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i nostri - Parrocchia S. Pio X

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D I V E R S O , D A C H I ?<br />

Giancarlo Bianconi<br />

Alla cassa del supermercato, in quel momento sta pagando il<br />

conto della spesa che aveva fatto un individuo di mezza età,<br />

abbigliato con sobria eleganza, dall’aspetto piuttosto distinto,<br />

molto serio ma... affetto da microsomia: basso cioè, di statura<br />

alquanto bassa: un nano, insomma per dirla in parole povere,<br />

assolutamente non deforme però, come di rado accade per<br />

questo tipo di limitazione. Pagato il conto, rimesso nel portamonete<br />

il resto appena ritirato con qualche difficoltà, sistemati<br />

nell’apposito sacchetto di plastica i prodotti appena pagati<br />

e il relativo scontrino, con aria molto dignitosa, sussiegosa si<br />

potrebbe dire, con la mano destra tenuto il suo bravo sacchetto<br />

di plastica che sfiora il pavimento, si dirige speditamente<br />

verso l’uscita e ne varca la soglia.<br />

In attesa del proprio turno alla cassa, che avrebbe richiesto<br />

parecchio tempo a motivo dei molti clienti in coda con i rispettivi<br />

carrelli colmi di prodotti prelevati dai vari scaffali, due sconosciuti,<br />

per ingannare il tempo probabilmente, iniziano a<br />

conversare fra di loro senza un argomento specifico... così del<br />

più e del meno. Ad un certo punto uno dei due esclama con<br />

tono compassionevole: «Che disgrazia, poveretto, eh! Ha<br />

visto?»<br />

«Chi?» con aria smarrita risponde l’altro colto di sorpresa, nel<br />

contempo volgendo con agitazione il capo a destra e a sinistra<br />

come in cerca di qualcuno.<br />

«Come chi? Ma quel nano che è appena uscito! Ma che non<br />

l’ha visto mentre stava pagando alla cassa?»<br />

«Aaah! S-ssì... sì, mi sembra di sì. Solo che non vi ho prestato<br />

molta attenzione. E comunque perché “poveretto”?».<br />

«Ma come “perché!” Ma che non l’ha visto lì, alla cassa, che a<br />

malapena arrivava con il mento sul piano d’appoggio dei soldi<br />

e da dove con quanta fatica ha ritiratoli resto?».<br />

«Come ripeto di solito non presto molta attenzione a quanto<br />

avviene in prossimità delle varie casse, ma solo perché abitualmente<br />

qui, al supermercato, vengo sempre molto di fretta<br />

e pertanto ciò che mi interessa è solo il numero delle persone<br />

che mi precedono alla cassa, ragion per cui mi è sfuggita<br />

la “singolarità”, diciamo così, di quel signore. E comunque<br />

proprio per il motivo che il particolare da lei accennato è completamente<br />

sfuggito alla mia osservazione mi sentirei di dire<br />

che forse mi sembra un po’ esagerato definire questo peculiare<br />

connotato come “disgrazia”, anche se, e con ciò convengo<br />

con lei, certamente non è una particolarità... come dire?... di<br />

grande comodità.»<br />

«E vorrei ben vedere che fosse pure comodo un handicap del<br />

genere! Allora le è proprio sfuggito il particolare che, a causa<br />

della sua statura, a momenti non riusciva neanche a prendere<br />

il resto che la cassiera gli aveva appoggiato sull’apposito<br />

supporto. Forse l’unico vantaggio è che sui mezzi pubblici non<br />

deve pagare il biglietto. Ma per il resto... Dio ce ne scampi e<br />

liberi!»<br />

«Ma lei ritiene davvero che quel signore possa avere della<br />

propria situazione un concetto così profondamente sconfortante?<br />

E a dire la verità, dalla rapida occhiata che mi è occorso<br />

di rivolgergli e per il fatto che la sua condizione non ha attirato<br />

in alcun modo la mia attenzione, mi sentirei di dire che<br />

quel signore non mi ha dato affatto l’impressione di essere<br />

frustrato o avvilito o comunque turbato per via della propria<br />

statura non proprio slanciata. Anzi, mi è sembrato molto tranquillo<br />

e sereno. »<br />

«Eh, sì, parla bene lei! Ma lei ha idea di cosa significhi avere<br />

una menomazione fisica di quel genere?»<br />

«Mi scusi, sa, ma mi riesce difficile comprendere la ragione<br />

per cui lei continui ad attribuire una valenza così negativa a<br />

un qualcosa che, viceversa, a ben guardare, è solamente una<br />

semplice diversità, e per giunta neanche tanto appariscente»<br />

«Eeeh, parla bene lei che è una persona normale! Lei parla<br />

così perché non sa cosa significhi in un mondo di normali vivere<br />

da diverso! Se fosse stato, però, al posto di quel signore,<br />

se fosse stato un diverso cioè, vorrei vedere se si sarebbe<br />

espresso in questi stessi termini.»<br />

«Ma diverso da chi, o... da che cosa?»<br />

«Diverso da tutti... da me, da lei da... tutti quelli che si trovano<br />

qui dentro in questo momento. Ma che non lo vede?»<br />

«Sì, ma sotto questo aspetto, allora, siamo tutti diversi uno<br />

dall’altro. Lei ha i capelli belli neri e alquanto lunghi, io li ho<br />

brizzolati e piuttosto corti; quella, già è una signora, e per di<br />

più è bionda, l’altra signora...»<br />

«Eeeh!... Li vedo, eh! non sono mica cecato!»<br />

«E allora cosa intende dire quando sostiene che quel signore,<br />

in quanto diverso, è afflitto da una disgrazia?»<br />

Il signore dai capelli lunghi e neri comincia a dare evidenti<br />

segni di disagio: si gratta di continua la cervice, e poi il naso,<br />

si tocca di continuo le basette, si stropiccia gli occhi, sospira<br />

e... insomma non riesce a trovare le parole per confutare le<br />

argomentazioni sostenute dal suo interlocutore.<br />

«Guardi, tanto per tentare di spiegarmi meglio, le farò un<br />

esempio limite: immagini per un momento che quel signore di<br />

cui stiamo parlando invece di essere un nano fosse stato… che<br />

so… un mongoloide come si dice oggi, poco elegantemente ne<br />

convengo. Okay? Bene! Lei pensa che la vita sarebbe stata la<br />

stessa per lui? Che poi mi fanno proprio ridere – si fa per dire,<br />

ovviamente - quelli che per riferirsi a una persona affetta da<br />

quel po’-po’ di handicap la definiscono diversamente abile,<br />

che è una vera e propria ipocrisia».<br />

«Ehmm! Se permette vorrei tentare di manifestarle il mio personale<br />

punto di vista in ordine a tutta la serie di punti controversi<br />

da lei posti testé in evidenza. Intanto comincerò con<br />

l’esporre un episodio di vita vissuta… da me. Qualche anno fa,<br />

il medico che l’aveva in cura, mi disse di avere necessità di far<br />

eseguire una ecografia a mia madre, prossima ormai alla fine,<br />

poverina, per tentare di aver quanto più possibile chiara la<br />

situazione del momento e poter così intervenire con una terapia<br />

che risultasse essere la più adeguata possibile. Ad eseguire<br />

l’ecografia, data l’assoluta inamovibilità di mia madre, è<br />

venuta a domicilio con la propria necessaria apparecchiatura,<br />

una dottoressa accompagnata dal fratello, più piccolo di lei,<br />

affetto dalla sindrome di Down, il quale, predisposta con<br />

molta destrezza l’apparecchiatura, è subito uscito dalla stanza.<br />

Al momento di iniziare l’esame l’apparecchio però ha subito<br />

mostrato chiari ed evidenti segni di non aver alcuna intenzione<br />

di funzionare. La dottoressa, allora, senza mostrare<br />

alcun disagio, ha chiamato il fratello il quale, dato per brevi<br />

secondi uno sguardo quasi torvo all’apparecchio recalcitrante,<br />

con una rapidissima serie di manovre, l’ha rimesso in condizione<br />

di funzionare. A me lì per lì mi si è gelato il sangue per<br />

lo sconforto perché l’ecografia era assolutamente necessaria<br />

per consentire al medico di prendere sollecitamente le opportune<br />

misure per non far soffrire mia madre che si stava<br />

lamentando. La dottoressa, terminata l’indagine, mi si è rivolta<br />

con tutta calma dicendo con molta naturalezza, come cosa<br />

cioè ormai abituale per lei: “mio fratello è preziosissimo per<br />

me, un genio proprio! Non esiste disfunzione dell’apparecchio<br />

che lui non sia, al momento, in grado di superare”. A questo<br />

punto le domando: quel ragazzo, secondo lei, è un minorato<br />

psichico, un povero disgraziato ovvero è una persona capace,<br />

anzi capacissima? Io - dico la verità – nel preciso momento<br />

del mancato funzionamento dell’apparecchio mi sono sentito<br />

un totalmente incapace e non semplicemente un diversamente<br />

abile. E ancora: alla luce di quanto ho appena riferito proverebbe<br />

ancora l’impulso di una risata ovvero di considerare<br />

ipocrita chi definisse quel ragazzo un diversamente abile?»<br />

«No, beh… che c’entra, io… intendevo dire…»<br />

Il disagio del signore è sempre più evidente, e reso manifesto<br />

dal nervoso movimento delle mani.<br />

«Io sono del pare – continua il primo – che occorre essere<br />

molto cauti di fronte a situazioni del genere e, soprattutto, più<br />

misericordiosi nei confronti di chi deve affrontare giorno dopo<br />

giorno prove del genere cui Nostro Signore li ha sottoposti.<br />

Non trova pure lei? Poi, certo, vi sono individui più profondamente<br />

colpiti da qualcuna di tali gravi forme di infermità, e per<br />

i quali, ovviamente, non si può più parlare di diversa abilità,<br />

ma, nel caso specifico, di vera e propria invalidità»<br />

«Sì, certo! Oh... finalmente! Ecco che è arrivato il nostro<br />

turno. Si accomodi prima lei visto che ha solo due cose da<br />

pagare mentre io ne ho molte di più.»<br />

«Oh, grazie, molto gentile!»<br />

«Si figuri! e poi no-no, non è gentilezza; più semplicemente,<br />

è nient’altro che un atto che, in linea con quanto detto sino ad<br />

ora, potrebbe definirsi “diversamente scortese”, non trova?».<br />

Un sorriso da parte di entrambi conclude la conversazione fra<br />

i due. Usciti, quindi, dal supermercato i due individui si<br />

s’incamminano per due strade diversamente uguali: e cioè<br />

uno da una parte e uno dalla parte diametralmente opposta.<br />

4<br />

VOLONTARI E FAMIGLIE<br />

IN RETE<br />

PER LA SALUTE MENTALE<br />

La Fondazione Don Luigi<br />

Di Liegro – Onlus - opera da<br />

più di dieci anni per promuovere<br />

l’impegno nella solidarietà<br />

e combattere l’emarginazione,<br />

di tipo sia economico<br />

che sociale. Tra le principali<br />

aree di intervento, c’è la<br />

“salute mentale”, con il<br />

Progetto “Volontari e Famiglie<br />

in Rete”. Il Progetto si pone,<br />

in particolare, l’obiettivo di<br />

favorire la crescita di una rete<br />

di relazioni di supporto verso<br />

e tra le persone con disagio<br />

psichico ed i loro familiari, sia<br />

per favorirne l’inserimento<br />

sociale, sia per permettere<br />

l’attuazione di un percorso<br />

terapeutico. A tal fine si opera<br />

contemporaneamente su<br />

diversi piani: la formazione a<br />

volontari e familiari (con<br />

incontri seminariali, tirocinio<br />

presso le strutture territoriali,<br />

esperienze di laboratorio teatrale,<br />

“focus group” sulla<br />

comunicazione, etc.), il<br />

sostegno alle famiglie di persone<br />

con disagio (con gruppi<br />

di auto aiuto per i familiari e<br />

uno sportello telefonico), la<br />

prevenzione (con interventi<br />

sul territorio e nelle scuole).<br />

Quest’iniziativa, effettuata<br />

con la collaborazione attiva<br />

dei Dipartimenti di Salute<br />

Mentale delle ASL di Roma, è<br />

ispirata dalle seguenti considerazioni:<br />

la mancanza di<br />

supporto sociale è fondamento<br />

di emarginazione e disagio<br />

mentale, il problema del<br />

benessere mentale e sociale<br />

richiede un’attiva partecipazione<br />

della società civile, in<br />

termini di ascolto, accoglienza<br />

e sostegno, l’attenzione alla<br />

“persona” e ai suoi “punti di<br />

forza” da parte di tutti, non<br />

solo operatori, ma anche<br />

familiari e volontari, costituisce<br />

il metodo di intervento.<br />

In questo modo si vuole non<br />

solo promuovere il progressivo<br />

superamento dell’isolamento<br />

e dello stigma che colpiscono<br />

le persone con disagio<br />

psichico e i loro familiari,<br />

ma anche contribuire alla crescita,<br />

nel tessuto sociale, di<br />

una sensibilità attenta a stabilire<br />

relazioni solidali con uno<br />

spirito di condivisione. Il<br />

Progetto, la cui quinta edizione<br />

inizierà il 15 gennaio<br />

p.v., ha visto la partecipazione<br />

di oltre 200 persone,<br />

molte delle quali continuano a<br />

partecipare come volontari<br />

alle attività presso i Servizi<br />

Sanitari o a frequentare i<br />

Gruppi di auto aiuto per familiari.<br />

Il Corso è aperto a chi ha<br />

già deciso di fare volontariato,<br />

ai familiari di persone con<br />

disagio mentale e a tutti<br />

coloro che intendono saperne<br />

di più rispetto al mondo della<br />

salute mentale.<br />

info@fondazionediliegro.it<br />

via Ostiense 106- Roma<br />

tel. 066792669<br />

www.fondazionediliegro.it

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