La comunità cristiana - Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di ...
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LA COMUNITA' CRISTIANA<br />
Piano pastorale <strong>di</strong>ocesano 1978-79<br />
PREFAZIONE<br />
l. Questo piano pastorale è frutto <strong>di</strong> una<br />
collaborazione corale: gli organismi<br />
<strong>di</strong>ocesani <strong>di</strong> partecipazione, gli uffici <strong>di</strong><br />
Curia, una Commissione <strong>di</strong> competenti<br />
suggerita dal Consiglio presbiterale, oltre<br />
alcuni esperti espressamente consultati,<br />
hanno apportato efficaci contributi. A tutti<br />
e a ciascuno vivissime grazie.<br />
2. Per novità d'impostazione altri piani<br />
pastorali eccellono su questo. Si è<br />
desiderato da tutti che avesse la<br />
caratteristica <strong>di</strong> programma riassuntivo e<br />
rievocativo del passato e si presentasse<br />
come un anno <strong>di</strong> sosta: sosta non <strong>di</strong> ozio,<br />
bensì <strong>di</strong> chiarimento, <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento,<br />
<strong>di</strong> più larga applicazione <strong>di</strong> quanto già si<br />
faceva.<br />
3. Sono certo che la concretezza<br />
popolare dell'esposizione e le proposte<br />
pratiche offerte in ogni capitolo faranno <strong>di</strong><br />
questo articolato progetto pastorale un<br />
utilissimo « veni mecum » per ogni<br />
pastore d'anime e per ogni volonteroso<br />
collaboratore.<br />
4. Auspico che esso <strong>di</strong>venga il «<br />
catechismo operativo » <strong>di</strong> ogni decanato,<br />
<strong>di</strong> ogni parrocchia, <strong>di</strong> ogni associazione o<br />
movimento della nostra <strong>di</strong>ocesi. In modo<br />
specialissimo lo raccomando ai consigli<br />
pastorali: nella prima parte delle loro<br />
sessioni o in sessioni alternate sia fatto<br />
oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione, <strong>di</strong><br />
ricerca delle iniziative più adeguate ed<br />
efficaci.<br />
+ Giovanni Colombo<br />
Card. Arciv. <strong>di</strong> Milano<br />
Copyright © 2003<br />
ITL spa - 20124 Milano – Via Antonio da Recanate, 1<br />
I. LA COMUNITA' CRISTIANA<br />
Felicemente, dopo il Concilio Vaticano II,<br />
il senso della Chiesa come realtà cui tutti<br />
partecipiamo si è fatto più acuto. Anche il<br />
nuovo modo <strong>di</strong> considerare<br />
l'evangelizzazione, evento originario e<br />
permanente della vita <strong>cristiana</strong>, e la più<br />
accurata attenzione data ai sacramenti e<br />
alla loro celebrazione, che hanno<br />
caratterizzato i nostri piani pastorali degli<br />
ultimi anni scorsi, trovano ispirazione in<br />
questa accresciuta e chiarificata<br />
consapevolezza del mistero ecclesiale.<br />
Tale rinnovamento potrà proseguire e<br />
intensificarsi con utilità tanto più grande<br />
quanto più esatta e penetrante sarà la<br />
visione <strong>di</strong> fede che lo anima e lo<br />
sorregge. Perciò proponiamo, in apertura<br />
del nostro programma annuale, una<br />
breve me<strong>di</strong>tazione sul mistero ecclesiale<br />
puntualmente finalizzata a dare ad ogni<br />
<strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> una miglior<br />
conoscenza <strong>di</strong> se stessa, della sua vita,<br />
della sua azione pastorale.<br />
A nostro avviso questa riflessione può<br />
raggiungere gli scopi che si prefigge, se<br />
prenderà a considerare successivamente:<br />
- i concetti <strong>di</strong> « comunione » e <strong>di</strong> «<br />
<strong>comunità</strong> »;<br />
- i mutui riferimenti che connettono tra<br />
loro Chiesa universale, Chiesa particolare<br />
e <strong>comunità</strong> locali;<br />
- la partecipazione della Chiesa (e quin<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> ogni <strong>comunità</strong> ecclesiale) all'opera <strong>di</strong><br />
salvezza compiuta da Cristo, unico ed<br />
esauriente me<strong>di</strong>atore tra Dio e gli uomini.<br />
I. Comunione e <strong>comunità</strong><br />
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Due parole hanno accompagnato, e per<br />
larga parte espresso, l'affermazione <strong>di</strong><br />
questa rinnovata coscienza: la parola «<br />
comunione » e la parola « <strong>comunità</strong> ».<br />
Nel linguaggio cristiano contemporaneo<br />
esse hanno assunto, a tutti i livelli,<br />
un'importanza privilegiata. Sono vocaboli<br />
ricchi <strong>di</strong> risonanze e <strong>di</strong> evocazioni<br />
suggestive e hanno stimolato le<br />
me<strong>di</strong>tazioni, le proposte rinnovatrici, gli<br />
slanci operativi della nostra epoca. Ma, al<br />
tempo stesso, il loro uso improprio e<br />
ambiguo in questi anni è stato spesso<br />
fuorviante e apportatore <strong>di</strong> malintesi<br />
dannosi.<br />
I due concetti che essi esprimono sono -<br />
in una sana ecclesiologia - <strong>di</strong>stinti e<br />
correlativi. Se tale <strong>di</strong>stinzione e tale<br />
intrinseca correlazione sono rispettate,<br />
vengono poste le premesse per una<br />
giusta e feconda intelligenza del mistero<br />
ecclesiale. Se invece questi concetti sono<br />
confusi o indebitamente contrapposti,<br />
risulta compromessa la possibilità <strong>di</strong> una<br />
dottrina e <strong>di</strong> un’azione equilibrate e<br />
corrette. Sicché richiamare alla proprietà<br />
nell'uso <strong>di</strong> questi due termini e proporre<br />
una limpida <strong>di</strong>stinzione tra le due idee è,<br />
a nostro avviso, un contributo prezioso ad<br />
ogni pastorale che voglia restare<br />
autentica e davvero benefica.<br />
<strong>La</strong> « comunione »<br />
« Comunione » è parola tipica del<br />
vocabolario cristiano ed esprime una<br />
realtà che supera, per larga parte, le<br />
nostre attese e le nostre comprensioni.<br />
Essa è un rapporto - che tende<br />
<strong>di</strong>namicamente all'unità sempre più<br />
compiutamente realizzata - degli uomini<br />
con il Dio che si è rivelato e,<br />
conseguentemente, degli uomini tra loro.<br />
Sotto questo profilo essa definisce la<br />
Chiesa nella sua natura più profonda.<br />
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All'origine della Chiesa sta infatti l'amore<br />
del Padre che crea tutti gli uomini in vista<br />
del suo Figlio Gesù Cristo; mosso<br />
dall'amore del Padre, l'amore del Figlio<br />
redentore ci salva me<strong>di</strong>ante la croce e la<br />
risurrezione; e, donata dall'amore del<br />
Padre e del Risorto, l'effusione<br />
trasformante dello Spirito, inserendoci in<br />
Cristo e conformandoci a Cristo, ci rende<br />
tutti « figli nel Figlio » e ci riconduce al<br />
Padre da cui tutto prende principio.<br />
Così dunque nella Chiesa, fondata da<br />
Gesù e convocata dallo Spirito Santo, la<br />
realtà trascendente della comunione si<br />
avvera e si manifesta, non come frutto <strong>dei</strong><br />
progetti e degli sforzi umani, ma come<br />
dono del Padre.<br />
Secondo questa analisi il concetto <strong>di</strong> «<br />
comunione » è propriamente teologico e<br />
può essere percepito in modo adeguato<br />
solo dalla riflessione che nasce dall'atto <strong>di</strong><br />
fede.<br />
<strong>La</strong> « <strong>comunità</strong> »<br />
« Comunità » è parola frequente nel<br />
linguaggio consueto e in<strong>di</strong>ca la<br />
con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> uomini che non vivono<br />
isolatamente, ma, passando una parte<br />
più o meno estesa del loro tempo<br />
insieme, con<strong>di</strong>vidono scopi, speranze,<br />
preoccupazioni, <strong>di</strong>sagi: in una parola,<br />
uomini che sono e si sentono<br />
reciprocamente legati.<br />
E', come si vede, un concetto sociologico.<br />
In epoche non lontanissime il nostro<br />
popolo viveva in modo ampiamente<br />
comunitario (cfr la « corte » <strong>dei</strong> nostri<br />
paesi, dove la vita <strong>di</strong> ogni famiglia era<br />
nota a tutti e con<strong>di</strong>vise erano le gioie e le<br />
pene; e la « porta » delle vecchie case<br />
popolari con le caratteristiche ringhiere,<br />
che favorivano gli incontri), che nelle<br />
con<strong>di</strong>zioni o<strong>di</strong>erne <strong>di</strong> esistenza è andato<br />
perduto. Sicché il continuo ritorno sulle<br />
labbra <strong>di</strong> tutti del termine « <strong>comunità</strong> »<br />
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sembra esprimere, più che la<br />
consapevolezza <strong>di</strong> un bene posseduto, la<br />
nostalgia <strong>di</strong> un bene smarrito.<br />
Intese così, le <strong>comunità</strong> umane sono<br />
moltissime e varie, <strong>di</strong>versamente<br />
costituite e <strong>di</strong>versamente finalizzate. Ma,<br />
per i nostri intenti, è necessario cogliere<br />
l'esistenza, la natura e le caratteristiche<br />
della « <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> », che ha una<br />
sua indole propria e inconfon<strong>di</strong>bile. Essa,<br />
a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> altre aggregazioni, non<br />
nasce dal puro convergere delle volontà<br />
<strong>di</strong> uomini che decidono <strong>di</strong> mettersi<br />
insieme, ma trova la sua origine prima e<br />
la sua fonte perenne, nel mistero della<br />
comunione <strong>di</strong> cui si è parlato.<br />
Con la missione degli apostoli,<br />
l'istituzione <strong>dei</strong> sacramenti, il dono <strong>di</strong> una<br />
Sacra Scrittura <strong>di</strong>vinamente ispirata, sono<br />
state poste dal Fondatore le premesse<br />
perché la comunione non resti puramente<br />
« misterica », ma acquisti una<br />
<strong>di</strong>mensione visibile, storica, « comunitaria<br />
» appunto; anzi, già nella istituzione della<br />
Chiesa è stato irreversibilmente avviato<br />
questo processo <strong>di</strong> «traduzione » che<br />
porta la comunione, che ha per centro la<br />
Trinità dell'unico Dio, a vivere entro le<br />
forme concrete e percepibili della<br />
<strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong>.<br />
In conclusione, dall'unico me<strong>di</strong>atore Gesù<br />
Cristo, nel quale abbiamo conosciuto<br />
l'amore del Padre e per il quale ci è dato il<br />
possesso dello Spirito Santo, provengono<br />
la « comunione » e la « <strong>comunità</strong>»: la «<br />
comunione » che anima e dà valore a<br />
ogni <strong>comunità</strong> autenticamente <strong>cristiana</strong>;<br />
la « <strong>comunità</strong> » che esprime,<br />
realizzandola nella storia, la comunione<br />
invisibile e trascendente.<br />
Rapporti tra « comunione » e « <strong>comunità</strong><br />
»<br />
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Il mistero della Chiesa è rettamente<br />
capito quando si coglie l'esatto rapporto<br />
tra il concetto <strong>di</strong> comunione e il concetto<br />
<strong>di</strong> <strong>comunità</strong>: la Chiesa è comunione<br />
invisibile e trascendente che tende a<br />
<strong>di</strong>ventare, sempre più perfettamente,<br />
<strong>comunità</strong> visibile.<br />
Questa affermazione va intesa nel<br />
rispetto delle seguenti specificazioni:<br />
- dove c'è la Chiesa, lì c'è sempre<br />
autentica comunione degli uomini col<br />
Padre, col Figlio, con lo Spirito Santo,<br />
come dono ottenutoci dal sacrificio <strong>di</strong><br />
Cristo;<br />
- i tratti fondamentali della <strong>comunità</strong>,<br />
derivati dalla volontà del Signore Gesù,<br />
sono indefettibilmente presenti nella<br />
Chiesa, la quale non può mai essere<br />
concepita come una realtà senza storia e<br />
senza manifestazione visibile;<br />
- dal mistero della comunione proviene ai<br />
<strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Gesù l'impegno ad attuare<br />
una convivenza sempre più<br />
compiutamente comunitaria, cioè<br />
unanime e concorde.<br />
Mentre il mistero <strong>di</strong> comunione, che<br />
sgorga dalla vita trinitaria, resta identico a<br />
sé e ciascuno vi partecipa secondo il<br />
grado della sua vita <strong>di</strong> fede, <strong>di</strong> speranza,<br />
<strong>di</strong> carità, la <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> potrà<br />
assumere - sempre nel rispetto <strong>dei</strong> tratti<br />
fondamentali voluti dal Fondatore - forme<br />
<strong>di</strong>verse e <strong>di</strong>versamente intense, a<br />
seconda delle varie epoche, delle<br />
<strong>di</strong>fferenti con<strong>di</strong>zioni ambientali, della<br />
genialità e intraprendenza <strong>dei</strong> suoi<br />
componenti.<br />
Errori <strong>di</strong> prospettiva ecclesiale<br />
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Alla luce <strong>di</strong> questi principi non è <strong>di</strong>fficile<br />
riconoscere gli errori che anche in questi<br />
anni hanno nociuto alla sana vita<br />
ecclesiale.<br />
l. C'è l'errore <strong>di</strong> chi esalta la comunione a<br />
scapito della <strong>comunità</strong>, fino al punto <strong>di</strong><br />
attribuire alla comunione ogni valore in<br />
modo esclusivo e <strong>di</strong> ritenere ad<strong>di</strong>rittura<br />
angustiante e spregevole ogni elemento<br />
comunitario. Se questo errore arrivasse<br />
fino a <strong>di</strong>sattendere qualcuno degli<br />
elementi fondamentali della « istituzione »<br />
ecclesiale (come la successione<br />
apostolica, il sacerdozio gerarchico, il<br />
canone <strong>dei</strong> libri ispirati) assumerebbe<br />
indubbiamente le connotazioni dell'eresia.<br />
Esso si ritrova in atteggiamenti spirituali<br />
molto <strong>di</strong>stanti tra loro: è alla ra<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> chi<br />
esalta la Chiesa dello Spirito e <strong>dei</strong><br />
carismi, contrapponendola alla Chiesa<br />
dell'autorità, del <strong>di</strong>ritto, delle strutture, che<br />
egli <strong>di</strong>sprezza; ma è anche - forse<br />
inconsciamente - nell'animo <strong>di</strong> chi si<br />
accontenta che nella Chiesa si viva l'unità<br />
della fede, l'identica speranza, la stessa<br />
carità e la grazia, alimentate dall'unico<br />
Vangelo e dall'amministrazione <strong>dei</strong><br />
medesimi sacramenti, ma con prospettiva<br />
troppo in<strong>di</strong>vidualistica, senza nessuna<br />
preoccupazione <strong>di</strong> accertare se questa<br />
dovizia interiore crei o non crei una reale<br />
convivenza fraterna, che trasformi, sul<br />
piano esistenziale e operativo, i rapporti<br />
tra quelli che si proclamano membri della<br />
stessa <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong>.<br />
Così si arriva, ad esempio, ad ammettere<br />
come normale che una popolazione <strong>di</strong><br />
estranei tra loro partecipi alla stessa<br />
messa, e non si tenta mai <strong>di</strong> richiamarli<br />
almeno per qualche aspetto e con<br />
qualche gesto a vivere da fratelli e da «<br />
concorporei ».<br />
2. C'è l'errore opposto <strong>di</strong> chi esalta la<br />
<strong>comunità</strong> a scapito della comunione; e la<br />
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<strong>comunità</strong> <strong>di</strong> solito viene a sua volta<br />
in<strong>di</strong>viduata nel proprio piccolo gruppo<br />
dall’intensa vita associata, dai confini<br />
definiti, dalla forte esperienza religiosa.<br />
Ravvisiamo questo abbaglio in tutti quei<br />
pastori <strong>di</strong> anime che, incautamente,<br />
hanno finito per prendersi carico soltanto<br />
<strong>di</strong> coloro che Pienamente accettavano le<br />
forme <strong>di</strong> convivenza tipiche <strong>di</strong> una<br />
ristretta aggregazione escludendo dalla<br />
loro attenzione tutti gli altri, anche quelli ai<br />
quali, in qualità <strong>di</strong> parroci o <strong>di</strong> coa<strong>di</strong>utori,<br />
erano stati espressamente mandati dal<br />
vescovo. Lo stesso errore induce taluni a<br />
spregiare come inutili o ad<strong>di</strong>rittura come<br />
abusive le celebrazioni eucaristiche dove<br />
i partecipanti - anche se tutti credenti -<br />
non si conoscono tra loro e non<br />
simpatizzano previamente: quasi che, il<br />
valore sostanziale della messa,<br />
<strong>di</strong>pendesse da noi e non dal Signore<br />
risorto che si rende presente in mezzo ai<br />
suoi; quasi che sia la nostra fraternità a<br />
convalidare il sacrificio <strong>di</strong> Cristo e non sia<br />
piuttosto il sacrificio <strong>di</strong> Cristo la ra<strong>di</strong>ce e la<br />
causa della nostra fraternità.<br />
II. <strong>La</strong> Chiesa e le « chiese ». Chiesa<br />
universale, Chiesa particolare, <strong>comunità</strong><br />
locali<br />
Il mistero <strong>di</strong> comunione che è la Chiesa,<br />
sposa del Signore e suo corpo, realizza la<br />
sua ra<strong>di</strong>cale e inalienabile vocazione<br />
comunitaria a vari livelli,<br />
approssimandosi, quasi per gra<strong>di</strong>, nella<br />
sua <strong>di</strong>mensione esistenziale, alla singola<br />
personalità del credente e alle sue<br />
concrete possibilità <strong>di</strong> relazione. Di qui<br />
scaturiscono una serie <strong>di</strong> aggregazioni a<br />
scala <strong>di</strong>versa, che corrispondono tutte<br />
alla logica profonda del mistero<br />
ecclesiale, ma devono essere<br />
partitamente considerate, perché<br />
ciascuna sia capita senza confusioni nella<br />
sua indole propria.<br />
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a) <strong>La</strong> santa Chiesa cattolica è il popolo<br />
<strong>dei</strong> redenti dalla croce e dalla risurrezione<br />
<strong>di</strong> Cristo. Esso, radunato dalla parola <strong>di</strong><br />
Dio e animato dal suo Spirito, è in marcia<br />
verso la Gerusalemme celeste attraverso<br />
le piste della storia, sotto la guida del<br />
collegio degli apostoli, presieduto,<br />
unificato, confermato da <strong>Pietro</strong>. In questo<br />
faticoso ed esaltante pellegrinaggio, il<br />
popolo <strong>di</strong> Dio è sorretto e nutrito dalla vita<br />
che gli viene dalla Sacra Scrittura e dai<br />
sacramenti.<br />
« <strong>La</strong> mia Chiesa » - ha chiamato questo<br />
popolo il Signore Gesù - contro la quale<br />
le forze degli inferi non prevarranno (cfr<br />
Mt: 16, 18). E' la sua Sposa amata e<br />
continuamente purificata finché la<br />
renderà « senza macchia e senza ruga »<br />
(Ef 5, 27). A questa Chiesa, <strong>di</strong>ffusa su<br />
tutta la terra, aperta a « ogni tribù, lingua,<br />
popolo e nazione » (Ap 7, 9) è dunque<br />
assicurata l'indefettibilità, cosi che, in<br />
essa, gli uomini, che sinceramente<br />
cercano, possano sempre trovare la<br />
verità che illumina e la grazia che salva.<br />
b) <strong>La</strong> Chiesa universale si rende<br />
veramente ed efficacemente presente<br />
nella Chiesa particolare, nella quale dal<br />
ministero del vescovo è assicurata la<br />
permanenza del carisma e della missione<br />
conferiti da Cristo agli apostoli; carismi e<br />
missione che stanno alla sorgente <strong>di</strong> ogni<br />
vera e compiuta realtà ecclesiale,<br />
c) <strong>La</strong> <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> locale, come si<br />
avvera nella parrocchia, attua il mistero <strong>di</strong><br />
comunione e <strong>di</strong> <strong>comunità</strong> che è la Chiesa<br />
nel suo intrinseco e <strong>di</strong>retto riferimento al<br />
vescovo, <strong>di</strong> cui il parroco, attorno a cui<br />
essa si raduna, è l'inviato e il<br />
rappresentante.<br />
<strong>La</strong> parrocchia si configura, pertanto,<br />
come la cellula della <strong>di</strong>ocesi e la struttura<br />
<strong>di</strong> base secondo la quale si realizza e si<br />
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articola la vita comunitaria della Chiesa<br />
particolare. Sotto questo profilo anche la<br />
parrocchia - con qualche legittimità<br />
fondata sul senso analogico - potrebbe<br />
essere nominata «chiesa ». Nel qual caso<br />
si guadagnerebbe senza dubbio in<br />
chiarezza se venisse riservata la<br />
denominazione <strong>di</strong> Chiesa particolare a<br />
in<strong>di</strong>care la <strong>di</strong>ocesi e quella <strong>di</strong> Chiesa<br />
locale a in<strong>di</strong>care la parrocchia.<br />
<strong>La</strong> legge della « ecclesialità »<br />
Perché una aggregazione possa <strong>di</strong>rsi a<br />
giusto titolo « ecclesiale » deve<br />
accogliere e rispettare il suo essenziale<br />
riferimento alla Chiesa particolare. Il che<br />
comporta la necessità del<br />
riconoscimento, almeno implicito, da<br />
parte del vescovo. Per lo stesso tramite<br />
del vescovo viene anche accolto e<br />
riconosciuto l'essenziale riferimento alla<br />
Chiesa universale. Un raggruppamento<br />
che si contrappone - e perciò stesso si fa<br />
in<strong>di</strong>pendente - attenta alla propria<br />
ecclesialità e, come raggruppamento<br />
cristiano, si snatura.<br />
Ogni movimento, associazione, gruppo si<br />
fonda, per restare legittimo, sulla<br />
consapevolezza <strong>di</strong> sussistere nella<br />
Chiesa universale (attraverso la Chiesa<br />
particolare), come cellula che trae dalla<br />
totalità dell'organismo la vita, le forme <strong>di</strong><br />
esistenza, le leggi <strong>di</strong> sviluppo. Se invece<br />
si oppone alla Chiesa particolare (e<br />
quin<strong>di</strong> alla Chiesa universale) forse in<br />
nome <strong>di</strong> un singolare carisma profetico e<br />
offre se stesso come modello ecclesiale<br />
sconvolge la norma fondamentale della<br />
partecipazione, per la quale chi partecipa<br />
<strong>di</strong> una realtà non si isola, né si impone,<br />
ma tutto deve ricevere dall'essere cui<br />
partecipa e in tutto deve adeguarsi alle<br />
sue finalità, così come ci è stato<br />
chiaramente insegnato da san <strong>Paolo</strong>,<br />
proprio a proposito della convivenza<br />
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ecclesiale, col paragone delle singole<br />
membra che, vivendo nel corpo, non<br />
possono né sussistere<br />
in<strong>di</strong>pendentemente né far prevalere,<br />
contro il tutto, le loro particolari esigenze.<br />
Tutto ciò comporta la necessità che ogni<br />
movimento, associazione, gruppo si<br />
riferisca alla parrocchia nel cui ambito<br />
agisce, e ricerchi entro la parrocchia <strong>di</strong><br />
armonizzarsi con le altre componenti<br />
della multiforme realtà ecclesiale.<br />
Se il raggio <strong>di</strong> azione <strong>di</strong> un movimento, dì<br />
un'associazione, <strong>di</strong> un gruppo eccede la<br />
<strong>di</strong>mensione parrocchiale, resta in ogni<br />
caso doveroso e imprescin<strong>di</strong>bile il<br />
riferimento al vescovo e l'inserimento<br />
chiaro e consapevole nella vita della<br />
<strong>di</strong>ocesi, senza per questo lasciare<br />
sprovveduta, però, del necessario la<br />
parrocchia.<br />
Solo in questo modo, il fatto che nei<br />
movimenti, nelle associazioni, nei gruppi<br />
si raccolgano i cristiani meglio preparati e<br />
impegnati, non determinerebbe un<br />
impoverimento deprecabile della Chiesa,<br />
realtà <strong>di</strong> comunione e <strong>di</strong> <strong>comunità</strong>, ma<br />
costituirebbe un valore e una ricchezza<br />
per tutti.<br />
Le famiglie religiose<br />
Il <strong>di</strong>scorso investe evidentemente anche<br />
le famiglie religiose operanti nella <strong>di</strong>ocesi.<br />
Il loro carisma e la loro vocazione, pur se<br />
riconosciuti e approvati nella Chiesa<br />
universale, non per questo cessano <strong>di</strong><br />
essere beni per la Chiesa particolare.<br />
I religiosi hanno dunque una collocazione<br />
e una funzione obiettiva e non preteribile<br />
nella realtà <strong>di</strong>ocesana. A essi compete il<br />
<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> vedere salvaguardato e<br />
apprezzato il loro carisma e insieme<br />
incombe il dovere <strong>di</strong> collocarsi entro e<br />
non accanto alla Chiesa particolare e <strong>di</strong><br />
riconoscere nel vescovo il promotore, il<br />
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coor<strong>di</strong>natore, il moderatore della loro<br />
azione pastorale.<br />
Questo principio ecclesiale - che le<br />
vicissitu<strong>di</strong>ni della storia hanno talvolta<br />
offuscato - dopo l'insegnamento<br />
ecclesiologico del Concilio Vaticano II<br />
attende <strong>di</strong> essere riconsiderato e sempre<br />
più coerentemente attuato, sia da parte<br />
<strong>dei</strong> religiosi, sia da parte del clero<br />
<strong>di</strong>ocesano e degli stessi fedeli laici.<br />
III. Il mistero della « nuova Eva »<br />
E' importante che si percepisca senza<br />
prospettive unilaterali il particolare<br />
rapporto che lega la Chiesa, mistero <strong>di</strong><br />
comunione e <strong>di</strong> <strong>comunità</strong>, tanto verso il<br />
Signore Gesù quanto verso i singoli<br />
uomini che sono raggiunti dalla sua<br />
azione. E' un rapporto complesso che gli<br />
antichi scrittori cristiani riuscivano ad<br />
esprimere attraverso l'immagine biblica<br />
della « nuova Eva ». <strong>La</strong> stessa immagine<br />
può aiutare efficacemente anche noi a<br />
comprendere.<br />
<strong>La</strong> Chiesa, « sposa » salvata<br />
Come Eva dal fianco <strong>di</strong> Adamo assopito,<br />
la Chiesa è tratta tutta da Cristo,<br />
addormentato nel sonno della morte<br />
redentrice. Lo Spirito, l'acqua e il sangue<br />
- i « tre che rendono testimonianza » (1<br />
Gv 5, 7; cfr Gv 19, 30-34 - sgorgano dal<br />
Crocifisso e danno vita al popolo <strong>di</strong> Dio;<br />
vale a <strong>di</strong>re, lo Spirito Santo, maestro <strong>di</strong><br />
verità, principio <strong>di</strong> unità, datore <strong>di</strong> vita,<br />
me<strong>di</strong>ante la parola <strong>di</strong> Dio e i sacramenti,<br />
suscita la realtà ecclesiale, la compagina,<br />
la guida, la custo<strong>di</strong>sce nella fedeltà.<br />
Nella Chiesa non c'è assolutamente nulla<br />
<strong>di</strong> autenticamente ecclesiale che non<br />
provenga dall'amore <strong>di</strong> Cristo che,<br />
mandando a noi dal Padre e col Padre lo<br />
Spirito, attraverso il Vangelo e le azioni<br />
sacramentali purifica l'umanità, la risana,<br />
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la riscatta dalle sue schiavitù, la rinnova,<br />
la <strong>di</strong>vinizza e ne fa « una nazione santa e<br />
un popolo <strong>di</strong> riserbato possesso » (1 Pt 2,<br />
9).<br />
<strong>La</strong> Chiesa « madre »<br />
Ma come Eva, la Chiesa - che pure, in<br />
quanto è Chiesa, deriva tutta da Cristo -<br />
all'atto della sua unione sponsale col<br />
nuovo Adamo riceve da lui non solo la<br />
salvezza ma anche <strong>di</strong> essere associata<br />
nell'unica azione salvifica. Così lei che,<br />
considerata da sola, non è assolutamente<br />
capace <strong>di</strong> dare la vita, in Cristo <strong>di</strong>venta la<br />
« madre <strong>di</strong> tutti i viventi » (Gn 3, 20); lei<br />
che per se stessa sarebbe sterile, nel suo<br />
Sposo è feconda; lei che è del tutto<br />
bisognosa <strong>di</strong> redenzione, si fa, nella<br />
misura in cui è redenta, corredentrice.<br />
Naturalmente, non è che la Chiesa si<br />
costituisca come una altra causa <strong>di</strong><br />
salvezza accanto a Cristo. Piuttosto va<br />
detto che la salvezza donataci da Cristo è<br />
così ra<strong>di</strong>cale che chi ne è raggiunto non<br />
resta un puro destinatario, ma sempre<br />
viene attivamente associato e coinvolto:<br />
l'evangelizzato si fa evangelizzante, il<br />
salvato <strong>di</strong>viene a sua volta salvante. Così<br />
anche la Chiesa salva, ma solo con<br />
Cristo, subor<strong>di</strong>natamente a Cristo, in<br />
Cristo. In altre parole, questa sua<br />
stupenda prerogativa ci fa capire quanto<br />
sia intima e piena la sua <strong>di</strong>pendenza e la<br />
sua unione trasformante col Signore<br />
Gesù. Così la misericor<strong>di</strong>a del Padre « fa<br />
abitare la sterile nella sua casa quale<br />
madre gioiosa <strong>di</strong> figli » (Sal 112, 9).<br />
Come si vede, siamo <strong>di</strong> fronte a quella<br />
verità della « maternità » della Chiesa,<br />
che i documenti del Magistero ecclesiale<br />
non cessano, lungo i secoli, <strong>di</strong> richiamarci<br />
e che, oggi, è particolarmente urgente<br />
riproporre all'attenzione <strong>di</strong> tutti i credenti.<br />
Vangelo, liturgia, carità<br />
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Alla luce del mistero della « nuova Eva »<br />
e del duplice rapporto che in esso si<br />
manifesta, si può rettamente intendere e<br />
armoniosamente collocare la funzione<br />
salvatrice della Chiesa nella<br />
evangelizzazione, nella celebrazione<br />
liturgica, nell'esercizio della carità.<br />
In quanto oggetto dell'amore del suo<br />
Redentore, la Chiesa nasce dalla parola<br />
<strong>di</strong> Dio, dai sacramenti, dall'effusione dello<br />
Spirito <strong>di</strong> carità che la raggiunge e la<br />
anima.<br />
Il Vangelo è per lei costitutivo e<br />
normativo: guai se alla parola <strong>di</strong> Dio<br />
sovrapponesse le parole sue. Il Battesimo<br />
e l'Eucarestia la precedono: guai se ne<br />
<strong>di</strong>sponesse come <strong>di</strong> cosa propria e se<br />
allo Spirito Santo affìancasse un suo<br />
<strong>di</strong>verso spirito. <strong>La</strong> carità <strong>di</strong> Dio sta come<br />
ragione della sua nascita: guai se<br />
all'amore della Trinità contrapponesse un<br />
suo particolare amore. Essa<br />
falsificherebbe se stessa, rendendo vana<br />
la sua azione, e come Chiesa si<br />
annienterebbe.<br />
Ma non penetrerebbe veramente il<br />
mistero ecclesiale chi <strong>di</strong>menticasse che<br />
colei che è evangelizzata, <strong>di</strong>venta anche<br />
evangelizzante; colei che è santificata, è<br />
chiamata ad essere santificante; colei che<br />
è amata, è destinata ad amare.<br />
<strong>La</strong> parte della Chiesa nella salvezza è<br />
certamente « ministeriale »; ma essa non<br />
è solo la serva del Signore: nel mistero<br />
della Alleanza eterna che già si è<br />
inaugurato, essa è anche la sposa che,<br />
unendosi a lui, trasmette generando una<br />
vita che, per essere la vita <strong>di</strong> Cristo, è<br />
però certamente anche sua.<br />
Si capisce allora come mai la Chiesa<br />
evangelizza non soltanto riferendo<br />
materialmente l'annuncio, ma dandogli i<br />
suoi accenti e il suo cuore. Al punto che<br />
perfino i Vangeli - che nascono sotto il<br />
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carisma dell'ispirazione - sono però<br />
anche voce e pensiero della <strong>comunità</strong><br />
primitiva, come ci ha insegnato ai nostri<br />
giorni la più attenta esegesi.<br />
Si capisce come mai ogni azione<br />
sacramentale è atto <strong>di</strong> Cristo, ma insieme<br />
ha sempre come soggetto associato<br />
anche la Chiesa, che battezza, assolve<br />
dalle colpe, offre nell'Eucarestia lo stesso<br />
sacrificio da cui ha mutuato la sua<br />
esistenza.<br />
Si capisce come in ogni epoca la Chiesa<br />
possa e debba scegliere le forme più<br />
adatte per nutrire e manifestare<br />
quell'amore per Dio e per i fratelli, che lo<br />
Spirito ha acceso in lei nell'effusione<br />
pentecostale.<br />
Il mistero della « nuova Eva » nella<br />
<strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong><br />
Il mistero della maternità della Chiesa,<br />
che vive in ciascuna <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong><br />
locale, in<strong>di</strong>ca il giusto comportamento <strong>di</strong><br />
ogni credente.<br />
Ognuno <strong>di</strong> noi sa che è approdato alla<br />
salvezza in forza <strong>di</strong> una vita che,<br />
sgorgando dall'intimo del segreto del Dio<br />
Unico e Trino, gli è stata donata dal<br />
Cristo crocifisso e risorto attraverso la<br />
me<strong>di</strong>azione <strong>di</strong> una comunione <strong>di</strong> fede, <strong>di</strong><br />
speranza e <strong>di</strong> carità che lo ha preceduto<br />
e che si è espressa nella <strong>comunità</strong><br />
ecclesiale in cui è stato inserito. Nessuno<br />
<strong>di</strong> noi è l'iniziatore del cristianesimo;<br />
nessuno <strong>di</strong> noi sta all'origine del Vangelo,<br />
può determinare la natura e le con<strong>di</strong>zioni<br />
essenziali della celebrazione<br />
sacramentale, è il principio della carità<br />
che sola può trasformare il mondo. Tutti<br />
noi nella Chiesa - quale che sia il carisma<br />
o il ministero <strong>di</strong> cui siamo investiti - siamo<br />
« figli ».<br />
Ma nessuno <strong>di</strong> noi - per quanto umile e<br />
oscuro sia il nostro posto tra i fratelli - è<br />
escluso dalla prerogativa « materna »<br />
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della Chiesa. <strong>La</strong> nostra fede genera la<br />
fede negli altri, la nostra speranza<br />
sorregge la loro speranza, la nostra carità<br />
tiene viva la carità.<br />
Proprio appoggiandoci su questo<br />
principio, nei piani pastorali degli scorsi<br />
anni abbiamo interessato tutte le nostre<br />
<strong>comunità</strong> e tutti i singoli fedeli all'opera <strong>di</strong><br />
evangelizzazione e <strong>di</strong> santificazione.<br />
Lo stesso principio, per cui nessun<br />
credente è puramente recettivo nell'opera<br />
<strong>di</strong> salvezza, si traduce in campo operativo<br />
nella « legge <strong>di</strong> corresponsabilità »:<br />
nessuno nella <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> può<br />
restare soltanto passivo, ma - nel rispetto<br />
<strong>dei</strong> compiti propri e specifici della<br />
con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> ciascuno - tutti devono<br />
essere attivi e responsabili. Appunto<br />
questa « legge <strong>di</strong> corresponsabilità » sta<br />
a fondamento delle nuove forme <strong>di</strong><br />
partecipazione alla vita comunitaria, quali<br />
i consigli pastorali da noi ripetutamente<br />
raccomandati.<br />
Conclusione<br />
In questo programma pastorale, che vuol<br />
essere riassuntivo, ci proponiamo <strong>di</strong><br />
tornare a in<strong>di</strong>care come questa<br />
concezione ecclesiale debba fattivamente<br />
incarnarsi e come ogni <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong><br />
risponda alla sua vocazione <strong>di</strong><br />
collaboratrice del Signore Gesù nell'opera<br />
<strong>di</strong> salvezza: nella concreta fatica della<br />
evangelizzazione, della santificazione<br />
me<strong>di</strong>ante il culto <strong>di</strong> Dio e i sacramenti,<br />
della carità che si mantiene attenta alle<br />
necessità <strong>di</strong> tutti, specialmente <strong>dei</strong> più<br />
poveri e <strong>dei</strong> più piccoli.<br />
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II. LA CATECHESI<br />
Al ministero della catechesi abbiamo<br />
de<strong>di</strong>cato tutto il piano pastorale dello<br />
scorso anno: a quelle riflessioni e a quei<br />
suggerimenti pratici riman<strong>di</strong>amo,<br />
riaffermandone la vali<strong>di</strong>tà.<br />
Ci sembra però utile riprendere quella<br />
trattazione nelle linee essenziali, perché<br />
le persuasioni e i propositi siano<br />
riconfermati e acquistino nuovo vigore e<br />
nuova vivacità.<br />
Evangelizzazione e catechesi<br />
L'evangelizzazione, che inizialmente è<br />
solo la proposta dell'annuncio salvifico <strong>di</strong><br />
Cristo morto e risorto e quin<strong>di</strong> della<br />
venuta tra noi del Regno <strong>di</strong> Dio, dopo che<br />
questo annuncio è stato accolto <strong>di</strong>venta<br />
necessariamente catechesi: ciò che era<br />
globale deve mostrarsi nei particolari, ciò<br />
che era espresso nell'impeto <strong>di</strong> una<br />
esperienza rinnovatrice esige <strong>di</strong> essere<br />
chiarito, approfon<strong>di</strong>to, organizzato<br />
sistematicamente.<br />
E' un passaggio simile a quello rilevabile<br />
nella storia della Chiesa fin dai tempi<br />
apostolici: la « buona notizia »<br />
sconvolgente della mattina <strong>di</strong> Pasqua dà<br />
luogo - restandone l'anima e la profonda<br />
motivazione alle riflessioni minute e ai<br />
consigli organizzativi delle lettere<br />
pastorali <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong>; ai <strong>di</strong>scorsi appassionati<br />
<strong>di</strong> <strong>Pietro</strong>, come ci sono riferiti dagli Atti,<br />
subentrano la pacata me<strong>di</strong>tazione e<br />
l'architettura sapiente della lettera agli<br />
Ebrei. E' un passaggio, d'altronde,<br />
conforme alla natura dell'uomo: <strong>di</strong> fronte<br />
alla ricchezza della proposta <strong>di</strong> Dio, la<br />
nostra lenta e progressiva assimilazione<br />
esige che l'atto sintetico e vitale della<br />
fede si sviluppi in un lavoro continuo e<br />
continuamente ripreso <strong>di</strong> maturazione<br />
interiore; esige cioè che dall'annuncio<br />
nasca la catechesi.<br />
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Contenuti della catechesi<br />
Naturalmente il contenuto sostanziale<br />
della catechesi resta ancora Gesù Cristo<br />
e la sua salvezza; ma quest'unica luce<br />
viene percepita così come è andata<br />
rifrangendosi nelle molteplici verità che la<br />
Chiesa, interrogandosi e rispondendosi, a<br />
poco a poco ha formulato, sotto la guida<br />
indefettibile dello Spirito Santo.<br />
Benché necessariamente sistematica, la<br />
catechesi conserva un'indole esistenziale<br />
cioè <strong>di</strong> concretezza vitale: non <strong>di</strong>venta<br />
trasmissione <strong>di</strong> una pura speculazione<br />
né, <strong>di</strong>rettamente e per sé, intende<br />
mettere in grado <strong>di</strong> instaurare un <strong>di</strong>alogo<br />
critico con le <strong>di</strong>verse ideologie. Essa non<br />
si rivolge al filosofo o allo storico o allo<br />
scienziato, ma all'uomo in quanto uomo;<br />
all'uomo che è alle prese con gli<br />
interrogativi inelu<strong>di</strong>bili ed eterni, che<br />
inquietano tutti in ogni epoca e in ogni<br />
ceto: il senso della vita e della morte,<br />
l'enigma delle gran<strong>di</strong> aspirazioni del cuore<br />
e delle sue immancabili delusioni, il<br />
mistero della nostra origine e del nostro<br />
destino, il problema dell'esistenza <strong>di</strong> una<br />
realtà che non si riduca ai confini troppo<br />
angusti del mondo visibile.<br />
Essa non è finalizzata solo ad alcuni<br />
momenti, sia pure <strong>di</strong> grande importanza<br />
(come quelli segnati dai sacramenti), ma<br />
concerne tutta la vita. Perciò mira a dare<br />
una mentalità e a far acquisire uno stile:<br />
la mentalità e lo stile consonanti con la<br />
novità portataci dalla redenzione <strong>di</strong><br />
Cristo; una mentalità e uno stile, ad<br />
esempio, che comportano una<br />
valutazione originale e <strong>di</strong>versa dall'amore<br />
e del sesso, della povertà e della<br />
ricchezza, dell'obbe<strong>di</strong>enza e del potere,<br />
del piacere e del dolore, della libertà e<br />
della giustizia, dell'impegno politico e<br />
della violenza, ecc. Tutto questo sempre<br />
alla luce della verità suprema che è<br />
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Cristo, della sua parola che ci ha<br />
raggiunti e trasformati, della sua morte e<br />
rissurrezione che ha giu<strong>di</strong>cato il mondo.<br />
Catechesi e <strong>comunità</strong><br />
Nel precedente piano pastorale, abbiamo<br />
qualificato la catechesi come « azione<br />
costitutiva della <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> ».<br />
L'affermazione comporta due<br />
conseguenze ugualmente impegnative:<br />
implica che tutti i membri della <strong>comunità</strong><br />
in primo luogo sono « attori » della<br />
catechesi, in secondo luogo ne sono «<br />
destinatari ».<br />
a) Catechesi <strong>di</strong> tutti<br />
<strong>La</strong> catechesi è un aspetto della «<br />
maternità » della Chiesa, che genera e fa<br />
crescere i figli <strong>di</strong> Dio, irraggiando su <strong>di</strong><br />
essi la luce fecondatrice della verità<br />
rivelata.<br />
Perciò abbiamo detto che la <strong>comunità</strong>, cui<br />
è stato dato il Vangelo, è la protagonista<br />
della evangelizzazione, tanto nel<br />
momento del primo annuncio quanto nel<br />
momento della catechesi (cfr Piano<br />
pastorale 1977-1978, n. 7).<br />
« Tutti coloro che appartengono alla<br />
<strong>comunità</strong> sono in qualche modo<br />
felicemente gravati <strong>di</strong> questo compito,<br />
ciascuno secondo la funzione che gli<br />
spetta all'interno della Chiesa » (i<strong>di</strong>b., n.<br />
8). Così il lavoro <strong>dei</strong> sacerdoti <strong>di</strong>venta<br />
fruttifero quando viene esteso e<br />
moltiplicato dall'apporto <strong>di</strong> tutti coloro che<br />
in questo ministero si fanno collaboratori<br />
volontari; l'opera <strong>dei</strong> genitori prosegue e<br />
acquista una più evidente <strong>di</strong>mensione<br />
ecclesiale in quella <strong>dei</strong> catechisti; e lo<br />
sforzo <strong>di</strong> sacerdoti, genitori, catechisti è<br />
davvero efficace quando è sorretto<br />
dall'ambiente <strong>di</strong> fede che la <strong>comunità</strong><br />
intera è capace <strong>di</strong> creare.<br />
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b) Catechesi per tutti<br />
E' decisivo per la vitalità della <strong>comunità</strong><br />
che tutti - dal vescovo, ai sacerdoti, ai<br />
fedeli - si considerino non solo gli « attori<br />
» ma anche i destinatari della catechesi.<br />
Di questi tempi, se non ci si apre a una<br />
formazione catechistica permanente,<br />
<strong>di</strong>fficilmente si potrà educare alla fede.<br />
Una formazione che sia ricevuta una<br />
volta per tutte non basta più. Nel<br />
vorticoso mutate delle opinioni, delle<br />
consuetu<strong>di</strong>ni, delle leggi, che caratterizza<br />
il mondo <strong>di</strong> oggi, la ricerca <strong>dei</strong> valori che<br />
contano alla luce della parola <strong>di</strong> Dio, è<br />
ricerca che non può mai esaurirsi.<br />
Tutti i credenti hanno dunque la necessità<br />
inderogabile <strong>di</strong> mettersi in ascolto<br />
continuo della Parola, per il<br />
riconoscimento <strong>di</strong> tali valori che, solo se<br />
personalmente acquisiti, potranno essere<br />
efficacemente comunicati.<br />
Gli itinerari della catechesi<br />
Gli itinerari della catechesi sono i mezzi<br />
in<strong>di</strong>spensabili per consentire al cristiano<br />
-nella <strong>comunità</strong> e per l'opera assidua<br />
della <strong>comunità</strong> - <strong>di</strong> vivere la sua fede<br />
come esperienza progressiva e <strong>di</strong><br />
maturare lo sviluppo della sua personalità<br />
<strong>di</strong> credente.<br />
Alcuni sono già stati ripetutamente<br />
tracciati, qualcuno ci sembra ora<br />
meritevole <strong>di</strong> attenzione; tutti<br />
schematicamente in<strong>di</strong>chiamo, lasciando<br />
ai pastori d'anime e ai loro consigli, la<br />
cura <strong>di</strong> esaminarli a fondo e <strong>di</strong> tradurli<br />
nella pratica.<br />
l. Il triennio <strong>di</strong> preparazione ai sacramenti<br />
della Penitenza, della Eucarestia, della<br />
Confermazione è stata una preziosa<br />
conquista, che ci permette <strong>di</strong> estendere la<br />
catechesi lungo la terza, la quarta, la<br />
quinta elementare. Nessuno la metta in<br />
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pericolo, neppure in<strong>di</strong>rettamente,<br />
spostando incautamente l'or<strong>di</strong>ne delle<br />
celebrazioni o il loro momento.<br />
A questo riguardo, ci sembrano doverosi<br />
alcuni richiami.<br />
- Non si ammetta alla prima Comunione<br />
senza che si faccia precedere la<br />
Confessione: la Santa Sede e i vescovi<br />
sono ripetutamente intervenuti su questo<br />
punto, e sarebbe evidente e grave<br />
<strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enza fare <strong>di</strong>verso.<br />
- Pur cercando <strong>di</strong> inquadrare la prima<br />
confessione in una celebrazione<br />
particolarmente significativa e adatta<br />
all'età, ci si preoccupi anche <strong>di</strong> insegnare<br />
ai bambini un modo <strong>di</strong> accostarsi al<br />
sacramento della Penitenza che possa<br />
loro servire anche quando saranno adulti<br />
e si troveranno in <strong>comunità</strong> <strong>di</strong>verse da<br />
quella <strong>di</strong> origine.<br />
- L'ideale è che a questa età<br />
l'insegnamento catechistico sia impartito,<br />
negli ambienti della parrocchia, da<br />
catechisti ben preparati; ai genitori spetta<br />
naturalmente il compito <strong>di</strong> riprendere e<br />
ricordare insieme coi propri figli a casa<br />
quanto è stato detto in classe. Se per<br />
ragioni <strong>di</strong> opportunità pastorale si ritiene<br />
<strong>di</strong> affidare la catechesi alle mamme che<br />
la insegnano a piccoli gruppi nelle<br />
famiglie, bisogna allora moltiplicare le<br />
occasioni <strong>di</strong> ritrovo in parrocchia e <strong>di</strong><br />
incontro col sacerdote. E' infatti<br />
importante che fin da questa età venga<br />
superato il particolarismo dell'ambiente<br />
familiare e si impari la strada della chiesa<br />
e dell'oratorio, per un progressivo<br />
inserimento nella vita comunitaria.<br />
- Il tempo opportuno per il conferimento<br />
della Cresima resta la quinta elementare<br />
o, al più tar<strong>di</strong>, il primo trimestre della<br />
prima me<strong>di</strong>a. I parroci che arbitrariamente<br />
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hanno ritardato oltre questi termini la<br />
celebrazione del sacramento hanno<br />
preso una decisione improvvida e sono<br />
invitati a rientrare nella norma <strong>di</strong>ocesana<br />
ripetutamente enunciata. Torniamo a <strong>di</strong>re<br />
ancora una volta che non si può<br />
confondere la maturità psicologica e la<br />
maturità spirituale <strong>di</strong> chi è « adulto in<br />
Cristo », perché nella « piccolezza » <strong>dei</strong><br />
pochi anni il ragazzo è in grado <strong>di</strong><br />
conoscere le cose nascoste « ai sapienti<br />
e agli intelligenti ». Non si può privare <strong>di</strong><br />
un sacramento, che infonde vigore ed è<br />
occasione <strong>di</strong> una forte esperienza<br />
religiosa, il cristiano che è alla vigilia delle<br />
battaglie dell'adolescenza, con il cuore<br />
ancora limpido e la mente serena, e<br />
perciò in grado <strong>di</strong> assimilare meglio la<br />
parola <strong>di</strong> Dio. Piuttosto c'è da <strong>di</strong>re che,<br />
ricevuto il sacramento, comincia il tempo<br />
<strong>di</strong> far capire sempre <strong>di</strong> più al cresimato<br />
ciò che gli è stato donato, sull'esempio<br />
<strong>dei</strong> nostri antichi padri - tra cui<br />
sant'Ambrogio - per i quali la «catechesi<br />
sui misteri » seguiva la celebrazione.<br />
2. L'itinerario post-crismale nasce<br />
appunto da questa prospettiva. Esso<br />
deve cominciare dopo la Cresima e<br />
concludersi con la solenne professione <strong>di</strong><br />
fede, secondo un ritmo che lasciamo alla<br />
saggezza <strong>dei</strong> pastori d'anime e al<br />
magistero dell'esperienza <strong>di</strong> stabilire.<br />
<strong>La</strong> professione <strong>di</strong> fede - che ormai sta<br />
entrando a poco a poco ed efficacemente<br />
nelle nostre consuetu<strong>di</strong>ni - va compiuta in<br />
tutte le parrocchie durante l'ultimo anno<br />
della scuola me<strong>di</strong>a inferiore, secondo le<br />
in<strong>di</strong>cazioni già date lo scorso anno.<br />
3. Proponiamo <strong>di</strong> riprendere la « leva del<br />
lavoro », nel quin<strong>di</strong>cesimo anno <strong>di</strong> età <strong>dei</strong><br />
ragazzi. Essa consisterà in una serie <strong>di</strong><br />
incontri nei quali, oltre che richiamare le<br />
verità fondamentali della fede e<br />
mostrarne l'incidenza nella vita, si prepari<br />
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l'adolescente ad affrontare i problemi del<br />
lavoro e della società e si faccia<br />
conoscere almeno in rapida sintesi la<br />
storia del movimento sociale cattolico.<br />
4. Della preparazione al matrimonio<br />
faremo cenno nel capitolo de<strong>di</strong>cato alla<br />
famiglia.<br />
5. Gli incontri in occasione <strong>dei</strong> sacramenti<br />
<strong>dei</strong> figli (Battesimo, Eucarestia, Cresima)<br />
- previsti nei piani pastorali precedenti e<br />
qui riproposti - costituiscono un altro<br />
momento importante, sia pure<br />
occasionale, <strong>di</strong> catechesi <strong>dei</strong> coniugi.<br />
6. Anche l'anno liturgico - sempre<br />
ritornante e sempre nuovo - può essere<br />
visto come un itinerario catechistico<br />
offerto all'intera <strong>comunità</strong>, adatto a tutte le<br />
età e a tutte le classi sociali.<br />
7. Le parrocchie, gli oratori, le<br />
associazioni, i movimenti devono infine<br />
organizzare, nell'ambito delle loro normali<br />
attività, una catechesi sistematica rivolta<br />
a coloro che più da vicino seguono la vita<br />
delle nostre <strong>comunità</strong>. Si utilizzeranno per<br />
questo scopo i catechismi che la C.E.I.<br />
sta via via preparando, preoccupandosi<br />
soprattutto che la proposta catechetica<br />
sia davvero « cattolica », cioè non sia<br />
mutilata <strong>di</strong> nessuna fondamentale verità<br />
contenuta nel deposito della <strong>di</strong>vina<br />
Rivelazione (cfr Piano pastorale 1977-<br />
1978, pp. 54-57).<br />
Tale catechesi dovrà aiutare i singoli, i<br />
gruppi, le associazioni, la intera <strong>comunità</strong>:<br />
- a « muoversi nel mondo », così che<br />
siano capaci <strong>di</strong> un giu<strong>di</strong>zio interpretativo<br />
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cristiano delle idee e <strong>dei</strong> fatti nei quali ci<br />
si imbatte;<br />
- a « muoversi nella Chiesa », così da<br />
non restare inerti o passivi e da saper<br />
cogliere tutta la ricchezza della vita<br />
ecclesiale - e in particolare della vita<br />
liturgica - per maturare sempre più nella<br />
fede tenace e operosa, personalmente<br />
vissuta e socialmente testimoniata;<br />
- a « muoversi nel mondo e nella Chiesa<br />
da adulti », cioè da persone capaci <strong>di</strong><br />
assumersi, nel giu<strong>di</strong>zio, nelle decisioni<br />
operative, nel comportamento, le proprie<br />
responsabilità.<br />
Strumenti per la <strong>comunità</strong> catechizzante<br />
Sempre nel desiderio <strong>di</strong> scendere nella<br />
concretezza della vita pastorale,<br />
elenchiamo fuggevolmente alcuni consigli<br />
che pur nella loro semplicità sembrano a<br />
noi <strong>di</strong> qualche utilità.<br />
1 - Si torni a valorizzare molto la recita<br />
del simbolo della fede:<br />
- sia esso il simbolo apostolico, che va<br />
insegnato ai ragazzi e fatto spesso<br />
ripetere, nonostante il pericolo <strong>di</strong><br />
confusione che può sorgere con il «<br />
Credo » della messa;<br />
- sia il simbolo niceno-costantinopolitano,<br />
che ormai tutti hanno appreso dalla<br />
liturgia eucaristica;<br />
- sia la più sintetica ed essenziale<br />
professione <strong>di</strong> fede, cioè il segno della<br />
croce, compiuto con <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> gesto e<br />
con pienezza <strong>di</strong> mente e <strong>di</strong> cuore.<br />
2. Tutte le <strong>comunità</strong> valorizzino il sabato<br />
« in tra<strong>di</strong>tione symboli », facendolo<br />
<strong>di</strong>ventare, con opportune iniziative<br />
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pastorali, la giornata della fede<br />
professata, tipica della nostra Chiesa.<br />
3. I sacerdoti curino con particolare<br />
impegno l'omelia. In essa, mantenendosi<br />
in piena comunione con la dottrina della<br />
Chiesa e con la linea pastorale del<br />
vescovo dal quale ricevono il mandato <strong>di</strong><br />
pre<strong>di</strong>care, sappiano partire dalla parola <strong>di</strong><br />
Dio, spiegata senza faciloneria e senza<br />
inutile eru<strong>di</strong>zione, e sappiano arrivare al<br />
cuore e alla vita <strong>dei</strong> loro fratelli.<br />
4. Negli organismi collegiali <strong>di</strong><br />
partecipazione ecclesiale - in concreto,<br />
nei consigli pastorali parrocchiali - va<br />
riconosciuto il primo luogo in cui è<br />
possibile e doveroso svolgere una<br />
catechesi organica. Essi infatti, prima che<br />
strutture operative e <strong>di</strong> governo, sono<br />
luoghi e momenti <strong>di</strong> comunione, da vivere<br />
in spirito <strong>di</strong> fede. Solo se <strong>di</strong>ventano e<br />
vengono percepiti come segni e strumenti<br />
<strong>di</strong> tale comunione ecclesiale, sarà<br />
garantita la loro sopravvivenza e la loro<br />
vitalità.<br />
Consigliamo pertanto che, a riunioni<br />
alternate, oppure nella prima parte <strong>di</strong> ogni<br />
singola riunione, si tenga una vera e<br />
propria catechesi, per la quale il testo<br />
base potrà essere costituito dal presente<br />
piano pastorale. Tutto ciò costituirà un<br />
arricchimento non solo <strong>dei</strong> consiglieri, ma<br />
dell’intera <strong>comunità</strong>, sulla quale non potrà<br />
non riverberarsi la maturazione ecclesiale<br />
<strong>dei</strong> suoi rappresentanti.<br />
Gli operatori della catechesi<br />
Come già <strong>di</strong>cevamo nel precedente piano<br />
pastorale, il <strong>di</strong>scorso sulla catechesi non<br />
può non <strong>di</strong>ventare un <strong>di</strong>scorso sugli<br />
operatori della catechesi, sulla loro<br />
importanza e sulla necessità della loro<br />
preparazione (cfr Piano pastorale 1977--<br />
1978, nn. 49-52).<br />
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<strong>La</strong> formazione <strong>dei</strong> catechisti è svolta a<br />
<strong>di</strong>versi livelli, in modo che a tutti si<br />
assicuri almeno una formazione <strong>di</strong> base<br />
e, al tempo stesso, sia offerta ai più<br />
impegnati e ai più <strong>di</strong>sponibili una cultura<br />
catechetica più approfon<strong>di</strong>ta e più estesa.<br />
l. <strong>La</strong> formazione <strong>di</strong> base è affidata alle<br />
iniziative delle parrocchie: ogni parrocchia<br />
- magari associandosi con altre - si<br />
preoccupi <strong>di</strong> organizzare una serie <strong>di</strong><br />
incontri <strong>dei</strong> suoi operatori <strong>di</strong> catechesi,<br />
sotto la guida <strong>dei</strong> sacerdoti. In questa<br />
sede si insegnerà a utilizzare per il meglio<br />
i testi in uso, si chiariranno i dubbi, si<br />
rettificheranno le concezioni erronee, si<br />
rianimeranno gli scoraggiati e i delusi.<br />
2. A livello <strong>di</strong> decanati o <strong>di</strong> zone pastorali<br />
si organizzino scuole permanenti <strong>di</strong><br />
formazione catechetica, per coloro che<br />
vogliono raggiungere in questa materia<br />
una più completa e sicura competenza.<br />
Queste scuole, anche quando fossero<br />
promosse dalle famiglie religiose o dai<br />
vari movimenti, vanno sempre attuate in<br />
accordo con l'Ufficio catechistico<br />
<strong>di</strong>ocesano, seguendone le <strong>di</strong>rettive: ad<br />
esso infatti, spetta <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nare e <strong>di</strong>rigere<br />
tutto il lavoro che in questo campo viene<br />
compiuto nell'ambito della <strong>di</strong>ocesi.<br />
3. A livello <strong>di</strong>ocesano e regionale già<br />
operano due Istituti <strong>di</strong> grado superiore,<br />
coi quali il nostro Ufficio catechistico è<br />
organicamente collegato: l'Istituto<br />
regionale lombardo <strong>di</strong> pastorale (nella<br />
sua sezione catechetica) e l'Istituto<br />
superiore <strong>di</strong> scienze religiose.<br />
Raccoman<strong>di</strong>amo ai sacerdoti <strong>di</strong> farli<br />
conoscere e <strong>di</strong> orientarvi i loro<br />
collaboratori più promettenti.<br />
A tutti i catechisti vogliamo rivolgere,<br />
insieme coi sentimenti della nostra<br />
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vivissima riconoscenza, un invito alla<br />
consapevolezza della loro <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong><br />
messaggeri della parola <strong>di</strong>vina e alla<br />
certezza dell'immancabile ricompensa,<br />
che sorpassa ogni desiderio, da parte <strong>di</strong><br />
Colui che tutto sa e tutto può.<br />
Conclusione<br />
Nella società sempre più secolaristica e<br />
desacralizzata <strong>dei</strong> nostri giorni, dove la<br />
permanenza del senso <strong>di</strong> Dio è sempre<br />
meno favorita dalle leggi, dalle<br />
consuetu<strong>di</strong>ni, dalle strutture esteriori, la<br />
catechesi - come impresa corale e<br />
capillare che nella <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> è<br />
affidata a tutti, in favore <strong>di</strong> tutti - non è per<br />
la vita della Chiesa un'opera soltanto utile<br />
e opportuna: è un'assoluta necessità.<br />
Ma è anche lavoro faticoso e arduo, tanto<br />
che potrebbe essere chiamata la croce <strong>di</strong><br />
tutti gli educatori cristiani, genitori, «<br />
<strong>di</strong>dascali » (cioè insegnanti), pastori.<br />
<strong>La</strong> sua <strong>di</strong>fficoltà e la fatica che impone<br />
nascono dal fatto che in essa si<br />
confrontano drammaticamente tre misteri;<br />
- un « mistero <strong>di</strong> debolezza »: così il<br />
catecheta pensoso non può mancare <strong>di</strong><br />
percepire se stesso, nella sua<br />
preparazione che è sempre inadeguata a<br />
un compito così alto, nella sua indegnità<br />
<strong>di</strong> annunciatore umano (« dalle labbra<br />
impure », come <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> sé il profeta Isaia)<br />
<strong>di</strong> un messaggio <strong>di</strong>vino, nella povertà e<br />
nella opacità del suo linguaggio, che pure<br />
contiene la ricchezza e la luce <strong>di</strong> Dio e<br />
deve farsi capire dai semplici e farsi<br />
rispettare dai colti;<br />
- un « mistero <strong>di</strong> potenza infinita »: è il<br />
mistero della parola <strong>di</strong> Dio che, appena<br />
risuona, crea il mondo, risuscita i morti,<br />
rinnova le coscienze; che, anche quando<br />
sembra piccola e inerte come il seme,<br />
come il seme racchiude una forza che<br />
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può spaccare la roccia e provocare<br />
un’esplosione <strong>di</strong> vita;<br />
- un « mistero <strong>di</strong> libertà », come è quello<br />
del cuore umano, Assetato e inquieto<br />
quando è lontano dalla Verità,<br />
inappetente e svagato quando le è vicino,<br />
sempre pronto ad avvilirsi nello<br />
scoraggiamento e a insuperbirsi nella<br />
vanità, desideroso <strong>di</strong> essere salvato e<br />
tanto spesso ottuso e sordo a ogni vera<br />
proposta <strong>di</strong> salvezza.<br />
<strong>La</strong> vittoria però alla fine è sempre della<br />
parola <strong>di</strong> Dio, nella stagione e nelle forme<br />
che sono note a lui solo: quando è stata<br />
riversata negli animi, essa non resta mai<br />
senza effetto, anche se subito non<br />
appare. Questa è la più grande e la meno<br />
deludente speranza, che ci consente <strong>di</strong><br />
superare ogni <strong>di</strong>fficoltà e <strong>di</strong> sostenere con<br />
gioia ogni fatica. « Come la pioggia e la<br />
neve scendono dal cielo e non vi<br />
ritornano senza aver irrigato la terra,<br />
senza averla fecondata e fatta<br />
germogliare, perché <strong>di</strong>a seme al<br />
seminatore e pane da mangiare, così<br />
sarà della parola uscita dalla mia bocca:<br />
non ritornerà a me senza effetto, senza<br />
aver operato ciò che desidero e senza<br />
aver compiuto ciò per cui l'ho mandata »<br />
(Is 55, 10-11).<br />
III. LA PREGHIERA LITURGICA<br />
<strong>La</strong> riforma liturgica ambrosiana<br />
Tra le caratteristiche che <strong>di</strong>stinguono e<br />
impreziosiscono la nostra Chiesa,<br />
notevolissima è quella <strong>di</strong> possedere un<br />
rito proprio, che prende il nome e<br />
l'ispirazione dal nostro grande vescovo e<br />
patrono sant'Ambrogio.<br />
Dopo qualche iniziale incertezza, sempre<br />
più chiaro ci è apparso che, secondo il<br />
dettato del Concilio (Sacrosanctum<br />
Concilium, 4) e la volontà della Sede<br />
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apostolica, il nostro rito non solo doveva<br />
essere preservato nella sua identità, ma<br />
anche valorizzato e arricchito, nel duplice<br />
impegno della fedeltà alla nostra<br />
tra<strong>di</strong>zione e dell'attenzione alle presenti<br />
necessità pastorali. Così, in parallelo e<br />
sull'esempio <strong>di</strong> quanto si stava facendo<br />
per il rito romano, si è intrapresa la<br />
riforma liturgica ambrosiana, che è in<br />
corso <strong>di</strong> attuazione.<br />
1. Il nostro programma prevede la<br />
pubblicazione progressiva <strong>di</strong> tutti i libri<br />
liturgici (citiamo ad esempio il manuale<br />
<strong>dei</strong> sacramenti e sacramentali, per il<br />
pastore d'anime, il libro <strong>dei</strong> riti eucaristici<br />
fuori della messa, ecc.).<br />
2. <strong>La</strong> liturgia delle ore - opera complessa<br />
e delicata - nel testo latino è prossima al<br />
compimento, così che tra breve si potrà<br />
cominciarne la versione italiana.<br />
3. Entro il 1979 speriamo <strong>di</strong> offrire a tutte<br />
le <strong>comunità</strong> parrocchiali il nuovo rito del<br />
Battesimo, che riproporrà - adattati alle<br />
o<strong>di</strong>erne esigenze - i gran<strong>di</strong> tesori della<br />
nostra tra<strong>di</strong>zione circa l'iniziazione<br />
<strong>cristiana</strong>, testimoniata già dagli scritti <strong>di</strong><br />
sant'Ambrogio.<br />
4. Il 1977 ha visto la <strong>di</strong>gnitosa<br />
pubblicazione <strong>dei</strong> rinnovato « Ordo<br />
exequiarum », ormai felicemente in uso in<br />
tutte le nostre parrocchie.<br />
5. Il messale italiano del 1976,<br />
favorevolmente accolto da tutti, ha<br />
segnato senza dubbio una data decisiva<br />
nella storia della liturgia e della vita<br />
religiosa della nostra Chiesa. Tra pochi<br />
mesi confi<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> poter avere tra le mani<br />
anche l'e<strong>di</strong>zione latina del messale, che<br />
segna il momento conclusivo<br />
dell’evoluzione del messale stesso.<br />
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Appunto dall’imminenza <strong>di</strong> questo<br />
traguardo siamo qui indotti a riflettere su<br />
quanto è avvenuto tra noi dalla<br />
conclusione del Concilio Vaticano II a<br />
oggi, a proposito della celebrazione<br />
eucaristica, per arrivare poi a suggerire<br />
alcune in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> carattere operativo.<br />
Il rinnovamento della messa<br />
In ossequio alle <strong>di</strong>rettive del Concilio<br />
Vaticano II, a partire dal 1965 è stato<br />
attuato nella celebrazione eucaristica<br />
delle nostre <strong>comunità</strong> un progressivo<br />
rinnovamento, senza dubbio il più<br />
spiccante e il più profondo nella storia<br />
liturgica degli ultimi secoli.<br />
Dei suoi frutti non possiamo che<br />
rallegrarci. Non è mancato - e forse non<br />
manca - qualche sacerdote che,<br />
isolandosi dal vivo organismo ecclesiale e<br />
fidando nella propria in<strong>di</strong>vidualistica<br />
competenza in una materia dove nessuno<br />
può ritenersi giu<strong>di</strong>ce solitario, osi alterare<br />
i riti e i testi prescritti fino ad arrivare ad<br />
abusi <strong>di</strong> indubbia gravità; tuttavia nella<br />
quasi totalità <strong>dei</strong> casi bisogna riconoscere<br />
che il sacrificio della messa è offerto da<br />
un popolo <strong>di</strong> gran lunga più consapevole,<br />
più partecipe, più attivo <strong>di</strong> una volta. Se è<br />
da notare un certo ritorno all'abitu<strong>di</strong>ne, ad<br />
una minor freschezza, ad una tacita<br />
rinuncia <strong>dei</strong> più a creare, anche là dove è<br />
la norma rituale stessa che invita a farlo,<br />
sempre si capisce con saggezza e<br />
sobrietà, tutto ciò è naturalmente<br />
spiegabile dopo gli anni della novità.<br />
Senza dubbio lo stesso succedersi <strong>dei</strong><br />
mutamenti ha portato qualche <strong>di</strong>sagio,<br />
tanto più evidente e avvertito quanto più<br />
poteva apparire fondata l'impressione che<br />
i vari cambiamenti via via proposti non<br />
avevano un’intrinseca coerenza e non<br />
obbe<strong>di</strong>vano pienamente e con evidenza a<br />
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un progetto unico stu<strong>di</strong>ato dall'inizio e<br />
gradualmente posto in opera.<br />
Sono gli inconvenienti inevitabili delle<br />
gran<strong>di</strong> svolte della storia. In particolare, è<br />
innegabile che i criteri della riforma<br />
liturgica ambrosiana sono andati essi<br />
stessi evolvendosi, a mano a mano che ci<br />
si è resi conto del dovere ecclesiale <strong>di</strong><br />
conservare e <strong>di</strong> incrementare il nostro<br />
rito, mantenendone intatta la tipicità.<br />
Questa evoluzione ha fatalmente portato<br />
qualche <strong>di</strong>sorientamento e spiega<br />
l'attardarsi qua e là <strong>di</strong> qualche<br />
<strong>di</strong>scordanza.<br />
Ma adesso che - con la recente<br />
pubblicazione del testo italiano e con<br />
quella imminente del messale latino e <strong>dei</strong><br />
suoi « praenotanda » che ricuperano<br />
ancora qualche elemento della nostra<br />
tra<strong>di</strong>zione - ormai il ciclo deve ritenersi<br />
concluso ed è consentita una visione<br />
organica oltre ogni provvisorietà, è giunto<br />
il momento che i pastori d'anime<br />
ripresentino vigorosamente ai loro fedeli<br />
la struttura tipica della messa<br />
ambrosiana.<br />
Sarà anche una eccellente occasione per<br />
riproporre all'attenzione <strong>di</strong> tutti la<br />
celebrazione eucaristica nel suo<br />
significato perenne, nel suo or<strong>di</strong>namento<br />
essenziale, nella sua importanza per la<br />
vita <strong>cristiana</strong>. Tutti sappiamo infatti che<br />
questo è un tema così centrale<br />
dell'azione pastorale, che deve essere<br />
perio<strong>di</strong>camente ripreso per un rilancio<br />
intelligente ed efficace.<br />
Ad aiutare l'opera <strong>dei</strong> pastori, vogliamo<br />
richiamare l'attenzione su alcuni elementi<br />
propri della liturgia ambrosiana, che ne<br />
determinano l’originalità.<br />
L’atto penitenziale<br />
Le norme del nostro messale fanno<br />
obbligo <strong>di</strong> tralasciare l'atto penitenziale «<br />
quando il rito ha inizio con una vera<br />
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processione » (come normalmente<br />
avviene nelle solennità più gran<strong>di</strong> e quasi<br />
sempre in occasione <strong>dei</strong> funerali). <strong>La</strong><br />
rubrica vuole aiutare a mettere in risalto<br />
le linee essenziali della celebrazione:<br />
dopo un inizio <strong>di</strong> grande rilievo<br />
comunitario, qual'è la processione<br />
d'ingresso, la nostra liturgia preferisce<br />
omettere il riconoscimento delle colpe. E<br />
ciò non perché non sia sempre doveroso<br />
tale atteggiamento interiore, ma perché è<br />
più al suo posto prima dell'inizio<br />
dell’ingresso processionale solenne,<br />
soprattutto se è espresso nel sacramento<br />
della riconciliazione. Una pastorale<br />
intelligente e non superficiale deve<br />
continuamente presentare, all'attenzione<br />
e alla stima <strong>dei</strong> fedeli, il sacramento della<br />
riconciliazione e presentare larga facilità<br />
<strong>di</strong> accostarvisi degnamente.<br />
E' da riprovarsi l'iniziativa arbitraria e<br />
scriteriata <strong>di</strong> chi tende a presentare l'atto<br />
penitenziale come sostitutivo del<br />
sacramento ed esorta a ricevere<br />
l'Eucarestia senza richiamare l'eventuale<br />
necessità <strong>di</strong> confessarsi.<br />
Il canto dopo il Vangelo<br />
Il canto dopo il Vangelo è un elemento<br />
significativo e irrinunciabile della<br />
celebrazione ambrosiana. Mentre nella<br />
messa romana all'annuncio della parola<br />
<strong>di</strong> Dio si preferisce rispondere con la<br />
professione <strong>di</strong> fede, la nostra liturgia ci<br />
propone, come eco dell'annuncio nei<br />
nostri cuori, la varietà <strong>di</strong> un canto, che<br />
esprime la letizia <strong>di</strong> chi è stato raggiunto<br />
dalla « buona novella ».<br />
Come per tutti i canti della messa, può<br />
essere recitato dalla <strong>comunità</strong>. Se la<br />
<strong>comunità</strong> non è in grado né <strong>di</strong> cantare né<br />
<strong>di</strong> recitare, può essere detto da uno solo<br />
a nome <strong>di</strong> tutti. Se non c'è altri, toccherà<br />
al celebrante. Ma in nessun caso potrà<br />
essere tralasciato.<br />
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Va detto però che, più che la fedeltà<br />
materiale alla rubrica, è importante ci sia<br />
l'avvedutezza del pastore d'anime Che<br />
non può mancare <strong>di</strong> valorizzare un<br />
momento così suggestivo e<br />
spiritualmente utile.<br />
<strong>La</strong> progressiva « mistagogia »<br />
Tutta la celebrazione può e deve essere<br />
considerata una progressiva « mistagogia<br />
», cioè una graduale penetrazione in una<br />
realtà salvifica e ineffabile, che ci<br />
trascende. E' questo un aspetto che nella<br />
riforma postconciliare si è un po'<br />
illangui<strong>di</strong>to, soverchiato dalla<br />
preoccupazione <strong>di</strong> rendere semplice,<br />
autentico, comprensibile il gesto rituale.<br />
Ma è un aspetto essenziale che va<br />
riscoperto, se non si vuole che la<br />
celebrazione, nel tentativo <strong>di</strong> farsi più «<br />
umana », riesca alla fine a perdere<br />
sapore e incisività.<br />
<strong>La</strong> liturgia ambrosiana ha una sua tipica «<br />
mistagogia », che va capita e seguita.<br />
Essa si articola nei seguenti momenti:<br />
- l'annuncio e la me<strong>di</strong>tazione della parola<br />
<strong>di</strong> Dio (letture, omelia, canto dopo il<br />
Vangelo);<br />
- gesti che richiamano la vita ecclesiale e<br />
l'impegno <strong>di</strong> fraternità, e cioè:<br />
- le varie intenzioni <strong>di</strong> preghiera<br />
- lo scambio del segno <strong>di</strong> pace<br />
- la processione delle offerte « per la<br />
Chiesa », vale a <strong>di</strong>re per le necessità<br />
della <strong>comunità</strong> e per i poveri;<br />
- la professione <strong>di</strong> fede (« Credo »)<br />
proclamata dopo i riti offertoriali, alle<br />
soglie della grande preghiera eucaristica,<br />
quasi a significare che l'adesione dello<br />
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spirito credente alle tre Persone <strong>di</strong>vine<br />
che si sono manifestate nella storia della<br />
salvezza è la preparazione più alta e più<br />
necessaria a entrare nel cuore del<br />
mistero eucaristico cui si partecipa.<br />
Come si vede, è tratto tipico della liturgia<br />
ambrosiana (che in questo conviene con<br />
le liturgie dell'Oriente) il valorizzare il<br />
Credo in funzione « mistagogica », e il<br />
recente decreto della Congregazione per<br />
il culto <strong>di</strong>vino e per i sacramenti (10<br />
marzo 1978) ci invita a ritornare ormai<br />
alla nostra antichissima tra<strong>di</strong>zione.<br />
<strong>La</strong> « franctio panis »<br />
<strong>La</strong> « fractio panis » è da sempre nel<br />
nostro rito collocata imme<strong>di</strong>atamente<br />
dopo l'Amen che conclude la grande<br />
preghiera eucaristica. Il popolo non deve<br />
pronunciare o cantare la conclusione<br />
della preghiera presidenziale, bensì<br />
ascoltarla in silenzio riverente. Interviene<br />
al suo termine con un canto: o con quello<br />
in<strong>di</strong>cato, dal messale o con un altro<br />
intonato al particolare mistero che viene<br />
celebrato o anche con un canto<br />
preparatorio all'incontro sacramentale con<br />
Cristo. Tipica della nostra liturgia è la<br />
varietà del canto chiamato «<br />
confractorium », mentre la sua esistenza<br />
è comune anche ad altri riti: il rito<br />
romano, per esempio, prescrive sempre<br />
in questa funzione l'Agnus Dei.<br />
Il « confractorium » non deve mai<br />
mancare. Se non si canta, si recita<br />
coralmente; se, deprecabilmente,<br />
neppure questo è possibile, uno <strong>dei</strong><br />
presenti (e, in caso estremo, lo stesso<br />
celebrante) legge il testo in<strong>di</strong>cato. E' un<br />
abuso, che può essere spiegato solo con<br />
la scarsa conoscenza della struttura della<br />
messa, omettere <strong>di</strong> sottolineare un gesto<br />
così originario come la «fractio panis »,<br />
riducendolo a un'azione in<strong>di</strong>viduale del<br />
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celebrante senza nessun eco nel popolo<br />
che partecipa.<br />
Riti <strong>di</strong> comunione<br />
Con la « fractio panis » siamo entrati nei<br />
« riti <strong>di</strong> comunione », tra i quali va quin<strong>di</strong><br />
annoverata la recita corale del « Padre<br />
nostro », seguita dalle preghiere che lo<br />
sviluppano. Il vivo inserimento in Cristo<br />
(significato e avverato dalla<br />
partecipazione alla mensa del Signore) è<br />
frutto del suo sacrificio redentore; esso ci<br />
rivela, con chiarezza e forza nuove,<br />
anche il mistero sublime della paternità <strong>di</strong><br />
Dio nei nostri confronti e della fraternità<br />
tra noi: questa è la realtà che viene<br />
richiamata dalle preghiere <strong>di</strong> questo<br />
momento.<br />
Il raccoglimento alla comunione<br />
<strong>La</strong> nostra liturgia - proponendoci <strong>di</strong><br />
anticipare lo scambio <strong>di</strong> pace all'inizio <strong>dei</strong><br />
riti dell'offerta - ci invita a riservare i pochi<br />
istanti che ci separano dalla comunione<br />
all'attenzione esclusiva a Cristo che è<br />
realmente presente tra noi.<br />
E' fuori posto enfatizzare con troppi<br />
movimenti e col canto il gesto <strong>di</strong> pace, nel<br />
momento in cui tutto ci invita al<br />
raccoglimento. Recuperare il senso della<br />
presenza reale, dell'adorazione, della<br />
devozione del cuore verso il Signore<br />
Gesù durante i riti <strong>di</strong> comunione è senza<br />
dubbio uno <strong>dei</strong> problemi pastorali oggi più<br />
urgenti.<br />
Ovviamente, se lo scambio del segno <strong>di</strong><br />
pace è posto prima della processione<br />
delle offerte, può essere compiuto senza<br />
preoccupazioni che il gesto sia <strong>di</strong>straente<br />
e può benissimo essere accompagnato<br />
col canto. Anche per questo motivo<br />
l'anticipazione è da preferirsi. E' vero che<br />
l'in<strong>di</strong>cazione del messale riserva questa<br />
collocazione « alle <strong>comunità</strong> più<br />
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preparate ». Ma è da supporre che tutte<br />
le <strong>comunità</strong> parrocchiali siano state ormai<br />
preparate in questi anni e che comunque<br />
potranno esserlo nei prossimi mesi.<br />
« Kyrie, eleison »<br />
Caratteristico del rito ambrosiano e<br />
in<strong>di</strong>zio <strong>dei</strong> suoi antichi legami con le<br />
liturgie orientali è sempre stato l'uso<br />
frequente della invocazione « Kyrie,<br />
eleison ». <strong>La</strong> riforma non ha attenuato<br />
questa particolarità e noi ritroviamo<br />
ancora oggi in tre momenti della Messa<br />
l'antica implorazione:<br />
- nell'atto penitenziale secondo la terza<br />
forma, la quale è nettamente da preferirsi<br />
alle altre (anche allo stesso « Confesso a<br />
Dio... ») come più conforme alla nostra<br />
tra<strong>di</strong>zione e al genio del nostro rito;<br />
- nella preghiera <strong>dei</strong> fedeli, come<br />
consigliabile risposta del popolo alle<br />
singole intenzioni (cfr la seconda<br />
formula proposta dal messale);<br />
- come ultima triplice invocazione al<br />
Signore risorto prima che l'adunanza sia<br />
conclusa.<br />
E' pastoralmente importante, che questo<br />
semplice e profondo modo <strong>di</strong> rivolgersi a<br />
Cristo - arrivato fino a noi dalle prime<br />
<strong>comunità</strong> cristiane - sia capito da tutti nel<br />
suo valore religioso. « Kyrios » è, nel<br />
linguaggio del Nuovo Testamento, Gesù<br />
<strong>di</strong> Nazareth, crocifisso e risorto, che sta<br />
alla destra del Padre e si fa presente in<br />
mezzo ai suoi come capo della Chiesa e<br />
principio <strong>di</strong> ogni salvezza. Questa<br />
preghiera è dunque prima <strong>di</strong> tutto una<br />
professione <strong>di</strong> fede nella risurrezione <strong>di</strong><br />
Cristo e nella sua vera e indefettibile vita;<br />
è riconoscimento della sua signoria « su<br />
noi e sul mondo »; e, con l'invocazione<br />
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alla pietà (« eleison ») è espressione<br />
della nostra consapevolezza che proprio<br />
la morte, la risurrezione, la vita perenne<br />
<strong>di</strong> Cristo sono l'unica fonte <strong>di</strong> liberazione<br />
dalla miseria della nostra con<strong>di</strong>zione<br />
umana e l'unica non deludente speranza<br />
che abbiamo <strong>di</strong> essere salvati dal<br />
peccato, dalla morte, dalla vanità delle<br />
cose.<br />
Come per le parole: Amen, Alleluia,<br />
Osanna, che ci derivano dalla antica<br />
liturgia ebraica, è saggezza che anche il<br />
Kyrie, eleison, intraducibile e splen<strong>di</strong>da<br />
testimonianza del primitivo culto cristiano<br />
<strong>di</strong> lingua greca, non sia stato<br />
abbandonato, ma conservato: occorre<br />
però che sia capito, gustato, valorizzato.<br />
Conclusioni pratiche<br />
l. Proponiamo vivamente a tutti i pastori<br />
d'anime <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care a questa nuova<br />
presentazione della messa, sia nei suoi<br />
perenni temi teologici sia nelle<br />
particolarità liturgiche che abbiamo<br />
ricordato, alcune delle ultime domeniche<br />
d'ottobre e delle prime <strong>di</strong> novembre (a<br />
scelta) così che, per la prima domenica<br />
d'Avvento 1978, la liturgia ambrosiana<br />
dell'Eucarestia sia da tutte le <strong>comunità</strong><br />
celebrata non solo con slancio nuovo, ma<br />
anche con unanime rispondenza alle<br />
norme stabilite.<br />
2. Per tale data la recita del credo sia<br />
riportata nella posizione tra<strong>di</strong>zionale, cioè<br />
imme<strong>di</strong>atamente prima dell'orazione<br />
sopra le offerte. Inoltre lo scambio del<br />
segno <strong>di</strong> pace sia <strong>di</strong> norma collocato in<br />
apertura <strong>dei</strong> riti <strong>di</strong> offerta.<br />
3. « Principi e norme per l'uso del<br />
messale » c'insegna a pregare anche con<br />
i gesti e con gli atteggiamenti del corpo.<br />
Se tali gesti e tali atteggiamenti sono<br />
compiuti con <strong>di</strong>gnitosa uniformità<br />
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<strong>di</strong>vengono segno della comunione e<br />
dell'unità dell'assemblea: per questo li<br />
raccoman<strong>di</strong>amo alla <strong>di</strong>ligenza <strong>dei</strong> pastori<br />
d'anime.<br />
a) Riman<strong>di</strong>amo anzitutto a quelli prescritti<br />
da « Principi e Norme » (cfr 21, 22, 23);<br />
b) richiamiamo inoltre quelli accennati<br />
nelle rubriche dell'or<strong>di</strong>nario della messa:<br />
- battere una volta il petto quando per<br />
l'atto penitenziale si usa la formula «<br />
confesso a Dio »;<br />
- il segno <strong>di</strong> croce in fronte, sulla bocca e<br />
sul petto all'inizio della proclamazione<br />
evangelica, è ovvio che non debba<br />
essere riservato soltanto a chi annuncia il<br />
Vangelo, e venga esteso a tutti i fedeli;<br />
- l'inchino (genuflessione<br />
all'Annunciazione, alla VI domenica<br />
d'avvento, a Natale) alle parole del<br />
Credo: « E per opera dello Spirito Santo...<br />
si è fatto uomo ».<br />
c) Proponiamo infine a tutti i fedeli due<br />
gesti come scelta pastorale nella linea<br />
della liturgia ambrosiana:<br />
- le mani allargate alla fine della<br />
consacrazione, imitando il sacerdote, allo<br />
scopo <strong>di</strong> meglio significare e vivere la<br />
preghiera <strong>di</strong> Gesù sulla croce mentre<br />
offre al Padre la sua vita: così facevano i<br />
nostri avi; così, morendo ha fatto<br />
sant'Ambrogio (cfr Paolino da Nola, Vita,<br />
47);<br />
- le mani aperte, imitando il sacerdote,<br />
durante la recita del «Padre nostro »<br />
nell'intento <strong>di</strong> significare visibilmente la<br />
comune paternità <strong>di</strong> Dio.<br />
<strong>La</strong> preghiera « gestuale » non deve<br />
essere abbandonata ai gruppi carismatici;<br />
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essa nelle forme approvate si ad<strong>di</strong>ce a<br />
tutta la <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong>. Occorre però<br />
che il significato <strong>dei</strong> gesti sia<br />
frequentemente richiamato fin dalla prima<br />
età perché, preservati dalla teatralità o<br />
dalla meccanicità, siano sempre animati<br />
da un vivo spirito <strong>di</strong> fede.<br />
IV. LA CARITA'<br />
<strong>La</strong> carità nella Chiesa<br />
<strong>La</strong> carità è nativamente l'amore <strong>di</strong> Dio<br />
che, investendoci col suo dono <strong>di</strong><br />
salvezza, sollecita e suscita da parte<br />
nostra una risposta d'amore. Insieme con<br />
l'adesione al Vangelo e con la<br />
celebrazione <strong>dei</strong> sacramenti, la carità è<br />
dunque all'origine della comunione<br />
ecclesiale, e la costituisce, connotando<br />
l'autentica <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong>.<br />
<strong>La</strong> carità - che è al tempo stesso amore<br />
per Dio e amore per il « prossimo » - da<br />
che si è inaugurata la nuova Alleanza<br />
trova la sua più alta ed efficace<br />
motivazione nell'amore per Gesù, il<br />
Signore crocifisso e risorto, il « Figlio<br />
dell'uomo » « nel quale abita la pienezza<br />
della <strong>di</strong>vinità ». In lui c’è dato <strong>di</strong> amare<br />
Dio come padre, in lui gli uomini<br />
<strong>di</strong>ventano tutti fratelli e come tali vanno<br />
amati.<br />
Essa non è dunque una virtù tra le altre:<br />
come nel singolo cristiano la carità è<br />
l'anima <strong>di</strong> tutte le virtù, che senza <strong>di</strong> essa<br />
sono mortificate, così nella Chiesa è la<br />
carità a ispirare, a ravvivare, a<br />
impreziosire ogni azione. <strong>La</strong> Chiesa<br />
evangelizza per amore, celebra<br />
l'Eucaristia per amore e, in forza<br />
dell'amore che è in lei, la Chiesa è<br />
veramente Chiesa. Allo stesso modo,<br />
nelle singole <strong>comunità</strong> locali, parlare della<br />
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carità e <strong>dei</strong> suoi frutti significa parlare <strong>di</strong><br />
ciò che sta alla fonte <strong>di</strong> tutto quanto viene<br />
fatto: dalla carità nasce la catechesi, la<br />
lode <strong>di</strong> Dio, l'educazione <strong>dei</strong> ragazzi negli<br />
oratori, il conforto ai malati, l'aiuto ai<br />
bisognosi, le varie manifestazioni serie o<br />
gioiose <strong>di</strong> vita fraterna, ecc. Se in una<br />
parrocchia qualcosa non nasce dalla<br />
carità, è certo qualcosa <strong>di</strong> estraneo e,<br />
nella sua realtà profonda, <strong>di</strong> non<br />
ecclesiale.<br />
L'azione caritativa nella <strong>comunità</strong> locale<br />
Perché il <strong>di</strong>scorso possa <strong>di</strong>ventare<br />
imme<strong>di</strong>atamente operativo, limiteremo la<br />
nostra considerazione alla carità come si<br />
esprime nell'attenzione fattiva della<br />
<strong>comunità</strong> locale verso i fratelli in qualsiasi<br />
modo bisognosi <strong>di</strong> aiuto. Vogliamo a<br />
questo riguardo proporre qualche<br />
orientamento generale e qualche<br />
suggerimento pratico.<br />
a) Linee <strong>di</strong>rettive<br />
l. Nelle nostre parrocchie l'attenzione ai<br />
bisognosi è stata in larga parte e da molto<br />
tempo espressa dalle Conferenze <strong>di</strong> San<br />
Vincenzo de' Paoli. Esse sono state e<br />
sono tuttora molto benemerite e per molti<br />
aspetti esemplari: in un'epoca in cui si<br />
tende piuttosto a elaborare progetti, per il<br />
futuro miglioramento della società così da<br />
eliminare per l'avvenire ogni miseria, essi<br />
ci ricordano che, secondo lo spirito del<br />
Vangelo, esiste ed esisterà sempre un «<br />
prossimo » che non può aspettare le<br />
riforme generali, ma va aiutato subito,<br />
con soccorsi anche modesti ma<br />
imme<strong>di</strong>ati, con un contatto personale,<br />
concreto e <strong>di</strong>screto. E ancora, in<br />
un'epoca in cui si preferisce parlare <strong>di</strong> ciò<br />
che le autorità, la classe politica, gli<br />
organismi pubblici - comunque gli « altri »<br />
- devono fare, i confratelli <strong>di</strong> San<br />
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Vincenzo (che ovviamente non<br />
contestano la necessità e l'urgenza degli<br />
interventi sociali) insegnano a noi tutti che<br />
il cristiano è colui che, senza aspettare <strong>di</strong><br />
farsi <strong>di</strong>stributore <strong>dei</strong> sussi<strong>di</strong> altrui, agisce<br />
con iniziativa propria e paga <strong>di</strong> persona.<br />
Noi ci auguriamo pertanto che queste<br />
conferenze si mantengano e crescano nel<br />
loro provvidenziale e originario servizio,<br />
adeguandolo alle mutate con<strong>di</strong>zioni<br />
storiche con fantasia creativa.<br />
2. Ma tutto ciò ormai non basta. Quando<br />
si tratta della carità, la <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong><br />
tutta intera si senta <strong>di</strong>rettamente<br />
chiamata in causa e sia mossa ad<br />
assumersi con pienezza un impegno che,<br />
se può essere partecipabile a tutte le<br />
forme associative, non può essere<br />
semplicemente delegabile a nessuno. <strong>La</strong><br />
voce « carità » non può dunque mancare<br />
tra le attività che costituzionalmente<br />
competono a una parrocchia e quanto più<br />
<strong>di</strong>fficile si fanno le con<strong>di</strong>zioni economiche<br />
generali tanto più ampia <strong>di</strong>venti in ogni<br />
parrocchia la sollecitu<strong>di</strong>ne assistenziale.<br />
3. Ci sono ancora tra noi - e anzi vanno<br />
crescendo - coloro che hanno<br />
improrogabile bisogno <strong>di</strong> cibo, <strong>di</strong> vestiti, <strong>di</strong><br />
abitazione. <strong>La</strong> <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> -<br />
restando sempre attenta a non favorire<br />
per ingenuità i profittatori a scapito <strong>dei</strong><br />
veri in<strong>di</strong>genti - non può <strong>di</strong>sinteressarsi <strong>di</strong><br />
loro.<br />
Ma le mutate con<strong>di</strong>zioni della società<br />
hanno <strong>di</strong>ffuso piaghe che aspettano<br />
anch'esse <strong>di</strong> essere lenite. Tali sono ad<br />
esempio la solitu<strong>di</strong>ne <strong>dei</strong> vecchi, la<br />
<strong>di</strong>sperazione degli esclusi, lo smarrimento<br />
degli immigrati, l'incapacità <strong>di</strong> molti <strong>di</strong><br />
orientarsi nella foresta sempre più<br />
complicata della convivenza civile, il<br />
problema della sottoccupazione e della<br />
prima occupazione <strong>dei</strong> giovani.<br />
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Per gli han<strong>di</strong>cappati in forma grave e per<br />
lo spaventoso fenomeno della droga,<br />
normalmente parrocchia, più che pensare<br />
a interventi <strong>di</strong>retti, dovrà saper in<strong>di</strong>care le<br />
istituzioni che possano efficacemente<br />
offrire un aiuto e, nei limiti del possibile,<br />
sostenerle.<br />
b) Suggerimenti pratici<br />
1. Auspichiamo la costituzione<br />
dappertutto delle « Caritas » parrocchiali,<br />
cioè <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> persone che - sotto<br />
la guida del parroco e in stretta<br />
connessione con il consiglio pastorale -<br />
stimoli, coor<strong>di</strong>ni e integri tutta l'attività<br />
caritativa della <strong>comunità</strong>.<br />
2. Le « Caritas » parrocchiali facciano<br />
capo alla « Caritas » <strong>di</strong>ocesana, dalla<br />
quale potranno avere in<strong>di</strong>cazioni preziose<br />
in or<strong>di</strong>ne al miglior svolgimento del loro<br />
lavoro e dalla quale riceveranno le<br />
opportune <strong>di</strong>sposizioni quando si tratti <strong>di</strong><br />
intervenire per qualche necessità<br />
straor<strong>di</strong>naria <strong>di</strong>ocesana, nazionale o<br />
internazionale.<br />
3. I sacerdoti stimino, aiutino e valorizzino<br />
le Conferenze <strong>di</strong> San Vincenzo de' Paoli,<br />
promuovendo - pur nel rispetto della loro<br />
natura propria e della loro giusta<br />
autonomia - sia l'organico coor<strong>di</strong>namento<br />
tra loro (quando in parrocchia fossero più<br />
<strong>di</strong> una) sia l'armonioso inserimento<br />
nell'attività caritativa generale della<br />
<strong>comunità</strong>.<br />
Favoriscano in particolare la<br />
partecipazione <strong>dei</strong> giovani alle iniziative<br />
delle San Vincenzo, anche in or<strong>di</strong>ne a<br />
una loro più ricca e più equilibrata<br />
formazione umana e <strong>cristiana</strong>.<br />
4. A titolo esemplificativo, tentiamo qui<br />
una breve rassegna <strong>di</strong> attività caritative<br />
che possono nascere dalla <strong>comunità</strong><br />
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<strong>cristiana</strong>, restando però ben consapevoli<br />
da un lato, che le situazioni locali sono<br />
molto <strong>di</strong>verse e non tutto può essere<br />
compiuto da tutte le <strong>comunità</strong>, dall'altro<br />
che l'amore è inventivo e nessuna<br />
elencazione esaurisce mai le sue<br />
possibilità.<br />
Potrebbe essere utile l'apertura a ore<br />
fisse <strong>di</strong> un piccolo centro che sappia<br />
in<strong>di</strong>rizzare agli uffici pubblici competenti,<br />
agli istituti specializzati, ai patronati più<br />
efficienti le persone nelle <strong>di</strong>verse<br />
necessità, aiutandole in tal modo a<br />
<strong>di</strong>stricarsi nella complessità della<br />
moderna esistenza associata. In qualche<br />
situazione potrà rivelarsi provvida<br />
un'attività ambulatoriale gratuita, da<br />
attuarsi con il concorso <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci e <strong>di</strong><br />
collaboratori para-me<strong>di</strong>ci, generosi e ben<br />
<strong>di</strong>sposti. Si può anche pensare a un<br />
piccolo centro <strong>di</strong> assistenza a tempi brevi<br />
per anziani o han<strong>di</strong>cappati, a un servizio<br />
<strong>di</strong> volontariato per anziani e malati, a un<br />
dopo scuola specialmente per ragazzi<br />
<strong>di</strong>fficili, ecc.<br />
Il lavoro è immenso e le forze sono<br />
poche. Ma la carità le può moltiplicare,<br />
rendendo più viva, più umana, più<br />
<strong>cristiana</strong> la <strong>comunità</strong> in cui si è inseriti,<br />
purché tutto si compia con la dovuta<br />
prudenza, nel pieno rispetto delle leggi<br />
vigenti, con le opportune cautele<br />
assicurative e senza assumere oneri<br />
economici che poi non si sappiano<br />
fronteggiare.<br />
<strong>La</strong> « Caritas » <strong>di</strong>ocesana<br />
Lo statuto della « Caritas », la riconosce<br />
come « l'ufficio del vescovo per la carità »<br />
e la presenta come lo strumento ufficiale<br />
per la promozione e il coor<strong>di</strong>namento<br />
delle attività, caritative e assistenziali,<br />
nella Chiesa <strong>di</strong>ocesana.<br />
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<strong>La</strong> « Caritas » <strong>di</strong>ocesana promuove<br />
anche « scuole decanali », intendendo<br />
così dare vita a una rete <strong>di</strong> centri <strong>di</strong><br />
informazione e <strong>di</strong> formazione sui problemi<br />
e sugli interventi, destinati ai gruppi <strong>di</strong><br />
cristiani particolarmente impegnati nel<br />
settore; propone alle parrocchie la<br />
celebrazione delle «giornate della carità »<br />
al fine <strong>di</strong> illuminare e muovere le<br />
coscienze <strong>di</strong> tutti i credenti circa le<br />
esigenze dell'amore cristiano, anche in<br />
vista del reperimento <strong>dei</strong> mezzi finanziari<br />
necessari all'istituzione <strong>di</strong> possibili servizi;<br />
ha in animo <strong>di</strong> istituire un « servizio<br />
sociale centrale » che valga a collegare i<br />
<strong>di</strong>versi servizi già esistenti in Milano e<br />
possa venire incontro efficacemente alle<br />
tipiche necessità della metropoli<br />
(assistenza agli immigrati, agli stranieri, ai<br />
senza fissa <strong>di</strong>mora, ecc.).<br />
V. LA FAMIGLIA<br />
Comunità <strong>cristiana</strong> e famiglia<br />
<strong>La</strong> <strong>comunità</strong> ecclesiale riconosce nella<br />
famiglia <strong>cristiana</strong> la viva cellula che sta<br />
alla base del suo organismo, la sorgente<br />
insostituibile che l'alimenta <strong>di</strong> nuovi<br />
membri e, per qualche aspetto, un<br />
modello cui deve costantemente<br />
guardare.<br />
E' la cellula del corpo ecclesiale perché<br />
primariamente in essa avviene<br />
l'evangelizzazione e, me<strong>di</strong>ante l'atto <strong>di</strong><br />
fede, l'accoglienza dell'annuncio <strong>di</strong><br />
salvezza; in essa la lode <strong>di</strong> Dio e<br />
l’implorazione hanno uno spazio<br />
quoti<strong>di</strong>ano; in essa si cerca <strong>di</strong> vivere<br />
secondo la legge della carità. <strong>La</strong> famiglia<br />
che si sforza <strong>di</strong> attuare questo ideale <strong>di</strong><br />
vita è stata chiamata - con una felice<br />
immagine - « piccola Chiesa ».<br />
Dalla famiglia <strong>cristiana</strong> la <strong>comunità</strong> viene<br />
rinnovata e accresciuta non solo nel<br />
senso ovvio che in essa nascono i nuovi<br />
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cristiani, ma anche perché la prima - e<br />
spesso la più importante - educazione<br />
alla fede si imparte nel suo seno, e i<br />
germi delle stesse vocazioni sacerdotali e<br />
religiose trovano qui il terreno più adatto<br />
al loro primo sviluppo.<br />
Infine la famiglia è per la <strong>comunità</strong><br />
<strong>cristiana</strong> e per la società tutta, sotto<br />
qualche profilo, esemplare. Essa appare<br />
infatti una <strong>comunità</strong> nativamente fondata<br />
sull'amore e, in una concezione<br />
evangelica della convivenza umana, il<br />
vertice più alto cui si deve mirare nella<br />
ricerca del rapporto ideale tra uomo e<br />
uomo, è quello <strong>di</strong> una società che<br />
insegue sì la giustizia, ma anche la sa<br />
oltrepassare nella pienezza dell'amore.<br />
Non è senza ragione che i membri della<br />
Chiesa sono chiamati « fratelli », quasi a<br />
riconoscere che la <strong>comunità</strong> ecclesiale,<br />
come norma propria, si propone appunto<br />
una più estesa attuazione dello spirito <strong>di</strong><br />
famiglia.<br />
<strong>La</strong> trasmissione della vita e l'educazione<br />
Compito fondamentale della famiglia è<br />
quello <strong>di</strong> trasmettere la vita, anzi una vita<br />
che sia compiutamente umana, e,<br />
trattandosi <strong>di</strong> famiglie cristiane, una vita<br />
secondo il rinnovamento apportato<br />
dall’azione redentrice <strong>di</strong> Gesù. <strong>La</strong> famiglia<br />
ha dunque il <strong>di</strong>ritto e il dovere <strong>di</strong><br />
attendere alla procreazione e<br />
all’educazione religiosa e civile <strong>dei</strong> figli.<br />
<strong>La</strong> procreazione deve essere<br />
responsabile, non solo nel senso che non<br />
si deve muovere nella linea <strong>di</strong> una<br />
espansione demografica illimitata, ma<br />
anche - ed è per il nostro popolo richiamo<br />
oggi più concreto e più urgente - nel<br />
senso che non si pongano le premesse <strong>di</strong><br />
una catastrofe demografica, che ora con<br />
l'abitu<strong>di</strong>ne del « figlio unico » non appare<br />
più molto lontana: in Italia,<br />
particolarmente in Lombar<strong>di</strong>a e quin<strong>di</strong><br />
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anche nell'area della <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Milano,<br />
l'invecchiamento e il declino della<br />
popolazione è ormai in atto, con probabili<br />
conseguenze sociali, economiche e<br />
perfino morali <strong>di</strong> preve<strong>di</strong>bile gravità.<br />
Il <strong>di</strong>ritto e il dovere <strong>di</strong> trasmettere la vita si<br />
prolungano, naturalmente, nel <strong>di</strong>ritto e nel<br />
dovere <strong>di</strong> educare, che nella famiglia<br />
sono inalienabili. In questo <strong>di</strong>ritto-dovere<br />
la famiglia precede la società, ed è fatto<br />
obbligo ai coniugi <strong>di</strong> attendervi<br />
personalmente nella misura del possibile,<br />
<strong>di</strong> scegliere la scuola più corrispondente<br />
agli ideali educativi nei quali essi<br />
credono, <strong>di</strong> seguire attentamente l'attività<br />
scolastica, preoccupandosi <strong>di</strong> influire<br />
sulla educazione che vi si impartisce,<br />
me<strong>di</strong>ante la partecipazione agli organismi<br />
previsti dalla legge.<br />
Poiché la famiglia <strong>cristiana</strong> deve<br />
trasmettere una vita <strong>cristiana</strong>, non potrà<br />
mancare in essa la riflessione sulle<br />
principali verità <strong>di</strong> fede, il momento della<br />
preghiera comune, una condotta che<br />
vuole costantemente ispirarsi al Vangelo.<br />
<strong>La</strong> preparazione al Matrimonio<br />
E' una vera vocazione <strong>di</strong> natura religiosa<br />
quella che, nella <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong><br />
orienta i giovani verso il sacramento del<br />
Matrimonio. Tale vocazione va<br />
riconosciuta, illuminata, guidata<br />
nell'ambito <strong>di</strong> una seria preparazione.<br />
Richiamiamo a questo riguardo quanto è<br />
stato <strong>di</strong>sposto negli scorsi Piani pastorali,<br />
e più ampiamente in quello dell'anno<br />
1975-1976.<br />
l. I tre colloqui, ormai entrati nella pratica<br />
<strong>di</strong> tutte le parrocchie, rappresentano il<br />
minimo in<strong>di</strong>spensabile cui non si deve<br />
mai rinunciare.<br />
2. <strong>La</strong> proposta <strong>di</strong> partecipare a uno <strong>dei</strong><br />
corsi per fidanzati (organizzati <strong>di</strong> norma<br />
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secondo un accordo <strong>di</strong> collaborazione tra<br />
le parrocchie dello stesso decanato) sia<br />
regolarmente fatta a tutti coloro che<br />
chiedono il matrimonio religioso, anche<br />
se il rifiuto non può mai costituire ragione<br />
da sé sola sufficiente per non concedere<br />
il sacramento. Si raccomanda che in<br />
questi corsi, che pur non devono<br />
trascurare l'aspetto sessuologico e<br />
psicologico, sia dato un posto primario al<br />
<strong>di</strong>scorso religioso e venga sottolineata,<br />
con grande chiarezza, l'originalità della<br />
concezione <strong>cristiana</strong> e la sua<br />
incompatibilità con la visione che oggi si<br />
esprime nella legislazione civile e nel<br />
costume <strong>dei</strong> non cristiani.<br />
3. Ai giovani più profondamente inseriti<br />
nella vita delle nostre <strong>comunità</strong> la<br />
preparazione al Matrimonio deve essere<br />
proposta per tempo ed essere<br />
assiduamente coltivata. Il termine della<br />
scuola d'obbligo e il termine della scuola<br />
me<strong>di</strong>a superiore costituiscono momenti<br />
favorevoli perché il tema della vocazione<br />
<strong>cristiana</strong> (e quin<strong>di</strong> tanto della vocazione al<br />
sacramento del Matrimonio quanto della<br />
vocazione alla verginità consacrata)<br />
venga proposto con serietà, magari nella<br />
cornice <strong>di</strong> un corso <strong>di</strong> esercizi spirituali.<br />
I gruppi familiari<br />
A vivere con generosità l'ideale cristiano<br />
del matrimonio, le famiglie costituite<br />
trovano un aiuto prezioso quando si<br />
riuniscono nei gruppi familiari. Essi hanno<br />
origine e fisionomia <strong>di</strong>verse, a seconda<br />
che sorgano spontaneamente sulla base<br />
dell'amicizia e dell'affinità spirituale e<br />
sociale oppure vengano promossi<br />
dall'Azione cattolica o dai vari movimenti<br />
o dalle famiglie religiose.<br />
Bene<strong>di</strong>ciamo e incoraggiamo tutti, purché<br />
si mantengano in una limpida e coerente<br />
comunione ecclesiale e lealmente si<br />
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stu<strong>di</strong>no <strong>di</strong> assimilare e mettere in pratica<br />
gli insegnamenti cristiani circa il<br />
Matrimonio e la famiglia, come sono<br />
proposti dai documenti autorevoli del<br />
Magistero. Ma riteniamo particolarmente<br />
provvi<strong>di</strong> alla <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> quei<br />
gruppi che - animati dai sacerdoti locali -<br />
si connettono intimamente alla<br />
parrocchia, partecipano attivamente alla<br />
sua vita e ne aiutano le iniziative,<br />
soprattutto quelle destinate alla<br />
preparazione delle future famiglie.<br />
I consultori<br />
a) E' necessario che tutta una rete <strong>di</strong><br />
consultori <strong>di</strong> chiara ispirazione <strong>cristiana</strong><br />
offra a chiunque lo desideri la possibilità<br />
<strong>di</strong> una risposta secondo i principi <strong>di</strong> fede<br />
ai problemi e ai bisogni della coppia e<br />
della famiglia, in uno spirito <strong>di</strong> generosità<br />
grande e <strong>di</strong> amore sincero. Intesi così, i<br />
nostri consultori non sono un contraltare<br />
<strong>dei</strong> consultori pubblici; piuttosto ne sono<br />
un completamento, in<strong>di</strong>spensabile per il<br />
credente.<br />
Essi devono essere costituiti secondo le<br />
possibilità locali e le esigenze <strong>dei</strong> singoli<br />
territori, con persone tecnicamente e<br />
spiritualmente preparate, in una<br />
<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> servizio verso i fratelli in<br />
<strong>di</strong>fficoltà, come espressione della<br />
<strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> che perciò è chiamata<br />
a sostenerli.<br />
b) Quanto ai consultori pubblici, va<br />
ricordata l'opportunità che i cristiani non<br />
siano assenti, secondo le possibilità<br />
offerte dalla legge, dalla loro conduzione,<br />
nel rispetto leale del pluralismo ma anche<br />
delle esigenze inderogabili della<br />
testimonianza <strong>cristiana</strong>.<br />
Il personale me<strong>di</strong>co e ausiliario che, nei<br />
consultori pubblici, è posto nella<br />
con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> partecipare positivamente<br />
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alla procedura che porta<br />
all'autorizzazione dell'aborto è in obbligo<br />
<strong>di</strong> fare obiezione <strong>di</strong> coscienza. Nel caso<br />
che questa partecipazione positiva non ci<br />
sia, potrebbe essere consigliabile non<br />
fare obiezione <strong>di</strong> coscienza, se questo<br />
consentisse <strong>di</strong> restare sul posto e<br />
adoperarsi perché l'iniquità della legge<br />
non sia travalicata in una prassi ancora<br />
più iniqua.<br />
I cristiani che ricorrono ai servizi <strong>dei</strong><br />
consultori pubblici o facciano con vigile<br />
spirito critico, ben consapevoli della<br />
incompetenza in sede morale e molte<br />
volte della effettiva abberranza - <strong>dei</strong><br />
pareri che vi vengono dati.<br />
Divorzio e aborto<br />
L'introduzione nella legislazione italiana<br />
dell'istituto del <strong>di</strong>vorzio e della sostanziale<br />
liberalizzazione dell'aborto provoca la<br />
<strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> a una più consapevole<br />
adesione all'insegnamento del Signore.<br />
Tutti siamo costretti a vedere in queste<br />
deplorevoli decisioni non un'altra e più<br />
avanzata affermazione <strong>dei</strong> <strong>di</strong>ritti umani,<br />
come spesso è conclamato dai mezzi <strong>di</strong><br />
comunicazione sociale, bensì un ritorno -<br />
quale <strong>di</strong> fatto è - alle vecchie posizioni<br />
precristiane, e quin<strong>di</strong> un rinnegamento<br />
della novità evangelica.<br />
L'in<strong>di</strong>ssolubilità del vincolo coniugale,<br />
come elemento irrinunciabile della<br />
concezione cattolica, sia oggetto della<br />
consueta pre<strong>di</strong>cazione e sia sempre<br />
richiamata a coloro che domandano il<br />
sacramento del Matrimonio. Più ancora,<br />
contro il fatale <strong>di</strong>sorientamento delle<br />
coscienze che consegue all'entrata in<br />
vigore <strong>di</strong> una legge permissiva<br />
dell'aborto, occorre tener vivo in tutti i<br />
mo<strong>di</strong> il concetto che la procurata<br />
interruzione della gravidanza è sempre<br />
una colpa abominevole, per <strong>di</strong> più colpita<br />
da speciale scomunica.<br />
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Il personale me<strong>di</strong>co e ausiliario degli<br />
ospedali e delle cliniche, che potrebbe<br />
essere chiamato a compiere azioni<br />
abortive, o anche solo a cooperarvi non<br />
remotamente, si avvalga <strong>di</strong> ciò che è<br />
<strong>di</strong>sposto dall'articolo 9 della legge circa<br />
l'obiezione <strong>di</strong> coscienza, attenendosi alle<br />
particolari in<strong>di</strong>cazioni offerte dal<br />
Magistero pastorale della Chiesa.<br />
<strong>La</strong> <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> sia vicina e solidale<br />
con coloro che a motivo dell'obiezione <strong>di</strong><br />
coscienza dovessero soffrire indebite<br />
pressioni o ingiuste <strong>di</strong>scriminazioni, e<br />
soprattutto si impegni coraggiosamente a<br />
dare un grande esempio <strong>di</strong> amore alla<br />
vita e un aiuto effettivo a tutti coloro che,<br />
per qualsivoglia motivo, si trovano esposti<br />
alla tentazione <strong>di</strong> decidere o <strong>di</strong> procurare<br />
l'aborto.<br />
L'opera del sacerdote<br />
Anche per ciò che concerne la famiglia,<br />
l'opera del sacerdote è decisiva e<br />
insostituibile. Egli è colui che per<br />
mandato specifico annuncia la parola <strong>di</strong><br />
Dio, suscita ogni energia generosa, forma<br />
le coscienze secondo lo spirito del<br />
Signore, e non cessa dall'animare ogni<br />
azione pastorale.<br />
In tutto questo complesso e <strong>di</strong>fficile<br />
compito, il primo posto spetta a coloro<br />
che nelle varie circoscrizioni territoriali,<br />
rappresentano il vescovo a titolo speciale:<br />
il vicario episcopale, il decano, il parroco.<br />
Non si potrà mai prescindere da loro in<br />
tutto quello che riguarda la pastorale della<br />
famiglia nel territorio <strong>di</strong> loro competenza.<br />
In tutti i decanati poi si affi<strong>di</strong> la<br />
responsabilità <strong>di</strong> stimolare e coor<strong>di</strong>nate<br />
l'azione pastorale per la famiglia a un<br />
sacerdote, scelto dal decano d'accordo<br />
col presbiterio decanale, che si mantenga<br />
in opportuno contatto col competente<br />
ufficio <strong>di</strong> curia.<br />
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VI. LA SCUOLA<br />
Alla <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> spetta il compito<br />
proprio e irrinunciabile <strong>di</strong> educare<br />
attraverso tutte le sue componenti<br />
(famiglia, scuola, oratori, associazioni e<br />
movimenti). Prendendo qui in particolare<br />
considerazione la realtà della scuola,<br />
pensiamo che un'efficace azione<br />
pastorale debba muoversi<br />
simultaneamente in tre <strong>di</strong>rezioni:<br />
valorizzare la scuola cattolica, operare<br />
una presenza incisiva nella scuola <strong>di</strong><br />
Stato, integrare ed eventualmente<br />
correggere l'insegnamento della scuola<br />
statale me<strong>di</strong>ante un magistero parallelo<br />
promosso dalle <strong>comunità</strong> parrocchiali.<br />
a) <strong>La</strong> scuola cattolica<br />
Tutti i credenti devono essere richiamati<br />
alla persuasione che è <strong>di</strong>ritto inalienabile<br />
<strong>dei</strong> genitori <strong>di</strong> avere per i loro figli scuole<br />
nelle quali la prima educazione da essi<br />
impartita prosegua armoniosamente e<br />
venga trasmessa la loro visione<br />
fondamentale della realtà.<br />
« I cattolici ripu<strong>di</strong>ano la concezione <strong>di</strong><br />
coloro che sostengono il monopolio<br />
statale della scuola, e riven<strong>di</strong>cano, per se<br />
stessi e per gli altri, una sostanziale, e<br />
non solo formale, libertà <strong>di</strong> scegliere una<br />
scuola che corrisponda alle proprie<br />
convinzioni religiose ed etiche »<br />
(Sant'Ambrogio maestro <strong>di</strong> libertà, 1976,<br />
p. 12).<br />
Purtroppo questo <strong>di</strong>ritto al pluralismo<br />
scolastico - riconosciuto dalla<br />
Costituzione della Repubblica - è in Italia<br />
smentito dai fatti, dal momento che le<br />
scuole libere, non ricevendo aiuti<br />
economici per il loro servizio, sono poste<br />
in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> non poter assolvere in<br />
modo adeguato la loro missione. Esse<br />
hanno tuttavia un ruolo profetico e, in<br />
attesa <strong>di</strong> una legislazione più equa sono<br />
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impegnate a svolgere i loro compiti nel<br />
modo concretamente migliore.<br />
A questo fine ci sembra utile ricordare<br />
che l'efficacia della scuola cattolica (si<br />
attui nei collegi arcivescovili o in istituzioni<br />
parrocchiali o ancora per iniziativa <strong>di</strong><br />
famiglie religiose) <strong>di</strong>pende soprattutto<br />
dagli insegnanti: programmi, testi, meto<strong>di</strong><br />
hanno certo un valore non trascurabile,<br />
ma la vera opera <strong>di</strong> educazione è data<br />
primariamente dal lavoro <strong>di</strong> autentici<br />
maestri <strong>di</strong> dottrina e <strong>di</strong> vita, guidati dalla<br />
retta concezione cattolica dell'uomo e del<br />
mondo. Nella scelta e nella formazione<br />
degli insegnanti e degli altri educatori, si<br />
abbia attenzione quin<strong>di</strong> non solo agli<br />
aspetti scientifici e <strong>di</strong>dattici, ma anche e<br />
più ancora alla preparazione spirituale, la<br />
quale esige <strong>di</strong> essere alimentata,<br />
sostenuta e incoraggiata con iniziative<br />
opportune.<br />
E' poi <strong>di</strong> grande opportunità che i<br />
responsabili delle scuole cattoliche -<br />
siano essi <strong>di</strong>ocesani o religiosi - si<br />
tengano in contatto con le <strong>comunità</strong><br />
parrocchiali da cui gli alunni provengono<br />
e in cui ritorneranno con l'impegno <strong>di</strong><br />
tradurre in pratica lo spirito dì<br />
testimonianza appreso negli anni della<br />
formazione scolastica.<br />
<strong>La</strong> presenza nella scuola statale<br />
I cristiani, che come citta<strong>di</strong>ni a pieno titolo<br />
hanno il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> essere presenti in tutte<br />
le istituzioni pubbliche, hanno il dovere <strong>di</strong><br />
operare nella scuola <strong>di</strong> Stato sia tra gli<br />
insegnanti sia nella conduzione della<br />
scuola attraverso gli strumenti <strong>di</strong><br />
partecipazione democratica offerti dalla<br />
legge.<br />
a) Noi esortiamo i cattolici seri, convinti,<br />
preparati ad abbracciare con animo<br />
apostolico la missione <strong>di</strong>dattica nelle<br />
scuole statali. E' un lavoro che si fa ogni<br />
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giorno più <strong>di</strong>fficile e duro, ma sempre più<br />
necessario per l'avvenire cristiano della<br />
nazione e per la sanità morale delle<br />
future generazioni.<br />
b) Ai genitori è rivolto l'invito ad attuare<br />
una presenza attiva, coraggiosa, critica,<br />
perseverante negli organismi scolastici,<br />
secondo le possibilità offerte dalla vigente<br />
legislazione <strong>di</strong> partecipare alla<br />
programmazione e alla gestione della<br />
scuola.<br />
c) Insegnanti, genitori e studenti non<br />
temano <strong>di</strong> presentarsi chiaramente nella<br />
loro piena identità <strong>cristiana</strong> e sappiano<br />
offrire ai problemi <strong>di</strong>dattici, pedagogici,<br />
culturali quelle originali soluzioni che<br />
sono sì ispirate al Vangelo, ma possono,<br />
<strong>di</strong> fatto, giovare a tutti coloro che senza<br />
pregiu<strong>di</strong>zio accolgono i principi <strong>di</strong> un<br />
umanesimo genuino e integrale. A misura<br />
che la loro testimonianza <strong>di</strong> fede si<br />
manterrà limpida e rifuggirà tanto dalle<br />
ostentazioni inutili quanto dalle pavide e<br />
ambigue reticenze, potranno aprirsi,<br />
senza ingenerare equivoci, alla mutua<br />
comprensione e alla avveduta<br />
collaborazione con tutte le persone <strong>di</strong><br />
buona volontà. Sarà un atto <strong>di</strong><br />
obbe<strong>di</strong>enza all'esortazione evangelica e<br />
insieme <strong>di</strong> saggezza operativa che - in<br />
una scuola « penetrata da una intensa<br />
conflittualità ideologica, che sorpassa<br />
spesso i limiti <strong>di</strong> un corretto pluralismo e<br />
assume forme <strong>di</strong> aggressiva e<br />
politicizzata propaganda » (Piano<br />
pastorale 1976-1977, n. 42) tutti i credenti<br />
sappiano riconoscersi e ricerchino una<br />
sostanziale unità <strong>di</strong> condotta, superando<br />
nella carità le inevitabili <strong>di</strong>versità <strong>di</strong><br />
opinioni, <strong>di</strong> temperamento, <strong>di</strong> provenienza<br />
spirituale.<br />
b) Le <strong>comunità</strong> locali - a livello<br />
parrocchiale o decanale, come è richiesto<br />
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dalla concreta opportunità - si sentano<br />
chiamate ad aiutare, formare, sorreggere<br />
tutti coloro che sono impegnati in questa<br />
impresa, studenti, genitori, insegnanti.<br />
Agli studenti siano date agevoli e<br />
stimolanti possibilità <strong>di</strong> incontri, nei quali -<br />
oltre che <strong>di</strong>battere i problemi della scuola<br />
- sia presentata senza riduzioni la<br />
proposta educativa <strong>cristiana</strong> col suo<br />
esigente ideale <strong>di</strong> vita. In collaborazione<br />
con le Associazioni <strong>dei</strong> genitori <strong>di</strong><br />
ispirazione <strong>cristiana</strong>, si promuovano<br />
raduni o corsi che mettano i genitori in<br />
grado <strong>di</strong> svolgere meglio la loro missione,<br />
tanto sotto il profilo pedagogico quanto<br />
sotto il profilo democratico-partecipativo.<br />
Agli insegnanti cristiani si comunichi la<br />
persuasione che la Chiesa è con loro e<br />
non li abbandona. Si confortino a<br />
superare l'in<strong>di</strong>vidualismo che isola e<br />
<strong>di</strong>sanima, a collegarsi tra loro, a riunirsi<br />
presso le <strong>comunità</strong> cristiane, nelle quali la<br />
loro competenza e la loro esperienza<br />
potranno essere preziose.<br />
c) <strong>La</strong> « scuola integrativa »<br />
Poiché il magistero delle o<strong>di</strong>erne scuole<br />
statali è spesso unilaterale mutilato,<br />
ideologizzato e non <strong>di</strong> rado si risolve in<br />
una evidente aggressione alla realtà<br />
<strong>cristiana</strong> e alla sua cultura, si rende<br />
necessario che gli alunni cattolici<br />
possano ricevere fuori dell'ambiente<br />
scolastico un insegnamento integrativo<br />
che particolarmente nelle <strong>di</strong>scipline<br />
filosofiche, storiche, letterarie, morali e<br />
sociali, completi ed eventualmente<br />
corregga quanto si e appreso nelle scuole<br />
pubbliche.<br />
Questo compito grave e impreteribile,<br />
incombe sui genitori che ne sono capaci,<br />
ma fatalmente ridonda, soprattutto per<br />
l'insegnamento me<strong>di</strong>o e superiore sulle<br />
<strong>comunità</strong> cristiane, le quali ricorreranno a<br />
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docenti esperti e capaci <strong>di</strong> conquistare la<br />
fiducia <strong>dei</strong> giovani.<br />
Gli oratori e gli altri organismi<br />
parrocchiali, coa<strong>di</strong>uvati dall'Azione<br />
cattolica e da altri movimenti, dovranno a<br />
questo proposito stu<strong>di</strong>are una strategia<br />
corrispondente alle locali necessità e<br />
mettere in atto le iniziative opportune.<br />
VII. IL LAVORO<br />
Linee orientative<br />
In un ambiente intensamente<br />
industrializzato come il nostro, è<br />
necessario che la <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> <strong>di</strong>a<br />
una qualificata rilevanza alla pastorale del<br />
mondo del lavoro. Riteniamo perciò<br />
opportuno riconfermare l'osservazione<br />
complessiva già espressa nel piano<br />
pastorale dello scorso anno (1977-1978):<br />
« <strong>La</strong> pastorale del lavoro, prima <strong>di</strong> essere<br />
un settore specifico, oggi è una modalità<br />
generale che deve innervare l'intera<br />
azione pastorale ».<br />
Le parrocchie rivolgano perciò una<br />
attenzione particolare ai lavoratori perché<br />
essi stessi esprimono il bisogno <strong>di</strong> sentire<br />
vicina alle loro <strong>di</strong>fficoltà e alle loro<br />
aspirazioni la Chiesa come madre e<br />
maestra provvida amorevole.<br />
Il Vangelo, se inteso con fedeltà e attuato<br />
con coerenza, è fonte primaria della<br />
promozione umana, e la Chiesa vuole<br />
annunziarlo con appassionato impegno a<br />
ogni categoria <strong>di</strong> lavoratori: a coloro che<br />
faticano nei campi, sollecitati da una<br />
congerie <strong>di</strong> nuovi problemi, ai sempre più<br />
numerosi, operatori del settore terziario, a<br />
quelli che in <strong>di</strong>verso modo prestano la<br />
loro opera in attività lavorative. Fra tutti,<br />
però, la Chiesa ritiene <strong>di</strong> rivolgere con più<br />
vigile sollecitu<strong>di</strong>ne ai lavoratori<br />
<strong>di</strong>pendenti, perché questi rappresentano<br />
ancora nel nostro tempo il punto <strong>di</strong><br />
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convergenza e <strong>di</strong> contrad<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> molte<br />
tensioni sociali e culturali.<br />
Infatti, per limitarci a semplici accenni, i<br />
lavoratori <strong>di</strong>pendenti con i loro movimenti<br />
hanno spesso anticipato nel proprio<br />
interno la riscoperta <strong>di</strong> alcuni valori che<br />
poi sono stati progressivamente accolti<br />
dall'intera società (es.: l'esigenza della<br />
partecipazione, la solidarietà, il senso<br />
progressivo della giustizia, la ricerca <strong>di</strong><br />
spazi più ampi <strong>di</strong> libertà).<br />
Pur nel rischio sempre in atto <strong>di</strong> nuove<br />
forme <strong>di</strong> asservimento, i lavoratori<br />
<strong>di</strong>pendenti, forse più che quelli <strong>di</strong> altri<br />
settori, sono aiutati da una assai lunga<br />
memoria storica a tendere verso<br />
l'affermazione <strong>di</strong> una maggior <strong>di</strong>gnità<br />
umana, per sé e <strong>di</strong> riflesso per il resto<br />
della società.<br />
Con questi lavoratori, senza <strong>di</strong>sattendere<br />
gli altri, le <strong>comunità</strong> cristiane sono<br />
chiamate a <strong>di</strong>alogare, magari anche a<br />
riconsiderare la propria azione<br />
evangelizzatrice per renderla più<br />
aderente e più incisiva <strong>di</strong> fronte a masse<br />
operaie tentate dal secolarismo e perfino<br />
dall'ateismo.<br />
<strong>La</strong> simpatia, il colloquio, l'incontro<br />
fiducioso e paziente con i lavoratori sono<br />
stati spesso ostacolati per un verso da<br />
gravi ritar<strong>di</strong> <strong>dei</strong> cattolici nell'attuare le<br />
chiare in<strong>di</strong>cazioni ed esortazioni del<br />
Magistero o per un altro verso dalla<br />
pesante incidenza esercitata dalla<br />
ideologia marxista-leninista sulle scelte <strong>di</strong><br />
una notevole parte del movimento<br />
operaio. Tale fatto ha reso <strong>di</strong>fficile nel<br />
mondo del lavoro la comprensione e<br />
l'accettazione del messaggio cristiano.<br />
Occorre ora insistere, più e meglio <strong>di</strong><br />
quanto si è fatto finora, perché i lavoratori<br />
-in quanto tali e non solo in quanto<br />
parrocchiani - trovino opportuna<br />
accoglienza presso le <strong>comunità</strong> cristiane,<br />
in modo che la loro attenzione e il loro<br />
interesse vengano richiamati ad alcuni<br />
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aspetti fondamentali del nostro cammino<br />
verso il Regno <strong>di</strong> Dio. Essi, poi, sapranno<br />
metterli in pratica nelle concrete situazioni<br />
con proprie legittime modalità, suggerite<br />
loro da lunghe appassionate esperienze.<br />
Già in parecchie parrocchie si raccolgono<br />
lavoratori <strong>di</strong> ispirazione <strong>cristiana</strong>, per la<br />
più parte organizzati nelle ACLI. Queste<br />
associazioni hanno svolto, nel recente<br />
passato, una provvidenziale<br />
testimonianza <strong>cristiana</strong> nei luoghi <strong>di</strong><br />
lavoro e hanno saputo sensibilizzare<br />
efficacemente gli ambienti cattolici ai<br />
problemi sociali e pastorali degli operai.<br />
Le ACLI però, <strong>di</strong>vergendo da alcuni<br />
orientamenti del Magistero, hanno finito<br />
col <strong>di</strong>staccarsi dal corpo vivo della<br />
Chiesa, con grave danno per la stessa<br />
associazione e per i lavoratori che in esse<br />
avevano riposto la loro fiducia, recando<br />
anche alla Chiesa, una ferita non ancora<br />
rimarginata. Ora in linea con alcuni segni<br />
felicemente apparsi nelle ultime<br />
espressioni del movimento aclista,<br />
auspichiamo con tutto il cuore che le<br />
ACLI approfon<strong>di</strong>scano e completino il<br />
processo <strong>di</strong> revisione teorica e pratica e<br />
riprendano - sia pure in forme nuove - la<br />
loro originaria funzione <strong>di</strong> essere un luogo<br />
d'incontro <strong>dei</strong> lavoratori <strong>di</strong> ispirazione<br />
<strong>cristiana</strong> per la promozione della giustizia<br />
nell'alveo della fedeltà all'uomo, alla<br />
storia e alla Chiesa del Signore.<br />
Iniziative pastorali<br />
<strong>La</strong> scelta confermata <strong>di</strong> investire l'intera<br />
<strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> della corresponsabilità<br />
nella pastorale del mondo del lavoro<br />
richiama e raccomanda alcune iniziative<br />
per la formazione <strong>dei</strong> lavoratori.<br />
Ripresentiamo tali iniziative per<br />
sottolinearne l'urgenza pur nella<br />
consapevolezza delle <strong>di</strong>fficoltà insorgenti<br />
dalle <strong>di</strong>verse situazioni locali.<br />
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l. Nei decanati e nelle parrocchie si<br />
costituiscano « gruppi <strong>di</strong> lavoratori »<br />
<strong>cristiana</strong>mente impegnati. <strong>La</strong> <strong>comunità</strong><br />
<strong>cristiana</strong> offra ogni aiuto perché in essi<br />
possano formarsi uomini che sappiano<br />
affermare e testimoniare attivamente la<br />
concezione <strong>cristiana</strong> nelle strutture della<br />
fabbrica, nei sindacati, in ogni ambito <strong>di</strong><br />
partecipazione sociale.<br />
In<strong>di</strong>chiamo due punti <strong>di</strong> riflessione per la<br />
formazione <strong>cristiana</strong> <strong>dei</strong> lavoratori.<br />
a) Rapporto tra la sofferta ricerca <strong>di</strong><br />
liberazione umana e la salvezza <strong>cristiana</strong><br />
in Gesù Cristo: la prima, cioè la<br />
liberazione dell'oppressione ingiusta, non<br />
può attuarsi concretamente se non sul<br />
presupposto della seconda, perché<br />
l'oppressione dell'uomo sull'uomo trae la<br />
sua origine dallo stesso cuore dell'uomo,<br />
invischiato <strong>di</strong> egoismo e <strong>di</strong> prepotenza, e<br />
per logica conseguenza si trasferisce<br />
nelle strutture.<br />
b) Necessità <strong>di</strong> una testimonianza leale e<br />
operosa: i lavoratori cristiani sono<br />
chiamati a sperimentare in se stessi, nella<br />
loro famiglia, nei loro gruppi, negli<br />
ambienti <strong>di</strong> lavoro, la liberazione da Cristo<br />
annunziata e attuata pagando <strong>di</strong> persona,<br />
e da lui affidata ai <strong>di</strong>scepoli perché la<br />
continuino nel mondo. Senza apertura<br />
<strong>di</strong>sinteressata agli altri, senza giustizia<br />
prima vissuta e poi pre<strong>di</strong>cata, senza<br />
attenzione soccorrente a chi sta peggio <strong>di</strong><br />
noi, a nulla varrebbero i progetti e le<br />
azioni <strong>di</strong> riforma sociale, anzi<br />
rischierebbero <strong>di</strong> sostituire agli oppressori<br />
attuali altri non meno chiusi <strong>di</strong> fronte a<br />
un'effettiva liberazione dell'uomo.<br />
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2. I decanati e le parrocchie, l'anno dopo<br />
la professione <strong>di</strong> fede degli adolescenti,<br />
promuovano la «Leva del <strong>La</strong>voro », come<br />
preziosa iniziazione <strong>dei</strong> giovani ai<br />
problemi che dovranno affrontare<br />
entrando negli ambienti del lavoro. E'<br />
opportuno che la « Leva del <strong>La</strong>voro »<br />
penetri anche nelle classi superiori delle<br />
scuole.<br />
Temi da sviluppare con i giovani saranno<br />
quelli della giustizia, della partecipazione<br />
sociale, della solidarietà, ma saranno<br />
anche i temi <strong>dei</strong> pericoli morali e spirituali<br />
cui vanno incontro entrando in un mondo<br />
per loro nuovo, precostituito e non<br />
immune da insi<strong>di</strong>ose propagande.<br />
Scopo della « Leva del <strong>La</strong>voro » sarà<br />
quello <strong>di</strong> aiutare il giovane a testimoniare<br />
la fede, con tutte le implicanze morali e<br />
sociali, nel luogo del lavoro e in tutti gli<br />
altri ambienti in cui sarà presente a<br />
motivo del proprio impiego.<br />
3. Per la formazione spirituale <strong>dei</strong><br />
lavoratori, si organizzino nelle zone<br />
episcopali e in vari decanati, « Giornate<br />
dello Spirito »: i parroci e i sacerdoti<br />
offrano il loro contributo, in sintonia con<br />
l'Ufficio <strong>di</strong>ocesano per la vita sociale e il<br />
lavoro.<br />
4 . All'Ufficio <strong>di</strong>ocesano, coa<strong>di</strong>uvato dal<br />
Centro Sociale Ambrosiano (CSA) per gli<br />
aspetti sociali della pastorale, facciano<br />
riferimento tutte le iniziative delle<br />
<strong>comunità</strong> cristiane concernenti il mondo<br />
del lavoro.<br />
Rapporto tra fede e impegno politico<br />
A questo punto, riteniamo utile riproporre<br />
brevemente i principi fondamentali per un<br />
corretto rapporto tra fede e impegno<br />
politico.<br />
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a) E' evidente, prima <strong>di</strong> tutto, che fede e<br />
impegno politico non sono atteggiamenti<br />
identificabili. Anzi, non si possono<br />
neppure adeguatamente raffrontare,<br />
perché i due termini mancano <strong>di</strong> una<br />
<strong>di</strong>mensione comune: la fede è<br />
accoglimento dell'iniziativa salvifica del<br />
Padre, che comporta la accettazione del<br />
giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong>vino su tutta la realtà in or<strong>di</strong>ne<br />
al conseguimento da parte nostra del fine<br />
ultimo e del destino definitivo; L’impegno<br />
politico, invece, giace tutto entro l'ambito<br />
del mondo visibile e temporale e riguarda<br />
le scelte storiche più opportune in vista<br />
del comune benessere, della migliore<br />
giustizia, della più ampia e sicura libertà<br />
concretamente possibili nei limiti<br />
dell'esistenza terrena.<br />
b) E' evidente altresì che fede e impegno<br />
politico non sono così estranei che non si<br />
<strong>di</strong>a tra loro qualche connessione oppure<br />
che tra loro non si possa verificare<br />
nessuna incompatibilità.<br />
Al contrario, dal momento che la<br />
professione <strong>cristiana</strong> non può essere<br />
ridotta né a una pura speculazione<br />
sull'invisibile né a una somma <strong>di</strong> precetti<br />
morali che vincolino soltanto la vita<br />
privata del singolo né alla pura<br />
espressione rituale della religione, ma<br />
esige una visione e scelte <strong>di</strong> vita che<br />
toccano tutto l'uomo in tutto il suo<br />
comportamento multiforme, è chiaro che<br />
il cristiano non dovrà rifuggire dall'essere<br />
presente nell'agone politico e non potrà<br />
ritenersi arruolabile sotto qualsivoglia<br />
ban<strong>di</strong>era. Anche in questo campo egli è<br />
dunque chiamato a prendere delle<br />
decisioni in coerenza con la propria fede.<br />
c) In linea <strong>di</strong> principio, questa assunzione<br />
<strong>di</strong> responsabilità da parte del cristiano<br />
può determinare opzioni pratiche <strong>di</strong>verse:<br />
dall'unità della fede non è deducibile<br />
senz'altro l'unità della militanza politica.<br />
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Ma questo non significa l'assoluta<br />
in<strong>di</strong>pendenza della fede <strong>di</strong> fronte a<br />
qualsiasi scelta sul piano politico.<br />
Si danno anzi ragioni insuperabili <strong>di</strong><br />
incompatibilità e precisamente:<br />
- Quando un partito include nella dottrina<br />
riconosciuta esplicitamente come propria<br />
una concezione filosofica inconciliabile<br />
con la verità <strong>cristiana</strong>. E' il caso <strong>di</strong> quei<br />
socialismi che, originati dal marxismo,<br />
non hanno mai <strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong> voler<br />
prescindere dalla sua concezione<br />
totalizzante.<br />
- Quando un partito, pur non<br />
<strong>di</strong>chiarandosi portatore <strong>di</strong> una filosofia<br />
generale, ha nel suo programma la lotta<br />
ai valori cristiani fondamentali, quali sono<br />
ad esempio la libertà civile e religiosa,<br />
l'ispirazione a una migliore <strong>di</strong>stribuzione<br />
della ricchezza, il rispetto della vita<br />
umana in tutto l'arco della sua esistenza,<br />
la stabilità della famiglia, ecc.<br />
- Quando l'adesione ad altri partiti, pur<br />
conforme a un legittimo pluralismo,<br />
romperebbe l'unità <strong>dei</strong> cattolici in<br />
circostanze che la rendono necessaria<br />
per la <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> valori assolutamente<br />
preminenti.<br />
d) Sempre in linea <strong>di</strong> principio, si può<br />
certamente supporre la possibilità che<br />
movimenti politici, originati da false<br />
dottrine, si siano via via sveleniti fino a<br />
trasformarsi in aggregazioni nelle quali<br />
anche il cristiano possa trovarsi senza<br />
<strong>di</strong>sagio. Ma il passaggio dalla possibilità<br />
astratta alla realtà effettuale non deve<br />
essere ammesso a priori ma comprovato,<br />
e il giu<strong>di</strong>zio in ultima analisi - come<br />
insegnano la « Pacem in terris » e l'«<br />
Octogesima adveniens » - non va lasciato<br />
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alla perspicacia <strong>dei</strong> singoli o del gruppo,<br />
ma spetta al Magistero della Chiesa.<br />
e) Nella situazione storica italiana poi è<br />
innegabile che i partiti <strong>di</strong> fatto esistenti<br />
tendano un po' tutti, con gradazioni<br />
<strong>di</strong>verse, a proporre una visione globale<br />
del mondo e, come bene ha <strong>di</strong>mostrato<br />
l'amara ma significativa vicenda del<br />
<strong>di</strong>vorzio e dell'aborto, tali partiti con<br />
evidente integralismo non lascino liberi i<br />
loro adepti <strong>di</strong> votare in conformità al<br />
proprio personale giu<strong>di</strong>zio, neppure in<br />
questioni che tanto drammaticamente<br />
interpellano la coscienza.<br />
In particolare, non dà nessuna garanzia<br />
<strong>di</strong> aver superato il massimalismo <strong>di</strong><br />
partenza il partito comunista italiano, per<br />
il quale - sia per la sua filiazione dal<br />
leninismo, sia per la sua struttura interna,<br />
sia per i suoi collegamenti internazionali -<br />
c'è anche l'aggravante <strong>di</strong> poter<br />
fondatamente ritenere che esso sia<br />
fautore <strong>di</strong> una per<strong>di</strong>ta della libertà politica<br />
che non consentirebbe ritorni. Così<br />
storicamente è sempre accaduto in qualsiasi<br />
Paese dove il partito comunista sia<br />
giunto al potere.<br />
f) Vorremmo infine notare che nella storia<br />
del movimento cattolico italiano le pagine<br />
più belle sono state scritte quando i<br />
cristiani hanno cercato nella propria<br />
tra<strong>di</strong>zione l'ispirazione a un'azione<br />
originale e incisiva nella società. I<br />
patteggiamenti e le confusioni hanno<br />
invece contrassegnato i momenti più<br />
sterili e meno gloriosi.<br />
VIII. LE VOCAZIONI DI SPECIALE<br />
CONSACRAZIONE<br />
<strong>La</strong> <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong>, che va<br />
progressivamente riscoprendo la bellezza<br />
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del sacerdozio comune a tutti i fedeli e la<br />
necessità che ogni battezzato nella<br />
varietà <strong>dei</strong> carismi e <strong>dei</strong> ministeri partecipi<br />
consapevolmente alla prerogativa «<br />
materna » della Chiesa, deve però<br />
guardare con attenzione privilegiata al<br />
problema delle vocazioni <strong>di</strong> speciale<br />
consacrazione.<br />
Nessuna <strong>comunità</strong> ecclesiale che<br />
possiede una fede matura può<br />
prescindere dalla responsabilità <strong>di</strong><br />
«<strong>di</strong>scernere, promuovere, accompagnare<br />
le <strong>di</strong>verse vocazioni e in particolare quelle<br />
<strong>di</strong> speciale consacrazione, così che la<br />
presenza attiva e feconda <strong>di</strong> tutte le<br />
vocazioni sia la testimonianza viva della<br />
ricchezza interiore <strong>di</strong> Gesù, il primo <strong>dei</strong><br />
chiamati, e della varietà <strong>dei</strong> carismi che<br />
adorna la sua Chiesa » (Piano pastorale<br />
1977-1978, n. 23).<br />
Perché questo impegno non resti astratto<br />
e non si riduca a un desiderio nobile ma<br />
inefficace, è in<strong>di</strong>spensabile che, almeno<br />
nell'ambito delle nostre famiglie, delle<br />
parrocchie, delle associazioni e <strong>dei</strong><br />
movimenti, si instauri una mentalità e uno<br />
stile <strong>di</strong> vita che non tema <strong>di</strong> contrastare la<br />
mentalità e lo stile del mondo <strong>di</strong> oggi. E'<br />
un ammonimento che appartiene<br />
all'ere<strong>di</strong>tà lasciataci da papa <strong>Paolo</strong> VI <strong>di</strong><br />
venerata memoria: « Non si creda <strong>di</strong><br />
giovare al mondo assumendone i<br />
pensieri, i costumi, i gusti; ma<br />
stu<strong>di</strong>andolo, amandolo, servendolo »<br />
(Testamento <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> VI). In particolare,<br />
va riproposto il valore del sacrificio, della<br />
rinuncia, del dominio <strong>di</strong> sé; va<br />
ripresentata, come imprescin<strong>di</strong>bile<br />
elemento dell'ideale cristiano, la castità<br />
della vita; si deve tornare a insegnare ai<br />
nostri giorni, senza abbandonare la<br />
conquista della preghiera comune, il<br />
gusto dell'orazione solitaria e l’abitu<strong>di</strong>ne<br />
alla me<strong>di</strong>tazione personale. E' nelle<br />
attese e nella richiesta spesso esplicita <strong>di</strong><br />
molti giovani una formazione alla fede<br />
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che contrassegni veramente la loro vita e<br />
la renda autentica testimonianza. Hanno<br />
inoltre la esigenza <strong>di</strong> essere sostenuti e<br />
guidati da una <strong>di</strong>rezione spirituale<br />
esigente e comprensiva a un tempo.<br />
Tutti poi si persuadano <strong>di</strong> quanto sia<br />
erroneo favorire o consentire, con la<br />
pratica della coeducazione e della<br />
convivenza a tutte le età, una troppo<br />
precoce attenzione reciproca tra i due<br />
sessi, che con la sua prepotenza finisce<br />
normalmente con l'impe<strong>di</strong>re ogni altra<br />
profonda considerazione ostacolando<br />
così la formazione <strong>di</strong> una ricca e<br />
generosa personalità <strong>cristiana</strong>.<br />
Se sapremo creare questo clima propizio<br />
alla percezione <strong>dei</strong> valori più alti, non<br />
sarà <strong>di</strong>fficile trovare nelle nostre <strong>comunità</strong><br />
« chi ha un cuore puro, amante della<br />
pace, soffre per la verità e de<strong>di</strong>ca la sua<br />
vita per il bene <strong>di</strong> tutti » (Giovanni<br />
Crisostomo, Omelie in Matteo, 15). A<br />
giovani così si potranno e si dovranno<br />
prospettate gli ideali più generosi e<br />
altruistici; a tutti si dovrà parlare<br />
dell’esistenza come vocazione e come<br />
risposta, come tesoro che è stato ricevuto<br />
in dono e deve essere speso in bene.<br />
«Nessuno, per colpa nostra, ignori ciò<br />
che deve sapere per orientare, in senso<br />
<strong>di</strong>verso e migliore, la propria vita » (<strong>Paolo</strong><br />
VI, Appello per la Giornata delle<br />
vocazioni, 1978).<br />
Le vocazioni femminili<br />
Vorremmo fermare la nostra attenzione in<br />
primo luogo sulle vocazioni femminili.<br />
L'emancipazione della donna, che<br />
comporta in lei l'accesso a nuovi ruoli<br />
culturali e sociali, ha creato con<strong>di</strong>zioni<br />
non consuete nella scelta <strong>di</strong> vita delle<br />
giovani. In questo contesto<br />
socio-culturale, la donna è più facilmente<br />
vittima <strong>di</strong> una visione secolaristica e<br />
<strong>di</strong>ssacrante. Si comprende come la crisi<br />
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delle vocazioni femminili si sia<br />
maggiormente accentuata rispetto alle<br />
vocazioni maschili, pur soggette ad<br />
analoghe <strong>di</strong>fficoltà. Non dovrà mancare<br />
un'attenta considerazione sui compiti,<br />
<strong>di</strong>versi rispetto anche a un recente<br />
passato, che la vita consacrata femminile<br />
può assumere oggi.<br />
Ma le <strong>di</strong>fficoltà accennate non<br />
<strong>di</strong>spensano dal proporre il valore perenne<br />
dell'amore a Cristo con cuore in<strong>di</strong>viso e a<br />
tempo pieno, la forza della testimonianza<br />
verginale in cui particolarmente si riflette il<br />
mistero della Chiesa, il coraggio <strong>di</strong> essere<br />
segno nel mondo dell'attesa del Regno<br />
inaugurato da Cristo con la sua Pasqua.<br />
Questi richiami possono trovare anche<br />
oggi vibrata accoglienza in anime che,<br />
mentre si aprono all'invito <strong>di</strong> Cristo<br />
Sposo, <strong>di</strong>ventano <strong>di</strong>sponibili alle sempre<br />
insorgenti necessità <strong>dei</strong> fratelli, in una<br />
de<strong>di</strong>zione incon<strong>di</strong>zionata alla Chiesa la<br />
cui missione si compen<strong>di</strong>a nella carità.<br />
L'egoismo in tutte le sue camuffature è la<br />
rovina del mondo; la carità in tutti i suoi<br />
slanci, e massimamente in quelli che<br />
raggiungono il dono completo e verginale<br />
<strong>di</strong> sé per i fratelli, è la sua salvezza.<br />
Le vocazioni sacerdotali<br />
Tutte le <strong>comunità</strong> cristiane devono<br />
pensare alle vocazioni sacerdotali come a<br />
una loro grave e urgente preoccupazione.<br />
Scrive un antico padre della Chiesa: «<br />
Cristo genera nella Chiesa per mezzo <strong>dei</strong><br />
suoi sacerdoti, come si esprime<br />
l'apostolo: “io vi ho generato in Cristo” (1<br />
Cor 4, 15) » (San Paciano, Discorso sul<br />
battesimo). Ma se i sacerdoti<br />
scarseggiano, il problema del declino<br />
«demografico » del popolo <strong>di</strong> Dio si fa<br />
drammatico.<br />
l. Diamo atto con riconoscenza alla<br />
illuminata pastorale vocazionale che in<br />
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questi anni è stata svolta in aiuto alle<br />
parrocchie per seguire ragazzi,<br />
adolescenti, giovani che sembrano<br />
presentare inizi promettenti <strong>di</strong> vocazione.<br />
Ma, oltre ogni forma organizzativa<br />
sempre benefica e provvidenziale,<br />
vogliamo mettere in evidenza il fatto che<br />
la vocazione sacerdotale normalmente<br />
fiorisce dove ci sono con<strong>di</strong>zioni<br />
favorevoli, cioè l'humus adatto, il<br />
coltivatore avveduto, i tempi propizi.<br />
2. L'humus è dato dalla <strong>comunità</strong><br />
<strong>cristiana</strong> nelle sue varie espressioni<br />
concrete.<br />
a) <strong>La</strong> famiglia innanzitutto: essa coopera<br />
quando mantiene vivo il senso <strong>dei</strong> valori<br />
cristiani; quando vigila perché la ricerca<br />
del benessere materiale non significhi<br />
pratica accoglienza <strong>di</strong> una visione<br />
materialistica della vita; quando gli sposi,<br />
chiamati a essere collaboratori <strong>di</strong> Dio nel<br />
dono della vita, non si chiudono nella<br />
ristrettezza egocentrica <strong>di</strong> calcoli umani;<br />
quando il progetto sull'avvenire <strong>dei</strong> figli<br />
stimola a chiedere luce allo Spirito Santo,<br />
che è Signore della vita, con prudente<br />
docilità ai suoi segni. Il sorgere <strong>di</strong> una<br />
vocazione alle volte in una famiglia può<br />
procurare stupore o ansietà. E' invece<br />
una grazia per la famiglia e per tutta la<br />
Chiesa. Un serio in<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> vocazione<br />
sacerdotale deve rendere attenti e<br />
<strong>di</strong>sponibili; né la trascuratezza né la<br />
paura devono opporsi a un così grande<br />
dono.Neppure si deve ritenere che la sola<br />
età adulta possa garantire la fondatezza<br />
<strong>di</strong> una chiamata: il Signore può chiamare<br />
alla prima ora come alla undecima e l'ora<br />
migliore della risposta è quella in cui si fa<br />
u<strong>di</strong>re la voce.<br />
b) Difficilmente la famiglia da se sola<br />
potrà costituire tale humus, se non è<br />
inserita in una <strong>comunità</strong> parrocchiale:<br />
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senza il vivace influsso della <strong>comunità</strong><br />
<strong>cristiana</strong> <strong>di</strong>fficilmente può essere<br />
alimentata la coscienza della missione<br />
che oggi incombe alle famiglie;<br />
<strong>di</strong>fficilmente può essere dato largo spazio<br />
a una illuminante catechesi e valido<br />
sostegno perché il nucleo familiare<br />
sviluppi una vita secondo il Vangelo.<br />
c) Preziosa, e in molti casi determinante,<br />
può essere l'opera delle associazioni, <strong>dei</strong><br />
gruppi e soprattutto degli oratori. E' qui<br />
specialmente che il ragazzo o il giovane<br />
si incontra personalmente col prete, ne<br />
apprezza la missione per <strong>di</strong>retta<br />
esperienza e può avvertire il fascino <strong>di</strong><br />
una vita spesa per gli altri nel ministero<br />
sacerdotale.<br />
3. Il coltivatore è soprattutto il prete. Con<br />
parola semplice e incisiva il card.<br />
Schuster <strong>di</strong>ceva: «L'albero del prete è il<br />
prete »: i frutti rari e stupen<strong>di</strong> delle<br />
vocazioni sacerdotali provengono <strong>di</strong> lì.<br />
Con l'esempio della sua de<strong>di</strong>zione<br />
coerente e gioiosa, il prete si presenta, <strong>di</strong><br />
fatto, come concreta espressione del<br />
significato che nella Chiesa e nella<br />
società ha la missione sacerdotale. Ogni<br />
sacerdote, davvero convinto e<br />
riconoscente della grandezza del dono<br />
ricevuto, aspira a suscitare « i<br />
continuatori del suo sacerdozio,<br />
proponendo esplicitamente ai giovani<br />
l'ideale del servizio apostolico <strong>di</strong>ocesano,<br />
a tempo pieno e con cuore in<strong>di</strong>viso »<br />
(Vescovi lombar<strong>di</strong>, Il ministero<br />
sacerdotale <strong>di</strong>ocesano, n. 36). Nella<br />
storia <strong>di</strong> ogni vocazione realizzata c'è<br />
sempre l'opera intelligente, coraggiosa e<br />
rispettosa <strong>di</strong> un prete.<br />
4. Il tempo propizio perché una vocazione<br />
passi dalla generica aspirazione alla<br />
decisione operativa non può essere<br />
in<strong>di</strong>cato con un <strong>di</strong>scorso univoco, ma<br />
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deve essere valutato caso per caso. E se<br />
un atteggiamento <strong>di</strong>ffuso guarda con<br />
maggior simpatia le vocazioni adulte,<br />
quasi dessero maggiore affidamento<br />
derivante da una certa conoscenza della<br />
vita, il nostro parere, maturato<br />
dall'esperienza, è più complesso e<br />
sfumato; noi riteniamo che la prospettiva<br />
della vocazione sacerdotale possa<br />
utilmente essere ad<strong>di</strong>tata tanto ai ragazzi<br />
quanto agli adolescenti e ai giovani: tutte<br />
le ore sono propizie per il Padrone della<br />
messe. Anzi vorremmo <strong>di</strong>re <strong>di</strong> più: in<br />
coloro che u<strong>di</strong>rono la chiamata dalla<br />
prima ora, le virtù sacerdotali sono quasi<br />
connaturate nella loro vita e concresciute<br />
spontaneamente con lo sviluppo della<br />
loro personalità.<br />
a) Per quanto riguarda i ragazzi, non c'è<br />
soltanto la pur doverosa considerazione<br />
della con<strong>di</strong>zione spesso scadente <strong>di</strong><br />
molte scuole: siamo positivamente<br />
convinti che l'età del cuore ancora<br />
semplice e buono ha la capacità <strong>di</strong><br />
intendere gli inviti misteriosi del Signore,<br />
anche se la risposta richiederà ancora<br />
molto tempo, prima <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare<br />
pienamente consapevole e definitiva. A<br />
chi inoltre teme il pericolo <strong>di</strong> coartare la<br />
libertà, vorremmo far presenti i tanti<br />
con<strong>di</strong>zionamenti, ai quali spesso ragazzi<br />
e giovani sono sottoposti da un certo<br />
clima tutt'altro che rispettoso della vera<br />
libertà.<br />
Per questo, pensiamo che il biennio <strong>di</strong><br />
preparazione al sacramento della<br />
Cresima - quarta e quinta elementare -<br />
debba rendere acuto lo sguardo del prete<br />
nel <strong>di</strong>scernere eventuali orientamenti <strong>di</strong><br />
vocazione.<br />
b) Quanto <strong>di</strong>ciamo del biennio <strong>di</strong><br />
preparazione alla Cresima, ripetiamo con<br />
maggior forza del triennio post-crismale.<br />
E' tutt'altro che raro il caso <strong>di</strong> ragazzi che,<br />
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con una maturità superiore agli anni,<br />
hanno insistentemente chiesto ai genitori<br />
<strong>di</strong> iniziare la scuola me<strong>di</strong>a in seminario,<br />
senza poterne ottenere il consenso.<br />
Questi saranno da seguire con cura<br />
particolare. Ma il triennio che precede la<br />
solenne professione <strong>di</strong> fede è anche il<br />
periodo che prepara - negli alterni umori<br />
della preadolescenza - la scelta della vita.<br />
Sarà bene che tra gli argomenti che<br />
<strong>di</strong>spongono alla professione <strong>di</strong> fede, la<br />
scelta vocazionale - e quin<strong>di</strong> anche la<br />
mèta sacerdotale – siano presentate in<br />
modo adeguato all'età, con eloquio<br />
appassionato, convinto e convincente, in<br />
cui si oda il cuore parlare, si oda parlare<br />
la vita.<br />
Riconfermiamo qui, ancora una volta, la<br />
nostra decisione a proposito del,<br />
seminario minore: l'aver voluto<br />
conservare il seminario minore, in <strong>di</strong>verse<br />
se<strong>di</strong>, ha una motivazione ragionata,<br />
rimasta tale anche in anni <strong>di</strong>fficili.<br />
Non sopprimere, ma rinnovare il<br />
seminario minore è stato il nostro ardente<br />
voto. Senza rinunciare alle sue tipiche<br />
finalità e al suo coerente metodo e<br />
impegno educativo, il seminario minore,<br />
in un clima <strong>di</strong> serena libertà, <strong>di</strong>venga<br />
sempre più e sempre meglio un luogo <strong>di</strong><br />
partecipazione della famiglia alla vita <strong>dei</strong><br />
loro figli privilegiati, con<strong>di</strong>videndo con loro<br />
- in taluni giorni <strong>di</strong> vacanza o festivi - la<br />
preghiera, lo svago, il pasto. Non il<br />
grigiore <strong>di</strong> un vecchio e chiuso collegio,<br />
ma il calore della casa rende amabile e<br />
fruttuoso il seminario minore.<br />
c) Le speranze che poniamo nei ragazzi e<br />
negli adolescenti, non ci fanno<br />
<strong>di</strong>sattendere che un segno provvidenziale<br />
<strong>dei</strong> tempi è l'apertura <strong>dei</strong> giovani alla vita<br />
sacerdotale. E' più frequente <strong>di</strong> quanto<br />
non si creda la loro, <strong>di</strong>sponibilità a<br />
consacrare la vita al Signore, riscoprendo<br />
così in età adulta le tracce <strong>di</strong> una<br />
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chiamata che, forse, non avevano bene<br />
percepito antecedentemente o non<br />
avevano comunque saputo accogliere.<br />
Oggi poi non sono pochi i gruppi da cui<br />
possono sorgere vocazioni sacerdotali tra<br />
i giovani. Pensiamo alla schiera <strong>dei</strong><br />
catechisti, ai giovani <strong>di</strong> Azione cattolica,<br />
agli aderenti al Cenacolo e ad altre<br />
possibili estrazioni, dalle quali speriamo<br />
<strong>di</strong> vedere nascere promettenti vocazioni<br />
per il sacerdozio <strong>di</strong>ocesano.<br />
5. Vivamente consigliamo a chi ha cura<br />
delle vocazioni <strong>di</strong> prendere contatto<br />
tempestivamente col seminario<br />
<strong>di</strong>ocesano, in modo che la proposta<br />
educativa del seminario possa presto<br />
costituire un utile punto <strong>di</strong> riferimento e un<br />
aiuto. Vorremmo infine suggerire - o<br />
incoraggiare dove già si fanno - alcuni<br />
gesti pratici, nell'intento d'implorare dalla<br />
misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Dio, per intercessione<br />
della Madonna, il dono <strong>di</strong> vocazioni sante<br />
e sufficienti alle necessità della Chiesa. A<br />
questo scopo:<br />
- le famiglie recitino un'« Ave Maria » ogni<br />
sera;<br />
- le parrocchie organizzino una<br />
giornata <strong>di</strong> preghiera ogni mese;<br />
- le zone pastorali (o gruppi <strong>di</strong><br />
decanati) programmino ciascuna un<br />
pellegrinaggio giovanile a un santuario<br />
della Vergine Santa ogni anno.<br />
IX. I RELIGIOSI<br />
<strong>La</strong> presenza <strong>dei</strong> religiosi nella <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong><br />
Milano è imponente: un totale <strong>di</strong> circa<br />
13.000 persone, <strong>di</strong> cui un<strong>di</strong>cimila suore.<br />
E' un esercito che può giustificare la<br />
santa invi<strong>di</strong>a <strong>di</strong> qualunque Chiesa.<br />
Molti <strong>di</strong> essi sono già profondamente<br />
inseriti nella pastorale <strong>di</strong>ocesana: basti<br />
pensare alle più che sessanta parrocchie<br />
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affidate ai religiosi, ai quali tributiamo la<br />
nostra ammirazione e la nostra<br />
riconoscenza per lo zelo e l'intelligenza<br />
del loro lavoro; basti pensare alle<br />
religiose che reggono praticamente tutta<br />
l'estesa rete delle scuole materne<br />
parrocchiali.<br />
Ma riteniamo che i tempi siano maturi per<br />
una più profonda consapevolezza della<br />
nostra comune appartenenza all'unica<br />
Chiesa e per una più organica<br />
integrazione delle nostre forze.<br />
A questo proposito ci pare opportuno<br />
offrire qui alcuni elementi <strong>di</strong> riflessione e<br />
alcune pratiche raccomandazioni.<br />
Riflessioni<br />
l. <strong>La</strong> vita religiosa nasce, come tutta la<br />
vita <strong>cristiana</strong>, dal Battesimo: è anzi la<br />
stessa vita battesimale, vissuta con<br />
l'impegno <strong>di</strong> assoluta coerenza e <strong>di</strong> piena<br />
generosità, nella pubblica professione <strong>dei</strong><br />
consigli evangelici <strong>di</strong> castità, <strong>di</strong> povertà, <strong>di</strong><br />
obbe<strong>di</strong>enza.<br />
Nella ricerca della volontà <strong>di</strong> Dio, libera<br />
da ogni impaccio mondano,<br />
nell'adorazione in spirito e verità,<br />
nell'attesa desiderosa e fiduciosa del<br />
Regno, nel servizio alle <strong>di</strong>verse necessità<br />
<strong>dei</strong> fratelli, la vita religiosa rivive il mistero<br />
<strong>di</strong> Gesù e della sua perfetta donazione al<br />
Padre per la salvezza degli uomini. Si<br />
capisce così come non possa essere<br />
estranea o eterogenea nei confronti della<br />
<strong>comunità</strong> ecclesiale: anzi, origina dalla<br />
<strong>comunità</strong> <strong>dei</strong> battezzati e con la ricchezza<br />
<strong>dei</strong> suoi carismi la impreziosisce e la<br />
serve.<br />
2. Poiché il mistero della Chiesa cattolica<br />
si rende presente nella Chiesa particolare<br />
e la Chiesa particolare si attua nella<br />
concorde molteplicità delle <strong>comunità</strong><br />
cristiane locali, la vita religiosa è posta in<br />
intrinseco e sostanziale rapporto non solo<br />
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con la Chiesa universale, ma altresì con<br />
la <strong>di</strong>ocesi e le sue singole parrocchie, in<br />
cui vive la Chiesa universale.<br />
3. Questo inserimento capillare non deve<br />
costituire insi<strong>di</strong>a o menomazione del<br />
carisma proprio <strong>di</strong> ciascuna famiglia<br />
religiosa e della sua specifica identità né<br />
deve intralciare la possibilità <strong>di</strong> un'azione<br />
a raggio più vasto, che superi i confini<br />
della <strong>di</strong>ocesi.<br />
Qui trova la sua giustificazione, il suo<br />
fondamento e i suoi ambiti l’istituto della «<br />
esenzione », che la Santa Sede ha<br />
concesso a non poche famiglie religiose.<br />
<strong>La</strong> <strong>comunità</strong> <strong>di</strong>ocesana e le singole<br />
<strong>comunità</strong> parrocchiali sono dunque<br />
impegnate a capire, rispettare,<br />
valorizzare lo spirito e le forme<br />
proprie <strong>di</strong> ogni singolo Or<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong> ogni<br />
singola Congregazione, nell'interesse<br />
ecclesiale <strong>di</strong> tutti: le <strong>comunità</strong> cristiane<br />
saranno tanto più arricchite da una<br />
famiglia religiosa quanto più essa resterà<br />
se stessa e custo<strong>di</strong>rà con fedeltà il suo<br />
carisma<br />
4. Ma l'esenzione « riguarda<br />
principalmente l'or<strong>di</strong>ne interno degli Istituti<br />
» ed è data perché <strong>di</strong> essi il Sommo<br />
Pontefice possa agevolmente <strong>di</strong>sporre<br />
per il bene della Chiesa (cfr Criteri <strong>di</strong>rettivi<br />
sui rapporti tra i vescovi e i religiosi nella<br />
Chiesa, Città del Vaticano, 1978). Non<br />
incrina perciò il principio ecclesiale che in<br />
una <strong>di</strong>ocesi ogni azione pastorale<br />
soggiace all'opera ispiratrice,<br />
moderatrice, coor<strong>di</strong>natrice del vescovo,<br />
né può pregiu<strong>di</strong>care l'esigenza che tutti i<br />
membri del popolo <strong>di</strong> Dio cerchino <strong>di</strong><br />
avverare tra loro una continua e profonda<br />
consonanza <strong>di</strong> animi e una fattiva<br />
collaborazione per l'attuazione del Regno.<br />
5. « Il fatto che in passato l'azione delle<br />
Chiese particolari da una parte e quella<br />
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<strong>dei</strong> religiosi dall'altra, abbiano percorso<br />
strade parallele ha prodotto mentalità<br />
ecclesiali ormai insostenibili dopo il<br />
Vaticano Il » (Don Midali). « Da entrambe<br />
le parti dovremo superare con intelligenza<br />
e audacia, le resistenze <strong>di</strong> inveterate<br />
abitu<strong>di</strong>ni, nate in altre con<strong>di</strong>zioni storiche<br />
e sorpassate dai tempi: ma mille <strong>di</strong>fficoltà<br />
non fanno un dubbio sulla verità e bontà<br />
della strada da percorrere » (In<strong>di</strong>cazioni<br />
del Card. Colombo al II Convegno<br />
regionale <strong>dei</strong> religiosi e delle religiose<br />
della Lombar<strong>di</strong>a).<br />
Esortazioni pratiche<br />
l. Esortiamo tutti i fedeli della Chiesa <strong>di</strong><br />
Milano a nutrire e a manifestare grande<br />
stima per la vita religiosa, ritenendola un<br />
singolare dono <strong>di</strong> Dio, prezioso per la<br />
crescita spirituale <strong>di</strong> ogni battezzato e per<br />
il fervore <strong>di</strong> tutte le <strong>comunità</strong>. Dovranno<br />
perciò reagire alle o<strong>di</strong>erne suggestioni<br />
secolaristiche, che inclinano a <strong>di</strong>sistimare<br />
la vita religiosa, considerando priva <strong>di</strong><br />
valore quanto non è imme<strong>di</strong>atamente<br />
finalizzato al benessere terreno.<br />
2. I sacerdoti <strong>di</strong>ocesani coltivino un<br />
atteggiamento <strong>di</strong> venerazione, <strong>di</strong><br />
simpatia, <strong>di</strong> amicizia, <strong>di</strong> fraternità verso i<br />
sacerdoti religiosi, sentendosi legati a loro<br />
dall'identità sostanziale della missione<br />
ricevuta nell'or<strong>di</strong>nazione del vescovo e<br />
dalla comune appartenenza dell'or<strong>di</strong>ne<br />
presbiterale.<br />
3. Ai parroci raccoman<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> sollecitare<br />
e <strong>di</strong> accogliere la collaborazione <strong>dei</strong><br />
religiosi che vivono e lavorano nel<br />
territorio affidato alla loro cura, ricercando<br />
qualche forma <strong>di</strong> collegamento organico,<br />
in particolare attraverso la partecipazione<br />
<strong>di</strong> qualche rappresentante religioso al<br />
consiglio pastorale parrocchiale. Da essi<br />
si facciano volentieri aiutare, sempre<br />
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però, nel duplice rispetto della linea<br />
pastorale del vescovo e delle<br />
caratteristiche proprie delle <strong>di</strong>verse<br />
famiglie religiose.<br />
4 . Dai religiosi imploriamo <strong>di</strong> aiutarci<br />
soprattutto a salvare e ad accrescere nel<br />
nostro popolo il senso <strong>di</strong> Dio e delle realtà<br />
invisibili, la tensione verso il Regno oltre<br />
ogni mondanizzazione, la capacità <strong>di</strong><br />
rinuncia, lo spirito <strong>di</strong> preghiera,<br />
l'obbe<strong>di</strong>enza alla <strong>di</strong>sciplina ecclesiale e<br />
alle norme liturgiche: questo è il servizio<br />
più specifico e più importante che<br />
possono prestare alla Chiesa particolare.<br />
5. Doman<strong>di</strong>amo altresì lo sforzo - anche<br />
quando vengono da regioni lontane - <strong>di</strong><br />
accogliere, rispettare e possibilmente<br />
amare le caratteristiche tipiche della<br />
nostra Chiesa milanese, nella quale essi<br />
devono farsi in<strong>di</strong>geni per tutto il tempo<br />
che vi rimangono: non devono cioè vivere<br />
da estranei, ma da membri carissimi.<br />
Questo comporterà per loro il sacrificio<br />
non lieve dell'adattamento ai nostri usi,<br />
alla nostra mentalità, alla nostra<br />
tra<strong>di</strong>zione liturgica, al nostro stile<br />
pastorale; ma così imiteranno la sapienza<br />
e la generosità dell'apostolo <strong>Paolo</strong>, che si<br />
faceva ebreo con gli ebrei e greco coi<br />
greci per conquistare tutti a Cristo.<br />
6 . Ci sono poi alcuni campi specifici nei<br />
quali la <strong>comunità</strong> <strong>di</strong>ocesana sente<br />
particolare bisogno della collaborazione<br />
<strong>dei</strong> religiosi:<br />
- il ministero della catechesi, e più<br />
precisamente la preparazione <strong>dei</strong><br />
catechisti, in accordo con l'ufficio<br />
catechistico <strong>di</strong>ocesano;<br />
- la pastorale giovanile, soprattutto<br />
attraverso la scuola: l'insegnamento<br />
religioso; i corsi integrativi alla scuola <strong>di</strong><br />
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Stato, quando questa si <strong>di</strong>mostrasse<br />
incompleta o peggio ostile <strong>di</strong> fronte alla<br />
visione <strong>cristiana</strong> del mondo; la scuola<br />
autenticamente cattolica;<br />
- la pastorale delle comunicazioni sociali,<br />
nei <strong>di</strong>versi settori della stampa quoti<strong>di</strong>ana<br />
e settimanale, nella nascente ra<strong>di</strong>o<br />
<strong>di</strong>ocesana, nei centri culturali;<br />
- le « scuole <strong>di</strong> preghiera », approntando<br />
e sostenendo centri e ambienti <strong>di</strong><br />
orazione, <strong>di</strong> spiritualità, <strong>di</strong> raccoglimento,<br />
<strong>di</strong> ritiro, <strong>di</strong> deserto, accessibili a tutti i<br />
membri del popolo <strong>di</strong> Dio.<br />
X. I MEZZI DI COMUNICAZIONE<br />
SOCIALE<br />
I giornali, la ra<strong>di</strong>o, la televisione<br />
concorrono in modo determinante a<br />
formare la mentalità dell'uomo moderno.<br />
In questo frastuono, la voce della verità<br />
evangelica - che la Chiesa ha il dovere <strong>di</strong><br />
annunciare instancabilmente - rischia <strong>di</strong><br />
non essere più percepita. Tanto più che<br />
questi efficaci mezzi <strong>di</strong> comunicazione<br />
sociale talvolta l'avvolgono in un calcolato<br />
silenzio, tal altra positivamente la<br />
combattono o la deformano.<br />
Per questo è necessario che le <strong>comunità</strong><br />
cristiane abbiano a dotarsi, anche in<br />
questo campo, <strong>di</strong> propri strumenti, in<br />
grado <strong>di</strong> far conoscere il giu<strong>di</strong>zio cristiano<br />
sui fatti e sulle dottrine correnti e <strong>di</strong> far<br />
arrivare con chiarezza e tempestività, la<br />
voce <strong>dei</strong> pastori e degli organismi<br />
ecclesiali preposti alla promozione e al<br />
coor<strong>di</strong>namento dell'apostolato.<br />
l. <strong>La</strong> prima voce che va salvata e<br />
irrobustita è quella del quoti<strong>di</strong>ano<br />
cattolico « Avvenire »: esso è in grado <strong>di</strong><br />
seguire ogni giorno la vicenda umana ed<br />
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ecclesiale, intervenendo puntualmente a<br />
informare e a orientare i credenti.<br />
2. Ci sembra poi <strong>di</strong> dover insistere in<br />
particolare sull'importanza <strong>dei</strong> nostri<br />
settimanali <strong>di</strong>ocesani, ormai presenti in<br />
buona parte del vasto territorio della<br />
<strong>di</strong>ocesi.<br />
Attraverso i settimanali il pensiero del<br />
vescovo arriva a tutti in modo organico;<br />
gli avvenimenti ecclesiali e civili,<br />
specialmente <strong>di</strong> carattere locale,<br />
possono, essere adeguatamente<br />
commentati; i programmi pastorali sono<br />
sostenuti; lo stesso formarsi <strong>di</strong> una<br />
legittima opinione pubblica nella Chiesa<br />
può essere favorito; i decanati e le<br />
parrocchie opportunamente si<br />
confrontano nella loro azione pastorale e<br />
stu<strong>di</strong>ano insieme le attuazioni più<br />
convenienti.<br />
Ogni parrocchia provveda quin<strong>di</strong> a<br />
<strong>di</strong>ffondere il settimanale <strong>di</strong>ocesano della<br />
zona, collaborando alla sua redazione<br />
secondo le proprie possibilità. A questo<br />
proposito, mentre ringraziamo <strong>di</strong> cuore i<br />
sacerdoti e i laici impegnati nella<br />
<strong>di</strong>rezione e nella redazione <strong>dei</strong> giornali,<br />
raccoman<strong>di</strong>amo che i responsabili<br />
abbiano cura <strong>di</strong> formare sempre meglio i<br />
collaboratori sotto il profilo professionale<br />
e, più ancora, sotto il profilo pastorale e<br />
spirituale<br />
3. Ogni <strong>comunità</strong> parrocchiale ha poi<br />
bisogno <strong>di</strong> un suo notiziario, utilissimo<br />
aiuto alla partecipazione <strong>di</strong> tutti alla vita<br />
comunitaria. In special modo<br />
apprezziamo e incoraggiamo l'opera<br />
benemerita che in questo campo è svolta<br />
da « Il Segno ».<br />
Quoti<strong>di</strong>ano, settimanale, pubblicazioni<br />
parrocchiali devono essere accolti, amati<br />
e sostenuti come occasioni e strumenti<br />
preziosi al fine <strong>di</strong> far conoscere il<br />
messaggio <strong>di</strong> Cristo e la testimonianza<br />
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della sua Chiesa. Me<strong>di</strong>ante il consiglio<br />
pastorale e l’apposita commissione per la<br />
buona stampa, ogni parrocchia abbia<br />
cura <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondere la stampa cattolica tra i<br />
« vicini » e i « lontani ».<br />
Le esigenze del tempo che stiamo<br />
vivendo ci impongono anche <strong>di</strong> essere<br />
Presenti nel campo delle comunicazioni<br />
ra<strong>di</strong>o-televisive, sia con l'allestimento <strong>di</strong><br />
emittenti <strong>di</strong> sicura ispirazione cattolica sia<br />
con le partecipazione alle ra<strong>di</strong>o e<br />
televisioni pubbliche e private me<strong>di</strong>ante<br />
trasmissioni <strong>di</strong> indole religiosa e <strong>di</strong> cultura<br />
<strong>cristiana</strong>mente ispirata negli spazi che ci<br />
sono consentiti.<br />
Naturalmente ogni iniziativa dovrà essere<br />
contenuta nei limiti delle concrete<br />
possibilità finanziarie e condotta nel<br />
rispetto <strong>dei</strong> nostri principi, evitando ogni<br />
possibile con<strong>di</strong>zionamento del nostro<br />
messaggio e ogni ambiguo collegamento.<br />
XI. L'AZIONE CULTURALE<br />
In un mondo sempre più secolarizzato, è<br />
urgente che si prenda coscienza della<br />
necessità <strong>di</strong> salvare e <strong>di</strong> promuovere la «<br />
cultura <strong>cristiana</strong> », senza la quale la<br />
stessa identità delle nostre <strong>comunità</strong> è<br />
gravemente insi<strong>di</strong>ata.<br />
E' un compito primariamente affidato ai<br />
gran<strong>di</strong> Istituti che onorano con la loro<br />
presenza la nostra città e la nostra<br />
<strong>di</strong>ocesi, come la Facoltà teologica<br />
dell'Italia settentrionale, l'Università<br />
cattolica del Sacro Cuore, l'Istituto <strong>Paolo</strong><br />
VI per gli stu<strong>di</strong> pastorali, la Biblioteca<br />
ambrosiana. Ma non a essi soltanto.<br />
Nella nostra <strong>di</strong>ocesi già operano <strong>di</strong>versi<br />
centri culturali e nella città <strong>di</strong> Milano i più<br />
noti e affermati <strong>di</strong> essi ricercano da<br />
qualche tempo un collegamento<br />
permanente e una coor<strong>di</strong>nazione delle<br />
loro iniziative. Auspichiamo che questo<br />
spirito <strong>di</strong> collaborazione si accresca fino a<br />
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consentire <strong>di</strong> presentare alla citta<strong>di</strong>nanza<br />
una programmazione concordata <strong>di</strong> tutta<br />
l'attività culturale cattolica e fino a poter<br />
offrire un sostanzioso contributo <strong>di</strong> idee e<br />
<strong>di</strong> uomini ai centri minori. A questo<br />
proposito, pensiamo sia esigenza<br />
caratteristica del nostro tempo che le<br />
parrocchie, nelle forme adeguate alla loro<br />
natura e nella misura delle loro concrete<br />
possibilità, si facciano promotrici <strong>di</strong><br />
un'azione culturale <strong>cristiana</strong>mente<br />
ispirata, rivolta anzitutto a raggiungere i<br />
fedeli e poi a riverberarsi anche su tutta la<br />
<strong>comunità</strong> civile.<br />
Riteniamo utile proporre qualche norma<br />
<strong>di</strong>rettiva e offrire qualche suggerimento<br />
pratico.<br />
Linee <strong>di</strong>rettive<br />
Ogni <strong>comunità</strong> parrocchiale deve<br />
annoverare tra i suoi compiti anche quello<br />
<strong>di</strong> presentare una proposta culturale<br />
<strong>cristiana</strong>, che si prefigga i seguenti<br />
traguar<strong>di</strong>:<br />
a) Far conoscere, in or<strong>di</strong>ne a una<br />
formazione dell'uomo secondo il Vangelo,<br />
quanto <strong>di</strong> vero, <strong>di</strong> giusto, <strong>di</strong> bello sia stato<br />
espresso lungo i secoli dai gran<strong>di</strong> uomini<br />
<strong>di</strong> ogni lingua e <strong>di</strong> ogni regione, le cui<br />
opere - filosofiche, letterarie, teatrali,<br />
musicali, figurative, ecc. – illuminate e<br />
ispirate dalla fede in Cristo, rimangono<br />
come nutrimento perenne <strong>dei</strong> nostri<br />
spiriti.<br />
b) Dare una valutazione critica, alla luce<br />
<strong>dei</strong> principi evangelici, <strong>dei</strong> fatti, delle<br />
abitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> vita, delle leggi, <strong>dei</strong> fenomeni<br />
culturali e sociali più <strong>di</strong>ffusi e più<br />
appariscenti, per cogliere e apprezzare<br />
quanto c'è in essi <strong>di</strong> positivo (e perciò <strong>di</strong><br />
implicitamente cristiano) e per ritrovare<br />
quanto c'è <strong>di</strong> incompatibile col Vangelo (e<br />
perciò <strong>di</strong> antiumano).<br />
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c) Promuovere nella propria <strong>comunità</strong> la<br />
conoscenza della storia, delle tra<strong>di</strong>zioni e<br />
delle costumanze locali, perché la<br />
consapevolezza <strong>di</strong> quanto, siano salde,<br />
sane e profonde le nostre ra<strong>di</strong>ci culturali<br />
ci aiuta non solo a capire meglio la realtà<br />
o<strong>di</strong>erna, ma anche ad affrontare il futuro<br />
e il necessario progresso senza perdere<br />
nessun valore autentico e senza<br />
<strong>di</strong>sorientamenti alienanti.<br />
d) Richiamare vigorosamente quale<br />
gerarchia <strong>di</strong> valori emerga dalla adesione<br />
alla parola <strong>di</strong> Cristo e ricercare i modelli<br />
sociali <strong>di</strong> comportamento che meglio<br />
corrispondano agli insegnamenti e alle<br />
ispirazioni della nostra fede.<br />
Le nostre <strong>comunità</strong> parrocchiali già in<br />
qualche misura attendono a questi<br />
compiti. Ma adesso è giunto il momento<br />
<strong>di</strong> operare un passaggio <strong>di</strong> mentalità, così<br />
che quanto finora è stato compiuto in<br />
modo frammentario e quasi occasionale,<br />
si compia con un'azione organica, stabile,<br />
consapevole.<br />
Suggerimenti pratici<br />
a) Il « centro culturale » è il segno <strong>di</strong><br />
questo passaggio e noi suggeriamo che<br />
la sua creazione avvenga in tutte le<br />
parrocchie <strong>di</strong> una certa consistenza. Nel<br />
caso <strong>di</strong> parrocchie piccole, il decanato<br />
potrebbe stu<strong>di</strong>are il modo <strong>di</strong> dare al<br />
problema una soluzione rispondente alle<br />
esigenze locali.<br />
Il centro culturale può essere attuato<br />
anche in forma molto semplice.<br />
L'esperienza ci <strong>di</strong>ce che bastano poche<br />
persone, pur che siano convinte e alacri:<br />
- una persona perspicace, che si prenda<br />
carico della programmazione;<br />
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- una persona volonterosa che,<br />
assumendosi l'onere della segreteria, curi<br />
l'organizzazione;<br />
- il pastore d'anime che assicuri<br />
l'ispirazione chiaramente cattolica e il<br />
collegamento intrinseco con la<br />
<strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong>, attraverso la sua<br />
piena e <strong>di</strong>retta responsabilità;<br />
- ci si avvalga in funzione consultiva <strong>di</strong><br />
tutte quelle persone e possono portare il<br />
contributo della loro competenza e della<br />
loro esperienza nei vari settori.<br />
b) Le attività possono variare in<br />
<strong>di</strong>pendenza delle situazioni locali (teatri,<br />
cineforum, mostre d'arte, biblioteca, sala<br />
<strong>di</strong> lettura, ecc.). Non deve mai mancare<br />
una serie <strong>di</strong> incontri (almeno quattro o<br />
cinque ogni anno) che mirino a far<br />
conoscere e approfon<strong>di</strong>re la visione<br />
<strong>cristiana</strong> della realtà, affrontando anche i<br />
temi <strong>di</strong> più scottante attualità. Per tali<br />
incontri ci si deve avvalere <strong>di</strong> oratòri che<br />
non soltanto siano ben preparati<br />
sull'argomento, ma anche siano in piena<br />
e limpida comunione con la Chiesa e il<br />
suo magistero. Uomini <strong>di</strong> fama, ma<br />
dottrinalmente insicuri ed ecclesialmente<br />
ambigui, immancabilmente finiscono con<br />
l'accrescere la confusione: chiamarli non<br />
sarebbe un atto, dal punto <strong>di</strong> vista<br />
pastorale, né coraggioso né saggio.<br />
Non ci si <strong>di</strong>sanimi per l'eventuale scarsità<br />
<strong>dei</strong> partecipanti, che spesso è dovuta alla<br />
<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> uscire la sera in questi tempi:<br />
se gli incontri vengono perio<strong>di</strong>camente<br />
annunciati con manifesti chiari e<br />
chiaramente ispirati alla dottrina <strong>cristiana</strong>,<br />
<strong>di</strong>ffusi per tutto il quartiere o il paese,<br />
questo sarà già un fatto <strong>di</strong> rilievo e un<br />
modo incisivo <strong>di</strong> far conoscere che esiste<br />
una prospettiva <strong>cristiana</strong> sui problemi<br />
umani e una cultura <strong>cristiana</strong>mente<br />
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animata che nessuno può permettersi <strong>di</strong><br />
trascurare.<br />
XII. L'AZIONE CATTOLICA<br />
l. Il Battesimo fa <strong>di</strong> ciascuno un<br />
missionario: ogni cristiano inerte è un<br />
ramo secco<br />
L'apostolato <strong>dei</strong> laici appartiene alla<br />
costituzione della Chiesa. Esso, come<br />
ricorda il Concilio Vaticano II, deriva ai<br />
laici « dalla loro stessa vocazione<br />
<strong>cristiana</strong> » e perciò « non può mai venir<br />
meno nella Chiesa » (Apostolicam<br />
actuositatem, 1).<br />
Nei momenti <strong>di</strong>fficili e qualificanti della<br />
storia è molto importante richiamare<br />
questa verità per ridestarne nei credenti<br />
le inderogabili esigenze.<br />
Cristo è il grande missionario del Padre,<br />
mandato nel mondo a portare la verità e<br />
la vita. <strong>La</strong> Chiesa, suo inscin<strong>di</strong>bile corpo,<br />
ne con<strong>di</strong>vide la missione e la sorte: essa<br />
per la sua intima congiunzione a Cristo<br />
risulta tutta missionaria, in ogni struttura e<br />
ad ogni livello. Anche i laici, inseriti nel<br />
corpo mistico <strong>di</strong> Cristo per mezzo del<br />
Battesimo, fortificati dallo Spirito Santo<br />
per mezzo della Cresima, nutriti dal corpo<br />
e dal sangue del Signore Gesù per<br />
mezzo dell'Eucarestia, sono tutti deputati<br />
all'apostolato in forza della loro unione<br />
con Cristo.<br />
Ogni cristiano ha il dovere dell'apostolato<br />
e perciò anche il <strong>di</strong>ritto. <strong>La</strong>ici che non<br />
avvertono questo dovere o rinunciano a<br />
questo <strong>di</strong>ritto, laici che vivono da membri<br />
passivi e dormienti, senza mai nessun<br />
desiderio <strong>di</strong> testimoniare la propria fede<br />
con parole e con gesti, sono nella società<br />
una presenza morta, e non viva, della<br />
Chiesa. Scrive infatti il Concilio: « Un<br />
membro il quale non operasse per la<br />
crescita del corpo, secondo la propria<br />
energia, dovrebbe <strong>di</strong>rsi inutile per la<br />
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Chiesa e per se stesso » (Apostolicam<br />
actuositatem, 2). Ma dove c'è un<br />
battezzato fedele alla grazia là c'è del<br />
sacramento che l'ha fatto missionario<br />
della civiltà dell'amore, un punto <strong>di</strong> luce,<br />
là c'è un palpito <strong>di</strong> fraternità, là vibra la<br />
Chiesa anima del mondo, energia <strong>di</strong> Dio<br />
per la salvezza <strong>di</strong> ogni uomo.<br />
2. Anche nell'apostolato l'unione potenzia<br />
la testimonianza<br />
Il panorama <strong>dei</strong> bisogni del prossimo e<br />
l'ansia <strong>di</strong> andare in suo soccorso possono<br />
assumere innumerevoli forme. Anche nel<br />
bene il lavorare concor<strong>di</strong> moltiplica<br />
l'efficacia dell'impegno. Il criterio<br />
associativo, rettamente inteso, non<br />
soffoca ma rinforza l'iniziativa <strong>dei</strong> singoli e<br />
la libera dai pericoli del personalismo<br />
fragile e dello spontaneismo volubile. E'<br />
ovvio perciò che sorgano nell'ambito della<br />
Chiesa aggregazioni <strong>di</strong>verse, movimenti<br />
che vivono con particolari accentuazioni il<br />
servizio evangelico, gruppi <strong>di</strong> apostolato<br />
che scelgono <strong>di</strong> fermare la loro attenzione<br />
su campi specifici che vanno<br />
dall'assistenza alla cultura, dalla<br />
catechesi alla liturgia, dai mezzi <strong>di</strong><br />
comunicazione sociale, all'animazione del<br />
tempo libero.<br />
Naturalmente qualsiasi movimento o<br />
associazione non potrà ritenersi a buon<br />
<strong>di</strong>ritto ecclesiale se non verifica un<br />
duplice rapporto: la comunione con il<br />
vescovo, custode e amministratore <strong>dei</strong><br />
gran<strong>di</strong> beni - verità, sacralità, carità -<br />
affidati alla Chiesa dal Fondatore <strong>di</strong>vino;<br />
la coesione e la collaborazione fraterna<br />
con tutte le altre forze che operano nella<br />
Chiesa, dove ogni membro è a servizio<br />
complementare degli altri per il vantaggio<br />
della <strong>comunità</strong> intiera (cfr Apostolicam<br />
actuositatem, 23).<br />
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a) A proposito della comunione con il<br />
vescovo, giova sempre ricordare<br />
qualcuna delle stimolanti parole scritte dal<br />
vecchio vescovo Ignazio in viaggio verso<br />
il martirio: « Non basta chiamarsi cristiani,<br />
ma bisogna esserlo davvero. Ci sono<br />
alcuni che hanno sì il nome del vescovo<br />
sulle labbra, ma poi fanno tutto senza <strong>di</strong><br />
lui. Mi pare che costoro non agiscano con<br />
retta coscienza, perché le loro riunioni<br />
non sono legittime, secondo il<br />
comandamento del Signore ».<br />
b) Per quanto concerne la collaborazione<br />
fraterna, il santo vescovo <strong>di</strong> Antiochia<br />
aveva dovuto soffrire per l'insinuarsi in<br />
mezzo al suo popolo <strong>di</strong> un certo spirito <strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>vidualismo, <strong>di</strong> rivalità e <strong>di</strong> <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>a,<br />
che spingeva taluni a esaltare ciò che era<br />
fatto da loro e a sottovalutare le iniziative<br />
degli altri a frequentare la preghiera del<br />
proprio gruppo e a sottrarsi dal<br />
partecipare a quella comune.<br />
Ignazio; con parole cui l'imminenza del<br />
martirio infonde una forza particolare,<br />
mette in guar<strong>di</strong>a dagli infausti<br />
particolarismi ricorrenti nella storia della<br />
Chiesa: « Ora ho un'ultima<br />
raccomandazione da farvi: procurate <strong>di</strong><br />
compiere ogni azione nella concor<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />
Dio... Non cercate <strong>di</strong> far passare per<br />
buono solo ciò che fate voi e per conto<br />
vostro, ma preferite la forma comunitaria.<br />
Una sola sia la preghiera... nella gioia<br />
santa, che è Cristo. Correte tutti, come a<br />
un unico tempio <strong>di</strong> Dio e a un unico<br />
altare, all'unico Gesù Cristo che è uscito<br />
dall'unico, Padre, rimanendo presso <strong>di</strong> lui<br />
e a lui facendo ritorno » (Lettera ai<br />
cristiani <strong>di</strong> Magnesia).<br />
c) Bisogna vigilare sugli inizi delle<br />
incrinature, perché la comunione è la<br />
profezia più alta e il massimo bene della<br />
Chiesa, ma quando vi si intromette il<br />
demonio della superbia, produce<br />
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sfaldature che poi <strong>di</strong>fficilmente sono<br />
rimarginabili.<br />
Le <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>e nascono molte volte dal fatto<br />
che un gruppo si appropria a suo vanto<br />
una connotazione o <strong>di</strong> ambigua apertura<br />
religiosa e sociale o <strong>di</strong> rigorosa fedeltà,<br />
altrettanto ambigua, alla tra<strong>di</strong>zione e alle<br />
forme antiche. In simili contesti culturali è<br />
sempre in agguato il pericolo <strong>di</strong> perdere<br />
l'annuncio globale del Vangelo per<br />
inseguire un messaggio parziale, sia pure<br />
affascinante o per novità e facili risposte<br />
agli urgenti problemi sociali del momento<br />
o per accon<strong>di</strong>scendenza ai legami antichi<br />
e alle nostalgie del passato.<br />
Ogni <strong>comunità</strong> <strong>cristiana</strong> e ogni<br />
associazione verifichi spesso la « natura<br />
<strong>di</strong> fede » che deve avere il suo riferimento<br />
al vescovo, e la « tempra <strong>di</strong> carità » che<br />
solo può rendere autentica la fraterna<br />
coesione con tutte le formazioni<br />
apostoliche operanti nella stessa Chiesa.<br />
Queste formazioni, pur seguendo<br />
ciascuna la linea del proprio carisma,<br />
della propria vocazione, del proprio<br />
ministero, devono sempre tenersi<br />
<strong>di</strong>sponibili all'attuazione <strong>dei</strong> programmi<br />
pastorali e delle iniziative apostoliche a<br />
cui il vescovo chiama tutta la <strong>di</strong>ocesi.<br />
<strong>La</strong> Chiesa deve essere amata più della<br />
propria idea, più della propria persona,<br />
più del proprio gruppo; e nessuna<br />
aggregazione o movimento o famiglia<br />
religiosa può identificarsi con la Chiesa<br />
bensì deve collocarsi con animo umile e<br />
grande a suo servizio.<br />
3. L'Azione Cattolica: libera ai laici;<br />
d'obbligo ai pastori<br />
Nell'ampio ventaglio <strong>di</strong> forme apostoliche<br />
- tra<strong>di</strong>zionali e nuove - che oggi formano<br />
la vera ricchezza della Chiesa e ne<br />
esprimono il <strong>di</strong>namismo evangelizzante,<br />
una ve n'è - al tempo stesso antica e<br />
perennemente attuale - che viene<br />
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denominata per eccellenza « Azione<br />
Cattolica » (= AC). Essa non è l'unica<br />
forma <strong>di</strong> apostolato: se fosse l'unica, la<br />
ministerialità della Chiesa sarebbe troppo<br />
impoverita; ma se non ci fosse, sarebbe<br />
privata <strong>di</strong> un fondamentale strumento<br />
d'apostolato.<br />
E' bene affermare subito che la funzione<br />
storica dell'AC non si è esaurita dopo il<br />
Concilio, tanto che il Concilio stesso e,<br />
lungo il decennio successivo, i vescovi<br />
rivolsero, unanimi, all'AC singolari<br />
espressioni <strong>di</strong> compiacimento, <strong>di</strong> lode,<br />
d'incoraggiamento e <strong>di</strong> speranza. Ma<br />
forse nessuna parola fu più autorevole,<br />
forte e concreta <strong>di</strong> quella che <strong>Paolo</strong> VI, <strong>di</strong><br />
santa memoria, pronunciò nel <strong>di</strong>scorso<br />
del 15 febbraio 1968 riferito da «<br />
L'Osservatore Romano »: « I pastori ben<br />
sanno che se ai laici è libero appartenervi<br />
o no (l'Azione Cattolica è un movimento<br />
<strong>di</strong> volontari), è obbligo loro esperienza <strong>di</strong><br />
fede, dal principio alla fine; essa vuole<br />
essere una associazione aperta e agile <strong>di</strong><br />
cristiani preparati a mettersi con il<br />
vescovo a servizio della Chiesa e <strong>dei</strong> suoi<br />
programmi pastorali..<br />
E' una affermazione chiara e impegnativa<br />
che noi oggi accogliamo come una<br />
formula testamentaria. Per i laici l'AC è<br />
una libera scelta, per i pastori (vescovi,<br />
vicari episcopali, decani, parroci e<br />
coa<strong>di</strong>utori) è d’obbligo. I pastori devono<br />
quin<strong>di</strong> istituirla dove non esiste,<br />
conservarla dove è istituita, promuoverla<br />
dove è conservata, senza svogliatezza,<br />
senza intermissione, con operosità<br />
fiduciosa e indomita. Il Papa non solo la<br />
proponeva come uno <strong>dei</strong> più vali<strong>di</strong><br />
strumenti <strong>di</strong> azione pastorale, ma ne<br />
<strong>di</strong>chiarava necessaria la presenza in ogni<br />
<strong>comunità</strong> ecclesiale bene or<strong>di</strong>nata.<br />
4. Che cosa non intende essere l'AC<br />
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a) L'AC non ambisce presentarsi come un<br />
gruppo <strong>di</strong> ricerca teologica o <strong>di</strong><br />
approfon<strong>di</strong>mento biblico. Non ignora<br />
tuttavia che solo una conoscenza<br />
religiosa solida e sistematica, graduata<br />
secondo i <strong>di</strong>versi livelli <strong>dei</strong> soci e<br />
rispondente alle istanze storiche, può<br />
preservare l'azione dallo scadere nella<br />
superficialità e nella inconcludenza;<br />
perciò l'AC impegna i singoli soci allo<br />
stu<strong>di</strong>o della religione e organizza, con<br />
perio<strong>di</strong>ca frequenza, lezioni e corsi che<br />
affida a maestri <strong>di</strong> chiara fama e <strong>di</strong> sicura<br />
dottrina.<br />
b) L'AC non vuole essere un cenacolo <strong>di</strong><br />
spiritualità, il cui fine esclusivo sia la<br />
formazione interiore. Essa, ispirandosi al<br />
libro famoso dello Chautard « L'anima<br />
dell'apostolato », non concepisce<br />
impegno autenticamente evangelico che<br />
non affon<strong>di</strong> le ra<strong>di</strong>ci nella preghiera;<br />
tuttavia non coltiva unicamente la<br />
preghiera e l'interiorità, perché la sua<br />
vocazione nella Chiesa non è la pura<br />
contemplazione, ma l'azione apostolica.<br />
c) L'AC non è una « <strong>comunità</strong> <strong>di</strong> vita »,<br />
organizzata come un recinto chiuso e<br />
riservato dove soltanto gli aderenti<br />
possono maturare tutta la loro <strong>di</strong><br />
conservarla e <strong>di</strong> promuoverla ».<br />
5. Principi e momenti fondamentali per la<br />
formazione nell'AC<br />
L'AC nel suo statuto si presenta come «<br />
un'associazione <strong>di</strong> laici che si impegnano<br />
liberamente, in forma comunitaria e<br />
organica e in <strong>di</strong>retta collaborazione con la<br />
gerarchia, per la realizzazione del fine<br />
generale apostolico della Chiesa » (art.<br />
1).<br />
L'AC tiene quin<strong>di</strong> a essere<br />
un'associazione laicale, a servizio<br />
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organico della pastorale intorno al<br />
vescovo. Da questa posizione derivano<br />
ogni suo principio e momento formativo.<br />
a) Deriva la sua spiritualità ra<strong>di</strong>calmente<br />
fondata nel Battesimo. I membri dell'AC<br />
sono cristiani che assumono con seria<br />
coerenza le esigenze battesimali. Le<br />
assumono anzitutto per viverle e<br />
svilupparle in se stessi: sia riguardo alle<br />
rinunce liberatrici dal male, sia riguardo ai<br />
doni che <strong>di</strong>vinizzano l'uomo e lo<br />
stimolano a crescere nella vita me<strong>di</strong>ante<br />
atti <strong>di</strong> fede, <strong>di</strong> speranza e <strong>di</strong> carità; sia<br />
riguardo al Dono increato, cioè la<br />
presenza dello Spirito Santo che ci fa<br />
templi vivi <strong>di</strong> Dio, degni <strong>di</strong> religioso<br />
rispetto.<br />
b) <strong>La</strong> rigenerazione battesimale è una<br />
novità <strong>cristiana</strong> riverberata in ogni campo<br />
della convivenza umana, dove le scelte e<br />
gli atteggiamenti sono determinati dalle<br />
<strong>di</strong>verse concezioni dell'uomo e del suo<br />
destino; non può quin<strong>di</strong> restare un fatto<br />
puramente in<strong>di</strong>viduale e intimistico.<br />
Anche senza necessariamente entrare in<br />
militanze politiche, il socio <strong>di</strong> AC sa che le<br />
battaglie per una vera ed effettiva<br />
giustizia, per le libertà religiose e civili,<br />
per la <strong>di</strong>fesa della vita umana e della sua<br />
intangibilità, per la saldezza della<br />
famiglia, per la concreta possibilità <strong>di</strong><br />
educare i figli secondo le proprie<br />
convinzioni, per l'affermazione <strong>di</strong> una<br />
cultura autenticamente ispirata dal<br />
Vangelo, sono le sue battaglie, cui non<br />
può sottrarsi senza <strong>di</strong>sertare il proprio<br />
impegno. Del resto fu in questa presenza<br />
coraggiosa nella società che rifulsero il<br />
genio e la passione delle sue origini e <strong>dei</strong><br />
momenti più belli della sua storia.<br />
c) Il <strong>di</strong>vino e l'umano nel cristiano non si<br />
oppongono, ma si richiamano e si<br />
corroborano con mutuo influsso. Perciò<br />
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anche alla loro crescita umana i soci <strong>di</strong><br />
AC dovranno dare attenzioni e fatiche,<br />
consapevoli che ciò che forma « l'uomo<br />
maturo » giova altresì a e<strong>di</strong>ficare il «<br />
cristiano perfetto ».<br />
Ci sono virtù apprezzate anche da chi<br />
non crede, che non possono essere<br />
trascurate dai veri <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Cristo. Tali<br />
sono la schiettezza, la capacità <strong>di</strong><br />
mantenere la parola data, la forza <strong>di</strong> non<br />
cedere alla prepotenza, l'attitu<strong>di</strong>ne a non<br />
mutare i convincimenti in funzione del<br />
tornaconto, la generosità dell'animo, la<br />
fedeltà alle amicizie, e altre simili.<br />
Tale è anche l'abitu<strong>di</strong>ne a rispettare nei<br />
<strong>di</strong>scorsi e nei comportamenti la propria<br />
<strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> uomo. Oggi è invalsa, perfino<br />
tra la gente che si ritiene « per bene »,<br />
l'ostentazione del turpiloquio, <strong>dei</strong> gesti<br />
arroganti e degli atteggiamenti sguaiati.<br />
Siffatto costume, che è un misto <strong>di</strong><br />
reazione e <strong>di</strong> rozzezza, <strong>di</strong> vacuità e <strong>di</strong><br />
volgarità, si è <strong>di</strong>ffuso con facile contagio<br />
purtroppo anche tra i giovani.<br />
E' tempo <strong>di</strong> reagire. Il cristianesimo,<br />
affinando lo spirito, fa preferire le parole<br />
pulite, le espressioni leali, i mo<strong>di</strong> garbati.<br />
« Non si creda <strong>di</strong> giovare al mondo - è<br />
l'espressione già citata <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> VI -<br />
assumendone i pensieri, i costumi, i gusti,<br />
ma stu<strong>di</strong>andolo, amandolo, servendolo ».<br />
In altre parole, rendendolo più civile, più<br />
umano, più cristiano.<br />
In questa opera <strong>di</strong> recupero del mondo<br />
alla cortesia, all'onestà, alla bontà, i<br />
giovani cattolici sono chiamati a collocarsi<br />
in prima fila. Facciano proprie le forti<br />
<strong>di</strong>sapprovazioni <strong>di</strong> san <strong>Paolo</strong>: « Bando<br />
alla menzogna, <strong>di</strong>ca ciascuno la verità al<br />
prossimo... Scompaia da voi asprezza,<br />
sdegno, ira, clamore e mal<strong>di</strong>cenza con<br />
ogni specie <strong>di</strong> malvagità... Quanto alla<br />
fornicazione e a ogni specie <strong>di</strong> impurità e<br />
<strong>di</strong> cupi<strong>di</strong>gia, neppure se ne parli tra voi...<br />
Lo stesso si <strong>di</strong>ca per le volgarità, le<br />
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insulsaggini, le trivialità... » (Ef 4, 25-31;<br />
5, 3-4).<br />
E così facciano propria anche la<br />
concezione <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> secondo la quale<br />
l'umano e il <strong>di</strong>vino non sono<br />
scompartimenti stagni nell'uomo; ciò che<br />
deturpa l'uomo guasta anche il cristiano,<br />
e ciò che innalza l'uomo, eleva, altresì il<br />
cristiano. Nel senso <strong>di</strong> questo congeniale<br />
connubio tra l'umano e il cristiano, ci sono<br />
calde esortazioni dell'Apostolo, ben<br />
degne <strong>di</strong> essere ricordate anche dai<br />
giovani cattolici <strong>di</strong> oggi: « Tutto quello che<br />
è vero, giusto, puro, amabile, onorato,<br />
quello che è virtù e merita lode, tutto<br />
questo sia oggetto <strong>dei</strong> vostri pensieri »<br />
(Fil. 4,4).<br />
In una parola, a fondamento della<br />
spiritualità laicale sta il principio <strong>di</strong>namico:<br />
« Sii proteso a <strong>di</strong>ventare<br />
inseparabilmente perfetto uomo e perfetto<br />
cristiano ».<br />
d) L'impegno della catechesi sistematica<br />
è l'asse portante della formazione per i<br />
soci dell'AC.<br />
Si <strong>di</strong>rà che la catechesi è impegno<br />
generico <strong>di</strong> tutti i cristiani, ed è -vero. Ma<br />
per i soci dell'AC lo è a maggior ragione e<br />
con intensità specifica, a motivo <strong>dei</strong><br />
compiti impliciti nella loro vocazione.<br />
Altrimenti come riuscirebbero a<br />
confrontarsi con i problemi del loro<br />
tempo? Come si renderebbero idonei a<br />
testimoniare la fede nei loro doveri «<br />
secolari »? Come potrebbero <strong>di</strong>ventare<br />
«responsabili» - cioè capaci <strong>di</strong> rispondere<br />
- <strong>di</strong> fronte a Dio della loro vita «<br />
intramondana » e <strong>di</strong> fronte al mondo delle<br />
esigenze del loro Battesimo?<br />
Si tratta <strong>di</strong> preparare uomini capaci <strong>di</strong><br />
darsi e <strong>di</strong> dare ragione della fede che<br />
professano in cuore; si tratta <strong>di</strong> educare<br />
maestri pronti non solo a rispondere alle<br />
richieste <strong>dei</strong> giovani, ma preparati altresì<br />
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a proporre ai giovani tutte le interpellanze<br />
<strong>di</strong> Dio sulla loro vita, si tratta infine <strong>di</strong><br />
formare, non soltanto <strong>dei</strong> credenti, ma<br />
degli evangelizzatori e degli apostoli.<br />
e) <strong>La</strong> fedeltà alla vocazione laicale<br />
emergente dal Battesimo deve essere il<br />
pensiero dominante <strong>dei</strong> soci dell'AC. <strong>La</strong><br />
vocazione laicale non è una riduzione<br />
della vocazione religiosa alla misura <strong>dei</strong><br />
laici né un adattamento alla con<strong>di</strong>zione<br />
laicale <strong>dei</strong> mezzi <strong>di</strong> santificazione propri<br />
della vita religiosa, ma è una vocazione e<br />
una spiritualità propria. Scriveva Giovanni<br />
<strong>Paolo</strong> I quando era ancora patriarca <strong>di</strong><br />
Venezia, parlando appunto <strong>dei</strong> laici « Là,<br />
nel bel mezzo della strada, in ufficio, in<br />
fabbrica, ci si fa santi, a patto che si<br />
svolga il proprio dovere con competenza,<br />
per amor <strong>di</strong> Dio e lietamente, in modo che<br />
il lavoro quoti<strong>di</strong>ano <strong>di</strong>venti non il « tragico<br />
quoti<strong>di</strong>ano », ma quasi il « sorriso<br />
quoti<strong>di</strong>ano ».<br />
Appunto per questo l'AC procurerà che la<br />
vocazione laicale sia l'oggetto <strong>di</strong> assidui<br />
chiarimenti e approfon<strong>di</strong>menti, <strong>di</strong> ricerche<br />
per nuove applicazioni, <strong>di</strong> acquisizione<br />
delle ricchezze spirituali che le sono<br />
proprie. Al conseguimento <strong>di</strong> tale fine,<br />
opportunamente l'AC proporrà letture e<br />
me<strong>di</strong>tazioni, organizzerà corsi e lezioni<br />
speciali, offrirà perio<strong>di</strong>camente giorni <strong>di</strong><br />
raccoglimento e <strong>di</strong> preghiera.<br />
In altre parole, bisogna che il grande<br />
ideale che il Concilio ha proposto a tutti i<br />
laici del popolo <strong>di</strong> Dio <strong>di</strong>venga in ogni<br />
socio dell'AC una esperienza vissuta e<br />
una testimonianza in<strong>di</strong>cativa anche per<br />
altri. « Per loro vocazione è proprio <strong>dei</strong><br />
laici cercare il regno <strong>di</strong> Dio trattando le<br />
cose temporali e or<strong>di</strong>nandole secondo<br />
Dio. Essi vivono nel secolo, cioè implicati<br />
in tutti e singoli gli impegni e gli affari del<br />
mondo e nelle or<strong>di</strong>narie con<strong>di</strong>zioni della<br />
vita familiare e sociale, <strong>di</strong> cui la loro<br />
esistenza è come intessuta. Ivi sono da<br />
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Dio chiamati a contribuire, quasi<br />
dall'interno a modo <strong>di</strong> fermento, alla<br />
santificazione del mondo, me<strong>di</strong>ante<br />
l'esercizio della loro funzione propria e<br />
sotto la guida dello spirito evangelico, e in<br />
questo modo a rendere visibile Cristo agli<br />
altri, principalmente con la testimonianza<br />
della loro vita e con il fulgore della loro<br />
fede, della speranza e della carità »<br />
(Lumen gentium, 31).<br />
6. Il carisma « proprio » dell'AC<br />
Il carisma proprio e <strong>di</strong>stintivo dell'AC, da<br />
cui balzano la sua vocazione e la sua<br />
missione, consiste nel suo proporsi a<br />
servizio <strong>di</strong>retto e intimo della Chiesa e del<br />
pastore che la guida, senza me<strong>di</strong>azione,<br />
senza riserve, senza strutture proprie,<br />
quin<strong>di</strong> con accettazione globale e<br />
<strong>di</strong>sponibilità piena.<br />
Soffermiamoci a chiarire il senso delle<br />
affermazioni enunciate.<br />
A servizio imme<strong>di</strong>ato e intimo della<br />
Chiesa: l'espressione <strong>di</strong>chiara che l'AC è<br />
solidale con tutte le sollecitu<strong>di</strong>ni pastorali<br />
della gerarchia e liberamente si pone,<br />
senza <strong>di</strong>aframmi, alle sue <strong>di</strong>pendenze:<br />
«ne riceve le istruzioni, che con genio<br />
proprio attua e perfeziona » (<strong>Paolo</strong> VI, 15<br />
febbraio 1968).<br />
Col variare delle culture storiche l'AC<br />
potrà mutare nome e applicazioni<br />
apostoliche, ma nella Chiesa lo Spirito<br />
Santo susciterà sempre laici « chiamati in<br />
<strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> a collaborare più<br />
imme<strong>di</strong>atamente con l’apostolato della<br />
gerarchia, alla maniera <strong>di</strong> quegli uomini e<br />
<strong>di</strong> quelle donne che aiutavano l'apostolo<br />
<strong>Paolo</strong> nella <strong>di</strong>ffusione del Vangelo,<br />
faticando molto per il Signore (cfr Fil 4,3;<br />
Rm 16,3 ss.) » (Lumen gentium, 33). In<br />
questo senso, se non nei suoi aspetti<br />
esteriori, l'AC appartiene alla perennità<br />
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stessa della Chiesa (cfr <strong>Paolo</strong> VI, in « Atti<br />
III Assemblea Nazionale », Roma 22-25<br />
aprile 1977, p. 16).<br />
A servizio del pastore che guida la<br />
Chiesa: la scelta dell'AC non può dunque<br />
essere che pastorale, cioè a servizio della<br />
fede: nel suo accoglimento, nella sua<br />
crescita e nella sua espansione. L'AC, in<br />
quanto associazione, non è né politica,<br />
né sindacalistica, né sociologica, ma solo<br />
profondamente e squisitamente pastorale<br />
e perciò costitutivamente missionaria, sia<br />
all'interno che all'esterno della Chiesa,<br />
anche se con meto<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi, secondo le<br />
circostanze e il pluralismo dell'ambiente.<br />
D'altra parte - giova ripeterlo - ciò non<br />
implica che i singoli membri, in quanto<br />
cristiani, possano esimersi dalla<br />
costruzione <strong>di</strong> una società più giusta e più<br />
libera, animata dai valori evangelici.<br />
Senza me<strong>di</strong>azioni: l'AC non ha altro punto<br />
<strong>di</strong> riferimento che il vescovo; e neppure<br />
ha una <strong>comunità</strong> <strong>di</strong> cui il vescovo debba<br />
tenere rispettoso conto: l'unica <strong>comunità</strong><br />
a cui appartiene è la Chiesa particolare<br />
(<strong>di</strong>ocesi), la quale si articola nelle Chiese<br />
locali (parrocchie) e nelle loro legittime<br />
aggregazioni (decanati e zone pastorali).<br />
Senza riserve e con accoglienza globale:<br />
l'AC non ha neppure un programma<br />
pastorale proprio che esiga <strong>di</strong> essere<br />
conciliato nei tempi, nei mo<strong>di</strong> e nelle<br />
iniziative con il programma pastorale<br />
emanato dal vescovo per l'intera <strong>di</strong>ocesi;<br />
fa suo senza riserve <strong>di</strong> mente, <strong>di</strong> cuore e<br />
<strong>di</strong> spazi operativi il programma <strong>di</strong>ocesano<br />
in tutta la sua globalità.<br />
Inoltre l'AC si offre per ogni iniziativa -<br />
oltre quelle segnate dall'annuale<br />
programma pastorale - in cui il vescovo<br />
crede <strong>di</strong> impegnarla. Ora i felici risultati,<br />
già consentiti e in via <strong>di</strong> ulteriore<br />
progresso, ci rendono lieti d'aver affidato<br />
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all'AC l'animazione del « Movimento<br />
<strong>di</strong>ocesano della Terza Età », e<br />
l'organizzazione, già per altro promossa<br />
dalla Associazione Nazionale,<br />
concernente la promozione della donna.<br />
Senza strutture proprie: l'AC non aspira<br />
ad avere opere proprie, ambisce <strong>di</strong><br />
essere l'anima <strong>di</strong> quelle che, <strong>di</strong> volta in<br />
volta, le sono assegnate dal vescovo. Il<br />
suo stesso or<strong>di</strong>namento associativo è un<br />
riflesso dell'or<strong>di</strong>namento della Chiesa:<br />
l'AC è associazione nazionale nell'interno<br />
della Chiesa italiana, è <strong>di</strong>ocesana<br />
nell'interno della Chiesa particolare, è<br />
parrocchiale nell'interno della parrocchia<br />
(analogamente è decanale e zonale<br />
nell'interno del decanato e della zona).<br />
L'AC, nella logica della sua spiritualità<br />
laicale, non annovera ministri or<strong>di</strong>nati tra i<br />
suoi iscritti.<br />
I sacerdoti sono « assistenti » che<br />
coltivano e custo<strong>di</strong>scono nei singoli e<br />
nell'associazione la formazione <strong>cristiana</strong>,<br />
il senso autentico della Chiesa, il corretto<br />
rapporto <strong>di</strong> fede e <strong>di</strong> docilità con il<br />
vescovo, la concor<strong>di</strong>a all'interno e<br />
all'esterno dell'associazione.<br />
L'AC ritiene che il sacerdote appartiene<br />
non a un gruppo, ma a tutta la Chiesa: è<br />
l'amico e la guida <strong>di</strong> ogni gruppo, ma da<br />
nessun gruppo o movimento deve<br />
lasciarsi catturare. <strong>La</strong> sua <strong>di</strong>sponibilità ai<br />
<strong>di</strong>segni del vescovo e ai bisogni delle<br />
singole <strong>comunità</strong>, non deve provocare né<br />
risentimenti né <strong>di</strong>spersioni quando il bene<br />
comune richiede il suo trasferimento. Il<br />
sacerdote non è Cristo, ma sua viva<br />
immagine: le immagini <strong>di</strong> Cristo mutano e<br />
passano, Cristo rimane identico ieri, oggi<br />
e sempre.<br />
7. Compiti attuali dell'AC<br />
E' vano tentare <strong>di</strong> riassumere i compiti<br />
attuali dell'AC con parole <strong>di</strong>verse da<br />
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quelle così autorevoli, chiare e fiduciose,<br />
che <strong>Paolo</strong> VI, il 25 aprile 1977,<br />
annunciava ai partecipanti della Terza<br />
Assemblea Nazionale dell'AC.<br />
a) Dare il primato all'impegno formativo,<br />
perché non si estingua la fame e la sete<br />
<strong>di</strong> santità: «importanza della preghiera,<br />
lotta quoti<strong>di</strong>ana per la fedeltà al<br />
Battesimo, castità secondo lo stato<br />
proprio <strong>di</strong> ciascuno, <strong>di</strong>sponibilità alla<br />
consacrazione verginale e al servizio <strong>dei</strong><br />
fratelli », ossia le vocazioni sacerdotali,<br />
religiose e ad istituti secolari.<br />
b) Realizzare una particolare forma <strong>di</strong><br />
ministerialità laicale, in stretta unione con<br />
i ministeri or<strong>di</strong>nati. L'AC, me<strong>di</strong>ante la<br />
saggia applicazione del criterio<br />
associativo, dovrà attuare il valore<br />
irrinunciabile dell'ubbi<strong>di</strong>enza e stimolare<br />
in pari tempo la responsabile iniziativa <strong>dei</strong><br />
singoli, sia favorendo la sagace<br />
percezione delle istanze emergenti dalle<br />
situazioni concrete, sia sostenendole<br />
nella preparazione <strong>dei</strong> mezzi per una<br />
risposta adeguata alle attese.<br />
c) Fare sempre più spazio alle coppie <strong>di</strong><br />
sposi, promuovendo il ministero <strong>dei</strong><br />
coniugi e aiutando « le <strong>comunità</strong><br />
parrocchiali e <strong>di</strong>ocesane a riconoscere il<br />
ruolo <strong>di</strong> protagonisti della pastorale, che a<br />
loro viene dalla grazia del sacramento ».<br />
Questo compito è <strong>di</strong>venuto <strong>di</strong> una<br />
bruciante attualità in una società<br />
secolaristica che sistematicamente<br />
emargina e <strong>di</strong>sgrega la famiglia.<br />
d) Riscoprire la passione per l'annuncio<br />
del Vangelo, a ogni livello, in ogni<br />
circostanza opportuna, in ogni strato<br />
sociale; e tale annuncio sia rivolto a «<br />
realizzare nella vita quoti<strong>di</strong>ana la sintesi<br />
tra fede e vita, recuperando quell'unità<br />
che, l'insi<strong>di</strong>a del secolarismo con lucida<br />
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intenzionalità, instancabilmente, mira a<br />
<strong>di</strong>ssolvere ».<br />
8. In<strong>di</strong>cazioni pratiche<br />
Oggi l'AC, prima ancora che a fare cose,<br />
è chiamata a formare uomini, pur senza<br />
<strong>di</strong>menticare che l'azione, quando è<br />
giustamente illuminata e continuamente<br />
verificata sul Vangelo, è un magistero <strong>di</strong><br />
vita, che non può essere <strong>di</strong>satteso.<br />
L'AC si presenta dunque come una<br />
scuola per la formazione <strong>di</strong> laici al senso<br />
della Chiesa e al servizio della sua<br />
pastorale, come emerge dalle due<br />
costituzioni conciliari: quella dogmatica<br />
Lumen gentium e quella pastorale<br />
Gau<strong>di</strong>um et spes.<br />
Esalta l'originalità della vocazione del<br />
laico nella Chiesa, non per isolarlo e<br />
contrapporlo, bensì per valorizzarlo nella<br />
sua realtà e responsabilità.<br />
Non sogna una « Chiesa <strong>dei</strong> puri », ma si<br />
fa vanto <strong>di</strong> servire l'unica Chiesa che<br />
esiste, quella <strong>dei</strong> «poveri », fatta <strong>di</strong> « tutti<br />
e per tutti ». Non coltiva spiritualità «<br />
suggestive » o « peregrine » per pochi<br />
iniziati; sottolinea piuttosto i valori della<br />
comunione ecclesiale intesa in tutte le<br />
sue essenziali <strong>di</strong>mensioni, ascolta nella<br />
sua esistenza concreta e faticosa, amata<br />
nei servizi pastorali più comuni e or<strong>di</strong>nari.<br />
Qual’è quella Chiesa, qual’è quel pastore<br />
che non ambirebbe avere una schiera <strong>di</strong><br />
laici così formati, così addestrati e così<br />
<strong>di</strong>sponibili?<br />
Senza <strong>di</strong> essi, noi non potremmo<br />
riprendere e promuovere le gloriose e<br />
feconde tra<strong>di</strong>zioni create dai nostri<br />
predecessori, i venerati arcivescovi<br />
car<strong>di</strong>nali Ferrari, Schuster e Montini: non<br />
potremmo spingerci sulle linee<br />
rinnovatrici, progettate e sviluppate nei<br />
sapienti testi del Concilio.<br />
Disponiamo perciò quanto segue:<br />
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- in ogni parrocchia dove ancora non<br />
esiste o per qualsiasi motivo è venuta<br />
languendo, risorga l'associazione <strong>di</strong> AC<br />
debitamente articolata nei settori, <strong>dei</strong><br />
giovani e degli adulti;<br />
- in ogni decanato, tra una rosa <strong>di</strong> nomi<br />
suggeriti dagli stessi decani, il vescovo<br />
eleggerà un sacerdote delegato a cui<br />
parroci e gruppi <strong>di</strong> AC potranno fare<br />
particolare riferimento;<br />
- i <strong>di</strong>rigenti <strong>di</strong>ocesani dell'AC coa<strong>di</strong>uvati<br />
dai responsabili e dai delegati decanali,<br />
procureranno <strong>di</strong> organizzare una scuola<br />
per animatori <strong>dei</strong> gruppi <strong>di</strong> AC; questi<br />
animatori perio<strong>di</strong>camente, in giorni<br />
concordati, visiteranno i singoli gruppi<br />
parrocchiali per <strong>di</strong>scutere insieme<br />
esperienze e <strong>di</strong>fficoltà, iniziative e<br />
speranze. In tal modo sarà alleggerito e<br />
coa<strong>di</strong>uvato l'impegno della formazione del<br />
gruppo, che, altrimenti, graverebbe<br />
esclusivamente sui sacerdoti della<br />
<strong>comunità</strong> parrocchiale, già troppo oberati<br />
<strong>di</strong> lavoro.<br />
Milano, 8 settembre 1978<br />
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