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MEMORIE di LUNIGIANA Adriana G. Hollett

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<strong>MEMORIE</strong> <strong>di</strong> <strong>LUNIGIANA</strong><br />

<strong>di</strong><br />

<strong>Adriana</strong> G. <strong>Hollett</strong><br />

COMANO,<br />

TORSANA e CAMPORAGHENA<br />

1


Fotografie <strong>di</strong> A. G. <strong>Hollett</strong> ©<br />

2


3<br />

a mio marito Reginald<br />

che con<strong>di</strong>vide l’amore per la mia terra.


...Se novella vera<br />

<strong>di</strong> Val<strong>di</strong>magra, o <strong>di</strong> parte vicina sai,<br />

<strong>di</strong>lla a me, che gia' grande la' era.<br />

Dante - Purg. VIII<br />

4


Cenni sulla storia della Lunigiana<br />

Per riassumere brevemente la storia delle origini della Lunigiana sara’<br />

necessario, a causa della carente documentazione, ricorrere all’opera <strong>di</strong> Eugenio<br />

Branchi “ Storia della Lunigiana feudale”, unica fonte autorevole assieme a quella<br />

<strong>di</strong> Gioachino Volpe; ebbe a osservare quest’ultimo che, “ per la storia della<br />

Lunigiana, avanti il XII secolo, e’ poco meno che tenebre e tenuissima luce <strong>di</strong> alba<br />

lontana.”<br />

Concordando con loro, possiamo partire da Oberto, conte <strong>di</strong> Luni, <strong>di</strong><br />

probabile origine longobarda e unico superstite della famiglia dei Marchesi <strong>di</strong><br />

Toscana.<br />

Luni <strong>di</strong>venne colonia romana nel 177 a.C., prospero’ col nome <strong>di</strong> Provincia<br />

Maritima Italorum, subi’ dapprima l’invasione longobarda e in seguito, unita a<br />

tutta la Lunigiana venne aggregata al ducato longobardo <strong>di</strong> Lucca. Con i Franchi<br />

entro’ nella marca carolingia, Oberto ne fu il primo conte e, in seguito, quando i<br />

Vescovi contrastarono il dominio obertengo ottenendo da Federico I <strong>di</strong> veder<br />

sanciti i loro <strong>di</strong>ritti su tutto il territorio, <strong>di</strong>venne sede vescovile.<br />

Il Volpe, concordemente ad altri storici e genealogisti, in<strong>di</strong>vidua in<br />

Oberto (945), <strong>di</strong> origine longobarda, il primo ad essere nominato conte <strong>di</strong> Luni.<br />

L’essere conte <strong>di</strong> Luni aveva una certa rilevanza poiche’il paese, collocato tra<br />

Liguria e Toscana, testimoniava attraverso i resti dell’anfiteatro romano e quelli<br />

<strong>di</strong> antichi inse<strong>di</strong>amenti paleolitici il suo notevole passato. Costui dopo pochi anni<br />

(951), oltre alla Lunigiana, entro’ in possesso della marca della Liguria orientale,<br />

dei centri <strong>di</strong> Tortona e Genova e alla sua morte tutti i suoi posse<strong>di</strong>menti vennero da<br />

lui lasciati ai due figli: Adalberto I e Oberto II.<br />

Dal primo figlio, per successive <strong>di</strong>ramazioni, ebbero origine i casati dei<br />

marchesi <strong>di</strong> Massa, Corsica e Sardegna, quella dei Pelavicino e dei Cavalcabo’ <strong>di</strong><br />

Cremona. Dal secondo figlio Oberto I, quello che maggiormente interessa la<br />

nostra storia, nacquero Alberto Azzo I e Oberto Obizzo I. Il primo dette origine alla<br />

casa d’Este ed il secondo a quella dei Malaspina.<br />

Oberto Obizzo I si stabili’ sui gioghi dell’Appennino<br />

Ligure-Tortonese-Piacentino, nelle alte valli della Trebbia e dello Staffora e in<br />

quest’ultima valle, centro del suo dominio, pose la propria residenza nella rocca <strong>di</strong><br />

Oramala, unico castello fortificato della valle e quella venne poi da sempre<br />

considerata la culla dei Malaspina.<br />

Successivamente Oberto Obizzo I fece costruire una serie <strong>di</strong> castelli che<br />

sarebbero <strong>di</strong>venuti formidabili punti <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa e principalmente <strong>di</strong> controllo per il<br />

traffico delle merci che costituiva con i pedaggi una grossa fonte <strong>di</strong> ricchezza.<br />

I Malaspina facevano pagare molto cari questi pedaggi e talvolta arrivavano<br />

ad assaltare essi stessi le carovane comportandosi come briganti da strada. Il loro<br />

5


castello <strong>di</strong> Villafranca fu chiamato Malvido e poi Malnido (nel <strong>di</strong>ploma conferito<br />

dall’imperatore Federico a Opizone nel 1164) per i pedaggi da rapina e per<br />

leruberie poste <strong>di</strong>rettamente in atto da loro a spese delle carovane che transitavano<br />

dal passo della Cisa.<br />

Poco si sa <strong>di</strong> suo figlio Alberto I e del nipote Obizzo II, ma sicuramente il<br />

figlio <strong>di</strong> quest’ultimo Alberto II <strong>di</strong>venne noto col nome <strong>di</strong> Malaspina. Cio’ appare<br />

nell’atto <strong>di</strong> pace <strong>di</strong> Luni stipulato nel 1124 tra il vescovo Andrea da una parte e il<br />

marchese Alberto II detto il Malaspina dall’altra.<br />

Nella <strong>di</strong>visione tra Corrado e Opizzino nel 1221, a Corrado l’ Antico<br />

(1253) vennero assegnati i posse<strong>di</strong>menti alla destra della Magra, mentre Obizino<br />

(1301) cambiando nell’arme lo “spino secco” in “spino fiorito” ebbe parte dei<br />

territori alla sinistra del fiume.<br />

La <strong>di</strong>visione poi non fu solo dei beni ma aral<strong>di</strong>ca, in quanto venne<br />

mo<strong>di</strong>ficato lo stemma <strong>di</strong> famiglia. Quello dello spino secco portava uno spino con<br />

sei rami, uno verticale e cinque orizzontali, tre dei quali voltati a sinistra e due a<br />

destra, tutti con aculei.Quello dello spino fiorito portava uno spino verde con sei<br />

rami, uno verticale e cinque orizzontali tre dei quali a destra e due a sinistra,<br />

terminanti con tre piccoli globetti bianchi in croce alle estremita’ in modo da<br />

formare un piccolo fiore. Lo stemma originario aveva uno spino secco nero in<br />

campo d’oro con il motto “ad medelam” (mi offre rime<strong>di</strong>o).<br />

I membri del casato si moltiplicarono e cosi’ lo stemma venne spesso<br />

mo<strong>di</strong>ficato; il piu’ conosciuto e’ pero’ quello che mostra un leone rampante<br />

coronato affiancato dai rami alternativamente, dello spino secco o fiorito o<br />

emtrambi. E’ da ricordare che il leone rampante bianco venne assegnato a<br />

Corrado detto l’Antico ( 1253) da Luigi IX re <strong>di</strong> Francia per l’aiuto ricevuto dal<br />

Malaspina nella crociata d’Egitto del 1248.<br />

Opizzino o Opizzone (1301), secondogenito <strong>di</strong> Federico (1264) “ fu lo<br />

stipite dei Marchesi e Signori <strong>di</strong> V illafranca”. La sua vedova marchesana<br />

Tobia Spinola, tutrice dei figli ancora in minor eta’, merita <strong>di</strong> esser ricordata come<br />

colei che “ compose, or<strong>di</strong>no’ e stabili’” gli STATUTI per Aulla e altre sue terre.<br />

(Gli Statuti <strong>di</strong> Aulla del 1303 sono conservati dal Dott. Francesco Raffaelli e dal<br />

Dott. Lorenzo Ferri <strong>di</strong> Bagnone).(1)<br />

Importante precisare che fin da prima della <strong>di</strong>visione dei Malaspina del<br />

1221esistevano nei loro feu<strong>di</strong> i MUNICIPI che erano composti da un Consolo,<br />

quattro o sei Consiglieri e un Massaro. La MAGISTRATURA era costituita da un<br />

Giu<strong>di</strong>ce d’Appello che era il Marchese, <strong>di</strong> un Podesta’ eletto dal marchese, un<br />

Vicario del Podesta’, un Notaro, un Corriere e un Custode delle carceri. Ogni<br />

terra aveva il proprio Municipio e tutti assieme quelli del feudo formavano il<br />

General Consiglio.<br />

Nel secondo Libro sono annotate norme e regole <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto civile ma si deve<br />

ritenere che dovea esistere precedentemente regole e norme da <strong>di</strong>sposizioni<br />

scritte o da consuetu<strong>di</strong>ni inveterate.<br />

6


Alcune <strong>di</strong> queste norme erano: la donna se dotata non poteva succedere ai<br />

genitori, il marito non poteva donare o lasciare per testamento alla moglie cosa<br />

veruna; nella ven<strong>di</strong>ta dei fon<strong>di</strong> dovevano esser preferiti nella ven<strong>di</strong>ta i condomini,<br />

i parenti fino al quarto grado, i confinanti; la prescrizione degli immobili<br />

incorrevasi col lasso <strong>di</strong> venti anni ecc..<br />

Nel terzo Libro si determinavano le trasgressioni e i delitti punibili con<br />

pene corporali o pecuniarie o afflittive: la fustigazione per tutta la terra, il bando<br />

perpetuo, il taglio della testa, la forca e la morte per mezzo del fuoco, la confisca<br />

dei beni. Si puniva l’omici<strong>di</strong>o col taglio della testa, l’adulterio con lire venticinque<br />

per l’uomo e la donna, lo stupro con la pena capitale, il furto, l’abigeato, il taglio<br />

degli alberi e la rimozione dei termini con pene pecuniarie. Per la falsificazione<br />

delle monete si era arsi vivi, la falsa testimonianza o lo spergiuro con la galera, e<br />

nelle scritture con la forca. Il delitto <strong>di</strong> lesa maesta’ portava al taglio della testa.<br />

Questi quattro Libri o Statuti furono adottati da tutti i <strong>di</strong>scendenti <strong>di</strong><br />

Federico Malaspina per tutte le Terre e le Castella da tutti gli Uomini, Universita’<br />

e Comunita’ che a loro furono soggetti.<br />

Di Comano ci parla per la prima volta un documento del 938, dal quale si<br />

apprende che la corte <strong>di</strong> Verpiana constava <strong>di</strong> quaranta poderi ( mansi) e le corti <strong>di</strong><br />

Comano e <strong>di</strong> Cortonovo, oggi casale sul Civiglia, ma in comune <strong>di</strong> Villafranca, <strong>di</strong><br />

sessanta; che esse facevano parte del del patrimonio obertengo, insieme a molti<br />

altri centri della valle, poi <strong>di</strong> quello estense, infine<strong>di</strong> quello malaspiniano.<br />

Dopo il mille al predominio obertengo succede in Val <strong>di</strong> Magra e, anche<br />

nella valle del Taverone il predominio <strong>di</strong> una delle quattro stirpi <strong>di</strong>scendenti,<br />

quella estense, cui nel secolo XII subentrano i Malaspina.<br />

Obizzo Malaspina ottenne questo privilegio nel 1164 da Federico I<br />

Barbarossa.<br />

Il potere dei Malaspina non fu totale e assoluto per tutta la valle, anche<br />

perche' sotto gli Obertenghi prima e gli Estensi dopo, si erano determinate delle<br />

subinfeudazioni; consorterie maggiori e minori e si erano costituite in centri<br />

<strong>di</strong>versi, secondo il <strong>di</strong>ritto e le consuetu<strong>di</strong>ni feudali possessi e prerogative che<br />

erano state conservate. Ad esempio i Moregnano, originari della Val d'Enza in<br />

Emilia, che sembravano aver avuto i loro punti <strong>di</strong> forza nei due piu' importanti<br />

castelli, Panicale e Groppo S.Pietro, nel secolo XII, alleatisi coi vescovi -conti <strong>di</strong><br />

Luni, contrastarono a lungo le pretese malaspiniane anche quando , con la nota<br />

<strong>di</strong>visione del 1221, a Obizzo Malaspina del capofeudo <strong>di</strong> Filattiera furono<br />

attrribuiti i possessi e i <strong>di</strong>ritti in riva sinistra della Magra, ovvero lo "spino<br />

fiorito".Ed e' anche necessario sottolineare la persistenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti almeno in<br />

Groppo S.Pietro, Comano e Monti, <strong>di</strong> antichi toparchi e signori, come i<br />

Moregnano e particolrmente in Comano, dei Dallo e dei Bosi, questi ultimi anche<br />

a Pontebosio, <strong>di</strong> cui la storia e' oscura fino al '500.<br />

In particolare trattando del territorio attuale <strong>di</strong> Comano, dopo brevi<br />

interferenze dei lucchesi, chiamati in forza <strong>di</strong> accoman<strong>di</strong>gia, almeno a Comano,<br />

7


dalla declinante grande famiglia dei Dallo, che aveva permesso anche<br />

l'occupazione militare delle borgate dell'arpa, Torsana e Camporaghena,<br />

s'impose il dominio <strong>di</strong> Spinetta Malaspina il Grande, e in sostanza, dal secolo XIV<br />

il comanese seguira' le sorti del capofeudo malaspiniano della Verrucola, gia' essa<br />

terra dei Dallo dopo essere stata terra dei Bosi, e quin<strong>di</strong> fino all'unita' d'Italia, <strong>di</strong><br />

Fivizzano toscana.<br />

I due rami del Taverone furono quin<strong>di</strong>, quello occidentale, fino ai confini<br />

del bagnonese, estense e quello orientale, i territori <strong>di</strong> Comano, dei Malaspina<br />

della Verrucola, a sud della confluenza dei due rami la valle era un possesso dei<br />

marchesi <strong>di</strong> Villafranca.<br />

Nel 1500 il comanese <strong>di</strong>venne possesso definitivo dei fiorentini e quando ,<br />

nella seconda meta' del '700, il granduca Pietro Leopoldo d'Asburgo Lorena visito'<br />

tutta laToscana a lui soggetta e ne lascio' relazioni, si sofferma a lungo e<br />

minuziosamente sul territorio e sui problemi del vicariato fivizzanese, <strong>di</strong> Comano,<br />

<strong>di</strong> Camporaghena, <strong>di</strong> Torsana, ecc. terre granducali, osservando: "Generalmente<br />

parlando, la miglior gente e piu' quieta, si' del popolo che dei benestanti, e' nel<br />

vicariato <strong>di</strong> Fivizzano...", e in questo popolo quieto, sembra doversi soprattutto<br />

comprendere gli abitanti del comanese.(2)<br />

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Mappa planimetrica della Lunigiana ricordata da Almagia’: ”Monumenta<br />

Italiae Cartographica”, pag. 60 Acquerello su carta - Piante antiche dei confini del<br />

1643 - rappresentante i vari feu<strong>di</strong> lunigianesi.<br />

n.b. I tre punti segnati sulla carta identificano le localita'<strong>di</strong> Comano, Torsana e<br />

Camporaghena.<br />

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Comano - Il castello.<br />

COMANO<br />

Il paese <strong>di</strong> Comano risiede su un monte alla destra del torrente Taverone<br />

sopra un poggio omonimo che fa parte dei contrafforti meri<strong>di</strong>onali<br />

dell'Appennino <strong>di</strong> Linari, propaggine dell'Alpe <strong>di</strong> Camporaghena.<br />

A nord-est erge i granitici culmini del Monte Alto 1904 m., Punta<br />

Buffanaro 1878 m.e Monte Acuto 1756 m. Il lato sud prende inizio dalla Torre del<br />

Nocciolo, tocca il monte Bottignana 1142 m., giunge ai prati <strong>di</strong> Camporaghena e<br />

al Passo dell'Ospedalaccio.Nella parte centrale del territorio si erge il monte<br />

Giogo, dai fianchi incisi da profon<strong>di</strong> valloni rivestiti da faggete.Dalla cima <strong>di</strong><br />

questo monte, l'occhio spazia a nord sulla vasta <strong>di</strong>stesa appenninica, a sud sul mar<br />

Tirrenolibero ed aperto, mentre ad est lo stupendo bastione granitico delle Apuane<br />

rosseggia al sole.<br />

La parrocchia <strong>di</strong> Comano nel secolo scorso contava 709 abitanti.<br />

10


Comano - Paesaggio invernale.<br />

11


Comano - Il castello.<br />

L'impianto del castello era costituito da un maschio centrale circondato da<br />

un recinto <strong>di</strong> poderose mura castellane.<br />

Comano viene ricordato per la prima volta in un atto <strong>di</strong> donazione dell'884<br />

<strong>di</strong> Adalberto I marchese e duca <strong>di</strong> Toscana al monastero <strong>di</strong> Aulla.<br />

Questo monastero era al centro <strong>di</strong> una vetusta corte ducale dell'alta Valle<br />

del Taverone, che, nel 938, il re Ugo dono' a titolo <strong>di</strong> dote alla moglie Berta.<br />

Nel secolo XI dove' appartenere agli Estensi quando si affermarono nella<br />

regione confinante, cioe' l'Emilia, e successivamente occuparono tutti i valichi<br />

appenninici della me<strong>di</strong>a Lunigiana. Essi furono investiti dell'ufficio e del titolo <strong>di</strong><br />

conti della Lunigiana; controllavano il passo <strong>di</strong> Linari come patroni dell'Abbazia<br />

che ne portava il nome; quello del Cerreto, presso la corte <strong>di</strong> Naseta, oggetto <strong>di</strong><br />

lunghe <strong>di</strong>spute con i monaci <strong>di</strong> San Prospero <strong>di</strong> Reggio. Quest'ultimo venne<br />

protetto con la fortezza della Verrucola <strong>di</strong> cui gli Estensi s'erano fatti riconoscere<br />

da Arrigo IV sopra ai Bosi; quello dell'Ospedalaccio tra la valle del Secchia e<br />

quella del Taverone che chiusero nel versante mare con il castello <strong>di</strong> Comano e <strong>di</strong><br />

Groppo San Piero.<br />

12


Comano -Il paese e' rinomato per l'allevamento e una fiera <strong>di</strong> cavalli.<br />

13


Comano - Passeggiata attorno al castello.<br />

14


Comano - Le mura castellane.<br />

16


Quando si voglia dare anche brevi cenni <strong>di</strong> storia su questo estremo lembo <strong>di</strong><br />

Lunigiana, non si puo' non esimersi dal risalire alle antiche popolazioni che l'abitarono.<br />

19


La cosa non e' agevole e le notizie non sono del tutto sicure; e' fuori dubbio<br />

che i progenitori furono i Liguri Apuani e ad essi appartengono i moltissimi<br />

esempi della statuaria megalitica costituita dalle statue-stele, appartenenti<br />

all'ultimo eneolitico, all'eta' del bronzo e le piu' evolute all'eta' del ferro.Queste<br />

stele arcaiche antropomorfe, ritenute da alcuni monumenti funerari, in verita'<br />

ancora avvolte nel mistero,sono state ritrovate un po' ovunque in Lunigiana.<br />

20


Questa popolazione fiera e gelosa della propria liberta' e in<strong>di</strong>pendenza<br />

(Tito Livio, grande storico romano, ce ne tramanda le gesta, sempre pronta a<br />

prendere le armi anche se vinta - durum in armis genus -) combatte' con indomito<br />

valore e con lotte cruente contro i romani dove spesso riporto' vittoria e respinse<br />

l'invasore. I Liguri Apuani erano stanziati nelle regioni che pressapoco<br />

corrispondono all'attuale Lunigiana e Garfagnana.<br />

21


Anche se non ne conosciamo la provenienza, sappiamo che questo<br />

antichissimo popolo, sud<strong>di</strong>viso in vari aggruppamenti etnici, stanzio'<br />

prevalentemente sul litorale tirrenico e precisamente da Luni sino a Marsiglia.Li<br />

troviamo a praticare il commercio sul mare con i Fenici. Tito Livio ci <strong>di</strong>ce che nel<br />

193 a.C.i Liguri Apuani invasero il territorio <strong>di</strong> Luni e quello <strong>di</strong> Pisa, dopo<strong>di</strong>che'<br />

un console romano mise a ferro e fuoco i loro castellari e i loro villaggi.<br />

22


Combattuti dai romani senza tregua, finirono per trovare sull'Appennino le<br />

loro <strong>di</strong>fese naturali ed ancor piu'sicuri baluar<strong>di</strong> sulle Alpi Apuane. Divisi in tribu',<br />

abilissimi alla guerriglia per la perfetta conoscenza dei luoghi e l'agilita' dei loro<br />

corpi atti al combattimento ravvicinato, trovarono <strong>di</strong>fesa e sicurezza nei cosidetti<br />

castellari <strong>di</strong> cui rimangono larghe testimonianze in tutta la Lunigiana ed in<br />

particolare nell'alto Tavarone.<br />

23


Lungo il corso dei due rami del Tavarone si conserva il nome <strong>di</strong> questi<br />

castellari: castellaro del Castagneto, castellaro <strong>di</strong> Ropiccio, castellaro <strong>di</strong><br />

Montale, castellaro <strong>di</strong> Monte Sant'Antonio, castellaro <strong>di</strong> Prota, e, <strong>di</strong> piu' grande<br />

interesse per la storia <strong>di</strong> quei nostri lontani progenitori, il castellaro della Torre<br />

del Nocciolo, che, munito <strong>di</strong> un triplice vallo, come si puo' ancora osservare, fece<br />

parte <strong>di</strong> successivi sistemi <strong>di</strong>fensivi costituenti un potente baluardo.<br />

24


Piegati alfine da un impari lotta i Liguri Apuani dovettero dapprima cedere<br />

le armi e molti vennero deportati nel Sannio ma, riconciliati con Roma, rivelarono<br />

ancora il loro valore combattendo con i romani ed iniziando cosi' in queste terre,<br />

una trasformazione fon<strong>di</strong>aria in cui da sempre i romani si rivelarono maestri.Da<br />

semplici famiglie gentilizie o da comandanti militari o legionari qui stanziatisi<br />

derivo' la denominazione dei piu' importanti paesi della vallata.<br />

25


Comano, Crespiano, Catognano, Varano, Tavernelle ecc.. Questa terra<br />

conobbe pure la lunga dominazione dei Longobar<strong>di</strong> contrapposta a quella dei<br />

Bizantini e <strong>di</strong>venne teatro <strong>di</strong> aspre lotte tra quelle genti cosi' <strong>di</strong>verse, le quali a loro<br />

volta, lasciarono a paesi e localita', i segni del loro i<strong>di</strong>oma e della loro cultura. E'<br />

facile riconoscere nelle decorazioni <strong>di</strong> portali la "rosa camuna"che compare nella<br />

monetazione longobarda es.Tremisse aurea <strong>di</strong> Astolfo- Lucca 749-756<br />

26


Di origine longobarda furono i Malaspina che dominarono nel me<strong>di</strong>oevo<br />

buona parte della Lunigiana. Frazionatasi questa casata sino all'inverosimile,<br />

lascio', nello scorrere dei secoli, il ricordo <strong>di</strong> continue risse e <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>e familiari.<br />

Nell'alta valle del Taverone questa <strong>di</strong>nastia non governo' a lungo e lo <strong>di</strong>mostra il<br />

fatto che nelle tre localita' successivamente illustrate non vi e' mai stato rinvenuto<br />

il simbolo malaspiniano dello "spino secco" o " spino fiorito".<br />

27


Nel 1413 si ricorda l'ecci<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Varano, nel quale perdevano la vita ifratelli<br />

Malaspina <strong>di</strong> Olivola. La causa furono i reiterati soprusi inflitti alle popolazioni<br />

quali la richiesta <strong>di</strong> prestazioni d'opera onerose e gratuite, nonche' innumerevoli<br />

tributi ( compreso lo ius primae noctis)<strong>di</strong> cui viene ancora tramandata e<br />

documentata la memoria.Una fiera sollevazione <strong>di</strong> popolo chiedeva ed otteneva<br />

che Varano, Tavernelle e ville a<strong>di</strong>acenti fossero annesse alla casa d' Este.<br />

28


Comano, Torsana e Camporaghena, nell'altra <strong>di</strong>ramazione del Tavarone,<br />

dopo un turbinoso periodo malaspiniano in cui erano state eliminate famiglie<br />

appartenenti ad una feudalita' minore, ebbe ultimo protagonista il marchese<br />

Spinetta Malaspina prima <strong>di</strong> passare sotto il governo della Signoria fiorentina<br />

assieme al vicariato <strong>di</strong> Fivizzano <strong>di</strong> cui faceva parte con Groppo San Piero che gia'<br />

dal 1377 si era dato in accoman<strong>di</strong>gia alla citta' del giglio.<br />

29


Per la sua posizione geografica, dalla conquista <strong>di</strong> Roma, da cui trasse il<br />

nome, Comano ebbe in ogni tempo, una intensa vita politica e militare e il suo<br />

castello <strong>di</strong>venne un formidabile baluardo a guar<strong>di</strong>a dei due passi appenninici:<br />

dell'Ospedalaccio e del Cerreto. Nell'alto me<strong>di</strong>o evo <strong>di</strong>venne corte longobarda dei<br />

Duchi <strong>di</strong> Tuscia stanziati in lucchesia e quasi certamente conobbe le lunghe lotte e<br />

la conseguente sconfitta dei Bizantini.<br />

30


Nella poderosa <strong>di</strong>fesa bizantina questo castron era certamente importante.<br />

Possente per il luogo in cui sorgeva e per le sue strutture ben definite, dal mastio<br />

ben conservato alle torri d'angolo, questa fortezza continuo' per secoli a far buona<br />

guar<strong>di</strong>a ai valichi gia' citati, essendo anche in <strong>di</strong>retta comunicazione con l'altra<br />

fortezza ancor piu' inaccessibile e certamente costruzione coeva, detta <strong>di</strong> Groppo<br />

San Piero.<br />

31


I due castelli non vennero mai meno alle loro funzioni col passar dei<br />

secoli, anzi sotto la signoria dei Malaspina vennero potenziati, come altrove, per<br />

consolidare il loro dominio sulla feudalita' minore.<br />

(Dopo un notevole numero <strong>di</strong> anni in cui la trascuratezza ha messo in<br />

gioco la conservazione <strong>di</strong> queste due importanti costruzioni, recenti lavori <strong>di</strong><br />

recupero sono stati effettuali a salvaguar<strong>di</strong>a del castello <strong>di</strong> Comano. )<br />

32


Il castello <strong>di</strong> Groppo San Piero, <strong>di</strong> cui rimangono poche rovine, venne<br />

costruito sul culmine dei contrafforti dell'Alpe <strong>di</strong> Camporaghena, nell'alta valle<br />

del Taverone e la sua costruzione potrebbe essere antecedente al secolo XI.<br />

Furono costruiti entrambi in<br />

posti strategici e per quanto nel secolo<br />

XI non si abbia notizia alcuna del<br />

castello <strong>di</strong> Groppo San Piero,<br />

ciononostante, per il tipo <strong>di</strong><br />

costruzione, appare coevo a quello <strong>di</strong><br />

Comano.Lo testimoniano gli avanzi<br />

dell'e<strong>di</strong>ficio avente un maschio<br />

centrale quadrangolare isolato e,<br />

come l'altro, resti <strong>di</strong> cinta muraria con<br />

torri <strong>di</strong> fiancheggiamento. Fu<br />

probabilmente opera degli Estensi che<br />

la collegarono strategicamente con le<br />

altre fortezze poste a guar<strong>di</strong>a dei passi<br />

appenninici dell'Ospedalaccio e del<br />

Cerreto.<br />

Si conosce da un documento del 1119, l'esistenza <strong>di</strong> una linea <strong>di</strong> signori,<br />

consanguinei dei Moregnano, che furono feudatari <strong>di</strong> Groppo San Piero e forse<br />

una delle prime istituzioni gentilizie della Casa Estense, infatti venne confermata<br />

a Ugo e Folco d'Este da Arrigo IV nel 1077; quando i Moregnano, altri feudatari<br />

<strong>di</strong> derivazione estense, abbandonarono la Lunigiana nel secolo XII, i signori <strong>di</strong><br />

Groppo San Piero rimasero e si<br />

resero in<strong>di</strong>pendenti. I loro nomi<br />

ricorrono in un atto del 1181, il<br />

quale nomina un nobile Gerardo<br />

<strong>di</strong> Groppo San Piero fedele alla<br />

curia vescovile e in lotta continua<br />

con l'Abbazia <strong>di</strong> San Salvatore <strong>di</strong><br />

Linari.<br />

Questi signori, alleati del<br />

vescovo Gualtieri contro i<br />

Malaspina, furono chiamati a<br />

giurare la pace <strong>di</strong> Aulla nel 1202.<br />

Come risulta ignota la data<br />

<strong>di</strong> costruzione del castello<br />

altrettanto e' sconosciuto il<br />

momento in cui i Malaspina ne<br />

entrarono in possesso.<br />

33


Le frazioni <strong>di</strong> Comano, tutte in me<strong>di</strong>a a 600 m. <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne sul livello<br />

del mare, sono denominate: La Chiesa, La Costa, Imocomano,<br />

Sommocomano, Felegara, Il Piano,Scanderarola, Casa Pelati, La Croce e<br />

Castello.Per ritrovare lo spirito e la suggestione <strong>di</strong> una Lunigiana storica e<br />

dove le antiche case <strong>di</strong> pietra ci parlano del passato, verranno proposte<br />

fotografie <strong>di</strong> Comano localita' Castello.<br />

34


Castello - Ca' d' Pini.<br />

Certamente i Malaspina cominciano ad apparire in questo castello in<br />

tragiche circostanze; nel 1226 il marchese Obizzo <strong>di</strong> Filattiera venne spogliato <strong>di</strong><br />

gran parte dei suoi posse<strong>di</strong>menti tranne <strong>di</strong> questo inespugnabile maniero che<br />

<strong>di</strong>venne poi rifugio per Bernabo', figlio <strong>di</strong> Obizzo, quando re Enzo riapri' con le<br />

sue truppe il transito nella Val <strong>di</strong> Magra.<br />

I marchesi <strong>di</strong> Filattiera non avevano l'intero possesso del castello poiche'<br />

una parte era rimasta agli antichi signori, fu solo nei primi delsecolo XIV che<br />

Spinetta Malaspina lo occupo' contemporaneamente a Comano con le sue ville e<br />

da lui , lasciati per testamento ai marchesi della Verrucola.<br />

Tutti questi posse<strong>di</strong>menti passarono al governo fiorentino prima per<br />

accoman<strong>di</strong>gia nel 1377 e successivamente seguirono le sorti dei posse<strong>di</strong>menti dei<br />

Bosi e la catastrofe <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>nastia.<br />

E' anche da sottolineare che Comanocon le sue ville, <strong>di</strong>versamente dal resto<br />

dell'alta valle del Tavarone rimase da sempre legato alle sorti <strong>di</strong> Fivizzano.<br />

35


Castello - Portale d'ingresso alla corta d' Pini.<br />

36


Castello - Portale interno alla corta.<br />

37


Castello - ca' d'iSarti.<br />

38


Castello - Incisione sconosciuta agli abitanti ed ignoto il significato.<br />

Nel territorio <strong>di</strong> Comano, entro i confini dell'antichissima pieve <strong>di</strong><br />

Crespiano, dovettero estendersi anche i territori e i vasti posse<strong>di</strong>menti della<br />

famiglia longobar<strong>di</strong>ca che <strong>di</strong>ede origine alle consorterie feudali degli Erberia, dei<br />

Dallo, dei Bosi, uniti da vincoli politici e forse anche <strong>di</strong> consanguineita', con la<br />

con la gran contessa Matilde <strong>di</strong> Canossa.<br />

Inizialmente i territori del comanese appartennero ai Bosi fino alla<br />

Verrucola e in seguito, per circostanze ignote ma forse per successioni legittime,<br />

trattandosi <strong>di</strong> famiglie originate dal medesimo ceppo, alla consorteria dei Nobili o<br />

conti <strong>di</strong> Dallo.<br />

Questi erano proprietari <strong>di</strong> Comano e <strong>di</strong> buona parte delle sue terre, mentre<br />

una piccola parte era stata assegnata al marchese Obizzo Malaspina per privilegio<br />

da Federico Barbarossa nell'anno 1164.<br />

Quando i Malaspina arrivarono alla <strong>di</strong>visione del 1221, queste terre<br />

andarono al ramo <strong>di</strong> Filattiera e in seguito alla successiva ripartizione <strong>di</strong> questo<br />

feudo nel 1275 passarono al marchesato <strong>di</strong> Olivola sotto il dominio <strong>di</strong> Francesco<br />

figlio del marchese Bernabo' Malaspina.<br />

39


Castello - Madonna del Rosario.<br />

40


Castello - Iscrizione della casa dei Torra: MELIUS EST DARE QUEM<br />

ACCIPERE D JOVANES MARIA TORRA (......) 1719.<br />

Accanto alla casa dei Torra si affaccia, su una bella aia lastricata in piagne, una<br />

seconda proprieta' che era stata sicuramente un oratorio. Una facciata in cui si aprono<br />

finestre dagli architravi abilmente scolpiti, un ingresso che da' accesso a piu' porte dai<br />

poderosi quarai decorati, e una vela sul lato della casa dove da poco tempo e' scomparsa la<br />

campana documentano che nella proprieta' dei Torra era ubicato quello che un tempo era<br />

stato l'oratorio <strong>di</strong> questo antico nucleo.<br />

41


Castello - fon<strong>di</strong>, stalle e cantine.<br />

42


Castello - Antichi vòlti.<br />

43


Castello - Ca' d'Longobar<strong>di</strong> d'Sisto'.<br />

44


Castello - Architrave con croce<br />

Quando i Dallo si resero conto della pericolosita' <strong>di</strong> quei potenti condomini<br />

che erano i Malaspina, sulla fine del 1200, posero i loro feu<strong>di</strong> in accoman<strong>di</strong>gia del<br />

comune <strong>di</strong> Lucca, il quale occupo' militarmente Torsana e Camporaghena.<br />

Nel frattempo molte lotte fratricide avevano fatto tramontare la grande<br />

famiglia dei Dallo, poiche' tra varie ed agitate vicende, nelle zone tra Reggio,<br />

Modena e Mantova, erano incorsi in omici<strong>di</strong> perpetrati dagli stessi membri della<br />

casata; un certo Moroello era stato assassinato da Bonaccorso e Baccarino, suoi<br />

consanguinei<br />

I Malaspina, nella persona del Marchese Spinetta il grande, dopo aver vinto<br />

e allontanato le forze lucchesi e Castruccio Castracani dai suoi posse<strong>di</strong>menti,<br />

assali' i due assassini, l'uno a Comano e l'altro a Scanderarola e li fece decapitare.<br />

Successivamente tutti i castelli dell'alta valle del Taverone rimasero in<br />

possesso <strong>di</strong> Spinetta e tutti <strong>di</strong>menticarono che i <strong>di</strong>ritti sul territorio appartenevano<br />

invece al marchesato <strong>di</strong> Olivola.<br />

Alla morte <strong>di</strong> Spinetta, Comano fu compreso nei territori assegnati ai<br />

marchesi della Verrucola e segui' le vicende succedute alla catastrofe <strong>di</strong> questa<br />

<strong>di</strong>nastia.<br />

45


Castello - ca' d'Domenico Galeazzi.<br />

46


Castello - Ca' d'Sante Domenichelli.<br />

47


Castello - La ca' d'i Pini.<br />

48


Castello - Ca' d' Conti.<br />

50


Castello - Salita alla montadella.<br />

Fino ad oggi non risulta che nelle valle del Tavarone sia stata rinvenuta<br />

traccia <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amenti risalibili all'eta' della pietra, ma cio' significa soltano che<br />

in questa ampia zona non vi sono state specifiche ricerche e l' affioramento <strong>di</strong><br />

questi reperti risulta piuttosto <strong>di</strong>fficile. Ciononstante vi siano molte<br />

testimonianze che rientrano nella sfera dei culti legati alla pietra, materia tenace<br />

ed incorruttibile che esprime il senso dell'eterno.<br />

Le testimonianze piu' significative delle popolazioni che hanno abitato la<br />

valle nel periodo preromano sono rappresentate dalle statue-stele e da alcuni<br />

toponimi.Gli uni e le altre coincidono per darci informazioni da angolazioni<br />

<strong>di</strong>verse. Le statue stele finora rinvenute in questa valle sono tre: Venelia,<br />

Castagneta <strong>di</strong> Licciana e Taponecco, risalibili dall'eta' del bronzo ad alcuni<br />

secoli a.C.<br />

Trattando <strong>di</strong> toponomastica possiamo rilevare che nella valle del Tavarone<br />

si e' conservato uno dei rarissimi nomina dell'antica mitologia ligure: quello <strong>di</strong><br />

Comano.<br />

51


Castello - Vicolo, volto e stalle.<br />

52


Castello - Ca' d' Sarti Antonio d'la Scola.<br />

Il nome Comano deriva dal popolo dei Segobrigi che nel VI secolo a.C.<br />

abitava la zona dell'attuale Marsiglia.<br />

Figlio del re Nanno, Comano, una volta <strong>di</strong>venuto re, cerco' <strong>di</strong> espugnare<br />

54


Castello - Ca' d' Galeazzi Elisa.<br />

Marsiglia penetrando nella cerchia <strong>di</strong>fensiva della citta', ma una donna<br />

della sua stessa famiglia reale lo tra<strong>di</strong>' rivelando il progetto dei liguri, per cui<br />

l'ignaro Comano venne catturato e ucciso.<br />

55


Castello - Il gra<strong>di</strong>le d' Bergar<strong>di</strong>.<br />

56


Castello - Gra<strong>di</strong>le.<br />

La castagna ha rappresentato nei tempi andati l'unica base sicura<br />

dell'alimentazione per la popolazione lunigianese specialmente nelle zone <strong>di</strong><br />

montagna, nelle vallate magre e nelle localita' sperdute e lontane da centri abitati.<br />

Norme precise e sanzioni severe proteggevano la coltivazione del castagno<br />

e queste erano inserite in tutti gli Statuti delle varie comunita' da Rocca Sigillina a<br />

Tresana, da Equi a Moncigoli, Da Gragnola a Pontremoli (Statuto dei 1391).<br />

Per le popolazioni della Lunigiana il castagno era tutto: cibo, legname da<br />

lavoro e riscaldamento,lettiera per il bestiame, riserva per funghi e prodotti del<br />

sottobosco. Il legno era adoperato per pareti <strong>di</strong>visorie, travi per il tetto, serramenti,<br />

pavimenti, telai <strong>di</strong> varo genere, solai, cassapanche, mastre, canterani, seggiole,<br />

barili, doghe, vincigli e mazzaranghe. Le foglie piu' belle erano poi conservate per<br />

cuocere le pattone e la crescente ( l'alva').<br />

Al momento della raccolta delle castagne, fin dal mattino presto, le donne<br />

partivano per la raccolta delle castagne prima sui confini, poi all'interno del<br />

castagneto. Si facevano due passade, poi era possibile a chiunque accedere e<br />

raccogliere le poche castagne rimaste.<br />

57


Castello - Stalle e cantine dei Bergar<strong>di</strong>.<br />

58


Castello - Stalla d'Giovanni Bargar<strong>di</strong>.<br />

59


Castello- ca' d' Malon.<br />

Alla raccolta delle castagne si pagavano le decime.La decima parte del<br />

raccolto andava a beneficio della Confraternita per le funzioni <strong>di</strong> suffragio ai<br />

defunti, per le casse da morto dei poveri e l'escavazione della loro fossa nel<br />

cimitero. I poveri erano veramente molti. Le castagne delle decime erano mandate<br />

all'incanto da massari ban<strong>di</strong>tori.<br />

Dopo la raccolta le castagne erano portate nel gra<strong>di</strong>le della casa <strong>di</strong><br />

abitazione, che spesso corrispondeva alla cucina, e li' subivano l'essicazione.<br />

Per la castagnatura spesso venivano assunte le donne che oltre al<br />

mantenimento giornaliero erano pagate con 10 quartari <strong>di</strong> castagne secche ( 170<br />

kg <strong>di</strong> farina) oppure un cavagno <strong>di</strong> castagne scelte ogni sera.<br />

Verso <strong>di</strong>cembre si provvedeva alla sgusciatura delle castagne con la<br />

mazzaranga ( un cerchio piatto <strong>di</strong> legno con un manico lungo al centro che veniva<br />

calato dall'alto sulle castagne).<br />

Si passava poi tutto al vaglio per separare la parte migliore del prodotto.<br />

Pistadori e vandadore venivano pagati con quattro pasti al giorno piu' due<br />

pezzi <strong>di</strong> pattona e uno <strong>di</strong> alva' d' castagn.<br />

60


Castello - Ca' d'Bergar<strong>di</strong> d' Giovanni d'France'.<br />

61


Comano - Ca' d' Musetti.<br />

62


Comano - Ca' Musetti - Madonna del Montenero.<br />

63


Comano -Il Cavaliere del lavoro, Michele Romiti, detto Badoglio.<br />

Vive a Comano, ancora bello, ar<strong>di</strong>to e forte, l'alpino <strong>di</strong> 84 anni,che e' riuscito a<br />

rientrare dalla campagna <strong>di</strong> Russia. Nato a S.Paolo in Vendaso nel 1919 da Maria<br />

Bocchi ed Eugenio Romiti.<br />

64


Cappello del 2° Reggimento Alpini Battaglione S. Dalmazzo-DivisioneCuneense.<br />

Quando ancora frequentava la scuola d'obbligo venne mandato a lavorare<br />

presso dei parenti. Per 5 lire al <strong>di</strong>' dai 14 ai 19 anni, con la Forestale, ando' a<br />

piantar pini a Sassalbo. Quando venne <strong>di</strong> leva lo scartarono e fu messo in congedo<br />

illimitato. Richiamato a 19 anni, fu assegnato al Battaglione Alpini- Borgo S.<br />

Dalmazzo col grado <strong>di</strong> caporale e per 6 giorni ando' in guerra sul Col Maurin<br />

contro la Francia. Nel 1940 era gia' in Albania e silurato sulla nave Firenze nel<br />

porto <strong>di</strong> Vallona, nell'in<strong>di</strong>fferenza della popolazione locale, si salvo' aggrappato<br />

ad una zattera alla deriva.Passato al 22 Reggimento Salmerie - 9° Battaglione<br />

Camicie Nere, passo' alcuni mesi a rifornire il fronte.Fu in Ucraina, in Siberia e in<br />

Mongolia come prigioniero e nella battaglia della Nicolajewca ( <strong>di</strong> 150.000 si<br />

salvarono 50.000) ebbe tibia e perone spaccati. Salvo' la sua gamba steccata alla<br />

meglio e la sua vita dal tifo petecchiale.Rimpatriato traverso' il Kossovo e tra mille<br />

<strong>di</strong>fficolta' ( ponti e strade <strong>di</strong>strutti) arrivo' a Durazzo e venne imbarcato per Bari<br />

dove rimase in quarantena prima <strong>di</strong> raggiungere Cuneo.Congedato si sposo' e<br />

ando' in Maremma con le pecore <strong>di</strong> ca' Giannino per 14 anni. Decise in seguito <strong>di</strong><br />

andare a lavorare in Francia e per 7 anni lavoro' vicino a Grenoble, ed altri 2 anni<br />

in Svizzera prima <strong>di</strong> trovare un tranquillo posto <strong>di</strong> lavoro in Italia.<br />

E meno male che alla visita <strong>di</strong> leva venne riformato!<br />

65


Strada per Torsana.<br />

67


La Lunigiana subi' in tempi assai remoti forti influssi celtici ed etruschi i<br />

quali sono documentati dalle statue stele rinvenute.E' probabile che il nome<br />

Comano, cosi' ben documentato nella storia dei Segobrigi fosse presente anche<br />

nella liguria orientale.<br />

In una prima forma inse<strong>di</strong>ativa il nome <strong>di</strong> Comano, che nel nome collettivo<br />

rappresento'piu' paesi sparsi e su un modello noto in varie altre parti, venne<br />

definito una formazione pagense; un pago romano derivante dagli inse<strong>di</strong>amenti<br />

che avevano scolpito le statue stele.<br />

Nelle decime bonifaciane del 1275 veniamo a conoscenza che la cappella <strong>di</strong><br />

Comano assieme a quella <strong>di</strong> Varano,Camporaghena e Cisigliana <strong>di</strong>pendeva dalla<br />

pieve <strong>di</strong> Crespiano mentre quella <strong>di</strong> Torsana assieme a quelle <strong>di</strong> Gabbiana e<br />

Taponecco <strong>di</strong>pendevano da San Caprasio <strong>di</strong> Aulla.<br />

Sempre nell'ambito territoriale della pieve <strong>di</strong> Crespiano si trovava<br />

l'Abbazia dei Santi Salvatore e Bartolomeo <strong>di</strong> Linari che controllava il passo<br />

omonimo ed assolveva ad una importante funzione viaria , commerciale ed<br />

economica ed orpedaliera.Ne abbiamo notizia dal 1034 ma e' probabile una data<br />

anteriore.<br />

68


In cammino per Torsana. Canale <strong>di</strong> Tranci'.<br />

69


TORSANA<br />

Torsana - Il piu' alto paese sull'Arpa.<br />

Esistono documenti attestanti sicure vicende relative alla valle del<br />

Tavarone sino dal secolo X e XI.<br />

Senza elencarli ma utilizzare succinte in<strong>di</strong>cazioni per questa valle <strong>di</strong>remo<br />

che, dopo il mille succede in Val <strong>di</strong> Magra il periodo obertengo e, nella valle del<br />

Tavarone, il predominio <strong>di</strong> una delle quattro stirpi <strong>di</strong>scendenti, quella estense, cui<br />

nel secolo XII subentrano i Malaspina ( privilegio <strong>di</strong> Federico I Barbarossa a<br />

Obizzo Malaspina nel 1164).<br />

Gia' sotto gli Obertenghi e, sicuramente con gli Estensi, si erano<br />

determinate delle subinfeudazioni e consorterie; minori signori si erano costuituiti<br />

in centri <strong>di</strong>versi, che , anche con l'avvento dei Malaspina, avevano mantenuto<br />

possessi e prerogative secondo il <strong>di</strong>ritto feudale.<br />

Si tratta dei Moregnano, originari della val d'Enza, che avevano i loro punti<br />

<strong>di</strong> forza nei due castelli piu' importanti nel secolo XII: Panicale e Groppo San<br />

Piero.<br />

70


Torsana - La piazzetta della panchina.<br />

71


Torsana - La Madonna <strong>di</strong> ca' Giannarelli.<br />

Questi feudatari, alleatisi coi vescovi, contrastarono a lungo le pretese<br />

malaspiniane anche, quando con la nota <strong>di</strong>visione del 1221, a Obizzo Malaspina<br />

del capofeudo <strong>di</strong> Filattiera furono attribuiti i possessi e i <strong>di</strong>ritti in riva sinistra del<br />

la Magra, definiti "spino fiorito".<br />

Le lotte tra guelfi e ghibellini entrarono nella valle del Tavarone e<br />

specificamente in Groppo San Piero, castello quasi inespugnabile, dove trovera'<br />

rifugio Obizzo Malaspina quando re Enzo occupera' Filattiera nel 1226.<br />

Nel 1275 fra i condomini <strong>di</strong> Filattiera, i borghi ed i castelli della valle, per<br />

intero o per quote, passarono al marchese Francesco che pose Olivola al centro del<br />

suo amplissimo dominio.<br />

Dobbiamo comunque sottolineare la persistenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti almeno in Groppo<br />

San Piero e in Comano, <strong>di</strong> antichi toparchi e signori come i ricordati Moregnano,e<br />

particolarmente in Comano e pertinenze, dei Dallo e dei Bosi.<br />

Ai primi del 1400 continuarono a sottostare al feudo <strong>di</strong> Olivola solo<br />

Varano, Ripola, Tavernelle, Apella e Taponecco mentre la bassa valle del<br />

Tavarone passo' ai Marchesi <strong>di</strong> Villafranca.<br />

.<br />

72


Torsana - - La pietra porta la data del 1899 e il monogramma <strong>di</strong> Leri Eugenio.<br />

73


Torsana - Vicolo d'ingresso al paese.<br />

74


Torsana - L'aia antistante ca' d' Leri.<br />

75


Torsana - Il portone <strong>di</strong> ca' d' Leri e' sempre aperto in ogni stagione.<br />

76


Torsana - cancello <strong>di</strong> ca' d' Asti.<br />

77


Torsana - Portale <strong>di</strong> ca'd' Asti.<br />

78


Torsana - La chiave <strong>di</strong> volta del portale d' ca' d' Asti reca la data del 1661.<br />

Se la valle da sud fino alla confluenza dei due rami del Tavarone era un<br />

possesso dei marchesi <strong>di</strong> Villafranca, a nord, il ramo occidentale sino ai confini<br />

del bagnonese appartenne agli Estensi mentre il ramo orientale confinante con<br />

Fivizzano, Comano con Camporaghena e Torsana, appartenne ai Malaspina della<br />

Verrucola.<br />

Sotto il dominio dei Malaspina entrarono in vigore degli Statuti, forse a<br />

compen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> antichi patti e convenzioni <strong>di</strong> perio<strong>di</strong> piu' antichi.Il loro testo e'<br />

ignoto perche' concessi gia' prima del 1250 alle terre soggette a Bernabo' e<br />

Isnardo figli <strong>di</strong> Opizzino, mentre quelli del 1303, concessi dai <strong>di</strong>scendenti <strong>di</strong><br />

Federico Malaspina ed emanati da Tobia Spinola entrarono in vigore su tutte le<br />

terre malaspiniane prendendo il nome <strong>di</strong> " Statuti <strong>di</strong> Aulla".<br />

Questi segnarono l'evoluzione della situazione economico-sociale e civile<br />

poiche'i rapporti tra gli uomini e i ceti dovevano essere risolti solo con una<br />

definizione <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti e <strong>di</strong> doveri garantiti da leggi che fissavano norme cui far<br />

riferimento o appellarsi.<br />

79


Torsana - Madonna <strong>di</strong> ca'd' Asti con la data del 1661.<br />

80


81<br />

Torsana -Ingresso della<br />

chiesa parrocchiale de<strong>di</strong>cata a San<br />

Giacomo.<br />

a lato - L'antico architrave<br />

dell'ingresso usato come scalino.


Torsana - Portale laterale della chiesa dal quale era usanza che, per assistere<br />

alle funzioni religiose, entrassero solamente gli uomini.<br />

82


Torsana - Interno della chiesa parrocchiale. Le donne usavano entrare<br />

dall'ingresso principale e sedevano nelle panche, gli uomini <strong>di</strong>etro l'altare.<br />

83


Architrave della porta sud; reca la data del 1744.<br />

Torsana -La chiesa e' stata rifatta nei 1927 dopo il grande terremoto del 1920.<br />

84


Torsana - Ca' degli Asti.<br />

85


Torsana - La fontana del paese, il vecchio lavatoio e<br />

l'abbeveratoio per le bestie.<br />

La<br />

comunita' <strong>di</strong><br />

Torsana nel<br />

secolo scorso<br />

contava meno<br />

<strong>di</strong> cento abitanti<br />

e la proprieta'<br />

terriera era<br />

molto<br />

frazionata.<br />

Quasi<br />

tutti erano<br />

piccoli<br />

proprietari e<br />

possedevano<br />

greggi che<br />

transumavano<br />

in maremma<br />

nell'inverno mentre<br />

d'estate erano libere<br />

nei pascoli montani<br />

assieme ai bovini. La comunita' possedeva dal 1880 il dorsale dell'Appennino,<br />

proprieta' in<strong>di</strong>visa <strong>di</strong> cui ogni capofamiglia possedeva un'azione. Per questi beni<br />

sociali vengono tutt'oggi esborsati in tasse circa 300 euro l'anno.<br />

Nel 1948 gli abitanti <strong>di</strong> Torsana chiesero al comune <strong>di</strong> poter avere l'acqua<br />

nelle abitazioni e per ottenerla Nar<strong>di</strong>ni Alfredo ed il fratello, Giannarelli Nestore,<br />

Mario, Cesare e Giovanni, Giubbani Paolo,Bal<strong>di</strong>ni Pietro, Renato, Amerigo,<br />

Quinto e Nello, Asti Domenico ed altri si presero l'impegno <strong>di</strong> scendere avanti <strong>di</strong>'<br />

( prima del lavoro nei campi) a Comano, prendere i tubi e portarli a spalla fino a<br />

Torsana per costruire l'acquedotto. Si chiede Alfredo, unico abitante del paese e<br />

della sua casa, perche' dopo aver contribuito con gran fatica alla costruzione<br />

dell'opera, deve ora pagare un impegno fisso <strong>di</strong> 100 metri cubi fissi piu' quelli<br />

effettivamente consumati.<br />

Nel 1958 quando gli abitanti del paese chiesero invano al comune <strong>di</strong> poter<br />

avere una strada carrozzabile che li allacciasse a valle decisero <strong>di</strong> realizzarsela<br />

pagandone coi propri mezzi la costruzione e poiche' non tutte le famiglie<br />

possedevano il denaro necessario ricorsero alla ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> una parte dei loro beni<br />

sociali. Profittando <strong>di</strong> una <strong>di</strong>tta che gia' in loco lavorava per un prolungamento<br />

viario sino alla sede della Nato al Lagastrello decisero un tracciato, che<br />

traversando i terreni <strong>di</strong> loro proprieta', allacciasse Torsana al paese <strong>di</strong> Comano.<br />

87


Torsana - Vicolo del paese.<br />

88


Torsana - Grossi monoliti negli architravi delle case in rovina.<br />

89


Torsana - Vicolo.<br />

90


Torsana - Vicolo.<br />

91


Torsana - Ca' d' Bal<strong>di</strong>ni Nello.<br />

93


Torsana - Ca' d'Giannarelli Mario.<br />

94


Torsana - Le "testine".<br />

95


Solo nella chiave <strong>di</strong> volta del<br />

portale <strong>di</strong> casa Leri ritroviamo a Torsana il<br />

simbolo longobardo <strong>di</strong> quella chiamata<br />

comunemente "rosa camuna". Tale<br />

simbolo, era usato nella monetazione<br />

longobarda.<br />

Sopra : tremisse longobarde <strong>di</strong><br />

Astolfo della zecca <strong>di</strong> Lucca 749 -756.<br />

96


97<br />

Le "testine".<br />

Queste due piccole sculture<br />

sono state collocate in epoca<br />

successiva alla costruzione della<br />

casa Giannarelli.<br />

Il portale della casa riporta<br />

la data del 1734 ma le due sculture<br />

sono sicuramente <strong>di</strong> epoca molto<br />

anteriore.<br />

Era usanza scolpire sulla<br />

facciata delle case in Lunigiana,<br />

angeli a protezione della casa e<br />

demoni a <strong>di</strong>fesa dai malviventi.<br />

Questa collocazione sullo<br />

spigolo prospiciente la via e la<br />

scala aveva sicuramente lo scopo<br />

sopraddetto.<br />

Anche se non appartenenti a<br />

casa Giannarelli queste sculture<br />

non vengono da lontano.


Torsana - " Le testine ".<br />

98


Torsana - La Madonna <strong>di</strong> Loreto - Sacro e profano a salvaguar<strong>di</strong>a della casa.<br />

99


Torsana - Altra immagine della Madonna sulla facciata <strong>di</strong> una casa.<br />

100


Torsana - Ca'd' Bal<strong>di</strong>ni Nello. T. B. A.D. 1600 VI JULI<br />

Torsana - Ca' d' Giannarelli Mario.<br />

101


Torsana - uscita a sud del paese.<br />

102


Torsana - Arco d' quei d' Ja' (Jacopo).<br />

103


Torsana - neve sull'Appennino.<br />

104


Torsana - Prima neve nel vicolo.<br />

105


106


107


Torsana - scala dei Giannarelli.<br />

108


Torsana, la neve da ca' Leri.<br />

109


Alfredo Nar<strong>di</strong>ni sulla porta della casa <strong>di</strong> nonna Rosa Leri.<br />

110


Alfredo<br />

Nar<strong>di</strong>ni e' nato a<br />

Torsana il 16<br />

gennaio del 1922 da<br />

Rosa Leri e<br />

Bartolomeo. Per<br />

frequentare la scuola<br />

d'obbligo ogni<br />

mattina si recava a<br />

Camporaghena per il<br />

sentiero che dalla<br />

piazzetta, passando<br />

sotto l'arpa, arrivava<br />

all'oratorio del<br />

castello.A 13 anni<br />

lavorava a 5 lire al<br />

"Gatto " l'amico <strong>di</strong> Alfredo.<br />

giorno per piantare<br />

pini per conto della<br />

Forestale e intanto lavorava i suoi campi e faceva anche il taglialegna. Nel 1941, a<br />

21 anni, venne assunto nella polveriera <strong>di</strong> Val<strong>di</strong>locchi e chiamato alle armi<br />

raggiunse il 18° reggimento artiglieria all'Aquila destinazione Castoria - Grecia.<br />

Nel 1942 e' a Roma e in seguito a Livorno al 26° battaglione come carabiniere.<br />

L'otto settembre si ritrova a Firenze e <strong>di</strong>sarmato ( il capitano ha consegnato le armi<br />

ai tedeschi) viene portato a Bologna destinazione Germania. Riesce a scappare e<br />

su un autotreno carico <strong>di</strong> scope ritorna a Parma e da li' con mezzi <strong>di</strong> fortuna e molte<br />

traversie e' ad Aulla. Arrivare a pie<strong>di</strong> a Torsana attraverso i campi <strong>di</strong> notte era stato<br />

faticoso ma Alfredo trovo' la forza perche' andava verso la sua casa e la sua<br />

famiglia con la gioia in cuore. Dal 1945 al 48 fu ancora carabiniere e congedato,<br />

rimase a lavorare i suoi campi a Torsana fino al 1956. Ando' in Svizzera a lavorare<br />

in galleria per posizionare tubazioni d'acqua e dopo tre anni, nel 1958, rientro'<br />

definitivamente a vivere col fratello a Torsana. Alterna il lavoro dei campi<br />

all'allevamento dei bovini e al lavoro come muratore e la sua vita sarebbe scarsa<br />

serena se non gli fosse mancato il fratello stroncato da un male incurabile.<br />

Alfredo e' un bell'uomo alto, robusto, cor<strong>di</strong>ale e da anni, e' l'unico abitante<br />

<strong>di</strong> Torsana. Quando si arriva sulla piazzetta del paese piu' alto della Lunigiana,<br />

incontri prima il suo Gatto che cammina verso <strong>di</strong> te sul muro che recinge l'aia <strong>di</strong><br />

ca' Leri, poi se Alfredo vuole e se gli piaci, potra' farsi intravvedere dentro la porta<br />

della sua casa, che rimane sempre aperta anche d'inverno, mentre ripara una<br />

grossa trappola per topi ( il suo Gatto, mentre e' spesso segnato da profonde ferite<br />

riportate nel combattimento con gli animali selvatici,non ama assolutamente<br />

rincorrere i topi per cui Alfredo, deve provvedere personalmente).<br />

111


112


I Groppi <strong>di</strong> Camporaghena<br />

113


CAMPORAGHENA<br />

Camporaghena - panorama.<br />

L' Alpe <strong>di</strong> Camporaghena e' la montagna piu' alta della catena centrale<br />

dell'Appennino Toscano. La sua giogaia si collega a est con l'Alpe <strong>di</strong> Mommio e a<br />

ponente col monte Orsaio <strong>di</strong>videndo la Toscana dall'Emilia. Dal suo dorso hanno<br />

origine i fuimi Enza e Secchia che versano nell'Emilia, mentre verso la Toscana<br />

scendono ilTavarone ed il Rosaro.<br />

Dall'Alpe <strong>di</strong> Camporaghena e da quella contigua <strong>di</strong> Mommio si <strong>di</strong>ramano<br />

in Val<strong>di</strong>magra vari contrafforti che si estendono sino all'alveo dell'Aulella. Dal<br />

lato della Lunigiana i pen<strong>di</strong>i dell'Alpe sono molto piu' erti rispetto all'opposto lato<br />

della pianura padana.<br />

L'Alpe <strong>di</strong> Camporaghena e' una montagna importante riguardo alle<br />

presenze <strong>di</strong> molteplici esemplari <strong>di</strong> flora alpina ed altrettanto per la qualita' <strong>di</strong><br />

rocce e filoni metalliferi presenti nel terreno.<br />

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Camporaghena - La fotografia evidenzia la frana che altera il manto<br />

boscoso. Si puo' notare in alto a sinistra, sulla cima, il primo segno <strong>di</strong> degrado che<br />

successivamente si allarga e circonda a tenaglia il nucleo delle case.<br />

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Camporaghena - Questo e' il primo e<strong>di</strong>ficio del luogo chiamato Castello al<br />

l' inizio della strada che raggiunge Torsana. La piccola finestrella lo potrebbe far<br />

configurare un oratorio, che come in alte localita',erano posti all'inizio del paese.<br />

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Camporaghena - Panorama della chiesa.<br />

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Camporaghena - Salita al castello.<br />

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Camporaghena - Portale dell'antico castello.<br />

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Camporaghena - Un antico gra<strong>di</strong>le.<br />

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Camporaghena - vicolo del Paese; da notare il tipo <strong>di</strong> copertura del tetto.<br />

Camporaghena, come quasi tutti i paesi <strong>di</strong> Lunigiana ha origini molto<br />

antiche. Questi inse<strong>di</strong>amenti, a notevoli altitu<strong>di</strong>ni, erano costituiti quasi<br />

esclusivamente da popolazioni de<strong>di</strong>te alla pastorizia. Mentre a Torsana si<br />

allevavano preferibilmente bovini, a Camporaghena nel secolo scorso si potevano<br />

contare oltre venti greggi <strong>di</strong> cento centocinquanta capi.<br />

Sotto il nome <strong>di</strong> beni sociali, il paese possedeva una certa superficie <strong>di</strong><br />

terreno e boschi i quali erano in<strong>di</strong>visibili e si possedevano a quote.I terreni<br />

venivano coltivati a grano e patate mentre i boschi <strong>di</strong>ventavano i pascoli degli<br />

animali durante l'alpeggio.<br />

E' bellissimo notare come, in tutto il borgo, ogni famiglia abbia arricchito il<br />

proprio portale con bellissime chiavi <strong>di</strong> volta e artistiche Madonne scolpite quasi<br />

sempre nel marmo.Una parte <strong>di</strong> questi portali sono stati ricostruiti dopo il grande<br />

terremoto che colpi' tutta la Lunigiana nel 1920, altri, assieme alla casa (non si<br />

notano i mattoni nel tessuto della costruzione) non hanno subito danni.<br />

In tutto il paese sono stati reperiti soltanto in due portali i simboli della<br />

"rosa camuna" e, <strong>di</strong>versamente da ogni altro paese della Lunigiana, non vi e'<br />

traccia alcuna del simbolo malaspiniano " spino secco o fiorito".<br />

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Camporaghena -La chiesa parrocchiale de<strong>di</strong>cata ai SS. Pietro e Paolo.<br />

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La chiesa parrocchiale, conservata e custo<strong>di</strong>ta con estrema cura, resta salda a<br />

conforto e <strong>di</strong>fesa del suo popolo.<br />

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Camporaghena - L'antico cimitero sconvolto da eventi sismici.<br />

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In questo contesto sconvolto dalla natura, lo<strong>di</strong>amo l'opera e la volonta' <strong>di</strong><br />

coloro che si adoperano per conservare i ricor<strong>di</strong> e gli affetti del passato nella<br />

<strong>di</strong>gnita' che essi ci hanno <strong>di</strong>mostrato.<br />

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GLI SPOSI<br />

Nar<strong>di</strong>ni Anna Maria<br />

1851-924 Anima rara <strong>di</strong> buoni<br />

costumi<br />

Leri Isidoro 1849-923<br />

Sposo e padre affettuoso<br />

Il figlio Raimondo a<br />

perenne ricordo pose.<br />

I bambini che non<br />

conobbero a lungo la gioia della<br />

vita rimangono coi loro nomi nel<br />

ricordo <strong>di</strong> noi tutti e sembrano<br />

giocare per sempre sul prato.


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Questa casa ha murata nello spigolo in alto a destra, una pietra che potrebbe<br />

significare l'in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> un fatto storico: l'in<strong>di</strong>pendenza dagli Estensi.<br />

Il 26 agosto 1458, tutti i castelli del marchesato <strong>di</strong> Fivizzano<br />

(Camporaghena inclusa poiche' ne faceva parte) si <strong>di</strong>edero in accoman<strong>di</strong>gia alla<br />

repubblica Fiorentina, la prima volta per anni <strong>di</strong>eci con atto pubblico, alla data gia'<br />

in<strong>di</strong>cata, me<strong>di</strong>ante la persona del marchese Bartolommeo Malaspina, cui allora<br />

appartenevano.In seguito il 6 marzo 1477 gli abitanti <strong>di</strong> Fivizzano e del suo<br />

<strong>di</strong>stretto essendosi sottratti all'obbe<strong>di</strong>enza dei Malaspina si dettero<br />

spontaneamente al Comune <strong>di</strong> Firenze. I reggitori, nel 1480, assegnarono una<br />

pensione mensuale a Giorgio e Antonio, fratelli, e figli dell'ucciso Spinetta <strong>di</strong><br />

Bartolommeo Malaspina.<br />

Osservando bene la pietra non possiamo non accorgerci che il braccio con<br />

la mano alza il simbolo del Comune <strong>di</strong> Firenze come per schiacciare, colpire o<br />

sovrapporlo a quello della " rosa camuna", simbolo lombardo.<br />

La storia della Lunigiana ci insegna che i Malaspina provenivano dalla<br />

pianura padana, erano <strong>di</strong> origine longobarda ed un ramo della famiglia dette<br />

origine agli Estensi, signori dei luoghi dell'alta Lunigiana <strong>di</strong> cui Camporaghena<br />

faceva parte.<br />

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Camporaghena - Il Giglio,simbolo della repubblica <strong>di</strong>Firenze, la rosa<br />

camuna, simbolo longobardo e la data del 1484.<br />

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Sopra: anno 1999; sotto anno 2002.<br />

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Camporaghena - Cristo, estremo baluardo alla frana.<br />

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sopra: Abbeveratoio a castello sotto: Fontana delle tre cannelle.<br />

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Camporaghena - Alfredo Nar<strong>di</strong>ni.<br />

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Alfredo Nar<strong>di</strong>ni, l'ultimo pastore.<br />

Nasce a Camporaghena il 21 marzo 1925 da Maddalena Rosa Chinca e da<br />

Nicola, detto Lindo. A sette anni, dopo la scuola va gia' a pascolare le pecore e a<br />

tre<strong>di</strong>ci e' gia' col padre in viaggio con il gregge verso la maremma.<br />

Ricorda ancora la transumanza con le soste per gli animali durante la notte;<br />

il grande ombrello verde che riparava dalla pioggia e dal sole, i cani ben addestrati<br />

che recuperavano le pecore al primo fischio, la bisaccia per gli agnelli che appena<br />

nati non sapendo ben camminare dovevano essere portati a spalla.<br />

Adolfo lasciava Camporaghena col gregge a settembre, dopo la tosatura,<br />

per Scarlino, Gavorrano o Follonica e a maggio, ritornato al paese,<br />

accompagnava il gregge in Arpa al Pradaccio o all'Ospedalaccio vicino ai ruderi<br />

del vecchio monastero e alle sorgenti del Secchia dove gli animali rimanevano in<br />

alpeggio sino alla nuova partenza per la pianura.<br />

Aveva presto imparato a mungere le pecore, fare il formaggio e la ricotta.<br />

Sapeva tosare gli animali il cui vello era poi portato a Sassalbo dalle donne perche'<br />

ne fossero fatte coperte e tessuti.<br />

Oggi,come d'abitu<strong>di</strong>ne, Adolfo, passa l'inverno a Follonica dove, con<br />

nostalgia, raggiunge ogni giorno i suoi amici: i pastori superstiti.<br />

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NOTE DELL'AUTRICE<br />

La Lunigiana e i suoi borghi sono sempre stati cari all'autrice che,<br />

conservando nella memoria le semplici storie <strong>di</strong> quelle umili creature vissute in<br />

quella terra, ha deciso <strong>di</strong> fermare nel tempo le ultime immagini <strong>di</strong> quei borghi<br />

abbandonati.<br />

Ecco quin<strong>di</strong> una sua collana <strong>di</strong> libri con migliaia <strong>di</strong> fotografie <strong>di</strong> piccoli<br />

paesi e sperduti agglometrati <strong>di</strong> casolari che il progresso non ha mai raggiunto;<br />

immagini <strong>di</strong> umili e semplici <strong>di</strong>more costruite con la pietra accostate alle superbe<br />

torri o agli orgogliosi castelli <strong>di</strong> cui e' ancora piena la Lunigiana.<br />

All'autrice non interessano le vicende delle gran<strong>di</strong> famiglie che hanno<br />

popolato fin dal primo me<strong>di</strong>oevo quella terra, ma la storia <strong>di</strong> quegli esseri umani<br />

che l'hanno abitata nella quoti<strong>di</strong>aneita' della fatica e della fame e spesso soggetti<br />

ai soprusi e soperchierie dell'ultimo signore.<br />

Quando a causa <strong>di</strong> scorrerie piratesche nel litorale, intere comunita' si<br />

radunarono sulla sommita' dei monti in Lunigiana asserragliandosi in piccoli<br />

paesi murati, vennero raggiunti da altri invasori, bizantini e longobar<strong>di</strong> che<br />

continuarono l' assalto, conquistando queste povere ma desiderabili terre.<br />

Nei castelli e nelle case nobili rimangono scolpiti nella pietra gli stemmi<br />

<strong>di</strong> coloro che furono i primi signori, cosi' come altre pietre testimoniano con altri<br />

simboli il passaggio da un marchesato ad un granducato, dai francesi ai<br />

gallo-ispani; le piccole case <strong>di</strong> pietra con i semplici focolari ci parlano invece <strong>di</strong><br />

una vita laboriosa e semplice dove alla grande storia si contrapponeva quella<br />

semplice delle strie e dei buffardel raccontate sotto la grada.<br />

Quando venti <strong>di</strong> guerra decimarono le popolazioni, coloro che<br />

sopravvissero abbandonarono questi luoghi per inurbarsi in nome del progresso e<br />

<strong>di</strong> una vita piu' agiata lasciando all'ingiuria del tempo un patrimonio inestimabile .<br />

Oggi,nel percorrere questi antichi vicoli misconosciuti, ci sorprende spesso<br />

l'offesa fatta alla agli e<strong>di</strong>fici feriti da ripristini poco ortodossi.<br />

Camporaghena, uno dei paesi piu' ammirati dall'autrice, una natura<br />

maligna, forse invi<strong>di</strong>osa della sapiente arte che creo' la bellezza dei suoi portali e<br />

delle sue maesta', tenta progressivamente <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggerla con una frana che<br />

nessuno puo' fermare.<br />

Col passare del tempo, <strong>di</strong> questo capolavoro creato dagli scalpellini del<br />

paese, i migliori del mondo, rimarra'solo il ricordo conservato da queste<br />

fotografie.<br />

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E L'OCCHIO SCORRE QUESTA DI CASTELLI<br />

ERMI TURRITA NOBIL TERRA, IL MAGRA<br />

PER UN GREMBO DI MONTI IN SINUOSO<br />

ARCO SI ADIMA<br />

E LA RISPECCHIA.<br />

Ceccardo Roccatagliata Ceccar<strong>di</strong><br />

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BIBLIOGRAFIA<br />

1)Eugeno Branchi - Storia della Lunigiana feudale<br />

2)Igino Ricci - Comano e le sue frazioni. Guida storico-turistica -<br />

Pontremoli 1973.<br />

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