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P2<br />
/ segue da P01<br />
umano l’uomo che è creato a immagine<br />
di Dio. L’uomo si giudica per se<br />
stesso e si definisce per le sue convinzioni<br />
e le sue azioni, non per le sue<br />
origini. L’erede di un assassino non è<br />
un assassino. I discendenti dello stesso<br />
Aman, secondo un midrash, stabilirono<br />
una yeshivah a Bene Berak.<br />
Nell’ebraismo l’orgoglio che deriva<br />
dalle proprie radici non consente che<br />
si coltivino illusioni di superiorità o<br />
pretese di privilegi in grazia dell’appartenenza<br />
etnico religiosa, che è piuttosto<br />
un motivo di maggiori obblighi<br />
e responsabilità. I Maestri di Israele<br />
ribadiscono con forza questo concetto<br />
quando affermano "mamzer talmid<br />
chacham kodem leCohen am aaretz"<br />
(Horaiot, 13 b). Un mamzer, un figlio<br />
di un rapporto incestuoso e adulterino,<br />
che si trova nella condizione sociale<br />
più umile all’interno del popolo ebraico,<br />
se studia e mette in pratica la Torah,<br />
ha cioè la precedenza su un Cohen,<br />
un sacerdote, parte della classe<br />
più nobile ed elevata, che sia invece<br />
ignorante. Per l’ebraismo il valore di<br />
un uomo non si misura per ciò che<br />
ha, e neanche tanto per ciò che è, ma<br />
piuttosto per ciò che fa ogni giorno.<br />
Ne è un esempio la storia di Ruth, la<br />
moabita, che dichiara: "il tuo popolo<br />
è il mio, il tuo Dio è il mio..." (Ruth<br />
1:16) e attua così la duplice scelta dell’integrazione<br />
religiosa e nazionale, assurgendo<br />
a paradigma di ogni conversione<br />
sincera e disinteressata. Ruth<br />
non aveva radici nobili, eppure non<br />
solo è il prototipo della conversione<br />
ma, come a evidenziare l’assenza di<br />
ogni preclusione, da lei la Torah fa discendere<br />
il Messia. Ma cos’è in realtà<br />
la conversione? Una fuga verso l’ignoto?<br />
Un riorientamento della volontà?<br />
Una metamorfosi dell’anima? Una trasfusione<br />
di memoria? Una misteriosa<br />
spinta ad autodistruggersi per potersi<br />
rinnovare? Qual è il ruolo che l’ambiente,<br />
l’educazione e la pressione del<br />
gruppo rivestono in una decisione del<br />
genere? Un primo aspetto della questione<br />
riguarda chi aspira al ghiur. Il<br />
candidato dev’essere consapevole di<br />
affrontare un percorso di studio, di<br />
applicazione e di assunzione d’identità<br />
totale. Dovrà entrare in comunità dalla<br />
porta principale e collocarsi nel modo<br />
più consono alle sue esigenze e alla<br />
sua personalità, secondo la visione<br />
realistica dei Maestri<br />
Ma prima di affrontare proposte di<br />
soluzione bisogna stabilire chiaramente<br />
alcune premesse per sgombrare il<br />
campo da pericolosi e demagogici<br />
malintesi. La questione del ghiur è<br />
stata affrontata troppo spesso da<br />
un’angolazione influenzata dai vissuti<br />
personali, sfociando spesso in una<br />
contrapposizione fortemente personalizzata<br />
fra il candidato gher e il singolo<br />
rabbino a cui è demandato di<br />
rappresentare e riconoscere all’aspirante<br />
l’identità ebraica. Questo incontro,<br />
che talora è stato un vero e proprio<br />
scontro, spesso si è risolto in una<br />
polemica improduttiva e distruttiva,<br />
a volte inficiata da logiche di schieramento.<br />
Si deve invece accettare che<br />
accompagnare un figlio di madre non<br />
ebrea verso il ghiur, significa preparare<br />
tutto il nucleo familiare, sia il genitore<br />
ebreo sia la madre non ebrea, verso<br />
POLITICA / SOCIETÀ<br />
una consapevolezza incondizionata<br />
della strada intrapresa e dell’impegno<br />
preso con il Beth Din (Tribunale rabbinico):<br />
la conversione del bambino/a<br />
richiede infatti una trasformazione radicale<br />
dell’atmosfera familiare che lo<br />
accoglierà. Da qui la necessità di coinvolgere<br />
entrambi i genitori nello studio<br />
e nell’applicazione delle mitzvot,<br />
strumento fondamentale per esprimere<br />
il senso dell’ebraismo e comunicarlo<br />
ai figli.<br />
Il processo non può essere solo trasmissione<br />
di nozioni, sensazioni interiori<br />
e storia passata, ma deve attivare<br />
una prassi e un vissuto, per raggiungere<br />
l’obiettivo della tevilàh, l’immersione<br />
nelle acque del mikveh che<br />
sintetizza tutto il processo.<br />
Un altro elemento essenziale è il percorso<br />
verso l’ebraismo per spinta interiore,<br />
e non per motivi dettati da<br />
considerazioni di natura genealogica,<br />
sociale, economica, o altro. Mancano<br />
oggi a livello nazionale strutture e istituzioni<br />
che garantiscano una forma-<br />
www.moked.it<br />
zione ebraica ai candidati gherim, soprattutto<br />
bambini. Tale carenza si avverte<br />
anche per quegli ebrei mumarim,<br />
non pochi, che vogliono far ritorno.<br />
I Tribunali rabbinici, pur avendo creato<br />
condizioni ebraiche favorevoli per<br />
l’accoglienza di queste famiglie, si trovano<br />
di fatto ad affrontare da soli un<br />
processo complesso e sempre più ampio.<br />
Nella maggior parte dei casi manca<br />
l’appoggio della comunità, intesa<br />
non come ente, ma come collettività,<br />
che dovrebbe sentire il dovere di entrare<br />
in relazione con queste famiglie.<br />
I Maestri sono molto attenti alle difficoltà<br />
di ordine psicologico che incontra<br />
il gher: "non opprimete il<br />
gher" (Esodo, 22), ingiunzione che il<br />
Tanà devè Eliahu Rabba, 27, interpreta<br />
come "non opprimerlo con le<br />
parole... non dirgli: ieri eri idolatra...<br />
e hai ancora la carne di maiale tra i<br />
denti, e tu adesso vuoi parlare con<br />
me?”. La Torah ci impone costantemente<br />
di destinare un affetto e un<br />
n. 9 | settembre <strong>2010</strong> pagine ebraiche<br />
Accogliere chi vuole essere fra noi<br />
ú–– Alfredo<br />
Mordechai<br />
Rabello<br />
giurista,<br />
Università Eb.<br />
di Gerusalemme<br />
Le decisioni sono state rinviate<br />
di sei mesi, periodo in cui<br />
si cercherà di arrivare ad un<br />
compromesso sulla legge sulle conversioni,<br />
il cui testo era stato preparato<br />
dal chaver hakeneset Rotem (del<br />
partito Israel Beitenu, il cui capo è il<br />
ministro degli Esteri Lieberman); si<br />
spera di poter così arrivare ad un<br />
LA TRADIZIONE ITALIANA E L’ORTODOSSIA<br />
L’abitudine a stare insieme<br />
ú–– Anna Segre<br />
insegnante Liceo<br />
Alfieri di Torino<br />
Nel dibattito sulle modifiche<br />
allo Statuto, pur in mezzo<br />
a proposte di ogni genere,<br />
si dà per scontato un ebraismo al 100<br />
per cento ortodosso. Questa è in effetti<br />
la tradizione italiana, ma non<br />
corrisponde più alla realtà presente<br />
oggi in Italia, dove, seppur ancora<br />
minoritarie, le comunità non ortodosse<br />
si stanno diffondendo. Parliamo<br />
di persone che in parte sono<br />
iscritte alle Comunità ebraiche, pagano<br />
le tasse, votano per i consigli<br />
delle comunità e per i delegati ai congressi<br />
UCEI; oppure hanno avuto<br />
compromesso fra le varie correnti<br />
dell’ebraismo americano ed israeliano.<br />
Ho trattato questo argomento in<br />
un articolo: (“Sulla recente problematica<br />
dei matrimoni misti e delle<br />
comversioni all’ebraismo, specialmente<br />
nello Stato di Israele” - Emor, 1,<br />
<strong>2010</strong>, pp. 63-80).<br />
Il problema ha incominciato a riguardare<br />
direttamente lo Stato di Israele<br />
da quando è stata pubblicata la legge<br />
una conversione non ortodossa, si<br />
considerano ebree e come tali sono<br />
percepite, per esempio dai mass media.<br />
E poi che fare con chi viene a<br />
vivere in Italia e proviene da paesi<br />
dove i non ortodossi sono la maggioranza?<br />
L’apertura a tutti delle<br />
scuole ebraiche paritarie credo sia<br />
garantita dalla legge italiana, ma cosa<br />
succede con i movimenti e<br />
gruppi giovanili? E chi può<br />
partecipare a un moked? Sono<br />
problemi pratici che<br />
ci si troverà ad affrontare<br />
sempre più<br />
spesso. D’altra parte includere semplicemente<br />
nell’UCEI le comunità<br />
non ortodosse potrebbe<br />
creare problemi ancora più complessi.<br />
Non è una semplice questione di<br />
pluralismo, apertura o rispetto reciproco.<br />
Possiamo avere nella stessa<br />
organizzazione alcuni che sono con-<br />
del ritorno (1950). Si tratta di una<br />
legge che permette ad ogni ebreo,<br />
previa domanda, di acquistare la cittadinanza<br />
israeliana e il diritto di risiedere<br />
in Israele. La legge, emanata<br />
il giorno dell’anniversario della morte<br />
di Teodor Herzl (20 Tammuz del<br />
5710-1950, integrata nel 1954 e ancora<br />
nel 1970), viene a sottolineare<br />
il carattere ebraico dello Stato, per<br />
cui ogni ebreo ha diritto di tornare<br />
siderati ebrei da tutti e altri che sono<br />
ebrei solo per qualcuno? Chi avrebbe<br />
diritto a diventare consigliere o presidente<br />
dell’Unione? Inoltre in Italia<br />
sono decisamente più numerosi gli<br />
ebrei provenienti da ambiti culturali<br />
in cui è scontato che l’ebraismo ortodosso<br />
sia l’unico possibile.<br />
Se allargassimo l’UCEI in una direzione,<br />
rischieremmo di perdere i pezzi<br />
dall’altra.<br />
Possiamo avere<br />
due o più Unioni?<br />
Anche questa<br />
è una soluzione praticata<br />
in altri paesi, ma<br />
che pare difficile con i nostri<br />
numeri. E poi chi rappresenterebbe<br />
gli ebrei di fronte allo Stato? Al di là<br />
della praticabilità c’è da chiedersi:<br />
sarebbe un modello auspicabile? Personalmente<br />
preferisco il modello italiano.<br />
“Due ebrei, tre opinioni, una<br />
IN ISRAELE SI LAVORA A UNA NUOVA NORMATIVA<br />
Le conversioni e la legge<br />
in Israele, dando una veste giuridica<br />
al sionismo e venendo a regolare il<br />
rapporto tra il popolo ebraico della<br />
Diaspora e di Israele. La legge apriva<br />
le porte di Israele all’immigrazione<br />
ebraica dopo la Shoah per ogni ebreo<br />
sopravvissuto o in pericolo (“stato rifugio”).<br />
La aliyah avviene tramite il<br />
visto di olé, accordato appunto ad<br />
ogni ebreo che desideri trasferirsi in<br />
Israele, a meno che non vi sia oppo-<br />
amore speciali al convertito. Il comandamento<br />
“Veahavta et hagher”,<br />
“Amerai il gher”, lo straniero amico,<br />
ricorre decine di volte nella Bibbia.<br />
Così, nel Talmud, il comandamento<br />
“veahavta”, che ci ordina di amare il<br />
gher, lo straniero che ha cessato di<br />
essere uno straniero, è inteso in termini<br />
puramente religiosi e giuridici.<br />
Nell’accettare la Legge ebraica, il convertito<br />
riceve anche la storia ebraica.<br />
È come se gli venisse data una nuova<br />
memoria, che sostituisce la sua. A nessuno<br />
è lecito rammentare al convertito<br />
il suo passato. Esso cessa semplicemente<br />
di svolgere un qualsiasi ruolo<br />
o di esistere. L’atto della conversione<br />
trasforma il convertito in un neonato,<br />
un nuovo genere di bambino senza<br />
legami con i suoi genitori biologici.<br />
Per questo i Maestri del Talmud hanno<br />
fatto tutto ciò che era in loro potere<br />
per evitare che il convertito all’ebraismo<br />
potesse sentirsi escluso o<br />
messo al margine dalla comunità<br />
ebraica. Il convertito non deve mai<br />
keillah” era l’efficacissimo titolo escogitato<br />
per un raduno della Fgei (Federazione<br />
giovanile ebraica italiana)<br />
di alcuni anni fa. Un motto che riassume<br />
in modo esemplare il segreto<br />
dell’ebraismo italiano, e anche il valore<br />
ideologico, e non solo pratico,<br />
di questo modello. In ogni città<br />
un’unica Comunità che è la casa di<br />
tutti, in cui a volte è necessario discutere<br />
ma in cui è possibile il confronto,<br />
in cui ognuno può conoscere<br />
modi di vivere l’ebraismo diversi dai<br />
propri. E poi, nessuna necessità di<br />
“etichettarsi”: svegliarsi un sabato<br />
mattina e recarsi a un bet haKnesset<br />
e il sabato dopo sceglierne un altro,<br />
liberamente, perché tutti appartengono<br />
a un’unica Comunità.<br />
Vivere in tanti mondi separati che<br />
non comunicano tra loro non è vero<br />
pluralismo. Per questo molti cercano<br />
si salvare a tutti i costi il modello italiano.<br />
A volte chi suggerisce soluzioni<br />
“facilitanti” (per le conversioni o per<br />
altro) è accusato di volere un ebraismo<br />
non ortodosso, mentre, al contrario,<br />
sono tentativi, forse goffi e ingenui<br />
ma sicuramente in buona fede,<br />
sizione del ministro dell’Interno, che<br />
teme che il richiedente possa operare<br />
contro il popolo ebraico o che possa<br />
mettere in pericolo l’ordine pubblico:<br />
trattandosi di un diritto fondamentale,<br />
la facoltà del ministro di rifiutare<br />
è sottoposta ad un controllo rigoroso<br />
della Corte suprema. Nel presentare<br />
la legge alla Knesset David Ben Gurion<br />
affermò, fra l’altro: “Non è lo<br />
Stato di Israele che accorda all’ebreo<br />
il diritto di tornare in Israele. Questo<br />
diritto ha preceduto l’esistenza stessa<br />
dello Stato ed è lui che ne ha permesso<br />
la ricostruzione. Questo diritto<br />
ha la sua fonte nel legame che non<br />
è mai venuto meno fra il popolo e la