MONTE dei BIANCHI Matilda ei Longobardi - Memorie di Lunigiana
MONTE dei BIANCHI Matilda ei Longobardi - Memorie di Lunigiana
MONTE dei BIANCHI Matilda ei Longobardi - Memorie di Lunigiana
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<strong>Memorie</strong> <strong>di</strong> <strong>Lunigiana</strong><br />
ADRIANA G. HOLLETT<br />
<strong>MONTE</strong> <strong>d<strong>ei</strong></strong> <strong>BIANCHI</strong><br />
<strong>Matilda</strong> e i <strong>Longobar<strong>di</strong></strong><br />
1<br />
<strong>di</strong>
Fotografie <strong>di</strong> A. G. Hollett ©<br />
2
3<br />
a mio marito Reginald<br />
che con<strong>di</strong>vide l’amore per la mia terra.
PREFAZIONE<br />
Scorrendo le pagine <strong>di</strong> questo libro improvvisamente ci troviamo immersi<br />
nelle immagini piu' belle della <strong>Lunigiana</strong>, terra aspra e severa ma anche<br />
affascinante e ricca <strong>di</strong> storia. I nostri paesi, i nostri borghi fortificati sembrano<br />
parlarci ancora oggi <strong>di</strong> un passato lontano che rivive nel presente, dentro ognuno<br />
<strong>di</strong> noi, come segno <strong>di</strong> appartenenza ad un'unica grande Storia.<br />
La grande Storia della <strong>Lunigiana</strong> ha portato l'autrice fino a Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong><br />
Bianchi dove il fascino e la magia <strong>d<strong>ei</strong></strong> portali, delle pietre e dell'antico chiostro<br />
scomparso costituiscono la materia <strong>di</strong> questo libro e ridanno<strong>di</strong>gnita' alla piccola<br />
Storia <strong>di</strong> tutti i giorni.<br />
E' questa la Storia che interessa l'autrice, quella fatta <strong>di</strong> tante storie comuni,<br />
<strong>di</strong> piccoli gesti che si ripetono ogni giorno, quella insomma che arriva prima al<br />
cuore della gemte.<br />
E cosi' i ricor<strong>di</strong> e le storie <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi, attraverso queste<br />
fotografie, ci raccontano <strong>di</strong> un affascinante mondo lunigianese che non c'e' piu' ma<br />
che ha inevitabilmente plasmato il nostro pensiero e la nostra cultura.<br />
Vista la sempre maggior <strong>di</strong>sponibilita' e sensibilita' <strong>d<strong>ei</strong></strong> citta<strong>di</strong>ni a conoscere<br />
il proprio passato che e' ricco <strong>di</strong> Storia per la stessa posizione geografica della<br />
<strong>Lunigiana</strong>, da sempre terra <strong>di</strong> passaggio, credo che questo libro costituisca una<br />
importante e valida occasione per conoscere e valorizzare al meglio i piccoli<br />
borghi che fanno parte <strong>di</strong> un'intera comunita'.<br />
L'Assessore alla Cultura L'Assessore alla cultura<br />
Comunita' Montana della <strong>Lunigiana</strong> Comune <strong>di</strong> Fivizzano<br />
Giovanni Arcangeli Andr<strong>ei</strong>no Fabiani<br />
5
...Se novella vera<br />
<strong>di</strong> Val<strong>di</strong>magra, o <strong>di</strong> parte vicina sai,<br />
<strong>di</strong>lla a me, che gia' grande la' era.<br />
Dante - Purg. VIII<br />
6
Cenni sulla storia della <strong>Lunigiana</strong><br />
Per riassumere brevemente la storia delle origini della <strong>Lunigiana</strong> sara’<br />
necessario, a causa della carente documentazione, ricorrere all’opera <strong>di</strong> Eugenio<br />
Branchi “ Storia della <strong>Lunigiana</strong> feudale”, unica fonte autorevole assieme a quella<br />
<strong>di</strong> Gioachino Volpe; ebbe a osservare quest’ultimo che, “ per la storia della<br />
<strong>Lunigiana</strong>, avanti il XII secolo, e’ poco meno che tenebre e tenuissima luce <strong>di</strong> alba<br />
lontana.”<br />
Concordando con loro, possiamo partire da Oberto, conte <strong>di</strong> Luni, <strong>di</strong><br />
probabile origine longobarda e unico superstite della famiglia <strong>d<strong>ei</strong></strong> Marchesi <strong>di</strong><br />
Toscana.<br />
Luni <strong>di</strong>venne colonia romana nel 177 a.C., prospero’ col nome <strong>di</strong> Provincia<br />
Maritima Italorum, subi’ dapprima l’invasione longobarda e in seguito, unita a<br />
tutta la <strong>Lunigiana</strong> venne aggregata al ducato longobardo <strong>di</strong> Lucca. Con i Franchi<br />
entro’ nella marca carolingia, Oberto ne fu il primo conte e, in seguito, quando i<br />
Vescovi contrastarono il dominio obertengo ottenendo da Federico I <strong>di</strong> veder<br />
sanciti i loro <strong>di</strong>ritti su tutto il territorio, <strong>di</strong>venne sede vescovile.<br />
Il Volpe, concordemente ad altri storici e genealogisti, in<strong>di</strong>vidua in<br />
Oberto (945), <strong>di</strong> origine longobarda, il primo ad essere nominato conte <strong>di</strong> Luni.<br />
L’essere conte <strong>di</strong> Luni aveva una certa rilevanza poiche’il paese, collocato tra<br />
Liguria e Toscana, testimoniava attraverso i resti dell’anfiteatro romano e quelli<br />
<strong>di</strong> antichi inse<strong>di</strong>amenti paleolitici il suo notevole passato. Costui dopo pochi anni<br />
(951), oltre alla <strong>Lunigiana</strong>, entro’ in possesso della marca della Liguria orientale,<br />
<strong>d<strong>ei</strong></strong> centri <strong>di</strong> Tortona e Genova e alla sua morte tutti i suoi posse<strong>di</strong>menti vennero da<br />
lui lasciati ai due figli: Adalberto I e Oberto II.<br />
Dal primo figlio, per successive <strong>di</strong>ramazioni, ebbero origine i casati <strong>d<strong>ei</strong></strong><br />
marchesi <strong>di</strong> Massa, Corsica e Sardegna, quella <strong>d<strong>ei</strong></strong> Pelavicino e <strong>d<strong>ei</strong></strong> Cavalcabo’ <strong>di</strong><br />
Cremona. Dal secondo figlio Oberto I, quello che maggiormente interessa la<br />
nostra storia, nacquero Alberto Azzo I e Oberto Obizzo I. Il primo dette origine alla<br />
casa d’Este ed il secondo a quella <strong>d<strong>ei</strong></strong> Malaspina.<br />
Oberto Obizzo I si stabili’ sui gioghi dell’Appennino<br />
Ligure-Tortonese-Piacentino, nelle alte valli della Trebbia e dello Staffora e in<br />
quest’ultima valle, centro del suo dominio, pose la propria residenza nella rocca <strong>di</strong><br />
Oramala, unico castello fortificato della valle e quella venne poi da sempre<br />
considerata la culla <strong>d<strong>ei</strong></strong> Malaspina.<br />
Successivamente Oberto Obizzo I fece costruire una serie <strong>di</strong> castelli che<br />
sarebbero <strong>di</strong>venuti formidabili punti <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa e principalmente <strong>di</strong> controllo per il<br />
traffico delle merci che costituiva con i pedaggi una grossa fonte <strong>di</strong> ricchezza.<br />
I Malaspina facevano pagare molto cari questi pedaggi e talvolta arrivavano<br />
ad assaltare essi stessi le carovane comportandosi come briganti da strada. Il loro<br />
7
castello <strong>di</strong> Villafranca fu chiamato Malvido e poi Malnido (nel <strong>di</strong>ploma conferito<br />
dall’imperatore Federico a Opizone nel 1164 ) per i pedaggi da rapina e per le<br />
ruberie poste <strong>di</strong>rettamente in atto da loro a spese delle carovane che transitavano<br />
dal passo della Cisa.<br />
Poco si sa <strong>di</strong> suo figlio Alberto I e del nipote Obizzo II, ma sicuramente il<br />
figlio <strong>di</strong> quest’ultimo Alberto II <strong>di</strong>venne noto col nome <strong>di</strong> Malaspina. Cio’ appare<br />
nell’atto <strong>di</strong> pace <strong>di</strong> Luni stipulato nel 1124 tra il vescovo Andrea da una parte e il<br />
marchese Alberto II detto il Malaspina dall’altra.<br />
Nella <strong>di</strong>visione tra Corrado e Opizzino nel 1221, a Corrado l’ Antico<br />
(1253) vennero assegnati i posse<strong>di</strong>menti alla destra della Magra, mentre Obizino<br />
(1301) cambiando nell’arme lo “spino secco” in “spino fiorito” ebbe parte <strong>d<strong>ei</strong></strong><br />
territori alla sinistra del fiume.<br />
La <strong>di</strong>visione poi non fu solo <strong>d<strong>ei</strong></strong> beni ma aral<strong>di</strong>ca, in quanto venne<br />
mo<strong>di</strong>ficato lo stemma <strong>di</strong> famiglia. Quello dello spino secco portava uno spino con<br />
s<strong>ei</strong> rami, uno verticale e cinque orizzontali, tre <strong>d<strong>ei</strong></strong> quali voltati a sinistra e due a<br />
destra, tutti con acul<strong>ei</strong>.Quello dello spino fiorito portava uno spino verde con s<strong>ei</strong><br />
rami, uno verticale e cinque orizzontali tre <strong>d<strong>ei</strong></strong> quali a destra e due a sinistra,<br />
terminanti con tre piccoli globetti bianchi in croce alle estremita’ in modo da<br />
formare un piccolo fiore. Lo stemma originario aveva uno spino secco nero in<br />
campo d’oro con il motto “ad medelam” (mi offre rime<strong>di</strong>o).<br />
I membri del casato si moltiplicarono e cosi’ lo stemma venne spesso<br />
mo<strong>di</strong>ficato; il piu’ conosciuto e’ pero’ quello che mostra un leone rampante<br />
coronato affiancato dai rami alternativamente, dello spino secco o fiorito o<br />
entrambi. E’ da ricordare che il leone rampante bianco venne assegnato a Corrado<br />
detto l’Antico ( 1253) da Luigi IX re <strong>di</strong> Francia per l’aiuto ricevuto dal Malaspina<br />
nella crociata d’Egitto del 1248.<br />
Opizzino o Opizzone (1301), secondogenito <strong>di</strong> Federico (1264) “ fu lo<br />
stipite <strong>d<strong>ei</strong></strong> Marchesi e Signori <strong>di</strong> V illafranca”. La sua vedova, marchesana Tobia<br />
Spinola, tutrice <strong>d<strong>ei</strong></strong> figli ancora in minor eta’, merita <strong>di</strong> esser ricordata come col<strong>ei</strong><br />
che “ compose, or<strong>di</strong>no’ e stabili’” gli STATUTI per Aulla e altre sue terre. (Gli<br />
Statuti <strong>di</strong> Aulla del 1303 sono conservati dal Dott. Francesco Raffaelli e dal Dott.<br />
Lorenzo Ferri <strong>di</strong> Bagnone).( 1 )<br />
Importante precisare che fin da prima della <strong>di</strong>visione <strong>d<strong>ei</strong></strong> Malaspina del<br />
1221esistevano n<strong>ei</strong> loro feu<strong>di</strong> i MUNICIPI che erano composti da un Consolo,<br />
quattro o s<strong>ei</strong> Consiglieri e un Massaro. La MAGISTRATURA era costituita da un<br />
Giu<strong>di</strong>ce d’Appello che era il Marchese, <strong>di</strong> un Podesta’ eletto dal marchese, un<br />
Vicario del Podesta’, un Notaro, un Corriere e un Custode delle carceri. Ogni<br />
terra aveva il proprio Municipio e tutti assieme quelli del feudo formavano il<br />
General Consiglio.<br />
Nel secondo Libro sono annotate norme e regole <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto civile ma si deve<br />
ritenere che dovea esistere precedentemente regole e norme da <strong>di</strong>sposizioni<br />
scritte o da consuetu<strong>di</strong>ni inveterate.<br />
8
Alcune <strong>di</strong> queste norme erano: la donna se dotata non poteva succedere ai<br />
genitori, il marito non poteva donare o lasciare per testamento alla moglie cosa<br />
veruna; nella ven<strong>di</strong>ta <strong>d<strong>ei</strong></strong> fon<strong>di</strong> dovevano esser preferiti nella ven<strong>di</strong>ta i condomini,<br />
i parenti fino al quarto grado, i confinanti; la prescrizione degli immobili<br />
incorrevasi col lasso <strong>di</strong> venti anni ecc..<br />
Nel terzo Libro si determinavano le trasgressioni e i delitti punibili con<br />
pene corporali o pecuniarie o afflittive: la fustigazione per tutta la terra, il bando<br />
perpetuo, il taglio della testa, la forca e la morte per mezzo del fuoco, la confisca<br />
<strong>d<strong>ei</strong></strong> beni. Si puniva l’omici<strong>di</strong>o col taglio della testa, l’adulterio con lire venticinque<br />
per l’uomo e la donna, lo stupro con la pena capitale, il furto, l’abigeato, il taglio<br />
degli alberi e la rimozione <strong>d<strong>ei</strong></strong> termini con pene pecuniarie. Per la falsificazione<br />
delle monete si era arsi vivi, la falsa testimonianza o lo spergiuro con la galera, e<br />
nelle scritture con la forca. Il delitto <strong>di</strong> lesa maesta’ portava al taglio della testa.<br />
Questi quattro Libri o Statuti furono adottati da tutti i <strong>di</strong>scendenti <strong>di</strong><br />
Federico per tutte le Terre e le Castella da tutti gli Uomini, Universita’ e<br />
Comunita’ che a loro furono soggetti.<br />
Istituti <strong>di</strong> pubblica beneficienza non vi furono nel feudo <strong>di</strong> Fos<strong>di</strong>novo da<br />
cui derivera’ in seguito Viano, ma il Marchese Spinetta il Grande, sceso da<br />
Verrucola in Fos<strong>di</strong>novo, nel 1374 col suo testamento confermo’ lo Spedale per i<br />
poveri infermi in Fivizzano sotto il titolo <strong>di</strong> S.Antonio. Potrebbe annoverarsi<br />
anche l’Ospizio, poi convento <strong>d<strong>ei</strong></strong> P.P. Francescani zoccolanti, fondato<br />
dall’ultimo marchese Spinetta.<br />
Ufficialmente la storia per il territorio <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi inizia il 1<br />
aprile 1231, data <strong>di</strong> un documento rogato nel castello <strong>di</strong> Sarzana per questioni<br />
sorte tra il Vescovo <strong>di</strong> Luni e i Nobili <strong>di</strong> Erberia; questi Nobili, detti <strong>di</strong> Fos<strong>di</strong>novo,<br />
appartenevano alla famiglia detta <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi <strong>di</strong> Erberia.(2)<br />
Questa famiglia trasse origine da Erberia, Herberi ed Herbaria, antico nome<br />
<strong>di</strong> Rubiera, castello situato nella provincia <strong>di</strong> Reggio, che nel 1164 fu assegnato<br />
dall'imperatore Federigo Barbarossa a Opizone I Malaspina.<br />
A questi Nobili i Malaspina nel secolo XII dettero in feudo un Monte ed<br />
altre terre <strong>di</strong> <strong>Lunigiana</strong>, che da a llora in poi furono appellati Monte e Terre D<strong>ei</strong><br />
Bianchi.(3) Mancato Spinetta nel 1352, poichè non aveva figli maschi, il suo<br />
patrimono vene assegnato ai nipoti: Gabriele, Galeotto e Guglielmo e con essi<br />
incominciò il governo <strong>di</strong> una famiglia che resse le sorti <strong>di</strong> questo feudo sino al<br />
1797. I tre nipoti ebbero la citta<strong>di</strong>nza <strong>di</strong> Verona (4) ed ottennero in comune<br />
l'investitura imperiale da Carlo IV. A Guglielmo vennero assegnati i seguenti<br />
territori: Gragnola, Isolano, Monzone, Vinca, Ajola, Equi, Capriana,<br />
Prato-Alebbio, Lorenzano, Massa, Montignoso e le possessioni d i Castelnuovo e<br />
Valecchia, quelle <strong>di</strong> S Terenzo e Gorasco e le possessioni che la famiglia teneva<br />
nella Corte <strong>di</strong> Monte de’ Bianchi nel Felettina, oggi Migliarina.(5)<br />
Nel 1393 Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi passo’ a Leonardo, figlio <strong>di</strong> Galeotto, assieme<br />
a Castel dell’Aquila,Viano,Tenerano, Isolano, Monzone, Vinca, Equi, Ajola,<br />
9
Ugliano, Montefiore, Argigliano, Co<strong>di</strong>ponte <strong>di</strong> Cassano, Gragnola, Cortile, Prato<br />
Alebbio, Sercognano, Colognole e i beni e possessi <strong>di</strong> Folasino o Migliarina,<br />
<strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Genova, <strong>di</strong>ocesi Lunense, Massa, Montignoso.<br />
Sempre in questa data il territorio <strong>di</strong> questo feudo, comprendente Gragnola,<br />
Cortile e Viano, fu avulso dal perimetro <strong>di</strong> Fos<strong>di</strong>novo e destinato a nuovo feudo.<br />
Nel 1442 Antonio Alberico (1445) entro’ nel libero possesso delle terre ed<br />
essendosi estinto nel 1443 il ramo <strong>d<strong>ei</strong></strong> marchesi <strong>di</strong> Castel dell'Aquila per la morte<br />
<strong>di</strong> Galeotto, mancato senza <strong>di</strong>scendenza maschile, successe per ragione agnatizia<br />
al medesimo riunendo tutti qu<strong>ei</strong> posse<strong>di</strong>menti che il padre aveva <strong>di</strong>viso col fratello<br />
Leonardo.<br />
Antonio Alberico fu uomo stimato per il suo governo mite, per le sue<br />
qualita' morali e il valore personale; milito' coi fiorentini per punire l'ecci<strong>di</strong>o <strong>d<strong>ei</strong></strong><br />
marchesi <strong>di</strong> Verrucola. Tra i suoi figli: Galeazzo e Simone naturali e nove<br />
legittimi, Bartolommeo, Jacopo, Lazzaro, Gabriele, Spinetta, Francesco,<br />
Leonardo, Taddeo-Niccolo', alla sua morte a Jacopo venne assegnata la tutela<br />
<strong>d<strong>ei</strong></strong> fratelli minori sino alla <strong>di</strong>visione del feudo che porto' a Lazzaro Castel<br />
dell'Aquila.<br />
Di questo castello si ignora da chi e quando venisse eretto essendo il suo<br />
nome conosciuto solo nel 1374 per il testamento del marchese Antonio del fu<br />
Guglielmo quando la nobilta' locale dovette cederne il dominio a Spinetta il<br />
Grande, ricco e potente signore <strong>di</strong> una grande parte della <strong>Lunigiana</strong> orientale. Di<br />
Lazzaro poco si puo' <strong>di</strong>re, mori' tra il 1463 e 1466 lasciando erede il figlio<br />
Leonardo.<br />
Questi, <strong>di</strong> carattere generoso e battagliero fu sempre deferente verso i<br />
maggiori suoi, la madre ed il curatore; molte volte e a lungo fu assente per<br />
assistere ai propri interessi nel veronese. Lascio' Lazzaro, Giovanni, Jacopo,<br />
Galeotto,Teodosia e Maddalena.<br />
Di questi suoi figli evidenzieremo Jacopo(1562), <strong>di</strong> cui parleremo in<br />
seguito poiche' <strong>di</strong> lui troviamo a Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi un' incisione su un portale<br />
situato a fianco del campanile. La data dell'incisione e' relativa al suo rientro da<br />
Roma quando gli venne assegnato il feudo <strong>di</strong> Viano.<br />
I suoi figli Lepido e Ottavio gli successero nel marchesato <strong>di</strong> Viano dopo<br />
aver ricorso e ottenuto l'approvazione del Granduca <strong>di</strong> Toscana, ma vissero<br />
sempre a Verona dove Ottavio si marito'. Il primogenito <strong>di</strong> Jacopo,Lepido, ebbe :<br />
Jacopo-Antonio, Achille-OttoneCarlo, Lucia e Spinetta;<br />
Ottavio ebbe: Violante, Alberto ( prete), Jacopo (1590-1608), Leonardo,<br />
Lazzaro, Antonio-alberico ( ucciso prima del 1617), Angel-Maria (1597 - morto<br />
prima del padre)Alsuina (monaca), Aurante.<br />
Leonardo e Lazzaro ( 1621)furono gli ultimi marchesi <strong>di</strong> Viano.<br />
Gli successe un loro agnato, Cosimo( 1638) e in seguito il <strong>di</strong> lui fratello<br />
Alessandro (1640) ultimo marchese <strong>di</strong> tutto il feudo.(6)<br />
10
In seguito venne riconosciuto signore <strong>di</strong> Castel dell'Aquila e delle terre <strong>di</strong><br />
Gragnola, Cortile, Viano e loro pertinenze, il marchese <strong>di</strong> For<strong>di</strong>novo che le<br />
governo' fino alla caduta <strong>d<strong>ei</strong></strong> feu<strong>di</strong> nel 1797.<br />
Tutto cio' in relazione alla storia <strong>d<strong>ei</strong></strong> feu<strong>di</strong> <strong>Lunigiana</strong>esi, ma per parlare<br />
delle origini <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi in relazione all'epoca longobarda sara'<br />
necessario fare un passo in<strong>di</strong>etro, ovvero prima <strong>di</strong> Corrado L'Antico (1253 ) <strong>di</strong> cui<br />
si parla a pag. 6 e, ancor prima <strong>di</strong> Oberto ( 945) <strong>di</strong> origine longobarda a pag.5.<br />
E' un fatto risaputo che i longobar<strong>di</strong> invasero e si stabilizzarono in un'area<br />
tra Langobar<strong>di</strong>a eTuscia e precisamente nel versante toscano della Garfagnana; il<br />
loro scopo era <strong>di</strong> controllare i passi appennininci, quello <strong>di</strong> Monte Bardone ( Cisa)<br />
nonche' quello <strong>d<strong>ei</strong></strong> Due Santi (crinale tra Magra e Vara.)( Bottazzi).<br />
Si ipotizza che durante il regno <strong>di</strong> Agilulfo i longobar<strong>di</strong> da Monte Bardone<br />
calassero in alta <strong>Lunigiana</strong> <strong>di</strong>sgregando la resistenza delle fortificazioni <strong>di</strong><br />
Kastron Soreon (Pieve <strong>di</strong> sorano- Filattiera). Ugualmente per i Fines Carfanianae<br />
( Garfagnana)e Castrinovi ( Castelnuovo) che si presume venissero impostati in<br />
parte tra l'eta' <strong>di</strong> Autari (590) e Agilulfo.<br />
E' da ricordare che la Garfagnana in origine comprendeva tutto il territorio<br />
fino alla Civiglia -Taverone - Aulella ( Pavoni)e, nel X secolo, in un documento<br />
del 919 ( Angelini) i fines Carfanianae sono considerati beni lucchesi, per cui<br />
quando si <strong>di</strong>ce che la Garfagnana cadde sotto il dominio <strong>d<strong>ei</strong></strong> longobar<strong>di</strong>, i quali<br />
procedevano dal passo del Cerreto, dell'Ospedalaccio, della Pradarena e forse dal<br />
passo del Lagastrello lungo la vallata dell'Aulella, questa terra <strong>di</strong> <strong>Lunigiana</strong> ne<br />
fosse compresa.<br />
E' notorio che, <strong>di</strong>strutta ogni resistenza, dopo le invasioni longobarde<br />
<strong>di</strong>Rotari e <strong>di</strong> Liutprando, i quali risalendo dalla lucchesia il lido apuano e le<br />
interne valli del Serchio e della Magra, <strong>di</strong>ffusero e seminarono sugli aprichi poggi,<br />
agli incroci delle valli e sulle impren<strong>di</strong>bili vette, qu<strong>ei</strong> soli<strong>di</strong> ceppi gentilizi che a<br />
lungo si <strong>di</strong>chiareranno, negli antichi atti, <strong>di</strong> vivere secondo legge longobarda.<br />
Questi nuovi Signori, formeranno il duraturo connettivo dell'intera feudalita'<br />
maggiore e minore della <strong>Lunigiana</strong>..<br />
Accanto ai gran<strong>di</strong> nomi si stende e prolifica in tutta la <strong>Lunigiana</strong> una<br />
feudalita' minore dalla identica genesi longobarda: i Casola, i Bianchi d'Eberia, i<br />
Moregnano, i Bosi, i Castello, i Dallo, i Baggiano, i Da Panzano, i Vallisnera,i<br />
domini de Faucenova ecc, famiglie spesso legate tra loro, coi Malaspina o col<br />
Vescovo, con complicati rapporti agnatizi, consortili e da relazioni <strong>di</strong><br />
vassallaggio.<br />
11
Sulla cartina e' segnato Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi, anticamente Montia.<br />
Mappa planimetrica della <strong>Lunigiana</strong> ricordata da Almagia’: “Monumenta<br />
Italiae Cartographica”, pag.60. Acquerello su carta - Piante antiche <strong>d<strong>ei</strong></strong> confini del<br />
1643 rappresentanti i vari feu<strong>di</strong> lunigianesi.<br />
12
<strong>MONTE</strong> <strong>d<strong>ei</strong></strong> <strong>BIANCHI</strong>,<br />
MATHILDA and the LANGOBARDS<br />
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi is a walled village enclosed by three towers and situated<br />
on the ridge of a mount between the valley of the river Aulella and the torrent<br />
Lucido. The mount itself is located in a territory between two mountain ranges:<br />
the Apuanian Alps that separate it from the Tyrrhenian Sea, and Tuscan-Emilian<br />
Apennines that separate it from the Po Valley.<br />
The village is approached by a small footpath which from the bridge of<br />
Monzone arrives at the Palanchina gate (page 103), provi<strong>di</strong>ng access inside the<br />
walls. Once inside, a small lane leads to the church of Santa Maria della Neve (the<br />
parish church, page 56), and to a beautiful lawn from which one may admire a<br />
wonderful view over the Lucido Valley. The view takes in the villages of Aiola<br />
(page 18), Ugliancaldo, Equi, Monzone (page19), on the verdant slopes of the<br />
Apennines and the great mountain range of the Alps.<br />
Arround the village one can still see the ancient walls and towers(28)<br />
and(32) that contain the dwellings within (pages 18 and 19). The walls and towers<br />
have arrow-slits that served to defend against the enemy (page 33).<br />
Inside the walls, the door of a house facing the lawn carries an inscription:<br />
"JACopo MALaspina MARchese MDXXIII" (page 52). Jacopo Malaspina was<br />
the marquis of Viano (page 54), and Rector of the church of Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi . In<br />
this regard, Viano's entrance gate exhibits a symbol which is similar to Longobard<br />
coin. The presence of the Longobards in this area is also evidenced by the ancient<br />
monastery in Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi, de<strong>di</strong>cated to Saint Michael Archangel who was<br />
the patron saint of the Longobard peoples. Furthermore, the architraves of the<br />
parish church and the bell tower are embellished by three scultured Lorraine<br />
crosses (page 60).<br />
To one side of the lawn, a marble plaque on the façade of an e<strong>di</strong>fice<br />
commemorates the Bianchi <strong>di</strong> Erberia, feudatories of the countess Mathilda of<br />
Canossa, marquess of the Malaspina family, and great countess of Italy (page 73),<br />
who had had three Longobard husbands: Gottifredo <strong>di</strong> Lorena, Azzo d'Este and<br />
Guelfo <strong>di</strong> Baviera. Also, in the village itself, there is a particular symbol on an<br />
architrave that is remeniscent of a Longobard coin (page 98).<br />
In the village, the house of the Pelli family (page 108), brings to mind an<br />
enchanting love story. Pacifica was a wealthy and graceful maiden. One day on<br />
the mountains she met Pellegrino, a young shepherd boy, and fell in love with him.<br />
Pacifica bought many estates and the house mentioned above, where she lived her<br />
love story for many many years. From th<strong>ei</strong>r union, ten children were born: Elisa,<br />
13
Filiberto, Valerio, Santina, Maria, Alfonsina, Clementino, Ottavio, Pacifico and<br />
Alessandro.<br />
Within the village there are many small portals in sandstone; the most<br />
important b<strong>ei</strong>ng that of the house of the Colliari family (successively bought by<br />
Pacifica), on the façade of which there are some beautiful windows and inside the<br />
doorway, in the loggia, there is a remarkable image in marble of the "Good<br />
Shepherd" (perhaps a tribute from Pacifica to Pellegrino, page 136).<br />
Returning to the parish church, by the side of the seventeenth century<br />
marble entrance, there is an ancient scultured cross of the Knights Templar. Inside<br />
the church, a holy water stoup in white marble is embellished with sculptured<br />
angels' heads (page 159). Behind the altar there is a large fresco de<strong>di</strong>cated to Saint<br />
Michael Archangel (page 162). On page (62), is presented a reproduction of the<br />
first page of the Historiae Langobardorum, recounting the story of the journey of<br />
the Longobard peoples from Scan<strong>di</strong>navia to Italy. The history was written by<br />
Paolo Diacono, a longobard, whos name was originally Warnefrid and who was a<br />
monk in the Abbey of Montecassino where he <strong>di</strong>ed in the year 799.<br />
The ancient monastery of Saint Michael Archangel at Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi<br />
was cited in a document dating back to 1105 (page 64), when Pope Pasquale sent<br />
Car<strong>di</strong>nal Bernardo degli Uberti to the court of Mathilde at Guastalla; the car<strong>di</strong>nal<br />
rec<strong>ei</strong>ved a supplication from the grandchildren of Rodolfo da Casola and from the<br />
children of Bosone, Gerardo, Bosone e Guiscardo, who requested that the church<br />
and the monastery of Saint Michael Archangel be entrusted to a religious institute<br />
and reminded the car<strong>di</strong>nal that th<strong>ei</strong>r ancestors had already built a monastery in<br />
previous times. Bernardo accepted the request and legated the monastery to the<br />
Abbey of Sant'Appollonio of Canossa. The monks belonged to the Order of the<br />
Regular Canon also known as Monaci Bianchi or Rocchexiani.<br />
Prior to the ancient monastery, there was another, also de<strong>di</strong>cated to Saint<br />
Michael; infact in the year 760 when Desiderio was king of the Longobards , Ato,<br />
son of Eugenio il Longobardo, <strong>di</strong>ctatated to the priest Fratellus, a will in which he<br />
donated the sixth part of his estate to the church that he had had built on his<br />
territories and also the houses and court that were to be found infront of the church<br />
itself, in order that a monastery be built there.<br />
It is well known that the Longobards, in th<strong>ei</strong>r occupation of Italy, they<br />
established themselves on the Apennine passes in order to control the trade routes<br />
and for defense, viz.: Mount Bardone (passo della Cisa) , Due Santi (on the ridge<br />
between the Magra and the Vara), Cerreto, Ospedalaccio, Pradarena and perhaps<br />
also that of Lagastrello. Since the Garfagnana region was a Longobard dominion<br />
which had access to the <strong>Lunigiana</strong> region, inclu<strong>di</strong>ng Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi, via the<br />
passes of Tea and Minucciano, it is not surprising that there are many<br />
archeological remains that suggest a Longobard presence in <strong>Lunigiana</strong>.<br />
14
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi<br />
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Panorama.<br />
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi e' un incantevole borgo murato collocato sul crinale <strong>di</strong><br />
un monte tra la vallata del fiume Aulella e quella del torrente Lucido.<br />
A sud, la catena montuosa delle Alpi Apuane lo <strong>di</strong>vide dal Mar Tirreno,a<br />
est, l'appennino tosco-emiliano lo <strong>di</strong>vide dalla Val Padana.<br />
Dove si uniscono le due catene montuose troviamo i passi <strong>di</strong> Tea e<br />
Minucciano che uniscono la <strong>Lunigiana</strong> alla Garfagnana.<br />
Le case, recintate da mura e unite l'una all'altra ai due lati del borgo,<br />
formano un breve corridoio che ci porta davanti alla chiesa parrocchiale.<br />
Sulla destra, un ampio prato apre davanti agli occhi un panorama<br />
irripetibile su ver<strong>di</strong> dorsali appenninici e maestose vette alpine solcate da torrenti<br />
spumeggianti.<br />
15
La catena delle Alpi e il Pizzo d'Uccello tra le nubi.<br />
"In mezz'ora <strong>di</strong> faticosa mulattiera, dal ponte <strong>di</strong> Monzone, sono salito a<br />
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi. La strada conduce alla chiesa parrocchiale della Madonna<br />
della Neve e muore nella piazza intitolata a Carlo del Prete. Questa piazza pare<br />
un grande terrazzo avanzato sul torrente Lucido per mostrare tutte le bellezze<br />
della sua vallata. Ecco laggiu' Equi, grigio per vecchiaia, raccolto ai pie<strong>di</strong> del<br />
monte che s'eleva all'ombra del Pizzo d'Uccello, che, alto 1781 m., con la sua<br />
vetta bruniccia ed aghiforme, vuol bucare la volta del cielo.<br />
Si scorge laggiu' in groppa al monte dal quale scende il Lucido,<br />
Ugliancaldo, il singolare paesetto da presepio; sotto vi scorre il Solco, la piu'<br />
bella meraviglia naturale della <strong>Lunigiana</strong> dovuta all'azione dell'acqua..."<br />
Questa e' una parte della descrizione <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi che Carlo Caselli<br />
scrive nel suo libro <strong>Lunigiana</strong> Ignota ( Il Viandante) del 1933.<br />
16
Gli Appennini con Aiola.<br />
17
Gli appennini con Aiola e Monzone.<br />
Dal terrazzo <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi si vede occhieggiare tra i castagni il<br />
paese <strong>di</strong> Aiola, che appare quasi sempre in ombra, costruita tra la folta selva a<br />
destra <strong>di</strong> Equi. Piu' in alto in un recinto <strong>di</strong> antiche mura troviamo il Castellazzo e<br />
piu' in alto ancora i ruderi <strong>di</strong> un monastero, l'eremo <strong>di</strong> San Giorgio, appartenuto ai<br />
Servi <strong>di</strong> Maria che si <strong>di</strong>ce sia stato fatto erigere da un nobile veronese, Matteo<br />
Filippo Caldani,famoso brigante convertitosi alla fede.<br />
Su Monzone torreggia quella che viene chiamata la torra d' Monzon tra il<br />
monte San Giorgio e l'Arpa d' Monzon.<br />
Risalendo il Lucido, sulla riva sinistra, si raggiunge Vinca per una strada<br />
che ci ricorda la descrizione dell'inferno dantesco.Il paese pare fosse abitato dai<br />
Liguri Apuani,popolazione ar<strong>di</strong>ta e forte, che riusci' a resistere anche alle legioni<br />
romane trovando rifugio sul Sagro e sul Pizzo d'Uccello.<br />
A Monzone alto possiamo ancora vedere un'antica fortificazione, un tempo<br />
chiusa da portali, <strong>di</strong> cui troviamo gli ingressi e alcune torri, in parte abbassate e<br />
parzialmente mo<strong>di</strong>ficate.<br />
18
Monzone ai pie<strong>di</strong> dell' Arpa.<br />
19
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Sentiero che sale al paese dal ponte <strong>di</strong> Monzone.<br />
20
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Salita della Palanchina. Sulla destra i resti <strong>di</strong> una torre.<br />
21
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Lato sud <strong>di</strong> palazzo Coiari-Pelli.<br />
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi e gli altri castelli del marchesato <strong>di</strong> Fivizzano si <strong>di</strong>edero<br />
in accoman<strong>di</strong>gia alla Repubblica Fiorentina, la prima volta per anni <strong>di</strong>eci con atto<br />
pubblico del 26 agosto 1458 me<strong>di</strong>ante la persona del marchese Spinetta <strong>di</strong><br />
Bartolommeo Malaspina , cui allora appartenevano. Quin<strong>di</strong> nel <strong>di</strong>' 6 marzo 1477<br />
gli abitanti <strong>di</strong> Fivizzano e del suo <strong>di</strong>stretto, essendosi sottratti dall'obbe<strong>di</strong>enza <strong>d<strong>ei</strong></strong><br />
marchesi Malaspina, e datisi spontaneamente al Comune <strong>di</strong> Firenze, i reggitori<br />
della Repubblica con provvigioni del 25 gennaio 1478, e del 27 settembre 1480<br />
assegnarono una pensione mensile a Giorgio e Antonio, fratelli, e figli dell'ucciso<br />
marchese Spinetta <strong>di</strong> Bartolommeo Malaspina, e per deliberazione del 1 settembre<br />
1482 cedettero in amministrazione, fino a nuovo or<strong>di</strong>ne, al marchese Gabriello IV<br />
<strong>di</strong> Fos<strong>di</strong>novo i castelli <strong>di</strong> Soliera, Agnino,Ceserano e Magliano, tutti castelli della<br />
Comunita' <strong>di</strong> Fivizzano, lasciando al marchese Leonardo, un nipote, i castelli <strong>di</strong><br />
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi, <strong>di</strong> Castiglioncello <strong>di</strong> Offiano, <strong>di</strong> Regnano e <strong>di</strong>Luscignano, tutti<br />
meno il primo, della comunita' <strong>di</strong> Casola, ma nella giuris<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Fivizzano. (7)<br />
22
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Sentiero a sud del paese.<br />
23
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Cortina muraria a sud del paese.<br />
24
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - La muraglia sotto l'attuale canonica.<br />
25
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - La muraglia sotto il prato.<br />
26
Osservando attentamente la poderosa cortina delle mura a sud del paese, ci<br />
sorprende inaspettatamente il <strong>di</strong>segno inconfon<strong>di</strong>bile <strong>di</strong> due gran<strong>di</strong> archi ben<br />
delineati e rifiniti dell'altezza approssimativa <strong>di</strong> quattro metri.<br />
E' evidente che non sono i soliti rinforzi usati all'epoca delle costruzioni in<br />
sasso, quando le pietre venivano accostate in modo da formare archi atti a<br />
sostenere il peso <strong>di</strong> alti muri. I due archi, tamponati chissa' in quale epoca,<br />
potrebbero essere stati l' ingresso <strong>di</strong><br />
uno spazio coperto e <strong>di</strong>viso da un<br />
doppio or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> archi..<br />
Per analogia, nella foto a<br />
sinistra viene riportata la doppia<br />
apertura su quello che fu l'antico<br />
chiostro del monastero <strong>d<strong>ei</strong></strong> Serviti<br />
della della S.S. Annunziata<br />
costruito a Castiglione del Terziere<br />
( Bagnone).<br />
27
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi -La cortina muraria sud.<br />
Poiche' si ipotizza che l'antico convento <strong>d<strong>ei</strong></strong> Monaci Bianchi o Rochexiani<br />
fosse dotato <strong>di</strong> un chiostro, siamo propensi ad immaginarlo <strong>di</strong> forma<br />
quadrangolare e posto all'interno della struttura del convento stesso; potremmo<br />
invece vederlo come un doppio porticato posto <strong>di</strong> lato al monastero, come<br />
<strong>di</strong>mostra la foto della pagina precedente che si riferisce al chiostro del convento<br />
<strong>d<strong>ei</strong></strong> Serviti <strong>di</strong> Castiglione del Terziere.<br />
Si potrebbe anche ipotizzare che dal doppio porticato si accedesse ad un<br />
atrio posto al piano terra che corrisponderebbe a quelle che vengono considerate<br />
le cantine sotto l'attuale canonica e da questo si entrasse nel cortiletto che oggi si<br />
raggiunge solo dal borgo.<br />
Basta osservare in questo an<strong>di</strong>to i bellissimi portali che danno accesso a<br />
gran<strong>di</strong> stanze che si affacciano sulle mura sud, le quali, anche se deturpate da<br />
lavori poco ortodossi, per le loro misure poco adatte a fon<strong>di</strong> o stalle, facilmente ci<br />
richiamano ad ambienti occupati da una comunita' quali sala capitolare o<br />
refettorio.Potremmo anche ipotizzare un convento racchiuso in un quadrilatero<br />
comprendente la canonica e quello che oggi viene chiamato palazzo Pelli.<br />
28
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Le mura.<br />
Osservando le mura esterne siamo un poco <strong>di</strong>sorientati da questi<br />
contrafforti che,<strong>di</strong>versamente dal muro e come <strong>di</strong>mostrato dalle foto precedenti,<br />
sono stati costruiti <strong>di</strong> recente, in cemento armato, ed hanno in parte nascosto i due<br />
gran<strong>di</strong> archi, oggi semioccultati dalla vegetazione, e del tutto sconosciuti agli<br />
abitanti <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi.<br />
Da molti anni si sono svolte ricerche storiche per ritrovare il luogo in cui<br />
sorse l'antico convento <strong>d<strong>ei</strong></strong> frati Bianchi o Rochexiani.<br />
Si fa riferimento all'aprile del 760 quando Ato, figlio <strong>di</strong> Eugenio il<br />
Longobardo, detta al prete Fratellus un testamento col quale dona al beneficio<br />
della chiesa <strong>di</strong> San Michele Arcangelo,costruita n<strong>ei</strong> suoi posse<strong>di</strong>menti, parte <strong>d<strong>ei</strong></strong><br />
suoi beni, per far costruire anche un monastero. Alcuni stu<strong>di</strong>osi teorizzano che la<br />
chiesa fosse quella <strong>di</strong> Colognola ( ve<strong>di</strong> pag.66 ) e il monastero situato a Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong><br />
Bianchi sotto la piazza de<strong>di</strong>cata a Carlo Del Prete.<br />
Ecco quin<strong>di</strong> la presunzione che quel doppio or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> archi <strong>di</strong> cui possiamo<br />
vederne le aperture tamponate, possa essere il chiostro dell'antico convento e la<br />
attuale canonica il complesso del monastero.<br />
29
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - La cinta muraria allacciata alla torre angolare.<br />
30
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Apertura per avvistamento attigua alla torre; vi si<br />
accedeva da una scala, (fatta demolire in questi ultimi anni ), che scendeva<br />
dal piano superiore dell'e<strong>di</strong>ficio alla base della torre.<br />
31<br />
Mon
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - La torre est.<br />
La torre cilindrica e l'e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> spalle potrebbero essere stati il<br />
"castello", ovvero il fortilizio fatto costruire da Jacopo Malaspina quando,<br />
allontanato da Roma, venne inviato da Leone X nelle terre <strong>di</strong> <strong>Lunigiana</strong> quale<br />
rettore della chiesa <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi.<br />
32
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Bocca da fuoco della torre.<br />
Il fatto che questo "castello" abbia <strong>di</strong>mensioni tanto ridotte potrebbe essere<br />
dovuto al fatto che Jacopo, marchese <strong>di</strong> Viano, risiedendo <strong>di</strong> fatto a Castel<br />
dell'Aquila, abbia voluto lasciare solamente il segno del suo inse<strong>di</strong>amento a<br />
Montia nel 1523 .<br />
"...il monastero dell'antico cenobio fosse la canonica attuale perche' il<br />
castello e' il fabbricato parrocchiale unito al campanile la parte marchionale ad<br />
esso unita ne fa testimonianza altri fabbricati congiunti al recinto sacro del<br />
santuario degli Erberia non ve ne sono se ve ne furono quin<strong>di</strong> la necessita' <strong>di</strong><br />
ammettere il cenobio nell'attuale canonica. Suffraga l'altra ragione che la casa<br />
del priore prima del 1800 era il castello e nella prima meta' del <strong>di</strong>cianovesimo fu<br />
comprata l'attuale canonica vendendo il livello parrocchiale <strong>di</strong> Tendola.<br />
Proprietari erano i Sig. Pennucci famiglia antichissima certamente<br />
contemporanea <strong>d<strong>ei</strong></strong> frati e forse chi ci <strong>di</strong>ce che non sia una propaggine degli<br />
Erberia? Il loro cognome " Pennucci" deve essere <strong>di</strong>sceso da un tale "Pennuccio"<br />
fondatore dell'Oratorio <strong>di</strong> Folegnano, circa il millequattrocento. E poi non<br />
lontana dall'abitazione <strong>d<strong>ei</strong></strong> frati certi, per lo meno qu<strong>ei</strong> <strong>di</strong> Canossa erano<br />
certamente ancora in possesso delle ren<strong>di</strong>te. "(*)<br />
33
Fazzano - Oratorio costruito verso il 1400 dalla famiglia Pennucci<br />
34
Fazzano - Portale d'ingresso al palazzo <strong>d<strong>ei</strong></strong> Pennucci<br />
35
Fazzano - Ingresso del palazzo <strong>d<strong>ei</strong></strong> Pennucci.<br />
36
37<br />
Fazzano-<br />
in alto:<br />
Architrave<br />
all'interno del<br />
palazzo<br />
Pennucci.<br />
Si nota<br />
<strong>di</strong>stintamente la<br />
data del 1576<br />
sormontata a<br />
sinistra da una P<br />
(illeggibile a<br />
destra).<br />
in basso:<br />
Architrave<br />
sul portale<br />
esterno con le<br />
iniziali S A .
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Il "castello".<br />
38
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - La feritoia vista dall'interno.<br />
39
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Interno del piano terra dell'e<strong>di</strong>ficio.<br />
40
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Molto in alto, sul muro <strong>di</strong> fondo, possiamo vedere la<br />
feritoia che si apre all'esterno sul prato a lato della chiesa.<br />
Dopo il 1920 e' documentato che fosse una stalla della canonica.<br />
I locali del piano inferiore dell'e<strong>di</strong>ficio vennero a<strong>di</strong>biti a stalle dopo che<br />
questo venne utilizzato come canonica.<br />
Da un documento dell'archivio parrocchiale privo <strong>di</strong> data ma certamente<br />
successivo alla data del grande terremoto che colpi' la <strong>Lunigiana</strong> nel 1920,<br />
troviamo l'annotazione che segue:<br />
"...l'attivita' del parroco fu rivolta al riassetto della canonica essendo<br />
ridotta cedevole in tutte le sue parti, dai tetti ai solai ai muri, era tutto un<br />
frantumo, persino i serpi entravano in casa da tutte le parti. I pavimenti erano<br />
ormai solai finiti; nelle stanze non si poteva abitare per il puzzo delle stalle, nella<br />
sala o rinnovarlo o tenere il pericolo <strong>di</strong> cadere <strong>di</strong> sotto.<br />
Il terremoto che sopra tutto per tanti fu una fortuna, per noi non apporto'<br />
danni alla canonica perche' fu riconosciuto dal Genio Civile che il nostro danno<br />
era dovuto alla vecchiaia del fabbricato e non alla scossa sismica..."(*)<br />
41
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - L'apertura <strong>di</strong> avvistamento ai pie<strong>di</strong> della scala.<br />
42
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi -La costruzione del campanile ha chiuso successivamente il<br />
passaggio attorno a questo e<strong>di</strong>ficio.<br />
43
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Pietra murata alla base del lato nord del campanile.<br />
MENTE(M) SANCTA(M) SPON<br />
TANEAM ( )INOPEM DE<br />
O ET PAT(R)IE LIBERATI<br />
ONEM AMEN<br />
Difficile l'interpretazione <strong>di</strong> questa epigrafe che potrebbe essere una<br />
preghiera poiche' finisce in amen.<br />
Raccoman<strong>di</strong>amo a Dio la mente santa, spontanea ( nel senso <strong>di</strong> semplice e<br />
priva <strong>di</strong> artifici) e povera ( nel senso che non brama le ricchezze) e chie<strong>di</strong>amo a<br />
Dio la liberazione della patria.Cosi' sia.<br />
"...Un documento del 1519 <strong>di</strong>ce chiaramente che la piazzetta a nord della<br />
chiesa era il cimitero <strong>d<strong>ei</strong></strong> monaci..."(*)<br />
44
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Spazio tra il campanile e la chiesa. Si nota un'ala <strong>di</strong> muro<br />
allungata allo scopo <strong>di</strong> chiudere lo spazio tra i due e<strong>di</strong>fici.<br />
45
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Spazio tra l'e<strong>di</strong>ficio della chiesa e il campanile.<br />
" La chiesa si trovava nel suo primitivo stile romano, con muri perimetrali<br />
a bozze <strong>di</strong> macigno entro e fuori ed il tetto a solaio retto da capriata allora uno<br />
solo, il maggiore tutto in macigno era l'altare de<strong>di</strong>cato a S. Michele, quando il<br />
gioiello romano fu <strong>di</strong>strutto per costruire i gran vòlti reali retti da mastodontici<br />
pilastri, come oggi si vede, allora nacquero i laterali e tutto l'interno della chiesa<br />
con la nuova porta e finestre <strong>di</strong>vento' un vero barocco. Decesso il primo Priore i<br />
lavori restarono incompleti ne' mai si rimise mano ad essi, era ancora da farsi il<br />
pavimento, le predelle agli altari e la balaustra, ne' valsero <strong>di</strong>versi decreti<br />
episcopali che lo imponevano."(*)<br />
In alto a sinistra si notano le mo<strong>di</strong>fiche perimetrali esterne della chiesa dal<br />
lato del campanile.<br />
46
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Resti <strong>di</strong> una torre o <strong>di</strong> un baluardo a nord est.<br />
47
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Base <strong>di</strong> fortificazione del lato nord del paese.<br />
48
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Lato nord del complesso della chiesa e del campanile<br />
Anche il lato nord del paese era <strong>di</strong>feso dalla serie ininterrotta delle case che<br />
non davano possibilita' <strong>di</strong> ingresso al borgo.<br />
Secondo la memoria popolare, sulla destra della fortificazione della<br />
pagina precedente, vi era un'alta torre demolita ed abbassata in tempi recenti per<br />
consentire il rifacimento <strong>di</strong> una abitazione contigua.<br />
L'accesso che si intravvede tra i due muraglioni porta sul sagrato<br />
dell'attuale chiesa, cioe' fuori del borgo.<br />
Non e' molto tempo che una soglia in pietra delimitante l'uscita dal vicolo<br />
del paese sia stata eliminata perche' <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>mento al transito; quella soglia pare<br />
fosse sormontata da un arco, <strong>di</strong> cui troviamo ancora parte <strong>di</strong> capitello appoggiato<br />
all'e<strong>di</strong>ficio, attualmente la canonica, che dotato <strong>di</strong> cancello costituiva l'ingresso al<br />
sagrato della chiesa.<br />
"Da questi dati si rileva quanto fosse importante la nostra chiesa e come<br />
l'annessa piazza fosse il sacro recinto del santuario chiuso da cancello che si<br />
apriva solo in tempo delle funzioni religiose."(*)<br />
49
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Lato posteriore del campanile.<br />
50
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - La sacrestia costruita sul vecchio cimite'.<br />
51
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Lo sported (un cancello?) chiudeva il vecchio cimite'<br />
che nell'archivio parrocchiale si <strong>di</strong>ce esistente sul lato nord della chiesa. Questo e<br />
l'altro cancello verso il borgo chiudevano il sacro recinto.<br />
52
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Bocche da fuoco verso il prato.<br />
53
54<br />
Passando <strong>di</strong>etro la chiesa ed<br />
entrando sul prato panoramico<br />
delimitato dalla chiesa parrocchiale e<br />
dal campanile, possiamo notare che<br />
l'e<strong>di</strong>ficio unito alla torre circolare ,<br />
mostra, assieme a questa, alcune<br />
bocche da fuoco aperte verso il prato.<br />
Cio' potrebbe significare che<br />
l'e<strong>di</strong>ficio, unito alla torre, al momento<br />
della sua costruzione costituisse un<br />
avamposto <strong>di</strong>fensivo isolato destinato<br />
alla <strong>di</strong>fesa.<br />
Supponendo la costruzione<br />
successiva al 1400, si potrebbe<br />
dedurre che, in quell'epoca, lo spazio<br />
antistante fosse libero da e<strong>di</strong>fici.
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Ingresso alla torre circolare.Un marmo recente sopra il<br />
portale cita:" ...ultimi priori...<strong>di</strong> queste..."<br />
55
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Portale Jacopo Malaspina<br />
56
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - sull'architrave: JACopo MALaspina MARchio<br />
sotto l'architrave: MDXXIII<br />
Jacopo Malaspina, marchese <strong>di</strong> Viano ( 1505 - 1562).<br />
Fu l'ultimo figlio maschio del marchese Leonardo III del ramo <strong>di</strong><br />
Fos<strong>di</strong>novo.Si reco' a Roma e indosso' l'abito clericale, fu poi sacerdote e stando<br />
presso il cugino, papa Leone X, fu da questi molto amato al punto che lo creo'<br />
Protonotaro Apostolico, gli fece conferire dalla Signoria Me<strong>di</strong>ci la Rettoria della<br />
Chiesa <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi e lo avrebbe promosso alla porpora car<strong>di</strong>nalizia se i<br />
gravi eccessi da lui commessi non avessero costretto Leone X ad allontanarlo da<br />
Roma per farlo rientrare in <strong>Lunigiana</strong> nelle terre che possedeva in comune coi<br />
fratelli.Abusando della sua qualita' sacerdotale, nell'anno 1515, violo' un<br />
convento e da una professa ebbe un figliolo che non cerco' <strong>di</strong> nascondere ma tenne<br />
al suo fianco dandogli nome Lepido.Ottenne dapprima il perdono dal pontefice,<br />
ma poiche' Jacopo continuava a perseverare nelle consuete male abitu<strong>di</strong>ni, nel<br />
1520 venne allontanato definitivamente da Roma e venne a risiedere in Castel<br />
dell'Aquila.<br />
Oltre a Lepido ebbe altri due figli da donne <strong>di</strong>verse: Ottavio e Zenobia.<br />
E' anche da ricordare che il figlio naturale Lepido,Abate commendatariodel<br />
monastero <strong>di</strong> San Caprasio ad Aulla e in seguito canonico della Cattedrale <strong>di</strong><br />
Verona, ebbe a sua volta cinque figli naturali:Jacopo-Antonio, Achille-Ottone,<br />
Carlo, Lucia, e Spinetta.<br />
Uomo superbo e prepotente, Jacopo pose in vecchiaia molta cura per<br />
arricchire tutti i suoi <strong>di</strong>scendenti bastar<strong>di</strong>. Ricorrendo nel 1559 al Granduca <strong>di</strong><br />
Toscana per ottenere la quota paterna <strong>di</strong> ere<strong>di</strong>ta' del feudo <strong>di</strong> Gragnola, Cortile e<br />
Viano; ebbe a sorte, il marchesato <strong>di</strong> Viano e una porzione <strong>di</strong> Castel dell'Aquila..<br />
Nel 1560 si rivolse all'imperatore Fer<strong>di</strong>nando per ottenere il<br />
riconoscimento ere<strong>di</strong>tario per i propri figli, ed essendogli stata respinta la<br />
richiesta fini' i suoi giorni nell'amarezza.(8).<br />
L'incisione MDXXIII sul lato inferiore dell'architrave ricorda l'anno in cui<br />
venne incaricato Rettore della Chiesa <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi.<br />
57
Portale d'ingresso al borgo <strong>di</strong> Viano , feudo <strong>di</strong> Jacopo Malaspina.<br />
58
Arco <strong>di</strong> accesso al borgo <strong>di</strong> Viano. Da notare il simbolo scolpito sulla<br />
chiave <strong>di</strong> volta del portale e quello sulla moneta longobarda.<br />
Jacopo Malaspina nel 1523, oltre ad essere stato raccomandato da papa<br />
Leone X alla Signoria <strong>di</strong> Firenze perche' gli venisse concessa la rettoria della<br />
chiesa <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi, <strong>di</strong>venne marchese <strong>di</strong> Viano e delle terre annesse al<br />
feudo, ivi comprese quelle <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi.<br />
Monetazione longobarda -Tremisse aureo <strong>di</strong> Astolfo. Zecca <strong>di</strong><br />
Lucca.749-756.<br />
59
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Chiesa <strong>di</strong> San Michele Arcangelo.<br />
La parrocchiale.<br />
60
Tenerano -<br />
Immagine <strong>di</strong> San<br />
Michele Arcangelo<br />
collocata sul lato sud<br />
del campanile <strong>di</strong> lato<br />
alla chiesa parrocchiale<br />
de<strong>di</strong>cata all'omonimo<br />
santo.<br />
Tremisse aureo del VI secolo.<br />
(monetazione longobarda - nella<br />
moneta vi e' raffigurato San Michele.)<br />
San Michele Arcangelo era il protettore del popolo longobardo.<br />
Anche presso la pieve <strong>di</strong> Monte Bardone (Cisa)e lo scomparso<br />
Castrum Antisica i longobar<strong>di</strong> de<strong>di</strong>carono una chiesa a San Michele.<br />
61
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Ingresso laterale della chiesa.<br />
62
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Chiave <strong>di</strong> volta del portale del campanile.<br />
Questa croce cosi' poco conosciuta in <strong>Lunigiana</strong> e' chiamata Croce <strong>di</strong> Lorena<br />
o Croce Patriarcale.<br />
Negli architravi , che appaiono ristrutturati <strong>di</strong> recente ( non si conosce la data)<br />
sono state scolpite due croci; molto probababilmente sono stati riprodotti identici a<br />
quelli sostituiti. La riproduzione <strong>di</strong> questo simbolo non puo' essere occasionale e la<br />
<strong>di</strong>mostrazione e' nella chiave <strong>di</strong> volta dell'ingresso del campanile dove appare la<br />
stessa croce, e questa e' certamente coeva al campanile, vecchio almeno <strong>di</strong> qualche<br />
secolo.<br />
Per cercare un collegamento locale a questa croce nor<strong>di</strong>ca della Lotharingia,<br />
Lorraine, dovremo ancora una volta riferirci ai longobar<strong>di</strong> e inizialmente al regno<br />
<strong>di</strong> Lotario II. Questi, figlio dell'imperatore Lotario I (855) ere<strong>di</strong>to' dal padre la parte<br />
settentrionale e centrale della striscia <strong>di</strong> territorio compreso tra Francia e Germania.<br />
Alla sua morte, la Lorena venne spartita ed anche dominata dalla Francia (911). In<br />
seguito EnricoI la ricongiunse (925) alla Germania. Dal 1033 al 1044 il figlio <strong>di</strong><br />
Gotelone, Goffredo il Barbuto, che svolse una politica ambiziosa anche in Italia,<br />
sposo' Beatrice, vedova <strong>di</strong> Bonifazio marchese <strong>di</strong> Toscana, e madre <strong>di</strong> Matilde <strong>di</strong><br />
Canossa.<br />
63
Fazzano - Antico ingresso <strong>di</strong> palazzo Francini.<br />
64
in alto - Chiave <strong>di</strong> volta dell'ingresso <strong>di</strong> palazzoFrancini.<br />
in basso - a sinistra la chiave <strong>di</strong> volta <strong>di</strong> palazzo Francini con la data del<br />
1510, a destra quella del campanile della chiesa <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi.<br />
Le due croci, entrambe patriarcali o <strong>di</strong> Lorena, presentano lo stesso tipo <strong>di</strong><br />
incisione e potrebbero essere coeve.<br />
65
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi- Il portale laterale della chiesa<br />
66
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi -<br />
Non e' stato possibile<br />
appurare la data in cui questi<br />
architravi sono stati<br />
rifatti.Comparando le chiavi <strong>di</strong><br />
volta delle pagine precedenti<br />
possiamo <strong>di</strong>re che questo tipo <strong>di</strong><br />
croce lo volle riprodurre la<br />
famiglia Francini <strong>di</strong> Fazzano.<br />
"... Ato, figlio <strong>di</strong> Augeni<br />
longobardo nel 760 fondava la<br />
chiesa <strong>di</strong> San Michele Arcangelo<br />
con annesso monastero in Monte.<br />
Per ragioni non conosciute<br />
i monaci avevano abbandonato<br />
chiesa e monastero in data<br />
imprecisa.<br />
Nel 1106 la propaggine <strong>di</strong><br />
qu<strong>ei</strong> lontani parenti...quel<br />
monastero lo univano alla Ba<strong>di</strong>a<br />
<strong>di</strong> S.Apollonio <strong>di</strong> Canossa per<br />
intromissione della gran contessa Matilde.<br />
Verso il XV secolo i frati benedettini abbandonavano nuovamente convento<br />
e chiesa <strong>di</strong> San Michele Arc. <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi e quel sacro patrimonio<br />
<strong>di</strong>vento' un benefizio semplice <strong>di</strong> collazione della S.Sede, che generalmente<br />
veniva conferito a soggetti lontani( Roma, Piacenza) i quali spesso tramandavano<br />
al Nepote. Il benefiziato teneva qua un amministratore che con misera paga<br />
faceva <strong>di</strong>re messe d'obbligo all'altare <strong>di</strong> San Michele e rendeva annuali conti<br />
all'investito. Altro libro <strong>di</strong> cronistoria <strong>di</strong> quest'archivio <strong>di</strong>ce che molti, investiti <strong>di</strong><br />
questo benefizio, cessarono <strong>di</strong> vivire senza essere mai venuti a visitare la chiesa<br />
del loro Titolo "Priorale".<br />
In questo totale abbandono insorse la popolazione, ma non ebbe miglior<br />
successo che quello <strong>di</strong> crearsi un nuovo benefizio per mantenersi un<br />
cappellano.Nel 1519 il nuovo benefizio era gia' un fatto compiuto; la succitata<br />
cronistoria afferma che cosi' si arrivo' ad un dualismo incompatibile:" Il priore<br />
che sfruttava senza noie, il cappellano che sopracarico <strong>di</strong> lavoro moriva <strong>di</strong> fame".<br />
Lo stato <strong>di</strong> cose era <strong>di</strong>venuto piu' pietoso che desolante, ne' <strong>di</strong> fronte all'autorita'<br />
<strong>d<strong>ei</strong></strong> priori si poteva agire, data anche la concausa della nullita' <strong>d<strong>ei</strong></strong> cappellani e il<br />
marchesotto sempre con occhio grifagno sempre intento a pressare sul debole e<br />
strusciare manti a chi siedeva in alto ( particolari in altra cronistoria esistente qui<br />
in archivio)."(*)<br />
67
Historia Langobardorum - Paolo Diacono.Biblioteca.ApostolicaVaticana.<br />
Paolo Diacono scrisse per primo la storia <strong>d<strong>ei</strong></strong> <strong>Longobar<strong>di</strong></strong>.<br />
68
Re Rachis con due <strong>di</strong>gnitari e un soldato.<br />
Paolo (Warnefrid)Diacono, nato nel 720 e morto nel 799, longobardo<strong>di</strong> nobile<br />
famiglia <strong>di</strong> guerrieri, educato alla corte <strong>di</strong> Re Rachis (m.756) a Pavia, scrisse con<br />
orgoglio, in s<strong>ei</strong> libri, la storia del suo popolo, dal cammino travagliato dalla Scan<strong>di</strong>navia ,<br />
alla Pannonia e al rapido ingresso del Re Alboino in una Italia spopolata dalla peste.La<br />
sua opera venne scritta nel silenzio del Monastero <strong>di</strong> Montecassino dove pare abbia<br />
seguito Re Rachis, anch'egli monaco.La narrazione ricca <strong>di</strong> episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> esperienza <strong>di</strong>retta e<br />
<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione orale si interrompe prima della sconfitta <strong>di</strong> Re Desiderio a Pavia nel 774.(9)<br />
69
Ludovico Antonio Muratori - " In<strong>di</strong>ces Chronologici Ad Antiquitates Italicas<br />
Me<strong>di</strong>i Aevii Curatorum Historiae Patriae Stu<strong>di</strong>is ( Apud Pedemontanos, Ligures, Sardos<br />
et langobardos)". Biblioteca Civica U.Mazzini La Spezia<br />
70
Accomandazione del monastero <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi all'Abbazia <strong>di</strong><br />
Canossa.<br />
Signum Tabellionatus <strong>di</strong> Guido, notaio del sacro palazzo<br />
dell'imperatore.(21)<br />
Io Guido Notaio del SacroPalazzo( dell'imperatore) , fui presente e ho<br />
scritto questa concessione.<br />
Bernardo (degli Uberti) Sua Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima Car<strong>di</strong>nale, Vicario<br />
del Papa, il monastero San Michele de Monte della <strong>di</strong>ocesi lunense accomandava<br />
all'abate del monastero canusino consenziente il il patrono della stessa chiesa,<br />
anno 1105.<br />
Nel nome della santa Trinita' ... presente il car<strong>di</strong>nale Bernardo degli Uberti,<br />
legato pontificio, i figli <strong>di</strong> Bosone, Gerardo, Bosone, Guiscardo e Guizzolo<br />
assieme ai nipoti <strong>di</strong> Rodolfo da Casola, Gerardo, Guido e Uguccione, volendo<br />
restituire ad statum Or<strong>di</strong>nis monachorum la chiesa ed il cenobio <strong>di</strong> San Michele<br />
de Monte, come era stata la volonta' <strong>d<strong>ei</strong></strong> loro defunti,che era ormai totius religionis<br />
Or<strong>di</strong>ne penitus destitutam , chiedonosupplici che questo venga accomandato a<br />
qualche canusino cenobio, e il legato decide <strong>di</strong> affidare il monastero all'abate<br />
Giovanni dell'Abbazia <strong>di</strong> Canossa.<br />
Nello stesso atto i richiedenti riferiscono che in un tempo piu' antico,la<br />
chiesa era stata fondata dai loro antenati in terre <strong>di</strong> loro proprieta' come monastero<br />
a parentibus eorum ad usum monasterii in pre<strong>di</strong>o suo fundatam.<br />
La comitissa <strong>Matilda</strong> <strong>di</strong> Canossa potrebbe essere stata presente all'atto.(10)<br />
Tre cappelle erano <strong>di</strong>pendenti dal monastero <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi:San<br />
Prospero <strong>di</strong> Monzone,ovvero la chiesa parrocchiale <strong>di</strong> Monzone Alto,San Biagio<br />
<strong>di</strong> Viano,<strong>di</strong> cui non se ne conosce piu' l'ubicazione e Santa Giulia <strong>di</strong> Noceto,n<strong>ei</strong><br />
pressi <strong>di</strong> Castelpoggio <strong>di</strong> Carrara.<br />
San Maurizio <strong>di</strong> Aiola, la chiesa parrocchiale del paese,elencata nelle<br />
decime della chiesa <strong>di</strong> Co<strong>di</strong>ponte nel 1300 e San Pietro <strong>di</strong> Cortila, erano<br />
<strong>di</strong>pendenti anch'esse da San Michele Arcangelo <strong>di</strong> Monte.<br />
La chiesa parrocchiale <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi come quella <strong>di</strong> San Prospero<br />
<strong>di</strong> Monzone Alto sono state costruite "orientate " ( ad est verso il sorger del sole<br />
paragonato alla luce <strong>di</strong>vina).<br />
71
La <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong><br />
Lucca possedeva in<br />
Vico Colonia fin<br />
dall'ottavo secolo,<br />
cioe' dal 700, la chiesa<br />
<strong>di</strong> San Terenzio e il<br />
monastero <strong>di</strong> San<br />
Michele Arcangelo.<br />
Questa localita' era<br />
probabilmente<br />
l'attuale Colognola,<br />
l'abitato posto sotto la<br />
Pieve, il cui patrono<br />
lucchese San Martino<br />
puo' testimoniare<br />
l'antico possesso. Nel<br />
IX secolo un atto <strong>di</strong><br />
permuta <strong>di</strong> terre nella<br />
val Bar<strong>di</strong>ne, fra il<br />
vescovo <strong>di</strong> Lucca e un<br />
privato, rivela anche<br />
l'esistenza <strong>di</strong> una<br />
selva <strong>di</strong> San Martino<br />
forse sul confine tra le<br />
<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Luni e<br />
Lucca. La pieve,<br />
ricordata nel<br />
privilegio <strong>di</strong> Eugenio<br />
Pieve <strong>di</strong> San Martino <strong>di</strong> Colognola.<br />
III del 1148, e' rimasta<br />
isolata probabilmente<br />
dopo l'incastellamento<br />
<strong>di</strong> Viano, uno <strong>d<strong>ei</strong></strong> castelli piu'importanti <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi d'Erberia.<br />
Particolare del dossale marmoreo che sovrasta il portale della chiesa.<br />
72
La pieve e' posta lungo la strada che da Lucca, attraverso il passo <strong>di</strong> Tea,<br />
portava a Carrara e quin<strong>di</strong> a Luni o a Sarzana. L'e<strong>di</strong>ficio ha subito profonde<br />
trasformazioni nel XVII secolo.<br />
73<br />
PAULUS DOMIN D COLOGNOLA<br />
INE BARTHOLOMEI D VEZZ CURIT<br />
SIMONIS D LORANO OPERA PRID<br />
BNIS OPRE SANCT MART CNIS V<br />
ANi ETSOCIETATIS CORPORIS CHI<br />
M D L XXXXIII TEMPORE ARCHI<br />
PRESBITERI INI SVA SOLI D SPECIA<br />
Particolare del portale ovest della chiesa <strong>di</strong> San Martino <strong>di</strong> Colognola.<br />
La rete degli inse<strong>di</strong>amenti longobar<strong>di</strong> e' tutt'ora riconoscibile sulla base<br />
delle de<strong>di</strong>cazioni santorali come San Michele, San Giorgio e San Martino.
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Porta laterale della chiesa parrocchiale.<br />
74
"...quando<br />
forse gli avi <strong>d<strong>ei</strong></strong><br />
Pennucci restarono<br />
i possessori del<br />
Cenobio all'andata<br />
<strong>d<strong>ei</strong></strong> frati, il priorato<br />
<strong>di</strong>venne un<br />
benefizio semplice<br />
aderente alla<br />
giuris<strong>di</strong>zione<br />
vescovile.<br />
Il benefizio<br />
fratres che ha<br />
sopra i monaci <strong>di</strong><br />
Canossa era quasi<br />
sempre conferito a<br />
gente forestiera che<br />
incassava le<br />
ren<strong>di</strong>te a mezzo <strong>di</strong><br />
un fattore <strong>di</strong> qui.<br />
Tale fu anche il<br />
Bonini, il rettore <strong>di</strong><br />
Gragnano presso<br />
Carrara e<br />
l'Andreani <strong>di</strong><br />
Fivizzano, nobile<br />
famiglia<br />
proveniente da<br />
Biblioteca Niccolo' V (Sarzana) filza parr. 56<br />
Roma ( non e'<br />
ancora accertato se<br />
i nostri Andreani<br />
siano una propaggine <strong>di</strong> quella) I nostri avi mentre vedevano sfruttare<br />
inutilmente il pingue Priorato e godevano <strong>di</strong> avere una bella e artistica chiesa che<br />
fu gia' santuario gentilizio <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi d'Erberia, propaggine della contessa<br />
Matilde <strong>di</strong> Canossa; si firmeranno poi nel volere <strong>di</strong> essere troppo scomo<strong>di</strong> e<br />
lontani dalla loro parrocchia Co<strong>di</strong>ponte. Percio' scelsero <strong>di</strong> creare a lor proprie<br />
spese un benefizio pel mantenimento <strong>di</strong> un sacerdote che avesse qui la residenza<br />
per la cura dell'anima..."(*)<br />
75
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Torre campanaria.<br />
76
Biblioteca Nicolo' V ( Sarzana) filza parr. 56<br />
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Lettera in<strong>di</strong>rizzata al vescovo <strong>di</strong> Sarzana dal canonicus<br />
Joseph Angelus Staffetta il 17 Marzo 1768, in cui <strong>di</strong>chiara che il sacerdote<br />
Cristoforo Pennucci avendo ottenuto la perpetua unione del benefizio del priorato<br />
col rettorato della parrocchia <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi, si assume l'obbligo per se' e per<br />
i suoi successori,<strong>di</strong> mantenere un viceparroco che fara' la scuola gratis a tutti i<br />
ragazzi della parrocchia del priorato<br />
"Nell'archivio curiale <strong>di</strong> Sarzana alla partita "presentazione" filza 67 vi si<br />
trova copia dell'atto <strong>di</strong> nomina del Rettore della Madonna della neve dell'anno<br />
1619; era la comunita' <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi che per rinunzia del cessante<br />
investito nominava il nuovo titolare. Merita conoscere quel documento<br />
pricipalmente per tre cose salienti alle nostre ricerche storiche locali. 1) Di<br />
nomina popolare quin<strong>di</strong> ogni capofamiglia avea il voto. Il benefizio <strong>di</strong> Santa<br />
Maria fu creato a spese del popolo per rendersi in<strong>di</strong>pendenti da Co<strong>di</strong>ponte ed<br />
avere un Rettore per la cura d'anime giacche' il priorato non aveva cura d'anime<br />
essendo prebenda del monastero. 2) Singolare il modo della votazione. Si<br />
radunavano tutti nella piazza sita tra il " castello" ed il monastero..." *<br />
Si parla del monastero come posizionato nell'attuale canonica.<br />
77
Piazza Carlo Del Prete<br />
La piazza venne intitolata a<br />
Carlo Del Prete figlio del dottor<br />
Lorenzo Del Prete e Fe<strong>di</strong>lla<br />
Francini. Fe<strong>di</strong>lla, figlia <strong>di</strong> Fabio e<br />
Giuseppa Miliani, nipote del<br />
vescovo Orlan<strong>di</strong> <strong>di</strong> Pontremoli<br />
era <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi e<br />
precisamenti <strong>di</strong> Fazzano.<br />
Carlo nacque a Lucca ma<br />
portato a Fazzano fin da bambino<br />
vi volle restare per sempre anche<br />
contro la volonta' paterna.<br />
Fu l'asso dell'aviazione<br />
mon<strong>di</strong>ale, l'eroe dell'aria,<br />
l'ammirazione del mondo per la<br />
sua straor<strong>di</strong>naria impresa <strong>di</strong> volo<br />
attraverso i tre continenti.<br />
La valle del Lucido<br />
superba <strong>di</strong> tanto figlio gli tributo'<br />
solennissime feste. La sera del 31<br />
Luglio 1927 cominciarono col Te Deum <strong>di</strong> ringraziamento e la bene<strong>di</strong>zione e alla<br />
presenza delle autorita' e della banda musicale; venne appuntata sul petto<br />
dell'eroe una medaglia d'oro in cui era scritto: La valle del Lucido a Carlo Del<br />
Prete.<br />
Morendo eroicamente per la patria lascio' detto <strong>di</strong> voler essere sepolto nel<br />
cimitero del paese, che tanto aveva amato, accanto alla nonna Giuseppa Milani.<br />
Il Fascio e il Podesta' <strong>di</strong> Lucca non permisero che fosse eseguita la volonta'<br />
dell'eroe e lo seppellirono in quella citta'. Per consentire in parte il desiderio <strong>di</strong><br />
Carlo fu trasferito il corpo della nonna nel cimitero <strong>di</strong> Lucca.<br />
Una lapide murata sul fianco della chiesa ricorda il nome dell'eroe e un'<br />
altra venne murata nella villa, che lo vide crescere, a Fazzano.<br />
"Quest'anno si e' chiuso felicemente oltre alla cosolazione <strong>di</strong> tutta la<br />
parrocchia per tanta gloria avuta dal nostro concitta<strong>di</strong>no Carlo Del Prete,<br />
potremo abbellire la nostra chiesa <strong>di</strong> tutti gli altari in marmo, che prima erano <strong>di</strong><br />
mattoni, ed era una vera indecenza.Si ebbe in regalo la " balaustra" a memoria<br />
della Giuseppina Miliani, decessa santamente come visse. Fu un atto <strong>di</strong> bonta',<br />
in<strong>di</strong>rizzo' al bene la casa Francini e volle il matrimonio della figlia Fe<strong>di</strong>lla coi<br />
sig.ri Del Prete <strong>di</strong> Lucca, santa famiglia, degna <strong>di</strong> raccogliere il retaggio<br />
Francini spento in Fe<strong>di</strong>lla."(*)<br />
78
Fazzano - Casa <strong>d<strong>ei</strong></strong> Francini.<br />
79
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Le finestre dell'e<strong>di</strong>ficio sono state sostituite recentemente<br />
con le attuali in arenaria.<br />
80
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi- L'epigrafe ricorda che attorno all'anno mille, gli antenati<br />
degli Erberia <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bosi della Verrucola, feudatari <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi ed imparentati con gli<br />
avi della Gran Contessa Matilde, costruirono sulla loro proprieta' detta Monte, un<br />
monastero con annessa chiesa gentilizia.<br />
81
Marchese Giulio Dal Pozzo - Stampato in Verona nel 1678.<br />
Di proprieta' della Biblioteca Civica U. Mazzini - <strong>di</strong> La Spezia<br />
82
Albero genealogico della Contessa <strong>Matilda</strong> <strong>di</strong> Canossa da cui si deduce<br />
perche' fosse <strong>di</strong> origine longobarda e malaspiniana .<br />
83
La foto sopra e' tratta dal libro: Maraviglie Heroiche Del Sesso Donnesco -<br />
Memorabili nella Duchessa <strong>Matilda</strong>..., elenca i tre uomini che si maritarono con la<br />
contessa.<br />
Molti scrittori ritennero che <strong>Matilda</strong> non si fosse mai sposata, non<strong>di</strong>meno i<br />
pubblici rogiti nell'archivio del vescovado <strong>di</strong> Lucca citano:" In nomine Domini<br />
Jesu Christi, D<strong>ei</strong> Eterni, Anno ab Incarnatione <strong>ei</strong>us Millesimo Septuagesimonono<br />
Quintidecimo Kalend Octobris...<strong>Matilda</strong> Marchionissa ac Ducatrix secundum<br />
Legem Saligam...sposo' Gottifre<strong>di</strong> Ducis, figlio <strong>di</strong> Gottifredo, secondo marito <strong>di</strong><br />
sua madre Beatrice. Costui,<strong>di</strong> piccola statura e deforme negli omeri, era<br />
soprannominato il" Gobbo". Nel 1074 si suppone che <strong>Matilda</strong> <strong>di</strong>vorziasse da lui,<br />
in realta' questo e' anche l'anno <strong>di</strong> morte <strong>di</strong> Gottifredo.<br />
Si <strong>di</strong>ce che in questo matrimonio <strong>Matilda</strong> rimanesse intatta e, come in<br />
seguito accadde, anche col secondo marito Azzone marchese d'Este.<br />
84
Questo secondo matrimonio fu <strong>di</strong>chiarato illecito dal pontefice a causa<br />
della consanguin<strong>ei</strong>ta' in quarto grado tra Gottifredo e Azzone e per lo stesso<br />
motivo <strong>di</strong> consanguin<strong>ei</strong>ta' tra Azzone e <strong>Matilda</strong><br />
Il terzo matrimonio col duca Guelfo <strong>di</strong> Baviera fu promosso dallo stesso<br />
pontefice, Urbano II, che, annullando il secondo, vedeva in questo principe<br />
stimato e ricco,un valido baluardo agli eretici che avanzavano nell'Italia e nella<br />
Germania. <strong>Matilda</strong> accetto' il matrimonio a con<strong>di</strong>zione che questo non<br />
pregiu<strong>di</strong>casse la sua castita', a somiglianza <strong>di</strong> Santa Gertrude Regina d'Inghilterra,<br />
che con tre mariti, conservo' intatta la sua virginale corona.<br />
In una sua lettera del 1074 a <strong>Matilda</strong>, la quale contava gia' ventotto anni,<br />
papa Gregorio VII, la <strong>di</strong>chiaro': Egregiae Indolis puellae alludendo alla parabola<br />
del Salvatore nel decimoterzo cap. <strong>di</strong> San Matteo che attribuisce il centesimo<br />
frutto dopo il trigesimo e il sessagesimo, cioe' il Virginale dopo il Coniugale ed il<br />
Vedovile; <strong>Matilda</strong> venne definita perfetta in tre maniere <strong>di</strong> vita , cioe' <strong>di</strong> Maritata,<br />
<strong>di</strong> Vedova e <strong>di</strong> Vergine.<br />
Parlando delle origini longobarde <strong>di</strong> <strong>Matilda</strong>, ve<strong>di</strong> le pagine precedenti,<br />
nomineremo Ilduino (547)il quale pose la sua residenza in Bobbio e ne fu cacciato<br />
da Teodoberto re <strong>d<strong>ei</strong></strong> Galli. Segui' il figlio Accino (562) che uccise con una spina<br />
Teodoberto e fu il primo che prese il cognome Malaspina e nella <strong>di</strong>visione d'Italia<br />
fatta dai <strong>Longobar<strong>di</strong></strong> gli tocco', come marchese, la Toscana, la <strong>Lunigiana</strong> e altri<br />
paesi ( sposo' Alvada nipote <strong>di</strong> re Alboino). SeguironoAriolfo, Duca <strong>di</strong> Toscana,<br />
Adoino, Obizzo, Ilduino, Guglielmo,Ugo, Adalberto,Bonifazio I conte <strong>di</strong> Lucca,<br />
Beroaldo, SigifredoI (945),Duca <strong>di</strong> Spoleto, Signore <strong>di</strong> Luni, Conte Lucchese,<br />
Signore <strong>di</strong> Parma e Reggio; Adalberto Attone (964) e<strong>di</strong>fica Canossa e<br />
l'arricchisce <strong>di</strong> molti conta<strong>di</strong>,Tedaldo Conte, marchese Duca nel 970 e<strong>di</strong>fica castel<br />
Tedaldo;Bonifacio (1052) Magnus Dux, Marchio Tusciae, Dux Spoleti, Dominus<br />
aliarum Civitatum Italiae, padre <strong>di</strong> <strong>Matilda</strong> (nata 1046 virgo 1115) Ducissa,<br />
Marchinissa, Comitissa, Clarissima.<br />
Per parlare della sua origine malaspiniana <strong>di</strong>remo che <strong>Matilda</strong> nacque nel<br />
1046 da Bonifacio della Regia Stirpe <strong>d<strong>ei</strong></strong> <strong>Longobar<strong>di</strong></strong> e da Beatrice della Regia<br />
Stirpe <strong>di</strong> Francia;appartenne al sangue <strong>d<strong>ei</strong></strong> Malaspina che in antichi secoli furono<br />
padroni della Toscana, <strong>Lunigiana</strong>, Liguria, Garfagnana, buona parte della<br />
Lombar<strong>di</strong>a oltre il ducato <strong>di</strong> Spoleto e <strong>di</strong> molte altre citta' dell'Umbria.<br />
Ripercorrendo il suo albero genealogico, partendo da Guglielmo, fratello <strong>di</strong><br />
Corrado,sappiamo che nacque Obizzino e da questi Isnardo il quale, dalle sue<br />
nozze con Cubitosa d'Este genero' Gabriello marchese della Verrucola,<br />
Massa,Fos<strong>di</strong>novo, Gragnola, Fivizzano; padre del nostro Spinetta il Grande,<br />
d'Isnardo <strong>d<strong>ei</strong></strong> marchesi <strong>di</strong> Fivizzano e <strong>di</strong> Azzolino da cui derivarono tutti gli altri<br />
marchesi <strong>di</strong> <strong>Lunigiana</strong> e Verona dello spino fiorito.(11)<br />
<strong>Matilda</strong> mori'il 24 lugio 1115 nel castello <strong>di</strong> Bondeno.Riposa in San<br />
Benedetto <strong>di</strong> Mantova in un'urna sorretta da otto colonne in marmo.<br />
85
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Su questo capitello poggiava forse un arco che sovrastava un<br />
ingresso chiuso da un cancello che impe<strong>di</strong>va l'accesso al santo recinto. Il cancello<br />
doveva restare aperto solamente al momento delle sacre funzioni. Si raccomandava al<br />
parroco <strong>di</strong> far osservare, fermamente ma con garbo, la regola.<br />
86
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Il capitello<br />
Questo capitello allacciato da un lato all'attuale canonica e dall'altro ad un<br />
e<strong>di</strong>ficio oggi perduto, e una soglia con cancello, da poco rimossi per facilitare il<br />
transito verso il sagrato della chiesa, sarebbero per la memoria popolare uno degli<br />
antichi ingressi del paese. Dotato <strong>di</strong> portale, alla sua sinistra era collegato a quello<br />
che rimane <strong>di</strong> una costruzione importante, attualmente la canonica, e a destra ad<br />
una torre, in parte demolita pochi anni orsono, la quale a sua volta era collegata al<br />
resto delle case allineate lungo il borgo.<br />
La parrocchia <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi nel 1833, contava 486 abitanti (12) e le<br />
loro proprieta' erano molto limitate. Nella sola localita' chiamata Campi vi<br />
figuravano ben sette proprietari.(13)<br />
Il territorio <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi che si estendeva per circa 500 ettari <strong>di</strong><br />
terreno su cui vivevano, come gia' detto, 486 abitanti, non era molto ampio e per<br />
circa la meta' era costituito da campi coltivabili, vigneti e uliveti.La sponda destra<br />
del Lucido non e' montuosa come la sinistra, ma collinosa, rivolta a sud, ricca <strong>di</strong><br />
campi atti alla coltivazione <strong>d<strong>ei</strong></strong> cereali e <strong>d<strong>ei</strong></strong> foraggi, ma soprattutto della vite e<br />
dell'ulivo.Questa sponda era quasi tutta occupata dal territorio della prioria <strong>di</strong><br />
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi.<br />
87
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Podere chiamato il Monte<br />
88
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Torre angolare sulla cinta muraria.<br />
89
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Particolare della torre.<br />
90
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - La Colombera.<br />
91
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Cinta muraria del lato ovest.<br />
Questo sentiero segue un'alta recinzione che racchiude quello che viene ora<br />
chiamato lo scasso <strong>d<strong>ei</strong></strong> Pelli, oltrepassato il quale ci si inoltra in un podere<br />
chiamato da sempre il Monte.<br />
Le localita' ricordate negli "estimi" come "pertinenze" <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi<br />
hanno vari nomi: la Mancina che si trova sulla destra del Lucido ed e' appartenuta,<br />
fino a tempi recentissimi, alla Prioria <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi. Qui si trovava il ponte<br />
<strong>di</strong> pietra, Ponte alla Mancina, su cui passava una mulattiera che univa i paesi <strong>di</strong><br />
Tenerano, Isolano, Monzone a quelli della destra del Lucido, Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong><br />
Bianchi,Mezzana,Casciana.ecc.Il ponte o<strong>di</strong>erno e' quello rifatto dalla <strong>di</strong>tta Walton<br />
nel 1883.<br />
La zona della Mancina era costituita da campi e le sole costruzioni erano un<br />
grande caseggiato ed altre due case minori presso il ponte. Sui campi della<br />
Mancina, oggi, sorge la parte nuova e maggiore <strong>di</strong> Monzone: la stazione<br />
ferroviaria, il campo sportivo, il cinema, le scuole elementari, la segheria Walton,<br />
la cartiera, abitazioni e negozi. A monte della valle, presso il Lucido, troviamo<br />
"Alla Molina", "Per Campi", "La Renella", "La Pizia", " Biaggida ", "Seletoso",<br />
"Gramanca". (14)<br />
92
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi -Sentiero verso il Monte.<br />
93
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Cinta muraria nord e sentiero verso il Monte.<br />
94
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Madonna <strong>di</strong> Loreto e San Rocco.<br />
95
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong>Bianchi - Maesta' <strong>di</strong> Sant'Antonio Abate.<br />
96
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Maesta' al Vecchio Tino.<br />
97
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Maesta' in Germalla.<br />
98
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Maltempo sull'Arpa.<br />
99
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Cinta muraria nord oggi raggiunta dalla carrozzabile..<br />
Il territorio <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi si estendeva dalle vicinanze <strong>di</strong> Equi a<br />
quelle <strong>di</strong> Gragnola; da questa linea, attraverso le colline, si estendeva a nord fino<br />
alla valle dell'Aulella, andando a confinare con pertinenze <strong>di</strong> Co<strong>di</strong>ponte.<br />
Sul territorio della prioria erano posti i paesi <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi,<br />
Mezzana, Fazzano, Mozzano, Folegnano, i quali costituivano insieme il " Popolo<br />
<strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi".<br />
Per il territorio <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi sono ricordate negli estimi almeno<br />
<strong>di</strong>eci localita' quasi tutte situate lungo il corso del Lucido per la lunghezza circa <strong>di</strong><br />
due chilometri ovvero dalla "Molina" al Ponte alla Mancina"e vi figuravano<br />
almeno 27 proprietari. Si puo' veramente affermare che n<strong>ei</strong> primi decenni<br />
dell'ottocento in tutta la valle del Lucido la proprieta' fosse estremamente<br />
frazionata.<br />
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi era all'epoca un territorio molto ambito a causa della sua<br />
posizione soleggiata e collinare ricca <strong>di</strong> campi con vigneti e uliveti assai ampi ma<br />
e' noto che ogni paese o "Popolo" mantenesse nella quasi totalita' il possesso del<br />
proprio territorio evitando la ven<strong>di</strong>ta ad altri paesi.(15)<br />
100
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Torre nord-ovest e attuale 'ingresso del paese.<br />
101
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - La torra d' Bati'.<br />
102
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Ingresso alla torra e porta d' Bati'.<br />
103
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Antico ingresso e finestra murati.<br />
Le proprieta' erano modestissime e non esistevano gran<strong>di</strong> proprietari<br />
terrieri in quanto i piu' ricchi, che erano pochissimi,non andavano oltre il possesso<br />
<strong>di</strong> tre o quattro poderi <strong>di</strong> non grande estensione.<br />
Pur mantenendosi in genere una una certa compattezza nella popolazione<br />
locale vi fu certamente un certo spostamento verso il territorio <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong><br />
Bianchi da quelli meno ridenti e fertili <strong>di</strong> Monzone e Aiola.<br />
Ugliancaldo e Vinca a nord della valle non erano interessati a spostamenti;<br />
il primo perche' aveva campi coltivabili verso le pen<strong>di</strong>ci del Serchio e la seconda<br />
perche' interessata solo alla pastorizia e alla tra<strong>di</strong>zionale libera attivita' in cui<br />
sembrava riflettersi quella liberta' sempre ambita dai Vinchesi fin da quando si<br />
erano sottratti ai Romani a quando si erano posti sotto la protezoine <strong>di</strong> Firenze.<br />
Sono pertanto quelli <strong>di</strong> fondovalle, Monzone, Aiola, Equi, meno favoriti<br />
dalla natura,che guardano affascinati i b<strong>ei</strong> colli soleggiati della riva destra. Di<br />
questi paesi e' Monzone quello che conta maggiori proprieta' nelle terre <strong>di</strong> Monte<br />
<strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi. Un solo proprietario,Giuseppe Mannoni,acquista nel 1788 da<br />
Antonio Senni Buratti <strong>di</strong> Mazzola, terra olivate, vignate, campive, arborate "alla<br />
Molina, alla Renella", nel 1818 da Domenico Bernar<strong>di</strong>ni, terre olivate, vignate,<br />
arborate, castagnate,a "Campi, Biaggida,Per Campi,Gramanca, Ponte <strong>di</strong> Pietra".<br />
104
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Il nuovo ingresso della ca' d' Bati'.<br />
Da notare l'architrave della finestra murata alla destra del portone.<br />
Sempre il Mannoni nel 1819 acquista da Santini <strong>di</strong> Bolano un campo<br />
olivato, vignato, arborato, campivo e a prato a "Baggida, al Ponte <strong>di</strong> Pietra, a<br />
Gramanca". Gli acquisti erano pagati con scu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Fivizzano e sol<strong>di</strong>.<br />
Cio' che colpisce maggiormente sono il gran numero <strong>di</strong> appezzamenti<br />
acquistati dal Mannoni in un periodo <strong>di</strong> carestia. Su un totale <strong>di</strong> 51 appezzamenti,<br />
34 vengono acquistati negli anni della carestia e gli ultimi, 26, vengono comperati<br />
nel 1817, che fu l'anno piu' tormentato dal flagello della fame e <strong>di</strong> una<br />
epidemia.(16 )<br />
105
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Architrave <strong>di</strong> una finestra murata della ca' d' Bati'.<br />
Le due monete sopra sono Tremisse aureo <strong>di</strong> Astolfo della zecca <strong>di</strong> Lucca.<br />
Anno 749-756.<br />
L'architrave si trova sopra una finestra murata <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio al limite nord<br />
del paese. La costruzione e' legata ad una torre circolare e appare piuttosto<br />
importante. Si potrebbe considerare che il segno centrale dell'architrave potrebbe<br />
essere lo stesso, un poco piu' stilizzato <strong>d<strong>ei</strong></strong> tremisse sottostanti.<br />
106
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Stemma malaspiniano dello " spino fiorito"<br />
Lo stemma appare capovolto e ridotto a meta' .<br />
Ritornando a parlare del borgo <strong>di</strong> Montia e della ca' d' Bati' possiamo notare<br />
all'interno del portico gran<strong>di</strong> monoliti che fanno da architravi a ingressi e nella corte,<br />
racchiusa da altre costruzioni, forse magazzini e cantine, su una pietra utilizzata come<br />
architrave <strong>di</strong> rinforzo alla porta <strong>di</strong> una cantina, troviamo scolpito un grande stemma<br />
malaspiniano dello spino fiorito.Questa grande pietra e' stata <strong>di</strong>visa e utilizzata<br />
parzialmente.<br />
L'architrave della pagina precedente appare scolpito in due tempi <strong>di</strong>versi:prima<br />
la stella croce che appare ben centrata e ben incisa; successivamente il monogramma e<br />
la data che mostrano un'incisione meno profonda e soprattutto la corona sembra<br />
esservi stata inserita a forza in troppo poco spazio.<br />
Certamente l'architrave non e' <strong>di</strong> riporto come accade in molti casi quando si<br />
creano nuove aperture; essa nasce nel luogo in cui lo ve<strong>di</strong>amo ancor oggi, nel borgo<br />
principale e bene in vista, a coronamento <strong>di</strong> una finestra che appare tamponata in tempi<br />
remoti e coevi al resto della costruzione.<br />
107
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Di fronte all'e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> cui abbiamo trattato si apre la porta <strong>di</strong><br />
ingresso del paese chiamata " porta d'la Palanchina".<br />
108
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Dalla porta della Palanchina possiamo ammirare una<br />
delle due valli del Lucido col monte San Giorgio, la torre <strong>di</strong> Monzone e l'Arpa d'<br />
Monzon.<br />
109
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - 'l Ricc - Discesa dalla Palanchina.<br />
110
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Porta della Palanchina.<br />
111
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Uscita sulla Palanchina.<br />
Questo era l'antico ingresso <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi e il sentiero che risaliva<br />
da Monzone arrivava a questa porta, detta della Palanchina.<br />
Esposta a sud, era solitamente il luogo dove i vecchi del paese si recavano a<br />
sedere sul muretto all'esterno della porta per un breve riposo al sole invernale e<br />
alla confortante ombra estiva del vòlto; la sera era invece il ritrovo degli uomini<br />
che, dopo la cena,si radunavano per parlare del tempo, delle semine e <strong>d<strong>ei</strong></strong><br />
raccolti.Il vòlto era l'unico luogo coperto del paese dove le persone potevano<br />
sostare anche durante le brevi burrascate estive e dove potevano riparare i prodotti<br />
<strong>d<strong>ei</strong></strong> campi e il fieno.<br />
Le terre erano misurate a secchie e a quarette. Queste erano anche le misure<br />
delle superfici <strong>d<strong>ei</strong></strong> terreni in uso in <strong>Lunigiana</strong> prima del sistema metrico decimale.<br />
La secchia <strong>di</strong> Aulla corrispondeva a mq1705,38; a Fivizzano era invece<br />
usato il quadrato toscano che misurava mq3405,75.<br />
La parrocchia <strong>di</strong> Montia (antico nome del paese) nel 1833 contava 486<br />
abitanti.(17)<br />
112
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi -Lo scasso <strong>d<strong>ei</strong></strong> Pelli - Sul fondo la colombera.<br />
113
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Ingresso al Piazzol <strong>di</strong> Garfagnin.<br />
Ritornando al periodo della carestia <strong>di</strong> cui si e' accennato, va detto che fu<br />
provocata dalle continue guerre che avevano travagliato l'Europa, e per la<br />
<strong>Lunigiana</strong> anche dalle continue piogge che avevano fatto marcire i raccolti. La<br />
carestia scoppio' negli anni 1815 e 1816 e raggiunse l'acme nel 1817.<br />
Chi maggiormente ebbe a soffrirne furono le popolazioni delle montagne<br />
obbligate a lasciare i monti per andare a men<strong>di</strong>care il pane n<strong>ei</strong> paesi a valle e nelle<br />
citta'.(17)Turbe affamate <strong>di</strong> accattoni della <strong>Lunigiana</strong> furono cacciati dalla<br />
Toscana come lo erano state dalla Lombar<strong>di</strong>a perche' credute apportatrici <strong>di</strong><br />
pericolosi contagi.<br />
30 nov 1816"...Sono <strong>di</strong>versi anni che le stagioni vanno male; la gente si<br />
trova rifinita anche dalle guerre e non si vedono che miserie...Non abbiamo<br />
memoria <strong>di</strong> penuria simile in ogni genere, muore la gente continuamente <strong>di</strong> stento<br />
e ne muoino tanti; la malattia <strong>di</strong> miseria ha prodotto una specie <strong>di</strong> epidemia...." Il<br />
6 maggio1817"... crescono le miserie tutto il giorno.Ritorna la gente dalla<br />
Lombar<strong>di</strong>a... sono stati rimandati perche' anche la' si trova gran miseria....16<br />
sett. 1817 " Si fa memoria che n<strong>ei</strong> mesi scorsi e' morta gran gente dalle febbri<br />
petecchiali...nel nostro vicariato son morti piu' <strong>di</strong> mezzi...(19 )<br />
114
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Palazzo Pelli.<br />
115
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Portale <strong>di</strong> palazzo Pelli<br />
116
I due monogrammi<br />
PP e CP affrescati nel<br />
soffitto dell'ingresso <strong>di</strong><br />
questo palazzo ci parlano <strong>di</strong><br />
una bella storia d'amore:<br />
C'era una volta una<br />
bella fanciulla che si<br />
chiamava Pacifica Cattani;<br />
viveva non molto lontano<br />
sulla pianura, per cui<br />
amava, durante l'estate, raggiungere le ver<strong>di</strong> colline che circondano questi luoghi.<br />
Un giorno, come nelle favole, vide un bel giovane che pascolava il gregge e<br />
se ne innamoro'.La fanciulla era molto ricca e il pastore molto povero.A nulla<br />
valsero i consigli e le proibizioni della famiglia, Pacifica volle sposare il suo<br />
pastore e per lui compro' case e poderi,dove assieme apprestarono il loro nido<br />
d'amore.E amore fu; Pacifica e Pellegrino ebbero <strong>di</strong>eci figli:Elisa, Filiberto,<br />
Valerio, Santina, Maria, Alfonsina,Clementino, Ottavio, Pacifico e Alessandro.<br />
Pacifica nacque nel 1853 e mori' nel 1942, Pellegrino nacque nel 1846 e<br />
mori' nel 1930.<br />
Vissero insieme nella grande casa dall'atrio affrescato coi loro<br />
monogrammi, mentre i loro figli crescevano e si allontanavano.Elisa si sposo' a<br />
Equi,Filiberto a Gassano si sposo' tre volte,Valerio ando' sposo a Monzone,<br />
Santina alla Casetta <strong>di</strong> Alebbio,Maria ando' sposa a Lavaggi <strong>di</strong> Carrara,Alfonsina<br />
sposo' Boni <strong>di</strong> Monzone,Clementino sposo' Amelia Colo' <strong>di</strong> Pistoia, Ottavio<br />
rimase celibe, Pacifico sposo' a Terrarossa e Alessandro fu frate a Montecatini.<br />
Ora Pacifica e Pellegrino, uniti come in vita, riposano nel piccolo cimitero<br />
del paese assieme ai due figli,Filiberto e Ottavio che rimasero fino alla morte nella<br />
bella casa <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi.<br />
117
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong>Bianchi - Palazzo Pelli.<br />
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Il calice.<br />
118
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Fienile <strong>di</strong> casa Pelli<br />
119
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Bellisimo architrave del fienile Pelli.<br />
120
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Angelo Lambruschi 1845 - San Rochu.<br />
121
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi- Ca' <strong>d<strong>ei</strong></strong> Lambruschi.<br />
122
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - La corta <strong>d<strong>ei</strong></strong> Nerchi.<br />
123
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Ca' <strong>d<strong>ei</strong></strong> Lambruschi.<br />
124
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi -Ca' Coiari ora Pelli.<br />
125
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Ca' <strong>di</strong> Tedeschi.<br />
126
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Ca' d' Cecchini d'Isolan.<br />
127
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Ca' d'l Turion.<br />
128
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Ca' Lambruschi.<br />
129
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Ca' d'l Ministr.<br />
130
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi-<br />
Portali del borgo.<br />
131
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi -<br />
Portali del borgo.<br />
132
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi- Ca' d' Rutin.<br />
133
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Ca' d' Luisin.<br />
134
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - La canonica.<br />
135
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi-Finestre del borgo.<br />
136
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Finestre del borgo.<br />
137
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Finestre del borgo.<br />
138
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Finestre del borgo.<br />
139
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Una delle finestre <strong>di</strong> palazzo Coiari, Pelli.<br />
140
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Palazzo Coiari, Pelli.<br />
141
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Ingresso del palazzo<br />
Cioari, Pelli.<br />
La data sotto lo scalino e' del 1710.<br />
142
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Manoscritto<br />
dell'archivio parrocchiale.<br />
" La famiglia Foschi <strong>di</strong> Ugliancaldo terminata in Coiari-Pigoni con la<br />
signora Santa Foschi e' oriunda <strong>di</strong>Treviso, nel fosco me<strong>di</strong>oevo per rivolgimenti<br />
politici due sig.ri Foschi <strong>di</strong> Treviso esularono dal patrio luogo ed uno <strong>di</strong> questi si<br />
stabili' ad Ugliano e l'altro a Santo Stefano <strong>di</strong> Magra.<br />
I due fratelli per mantenere sempre viva la parentela e stretta la loro<br />
relazione e perche' ai posteri fosse ricordata la loro uscita da Treviso ma non<br />
<strong>di</strong>visione tra loro stabilirono <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficare un oratorio in Santo Stefano stesso<br />
obbligandosi avvicenda pe se' e suoi successori nelle loro ere<strong>di</strong>ta' e nella<br />
parentela in qualunque linea fosse che ogni anno in un giorno fissato tutti i<br />
parenti dovevano trovarsi uniti in Santo Stefano ed ascoltare tutti la s. messa nel<br />
detto oratorio nell'effetto <strong>di</strong> riconoscere la parentela e ricordare la loro venuta in<br />
<strong>Lunigiana</strong>.<br />
Questo curioso contratto era determinato nella durata <strong>di</strong> vent'anni e questi<br />
erano terminati col nonno della sig.ra Santa Foschi Coiari a nome Paolo.<br />
Il ramo <strong>di</strong> Ugliano da prima fabbrico' nel punto piu' culminante del paese<br />
in processo <strong>di</strong> tempo, quando cioe' l'animo loro fu tranquillo ne piu' compromesso<br />
nelle faccende politiche, fabbricarono la grande casa che oggi si ammira.<br />
D'archivio <strong>d<strong>ei</strong></strong> Sig.ri Coiari<br />
La persona piu' spiccata ed istruita nella famiglia Foschi fu il sig. Dottore<br />
in s. Teologia. Con<strong>di</strong>scepolo <strong>di</strong> Monsignor Ricci (Scipione) <strong>di</strong> Pistoia, fu<br />
coinvolto n<strong>ei</strong> suoi stessi errori e ne fu anche il miglior iscrittore del suo sinodo.<br />
Un giorno fece un sacco <strong>di</strong> tutti i suoi scritti Ricciani or<strong>di</strong>no' al fratello che<br />
ne facesse un falo' nell'ortino della sua casa. Da Leopoldo I Duca <strong>di</strong> Toscana fu<br />
pregato il papa <strong>di</strong> decretare lo scioglimento del Sinodo Ricciano e dopo il decreto<br />
lo stesso Leopoldo <strong>di</strong>chiaro' in arresto tutti i partecipanti del Sinodo, anche il<br />
nostro ( .......) ma non l'ebbro mai ". (*)<br />
143<br />
Stemma Foschi
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Questo palazzo fu <strong>d<strong>ei</strong></strong> Coiari e dopo <strong>di</strong> loro loro <strong>d<strong>ei</strong></strong><br />
Pelli.Il Buon Pastore, murato nella loggia, puo' essere un riconoscimento a<br />
Pellegrino dalla sua Pacifica.<br />
144
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Manoscritto esistente<br />
nell'archivio parrocchiale.<br />
"Coiari<br />
Questa famiglia e' <strong>di</strong> Soliera e ripetono il loro cognome dalla Cuncia <strong>di</strong><br />
cuoio che ebbero in tempi remoti in Soliera stessa. In epoca da determinarsi, la<br />
linea Coiari non ebbe ere<strong>di</strong> ed allora quest'ultimo rampollo chiamo' a<br />
succedergli certo Pigoni Sante da Ceserano obbligandolo a prendere il casato <strong>d<strong>ei</strong></strong><br />
Coiari.<br />
La fortuna <strong>di</strong> questa famiglia incomincio' dallo stesso Pigoni<br />
-Coiari Sante che uomo avveduto seppe guadagnare nell'esportazione delle bestie<br />
bovine nella <strong>di</strong>sfatta dell'impero napoleonico.L'altra fortuna fu la casa Foschi<br />
terminata col suo vistoso patrimonio in Coiari colla signora Santa.<br />
Guinse all'apice dell'opulenza signati alla nobilta' <strong>di</strong> Fiesole conferita da<br />
Leopoldo II a fam Coiari col matrimonio del sig. Paolo che sposava la sig.<br />
contessa Silvia Giorgi <strong>di</strong> Pistarino alla quale fu data una dote <strong>di</strong> parecchie<br />
centinaia <strong>di</strong> mila lire.Il babbo della contessa Carlo Giorgi conte <strong>di</strong> Vistarino gia'<br />
Giamberlano <strong>di</strong> corte d'Austria.<br />
I Giorgi erano Dogi <strong>di</strong> Venezia ed ebbero un papa.<br />
Che presento' il Coiari al Giorgi fu un D. Leonar<strong>di</strong> <strong>di</strong> Corsano sacerdote<br />
emerito che fu <strong>di</strong>rettore del Collegio <strong>d<strong>ei</strong></strong> Nobili Calchitagi <strong>di</strong> Milano.<br />
Dall'archivio Coiari."(*)<br />
145<br />
Stemma Coiari?<br />
Riporta la data 1756<br />
Non e' certo che lo stemma in alto appartenga ai Coiari, i quali<br />
probabilmente, acquistarono il palazzo col trasferimento da Soliera; e' sicuro<br />
invece quello <strong>d<strong>ei</strong></strong> Foschi perche' riprodotto sul timbro notarile <strong>di</strong> un atto rogato da<br />
Bartolommeo Foschi nel 1768.
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Palazzo Coiari oggi Pelli: il loggiato. A sinistra la nicchia<br />
con l'immagine del buon Pastore.<br />
146
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Palazzo Coiari, Pelli, verso l'orto e le cantine.<br />
147
C'era una volta un palazzo... nel quale viveva una creatura molto infelice...<br />
148
...un giorno d'estate, la donna, aperse il pesante portone e usci' correndo ...<br />
149
...la sue mente era sconvolta ...<br />
150
...nel suo cuore c'era un'immensa <strong>di</strong>sperazione...<br />
Uscendo volto' a destra nel vicolo verso la chiesa...forse non la vide<br />
nemmeno... raggiunse il prato...lo sorpasso' e corse fuori sotto le mura verso il<br />
sentiero che portava a valle.<br />
Il sole splendeva alto nel cielo estivo ma la creatura non poteva vederlo<br />
perche' pensieri terribili avevano offuscato la sua mente.Niente poteva ormai<br />
fermarla.<br />
Spesso aveva ripetuto alla gente del paese che un giorno sarebbe andata ad<br />
affogarsi ma il suo grido <strong>di</strong> dolore , anche se ascoltato, non aveva cambiato nulla<br />
alla sua vita <strong>di</strong> stenti e <strong>di</strong> lavoro.<br />
Era venuta sposa da fuori ed era entrata in una famiglia <strong>di</strong> mezzadri dove<br />
c'era poco <strong>di</strong> tutto, dal pane ai sentimenti. Giorno dopo giorno erano scorsi gli<br />
anni senza un raggio <strong>di</strong> sole nel quoti<strong>di</strong>ano della sua vita.<br />
E venne il giorno...un lungo percorso la porto' a valle, non muto' idea, non<br />
torno' sui suoi passi...<br />
Prima <strong>di</strong> mettere in pratica il suo gesto <strong>di</strong>sperato un uomo la vide piu' volte<br />
allontanarsi e ritornare al ponte...poi non la vide piu'.<br />
151
...accecata dalla <strong>di</strong>sperazione scese <strong>di</strong> corsa il sentiero verso Monzone...<br />
152
...trovo' la pace sotto il ponte del Lucido.<br />
153
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Sotterran<strong>ei</strong> della canonica. Questo e<strong>di</strong>ficio venne acquistato<br />
nella prima meta' dell'ottocento dalla famiglia Pennucci ed a<strong>di</strong>bito in seguito a<br />
canonica.(*)<br />
154
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Sotterran<strong>ei</strong> della canonica.<br />
155
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Cortile <strong>di</strong> collegamento tra l'attuale canonica e palazzo Pelli<br />
156
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Cortile interno.<br />
157
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Queste gran<strong>di</strong> stanze fanno parte <strong>d<strong>ei</strong></strong> sotterran<strong>ei</strong> dell'attuale<br />
canonica.<br />
158
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Parte <strong>di</strong> fabbricato <strong>di</strong>ruto collegato alla canonica.<br />
159
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Portale <strong>d<strong>ei</strong></strong> sotterran<strong>ei</strong> dell'attuale canonica.<br />
160
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi -Guar<strong>di</strong>ola su un ingresso.<br />
Questa e' la parte sottostante l'attuale canonica. E' sorprendente trovare in<br />
una zona attualmente a<strong>di</strong>bita a cantine , gran<strong>di</strong> stanze e magnifici portali per cui si<br />
potrebbe ipotizzare in questo sotterraneo la presenza dell'antico monastero del<br />
quale si e' persa ogni traccia.<br />
Dopo una prima fondazione del monastero nell'alto me<strong>di</strong>oevo, ve ne fu<br />
probabilmente una seconda ad opera della famiglia <strong>di</strong> Rodolfo da Casola e <strong>di</strong><br />
Bosone. Costoro nell'un<strong>di</strong>cesimo secolo appartenevano a famiglie vassalle<br />
progenitrici <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi d'Erberia.<br />
Questi signori dal 1100 al 1200 possedevano in quelle che venivano<br />
definite le "terre <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi", ovvero nelle pievi <strong>di</strong> Offiano, Co<strong>di</strong>ponte, Viano,<br />
numerosi castelli, ville, villaggi e corti.<br />
Il potente lignaggio degli " de Herberia"che prende nome da una localita'<br />
posta tra le <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Reggio e Modena, venne a costituire in <strong>Lunigiana</strong> una<br />
consorteria governata da un podesta' scelto a turno tra i consorti,con capoluogo in<br />
Gragnola. Questi consorti furono i Fossato, i da Poiolo, i Cervara ed erano uniti ai<br />
Da Panzano, Vallisnera ecc.<br />
161
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Prospetto principale della chiesa parrocchiale.<br />
162
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Il portale della chiesa venne rifatto nel 1700.<br />
163
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Portale della chiesa <strong>di</strong> San Michele Arcangelo..<br />
Sulla data <strong>di</strong> fondazione del monastero "de Monte" vi sono solo ipotesi, ma<br />
nessuna certezza. Si e' supposta una prima ipotetica fondazione nell'alto<br />
me<strong>di</strong>oevo.(20 )E' sicuro che possedesse un notevole patrimonio immobiliare<br />
nell'area circostante il monastero stesso e nelle valli del Lucido e dell'Aulella.(21)<br />
Un monasterium <strong>di</strong> San Michele Arcangelo e' ricordato nel 760 in Vico<br />
Colonia, l'attuale Colognola n<strong>ei</strong> pressi della Pieve <strong>di</strong> San Martino <strong>di</strong> Viano.<br />
Un documento lucchese ricorda un Ato <strong>di</strong> Augeni che in quell'anno lo<br />
fondo' imponendo ai frati <strong>di</strong> vivere castamente con il capo tonso, pregando notte e<br />
giorno per la salvezza della sua anima. Nel 1106, i nipoti <strong>di</strong> Bosone ed i figli <strong>di</strong><br />
Rodolfo da Casola, davanti al legato papale Bernardo, rifondavano ed<br />
accomandavano all'Abbazia <strong>di</strong> Canossa il Monastero <strong>di</strong> San Michele Arcangelo <strong>di</strong><br />
Monte.Con questo nome e' ricordato il cenobio <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi che fu una<br />
istituzione religiosa legata alle famiglie feudali <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi d'Erberia e <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bosi<br />
della Verrucola. Le carte me<strong>di</strong>oevali del Monastero, che datano dal 1094 al 1338,<br />
descrivono un'importante istituzione monastica che ebbe certamente un ruolo in<br />
rapporto ai collegamenti verso Luni.<br />
164
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Stipite del portale e croce <strong>d<strong>ei</strong></strong> Templari.<br />
165
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Interno della Chiesa <strong>di</strong> Nostra Signora della neve.<br />
166
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Acquasantiera.<br />
Dall'archivio<br />
parrocchiale <strong>di</strong><br />
Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi:<br />
"Uno spoglio<br />
scupoloso degli atti<br />
<strong>di</strong> questo archivio<br />
non e' bastato per<br />
documentarne la<br />
veneranda<br />
antichita', fu<br />
necessario un lungo<br />
e minuto esame <strong>di</strong><br />
duemila pergamene<br />
esistenti<br />
nell'Archivio<br />
dell'Arcivescovado<br />
<strong>di</strong> Lucca, in quello<br />
reggiano e manca<br />
ancora il parmense."<br />
"...la chiesa e' stata fatta in tre riprese. La primitiva da Ato unitamente al<br />
Monastero; la seconda quando fu nominata Rettoria; la terza e il coro, come<br />
trovasi attualmente, quando avvenne l'unione della Prioria con la Rettoria.<br />
L'ultimo rimaneggiamento <strong>di</strong>strusse tutto quanto avea <strong>di</strong> artistico e <strong>di</strong> veneranda<br />
antichita', perfino i muri esterni furono rimaneggiati..."<br />
"Nel 1768 avvenne poi l'unione <strong>d<strong>ei</strong></strong> due benefizio p<strong>ei</strong> meriti del primo<br />
Priore parroco Cristoforo Pennucci insigne latinista e santo sacerdote."<br />
"Un certo padre Pennucci <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi, <strong>di</strong> stanza a Roma,<br />
superiore <strong>d<strong>ei</strong></strong> frati della Redenzione degli Schiavi, era consanguineo, forse zio <strong>di</strong><br />
Pennucci Cristoforo, allora rettore della cappellania <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi,<br />
quando lo zio frate venne da Roma a ritrovare i propri <strong>di</strong> casa, constato' " de visu"<br />
l'andamento economico del priorato e della ormai rettoria; promise al nipote <strong>di</strong><br />
far propria la causa ed in ogni modo portare la verita' fino in alto dove tutto si<br />
puo' e volentieri si fa giustizia.( cronistoria scritta <strong>di</strong> mano dal Pennucci).<br />
Nell'anno 1768 dopo una lunga e aspra lotta sostenuta da una parte con<br />
argomenti <strong>di</strong> vera verita' e dall'altra con un patrimonio <strong>di</strong> bugie, infine la S.Sede<br />
accolse la tesi del Pennucci ed il beneficio <strong>di</strong> San Michele Arc., gia' monastico fu<br />
unito alla rettoria <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi e il Pennucci Cristoforo fu il primo Priore<br />
parroco <strong>di</strong> San Michele e S. Maria della Neve."(*)<br />
167
Lapide marmorea murata nella chiesa parrocchiale.<br />
Deo Optimo Maximo<br />
PRIORATUS MICHAELIS CUIUS HOC ALTARE ERAT CUM<br />
OMNIBUS SUIS PROVENTIBUS ET ONERIBUS UT HUNC ECCLESIAE<br />
PARALI UNIRETUR QUI FACTUM FUIT JOANNES CHRISTOFORUS<br />
PENNUCCI E FAZZANO PRIMUS PRIOR RECTOR A SANTISSIMO<br />
DEVOTISSIMO PAPA CLEMENTE XIII OBTENUIT A.D. 1768 IPSUM<br />
AUTEM ALTARE VETUSTATE COLLABENS RENOVATUM AC EX<br />
MARMORE CONSTRUCTUM FUIT 1774.<br />
Giovanni Cristoforo Pennucci da Fazzano primo priore e rettore ottenne<br />
nell' anno del Signore 1768 da Sua santita' Papa Clemente XIII che il priorato <strong>di</strong><br />
San Michele con tutti i suoi proventi e oneri, fosse unito alla chiesa parrocchiale, il<br />
che fu fatto, lo stesso altare cadente per vetusta' fu rinnovato e costruito <strong>di</strong> marmo<br />
nel 1774.<br />
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Biblioteca Niccolo' V (Sarzana) filza parr 56<br />
Timbro notarile <strong>di</strong> Bartolommeo Foschi <strong>di</strong> Ugliancaldo.<br />
( nel documento si commenta le <strong>di</strong>fficolta' che incontrano i parrocchiani<br />
delle un<strong>di</strong>ci ville, <strong>di</strong>stanti varie miglia, per raggiungere la parrocchiale <strong>di</strong> Monte<br />
<strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi n<strong>ei</strong> giorni <strong>di</strong> festa)<br />
Jo P. Angelo M.Francini <strong>di</strong> Fazzano<br />
Gio.Dom.Pennucci <strong>di</strong> Fazzano e<br />
Jacopo Catoni <strong>di</strong> Monte de Bianchi, i quali non sapendo scrivere ho scritto<br />
e sottoscritto io <strong>di</strong> loro or<strong>di</strong>ne, presenza e cognizione.<br />
li 11 novembre 1767<br />
169<br />
Stemma <strong>d<strong>ei</strong></strong> Foschi<br />
Il documento fu<br />
scritto: in castro Montis<br />
Blancorum in claustro ante<br />
domum Folegnani.
Monte<strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Affresco <strong>di</strong> San Michele Arcangelo nell'abside della<br />
parrocchiale<br />
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Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Si tramanda nella memoria popolare che questa statua lignea<br />
della Madonna, acquistata altrove e trasportata al paese, per ogni volta che ad un<br />
confine veniva pesata per pagare il dazio, messa sulla bilancia risultava non avere alcun<br />
peso.<br />
171
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NOTE DELL'AUTRICE<br />
La <strong>Lunigiana</strong> e' una terra ricca <strong>di</strong> storia ma povera <strong>di</strong> risorse; non conosce la<br />
dolcezza del resto delle colline toscane, la ricchezza <strong>d<strong>ei</strong></strong> gran<strong>di</strong> vigneti,<br />
l'accessibilita'del mare, e i suoi frutti sono conquistati con il sacrificio piu' duro.<br />
Il tempo e' scorso attraverso i secoli consumando le tracce del passato n<strong>ei</strong><br />
gran<strong>di</strong> centri ma rivelando ancora, con la testimonianza <strong>d<strong>ei</strong></strong> piccoli borghi sparsi<br />
n<strong>ei</strong> boschi dell'appennino, la durezza del vivere.<br />
N<strong>ei</strong> palazzi e torri, castelli e chiostri e' passata la grande storia che tutti<br />
conosciamo, mentre in questi piccoli agglomerati, dalle prospettive labirintiche,<br />
sotto le volte e gli archi bassi, n<strong>ei</strong> vicoli <strong>di</strong> pietra e nelle povere case, si e'<br />
consumata una piccola storia fatta <strong>di</strong> fatica, sudore e umilta'che solo ha potuto<br />
conoscere chi l' ha veramente vissuta e l'ha raccontata a noi per ricordarla ai<br />
posteri.<br />
In questo paese, Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi, la storia ci parla attraverso le case che,<br />
allacciate l'una alle altre, hanno costituito un borgo murato <strong>di</strong>feso da numerose<br />
torri <strong>di</strong> cui due ben custo<strong>di</strong>te ed erette , altre in rovina ma ancora riconoscibili. Un<br />
avamposto fortificato e una chiesa parrocchiale, ben tenuta, che porta i segni <strong>di</strong><br />
ripetuti interventi ed ampliamenti. Diversi portali in pietra ci parlano <strong>di</strong> piccoli<br />
proprietari terrieri mentre i due piu' significativi ci ricordano due storie speciali e<br />
inconsuete.<br />
La sua storia piu' antica ricorda che questo fu paese <strong>di</strong> confine che ha subito<br />
prima del mille l'invasione <strong>di</strong> un popolo in marcia attraverso l'Italia e come in<br />
seguito questi stranieri inse<strong>di</strong>andovisi lo governarono per oltre setteceno anni.<br />
Diversi storici in quest'ultimo secolo si sono interessati a Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi<br />
soprattutto alla ricerca dell'antico monastero oggi scomparso.<br />
Le notizie storiche riportate in questo libro sono state desunte da <strong>di</strong>versi<br />
autori (ve<strong>di</strong> bibliografia) ma piu' realisticamente veritere riportate <strong>di</strong>rettamente da<br />
chi in parte le ha vissute e trascritte nell'archivio parrocchiale. Le fotografie, tutte<br />
dell'autrice, sono state da l<strong>ei</strong> accuratamente ripulite da elementi tecnologici e<br />
rifacimenti poco ortodossi,che con la loro presenza avrebbero tolto al paese il<br />
suggestivo ricordo del passato.<br />
Un ringraziamento a Violetta Bruna Bonomi e Alice Baccini per aver<br />
ricostruito i nomi delle antiche famiglie e le storie del paese.<br />
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E L'OCCHIO SCORRE QUESTA DI CASTELLI<br />
ERMI TURRITA NOBIL TERRA, IL MAGRA<br />
PER UN GREMBO DI MONTI IN SINUOSO<br />
ARCO SI ADIMA<br />
E LA RISPECCHIA.<br />
Riccardo Roccatagliata Ceccar<strong>di</strong><br />
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Stemma malspiniano - Museo lapideo <strong>di</strong> Verona.<br />
175
BIBLIOGRAFIA<br />
1) E.Branchi - Storia Della <strong>Lunigiana</strong> Feudale.<br />
2) Atti del Co<strong>di</strong>ce Pallavicino degli anni 1188,1202,1211,1214,1231.<br />
3)E Branchi - Storia della <strong>Lunigiana</strong> Feudale -vol III pag 521<br />
4) Porcacchi - Storia della famiglia Malaspina<br />
5) E Branchi - Storia della <strong>Lunigiana</strong> feudale.<br />
6) E Branchi - Storia della <strong>Lunigiana</strong> Feudale.<br />
7) Archivio delle Riformagioni - Firenze<br />
8) E Branchi - Storia della <strong>Lunigiana</strong> Feudale<br />
9) Paolo Diacono - Historia Langobardoum<br />
10) U Formentini - Atti della Societa'Ligure <strong>di</strong> Storia Patria<br />
11) G Dal Pozzo -Maraviglie heroiche della Contessa Matilde,<br />
narrazione XV.<br />
12) E Repetti -Dizionario Geografico Fisico e Storico della Toscana<br />
13) G Pellegrinetti - Cronaca e Storia della Val <strong>di</strong> Magra<br />
14) G Pellegrinetti - Cronaca e Storia della Val <strong>di</strong> Magra<br />
15) D Scaletti - Cronaca e Storia della Val <strong>di</strong> Magra.<br />
16) Zobi - Storia Civile della Toscana dal 1737 al 1848 - Firenze<br />
17) E Repetti - Dizionario Geografico Fisico e storico della Toscana<br />
18) Zobi - Storia Civile della Toscana dal 1737 al 1848 - Firenze<br />
19) Maria Felice Adami-Tenderini - Cronaca <strong>di</strong> Fivizzano dal 1799 al 1833<br />
Lucca ed Del Serchio.<br />
20) F.Baroni - Sulla fondazione del monastero <strong>di</strong> san michele Arcangelo <strong>di</strong><br />
monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi - Cronaca e storia <strong>di</strong> Val <strong>di</strong> Magra.<br />
21) D Scaletti - I posse<strong>di</strong>menti fon<strong>di</strong>ari del Monastero <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong><br />
Bianchi.<br />
(*) Dall'archivio parrocchiale <strong>di</strong> Monte <strong>d<strong>ei</strong></strong> Bianchi.<br />
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