anime e al<br />

magistero dell'esperienza <strong>di</strong> stabilire.<br />

<strong>La</strong> professione <strong>di</strong> fede - che ormai sta<br />

entrando a poco a poco ed efficacemente<br />

nelle nostre consuetu<strong>di</strong>ni - va compiuta in<br />

tutte le parrocchie durante l'ultimo anno<br />

della scuola me<strong>di</strong>a inferiore, secondo le<br />

in<strong>di</strong>cazioni già date lo scorso anno.<br />

3. Proponiamo <strong>di</strong> riprendere la « leva del<br />

lavoro », nel quin<strong>di</strong>cesimo anno <strong>di</strong> età <strong>dei</strong><br />

ragazzi. Essa consisterà in una serie <strong>di</strong><br />

incontri nei quali, oltre che richiamare le<br />

verità fondamentali della fede e<br />

mostrarne l'incidenza nella vita, si prepari<br />

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l'adolescente ad affrontare i problemi del<br />

lavoro e della società e si faccia<br />

conoscere almeno in rapida sintesi la<br />

storia del movimento sociale cattolico.<br />

4. Della preparazione al matrimonio<br />

faremo cenno nel capitolo de<strong>di</strong>cato alla<br />

famiglia.<br />

5. Gli incontri in occasione <strong>dei</strong> sacramenti<br />

<strong>dei</strong> figli (Battesimo, Eucarestia, Cresima)<br />

- previsti nei piani pastorali precedenti e<br />

qui riproposti - costituiscono un altro<br />

momento importante, sia pure<br />

occasionale, <strong>di</strong> catechesi <strong>dei</strong> coniugi.<br />

6. Anche l'anno liturgico - sempre<br />

ritornante e sempre nuovo - può essere<br />

visto come un itinerario catechistico<br />

offerto all'intera <strong>comunità</strong>, adatto a tutte le<br />

età e a tutte le classi sociali.<br />

7. Le parrocchie, gli oratori, le<br />

associazioni, i movimenti devono infine<br />

organizzare, nell'ambito delle loro normali<br />

attività, una catechesi sistematica rivolta<br />

a coloro che più da vicino seguono la vita<br />

delle nostre <strong>comunità</strong>. Si utilizzeranno per<br />

questo scopo i catechismi che la C.E.I.<br />

sta via via preparando, preoccupandosi<br />

soprattutto che la proposta catechetica<br />

sia davvero « cattolica », cioè non sia<br />

mutilata <strong>di</strong> nessuna fondamentale verità<br />

contenuta nel deposito della <strong>di</strong>vina<br />

Rivelazione (cfr Piano pastorale 1977-<br />

1978, pp. 54-57).<br />

Tale catechesi dovrà aiutare i singoli, i<br />

gruppi, le associazioni, la intera <strong>comunità</strong>:<br />

- a « muoversi nel mondo », così che<br />

siano capaci <strong>di</strong> un giu<strong>di</strong>zio interpretativo<br />

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cristiano delle idee e <strong>dei</strong> fatti nei quali ci<br />

si imbatte;<br />

- a « muoversi nella Chiesa », così da<br />

non restare inerti o passivi e da saper<br />

cogliere tutta la ricchezza della vita<br />

ecclesiale - e in particolare della vita<br />

liturgica - per maturare sempre più nella<br />

fede tenace e operosa, personalmente<br />

vissuta e socialmente testimoniata;<br />

- a « muoversi nel mondo e nella Chiesa<br />

da adulti », cioè da persone capaci <strong>di</strong><br />

assumersi, nel giu<strong>di</strong>zio, nelle decisioni<br />

operative, nel comportamento, le proprie<br />

responsabilità.<br />

Strumenti per la <strong>comunità</strong> catechizzante<br />

Sempre nel desiderio <strong>di</strong> scendere nella<br />

concretezza della vita pastorale,<br />

elenchiamo fuggevolmente alcuni consigli<br />

che pur nella loro semplicità sembrano a<br />

noi <strong>di</strong> qualche utilità.<br />

1 - Si torni a valorizzare molto la recita<br />

del simbolo della fede:<br />

- sia esso il simbolo apostolico, che va<br />

insegnato ai ragazzi e fatto spesso<br />

ripetere, nonostante il pericolo <strong>di</strong><br />

confusione che può sorgere con il «<br />

Credo » della messa;<br />

- sia il simbolo niceno-costantinopolitano,<br />

che ormai tutti hanno appreso dalla<br />

liturgia eucaristica;<br />

- sia la più sintetica ed essenziale<br />

professione <strong>di</strong> fede, cioè il segno della<br />

croce, compiuto con <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> gesto e<br />

con pienezza <strong>di</strong> mente e <strong>di</strong> cuore.<br />

2. Tutte le <strong>comunità</strong> valorizzino il sabato<br />

« in tra<strong>di</strong>tione symboli », facendolo<br />

<strong>di</strong>ventare, con opportune iniziative<br />

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pastorali, la giornata della fede<br />

professata, tipica della nostra Chiesa.<br />

3. I sacerdoti curino con particolare<br />

impegno l'omelia. In essa, mantenendosi<br />

in piena comunione con la dottrina della<br />

Chiesa e con la linea pastorale del<br />

vescovo dal quale ricevono il mandato <strong>di</strong><br />

pre<strong>di</strong>care, sappiano partire dalla parola <strong>di</strong><br />

Dio, spiegata senza faciloneria e senza<br />

inutile eru<strong>di</strong>zione, e sappiano arrivare al<br />

cuore e alla vita <strong>dei</strong> loro fratelli.<br />

4. Negli organismi collegiali <strong>di</strong><br />

partecipazione ecclesiale - in concreto,<br />

nei consigli pastorali parrocchiali - va<br />

riconosciuto il primo luogo in cui è<br />

possibile e doveroso svolgere una<br />

catechesi organica. Essi infatti, prima che<br />

strutture operative e <strong>di</strong> governo, sono<br />

luoghi e momenti <strong>di</strong> comunione, da vivere<br />

in spirito <strong>di</strong> fede. Solo se <strong>di</strong>ventano e<br />

vengono percepiti come segni e strumenti<br />

<strong>di</strong> tale comunione ecclesiale, sarà<br />

garantita la loro sopravvivenza e la loro<br />

vitalità.<br />

Consigliamo pertanto che, a riunioni<br />

alternate, oppure nella prima parte <strong>di</strong> ogni<br />

singola riunione, si tenga una vera e<br />

propria catechesi, per la quale il testo<br />

base potrà essere costituito dal presente<br />

piano pastorale. Tutto ciò costituirà un<br />

arricchimento non solo <strong>dei</strong> consiglieri, ma<br />

dell’intera <strong>comunità</strong>, sulla quale non potrà<br />

non riverberarsi la maturazione ecclesiale<br />

<strong>dei</strong> suoi rappresentanti.<br />

Gli operatori della catechesi<br />

Come già <strong>di</strong>cevamo nel precedente piano<br />

pastorale, il <strong>di</strong>scorso sulla catechesi non<br />

può non <strong>di</strong>ventare un <strong>di</strong>scorso sugli<br />

operatori della catechesi, sulla loro<br />

importanza e sulla necessità della loro<br />

preparazione (cfr Piano pastorale 1977--<br />

1978, nn. 49-52).<br />

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<strong>La</strong> formazione <strong>dei</strong> catechisti è svolta a<br />

<strong>di</strong>versi livelli, in modo che a tutti si<br />

assicuri almeno una formazione <strong>di</strong> base<br />

e, al tempo stesso, sia offerta ai più<br />

impegnati e ai più <strong>di</strong>sponibili una cultura<br />

catechetica più approfon<strong>di</strong>ta e più estesa.<br />

l. <strong>La</strong> formazione <strong>di</strong> base è affidata alle<br />

iniziative delle parrocchie: ogni parrocchia<br />

- magari associandosi con altre - si<br />

preoccupi <strong>di</strong> organizzare una serie <strong>di</strong><br />

incontri <strong>dei</strong> suoi operatori <strong>di</strong> catechesi,<br />

sotto la guida <strong>dei</strong> sacerdoti. In questa<br />

sede si insegnerà a utilizzare per il meglio<br />

i testi in uso, si chiariranno i dubbi, si<br />

rettificheranno le concezioni erronee, si<br />

rianimeranno gli scoraggiati e i delusi.<br />

2. A livello <strong>di</strong> decanati o <strong>di</strong> zone pastorali<br />

si organizzino scuole permanenti <strong>di</strong><br />

formazione catechetica, per coloro che<br />

vogliono raggiungere in questa materia<br />

una più completa e sicura competenza.<br />

Queste scuole, anche quando fossero<br />

promosse dalle famiglie religiose o dai<br />

vari movimenti, vanno sempre attuate in<br />

accordo con l'Ufficio catechistico<br />

<strong>di</strong>ocesano, seguendone le <strong>di</strong>rettive: ad<br />

esso infatti, spetta <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nare e <strong>di</strong>rigere<br />

tutto il lavoro che in questo campo viene<br />

compiuto nell'ambito della <strong>di</strong>ocesi.<br />

3. A livello <strong>di</strong>ocesano e regionale già<br />

operano due Istituti <strong>di</strong> grado superiore,<br />

coi quali il nostro Ufficio catechistico è<br />

organicamente collegato: l'Istituto<br />

regionale lombardo <strong>di</strong> pastorale (nella<br />

sua sezione catechetica) e l'Istituto<br />

superiore <strong>di</strong> scienze religiose.<br />

Raccoman<strong>di</strong>amo ai sacerdoti <strong>di</strong> farli<br />

conoscere e <strong>di</strong> orientarvi i loro<br />

collaboratori più promettenti.<br />

A tutti i catechisti vogliamo rivolgere,<br />

insieme coi sentimenti della nostra<br />

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vivissima riconoscenza, un invito alla<br />

consapevolezza della loro <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong><br />

messaggeri della parola <strong>di</strong>vina e alla<br />

certezza dell'immancabile ricompensa,<br />

che sorpassa ogni desiderio, da parte <strong>di</strong><br />

Colui che tutto sa e tutto può.<br />

Conclusione<br />

Nella società sempre più secolaristica e<br />

desacralizzata <strong>dei</strong> nostri giorni, dove la<br />

permanenza del senso <strong>di</strong> Dio è sempre<br />

meno favorita dalle leggi, dalle<br />

consuetu<strong>di</strong>ni, dalle strutture esteriori, la<br />

catechesi - come impresa corale e<br />

capillare che nella <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> è<br />

affidata a tutti, in favore <strong>di</strong> tutti - non è per<br />

la vita della Chiesa un'opera soltanto utile<br />

e opportuna: è un'assoluta necessità.<br />

Ma è anche lavoro faticoso e arduo, tanto<br />

che potrebbe essere chiamata la croce <strong>di</strong><br />

tutti gli educatori cristiani, genitori, «<br />

<strong>di</strong>dascali » (cioè insegnanti), pastori.<br />

<strong>La</strong> sua <strong>di</strong>fficoltà e la fatica che impone<br />

nascono dal fatto che in essa si<br />

confrontano drammaticamente tre misteri;<br />

- un « mistero <strong>di</strong> debolezza »: così il<br />

catecheta pensoso non può mancare <strong>di</strong><br />

percepire se stesso, nella sua<br />

preparazione che è sempre inadeguata a<br />

un compito così alto, nella sua indegnità<br />

<strong>di</strong> annunciatore umano (« dalle labbra<br />

impure », come <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> sé il profeta Isaia)<br />

<strong>di</strong> un messaggio <strong>di</strong>vino, nella povertà e<br />

nella opacità del suo linguaggio, che pure<br />

contiene la ricchezza e la luce <strong>di</strong> Dio e<br />

deve farsi capire dai semplici e farsi<br />

rispettare dai colti;<br />

- un « mistero <strong>di</strong> potenza infinita »: è il<br />

mistero della parola <strong>di</strong> Dio che, appena<br />

risuona, crea il mondo, risuscita i morti,<br />

rinnova le coscienze; che, anche quando<br />

sembra piccola e inerte come il seme,<br />

come il seme racchiude una forza che<br />

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può spaccare la roccia e provocare<br />

un’esplosione <strong>di</strong> vita;<br />

- un « mistero <strong>di</strong> libertà », come è quello<br />

del cuore umano, Assetato e inquieto<br />

quando è lontano dalla Verità,<br />

inappetente e svagato quando le è vicino,<br />

sempre pronto ad avvilirsi nello<br />

scoraggiamento e a insuperbirsi nella<br />

vanità, desideroso <strong>di</strong> essere salvato e<br />

tanto spesso ottuso e sordo a ogni vera<br />

proposta <strong>di</strong> salvezza.<br />

<strong>La</strong> vittoria però alla fine è sempre della<br />

parola <strong>di</strong> Dio, nella stagione e nelle forme<br />

che sono note a lui solo: quando è stata<br />

riversata negli animi, essa non resta mai<br />

senza effetto, anche se subito non<br />

appare. Questa è la più grande e la meno<br />

deludente speranza, che ci consente <strong>di</strong><br />

superare ogni <strong>di</strong>fficoltà e <strong>di</strong> sostenere con<br />

gioia ogni fatica. « Come la pioggia e la<br />

neve scendono dal cielo e non vi<br />

ritornano senza aver irrigato la terra,<br />

senza averla fecondata e fatta<br />

germogliare, perché <strong>di</strong>a seme al<br />

seminatore e pane da mangiare, così<br />

sarà della parola uscita dalla mia bocca:<br />

non ritornerà a me senza effetto, senza<br />

aver operato ciò che desidero e senza<br />

aver compiuto ciò per cui l'ho mandata »<br />

(Is 55, 10-11).<br />

III. LA PREGHIERA LITURGICA<br />

<strong>La</strong> riforma liturgica ambrosiana<br />

Tra le caratteristiche che <strong>di</strong>stinguono e<br />

impreziosiscono la nostra Chiesa,<br />

notevolissima è quella <strong>di</strong> possedere un<br />

rito proprio, che prende il nome e<br />

l'ispirazione dal nostro grande vescovo e<br />

patrono sant'Ambrogio.<br />

Dopo qualche iniziale incertezza, sempre<br />

più chiaro ci è apparso che, secondo il<br />

dettato del Concilio (Sacrosanctum<br />

Concilium, 4) e la volontà della Sede<br />

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apostolica, il nostro rito non solo doveva<br />

essere preservato nella sua identità, ma<br />

anche valorizzato e arricchito, nel duplice<br />

impegno della fedeltà alla nostra<br />

tra<strong>di</strong>zione e dell'attenzione alle presenti<br />

necessità pastorali. Così, in parallelo e<br />

sull'esempio <strong>di</strong> quanto si stava facendo<br />

per il rito romano, si è intrapresa la<br />

riforma liturgica ambrosiana, che è in<br />

corso <strong>di</strong> attuazione.<br />

1. Il nostro programma prevede la<br />

pubblicazione progressiva <strong>di</strong> tutti i libri<br />

liturgici (citiamo ad esempio il manuale<br />

<strong>dei</strong> sacramenti e sacramentali, per il<br />

pastore d'anime, il libro <strong>dei</strong> riti eucaristici<br />

fuori della messa, ecc.).<br />

2. <strong>La</strong> liturgia delle ore - opera complessa<br />

e delicata - nel testo latino è prossima al<br />

compimento, così che tra breve si potrà<br />

cominciarne la versione italiana.<br />

3. Entro il 1979 speriamo <strong>di</strong> offrire a tutte<br />

le <strong>comunità</strong> parrocchiali il nuovo rito del<br />

Battesimo, che riproporrà - adattati alle<br />

o<strong>di</strong>erne esigenze - i gran<strong>di</strong> tesori della<br />

nostra tra<strong>di</strong>zione circa l'iniziazione<br />

<strong>cristiana</strong>, testimoniata già dagli scritti <strong>di</strong><br />

sant'Ambrogio.<br />

4. Il 1977 ha visto la <strong>di</strong>gnitosa<br />

pubblicazione <strong>dei</strong> rinnovato « Ordo<br />

exequiarum », ormai felicemente in uso in<br />

tutte le nostre parrocchie.<br />

5. Il messale italiano del 1976,<br />

favorevolmente accolto da tutti, ha<br />

segnato senza dubbio una data decisiva<br />

nella storia della liturgia e della vita<br />

religiosa della nostra Chiesa. Tra pochi<br />

mesi confi<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> poter avere tra le mani<br />

anche l'e<strong>di</strong>zione latina del messale, che<br />

segna il momento conclusivo<br />

dell’evoluzione del messale stesso.<br />

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Appunto dall’imminenza <strong>di</strong> questo<br />

traguardo siamo qui indotti a riflettere su<br />

quanto è avvenuto tra noi dalla<br />

conclusione del Concilio Vaticano II a<br />

oggi, a proposito della celebrazione<br />

eucaristica, per arrivare poi a suggerire<br />

alcune in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> carattere operativo.<br />

Il rinnovamento della messa<br />

In ossequio alle <strong>di</strong>rettive del Concilio<br />

Vaticano II, a partire dal 1965 è stato<br />

attuato nella celebrazione eucaristica<br />

delle nostre <strong>comunità</strong> un progressivo<br />

rinnovamento, senza dubbio il più<br />

spiccante e il più profondo nella storia<br />

liturgica degli ultimi secoli.<br />

Dei suoi frutti non possiamo che<br />

rallegrarci. Non è mancato - e forse non<br />

manca - qualche sacerdote che,<br />

isolandosi dal vivo organismo ecclesiale e<br />

fidando nella propria in<strong>di</strong>vidualistica<br />

competenza in una materia dove nessuno<br />

può ritenersi giu<strong>di</strong>ce solitario, osi alterare<br />

i riti e i testi prescritti fino ad arrivare ad<br />

abusi <strong>di</strong> indubbia gravità; tuttavia nella<br />

quasi totalità <strong>dei</strong> casi bisogna riconoscere<br />

che il sacrificio della messa è offerto da<br />

un popolo <strong>di</strong> gran lunga più consapevole,<br />

più partecipe, più attivo <strong>di</strong> una volta. Se è<br />

da notare un certo ritorno all'abitu<strong>di</strong>ne, ad<br />

una minor freschezza, ad una tacita<br />

rinuncia <strong>dei</strong> più a creare, anche là dove è<br />

la norma rituale stessa che invita a farlo,<br />

sempre si capisce con saggezza e<br />

sobrietà, tutto ciò è naturalmente<br />

spiegabile dopo gli anni della novità.<br />

Senza dubbio lo stesso succedersi <strong>dei</strong><br />

mutamenti ha portato qualche <strong>di</strong>sagio,<br />

tanto più evidente e avvertito quanto più<br />

poteva apparire fondata l'impressione che<br />

i vari cambiamenti via via proposti non<br />

avevano un’intrinseca coerenza e non<br />

obbe<strong>di</strong>vano pienamente e con evidenza a<br />

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un progetto unico stu<strong>di</strong>ato dall'inizio e<br />

gradualmente posto in opera.<br />

Sono gli inconvenienti inevitabili delle<br />

gran<strong>di</strong> svolte della storia. In particolare, è<br />

innegabile che i criteri della riforma<br />

liturgica ambrosiana sono andati essi<br />

stessi evolvendosi, a mano a mano che ci<br />

si è resi conto del dovere ecclesiale <strong>di</strong><br />

conservare e <strong>di</strong> incrementare il nostro<br />

rito, mantenendone intatta la tipicità.<br />

Questa evoluzione ha fatalmente portato<br />

qualche <strong>di</strong>sorientamento e spiega<br />

l'attardarsi qua e là <strong>di</strong> qualche<br />

<strong>di</strong>scordanza.<br />

Ma adesso che - con la recente<br />

pubblicazione del testo italiano e con<br />

quella imminente del messale latino e <strong>dei</strong><br />

suoi « praenotanda » che ricuperano<br />

ancora qualche elemento della nostra<br />

tra<strong>di</strong>zione - ormai il ciclo deve ritenersi<br />

concluso ed è consentita una visione<br />

organica oltre ogni provvisorietà, è giunto<br />

il momento che i pastori d'anime<br />

ripresentino vigorosamente ai loro fedeli<br />

la struttura tipica della messa<br />

ambrosiana.<br />

Sarà anche una eccellente occasione per<br />

riproporre all'attenzione <strong>di</strong> tutti la<br />

celebrazione eucaristica nel suo<br />

significato perenne, nel suo or<strong>di</strong>namento<br />

essenziale, nella sua importanza per la<br />

vita <strong>cristiana</strong>. Tutti sappiamo infatti che<br />

questo è un tema così centrale<br />

dell'azione pastorale, che deve essere<br />

perio<strong>di</strong>camente ripreso per un rilancio<br />

intelligente ed efficace.<br />

Ad aiutare l'opera <strong>dei</strong> pastori, vogliamo<br />

richiamare l'attenzione su alcuni elementi<br />

propri della liturgia ambrosiana, che ne<br />

determinano l’originalità.<br />

L’atto penitenziale<br />

Le norme del nostro messale fanno<br />

obbligo <strong>di</strong> tralasciare l'atto penitenziale «<br />

quando il rito ha inizio con una vera<br />

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processione » (come normalmente<br />

avviene nelle solennità più gran<strong>di</strong> e quasi<br />

sempre in occasione <strong>dei</strong> funerali). <strong>La</strong><br />

rubrica vuole aiutare a mettere in risalto<br />

le linee essenziali della celebrazione:<br />

dopo un inizio <strong>di</strong> grande rilievo<br />

comunitario, qual'è la processione<br />

d'ingresso, la nostra liturgia preferisce<br />

omettere il riconoscimento delle colpe. E<br />

ciò non perché non sia sempre doveroso<br />

tale atteggiamento interiore, ma perché è<br />

più al suo posto prima dell'inizio<br />

dell’ingresso processionale solenne,<br />

soprattutto se è espresso nel sacramento<br />

della riconciliazione. Una pastorale<br />

intelligente e non superficiale deve<br />

continuamente presentare, all'attenzione<br />

e alla stima <strong>dei</strong> fedeli, il sacramento della<br />

riconciliazione e presentare larga facilità<br />

<strong>di</strong> accostarvisi degnamente.<br />

E' da riprovarsi l'iniziativa arbitraria e<br />

scriteriata <strong>di</strong> chi tende a presentare l'atto<br />

penitenziale come sostitutivo del<br />

sacramento ed esorta a ricevere<br />

l'Eucarestia senza richiamare l'eventuale<br />

necessità <strong>di</strong> confessarsi.<br />

Il canto dopo il Vangelo<br />

Il canto dopo il Vangelo è un elemento<br />

significativo e irrinunciabile della<br />

celebrazione ambrosiana. Mentre nella<br />

messa romana all'annuncio della parola<br />

<strong>di</strong> Dio si preferisce rispondere con la<br />

professione <strong>di</strong> fede, la nostra liturgia ci<br />

propone, come eco dell'annuncio nei<br />

nostri cuori, la varietà <strong>di</strong> un canto, che<br />

esprime la letizia <strong>di</strong> chi è stato raggiunto<br />

dalla « buona novella ».<br />

Come per tutti i canti della messa, può<br />

essere recitato dalla <strong>comunità</strong>. Se la<br />

<strong>comunità</strong> non è in grado né <strong>di</strong> cantare né<br />

<strong>di</strong> recitare, può essere detto da uno solo<br />

a nome <strong>di</strong> tutti. Se non c'è altri, toccherà<br />

al celebrante. Ma in nessun caso potrà<br />

essere tralasciato.<br />

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Va detto però che, più che la fedeltà<br />

materiale alla rubrica, è importante ci sia<br />

l'avvedutezza del pastore d'anime Che<br />

non può mancare <strong>di</strong> valorizzare un<br />

momento così suggestivo e<br />

spiritualmente utile.<br />

<strong>La</strong> progressiva « mistagogia »<br />

Tutta la celebrazione può e deve essere<br />

considerata una progressiva « mistagogia<br />

», cioè una graduale penetrazione in una<br />

realtà salvifica e ineffabile, che ci<br />

trascende. E' questo un aspetto che nella<br />

riforma postconciliare si è un po'<br />

illangui<strong>di</strong>to, soverchiato dalla<br />

preoccupazione <strong>di</strong> rendere semplice,<br />

autentico, comprensibile il gesto rituale.<br />

Ma è un aspetto essenziale che va<br />

riscoperto, se non si vuole che la<br />

celebrazione, nel tentativo <strong>di</strong> farsi più «<br />

umana », riesca alla fine a perdere<br />

sapore e incisività.<br />

<strong>La</strong> liturgia ambrosiana ha una sua tipica «<br />

mistagogia », che va capita e seguita.<br />

Essa si articola nei seguenti momenti:<br />

- l'annuncio e la me<strong>di</strong>tazione della parola<br />

<strong>di</strong> Dio (letture, omelia, canto dopo il<br />

Vangelo);<br />

- gesti che richiamano la vita ecclesiale e<br />

l'impegno <strong>di</strong> fraternità, e cioè:<br />

- le varie intenzioni <strong>di</strong> preghiera<br />

- lo scambio del segno <strong>di</strong> pace<br />

- la processione delle offerte « per la<br />

Chiesa », vale a <strong>di</strong>re per le necessità<br />

della <strong>comunità</strong> e per i poveri;<br />

- la professione <strong>di</strong> fede (« Credo »)<br />

proclamata dopo i riti offertoriali, alle<br />

soglie della grande preghiera eucaristica,<br />

quasi a significare che l'adesione dello<br />

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spirito credente alle tre Persone <strong>di</strong>vine<br />

che si sono manifestate nella storia della<br />

salvezza è la preparazione più alta e più<br />

necessaria a entrare nel cuore del<br />

mistero eucaristico cui si partecipa.<br />

Come si vede, è tratto tipico della liturgia<br />

ambrosiana (che in questo conviene con<br />

le liturgie dell'Oriente) il valorizzare il<br />

Credo in funzione « mistagogica », e il<br />

recente decreto della Congregazione per<br />

il culto <strong>di</strong>vino e per i sacramenti (10<br />

marzo 1978) ci invita a ritornare ormai<br />

alla nostra antichissima tra<strong>di</strong>zione.<br />

<strong>La</strong> « franctio panis »<br />

<strong>La</strong> « fractio panis » è da sempre nel<br />

nostro rito collocata imme<strong>di</strong>atamente<br />

dopo l'Amen che conclude la grande<br />

preghiera eucaristica. Il popolo non deve<br />

pronunciare o cantare la conclusione<br />

della preghiera presidenziale, bensì<br />

ascoltarla in silenzio riverente. Interviene<br />

al suo termine con un canto: o con quello<br />

in<strong>di</strong>cato, dal messale o con un altro<br />

intonato al particolare mistero che viene<br />

celebrato o anche con un canto<br />

preparatorio all'incontro sacramentale con<br />

Cristo. Tipica della nostra liturgia è la<br />

varietà del canto chiamato «<br />

confractorium », mentre la sua esistenza<br />

è comune anche ad altri riti: il rito<br />

romano, per esempio, prescrive sempre<br />

in questa funzione l'Agnus Dei.<br />

Il « confractorium » non deve mai<br />

mancare. Se non si canta, si recita<br />

coralmente; se, deprecabilmente,<br />

neppure questo è possibile, uno <strong>dei</strong><br />

presenti (e, in caso estremo, lo stesso<br />

celebrante) legge il testo in<strong>di</strong>cato. E' un<br />

abuso, che può essere spiegato solo con<br />

la scarsa conoscenza della struttura della<br />

messa, omettere <strong>di</strong> sottolineare un gesto<br />

così originario come la «fractio panis »,<br />

riducendolo a un'azione in<strong>di</strong>viduale del<br />

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celebrante senza nessun eco nel popolo<br />

che partecipa.<br />

Riti <strong>di</strong> comunione<br />

Con la « fractio panis » siamo entrati nei<br />

« riti <strong>di</strong> comunione », tra i quali va quin<strong>di</strong><br />

annoverata la recita corale del « Padre<br />

nostro », seguita dalle preghiere che lo<br />

sviluppano. Il vivo inserimento in Cristo<br />

(significato e avverato dalla<br />

partecipazione alla mensa del Signore) è<br />

frutto del suo sacrificio redentore; esso ci<br />

rivela, con chiarezza e forza nuove,<br />

anche il mistero sublime della paternità <strong>di</strong><br />

Dio nei nostri confronti e della fraternità<br />

tra noi: questa è la realtà che viene<br />

richiamata dalle preghiere <strong>di</strong> questo<br />

momento.<br />

Il raccoglimento alla comunione<br />

<strong>La</strong> nostra liturgia - proponendoci <strong>di</strong><br />

anticipare lo scambio <strong>di</strong> pace all'inizio <strong>dei</strong><br />

riti dell'offerta - ci invita a riservare i pochi<br />

istanti che ci separano dalla comunione<br />

all'attenzione esclusiva a Cristo che è<br />

realmente presente tra noi.<br />

E' fuori posto enfatizzare con troppi<br />

movimenti e col canto il gesto <strong>di</strong> pace, nel<br />

momento in cui tutto ci invita al<br />

raccoglimento. Recuperare il senso della<br />

presenza reale, dell'adorazione, della<br />

devozione del cuore verso il Signore<br />

Gesù durante i riti <strong>di</strong> comunione è senza<br />

dubbio uno <strong>dei</strong> problemi pastorali oggi più<br />

urgenti.<br />

Ovviamente, se lo scambio del segno <strong>di</strong><br />

pace è posto prima della processione<br />

delle offerte, può essere compiuto senza<br />

preoccupazioni che il gesto sia <strong>di</strong>straente<br />

e può benissimo essere accompagnato<br />

col canto. Anche per questo motivo<br />

l'anticipazione è da preferirsi. E' vero che<br />

l'in<strong>di</strong>cazione del messale riserva questa<br />

collocazione « alle <strong>comunità</strong> più<br />

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preparate ». Ma è da supporre che tutte<br />

le <strong>comunità</strong> parrocchiali siano state ormai<br />

preparate in questi anni e che comunque<br />

potranno esserlo nei prossimi mesi.<br />

« Kyrie, eleison »<br />

Caratteristico del rito ambrosiano e<br />

in<strong>di</strong>zio <strong>dei</strong> suoi antichi legami con le<br />

liturgie orientali è sempre stato l'uso<br />

frequente della invocazione « Kyrie,<br />

eleison ». <strong>La</strong> riforma non ha attenuato<br />

questa particolarità e noi ritroviamo<br />

ancora oggi in tre momenti della Messa<br />

l'antica implorazione:<br />

- nell'atto penitenziale secondo la terza<br />

forma, la quale è nettamente da preferirsi<br />

alle altre (anche allo stesso « Confesso a<br />

Dio... ») come più conforme alla nostra<br />

tra<strong>di</strong>zione e al genio del nostro rito;<br />

- nella preghiera <strong>dei</strong> fedeli, come<br />

consigliabile risposta del popolo alle<br />

singole intenzioni (cfr la seconda<br />

formula proposta dal messale);<br />

- come ultima triplice invocazione al<br />

Signore risorto prima che l'adunanza sia<br />

conclusa.<br />

E' pastoralmente importante, che questo<br />

semplice e profondo modo <strong>di</strong> rivolgersi a<br />

Cristo - arrivato fino a noi dalle prime<br />

<strong>comunità</strong> cristiane - sia capito da tutti nel<br />

suo valore religioso. « Kyrios » è, nel<br />

linguaggio del Nuovo Testamento, Gesù<br />

<strong>di</strong> Nazareth, crocifisso e risorto, che sta<br />

alla destra del Padre e si fa presente in<br />

mezzo ai suoi come capo della Chiesa e<br />

principio <strong>di</strong> ogni salvezza. Questa<br />

preghiera è dunque prima <strong>di</strong> tutto una<br />

professione <strong>di</strong> fede nella risurrezione <strong>di</strong><br />

Cristo e nella sua vera e indefettibile vita;<br />

è riconoscimento della sua signoria « su<br />

noi e sul mondo »; e, con l'invocazione<br />

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alla pietà (« eleison ») è espressione<br />

della nostra consapevolezza che proprio<br />

la morte, la risurrezione, la vita perenne<br />

<strong>di</strong> Cristo sono l'unica fonte <strong>di</strong> liberazione<br />

dalla miseria della nostra con<strong>di</strong>zione<br />

umana e l'unica non deludente speranza<br />

che abbiamo <strong>di</strong> essere salvati dal<br />

peccato, dalla morte, dalla vanità delle<br />

cose.<br />

Come per le parole: Amen, Alleluia,<br />

Osanna, che ci derivano dalla antica<br />

liturgia ebraica, è saggezza che anche il<br />

Kyrie, eleison, intraducibile e splen<strong>di</strong>da<br />

testimonianza del primitivo culto cristiano<br />

<strong>di</strong> lingua greca, non sia stato<br />

abbandonato, ma conservato: occorre<br />

però che sia capito, gustato, valorizzato.<br />

Conclusioni pratiche<br />

l. Proponiamo vivamente a tutti i pastori<br />

d'anime <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care a questa nuova<br />

presentazione della messa, sia nei suoi<br />

perenni temi teologici sia nelle<br />

particolarità liturgiche che abbiamo<br />

ricordato, alcune delle ultime domeniche<br />

d'ottobre e delle prime <strong>di</strong> novembre (a<br />

scelta) così che, per la prima domenica<br />

d'Avvento 1978, la liturgia ambrosiana<br />

dell'Eucarestia sia da tutte le <strong>comunità</strong><br />

celebrata non solo con slancio nuovo, ma<br />

anche con unanime rispondenza alle<br />

norme stabilite.<br />

2. Per tale data la recita del credo sia<br />

riportata nella posizione tra<strong>di</strong>zionale, cioè<br />

imme<strong>di</strong>atamente prima dell'orazione<br />

sopra le offerte. Inoltre lo scambio del<br />

segno <strong>di</strong> pace sia <strong>di</strong> norma collocato in<br />

apertura <strong>dei</strong> riti <strong>di</strong> offerta.<br />

3. « Principi e norme per l'uso del<br />

messale » c'insegna a pregare anche con<br />

i gesti e con gli atteggiamenti del corpo.<br />

Se tali gesti e tali atteggiamenti sono<br />

compiuti con <strong>di</strong>gnitosa uniformità<br />

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<strong>di</strong>vengono segno della comunione e<br />

dell'unità dell'assemblea: per questo li<br />

raccoman<strong>di</strong>amo alla <strong>di</strong>ligenza <strong>dei</strong> pastori<br />

d'anime.<br />

a) Riman<strong>di</strong>amo anzitutto a quelli prescritti<br />

da « Principi e Norme » (cfr 21, 22, 23);<br />

b) richiamiamo inoltre quelli accennati<br />

nelle rubriche dell'or<strong>di</strong>nario della messa:<br />

- battere una volta il petto quando per<br />

l'atto penitenziale si usa la formula «<br />

confesso a Dio »;<br />

- il segno <strong>di</strong> croce in fronte, sulla bocca e<br />

sul petto all'inizio della proclamazione<br />

evangelica, è ovvio che non debba<br />

essere riservato soltanto a chi annuncia il<br />

Vangelo, e venga esteso a tutti i fedeli;<br />

- l'inchino (genuflessione<br />

all'Annunciazione, alla VI domenica<br />

d'avvento, a Natale) alle parole del<br />

Credo: « E per opera dello Spirito Santo...<br />

si è fatto uomo ».<br />

c) Proponiamo infine a tutti i fedeli due<br />

gesti come scelta pastorale nella linea<br />

della liturgia ambrosiana:<br />

- le mani allargate alla fine della<br />

consacrazione, imitando il sacerdote, allo<br />

scopo <strong>di</strong> meglio significare e vivere la<br />

preghiera <strong>di</strong> Gesù sulla croce mentre<br />

offre al Padre la sua vita: così facevano i<br />

nostri avi; così, morendo ha fatto<br />

sant'Ambrogio (cfr Paolino da Nola, Vita,<br />

47);<br />

- le mani aperte, imitando il sacerdote,<br />

durante la recita del «Padre nostro »<br />

nell'intento <strong>di</strong> significare visibilmente la<br />

comune paternità <strong>di</strong> Dio.<br />

<strong>La</strong> preghiera « gestuale » non deve<br />

essere abbandonata ai gruppi carismatici;<br />

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essa nelle forme approvate si ad<strong>di</strong>ce a<br />

tutta la <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong>. Occorre però<br />

che il significato <strong>dei</strong> gesti sia<br />

frequentemente richiamato fin dalla prima<br />

età perché, preservati dalla teatralità o<br />

dalla meccanicità, siano sempre animati<br />

da un vivo spirito <strong>di</strong> fede.<br />

IV. LA CARITA'<br />

<strong>La</strong> carità nella Chiesa<br />

<strong>La</strong> carità è nativamente l'amore <strong>di</strong> Dio<br />

che, investendoci col suo dono <strong>di</strong><br />

salvezza, sollecita e suscita da parte<br />

nostra una risposta d'amore. Insieme con<br />

l'adesione al Vangelo e con la<br />

celebrazione <strong>dei</strong> sacramenti, la carità è<br />

dunque all'origine della comunione<br />

ecclesiale, e la costituisce, connotando<br />

l'autentica <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong>.<br />

<strong>La</strong> carità - che è al tempo stesso amore<br />

per Dio e amore per il « prossimo » - da<br />

che si è inaugurata la nuova Alleanza<br />

trova la sua più alta ed efficace<br />

motivazione nell'amore per Gesù, il<br />

Signore crocifisso e risorto, il « Figlio<br />

dell'uomo » « nel quale abita la pienezza<br />

della <strong>di</strong>vinità ». In lui c’è dato <strong>di</strong> amare<br />

Dio come padre, in lui gli uomini<br />

<strong>di</strong>ventano tutti fratelli e come tali vanno<br />

amati.<br />

Essa non è dunque una virtù tra le altre:<br />

come nel singolo cristiano la carità è<br />

l'anima <strong>di</strong> tutte le virtù, che senza <strong>di</strong> essa<br />

sono mortificate, così nella Chiesa è la<br />

carità a ispirare, a ravvivare, a<br />

impreziosire ogni azione. <strong>La</strong> Chiesa<br />

evangelizza per amore, celebra<br />

l'Eucaristia per amore e, in forza<br />

dell'amore che è in lei, la Chiesa è<br />

veramente Chiesa. Allo stesso modo,<br />

nelle singole <strong>comunità</strong> locali, parlare della<br />

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carità e <strong>dei</strong> suoi frutti significa parlare <strong>di</strong><br />

ciò che sta alla fonte <strong>di</strong> tutto quanto viene<br />

fatto: dalla carità nasce la catechesi, la<br />

lode <strong>di</strong> Dio, l'educazione <strong>dei</strong> ragazzi negli<br />

oratori, il conforto ai malati, l'aiuto ai<br />

bisognosi, le varie manifestazioni serie o<br />

gioiose <strong>di</strong> vita fraterna, ecc. Se in una<br />

parrocchia qualcosa non nasce dalla<br />

carità, è certo qualcosa <strong>di</strong> estraneo e,<br />

nella sua realtà profonda, <strong>di</strong> non<br />

ecclesiale.<br />

L'azione caritativa nella <strong>comunità</strong> locale<br />

Perché il <strong>di</strong>scorso possa <strong>di</strong>ventare<br />

imme<strong>di</strong>atamente operativo, limiteremo la<br />

nostra considerazione alla carità come si<br />

esprime nell'attenzione fattiva della<br />

<strong>comunità</strong> locale verso i fratelli in qualsiasi<br />

modo bisognosi <strong>di</strong> aiuto. Vogliamo a<br />

questo riguardo proporre qualche<br />

orientamento generale e qualche<br />

suggerimento pratico.<br />

a) Linee <strong>di</strong>rettive<br />

l. Nelle nostre parrocchie l'attenzione ai<br />

bisognosi è stata in larga parte e da molto<br />

tempo espressa dalle Conferenze <strong>di</strong> San<br />

Vincenzo de' Paoli. Esse sono state e<br />

sono tuttora molto benemerite e per molti<br />

aspetti esemplari: in un'epoca in cui si<br />

tende piuttosto a elaborare progetti, per il<br />

futuro miglioramento della società così da<br />

eliminare per l'avvenire ogni miseria, essi<br />

ci ricordano che, secondo lo spirito del<br />

Vangelo, esiste ed esisterà sempre un «<br />

prossimo » che non può aspettare le<br />

riforme generali, ma va aiutato subito,<br />

con soccorsi anche modesti ma<br />

imme<strong>di</strong>ati, con un contatto personale,<br />

concreto e <strong>di</strong>screto. E ancora, in<br />

un'epoca in cui si preferisce parlare <strong>di</strong> ciò<br />

che le autorità, la classe politica, gli<br />

organismi pubblici - comunque gli « altri »<br />

- devono fare, i confratelli <strong>di</strong> San<br />

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Vincenzo (che ovviamente non<br />

contestano la necessità e l'urgenza degli<br />

interventi sociali) insegnano a noi tutti che<br />

il cristiano è colui che, senza aspettare <strong>di</strong><br />

farsi <strong>di</strong>stributore <strong>dei</strong> sussi<strong>di</strong> altrui, agisce<br />

con iniziativa propria e paga <strong>di</strong> persona.<br />

Noi ci auguriamo pertanto che queste<br />

conferenze si mantengano e crescano nel<br />

loro provvidenziale e originario servizio,<br />

adeguandolo alle mutate con<strong>di</strong>zioni<br />

storiche con fantasia creativa.<br />

2. Ma tutto ciò ormai non basta. Quando<br />

si tratta della carità, la <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong><br />

tutta intera si senta <strong>di</strong>rettamente<br />

chiamata in causa e sia mossa ad<br />

assumersi con pienezza un impegno che,<br />

se può essere partecipabile a tutte le<br />

forme associative, non può essere<br />

semplicemente delegabile a nessuno. <strong>La</strong><br />

voce « carità » non può dunque mancare<br />

tra le attività che costituzionalmente<br />

competono a una parrocchia e quanto più<br />

<strong>di</strong>fficile si fanno le con<strong>di</strong>zioni economiche<br />

generali tanto più ampia <strong>di</strong>venti in ogni<br />

parrocchia la sollecitu<strong>di</strong>ne assistenziale.<br />

3. Ci sono ancora tra noi - e anzi vanno<br />

crescendo - coloro che hanno<br />

improrogabile bisogno <strong>di</strong> cibo, <strong>di</strong> vestiti, <strong>di</strong><br />

abitazione. <strong>La</strong> <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> -<br />

restando sempre attenta a non favorire<br />

per ingenuità i profittatori a scapito <strong>dei</strong><br />

veri in<strong>di</strong>genti - non può <strong>di</strong>sinteressarsi <strong>di</strong><br />

loro.<br />

Ma le mutate con<strong>di</strong>zioni della società<br />

hanno <strong>di</strong>ffuso piaghe che aspettano<br />

anch'esse <strong>di</strong> essere lenite. Tali sono ad<br />

esempio la solitu<strong>di</strong>ne <strong>dei</strong> vecchi, la<br />

<strong>di</strong>sperazione degli esclusi, lo smarrimento<br />

degli immigrati, l'incapacità <strong>di</strong> molti <strong>di</strong><br />

orientarsi nella foresta sempre più<br />

complicata della convivenza civile, il<br />

problema della sottoccupazione e della<br />

prima occupazione <strong>dei</strong> giovani.<br />

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Per gli han<strong>di</strong>cappati in forma grave e per<br />

lo spaventoso fenomeno della droga,<br />

normalmente parrocchia, più che pensare<br />

a interventi <strong>di</strong>retti, dovrà saper in<strong>di</strong>care le<br />

istituzioni che possano efficacemente<br />

offrire un aiuto e, nei limiti del possibile,<br />

sostenerle.<br />

b) Suggerimenti pratici<br />

1. Auspichiamo la costituzione<br />

dappertutto delle « Caritas » parrocchiali,<br />

cioè <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> persone che - sotto<br />

la guida del parroco e in stretta<br />

connessione con il consiglio pastorale -<br />

stimoli, coor<strong>di</strong>ni e integri tutta l'attività<br />

caritativa della <strong>comunità</strong>.<br />

2. Le « Caritas » parrocchiali facciano<br />

capo alla « Caritas » <strong>di</strong>ocesana, dalla<br />

quale potranno avere in<strong>di</strong>cazioni preziose<br />

in or<strong>di</strong>ne al miglior svolgimento del loro<br />

lavoro e dalla quale riceveranno le<br />

opportune <strong>di</strong>sposizioni quando si tratti <strong>di</strong><br />

intervenire per qualche necessità<br />

straor<strong>di</strong>naria <strong>di</strong>ocesana, nazionale o<br />

internazionale.<br />

3. I sacerdoti stimino, aiutino e valorizzino<br />

le Conferenze <strong>di</strong> San Vincenzo de' Paoli,<br />

promuovendo - pur nel rispetto della loro<br />

natura propria e della loro giusta<br />

autonomia - sia l'organico coor<strong>di</strong>namento<br />

tra loro (quando in parrocchia fossero più<br />

<strong>di</strong> una) sia l'armonioso inserimento<br />

nell'attività caritativa generale della<br />

<strong>comunità</strong>.<br />

Favoriscano in particolare la<br />

partecipazione <strong>dei</strong> giovani alle iniziative<br />

delle San Vincenzo, anche in or<strong>di</strong>ne a<br />

una loro più ricca e più equilibrata<br />

formazione umana e <strong>cristiana</strong>.<br />

4. A titolo esemplificativo, tentiamo qui<br />

una breve rassegna <strong>di</strong> attività caritative<br />

che possono nascere dalla <strong>comunità</strong><br />

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<strong>cristiana</strong>, restando però ben consapevoli<br />

da un lato, che le situazioni locali sono<br />

molto <strong>di</strong>verse e non tutto può essere<br />

compiuto da tutte le <strong>comunità</strong>, dall'altro<br />

che l'amore è inventivo e nessuna<br />

elencazione esaurisce mai le sue<br />

possibilità.<br />

Potrebbe essere utile l'apertura a ore<br />

fisse <strong>di</strong> un piccolo centro che sappia<br />

in<strong>di</strong>rizzare agli uffici pubblici competenti,<br />

agli istituti specializzati, ai patronati più<br />

efficienti le persone nelle <strong>di</strong>verse<br />

necessità, aiutandole in tal modo a<br />

<strong>di</strong>stricarsi nella complessità della<br />

moderna esistenza associata. In qualche<br />

situazione potrà rivelarsi provvida<br />

un'attività ambulatoriale gratuita, da<br />

attuarsi con il concorso <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci e <strong>di</strong><br />

collaboratori para-me<strong>di</strong>ci, generosi e ben<br />

<strong>di</strong>sposti. Si può anche pensare a un<br />

piccolo centro <strong>di</strong> assistenza a tempi brevi<br />

per anziani o han<strong>di</strong>cappati, a un servizio<br />

<strong>di</strong> volontariato per anziani e malati, a un<br />

dopo scuola specialmente per ragazzi<br />

<strong>di</strong>fficili, ecc.<br />

Il lavoro è immenso e le forze sono<br />

poche. Ma la carità le può moltiplicare,<br />

rendendo più viva, più umana, più<br />

<strong>cristiana</strong> la <strong>comunità</strong> in cui si è inseriti,<br />

purché tutto si compia con la dovuta<br />

prudenza, nel pieno rispetto delle leggi<br />

vigenti, con le opportune cautele<br />

assicurative e senza assumere oneri<br />

economici che poi non si sappiano<br />

fronteggiare.<br />

<strong>La</strong> « Caritas » <strong>di</strong>ocesana<br />

Lo statuto della « Caritas », la riconosce<br />

come « l'ufficio del vescovo per la carità »<br />

e la presenta come lo strumento ufficiale<br />

per la promozione e il coor<strong>di</strong>namento<br />

delle attività, caritative e assistenziali,<br />

nella Chiesa <strong>di</strong>ocesana.<br />

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<strong>La</strong> « Caritas » <strong>di</strong>ocesana promuove<br />

anche « scuole decanali », intendendo<br />

così dare vita a una rete <strong>di</strong> centri <strong>di</strong><br />

informazione e <strong>di</strong> formazione sui problemi<br />

e sugli interventi, destinati ai gruppi <strong>di</strong><br />

cristiani particolarmente impegnati nel<br />

settore; propone alle parrocchie la<br />

celebrazione delle «giornate della carità »<br />

al fine <strong>di</strong> illuminare e muovere le<br />

coscienze <strong>di</strong> tutti i credenti circa le<br />

esigenze dell'amore cristiano, anche in<br />

vista del reperimento <strong>dei</strong> mezzi finanziari<br />

necessari all'istituzione <strong>di</strong> possibili servizi;<br />

ha in animo <strong>di</strong> istituire un « servizio<br />

sociale centrale » che valga a collegare i<br />

<strong>di</strong>versi servizi già esistenti in Milano e<br />

possa venire incontro efficacemente alle<br />

tipiche necessità della metropoli<br />

(assistenza agli immigrati, agli stranieri, ai<br />

senza fissa <strong>di</strong>mora, ecc.).<br />

V. LA FAMIGLIA<br />

Comunità <strong>cristiana</strong> e famiglia<br />

<strong>La</strong> <strong>comunità</strong> ecclesiale riconosce nella<br />

famiglia <strong>cristiana</strong> la viva cellula che sta<br />

alla base del suo organismo, la sorgente<br />

insostituibile che l'alimenta <strong>di</strong> nuovi<br />

membri e, per qualche aspetto, un<br />

modello cui deve costantemente<br />

guardare.<br />

E' la cellula del corpo ecclesiale perché<br />

primariamente in essa avviene<br />

l'evangelizzazione e, me<strong>di</strong>ante l'atto <strong>di</strong><br />

fede, l'accoglienza dell'annuncio <strong>di</strong><br />

salvezza; in essa la lode <strong>di</strong> Dio e<br />

l’implorazione hanno uno spazio<br />

quoti<strong>di</strong>ano; in essa si cerca <strong>di</strong> vivere<br />

secondo la legge della carità. <strong>La</strong> famiglia<br />

che si sforza <strong>di</strong> attuare questo ideale <strong>di</strong><br />

vita è stata chiamata - con una felice<br />

immagine - « piccola Chiesa ».<br />

Dalla famiglia <strong>cristiana</strong> la <strong>comunità</strong> viene<br />

rinnovata e accresciuta non solo nel<br />

senso ovvio che in essa nascono i nuovi<br />

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cristiani, ma anche perché la prima - e<br />

spesso la più importante - educazione<br />

alla fede si imparte nel suo seno, e i<br />

germi delle stesse vocazioni sacerdotali e<br />

religiose trovano qui il terreno più adatto<br />

al loro primo sviluppo.<br />

Infine la famiglia è per la <strong>comunità</strong><br />

<strong>cristiana</strong> e per la società tutta, sotto<br />

qualche profilo, esemplare. Essa appare<br />

infatti una <strong>comunità</strong> nativamente fondata<br />

sull'amore e, in una concezione<br />

evangelica della convivenza umana, il<br />

vertice più alto cui si deve mirare nella<br />

ricerca del rapporto ideale tra uomo e<br />

uomo, è quello <strong>di</strong> una società che<br />

insegue sì la giustizia, ma anche la sa<br />

oltrepassare nella pienezza dell'amore.<br />

Non è senza ragione che i membri della<br />

Chiesa sono chiamati « fratelli », quasi a<br />

riconoscere che la <strong>comunità</strong> ecclesiale,<br />

come norma propria, si propone appunto<br />

una più estesa attuazione dello spirito <strong>di</strong><br />

famiglia.<br />

<strong>La</strong> trasmissione della vita e l'educazione<br />

Compito fondamentale della famiglia è<br />

quello <strong>di</strong> trasmettere la vita, anzi una vita<br />

che sia compiutamente umana, e,<br />

trattandosi <strong>di</strong> famiglie cristiane, una vita<br />

secondo il rinnovamento apportato<br />

dall’azione redentrice <strong>di</strong> Gesù. <strong>La</strong> famiglia<br />

ha dunque il <strong>di</strong>ritto e il dovere <strong>di</strong><br />

attendere alla procreazione e<br />

all’educazione religiosa e civile <strong>dei</strong> figli.<br />

<strong>La</strong> procreazione deve essere<br />

responsabile, non solo nel senso che non<br />

si deve muovere nella linea <strong>di</strong> una<br />

espansione demografica illimitata, ma<br />

anche - ed è per il nostro popolo richiamo<br />

oggi più concreto e più urgente - nel<br />

senso che non si pongano le premesse <strong>di</strong><br />

una catastrofe demografica, che ora con<br />

l'abitu<strong>di</strong>ne del « figlio unico » non appare<br />

più molto lontana: in Italia,<br />

particolarmente in Lombar<strong>di</strong>a e quin<strong>di</strong><br />

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anche nell'area della <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Milano,<br />

l'invecchiamento e il declino della<br />

popolazione è ormai in atto, con probabili<br />

conseguenze sociali, economiche e<br />

perfino morali <strong>di</strong> preve<strong>di</strong>bile gravità.<br />

Il <strong>di</strong>ritto e il dovere <strong>di</strong> trasmettere la vita si<br />

prolungano, naturalmente, nel <strong>di</strong>ritto e nel<br />

dovere <strong>di</strong> educare, che nella famiglia<br />

sono inalienabili. In questo <strong>di</strong>ritto-dovere<br />

la famiglia precede la società, ed è fatto<br />

obbligo ai coniugi <strong>di</strong> attendervi<br />

personalmente nella misura del possibile,<br />

<strong>di</strong> scegliere la scuola più corrispondente<br />

agli ideali educativi nei quali essi<br />

credono, <strong>di</strong> seguire attentamente l'attività<br />

scolastica, preoccupandosi <strong>di</strong> influire<br />

sulla educazione che vi si impartisce,<br />

me<strong>di</strong>ante la partecipazione agli organismi<br />

previsti dalla legge.<br />

Poiché la famiglia <strong>cristiana</strong> deve<br />

trasmettere una vita <strong>cristiana</strong>, non potrà<br />

mancare in essa la riflessione sulle<br />

principali verità <strong>di</strong> fede, il momento della<br />

preghiera comune, una condotta che<br />

vuole costantemente ispirarsi al Vangelo.<br />

<strong>La</strong> preparazione al Matrimonio<br />

E' una vera vocazione <strong>di</strong> natura religiosa<br />

quella che, nella <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong><br />

orienta i giovani verso il sacramento del<br />

Matrimonio. Tale vocazione va<br />

riconosciuta, illuminata, guidata<br />

nell'ambito <strong>di</strong> una seria preparazione.<br />

Richiamiamo a questo riguardo quanto è<br />

stato <strong>di</strong>sposto negli scorsi Piani pastorali,<br />

e più ampiamente in quello dell'anno<br />

1975-1976.<br />

l. I tre colloqui, ormai entrati nella pratica<br />

<strong>di</strong> tutte le parrocchie, rappresentano il<br />

minimo in<strong>di</strong>spensabile cui non si deve<br />

mai rinunciare.<br />

2. <strong>La</strong> proposta <strong>di</strong> partecipare a uno <strong>dei</strong><br />

corsi per fidanzati (organizzati <strong>di</strong> norma<br />

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secondo un accordo <strong>di</strong> collaborazione tra<br />

le parrocchie dello stesso decanato) sia<br />

regolarmente fatta a tutti coloro che<br />

chiedono il matrimonio religioso, anche<br />

se il rifiuto non può mai costituire ragione<br />

da sé sola sufficiente per non concedere<br />

il sacramento. Si raccomanda che in<br />

questi corsi, che pur non devono<br />

trascurare l'aspetto sessuologico e<br />

psicologico, sia dato un posto primario al<br />

<strong>di</strong>scorso religioso e venga sottolineata,<br />

con grande chiarezza, l'originalità della<br />

concezione <strong>cristiana</strong> e la sua<br />

incompatibilità con la visione che oggi si<br />

esprime nella legislazione civile e nel<br />

costume <strong>dei</strong> non cristiani.<br />

3. Ai giovani più profondamente inseriti<br />

nella vita delle nostre <strong>comunità</strong> la<br />

preparazione al Matrimonio deve essere<br />

proposta per tempo ed essere<br />

assiduamente coltivata. Il termine della<br />

scuola d'obbligo e il termine della scuola<br />

me<strong>di</strong>a superiore costituiscono momenti<br />

favorevoli perché il tema della vocazione<br />

<strong>cristiana</strong> (e quin<strong>di</strong> tanto della vocazione al<br />

sacramento del Matrimonio quanto della<br />

vocazione alla verginità consacrata)<br />

venga proposto con serietà, magari nella<br />

cornice <strong>di</strong> un corso <strong>di</strong> esercizi spirituali.<br />

I gruppi familiari<br />

A vivere con generosità l'ideale cristiano<br />

del matrimonio, le famiglie costituite<br />

trovano un aiuto prezioso quando si<br />

riuniscono nei gruppi familiari. Essi hanno<br />

origine e fisionomia <strong>di</strong>verse, a seconda<br />

che sorgano spontaneamente sulla base<br />

dell'amicizia e dell'affinità spirituale e<br />

sociale oppure vengano promossi<br />

dall'Azione cattolica o dai vari movimenti<br />

o dalle famiglie religiose.<br />

Bene<strong>di</strong>ciamo e incoraggiamo tutti, purché<br />

si mantengano in una limpida e coerente<br />

comunione ecclesiale e lealmente si<br />

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stu<strong>di</strong>no <strong>di</strong> assimilare e mettere in pratica<br />

gli insegnamenti cristiani circa il<br />

Matrimonio e la famiglia, come sono<br />

proposti dai documenti autorevoli del<br />

Magistero. Ma riteniamo particolarmente<br />

provvi<strong>di</strong> alla <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> quei<br />

gruppi che - animati dai sacerdoti locali -<br />

si connettono intimamente alla<br />

parrocchia, partecipano attivamente alla<br />

sua vita e ne aiutano le iniziative,<br />

soprattutto quelle destinate alla<br />

preparazione delle future famiglie.<br />

I consultori<br />

a) E' necessario che tutta una rete <strong>di</strong><br />

consultori <strong>di</strong> chiara ispirazione <strong>cristiana</strong><br />

offra a chiunque lo desideri la possibilità<br />

<strong>di</strong> una risposta secondo i principi <strong>di</strong> fede<br />

ai problemi e ai bisogni della coppia e<br />

della famiglia, in uno spirito <strong>di</strong> generosità<br />

grande e <strong>di</strong> amore sincero. Intesi così, i<br />

nostri consultori non sono un contraltare<br />

<strong>dei</strong> consultori pubblici; piuttosto ne sono<br />

un completamento, in<strong>di</strong>spensabile per il<br />

credente.<br />

Essi devono essere costituiti secondo le<br />

possibilità locali e le esigenze <strong>dei</strong> singoli<br />

territori, con persone tecnicamente e<br />

spiritualmente preparate, in una<br />

<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> servizio verso i fratelli in<br />

<strong>di</strong>fficoltà, come espressione della<br />

<strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> che perciò è chiamata<br />

a sostenerli.<br />

b) Quanto ai consultori pubblici, va<br />

ricordata l'opportunità che i cristiani non<br />

siano assenti, secondo le possibilità<br />

offerte dalla legge, dalla loro conduzione,<br />

nel rispetto leale del pluralismo ma anche<br />

delle esigenze inderogabili della<br />

testimonianza <strong>cristiana</strong>.<br />

Il personale me<strong>di</strong>co e ausiliario che, nei<br />

consultori pubblici, è posto nella<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> partecipare positivamente<br />

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alla procedura che porta<br />

all'autorizzazione dell'aborto è in obbligo<br />

<strong>di</strong> fare obiezione <strong>di</strong> coscienza. Nel caso<br />

che questa partecipazione positiva non ci<br />

sia, potrebbe essere consigliabile non<br />

fare obiezione <strong>di</strong> coscienza, se questo<br />

consentisse <strong>di</strong> restare sul posto e<br />

adoperarsi perché l'iniquità della legge<br />

non sia travalicata in una prassi ancora<br />

più iniqua.<br />

I cristiani che ricorrono ai servizi <strong>dei</strong><br />

consultori pubblici o facciano con vigile<br />

spirito critico, ben consapevoli della<br />

incompetenza in sede morale e molte<br />

volte della effettiva abberranza - <strong>dei</strong><br />

pareri che vi vengono dati.<br />

Divorzio e aborto<br />

L'introduzione nella legislazione italiana<br />

dell'istituto del <strong>di</strong>vorzio e della sostanziale<br />

liberalizzazione dell'aborto provoca la<br />

<strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> a una più consapevole<br />

adesione all'insegnamento del Signore.<br />

Tutti siamo costretti a vedere in queste<br />

deplorevoli decisioni non un'altra e più<br />

avanzata affermazione <strong>dei</strong> <strong>di</strong>ritti umani,<br />

come spesso è conclamato dai mezzi <strong>di</strong><br />

comunicazione sociale, bensì un ritorno -<br />

quale <strong>di</strong> fatto è - alle vecchie posizioni<br />

precristiane, e quin<strong>di</strong> un rinnegamento<br />

della novità evangelica.<br />

L'in<strong>di</strong>ssolubilità del vincolo coniugale,<br />

come elemento irrinunciabile della<br />

concezione cattolica, sia oggetto della<br />

consueta pre<strong>di</strong>cazione e sia sempre<br />

richiamata a coloro che domandano il<br />

sacramento del Matrimonio. Più ancora,<br />

contro il fatale <strong>di</strong>sorientamento delle<br />

coscienze che consegue all'entrata in<br />

vigore <strong>di</strong> una legge permissiva<br />

dell'aborto, occorre tener vivo in tutti i<br />

mo<strong>di</strong> il concetto che la procurata<br />

interruzione della gravidanza è sempre<br />

una colpa abominevole, per <strong>di</strong> più colpita<br />

da speciale scomunica.<br />

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Il personale me<strong>di</strong>co e ausiliario degli<br />

ospedali e delle cliniche, che potrebbe<br />

essere chiamato a compiere azioni<br />

abortive, o anche solo a cooperarvi non<br />

remotamente, si avvalga <strong>di</strong> ciò che è<br />

<strong>di</strong>sposto dall'articolo 9 della legge circa<br />

l'obiezione <strong>di</strong> coscienza, attenendosi alle<br />

particolari in<strong>di</strong>cazioni offerte dal<br />

Magistero pastorale della Chiesa.<br />

<strong>La</strong> <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> sia vicina e solidale<br />

con coloro che a motivo dell'obiezione <strong>di</strong><br />

coscienza dovessero soffrire indebite<br />

pressioni o ingiuste <strong>di</strong>scriminazioni, e<br />

soprattutto si impegni coraggiosamente a<br />

dare un grande esempio <strong>di</strong> amore alla<br />

vita e un aiuto effettivo a tutti coloro che,<br />

per qualsivoglia motivo, si trovano esposti<br />

alla tentazione <strong>di</strong> decidere o <strong>di</strong> procurare<br />

l'aborto.<br />

L'opera del sacerdote<br />

Anche per ciò che concerne la famiglia,<br />

l'opera del sacerdote è decisiva e<br />

insostituibile. Egli è colui che per<br />

mandato specifico annuncia la parola <strong>di</strong><br />

Dio, suscita ogni energia generosa, forma<br />

le coscienze secondo lo spirito del<br />

Signore, e non cessa dall'animare ogni<br />

azione pastorale.<br />

In tutto questo complesso e <strong>di</strong>fficile<br />

compito, il primo posto spetta a coloro<br />

che nelle varie circoscrizioni territoriali,<br />

rappresentano il vescovo a titolo speciale:<br />

il vicario episcopale, il decano, il parroco.<br />

Non si potrà mai prescindere da loro in<br />

tutto quello che riguarda la pastorale della<br />

famiglia nel territorio <strong>di</strong> loro competenza.<br />

In tutti i decanati poi si affi<strong>di</strong> la<br />

responsabilità <strong>di</strong> stimolare e coor<strong>di</strong>nate<br />

l'azione pastorale per la famiglia a un<br />

sacerdote, scelto dal decano d'accordo<br />

col presbiterio decanale, che si mantenga<br />

in opportuno contatto col competente<br />

ufficio <strong>di</strong> curia.<br />

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VI. LA SCUOLA<br />

Alla <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> spetta il compito<br />

proprio e irrinunciabile <strong>di</strong> educare<br />

attraverso tutte le sue componenti<br />

(famiglia, scuola, oratori, associazioni e<br />

movimenti). Prendendo qui in particolare<br />

considerazione la realtà della scuola,<br />

pensiamo che un'efficace azione<br />

pastorale debba muoversi<br />

simultaneamente in tre <strong>di</strong>rezioni:<br />

valorizzare la scuola cattolica, operare<br />

una presenza incisiva nella scuola <strong>di</strong><br />

Stato, integrare ed eventualmente<br />

correggere l'insegnamento della scuola<br />

statale me<strong>di</strong>ante un magistero parallelo<br />

promosso dalle <strong>comunità</strong> parrocchiali.<br />

a) <strong>La</strong> scuola cattolica<br />

Tutti i credenti devono essere richiamati<br />

alla persuasione che è <strong>di</strong>ritto inalienabile<br />

<strong>dei</strong> genitori <strong>di</strong> avere per i loro figli scuole<br />

nelle quali la prima educazione da essi<br />

impartita prosegua armoniosamente e<br />

venga trasmessa la loro visione<br />

fondamentale della realtà.<br />

« I cattolici ripu<strong>di</strong>ano la concezione <strong>di</strong><br />

coloro che sostengono il monopolio<br />

statale della scuola, e riven<strong>di</strong>cano, per se<br />

stessi e per gli altri, una sostanziale, e<br />

non solo formale, libertà <strong>di</strong> scegliere una<br />

scuola che corrisponda alle proprie<br />

convinzioni religiose ed etiche »<br />

(Sant'Ambrogio maestro <strong>di</strong> libertà, 1976,<br />

p. 12).<br />

Purtroppo questo <strong>di</strong>ritto al pluralismo<br />

scolastico - riconosciuto dalla<br />

Costituzione della Repubblica - è in Italia<br />

smentito dai fatti, dal momento che le<br />

scuole libere, non ricevendo aiuti<br />

economici per il loro servizio, sono poste<br />

in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> non poter assolvere in<br />

modo adeguato la loro missione. Esse<br />

hanno tuttavia un ruolo profetico e, in<br />

attesa <strong>di</strong> una legislazione più equa sono<br />

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impegnate a svolgere i loro compiti nel<br />

modo concretamente migliore.<br />

A questo fine ci sembra utile ricordare<br />

che l'efficacia della scuola cattolica (si<br />

attui nei collegi arcivescovili o in istituzioni<br />

parrocchiali o ancora per iniziativa <strong>di</strong><br />

famiglie religiose) <strong>di</strong>pende soprattutto<br />

dagli insegnanti: programmi, testi, meto<strong>di</strong><br />

hanno certo un valore non trascurabile,<br />

ma la vera opera <strong>di</strong> educazione è data<br />

primariamente dal lavoro <strong>di</strong> autentici<br />

maestri <strong>di</strong> dottrina e <strong>di</strong> vita, guidati dalla<br />

retta concezione cattolica dell'uomo e del<br />

mondo. Nella scelta e nella formazione<br />

degli insegnanti e degli altri educatori, si<br />

abbia attenzione quin<strong>di</strong> non solo agli<br />

aspetti scientifici e <strong>di</strong>dattici, ma anche e<br />

più ancora alla preparazione spirituale, la<br />

quale esige <strong>di</strong> essere alimentata,<br />

sostenuta e incoraggiata con iniziative<br />

opportune.<br />

E' poi <strong>di</strong> grande opportunità che i<br />

responsabili delle scuole cattoliche -<br />

siano essi <strong>di</strong>ocesani o religiosi - si<br />

tengano in contatto con le <strong>comunità</strong><br />

parrocchiali da cui gli alunni provengono<br />

e in cui ritorneranno con l'impegno <strong>di</strong><br />

tradurre in pratica lo spirito dì<br />

testimonianza appreso negli anni della<br />

formazione scolastica.<br />

<strong>La</strong> presenza nella scuola statale<br />

I cristiani, che come citta<strong>di</strong>ni a pieno titolo<br />

hanno il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> essere presenti in tutte<br />

le istituzioni pubbliche, hanno il dovere <strong>di</strong><br />

operare nella scuola <strong>di</strong> Stato sia tra gli<br />

insegnanti sia nella conduzione della<br />

scuola attraverso gli strumenti <strong>di</strong><br />

partecipazione democratica offerti dalla<br />

legge.<br />

a) Noi esortiamo i cattolici seri, convinti,<br />

preparati ad abbracciare con animo<br />

apostolico la missione <strong>di</strong>dattica nelle<br />

scuole statali. E' un lavoro che si fa ogni<br />

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giorno più <strong>di</strong>fficile e duro, ma sempre più<br />

necessario per l'avvenire cristiano della<br />

nazione e per la sanità morale delle<br />

future generazioni.<br />

b) Ai genitori è rivolto l'invito ad attuare<br />

una presenza attiva, coraggiosa, critica,<br />

perseverante negli organismi scolastici,<br />

secondo le possibilità offerte dalla vigente<br />

legislazione <strong>di</strong> partecipare alla<br />

programmazione e alla gestione della<br />

scuola.<br />

c) Insegnanti, genitori e studenti non<br />

temano <strong>di</strong> presentarsi chiaramente nella<br />

loro piena identità <strong>cristiana</strong> e sappiano<br />

offrire ai problemi <strong>di</strong>dattici, pedagogici,<br />

culturali quelle originali soluzioni che<br />

sono sì ispirate al Vangelo, ma possono,<br />

<strong>di</strong> fatto, giovare a tutti coloro che senza<br />

pregiu<strong>di</strong>zio accolgono i principi <strong>di</strong> un<br />

umanesimo genuino e integrale. A misura<br />

che la loro testimonianza <strong>di</strong> fede si<br />

manterrà limpida e rifuggirà tanto dalle<br />

ostentazioni inutili quanto dalle pavide e<br />

ambigue reticenze, potranno aprirsi,<br />

senza ingenerare equivoci, alla mutua<br />

comprensione e alla avveduta<br />

collaborazione con tutte le persone <strong>di</strong><br />

buona volontà. Sarà un atto <strong>di</strong><br />

obbe<strong>di</strong>enza all'esortazione evangelica e<br />

insieme <strong>di</strong> saggezza operativa che - in<br />

una scuola « penetrata da una intensa<br />

conflittualità ideologica, che sorpassa<br />

spesso i limiti <strong>di</strong> un corretto pluralismo e<br />

assume forme <strong>di</strong> aggressiva e<br />

politicizzata propaganda » (Piano<br />

pastorale 1976-1977, n. 42) tutti i credenti<br />

sappiano riconoscersi e ricerchino una<br />

sostanziale unità <strong>di</strong> condotta, superando<br />

nella carità le inevitabili <strong>di</strong>versità <strong>di</strong><br />

opinioni, <strong>di</strong> temperamento, <strong>di</strong> provenienza<br />

spirituale.<br />

b) Le <strong>comunità</strong> locali - a livello<br />

parrocchiale o decanale, come è richiesto<br />

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dalla concreta opportunità - si sentano<br />

chiamate ad aiutare, formare, sorreggere<br />

tutti coloro che sono impegnati in questa<br />

impresa, studenti, genitori, insegnanti.<br />

Agli studenti siano date agevoli e<br />

stimolanti possibilità <strong>di</strong> incontri, nei quali -<br />

oltre che <strong>di</strong>battere i problemi della scuola<br />

- sia presentata senza riduzioni la<br />

proposta educativa <strong>cristiana</strong> col suo<br />

esigente ideale <strong>di</strong> vita. In collaborazione<br />

con le Associazioni <strong>dei</strong> genitori <strong>di</strong><br />

ispirazione <strong>cristiana</strong>, si promuovano<br />

raduni o corsi che mettano i genitori in<br />

grado <strong>di</strong> svolgere meglio la loro missione,<br />

tanto sotto il profilo pedagogico quanto<br />

sotto il profilo democratico-partecipativo.<br />

Agli insegnanti cristiani si comunichi la<br />

persuasione che la Chiesa è con loro e<br />

non li abbandona. Si confortino a<br />

superare l'in<strong>di</strong>vidualismo che isola e<br />

<strong>di</strong>sanima, a collegarsi tra loro, a riunirsi<br />

presso le <strong>comunità</strong> cristiane, nelle quali la<br />

loro competenza e la loro esperienza<br />

potranno essere preziose.<br />

c) <strong>La</strong> « scuola integrativa »<br />

Poiché il magistero delle o<strong>di</strong>erne scuole<br />

statali è spesso unilaterale mutilato,<br />

ideologizzato e non <strong>di</strong> rado si risolve in<br />

una evidente aggressione alla realtà<br />

<strong>cristiana</strong> e alla sua cultura, si rende<br />

necessario che gli alunni cattolici<br />

possano ricevere fuori dell'ambiente<br />

scolastico un insegnamento integrativo<br />

che particolarmente nelle <strong>di</strong>scipline<br />

filosofiche, storiche, letterarie, morali e<br />

sociali, completi ed eventualmente<br />

corregga quanto si e appreso nelle scuole<br />

pubbliche.<br />

Questo compito grave e impreteribile,<br />

incombe sui genitori che ne sono capaci,<br />

ma fatalmente ridonda, soprattutto per<br />

l'insegnamento me<strong>di</strong>o e superiore sulle<br />

<strong>comunità</strong> cristiane, le quali ricorreranno a<br />

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docenti esperti e capaci <strong>di</strong> conquistare la<br />

fiducia <strong>dei</strong> giovani.<br />

Gli oratori e gli altri organismi<br />

parrocchiali, coa<strong>di</strong>uvati dall'Azione<br />

cattolica e da altri movimenti, dovranno a<br />

questo proposito stu<strong>di</strong>are una strategia<br />

corrispondente alle locali necessità e<br />

mettere in atto le iniziative opportune.<br />

VII. IL LAVORO<br />

Linee orientative<br />

In un ambiente intensamente<br />

industrializzato come il nostro, è<br />

necessario che la <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> <strong>di</strong>a<br />

una qualificata rilevanza alla pastorale del<br />

mondo del lavoro. Riteniamo perciò<br />

opportuno riconfermare l'osservazione<br />

complessiva già espressa nel piano<br />

pastorale dello scorso anno (1977-1978):<br />

« <strong>La</strong> pastorale del lavoro, prima <strong>di</strong> essere<br />

un settore specifico, oggi è una modalità<br />

generale che deve innervare l'intera<br />

azione pastorale ».<br />

Le parrocchie rivolgano perciò una<br />

attenzione particolare ai lavoratori perché<br />

essi stessi esprimono il bisogno <strong>di</strong> sentire<br />

vicina alle loro <strong>di</strong>fficoltà e alle loro<br />

aspirazioni la Chiesa come madre e<br />

maestra provvida amorevole.<br />

Il Vangelo, se inteso con fedeltà e attuato<br />

con coerenza, è fonte primaria della<br />

promozione umana, e la Chiesa vuole<br />

annunziarlo con appassionato impegno a<br />

ogni categoria <strong>di</strong> lavoratori: a coloro che<br />

faticano nei campi, sollecitati da una<br />

congerie <strong>di</strong> nuovi problemi, ai sempre più<br />

numerosi, operatori del settore terziario, a<br />

quelli che in <strong>di</strong>verso modo prestano la<br />

loro opera in attività lavorative. Fra tutti,<br />

però, la Chiesa ritiene <strong>di</strong> rivolgere con più<br />

vigile sollecitu<strong>di</strong>ne ai lavoratori<br />

<strong>di</strong>pendenti, perché questi rappresentano<br />

ancora nel nostro tempo il punto <strong>di</strong><br />

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convergenza e <strong>di</strong> contrad<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> molte<br />

tensioni sociali e culturali.<br />

Infatti, per limitarci a semplici accenni, i<br />

lavoratori <strong>di</strong>pendenti con i loro movimenti<br />

hanno spesso anticipato nel proprio<br />

interno la riscoperta <strong>di</strong> alcuni valori che<br />

poi sono stati progressivamente accolti<br />

dall'intera società (es.: l'esigenza della<br />

partecipazione, la solidarietà, il senso<br />

progressivo della giustizia, la ricerca <strong>di</strong><br />

spazi più ampi <strong>di</strong> libertà).<br />

Pur nel rischio sempre in atto <strong>di</strong> nuove<br />

forme <strong>di</strong> asservimento, i lavoratori<br />

<strong>di</strong>pendenti, forse più che quelli <strong>di</strong> altri<br />

settori, sono aiutati da una assai lunga<br />

memoria storica a tendere verso<br />

l'affermazione <strong>di</strong> una maggior <strong>di</strong>gnità<br />

umana, per sé e <strong>di</strong> riflesso per il resto<br />

della società.<br />

Con questi lavoratori, senza <strong>di</strong>sattendere<br />

gli altri, le <strong>comunità</strong> cristiane sono<br />

chiamate a <strong>di</strong>alogare, magari anche a<br />

riconsiderare la propria azione<br />

evangelizzatrice per renderla più<br />

aderente e più incisiva <strong>di</strong> fronte a masse<br />

operaie tentate dal secolarismo e perfino<br />

dall'ateismo.<br />

<strong>La</strong> simpatia, il colloquio, l'incontro<br />

fiducioso e paziente con i lavoratori sono<br />

stati spesso ostacolati per un verso da<br />

gravi ritar<strong>di</strong> <strong>dei</strong> cattolici nell'attuare le<br />

chiare in<strong>di</strong>cazioni ed esortazioni del<br />

Magistero o per un altro verso dalla<br />

pesante incidenza esercitata dalla<br />

ideologia marxista-leninista sulle scelte <strong>di</strong><br />

una notevole parte del movimento<br />

operaio. Tale fatto ha reso <strong>di</strong>fficile nel<br />

mondo del lavoro la comprensione e<br />

l'accettazione del messaggio cristiano.<br />

Occorre ora insistere, più e meglio <strong>di</strong><br />

quanto si è fatto finora, perché i lavoratori<br />

-in quanto tali e non solo in quanto<br />

parrocchiani - trovino opportuna<br />

accoglienza presso le <strong>comunità</strong> cristiane,<br />

in modo che la loro attenzione e il loro<br />

interesse vengano richiamati ad alcuni<br />

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aspetti fondamentali del nostro cammino<br />

verso il Regno <strong>di</strong> Dio. Essi, poi, sapranno<br />

metterli in pratica nelle concrete situazioni<br />

con proprie legittime modalità, suggerite<br />

loro da lunghe appassionate esperienze.<br />

Già in parecchie parrocchie si raccolgono<br />

lavoratori <strong>di</strong> ispirazione <strong>cristiana</strong>, per la<br />

più parte organizzati nelle ACLI. Queste<br />

associazioni hanno svolto, nel recente<br />

passato, una provvidenziale<br />

testimonianza <strong>cristiana</strong> nei luoghi <strong>di</strong><br />

lavoro e hanno saputo sensibilizzare<br />

efficacemente gli ambienti cattolici ai<br />

problemi sociali e pastorali degli operai.<br />

Le ACLI però, <strong>di</strong>vergendo da alcuni<br />

orientamenti del Magistero, hanno finito<br />

col <strong>di</strong>staccarsi dal corpo vivo della<br />

Chiesa, con grave danno per la stessa<br />

associazione e per i lavoratori che in esse<br />

avevano riposto la loro fiducia, recando<br />

anche alla Chiesa, una ferita non ancora<br />

rimarginata. Ora in linea con alcuni segni<br />

felicemente apparsi nelle ultime<br />

espressioni del movimento aclista,<br />

auspichiamo con tutto il cuore che le<br />

ACLI approfon<strong>di</strong>scano e completino il<br />

processo <strong>di</strong> revisione teorica e pratica e<br />

riprendano - sia pure in forme nuove - la<br />

loro originaria funzione <strong>di</strong> essere un luogo<br />

d'incontro <strong>dei</strong> lavoratori <strong>di</strong> ispirazione<br />

<strong>cristiana</strong> per la promozione della giustizia<br />

nell'alveo della fedeltà all'uomo, alla<br />

storia e alla Chiesa del Signore.<br />

Iniziative pastorali<br />

<strong>La</strong> scelta confermata <strong>di</strong> investire l'intera<br />

<strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> della corresponsabilità<br />

nella pastorale del mondo del lavoro<br />

richiama e raccomanda alcune iniziative<br />

per la formazione <strong>dei</strong> lavoratori.<br />

Ripresentiamo tali iniziative per<br />

sottolinearne l'urgenza pur nella<br />

consapevolezza delle <strong>di</strong>fficoltà insorgenti<br />

dalle <strong>di</strong>verse situazioni locali.<br />

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l. Nei decanati e nelle parrocchie si<br />

costituiscano « gruppi <strong>di</strong> lavoratori »<br />

<strong>cristiana</strong>mente impegnati. <strong>La</strong> <strong>comunità</strong><br />

<strong>cristiana</strong> offra ogni aiuto perché in essi<br />

possano formarsi uomini che sappiano<br />

affermare e testimoniare attivamente la<br />

concezione <strong>cristiana</strong> nelle strutture della<br />

fabbrica, nei sindacati, in ogni ambito <strong>di</strong><br />

partecipazione sociale.<br />

In<strong>di</strong>chiamo due punti <strong>di</strong> riflessione per la<br />

formazione <strong>cristiana</strong> <strong>dei</strong> lavoratori.<br />

a) Rapporto tra la sofferta ricerca <strong>di</strong><br />

liberazione umana e la salvezza <strong>cristiana</strong><br />

in Gesù Cristo: la prima, cioè la<br />

liberazione dell'oppressione ingiusta, non<br />

può attuarsi concretamente se non sul<br />

presupposto della seconda, perché<br />

l'oppressione dell'uomo sull'uomo trae la<br />

sua origine dallo stesso cuore dell'uomo,<br />

invischiato <strong>di</strong> egoismo e <strong>di</strong> prepotenza, e<br />

per logica conseguenza si trasferisce<br />

nelle strutture.<br />

b) Necessità <strong>di</strong> una testimonianza leale e<br />

operosa: i lavoratori cristiani sono<br />

chiamati a sperimentare in se stessi, nella<br />

loro famiglia, nei loro gruppi, negli<br />

ambienti <strong>di</strong> lavoro, la liberazione da Cristo<br />

annunziata e attuata pagando <strong>di</strong> persona,<br />

e da lui affidata ai <strong>di</strong>scepoli perché la<br />

continuino nel mondo. Senza apertura<br />

<strong>di</strong>sinteressata agli altri, senza giustizia<br />

prima vissuta e poi pre<strong>di</strong>cata, senza<br />

attenzione soccorrente a chi sta peggio <strong>di</strong><br />

noi, a nulla varrebbero i progetti e le<br />

azioni <strong>di</strong> riforma sociale, anzi<br />

rischierebbero <strong>di</strong> sostituire agli oppressori<br />

attuali altri non meno chiusi <strong>di</strong> fronte a<br />

un'effettiva liberazione dell'uomo.<br />

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2. I decanati e le parrocchie, l'anno dopo<br />

la professione <strong>di</strong> fede degli adolescenti,<br />

promuovano la «Leva del <strong>La</strong>voro », come<br />

preziosa iniziazione <strong>dei</strong> giovani ai<br />

problemi che dovranno affrontare<br />

entrando negli ambienti del lavoro. E'<br />

opportuno che la « Leva del <strong>La</strong>voro »<br />

penetri anche nelle classi superiori delle<br />

scuole.<br />

Temi da sviluppare con i giovani saranno<br />

quelli della giustizia, della partecipazione<br />

sociale, della solidarietà, ma saranno<br />

anche i temi <strong>dei</strong> pericoli morali e spirituali<br />

cui vanno incontro entrando in un mondo<br />

per loro nuovo, precostituito e non<br />

immune da insi<strong>di</strong>ose propagande.<br />

Scopo della « Leva del <strong>La</strong>voro » sarà<br />

quello <strong>di</strong> aiutare il giovane a testimoniare<br />

la fede, con tutte le implicanze morali e<br />

sociali, nel luogo del lavoro e in tutti gli<br />

altri ambienti in cui sarà presente a<br />

motivo del proprio impiego.<br />

3. Per la formazione spirituale <strong>dei</strong><br />

lavoratori, si organizzino nelle zone<br />

episcopali e in vari decanati, « Giornate<br />

dello Spirito »: i parroci e i sacerdoti<br />

offrano il loro contributo, in sintonia con<br />

l'Ufficio <strong>di</strong>ocesano per la vita sociale e il<br />

lavoro.<br />

4 . All'Ufficio <strong>di</strong>ocesano, coa<strong>di</strong>uvato dal<br />

Centro Sociale Ambrosiano (CSA) per gli<br />

aspetti sociali della pastorale, facciano<br />

riferimento tutte le iniziative delle<br />

<strong>comunità</strong> cristiane concernenti il mondo<br />

del lavoro.<br />

Rapporto tra fede e impegno politico<br />

A questo punto, riteniamo utile riproporre<br />

brevemente i principi fondamentali per un<br />

corretto rapporto tra fede e impegno<br />

politico.<br />

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a) E' evidente, prima <strong>di</strong> tutto, che fede e<br />

impegno politico non sono atteggiamenti<br />

identificabili. Anzi, non si possono<br />

neppure adeguatamente raffrontare,<br />

perché i due termini mancano <strong>di</strong> una<br />

<strong>di</strong>mensione comune: la fede è<br />

accoglimento dell'iniziativa salvifica del<br />

Padre, che comporta la accettazione del<br />

giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong>vino su tutta la realtà in or<strong>di</strong>ne<br />

al conseguimento da parte nostra del fine<br />

ultimo e del destino definitivo; L’impegno<br />

politico, invece, giace tutto entro l'ambito<br />

del mondo visibile e temporale e riguarda<br />

le scelte storiche più opportune in vista<br />

del comune benessere, della migliore<br />

giustizia, della più ampia e sicura libertà<br />

concretamente possibili nei limiti<br />

dell'esistenza terrena.<br />

b) E' evidente altresì che fede e impegno<br />

politico non sono così estranei che non si<br />

<strong>di</strong>a tra loro qualche connessione oppure<br />

che tra loro non si possa verificare<br />

nessuna incompatibilità.<br />

Al contrario, dal momento che la<br />

professione <strong>cristiana</strong> non può essere<br />

ridotta né a una pura speculazione<br />

sull'invisibile né a una somma <strong>di</strong> precetti<br />

morali che vincolino soltanto la vita<br />

privata del singolo né alla pura<br />

espressione rituale della religione, ma<br />

esige una visione e scelte <strong>di</strong> vita che<br />

toccano tutto l'uomo in tutto il suo<br />

comportamento multiforme, è chiaro che<br />

il cristiano non dovrà rifuggire dall'essere<br />

presente nell'agone politico e non potrà<br />

ritenersi arruolabile sotto qualsivoglia<br />

ban<strong>di</strong>era. Anche in questo campo egli è<br />

dunque chiamato a prendere delle<br />

decisioni in coerenza con la propria fede.<br />

c) In linea <strong>di</strong> principio, questa assunzione<br />

<strong>di</strong> responsabilità da parte del cristiano<br />

può determinare opzioni pratiche <strong>di</strong>verse:<br />

dall'unità della fede non è deducibile<br />

senz'altro l'unità della militanza politica.<br />

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Ma questo non significa l'assoluta<br />

in<strong>di</strong>pendenza della fede <strong>di</strong> fronte a<br />

qualsiasi scelta sul piano politico.<br />

Si danno anzi ragioni insuperabili <strong>di</strong><br />

incompatibilità e precisamente:<br />

- Quando un partito include nella dottrina<br />

riconosciuta esplicitamente come propria<br />

una concezione filosofica inconciliabile<br />

con la verità <strong>cristiana</strong>. E' il caso <strong>di</strong> quei<br />

socialismi che, originati dal marxismo,<br />

non hanno mai <strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong> voler<br />

prescindere dalla sua concezione<br />

totalizzante.<br />

- Quando un partito, pur non<br />

<strong>di</strong>chiarandosi portatore <strong>di</strong> una filosofia<br />

generale, ha nel suo programma la lotta<br />

ai valori cristiani fondamentali, quali sono<br />

ad esempio la libertà civile e religiosa,<br />

l'ispirazione a una migliore <strong>di</strong>stribuzione<br />

della ricchezza, il rispetto della vita<br />

umana in tutto l'arco della sua esistenza,<br />

la stabilità della famiglia, ecc.<br />

- Quando l'adesione ad altri partiti, pur<br />

conforme a un legittimo pluralismo,<br />

romperebbe l'unità <strong>dei</strong> cattolici in<br />

circostanze che la rendono necessaria<br />

per la <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> valori assolutamente<br />

preminenti.<br />

d) Sempre in linea <strong>di</strong> principio, si può<br />

certamente supporre la possibilità che<br />

movimenti politici, originati da false<br />

dottrine, si siano via via sveleniti fino a<br />

trasformarsi in aggregazioni nelle quali<br />

anche il cristiano possa trovarsi senza<br />

<strong>di</strong>sagio. Ma il passaggio dalla possibilità<br />

astratta alla realtà effettuale non deve<br />

essere ammesso a priori ma comprovato,<br />

e il giu<strong>di</strong>zio in ultima analisi - come<br />

insegnano la « Pacem in terris » e l'«<br />

Octogesima adveniens » - non va lasciato<br />

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alla perspicacia <strong>dei</strong> singoli o del gruppo,<br />

ma spetta al Magistero della Chiesa.<br />

e) Nella situazione storica italiana poi è<br />

innegabile che i partiti <strong>di</strong> fatto esistenti<br />

tendano un po' tutti, con gradazioni<br />

<strong>di</strong>verse, a proporre una visione globale<br />

del mondo e, come bene ha <strong>di</strong>mostrato<br />

l'amara ma significativa vicenda del<br />

<strong>di</strong>vorzio e dell'aborto, tali partiti con<br />

evidente integralismo non lascino liberi i<br />

loro adepti <strong>di</strong> votare in conformità al<br />

proprio personale giu<strong>di</strong>zio, neppure in<br />

questioni che tanto drammaticamente<br />

interpellano la coscienza.<br />

In particolare, non dà nessuna garanzia<br />

<strong>di</strong> aver superato il massimalismo <strong>di</strong><br />

partenza il partito comunista italiano, per<br />

il quale - sia per la sua filiazione dal<br />

leninismo, sia per la sua struttura interna,<br />

sia per i suoi collegamenti internazionali -<br />

c'è anche l'aggravante <strong>di</strong> poter<br />

fondatamente ritenere che esso sia<br />

fautore <strong>di</strong> una per<strong>di</strong>ta della libertà politica<br />

che non consentirebbe ritorni. Così<br />

storicamente è sempre accaduto in qualsiasi<br />

Paese dove il partito comunista sia<br />

giunto al potere.<br />

f) Vorremmo infine notare che nella storia<br />

del movimento cattolico italiano le pagine<br />

più belle sono state scritte quando i<br />

cristiani hanno cercato nella propria<br />

tra<strong>di</strong>zione l'ispirazione a un'azione<br />

originale e incisiva nella società. I<br />

patteggiamenti e le confusioni hanno<br />

invece contrassegnato i momenti più<br />

sterili e meno gloriosi.<br />

VIII. LE VOCAZIONI DI SPECIALE<br />

CONSACRAZIONE<br />

<strong>La</strong> <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong>, che va<br />

progressivamente riscoprendo la bellezza<br />

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del sacerdozio comune a tutti i fedeli e la<br />

necessità che ogni battezzato nella<br />

varietà <strong>dei</strong> carismi e <strong>dei</strong> ministeri partecipi<br />

consapevolmente alla prerogativa «<br />

materna » della Chiesa, deve però<br />

guardare con attenzione privilegiata al<br />

problema delle vocazioni <strong>di</strong> speciale<br />

consacrazione.<br />

Nessuna <strong>comunità</strong> ecclesiale che<br />

possiede una fede matura può<br />

prescindere dalla responsabilità <strong>di</strong><br />

«<strong>di</strong>scernere, promuovere, accompagnare<br />

le <strong>di</strong>verse vocazioni e in particolare quelle<br />

<strong>di</strong> speciale consacrazione, così che la<br />

presenza attiva e feconda <strong>di</strong> tutte le<br />

vocazioni sia la testimonianza viva della<br />

ricchezza interiore <strong>di</strong> Gesù, il primo <strong>dei</strong><br />

chiamati, e della varietà <strong>dei</strong> carismi che<br />

adorna la sua Chiesa » (Piano pastorale<br />

1977-1978, n. 23).<br />

Perché questo impegno non resti astratto<br />

e non si riduca a un desiderio nobile ma<br />

inefficace, è in<strong>di</strong>spensabile che, almeno<br />

nell'ambito delle nostre famiglie, delle<br />

parrocchie, delle associazioni e <strong>dei</strong><br />

movimenti, si instauri una mentalità e uno<br />

stile <strong>di</strong> vita che non tema <strong>di</strong> contrastare la<br />

mentalità e lo stile del mondo <strong>di</strong> oggi. E'<br />

un ammonimento che appartiene<br />

all'ere<strong>di</strong>tà lasciataci da papa <strong>Paolo</strong> VI <strong>di</strong><br />

venerata memoria: « Non si creda <strong>di</strong><br />

giovare al mondo assumendone i<br />

pensieri, i costumi, i gusti; ma<br />

stu<strong>di</strong>andolo, amandolo, servendolo »<br />

(Testamento <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> VI). In particolare,<br />

va riproposto il valore del sacrificio, della<br />

rinuncia, del dominio <strong>di</strong> sé; va<br />

ripresentata, come imprescin<strong>di</strong>bile<br />

elemento dell'ideale cristiano, la castità<br />

della vita; si deve tornare a insegnare ai<br />

nostri giorni, senza abbandonare la<br />

conquista della preghiera comune, il<br />

gusto dell'orazione solitaria e l’abitu<strong>di</strong>ne<br />

alla me<strong>di</strong>tazione personale. E' nelle<br />

attese e nella richiesta spesso esplicita <strong>di</strong><br />

molti giovani una formazione alla fede<br />

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che contrassegni veramente la loro vita e<br />

la renda autentica testimonianza. Hanno<br />

inoltre la esigenza <strong>di</strong> essere sostenuti e<br />

guidati da una <strong>di</strong>rezione spirituale<br />

esigente e comprensiva a un tempo.<br />

Tutti poi si persuadano <strong>di</strong> quanto sia<br />

erroneo favorire o consentire, con la<br />

pratica della coeducazione e della<br />

convivenza a tutte le età, una troppo<br />

precoce attenzione reciproca tra i due<br />

sessi, che con la sua prepotenza finisce<br />

normalmente con l'impe<strong>di</strong>re ogni altra<br />

profonda considerazione ostacolando<br />

così la formazione <strong>di</strong> una ricca e<br />

generosa personalità <strong>cristiana</strong>.<br />

Se sapremo creare questo clima propizio<br />

alla percezione <strong>dei</strong> valori più alti, non<br />

sarà <strong>di</strong>fficile trovare nelle nostre <strong>comunità</strong><br />

« chi ha un cuore puro, amante della<br />

pace, soffre per la verità e de<strong>di</strong>ca la sua<br />

vita per il bene <strong>di</strong> tutti » (Giovanni<br />

Crisostomo, Omelie in Matteo, 15). A<br />

giovani così si potranno e si dovranno<br />

prospettate gli ideali più generosi e<br />

altruistici; a tutti si dovrà parlare<br />

dell’esistenza come vocazione e come<br />

risposta, come tesoro che è stato ricevuto<br />

in dono e deve essere speso in bene.<br />

«Nessuno, per colpa nostra, ignori ciò<br />

che deve sapere per orientare, in senso<br />

<strong>di</strong>verso e migliore, la propria vita » (<strong>Paolo</strong><br />

VI, Appello per la Giornata delle<br />

vocazioni, 1978).<br />

Le vocazioni femminili<br />

Vorremmo fermare la nostra attenzione in<br />

primo luogo sulle vocazioni femminili.<br />

L'emancipazione della donna, che<br />

comporta in lei l'accesso a nuovi ruoli<br />

culturali e sociali, ha creato con<strong>di</strong>zioni<br />

non consuete nella scelta <strong>di</strong> vita delle<br />

giovani. In questo contesto<br />

socio-culturale, la donna è più facilmente<br />

vittima <strong>di</strong> una visione secolaristica e<br />

<strong>di</strong>ssacrante. Si comprende come la crisi<br />

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delle vocazioni femminili si sia<br />

maggiormente accentuata rispetto alle<br />

vocazioni maschili, pur soggette ad<br />

analoghe <strong>di</strong>fficoltà. Non dovrà mancare<br />

un'attenta considerazione sui compiti,<br />

<strong>di</strong>versi rispetto anche a un recente<br />

passato, che la vita consacrata femminile<br />

può assumere oggi.<br />

Ma le <strong>di</strong>fficoltà accennate non<br />

<strong>di</strong>spensano dal proporre il valore perenne<br />

dell'amore a Cristo con cuore in<strong>di</strong>viso e a<br />

tempo pieno, la forza della testimonianza<br />

verginale in cui particolarmente si riflette il<br />

mistero della Chiesa, il coraggio <strong>di</strong> essere<br />

segno nel mondo dell'attesa del Regno<br />

inaugurato da Cristo con la sua Pasqua.<br />

Questi richiami possono trovare anche<br />

oggi vibrata accoglienza in anime che,<br />

mentre si aprono all'invito <strong>di</strong> Cristo<br />

Sposo, <strong>di</strong>ventano <strong>di</strong>sponibili alle sempre<br />

insorgenti necessità <strong>dei</strong> fratelli, in una<br />

de<strong>di</strong>zione incon<strong>di</strong>zionata alla Chiesa la<br />

cui missione si compen<strong>di</strong>a nella carità.<br />

L'egoismo in tutte le sue camuffature è la<br />

rovina del mondo; la carità in tutti i suoi<br />

slanci, e massimamente in quelli che<br />

raggiungono il dono completo e verginale<br />

<strong>di</strong> sé per i fratelli, è la sua salvezza.<br />

Le vocazioni sacerdotali<br />

Tutte le <strong>comunità</strong> cristiane devono<br />

pensare alle vocazioni sacerdotali come a<br />

una loro grave e urgente preoccupazione.<br />

Scrive un antico padre della Chiesa: «<br />

Cristo genera nella Chiesa per mezzo <strong>dei</strong><br />

suoi sacerdoti, come si esprime<br />

l'apostolo: “io vi ho generato in Cristo” (1<br />

Cor 4, 15) » (San Paciano, Discorso sul<br />

battesimo). Ma se i sacerdoti<br />

scarseggiano, il problema del declino<br />

«demografico » del popolo <strong>di</strong> Dio si fa<br />

drammatico.<br />

l. Diamo atto con riconoscenza alla<br />

illuminata pastorale vocazionale che in<br />

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questi anni è stata svolta in aiuto alle<br />

parrocchie per seguire ragazzi,<br />

adolescenti, giovani che sembrano<br />

presentare inizi promettenti <strong>di</strong> vocazione.<br />

Ma, oltre ogni forma organizzativa<br />

sempre benefica e provvidenziale,<br />

vogliamo mettere in evidenza il fatto che<br />

la vocazione sacerdotale normalmente<br />

fiorisce dove ci sono con<strong>di</strong>zioni<br />

favorevoli, cioè l'humus adatto, il<br />

coltivatore avveduto, i tempi propizi.<br />

2. L'humus è dato dalla <strong>comunità</strong><br />

<strong>cristiana</strong> nelle sue varie espressioni<br />

concrete.<br />

a) <strong>La</strong> famiglia innanzitutto: essa coopera<br />

quando mantiene vivo il senso <strong>dei</strong> valori<br />

cristiani; quando vigila perché la ricerca<br />

del benessere materiale non significhi<br />

pratica accoglienza <strong>di</strong> una visione<br />

materialistica della vita; quando gli sposi,<br />

chiamati a essere collaboratori <strong>di</strong> Dio nel<br />

dono della vita, non si chiudono nella<br />

ristrettezza egocentrica <strong>di</strong> calcoli umani;<br />

quando il progetto sull'avvenire <strong>dei</strong> figli<br />

stimola a chiedere luce allo Spirito Santo,<br />

che è Signore della vita, con prudente<br />

docilità ai suoi segni. Il sorgere <strong>di</strong> una<br />

vocazione alle volte in una famiglia può<br />

procurare stupore o ansietà. E' invece<br />

una grazia per la famiglia e per tutta la<br />

Chiesa. Un serio in<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> vocazione<br />

sacerdotale deve rendere attenti e<br />

<strong>di</strong>sponibili; né la trascuratezza né la<br />

paura devono opporsi a un così grande<br />

dono.Neppure si deve ritenere che la sola<br />

età adulta possa garantire la fondatezza<br />

<strong>di</strong> una chiamata: il Signore può chiamare<br />

alla prima ora come alla undecima e l'ora<br />

migliore della risposta è quella in cui si fa<br />

u<strong>di</strong>re la voce.<br />

b) Difficilmente la famiglia da se sola<br />

potrà costituire tale humus, se non è<br />

inserita in una <strong>comunità</strong> parrocchiale:<br />

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senza il vivace influsso della <strong>comunità</strong><br />

<strong>cristiana</strong> <strong>di</strong>fficilmente può essere<br />

alimentata la coscienza della missione<br />

che oggi incombe alle famiglie;<br />

<strong>di</strong>fficilmente può essere dato largo spazio<br />

a una illuminante catechesi e valido<br />

sostegno perché il nucleo familiare<br />

sviluppi una vita secondo il Vangelo.<br />

c) Preziosa, e in molti casi determinante,<br />

può essere l'opera delle associazioni, <strong>dei</strong><br />

gruppi e soprattutto degli oratori. E' qui<br />

specialmente che il ragazzo o il giovane<br />

si incontra personalmente col prete, ne<br />

apprezza la missione per <strong>di</strong>retta<br />

esperienza e può avvertire il fascino <strong>di</strong><br />

una vita spesa per gli altri nel ministero<br />

sacerdotale.<br />

3. Il coltivatore è soprattutto il prete. Con<br />

parola semplice e incisiva il card.<br />

Schuster <strong>di</strong>ceva: «L'albero del prete è il<br />

prete »: i frutti rari e stupen<strong>di</strong> delle<br />

vocazioni sacerdotali provengono <strong>di</strong> lì.<br />

Con l'esempio della sua de<strong>di</strong>zione<br />

coerente e gioiosa, il prete si presenta, <strong>di</strong><br />

fatto, come concreta espressione del<br />

significato che nella Chiesa e nella<br />

società ha la missione sacerdotale. Ogni<br />

sacerdote, davvero convinto e<br />

riconoscente della grandezza del dono<br />

ricevuto, aspira a suscitare « i<br />

continuatori del suo sacerdozio,<br />

proponendo esplicitamente ai giovani<br />

l'ideale del servizio apostolico <strong>di</strong>ocesano,<br />

a tempo pieno e con cuore in<strong>di</strong>viso »<br />

(Vescovi lombar<strong>di</strong>, Il ministero<br />

sacerdotale <strong>di</strong>ocesano, n. 36). Nella<br />

storia <strong>di</strong> ogni vocazione realizzata c'è<br />

sempre l'opera intelligente, coraggiosa e<br />

rispettosa <strong>di</strong> un prete.<br />

4. Il tempo propizio perché una vocazione<br />

passi dalla generica aspirazione alla<br />

decisione operativa non può essere<br />

in<strong>di</strong>cato con un <strong>di</strong>scorso univoco, ma<br />

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deve essere valutato caso per caso. E se<br />

un atteggiamento <strong>di</strong>ffuso guarda con<br />

maggior simpatia le vocazioni adulte,<br />

quasi dessero maggiore affidamento<br />

derivante da una certa conoscenza della<br />

vita, il nostro parere, maturato<br />

dall'esperienza, è più complesso e<br />

sfumato; noi riteniamo che la prospettiva<br />

della vocazione sacerdotale possa<br />

utilmente essere ad<strong>di</strong>tata tanto ai ragazzi<br />

quanto agli adolescenti e ai giovani: tutte<br />

le ore sono propizie per il Padrone della<br />

messe. Anzi vorremmo <strong>di</strong>re <strong>di</strong> più: in<br />

coloro che u<strong>di</strong>rono la chiamata dalla<br />

prima ora, le virtù sacerdotali sono quasi<br />

connaturate nella loro vita e concresciute<br />

spontaneamente con lo sviluppo della<br />

loro personalità.<br />

a) Per quanto riguarda i ragazzi, non c'è<br />

soltanto la pur doverosa considerazione<br />

della con<strong>di</strong>zione spesso scadente <strong>di</strong><br />

molte scuole: siamo positivamente<br />

convinti che l'età del cuore ancora<br />

semplice e buono ha la capacità <strong>di</strong><br />

intendere gli inviti misteriosi del Signore,<br />

anche se la risposta richiederà ancora<br />

molto tempo, prima <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare<br />

pienamente consapevole e definitiva. A<br />

chi inoltre teme il pericolo <strong>di</strong> coartare la<br />

libertà, vorremmo far presenti i tanti<br />

con<strong>di</strong>zionamenti, ai quali spesso ragazzi<br />

e giovani sono sottoposti da un certo<br />

clima tutt'altro che rispettoso della vera<br />

libertà.<br />

Per questo, pensiamo che il biennio <strong>di</strong><br />

preparazione al sacramento della<br />

Cresima - quarta e quinta elementare -<br />

debba rendere acuto lo sguardo del prete<br />

nel <strong>di</strong>scernere eventuali orientamenti <strong>di</strong><br />

vocazione.<br />

b) Quanto <strong>di</strong>ciamo del biennio <strong>di</strong><br />

preparazione alla Cresima, ripetiamo con<br />

maggior forza del triennio post-crismale.<br />

E' tutt'altro che raro il caso <strong>di</strong> ragazzi che,<br />

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con una maturità superiore agli anni,<br />

hanno insistentemente chiesto ai genitori<br />

<strong>di</strong> iniziare la scuola me<strong>di</strong>a in seminario,<br />

senza poterne ottenere il consenso.<br />

Questi saranno da seguire con cura<br />

particolare. Ma il triennio che precede la<br />

solenne professione <strong>di</strong> fede è anche il<br />

periodo che prepara - negli alterni umori<br />

della preadolescenza - la scelta della vita.<br />

Sarà bene che tra gli argomenti che<br />

<strong>di</strong>spongono alla professione <strong>di</strong> fede, la<br />

scelta vocazionale - e quin<strong>di</strong> anche la<br />

mèta sacerdotale – siano presentate in<br />

modo adeguato all'età, con eloquio<br />

appassionato, convinto e convincente, in<br />

cui si oda il cuore parlare, si oda parlare<br />

la vita.<br />

Riconfermiamo qui, ancora una volta, la<br />

nostra decisione a proposito del,<br />

seminario minore: l'aver voluto<br />

conservare il seminario minore, in <strong>di</strong>verse<br />

se<strong>di</strong>, ha una motivazione ragionata,<br />

rimasta tale anche in anni <strong>di</strong>fficili.<br />

Non sopprimere, ma rinnovare il<br />

seminario minore è stato il nostro ardente<br />

voto. Senza rinunciare alle sue tipiche<br />

finalità e al suo coerente metodo e<br />

impegno educativo, il seminario minore,<br />

in un clima <strong>di</strong> serena libertà, <strong>di</strong>venga<br />

sempre più e sempre meglio un luogo <strong>di</strong><br />

partecipazione della famiglia alla vita <strong>dei</strong><br />

loro figli privilegiati, con<strong>di</strong>videndo con loro<br />

- in taluni giorni <strong>di</strong> vacanza o festivi - la<br />

preghiera, lo svago, il pasto. Non il<br />

grigiore <strong>di</strong> un vecchio e chiuso collegio,<br />

ma il calore della casa rende amabile e<br />

fruttuoso il seminario minore.<br />

c) Le speranze che poniamo nei ragazzi e<br />

negli adolescenti, non ci fanno<br />

<strong>di</strong>sattendere che un segno provvidenziale<br />

<strong>dei</strong> tempi è l'apertura <strong>dei</strong> giovani alla vita<br />

sacerdotale. E' più frequente <strong>di</strong> quanto<br />

non si creda la loro, <strong>di</strong>sponibilità a<br />

consacrare la vita al Signore, riscoprendo<br />

così in età adulta le tracce <strong>di</strong> una<br />

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chiamata che, forse, non avevano bene<br />

percepito antecedentemente o non<br />

avevano comunque saputo accogliere.<br />

Oggi poi non sono pochi i gruppi da cui<br />

possono sorgere vocazioni sacerdotali tra<br />

i giovani. Pensiamo alla schiera <strong>dei</strong><br />

catechisti, ai giovani <strong>di</strong> Azione cattolica,<br />

agli aderenti al Cenacolo e ad altre<br />

possibili estrazioni, dalle quali speriamo<br />

<strong>di</strong> vedere nascere promettenti vocazioni<br />

per il sacerdozio <strong>di</strong>ocesano.<br />

5. Vivamente consigliamo a chi ha cura<br />

delle vocazioni <strong>di</strong> prendere contatto<br />

tempestivamente col seminario<br />

<strong>di</strong>ocesano, in modo che la proposta<br />

educativa del seminario possa presto<br />

costituire un utile punto <strong>di</strong> riferimento e un<br />

aiuto. Vorremmo infine suggerire - o<br />

incoraggiare dove già si fanno - alcuni<br />

gesti pratici, nell'intento d'implorare dalla<br />

misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Dio, per intercessione<br />

della Madonna, il dono <strong>di</strong> vocazioni sante<br />

e sufficienti alle necessità della Chiesa. A<br />

questo scopo:<br />

- le famiglie recitino un'« Ave Maria » ogni<br />

sera;<br />

- le parrocchie organizzino una<br />

giornata <strong>di</strong> preghiera ogni mese;<br />

- le zone pastorali (o gruppi <strong>di</strong><br />

decanati) programmino ciascuna un<br />

pellegrinaggio giovanile a un santuario<br />

della Vergine Santa ogni anno.<br />

IX. I RELIGIOSI<br />

<strong>La</strong> presenza <strong>dei</strong> religiosi nella <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong><br />

Milano è imponente: un totale <strong>di</strong> circa<br />

13.000 persone, <strong>di</strong> cui un<strong>di</strong>cimila suore.<br />

E' un esercito che può giustificare la<br />

santa invi<strong>di</strong>a <strong>di</strong> qualunque Chiesa.<br />

Molti <strong>di</strong> essi sono già profondamente<br />

inseriti nella pastorale <strong>di</strong>ocesana: basti<br />

pensare alle più che sessanta parrocchie<br />

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affidate ai religiosi, ai quali tributiamo la<br />

nostra ammirazione e la nostra<br />

riconoscenza per lo zelo e l'intelligenza<br />

del loro lavoro; basti pensare alle<br />

religiose che reggono praticamente tutta<br />

l'estesa rete delle scuole materne<br />

parrocchiali.<br />

Ma riteniamo che i tempi siano maturi per<br />

una più profonda consapevolezza della<br />

nostra comune appartenenza all'unica<br />

Chiesa e per una più organica<br />

integrazione delle nostre forze.<br />

A questo proposito ci pare opportuno<br />

offrire qui alcuni elementi <strong>di</strong> riflessione e<br />

alcune pratiche raccomandazioni.<br />

Riflessioni<br />

l. <strong>La</strong> vita religiosa nasce, come tutta la<br />

vita <strong>cristiana</strong>, dal Battesimo: è anzi la<br />

stessa vita battesimale, vissuta con<br />

l'impegno <strong>di</strong> assoluta coerenza e <strong>di</strong> piena<br />

generosità, nella pubblica professione <strong>dei</strong><br />

consigli evangelici <strong>di</strong> castità, <strong>di</strong> povertà, <strong>di</strong><br />

obbe<strong>di</strong>enza.<br />

Nella ricerca della volontà <strong>di</strong> Dio, libera<br />

da ogni impaccio mondano,<br />

nell'adorazione in spirito e verità,<br />

nell'attesa desiderosa e fiduciosa del<br />

Regno, nel servizio alle <strong>di</strong>verse necessità<br />

<strong>dei</strong> fratelli, la vita religiosa rivive il mistero<br />

<strong>di</strong> Gesù e della sua perfetta donazione al<br />

Padre per la salvezza degli uomini. Si<br />

capisce così come non possa essere<br />

estranea o eterogenea nei confronti della<br />

<strong>comunità</strong> ecclesiale: anzi, origina dalla<br />

<strong>comunità</strong> <strong>dei</strong> battezzati e con la ricchezza<br />

<strong>dei</strong> suoi carismi la impreziosisce e la<br />

serve.<br />

2. Poiché il mistero della Chiesa cattolica<br />

si rende presente nella Chiesa particolare<br />

e la Chiesa particolare si attua nella<br />

concorde molteplicità delle <strong>comunità</strong><br />

cristiane locali, la vita religiosa è posta in<br />

intrinseco e sostanziale rapporto non solo<br />

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con la Chiesa universale, ma altresì con<br />

la <strong>di</strong>ocesi e le sue singole parrocchie, in<br />

cui vive la Chiesa universale.<br />

3. Questo inserimento capillare non deve<br />

costituire insi<strong>di</strong>a o menomazione del<br />

carisma proprio <strong>di</strong> ciascuna famiglia<br />

religiosa e della sua specifica identità né<br />

deve intralciare la possibilità <strong>di</strong> un'azione<br />

a raggio più vasto, che superi i confini<br />

della <strong>di</strong>ocesi.<br />

Qui trova la sua giustificazione, il suo<br />

fondamento e i suoi ambiti l’istituto della «<br />

esenzione », che la Santa Sede ha<br />

concesso a non poche famiglie religiose.<br />

<strong>La</strong> <strong>comunità</strong> <strong>di</strong>ocesana e le singole<br />

<strong>comunità</strong> parrocchiali sono dunque<br />

impegnate a capire, rispettare,<br />

valorizzare lo spirito e le forme<br />

proprie <strong>di</strong> ogni singolo Or<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong> ogni<br />

singola Congregazione, nell'interesse<br />

ecclesiale <strong>di</strong> tutti: le <strong>comunità</strong> cristiane<br />

saranno tanto più arricchite da una<br />

famiglia religiosa quanto più essa resterà<br />

se stessa e custo<strong>di</strong>rà con fedeltà il suo<br />

carisma<br />

4. Ma l'esenzione « riguarda<br />

principalmente l'or<strong>di</strong>ne interno degli Istituti<br />

» ed è data perché <strong>di</strong> essi il Sommo<br />

Pontefice possa agevolmente <strong>di</strong>sporre<br />

per il bene della Chiesa (cfr Criteri <strong>di</strong>rettivi<br />

sui rapporti tra i vescovi e i religiosi nella<br />

Chiesa, Città del Vaticano, 1978). Non<br />

incrina perciò il principio ecclesiale che in<br />

una <strong>di</strong>ocesi ogni azione pastorale<br />

soggiace all'opera ispiratrice,<br />

moderatrice, coor<strong>di</strong>natrice del vescovo,<br />

né può pregiu<strong>di</strong>care l'esigenza che tutti i<br />

membri del popolo <strong>di</strong> Dio cerchino <strong>di</strong><br />

avverare tra loro una continua e profonda<br />

consonanza <strong>di</strong> animi e una fattiva<br />

collaborazione per l'attuazione del Regno.<br />

5. « Il fatto che in passato l'azione delle<br />

Chiese particolari da una parte e quella<br />

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<strong>dei</strong> religiosi dall'altra, abbiano percorso<br />

strade parallele ha prodotto mentalità<br />

ecclesiali ormai insostenibili dopo il<br />

Vaticano Il » (Don Midali). « Da entrambe<br />

le parti dovremo superare con intelligenza<br />

e audacia, le resistenze <strong>di</strong> inveterate<br />

abitu<strong>di</strong>ni, nate in altre con<strong>di</strong>zioni storiche<br />

e sorpassate dai tempi: ma mille <strong>di</strong>fficoltà<br />

non fanno un dubbio sulla verità e bontà<br />

della strada da percorrere » (In<strong>di</strong>cazioni<br />

del Card. Colombo al II Convegno<br />

regionale <strong>dei</strong> religiosi e delle religiose<br />

della Lombar<strong>di</strong>a).<br />

Esortazioni pratiche<br />

l. Esortiamo tutti i fedeli della Chiesa <strong>di</strong><br />

Milano a nutrire e a manifestare grande<br />

stima per la vita religiosa, ritenendola un<br />

singolare dono <strong>di</strong> Dio, prezioso per la<br />

crescita spirituale <strong>di</strong> ogni battezzato e per<br />

il fervore <strong>di</strong> tutte le <strong>comunità</strong>. Dovranno<br />

perciò reagire alle o<strong>di</strong>erne suggestioni<br />

secolaristiche, che inclinano a <strong>di</strong>sistimare<br />

la vita religiosa, considerando priva <strong>di</strong><br />

valore quanto non è imme<strong>di</strong>atamente<br />

finalizzato al benessere terreno.<br />

2. I sacerdoti <strong>di</strong>ocesani coltivino un<br />

atteggiamento <strong>di</strong> venerazione, <strong>di</strong><br />

simpatia, <strong>di</strong> amicizia, <strong>di</strong> fraternità verso i<br />

sacerdoti religiosi, sentendosi legati a loro<br />

dall'identità sostanziale della missione<br />

ricevuta nell'or<strong>di</strong>nazione del vescovo e<br />

dalla comune appartenenza dell'or<strong>di</strong>ne<br />

presbiterale.<br />

3. Ai parroci raccoman<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> sollecitare<br />

e <strong>di</strong> accogliere la collaborazione <strong>dei</strong><br />

religiosi che vivono e lavorano nel<br />

territorio affidato alla loro cura, ricercando<br />

qualche forma <strong>di</strong> collegamento organico,<br />

in particolare attraverso la partecipazione<br />

<strong>di</strong> qualche rappresentante religioso al<br />

consiglio pastorale parrocchiale. Da essi<br />

si facciano volentieri aiutare, sempre<br />

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però, nel duplice rispetto della linea<br />

pastorale del vescovo e delle<br />

caratteristiche proprie delle <strong>di</strong>verse<br />

famiglie religiose.<br />

4 . Dai religiosi imploriamo <strong>di</strong> aiutarci<br />

soprattutto a salvare e ad accrescere nel<br />

nostro popolo il senso <strong>di</strong> Dio e delle realtà<br />

invisibili, la tensione verso il Regno oltre<br />

ogni mondanizzazione, la capacità <strong>di</strong><br />

rinuncia, lo spirito <strong>di</strong> preghiera,<br />

l'obbe<strong>di</strong>enza alla <strong>di</strong>sciplina ecclesiale e<br />

alle norme liturgiche: questo è il servizio<br />

più specifico e più importante che<br />

possono prestare alla Chiesa particolare.<br />

5. Doman<strong>di</strong>amo altresì lo sforzo - anche<br />

quando vengono da regioni lontane - <strong>di</strong><br />

accogliere, rispettare e possibilmente<br />

amare le caratteristiche tipiche della<br />

nostra Chiesa milanese, nella quale essi<br />

devono farsi in<strong>di</strong>geni per tutto il tempo<br />

che vi rimangono: non devono cioè vivere<br />

da estranei, ma da membri carissimi.<br />

Questo comporterà per loro il sacrificio<br />

non lieve dell'adattamento ai nostri usi,<br />

alla nostra mentalità, alla nostra<br />

tra<strong>di</strong>zione liturgica, al nostro stile<br />

pastorale; ma così imiteranno la sapienza<br />

e la generosità dell'apostolo <strong>Paolo</strong>, che si<br />

faceva ebreo con gli ebrei e greco coi<br />

greci per conquistare tutti a Cristo.<br />

6 . Ci sono poi alcuni campi specifici nei<br />

quali la <strong>comunità</strong> <strong>di</strong>ocesana sente<br />

particolare bisogno della collaborazione<br />

<strong>dei</strong> religiosi:<br />

- il ministero della catechesi, e più<br />

precisamente la preparazione <strong>dei</strong><br />

catechisti, in accordo con l'ufficio<br />

catechistico <strong>di</strong>ocesano;<br />

- la pastorale giovanile, soprattutto<br />

attraverso la scuola: l'insegnamento<br />

religioso; i corsi integrativi alla scuola <strong>di</strong><br />

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Stato, quando questa si <strong>di</strong>mostrasse<br />

incompleta o peggio ostile <strong>di</strong> fronte alla<br />

visione <strong>cristiana</strong> del mondo; la scuola<br />

autenticamente cattolica;<br />

- la pastorale delle comunicazioni sociali,<br />

nei <strong>di</strong>versi settori della stampa quoti<strong>di</strong>ana<br />

e settimanale, nella nascente ra<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong>ocesana, nei centri culturali;<br />

- le « scuole <strong>di</strong> preghiera », approntando<br />

e sostenendo centri e ambienti <strong>di</strong><br />

orazione, <strong>di</strong> spiritualità, <strong>di</strong> raccoglimento,<br />

<strong>di</strong> ritiro, <strong>di</strong> deserto, accessibili a tutti i<br />

membri del popolo <strong>di</strong> Dio.<br />

X. I MEZZI DI COMUNICAZIONE<br />

SOCIALE<br />

I giornali, la ra<strong>di</strong>o, la televisione<br />

concorrono in modo determinante a<br />

formare la mentalità dell'uomo moderno.<br />

In questo frastuono, la voce della verità<br />

evangelica - che la Chiesa ha il dovere <strong>di</strong><br />

annunciare instancabilmente - rischia <strong>di</strong><br />

non essere più percepita. Tanto più che<br />

questi efficaci mezzi <strong>di</strong> comunicazione<br />

sociale talvolta l'avvolgono in un calcolato<br />

silenzio, tal altra positivamente la<br />

combattono o la deformano.<br />

Per questo è necessario che le <strong>comunità</strong><br />

cristiane abbiano a dotarsi, anche in<br />

questo campo, <strong>di</strong> propri strumenti, in<br />

grado <strong>di</strong> far conoscere il giu<strong>di</strong>zio cristiano<br />

sui fatti e sulle dottrine correnti e <strong>di</strong> far<br />

arrivare con chiarezza e tempestività, la<br />

voce <strong>dei</strong> pastori e degli organismi<br />

ecclesiali preposti alla promozione e al<br />

coor<strong>di</strong>namento dell'apostolato.<br />

l. <strong>La</strong> prima voce che va salvata e<br />

irrobustita è quella del quoti<strong>di</strong>ano<br />

cattolico « Avvenire »: esso è in grado <strong>di</strong><br />

seguire ogni giorno la vicenda umana ed<br />

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ecclesiale, intervenendo puntualmente a<br />

informare e a orientare i credenti.<br />

2. Ci sembra poi <strong>di</strong> dover insistere in<br />

particolare sull'importanza <strong>dei</strong> nostri<br />

settimanali <strong>di</strong>ocesani, ormai presenti in<br />

buona parte del vasto territorio della<br />

<strong>di</strong>ocesi.<br />

Attraverso i settimanali il pensiero del<br />

vescovo arriva a tutti in modo organico;<br />

gli avvenimenti ecclesiali e civili,<br />

specialmente <strong>di</strong> carattere locale,<br />

possono, essere adeguatamente<br />

commentati; i programmi pastorali sono<br />

sostenuti; lo stesso formarsi <strong>di</strong> una<br />

legittima opinione pubblica nella Chiesa<br />

può essere favorito; i decanati e le<br />

parrocchie opportunamente si<br />

confrontano nella loro azione pastorale e<br />

stu<strong>di</strong>ano insieme le attuazioni più<br />

convenienti.<br />

Ogni parrocchia provveda quin<strong>di</strong> a<br />

<strong>di</strong>ffondere il settimanale <strong>di</strong>ocesano della<br />

zona, collaborando alla sua redazione<br />

secondo le proprie possibilità. A questo<br />

proposito, mentre ringraziamo <strong>di</strong> cuore i<br />

sacerdoti e i laici impegnati nella<br />

<strong>di</strong>rezione e nella redazione <strong>dei</strong> giornali,<br />

raccoman<strong>di</strong>amo che i responsabili<br />

abbiano cura <strong>di</strong> formare sempre meglio i<br />

collaboratori sotto il profilo professionale<br />

e, più ancora, sotto il profilo pastorale e<br />

spirituale<br />

3. Ogni <strong>comunità</strong> parrocchiale ha poi<br />

bisogno <strong>di</strong> un suo notiziario, utilissimo<br />

aiuto alla partecipazione <strong>di</strong> tutti alla vita<br />

comunitaria. In special modo<br />

apprezziamo e incoraggiamo l'opera<br />

benemerita che in questo campo è svolta<br />

da « Il Segno ».<br />

Quoti<strong>di</strong>ano, settimanale, pubblicazioni<br />

parrocchiali devono essere accolti, amati<br />

e sostenuti come occasioni e strumenti<br />

preziosi al fine <strong>di</strong> far conoscere il<br />

messaggio <strong>di</strong> Cristo e la testimonianza<br />

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della sua Chiesa. Me<strong>di</strong>ante il consiglio<br />

pastorale e l’apposita commissione per la<br />

buona stampa, ogni parrocchia abbia<br />

cura <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondere la stampa cattolica tra i<br />

« vicini » e i « lontani ».<br />

Le esigenze del tempo che stiamo<br />

vivendo ci impongono anche <strong>di</strong> essere<br />

Presenti nel campo delle comunicazioni<br />

ra<strong>di</strong>o-televisive, sia con l'allestimento <strong>di</strong><br />

emittenti <strong>di</strong> sicura ispirazione cattolica sia<br />

con le partecipazione alle ra<strong>di</strong>o e<br />

televisioni pubbliche e private me<strong>di</strong>ante<br />

trasmissioni <strong>di</strong> indole religiosa e <strong>di</strong> cultura<br />

<strong>cristiana</strong>mente ispirata negli spazi che ci<br />

sono consentiti.<br />

Naturalmente ogni iniziativa dovrà essere<br />

contenuta nei limiti delle concrete<br />

possibilità finanziarie e condotta nel<br />

rispetto <strong>dei</strong> nostri principi, evitando ogni<br />

possibile con<strong>di</strong>zionamento del nostro<br />

messaggio e ogni ambiguo collegamento.<br />

XI. L'AZIONE CULTURALE<br />

In un mondo sempre più secolarizzato, è<br />

urgente che si prenda coscienza della<br />

necessità <strong>di</strong> salvare e <strong>di</strong> promuovere la «<br />

cultura <strong>cristiana</strong> », senza la quale la<br />

stessa identità delle nostre <strong>comunità</strong> è<br />

gravemente insi<strong>di</strong>ata.<br />

E' un compito primariamente affidato ai<br />

gran<strong>di</strong> Istituti che onorano con la loro<br />

presenza la nostra città e la nostra<br />

<strong>di</strong>ocesi, come la Facoltà teologica<br />

dell'Italia settentrionale, l'Università<br />

cattolica del Sacro Cuore, l'Istituto <strong>Paolo</strong><br />

VI per gli stu<strong>di</strong> pastorali, la Biblioteca<br />

ambrosiana. Ma non a essi soltanto.<br />

Nella nostra <strong>di</strong>ocesi già operano <strong>di</strong>versi<br />

centri culturali e nella città <strong>di</strong> Milano i più<br />

noti e affermati <strong>di</strong> essi ricercano da<br />

qualche tempo un collegamento<br />

permanente e una coor<strong>di</strong>nazione delle<br />

loro iniziative. Auspichiamo che questo<br />

spirito <strong>di</strong> collaborazione si accresca fino a<br />

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consentire <strong>di</strong> presentare alla citta<strong>di</strong>nanza<br />

una programmazione concordata <strong>di</strong> tutta<br />

l'attività culturale cattolica e fino a poter<br />

offrire un sostanzioso contributo <strong>di</strong> idee e<br />

<strong>di</strong> uomini ai centri minori. A questo<br />

proposito, pensiamo sia esigenza<br />

caratteristica del nostro tempo che le<br />

parrocchie, nelle forme adeguate alla loro<br />

natura e nella misura delle loro concrete<br />

possibilità, si facciano promotrici <strong>di</strong><br />

un'azione culturale <strong>cristiana</strong>mente<br />

ispirata, rivolta anzitutto a raggiungere i<br />

fedeli e poi a riverberarsi anche su tutta la<br />

<strong>comunità</strong> civile.<br />

Riteniamo utile proporre qualche norma<br />

<strong>di</strong>rettiva e offrire qualche suggerimento<br />

pratico.<br />

Linee <strong>di</strong>rettive<br />

Ogni <strong>comunità</strong> parrocchiale deve<br />

annoverare tra i suoi compiti anche quello<br />

<strong>di</strong> presentare una proposta culturale<br />

<strong>cristiana</strong>, che si prefigga i seguenti<br />

traguar<strong>di</strong>:<br />

a) Far conoscere, in or<strong>di</strong>ne a una<br />

formazione dell'uomo secondo il Vangelo,<br />

quanto <strong>di</strong> vero, <strong>di</strong> giusto, <strong>di</strong> bello sia stato<br />

espresso lungo i secoli dai gran<strong>di</strong> uomini<br />

<strong>di</strong> ogni lingua e <strong>di</strong> ogni regione, le cui<br />

opere - filosofiche, letterarie, teatrali,<br />

musicali, figurative, ecc. – illuminate e<br />

ispirate dalla fede in Cristo, rimangono<br />

come nutrimento perenne <strong>dei</strong> nostri<br />

spiriti.<br />

b) Dare una valutazione critica, alla luce<br />

<strong>dei</strong> principi evangelici, <strong>dei</strong> fatti, delle<br />

abitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> vita, delle leggi, <strong>dei</strong> fenomeni<br />

culturali e sociali più <strong>di</strong>ffusi e più<br />

appariscenti, per cogliere e apprezzare<br />

quanto c'è in essi <strong>di</strong> positivo (e perciò <strong>di</strong><br />

implicitamente cristiano) e per ritrovare<br />

quanto c'è <strong>di</strong> incompatibile col Vangelo (e<br />

perciò <strong>di</strong> antiumano).<br />

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c) Promuovere nella propria <strong>comunità</strong> la<br />

conoscenza della storia, delle tra<strong>di</strong>zioni e<br />

delle costumanze locali, perché la<br />

consapevolezza <strong>di</strong> quanto, siano salde,<br />

sane e profonde le nostre ra<strong>di</strong>ci culturali<br />

ci aiuta non solo a capire meglio la realtà<br />

o<strong>di</strong>erna, ma anche ad affrontare il futuro<br />

e il necessario progresso senza perdere<br />

nessun valore autentico e senza<br />

<strong>di</strong>sorientamenti alienanti.<br />

d) Richiamare vigorosamente quale<br />

gerarchia <strong>di</strong> valori emerga dalla adesione<br />

alla parola <strong>di</strong> Cristo e ricercare i modelli<br />

sociali <strong>di</strong> comportamento che meglio<br />

corrispondano agli insegnamenti e alle<br />

ispirazioni della nostra fede.<br />

Le nostre <strong>comunità</strong> parrocchiali già in<br />

qualche misura attendono a questi<br />

compiti. Ma adesso è giunto il momento<br />

<strong>di</strong> operare un passaggio <strong>di</strong> mentalità, così<br />

che quanto finora è stato compiuto in<br />

modo frammentario e quasi occasionale,<br />

si compia con un'azione organica, stabile,<br />

consapevole.<br />

Suggerimenti pratici<br />

a) Il « centro culturale » è il segno <strong>di</strong><br />

questo passaggio e noi suggeriamo che<br />

la sua creazione avvenga in tutte le<br />

parrocchie <strong>di</strong> una certa consistenza. Nel<br />

caso <strong>di</strong> parrocchie piccole, il decanato<br />

potrebbe stu<strong>di</strong>are il modo <strong>di</strong> dare al<br />

problema una soluzione rispondente alle<br />

esigenze locali.<br />

Il centro culturale può essere attuato<br />

anche in forma molto semplice.<br />

L'esperienza ci <strong>di</strong>ce che bastano poche<br />

persone, pur che siano convinte e alacri:<br />

- una persona perspicace, che si prenda<br />

carico della programmazione;<br />

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- una persona volonterosa che,<br />

assumendosi l'onere della segreteria, curi<br />

l'organizzazione;<br />

- il pastore d'anime che assicuri<br />

l'ispirazione chiaramente cattolica e il<br />

collegamento intrinseco con la<br />

<strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong>, attraverso la sua<br />

piena e <strong>di</strong>retta responsabilità;<br />

- ci si avvalga in funzione consultiva <strong>di</strong><br />

tutte quelle persone e possono portare il<br />

contributo della loro competenza e della<br />

loro esperienza nei vari settori.<br />

b) Le attività possono variare in<br />

<strong>di</strong>pendenza delle situazioni locali (teatri,<br />

cineforum, mostre d'arte, biblioteca, sala<br />

<strong>di</strong> lettura, ecc.). Non deve mai mancare<br />

una serie <strong>di</strong> incontri (almeno quattro o<br />

cinque ogni anno) che mirino a far<br />

conoscere e approfon<strong>di</strong>re la visione<br />

<strong>cristiana</strong> della realtà, affrontando anche i<br />

temi <strong>di</strong> più scottante attualità. Per tali<br />

incontri ci si deve avvalere <strong>di</strong> oratòri che<br />

non soltanto siano ben preparati<br />

sull'argomento, ma anche siano in piena<br />

e limpida comunione con la Chiesa e il<br />

suo magistero. Uomini <strong>di</strong> fama, ma<br />

dottrinalmente insicuri ed ecclesialmente<br />

ambigui, immancabilmente finiscono con<br />

l'accrescere la confusione: chiamarli non<br />

sarebbe un atto, dal punto <strong>di</strong> vista<br />

pastorale, né coraggioso né saggio.<br />

Non ci si <strong>di</strong>sanimi per l'eventuale scarsità<br />

<strong>dei</strong> partecipanti, che spesso è dovuta alla<br />

<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> uscire la sera in questi tempi:<br />

se gli incontri vengono perio<strong>di</strong>camente<br />

annunciati con manifesti chiari e<br />

chiaramente ispirati alla dottrina <strong>cristiana</strong>,<br />

<strong>di</strong>ffusi per tutto il quartiere o il paese,<br />

questo sarà già un fatto <strong>di</strong> rilievo e un<br />

modo incisivo <strong>di</strong> far conoscere che esiste<br />

una prospettiva <strong>cristiana</strong> sui problemi<br />

umani e una cultura <strong>cristiana</strong>mente<br />

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animata che nessuno può permettersi <strong>di</strong><br />

trascurare.<br />

XII. L'AZIONE CATTOLICA<br />

l. Il Battesimo fa <strong>di</strong> ciascuno un<br />

missionario: ogni cristiano inerte è un<br />

ramo secco<br />

L'apostolato <strong>dei</strong> laici appartiene alla<br />

costituzione della Chiesa. Esso, come<br />

ricorda il Concilio Vaticano II, deriva ai<br />

laici « dalla loro stessa vocazione<br />

<strong>cristiana</strong> » e perciò « non può mai venir<br />

meno nella Chiesa » (Apostolicam<br />

actuositatem, 1).<br />

Nei momenti <strong>di</strong>fficili e qualificanti della<br />

storia è molto importante richiamare<br />

questa verità per ridestarne nei credenti<br />

le inderogabili esigenze.<br />

Cristo è il grande missionario del Padre,<br />

mandato nel mondo a portare la verità e<br />

la vita. <strong>La</strong> Chiesa, suo inscin<strong>di</strong>bile corpo,<br />

ne con<strong>di</strong>vide la missione e la sorte: essa<br />

per la sua intima congiunzione a Cristo<br />

risulta tutta missionaria, in ogni struttura e<br />

ad ogni livello. Anche i laici, inseriti nel<br />

corpo mistico <strong>di</strong> Cristo per mezzo del<br />

Battesimo, fortificati dallo Spirito Santo<br />

per mezzo della Cresima, nutriti dal corpo<br />

e dal sangue del Signore Gesù per<br />

mezzo dell'Eucarestia, sono tutti deputati<br />

all'apostolato in forza della loro unione<br />

con Cristo.<br />

Ogni cristiano ha il dovere dell'apostolato<br />

e perciò anche il <strong>di</strong>ritto. <strong>La</strong>ici che non<br />

avvertono questo dovere o rinunciano a<br />

questo <strong>di</strong>ritto, laici che vivono da membri<br />

passivi e dormienti, senza mai nessun<br />

desiderio <strong>di</strong> testimoniare la propria fede<br />

con parole e con gesti, sono nella società<br />

una presenza morta, e non viva, della<br />

Chiesa. Scrive infatti il Concilio: « Un<br />

membro il quale non operasse per la<br />

crescita del corpo, secondo la propria<br />

energia, dovrebbe <strong>di</strong>rsi inutile per la<br />

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Chiesa e per se stesso » (Apostolicam<br />

actuositatem, 2). Ma dove c'è un<br />

battezzato fedele alla grazia là c'è del<br />

sacramento che l'ha fatto missionario<br />

della civiltà dell'amore, un punto <strong>di</strong> luce,<br />

là c'è un palpito <strong>di</strong> fraternità, là vibra la<br />

Chiesa anima del mondo, energia <strong>di</strong> Dio<br />

per la salvezza <strong>di</strong> ogni uomo.<br />

2. Anche nell'apostolato l'unione potenzia<br />

la testimonianza<br />

Il panorama <strong>dei</strong> bisogni del prossimo e<br />

l'ansia <strong>di</strong> andare in suo soccorso possono<br />

assumere innumerevoli forme. Anche nel<br />

bene il lavorare concor<strong>di</strong> moltiplica<br />

l'efficacia dell'impegno. Il criterio<br />

associativo, rettamente inteso, non<br />

soffoca ma rinforza l'iniziativa <strong>dei</strong> singoli e<br />

la libera dai pericoli del personalismo<br />

fragile e dello spontaneismo volubile. E'<br />

ovvio perciò che sorgano nell'ambito della<br />

Chiesa aggregazioni <strong>di</strong>verse, movimenti<br />

che vivono con particolari accentuazioni il<br />

servizio evangelico, gruppi <strong>di</strong> apostolato<br />

che scelgono <strong>di</strong> fermare la loro attenzione<br />

su campi specifici che vanno<br />

dall'assistenza alla cultura, dalla<br />

catechesi alla liturgia, dai mezzi <strong>di</strong><br />

comunicazione sociale, all'animazione del<br />

tempo libero.<br />

Naturalmente qualsiasi movimento o<br />

associazione non potrà ritenersi a buon<br />

<strong>di</strong>ritto ecclesiale se non verifica un<br />

duplice rapporto: la comunione con il<br />

vescovo, custode e amministratore <strong>dei</strong><br />

gran<strong>di</strong> beni - verità, sacralità, carità -<br />

affidati alla Chiesa dal Fondatore <strong>di</strong>vino;<br />

la coesione e la collaborazione fraterna<br />

con tutte le altre forze che operano nella<br />

Chiesa, dove ogni membro è a servizio<br />

complementare degli altri per il vantaggio<br />

della <strong>comunità</strong> intiera (cfr Apostolicam<br />

actuositatem, 23).<br />

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a) A proposito della comunione con il<br />

vescovo, giova sempre ricordare<br />

qualcuna delle stimolanti parole scritte dal<br />

vecchio vescovo Ignazio in viaggio verso<br />

il martirio: « Non basta chiamarsi cristiani,<br />

ma bisogna esserlo davvero. Ci sono<br />

alcuni che hanno sì il nome del vescovo<br />

sulle labbra, ma poi fanno tutto senza <strong>di</strong><br />

lui. Mi pare che costoro non agiscano con<br />

retta coscienza, perché le loro riunioni<br />

non sono legittime, secondo il<br />

comandamento del Signore ».<br />

b) Per quanto concerne la collaborazione<br />

fraterna, il santo vescovo <strong>di</strong> Antiochia<br />

aveva dovuto soffrire per l'insinuarsi in<br />

mezzo al suo popolo <strong>di</strong> un certo spirito <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>vidualismo, <strong>di</strong> rivalità e <strong>di</strong> <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>a,<br />

che spingeva taluni a esaltare ciò che era<br />

fatto da loro e a sottovalutare le iniziative<br />

degli altri a frequentare la preghiera del<br />

proprio gruppo e a sottrarsi dal<br />

partecipare a quella comune.<br />

Ignazio; con parole cui l'imminenza del<br />

martirio infonde una forza particolare,<br />

mette in guar<strong>di</strong>a dagli infausti<br />

particolarismi ricorrenti nella storia della<br />

Chiesa: « Ora ho un'ultima<br />

raccomandazione da farvi: procurate <strong>di</strong><br />

compiere ogni azione nella concor<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />

Dio... Non cercate <strong>di</strong> far passare per<br />

buono solo ciò che fate voi e per conto<br />

vostro, ma preferite la forma comunitaria.<br />

Una sola sia la preghiera... nella gioia<br />

santa, che è Cristo. Correte tutti, come a<br />

un unico tempio <strong>di</strong> Dio e a un unico<br />

altare, all'unico Gesù Cristo che è uscito<br />

dall'unico, Padre, rimanendo presso <strong>di</strong> lui<br />

e a lui facendo ritorno » (Lettera ai<br />

cristiani <strong>di</strong> Magnesia).<br />

c) Bisogna vigilare sugli inizi delle<br />

incrinature, perché la comunione è la<br />

profezia più alta e il massimo bene della<br />

Chiesa, ma quando vi si intromette il<br />

demonio della superbia, produce<br />

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sfaldature che poi <strong>di</strong>fficilmente sono<br />

rimarginabili.<br />

Le <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>e nascono molte volte dal fatto<br />

che un gruppo si appropria a suo vanto<br />

una connotazione o <strong>di</strong> ambigua apertura<br />

religiosa e sociale o <strong>di</strong> rigorosa fedeltà,<br />

altrettanto ambigua, alla tra<strong>di</strong>zione e alle<br />

forme antiche. In simili contesti culturali è<br />

sempre in agguato il pericolo <strong>di</strong> perdere<br />

l'annuncio globale del Vangelo per<br />

inseguire un messaggio parziale, sia pure<br />

affascinante o per novità e facili risposte<br />

agli urgenti problemi sociali del momento<br />

o per accon<strong>di</strong>scendenza ai legami antichi<br />

e alle nostalgie del passato.<br />

Ogni <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> e ogni<br />

associazione verifichi spesso la « natura<br />

<strong>di</strong> fede » che deve avere il suo riferimento<br />

al vescovo, e la « tempra <strong>di</strong> carità » che<br />

solo può rendere autentica la fraterna<br />

coesione con tutte le formazioni<br />

apostoliche operanti nella stessa Chiesa.<br />

Queste formazioni, pur seguendo<br />

ciascuna la linea del proprio carisma,<br />

della propria vocazione, del proprio<br />

ministero, devono sempre tenersi<br />

<strong>di</strong>sponibili all'attuazione <strong>dei</strong> programmi<br />

pastorali e delle iniziative apostoliche a<br />

cui il vescovo chiama tutta la <strong>di</strong>ocesi.<br />

<strong>La</strong> Chiesa deve essere amata più della<br />

propria idea, più della propria persona,<br />

più del proprio gruppo; e nessuna<br />

aggregazione o movimento o famiglia<br />

religiosa può identificarsi con la Chiesa<br />

bensì deve collocarsi con animo umile e<br />

grande a suo servizio.<br />

3. L'Azione Cattolica: libera ai laici;<br />

d'obbligo ai pastori<br />

Nell'ampio ventaglio <strong>di</strong> forme apostoliche<br />

- tra<strong>di</strong>zionali e nuove - che oggi formano<br />

la vera ricchezza della Chiesa e ne<br />

esprimono il <strong>di</strong>namismo evangelizzante,<br />

una ve n'è - al tempo stesso antica e<br />

perennemente attuale - che viene<br />

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denominata per eccellenza « Azione<br />

Cattolica » (= AC). Essa non è l'unica<br />

forma <strong>di</strong> apostolato: se fosse l'unica, la<br />

ministerialità della Chiesa sarebbe troppo<br />

impoverita; ma se non ci fosse, sarebbe<br />

privata <strong>di</strong> un fondamentale strumento<br />

d'apostolato.<br />

E' bene affermare subito che la funzione<br />

storica dell'AC non si è esaurita dopo il<br />

Concilio, tanto che il Concilio stesso e,<br />

lungo il decennio successivo, i vescovi<br />

rivolsero, unanimi, all'AC singolari<br />

espressioni <strong>di</strong> compiacimento, <strong>di</strong> lode,<br />

d'incoraggiamento e <strong>di</strong> speranza. Ma<br />

forse nessuna parola fu più autorevole,<br />

forte e concreta <strong>di</strong> quella che <strong>Paolo</strong> VI, <strong>di</strong><br />

santa memoria, pronunciò nel <strong>di</strong>scorso<br />

del 15 febbraio 1968 riferito da «<br />

L'Osservatore Romano »: « I pastori ben<br />

sanno che se ai laici è libero appartenervi<br />

o no (l'Azione Cattolica è un movimento<br />

<strong>di</strong> volontari), è obbligo loro esperienza <strong>di</strong><br />

fede, dal principio alla fine; essa vuole<br />

essere una associazione aperta e agile <strong>di</strong><br />

cristiani preparati a mettersi con il<br />

vescovo a servizio della Chiesa e <strong>dei</strong> suoi<br />

programmi pastorali..<br />

E' una affermazione chiara e impegnativa<br />

che noi oggi accogliamo come una<br />

formula testamentaria. Per i laici l'AC è<br />

una libera scelta, per i pastori (vescovi,<br />

vicari episcopali, decani, parroci e<br />

coa<strong>di</strong>utori) è d’obbligo. I pastori devono<br />

quin<strong>di</strong> istituirla dove non esiste,<br />

conservarla dove è istituita, promuoverla<br />

dove è conservata, senza svogliatezza,<br />

senza intermissione, con operosità<br />

fiduciosa e indomita. Il Papa non solo la<br />

proponeva come uno <strong>dei</strong> più vali<strong>di</strong><br />

strumenti <strong>di</strong> azione pastorale, ma ne<br />

<strong>di</strong>chiarava necessaria la presenza in ogni<br />

<strong>comunità</strong> ecclesiale bene or<strong>di</strong>nata.<br />

4. Che cosa non intende essere l'AC<br />

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a) L'AC non ambisce presentarsi come un<br />

gruppo <strong>di</strong> ricerca teologica o <strong>di</strong><br />

approfon<strong>di</strong>mento biblico. Non ignora<br />

tuttavia che solo una conoscenza<br />

religiosa solida e sistematica, graduata<br />

secondo i <strong>di</strong>versi livelli <strong>dei</strong> soci e<br />

rispondente alle istanze storiche, può<br />

preservare l'azione dallo scadere nella<br />

superficialità e nella inconcludenza;<br />

perciò l'AC impegna i singoli soci allo<br />

stu<strong>di</strong>o della religione e organizza, con<br />

perio<strong>di</strong>ca frequenza, lezioni e corsi che<br />

affida a maestri <strong>di</strong> chiara fama e <strong>di</strong> sicura<br />

dottrina.<br />

b) L'AC non vuole essere un cenacolo <strong>di</strong><br />

spiritualità, il cui fine esclusivo sia la<br />

formazione interiore. Essa, ispirandosi al<br />

libro famoso dello Chautard « L'anima<br />

dell'apostolato », non concepisce<br />

impegno autenticamente evangelico che<br />

non affon<strong>di</strong> le ra<strong>di</strong>ci nella preghiera;<br />

tuttavia non coltiva unicamente la<br />

preghiera e l'interiorità, perché la sua<br />

vocazione nella Chiesa non è la pura<br />

contemplazione, ma l'azione apostolica.<br />

c) L'AC non è una « <strong>comunità</strong> <strong>di</strong> vita »,<br />

organizzata come un recinto chiuso e<br />

riservato dove soltanto gli aderenti<br />

possono maturare tutta la loro <strong>di</strong><br />

conservarla e <strong>di</strong> promuoverla ».<br />

5. Principi e momenti fondamentali per la<br />

formazione nell'AC<br />

L'AC nel suo statuto si presenta come «<br />

un'associazione <strong>di</strong> laici che si impegnano<br />

liberamente, in forma comunitaria e<br />

organica e in <strong>di</strong>retta collaborazione con la<br />

gerarchia, per la realizzazione del fine<br />

generale apostolico della Chiesa » (art.<br />

1).<br />

L'AC tiene quin<strong>di</strong> a essere<br />

un'associazione laicale, a servizio<br />

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organico della pastorale intorno al<br />

vescovo. Da questa posizione derivano<br />

ogni suo principio e momento formativo.<br />

a) Deriva la sua spiritualità ra<strong>di</strong>calmente<br />

fondata nel Battesimo. I membri dell'AC<br />

sono cristiani che assumono con seria<br />

coerenza le esigenze battesimali. Le<br />

assumono anzitutto per viverle e<br />

svilupparle in se stessi: sia riguardo alle<br />

rinunce liberatrici dal male, sia riguardo ai<br />

doni che <strong>di</strong>vinizzano l'uomo e lo<br />

stimolano a crescere nella vita me<strong>di</strong>ante<br />

atti <strong>di</strong> fede, <strong>di</strong> speranza e <strong>di</strong> carità; sia<br />

riguardo al Dono increato, cioè la<br />

presenza dello Spirito Santo che ci fa<br />

templi vivi <strong>di</strong> Dio, degni <strong>di</strong> religioso<br />

rispetto.<br />

b) <strong>La</strong> rigenerazione battesimale è una<br />

novità <strong>cristiana</strong> riverberata in ogni campo<br />

della convivenza umana, dove le scelte e<br />

gli atteggiamenti sono determinati dalle<br />

<strong>di</strong>verse concezioni dell'uomo e del suo<br />

destino; non può quin<strong>di</strong> restare un fatto<br />

puramente in<strong>di</strong>viduale e intimistico.<br />

Anche senza necessariamente entrare in<br />

militanze politiche, il socio <strong>di</strong> AC sa che le<br />

battaglie per una vera ed effettiva<br />

giustizia, per le libertà religiose e civili,<br />

per la <strong>di</strong>fesa della vita umana e della sua<br />

intangibilità, per la saldezza della<br />

famiglia, per la concreta possibilità <strong>di</strong><br />

educare i figli secondo le proprie<br />

convinzioni, per l'affermazione <strong>di</strong> una<br />

cultura autenticamente ispirata dal<br />

Vangelo, sono le sue battaglie, cui non<br />

può sottrarsi senza <strong>di</strong>sertare il proprio<br />

impegno. Del resto fu in questa presenza<br />

coraggiosa nella società che rifulsero il<br />

genio e la passione delle sue origini e <strong>dei</strong><br />

momenti più belli della sua storia.<br />

c) Il <strong>di</strong>vino e l'umano nel cristiano non si<br />

oppongono, ma si richiamano e si<br />

corroborano con mutuo influsso. Perciò<br />

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anche alla loro crescita umana i soci <strong>di</strong><br />

AC dovranno dare attenzioni e fatiche,<br />

consapevoli che ciò che forma « l'uomo<br />

maturo » giova altresì a e<strong>di</strong>ficare il «<br />

cristiano perfetto ».<br />

Ci sono virtù apprezzate anche da chi<br />

non crede, che non possono essere<br />

trascurate dai veri <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Cristo. Tali<br />

sono la schiettezza, la capacità <strong>di</strong><br />

mantenere la parola data, la forza <strong>di</strong> non<br />

cedere alla prepotenza, l'attitu<strong>di</strong>ne a non<br />

mutare i convincimenti in funzione del<br />

tornaconto, la generosità dell'animo, la<br />

fedeltà alle amicizie, e altre simili.<br />

Tale è anche l'abitu<strong>di</strong>ne a rispettare nei<br />

<strong>di</strong>scorsi e nei comportamenti la propria<br />

<strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> uomo. Oggi è invalsa, perfino<br />

tra la gente che si ritiene « per bene »,<br />

l'ostentazione del turpiloquio, <strong>dei</strong> gesti<br />

arroganti e degli atteggiamenti sguaiati.<br />

Siffatto costume, che è un misto <strong>di</strong><br />

reazione e <strong>di</strong> rozzezza, <strong>di</strong> vacuità e <strong>di</strong><br />

volgarità, si è <strong>di</strong>ffuso con facile contagio<br />

purtroppo anche tra i giovani.<br />

E' tempo <strong>di</strong> reagire. Il cristianesimo,<br />

affinando lo spirito, fa preferire le parole<br />

pulite, le espressioni leali, i mo<strong>di</strong> garbati.<br />

« Non si creda <strong>di</strong> giovare al mondo - è<br />

l'espressione già citata <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> VI -<br />

assumendone i pensieri, i costumi, i gusti,<br />

ma stu<strong>di</strong>andolo, amandolo, servendolo ».<br />

In altre parole, rendendolo più civile, più<br />

umano, più cristiano.<br />

In questa opera <strong>di</strong> recupero del mondo<br />

alla cortesia, all'onestà, alla bontà, i<br />

giovani cattolici sono chiamati a collocarsi<br />

in prima fila. Facciano proprie le forti<br />

<strong>di</strong>sapprovazioni <strong>di</strong> san <strong>Paolo</strong>: « Bando<br />

alla menzogna, <strong>di</strong>ca ciascuno la verità al<br />

prossimo... Scompaia da voi asprezza,<br />

sdegno, ira, clamore e mal<strong>di</strong>cenza con<br />

ogni specie <strong>di</strong> malvagità... Quanto alla<br />

fornicazione e a ogni specie <strong>di</strong> impurità e<br />

<strong>di</strong> cupi<strong>di</strong>gia, neppure se ne parli tra voi...<br />

Lo stesso si <strong>di</strong>ca per le volgarità, le<br />

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insulsaggini, le trivialità... » (Ef 4, 25-31;<br />

5, 3-4).<br />

E così facciano propria anche la<br />

concezione <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> secondo la quale<br />

l'umano e il <strong>di</strong>vino non sono<br />

scompartimenti stagni nell'uomo; ciò che<br />

deturpa l'uomo guasta anche il cristiano,<br />

e ciò che innalza l'uomo, eleva, altresì il<br />

cristiano. Nel senso <strong>di</strong> questo congeniale<br />

connubio tra l'umano e il cristiano, ci sono<br />

calde esortazioni dell'Apostolo, ben<br />

degne <strong>di</strong> essere ricordate anche dai<br />

giovani cattolici <strong>di</strong> oggi: « Tutto quello che<br />

è vero, giusto, puro, amabile, onorato,<br />

quello che è virtù e merita lode, tutto<br />

questo sia oggetto <strong>dei</strong> vostri pensieri »<br />

(Fil. 4,4).<br />

In una parola, a fondamento della<br />

spiritualità laicale sta il principio <strong>di</strong>namico:<br />

« Sii proteso a <strong>di</strong>ventare<br />

inseparabilmente perfetto uomo e perfetto<br />

cristiano ».<br />

d) L'impegno della catechesi sistematica<br />

è l'asse portante della formazione per i<br />

soci dell'AC.<br />

Si <strong>di</strong>rà che la catechesi è impegno<br />

generico <strong>di</strong> tutti i cristiani, ed è -vero. Ma<br />

per i soci dell'AC lo è a maggior ragione e<br />

con intensità specifica, a motivo <strong>dei</strong><br />

compiti impliciti nella loro vocazione.<br />

Altrimenti come riuscirebbero a<br />

confrontarsi con i problemi del loro<br />

tempo? Come si renderebbero idonei a<br />

testimoniare la fede nei loro doveri «<br />

secolari »? Come potrebbero <strong>di</strong>ventare<br />

«responsabili» - cioè capaci <strong>di</strong> rispondere<br />

- <strong>di</strong> fronte a Dio della loro vita «<br />

intramondana » e <strong>di</strong> fronte al mondo delle<br />

esigenze del loro Battesimo?<br />

Si tratta <strong>di</strong> preparare uomini capaci <strong>di</strong><br />

darsi e <strong>di</strong> dare ragione della fede che<br />

professano in cuore; si tratta <strong>di</strong> educare<br />

maestri pronti non solo a rispondere alle<br />

richieste <strong>dei</strong> giovani, ma preparati altresì<br />

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a proporre ai giovani tutte le interpellanze<br />

<strong>di</strong> Dio sulla loro vita, si tratta infine <strong>di</strong><br />

formare, non soltanto <strong>dei</strong> credenti, ma<br />

degli evangelizzatori e degli apostoli.<br />

e) <strong>La</strong> fedeltà alla vocazione laicale<br />

emergente dal Battesimo deve essere il<br />

pensiero dominante <strong>dei</strong> soci dell'AC. <strong>La</strong><br />

vocazione laicale non è una riduzione<br />

della vocazione religiosa alla misura <strong>dei</strong><br />

laici né un adattamento alla con<strong>di</strong>zione<br />

laicale <strong>dei</strong> mezzi <strong>di</strong> santificazione propri<br />

della vita religiosa, ma è una vocazione e<br />

una spiritualità propria. Scriveva Giovanni<br />

<strong>Paolo</strong> I quando era ancora patriarca <strong>di</strong><br />

Venezia, parlando appunto <strong>dei</strong> laici « Là,<br />

nel bel mezzo della strada, in ufficio, in<br />

fabbrica, ci si fa santi, a patto che si<br />

svolga il proprio dovere con competenza,<br />

per amor <strong>di</strong> Dio e lietamente, in modo che<br />

il lavoro quoti<strong>di</strong>ano <strong>di</strong>venti non il « tragico<br />

quoti<strong>di</strong>ano », ma quasi il « sorriso<br />

quoti<strong>di</strong>ano ».<br />

Appunto per questo l'AC procurerà che la<br />

vocazione laicale sia l'oggetto <strong>di</strong> assidui<br />

chiarimenti e approfon<strong>di</strong>menti, <strong>di</strong> ricerche<br />

per nuove applicazioni, <strong>di</strong> acquisizione<br />

delle ricchezze spirituali che le sono<br />

proprie. Al conseguimento <strong>di</strong> tale fine,<br />

opportunamente l'AC proporrà letture e<br />

me<strong>di</strong>tazioni, organizzerà corsi e lezioni<br />

speciali, offrirà perio<strong>di</strong>camente giorni <strong>di</strong><br />

raccoglimento e <strong>di</strong> preghiera.<br />

In altre parole, bisogna che il grande<br />

ideale che il Concilio ha proposto a tutti i<br />

laici del popolo <strong>di</strong> Dio <strong>di</strong>venga in ogni<br />

socio dell'AC una esperienza vissuta e<br />

una testimonianza in<strong>di</strong>cativa anche per<br />

altri. « Per loro vocazione è proprio <strong>dei</strong><br />

laici cercare il regno <strong>di</strong> Dio trattando le<br />

cose temporali e or<strong>di</strong>nandole secondo<br />

Dio. Essi vivono nel secolo, cioè implicati<br />

in tutti e singoli gli impegni e gli affari del<br />

mondo e nelle or<strong>di</strong>narie con<strong>di</strong>zioni della<br />

vita familiare e sociale, <strong>di</strong> cui la loro<br />

esistenza è come intessuta. Ivi sono da<br />

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Dio chiamati a contribuire, quasi<br />

dall'interno a modo <strong>di</strong> fermento, alla<br />

santificazione del mondo, me<strong>di</strong>ante<br />

l'esercizio della loro funzione propria e<br />

sotto la guida dello spirito evangelico, e in<br />

questo modo a rendere visibile Cristo agli<br />

altri, principalmente con la testimonianza<br />

della loro vita e con il fulgore della loro<br />

fede, della speranza e della carità »<br />

(Lumen gentium, 31).<br />

6. Il carisma « proprio » dell'AC<br />

Il carisma proprio e <strong>di</strong>stintivo dell'AC, da<br />

cui balzano la sua vocazione e la sua<br />

missione, consiste nel suo proporsi a<br />

servizio <strong>di</strong>retto e intimo della Chiesa e del<br />

pastore che la guida, senza me<strong>di</strong>azione,<br />

senza riserve, senza strutture proprie,<br />

quin<strong>di</strong> con accettazione globale e<br />

<strong>di</strong>sponibilità piena.<br />

Soffermiamoci a chiarire il senso delle<br />

affermazioni enunciate.<br />

A servizio imme<strong>di</strong>ato e intimo della<br />

Chiesa: l'espressione <strong>di</strong>chiara che l'AC è<br />

solidale con tutte le sollecitu<strong>di</strong>ni pastorali<br />

della gerarchia e liberamente si pone,<br />

senza <strong>di</strong>aframmi, alle sue <strong>di</strong>pendenze:<br />

«ne riceve le istruzioni, che con genio<br />

proprio attua e perfeziona » (<strong>Paolo</strong> VI, 15<br />

febbraio 1968).<br />

Col variare delle culture storiche l'AC<br />

potrà mutare nome e applicazioni<br />

apostoliche, ma nella Chiesa lo Spirito<br />

Santo susciterà sempre laici « chiamati in<br />

<strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> a collaborare più<br />

imme<strong>di</strong>atamente con l’apostolato della<br />

gerarchia, alla maniera <strong>di</strong> quegli uomini e<br />

<strong>di</strong> quelle donne che aiutavano l'apostolo<br />

<strong>Paolo</strong> nella <strong>di</strong>ffusione del Vangelo,<br />

faticando molto per il Signore (cfr Fil 4,3;<br />

Rm 16,3 ss.) » (Lumen gentium, 33). In<br />

questo senso, se non nei suoi aspetti<br />

esteriori, l'AC appartiene alla perennità<br />

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stessa della Chiesa (cfr <strong>Paolo</strong> VI, in « Atti<br />

III Assemblea Nazionale », Roma 22-25<br />

aprile 1977, p. 16).<br />

A servizio del pastore che guida la<br />

Chiesa: la scelta dell'AC non può dunque<br />

essere che pastorale, cioè a servizio della<br />

fede: nel suo accoglimento, nella sua<br />

crescita e nella sua espansione. L'AC, in<br />

quanto associazione, non è né politica,<br />

né sindacalistica, né sociologica, ma solo<br />

profondamente e squisitamente pastorale<br />

e perciò costitutivamente missionaria, sia<br />

all'interno che all'esterno della Chiesa,<br />

anche se con meto<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi, secondo le<br />

circostanze e il pluralismo dell'ambiente.<br />

D'altra parte - giova ripeterlo - ciò non<br />

implica che i singoli membri, in quanto<br />

cristiani, possano esimersi dalla<br />

costruzione <strong>di</strong> una società più giusta e più<br />

libera, animata dai valori evangelici.<br />

Senza me<strong>di</strong>azioni: l'AC non ha altro punto<br />

<strong>di</strong> riferimento che il vescovo; e neppure<br />

ha una <strong>comunità</strong> <strong>di</strong> cui il vescovo debba<br />

tenere rispettoso conto: l'unica <strong>comunità</strong><br />

a cui appartiene è la Chiesa particolare<br />

(<strong>di</strong>ocesi), la quale si articola nelle Chiese<br />

locali (parrocchie) e nelle loro legittime<br />

aggregazioni (decanati e zone pastorali).<br />

Senza riserve e con accoglienza globale:<br />

l'AC non ha neppure un programma<br />

pastorale proprio che esiga <strong>di</strong> essere<br />

conciliato nei tempi, nei mo<strong>di</strong> e nelle<br />

iniziative con il programma pastorale<br />

emanato dal vescovo per l'intera <strong>di</strong>ocesi;<br />

fa suo senza riserve <strong>di</strong> mente, <strong>di</strong> cuore e<br />

<strong>di</strong> spazi operativi il programma <strong>di</strong>ocesano<br />

in tutta la sua globalità.<br />

Inoltre l'AC si offre per ogni iniziativa -<br />

oltre quelle segnate dall'annuale<br />

programma pastorale - in cui il vescovo<br />

crede <strong>di</strong> impegnarla. Ora i felici risultati,<br />

già consentiti e in via <strong>di</strong> ulteriore<br />

progresso, ci rendono lieti d'aver affidato<br />

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all'AC l'animazione del « Movimento<br />

<strong>di</strong>ocesano della Terza Età », e<br />

l'organizzazione, già per altro promossa<br />

dalla Associazione Nazionale,<br />

concernente la promozione della donna.<br />

Senza strutture proprie: l'AC non aspira<br />

ad avere opere proprie, ambisce <strong>di</strong><br />

essere l'anima <strong>di</strong> quelle che, <strong>di</strong> volta in<br />

volta, le sono assegnate dal vescovo. Il<br />

suo stesso or<strong>di</strong>namento associativo è un<br />

riflesso dell'or<strong>di</strong>namento della Chiesa:<br />

l'AC è associazione nazionale nell'interno<br />

della Chiesa italiana, è <strong>di</strong>ocesana<br />

nell'interno della Chiesa particolare, è<br />

parrocchiale nell'interno della parrocchia<br />

(analogamente è decanale e zonale<br />

nell'interno del decanato e della zona).<br />

L'AC, nella logica della sua spiritualità<br />

laicale, non annovera ministri or<strong>di</strong>nati tra i<br />

suoi iscritti.<br />

I sacerdoti sono « assistenti » che<br />

coltivano e custo<strong>di</strong>scono nei singoli e<br />

nell'associazione la formazione <strong>cristiana</strong>,<br />

il senso autentico della Chiesa, il corretto<br />

rapporto <strong>di</strong> fede e <strong>di</strong> docilità con il<br />

vescovo, la concor<strong>di</strong>a all'interno e<br />

all'esterno dell'associazione.<br />

L'AC ritiene che il sacerdote appartiene<br />

non a un gruppo, ma a tutta la Chiesa: è<br />

l'amico e la guida <strong>di</strong> ogni gruppo, ma da<br />

nessun gruppo o movimento deve<br />

lasciarsi catturare. <strong>La</strong> sua <strong>di</strong>sponibilità ai<br />

<strong>di</strong>segni del vescovo e ai bisogni delle<br />

singole <strong>comunità</strong>, non deve provocare né<br />

risentimenti né <strong>di</strong>spersioni quando il bene<br />

comune richiede il suo trasferimento. Il<br />

sacerdote non è Cristo, ma sua viva<br />

immagine: le immagini <strong>di</strong> Cristo mutano e<br />

passano, Cristo rimane identico ieri, oggi<br />

e sempre.<br />

7. Compiti attuali dell'AC<br />

E' vano tentare <strong>di</strong> riassumere i compiti<br />

attuali dell'AC con parole <strong>di</strong>verse da<br />

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quelle così autorevoli, chiare e fiduciose,<br />

che <strong>Paolo</strong> VI, il 25 aprile 1977,<br />

annunciava ai partecipanti della Terza<br />

Assemblea Nazionale dell'AC.<br />

a) Dare il primato all'impegno formativo,<br />

perché non si estingua la fame e la sete<br />

<strong>di</strong> santità: «importanza della preghiera,<br />

lotta quoti<strong>di</strong>ana per la fedeltà al<br />

Battesimo, castità secondo lo stato<br />

proprio <strong>di</strong> ciascuno, <strong>di</strong>sponibilità alla<br />

consacrazione verginale e al servizio <strong>dei</strong><br />

fratelli », ossia le vocazioni sacerdotali,<br />

religiose e ad istituti secolari.<br />

b) Realizzare una particolare forma <strong>di</strong><br />

ministerialità laicale, in stretta unione con<br />

i ministeri or<strong>di</strong>nati. L'AC, me<strong>di</strong>ante la<br />

saggia applicazione del criterio<br />

associativo, dovrà attuare il valore<br />

irrinunciabile dell'ubbi<strong>di</strong>enza e stimolare<br />

in pari tempo la responsabile iniziativa <strong>dei</strong><br />

singoli, sia favorendo la sagace<br />

percezione delle istanze emergenti dalle<br />

situazioni concrete, sia sostenendole<br />

nella preparazione <strong>dei</strong> mezzi per una<br />

risposta adeguata alle attese.<br />

c) Fare sempre più spazio alle coppie <strong>di</strong><br />

sposi, promuovendo il ministero <strong>dei</strong><br />

coniugi e aiutando « le <strong>comunità</strong><br />

parrocchiali e <strong>di</strong>ocesane a riconoscere il<br />

ruolo <strong>di</strong> protagonisti della pastorale, che a<br />

loro viene dalla grazia del sacramento ».<br />

Questo compito è <strong>di</strong>venuto <strong>di</strong> una<br />

bruciante attualità in una società<br />

secolaristica che sistematicamente<br />

emargina e <strong>di</strong>sgrega la famiglia.<br />

d) Riscoprire la passione per l'annuncio<br />

del Vangelo, a ogni livello, in ogni<br />

circostanza opportuna, in ogni strato<br />

sociale; e tale annuncio sia rivolto a «<br />

realizzare nella vita quoti<strong>di</strong>ana la sintesi<br />

tra fede e vita, recuperando quell'unità<br />

che, l'insi<strong>di</strong>a del secolarismo con lucida<br />

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intenzionalità, instancabilmente, mira a<br />

<strong>di</strong>ssolvere ».<br />

8. In<strong>di</strong>cazioni pratiche<br />

Oggi l'AC, prima ancora che a fare cose,<br />

è chiamata a formare uomini, pur senza<br />

<strong>di</strong>menticare che l'azione, quando è<br />

giustamente illuminata e continuamente<br />

verificata sul Vangelo, è un magistero <strong>di</strong><br />

vita, che non può essere <strong>di</strong>satteso.<br />

L'AC si presenta dunque come una<br />

scuola per la formazione <strong>di</strong> laici al senso<br />

della Chiesa e al servizio della sua<br />

pastorale, come emerge dalle due<br />

costituzioni conciliari: quella dogmatica<br />

Lumen gentium e quella pastorale<br />

Gau<strong>di</strong>um et spes.<br />

Esalta l'originalità della vocazione del<br />

laico nella Chiesa, non per isolarlo e<br />

contrapporlo, bensì per valorizzarlo nella<br />

sua realtà e responsabilità.<br />

Non sogna una « Chiesa <strong>dei</strong> puri », ma si<br />

fa vanto <strong>di</strong> servire l'unica Chiesa che<br />

esiste, quella <strong>dei</strong> «poveri », fatta <strong>di</strong> « tutti<br />

e per tutti ». Non coltiva spiritualità «<br />

suggestive » o « peregrine » per pochi<br />

iniziati; sottolinea piuttosto i valori della<br />

comunione ecclesiale intesa in tutte le<br />

sue essenziali <strong>di</strong>mensioni, ascolta nella<br />

sua esistenza concreta e faticosa, amata<br />

nei servizi pastorali più comuni e or<strong>di</strong>nari.<br />

Qual’è quella Chiesa, qual’è quel pastore<br />

che non ambirebbe avere una schiera <strong>di</strong><br />

laici così formati, così addestrati e così<br />

<strong>di</strong>sponibili?<br />

Senza <strong>di</strong> essi, noi non potremmo<br />

riprendere e promuovere le gloriose e<br />

feconde tra<strong>di</strong>zioni create dai nostri<br />

predecessori, i venerati arcivescovi<br />

car<strong>di</strong>nali Ferrari, Schuster e Montini: non<br />

potremmo spingerci sulle linee<br />

rinnovatrici, progettate e sviluppate nei<br />

sapienti testi del Concilio.<br />

Disponiamo perciò quanto segue:<br />

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- in ogni parrocchia dove ancora non<br />

esiste o per qualsiasi motivo è venuta<br />

languendo, risorga l'associazione <strong>di</strong> AC<br />

debitamente articolata nei settori, <strong>dei</strong><br />

giovani e degli adulti;<br />

- in ogni decanato, tra una rosa <strong>di</strong> nomi<br />

suggeriti dagli stessi decani, il vescovo<br />

eleggerà un sacerdote delegato a cui<br />

parroci e gruppi <strong>di</strong> AC potranno fare<br />

particolare riferimento;<br />

- i <strong>di</strong>rigenti <strong>di</strong>ocesani dell'AC coa<strong>di</strong>uvati<br />

dai responsabili e dai delegati decanali,<br />

procureranno <strong>di</strong> organizzare una scuola<br />

per animatori <strong>dei</strong> gruppi <strong>di</strong> AC; questi<br />

animatori perio<strong>di</strong>camente, in giorni<br />

concordati, visiteranno i singoli gruppi<br />

parrocchiali per <strong>di</strong>scutere insieme<br />

esperienze e <strong>di</strong>fficoltà, iniziative e<br />

speranze. In tal modo sarà alleggerito e<br />

coa<strong>di</strong>uvato l'impegno della formazione del<br />

gruppo, che, altrimenti, graverebbe<br />

esclusivamente sui sacerdoti della<br />

<strong>comunità</strong> parrocchiale, già troppo oberati<br />

<strong>di</strong> lavoro.<br />

Milano, 8 settembre 1978<br />

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