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Università della Calabria<br />

Corso <strong>di</strong> Laurea Interfacoltà<br />

Scienze della Formazione Primaria<br />

Appunti per l’esame <strong>di</strong> docimologia<br />

Note a uso interno funzionali alle lezioni in aula<br />

Unità n. 4<br />

Gli <strong>strumenti</strong> <strong>di</strong> <strong>verifica</strong> <strong>degli</strong> appren<strong>di</strong>menti<br />

Parte prima<br />

Anno accademico 2008– 2009<br />

Carlo <strong>Rango</strong>


0. Breve introduzione<br />

Questi appunti presentano un veloce spaccato sulle più usuali forme <strong>di</strong> <strong>verifica</strong> <strong>degli</strong><br />

appren<strong>di</strong>menti in ambito scolastico e formativo, in generale. In particolare muovono dalla<br />

definizione dei termini profitto e prova per inquadrare le prove <strong>di</strong> profitto nella più vasta<br />

problematica che investe una delicatissima materia: quella della valutazione in ambito<br />

formativo in generale e del suo processo in particolare. Dopo aver presentato i più<br />

conosciuti criteri <strong>di</strong> classificazione delle prove, si soffermano un po’ più compiutamente<br />

sulle cosiddette prove oggettive e sui concetti <strong>di</strong> vali<strong>di</strong>tà e <strong>di</strong> atten<strong>di</strong>bilità.<br />

Questi appunti sono stati scritti col duplice l’intento a) <strong>di</strong> fornire un supporto cartaceo alle<br />

lezioni in aula, integrandone alcuni contenuti, e b) <strong>di</strong> dare informazioni <strong>di</strong> prima mano ai<br />

corsisti lasciando al loro il compito <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re gli argomenti trattati ricorrendo alla<br />

vastissima letteratura del settore.<br />

Vengono tralasciati, non perché se ne vuole sottovalutare l’importanza quanto per<br />

economia <strong>di</strong> lavoro, <strong>strumenti</strong> <strong>di</strong> rilevazione quali i meto<strong>di</strong> osservativi, le mappe<br />

concettuali, le raccolte documentali e tutti quegli altri che sono pertinenti a procedure<br />

<strong>di</strong>dattiche <strong>di</strong> matrice costruttivista e fenomenologiche, tra le quali la post<br />

programmazione nell’elaborazione <strong>di</strong> Gabriele Boselli, che muove da Husserl e dalla<br />

Enciclopaideia <strong>di</strong> Piero Bertolini e, per molti versi, la progettazione per situazione<br />

nell’elaborazione <strong>di</strong> W. Fornasa<br />

Una precisione doverosa: spesso negli appunti si usa il termine docente. Con esso si<br />

vuole in<strong>di</strong>care, nell’accezione più vera del suo significato (docens - entis, participio<br />

presente <strong>di</strong> docere “insegnare”), colui che insegna, chi svolge la funzione dell’insegnare<br />

sia nella scuola (luogo della formazione formale) sia nella vasta area della formazione<br />

non formale, laddove l’operatore territoriale, impegnato in percorsi intenzionalmente<br />

formativi, svolge la funzione <strong>di</strong> docente nel senso pieno del termine.<br />

In questi appunti sono riportati alcuni concetti già presenti nei precedenti. Lo si è fatto<br />

per snellire lo stu<strong>di</strong>o senza riprendere i precedenti fascicoletti.<br />

1. Le prove <strong>di</strong> profitto: tra definizioni e funzioni.<br />

Una prima riflessione è doverosa farla sul significato delle parole.<br />

Nel corso della nostra carriera scolastica abbiamo avuto modo <strong>di</strong> familiarizzare con parole<br />

ed espressioni quali profitto, voto <strong>di</strong> profitto e voto <strong>di</strong> condotta, prove <strong>di</strong> profitto e tante<br />

altre che in vario modo richiamano il controllo e la valutazione del nostro percorso <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>o e dell’attività. Ma quando usiamo la parola profitto a cosa ci riferiamo<br />

esattamente? Il suo etimo ci dà in<strong>di</strong>cazioni per definirne il significato. Profitto è una<br />

parola che richiama il francese profit che a sua volta richiama i latini profectus<br />

(progresso, avanzamento, successo) e proficio (avanzare, procedere, far progressi,<br />

ottenere risultati). Qualunque vocabolario, dunque, definisce il profitto come giovamento,<br />

come vantaggio, utilità. Nel Vocabolario della lingua italiana Treccani, ad esempio, si può<br />

leggere:<br />

Profitto s.m […] 1. giovamento, utilità, vantaggio, sia fisico, sia<br />

intellettuale o morale, sia pratico […] 2. avanzamento, progresso,<br />

nello stu<strong>di</strong>o, nell’appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> una materia, nel lavoro […]<br />

3.a. […] l’utile che si ricava da un’attività impren<strong>di</strong>toriali, inteso<br />

come eccedenza del totale dei ricavi sul totale dei costi […] b.<br />

red<strong>di</strong>to, guadagno, introito <strong>di</strong> varia natura.<br />

Nel campo della formazione una prima definizione potrebbe essere la seguente:<br />

Vantaggio che un allievo ricava da un processo formativo<br />

Una seconda la seguente:<br />

Progresso negli stu<strong>di</strong>, livello <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento raggiunto e, per<br />

estensione, avanzamento nel percorso dell’istruzione.<br />

2


In letteratura si trovano:<br />

- Livello delle prestazioni che un allievo è in grado <strong>di</strong> fornire nelle<br />

varie <strong>di</strong>scipline insegnate o globalmente, in relazione alle proprie<br />

attuali capacità e agli obiettivi fissati per lui dall’organizzazione<br />

scolastica (Bertolini)<br />

- Progresso nell’appren<strong>di</strong>mento delle conoscenze e abilità proposte<br />

all’allievo dal sistema d’istruzione (Vertecchi)<br />

Il profitto formativo, quin<strong>di</strong>, sostanzialmente ha come riferimento i luoghi della<br />

formazione intenzionale, luoghi in cui si progettano e si attuano processi formativi<br />

formali e non formali, laddove contano i contenuti <strong>di</strong>sciplinari e lo scarto tra gli obiettivi<br />

prefissati e i risultati raggiunti dai singoli o da gruppi <strong>di</strong> allievi. Il richiamo ai contenuti<br />

<strong>di</strong>sciplinari contrappone la valutazione del profitto a quella del comportamento. Il<br />

richiamo ai gruppi <strong>di</strong> allievi, d’altro canto, amplia la definizione del termine, includendovi<br />

una <strong>di</strong>mensione collettiva, in cui conta sì la prestazione del singolo ma conta anche quella<br />

del gruppo come in<strong>di</strong>ce certamente più significativo della qualità del servizio formativo<br />

erogato.<br />

Le prove <strong>di</strong> profitto, quin<strong>di</strong>, sono quegli <strong>strumenti</strong> che, durante o al termine <strong>di</strong> una unità<br />

formativa, hanno la funzione <strong>di</strong> stimolare e <strong>di</strong> registrare le prestazioni <strong>degli</strong> alunni<br />

(singoli o in gruppo) per raccogliere informazioni sui loro livelli <strong>di</strong> progresso (conoscenze<br />

e abilità), sugli appren<strong>di</strong>menti conseguiti e sulla loro qualità, col triplice scopo <strong>di</strong><br />

<strong>verifica</strong>re e valutare 1) sia tali progressi 2) sia la qualità dell’istruzione che il sistema<br />

formativo, a vari livelli <strong>di</strong> complessità 1 , riesce ad erogare, 3) ma anche per fornire al<br />

docente informazioni sull’idoneità della procedura <strong>di</strong>dattica adottata in relazione agli scopi<br />

prefissi. Esse, pertanto, sono finalizzate a far affiorare conoscenze, abilità, competenze<br />

relative allo specifico ambito d’indagine, in situazioni intenzionalmente formative.<br />

In altre parole i processi <strong>di</strong> valutazione <strong>degli</strong> appren<strong>di</strong>menti <strong>degli</strong> allievi e la qualità<br />

dell’istruzione erogata dal sistema formativo si basano anche sulle attività <strong>di</strong> <strong>verifica</strong><br />

tramite le prove <strong>di</strong> profitto, le quali altro non sono se non <strong>strumenti</strong> del controllo <strong>di</strong> un<br />

processo formativo o in una sua parte. Sono <strong>strumenti</strong> del come valutare, finalizzati a<br />

raccogliere intenzionalmente, in una situazione artificiale 2 e in un modo sistemico e<br />

sistematico, informazioni che servono per esprimere in maniera consapevole e fondata un<br />

giu<strong>di</strong>zio sul progre<strong>di</strong>re <strong>di</strong> singoli allievi, o <strong>di</strong> gruppi, nel processo formativo. Esse, le<br />

informazioni per intenderci, non riguardano l’appren<strong>di</strong>mento tout court, ma alcune<br />

prestazioni dell’allievo, i risultati dello stu<strong>di</strong>o che sono assunti a testimonianza del suo<br />

impegno nell’attività formativa oltre che dell’efficacia della strategia <strong>di</strong>dattica posta in<br />

essere per raggiungere determinati obiettivi 3 . E per rilevare queste informazioni le<br />

prove, o più genericamente gli <strong>strumenti</strong> <strong>di</strong> <strong>verifica</strong>, entrano nel processo formativo per<br />

consentirne l’auto e l’eterovalutazione.<br />

1 I livelli <strong>di</strong> complessità richiamano il macrosistema (nazionale), il mesosistema (istituto, ente erogatore del<br />

servizio formativo), il microsistema (classe, gruppo). In termini <strong>di</strong> macrosistema la nostra attenzione può<br />

essere rivolta alle indagini nazionali (si pensi alle prove INVALSI), e internazionali (svariate indagini, tra cui<br />

quelle OCSE). In termini <strong>di</strong> mesosistema si pensi non solo alle procedure <strong>di</strong> autovalutazione <strong>degli</strong> istituti<br />

scolastici, collegate in special modo alla concessione dell’autonomia alle istituzioni scolastiche, ma anche<br />

all’autovalutazione <strong>di</strong> qualsiasi altra agenzia intenzionalmente formativa. In termini <strong>di</strong> microsistema si pensi<br />

all’unità classe o gruppo o comunità <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento.<br />

2 L’insegnamento è un’attività intenzionale che si svolge in ambienti artificiali, quali sono quelli formale (la<br />

scuola) e non formale (le agenzie in cui si svolgono attività formative intenzionali i cui esiti sono certificati o<br />

certificabili), e in un tempo ben definito. In quell’ambiente e in quel tempo bisogna attivare processi <strong>di</strong><br />

formazione che consentano il perseguimento <strong>di</strong> determinati traguar<strong>di</strong> formativi, che ove si pretendesse <strong>di</strong><br />

perseguire in situazioni reali, in contesti <strong>di</strong> vita, avrebbero bisogno <strong>di</strong> tempi “naturali”.<br />

3 Per valutare l’appren<strong>di</strong>mento, scolastico s’intende, c’è bisogno <strong>di</strong> una valutazione sistemica che consideri non<br />

solo le prestazioni manifestate dagli allievi in relazione agli obiettivi previsti ma anche i processi cognitivi messi<br />

in atto dallo stesso per apprendere, processi che coniugati con i risultati, sono alla base delle competenze<br />

esperte. Evidentemente in questo quadro il richiamo è anche alla metacognizione.<br />

3


Tenuto conto della complessità delle funzioni della valutazione nel processo formativo le<br />

informazioni rilevate grazie alle prove <strong>di</strong> profitto, una volta sottoposte al vaglio critico<br />

della valutazione 4 , possono rilevarsi utili per una molteplicità <strong>di</strong> scopi, tra i quali è<br />

doveroso ricordare almeno i seguenti, che richiamano le funzioni della valutazione:<br />

- accertare la situazione <strong>di</strong> partenza dell’allievo e/o <strong>degli</strong> allievi allorquando<br />

bisogna avviare un percorso formativo. In tal caso le prove sono <strong>strumenti</strong> <strong>di</strong><br />

valutazione <strong>di</strong>agnostica, con funzione <strong>di</strong> accertare i prerequisiti e le con<strong>di</strong>zioni<br />

d’ingresso;<br />

- consentire al docente <strong>di</strong> attivare tempestivamente quegli interventi <strong>di</strong><br />

compensazione che una strategia <strong>di</strong>dattica flessibile assicura per<br />

in<strong>di</strong>vidualizzare l’insegnamento, prevenendo, o quantomeno riducendo, il<br />

rischio <strong>di</strong> un deficit cumulativo 5 . In tal caso le prove sono <strong>strumenti</strong> per la<br />

valutazione formativa;<br />

- tracciare un bilancio consuntivo <strong>di</strong> un percorso formativo compiuto da un<br />

allievo o da gruppi <strong>di</strong> allievi per valutarne il progresso, per <strong>verifica</strong>re il<br />

raggiungimento <strong>di</strong> determinati obiettivi, per tracciare un bilancio <strong>degli</strong><br />

appren<strong>di</strong>menti conseguiti per attribuire a ciascun allievo un giu<strong>di</strong>zio<br />

complessivo, espresso nelle forme più varie (voti, lettere, aggettivi), per<br />

favorire l’orientamento e per certificarne gli esiti. Ma anche per tracciare un<br />

bilancio sulla strategia <strong>di</strong>dattica adottata e, dunque, della qualità<br />

dell’istruzione. In tal caso le prove sono <strong>strumenti</strong> per la valutazione<br />

sommativa (anche certificativa quando si prende atto dei risultati per<br />

trattenere, promuovere, rilasciare un attestato, un <strong>di</strong>ploma, una pagella);<br />

- favorire l’autovalutazione dell’allievo fornendogli informazioni per iniziare un<br />

nuovo percorso, per rivedere il proprio modo procedere, per conoscersi e riconoscersi<br />

nella situazione <strong>di</strong>dattica, in altre parole offrendogli la possibilità <strong>di</strong><br />

rendersi conto dei propri livelli e delle proprie conquiste;<br />

- favorire l’autovalutazione del docente, chiamato ad convalidare, rivedere,<br />

riprofessionalizzarsi grazie alla ricerca in situazioni <strong>di</strong> fatto che vali<strong>di</strong>no o meno<br />

le sue ipotesi e i suoi percorsi <strong>di</strong> lavoro 6 ;<br />

- monitorare il sistema per ottimizzarne la qualità 7 .<br />

Indubbiamente la varietà delle funzioni della valutazione richiede una varietà <strong>di</strong> <strong>strumenti</strong><br />

per il controllo del processo formativo. E’ impensabile che uno stesso strumento possa<br />

essere ritenuto idoneo per rilevare conoscenze <strong>di</strong> tipo <strong>di</strong>chiarativo e conoscenze <strong>di</strong> tipo<br />

procedurale 8 . O conoscenze <strong>di</strong> tipo riproduttivo elementare (quali possono essere quelli<br />

dei gra<strong>di</strong>ni più bassi <strong>di</strong> una scala tassonomica, come, ad esempio, la semplice ripetizione<br />

4<br />

La raccolta delle informazioni, dei dati, non è né mai potrà essere valutazione. E’ necessario riba<strong>di</strong>rlo per non<br />

creare confusione.<br />

5<br />

Per deficit cumulativo s’intende il deficit derivante da una (o più) <strong>di</strong>fficoltà iniziale non rilevata e/o non<br />

compensata a cui si sommano <strong>di</strong>fficoltà registrate in itinere a loro volta non compensate. E’ evidente che<br />

quanto più la rilevazione è tempestiva tanto più si possono attivare processi <strong>di</strong> compensazione che possono<br />

prevenire effetti a catena i quali sicuramente avrebbero una ricaduta negativa sui livelli <strong>di</strong> autostima <strong>degli</strong> allievi<br />

e, dunque, sulla loro motivazione, con pesanti ricadute sul piano sociale in termini <strong>di</strong> effettivo realizzazione del<br />

<strong>di</strong>ritto alla citta<strong>di</strong>nanza attiva e consapevole. Su questo punto insistono varie carte programmatiche della<br />

scuola italiana, tra cui è opportuno richiamare almeno i programmi della scuola elementare del 1985, che alla<br />

parte III della premessa parlando <strong>di</strong> valutazione così recitano: «Eventuali <strong>di</strong>fficoltà e ritar<strong>di</strong> richiedono<br />

l'utilizzazione <strong>di</strong> tutti i canali della comunicazione oltre a quella verbale, per perseguire, attraverso una<br />

appropriata metodologia, una sostanziale equivalenza <strong>di</strong> risultati. E' dovere della scuola elementare evitare, per<br />

quanto possibile, che le "<strong>di</strong>versità", si trasformino in <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento ed in problemi <strong>di</strong><br />

comportamento, poiché ciò quasi sempre prelude a fenomeni <strong>di</strong> insuccesso e <strong>di</strong> mortalità scolastica e<br />

conseguentemente a <strong>di</strong>suguaglianze sul piano sociale e civile.»<br />

6<br />

La ricorsività programmazione - <strong>verifica</strong> - valutazione - programmazione consente al docente attento <strong>di</strong><br />

aggiornare la sua preparazione in situazione e continuamente.<br />

7<br />

In tal caso le prove <strong>di</strong> <strong>verifica</strong> sono <strong>strumenti</strong> <strong>di</strong> monitoraggio del sistema<br />

8<br />

Si deve al cognitivismo la <strong>di</strong>stinzione tra le conoscenze <strong>di</strong>chiarative e quelle procedurali. Le prime sono quelle<br />

relative al sapere, le seconde al saper fare, in altre parole le prime al “sapere cosa” , le seconde al “sapere cosa<br />

fare”. Le prime sono essenzialmente statiche: consocere fatti, eventi, nomi, significati; le seconde sono<br />

essenzialmente <strong>di</strong>namiche: regole, strategie da applicare in determinate situazioni. Le une e le altre sono<br />

interagenti sia nel processo <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento sia nelle prestazioni.<br />

4


mnemonica del significato <strong>di</strong> un termine) da complesse operazioni <strong>di</strong> risoluzione <strong>di</strong><br />

problemi, che presuppongono capacità <strong>di</strong> analisi, <strong>di</strong> sintesi, se non pure <strong>di</strong> valutazione<br />

<strong>degli</strong> oggetti <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento (gra<strong>di</strong>ni più alti della scala tassonomica). O, aspetti<br />

ancora più complessi, quando si tratta <strong>di</strong> valutare le competenze che, <strong>di</strong>fferentemente dal<br />

profitto, si <strong>di</strong>mostrano in situazioni reali e non artificiali, seconda la conosciuta definizione<br />

<strong>di</strong> competenza formulata da Pellery:<br />

«insieme strutturato <strong>di</strong> conoscenze, capacità e atteggiamenti<br />

necessari per l’efficace svolgimento <strong>di</strong> un compito».<br />

Un’ampia tipologia <strong>di</strong> <strong>strumenti</strong>, dunque, tra cui non ve ne sono alcuni più e altri meno<br />

vali<strong>di</strong> <strong>di</strong> per sé. Così come non ve ne sono vali<strong>di</strong> per ogni situazione. E’ per lo meno<br />

presuntuoso pensare che si possano co<strong>di</strong>ficare modelli universalmente vali<strong>di</strong> per le varie<br />

situazioni educative. E’ legittimo, invece, fondare le proprie attività formative su<br />

convinzioni pedagogiche ed epistemologiche che permettano <strong>di</strong> scegliere<br />

consapevolmente la soluzione che meglio si adegua alla situazione. Nel nostro caso una<br />

scelta consapevole deve senz’altro tenere presente che è la pertinenza tra lo strumento<br />

e l’obiettivo della valutazione a determinare la vali<strong>di</strong>tà delle rilevazioni per cui la scelta e<br />

l’utilizzo <strong>di</strong> uno strumento (e <strong>di</strong> un metodo) piuttosto che <strong>di</strong> un altro devono essere frutto<br />

<strong>di</strong> una decisione <strong>di</strong>dattica e devono essere ponderati sempre e comunque in relazione alla<br />

funzione e all’obiettivo specifico della valutazione, alle conoscenze, alle abilità alle<br />

competenze, ai saperi che con quello strumento si vogliono rilevare, alla strategia<br />

<strong>di</strong>dattica adottata (ma anche in base alla necessità <strong>di</strong> variare il sistema <strong>di</strong> valutazione in<br />

relazione alle procedure <strong>di</strong>dattiche nella consapevolezza che esso in gran parte può<br />

determinare le modalità <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o adottate dallo studente (se la prova richiede la<br />

memorizzazione, gli studenti privilegeranno modalità mnestiche, se la prova richiede<br />

capacità <strong>di</strong> analisi l’allievo durante il corso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o si regolerà <strong>di</strong> conseguenza)).<br />

Lo strumento, in definitiva, dev’essere in grado <strong>di</strong> rilevare le informazioni che<br />

effettivamente servono e solo in relazione ad esse si potranno stabilire modalità e<br />

<strong>strumenti</strong> <strong>di</strong> raccolta per cui, a seconda dei casi, si potranno utilizzare prove oggettive,<br />

prove più o meno tra<strong>di</strong>zionali, prove descrittive, narrative, <strong>di</strong>aristiche e così via. A tal<br />

proposito Domenici richiama la regola aurea della docimologia 9 secondo la quale<br />

«per ogni funzione e/o obiettivo specifico della valutazione va<br />

impiegato uno strumento <strong>di</strong> <strong>verifica</strong> omologo e congruente con<br />

quella funzione e/o con quell’obiettivo» 10 .<br />

Funzioni e obiettivi che a loro volta sono frutti <strong>di</strong> una scelta effettuata dal docente che dà<br />

peso a certi contenuti, a certi obiettivi, a certi saperi, sia pur in un quadro che tiene<br />

conto sia dei soggetti coinvolti nell’azione formativa, sia del contesto, sia della<br />

collegialità. E sono i risultati <strong>di</strong> queste scelte, i saperi in<strong>di</strong>viduati, che costituiranno gli<br />

oggetti delle rilevazioni tramite lo strumento <strong>di</strong> rilevazione impiegato che<br />

«ancor prima che mezzo comunque utile per cogliere dati e<br />

informazioni particolari rappresenta il condensato dell’idea che si<br />

ha <strong>di</strong> esito o processo formativo, la sintesi della teoria<br />

9 Da dokimasìa (prova d'esame), letteralmente designa lo stu<strong>di</strong>o sistematico delle modalità <strong>di</strong> svolgimento e dei<br />

risultati delle prove <strong>di</strong> esame, non solo scolastici. Ricorre alla psicotecnica e alla statistica. Il termine è stato<br />

introdotto dallo psicologo francese Henri Piéron, che ne fu il pioniere. D’allora ad oggi il suo campo d’indagine e<br />

d’interventi è stato <strong>di</strong> molto ampliato, tanto da includere anche la valutazione (auto ed etero) dei processi e dei<br />

sistemi formativi in ambito locale, nazionale e internazionale. Nel 1968 Mauro Laeng così ne definiva il campo<br />

d’indagine: «Essenzialmente la d. si occupa del reperimento <strong>degli</strong> elementi <strong>di</strong> valutazione, dell’allestimento delle<br />

tecniche più idonee per accertarli (costruzione <strong>di</strong> reattivi, prove, saggi, ecc.), dei meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> misura e <strong>di</strong><br />

tabulazione dei risultati».<br />

10 Gaetano Domenici, Manuale della valutazione scolastica, Bari, Laterza 1993, pag. 62.<br />

5


tanto che<br />

interpretativa dell’educabilità dei soggetti, il “fine” perseguito con<br />

la formazione intenzionalmente attuata o da mettere in atto» 11 ,<br />

«in questo senso si può certo <strong>di</strong>re che ogni strumento <strong>di</strong><br />

rilevazione <strong>di</strong> dati relativi all’appren<strong>di</strong>mento costituisca un vero e<br />

proprio costrutto teorico-operativo» 12<br />

2. Le prove nel processo valutativo<br />

Prima <strong>di</strong> soffermarsi sulle varie tipologie delle prove <strong>di</strong> profitto, è opportuno dare uno<br />

sguardo, sia pur sintetico, ad alcuni aspetti della vasta problematica valutativa e del<br />

processo valutativo al fine <strong>di</strong> dare senso e significato all’utilizzo <strong>di</strong> <strong>strumenti</strong> <strong>di</strong> rilevazione<br />

<strong>di</strong> dati e <strong>di</strong> informazioni in un quadro teorico-pratico <strong>di</strong> riferimento. Le prove, qualsiasi<br />

esse siano, servono per raccogliere dati e informazioni che rappresentano, insieme ai<br />

criteri in base ai quali formulare il giu<strong>di</strong>zio valutativo, gli elementi della valutazione.<br />

Diciamolo con Mauro Laeng:<br />

e ancora<br />

«insistiamo nel rammentare che non basta raccogliere dati per<br />

avere scienza <strong>di</strong> alcunché: i dati vanno ricondotti a uno schema<br />

interpretativo, fosse pure per smentirlo e spingere a produrne un<br />

altro.» 13<br />

«la valutazione si basa dunque su un confronto fra dati osservativi<br />

e costrutti teorici (anche <strong>di</strong> teoria “debole”, come i nostri desideri,<br />

ma comunque presenti). Potremmo più semplicemente <strong>di</strong>re che<br />

nell’atto <strong>di</strong> valutazione si incontrano un elemento oggettivo (i dati,<br />

appunto) ed uno soggettivo (gli schemi interpretativi). Ma<br />

preferiamo parlare <strong>di</strong> “costrutti” per in<strong>di</strong>care che non si tratta per<br />

lo più <strong>di</strong> soggettività in<strong>di</strong>viduale isolata e capricciosa, <strong>di</strong> “sogni <strong>di</strong><br />

una notte <strong>di</strong> mezza estate”, bensì <strong>di</strong> schemi <strong>di</strong> previsione<br />

ragionevoli, e spesso fondati su un accordo intersoggettivo, su una<br />

tra<strong>di</strong>zione, o almeno su una convenzione stipulativi. Gli schemi <strong>di</strong><br />

comportamento “attesi” sono <strong>di</strong> questo tipo, e quin<strong>di</strong> confrontare<br />

ad essi i dati vuol <strong>di</strong>re esprimere valutazioni che godono <strong>di</strong> un<br />

presumibile largo accordo» 14 .<br />

Il confronto tra i dati e le attese, tra i dati e gli schemi interpretativi richiama la<br />

complessa problematica dei para<strong>di</strong>gmi della valutazione, <strong>degli</strong> approcci teorici e pratici al<br />

suo processo, dei convincimenti <strong>di</strong> ciascun operatore nel campo della formazione e,<br />

ad<strong>di</strong>rittura, del campo dei suoi valori. E’ molto <strong>di</strong>fficile che un giu<strong>di</strong>zio valutativo su<br />

qualcosa non richiami il valore in sé che quel qualcosa ha per il valutatore. Il che non<br />

necessariamente significa soggettività del giu<strong>di</strong>zio valutativo. (Di tutta questa<br />

problematica ci si è occupati nella precedente unità)<br />

11<br />

Gaetano Domenici, Le prove semistrutturate <strong>di</strong> <strong>verifica</strong> <strong>degli</strong> appren<strong>di</strong>menti, Torino, Utet Libreria 2005, pag.<br />

20<br />

12<br />

ibidem<br />

13<br />

Mauro Laeng, Elementi e momenti della valutazione, Teramo, Giunti & Lisciani E<strong>di</strong>tori 1989, pag. 21.<br />

14 Mauro Laeng, idem, pag. 19<br />

6


3. Le prove <strong>di</strong> <strong>verifica</strong>: classificazioni e tipologia.<br />

A ciascuno <strong>di</strong> noi nel corso della propria carriera scolastica, e comunque formativa, è<br />

stato chiesto <strong>di</strong> svolgere temi, <strong>di</strong> riassumere qualcosa, <strong>di</strong> rispondere per iscritto oppure<br />

oralmente a domande, <strong>di</strong> rispondere a quesiti <strong>di</strong> varia natura e <strong>di</strong> varia tipologia, <strong>di</strong><br />

sostenere una prova ginnico - sportiva, <strong>di</strong> <strong>di</strong>segnare qualcosa e via <strong>di</strong> questo passo. Tutte<br />

prove in cui il docente ha proposto <strong>degli</strong> stimoli e noi abbiamo reagito manifestando la<br />

prestazione richiesta (abbiamo steso il riassunto, abbiamo scritto il tema, abbiamo<br />

saltato l’ostacolo, abbiamo tracciato una crocetta sulla lettera V o F per <strong>di</strong>chiarare se<br />

un’affermazione era per noi Vera o Falsa, e così via). In qualche misura abbiamo<br />

risposto allo stimolo che la prova ci dava, uno stimolo che era artificioso e che proveniva<br />

dall’esterno, dal docente.<br />

Sulla tipologia <strong>di</strong> queste prove vogliamo soffermarci brevemente in questa parte dei<br />

nostri appunti, partendo dai criteri <strong>di</strong> classificazione.<br />

3.1 Classificazione in base al tipo <strong>di</strong> prestazione richiesta:<br />

- prove orali <strong>di</strong> comprensione e <strong>di</strong> produzione<br />

- prove scritte <strong>di</strong> comprensione e <strong>di</strong> produzione<br />

- prove scritto - grafiche <strong>di</strong> comprensione e <strong>di</strong> produzione<br />

- prove pratiche - operative<br />

In base al tipo <strong>di</strong> prestazione richiesta Calonghi, una volta sud<strong>di</strong>vise le prove in due<br />

macro aree: quella che attiene alla valutazione del profitto culturale e quella che<br />

attiene alla valutazione <strong>di</strong> obiettivi non culturali, le classifica in due categorie: quelle<br />

che richiedono prestazioni orali (interrogazioni o verifiche orali, nelle sue varie<br />

articolazioni) e quelle che richiedono prestazioni scritte (componimenti tra<strong>di</strong>zionali,<br />

saggi, relazioni, <strong>di</strong>samine <strong>di</strong> argomenti, ricerche, cronache, riassunti, soluzioni scritte<br />

<strong>di</strong> problemi <strong>di</strong> matematica) 15 .<br />

3.2 Classificazione in base al tempo dell’anno scolastico in cui le prove vengono<br />

somministrate:<br />

- Prove iniziali o d’ingresso. Hanno una funzione <strong>di</strong>agnostica. Forniscono<br />

informazioni per la progettazione del curricolo, della programmazione<br />

<strong>di</strong>dattica;<br />

- Prove interme<strong>di</strong>e. Hanno funzione formativa e regolativa orientativa in quanto<br />

forniscono, sia ai docenti sia agli allievi, informazioni sull’andamento delle<br />

singole parti del curricolo al fine <strong>di</strong> regolarlo nella situazione <strong>di</strong> fatto;<br />

- Prove finali o d’uscita. Hanno funzione sommativa in quanto sono finalizzate a<br />

raccogliere informazioni sul conseguimento <strong>degli</strong> obiettivi più significativi<br />

dell’intero curricolo.<br />

3.3 Classificazione in base alla funzione che svolgono nel processo formativo<br />

messo in atto:<br />

- Prove <strong>di</strong>agnostiche. (La valutazione <strong>di</strong>agnostica in un processo d’insegnamento<br />

appren<strong>di</strong>mento tende a rilevare le con<strong>di</strong>zioni d’ingresso del soggetto in una<br />

situazione formativa. E’ la fase della conoscenza, utile per conoscere il<br />

soggetto e il risultato del precedente percorso formativo. Come scrive Hadji<br />

15 Luigi Calonghi, Valutazione, Brescia, La Scuola 1986 9 , pp 85-105. In particolare per la valutazione <strong>di</strong> obiettivi<br />

non culturale il Nostro così si esprime: «La scuola, come l’azione educativa familiare, extrafamiliare e scolastica<br />

non può mirare soltanto a trasmettere conoscenze od a far acquisire il metodo atto a far scienza nelle <strong>di</strong>verse<br />

accezioni <strong>di</strong> questa parola, ma deve altresì curare il sorgere e il mutare d’una motivazione legata a un quadro <strong>di</strong><br />

valori umani, sociali e culturali, il chiarirsi, l’irrobustirsi e l’ampliarsi d’una gamma d’interessi, il formarsi <strong>di</strong><br />

atteggiamenti profon<strong>di</strong>, l’inserimento sociale a vario livello. Una valutazione adeguata, sia in campo<br />

motivazionale, sia in campo sociale, dovrà occuparsi anche dei contenti, pur nel rispetto del pluralismo, della<br />

progre<strong>di</strong>nte libertà <strong>di</strong> ricerca dell’alunno, delle preoccupazioni della famiglia. In pratica, si dovà vedere quali<br />

sono gli interessi, i valori, gli atteggiamenti, quali sono le maturazioni e qunto e come progre<strong>di</strong>scono. Pag. 92<br />

7


essa «si assicura che gli alunni possiedono le cognizioni e le competenze<br />

richieste per effettuare gli appren<strong>di</strong>menti che sono l’oggetto <strong>di</strong> questa<br />

sequenza. Le possibili decisioni sono <strong>di</strong> due or<strong>di</strong>ni: adattare il proprio<br />

insegnamento agli alunni così come sono; orientarli verso un insegnamento le<br />

cui modalità sono più adatte alle loro caratteristiche» 16 .)<br />

- Prove <strong>di</strong> <strong>verifica</strong> formativa.<br />

- Prove sommative.<br />

- Prove orientative, prove prognostiche, e altre<br />

3.4 Classificazione in base alla loro strutturazione:<br />

- Prove non strutturate (le cosiddette tra<strong>di</strong>zionali: produzione <strong>di</strong> elaborati <strong>di</strong><br />

varia tipologia, costruzione <strong>di</strong> mappe concettuali, prove orali <strong>di</strong> varia<br />

tipologia);<br />

- Prove strutturate (prove oggettive <strong>di</strong> profitto, osservazioni delle interazioni);<br />

- Prove semistrutturate (riassunti, saggi brevi, domande strutturate, relazioni,<br />

et al)<br />

3.5 Classificazione in base alla strutturazione dello stimolo e della risposta 17 :<br />

Questa classificazione riprende e definisce più dettagliatamente la precedente.<br />

Uno stimolo è considerato aperto quando può essere interpretato in modo soggettivo<br />

perché non presenta vincoli e criteri a cui attenersi nel formulare una risposta e non<br />

determina una modalità <strong>di</strong> risposta, è considerato chiuso quando invece presenta<br />

caratteristiche che ne limitano fortemente l’interpretazione soggettiva perché si<br />

presenta univoco e circoscritto tanto da predeterminare una modalità <strong>di</strong> risposta. Allo<br />

stesso modo una risposta è considerata aperta quando l’allievo può muoversi<br />

liberamente organizzandola a suo piacimento mentre è considerata chiusa quando<br />

l’allievo è costretto a muoversi in un modello predeterminato.<br />

L’incrocio delle quattro suddette caratteristiche determina la seguente classificazione:<br />

- Prove a stimolo aperto e a risposta aperta<br />

- Prove a stimolo aperto e a risposta chiusa<br />

- Prove a stimolo chiuso e a risposta chiusa<br />

- Prove a stimolo chiuso e a risposta aperta<br />

3.5.1 Le prove del primo tipo, a stimolo aperto e risposta aperta, come si può<br />

facilmente intuire, sono quelle prove in cui il soggetto gode <strong>di</strong> ampia<br />

autonomia nel formulare la risposta. Il valutatore si limita a dare delle<br />

in<strong>di</strong>cazioni solo sull’argomento dell’accertamento (formula una traccia, pone<br />

una domanda) senza circoscriverle e senza in<strong>di</strong>care alcun criterio e vincolo<br />

circa le modalità <strong>di</strong> formulazione della risposta. In prove <strong>di</strong> tal genere lo<br />

stimolo può essere interpretato soggettivamente e, <strong>di</strong> conseguenza, la risposta<br />

formulata altrettanto soggettivamente. Il che non sempre è <strong>di</strong> per sé negativo.<br />

Il problema si pone allorquando bisogna valutare gli esiti della prova perché a<br />

causa dell’assenza <strong>di</strong> criteri predeterminati ed univoci è pressoché impossibile<br />

ricorrere a una unica scala per valutare le prestazioni <strong>di</strong> vari soggetti a cui<br />

viene somministrata un’unica prova (per esempio durante gli esami), così<br />

com’è <strong>di</strong>fficile pervenire a una valutazione con<strong>di</strong>visa tra i vari docenti e tra<br />

docenti e allievi. La mancanza <strong>di</strong> criteri ben definiti fa sì che la valutazione si<br />

risolve sostanzialmente in eterovalutazione. Il docente, infatti, valuta<br />

dall’esterno secondo un metro che non è conosciuto dall’allievo e, tante volte,<br />

non è con<strong>di</strong>viso neppure con i colleghi, per cui può variare il giu<strong>di</strong>zio o il voto<br />

che <strong>di</strong>versi correttori danno a una medesima prestazione. E proprio in questo<br />

consiste la soggettività <strong>di</strong> cui sono accusate le prove <strong>di</strong> questa tipologia.<br />

Comunque ci sono delle buone ragioni a sostegno dell’utilizzo <strong>di</strong> prove <strong>di</strong><br />

16 C. Hadji, La valutazione delle azioni educative, Brescia, La Scuola 1995, pag. 22<br />

17 S’intende per stimolo la sollecitazione posta all’allievo.<br />

8


questo tipo, che per lo più vengono chiamate tra<strong>di</strong>zionali. Esse sono funzionali,<br />

per esempio, alla valutazione della capacità <strong>di</strong> saper organizzare e giustificare<br />

una risposta, alla flui<strong>di</strong>tà del linguaggio (nel caso <strong>di</strong> prove orali), alla<br />

valutazione della ricchezza del lessico. Se mai il problema è quello della<br />

definizione della significatività dei dati da rilevare tramite una prova <strong>di</strong> questo<br />

tipo, della loro registrazione e della loro interpretazione. Si rendono necessari,<br />

a tal proposito:<br />

- la stesura preventiva <strong>di</strong> una lista <strong>di</strong> prestazioni da osservare;<br />

- la stesura <strong>di</strong> una lista <strong>di</strong> in<strong>di</strong>catori, sia se si tratta <strong>di</strong> testi informativi sia se<br />

si tratta <strong>di</strong> testi espressivi 18 ;<br />

- la pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> uno strumento <strong>di</strong> osservazione e <strong>di</strong> registrazione delle<br />

prestazioni;<br />

- una pluralità <strong>di</strong> punti <strong>di</strong> vista in<strong>di</strong>pendenti nell’interpretazione dei dati per<br />

giungere a un apprezzamento più me<strong>di</strong>ato e, quanto meno, non arbitrario.<br />

Tema e interrogazioni su ampi argomenti sono due prove che possono<br />

tranquillamente essere assegnate a questa tipologia.<br />

3.5.2 Le prove del secondo tipo, a stimolo aperto e risposta chiusa, sono quelle<br />

che Vertecchi chiama «un non senso sia da un punto <strong>di</strong> vista formativo, sia<br />

sotto l’aspetto della <strong>verifica</strong>» 19 . Sono prove, pur presenti nel mondo formativo,<br />

caratterizzate da un ampio stimolo che non richiede una prestazione dello<br />

studente. In genere non <strong>verifica</strong>no le conoscenze o le abilità in quanto l’allievo<br />

studente si limita ad annuire, con un gesto, con la mimica, con un si o con un<br />

no,con un giusto o con un errato, in riferimento al <strong>di</strong>scorso che il valutatore<br />

conduce per proprio conto. Possono avere una qualche utilità durante una<br />

esposizione in quanto possono costituire un feedback per il docente e indurlo a<br />

intervenire tempestivamente sull’andamento della lezione.<br />

3.5.3 Le prove del terzo tipo, a stimolo chiuso e a risposta chiusa, sono<br />

caratterizzate da uno stimolo che in<strong>di</strong>ca già il modello della risposta, che è<br />

predeterminato. In relazione alle modalità previste per la risposta possono<br />

essere raggruppate in due insiemi:<br />

- prove che richiedono la formulazione della risposta<br />

- prove che richiedono l’in<strong>di</strong>viduazione della risposta.<br />

3.5.3.1. Il primo insieme, prove che richiedono la formulazione <strong>di</strong> una<br />

risposta, raggruppa quelle prove, quali alcuni esercizi <strong>di</strong> grammatica, alcuni<br />

problemi, l’esecuzione <strong>di</strong> operazioni, esercizi <strong>di</strong> calcolo, quesiti a risposta fissa<br />

eccetera, che per loro stessa natura non lasciano alcuna autonomia all’allievo nella<br />

formulazione della risposta. Se chiedo ad un allievo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare e <strong>di</strong> scrivere<br />

tutti gli articoli determinativi presenti in un testo, <strong>di</strong> fatto ho chiuso lo stimolo ma<br />

anche la risposta in quanto l’alunno, chiamato a formularla, per quanto possa<br />

scrivere gli articoli determinativi con la penna rossa o nera o blu comunque non ha<br />

possibilità <strong>di</strong> spaziare in quanto il testo della domanda contiene in<strong>di</strong>cazioni<br />

vincolanti. Parimenti se chiedo a un allievo <strong>di</strong> risolvere un problema <strong>di</strong> matematica<br />

lo vincolo a compiere una serie <strong>di</strong> operazioni per formulare la risposta. E se gli<br />

chiedo <strong>di</strong> <strong>di</strong>rmi ad alta voce il nome della capitale della Francia, la risposta non<br />

può che essere formulata in un sol modo: Parigi (quesito a risposta fissa).<br />

18 I testi informativi sono quelli che hanno come riferimento contesti osservati, vissuti o stu<strong>di</strong>ati, comunque<br />

dati rilevati da una situazione e riferiti per iscritto o oralmente (possono essere redazioni <strong>di</strong> verbali, <strong>di</strong> cronache,<br />

stesure <strong>di</strong> appunti et al.) I testi espressivi sono i frutto dell’attività poetica dell’alunno. Dei primi il docente<br />

conosce i contesti <strong>di</strong> riferimento e quin<strong>di</strong> può scrivere tra gli in<strong>di</strong>catori la pertinenza e la correttezza del testo. I<br />

secon<strong>di</strong> sono frutto dell’attività poetica dell’alunno (poesie, racconti, narrazioni) e, come tali non hanno<br />

riferimenti a un dato <strong>di</strong> fatto, per cui bisogna in<strong>di</strong>viduare in<strong>di</strong>catori che non siano <strong>di</strong> contenuto.<br />

19 Benedetto Vertecchi, Caratteristiche delle prove d’esame, in Fulvio Balata, Emma Castelnuovo e altri, Scuola<br />

me<strong>di</strong>a ed esame <strong>di</strong> licenza, a cura <strong>di</strong> Benedetto Vertecchi, Firenze, La Nuova Italia e<strong>di</strong>trice, 1982, pag. 45<br />

9


3.5.3.2. Il secondo insieme, prove che richiedono il riconoscimento <strong>di</strong> una<br />

risposta, racchiude un’ampia tipologia <strong>di</strong> <strong>strumenti</strong> <strong>di</strong> rilevazione <strong>di</strong> informazioni.<br />

Esse richiedono all’allievo <strong>di</strong> riconoscere la risposta esatta tra quelle date e non lo<br />

impegnano, o lo impegnano poco, a formulare una risposta utilizzando le sue<br />

capacità linguistiche. Vengono chiamate prove oggettive <strong>di</strong> profitto non tanto<br />

perché assicurano la perfetta aderenza del dato rilevato alle reale conoscenza<br />

posseduta dall’allievo o a una improbabile valutazione oggettiva quanto perché<br />

essendo fortemente caratterizzate dal punto <strong>di</strong> vista metrologico eliminano<br />

notevolmente la soggettività nella lettura dei dati rilevati, garantendone in tal<br />

modo l’atten<strong>di</strong>bilità. Vengono chiamate anche strutturate perché sono organizzate<br />

in stimoli chiusi e risposte chiuse per cui forniscono uno stimolo specifico e<br />

sollecitano una risposta altrettanto specifica.<br />

Tra le caratteristiche strutturali <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> prova figurano:<br />

- la determinazione dell’obiettivo in termini <strong>di</strong> comportamento osservabile<br />

e, quin<strong>di</strong>, <strong>verifica</strong>bile;<br />

- l’inequivocabilità e dall’univocità dello stimolo;<br />

- la possibilità <strong>di</strong> una loro somministrazione anche in assenza del<br />

valutatore, con vantaggio per la rilevazione <strong>di</strong> dati non influenzati dal<br />

suo comportamento, sia pur inconscio;<br />

- la rigorosa predeterminazione delle risposte esatte e del loro peso, che<br />

favorisce sia la fedeltà della registrazione, sia l’oggettività della lettura.<br />

A seconda della formulazione della domanda e delle modalità previste per la<br />

risposta i quesiti <strong>di</strong> queste prove possono essere del tipo vero/falso;<br />

corrispondenze, completamento, scelta multipla.<br />

a) i quesiti del tipo vero - falso offrono all’allievo due sole possibilità <strong>di</strong><br />

risposta chiedendogli d’in<strong>di</strong>care se una affermazione è vera o falsa.<br />

Generalmente si chiede <strong>di</strong> tracciare un segno sulla lettera V se s’intende <strong>di</strong>re<br />

che l’affermazione è vera o sulla lettera F per <strong>di</strong>re che è falsa, ma tantissime<br />

possono essere sia la formulazione del quesito sia le in<strong>di</strong>cazioni per la risposta,<br />

per cui vi è una certa varietà <strong>di</strong> quesiti riconducibili alle prove <strong>di</strong> cui ci stiamo<br />

occupando (d’accordo, non d’accordo; esatto, sbagliato (E - S); +, - (più -<br />

meno); si, no, eccetera). Alcuni esempi:<br />

L’autore delle Operette morali à Giacomo Leopar<strong>di</strong> V F<br />

La seconda guerra mon<strong>di</strong>ale scoppiò nel 1938 E S<br />

L’autore delle Operette morali fu Giacomo Leopar<strong>di</strong>? Si NO<br />

Equivalenti alle prove del tipo vero - falso sono quelle a due alternative <strong>di</strong><br />

risposta contrapposte:<br />

Se tu fossi più attento in classe miglioreresti il tuo profitto<br />

saresti<br />

Sono prove in cui la probabilità <strong>di</strong> dare una risposta esatta a caso è <strong>di</strong> uno su<br />

due, probabilità che può essere superata ricorrendo a un ampio numero <strong>di</strong><br />

domande. Infatti più alto è il numero delle domande più si abbassa la<br />

probabilità <strong>di</strong> rispondere esattamente a caso, ovviamente in riferimento al<br />

numero complessivo delle domande.<br />

Generalmente questo tipo <strong>di</strong> prova viene utilizzato per <strong>verifica</strong>re conoscenze<br />

semplici e per lo più riproduttive.<br />

Una variante alla scelta <strong>di</strong>cotomica è l’inserimento <strong>di</strong> una terza possibilità <strong>di</strong><br />

risposta: parzialmente vera oppure vera e falsa insieme. Si può anche chiedere<br />

all’allievo <strong>di</strong> giustificare la risposta argomentandola. In questo caso, poiché<br />

s’inserisce una variante che dà all’allievo la possibilità <strong>di</strong> formulare liberamente<br />

una risposta, bisogna stabilire i criteri <strong>di</strong> correzione.<br />

10


) i quesiti del tipo a corrispondenze. Sono chiamati anche quesiti a<br />

confronto. L’allievo è stimolato ad associare, rispettando un rapporto dato,<br />

ciascuno <strong>degli</strong> elementi <strong>di</strong> un elenco al corrispondente elemento <strong>di</strong> un altro<br />

elenco. Ovviamente l’or<strong>di</strong>ne dei due elenchi è <strong>di</strong>verso e nel secondo oltre agli<br />

elementi corrispondenti ve ne sono uno o più non corrispondenti, con funzione<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>strattori, al fine <strong>di</strong> evitare che giunto all’ultimo abbinamento l’allievo operi<br />

un semplici incastro.<br />

Generalmente i due elenchi sono graficamente sistemati su due colonne, come<br />

nell’esempio seguente:<br />

Nella prima delle due colonne sono scritti i nomi <strong>di</strong> alcuni scrittori e nella<br />

seconda alcuni titoli <strong>di</strong> opere. Scrivi accanto a ciascun titolo il numero<br />

corrispondente all’autore che ha scritto quell’opera. (oppure collega con una<br />

freccia ciascun autore alla sua opera)<br />

1 Alessandro Manzoni … Le mie prigioni<br />

2 Giovanni Pascoli … La ragazza col Falcone<br />

3. Silvio Pellico … Matilda<br />

4. Bianca Pitzorno … I promessi sposi<br />

5. Gianni Rodari … Olympos<br />

… Il libro <strong>degli</strong> errori<br />

… I Canti <strong>di</strong> Castelvecchio<br />

Le corrispondenze possono riguardare vari ambiti (collegare alcune operazioni<br />

aritmetiche al loro risultato, collegare una proposizione principale alla sua<br />

subor<strong>di</strong>nata per completare un periodo, collegare date ed avvenimenti, e via<br />

<strong>di</strong>scorrendo)<br />

c) i quesiti del tipo completamento, dette anche <strong>di</strong> integrazione, stimolano<br />

l’allievo a completare un brano (o uno o più perio<strong>di</strong>) da cui sono state levate<br />

alcune parole; al loro posto vengono lasciati spazi vuoti in cui bisogna scrivere<br />

la parola mancante, o il numero che la contrassegna, scegliendola da un<br />

apposito elenco, generalmente situato in calce. Nell’elenco sono presenti alcuni<br />

<strong>di</strong>strattori non solo al fine <strong>di</strong> sollecitare la capacità <strong>di</strong>scriminativa dell’allievo<br />

ma anche per evitare che l’ultimo termine venga inserito per semplice incastro<br />

(uno spazio ancora vuoto, un termine ancora <strong>di</strong>sponibile). Ovviamente i<br />

<strong>di</strong>strattori devono rispettare le concordanze grammaticali dei perio<strong>di</strong> nei quali<br />

si potrebbero inserire, così come gli spazi vuoti devono avere la medesima<br />

lunghezza per evitare che in spazi più brevi vengano inseriti termini <strong>di</strong> poche<br />

sillabe e viceversa, senza che l’allievo attivi alcuna riflessione.<br />

Esempio:<br />

Dal brano che segue sono state tolte alcune parole. Devi cercare <strong>di</strong><br />

completarlo, scegliendo le parole mancanti tra quelle elencate sotto. E’<br />

sufficiente, per la risposta, scrivere negli spazi bianchi il numero che precede il<br />

completamento che ritieni esatto. 20<br />

Le imprese pagano un …………………………… ai lavoratori. Esso non viene speso<br />

interamente per il ……………………………, ma una parte viene ……………………………;<br />

questa parte costituisce una …………………………… rispetto al circuito red<strong>di</strong>tospesa.<br />

(1) ammortamento; (2) sostituita; (3) consumo; (4) aggiunta; (5)<br />

risparmiata; (6) salario; (7) detrazione; (8) investimento<br />

20 Benedetto Vertecchi, Decisione <strong>di</strong>dattica e valutazione, Scan<strong>di</strong>cci, La Nuova Italia 1993, pag. 143<br />

11


d) I quesiti del tipo a scelta multipla, sono costituite da due parti: una<br />

domanda o una consegna seguita da n alternative <strong>di</strong> risposte (generalmente<br />

quattro o cinque) 21 , tra le quali l’allievo deve scegliere quella o quelle (al<br />

massimo due) esatte. Nel caso in cui le risposte esatte siano due è opportuno<br />

che le alternative tra cui scegliere siano cinque. Questa tipologia <strong>di</strong> quesiti<br />

consente la formulazione <strong>di</strong> prove abbastanza complesse sia perché per<br />

scegliere la risposta esatta l’allievo è costretto ad analizzare le varie<br />

alternative <strong>di</strong> risposte, per gran parte verosimili o parzialmente vere sia<br />

perché, dato il numero delle alternative <strong>di</strong> risposta (generalmente 4 o 5), è <strong>di</strong><br />

molto ridotta la probabilità d’in<strong>di</strong>viduare la risposta esatta casualmente.<br />

Vari sono i mo<strong>di</strong> in cui un quesito a scelta multipla può presentarsi. Tra questi<br />

i seguenti:<br />

a) Una domanda <strong>di</strong>retta o in<strong>di</strong>retta:<br />

Qual è la capitale della Francia? (oppure: In<strong>di</strong>ca il nome della capitale della<br />

Francia)<br />

Madrid Parigi Tokio Lisbona<br />

b) La presentazione <strong>di</strong> un problema a cui seguono soluzioni alternative tra cui<br />

scegliere l’esatta:<br />

Un rettangolo ha un lato <strong>di</strong> cm 2 e l’altro <strong>di</strong> cm 5. In<strong>di</strong>ca quanto misura il suo<br />

perimetro<br />

a) cm 14 b) cm 2 14 c) cm 7 d) cm 5<br />

(L’allievo per rispondere deve ricavare il risultato, eseguire un’operazione,<br />

applicare o ricavare una formula)<br />

c) Una richiesta implicita <strong>di</strong> completare un periodo non concluso:<br />

I moti inserruzionali italiani del 1820 e del 1821 si proponevano <strong>di</strong>:<br />

1. cacciare l’Austria dai suoi domini italiani;<br />

2. rovesciare i governi legittimi e realizzare l’unità d’Italia;<br />

3. permettere la partecipazione al governo del proletariato;<br />

4. ottenere forme <strong>di</strong> governo che fossero costituzionali;<br />

5. abolire il potere temporale del Papa<br />

(In quesiti <strong>di</strong> tal genere particolare attenzione dovrà essere rivolta alla<br />

coerenza grammaticale e sintattica tra la prima parte e ciascuna delle<br />

alternative della seconda parte, all’omogeneità dei perio<strong>di</strong> che si vanno a<br />

completare con ciascuna delle alternative, alla lunghezza delle alternative<br />

medesime)<br />

d) Si può chiedere all’allievo d’in<strong>di</strong>care qual è la risposta errata in una serie <strong>di</strong><br />

risposte esatte, o <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare qual è la risposta migliore e quella peggiore, o<br />

<strong>di</strong> or<strong>di</strong>nare <strong>di</strong>verse alternative secondo l’importanza <strong>di</strong> ciascuna <strong>di</strong> esse. Si<br />

possono inserire nella domanda grafici, tabelle, <strong>di</strong>segni, formule e vari<br />

materiali illustrativi.<br />

3.5.4 Le prove del quarto tipo, a stimolo chiuso e risposta aperta, sono<br />

caratterizzate da uno stimolo che prefigura la risposta. Lo stimolo, infatti,<br />

contiene dei vincoli prescrittivi espliciti a cui l’allievo, pur nella libertà che gli<br />

viene lasciata nella formulazione della risposta, deve attenersi affinché la sua<br />

prestazione sia comparabile a precisi criteri <strong>di</strong> correzione opportunamente<br />

predeterminati. Sono prove caratterizzate da una certa flessibilità grazie alla<br />

quale si possono rilevare appren<strong>di</strong>menti d’or<strong>di</strong>ne superiore, quali possono<br />

essere quelli <strong>di</strong>vergenti, quelli che presuppongono multi<strong>di</strong>sciplinarità nella<br />

formulazione della risposta, correlazioni e via <strong>di</strong>scorrendo.<br />

In quest’ampia tipologia <strong>di</strong> prova si annoverano:<br />

21 Ve ne sono anche a tre alternative. Più alto è il numero <strong>di</strong> alternative più bassa è la probabilità <strong>di</strong> rispondere<br />

esattamente in modo casuale.<br />

12


a) le domande strutturate. Sono serie <strong>di</strong> domande scritte, sempre a stimolo<br />

chiuso, che chiedono all’allievo <strong>di</strong> formulare una risposta nel rispetto dei vincoli<br />

in<strong>di</strong>cati esplicitamente nello stimolo. Possono essere articolate in<br />

sottodomande. Generalmente prevedono<br />

- un’introduzione, che introduce l’allievo nell’argomento e lo aiuta a<br />

focalizzarlo. Può essere orale o scritta e può presentare grafici, tabelle,<br />

<strong>di</strong>segni, filmati etc. Dev’essere semplice e senza elementi superflui;<br />

- da una serie <strong>di</strong> domande a stimolo chiuso, che possono articolarsi in<br />

sottodomande. Devono essere inequivocabili e circoscritti.<br />

b) i saggi brevi. Sono delle composizioni, per lo più scritte, sollecitate da uno<br />

stimolo preciso e articolato. Si <strong>di</strong>fferenziano in maniera marcata dai tra<strong>di</strong>zionali<br />

temi per l’alta strutturazione dello stimolo e la parziale apertura della risposta,<br />

che deve manifestarsi nel rispetto dei vincoli posti dallo stimolo (genere<br />

testuale, destinatari, eventuale articolazione del testo da produrre) e<br />

“agganciarsi” al materiale che viene proposto in esso (grafici, immagini<br />

significative, documenti, testimonianze, et al.).<br />

c) i riassunti. E’ una vera e propria riscrittura <strong>di</strong> un testo nel rispetto <strong>di</strong> alcuni<br />

vincoli espressamente in<strong>di</strong>cati nella richiesta. E’ proprio la presenza <strong>di</strong> questi<br />

vincoli a fare del riassunto una prova semistrutturata a <strong>di</strong>fferenza del riassunto<br />

tra<strong>di</strong>zionale, annoverabile tra le prove a stimolo aperto e risposta aperta. A<br />

seconda del testo da riassumere tra i vincoli possono esserci l’in<strong>di</strong>cazione dei<br />

punti nodali da tenere presente nella stesura, la cronologia dei fatti narrati, le<br />

caratteristiche dei destinatari del testo prodotto, la sua lunghezza, la<br />

caratterizzazione dei personaggi e via <strong>di</strong>scorrendo.<br />

d) il colloquio strutturato. E’ un interazione verbale guidata da una serie <strong>di</strong><br />

<strong>strumenti</strong> pre<strong>di</strong>sposti dal docente, il quale è costretto a stendere una lista <strong>di</strong><br />

contenuti e <strong>di</strong> argomenti del colloquio, stabilire una soglia <strong>di</strong> accettabilità della<br />

prestazione dell’allievo, pre<strong>di</strong>sporre uno strumento <strong>di</strong> registrazione delle<br />

informazioni rilevate durante il colloquio stesso (si parla <strong>di</strong> griglia). Il colloquio<br />

strutturato per lo più mira ad accertare conoscenze e il possesso <strong>di</strong> contenuti.<br />

Assume più che altro una valenza <strong>di</strong> riproduzione delle conoscenze e dei<br />

contenuti. Indubbiamente il suo andamento non potrà procedere lungo binari<br />

rigidamente prefissati.<br />

e) il colloquio semistrutturato. A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quello strutturato mira a<br />

rilevare capacità argomentative, narrative, descrittive oltre che l’originalità, la<br />

flessibilità. Per tale motivo presenta, rispetto al primo, un minor livello <strong>di</strong><br />

strutturazione e include nello strumento <strong>di</strong> registrazione delle prestazioni le<br />

capacità argomentative, descrittive e tutte le altre <strong>di</strong> cui s’è detto.<br />

f) la riflessione parlata. E’ finalizzata a conoscere come un allievo organizza le<br />

sue conoscenze, le sue modalità <strong>di</strong> ragionamento, le sue informazioni per dare<br />

risposta a una situazione problematica. Si presenta all’allievo una situazione<br />

strutturata nella quale attivare la riflessione. Acquista, perciò, particolare<br />

importanza la strutturazione della situazione e dei relativi stimoli, alcuni dei<br />

quali sono predefinibili. A <strong>di</strong>fferenza del colloquio strutturato, finalizzato a<br />

rilevare conoscenze e contenuti, <strong>di</strong> quello semistrutturato, finalizzato a rilevare<br />

capacità argomentative e descrittive, nella riflessione parlata gli stimoli dati<br />

durante la riflessione stessa devono riguardare la logica del soggetto,<br />

sollecitandolo a <strong>verifica</strong>re autonomamente le sue asserzioni. Al docente,<br />

quin<strong>di</strong>, il compito <strong>di</strong> rilevare la qualità delle strategie manifestate dall’allievo.<br />

g) Altre tipi <strong>di</strong> prove semistrutturate sono gli articoli <strong>di</strong> giornale, le simulazioni<br />

<strong>di</strong> contesto, l’elaborazione <strong>di</strong> progetti, le relazioni <strong>di</strong> laboratorio, su cui<br />

13


non ci si può soffermare data la natura informativa <strong>di</strong> questo modulo del<br />

master.<br />

4. Vali<strong>di</strong>tà e atten<strong>di</strong>bilità delle prove <strong>di</strong> <strong>verifica</strong>.<br />

Si può <strong>di</strong>re che una prova è valida nella misura in cui rileva ciò che ci si era prefisso <strong>di</strong><br />

rilevare, e solo quello. In altre parole quando c’è corrispondenza tra ciò che la prova<br />

riesce a rilevare e quanto s’intendeva rilevare.<br />

D’altro lato si può <strong>di</strong>re che una prova è atten<strong>di</strong>bile quando consente a rilevatori <strong>di</strong>versi o<br />

al medesimo rilevatore in tempi <strong>di</strong>versi, <strong>di</strong> pervenire agli stessi risultati, generalmente<br />

rilevati attraverso un processo <strong>di</strong> misurazione.<br />

Vali<strong>di</strong>tà e atten<strong>di</strong>bilità <strong>di</strong>pendono <strong>di</strong>rettamente dalla qualità <strong>degli</strong> stimoli, dalle modalità<br />

previste per le risposte e dalle tecniche <strong>di</strong> lettura dei dati rilevati.<br />

Quanto più una prova è strutturata, tanto più è metrologicamente definita e tanto più<br />

essa è atten<strong>di</strong>bile in quanto riduce, se non ad<strong>di</strong>rittura elimina, la possibilità che si<br />

verifichino scarti tra correttori <strong>di</strong>versi o tra letture compiute dallo stesso correttore a<br />

<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> tempo. Un esempio: una prova costituita da <strong>di</strong>eci quesiti a scelta multipla a<br />

quattro alternative a ciascuno dei quali è stato assegnato un peso <strong>di</strong> tre punti per ogni<br />

risposta esatta, e per ciascuno dei quali è stata stabilita la chiave <strong>di</strong> correzione, non<br />

lascerà alcun margine <strong>di</strong> <strong>di</strong>screzionalità al correttore in quanto il punteggio conseguito da<br />

ciascun allievo sarà sempre uguale al prodotto dato dal numero delle risposte esatte per<br />

tre. Ecco perché si definiscono oggettive le prove <strong>di</strong> tal fatta 22 .<br />

La vali<strong>di</strong>tà, intesa come rilevazione <strong>di</strong> ciò ci si era prefisso <strong>di</strong> rilevare, richiama la capacità<br />

<strong>di</strong> una prova <strong>di</strong> sollecitare negli allievi quelle prestazioni, esterne e osservabili, che<br />

consentano <strong>di</strong> <strong>verifica</strong>re gli obiettivi che ci si era prefissi, e solo quelli. Il che significa che<br />

gli stimoli devono essere adeguati alle prestazioni che s’intendono osservare, non devono<br />

contenere elementi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo, non devono presupporre conoscenze e/o abilità che non<br />

siano stati previsti e descritti nella programmazione <strong>di</strong>dattica in termini <strong>di</strong> obiettivi e<br />

realmente perseguiti nel corso dell’attività <strong>di</strong>dattica. La presenza <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo,<br />

quali potrebbero essere le conoscenze presupposte e non effettivamente perseguite o la<br />

formulazione della domanda con un linguaggio non coerente con il livello <strong>di</strong> comprensione<br />

verbale del gruppo <strong>di</strong> alunni a cui dev’essere somministrata la prova (<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

deco<strong>di</strong>fica della domanda), indurrebbe a registrazioni, e conseguentemente a letture e a<br />

informazioni, non valide, che non esprimo la presenza o l’assenza delle conoscenze che<br />

si volevano <strong>verifica</strong>re.<br />

Il <strong>di</strong>scorso sulla vali<strong>di</strong>tà include necessariamente tante altre considerazioni che qui non è<br />

il caso <strong>di</strong> richiamare. Preme però sottolineare che la vali<strong>di</strong>tà non si riferisce alla proprietà<br />

in sé <strong>di</strong> una prova quanto piuttosto alla significatività e alla approprietazza delle inferenze<br />

che si possono rilevare dalle misurazioni (Hambleton e Sireci, 1997).<br />

Secondo l’American Psychological Association quattro sono i meto<strong>di</strong><br />

«fondamentali per la validazione <strong>di</strong> uno strumento: […]<br />

1) due meto<strong>di</strong> empirici <strong>di</strong> <strong>verifica</strong>, l’uno riguardante la vali<strong>di</strong>tà<br />

pre<strong>di</strong>ttiva e l’altro la vali<strong>di</strong>tà concorrente. La prima si riconosce<br />

presente a seconda del grado con cui risultati <strong>di</strong> accertamenti<br />

successivi, che vengono riconosciuti come criterio <strong>di</strong> vali<strong>di</strong>tà,<br />

sono correlati positivamente con quelli ottenuti dalla<br />

misurazione su cui ci interessa esprimere, appunto, un giu<strong>di</strong>zio<br />

circa il valore pre<strong>di</strong>ttivo. La seconda si <strong>verifica</strong> correlando i dati<br />

ottenuti con quelli <strong>di</strong> altre misurazioni contemporanee che<br />

fungono da criterio;<br />

22 L’oggettività <strong>di</strong> una prova è data da tre fattori interagenti: a) stabilire a priori il punteggio da dare a ciascuna<br />

risposta esatta; b) nella lettura dei dati (in genere la misurazione) non entra in gioco il correttore, tanto che<br />

chiunque, anche un computer, può calcolare il punteggio conseguito da ciascun allievo; c) il fatto che tutti i<br />

soggetti a cui la prova è somministrata si trovano nella medesima con<strong>di</strong>zione.<br />

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2) due proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> tipo logico, riguardanti l’uno la vali<strong>di</strong>tà del<br />

contenuto, identificabile con la rispondenza dell’oggetto della<br />

misurazione agli obiettivi generali prefissati; l’altro la vali<strong>di</strong>tà<br />

del costrutto, che si attribuisce a una misurazione se gli esiti<br />

usati, ad esempio le domande <strong>di</strong> un test d’intelligenza o <strong>di</strong><br />

attitu<strong>di</strong>ne, sollecitano veramente certi tratti psicologici 23 . Nel<br />

caso <strong>di</strong> misurazioni riguardanti l’appren<strong>di</strong>mento scolastico si<br />

aprla, in genere, <strong>di</strong> vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> contenuto e <strong>di</strong> vali<strong>di</strong>tà pre<strong>di</strong>ttiva,<br />

mentre gli altri due tipi <strong>di</strong> vali<strong>di</strong>tà riguardano solitamente<br />

misure psicologiche. La vali<strong>di</strong>tà pre<strong>di</strong>ttiva assume particolare<br />

importanza per determinare tipi <strong>di</strong> controllo: quelli che in<br />

maggior misura, appunto, pretendono <strong>di</strong> pronunciarsi sul futuro<br />

<strong>degli</strong> scolari» 24<br />

Continua alla seconda parte<br />

23<br />

[La nota è numerata 24 nel testo da cui si cita] L. J. Cronbach, Educational Psycolgy, New York, Harper &<br />

Row, 1960, p. 121<br />

24<br />

Gabriella Gran<strong>di</strong>, Misurazione e valutazione, Firenze, La Nuova Italia, 1977, 1° rist 1978, pp 89-90<br />

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