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2. Liberi di credere. Credo "se mi va"? - Parrocchia dei Santi Pietro e ...

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PARROCCHIA DI ROVELLASCA – VICARIATO DI LOMAZZO<br />

PERCORSO SULLA FEDE<br />

Venerdì 23 novembre 2012<br />

LIBERI DI CREDERE: CREDO “SE MI VA”?<br />

Sintesi dell'intervento <strong>di</strong> don EZIO PRATO, docente <strong>di</strong> Teologia fondamentale.<br />

Il Papa Bendetto XVI in apertura dell’anno della fede sottolinea l’esigenza <strong>di</strong> recuperare<br />

l’es<strong>se</strong>nziale: la ricchezza che abbiamo è proprio la fede, a cui spesso noi aggiungiamo troppe co<strong>se</strong><br />

che rischiano <strong>di</strong> far perdere il centro.<br />

Nella costituzione conciliare Dei Verbum, viene pre<strong>se</strong>ntato un in<strong>di</strong>ce molto completo e equilibrato<br />

dell’atto <strong>di</strong> fede, in cui si sottolinea come esso sia un ATTO DELL’UOMO totalizzante, libero e<br />

ragionevole, ma anche un ATTO DI DIO, in quanto in esso la grazia <strong>di</strong> Dio previene e soccorre.<br />

Come ATTO DELL’UOMO<br />

, l’atto <strong>di</strong> fede ha tre caratteristiche fondamentali.<br />

1. La fede è un atto totalizzante.<br />

a. Non c’è fede <strong>se</strong> non c’è un coinvolgimento della totalità della persona.<br />

Von Balthasar spiega come per capire la bellezza è necessario avere gli strumenti<br />

adeguati allo scopo; allo stesso modo non si può capire Cristo <strong>se</strong> non<br />

corrispondendogli con tutta la vita. Anche perché tanto più una cosa è interessante,<br />

tanto più chiede il <strong>mi</strong>o coinvolgimento.<br />

b. Per capire quanto una cosa sia importante, il metodo più sicuro è provare a vedere<br />

cosa cambia togliendola. La domanda che ci potremmo fare alla fine <strong>di</strong> ogni<br />

giornata è: “cosa sarebbe cambiato oggi <strong>se</strong> Gesù non ci fos<strong>se</strong> stato?” Se non cambia<br />

nulla, è perché Gesù non è ancora centrale.<br />

c. Non c’è fede <strong>se</strong> la fede non riguarda e non valorizza tutta la vita. Non è degna<br />

dell’uomo una fede che non valorizzi l’uomo, anzi, nulla valorizza l’umano più<br />

dell’incontro con Cristo. Questo non significa che la fede non presupponga anche<br />

una fatica, un sacrificio. Ma anche la fatica e il sacrificio possono contribuire a<br />

rendere bella la vita. Il cristiano è uno che ha un <strong>di</strong> più, non un <strong>di</strong> meno.<br />

d. Come chiarisce Von Balthasar, il cristiano è uno che <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> sì a Uno crocifisso per<br />

lui, a cui non può <strong>di</strong>re grazie <strong>se</strong> non con tutta la propria esistenza.<br />

<strong>2.</strong> La fede è un atto libero.<br />

a. La fede è un rapporto personale e un rapporto non c’è <strong>se</strong> non è libero. Non esiste<br />

un rapporto d’amore che non sia libero: come si fa ad amare qualcuno per forza? E<br />

anche Dio non vuole es<strong>se</strong>re amato per forza, ma dona la libertà all’uomo perché<br />

l’uomo possa amarlo liberamente. Dio vuole che Gli si voglia bene liberamente,<br />

potendolo scegliere.<br />

Questo fa nascere spesso una domanda, che è quella che si interroga sulla nostra<br />

possibilità <strong>di</strong> raggiungere la certezza della fede, che pare irraggiungibile. In realtà<br />

questa domanda è mal posta, nasconde una concezione errata, perché tanto più<br />

una verità è significativa, tanto meno è possibile pos<strong>se</strong>derla fino in fondo. Noi non<br />

pos<strong>se</strong><strong>di</strong>amo la verità, perché è qualcosa <strong>di</strong> vivente, che ci avvolge e in cui noi<br />

proce<strong>di</strong>amo. Anche in Para<strong>di</strong>so noi continueremo ad andare <strong>se</strong>mpre più a fondo<br />

nella scoperta della Verità.<br />

b. Noi non siamo marionette nelle mani <strong>di</strong> Dio: al contrario, abbiamo il potere <strong>di</strong> <strong>di</strong>re<br />

<strong>di</strong> no a Dio per <strong>se</strong>mpre. Guar<strong>di</strong>ni scrive nelle sue lettere che una delle co<strong>se</strong> che lo


impressionano maggiormente è pensare al fatto che una creatura finita come è<br />

l’uomo, in un tempo molto li<strong>mi</strong>tato rispetto all’eternità (che è il tempo della sua<br />

vita), sceglie il suo destino eterno. L’Inferno è proprio la con<strong>se</strong>guenza del <strong>di</strong>re <strong>di</strong> no<br />

a Dio, liberamente.<br />

Questa della libertà è una delle novità più ra<strong>di</strong>cali introdotte dal cristianesimo.<br />

Prima del cristianesimo esisteva solo il fato, tutto era già scritto. Benedetto XVI<br />

spiega questa novità facendo riferimento alla stella cometa: fino alla venuta <strong>di</strong><br />

Cristo gli uo<strong>mi</strong>ni cercano <strong>di</strong> capire loro stessi a partire dal destino, facendosi<br />

regolare dalle stelle; con la venuta <strong>di</strong> Cristo la stella conduce a Lui, che <strong>di</strong>venta<br />

nuovo punto <strong>di</strong> riferimento che non soffoca la libertà dell’uomo ma al contrario la<br />

pone come fattore decisivo della persona.<br />

Da notare infine è il fatto che la libertà <strong>se</strong>nza un bene per cui valga la pena giocarsi<br />

non vale nulla.<br />

3. La fede è un atto ragionevole.<br />

Benedetto XVI afferma in modo chiaro che la fede cattolica non ha mai appoggiato il<br />

fi<strong>dei</strong>smo, cioè quella posizione che afferma che nella fede c’è solo rischio, <strong>se</strong>ntimento,<br />

moto cieco dell’animo. Questo perché <strong>se</strong> la fede fos<strong>se</strong> un atto non ragionevole, si<br />

trasformerebbe in una cosa non umana, in quanto la razionalità è una caratteristica<br />

fondamentale dell’uomo.<br />

È vero che la fede è un <strong>mi</strong>stero, ma <strong>mi</strong>stero non significa “buio”, bensì significa “troppa<br />

luce”. Nella luce la ragione può comunque funzionare. Una fede non <strong>di</strong>venta più pura <strong>se</strong> è<br />

<strong>se</strong>nza la ragione e la ragione ha abbastanza <strong>di</strong>gnità per occuparsi anche <strong>dei</strong> te<strong>mi</strong> della fede.<br />

Lasciare voce alle domande e ai dubbi sulla fede è importante, perché sono l’occasione in<br />

cui i motivi della nostra fede ci possono <strong>di</strong>ventare più trasparenti e consapevoli.<br />

Nell’uomo, fondamentale è anche il ruolo giocato dagli AFFETTI.<br />

Oggi siamo abituati a ragionare su molte co<strong>se</strong> a partire dagli affetti.<br />

Gli affetti sono <strong>se</strong>mpre stati presi in considerazione dalla Chiesa. Sant’Ambrogio spiega come<br />

Cristo, assumendo la natura umana, ha preso su <strong>di</strong> sé anche la capacità <strong>di</strong> percepire; non può<br />

es<strong>se</strong>rci uomo <strong>se</strong>nza umano <strong>se</strong>ntire. San Bernardo considera tra le colpe più gran<strong>di</strong> <strong>dei</strong> pagani<br />

quella <strong>di</strong> es<strong>se</strong>re privi <strong>di</strong> affetti.<br />

Le passioni sono quin<strong>di</strong> fondamentali. È però necessario <strong>di</strong>stinguerle dall’emotività e dal<br />

<strong>se</strong>ntimentalismo. Gli affetti, che sono preziosi, possono però sbandare. Perché questo non<br />

avvenga, è necessario fare attenzione a due aspetti:<br />

1. affetti, <strong>se</strong>ntimenti ed emozioni ci sono dati perché noi possiamo vivere un rapporto con la<br />

realtà. Al contrario, essi <strong>di</strong>ventano un <strong>di</strong>sastro quando <strong>di</strong>ventano un ripiegamento su noi<br />

stessi, quando <strong>di</strong>ventano l’unico criterio della vita;<br />

<strong>2.</strong> il <strong>se</strong>ntimento deraglia quando viene tolto dall’intero, dall’armonico rapporto con la ragione<br />

e la volontà.<br />

Gli affetti possono quin<strong>di</strong> es<strong>se</strong>re considerati come una lente: <strong>se</strong> la lente è a fuoco, aiuta a vedere<br />

meglio; qualora invece sia sfuocata, non permette <strong>di</strong> vedere.<br />

Gesù non ci chiede <strong>di</strong> rinunciare a nulla <strong>di</strong> noi, come in<strong>se</strong>gna la <strong>di</strong>na<strong>mi</strong>ca del desiderio descritta da<br />

Benedetto XVI nell’u<strong>di</strong>enza del 7 novembre 201<strong>2.</strong> Anzi, la passione è un fattore fondamentale per<br />

appassionare a nostra volta, anche alla fede.<br />

Come ATTO DI DIO<br />

, l’atto <strong>di</strong> fede è es<strong>se</strong>nzialmente GRAZIA.<br />

Il problema è che spesso viviamo il cristianesimo come <strong>se</strong> ci fossimo noi e non Dio al centro. Il<br />

fatto è che, <strong>se</strong> <strong>di</strong>pende solo da noi, allora corriamo due rischi: il primo è quello dello


scoraggiamento (perché nessuno <strong>di</strong> noi può <strong>di</strong>re <strong>di</strong> <strong>se</strong>guire adeguatamente il Vangelo); il <strong>se</strong>condo<br />

è quello dell’ipocrisia. La grandezza del cristianesimo invece è in Uno che ti viene incontro: è solo il<br />

Signore che può iniziare e accompagnare.<br />

Benedetto XVI mette in evidenza come ci sia un rischio nel considerare – come molti fanno – il<br />

comandamento dell’amore dato da Gesù dopo la lavanda <strong>dei</strong> pie<strong>di</strong> come il centro del<br />

cristianesimo: il rischio è quello <strong>di</strong> ridurre il cristianesimo a una morale da <strong>se</strong>guire. Il Papa afferma<br />

che il cristianesimo è invece una risposta a Cristo che ti viene incontro per primo.<br />

Centrale nella fede è infine la <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> CHIESA.<br />

È importantissimo considerare la <strong>di</strong>mensione personale, singolare della fede, come abbiamo fatto<br />

finora. Ma è altrettanto importante sottolineare che la fede non si costruisce, ma si riceve in una<br />

<strong>di</strong>mensione comunitaria.<br />

Non possiamo non vedere i li<strong>mi</strong>ti e le mancanze della Chiesa; lo stesso Papa ha più volte ricordato<br />

come dobbiamo convertirci. Però <strong>di</strong> fronte al male ci sono due possibilità: <strong>se</strong> cade nel fango una<br />

perla preziosa, ti sporchi per andare a recuperarla; <strong>se</strong> invece cade qualcosa <strong>di</strong> poco importante, ce<br />

lo lasci. Se nella Chiesa cerchiamo Gesù Cristo, allora rimaniamo nella Chiesa (all’interno della<br />

quale, <strong>se</strong> Lo cerchi davvero, Lo trovi); <strong>se</strong> invece stiamo cercando altro nella Chiesa, <strong>di</strong> fronte al<br />

male ce ne an<strong>di</strong>amo.

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