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Presentazione<br />
Lily ha fatto la sua scelta: per amore di<br />
Quince, è pronta a rinunciare al trono di<br />
Thalassinia. Tuttavia la giovane<br />
principessa non vuole abbandonare per<br />
sempre né il suo popolo né il padre, e<br />
decide quindi d’impegnarsi al massimo<br />
per superare i test d’ingresso<br />
dell’università, diventare una biologa<br />
marina e aiutare, seppur da lontano, il suo<br />
regno. Un obiettivo tutt’altro che semplice<br />
da raggiungere, visto che la scuola sta per<br />
finire e che le materie da studiare sono<br />
moltissime. Forse troppe. E, come se non<br />
bastasse, a turbare le sue giornate ci pensa<br />
l’arrivo di Dosinia, la cugina pestifera,<br />
che stavolta deve proprio aver combinato<br />
qualcosa di molto grave se re Palumbo –
il padre di Lily – l’ha punita con l’esilio<br />
sulla terraferma e con la revoca di tutti i<br />
poteri magici. Dosinia infatti non ci mette<br />
molto a creare guai, prima seminando<br />
zizzania tra la cugina e Quince, poi<br />
seducendo l’ingenuo Brody, il primo<br />
amore di Lily. In una disperata corsa<br />
contro il tempo, la principessa sirena<br />
dovrà così far fronte a un vortice di eventi<br />
catastrofici, che metteranno in pericolo<br />
non solo il suo futuro, ma anche – e<br />
soprattutto – il suo rapporto con l’adorato<br />
Quince...<br />
Tera Lynn Childs è nata a Minneapolis<br />
(Minnesota), ma fin da bambina ha<br />
girovagato coi genitori per gli Stati Uniti,<br />
vivendo in Colorado, Indiana, Ohio,<br />
California e Missouri. Si è laureata in<br />
Drammaturgia e ha completato un<br />
dottorato in Conservazione dei Beni
culturali. Indecisa su quale strada<br />
intraprendere nella vita, e da sempre<br />
appassionata lettrice, ha iniziato a<br />
scrivere per gioco, per poi scoprire di<br />
avere un grande talento, apprezzato da<br />
editori, librai e lettori. Il destino della<br />
sirena è l’atteso seguito del Bacio della<br />
sirena.
TRE60<br />
25
Titolo originale<br />
Fins are Forever<br />
ISBN 978-88-6702-059-1<br />
Traduzione di<br />
Francesca Toticchi<br />
Per essere informato sulle novità<br />
del Gruppo editoriale Mauri Spagnol visita:<br />
www.illibraio.it<br />
www.infinitestorie.it<br />
Progetto grafico: PEPE nymi<br />
In copertina: foto © Brian Stevenson / Gallery Stock
Copyright © 2011 by Tera Lynn Childs<br />
All rights reserved.<br />
Published by arrangement with<br />
HarperCollins Children’s Books,<br />
a division of HarperCollins Publishers<br />
Tre60 è un marchio di<br />
TEA – Tascabili degli Editori Associati S.p.A.<br />
Gruppo editoriale Mauri Spagnol<br />
Copyright © 2012 TEA S.p.A., Milano<br />
www.tre60libri.it<br />
Prima edizione digitale 2013<br />
Quest’opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore.<br />
È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.
Il destino della sirena
A Jenny, che mantiene sempre la calma
1<br />
Al momento sono l’unica erede al trono di<br />
Thalassinia, uno tra i più floridi regni<br />
sottomarini della Terra. Nei sette mari, e<br />
più in generale in tutte le acque del<br />
mondo, di principesse come me non ce ne<br />
sono. Educata ai doveri che derivano da<br />
un simile titolo nobiliare e preparata a<br />
diventare la futura regina del regno, sono<br />
rispettata, venerata e molto, molto amata<br />
da (quasi tutta) la mia gente.<br />
Sirena e principessa in un corpo solo. Il<br />
sogno di ogni ragazza.<br />
Ma non appena compirò diciotto anni, e<br />
cioè tra diciotto giorni – e adesso non<br />
pensate che io stia facendo il conto alla
ovescia –, sarò solo una ragazza. Be’,<br />
pur sempre una ragazza del popolo del<br />
mare, questo è vero, ma comunque una<br />
qualsiasi.<br />
A mezzanotte, dopo il ballo di<br />
compleanno, firmerò la mia rinuncia al<br />
titolo, cancellando per sempre con un<br />
tratto di penna l’esistenza della<br />
principessa Lily. Al suo posto ci sarà la<br />
vecchia, normalissima Lily Sanderson,<br />
che vive sulla terraferma, che sta col<br />
ragazzo che ama e che cerca di capire<br />
qualcosa degli umani. Come se non<br />
bastasse, al momento mi ritrovo a gestire<br />
anche una marea di altre pressioni:<br />
l’università, la carriera, il futuro, test vari,<br />
domande d’ammissione, medie dei voti e<br />
un milione di altre piccole cose che non<br />
erano nemmeno sul mio sonar quando il<br />
piano era quello di tornare a Thalassinia<br />
dopo il diploma, cioè tra un mese.<br />
Certe volte tutto ciò mi stordisce un po’,
e forse è per quello che adesso sto qui a<br />
riempire il quaderno di cuori, bollicine e<br />
scritte tipo L + Q = PER SEMPRE invece di<br />
ricopiare quanto ha scritto il professor<br />
Kingsley alla lavagna.<br />
«Dovrebbe esserci una legge contro le<br />
lezioni di trigonometria a quest’ora», si<br />
lamenta Quince, seduto nel banco accanto<br />
al mio.<br />
Mi fa saltare sulla sedia: metto subito il<br />
libro sopra quelle mie fantasticherie<br />
scarabocchiate e mi volto a guardarlo.<br />
Quince però è concentrato – come dovrei<br />
essere anch’io – sul professore e<br />
sull’equazione che ha scritto alla lavagna.<br />
Tiro un sospiro di sollievo. Non dovrei<br />
vergognarmi dei miei disegnini d’amore,<br />
ormai siamo ufficialmente una coppia e ho<br />
tutto il diritto di farli. Il punto però è che<br />
non voglio che Quince mi veda più cotta<br />
di quanto già non sappia.<br />
Faccio la vaga: giro la pagina del
quaderno e cerco – o meglio fingo – di<br />
essere concentrata sulla matematica. In<br />
realtà è ancora a Quince che penso.<br />
Col capo chino sul libro, sbircio il suo<br />
bellissimo profilo con la coda<br />
dell’occhio. Principalmente perché posso<br />
permettermelo, ma poi anche perché è<br />
proprio un bel vedere. Non ha un solo<br />
difetto: mascella squadrata – la mia<br />
passione –, capelli castano scuro e occhi<br />
color del mar dei Caraibi, che mi<br />
ricordano casa mia.<br />
Prima di quel bacio dato per sbaglio e<br />
del legame che alla fine ci ha fatto<br />
innamorare, il suo posto era nella fila<br />
davanti e dava le spalle al banco di<br />
Brody, il ragazzo di cui fino a poco tempo<br />
fa ero cotta. Dopo che sono tornata a<br />
Seaview e ci siamo messi insieme,<br />
Quince ha chiesto a Brody di scambiarsi<br />
di banco per poter star seduto accanto a<br />
me. Non pensavo che Brody gliel’avrebbe
data vinta tanto facilmente, ma alla fine<br />
sono contenta così. L’ora di trigonometria<br />
è l’unica lezione che io e Quince abbiamo<br />
in comune e sono felice di poter star<br />
seduta vicino a lui.<br />
«Sono d’accordo. Dovremmo fare una<br />
petizione contro l’ora di trigonometria»,<br />
dice Brody dalla fila davanti.<br />
Quince si mette a ridere. Da quando ho<br />
superato la stupida cotta che avevo per<br />
Brody e mi sono messa con lui, lo tratta<br />
molto meglio.<br />
Quince distoglie lo sguardo dalla<br />
lavagna, si gira verso di me e mi becca<br />
che lo fisso... o meglio, che lo guardo in<br />
adorazione. Anche se in qualità di<br />
fidanzata posso fissarlo – cioè guardarlo<br />
in adorazione – quanto mi pare e piace,<br />
non riesco a fare a meno di diventare di<br />
un bel rosso anemone.<br />
«Mi stai guardando, principessa.» Le<br />
sue labbra morbide si piegano in un
sorriso soddisfatto. «Poi chissà cosa<br />
pensa la gente.»<br />
«Che mi piaci, forse?» Sto al gioco<br />
anch’io.<br />
Lui scuote la testa e mi si avvicina.<br />
«No, che cerchi di guardarmi attraverso<br />
per riuscire a dare una sbirciatina a<br />
Benson.»<br />
Con un gesto del capo m’indica Brody.<br />
Sa perfettamente quanto m’irrita quando<br />
sbaglia apposta il suo nome. Ma sto<br />
imparando a rilanciare, invece di<br />
abboccare.<br />
Mi volto, guardo la lavagna e faccio<br />
l’innocente. «E come fai a sapere che non<br />
è così?»<br />
Quince si avvicina ancora di più.<br />
«Perché è per me che sei tornata.»<br />
«Guarda che...»<br />
Per fortuna la campanella mi risparmia.<br />
Sto diventando brava a tirargli le<br />
frecciatine, ma non sono ancora al suo
livello.<br />
Tutti, compresi io e Quince, ci<br />
sbrighiamo a infilare i libri di<br />
trigonometria negli zaini e nelle borse e<br />
schizziamo fuori dell’aula prima che<br />
Kingsley si ricordi di assegnarci i<br />
compiti.<br />
«Magari avessi anche tu un’ora di buco<br />
adesso», dico a Quince mentre<br />
zigzaghiamo tra i compagni. Sarebbe tanto<br />
carino poter stare insieme in sala studio.<br />
«Già», risponde lui, appoggiandomi una<br />
mano dietro la schiena per guidarmi<br />
attraverso il varco che si è aperto in quel<br />
mare di studenti. «Tra il mio lavoro e le<br />
tue ore extracurricolari a malapena siamo<br />
riusciti a vederci da quando sei tornata.»<br />
«Lo so.» Mi faccio più vicina a lui per<br />
evitare uno zaino stracarico. «Dopo il<br />
diploma andrà meglio, vedrai.»<br />
«Sì, ma allora io comincerò a lavorare<br />
full-time», controbatte Quince.
«Andrà comunque meglio. Niente più<br />
compiti finché non comincia l’università.»<br />
Sempre che io riesca a entrarci. I miei<br />
voti sono scarsi, in parte perché quasi<br />
tutte le materie che studiamo sono arabo<br />
per una che viene da un regno<br />
sottomarino, ma in parte anche perché non<br />
pensavo di andare all’università. Per<br />
governare Thalassinia non serve una<br />
laurea. Ma adesso che tutto è cambiato,<br />
dopo aver incontrato il mio tutor ho<br />
scoperto che per essere ammessa<br />
all’università – a una qualsiasi università<br />
– devo avere una buona media. Ho<br />
arruolato la mia migliore amica, che è un<br />
genietto, per farmi aiutare con una<br />
sessione intensiva di preparazione ai test.<br />
Purtroppo con risultati scarsi. Io e i test<br />
non andiamo molto d’accordo.<br />
«Ce la farai», mi rassicura Quince, che<br />
ancora una volta dà prova di essere in<br />
grado di leggermi nel pensiero, con o
senza legame magico. «E se anche così<br />
non fosse, puoi sempre prendere il mio<br />
posto al deposito di legname», aggiunge<br />
mettendomi un braccio intorno alle spalle.<br />
«Molto divertente.» E gli do una bella<br />
gomitata nel petto.<br />
«Rilassati, principessa.» Mi stringe un<br />
po’ di più, forse per non lasciarmi spazio<br />
a sufficienza per mollargli un altro colpo.<br />
«Andrà tutto bene.»<br />
«Cos’è? Sei diventato un veggente,<br />
adesso?»<br />
«Non lo sapevi? Dev’essere un effetto<br />
del legame magico», dice tutto serio.<br />
Sospiro. Magari fosse davvero così.<br />
Magari papà non avesse sciolto del tutto il<br />
nostro legame e Quince potesse avere<br />
ancora un po’ di quella magia che gli<br />
scorre nelle vene. Magari...<br />
Mi appoggio a lui e inspiro il profumo<br />
della sua pelle e di dentifricio alla menta.<br />
Quel che è stato è stato, adesso devo
solo godermi il fatto di poter stare qua e<br />
con lui. E, a dire il vero, non è una cosa<br />
che capita tanto di rado. Infatti da quando<br />
la scorsa settimana sono tornata sulla<br />
terraferma, a scuola, a Seaview e da lui,<br />
Quince mi accompagna a lezione e mi<br />
porta a scuola e poi a casa su quella<br />
trappola di moto che ha. Un paio di volte<br />
è pure passato a casa per un bicchiere di<br />
latte e qualche biscotto di ritorno dal suo<br />
lavoro part-time al deposito di legname.<br />
Sta dimostrando di essere un fidanzato<br />
molto devoto, cosa che non avrei mai<br />
immaginato nei tre anni che ha passato a<br />
torturarmi e tormentarmi ogni qual volta<br />
ne aveva occasione. Chi avrebbe potuto<br />
immaginare che era segretamente<br />
innamorato di me?!<br />
Sono una ragazza molto fortunata.<br />
E sapete qual è la cosa più bella in<br />
assoluto? Che anche lui si sente molto<br />
fortunato.
Non appena sbuchiamo nel corridoio<br />
dove si trova la mia classe, davanti agli<br />
spogliatoi dei ragazzi, si sente un rombo.<br />
All’inizio è solo un rumore basso e<br />
profondo, come se la Terra stesse<br />
gemendo. Ci spaventiamo un po’ tutti, ci<br />
fermiamo e ci guardiamo intorno,<br />
spiazzati da quel rumore strano e<br />
indistinto. Poi però capiamo. La Terra<br />
comincia a tremare, come quando arriva<br />
un’onda che porta via la sabbia da sotto i<br />
piedi, solo che quello è un pavimento di<br />
linoleum, e non la spiaggia.<br />
«Che diavolo succede?» grida Quince<br />
sovrastando il boato e le urla degli<br />
studenti terrorizzati.<br />
La porta dell’aula più vicina a noi<br />
sbatte.<br />
«Non lo so», gli rispondo, mentre<br />
prendo la sua mano e la stringo forte.<br />
«Sembrerebbe... un terremoto.»<br />
Gli sportelli degli armadietti sbattono e
le luci al neon sul soffitto cominciano a<br />
sfarfallare.<br />
È assurdo. Non ci sono terremoti in<br />
Florida. Soprattutto nel Sud della Florida.<br />
Uragani? Sì. Trombe d’aria? Di tanto in<br />
tanto. Branchi di squali assassini in mare<br />
aperto? Sfortunatamente sì. Ma di<br />
terremoti non ce ne sono, soprattutto non<br />
di questa portata. Trema tutta la scuola.<br />
«Vieni. Dobbiamo metterci sotto una<br />
porta», grida Quince, tirandomi verso la<br />
palestra.<br />
Non siamo gli unici ad avere quell’idea.<br />
Gruppetti di studenti atterriti se ne stanno<br />
accalcati sotto i vani delle quattro entrate<br />
della palestra dei maschi. C’è ancora un<br />
posticino per noi sotto l’ultima porta.<br />
Non ho idea del perché Quince sappia<br />
cosa fare – probabilmente è una questione<br />
di perspicacia, la sua – né so per quale<br />
motivo il vano di una porta sia il posto<br />
più sicuro sotto cui stare durante un
terremoto, ma mi sento comunque<br />
sollevata. Non ho mai vissuto un<br />
terremoto sulla terraferma. Giusto<br />
qualcuno nell’oceano. E sono molto<br />
diversi, perché sott’acqua si sente solo un<br />
gran rumore e la corrente che aumenta. Se<br />
l’epicentro è vicino, allora trema anche un<br />
po’ il fondo. La nostra roba frulla<br />
leggermente, ma le case non tremano.<br />
Niente del genere.<br />
Non ci troviamo su qualche faglia, per<br />
cui non dobbiamo preoccuparci di cosa<br />
accadrebbe se l’epicentro di un terremoto<br />
fosse proprio sotto Thalassinia.<br />
È probabile che stiano sentendo<br />
qualcosa anche laggiù adesso. Il regno<br />
non è molto lontano. Visto che trema tutta<br />
la scuola, chissà fin dove si propagano le<br />
scosse. Quando torno a casa, sarà meglio<br />
mandare un gabbiano messaggero, giusto<br />
per sapere se è tutto a posto.<br />
«Forse è stata una bomba», frigna
terrorizzata una ragazzetta del primo anno.<br />
«Oppure i terroristi. Ci stanno<br />
attaccando», le va dietro la sua amica.<br />
«Non è un attacco terroristico», cerco di<br />
tranquillizzarle, trattenendomi dall’alzare<br />
gli occhi al cielo davanti a<br />
quell’esagerazione.<br />
Quince fa loro un bel sorriso<br />
rassicurante. «È solo un terremoto. Finirà<br />
tra...»<br />
Ma prima che possa terminare la frase,<br />
il rumore e la Terra si fermano.<br />
L’atrio piomba in un silenzio<br />
inquietante, sospeso, sono tutti scossi e<br />
frastornati, nessuno si muove. Persino lo<br />
sfarfallio dei neon si è fermato.<br />
Scommetto che in questo liceo non c’è<br />
mai stato tanto silenzio durante i giorni di<br />
scuola. Pochi istanti dopo, nei corridoi<br />
riesplode il rumore: gli studenti ancora<br />
scossi si confrontano mentre vanno in<br />
classe.
Quince dice: «È stato...»<br />
«... strano», finisco io.<br />
Restiamo fermi così, mano nella mano,<br />
per diversi secondi, come in attesa di<br />
qualcosa. In attesa che succeda dell’altro,<br />
forse. Un incendio, uno tsunami o un altro<br />
terremoto. Solo perché, quando ci si trova<br />
in mezzo a queste cose, sembra che non<br />
debbano... finire mai.<br />
Passano un paio di minuti e diventa<br />
chiaro a tutti che non ci sarà un’altra<br />
scossa.<br />
Con un fischio, gli altoparlanti nei<br />
corridoi riprendono vita. «Tutti gli<br />
studenti sono pregati di andare nelle<br />
rispettive aule. Gli insegnanti che hanno<br />
lezione in settima ora devono stampare il<br />
foglio presenze, farlo firmare ai propri<br />
studenti e mandarlo in segreteria.» Un<br />
altro fischio – certo che dovrebbero<br />
decidersi a chiedere a Ferret, il tecnico<br />
del suono del notiziario scolastico, di
dare un’occhiata a quel microfono –, poi<br />
una breve pausa e ancora: «Gli insegnanti<br />
che non hanno lezione sono pregati di<br />
recarsi nell’ufficio del preside per<br />
ulteriori istruzioni. È tutto».<br />
«Stai bene?» mi domanda Quince con<br />
una voce un po’ strana.<br />
«Sì, sì», rispondo io, che non vorrei<br />
lasciargli la mano. «Adesso è meglio se ci<br />
muoviamo.»<br />
«Ti aspetto qui alla fine dell’ora.» Mi<br />
stampa un bacio sulle labbra, poi si gira e<br />
va in palestra.<br />
Raggiungo di corsa la sala studio, due<br />
classi più in là, e mi chiedo se in quel<br />
momento anche gli altri si sentono<br />
scombussolati come me.<br />
La segreteria passa metà dell’ora a<br />
cercare di rassicurare gli studenti che è
tutto a posto, che Seaview è al sicuro e<br />
che si può fare lezione normalmente (cosa<br />
che non risulta molto semplice, visto che<br />
continuano a rompere le scatole coi loro<br />
annunci dagli altoparlanti). Brody si<br />
presenta in sala studio venti minuti prima<br />
della campanella, e io fino a quel<br />
momento sono riuscita a leggere solo un<br />
paragrafo (molto breve) di Pace separata<br />
di John Knowles.<br />
«Scusi, professor Parsnicky, dovrei<br />
rubarle Lily.» Avverte l’insegnante che<br />
oggi è incaricato di controllare gli<br />
studenti in sala studio.<br />
Parsnicky, che è l’allenatore della<br />
squadra femminile di basket, alza le<br />
spalle e indica vagamente prima me e poi<br />
la porta. Stacca gli occhi dal suo libretto<br />
degli schemi per così poco tempo che non<br />
si accorge nemmeno del pass giallo che<br />
Brody ha in mano.<br />
«Ha a che fare col notiziario?» gli
domando, mentre segno la pagina cui sono<br />
arrivata con un foglio di carta tutto<br />
scarabocchiato e metto il libro nello<br />
zaino. Il romanzo mi piace abbastanza, ma<br />
in questo momento sono felice di non<br />
dover leggere oltre.<br />
Brody annuisce e mi regala uno di quei<br />
suoi incantevoli sorrisi che un tempo mi<br />
facevano battere il cuore e tremare le<br />
gambe. Adesso però l’unica reazione che<br />
mi suscita è un sorriso di risposta.<br />
Incredibile quanto le cose possano<br />
cambiare nel giro di pochi giorni.<br />
«Il preside Brown vuole che<br />
prepariamo uno speciale sul terremoto per<br />
lunedì», mi comunica mentre usciamo in<br />
corridoio. «È tutto a posto, niente panico,<br />
è tutto sotto controllo.»<br />
«In pratica quello che hanno continuato<br />
a ripetere dagli altoparlanti nell’ultima<br />
mezz’ora.» Si tratta quindi di una specie<br />
di propaganda in favore delle misure di
sicurezza della scuola.<br />
«Più o meno.»<br />
Da quando mi occupo delle riprese per<br />
il giornale, abbiamo fatto quasi cinquanta<br />
speciali. Per lo più sui campioni delle<br />
varie discipline sportive e sui balli<br />
organizzati dalla scuola. Solo in pochi<br />
casi si è trattato di servizi scandalistici –<br />
o Seaviewgates, come li chiama Brody –<br />
che hanno smascherato illeciti<br />
nell’assegnazione dei voti e<br />
comportamenti scorretti da parte del<br />
corpo docente (per esempio un servizio ha<br />
portato al licenziamento della<br />
professoressa Elliott). Per il resto<br />
prepariamo comunicati voluti dalla<br />
scuola, coi quali la presidenza spera di<br />
dare un taglio agli atti di vandalismo sugli<br />
armadietti – soprattutto con bombolette<br />
spray – e ai comportamenti violenti nel<br />
parcheggio.<br />
In realtà l’effetto che hanno è
praticamente nullo.<br />
I servizi leggeri ci possono anche stare<br />
– tanto io resto soltanto l’occhio dietro la<br />
telecamera –, ma vorrei poterne fare<br />
anche di più impegnati. Per esempio,<br />
sarebbe interessante intervistare alcuni<br />
biologi marini sul riscaldamento degli<br />
oceani. Oppure realizzare un pezzo di<br />
denuncia contro lo scarico illegale in<br />
mare aperto, cosa molto più diffusa di<br />
quanto la gente pensi. O ancora potremmo<br />
preparare un servizio in cui si diano dei<br />
consigli su come risparmiare l’acqua.<br />
Insomma, qualcosa che possa essere utile<br />
al mondo.<br />
Quando arriviamo in sala registrazioni,<br />
Ferret e Amy, la nostra esperta di<br />
computer grafica, stanno già<br />
predisponendo l’apparecchiatura.<br />
«Ecco il nostro operatore», annuncia<br />
Brody.<br />
«Operatrice, vorrai dire», lo correggo
mentre appoggio a terra lo zaino e mi<br />
avvicino alla telecamera, rivolta verso la<br />
parete verde, cui Amy può sovrapporre<br />
qualsiasi sfondo ci serva per il servizio.<br />
«Come procediamo?» Tolgo la copertura<br />
dalla telecamera e l’accendo.<br />
«Datemi solo un attimo per modificare<br />
un po’ il testo del preside», chiede Brody,<br />
che si siede davanti al computer e apre il<br />
file. «Non abbiamo molto tempo. Lily,<br />
potresti mettere il gobbo elettronico?»<br />
Ognuno di noi fa il suo, e intanto penso<br />
a quanto sarà squallido quel comunicato,<br />
anche dopo che Brody lo avrà messo a<br />
posto. Dovremmo parlare delle cause e<br />
degli effetti del terremoto, informare gli<br />
studenti, invece di far perdere loro del<br />
tempo.<br />
«Brody, mi è venuta un’idea», gli dico.<br />
«Dimmi», risponde senza staccare lo<br />
sguardo dallo schermo.<br />
«E se tagliassimo un po’ il testo del
preside e ci aggiungessimo l’intervista a<br />
un esperto?»<br />
A quel punto mi guarda. «A chi<br />
pensavi?»<br />
«Non saprei. Magari uno degli<br />
insegnanti di scienze...»<br />
«La professoressa Molina sarebbe<br />
perfetta. Lei insegna scienze della Terra.»<br />
«E ha fondato il Club ambientalista<br />
della scuola», aggiungo.<br />
«Perfetto», diciamo insieme. Due<br />
settimane prima una cosa del genere mi<br />
avrebbe fatto rimuginare su un qualche<br />
segno del destino. Adesso penso solo che<br />
per una volta siamo d’accordo.<br />
«Amy, metti lo sfondo per l’intervista.<br />
Lily, preparati a girare. Vado a prendere<br />
la professoressa Molina. Fatemi trovare<br />
tutto pronto. Sarà una corsa contro il<br />
tempo.»<br />
Già, dobbiamo finirlo prima che suoni<br />
la campanella.
Brody scompare in corridoio e noi ci<br />
sbrighiamo a sistemare tutto. Nel momento<br />
in cui torna con la professoressa Molina,<br />
siamo pronti.<br />
«Salve, prof», la saluto con la mano da<br />
dietro la telecamera mentre Brody la fa<br />
sistemare per l’intervista.<br />
«Ciao, Lily.» Mi rivolge un sorriso.<br />
Il primo anno l’ho avuta come<br />
insegnante. È stata lei a consigliarmi<br />
l’iscrizione al Club ambientalista, ma poi<br />
sono entrata nel giornale e sono diventata<br />
direttore sportivo della squadra di nuoto e<br />
non ho più avuto tempo per quello.<br />
Considerato che la prospettiva di poter<br />
passare del tempo con Brody è il motivo<br />
che ha ispirato le mie scelte, un po’ mi<br />
pento di non esser rimasta nel Club.<br />
«Bene. Cominciamo.» Brody si aggiusta<br />
il microfono.<br />
Ferret parte col conto alla rovescia, io<br />
comincio a registrare e il servizio inizia.
Non c’è tempo per le inquadrature di<br />
profilo e per il montaggio, per cui mi<br />
limito a una semplice inquadratura larga.<br />
Ascolto con interesse le domande di<br />
Brody sulle cause dei terremoti e sul<br />
motivo per cui gli scienziati non sono in<br />
grado di prevederli.<br />
Di solito non lo interrompo mai mentre<br />
intervista qualcuno, visto che lui se la<br />
cava benissimo, ma stavolta non posso<br />
fare a meno di chiedere: «E cosa ci dice<br />
degli effetti al largo?»<br />
«Cosa intendi?» domanda la<br />
professoressa Molina girandosi verso di<br />
me.<br />
Guardo Brody, temendo che mi voglia<br />
fulminare per avergli rubato la scena, ma<br />
in realtà anche lui sembra incuriosito<br />
dalla mia domanda.<br />
«Quello che voglio dire è che... ehm...<br />
se il terremoto l’abbiamo sentito così<br />
forte sulla terraferma, sicuramente si è
sentito anche nell’oceano.»<br />
«Molto probabile», risponde la<br />
professoressa.<br />
«Dunque quali effetti potrebbe avere<br />
sulla geologia oceanica e sulla flora e la<br />
fauna marine?» Mi sento un po’ in<br />
imbarazzo, soprattutto perché la risposta<br />
la conosco già. Ma gli studenti di<br />
Seaview no. E forse dovrebbero. «In mare<br />
i terremoti hanno gli stessi effetti<br />
distruttivi che causano sulla terraferma?»<br />
«Di solito no. Le vibrazioni, che poi<br />
sono la causa di tutti i danni sulla Terra,<br />
vengono assorbite dall’acqua.»<br />
«Davvero interessante», osserva Brody,<br />
che riprende in mano l’intervista ma<br />
prosegue in quella direzione. «Ci racconti<br />
qualcosa di più sui terremoti sottomarini.»<br />
Sorrido da dietro la telecamera, felice<br />
di vedere Brody seguire quella tematica<br />
con la sua solita determinazione. I dieci<br />
minuti successivi li passa a fare domande
sui terremoti, sulla tettonica a placche e<br />
sui movimenti dei fondali con la destrezza<br />
di un giornalista esperto. Quando mi<br />
sembra che l’intervista perda un po’<br />
d’intensità, intervengo con un altro paio di<br />
domande, ma per quasi tutto il tempo è<br />
Brody che la fa da padrone.<br />
Finiamo l’intervista solo qualche minuto<br />
prima che suoni la campanella. Gli<br />
consegno la registrazione e lui e Ferret si<br />
mettono al montaggio. Spengo la<br />
telecamera e smonto il gobbo elettronico.<br />
«Lily, potrei parlarti un momento?» mi<br />
chiede la professoressa.<br />
Quel tono serio mi fa un po’ agitare.<br />
«Certo.» Avvolgo con cura il cavo che<br />
collega il gobbo elettronico al computer.<br />
«La tua conoscenza della geologia<br />
sottomarina mi ha molto colpito. Pensi di<br />
andare all’università?»<br />
«Sì, se ci riesco. I miei voti non sono il<br />
massimo e devo ancora fare il test
d’ammissione.»<br />
Lei cerca qualcosa nelle tasche e tira<br />
fuori un foglietto verde. «Sai già in quale<br />
università vorresti andare?»<br />
«Una qualsiasi, basta che mi prendano.»<br />
Una principessa scansafatiche non può<br />
fare tanto la schizzinosa.<br />
«Perché non prendi in considerazione<br />
l’università pubblica di Seaview?» Mi<br />
consegna quel foglio. «I loro parametri di<br />
ammissione non sono rigidi come altrove,<br />
ma gli insegnanti e i corsi sono<br />
validissimi. Io mi sono laureata lì, alla<br />
facoltà di Biologia marina.»<br />
«Davvero?»<br />
«Sì, ma non dire a nessuno che la<br />
scienza della Terra è solo il mio secondo<br />
amore.» Con un gesto del capo m’indica il<br />
foglio. «A quelli che s’iscrivono al primo<br />
anno offrono la possibilità di fare uno<br />
stage estivo. Non è retribuito, ma ne vale<br />
davvero la pena.»
Scorro quello che c’è scritto sul<br />
volantino. A quanto pare gli studenti<br />
ammessi al primo anno hanno diritto a uno<br />
stage all’interno di un acquario, di uno<br />
zoo o di una società scientifica locale, che<br />
è una grande opportunità per qualcuno che<br />
voglia studiare biologia marina. Qualcuno<br />
come me, forse. Devo crearmi un futuro, e<br />
quello mi sembra perfetto. E poi viene<br />
data particolare importanza all’ecologia<br />
marina e alla tutela dell’ambiente. Così<br />
potrei aiutare Thalassinia, anche senza<br />
esserne la regina.<br />
Il volantino dice persino che gli studenti<br />
che vogliono essere ammessi devono<br />
dimostrare sufficiente interesse e<br />
attitudine in quel campo, oltre a una<br />
conoscenza sia pratica sia teorica.<br />
Be’, allora io sono fuori.<br />
«Non penso di avere le conoscenze<br />
necessarie. Ho fatto solo un corso di<br />
biologia e il Club ambientalista l’ho
mollato al primo anno.»<br />
«Ma la maggior parte dei ragazzi che<br />
faranno domanda di ammissione hanno<br />
molte meno conoscenze di te. Sono certa<br />
che verrai ammessa e che otterrai anche<br />
una borsa di studio.»<br />
«E perché?»<br />
«Perché vedo quanta passione hai per<br />
questa materia.» Si appoggia indietro<br />
contro lo schienale e sorride. «E poi<br />
perché faccio il brunch con la preside<br />
della facoltà tutte le domeniche.»<br />
«Be’, ma... è fantastico», commento io<br />
scuotendo la testa.<br />
«Se t’interessa davvero, potrei farti<br />
avere un colloquio con lei.»<br />
«Sarebbe meraviglioso, professoressa.»<br />
«Che ne dici di sabato? Denise la<br />
mattina è libera e potresti passare da lei<br />
al campus.»<br />
Faccio un rapido controllo mentale<br />
degli impegni che ho e le rispondo:
«Sabato prossimo è perfetto».<br />
«Ottimo. Quindi ti fisso un colloquio.<br />
Tu intanto dai un’occhiata al sito della<br />
facoltà.»<br />
«Certo!»<br />
La professoressa Molina se ne va e io<br />
continuo a scuotere la testa incredula.<br />
Sarebbe proprio il massimo. Io che studio<br />
ecologia marina. Poter fare qualcosa per<br />
la salvaguardia degli oceani stando qui<br />
sulla terraferma. Infilo il volantino nello<br />
zaino ripromettendomi di andare a<br />
guardare il sito della facoltà.<br />
Suona la campanella e mi sbrigo a finire<br />
di mettere a posto. Smontato il gobbo<br />
elettronico, aiuto Ferret con<br />
l’apparecchiatura del suono. Brody<br />
termina il montaggio proprio mentre noi<br />
abbiamo riposto tutto.<br />
«Fatto!» annuncia mentre preme Invio e<br />
manda il file del video all’indirizzo email<br />
del preside Brown. Una volta che
l’avrà approvato, potrà essere trasmesso<br />
lunedì mattina durante l’appello.<br />
Soddisfatti, ci diamo il cinque e<br />
prendiamo gli zaini. Il mio è quello più<br />
lontano di tutti, per cui sono l’ultima a<br />
lasciare la stanza.<br />
«Sapevo che ti avrei trovata qui», sento<br />
dire da una voce profonda.<br />
Quince! Mi giro e lo trovo sulla soglia,<br />
con le braccia incrociate al petto e un<br />
sorriso divertito stampato sulla faccia.<br />
Inarca le sopracciglia. «Non dovevamo<br />
vederci davanti alla palestra?»<br />
Porcatrota.<br />
Lui in realtà scherza, ma io mi sento<br />
comunque in colpa. Me ne ero<br />
completamente dimenticata.<br />
«Scusa», gli dico andando subito da lui<br />
per abbracciarlo. «Ho perso la cognizione<br />
del tempo. Mi sono messa a parlare con la<br />
professoressa Molina della facoltà di<br />
Biologia marina dell’università di
Seaview.»<br />
«Ah, sì?»<br />
«Mi fisserà un colloquio con la preside<br />
di facoltà. Secondo lei ho buone<br />
possibilità di essere ammessa e di<br />
riuscire a ottenere uno stage e la borsa di<br />
studio.»<br />
«Fantastico.» Mentre usciamo, mi<br />
prende lo zaino e se lo mette in spalla.<br />
Spero di non avergli fatto fare tardi al<br />
lavoro.<br />
Restiamo in un confortevole silenzio per<br />
tutto il tempo, fino alla moto lasciata nel<br />
parcheggio e poi da là a casa. Alla fine<br />
dei conti avere un fidanzato che abita<br />
nella casa accanto alla tua è abbastanza<br />
comodo. Soprattutto se è motorizzato.<br />
Entra nel vialetto che zia Rachel – e<br />
anch’io a questo punto – ha in comune con<br />
casa sua e ferma la moto.<br />
Io scendo e mi tolgo il casco. «Fino a<br />
che ora lavori?»
Mi passa un braccio intorno alla vita<br />
per tirarmi a sé. «Fino alle otto.»<br />
Faccio il broncio, ma non perché voglio<br />
farglielo pesare o cose del genere. Sono<br />
contenta che lavori non solo perché così<br />
aiuta la madre con le spese, ma anche<br />
perché gli fa venire dei bei muscoli. E me<br />
ne accorgo mentre mi stringe.<br />
«Passi quando hai finito?»<br />
Quince si alza dalla sella e mi dà un<br />
bacio. «Certo che sì.»<br />
La tentazione è quella di abbandonarmi<br />
alle coccole e alla promessa di altri baci,<br />
ma non voglio farlo tardare ulteriormente.<br />
Nelle ultime settimane, ha dovuto<br />
rinunciare a un bel po’ di lavoro per<br />
venire a Thalassinia con me e fare la<br />
cerimonia di separazione. Quince e sua<br />
madre non possono permettersi di<br />
guadagnare meno soldi per via di un<br />
ritardo.<br />
Lo so... penserete che mi sia pentita di
aver deciso di far sciogliere il legame<br />
magico che si è formato tra noi la prima<br />
volta che Quince mi ha baciato, quattro<br />
settimane fa. In realtà quella era l’unica<br />
scelta che potevo fare. Non ero sicura dei<br />
miei sentimenti, non mi fidavo di quello<br />
che provavo e non potevo chiedere a lui<br />
di prendere un impegno per la vita sulla<br />
base di un’impressione, di una sensazione.<br />
Se lo avessi fatto, Quince sarebbe rimasto<br />
per sempre legato a me e a Thalassinia,<br />
costretto a trasformarsi in una forma o<br />
nell’altra a seconda di quella che avrei di<br />
volta in volta assunto io. Era davvero<br />
troppo chiedere una cosa del genere a un<br />
ragazzo che ama la terraferma e che ha<br />
una madre sola che conta sul suo aiuto e<br />
sul suo stipendio.<br />
E adesso che sono certa dei miei<br />
sentimenti... be’, posso dire di essere<br />
comunque contenta di aver scelto la<br />
separazione. Se non lo avessimo fatto,
probabilmente adesso vivrei a Thalassinia<br />
e passerei il tempo a fare il mio noioso<br />
dovere di principessa, tra cerimonie e<br />
sentenze. Una parte di me appartiene alla<br />
terraferma, adesso lo so. Una parte<br />
persino più grande appartiene a Quince. E<br />
la parte che resta è terrorizzata dalla<br />
responsabilità che deriverebbe dal<br />
diventare principessa o – peggio ancora –<br />
regina. E quindi sì, sono felice della<br />
scelta che ho fatto.<br />
«Allora vai», gli dico dandogli al volo<br />
un altro bacio. Lui cerca di stringermi<br />
anche con l’altro braccio, ma io mi<br />
divincolo. «Più tardi.»<br />
Mi sorride. «Vedi un po’ se riesci a<br />
convincere tua zia a fare di nuovo quei<br />
biscotti al lime.»<br />
«Ma pensi solo al cibo, tu?» Lo prendo<br />
in giro dandogli una spintarella sulla<br />
spalla.<br />
«Veramente no. A volte penso anche
alle partite», risponde tutto serio.<br />
Dà un po’ di gas e si allontana lungo il<br />
vialetto prima che io possa colpirlo di<br />
nuovo.<br />
«Attento a te, se non vuoi che le chieda<br />
di rifare quelli al pistacchio e prugne<br />
secche!»<br />
Diciamo non uno dei suoi esperimenti<br />
culinari più riusciti.<br />
Quince scoppia a ridere, di cuore, con<br />
quella risata che mi emoziona. Lo guardo<br />
allontanarsi finché non gira l’angolo e non<br />
lo vedo più. Uffa, che pizza.<br />
Quando alle sette zia Rachel torna a casa<br />
dal laboratorio di ceramiche, io ho già<br />
preparato sul bancone gli ingredienti che<br />
servono per fare i biscotti al lime. Non<br />
sono assolutamente in grado di provare a<br />
farli da sola. Con la maggior parte degli
elettrodomestici vado d’accordo, ma coi<br />
fornelli e il forno non tanto. L’unica volta<br />
che ho provato a cuocere senza la<br />
supervisione di qualcuno, per poco non mi<br />
sono bruciata le sopracciglia. Lezione<br />
imparata.<br />
Ho finito anche i compiti (tranne quelli<br />
di trigonometria, che farò con Quince),<br />
per cui metto nello zaino libri e quaderni.<br />
Prithi miagola un lamento quando mi<br />
allontano dal tavolo, perché così non può<br />
più leccarmi le dita dei piedi. Dal<br />
primissimo giorno che sono arrivata,<br />
questa gatta non fa altro che leccarmi,<br />
mordicchiarmi o strusciarmisi addosso<br />
ogni volta che le si presenta l’occasione.<br />
Mi chiedo se le sirene risultino<br />
irresistibili a tutti i gatti o se succede solo<br />
con Prithi.<br />
«Che c’è per dolce stasera?» domanda<br />
zia Rachel mentre poggia sulla panca<br />
accanto alla porta un sacchetto della spesa
e la sua borsa sempre stracarica (di<br />
giornali, cataloghi di attrezzature<br />
artistiche, scialli, bottigliette d’acqua e<br />
chissà cos’altro).<br />
Mi sorprende sempre. Nonostante tutte<br />
le ore che ha passato al laboratorio,<br />
sorride e ha ancora vitalità. È una donna<br />
piena di energia e d’infinita generosità. A<br />
volte mi fermo a pensare alla nostra<br />
situazione e mi chiedo come faccia a<br />
prendersi cura di una nipotina adolescente<br />
senza aver mai il minimo indugio. Ha una<br />
predisposizione naturale a prendere la<br />
vita come viene, credo che sia questo il<br />
suo segreto. Io non riuscirei ad affrontare<br />
i cambiamenti con la sua stessa facilità.<br />
Soprattutto non a stomaco vuoto.<br />
Anche se sono distante, riesco a sentire<br />
il profumo del cibo che ha comprato<br />
rientrando a casa. Il mio stomaco<br />
brontola, ma bisogna aspettare.<br />
Zia Rachel osserva gli ingredienti sul
ancone, sorride e prende un lime verde<br />
brillante, bellissimo. «Facciamo di nuovo<br />
i biscotti al lime?»<br />
Le sorrido e faccio l’occhiolino. «Una<br />
richiesta molto speciale.»<br />
Ho iniziato a dire a Quince di passare<br />
da noi dopo il lavoro perché, con tutto<br />
quel sollevare, tagliare, spostare, ha<br />
sempre una fame da lupi. La madre, che di<br />
sera lavora, gli lascia la cena pronta in<br />
frigo. Quindi lui dopo il lavoro passa da<br />
casa sua, prende il cibo che trova, viene<br />
qui a mangiare e noi aggiungiamo il dolce.<br />
Io e zia Rachel gli prepariamo sempre<br />
qualcosa di buono; be’, a dire il vero è zia<br />
che prepara, io mi limito a farle da<br />
assistente. Per lei non è affatto un<br />
problema cucinare un po’ di più per lui. E<br />
poi facciamo sempre qualche dolcetto<br />
anche per sua madre. Quince ormai fa<br />
parte della famiglia, e lo stesso vale per<br />
la mamma. Senza contare poi che zia
Rachel, quando cucina, abbonda sempre.<br />
«Mettiamoci al lavoro.» Zia prende uno<br />
dei due grembiuli cuciti da lei – la stoffa<br />
la fa scegliere a me, e questa è color<br />
acquamarina con un arcobaleno di pesci<br />
sopra – e se lo lega dietro la vita. L’altro<br />
grembiule lo passa a me. «Una volta<br />
messi in forno, noi possiamo mangiare.<br />
Ho preso qualcosa al ristorante italiano.»<br />
Mmm, bbbuono.<br />
Dopo quindici minuti passati a<br />
setacciare la farina, mescolare,<br />
sminuzzare per poi alla fine stendere<br />
l’impasto – con Prithi tra i piedi tutto il<br />
tempo –, mettiamo i biscotti in forno e ci<br />
sediamo a tavola a mangiare ravioli e<br />
sfilatini. Il pane, per vostra informazione,<br />
è una delle cose che mi piace di più qui<br />
sulla terraferma. Nell’oceano cuocere una<br />
pagnotta non è proprio facilissimo.<br />
Troppa acqua. Niente fuoco. Niente pane.<br />
E tra tutti i tipi di pane, gli sfilatini
italiani – morbidi e pieni di aglio – sono<br />
in cima alla lista.<br />
Sono già al terzo pezzo, quando zia<br />
Rachel mi chiede: «Successo niente<br />
d’interessante oggi a scuola?»<br />
Infilza un raviolo ripieno di funghi e lo<br />
mangia.<br />
Mando giù il pane che ho in bocca e<br />
rispondo: «A parte il terremoto?»<br />
«Cielo, hai ragione», e per poco non si<br />
strozza. «Ho avuto talmente tanto da fare<br />
al laboratorio che quasi me ne<br />
dimenticavo. A scuola tutto a posto?»<br />
«Sì, sì.» Prendo un pezzo di pane e lo<br />
immergo nel sughetto. «Coi ragazzi del<br />
giornale abbiamo dovuto preparare un<br />
servizio per l’appello di lunedì.»<br />
«Certo che è strano, alla radio hanno<br />
intervistato un sismologo e pare che la<br />
zona dell’epicentro non si trovi su una<br />
faglia.»<br />
«Hanno per caso detto dove?» Non che
ne capisca qualcosa. Nonostante le lezioni<br />
di scienze della Terra con la<br />
professoressa Molina, quando si parla di<br />
geologia terrestre sono piuttosto<br />
ignorante.<br />
«Sì.» Zia Rachel intinge i ravioli nel<br />
sugo. «A circa sessanta chilometri dalla<br />
costa. Poco più a ovest di Bimini.»<br />
«Cosa?!» Rischio di farmi andare di<br />
traverso il boccone.<br />
«Bimini», ripete lei. «È l’isola più<br />
occidentale delle Bahamas.»<br />
«Lo so benissimo. È nella parte<br />
orientale del mio regno.»<br />
«Davvero?! I terremoti sono comuni a<br />
Thalassinia?» mi chiede dopo aver bevuto<br />
un sorso di tè freddo.<br />
«No, veramente no», le rispondo un po’<br />
confusa.<br />
La maggior parte dei terremoti di solito<br />
avviene molto più a sud, tra la Repubblica<br />
Dominicana e Portorico. A Thalassinia
sono molto rari. L’ultimo che si ricordi<br />
c’è stato più di duecento anni fa.<br />
E anche quando capitano, non sono forti<br />
e sulla Terra non si avvertono nemmeno.<br />
«Vuoi mandare un gabbiano viaggiatore<br />
a palazzo? Tanto per sapere se stanno tutti<br />
bene.»<br />
«Sì, magari sì. Da queste parti non ci<br />
sono faglie, non capisco come sia<br />
possibile che l’epicentro possa essere<br />
stato tanto vicino.»<br />
Abbandono il mio piatto di ravioli,<br />
vado ad aprire la finestra sopra il<br />
lavandino e faccio il verso del gabbiano:<br />
nessun gabbiano normale risponderà al<br />
mio pessimo richiamo. Dopo qualche<br />
istante, un grosso gabbiano grigio e<br />
bianco plana in cucina e si posa sul<br />
bancone.<br />
Apro un cassetto pieno di cianfrusaglie<br />
e tiro fuori il blocchetto di algamene che<br />
tengo lì per ogni evenienza. Scrivo al volo
due cose: infatti voglio solo sapere se<br />
papà sta bene e se hanno sentito il<br />
terremoto. Il gabbiano intanto si è accorto<br />
della cena sulla tavola.<br />
«Oh no, non ci pensare nemmeno», lo<br />
avverte zia Rachel, brandendo la forchetta<br />
per minacciare il pennuto affamato.<br />
Prendo un pezzetto di corda e lego<br />
l’algamena alla zampa del gabbiano prima<br />
che si becchi una forchettata per aver<br />
tentato di rubarci la cena. «Porta questo<br />
messaggio a re Palombo di Thalassinia,<br />
per favore.»<br />
Il gabbiano guarda un’ultima volta la<br />
tavola piena di cibo e vola via nella notte.<br />
Papà riceverà il mio messaggio tra meno<br />
di un’ora e poco dopo, se tutto va bene,<br />
avrò la risposta che aspetto.<br />
Mi rimetto a sedere e finisco i miei<br />
ravioli in silenzio: penso a tutte le<br />
conseguenze che avrebbe potuto avere<br />
questo assurdo terremoto. Tsunami.
Slavine di fango. Valanghe di terra della<br />
costa della Florida meridionale finite in<br />
mare.<br />
Ma fortunatamente non è accaduto niente<br />
di tutto ciò.<br />
Se stare abbracciata a Quince sotto il<br />
vano di una porta e registrare uno speciale<br />
per il giornale della scuola sono stati i<br />
danni peggiori, be’, allora posso ritenermi<br />
fortunata, considerato quanto male poteva<br />
andare. Tanto più che ho anche scoperto<br />
dello stage.<br />
«Hai presente la professoressa<br />
Molina?» dico a zia Rachel.<br />
«Non era la tua insegnante di scienze<br />
della Terra?»<br />
«Esatto», le rispondo, togliendomi da<br />
davanti il piatto ormai vuoto e prendendo<br />
il quarto pezzo di pane. «Dopo che<br />
abbiamo finito di registrare lo speciale,<br />
mi ha parlato di uno stage all’università di<br />
Seaview. Secondo lei ho buone
possibilità di essere ammessa.»<br />
«Ma che bello, Lily», mi fa lei,<br />
accarezzandomi la mano. «Che tipo di<br />
stage sarebbe?»<br />
Le faccio un rapido riassunto di quello<br />
che so, che in realtà non è molto, ma,<br />
dopo aver guardato il sito e parlato con la<br />
preside sabato prossimo, di sicuro sarò<br />
meglio informata. «Potrei riuscire a<br />
ottenere anche una borsa di studio. Il che<br />
non sarebbe male, visto che i miei voti<br />
fanno pena e i test di ammissione di certo<br />
non andranno meglio.»<br />
«Ti stai impegnando, però. Tra le<br />
lezioni di preparazione ai test e lo studio<br />
con Shannen, sono certa che otterrai<br />
risultati migliori di quanto credi.»<br />
Lo spero proprio.<br />
Dopo la mia decisione di tornare a<br />
Seaview e vivere sulla terraferma, ho<br />
incontrato per la prima volta la mia tutor.<br />
Ha preso la mia scheda, ha esaminato i
voti e mi ha guardato un bel po’<br />
preoccupata. Con una media del genere,<br />
mi ha spiegato, dovrei andare benissimo<br />
nei test di ammissione se voglio riuscire a<br />
farmi prendere all’università.<br />
I test non sono il mio forte. Me la cavo<br />
molto meglio con l’acqua che coi libri.<br />
Ma se aspiro a diventare qualcosa di più<br />
di un guardiano dell’acquario, devo<br />
andare all’università. Dovrò fare in modo<br />
che la vita che avrò sulla terraferma sia<br />
degna di quella che avrei avuto come<br />
regina del mio regno. A capo di un regno<br />
non mi ci vedo, ma sono certa che potrei<br />
essere una brava biologa marina. Conosco<br />
l’oceano meglio di qualsiasi altro umano<br />
e mi sento responsabile per la sua<br />
protezione e salvaguardia. Se riuscirò a<br />
rendere la vita migliore e più sicura alla<br />
gente del mio regno, la mia esistenza sulla<br />
Terra sarà stata impiegata per un nobile<br />
scopo. Cos’altro potrebbe desiderare una
che ben presto sarà un’ex principessa?<br />
Qualcuno bussa alla porta. I miei<br />
pensieri si dileguano. Salto in piedi,<br />
emozionata. È Quince!<br />
Prithi mi viene dietro, infilandosi tra i<br />
miei piedi scalzi.<br />
Solo nel momento in cui faccio per<br />
aprire la porta mi viene in mente che è<br />
strano che Quince abbia bussato, visto che<br />
di solito entra direttamente. Il sorriso mi<br />
sparisce dalle labbra non appena vedo chi<br />
c’è fuori della porta.
2<br />
«Che ci fai qui?»<br />
«Anche per me è un piacere vederti,<br />
Lily. Ti sono mancata?» mi chiede<br />
Dosinia.<br />
Neanche per sogno.<br />
Innanzitutto ho lasciato Thalassinia solo<br />
da qualche giorno e non ho neanche avuto<br />
il tempo di farmi venire la nostalgia.<br />
Secondo, poi, la mia cuginetta<br />
impertinente mi odia e ogni volta che ci<br />
troviamo insieme nello stesso posto è<br />
insopportabile. Anche se fossi partita da<br />
dieci anni, di certo non sentirei la sua<br />
mancanza. Perché significherebbe che ho<br />
piacere di stare con lei. E non è affatto
così.<br />
«Perché sei qui, Doe?» le domando di<br />
nuovo, senza nemmeno preoccuparmi di<br />
dissimulare l’irritazione.<br />
Non è un fatto poi così incredibile che<br />
un’appartenente al popolo del mare si<br />
trovi qui sulla Terra. Di solito infatti non<br />
me li ritrovo davanti casa mia, visto il<br />
mio rango regale. Non vengono a<br />
disturbarmi. Capita però che, alcuni a<br />
volte, altri più di frequente, vengano in<br />
visita sulla terraferma. Ma Doe non è tra<br />
quelli. Anche prescindendo dall’antipatia<br />
che nutre per me, bisogna tener presente<br />
che lei non metterebbe il naso fuori<br />
dell’acqua neanche per salvare la sua<br />
migliore amica. Odia profondamente tutto<br />
ciò che concerne gli umani e li rifugge<br />
come la marea rossa che c’è stata la<br />
scorsa settimana. E quindi è abbastanza<br />
sospetto che adesso lei si trovi davanti<br />
alla porta di casa di zia Rachel.
«Ero convinta che zio Palombo ti<br />
avrebbe avvisato», dice con una vocetta<br />
fastidiosa e fintissima. Tira fuori della<br />
scollatura un’algamena rosa. «Ops, guarda<br />
un po’ che è successo?! Ho intercettato un<br />
gabbiano messaggero.»<br />
Se si usa l’algamena rosa, si tratta di un<br />
messaggio riservato, che il gabbiano<br />
dovrebbe consegnare solo nelle mani del<br />
destinatario, in questo caso io. Ma stiamo<br />
parlando di Doe, e lei non si fa scrupoli.<br />
Con la mascella serrata, le strappo il<br />
messaggio dalle mani. «Papà andrà su<br />
tutte le furie quando scoprirà quello che<br />
hai fatto.» Sono arrabbiata, ma anche<br />
soddisfatta che si sia cacciata nei guai con<br />
quella stupida bravata.<br />
«Be’, sai che novità!» risponde,<br />
indifferente.<br />
Prithi, felice di scoprire che non sono<br />
l’unica pesciolina sulla Terra, mi sfreccia<br />
tra le gambe e comincia a strusciarsi
contro le caviglie di Doe. Lei la guarda e<br />
alza gli occhi al cielo, non ancora sicura<br />
se è il caso di preoccuparsene o meno.<br />
Come ho già detto, Doe non è<br />
un’estimatrice degli abitanti della<br />
terraferma. Gatti inclusi.<br />
«Ehm.» Alle mie spalle sento un<br />
colpetto di tosse e mi ricordo che non ci<br />
siamo solo io e Doe. «Lily, non mi<br />
presenti la tua amica?» fa zia Rachel.<br />
Mi verrebbe da dirle «Non è una mia<br />
amica», ma non sarebbe carino, tanto più<br />
che zia Rachel non ha mai conosciuto<br />
Doe. Di fatto non ha mai conosciuto altra<br />
gente del popolo del mare, a parte me e<br />
papà. O almeno non per quanto lei ne<br />
sappia. Quando gli appartenenti al popolo<br />
del mare assumono la forma terrestre – e<br />
quindi umana –, l’unica cosa che li<br />
distingue dalle persone normali è il<br />
simbolo marino che hanno sulla nuca. Ma<br />
anche quello potrebbe sembrare un
comunissimo tatuaggio a chi non ne<br />
conosce il significato.<br />
Alla fine, i dieci anni e passa di lezioni<br />
di buone maniere a palazzo fanno in modo<br />
che io mi volti e sorrida.<br />
«Zia, questa è mia cugina Dosinia.» Con<br />
la mascella serrata, guardo dritta in faccia<br />
Dosinia e la sua sprezzante espressione.<br />
«Doe, questa è Rachel, la sorella di mia<br />
madre.»<br />
Per un istante gli occhi le diventano<br />
lucidi. Se non fosse Doe quella che ho<br />
davanti, potrei pensare che si sia<br />
teneramente intristita. Purtroppo è solo<br />
Doe, e dunque è più probabile che le sia<br />
andata un po’ di polvere negli occhi.<br />
Zia Rachel, premurosa, si avvicina.<br />
«Stavamo finendo di cenare, ma sono<br />
certa che in frigo troveremo qualcosa<br />
anche per te. Se non sbaglio dovrebbe<br />
esserci una pizza surgelata, la teniamo in<br />
freezer per occasioni come questa. E poi è
imasto un po’ di pane fresco.»<br />
Il mio pane, vorrei urlare.<br />
Ma tanto Doe non sembra interessata<br />
alla cosa. L’espressione che fa quando<br />
vede i resti della cena sulla tavola è di<br />
puro disgusto. Devo ammettere che<br />
anch’io ci ho messo un po’ ad abituarmi al<br />
cibo di qua. I primi mesi sulla terraferma<br />
sono andata avanti a sushi scadente e<br />
verdure fresche. C’è voluto un anno prima<br />
che mi decidessi a provare la pasta. E<br />
adesso ne vado pazza.<br />
Ma anche se posso capire la sua<br />
repulsione, mi metto sulla difensiva. In<br />
fondo sono per metà umana. «Guarda che<br />
è buono. Dovresti assaggiarlo prima di<br />
giudicare.»<br />
Lei mi lancia uno sguardo confuso e<br />
accigliato come per dire: «Ma che<br />
diamine dici?!» Poi, scuotendo il capo,<br />
dichiara: «Non ho fame».<br />
E, come dopo una conversazione molto
profonda, restiamo tutt’e tre in silenzio.<br />
C’è tensione e imbarazzo nell’aria.<br />
Nessuna di noi sa cosa dire.<br />
Mi chiedo cosa ci faccia lei qui.<br />
E forse Doe si chiede la stessa cosa.<br />
Zia Rachel probabilmente non era<br />
preparata a trovarsi un’altra sirena<br />
adolescente in cucina.<br />
Alla fine è Doe a rompere gli indugi.<br />
«Mi hanno esiliata», si fa scappare.<br />
«Cosa?» le chiedo io, che rimango a<br />
bocca aperta. Tra tutti i motivi che<br />
potevano averla portata davanti alla porta<br />
di casa mia, l’esilio è l’ultimo cui avrei<br />
pensato. «Perché?»<br />
L’esilio è la punizione massima nel<br />
nostro mondo. Il trasgressore è bandito<br />
dal mare e condannato a vivere sulla<br />
terraferma per tutta la durata della<br />
sentenza. In altri regni può darsi che venga<br />
usato più spesso, ma papà non vi ricorre<br />
tanto facilmente. Mi ricordo di essere
stata testimone di un solo esilio nella mia<br />
vita: un appartenente al popolo del mare<br />
aveva perso la sua compagna, era<br />
impazzito e aveva provato ad attaccare il<br />
palazzo servendosi di un branco di squali<br />
bianchi. Durante il suo esilio, poi, si era<br />
innamorato di una donna e alla fine aveva<br />
deciso di restare sulla terraferma per<br />
vivere con lei.<br />
Ma non credevo proprio che a Doe<br />
potesse succedere una cosa simile.<br />
«Ma che hai combinato?» le chiedo.<br />
Lei alza le spalle e con un gesto del<br />
capo m’indica il biglietto che stringo in<br />
pugno.<br />
Alzo gli occhi al cielo e apro<br />
l’algamena.<br />
Dall’ufficio privato di Sua Maestà<br />
Re Palombo di Thalassinia<br />
Mia carissima Lily,
questa volta tua cugina ha<br />
esagerato col suo odio per gli umani.<br />
Deve imparare a superare i suoi<br />
pregiudizi. Per questo motivo la<br />
mando da te, esiliandola dal mare e<br />
revocando tutti i suoi poteri fino al<br />
momento in cui non decideremo che<br />
sarà pronta a tornare. Mi dispiace<br />
molto doverti gravare di una tale<br />
incombenza, ma sono certo che sarai<br />
pronta ad accettare questo compito.<br />
Non avrei mai preso misure tanto<br />
drastiche se la situazione non fosse<br />
stata davvero disperata. Con amore,<br />
PAPÀ<br />
Esiliata e privata dei suoi poteri? Deve<br />
averla fatta proprio grossa. Doe trascorre<br />
gran parte della sua esistenza a infrangere<br />
tutte le regole che le riesce – se poi così
facendo mette nei guai anche me, tanto<br />
meglio – e a pagare le conseguenze,<br />
sempre abbastanza modeste, delle sue<br />
marachelle.<br />
Quince pensa che sia invidiosa di me e<br />
di quel titolo che a breve non sarà più<br />
mio, io invece credo che sia solo un<br />
rospaccio malefico.<br />
E comunque, finora, per punizione ha<br />
dovuto solo pulire le cucine del palazzo o<br />
portare a fare un giro i pesci mangialghe<br />
per far loro svuotare il serbatoio. Quello<br />
dell’esilio è un provvedimento<br />
straordinario. Deve aver proprio fatto<br />
qualcosa d’imperdonabile.<br />
«Che hai combinato?» ripeto.<br />
E lei di nuovo alza le spalle. «Hai<br />
intenzione di tenermi qui fuori tutta la<br />
sera?»<br />
L’occhiataccia che le lancio rivela che<br />
potrei anche farlo.<br />
Ma zia Rachel non la conosce come la
conosco io e si mette in mezzo. «Certo che<br />
no, cara. Prego, accomodati.»<br />
La zia mi guarda male, le mie cattive<br />
maniere non le piacciono affatto. Peccato<br />
che non si accorga del ghigno malvagio<br />
che fa Doe entrando in casa.<br />
«Doe...» le dico in tono di minaccia.<br />
Lei fa finta di niente, si gira verso zia<br />
Rachel e le consegna un altro biglietto.<br />
«Zio Palombo ha mandato un messaggio<br />
anche a lei.»<br />
Zia Rachel la guarda un po’ sorpresa,<br />
poi apre l’algamena e comincia a leggere<br />
il biglietto di papà. Quando alza lo<br />
sguardo, ha gli occhi lucidi, come se si<br />
fosse commossa. «Ma certo. Certo che<br />
starai da noi. C’è un letto per gli ospiti<br />
nella stanza dove cucio, puoi sistemarti lì<br />
finché ne avrai bisogno.» Le fa strada,<br />
tirandola in un abbraccio affettuoso che<br />
Doe si sarebbe risparmiata molto<br />
volentieri.
Il messaggio di papà evidentemente ha<br />
toccato le corde giuste.<br />
«Che dice? Come mai Doe è stata<br />
esiliata?» chiedo a mia zia.<br />
Il suo sguardo è triste e scuote la testa.<br />
«Non c’era scritto.» A quel punto si gira<br />
verso Doe. «Vado a prepararti la stanza.»<br />
In un batter d’occhio, mi ritrovo a non<br />
capirci niente di quello che sta<br />
succedendo e resto da sola in cucina con<br />
Doe e Prithi, che fa le fusa a lei, gatta<br />
traditrice che non è altro.<br />
Dalle scale sento zia Rachel che mi<br />
grida: «Quando suona il timer, tira fuori<br />
del forno i biscotti al lime». Mentre<br />
raggiunge il secondo piano, la sua voce ci<br />
arriva sempre più lontana. «Non<br />
dimenticare di usare le presine.»<br />
«È successo una volta sola», borbotto.<br />
Le vesciche da ustione su tutt’e due le<br />
mani mi sono bastate per imparare la<br />
lezione.
«Dunque è qui che vivi?» domanda<br />
beffarda mentre con quei suoi occhi<br />
azzurri squadra la cucina di zia Rachel.<br />
«Non ci hai proprio guadagnato, se pensi<br />
che prima stavi in un palazzo reale.»<br />
Quel suo giudizio negativo mi fa<br />
osservare quella stanza con uno sguardo<br />
diverso. Lo stesso che avevo la prima<br />
volta che ci sono entrata, e ormai sono già<br />
passati tre anni.<br />
Zia Rachel venne a prendermi in<br />
spiaggia, dove papà, con gli occhi lucidi,<br />
mi affidò a lei. Fino a quel momento era<br />
riuscito a mantenere un atteggiamento<br />
regale in tutta quella situazione, per cui<br />
giustificò le lacrime dicendo che gli era<br />
entrato qualcosa nell’occhio. Zia Rachel<br />
mi portò a casa a bordo della sua station<br />
wagon tutta scassata – non ero mai salita<br />
su una macchina prima di allora – e una<br />
volta arrivate a destinazione mi fece<br />
entrare dalla cucina. Dallo sguardo si
capiva che era nervosa. Era preoccupata<br />
di quello che avrei pensato di casa sua,<br />
che potessi trovarla non sufficientemente<br />
bella visto che ero cresciuta nel palazzo<br />
reale di Thalassinia. Ma le sue<br />
preoccupazioni si rivelarono infondate,<br />
perché mi bastò un’occhiata a quelle<br />
credenze giallo sole, alle pareti azzurro<br />
cielo, agli elementi in ferro battuto – tutto<br />
abbastanza vissuto ma accogliente – per<br />
innamorarmene perdutamente.<br />
La casa è piena di luce, calore, amore,<br />
proprio come zia Rachel. Per cui la vivo<br />
molto peggio di un insulto se qualcuno si<br />
permette di guardarla con disdegno (che<br />
vuol dire disprezzo, ho scoperto studiando<br />
per i test!). Soprattutto se quel qualcuno è<br />
Doe.<br />
Raddrizzo le spalle e faccio un passo<br />
verso di lei: siamo praticamente naso a<br />
naso. È nel mio mondo adesso, e sono<br />
immune ai suoi giochetti. «Senti un po’»,
le dico in tono duro, così almeno capisce<br />
che non sto scherzando. «Non so cosa tu<br />
abbia combinato per farti mandare qua, e<br />
sinceramente neanche m’interessa.» Be’,<br />
in realtà m’interessa eccome, ma non ho<br />
nessuna intenzione di dirglielo. «Devi<br />
tenere bene a mente questa cosa: con me<br />
continua pure a fare la carogna come<br />
sempre, ma visto che sei ospite in casa di<br />
mia zia, a lei devi portare rispetto.<br />
Intesi?»<br />
Come al solito, il mio sguardo<br />
arrabbiato non le fa né caldo né freddo.<br />
Non batte ciglio. Non la tocca proprio.<br />
Non la turba.<br />
«Perché, se ti permetti di mancarle di<br />
rispetto, se la offendi o le dai fastidio, stai<br />
pur certa che l’esilio sarà l’ultimo dei tuoi<br />
problemi», la minaccio avvicinandomi<br />
ancor di più.<br />
Doe non si scompone.<br />
Mentre stiamo lì a sfidarci senza mai
abbassare lo sguardo, in cucina parte un<br />
driiiin.<br />
«Mi sa che i tuoi biscotti al lime sono<br />
pronti, che dici?» mi fa con un sorrisetto<br />
spavaldo.<br />
«Accidenti a te!» La lascio dove sta e<br />
mi sbrigo a spegnere il timer e ad aprire il<br />
forno.<br />
«Non dimenticare le presine.»<br />
Ignorala, mi dico mentre acchiappo le<br />
pr esine. È insignificante, come un<br />
pidocchio di mare. Non devo darle<br />
spago, soprattutto se dovrà restare qui a<br />
lungo.<br />
Porcapatella, sarà un incubo. Già presa<br />
a piccole dosi è una tortura, figuriamoci<br />
doverci avere a che fare per un lungo<br />
periodo. Non lo so se sopravviverò.<br />
Dopo aver sistemato la teglia coi<br />
deliziosi biscotti sopra il piano della<br />
cucina, si apre la porta.<br />
«È odore di biscotti al lime quello che
se...» Quince si ritrova Doe davanti e non<br />
finisce la frase. Mi piace tantissimo<br />
quando fa quella faccia stupita, ma solo<br />
quando sono io a provocarla. Non Doe.<br />
«Dosinia?!» dice preso alla sprovvista,<br />
almeno quanto me.<br />
Lei, ruffiana come pochi, abbandona<br />
quella sua espressione sprezzante e<br />
beffarda e gli si getta tra le braccia.<br />
«Quincy!»<br />
È solo per la faccia confusa con cui mi<br />
guarda Quince che non le tiro dietro la<br />
teglia ancora bollente. E anche perché mi<br />
dispiacerebbe troppo sprecare tutti quei<br />
biscotti senza averne assaggiato neanche<br />
uno.<br />
«Che ci fai qui?» cercando di<br />
togliersela da dosso per poterla guardare<br />
in faccia. «Credevo odiassi la<br />
terraferma.»<br />
«Non è la terraferma che odia», dico io<br />
avvicinandomi e mettendo un braccio
intorno alla vita di Quince per farle capire<br />
che è mio. «Sono gli umani.»<br />
Lei mi guarda malissimo e io faccio un<br />
sorrisetto beffardo.<br />
Poi si gira verso Quince tutta raggiante e<br />
dichiara: «Sono stata esiliata». A quel<br />
punto mi lancia uno sguardo provocatorio<br />
e poi torna al mio ragazzo. «Resterò per<br />
un bel po’.»<br />
Ritrovarmela tra i piedi non è per niente<br />
quello che mi ci voleva. Come se dovermi<br />
preoccupare dei test, del colloquio con la<br />
preside di facoltà, del mio nuovo ragazzo<br />
e del diploma non fosse già abbastanza,<br />
papà ha pensato bene d’infilarci pure<br />
quella testa di calamaro di mia cugina.<br />
Fantastico.<br />
«Tu non te lo immagini nemmeno com’è,<br />
Shannen. Davvero, non sai», mi lamento.
Prithi, infastidita perché non riesco a<br />
stare ferma coi piedi, miagola un lamento.<br />
Ha passato tutta la notte a miagolare<br />
davanti alla porta di Doe. Sono certa che<br />
adesso è tornata da me solo perché Doe<br />
non si è ancora alzata. Al momento, sono<br />
l’unica pesciolina in giro.<br />
«Me lo immagino», risponde Shannen<br />
mentre corregge il mio test. «Guarda che<br />
hai scritto male il tuo nome, Lily.»<br />
«Sono distratta.» Mi riprendo il foglio,<br />
cancello e riscrivo il nome daccapo.<br />
«Avresti dovuto vedere come si è gettata<br />
tra le braccia di Quince. Come fosse stata<br />
una sua vecchia amica, quando invece lo<br />
conosce appena e, tra l’altro, odia tutti gli<br />
umani.» La guardo mortificata e dico:<br />
«Scusami».<br />
Shannen mi fa segno che non è niente;<br />
lei non è una che se la prende. «Forse è<br />
solo invidiosa», suggerisce, interpretando<br />
il comportamento di Doe esattamente
come Quince.<br />
Ma perché la vedono tutti così? Loro<br />
non la conoscono bene come me.<br />
«Quand’è stata l’ultima volta che ha<br />
avuto un fidanzato?» chiede Shannen.<br />
«Un fidanzato? Doe?» Non ne ha mai<br />
avuto uno, credo. Lei è più il tipo che li<br />
prende e li molla senza tanti<br />
coinvolgimenti. «Non penso che sia mai<br />
uscita con lo stesso ragazzo per più di due<br />
volte di seguito.»<br />
Shannen corregge velocemente il test<br />
che ho fatto. Oltre metà delle risposte le<br />
segna con la penna rossa. «E allora è<br />
invidiosa della tua relazione con Quince.»<br />
Non credo proprio, è impossibile<br />
immaginare che Doe sia invidiosa di me.<br />
No, no. Non può essere. Anche se il<br />
rapporto tra me e Quince è davvero<br />
invidiabile, in effetti. A parte questo,<br />
però, la mia vita è un punto interrogativo<br />
e, in fondo, il mio futuro dipende dal voto
che prenderò nel test.<br />
«Lily», fa Shannen tutta seria. Mi sa che<br />
l’ho fatta grossa. «La radice quadrata di<br />
121 non è 121.»<br />
Sconfortata, abbandono la testa sul<br />
tavolo. «Sono un disastro», mi lagno con<br />
la fronte appoggiata sulla superficie<br />
bianca del tavolo della cucina. «Non<br />
riuscirò mai a farmi ammettere<br />
all’università.»<br />
Anche con l’aggancio che ho<br />
all’università di Seaview, per riuscire a<br />
entrare dovrò comunque prendere un voto<br />
almeno decente. Devo dimostrare di poter<br />
fare bene l’università e altre ridicolaggini<br />
simili. Ah, se solo potessi far capire a<br />
tutti che negli ultimi tre anni non ho dato<br />
la giusta importanza allo studio solo<br />
perché subito dopo il diploma pensavo di<br />
tornare a Thalassinia per diventare la<br />
principessa del mio regno! Col senno di<br />
poi avrei studiato molto, ma molto di più.
Però, dato che per fortuna gli umani<br />
ignorano l’esistenza del mio regno, non<br />
posso giocare a carte scoperte. A volte<br />
penso che se non fossi costretta ad avere<br />
segreti, la mia vita sarebbe di gran lunga<br />
più semplice. Ma è solo la fantasia di un<br />
attimo, perché dopo torno alla realtà e mi<br />
ricordo per quale motivo è impossibile.<br />
Prithi mi lecca le dita dei piedi, come se<br />
volesse dirmi che mi vuole qui con sé per<br />
tutta la vita. O almeno fin quando Doe non<br />
si alza...<br />
«Non sei un disastro.» Shannen prende<br />
una ciocca dei miei capelli biondi e<br />
crespi e mi fa tirare su la testa. «Hai solo<br />
qualche difficoltà. Soprattutto in<br />
matematica. Ma con la scrittura e l’analisi<br />
critica te la cavi molto meglio.»<br />
«Solo perché a Thalassinia parliamo la<br />
stessa lingua.» Almeno quello. Per fortuna<br />
non vengo da un regno in cui si parla<br />
spagnolo, danese o giapponese. Allora sì
che sarei fritta. «Se ci fossero delle<br />
domande sulla biologia marina, le<br />
azzeccherei tutte.»<br />
«Non preoccuparti», mi rassicura<br />
Shannen, con una convinzione che forse è<br />
l’unica mia speranza di non finire a<br />
lavorare in un fast food. «Vedrai che in<br />
due settimane riusciremo a metterci in<br />
pari, giusto in tempo per l’esame.»<br />
«Due settimane?» La testa mi ricade sul<br />
tavolo.<br />
«Ti serve solo un po’ di concentrazione.<br />
Non devi farti distrarre da altre cose»,<br />
precisa Shannen.<br />
Più facile a dirsi che a farsi.<br />
Fino al momento in cui ho deciso di<br />
rinunciare al mio titolo e di restare a<br />
vivere sulla terraferma, all’università non<br />
ci pensavo proprio. Mi sarei diplomata e<br />
avrei fatto innamorare Brody, poi una<br />
volta finita la scuola lo avrei portato a<br />
Thalassinia con me e io sarei tornata ai
miei doveri di principessa. Pensavo<br />
sarebbe stato quello il mio futuro.<br />
Adesso invece mi ritrovo con un codice<br />
fiscale, scartoffie da compilare, un piano<br />
di studi di cinque anni cui pensare e un<br />
mucchio di altre cose che a malapena<br />
riesco a tenere a mente. E stiamo parlando<br />
solo delle cose che riguardano il futuro.<br />
Nel presente ho a che fare con un nuovo<br />
fidanzato, la festa dei diciotto anni e la<br />
cerimonia della rinuncia al titolo.<br />
Se voglio aiutare il mio regno anche da<br />
quassù, devo riuscire a farcela. Devo<br />
prendere un bel voto al test e farmi<br />
ammettere all’università, se non voglio<br />
vedere andare alla deriva il mio futuro da<br />
biologa marina.<br />
Io comunque non mollo. Sono la<br />
principessa di Thalassinia, e abbiamo la<br />
pelle dura noi del popolo del mare. Se la<br />
soluzione è restare concentrata e non<br />
lasciare spazio alle distrazioni, allora
sarà così che farò.<br />
«Come si fa a dormire su quella<br />
trappola che chiamano letto?»<br />
L’ottimismo mi abbandona non appena<br />
Doe – ovvero la Distrazione – entra in<br />
cucina.<br />
Prithi si allontana subito dai miei piedi<br />
– che evidentemente trova meno gustosi –<br />
e si precipita sulle ditina rosa di Doe, che<br />
la ignora.<br />
Le lancio un’occhiataccia. «Ti ci<br />
abituerai.»<br />
Mi ci sono volute diverse settimane per<br />
abituarmi a dormire su una superficie<br />
piatta al posto dei letti a forma di<br />
conchiglia che usiamo a Thalassinia.<br />
Adesso, però, adoro stare sul morbido<br />
lenzuolino e dormire su un fianco avvolta<br />
nelle coperte. In fondo è come stare<br />
accoccolata dentro una conchiglia.<br />
«Non mi abituerò a un bel niente, perché<br />
tanto qui non ci resto a lungo», risponde
secca Doe.<br />
È stata un po’ vaga sulla faccenda<br />
dell’esilio e ha accuratamente evitato le<br />
domande sui motivi che l’hanno costretta<br />
a venire sulla terraferma.<br />
«Quindi quanto ti fermi?» le chiedo<br />
nervosa mentre lei squadra la stanza.<br />
Il suo sguardo si posa su Shannen. Fa<br />
finta di non sentire la mia domanda e<br />
chiede: «Anche questa vive qui?»<br />
Mi spazientisco e le guance mi<br />
diventano rosso fuoco. Se mi trovassi a<br />
Thalassinia, grazie al potere calmante<br />
dell’acqua, sarei solo leggermente<br />
infastidita. Ma visto che siamo sulla<br />
terraferma, la sua domanda impertinente<br />
mi manda su tutte le furie. Nessuno può<br />
rivolgersi così alla mia migliore amica.<br />
«Questa si chiama Shannen. Ed è una mia<br />
cara amica. Mi sta aiutando a studiare,<br />
perché così fanno gli amici.» Sottovoce<br />
aggiungo anche: «Ma d’altronde tu che ne
sai dell’amicizia...»<br />
«Piacere», le dice Shannen porgendole<br />
la mano.<br />
Doe, chiaramente, non capisce cosa<br />
debba farci con quella mano, allora alza<br />
gli occhi al cielo e poi entra in cucina.<br />
Prithi non la molla un attimo. «Dov’è<br />
possibile trovare un po’ di succo di fuco<br />
da queste parti?»<br />
Sempre la solita. Si comporta come se<br />
fosse la padrona del mondo, tratta la gente<br />
di melma e poi pretende di essere servita<br />
e riverita. Be’, se pensa di poter fare così<br />
anche sulla terraferma, si sbaglia di<br />
grosso. E non sarò io a metterla in<br />
guardia. Che se la cavi da sola, io non ho<br />
nessuna intenzione di farle da ancora di<br />
salvezza. Ho le mie cose cui pensare.<br />
Ignoro Doe – e anche lo sguardo attonito<br />
di Shannen – e mi rimetto a leggere per la<br />
quindicesima volta la domanda di<br />
matematica. (N.B. Non sono tuttora riuscita
a capirla.)<br />
Continuo a scervellarmi sulla stessa<br />
oscura domanda, quando zia Rachel entra<br />
radiosa in cucina con la sua lunga gonna<br />
svolazzante. «Buongiorno, ragazze. Vi<br />
siete già messe al lavoro?»<br />
«Sì, signora Hale», le risponde<br />
Shannen.<br />
Zia Rachel ha rinunciato a chiederle di<br />
chiamarla per nome. Shannen è ormai una<br />
di famiglia – specialmente adesso che sa<br />
tutto delle mie pinne – ma, nonostante ciò,<br />
non riesce a scrollarsi di dosso la vecchia<br />
regola di buona educazione di dare<br />
sempre del lei alle persone più grandi.<br />
«Buongiorno, Dosinia», aggiunge zia<br />
Rachel mentre prende il giornale dal<br />
tavolo e si dirige verso la macchina del<br />
caffè. «Dormito bene?»<br />
Doe fa un’espressione del cavolo.<br />
Mi si rizzano i peli del collo, proprio<br />
sopra il mio simbolo marino. Mi costringo
a fare un respiro profondo, per poi<br />
espirare e buttare fuori un po’ di rabbia. È<br />
una tecnica che mi ha insegnato Quince, e<br />
mi tornerà molto utile se Dosinia si ferma<br />
più di un giorno o due. Specialmente se<br />
non la smette di offendere le persone cui<br />
voglio più bene. Con la mascella serrata,<br />
ringhio: «Stai sempre a lam...»<br />
«Vuoi un po’ di succo, cara?»<br />
m’interrompe zia Rachel, prima che possa<br />
avere il tempo di rimprov... cioè, spiegare<br />
a Doe che non ci si comporta così. «In<br />
frigo ce n’è una caraffa. I bicchieri sono<br />
nella credenza.»<br />
Doe guarda il punto che le indica zia<br />
Rachel. «Il frigo?!»<br />
«Non avete i frigoriferi a Thalassinia?»<br />
le domanda zia Rachel incuriosita. Poi<br />
scoppia a ridere. «Be’, sì, in effetti non ne<br />
avete bisogno.»<br />
«Sulla terraferma le cose bisogna<br />
tenerle al fresco, se non si vuole che
vadano a male», spiego prima che Doe<br />
possa fare un altro dei suoi soliti<br />
commenti velenosi.<br />
Per evitare qualche disastro, mi alzo dal<br />
tavolo e mi dirigo con passo deciso verso<br />
la credenza. Bisogna ammettere che in<br />
effetti qui è tutto nuovo per lei. Anche se<br />
poi ciò non giustifica la sua<br />
maleducazione. «Questo è un bicchiere»,<br />
le spiego facendogliene vedere uno.<br />
Anche a Thalassinia abbiamo i bicchieri –<br />
ed è per questo che Doe reagisce alzando<br />
gli occhi al cielo –, ma non li usiamo per<br />
il succo di frutta. Visto che siamo<br />
circondati dall’acqua, il succo non<br />
resterebbe a lungo nel bicchiere. Il succo<br />
di fuco e quello di fragole di mare li<br />
teniamo nelle bottiglie. Le metto il<br />
bicchiere in mano, apro il frigo, prendo la<br />
caraffa di succo d’arancia e gliene verso<br />
un bel po’. «È succo d’arancia.»<br />
«Succo dell’arancia?» chiede un po’
confusa.<br />
Non è che a Thalassinia non ci siano le<br />
arance, di fatto compriamo un mucchio di<br />
frutta dai mercanti della terraferma,<br />
soprattutto noi a palazzo. Ma l’arancia la<br />
mangiamo a spicchi. A nessuno è mai<br />
venuto in mente di spremerla.<br />
«Esatto. Succo d’arancia», ripeto secca.<br />
La guardiamo tutte con trepidazione, o<br />
forse con un po’ di paura, mentre beve il<br />
suo primo sorso. È proprio un sorsetto,<br />
tanto che forse non riesce neanche a<br />
capire di che sa, ma a lei basta per<br />
decidere cosa ne pensa. È come se<br />
trattenessimo il fiato in attesa del suo<br />
verdetto. Non so bene cosa si aspettino<br />
zia Rachel e Shannen, ma io mi preparo a<br />
una vera e propria esplosione alla Doe.<br />
Una filippica, forse, seguita dal lancio del<br />
bicchiere dall’altra parte della stanza.<br />
Ma visto che Doe non fa mai quello che<br />
ti aspetteresti, impassibile alza le spalle e
prende un altro sorso.<br />
Io non so bene se sorridere o<br />
preoccuparmi.<br />
«Se qui è tutto a posto, io andrei. Ho<br />
una lezione al laboratorio», ci annuncia<br />
zia Rachel versando il caffè in un thermos<br />
e mettendosi il giornale sotto il braccio.<br />
«Tutto a postissimo», le risponde Doe<br />
con un sorriso raggiante. E totalmente<br />
finto.<br />
Prithi miagola con soddisfazione,<br />
mentre continua a strusciarsi contro le<br />
caviglie di Doe.<br />
«Anch’io devo andare. Ho promesso a<br />
mamma che l’avrei aiutata a mettere a<br />
posto il garage», dice Shan, raccogliendo<br />
le sue cose. Non sembra particolarmente<br />
entusiasta all’idea.<br />
Io la guardo implorante come per dire:<br />
«Te ne devi proprio andare?»<br />
«Continua a esercitarti», si raccomanda<br />
consegnandomi il libro. «Più tardi ti
chiamo così mi racconti come va.»<br />
Qualche istante dopo, io e Doe ci<br />
ritroviamo da sole in cucina. A<br />
interrompere quel silenzio pieno di<br />
tensione ci sono solo le fusa di Prithi.<br />
Impertinente come al solito, Doe prende il<br />
bicchiere, lo rigira e ne svuota il<br />
contenuto nel lavandino. Mi guarda come<br />
per provocare una mia reazione.<br />
Oh, ma ce n’è più di una.<br />
La rabbia però adesso deve aspettare.<br />
Prima di tutto devo capire per quale<br />
motivo si trova qui. «Dosinia, vuoi dirmi<br />
esattamente per quale motivo ti hanno<br />
esiliata?» le domando dura, ma tentando<br />
di non lasciar trasparire dalla voce la<br />
rabbia che covo.<br />
Lei scrolla le spalle e poggia il<br />
bicchiere sul piano. «Non ne ho idea. Io<br />
non ho fatto nulla di male.»<br />
«Non hai fatto nulla di male?» Nulla<br />
secondo lei, almeno. Ma nessuno viene
esiliato se non ha fatto niente di male.<br />
«Papà non ti avrebbe esiliata e tolto i<br />
poteri senza nessun motivo. Tanto più che<br />
appartieni alla famiglia reale.»<br />
Per un appartenente al popolo del mare,<br />
essere privato dei propri poteri è una<br />
punizione ben più grave dell’esilio. Doe<br />
adesso non può respirare sott’acqua, non<br />
può cambiare forma e non può controllare<br />
la temperatura dei liquidi. Non può usare<br />
nessuno dei poteri propri della nostra<br />
gente. Quindi, pur facendo ancora parte<br />
del nostro popolo e pur essendo ancora<br />
soggetta alle nostre leggi, adesso è<br />
un’umana in tutto e per tutto.<br />
Sicuramente ciò deve darle sui nervi.<br />
D’accordo. Se non mi vuole dire il<br />
motivo, dovrà almeno dirmi quanto durerà<br />
l’esilio.<br />
«Dunque sei stata esiliata... senza<br />
nessunissimo motivo», le dico con una<br />
grossa dose di sarcasmo. «E ti hanno
anche revocato i poteri. Per quanto<br />
saremo costretti ad averti tra i piedi?»<br />
Doe alza di nuovo le spalle. «Zio<br />
Palombo non me l’ha detto.»<br />
Digrigno i denti. «Cosa ti ha detto,<br />
allora?»<br />
Lei prende una sedia – quella che non<br />
hanno usato né Shannen né zia Rachel,<br />
perché forse teme che le attacchino i<br />
pidocchi – e si siede davanti a me. «Mi ha<br />
detto che devi aiutarmi ad ambientarmi a<br />
Seaview.»<br />
Tutto qui? Be’, se non altro papà mi ha<br />
dato un compito facile. Ambientarsi non è<br />
mai stato un problema per Doe. Anche se<br />
sa essere – e di solito è – una strega<br />
ammaliatrice, la gente di solito non la<br />
scansa. È bellissima e i maschi darebbero<br />
via una pinna pur di farle piacere. A<br />
Thalassinia riscuote parecchio successo.<br />
Non dovrebbe essere troppo difficile<br />
ricreare la stessa situazione anche qui a
Seaview.<br />
La differenza più grossa la faranno i<br />
vestiti. Non si è portata niente da casa,<br />
per cui adesso va in giro col toppino con<br />
cui è partita e dei pantaloncini fatti di<br />
scaglie rosa e viola. Papà le ha tolto i<br />
poteri ma almeno un po’ di pudore glielo<br />
ha lasciato. Alcuni miei vestiti potrebbero<br />
andarle, anche se le sue curve sono<br />
decisamente, ehm, più abbondanti delle<br />
mie. Non faccio certo i salti di gioia al<br />
pensiero di doverle prestare le mie cose,<br />
ma per qualche giorno si può anche fare.<br />
«Non ti piace come sto?» domanda con<br />
un sorrisetto non appena si accorge che<br />
sto guardando com’è vestita. «Anche tu<br />
una volta ti vestivi così. Ma se è per<br />
questo, una volta eri anche una<br />
principessa.»<br />
Faccio finta di non cogliere la sua<br />
frecciatina. «Diciamo che quei vestiti non<br />
sono proprio adatti qua sulla terraferma.»
«Tieni.» Dalla profonda scollatura tira<br />
fuori un sacchettino e me lo lascia sul<br />
tavolo. «Questi li manda zio Palombo per<br />
coprire le spese.»<br />
Apro il sacchettino allentando la<br />
cordicella e dentro ci trovo un bel po’ di<br />
perle. Tutte bellissime e perfette: bianche,<br />
crema, rosa, e addirittura nere, le più rare.<br />
Valgono un bel po’ di soldi.<br />
«Quanto pensi di restare, Doe?» Coi<br />
soldi che valgono quelle perle ci<br />
copriremo tutte le spese di casa per un<br />
mese. «Quando torni a Thalassinia?»<br />
Doe abbassa lo sguardo e un po’ assente<br />
comincia a passare una mano sul graffio<br />
che ho fatto io sul tavolo la prima volta<br />
che ho tentato di cucinare la pizza<br />
surgelata. Perde parte della sua<br />
sfrontatezza, e per la prima volta sembra<br />
confusa dalla situazione almeno quanto<br />
me.<br />
È davvero incredibile come riesca –
quando vuole – a farti dimenticare che in<br />
fondo è solo una ragazzina di sedici anni.<br />
«Non lo so. Zio Palombo ha detto che<br />
devo restare finché non imparo ad<br />
apprezzare gli umani.»<br />
Fantastico. Questa cosa potrebbe non<br />
succedere mai, visto che stiamo parlando<br />
di Doe. Non che io la biasimi del tutto,<br />
considerata la sua storia, ma va detto che<br />
è un compito praticamente impossibile.<br />
«Ti ha specificato anche come decreterà<br />
se ce l’avrai fatta o meno?»<br />
«Ha detto che questo spetterà a te.»<br />
Alza lo sguardo e ha gli occhi lucidi.<br />
«Sarai tu a decidere quando avrò<br />
imparato la lezione.»<br />
«Be’, ma allora è facile», le faccio io<br />
saltando su in piedi, un po’ a disagio per<br />
quel suo crollo improvviso. «Resti qui<br />
qualche giorno, esci coi miei amici, ti<br />
comporti come se non volessi ucciderli<br />
lanciandogli saette dagli occhi e poi sarai
pronta per tornare a casa.»<br />
Prima ancora che io finisca, lei già<br />
scuote la testa. «Mi ha detto anche di<br />
comunicarti che questo sarà l’ultimo tuo<br />
dovere come principessa di Thalassinia.»<br />
Dovere. Quella parola mi fa ricadere<br />
sulla sedia. È l’unica parola capace di<br />
buttarmi giù. Sono stata educata tutta la<br />
vita perché apprezzassi la responsabilità<br />
che comporta la mia posizione, perché<br />
comprendessi che il dovere viene prima<br />
di qualsiasi altra cosa. E anche se papà mi<br />
ha sempre incoraggiato a seguire il mio<br />
cuore – e cioè rinunciare al mio diritto al<br />
trono –, quel senso del dovere non è<br />
semplice da sradicare. E se adesso papà<br />
fa appello proprio al mio senso del<br />
dovere per la faccenda di Doe, significa<br />
che dovrò prendermene carico sino alla<br />
fine e portarla alla sua giusta conclusione.<br />
E significa anche che mia cugina deve<br />
aver fatto una cosa molto, molto grave.
«Oh, Doe», le dico triste mentre scuoto<br />
la testa. «Che cos’hai combinato?»<br />
Non mi aspetto una risposta, e lei non<br />
me la dà. Ma so anche che non posso fare<br />
il suo gioco. Sento che qui c’è in ballo<br />
molto più dell’inconveniente che la<br />
situazione crea a me.<br />
Prithi si accomoda sui piedi di Doe e fa<br />
un sospiro affranto.<br />
Anch’io mi sento proprio così. Bene, se<br />
papà pensa che aiutando Doe a superare il<br />
suo odio per gli umani aiuterò anche<br />
Thalassinia, allora è quello che farò.<br />
Perché il senso di responsabilità è<br />
difficile da ignorare, e fino al mio<br />
diciottesimo compleanno sono obbligata a<br />
fare il mio dovere di principessa. Che mi<br />
piaccia o no.<br />
«Bene. Ti servono dei vestiti», dico<br />
alzandomi. «Andiamo a fare shopping.»
3<br />
È lunedì mattina e zia Rachel accompagna<br />
a scuola me e Dosinia. Quince mi ha dato<br />
un bacio quando gli ho detto che non sarei<br />
andata in moto con lui. Me ne ha<br />
promesso un altro, che mi darà non<br />
appena saremo davanti al mio armadietto.<br />
Dovrò resistere fino ad allora.<br />
Anche se la sua moto adesso mi è<br />
simpatica – più o meno –, a volte vorrei<br />
che uno di noi due avesse la macchina. A<br />
sua madre serve il loro vecchio catorcio<br />
per andare al lavoro, come a zia Rachel,<br />
che ci va con la sua station wagon. Nei<br />
giorni in cui Seaview è battuta da venti<br />
forti come uragani o piogge torrenziali,
girare a bordo di un mezzo dotato di<br />
tettuccio sarebbe decisamente meglio.<br />
Senza contare che, se avessimo avuto la<br />
macchina, oggi saremmo potuti andare a<br />
scuola insieme, con Doe seduta sul sedile<br />
posteriore – o magari nel bagagliaio –, e<br />
risparmiarci di andare lui da solo su<br />
Principessa e io nella station wagon di zia<br />
a sorbirmi i piagnistei di mia cugina.<br />
Finché io non troverò un lavoro o<br />
Quince passerà al full-time, mi dovrò<br />
accontentare della moto e di passaggi<br />
vari.<br />
«Stai tranquilla», ripeto a Doe per la<br />
ventesima volta da quando zia ha acceso<br />
il motore. «Prova a vederla come una<br />
motoscìa con le ruote.»<br />
Doe mi guarda con gli occhi fuori delle<br />
orbite e le narici spalancate,<br />
evidentemente l’analogia non le è<br />
piaciuta. Mi stupisce che non abbia<br />
ancora strappato la tappezzeria già logora
del sedile, visto come ci si tiene<br />
aggrappata. Mi sorprende anche che abbia<br />
rinunciato per un attimo alla facciata di<br />
quella che è sempre troppo figa per avere<br />
debolezze.<br />
Deve essere proprio terrorizzata.<br />
Eppure per una che può arrivare a nuotare<br />
alla velocità di cinquanta nodi, un giro in<br />
macchina in una zona residenziale<br />
dovrebbe essere una passeggiata. Ma c’è<br />
anche da dire che zia Rachel guida come<br />
se stesse a bordo di una macchina da<br />
corsa e non di una station wagon mezza<br />
scassata. Io ormai ci sono abituata. O se<br />
non altro chiudo gli occhi.<br />
Quando parcheggiamo davanti al liceo<br />
di Seaview nello spazio riservato ai<br />
visitatori, Doe è diventata una statua. Io<br />
scendo e con lo zaino su una spalla apro<br />
la portiera posteriore. Lei resta immobile.<br />
«Guarda che puoi scendere adesso», le<br />
dico, cercando di nascondere la risatina
che mi viene naturale vedendola così<br />
terrorizzata. «Siamo arrivati.»<br />
Il sollievo che le attraversa il viso in<br />
quel momento mi fa passare la voglia di<br />
ridere. Ha la stessa faccia che fa Peri<br />
quando vede una medusa. E non c’è da<br />
scherzarci su.<br />
È la prima volta che si mostra così<br />
vulnerabile.<br />
«Prendi la borsa e andiamo.» Mi mette<br />
un po’ a disagio fare la carina con quella<br />
testa di calamaro di mia cugina. «Zia<br />
Rachel ti porta in segreteria per<br />
l’iscrizione.»<br />
Dosinia scende dalla station wagon con<br />
le gambe che le tremano e la valigetta<br />
stretta in mano. Esatto, una valigetta. Non<br />
ci credevo neanch’io – non avrebbe<br />
potuto scegliere una cosa meno figa –, ma<br />
lei ha detto che non sopportava né le<br />
bretelle né la tracolla. Ho provato a<br />
spiegarle come funziona qui a Seaview,
ma lei non ha voluto sentire ragioni.<br />
Tipico suo.<br />
Per tutto il resto, però, è perfettamente<br />
alla moda. Una camiciona viola che mette<br />
in risalto le sue curve, leggings neri e<br />
stivali di pelle al ginocchio. I suoi<br />
fighissimi capelli color caramello, un<br />
trucco degno di una star di Hollywood e<br />
una specie di brillante a forma di stella di<br />
mare proprio sopra la scollatura. Vive<br />
sulla terraferma da neanche due giorni e<br />
ha già più stile di me, che sto qui da tre<br />
anni.<br />
La strozzerei con un’alga.<br />
«Voi aspettatemi qui. Ci vorrà solo un<br />
attimo», ci dice zia Rachel davanti alla<br />
segreteria.<br />
Mentre aspettiamo sedute su una panca<br />
nell’atrio principale, io rifletto sulla mia<br />
mancanza di stile. Una gonna marrone con<br />
le pieghe appena sotto il ginocchio. Una<br />
magliettina verde lime con brillantini
dorati intorno al collo. Un paio di<br />
ballerine color oro che mi ha costretto<br />
Doe a comprare. («Dovresti approfittarne<br />
anche tu», mi ha detto. Poi, dopo avermi<br />
guardato dalla testa ai piedi, ha aggiunto:<br />
«Direi che ne hai proprio bisogno».)<br />
Oggi non sono vestita poi tanto male. I<br />
problemi veri li ho in testa. Una cesta di<br />
capelli biondi e crespi che non riesco mai<br />
a tenere a bada e assenza quasi totale di<br />
trucco, a eccezione del lucidalabbra,<br />
perché ogni volta che provo ad azzardare<br />
combino disastri.<br />
Com’è possibile che mia cugina – che<br />
odia gli umani con tutte le sue forze –<br />
sembri già una star di Hollywood e io<br />
invece la figlia di un pescatore? Per tre<br />
anni mi sono raccontata che forse la colpa<br />
era da ricercare in qualche tipo di<br />
conoscenza occulta che hanno le ragazze<br />
nate sulla terraferma e che ovviamente è<br />
sconosciuta alle sirene. Adesso, però, mi
trovo costretta ad ammettere che in realtà<br />
il problema sono io. Manco proprio di<br />
stile.<br />
«Quanto dura insomma questa scuola?<br />
Un paio d’ore?» mi chiede Doe.<br />
Mi sforzo di non cadere dalla panca per<br />
le troppe risate. «Senti, lo so che tu sei<br />
abituata alla comodità degli insegnanti<br />
privati di corte, ma qui è tutt’altra<br />
faccenda.»<br />
Le spiego velocemente come funziona la<br />
scuola sulla terraferma: sette ore di<br />
lezioni, compiti a casa, sport e altre<br />
attività extracurricolari. Se la conosco, si<br />
alzerà e se ne andrà prima che io abbia<br />
finito di dire: «Marinare la scuola non è<br />
consentito». Per Doe la parola<br />
«responsabilità» è una parolaccia.<br />
Invece, al contrario, si limita a<br />
stravaccarsi – ma sempre con una certa<br />
classe – per poi accavallare le gambe e<br />
cominciare a canticchiare sottovoce l’inno
di Thalassinia. «Non mi spaventa. L’anno<br />
scorso ho fatto un master.»<br />
Starà scherzando. Quando vivevo a<br />
Thalassinia, facevamo lezione insieme<br />
con l’istitutore di corte. Visto che<br />
abbiamo due anni di differenza, non<br />
facevamo mai le stesse cose, ma lei<br />
pareva sempre estremamente annoiata e<br />
per nulla interessata allo studio. Non che<br />
io lo fossi, va be’, ma lei che fa un master<br />
non ce la vedo proprio. È ridicolo.<br />
«Che vuol dire un mas...»<br />
«Buongiorno, Lil.» Dalla segreteria<br />
esce Brody, spensierato e affascinante<br />
come sempre. «Come stai?»<br />
Cercando di togliermi dalla faccia<br />
l’espressione corrucciata dovuta a Doe,<br />
gli sorrido. «Benissimo.»<br />
«Hai ricevuto l’e-mail sulla riunione del<br />
giornale dopo le lezioni? Dobbiamo<br />
cominciare a pensare allo speciale sul<br />
diploma.»
Doe e il suo master perdono<br />
completamente importanza. Il giornale<br />
chiama.<br />
«Non ancora. Quand’è arrivata?» gli<br />
chiedo scuotendo il capo.<br />
Mi ci è voluto un po’ ma ho imparato a<br />
usare pure il computer. A Thalassinia non<br />
ce ne intendiamo molto – anzi affatto – di<br />
tecnologia. Diciamo che acqua e circuiti<br />
elettronici non vanno molto d’accordo.<br />
Ma ormai me la cavo abbastanza.<br />
«In questo momento.» Col pollice<br />
m’indica l’ufficio alle sue spalle. «Stavo<br />
mostrando al preside Brown il servizio<br />
sul terremoto e sono riuscito a dare una<br />
sbirciatina alla posta.»<br />
«Dopo vado in sala studio e gli chiedo<br />
se mi fanno controllare le e-mail.»<br />
«Non c’è bisogno», mi fa con un sorriso<br />
dei suoi. «Tanto c’è scritto solo che ci<br />
vediamo dopo le lezioni.»<br />
«Cos’è un’e-mail?» chiede Doe.
Di fianco a me, Doe guarda Brody dalla<br />
testa ai piedi per poi concentrarsi sugli<br />
occhi castano dorato. Oh. No.<br />
All’improvviso comincia ad andare<br />
tutto al rallentatore. Vedo Brody che<br />
sposta lo sguardo da me a Dosinia,<br />
stravaccata – ma, sottolineo, sempre con<br />
una certa classe – sulla panca. Doe sbatte<br />
le palpebre, e giuro che ogni battito di<br />
ciglia e mascara dura tre secondi. Sporge<br />
in avanti le labbra rosa e lucide.<br />
Brody fa un sorriso ancora più<br />
ammaliante del solito.<br />
Attenzione, Lily Sanderson. Pericolo in<br />
vista.<br />
Brody si sposta e si mette davanti a<br />
Doe, col pretesto di volersi presentare.<br />
Mi sembra di guardare dei tonni che<br />
finiscono in pasto a un branco di squali<br />
bianchi, ma non riesco a distogliere lo<br />
sguardo da quella tragedia inevitabile.<br />
Tanto non posso far niente per evitare la
catastrofe. Sono completamente<br />
impotente.<br />
«Ciao, io sono Brody.» Le sue parole<br />
risultano oblunghe in quel mio mondo al<br />
rallentatore.<br />
Anche se Doe resta perfettamente<br />
impassibile, qualcosa nell’impercettibile<br />
movimento del sopracciglio e delle labbra<br />
mi dice che l’esemplare di maschio che ha<br />
davanti le garba parecchio. Ha un’insana<br />
passione per i maschi, che siano umani o<br />
meno.<br />
Doe non ha mai avuto timori nel cercare<br />
di ottenere quello che vuole.<br />
E di solito ci riesce.<br />
Quando alla fine si mette a sedere<br />
composta, gli porge elegantemente la<br />
mano e si presenta, il mio mondo torna a<br />
girare a velocità normale.<br />
«È mia cugina», gli spiego, mettendomi<br />
in mezzo a loro due. Prima che lei gli<br />
sveli il nostro segreto e dimentichi di
usare la copertura su cui ci siamo<br />
accordate, aggiungo: «È qui a Seaview<br />
per uno scambio culturale. Lei è delle<br />
Bahamas. È approdata nel week-end. È<br />
arrivata, voglio dire. In aereo. Siamo<br />
andate a prenderla all’aeroporto».<br />
Già una volta Brody è venuto a sapere<br />
per sbaglio che ero una sirena. Ho dovuto<br />
usare i miei poteri e fargli il lavaggio del<br />
cervello perché se ne dimenticasse per<br />
sempre. Ha funzionato perfettamente, ma<br />
poi mi è venuto un mal di testa terribile, e<br />
preferirei non doverlo rifare.<br />
Brody ignora del tutto i miei<br />
farfugliamenti, si sporge a sinistra per<br />
riuscire a vedere mia cugina e guardarla<br />
intensamente come gli ho visto fare solo<br />
con la sua ex ragazza. Quando non era la<br />
sua ex, ovviamente.<br />
No, no, no, no, no. Questo non va bene.<br />
Brody è un dongiovanni e Doe una<br />
seduttrice. Brutta, brutta, bruttissima
combinazione. E me ne rendo conto<br />
ancora di più quando mi giro e la vedo<br />
sorridergli maliziosa.<br />
Devo fare tutto quanto è in mio potere<br />
per tenere lontani quei due. Al di là del<br />
fatto che Doe odia gli umani – ragazzi<br />
carini inclusi – e che Brody ha subito – da<br />
parte della sottoscritta – un lavaggio del<br />
cervello per dimenticare l’esistenza delle<br />
sirene, l’idea che la mia cuginetta e il<br />
ragazzo di cui ero innamorata fino a poco<br />
tempo prima possano finire insieme è<br />
assolutamente... inaccettabile. Sotto ogni<br />
punto di vista.<br />
Pronta a tutto pur di evitare la<br />
collisione, provo a proporre: «Ma perché<br />
non and...»<br />
«Tutto sistemato», annuncia zia Rachel,<br />
uscita dalla segreteria giusto in tempo per<br />
evitare che me ne uscissi con qualche<br />
idiozia. «Non ci sono stati problemi coi<br />
tuoi...» La zia guarda Brody con sospetto
e poi riprende la frase: «Nessun problema<br />
coi tuoi documenti».<br />
Quello che vuole dire è che i documenti<br />
falsi redatti dallo scrivano di corte sulla<br />
vita e la carriera scolastica di Doe hanno<br />
passato il vaglio della segreteria.<br />
Abbiamo fatto la stessa cosa anche<br />
quando sono arrivata io a Seaview.<br />
«Questi sono gli orari delle lezioni che<br />
devi seguire», dice zia Rachel<br />
consegnando a Doe un foglio stampato.<br />
«Alla prima ora hai economia.»<br />
E prima che io riesca anche solo a<br />
pensare a quella che sarebbe la peggiore<br />
delle ipotesi, ecco che ci pensa Brody a<br />
darle voce: «Anch’io! Dai, andiamo<br />
insieme». Raccoglie la valigetta di Doe<br />
dal pavimento e fa un gesto da vero<br />
cavaliere: stende un braccio verso il<br />
corridoio per dirle di andare avanti.<br />
Brody che fa il cavaliere. Doe che fa...<br />
Doe. Questa storia finisce male.
«Che disastro», mormoro mentre li<br />
guardo allontanarsi. «Che disastro.»<br />
«Se la caverà», mi rassicura zia Rachel,<br />
mettendomi una mano sulla spalla.<br />
«Lo spero proprio.» Trattengo il fiato.<br />
«Perché se succede qualche macello tra<br />
Doe e Brody, il brutto terremoto della<br />
scorsa settimana al confronto sembrerà<br />
una scossetta da niente.»<br />
L’uragano Doe. Categoria 5.<br />
A quel punto sarò io a dover correre ai<br />
ripari. Tutto ciò che combina Doe qui<br />
sulla terraferma è mia responsabilità. È<br />
l’ultimo compito che mi è stato assegnato<br />
nelle vesti di principessa di Thalassinia.<br />
Se fa danni, i cocci li raccolgo io.<br />
Giunta all’ora di pranzo sono già<br />
completamente esaurita. Io e Doe non<br />
abbiamo avuto neanche una lezione in
comune – ed è normale visto che lei segue<br />
le materie del secondo anno – ma, oltre al<br />
fatto che lei e Brody hanno seguito<br />
economia insieme stamattina, ho saputo<br />
che hanno avuto in comune anche l’ora di<br />
dattilografia e quella in aula studio. Senza<br />
nessuno che li controllasse, chissà cosa<br />
può essere successo.<br />
Forse esagero. Forse Brody l’ha solo<br />
accompagnata in classe alla prima ora e<br />
poi non si sono più parlati. Forse se<br />
guardo fuori vedo un pesce che balla la<br />
salsa. Comunque, essere prudenti non<br />
guasta mai.<br />
In mezzo alla marea di ragazzi in fila<br />
per prendere il pranzo, cerco<br />
d’individuare la chioma bionda di Doe e i<br />
capelli castani di Brody. Ma ho talmente<br />
tante teste davanti che pure sulle punte non<br />
riesco a vedere niente.<br />
«Che cerchi?» mi chiede Quince.<br />
Io brontolo irritata. «Dosinia. Credo che
abbia messo gli occhi su Brody.»<br />
«Ah, ma questa non è per niente una<br />
buona cosa», osserva Shannen.<br />
Non le sfugge proprio niente. «Ma<br />
va’?!»<br />
Comincio a fare dei saltelli per cercare<br />
di vedere oltre la gente senza però<br />
rischiare di rovesciare tutto quello che ho<br />
sul vassoio. Il bricchetto di latte<br />
ovviamente finisce a terra.<br />
Quince, che come al solito il pranzo se<br />
l’è portato da casa e che è in fila con noi<br />
solo per farci compagnia, si china e me lo<br />
raccoglie. «Perché sei tanto<br />
preoccupata?»<br />
Io lo guardo come per dire: «Ma che,<br />
dormi in piedi?!» Mi aspetterei che a<br />
questo punto Quince scuotesse la testa e<br />
dicesse: «Oddio, hai ragione». Lui però<br />
non lo fa, e allora io mi avvicino e gli<br />
sussurro: «Prova a ricordare quello che è<br />
successo a noi due».
Gli compare sulla faccia un sorrisetto<br />
compiaciuto. «Niente di brutto, mi pare.»<br />
«Sì, ma immagina che la stessa cosa<br />
accada a Doe e Brody.»<br />
Quince alza le spalle. «Continuo a non<br />
vederci niente di male. Tua cugina è<br />
abbastanza carina e Benson non è<br />
totalmente privo di lati positivi.»<br />
«Bennett», lo correggo seccata. «E<br />
comunque non era questo che dicevi di lui<br />
due settimane fa.»<br />
«Due settimane fa cercavo di togliertelo<br />
dalla testa, principessa.»<br />
«Be’, non ti sbagliavi.» Faccio un altro<br />
saltello e finisco sul piede di Quince. «È<br />
un vanesio, una superficiale testa di<br />
cefalo.»<br />
«Scusa, ma non capisco. Chi è che<br />
cerchi, Brody o Dosinia?»<br />
«Tutti e due», gli urlo quasi. Perché fa<br />
tanto il tonto? Conosce bene quali sono<br />
tutte le possibili conseguenze che
potrebbero esserci se succedesse<br />
qualcosa tra loro. «Che quei due finiscano<br />
insieme non è una cosa positiva da<br />
qualsiasi prospettiva tu guardi la cosa.»<br />
Shannen, per solidarietà, annuisce e<br />
dice: «Per niente positiva».<br />
Quince cerca di trovarli in mezzo a quel<br />
mare di studenti. Dato che è più alto di<br />
me, per lui è molto più semplice. «Sono<br />
seduti a un tavolo insieme», annuncia<br />
scendendo dalle punte. «Vuoi che vada a<br />
mettermi seduto con loro?»<br />
«Sì», rispondo annuendo decisa. Mentre<br />
Quince si addentra nella folla, gli grido:<br />
«E tienici due posti».<br />
Shannen si avvicina alla cassa. «Lo so<br />
che tua cugina non ti piace, ma è proprio<br />
così terribile?»<br />
«Non ne hai idea.»<br />
«Pensi davvero che bacerebbe Brody?»<br />
mi chiede mentre paga.<br />
«Spero di no, ma con lei non si può mai
sapere.» Io faccio avanzare il mio vassoio<br />
e Shannen toglie il suo. «Certo, lei odia<br />
gli uma...» Mi fermo in tempo, non è il<br />
caso di dire una cosa del genere in un<br />
posto pieno di umani. «Be’, lo sai. E<br />
allora forse c’è una speranza che non<br />
faccia danni.»<br />
«Però...?» m’incalza Shannen non<br />
appena prendo il resto e il vassoio.<br />
Io mi avvio tra i tavoli verso la chioma<br />
biondo scuro di Quince. «Doe va pazza<br />
per gli uomini, e poi è imprevedibile. È<br />
sempre stata un po’ scapestrata. Se ne<br />
infischia delle conseguenze.»<br />
«Brutta combinazione.»<br />
«Già.» Arriviamo al tavolo e io mi<br />
siedo accanto a Quince, proprio davanti a<br />
Doe e Brody, che per i miei gusti stanno<br />
seduti un po’ troppo vicini. «Ciao! Come<br />
sta andando il tuo primo giorno?» le<br />
chiedo, forse con un po’ troppo<br />
entusiasmo.
«Bene», risponde lei, che non si degna<br />
neanche di guardarmi.<br />
Al posto suo ci pensa Brody. «Doe mi<br />
ha raccontato un mucchio di cose<br />
interessanti», mi fa, con un sorrisone un<br />
po’ canzonatorio.<br />
«Ci avrei scommesso», brontolo.<br />
Doe mi guarda come per dire: «Chi, io?<br />
Io non ho fatto proprio niente». Ma glielo<br />
leggo negli occhi che ha combinato<br />
qualcosa, tanto per cambiare.<br />
Quince mi poggia una mano sul<br />
ginocchio per tranquillizzarmi. Vorrebbe<br />
dirmi: «Non perdere la calma». Solo che<br />
è già troppo tardi. Metto una mano sulla<br />
sua e gliela stringo forte, per scaricare la<br />
rabbia.<br />
«Doe mi ha rivelato che sei una<br />
bravissima nuotatrice, Lil», dice Brody<br />
sporgendosi un po’ in avanti. «Come mai<br />
non hai mai provato a entrare nella<br />
squadra femminile?»
Stringo ancora più forte la mano di<br />
Quince. Non è che posso rispondergli che<br />
sono una brava nuotatrice solo quando mi<br />
trasformo in sirena e che la pinna caudale<br />
dà una bella mano sott’acqua. Se al posto<br />
di quella ho le gambe, sono un pezzo di<br />
legno.<br />
«È per via della competizione. La<br />
stresserebbe al tal punto che rischierebbe<br />
di affogare», interviene Shannen per<br />
cavarmi d’impaccio.<br />
Doe fa una faccia da schiaffi.<br />
Quince si mette a ridere.<br />
Io gli stringo talmente forte la mano che<br />
rischio di bloccargli la circolazione.<br />
«Già. Quando sono sotto pressione non<br />
rendo. Perdo le forze. Dovrò<br />
accontentarmi di essere il direttore<br />
sportivo della squadra di nuoto», continuo<br />
con quest’argomento, visto che non mi<br />
viene in mente niente di meglio.<br />
«E poi Lily nuota solo nell’oceano. È
allergica al cloro», si decide a intervenire<br />
anche Doe.<br />
Forzo una risata e, lanciandole<br />
un’occhiataccia, dico: «Esatto, c’è anche<br />
questo elemento da considerare».<br />
Adesso però si sta avvicinando un po’<br />
troppo alla verità.<br />
Le sirene non sono semplicemente<br />
allergiche al cloro. Per noi è tossico.<br />
Sarebbe come dire che gli umani sono<br />
allergici all’arsenico. Un bagnetto veloce<br />
in piscina non mi ucciderebbe, ma di certo<br />
mi farebbe stare molto male. Se rimanessi<br />
in acqua per tutta la durata di un<br />
allenamento, be’... a quel punto non mi<br />
dovrei più preoccupare dei test di<br />
ammissione all’università.<br />
Quince, che comincia a intravedere il<br />
pericolo di perdere l’uso delle dita – il<br />
che gli renderebbe difficile andare in<br />
moto –, si libera con l’altra mano dalla<br />
mia stretta mortale. Ma invece di togliere
completamente la mano, prende la mia tra<br />
le sue e dice: «Scommetto che anche Lily<br />
ha un mucchio di cose da raccontare su<br />
Doe, vero principessa?»<br />
Per mezzo secondo mi lascia un po’<br />
spiazzata. Tutte le storie di lei che potrei<br />
raccontare sono ambientate sott’acqua.<br />
Quince sa bene che non posso spiattellarle<br />
in giro.<br />
«Non è vero, principessa?» ripete<br />
ancora una volta.<br />
Quince mi guarda negli occhi e mi fa<br />
l’occhiolino: finalmente ho capito. Io e lei<br />
siamo cresciute insieme e so un mucchio<br />
di cose su Doe che lei non vorrebbe<br />
raccontassi. Non c’è bisogno che le<br />
racconti sul serio, basterebbe accennarvi<br />
per farle capire che non ho nessuna<br />
intenzione di farmi mettere i piedi in testa.<br />
Non è l’unica che potrebbe raccontare in<br />
giro cose imbarazzanti.<br />
E ce n’è una in particolare che potrei
spifferare.<br />
Raddrizzo le spalle. «Certo», dico<br />
lanciandole uno sguardo di sfida. «Ne ho<br />
un forziere pieno.»<br />
Ha un guizzo negli occhi. Ha capito<br />
perfettamente a quale storia mi riferisco:<br />
una volta i nostri cuginetti Kitt e Nevis le<br />
avevano fatto credere che c’era un<br />
forziere pieno di rarissimi diamanti rosa<br />
nascosto nella discarica di Thalassinia, e<br />
lei aveva passato due giorni a cercarlo in<br />
mezzo all’immondizia. Aveva solo otto<br />
anni, ma tuttora si vergogna di aver<br />
abboccato ciecamente.<br />
A quel punto, dopo aver capito che se<br />
abbiamo deciso di giocare duro io non<br />
gliela darò vinta senza battermi, mi guarda<br />
e annuisce impercettibilmente.<br />
Uno a zero per Lily, olé.<br />
Segue un silenzio carico di tensione. È<br />
quasi finita la pausa pranzo e nessuno di<br />
noi ha ancora toccato cibo. Approfitto di
quella tregua per vedere cosa c’è nel<br />
vassoio di Doe. Ha (intelligentemente)<br />
evitato il piatto di carne del giorno –<br />
hamburger grigiastro e lattuga avvizzita –<br />
optando per un succo alla fragola, un<br />
budino alla vaniglia e una banana. Tutte<br />
cose che ricordano un po’ quelle che<br />
troveremmo a Thalassinia.<br />
Secondo me farebbe bene a provare<br />
nuovi cibi fintanto che è qui. Il sushi,<br />
prima di tutto, e poi i würstel steccati, le<br />
crocchette di patate e la torta di mele.<br />
Senza parlare del fatto che non si può dire<br />
di aver vissuto veramente finché non si<br />
prova il tiramisù.<br />
Forse educare Doe alla vita sulla<br />
terraferma non sarà poi così male.<br />
Dopotutto è compito mio. E se nel<br />
portarlo a termine avrò la possibilità di<br />
gustare anche i miei cibi preferiti, tanto<br />
meglio. Domani prenderò doppia razione,<br />
così le faccio assaggiare un po’ di cose. E
se non sbaglio, sarà il giorno dei taco.<br />
«Mi devo sbrigare», dice Brody,<br />
alzandosi in piedi e prendendo il suo<br />
vassoio. «Più tardi ho l’interrogazione di<br />
storia e devo rivedere gli appunti.» Poi<br />
guarda Doe, indica il vassoio quasi intatto<br />
e le chiede: «Tu hai finito?»<br />
Lei risponde con una faccia disgustata e<br />
spinge via il vassoio.<br />
«Lo porto via io.» Brody mette i vassoi<br />
l’uno sopra l’altro e le fa l’occhiolino. «A<br />
dopo.»<br />
Lei non gli stacca gli occhi di dosso fin<br />
quando lui, dopo aver messo i vassoi al<br />
loro posto, esce dalla mensa. Il suo<br />
interessamento per Brody è un po’ troppo<br />
interessato per i miei gusti.<br />
Prima della lezione sul cibo, le devo<br />
spiegare una cosa molto più importante.<br />
Non permetterò che l’ultimo compito che<br />
mi è stato assegnato come principessa di<br />
Thalassinia si concluda con un’unione
disastrosa che metterebbe in pericolo il<br />
mio regno.<br />
Adesso che Brody se n’è andato, le<br />
dico: «Non se ne parla».<br />
Doe fa l’innocentina. «’Non se ne parla’<br />
di cosa?»<br />
«Non se ne parla di Brody. Non se ne<br />
parla proprio, neanche per sogno.»<br />
Lei alza le spalle. «Chi se ne importa.»<br />
Devo capire se quel suo «chi se ne<br />
importa» significa «tanto non me ne frega<br />
niente di lui» oppure «tanto mi piace e<br />
non m’interessa quello che dici tu».<br />
Potrebbe anche voler dire «non mi puoi<br />
mica comandare», in effetti.<br />
Non ho intenzione di chiuderla qui.<br />
«Dosinia, questa è una faccenda seria.<br />
Non puoi fare casini con Brody. Non so se<br />
te l’ho detto, ma un paio di settimane fa<br />
per errore è venuto a sapere la verità su di<br />
me.»<br />
«E allora?» mi fa in tono annoiato.
«E allora non l’ha presa tanto bene. Ha<br />
cominciato a fare il deficiente e ho<br />
dovuto...»<br />
«Roba vecchia.» Si abbassa a prendere<br />
il lucidalabbra dalla valigetta e se lo<br />
mette senza neanche bisogno dello<br />
specchio.<br />
Grrr. Avrò tutto il tempo di essere<br />
invidiosa della sua bravura col trucco,<br />
adesso però devo farle capire quella cosa.<br />
«Non puoi fare casini con nessuno. È un<br />
rischio troppo grande. Devi pensare al<br />
bene del regno.»<br />
«Come fai tu?» mi fulmina, con la voce<br />
piena di veleno. «Quando mai hai messo<br />
Thalassinia davanti ai tuoi interessi?»<br />
Quel suo attacco verbale mi prende alla<br />
sprovvista. «Che intendi dire? Io, le mie<br />
responsabilità le prendo molto<br />
seriamente.»<br />
Lei fa un sorrisetto irriverente. «Come<br />
no.»
«Senti, Doe, io...» Non sono molto<br />
sicura di cosa dovrei dire. Prima di tutto<br />
perché con quella sua accusa ha fatto<br />
centro. In effetti anch’io ho dei dubbi e ci<br />
combatto da quando ho deciso di tornare a<br />
Seaview: per stare sulla terraferma e con<br />
Quince sto abbandonando il mio regno?<br />
Rinunciando al titolo, sto tradendo i miei<br />
antenati e la mia gente? Provare almeno<br />
ad aiutarli da quassù può bastare?<br />
Non lascio che questi dubbi mi<br />
consumino. Ho preso la mia decisione e<br />
ho il totale appoggio di papà. Se avessi<br />
fatto altrimenti, sarei stata infelice per<br />
tutta la vita. E poi da quassù posso fare<br />
qualcosa per la salvaguardia<br />
dell’ambiente.<br />
«Il regno troverà un altro erede.» Scuoto<br />
il capo, ancora stordita da quel suo<br />
attacco. A bassa voce, per non farmi<br />
sentire dagli altri, le dico: «Per<br />
Thalassinia è molto meglio così».
Sotto il tavolo Quince mi accarezza la<br />
mano, per dirmi che lui c’è se ne ho<br />
bisogno. Anche Shannen vorrebbe poter<br />
intervenire per aiutarmi, ma questa<br />
faccenda è tra me e Doe, è una questione<br />
tra sirene.<br />
Indifferente alla mia sicurezza, Doe si<br />
alza in piedi e dice: «Devo trovare l’aula<br />
di arte».<br />
Non ci posso credere, sono la solita<br />
fortunata. Di tutte le lezioni che potevo<br />
avere in comune con la mia cuginetta che<br />
mi odia a morte e che pensa che io stia<br />
tradendo il nostro regno, doveva per forza<br />
essere quella della mia materia preferita?<br />
Naturalmente.<br />
Io e Shannen ci scambiamo un’occhiata.<br />
Io sono abbattuta. Lei dispiaciuta. Sa bene<br />
quanto ami le lezioni di arte, per cui<br />
capisce la mia insofferenza. Doe si alza e<br />
prende la valigetta. Shannen la indica con<br />
un cenno del capo.
Lo so.<br />
Faccio un respiro profondo. «Aspetta»,<br />
le dico senza entusiasmo.<br />
Doe non reagisce, ma resta lì. La sento<br />
battere impazientemente il piede a terra.<br />
Vedendo che non mi decido a parlare, alla<br />
fine chiede: «Allora?»<br />
Chiudo gli occhi e prendo un altro<br />
respiro: «Anche noi abbiamo arte».<br />
Shannen allora mi dà un colpetto sul<br />
fianco e io aggiungo: «Andiamo insieme».<br />
Doe poggia la valigetta sul tavolo come<br />
per dire: «D’accordo, vi aspetto».<br />
«Ci vediamo all’ora di trigonometria»,<br />
dico a Quince prima di abbassarmi per<br />
dargli un bacio.<br />
Lui, per rassicurarmi, mi poggia sul<br />
fianco la mano che ha rischiato di perdere<br />
per colpa della mia stretta furiosa. Mi<br />
sussurra: «Gioca pulito».<br />
Brontolo per quella sua frase. Io? È con<br />
Doe che si dovrebbe raccomandare. È lei
quella scorretta. Io sono sempre carina.<br />
Be’, magari non proprio sempre. Ci<br />
rifletto. In effetti se penso a come ho<br />
trattato Quince prima di scoprire che<br />
provava dei sentimenti per me e prima di<br />
capire che anch’io provavo dei sentimenti<br />
per lui, devo ammettere<br />
che sono carina quasi sempre.<br />
«Andiamo. Non voglio arrivare in<br />
ritardo. Di nuovo», dico prendendo il mio<br />
vassoio.
4<br />
Siamo arrivati a giovedì mattina e sono<br />
talmente stressata che per poco non ho<br />
mandato in ebollizione il succo d’arancia,<br />
sono dovuta correre in camera a<br />
cambiarmi le infradito perché ne avevo<br />
messe due diverse e solo cinque minuti<br />
prima di uscire di casa mi sono accorta di<br />
aver dimenticato di fare i compiti di<br />
diritto, che chiaramente ho alla prima ora,<br />
per cui non avrò neanche il tempo di<br />
rimediare.<br />
«Accidenti! Non ce la faccio più.» E<br />
sbatto sul bancone della cucina la caraffa<br />
di succo d’arancia di nuovo fresco.<br />
Zia Rachel, con la sua consueta calma,
mi dice: «Lo so che è difficile abituarsi<br />
alla presenza di un’altra persona in casa.<br />
È solo questione di tempo». Come se<br />
volesse ammansirmi.<br />
Io mi giro a guardarla di scatto. «Io non<br />
ce l’ho il tempo. I test d’ammissione sono<br />
tra una settimana e io non sono riuscita a<br />
studiare. Il diploma è tra un mese. I miei<br />
voti fanno pena. Se non vado benissimo ai<br />
test, posso anche dire addio all’università,<br />
alla mia carriera, al mio futuro.» Addio ai<br />
miei sogni di diventare una biologa<br />
marina e alle speranze di riuscire ad<br />
aiutare il mio regno. Il mio sacrificio<br />
andrà sprecato.<br />
«Adesso esageri.»<br />
«Invece no. Lo sai cosa mi ha detto il<br />
mio tutor quando gli ho spiegato che<br />
volevo andare all’università? Lo sai che<br />
mi ha detto dopo aver finito di ridere?»<br />
Zia Rachel mette via il giornale. «Lo so,<br />
cara.» Mi mette un braccio intorno alle
spalle. «Ma so anche che stare così tanto<br />
sotto pressione non ti aiuterà.»<br />
Mi arrendo, perché ha ragione lei. Gli<br />
umani hanno problemi a gestire lo stress,<br />
ma le sirene – abituate ad averne così<br />
poco nel loro habitat naturale – non lo<br />
sanno proprio tenere a bada. Se a quello<br />
aggiungete il fatto che sto lontana dal mare<br />
da molto tempo e che sono costretta a<br />
dividere il bagno, l’armadio e lo specchio<br />
con la mia cara cuginetta, allora è un<br />
miracolo che io stia ancora in piedi.<br />
«Andrà tutto bene. Durante i test farai<br />
del tuo meglio e, chi lo sa, magari<br />
prenderai un bel voto. E poi hai il<br />
colloquio con la preside di facoltà<br />
dell’università di Seaview. Vedrai che un<br />
incontro faccia a faccia può fare la<br />
differenza.»<br />
Le sue parole mi mettono di buonumore,<br />
e sto quasi per chiederle se pensa davvero<br />
quelle cose, ma lei m’interrompe e
aggiunge: «Comunque andrà, troveremo il<br />
modo di cavarcela». Adesso il suo tono si<br />
fa più serio. «La vita è fatta così: c’è<br />
sempre una sfida da superare e una<br />
soluzione da trovare.»<br />
Prendo un bel respiro profondo. So bene<br />
che significa quel suo cambio di tono. Noi<br />
due abbiamo già affrontato molte sfide: lei<br />
ha dovuto trovare il modo di andare<br />
avanti dopo la perdita di sua sorella – mia<br />
mamma – e io sono dovuta crescere senza<br />
una madre. E poi ho dovuto risolvere il<br />
problema di ritrovarmi legata a un ragazzo<br />
che credevo di odiare e che invece alla<br />
fine si è rivelato la mia anima gemella.<br />
Quella questione si è poi comunque<br />
risolta bene, per cui forse non tutte le<br />
sfide vengono per nuocere.<br />
Parli del diavolo e spuntano le corna:<br />
come se avesse sentito i miei pensieri,<br />
Quince apre la porta della cucina ed entra.<br />
«Buongiorno, Rachel», e accompagna le
parole con un gesto rispettoso del capo.<br />
Poi si gira verso di me. «Lily.»<br />
Eh già, quella faccenda non si sarebbe<br />
potuta risolvere meglio di così.<br />
Mi butto tra le sue braccia, affondo il<br />
volto sul suo petto e lo stritolo. Gli darei<br />
un bacio se non ci fosse zia Rachel qui<br />
accanto a noi. Lui mi stringe la vita e<br />
appoggia il mento sul mio capo. Per un<br />
momento dimentico le preoccupazioni e<br />
mi godo il conforto che mi dà stare tra le<br />
sue braccia.<br />
«Buongiorno, Quince. Hai già fatto<br />
colazione?» gli chiede zia Rachel.<br />
Sento che scuote la testa. «Non ho<br />
sentito la sveglia.»<br />
«Ti preparo qualche toast col burro di<br />
arachidi.»<br />
«Non vorrei che si disturbasse.»<br />
Quando vuole – e specialmente quand’è<br />
davanti ai miei familiari –, ha un modo di<br />
fare da galantuomo d’altri tempi. «Ma il
mio stomaco di certo lo apprezzerebbe<br />
molto.»<br />
«Mi sei mancato», gli confido,<br />
allentando un po’ la presa ma non del<br />
tutto. «Ci siamo visti a malapena da<br />
quand’è arrivata Doe.»<br />
Lo so che per lui è lo stesso. Gli si<br />
legge negli occhi che gli sono mancata. In<br />
momenti come questo, mi sembra di<br />
sognare a occhi aperti e vorrei sapere se,<br />
anche in piccolissima parte, c’è ancora il<br />
legame magico che ci univa. Scaccio via<br />
subito quel pensiero, perché tanto so<br />
benissimo che poi mi porta a sperare che<br />
un giorno Quince possa tornare a<br />
Thalassinia con me. E adesso non è il<br />
caso di pensarci.<br />
Mi sorride. «Oggi pomeriggio però<br />
stiamo insieme. Mi prendo un giorno<br />
libero e andiamo...» Ma non finisce<br />
neanche la frase quando si accorge della<br />
faccia triste che faccio.
«Non posso.» Perché le cose importanti<br />
devono sempre essere in conflitto? «Dopo<br />
la scuola ho una lezione di preparazione<br />
ai test che finisce alle sei.»<br />
Quince sa quanto significhi per me<br />
riuscire ad andare all’università, adesso<br />
che ho deciso di restare a vivere qui. Mi<br />
ha sempre molto incoraggiata nei miei<br />
disperati tentativi di riuscire a ottenere<br />
dei voti decenti. Ma so anche che<br />
vorrebbe poter passare più tempo<br />
insieme.<br />
«E questo fine settimana?» mi chiede.<br />
«Sabato mattina ho il famoso<br />
colloquio.» Lo lascio andare per<br />
permettergli di prendere il toast al burro<br />
di arachidi che intanto gli ha preparato zia<br />
Rachel. «Ma, fatto quello, sono libera.»<br />
Si siede al tavolo della cucina e dà un<br />
morso al toast, facendone fuori metà in un<br />
solo boccone. Annuisce mentre termina di<br />
masticare. «Ottimo.» Col resto del toast
davanti alla bocca e un attimo prima di<br />
farlo sparire, aggiunge: «Pensavo che<br />
potremmo andare a fare un giro sulla<br />
costa. Non sei mai stata alle Keys, vero?»<br />
«No, mai.»<br />
Mi giro a guardare che faccia fa zia<br />
Rachel. Di solito è abbastanza tollerante<br />
con me, mi lascia la mia libertà e la mia<br />
indipendenza – è uno dei lati positivi di<br />
avere come tutrice una che da giovane era<br />
una figlia dei fiori –, ma capita che a volte<br />
punti i piedi. Come l’anno scorso con le<br />
gare nazionali di nuoto.<br />
Solitamente i dirigenti sportivi vengono<br />
invitati a quegli eventi solo quando si<br />
qualifica tutta la squadra. E visto che solo<br />
Brody e un altro ragazzo del liceo di<br />
Seaview erano riusciti a passare, la mia<br />
presenza a Orlando non era necessaria. Io<br />
però volevo andare comunque, per fare il<br />
tifo per la squadra. E per passare un po’<br />
di tempo con Brody, ovviamente.
Zia Rachel aveva detto chiaramente,<br />
assolutamente, inequivocabilmente no.<br />
Non poteva lasciare il laboratorio per<br />
così tanti giorni e non mi avrebbe lasciata<br />
andare da sola dall’altra parte del Paese<br />
senza nessuno che mi controllasse.<br />
Il fatto che poi sarei stata praticamente<br />
da sola col ragazzo di cui ero innamorata<br />
probabilmente non aveva giocato a mio<br />
favore.<br />
Lì per lì ci ero rimasta malissimo, ma<br />
col senno di poi posso darle ragione.<br />
Ma la proposta di Quince è diversa.<br />
Credo. Si tratta di una gita di un giorno<br />
solo e non con Brody. E poi ho un anno in<br />
più e lei adora Quince. È abbastanza<br />
palese che lei sia felice che ci siamo<br />
messi insieme. Speriamo quindi che ci dia<br />
il permesso di andare a fare la gitarella<br />
romantica.<br />
Quando la vedo fare di sì, tiro un<br />
sospiro di sollievo. «Sarà divertente»,
commento. Poi mi metto a sedere accanto<br />
a lui e dico: «Ma lo sai che mi manca<br />
andare in giro sulla tua moto?»<br />
Lui mi guarda stupito, visto che prima<br />
odiavo Principessa, cioè il suo trabiccolo<br />
della morte su due ruote. Le mie prime<br />
lezioni di moto non sono andate proprio<br />
bene, ma star dietro è tutta un’altra cosa.<br />
Mi piace sentire il vento che mi soffia sul<br />
viso e mi fa svolazzare i capelli. È un po’<br />
come nuotare nell’aria.<br />
A parte il primo giorno che zia Rachel<br />
ci ha portate in macchina perché doveva<br />
risolvere delle questioni burocratiche, io<br />
e la cuginetta dei miei stivali siamo<br />
sempre andate a piedi a scuola. Su<br />
Principessa non c’è posto per due<br />
passeggeri e di certo non posso lasciare<br />
Doe per conto suo. Lo sa il cielo in quanti<br />
guai potrebbe cacciarsi anche nel solo<br />
tragitto da casa a scuola.<br />
«Non ci crederete mai», mi fa Doe non
appena entra in cucina, con Prithi sempre<br />
alle calcagna. «Ho rimediato un<br />
passaggio.»<br />
«Che vuol dire che hai rimediato un<br />
passaggio?» le domando.<br />
Doe è vestita alla moda, come sempre:<br />
ha una gonna lunga fino alle caviglie che<br />
sfuma dal viola scuro sull’orlo fino al<br />
bianco all’altezza della vita, una<br />
semplicissima canottierina bianca e una<br />
grossa cintura fatta di catenelle e portata<br />
abbastanza bassa sulla vita. Neanche<br />
quella valigetta che si porta dietro riesce<br />
a farla sembrare meno figa di quello che<br />
è. Dopo solo tre giorni sulla terraferma, è<br />
già diventata popolarissima.<br />
Ma come fa?<br />
Aggiungeteci poi che ha un trucco<br />
impeccabile, mani perfettamente curate e<br />
capelli perfettamente lisci. La vita è<br />
ingiusta.
«Mi passa a prendere Brody», risponde<br />
versandosi un bicchiere di succo<br />
d’arancia, che pare abbia deciso possa<br />
andarle bene al posto di quello di fuco.<br />
«Ha detto che gli dispiace farmi fare tutta<br />
la strada a piedi.»<br />
Tutta la strada?! Ma sono due passi!<br />
Sebbene ciò significhi poter andare a<br />
scuola in moto con Quince ed evitare così<br />
i quindici minuti di strada – andata e<br />
ritorno – in compagnia di Doe, l’idea di<br />
lei e Brody che vanno da soli in macchina<br />
mi fa scattare il campanello d’allarme.<br />
«Non puoi andare in macchina con<br />
Brody», le dico.<br />
Doe poggia il bicchiere. «E perché?»<br />
«Perché no», rispondo io, secca.<br />
Comincio a sentirmi un po’ un disco rotto<br />
ogni volta che tocchiamo l’argomento. Ma<br />
davvero non l’ha ancora capito? O forse<br />
vuole solo farmi uscire di testa? A questo<br />
punto entrambe sono opzioni plausibili.
«Perché è un umano. Perché tu non lo sei.<br />
Perché ti fermerai qui solo per poco<br />
tempo...»<br />
«Perché ti piace ancora?»<br />
La sua accusa mi spiazza. «Cosa?! No.<br />
Certo che no», le rispondo dopo un attimo<br />
di shock.<br />
Guardo Quince. Lui sa bene che di<br />
Brody non m’importa più niente, giusto?<br />
Perché è davvero così. Ormai l’unico<br />
ragazzo che mi fa sentire le farfalle nello<br />
stomaco è Quince. Gli altri non li vedo<br />
neppure. Lo so che è un cliché, ma è vero.<br />
Lui alza le spalle e gli occhi al cielo<br />
all’insinuazione di Doe. Poi butta giù<br />
l’ultimo pezzo di toast. A volte gli<br />
prendono dei momenti di gelosia, ma non<br />
è questo il caso. Brody non rappresenta<br />
più una minaccia.<br />
Doe mette il bicchiere nel lavandino.<br />
«Allora non capisco proprio dove sia il<br />
problema.»
«No?!» Mi alzo in piedi. «Il problema è<br />
che... be’, tu... e lui...» Guardo disperata<br />
Quince e zia Rachel, sperando che uno di<br />
loro riesca a farglielo capire.<br />
Quince si limita a scuotere il capo, zia<br />
Rachel invece se ne esce con un: «In<br />
effetti neanch’io vedo il problema».<br />
Sono solo io a rendermi conto che<br />
questa cosa porterà a un disastro?<br />
«Quindi la questione è risolta»,<br />
conclude Doe. Dal vialetto tra casa nostra<br />
e quella di Quince arriva il suono di un<br />
clacson. «Dev’essere Brody. Ci<br />
vediamo.» Raccoglie la valigetta ed esce<br />
dalla porta della cucina. Un po’ confusa,<br />
la seguo e mi affaccio fuori. Vedo la<br />
Camaro di Brody e lei che ci sale su.<br />
Brody le si avvicina per darle un bacio.<br />
Prima che io abbia il tempo di urlare<br />
«No!», Doe si scansa e ridendo lo<br />
allontana.<br />
Be’, meno male. Un briciolo di buon
senso ce l’ha.<br />
Non riesco nemmeno a immaginare che<br />
razza di disastro sarebbe se si lasciasse<br />
baciare e finissero per creare quel legame<br />
magico. C-A-T-A-S-T-R-O-F-E. Peggio dello<br />
scioglimento delle calotte polari.<br />
«Questa storia finirà male», borbotto<br />
mentre rientro in cucina.<br />
Per fortuna c’è Quince, che mi stringe<br />
con le sue braccia forti. «Be’, potrebbe<br />
finire anche peggio.»<br />
«In che modo, scusa?»<br />
«Per esempio potrei farti guidare<br />
Principessa fino a scuola», mi dice con un<br />
sorriso furbetto.<br />
Per quanto vorrei restare col muso, non<br />
riesco a non sghignazzare all’idea.<br />
«Allora sì che finirebbe proprio male. Per<br />
tutti quanti.»<br />
Quince mi fa l’occhiolino. «Soprattutto<br />
per Principessa.»<br />
«Io vado a fare la doccia. Buona scuola,
agazzi», ci saluta zia Rachel.<br />
Quando non si sentono più i suoi passi<br />
sulle scale, Quince domanda: «È andata?»<br />
Io sbircio dietro di lui, in cucina e in<br />
corridoio. Non faccio neanche in tempo a<br />
dire di sì che le sue labbra sono già sulle<br />
mie. Mi dà un bacio lungo, morbido e<br />
dolce che mi fa dimenticare Dosinia e<br />
Brody, i test e tutto il resto.<br />
Ma sì, andrà tutto bene.<br />
Dopo sette ore di lezione e tre di<br />
preparazione ai test, il mio cervello è<br />
completamente andato. Sono abbastanza<br />
convinta che lo scopo di quella<br />
preparazione sia di aiutarmi a fare meglio,<br />
ma adesso ho in testa un numero tale di<br />
paroloni ed equazioni chilometriche che<br />
riesco a malapena a pensare, figuriamoci<br />
se riesco a capire qualcosa dei quesiti che
ho davanti.<br />
Se dovessi fare il test oggi, molto<br />
probabilmente prenderei un votaccio.<br />
Per una volta sono persino contenta di<br />
dover tornare a casa a piedi. A parte i<br />
miei bagni d’acqua salata serali – di cui<br />
ho avuto particolarmente bisogno da<br />
quand’è arrivata Doe –, quella<br />
passeggiata è il primo momento di<br />
tranquillità che riesco a ritagliarmi dopo<br />
settimane. Mi farà bene stare da sola coi<br />
miei pensieri. Ma a prendere il posto del<br />
marasma di preoccupazioni legate ai test,<br />
arrivano altri pensieri. Il colloquio di<br />
sabato. L’inammissibile interesse che Doe<br />
nutre per Brody. E tutta la faccenda della<br />
mia rinuncia al titolo.<br />
Forse il motivo è la presenza di Doe, o<br />
forse il fatto di sapere che quello è<br />
l’ultimo compito che svolgerò come<br />
principessa di Thalassinia, ma, quale che<br />
sia la ragione, il pensiero di dover
inunciare al titolo è sempre più tosto da<br />
accettare. Ho preso la mia decisione, e so<br />
bene che potrei fare molto per il mio<br />
regno anche da quassù. Ma è comunque<br />
triste sapere che non sarò più la<br />
principessa Lily. Immagino che sia<br />
normale avere dei dubbi quando si tratta<br />
di fare scelte importanti. E non vuol dire<br />
che la decisione che ho preso sia quella<br />
sbagliata. Significa solo che le cose<br />
cambieranno.<br />
D’altronde ci ho anche provato a<br />
seguire l’altra strada – lasciare Quince,<br />
zia Rachel e la terraferma e consacrarmi a<br />
una vita fatta di doveri in fondo al mare –,<br />
ma non ce l’ho proprio fatta. Ho preso<br />
l’unica decisione possibile.<br />
A ogni passo sull’asfalto sbiadito cerco<br />
di scacciare i pensieri che mi affollano la<br />
testa. Tanto al momento non potrei far<br />
nulla per allontanare quelle<br />
preoccupazioni. Indugiarvi porterebbe a
ulteriore stress e molto probabilmente a<br />
un’ulcera. Allora cerco di pensare alla<br />
bellissima giornata appena passata, agli<br />
splendidi fiori colorati che mi<br />
accompagnano lungo la strada e a questo<br />
impagabile momento di libertà. Mi<br />
concentro sulla respirazione, a ogni<br />
respiro un pensiero positivo.<br />
Ogni boccata d’aria fresca è uno<br />
scroscio che lava via la confusione. Il<br />
torbido si deposita e l’acqua diventa<br />
limpida. Guardo il cielo ed è di un<br />
meraviglioso blu pervinca, mi fa pensare<br />
alla mia migliore amica Peri, che è<br />
lontana e chissà cosa sta facendo. La<br />
rivedrò presto, perché sua madre mi sta<br />
cucendo il vestito per il ballo del mio<br />
compleanno.<br />
Tra la brezza marina, il pensiero di Peri<br />
e la volontà di pensare positivo, comincio<br />
a sentirmi sollevata. Ristorata, come nella<br />
calma che segue la tempesta.
L’unica cosa che potrebbe farmi sentire<br />
ancora meglio sarebbe un bel bagno coi<br />
sali al lime. Stasera ho un appuntamento<br />
con la vasca.<br />
Quando finalmente arrivo a casa, mi<br />
sento un’altra Lily: non vedo l’ora di fare<br />
il mio spuntino pomeridiano. Me lo sono<br />
proprio meritato. Entro in cucina, butto lo<br />
zaino sotto il tavolo e mi dirigo verso il<br />
frigo. C’è un bigliettino di zia Rachel: ci<br />
ricorda che stasera ha lezione fino a tardi<br />
e che non sarà a casa prima delle otto. La<br />
buona notizia è che prenderemo la pizza.<br />
Sarà una bella sorpresa per Doe.<br />
Oggi mi ha ignorata in mensa e durante<br />
la lezione di arte non mi ha rivolto la<br />
parola. Il messaggio era chiaro: stamattina<br />
ho esagerato sulla faccenda di lei e<br />
Brody. Forse ha ragione. Dovrei avere un<br />
po’ più di fiducia in lei. Sarà pure una<br />
testa di calamaro che non pensa ad altro<br />
che ai ragazzi, ma non è stupida ed è pur
sempre un’appartenente al popolo del<br />
mare di discendenza reale. Il senso della<br />
responsabilità e del dovere le sono stati<br />
inculcati fin da quando era piccola come<br />
un girino. Anche se poi lei sceglie sempre<br />
d’ignorarli, non rivelerà il nostro segreto.<br />
Prendo una confezione di mozzarelline<br />
impanate dal frigo, le scaldo nel<br />
microonde e decido che è il caso di<br />
chiederle scusa. Se voglio insegnarle a<br />
non odiare gli umani, prima di tutto devo<br />
evitare che cominci a odiare anche me.<br />
La mozzarella filante è utilissima come<br />
spunto di conversazione e in situazioni di<br />
tensione: a chi non piace stare lì a<br />
guardare i filamenti di formaggio che<br />
lentamente si staccano?<br />
E se non bastasse, prendo anche un paio<br />
di succhi di frutta.<br />
Mi sento positiva e salgo le scale a due<br />
a due.<br />
Arrivata davanti alla porta di Doe –
quella della camera che fino a venerdì<br />
scorso zia Rachel usava per cucire –,<br />
busso col piede perché ho le mani<br />
occupate.<br />
Nessuna risposta.<br />
Mmm. Non so dove altro possa essere.<br />
Anche perché non ha né attività<br />
extracurricolari da seguire né un lavoretto<br />
dopo la scuola.<br />
E poi c’è Prithi che continua a sbirciare<br />
nella fessurina sotto la porta.<br />
Evidentemente Doe è là dentro.<br />
«Doe?» Poggio a terra le cose, giro la<br />
maniglia della porta e cerco mia cugina<br />
nella stanza. Tra mucchi di vestiti,<br />
quaderni buttati alla rinfusa sul pavimento<br />
e il letto ancora sfatto – è chiaro che Doe<br />
è abituata ad avere il personale delle<br />
pulizie al suo servizio –, ci metto un po’ a<br />
individuarla in mezzo a quel marasma.<br />
Mi correggo, ci metto un po’ a<br />
individuarli.
Volevo trovarla, ma non in quelle<br />
condizioni.<br />
Lei e Brody sono sdraiati sul divano,<br />
tutti abbracciati, coi vestiti addosso ma<br />
già abbastanza scompigliati da lasciar<br />
intravedere zone di pelle che di solito<br />
dovrebbero essere coperte.<br />
«Oddio!» esclamo, uscendo di scatto<br />
dalla stanza. E faccio cadere le<br />
mozzarelline e i succhi di frutta mentre<br />
tento di chiudere la porta dietro di me.<br />
Prithi sgattaiola dentro rapidissima.<br />
Nessuna ragazza dovrebbe trovarsi<br />
davanti uno spettacolo simile.<br />
Col cuore a mille, appoggio la schiena<br />
contro la porta e cerco di cancellare<br />
quell’immagine.<br />
Ma, per quanto forte provi a chiudere<br />
gli occhi, non riesco a dimenticarla.<br />
Se solo potessi farmi il lavaggio del<br />
cervello da sola.<br />
Non sono sicura di quanto ci metta – due
secondi? Venti? –, ma all’improvviso<br />
arriva. Dimentico l’immagine che<br />
riguarda la parte inferiore dei loro corpi,<br />
e al suo posto s’insidia quella relativa<br />
alle parte superiore del divano. Le teste di<br />
quei due.<br />
Non sono più mortificata.<br />
Panico e rabbia mi scorrono nelle vene<br />
mentre mi rigiro e spalanco la porta, che<br />
sbatte contro il muro e fa vacillare i<br />
quadretti della famiglia di mamma appesi<br />
alle pareti. «Dosinia Sanderson!» urlo.<br />
Lei e Brody adesso sono impegnati a<br />
ricomporsi e a fingere che non stesse<br />
succedendo niente. Come se non avessi<br />
visto quello che stavano facendo. Brody è<br />
in piedi e si tira giù la maglietta. Doe è<br />
più o meno in ordine, con la gonna<br />
sistemata come dovrebbe e le gambe ben<br />
coperte. Si riordina i capelli.<br />
Peccato che le sue labbra parlino<br />
chiaro.
«Cos’hai fatto?» le chiedo. Non riesco a<br />
non fissare quella bocca più turgida del<br />
solito.<br />
Con fare vago, come di una che abbia<br />
appena versato sbadatamente un po’ di<br />
succo sul pavimento della cucina, si<br />
pulisce il labbro inferiore cancellando<br />
ogni traccia di lucidalabbra sbavato.<br />
«Secondo te? Amoreggiavo col mio<br />
ragazzo», risponde col suo sorrisetto<br />
beffardo.<br />
Non lo so nemmeno io come faccio a<br />
reggermi ancora sulle gambe. Sarei<br />
dovuta collassare a terra in mezzo a<br />
quella montagna di scarpe e vestiti<br />
sporchi. Mi sento come in balia di una<br />
corrente fortissima che mi trascina... dove<br />
vuole.<br />
Sono costretta ad appoggiarmi allo<br />
stipite della porta per non perdere<br />
l’equilibrio. Tutto ciò che temevo adesso<br />
è proprio davanti ai miei occhi.
Doe ha baciato Brody.<br />
Tra loro si è formato un legame magico<br />
e Brody diventerà uno di noi.<br />
C-A-T-A-S-T-R-O-F-E.
5<br />
«Pronte per la cena?» cantilena zia Rachel<br />
entrando in casa. «Chiamiamo la pizzeria<br />
e ci facciamo port...» Rimane di sasso<br />
quando si trova davanti me, Brody e<br />
Dosinia seduti al tavolo della cucina.<br />
Evidentemente nessuno di noi ha una<br />
faccia particolarmente felice.<br />
Brody, se non altro, ha il buongusto di<br />
mostrarsi mortificato e in imbarazzo.<br />
Bene. Dovrebbe vergognarsi come un<br />
pescecane dopo che l’ho trovato a<br />
palpeggiare la mia cuginetta. In casa mia,<br />
per giunta!<br />
Anche se in realtà non è che me la possa<br />
prendere veramente con lui. Non ha la
minima idea del pasticcio in cui si è<br />
cacciato; mi correggo: del pasticcio in cui<br />
Doe l’ha cacciato. Lo aspetta una bella<br />
sorpresina, datemi retta.<br />
Doe, come al solito, non pare<br />
minimamente toccata dalla cosa. Come se<br />
l’avessi sorpresa a sgraffignare un altro<br />
budino alle alghe prima di andare a letto.<br />
Sembra che non si preoccupi per niente<br />
della situazione in cui ha messo Brody, di<br />
cui in teoria dovrebbe importarle.<br />
Lo so che ha solo sedici anni. Ci sono<br />
passata anch’io e so che vuol dire avere<br />
quell’età – ci si fa prendere dalle<br />
emozioni, si è spregiudicati e si agisce<br />
senza pensare alle conseguenze –, ma<br />
quello che ha fatto lei... be’, il desiderio<br />
di ribellione tipico dell’adolescenza in<br />
confronto è niente. Non sta rovinando solo<br />
la sua vita, sta rovinando anche quella di<br />
Brody.<br />
Io, invece? Non posso vedere la mia
faccia, ma tengo la mascella serrata da<br />
così tanto tempo che comincio ad avere i<br />
crampi. Sto seduta dritta e rigida come un<br />
palo e mi tengo stretta alla sedia, più che<br />
altro per evitare di lanciarmi dall’altra<br />
parte del tavolo e tirare il collo a<br />
quell’impunita di Doe.<br />
Sapevo che avrebbe combinato qualche<br />
pasticcio.<br />
Se ci trovassimo sott’acqua, sono certa<br />
che l’acqua intorno a me comincerebbe a<br />
bollire.<br />
«Povera me. Che è successo?» chiede<br />
zia Rachel lasciandosi cadere sull’unica<br />
sedia vuota.<br />
«Abbiamo solo...»<br />
«Stai. Zitta», le intimo. Doe non ha<br />
nessun diritto di parlare. Ha rinunciato al<br />
diritto di difendersi nel momento in cui ha<br />
baciato un umano! Mi giro più calma e<br />
tranquilla verso zia Rachel – anche se<br />
probabilmente ho la faccia ancora più
infuriata e tesa –, faccio un respiro<br />
profondo e le dico: «Ha. Baciato. Brody».<br />
Non ce la faccio neanche a dire una<br />
frase in modo normale.<br />
Prithi miagola da sotto il tavolo, come<br />
se volesse dire qualcosa in difesa della<br />
sua nuova pesciolina preferita.<br />
Banderuola che non è altro. Se le piace<br />
così tanto, per me se ne può pure andare<br />
via con lei.<br />
Zia Rachel guarda Doe, che se ne sta lì<br />
seduta tutta stizzita. «Dimmi che non è<br />
vero», le chiede preoccupata.<br />
«Li ho colti sul fatto.» Lancio<br />
un’occhiataccia a Doe.<br />
Brody si schiarisce la voce. «Signora<br />
Sanderson, io...»<br />
«Il suo cognome è Hale», lo correggo.<br />
Ha un legame magico con una sirena e non<br />
sa nemmeno come si chiama la sua tutrice.<br />
Dove ha la testa? Certo, la questione del<br />
legame magico non è colpa sua, ma su
quel bacio ha eguali responsabilità. A<br />
parte sapere che è una bella ragazza,<br />
avrebbe dovuto farsi qualche domandina<br />
in più prima di baciarla. Ha perso altri<br />
punti con me, ormai ha quasi toccato il<br />
fondo. «Si chiama Rachel Hale. Signora<br />
Hale, per te.»<br />
«Senti, Lily. Lo so che sei arrabbiata,<br />
ma se fai così non aiuti di certo», mi dice<br />
zia Rachel poggiandomi una mano sul<br />
braccio.<br />
Io mi arrendo e mi lascio andare contro<br />
lo schienale della sedia, incrociando le<br />
braccia al petto. Lo so che ha ragione, ma<br />
non è che possa farmi passare<br />
l’arrabbiatura con uno schiocco di dita.<br />
Mi ci vorrebbe un mare di bagni coi sali<br />
per quello.<br />
«Cosa gli avete detto?» mi chiede la zia.<br />
«Niente. Lily non mi ha lasciato...»<br />
prova a intervenire Doe.<br />
«Devi. Stare. Zitta.» Salto in piedi e
comincio a fare nervosamente avanti e<br />
indietro. «Hai già fatto abbastanza danni<br />
per oggi, per l’amor di Poseidone.»<br />
«So bene che quello che abbiamo fatto è<br />
irrispettoso», prova a dire Brody per<br />
cercare di venire in soccorso di Dosinia.<br />
Mio malgrado, con quella mossa ha<br />
guadagnato qualche punto. «Ma in realtà<br />
non è che stessimo proprio... insomma.»<br />
Io inspiro profondamente prima di<br />
parlare. «No. Quello che avete fatto è<br />
anche peggio.»<br />
«Ora non esagerare, Lily. Sai bene che<br />
una soluzione c’è in questi casi»,<br />
s’intromette zia Rachel.<br />
Vado fino al lavandino e guardo la casa<br />
grigio sbiadito dall’altra parte della<br />
stradina. Quanto vorrei che Quince fosse<br />
qui e non a fare gli straordinari al<br />
deposito di legname. Con lui accanto,<br />
sarebbe tutto più facile.<br />
Solo qualche settimana prima, noi due ci
siamo ritrovati nella stessa situazione,<br />
anche se io in realtà pensavo di aver<br />
baciato Brody e non lui. Erano tre anni<br />
che gli morivo dietro e non mi si poteva<br />
chiedere di rispondere delle mie azioni. È<br />
stato un gran casino dall’inizio alla fine,<br />
ma poi si è risolto tutto per il meglio.<br />
Quince è sempre più equilibrato di me nei<br />
momenti di panico, e lo ha dimostrato<br />
anche in occasione del terremoto. Lui sa<br />
sempre cosa fare e cosa dire. Come una<br />
vera principessa. Anzi principe. Va be’,<br />
quello che è.<br />
Ma non è qui adesso. Sono sola. Dovrò<br />
rimboccarmi le pinne e affrontare il<br />
problema di petto.<br />
Rimandare peggiorerebbe solo le cose.<br />
Mi volto verso di loro e mi appoggio al<br />
bancone. Faccio un respiro profondo,<br />
pronta a chiarire la situazione. «Ti devo<br />
spiegare alcune cosette, Brody. Sono<br />
abbastanza sconvolgenti, sei pronto a
sentirle?»<br />
Lui mi guarda un po’ confuso.<br />
Non sarà facile. Prima di quel bacio<br />
dato a Quince – è passato ormai circa un<br />
mese –, non avevo mai svelato a nessuno<br />
la mia identità segreta. Quando sono<br />
venuta a vivere qui, solo zia Rachel<br />
sapeva già tutto, gli altri invece... be’,<br />
proteggere il mio regno era molto più<br />
importante che raccontare in giro un<br />
segreto intrigante.<br />
E adesso, ancora una volta, rivelarlo<br />
sarà inevitabile.<br />
«Innanzitutto, io e Doe non siamo<br />
esattamente delle ragazze comuni», nel<br />
dirlo mi tengo forte al bancone, come per<br />
darmi più forza. «Noi due siamo...»<br />
Strizzo con forza le palpebre. «Siamo<br />
sirene.»<br />
La cucina piomba nel silenzio. Non li<br />
sento respirare. Restano tutti immobili,<br />
persino Prithi, che non miagola neanche.
Quando non ce la faccio più a sopportare<br />
quella situazione, sbircio con un occhio.<br />
Brody non si è mosso. L’espressione è<br />
la stessa di prima, confusione totale. È<br />
sotto shock.<br />
«Siamo sirene. Viviamo nell’oceano e<br />
sappiamo respirare sott’ac...»<br />
Brody scuote la testa e dice: «Lo so.<br />
Cioè, lo so cos’è una sirena, ma... di te lo<br />
sapevo già, credo». Guarda prima me, poi<br />
Doe e di nuovo me. «Di Doe non lo<br />
sapevo, ma di te in qualche modo lo<br />
avevo intuito. Cioè, non lo sapevo in<br />
realtà, ma non appena me l’hai detto è<br />
stato come se lo sapessi già.» Fa un<br />
sorrisetto ironico. «Va be’, non ha senso.»<br />
Oddio, veramente sì.<br />
Un paio di settimane prima, quando<br />
stava andando tutto a farsi benedire con<br />
Quince, avevo deciso di rivelare a<br />
Shannen il mio segreto. Dopotutto, lei è la<br />
mia migliore amica sulla terraferma e se
c’è una persona degna della mia fiducia<br />
sicuramente è lei. Brody aveva sentito<br />
tutto, e io in quel momento avevo capito<br />
che non volevo che lui lo sapesse e che<br />
non lo amavo veramente. Allora, affinché<br />
lui dimenticasse quello che aveva sentito,<br />
avevo usato i miei poteri e gli avevo fatto<br />
il lavaggio del cervello. Era la prima<br />
volta che lo facevo – e spero anche<br />
l’ultima –, per cui forse non sono riuscita<br />
a cancellare proprio tutto.<br />
Per un istante mi chiedo se sia il caso di<br />
raccontare a Brody anche del lavaggio del<br />
cervello. No, forse no. Non che io abbia<br />
combinato chissà cosa, ma potrebbe non<br />
prendere bene il fatto che qualcuno si sia<br />
messo a giocare coi suoi ricordi. Come<br />
dargli torto, del resto.<br />
Tanto poi mi toccherà farlo di nuovo,<br />
una volta che il legame tra lui e Doe verrà<br />
spezzato. Nelle ultime due settimane non è<br />
cambiato niente che mi possa far pensare
che lui sia in grado di custodire un segreto<br />
così importante per il bene del nostro<br />
regno. La qual cosa mi porta alla mia<br />
seconda rivelazione.<br />
«L’altra cosa che devo dirti è che il<br />
bacio di una sirena non è un bacio come<br />
gli altri.» Mentre lo informo, non smetto<br />
di dondolarmi nervosamente contro il<br />
bancone.<br />
«Per l’amor del cielo, Lily. Adesso<br />
smettila di girare intorno alla cosa.» Doe<br />
afferra Brody per un braccio e lo gira<br />
verso di sé. «Con quel bacio tra noi si è<br />
formato un legame magico e tu diventerai<br />
uno di noi. Chiaro?»<br />
«Cosa divent...? Che?» si mette a ridere<br />
Brody.<br />
«Doe!» Non posso credere che glielo<br />
abbia detto in quel modo. Dritta al punto<br />
senza il minimo tatto. Adesso sei uno di<br />
noi, boom! Mentre il mio cervello cerca<br />
di elaborare l’ultima parte del discorso di
Doe, mi metto in mezzo. «Ehi! Brody non<br />
diventerà uno di noi.»<br />
«No?!» mi fa Brody quasi dispiaciuto.<br />
«In realtà sì, in teoria sì», mi correggo.<br />
«E allora cosa...»<br />
«Ma noi non lo permetteremo», dico<br />
rivolgendomi a Dosinia. «Andremo a<br />
Thalassinia e faremo annullare<br />
immediatamente questo legame.»<br />
Doe sorride diabolica. Mi vengono i<br />
brividi, per la paura e la trepidazione. Si<br />
gira lentamente sulla sedia, si mette una<br />
mano dietro la nuca e sposta la sua<br />
cascata di capelli color caramello. Prithi<br />
coglie al volo l’occasione per saltarle in<br />
grembo. «Io non ci posso tornare a casa,<br />
ricordi?» mi fa con la sua linguetta<br />
biforcuta.<br />
Adesso che non è coperto dai capelli,<br />
posso vedere il punto sulla nuca dove di<br />
solito la nostra gente ha il simbolo marino<br />
che ci contraddistingue. Ma dei due segni
che solitamente compongono quel<br />
simbolo, ne resta solo uno: un fiore di<br />
fuco rosa acceso senza più il cerchio di<br />
onde tutto intorno.<br />
«Hai ragione, tesoro», le rispondo<br />
mettendo da parte per un attimo la mia<br />
rabbia. «Mi... mi dispiace. Me ne ero<br />
dimenticata.»<br />
Dev’essere successo quando papà le ha<br />
revocato i poteri. Fa parte della<br />
punizione. Il cerchio di onde intorno al<br />
simbolo marino rappresenta<br />
l’acquarespiro, ovvero la capacità di<br />
vivere e respirare sott’acqua.<br />
Non saprei immaginare come sarebbe<br />
stare senza. Anche se ho scelto di vivere<br />
sulla terraferma, durante la settimana<br />
m’incontro con Peri al molo di Seaview, e<br />
poi voglio comunque poter andare a<br />
trovare papà ogni tanto. Sento ancora il<br />
potere che l’acqua ha su di me quando la<br />
sera faccio il bagno. Mi sento rinvigorita
persino dalla pioggia. Mi sento anche<br />
adesso una creatura del mare.<br />
Non esserlo più è impensabile.<br />
Doe deve essersi spinta parecchio oltre<br />
il seminato, se papà ha dovuto darle una<br />
punizione del genere. Deve averla fatta<br />
proprio grossa.<br />
«Che vuol dire? Che Dosinia non può<br />
entrare in acqua?» domanda zia Rachel.<br />
«Esatto.»<br />
«Santo cielo. Quale altra soluzione può<br />
esserci?»<br />
Per un istante regna il silenzio.<br />
Dosinia, battendo tutti sul tempo, prende<br />
parola: «So io che si fa». Rimette i<br />
capelli dove stavano e poi aggiunge:<br />
«Sarai tu a portare Brody a palazzo».<br />
«Io? Ma non posso. Devo studiare per i<br />
test d’ammissione, il colloquio, i compiti,<br />
le domande per l’università, e poi, poi...»<br />
Mi guardo intorno disperata. Tre paia di<br />
occhi mi guardano trepidanti. In realtà
solo due paia di occhi mi guardano<br />
trepidanti, il terzo è tutto gongolante.<br />
«C’è un’alternativa?» domanda zia<br />
Rachel.<br />
«Ci deve essere», insisto. Disperata,<br />
passo al setaccio il mio cervello alla<br />
ricerca di una possibile alternativa.<br />
Potremmo affittare un sottomarino, o<br />
semplicemente una barca, e papà potrebbe<br />
venire in superficie a fare il rituale di<br />
separazione. Volendo, potrei anche<br />
mandargli un gabbiano messaggero e<br />
chiedergli di venire a Seaview. E con<br />
quest’ultima genialata capisco che è<br />
arrivato il momento di accettare la mia<br />
sconfitta. Non posso chiedere al sovrano<br />
di Thalassinia di prendersi un giorno<br />
libero dai suoi doveri di re solo perché la<br />
mia agenda è fitta d’impegni. Ecco un<br />
esempio di come non si comporterebbe<br />
mai una vera principessa.<br />
«Non c’è un’alternativa, e lo sai bene»,
ci mette un punto Dosinia, tutta<br />
soddisfatta.<br />
Mi appoggio al bancone, sconfitta. Ha<br />
ragione lei. Doe non può tornare a<br />
Thalassinia fin quando mio padre non<br />
decide che la punizione è finita, io non<br />
posso chiedere a papà di venire a<br />
Seaview e noialtri dobbiamo far in modo<br />
che la separazione tra Doe e Brody<br />
avvenga il prima possibile. Sicuramente<br />
prima della luna piena attesa nel fine<br />
settimana. L’ultima cosa di cui abbiamo<br />
bisogno è che quei due finiscano per<br />
essere legati ancora più di quanto già non<br />
lo siano.<br />
Ripasso mentalmente gli impegni che<br />
avrò nei prossimi giorni.<br />
«È tardi per partire stasera stessa»,<br />
penso a voce alta. Di notte l’oceano è<br />
troppo pericoloso per girare senza scorta.<br />
«Se partiamo domani subito dopo la<br />
scuola, forse ce la facciamo a tornare
prima di mezzanotte. Per te andrebbe<br />
bene, Brody?»<br />
Lui solleva le spalle. «Penso di sì.» Poi<br />
scoppia a ridere e aggiunge: «Salterò gli<br />
allenamenti, ma posso sempre dire al<br />
coach che farò una nuotata in mare<br />
aperto».<br />
«Brody...» lo ammonisco mentre mi<br />
avvicino a lui. «Lo sai, vero, che non puoi<br />
dirlo a nessuno? Nessuno deve venire a<br />
sapere del nostro segreto, se non vuoi<br />
metterci tutti – te compreso – in grave<br />
pericolo.»<br />
«Lo so, Lil», risponde lui, stranamente<br />
serio. Il suo sguardo si sposta su Dosinia.<br />
«Non vi tradirei mai.»<br />
«Bene.»<br />
Di certo è in grado di mantenere il<br />
segreto fino a domani, quando papà si<br />
occuperà della separazione e di lavargli il<br />
cervello.<br />
Forse non sarà poi la C-A-T-A-S-T-R-O-F-E
che temevo. Forse sarà solo una<br />
Catastrofe. O semplicemente una<br />
catastrofe. Una breve visita a Thalassinia<br />
risolverà tutto.<br />
Faccio finta d’ignorare il dubbio che<br />
s’insinua nella mia testa e che mi ricorda<br />
che anche l’ultima volta avevo pensato<br />
così. Solo che alla fine quella che doveva<br />
essere una breve visita si è trasformata in<br />
due settimane da incubo che mi hanno<br />
cambiato la vita.<br />
Ma questa volta non andrà così. Papà<br />
non ha nessun motivo d’insistere perché<br />
Doe e Brody restino legati. Doe non è una<br />
principessa che rischia di perdere il suo<br />
diritto di successione al trono se non trova<br />
il compagno della sua vita prima di<br />
compiere diciotto anni. Vale solo per me.<br />
Presto la faccenda sarà solo un brutto<br />
ricordo.<br />
«La tua trasformazione non avverrà tutta<br />
in una notte sola. Se cominci a sentirti
disidratato, bevi un bicchiere di acqua e<br />
sale. E se le cose peggiorano, fai un bagno<br />
nell’acqua salata», spiego a Brody.<br />
«D’accordo.» Lui è evidentemente<br />
ancora sotto shock. Come biasimarlo, del<br />
resto.<br />
«Non ti preoccupare, sarà tutto passato<br />
prima che tu te ne accorga.»<br />
Brody aggrotta la fronte, come se<br />
volesse discuterne. Ma non ne ha il tempo.<br />
Si spalanca la porta della cucina. «Ehi,<br />
ho visto la luce accesa e...» Quince entra<br />
e la sua reazione è la stessa di zia Rachel:<br />
resta di sasso. «Che è successo?»<br />
«Ciao, Fletcher. Divento uno di loro.<br />
Ganzo, eh?» gli sorride Brody.<br />
«Brody», brontolo io.<br />
«Ah, scusa. Ma lui non lo sapeva già?»<br />
«Sì, però...» comincio a dire, a denti<br />
stretti.<br />
«E allora che problema c’è?»<br />
«Lily?» Nella voce di Quince c’è
tensione. O forse gelosia.<br />
«Non guardare me», gli dico subito<br />
indicandogli Doe. «Io la mia lezione l’ho<br />
imparata.»<br />
«Dosinia», la ammonisce come farebbe<br />
un padre deluso.<br />
Doe alza gli occhi al cielo.<br />
Aspetta solo di vedere come reagirà<br />
mio padre quando verrà a sapere quello<br />
che è successo.<br />
«Non so voi, ragazzi, ma io muoio di<br />
fame. A chi va la pizza?» dice zia Rachel.<br />
La vogliamo tutti tranne Doe. Mi ha fatto<br />
così arrabbiare, che ho completamente<br />
dimenticato il mio compito: educarla alla<br />
vita sulla terraferma. Fosse per me, la<br />
lascerei morire di fame.<br />
Mentre aspettiamo che arrivi la pizza,<br />
preparo un bicchiere di acqua e sale per<br />
Brody e mi sforzo di fare solo pensieri<br />
positivi sulla nostra breve visita a<br />
Thalassinia. Non posso permettermi che
le cose vadano storte come l’ultima volta.<br />
Non ho tempo da perdere.<br />
«Per quale motivo pensi l’abbia fatto?»<br />
mi chiede Quince.<br />
Io lo guardo, ma a stento riesco a<br />
distinguere i suoi tratti con la luce fioca<br />
della sera. È più alto di me di mezzo<br />
metro. Salgo sui vecchi gradini della sua<br />
veranda per cercare di raggiungerlo. «Non<br />
ne ho la minima idea. Chi lo sa perché fa<br />
quello che fa? È una testa di calamaro che<br />
se ne infischia delle conseguenze.»<br />
Quince mi avvolge le spalle nel suo<br />
forte abbraccio e mi stringe più vicina a<br />
sé. «Deve aver avuto le sue buone<br />
ragioni.»<br />
Sospiro. «È proprio questo che mi<br />
preoccupa.» Perdere i genitori da piccola<br />
deve aver causato in lei i problemi<br />
comportamentali che dimostra di avere. I
suoi genitori sono morti in un terribile<br />
incidente con una nave da pesca quando<br />
lei aveva solo nove anni, e da allora ha<br />
cominciato a comportarsi da ribelle. Fa<br />
sempre quello che vuole, per ragioni che<br />
hanno senso solo per lei. Forse, se avessi<br />
avuto modo di passare più anni insieme<br />
con mia madre prima che<br />
quell’automobilista ubriaco la mettesse<br />
sotto, sarei stata io la ribelle di turno.<br />
Fortunatamente però io ho papà e zia<br />
Rachel.<br />
Non riesco a comprendere sino in fondo<br />
le ragioni che hanno spinto una che odia<br />
gli umani come lei a legarsi<br />
intenzionalmente e consapevolmente con<br />
uno di loro. Perché mai l’ha fatto? Ma<br />
visto che lei non è una che si confida,<br />
credo che la risposta non la conoscerò<br />
mai.<br />
«Resta comunque gravissimo quello che<br />
ha fatto», rispondo a Quince, poggiando la
testa sulla sua spalla. «Tanto più che non<br />
ha detto a Brody a cosa sarebbe andato<br />
incontro.»<br />
Guardo la strada, il prato che Quince<br />
tosa ogni fine settimana, l’asfalto crepato<br />
e il piccolo ibisco che sta cercando<br />
d’invadere la cassetta delle lettere. Ma<br />
quello che vedo in realtà è la bocca<br />
carnosa di Doe e il mio viaggio fino a<br />
casa insieme con Brody. Con un po’ di<br />
fortuna, domani a quest’ora tutta la<br />
faccenda sarà solo un lontano ricordo.<br />
«Non è proprio un caso disperato.<br />
Cerca solo di trovare la sua strada», è<br />
l’opinione di Quince.<br />
Ha molta più comprensione lui di quanta<br />
ne abbia io per mia cugina. Ma lui non è<br />
dovuto crescere con lei. Non sa quante ne<br />
ha fatte. Non può capire.<br />
«Ma è grande abbastanza per sapere<br />
come deve comportarsi.»<br />
«Lo so che tra voi due ne sono successe
tante, ma credo che in fondo lei voglia<br />
solo il tuo rispetto.»<br />
«Il mio rispetto?» Alzo lo sguardo al<br />
cielo, ma tanto in alto che più di così non<br />
sarebbe umanamente – o sirenamente –<br />
possibile. «Non ha mai fatto niente per<br />
guadagnarsi il mio rispetto.»<br />
Quince è davanti a me, mi guarda,<br />
fermo, coi suoi occhi azzurri nei miei.<br />
«Forse perché non ha mai creduto di poter<br />
avere la possibilità di ottenerlo.» Mi<br />
cerca la mano e intreccia le sue dita alle<br />
mie. «Forse dovresti lasciarle uno<br />
spiraglio aperto.»<br />
Distolgo lo sguardo. Non può dire sul<br />
serio. Se davvero Doe avesse voluto il<br />
mio rispetto – e questo «se» è grande<br />
quanto la Grande barriera corallina –,<br />
allora avrebbe dovuto mostrarmene.<br />
Invece mi ha sempre trattata di melma.<br />
«Non è facile», gli dico.<br />
«Tu sei una principessa, Lily.» La sua
voce è dolce e bassa. «Una principessa<br />
come si comporterebbe con Dosinia?»<br />
Mi verrebbe quasi da dirgli: «Non sarò<br />
una principessa ancora a lungo». Ma alla<br />
fine mi trattengo. Perché ha ragione lui.<br />
Fino allo scoccare della mezzanotte del<br />
mio compleanno, io sono una principessa.<br />
Ho delle responsabilità verso il mio<br />
regno, verso la mia famiglia e anche verso<br />
Doe. Devo trovare un modo di riuscire a<br />
comunicare con lei.<br />
Se non lo faccio, le cose peggioreranno<br />
solamente.<br />
Con un respiro profondo con cui metto<br />
da parte tutto quello che è successo in<br />
passato tra me e Dosinia, torno a guardare<br />
Quince e poggio la mia fronte sulla sua.<br />
Siamo così vicini che lo sento respirare.<br />
«Come fai a sapere sempre cosa dire?»<br />
Lui ride, e la sua risata mi riempie di<br />
gioia. «Questione di pratica, immagino.»<br />
Mi discosto un po’ e lo guardo
interrogativa.<br />
«Ho passato tre anni a immaginare cosa<br />
ti avrei detto una volta che saresti stata<br />
mia, e adesso che finalmente lo sei<br />
davvero voglio sperare di sapere cosa<br />
dire.»<br />
«Be’, però io ho avuto ben diciotto anni<br />
per fare pratica come principessa, eppure<br />
la metà delle volte sbaglio.»<br />
«Forse perché per le cose importanti ci<br />
vuole più pratica.»<br />
«Forse.» Solo che non mi resta molto<br />
tempo per fare pratica. Quello è l’ultimo<br />
compito che mi è stato assegnato come<br />
principessa di Thalassinia, e non posso<br />
permettermi di fallire. Solo che non so<br />
neanche da dove cominciare.<br />
Dopo pranzo io, Doe e Shannen entriamo<br />
in classe per l’ora di arte, sui banchi
troviamo macchine fotografiche, album e<br />
matite da disegno.<br />
Io e Shannen ci guardiamo e diciamo<br />
all’unisono: «Autoritratti!»<br />
Mannaggia, è la cosa che mi piace fare<br />
meno. Li abbiamo realizzati all’inizio<br />
dell’anno, e la professoressa Ferraro ci<br />
aveva detto che prima della fine della<br />
scuola avremmo ripetuto l’esperimento,<br />
per verificare il cambiamento della<br />
«percezione che abbiamo di noi stessi». È<br />
da quel giorno che tremo al solo pensiero.<br />
La professoressa Ferraro è fissata con<br />
questa faccenda dello scoprire se stessi:<br />
ci fa fare collage autobiografici, sculture<br />
figurative liberamente ispirate ad<br />
autoritratti. Credo che la sua personale<br />
missione sia quella di essere allo stesso<br />
tempo un’insegnante e una psicologa.<br />
«Esattamente, Lily e Shannen.<br />
Cominciate pure non appena siete pronte.<br />
Fatevi una foto, stampatela e poi partite
col vostro autoritratto», ci dice la<br />
professoressa Ferraro, mentre andiamo<br />
verso il banco.<br />
Io sospiro e metto lo zaino a terra.<br />
«Dosinia, sono certa che queste due<br />
signorine ti sapranno spiegare come si<br />
fa», le dice la professoressa prima di<br />
dirigersi verso gli altri alunni che entrano<br />
alla spicciolata.<br />
«Ma che c’è da spiegare? Scatta,<br />
stampa, disegna», dice Doe dopo aver<br />
sistemato la valigetta accanto alla sedia.<br />
Da ieri sera tra me e Dosinia c’è una<br />
specie di tacito accordo: tu non mi<br />
rompere che io non ti rompo. In effetti<br />
così ci si risparmia un bel po’ di lacrime<br />
e sangue, ma di certo non aiuta in termini<br />
di rispetto reciproco. Dovrò prendere in<br />
mano io la situazione e comportarmi da<br />
sirena più grande.<br />
E sarebbe ora.<br />
«Più o meno», le risponde Shannen,
mentre prende la macchina fotografica.<br />
«Chi comincia?»<br />
«Non so. A me basta che ci togliamo il<br />
pensiero il prima possibile», dico io, non<br />
proprio entusiasta all’idea.<br />
Usciamo in corridoio per usare la parete<br />
color crema come sfondo. Inizio io. Fino a<br />
ieri sera probabilmente avrei fatto delle<br />
facce strafelici davanti all’obiettivo –<br />
pazza di gioia per aver trovato un ragazzo<br />
perfetto e aver capito cosa voglio fare da<br />
grande –, ma adesso il massimo che<br />
riesco a mostrare è dimessa<br />
rassegnazione.<br />
Shannen invece fa una posa da top<br />
model, con le labbra sporgenti, le guance<br />
scavate e gli occhioni sorridenti. Evito di<br />
dirle che sembra una pazza fulminata.<br />
Potrebbe influenzarla poi nell’autoritratto.<br />
Quando arriva il suo turno, Dosinia<br />
domanda: «Quindi quella è una macchina<br />
fotografica?»
«Eh?!» Giro la macchina verso di me,<br />
come se avessi bisogno di appurare la<br />
cosa prima di risponderle. «Sì. Questa è<br />
una macchina fotografica.»<br />
«Non ne hai mai vista una?» le chiede<br />
Shannen.<br />
Doe fa cenno di no col capo.<br />
A volte dimentico troppo facilmente il<br />
motivo per cui si trova qui, a parte<br />
rovinare la mia vita. Non sa niente del<br />
mondo degli umani, ed è mio dovere –<br />
mio dovere di principessa – spiegarle<br />
come funziona. E questa è l’occasione<br />
perfetta per insegnarle qualcosa. Magari<br />
anche come ci si comporta.<br />
«Va bene, adesso però facciamo questa<br />
foto», le dico con un sorriso.<br />
Io e Shannen, la accerchiamo e<br />
realizziamo praticamente un servizio<br />
fotografico degno di una rivista di moda.<br />
Inizialmente lei fissa l’obiettivo con una<br />
faccia da ebete. A quel punto noi le
facciamo vedere le pose che può fare,<br />
come può muoversi, la agghindiamo con<br />
alcuni accessori e le facciamo diverse<br />
acconciature fino a quando non esauriamo<br />
tutte le possibili combinazioni. Andiamo<br />
persino a prendere una rivista di moda in<br />
classe per farle capire il concetto. Poi, a<br />
un certo punto, la professoressa Ferraro fa<br />
capolino dall’aula e ci dice che è arrivato<br />
il momento di cominciare a disegnare.<br />
Avremo fatto almeno un centinaio di foto.<br />
Rientriamo in classe, scegliamo le foto<br />
migliori e le stampiamo. Poi ci rimettiamo<br />
al banco e subito al lavoro, con foglio e<br />
matita in mano.<br />
«È stato divertente», mi sussurra Doe,<br />
che si mordicchia il labbro inferiore e<br />
guarda la sua foto.<br />
«Sono contenta. Anch’io mi sono<br />
divertita.»<br />
Incredibile. Siamo riuscite a scambiare<br />
due parole senza finire a litigare o
insultarci. Record. Per festeggiare,<br />
sarebbe da decretare questo giorno festa<br />
nazionale a Thalassinia. Peccato però che<br />
non sarò più nella posizione di poter<br />
stabilire una festa nazionale.<br />
Tutt’e tre ci mettiamo a disegnare in<br />
silenzio. Io comincio a fare uno schizzo di<br />
mento, mascella, collo e capelli, tanto per<br />
tracciare i contorni generali. Poi passo ai<br />
particolari: naso, labbra, occhi, lentiggini.<br />
Gli occhi sono sempre la parte più<br />
difficile. Faccio dei tratti leggerissimi<br />
così, se per caso devo cancellare, non<br />
lascio dei solchi sul foglio.<br />
La professoressa Ferraro passa a<br />
controllare i nostri lavori. «Brava come<br />
sempre, Shannen. Solo che vorrei<br />
riuscissi ad ammorbidire un po’ le linee.<br />
L’arte non è sempre fatta di tratti decisi.<br />
Molte delle bellezze che si trovano in<br />
natura sono caratterizzate da contorni<br />
sfumati e indefiniti.»
Shannen annuisce, ma io lo so che<br />
dentro di sé sta alzando gli occhi al cielo.<br />
È tutto l’anno che la Ferraro prova a farla<br />
ammorbidire un po’, artisticamente<br />
parlando. Evidentemente, però, non ci è<br />
riuscita.<br />
Metto il mio foglio di lato per farglielo<br />
vedere meglio. Non è finito, bello,<br />
perfetto e forse neanche buono, ma non mi<br />
fa schifo come credevo. Anche se mi<br />
sento più portata a stare dietro una<br />
telecamera che con una matita in mano, il<br />
risultato non mi dispiace.<br />
«Carino, Lily», si limita a dire. Poi<br />
passa avanti.<br />
Tutto qua? Nessun commento, nessuna<br />
critica, nessun suggerimento? Solo...<br />
«carino»?<br />
Una volta tanto che non provo<br />
repulsione per un mio lavoro, tutto quello<br />
che riesce a dire lei è «carino»? Che<br />
delusione.
Mi rimetto il foglio davanti e torno al<br />
lavoro con la matita stretta in mano. Ogni<br />
volta che la Ferraro ci fa una critica, dice<br />
che non lo farebbe se non pensasse che in<br />
noi c’è del potenziale. Probabilmente io<br />
oggi non ho potenzialità.<br />
Sono sul punto di mettermi a<br />
scarabocchiare il foglio per la rabbia,<br />
quando la professoressa guarda il lavoro<br />
di Dosinia. «Meraviglioso, cara.»<br />
Drizzo le orecchie. Non alzo la testa<br />
perché non voglio che si accorgano che le<br />
sto ascoltando, ma non mi farò sfuggire<br />
una sola parola.<br />
«Il tuo uso del tratteggio è molto<br />
evocativo per una che non ha mai fatto<br />
lezioni di disegno.» La Ferraro prende il<br />
suo foglio e lo mostra alla classe. «Se<br />
volete vedere un esempio eccellente di<br />
disegno impressionista, guardate il lavoro<br />
di Dosinia.»<br />
Mezza classe si alza e si raduna intorno
al banco di Doe per vedere il suo<br />
«eccellente esempio».<br />
Io mi sforzo di non vomitare sul mio.<br />
«Perché? Perché deve andare sempre<br />
così?» bisbiglio.<br />
«Cosa?» mi domanda Shannen, mentre<br />
disegna il colletto della sua polo con un<br />
tratto – terribilmente – deciso.<br />
«Dosinia», le dico, come se ci fosse<br />
bisogno di spiegare. «Con lei sfiguro<br />
sempre, mi ruba la scena.»<br />
«Anche con Quince», commenta<br />
Dosinia, con aria distaccata.<br />
Mi giro a guardarla.<br />
Non pensavo che ci potesse sentire.<br />
Adesso che il pubblico di ammiratori se<br />
n’è andato, Dosinia torna a concentrarsi<br />
sul suo autoritratto. Ma sulla bocca –<br />
quella sua bocca carnosa e sempre<br />
perfetta – ha un sorrisetto malefico.<br />
«Sappi che con Quince non me la rubi la<br />
scena», le rispondo dura.
Lentamente, molto lentamente, Doe alza<br />
lo sguardo dal foglio e mi esamina<br />
attraverso le ciglia rese folte e nere dal<br />
mascara. Per mezzo secondo mi guarda<br />
fisso, coi suoi occhi azzurri e penetranti.<br />
«Te la rubo eccome, mentre sei via.»<br />
Resto a bocca aperta.<br />
Tregua finita.<br />
Ci guardiamo, lei è compiaciuta, io –<br />
sono sicura – completamente scioccata.<br />
Non ci posso credere che stia pensando di<br />
mettere le mani sul mio Quince. Non è<br />
possibile.<br />
Non è Quince che mi preoccupa. Lo so<br />
che lui è innamorato di me, e poi una volta<br />
mi ha detto che Doe gli piace ma che è<br />
troppo immatura. Non si metterebbe con<br />
lei neanche se io non esistessi.<br />
Ma ciò non significa che lei non ci<br />
proverà comunque.<br />
E il mio viaggio a Thalassinia per<br />
rompere il legame magico che lei ha
causato è proprio l’occasione che le<br />
serve. L’occasione che voleva.<br />
L’occasione che...<br />
Resto senza fiato.<br />
«L’hai fatto apposta!»<br />
Doe fa l’innocentina e sbatte le sue<br />
lunghe ciglia. «Fatto cosa?»<br />
Abbasso la voce e, in un bisbiglio<br />
colmo di rabbia, la accuso: «Hai baciato<br />
Brody perché sapevi che poi sarei dovuta<br />
andare io a Thalassinia a occuparmi della<br />
separazione. Avevi pianificato tutto».<br />
Lei si rimette a disegnare e io mi sento<br />
ribollire il sangue. Non posso credere a<br />
quello che ha fatto. Non posso credere che<br />
possa aver fatto una cosa tanto<br />
spregevole, una cosa che potrebbe<br />
sconvolgere la vita di Brody solo per<br />
avere l’occasione di rubarmi il fidanzato.<br />
«Voi non avete caldo? All’improvviso<br />
c’è un’afa tropicale qua dentro. Forse si è<br />
rotta l’aria condizionata», fa la
professoressa Ferraro.<br />
Visto che rischio di fare dei solchi sul<br />
foglio, decido di mettere giù la matita.<br />
Faccio dei respiri profondi per calmarmi<br />
e per non continuare ad aumentare la<br />
temperatura dell’aula. «Stavolta hai<br />
toccato il fondo, Doe.»<br />
Lei continua a disegnare senza neanche<br />
alzare la testa.<br />
«Quando torno, tu e io dobbiamo fare un<br />
bel discorsetto.» Cerco di sembrare il più<br />
dura possibile.<br />
«Se lo dici tu...»<br />
«Lo dico io, sì. Perché se prima o poi<br />
vuoi tornare a Thalassinia, è sotto il mio<br />
giudizio che devi passare. E sinceramente<br />
quello che ho appena scoperto non mi<br />
dispone tanto bene nei tuoi confronti.»<br />
Anche se non alza la testa, vedo che<br />
spalanca gli occhi, come se solo adesso si<br />
rendesse conto che non l’ha pianificata<br />
poi tanto bene. Poi però scaccia quel
pensiero e si rimette a disegnare.<br />
Che devo fare con lei? Io non sono<br />
brava a risolvere i problemi. Non sono<br />
brava a risolvere i conflitti e le dispute,<br />
ecco perché – tra le altre cose – non<br />
potrei essere una brava regina. Con Doe,<br />
poi, non so mai cosa fare.<br />
Spero che almeno papà possa darmi dei<br />
consigli. Ecco, questo potrebbe essere il<br />
lato positivo del mio ritorno a casa.
6<br />
Brody non vuole lasciare la sua preziosa<br />
Camaro incustodita, per cui Quince è<br />
costretto a darci un passaggio col catorcio<br />
della mamma fino alla spiaggia di<br />
Seaview, lo stesso posto in cui gli ho<br />
rivelato la mia vera identità. Per quanto<br />
possa sembrare impossibile, credo che la<br />
macchina della madre sia una trappola<br />
mortale ancor peggio della sua moto.<br />
Anche Dosinia deve venire, ovviamente.<br />
«Stasera dovremmo essere di ritorno.<br />
Domattina, al massimo», ripeto per la<br />
quindicesima volta.<br />
Su questo non transigo. Domattina ho il<br />
famoso colloquio. Alle dieci in punto.
Anche se dovessimo trattenerci per la<br />
notte, non appena fa giorno si torna. Quel<br />
colloquio potrebbe essere la chiave di<br />
volta per riuscire ad aiutare il mio regno<br />
stando quassù sulla terraferma, oltre che<br />
per il mio futuro in generale. Niente potrà<br />
impedirmi di mancarlo.<br />
Quince esce dal vialetto di casa e<br />
s’immette in strada. «Non farti venire<br />
strane idee su Benson là sotto. Quando<br />
torni, ti voglio tutta per me», mi dice con<br />
un sorriso.<br />
Faccio finta di prendere sul serio la<br />
cosa e rispondo: «Be’... in effetti Brody<br />
sa nuotare».<br />
Lui invece no. Ed è stato il primissimo<br />
problema tra noi due. Provate a<br />
immaginarvi una sirena che passa la vita<br />
al fianco di uno che non sa nuotare.<br />
Abbastanza ridicolo, no?! Ma adesso non<br />
m’importa, non potrei immaginare di stare<br />
con nessun altro.
«Però sto imparando», fa lui.<br />
«Ci stai provando, sì.» Adoro prenderlo<br />
in giro.<br />
Gli ho dato un paio di lezioni, ma non è<br />
stato facile. Ogni volta che entriamo in<br />
acqua m’intristisco un po’. Anche se<br />
diventasse un campione di nuoto, come<br />
Brody, sappiamo bene entrambi che non<br />
potrebbe mai più tornare a casa con me. Il<br />
rituale di separazione compiuto da papà –<br />
sotto mia richiesta – ci ha messo una<br />
croce sopra. Ormai Quince è immune alla<br />
magia del legame.<br />
Non sono sicura che percepisca la mia<br />
tristezza, ma credo senta che imparare a<br />
nuotare sia un modo per avvicinarsi a me.<br />
Solo che non riesco a non preoccuparmi<br />
del fatto che non imparerà mai abbastanza<br />
bene.<br />
Sono felice di passare il resto della vita<br />
sulla terraferma, ma... sarebbe bello<br />
poterlo portare a casa con me ogni tanto.
In fondo al mio cuore conservo la<br />
piccolissima speranza che forse un giorno<br />
troveremo il modo di farlo.<br />
Scaccio via questi pensieri tristi. Inutile<br />
piangere per qualcosa che non possiamo<br />
risolvere. Per adesso stiamo insieme, e<br />
del resto non c’importa.<br />
Quince si mette a ridere. «Hai ragione,<br />
non potevi trovare uno meglio di lui per<br />
fare una nuotata fino a casa.»<br />
Gli prendo la mano con cui stringe il<br />
volante e intreccio le mie dita alle sue. So<br />
bene che quella era una risata forzata.<br />
Come lui è bravissimo a capire quello che<br />
mi passa per la testa, anch’io riesco a<br />
sentire quello che rimugina. A volte penso<br />
– o spero – che il nostro legame non sia<br />
mai stato completamente sciolto, che la<br />
nostra unione conservi ancora un po’ di<br />
quella magia... ma poi lo so che non è<br />
vero. È solo che siamo molto in sintonia.<br />
Ed è bellissimo così.
Per tutto il viaggio cerco d’ignorare<br />
quello che succede sul sedile posteriore.<br />
Anche se sembra che Doe abbia deciso di<br />
legarsi a Brody solo per riuscire a mettere<br />
le mani su Quince, quella strega non pare<br />
affatto dispiaciuta di poterselo<br />
sbaciucchiare. Ancora, ancora e ancora.<br />
«Quando torno, dopo il colloquio,<br />
possiamo andare a fare la nostra gita sulla<br />
costa», dico, cercando di coprire i rumori<br />
di quei due.<br />
«Nel frattempo tiro a lucido Principessa<br />
e ti aspetto.»<br />
Siamo arrivati e ci fermiamo nel<br />
parcheggio sul lungomare. Scendiamo<br />
dall’auto e ci avviamo verso la spiaggia.<br />
Con la sabbia sotto i piedi nudi, mi<br />
concentro sulla trasformazione e penso al<br />
costumino che devo far apparire sotto i<br />
pantaloncini. Quince mi accompagna fino<br />
al bagnasciuga, non gli importa di<br />
bagnarsi gli scarponcini da moto.
Poco distanti da noi, Doe e Brody si<br />
concedono un’ultima pomiciata.<br />
Non appena metterò le pinne in acqua,<br />
le sue attenzioni saranno tutte per Quince.<br />
Lo so. «Attento a Doe», mi raccomando<br />
mentre sbottono e tolgo i pantaloncini.<br />
Sotto ho un costumino da sirena verde<br />
lime con le scagliette dorate.<br />
«Ci penso io a lei, me ne prenderò cura<br />
come fosse mia sorella.»<br />
«No.» Gli consegno in custodia i<br />
pantaloncini e le infradito. «Quello che<br />
intendo è: non ti fidare. È furba e ha<br />
messo gli occhi su di te. Ha fatto tutto<br />
questo macello per poter restare da sola<br />
con te.»<br />
Quince guarda quei due intenti a<br />
sbaciucchiarsi. «Adesso esageri,<br />
principessa.»<br />
«Neanche un po’.»<br />
Mi guarda coi suoi occhi azzurri come il<br />
mar dei Caraibi. «Per quanto mi riguarda,
non hai niente da temere.»<br />
«Lo so.» Gli metto le braccia intorno al<br />
collo e lo stringo forte, forte. «Però...»<br />
«D’accordo.» Un bacio sulla fronte. «Te<br />
lo prometto.» Un bacio sul naso. «Mi<br />
guarderò le spalle.»<br />
Quando le sue labbra toccano le mie, mi<br />
dimentico completamente di Doe. I suoi<br />
baci hanno il potere meraviglioso di farmi<br />
dimenticare tutto il resto.<br />
«Sei pronta ad andare?» La sua vocina<br />
acida interrompe quell’idillio. «Mancano<br />
solo poche ore al tramonto.»<br />
Pensa che non lo sappia? Non ho mica<br />
un polipo sopra gli occhi. Non vede l’ora<br />
che me ne vada.<br />
Mi scosto da Quince, a malincuore.<br />
«Già. Meglio se andiamo.»<br />
«Vai. Aspetto la tua chiamata. A casa<br />
tua o a casa mia.» Quince m’indica col<br />
capo la cabina telefonica nel parcheggio e<br />
mi dà un ultimo bacio.
Lo chiamerò da lì quando torniamo, e<br />
lui verrà a prenderci. Le monete che mi<br />
serviranno le ho sistemate nel reggiseno<br />
del costume.<br />
Lascio Quince e mi giro verso Brody.<br />
«Andiamo.»<br />
Mentre entriamo in acqua, Doe e Quince<br />
restano sulla spiaggia a guardarci. A un<br />
certo punto l’acqua è abbastanza profonda<br />
per immergerci, quindi mi giro a salutarli.<br />
Noto che Doe si è già avvicinata un po’<br />
troppo al mio ragazzo. Sgrunt. Aggrotto la<br />
fronte e m’immergo, tirandomi dietro<br />
anche Brody.<br />
Mi trasformo all’istante e al posto delle<br />
gambe spunta la pinna caudale. È una<br />
specie di catarsi. L’acqua salata insieme<br />
con la trasformazione magica riescono in<br />
qualche modo a farmi passare tutta la<br />
tensione che mi ha messo addosso Doe.<br />
Di lei e di tutti i suoi macelli se ne riparla<br />
al mio ritorno. Per adesso devo
concentrarmi su Brody.<br />
Anche se ieri sera io, Doe e Quince gli<br />
abbiamo spiegato come funziona, sono<br />
sicura che farà comunque resistenza<br />
quando si tratterà di respirare sott’acqua.<br />
Preferirà morire soffocato piuttosto che<br />
affogato. E si attaccherà disperatamente<br />
all’ultimo filo d’aria rimasto nei polmoni.<br />
Incredibilmente succede esattamente<br />
tutto il contrario: mentre finisco di<br />
trasformarmi in sirena, mi volto e vedo<br />
Brody che respira sott’acqua come se lo<br />
facesse da sempre. Quince ho dovuto<br />
tenerlo giù con la mia pinna caudale<br />
finché non ha potuto far altro che prendere<br />
una boccata d’acqua. Dovevo<br />
aspettarmelo che con Brody, il campione<br />
del nuoto, sarebbe stata tutta un’altra<br />
storia.<br />
Per tre anni ho sognato che accadesse, e<br />
me lo sono immaginato esattamente in<br />
questo modo: Brody che entra a far parte
del mio mondo, come se ci fosse nato.<br />
Ma adesso che sta succedendo davvero,<br />
vorrei che non fosse così.<br />
«È stupendo. Respiro sott’acqua»,<br />
esclama, riuscendo anche a parlare con<br />
totale naturalezza.<br />
«Già.» Quasi m’infastidisce la facilità<br />
con cui si sta adattando al mio mondo.<br />
«Meglio di così si muore.» Gli do le<br />
spalle e gli faccio segno di attaccarsi a<br />
me. Sarà forte in acqua, ma di certo non<br />
può andare più veloce di una sirena.<br />
«Diamoci una mossa.»<br />
Si attacca con le mani ai miei fianchi e<br />
non mi fa nessunissimo effetto.<br />
Incredibile. Quando mi si avvicina<br />
Quince, invece, sento le campane, mi<br />
vengono gli occhi a forma di cuore e la<br />
pelle d’oca. È la riprova del fatto che il<br />
legame che c’è tra me e Quince è<br />
speciale, mentre quello che credevo di<br />
avere con Brody era solo una fantasia.
Saperlo mi rassicura.<br />
Se sono riuscita a capire ciò, allora<br />
riuscirò a capire anche come risolvere la<br />
situazione in cui mi sono ritrovata. Il<br />
prima possibile, si spera.<br />
Faccio un respiro profondo e butto fuori<br />
tutte le frustrazioni che mi assillano al<br />
momento perché, al di là del macello che<br />
ha combinato Doe, io sono felice di come<br />
sta andando la mia vita.<br />
Un colpo di pinna e si parte.<br />
Thalassinia, arriviamo.<br />
«Non dimenticare di restare in scia. E<br />
cerca di muovere le gambe come quando<br />
nuoti a delfino», ricordo a Brody.<br />
«Ricevuto.» Un secondo dopo,<br />
raddoppio la velocità.<br />
Anche se sono contenta del fatto che<br />
Brody non mi rallenterà come invece<br />
farebbe Quince, non posso fare a meno di<br />
pensare che vorrei tanto ci fosse lui al<br />
posto suo. Adesso. E per sempre.
Se i desideri fossero pesci, saremmo<br />
tutti lì a gettare la rete.<br />
Ma tanto, desiderare qualcosa che non<br />
potrà mai accadere servirà solo a<br />
mettermi di cattivo umore. Di nuovo.<br />
Devo cercare di prendere quel che di<br />
buono c’è in questa assurda situazione.<br />
Sto tornando da papà, e dovrei essere<br />
contenta.<br />
Batto la pinna ancora più forte,<br />
nuotiamo sempre più veloci verso<br />
Thalassinia. Saremo a casa prima di<br />
accorgercene.<br />
Brody muove le gambe a delfino<br />
riuscendo così a compensare la velocità<br />
che mi fa perdere standomi attaccato.<br />
Arriviamo alle porte di Thalassinia nella<br />
metà del tempo che ci abbiamo messo io e<br />
Quince. Attraversiamo di corsa la zona
industriale e la periferia con le sue case<br />
tutte uguali. Direzione centro, palazzo<br />
reale.<br />
Non do a Brody neanche il tempo di<br />
fermarsi per un’occhiata panoramica del<br />
regno. Voglio solo che ci sbrighiamo a<br />
fare quel che dobbiamo per poi lasciarci<br />
questa faccenda alle spalle. Chi può<br />
sapere quanti macelli sta combinando Doe<br />
nel frattempo? E chi lo sa se ha già messo<br />
le mani su Quince?<br />
Ci avviciniamo all’entrata del palazzo,<br />
dove due colonne di corallo indicano<br />
l’inizio dei poderi reali. Due guardie<br />
stanno lì davanti a litigarsi qualcosa.<br />
«È mio», grida Ricciotto, tirando<br />
l’oggetto verso di sé. «Oggi sono io<br />
capoguardia.»<br />
«Ma io sono più alto in grado»,<br />
controbatte capitan Paguro tirandolo dalla<br />
sua parte. «Il vessillo lo devo tenere io.»<br />
Dopo qualche altro tira e molla, mi
avvicino alle due guardie. Papà è molto<br />
informale con quelli che stanno al suo<br />
servizio, per cui i suoi sottoposti è come<br />
se facessero parte della famiglia.<br />
Soprattutto Ricciotto, che è entrato nel<br />
corpo di guardia del palazzo ancor prima<br />
che papà nascesse. Per me è un po’ una<br />
specie di nonno.<br />
Anche se poi, a volte, si comporta come<br />
se avesse sette anni invece di settanta.<br />
«Ciao, Ric. Salve, capitano.»<br />
I due smettono subito di litigare e si<br />
girano a guardarmi con un sorriso enorme<br />
sulle labbra. Si portano la mano destra<br />
alla fronte, un saluto militare in segno di<br />
rispetto. Arrossisco, ricordando come mi<br />
ero sentita il giorno in cui mi ero ritrovata<br />
nella stessa situazione con Quince.<br />
Rispondo al saluto, così possono star<br />
comodi.<br />
«Principessa Lily!» esclamano<br />
all’unisono.
«Non sapevamo che sarebbe...»<br />
«Non ce l’hanno detto che...»<br />
«È stata una sorpresa anche per noi»,<br />
rispondo, indicando con un cenno del<br />
capo la persona che mi sono portata<br />
dietro.<br />
I due scrutano Brody, che non mi sta più<br />
attaccato ma si è spostato al mio fianco<br />
per vedere meglio il palazzo. Ric e<br />
capitan Paguro si girano di nuovo a<br />
guardare me. So benissimo quello che<br />
stanno pensando. Non c’è bisogno di<br />
essere telepatici per certe cose.<br />
E il signorino Quince che fine ha<br />
fatto?<br />
«Principessa?» mi fa Ric con prudenza.<br />
«Non ti preoccupare», gli rispondo.<br />
Tutto il palazzo – anzi il regno intero – sa<br />
che un paio di settimane prima ho deciso<br />
di tornare a vivere sulla terraferma per<br />
poter stare con Quince. Lo sanno perché<br />
la mia decisione implica anche che ho
inunciato a diventare futura regina di<br />
Thalassinia. La notizia si è sparsa per il<br />
regno rapida come una marea rossa.<br />
Per loro vedermi tornare con un altro<br />
ragazzo è una specie di shock. «Non è il<br />
mio», li rassicuro indicando Brody, che<br />
sorride come un imbecille. È come se gli<br />
avessi dato le chiavi di un parco<br />
acquatico. «È il ragazzo di Doe.»<br />
«Lady Dosinia?» domanda capitan<br />
Paguro.<br />
Lo sanno tutti qui che razza di casinista<br />
sia Doe. Non dovrebbe sorprenderli che<br />
sia riuscita a combinarne una delle sue<br />
anche se ha avuto a disposizione solo una<br />
manciata di giorni.<br />
Il volto di Ric mi suggerisce che ho<br />
detto qualcosa di sbagliato. «Siamo venuti<br />
solo per ottenere la separazione, visto che<br />
Doe è stata esi...»<br />
«Reggi qua», m’interrompe Ric,<br />
mettendo il vessillo in mano a capitan
Paguro. «Vai ad avvertire che la<br />
principessa è a casa.»<br />
Capitan Paguro sembra sul punto di<br />
mettersi a discutere, ma Ric lo blocca<br />
subito: «Questo è un ordine, sbarbatello».<br />
Dopo un istante di esitazione, capitan<br />
Paguro mi fa un inchino e poi va verso la<br />
torretta di guardia. Non sembra affatto<br />
contento di essere stato cacciato.<br />
Ric mi si avvicina e bisbiglia: «Deve<br />
sapere, Principessa, che Sua Altezza non<br />
ha reso nota a tutti la situazione di Lady<br />
Dosinia».<br />
«Ah. Ho capito.»<br />
«Solo io e i suoi consiglieri più fidati<br />
siamo al corrente della faccenda.» Si gira<br />
verso la torretta di guardia come per<br />
assicurarsi che capitan Paguro sia ancora<br />
dentro. «Credo che Sua Maestà preferisca<br />
che nessun altro nel regno venga a sapere<br />
dell’esilio di Lady Dosinia.»<br />
«Davvero?!» Papà di solito non fa
segreto delle decisioni e dei<br />
provvedimenti che prende. Dice sempre<br />
che con la trasparenza si guadagna il<br />
rispetto. E allora perché stavolta ha<br />
deciso di non rivelare nulla? Deve avere<br />
le sue buone ragioni. Non farebbe mai una<br />
cosa del genere senza averci ben<br />
riflettuto. Forse vuole preservare la<br />
reputazione di Doe in vista di futuri<br />
pretendenti? In fin dei conti non<br />
m’interessa. Tanto mi tratterò talmente<br />
poco che non ci sarà bisogno di<br />
preoccuparmi di tenere la bocca chiusa.<br />
«Papà è nel suo ufficio? Dovremmo...»<br />
Voglio sbrigarmi con la separazione e<br />
tornarmene subito a Seaview.<br />
L’espressione angosciata di Ric mi fa<br />
lasciare la frase a metà. «Che c’è?» gli<br />
chiedo.<br />
«Sua Altezza oggi non è a palazzo.» Nel<br />
frattempo capitan Paguro esce dalla<br />
torretta e torna da noi.
«Non c’è?»<br />
«Da ieri», aggiunge capitan Paguro. «È<br />
andato a...»<br />
Ric gli dà una gomitata sul fianco.<br />
«Dovrebbe rientrare domani in mattinata.»<br />
In mattinata? Fantastico. Questo<br />
significa che non ce la farò mai a tornare<br />
in tempo per il colloquio. Ma non posso<br />
cominciare a preoccuparmi già da adesso.<br />
Se domani mattina non lo vedo, a quel<br />
punto posso iniziare seriamente a<br />
preoccuparmi.<br />
«Fico. Significa che avrò tempo per<br />
dare un’occhiata in giro?» fa Brody. Gli<br />
occhi gli brillano, guarda sbalordito i<br />
giardini e gli edifici ricoperti di piante<br />
marine. Per me Thalassinia è talmente<br />
normale – perché ci sono nata – che a<br />
volte dimentico quanto straordinaria<br />
possa sembrare agli umani. Il magico<br />
mondo delle sirene è come un giocattolo<br />
nuovo per Brody, e non posso impedirgli
di farci un giretto. Ho sempre saputo che<br />
era una creatura marina, ho sempre<br />
creduto che fosse nato nel mondo<br />
sbagliato, ed è normale che sia<br />
emozionato all’idea di potersi trattenere<br />
un po’ più a lungo.<br />
Ma visto che sta calando il buio, non<br />
posso mandarlo in giro da solo. Dovrò<br />
fargli da guida turistica.<br />
«Facciamo un giretto», gli dico senza<br />
grande entusiasmo. «Passiamo solo un<br />
attimo in cucina, devo prendere qualcosa<br />
da mangiare.» La lunga nuotata che<br />
abbiamo fatto mi ha messo appetito.<br />
Ric, che mi conosce praticamente da<br />
quando sono nata e che mi legge nel<br />
pensiero meglio di Quince, si avvicina.<br />
«Principessa, posso portare io il<br />
giovanotto a fare un giro.»<br />
«Ma siamo di guardia. Non possiamo...»<br />
rompe le scatole capitan Paguro.<br />
«Oggi sei tu il capoguardia. Tu fai la
guardia e io faccio un giro», gli risponde<br />
Ric con un sorrisetto.<br />
Capitan Paguro guarda il vessillo che ha<br />
in mano. «Va bene.»<br />
Io guardo Brody, ha la faccia di uno che<br />
ha appena vinto alla lotteria, e poi di<br />
nuovo Ric. «Sarebbe fantastico. Ti<br />
ringrazio.»<br />
«Sarà un piacere», risponde Ric.<br />
Poi, con Brody al seguito, si dirige vero<br />
il palazzo. Fanno a malapena cinque metri<br />
che Brody si perde dietro un branco di<br />
pesci pappagallo verdi e azzurri. Ric<br />
continua dritto per diversi secondi –<br />
mentre probabilmente fa il suo solito<br />
discorsetto sulla storia del palazzo –<br />
prima di accorgersi di aver perso il resto<br />
della truppa.<br />
E mentre guardiamo Ric che corre a<br />
riacchiappare il ragazzo, io scoppio a<br />
ridere. «Perderà il posto per colpa di<br />
Brody, povero il mio capitano», dico
scherzando per tirargli su il morale.<br />
«Brody è il campione di nuoto numero uno<br />
in Florida.»<br />
Capitan Paguro sembra aver riacquistato<br />
il buon umore. Ben fatto.<br />
Visto che devo passare qui la notte, so<br />
già dove andrò. Quando si è confusi o alle<br />
prese coi casini combinati dagli altri, la<br />
casa della propria migliore amica è<br />
sempre il posto giusto in cui rifugiarsi.
7<br />
Nuoto fino a casa di Peri, che sta subito<br />
fuori le mura del palazzo. Evito la porta e<br />
vado diretta alla finestra della sua stanza<br />
all’ultimo piano. Guardo dentro e la vedo:<br />
è seduta alla scrivania, col capo chino sul<br />
tessuto cui sta lavorando e i capelli color<br />
castagna che le fluttuano tutto intorno.<br />
Crea delle stoffe meravigliose. Ha talento<br />
da vendere.<br />
Quella che ha davanti ha tutte le<br />
sfumature del verde: da quello scuro delle<br />
alghe a quello acceso della lattuga di<br />
mare, con dei filetti dorati qua e là che le<br />
danno dei tocchi di luce.<br />
«È bellissima, Peri. Come sempre», le
dico entrando dalla finestra.<br />
«Lily!» esclama. Toglie subito la stoffa<br />
di mezzo e la nasconde dietro la schiena.<br />
«Che ci fai qui?»<br />
«Ci sarebbe quasi da ridere, guarda.»<br />
Ridere per non piangere.<br />
Alzo gli occhi al cielo e comincio a<br />
girare su me stessa.<br />
Sento un tramestio e mi ritrovo Peri<br />
davanti che mi prende per le spalle e mi<br />
obbliga a fermarmi. «È successo<br />
qualcosa?» mi chiede scuotendomi un po’.<br />
«Credevo non saresti tornata prima del<br />
prossimo fine settimana, per la tua festa di<br />
compleanno.»<br />
«Infatti.» Mi avvicino alla sua<br />
collezione di sirenette di porcellana –<br />
gliele abbiamo regalate quasi tutte io o<br />
papà – e faccio correre un dito sui loro<br />
costumi storici e le acconciature perfette.<br />
«Si tratta di Dosinia.»<br />
«Dosinia? Che ha combinato stavolta?»
Peri è evidentemente scioccata.<br />
«Ha baciato Brody.»<br />
«Brody? Il tuo Brody?»<br />
«Non è il mio Brody. Comunque sì,<br />
proprio lui.»<br />
«E dove l’avrebbe incontrato? Doe odia<br />
gli umani. Che è andata a fare sulla<br />
terraferma?»<br />
A questo punto, se neanche Peri lo sa, è<br />
chiaro che Ric non scherzava sul fatto che<br />
papà abbia voluto tener segreto l’esilio di<br />
Doe. Sua mamma è la sarta della<br />
Thalassinia bene, quindi conosce tutti i<br />
pettegolezzi che girano.<br />
Però non m’importa quale sia la ragione<br />
che abbia spinto papà a tenere segreta la<br />
cosa, io non esito mezzo secondo. Peri è<br />
la mia migliore amica e le dico sempre<br />
tutto. Se c’è qualcuno che sa tenere un<br />
segreto, è senza ombra di dubbio lei.<br />
«Non lo devi raccontare a nessuno, ma<br />
Doe è stata esiliata.»
Peri resta senza fiato. «Cosa?»<br />
«Papà le ha revocato i poteri.» Mi giro<br />
e guardo Peri come per dire: «Senti un<br />
po’ che fortuna che mi è capitata». «Le ha<br />
ordinato di vivere con me sulla terraferma<br />
finché non le sarà passato questo odio per<br />
gli umani.»<br />
«Caspita.» Peri si accomoda su un<br />
cuscino a forma di stella marina in un<br />
angolo della stanza. «Deve averla fatta<br />
grossa, allora. Che ha combinato<br />
stavolta?»<br />
«Non lo so.» La raggiungo e mi siedo su<br />
un altro cuscino a forma di stella marina.<br />
«Papà è sempre stato abbastanza clemente<br />
con lei. A questo giro lei deve proprio<br />
aver esagerato, solo che non vuole dirmi<br />
cosa ha fatto.»<br />
«Sicuramente qualcosa di grave, se<br />
neanche lei è disposta a confessarlo.»<br />
Peri ci pensa un po’ mentre giocherella<br />
con le braccia della stella marina.
«Davvero ha baciato un umano?»<br />
Io annuisco.<br />
«Allora forse non li odia più così<br />
tanto.»<br />
Ah-ah. Non sa proprio di cosa parla.<br />
«Odia me, questo è il punto.»<br />
Le spiego in due parole la mia teoria:<br />
Doe ha baciato Brody solo perché sapeva<br />
che io così sarei stata costretta a partire<br />
dandole l’occasione di mettere i suoi<br />
tentacoli su Quince. Non credo che lui<br />
abbocchi, comunque. Solo che intanto lei<br />
è lassù che lo ammalia con occhietti dolci<br />
e mille moine. Mi viene il nervoso solo a<br />
pensarci.<br />
«Be’, questo in effetti sarebbe più nel<br />
suo stile.»<br />
Peri la conosce più o meno da quando<br />
conosce me, per cui gli scherzetti di Doe<br />
non sono una novità per lei. E poi si è<br />
dovuta sorbire diverse sue prove abito, e<br />
quindi sa bene quanto sappia essere
odiosa. Ha potuto vedere coi suoi occhi<br />
l’insolenza che Doe cerca di tenere<br />
nascosta a coloro che vivono oltre le mura<br />
del palazzo.<br />
«Comunque sia, dato che lei non ha più<br />
il potere di mutare forma, ho dovuto<br />
portare io Brody a Thalassinia», dico<br />
cercando di cambiare discorso, visto che<br />
parlare di lei mi dà sui nervi. «Solo che<br />
papà non è a palazzo e non tornerà prima<br />
di domattina.»<br />
«Quindi ti fermi qui stanotte?» chiede<br />
Peri tutta eccitata.<br />
«Pare di sì.» Non è che mi dispiaccia<br />
essere tornata a casa. Solo che vorrei<br />
averlo fatto in circostanze diverse, e con<br />
tutt’altro ragazzo al seguito.<br />
«Fantastico!» Peri si alza e si lancia<br />
verso la porta. «Vado a dire a mamma che<br />
lavoreremo al vestito per il tuo<br />
compleanno. Dopo una giornata di prove<br />
con le tricheche più insopportabili del
egno, sarà felice di poter avere a che fare<br />
con una normale.»<br />
Non mi dà neanche il tempo di aprir<br />
bocca, che è già fuori della stanza a<br />
chiamare la madre, che io amo come se<br />
fosse la mia. Tra l’altro sono molto<br />
curiosa di vedere cos’ha in mente per il<br />
mio vestito.<br />
La signora De Conchiglis ha cucito<br />
anche il vestito per il mio sedicesimo<br />
compleanno, con una bellissima stoffa<br />
color foglia di tè e turchese con gli orli di<br />
alghe e la scollatura tempestata di pietre<br />
di acquamarina. Quella sera mi sono<br />
sentita una vera principessa.<br />
A quel tempo non mi sarei mai<br />
immaginata che, due anni dopo, il ballo<br />
per il mio diciottesimo compleanno<br />
sarebbe stato il mio ultimo nelle vesti di<br />
principessa di Thalassinia.<br />
«Sbrigati. Ti stiamo aspettando nella<br />
sala di prova», mi urla Peri.
Impossibile non sentirmi emozionata<br />
come una ragazzina al pensiero di entrare<br />
là dentro. La sala di prova della signora<br />
De Conchiglis è il sogno di ogni sirenetta.<br />
Le pareti sono ricoperte di centinaia di<br />
campioni di tessuti diversi, di tutti i colori<br />
e stili, alcuni sono decorati con pietre<br />
preziose, perle e conchiglie rare. Io e Peri<br />
una volta abbiamo provato a contarli. Ci<br />
siamo arrese quando abbiamo superato i<br />
mille pezzi.<br />
Ci sono anche tantissimi accessori.<br />
Cassetti traboccanti di cose che io e Peri<br />
passeremmo ore ad ammirare. Orecchie di<br />
mare, nastrini, pietre e lustrini di tutti i<br />
colori e perle di tutte le misure<br />
immaginabili.<br />
La cosa più bella però è la tenda a<br />
baldacchino che parte dal soffitto e arriva<br />
fino al pavimento proprio davanti a uno<br />
specchio a figura intera. Perfetto per una<br />
sirenetta che voglia giocare a fare la
modella. O per una sirena grande che<br />
voglia giocare a fare la modella.<br />
«Salve, signora De Conchiglis», dico<br />
entrando nella stanza dei sogni.<br />
«Lily, cara», risponde lei con un sorriso<br />
e un abbraccio. «È sempre un piacere<br />
vederti. Ma sei dimagrita?»<br />
«Neanche di un grammo. Lo sa quanti<br />
tipi di budino ci sono sulla terraferma?<br />
Non potrei perdere peso neanche se ci<br />
provassi.»<br />
Scoppiamo a ridere tutt’e tre insieme.<br />
È bello stare qui, con Peri e la madre,<br />
che per me sono come una seconda<br />
famiglia. Mi sento... normale, qui. Sulla<br />
Terra non mi sento mai normale. C’è una<br />
piccola parte di me che lassù sarà sempre<br />
fuori luogo. Avevo quasi dimenticato la<br />
meravigliosa sensazione di sentirsi a casa<br />
propria.<br />
Dopo aver scambiato qualche<br />
chiacchiera, la mamma di Peri passa
subito alle cose serie. Mi fa andare sotto<br />
la tenda a baldacchino, mi avvolge in<br />
metri e metri di stoffa di prova che<br />
utilizzerà come modello per non rovinare<br />
quella incantevole – e costosissima – che<br />
userà per il vestito.<br />
«Stavolta io oserei un po’ con la<br />
scollatura», mi dice con gli spilli stretti<br />
tra le labbra. Quella cosa mi mette sempre<br />
un po’ d’ansia, perché temo che possa<br />
ingoiarli. Ma lei risponde che non ne ha<br />
mai ingoiato uno in tutta la sua carriera di<br />
sarta e che non ha certo intenzione di<br />
cominciare adesso.<br />
«Diventerai ufficialmente una donna.<br />
Dovremmo mettere in risalto le tue<br />
forme.» Intanto ferma la stoffa intorno al<br />
busto con l’ultimo spillo che aveva tra le<br />
labbra, per fortuna.<br />
Quel suo complimento velato mi fa<br />
arrossire.<br />
Nei minuti immediatamente successivi,
la stanza diventa un turbine di appunta<br />
qua, taglia là, controlla di su e di giù per<br />
essere sicure che il modello venga<br />
proprio come lo vogliamo. Sopra lo<br />
specchio c’è un telo bianco, per<br />
impedirmi di guardare l’abito non ancora<br />
finito. Per distrarmi, mi metto a osservare<br />
Peri. Ha sempre lavorato con la madre,<br />
ma oggi sembra una vera e propria<br />
assistente e non più solo una semplice<br />
aiutante. Evidentemente negli ultimi tempi<br />
ha avuto modo di fare parecchia pratica.<br />
«Per chi stavate facendo le prove abito<br />
prima?» domando tanto per riempire il<br />
silenzio. «Peri mi ha detto che è stato un<br />
incubo.»<br />
La signora De Conchiglis lancia<br />
un’occhiataccia alla figlia. Da che<br />
pulpito. Ho saputo più pettegolezzi da lei<br />
che da quella chiacchierona di<br />
Margherita, la governante del palazzo.<br />
Peri fa finta di non accorgersi
dell’occhiataccia. «Indovina.»<br />
«Ma io non...»<br />
La mia amica mi guarda come per dire:<br />
«E dai che lo sai». In quel caso la risposta<br />
può essere una sola.<br />
«Oh no, non mi dire che erano quelle<br />
tre.»<br />
«In persona.»<br />
Adesso sì che mi dispiace proprio tanto<br />
per Peri e la madre. Astria, Piper e Venus<br />
sono le tre peggiori vipere di mare che si<br />
possano incontrare nell’oceano. Sono<br />
figlie di nobili e diplomatici, per cui<br />
crescendo ho avuto la sfortuna di vederle<br />
spesso e volentieri. E vi assicuro che<br />
neanche una volta è stato un piacere. Non<br />
si lasciano mai sfuggire l’occasione di<br />
fare un commento velenoso.<br />
Non le augurerei a nessuno. Davanti ti<br />
sorridono e fanno mille moine, non<br />
appena ti volti, ti arpionano alle spalle.<br />
Non pensavo di poter mai dire una cosa
del genere, ma preferirei passare del<br />
tempo con Doe piuttosto che stare con<br />
quelle tre. Almeno lei ti spiattella le cose<br />
in faccia.<br />
«Mi dispiace.» Sinceramente.<br />
Peri alza le spalle, come se non fosse<br />
stato poi tanto male. Ma io lo so che non è<br />
così. Con lei sono sempre state parecchio<br />
cattive, per il semplice fatto che è la mia<br />
migliore amica. E loro sono invidiose.<br />
Io l’ho sempre difesa, ma l’unico<br />
risultato che ho ottenuto è che hanno<br />
infierito ancora di più. Se diventassi<br />
regina, le farei esiliare a vita.<br />
«Che ne diresti se la gonna fosse<br />
aderente fino a metà pinna caudale e poi<br />
tutta vaporosa?» chiede Peri, cambiando<br />
subito argomento.<br />
Lei e la madre arretrano leggermente,<br />
piegano la testa di lato all’unisono e mi<br />
osservano la pinna. Meglio se sto zitta<br />
adesso.
«Sai che credo sia proprio la soluzione<br />
migliore?» dice la signora De Conchiglis<br />
alla figlia.<br />
Peri s’illumina quando sente che la<br />
madre è d’accordo con lei. Ha sempre<br />
parlato di voler diventare un avvocato –<br />
per poter lavorare insieme con me durante<br />
le udienze –, ma adesso mi chiedo se non<br />
sarebbe più felice di seguire la scia di sua<br />
madre. Anche perché, visto che rinuncerò<br />
alla corona il giorno del mio compleanno,<br />
non avrò neanche più una corte e delle<br />
udienze.<br />
«Allora, Lily. Non mi hai ancora detto<br />
cosa ti ha portato a casa», mi domanda la<br />
signora De Conchiglis, mentre prende in<br />
mano la gonna per sistemarla seguendo<br />
l’idea della figlia.<br />
Incrocio lo sguardo di Peri, che sta<br />
dietro la madre. Confidare un segreto a lei<br />
è facile: è la mia migliore amica. Se<br />
diventassi regina, la nominerei mia
consigliera senza neanche pensarci. Ma<br />
sua madre è... sua madre. Come ho già<br />
detto prima, è un pochino pettegola. Peri<br />
alza le spalle e mi guarda come per dire:<br />
«Vedi un po’ tu».<br />
Non sono sicura del motivo, ma sento di<br />
dover mantenere il segreto di papà, oltre<br />
che di Doe.<br />
«Avevo un po’ di nostalgia di casa», le<br />
rispondo. Il che è vero.<br />
«Lo capisco benissimo», dice,<br />
concentrata a tagliare e cucire.<br />
Solitamente non mi preoccuperei di<br />
tutelare Dosinia, visto quante cattiverie mi<br />
ha fatto da quando... è nata. Ma se papà<br />
pensa che sia importante che il suo esilio<br />
resti segreto, io mi fido di lui. Se mi<br />
trovassi davanti a una che paga i suoi<br />
debiti, adesso potrei dire che mi deve un<br />
favore. Ma visto che non è questo il caso,<br />
mi accontenterò di aver fatto una buona<br />
azione.
«Quanto ti fermi?» mi chiede la mamma<br />
di Peri mentre si fa un po’ indietro per<br />
dare un’occhiata a come sta venendo il<br />
vestito.<br />
«Fortunatamente solo fino a domattina.»<br />
Poi però mi ricordo che le ho appena<br />
detto di essere tornata a casa per scelta.<br />
«Volevo dire ’sfortunatamente solo fino a<br />
domattina’, perché ho un colloquio molto<br />
importante.»<br />
La signora De Conchiglis si gira verso<br />
la figlia: «Che ne pensi?»<br />
Peri toglie il telo dallo specchio e mi fa<br />
segno di girarmi. «Penso che sarà uno<br />
spettacolo.»<br />
L’immagine che vedo nello specchio, la<br />
sirena coi capelli biondi e lisci come seta,<br />
le lentiggini e il viso delicato, avvolta in<br />
un abito che mette in mostra – e in risalto<br />
– le sue curve... be’, non sembro nemmeno<br />
io. Sembra un’adulta che mi somiglia. Ma<br />
io non mi sento affatto un’adulta.
Sospiro e mi giro verso di loro. «È<br />
bellissimo. Davvero.»<br />
«Molto bene.» La signora De Conchiglis<br />
si avvicina e comincia a togliere tutti gli<br />
spilli con cui ha fermato il vestito.<br />
«L’abito lo cuciamo questa settimana, e se<br />
riesci a tornare prima del ballo per<br />
un’ultima prova, vedrai che sarà<br />
perfetto.»<br />
Mentre mi aiutano a sfilarmi l’abito,<br />
chiedo: «Avete già pensato al colore?»<br />
Io ho in mente quelli del vestito del mio<br />
sedicesimo compleanno. Vorrei che i<br />
colori ricordassero il mare anche stavolta,<br />
ma in un modo più adatto a una persona<br />
adulta. Lo vorrei più blu, con degli zaffiri<br />
che mi ricordino casa. E gli occhi di<br />
Quince.<br />
«Certo», risponde la madre.<br />
«Ma sarà una sorpresa», aggiunge la<br />
figlia.<br />
Mi guardo intorno, qualsiasi stoffa e
colore sceglieranno sarà meraviglioso: mi<br />
fido del loro gusto. Se mi dicessero di<br />
vestirmi di marrone, grigio e arancione,<br />
direi loro di sì. Non mi hanno mai fatto<br />
fare brutta figura finora.<br />
«Non sto nelle pinne.»<br />
Ma in fondo al cuore c’è anche un<br />
pizzichino di tristezza, perché sarà<br />
l’ultimo abito da principessa che<br />
indosserò. Per il resto della vita.<br />
«Torno il prossimo fine settimana e<br />
passerò da voi per l’ultima prova abito»,<br />
dico a Peri e alla madre, mentre mi avvio<br />
verso la porta.<br />
Loro mi salutano e io sparisco<br />
all’interno delle mura del palazzo: non<br />
vedo l’ora di arrivare in camera e<br />
buttarmi a letto. Entro a palazzo e spero di<br />
riuscire, per una volta, a sgattaiolare nella
mia stanza senza per forza attirare<br />
l’attenzione del personale di servizio<br />
(spesso troppo premuroso). Mi blocco<br />
subito, però, non appena entro nel salone<br />
d’ingresso e vedo uno intento ad<br />
ammirarne il mosaico.<br />
Ha qualcosa di particolare nella<br />
postura.<br />
Ha più o meno la mia età, forse più<br />
grande di un anno o due, ha i capelli rossi<br />
come la cannella e la pinna caudale color<br />
fuoco. Indossa una giacca rossa e nera, i<br />
colori di Acropora, un regno a sud-est di<br />
Thalassinia. Anche se non lo riconosco,<br />
c’è qualcosa di estremamente familiare in<br />
lui.<br />
Si gira verso di me, sorride ed esclama:<br />
«Liliana!»<br />
Liliana? Solo una persona mi ha mai<br />
chiamato così. Un ragazzo che non vedo<br />
da secoli.<br />
«Tellin?» domando incredula.
«In persona.» Mi viene incontro tutto<br />
contento.<br />
Io mi getto tra le sue braccia. «Sei<br />
proprio tu!» Lo abbraccio forte e con<br />
l’entusiasmo della sirenetta che ero<br />
ancora l’ultima volta che ci siamo visti.<br />
«Quanto sei cresciuto!» Mi faccio un po’<br />
indietro per guardare meglio il mio amico<br />
d’infanzia. È così diverso da come lo<br />
ricordo. Da piccolo aveva i capelli più<br />
scuri, come adesso ha la pinna caudale,<br />
che allora era arancione scuro. Una volta<br />
ho sentito le tre vipere di mare che lo<br />
chiamavano «pesce rosso», alle sue spalle<br />
ovviamente, perché lui è un principe.<br />
I capelli più chiari gli donano. La pinna<br />
caudale, invece, pare che gliel’abbiamo<br />
intinta nell’inchiostro rosso scuro. Adesso<br />
è grande e grosso come un giovanotto. Il<br />
viso è più segnato di quanto dovrebbe<br />
essere quello di un ragazzo di diciannove<br />
anni: ha le guance e gli occhi scavati. Non
deve aver avuto una vita facile, si<br />
direbbe.<br />
Gli occhi però sono sempre gli stessi.<br />
Di un azzurro chiarissimo, come nel punto<br />
in cui il cielo incontra l’orizzonte. Non ho<br />
mai conosciuto nessun altro con quel<br />
colore. In quegli occhi c’è ancora il<br />
guizzo birichino che mi ricorda i nostri<br />
giochi da bambini.<br />
Un tempo giocavamo insieme quasi tutti<br />
i giorni, da mattina a sera. Poi un giorno è<br />
sparito, l’hanno riportato al suo regno.<br />
Papà mi disse che c’era stato un diverbio<br />
col padre di Tellin e che non sarebbero<br />
tornati di lì a breve. Non tornarono mai<br />
più.<br />
«Anche tu sei cresciuta. Sono passati<br />
più di dieci anni. Tu avevi sette anni,<br />
credo, e io otto», dice ridendo.<br />
«Incredibile che sia passato tutto questo<br />
tempo. Che ci fai qui? Credevo che i<br />
nostri padri non si parlassero.»
«Infatti no. Mio padre però si è<br />
ammalato e adesso per un po’ sarò io a<br />
fare le sue veci di sovrano.» Tellin ha il<br />
viso evidentemente preoccupato<br />
«Oh, mi dispiace», è il massimo che<br />
riesco a dire.<br />
Suo padre mi è sempre stato simpatico,<br />
e non ho mai capito perché i due sovrani –<br />
che una volta erano amici del cuore,<br />
proprio come me e Tellin – avessero<br />
litigato.<br />
«Per cui sei venuto in vesti ufficiali?»<br />
«Più o meno.» Si mette una mano sullo<br />
stomaco. «Muoio di fame. Il vostro cuoco<br />
fa ancora il miglior sushi dell’Atlantico<br />
occidentale?»<br />
«Il migliore di tutti e sette i mari»,<br />
esagero.<br />
Poco dopo siamo tutti e due seduti sugli<br />
sgabelli della cucina a farci servire un<br />
piatto dopo l’altro di sushi prelibato da<br />
chef Laver. Varrebbe la pena tornare a
casa solo per questo. Anche con tutti i<br />
casini di Dosinia da risolvere.<br />
«Insomma ho sentito che adesso vivi<br />
sulla terraferma», mi fa Tellin dopo aver<br />
buttato giù un boccone di maguro temaki.<br />
«Esatto.» Studio cosa c’è nel piatto e<br />
opto per un rotolino col formaggio<br />
cremoso, che mi fa impazzire.<br />
Tellin prende l’altro rotolino rimasto.<br />
«Anch’io.»<br />
Alzo la testa di scatto. «Davvero?!»<br />
«Mmm», mugugna con la bocca piena.<br />
«Dove?»<br />
«Puerto Rico.» Tira su un tako nigiri<br />
con le bacchette. «È l’isola abitata più<br />
vicina a palazzo.»<br />
Puerrrto Rrrico. Mi gira in testa.<br />
Chissà quant’è diversa la vita là rispetto a<br />
Seaview. Però è un paese tropicale, è<br />
negli Stati Uniti e ci abitano gli umani. Mi<br />
sa che non c’è grande differenza.<br />
«Il mio spagnolo è molto migliorato.»
«Ci credo.»<br />
Stiamo lì a trangugiare sushi ancora per<br />
un bel po’: Tellin mangia due pezzi alla<br />
volta – moriva davvero di fame – e io gli<br />
faccio domande su Puerto Rico. A parte<br />
qualche gita a Miami con zia Rachel per<br />
fare shopping, oltre a Seaview non ho<br />
visto molto altro della terraferma. E sarei<br />
molto curiosa di conoscere posti nuovi.<br />
Le storie che mi racconta sulla gente che<br />
balla la salsa, sulle paurosissime caretas<br />
e sulla cocina criolla mi fanno venire<br />
voglia di andare alla scoperta di nuovi<br />
luoghi del mondo lassù. Chissà quante<br />
cose mi sto perdendo.<br />
«Che peccato», dice Tellin dopo aver<br />
mangiato anche l’ultimo pezzo di sushi<br />
che c’era nel piatto e aver fatto cenno a<br />
Laver che bastava così.<br />
«’Peccato’ cosa?» gli chiedo quando<br />
vedo che lui non continua.<br />
«Che i due mondi debbano restare
separati.»<br />
«Ti riferisci a Seaview e San Juan?»<br />
Tellin ride. «No, parlo del nostro<br />
mondo e di quello degli umani.»<br />
«Ah.»<br />
Anch’io vorrei che le cose stessero<br />
diversamente. L’ho pensato spesso nei tre<br />
anni di permanenza sulla terraferma in<br />
incognito. L’ho pensato ogni volta che ho<br />
dovuto mentire a Shannen su dove avrei<br />
passato il fine settimana, ma per fortuna<br />
adesso che lei sa la verità, almeno quello<br />
non è più un problema. L’ho pensato ogni<br />
volta che ho dovuto controllare dieci<br />
volte prima d’immergermi dal molo di<br />
Seaview per paura che un bagnino troppo<br />
scrupoloso accorresse in mio soccorso<br />
credendomi in pericolo. L’ho pensato ogni<br />
volta che ho sentito la professoressa<br />
Ferraro lamentarsi del caffè ormai freddo<br />
e io ho dovuto trattenermi dal dirle: «Lo<br />
dia a me, glielo riscaldo io».
Ogni volta, in ognuno di quei momenti,<br />
mi sono chiesta: non sarebbe bello se gli<br />
umani potessero sapere di noi? Non<br />
sarebbe bello non essere costretta a<br />
nascondere a tutti i costi la verità su di<br />
me?<br />
Per quanto bello sarebbe, è comunque<br />
un sogno. Un sogno molto pericoloso.<br />
«Già, hai proprio ragione. È un gran<br />
peccato. Ma è necessario.»<br />
Tellin, sovrappensiero, gioca con le<br />
bacchette sul bordo del piatto vuoto.<br />
«Dici?» Ha lo sguardo perso altrove.<br />
«Non lo so.»<br />
«Sì che lo è. Sai che succederebbe<br />
altrimenti a tutti noi che apparteniamo ai<br />
regni del mare? Sarebbe un rischio troppo<br />
grande.»<br />
Tellin mi guarda, negli occhi un guizzo<br />
da discolo. «E se?» domanda, dando<br />
inizio al gioco che facevamo<br />
quand’eravamo bambini. «E se gli umani
sapessero di noi?»<br />
«D’accordo», faccio io, accettando la<br />
sfida. «E se? E se... convocassimo una<br />
conferenza stampa coi re e le regine di<br />
tutti i regni del mare?»<br />
«E se i nostri padri decidessero, fianco<br />
a fianco, di dire agli umani dell’esistenza<br />
del popolo del mare?»<br />
Quel gioco è una specie di partita a<br />
scacchi verbale, o un teorema matematico.<br />
Ci sono un punto d’inizio – e se gli umani<br />
sapessero di noi? – e un punto d’arrivo:<br />
uomini e popolo del mare che coesistono.<br />
Bisogna dire a turno un «e se?» per<br />
avanzare dal punto di partenza a quello<br />
d’arrivo.<br />
Non è un gioco in cui c’è qualcuno che<br />
vince e qualcuno che perde. Il bello è il<br />
gioco in sé.<br />
Rifletto sulla mia prossima mossa,<br />
spaventata al pensiero di quel che<br />
potrebbe accadere se succedesse davvero
quello che sto pensando. «E se i governi<br />
di tutti i Paesi sviluppati inviassero le<br />
loro truppe in giro per il mondo a<br />
catturare gli appartenenti al popolo del<br />
mare per poi rinchiuderli all’interno di<br />
laboratori e trasformarli in cavie?»<br />
Tellin scuote il capo. «Non vale.<br />
Bisogna pensare positivo.»<br />
Ha ragione. «D’accordo. E se i governi<br />
di tutti i Paesi sviluppati invitassero i<br />
regni del mare a entrare a far parte delle<br />
Nazioni Unite?» Mi sono proprio dovuta<br />
sforzare di pensare positivo.<br />
Tellin annuisce. «Meglio. E se il popolo<br />
delle acque venisse fuori degli oceani, dei<br />
fiumi, dei laghi e decidesse di<br />
condividere con gli umani la propria<br />
cultura e il proprio sapere?»<br />
Adesso mi lancio in un vero e proprio<br />
paradiso utopico. «E se gli umani<br />
trattassero quelli del popolo del mare<br />
come eguali e non come creature
mutanti?»<br />
«E se...» Tellin scuote il capo. «Mi<br />
sembra proprio un sogno.»<br />
Sospiro. «Anche a me.»<br />
«Perché non lo facciamo? Perché non<br />
usciamo davvero allo scoperto?»<br />
Lo guardo come per dire: «Non dirai<br />
mica sul serio?» «Lo sai perché.»<br />
«So solo che è la paura che ci tiene<br />
intrappolati quaggiù.» E sbatte le<br />
bacchette sul bancone. «La paura di quel<br />
che potrebbe accadere. Ma in realtà non<br />
lo sappiamo. Magari potrebbe andare<br />
come abbiamo detto adesso noi due.»<br />
«Il nostro è un sogno, Tellin. Ma la<br />
paura che abbiamo, quello che potrebbe<br />
accadere, è davvero troppo spaventoso,<br />
anche solo per pensarci. Il rischio non<br />
vale la candela», dico rattristata.<br />
«Lo so.» La rabbia gli è passata, adesso<br />
mi sorride radioso. «Ma resta pur sempre<br />
un bellissimo sogno.»
«Già, un sogno meraviglioso.»<br />
Sfortunatamente il sogno può realizzarsi<br />
solo nel nostro gioco dei «e se?».<br />
Bisognerebbe mettere in pericolo troppe<br />
vite per provare a far avverare quel sogno<br />
che potrebbe trasformarsi in un incubo.
8<br />
La mattina seguente mi sveglio presto e<br />
trovo papà seduto accanto a me sul letto,<br />
che mi accarezza con delicatezza. Sbatto<br />
un po’ le palpebre prima di metterlo a<br />
fuoco e abbracciarlo fortissimo.<br />
«Buongiorno, papino.»<br />
Mi sorride, e gli si formano delle<br />
rughette tutto intorno agli occhi.<br />
«Buongiorno, figlia mia.»<br />
«Come sei stato tutto questo tempo?» gli<br />
chiedo, anche se è solo un paio di<br />
settimane che sono partita.<br />
Il suo sguardo comincia a perdersi in<br />
chissà quali pensieri, che però lui scaccia<br />
via. «Mi sei mancata, ovviamente. Ma
immagino che non avrai saputo dove<br />
mettere le pinne con tutto quello che ti<br />
avrà dato da fare tua cugina.»<br />
Sbuffo, alzo gli occhi al cielo e scuoto<br />
la testa. «Santa Cafira, lo sai bene che<br />
incubo sa essere.»<br />
«Lo so.»<br />
C’è una marea di sottintesi in quella sua<br />
brevissima risposta, e io li capisco tutti.<br />
«Perché l’hai esiliata e mandata da me?<br />
Che ha fatto? Non è la prima volta che<br />
trasgredisce le regole.» O infrange la<br />
legge, penso tra me, perché forse papà di<br />
certe cose non sa niente. Faccio la brava<br />
di nuovo. Doe adesso mi deve ben due<br />
favori.<br />
Papà scuote la testa. «È che... preferirei<br />
che restasse una questione privata tra me e<br />
Dosinia.»<br />
«D’accordo.»<br />
Papà adesso ha assunto l’atteggiamento<br />
del re, il che significa che discutere non è
ammesso. In più il fatto che tutti affrontino<br />
la faccenda con le pinze, mi fa pensare<br />
che forse è meglio non saperne niente.<br />
Scoprire quello che ha fatto Doe potrebbe<br />
segnarmi a vita.<br />
«Ric mi ha detto che hai portato un altro<br />
ragazzo per un’altra separazione.»<br />
«Non è il mio ragazzo», ci tengo a<br />
spiegargli, anche se papà dovrebbe sapere<br />
che non tradirei mai Quince. «È stata<br />
Dosinia a baciarlo.»<br />
Papà fa un sospiro profondo, il petto si<br />
alza e poi si riabbassa sotto la giacca<br />
dell’uniforme. «Avrei dovuto revocarle<br />
tutti i poteri per impedirle di mettersi nei<br />
pasticci.»<br />
Non è la prima volta che lo vedo<br />
sospirare in questo modo. Dosinia vive<br />
con la zia Campanella e lo zio Brachiuro<br />
in una grande casa nel centro storico di<br />
Thalassinia. Ma è stata a palazzo<br />
abbastanza spesso da sapere bene quante
ne combina. Una volta, per esempio, è<br />
piombata nella sala del trono tutta<br />
terrorizzata e si è inventata che c’era uno<br />
squalo bianco che la inseguiva. Un’altra<br />
volta ha nascosto delle aragoste<br />
puzzolenti sotto i materassi costringendo<br />
tutti a dormire in corridoio per una<br />
settimana. La più famosa è la volta in cui<br />
ha convinto un povero cameriere che papà<br />
voleva si presentasse senza camicia a una<br />
cerimonia ufficiale con altri sovrani. Quel<br />
giorno mi sono stupita che papà non<br />
l’abbia sfilettata viva.<br />
A ripensarci, non dovrei stupirmi del<br />
fatto che dopo neanche una settimana sulla<br />
terraferma si sia messa nei casini con un<br />
umano.<br />
Papà si alza dal letto. «Ci vediamo nel<br />
mio ufficio. Porta anche il ragazzo, così<br />
decidiamo come procedere.»<br />
Perdo un po’ di tempo a vestirmi e a<br />
darmi una rinfrescata prima di andare a
cercare Brody. Margherita, la governante<br />
del palazzo, l’ha sistemato nella stanza<br />
Pacifico del Sud: una camera abbastanza<br />
informale tutta decorata con perle nere e<br />
orecchie di mare giganti. Le pareti sono<br />
ricoperte di fronde intrecciate di palma di<br />
mare. Ogni volta che la guardo mi viene<br />
voglia di andare a Bora Bora. Non ci sono<br />
mai stata, ma nella mia testa me la<br />
immagino come un vero paradiso.<br />
Trovo Brody intento a studiare il soffitto<br />
intarsiato di conchiglie, replica quasi<br />
perfetta del cielo che c’è sopra<br />
Thalassinia all’alba. È un capolavoro, ed<br />
è solo un soffitto. Anche se sono cresciuta<br />
qua dentro, la bellezza del palazzo mi<br />
meraviglia ancora.<br />
La stessa meraviglia che vedo negli<br />
occhi di Brody.<br />
«Questo posto è fantastico, Lil», mi dice<br />
lui dando voce ai miei pensieri, mentre ci<br />
dirigiamo verso l’ufficio di papà. «Non
iesco a credere che tu non me ne abbia<br />
mai parlato.»<br />
«Be’, sai, avrei sempre voluto.»<br />
Grazie al cielo non può cogliere il<br />
doppio senso della mia risposta. Lui non<br />
lo sa che per tre lunghi anni ho sognato di<br />
fidanzarmi con lui, portarlo a casa da mio<br />
padre per poi salire al trono avendolo al<br />
mio fianco. Lui non sa neanche che adesso<br />
sono estremamente felice che nulla di tutto<br />
ciò si sia mai realizzato. Io e Brody non<br />
siamo affatto compatibili come sognavo<br />
nelle mie fantasie.<br />
Lui continua a guardarsi intorno tutto<br />
eccitato. La sua voce però prende un tono<br />
serio quando mi dice: «Sai che c’è, ho<br />
sempre saputo di non essere alla tua<br />
altezza».<br />
«Io...» Per poco non mi strozzo. Non<br />
vuole dire quello che penso, o che temo,<br />
vero? «Tu... cosa?»<br />
Smette di guardarsi intorno tutto
intontito, mi guarda e mi sorride sincero.<br />
«Sono contento che tu e Fletcher vi siate<br />
trovati: è un gran bel tipo.»<br />
«Lo so», bisbiglio io. Non l’ha detto<br />
apertamente, ma temo che la mia<br />
segretissima cotta per lui in realtà non<br />
fosse per niente un segreto. Arrossisco<br />
per l’imbarazzo.<br />
«Lo sapevi che il tetto è ricoperto di<br />
organismi marini viventi?» mi domanda<br />
mentre si gira dall’altra parte e con gli<br />
occhi castano dorato pieni di meraviglia<br />
scatta avanti. Anche adesso che sono<br />
sirena, devo accelerare un po’ per<br />
riuscire a stargli dietro.<br />
Cerco d’ignorare l’umiliazione che<br />
provo. È un bene che non abbia scoperto<br />
quella cosa quando gli morivo dietro, mi<br />
sarei sentita mortificata e avrei voluto<br />
nascondermi come una sogliola.<br />
«Certo», gli rispondo, fingendo che non<br />
sia successo niente.
Brody dimentica che sono cresciuta in<br />
quel posto. «Bello, eh?»<br />
Quando arriviamo davanti all’ufficio di<br />
papà, credo che le mie guance siano<br />
tornate normali: chiare e piene di<br />
lentiggini. Non appena le guardie reali mi<br />
vedono, fanno il saluto militare. Rispondo<br />
e intanto mi domando cosa cambierà<br />
quando non sarò più la principessa. Mi<br />
faranno ancora il saluto militare? Oppure<br />
si limiteranno semplicemente a farmi<br />
ciao? E se non mi saluteranno più del<br />
tutto? Se cominceranno a pensare di me<br />
quello che pensa Doe? A vedermi come<br />
una traditrice che abbandona il suo regno<br />
per i suoi interessi personali? Spero solo<br />
che si rendano conto che io sto cercando<br />
di fare la scelta giusta, per tutti quanti.<br />
Anche per loro.<br />
Aprono le porte per permetterci di<br />
entrare.<br />
Papà è alla sua scrivania, chino su una
pila di documenti che studia attentamente.<br />
Quando Mangrovio, il suo segretario<br />
personale, si schiarisce la voce, papà alza<br />
la testa. «Scusatemi.» Ci fa segno di<br />
prendere posto sulle sedie davanti a lui.<br />
«Stavo riguardando la legge sulla<br />
separazione per trovare conferma ai<br />
sospetti che avevo. Le separazioni non<br />
capitano spesso, avevo bisogno di<br />
rinfrescarmi un po’ la memoria.»<br />
«Quali sospetti?» domando. Questa cosa<br />
non mi piace per niente.<br />
Papà annuisce serio. «Perché il rito<br />
della separazione funzioni, è necessario<br />
che siano presenti entrambe le parti.»<br />
«È una stupidaggine.» E un bel<br />
problema. Penso alla parte mancante del<br />
simbolo marino di Doe e l’unica<br />
soluzione che mi viene in mente è: «Be’,<br />
allora basterà che tu sospenda l’esilio di<br />
Doe per un giorno».<br />
«Temo che questo non sia possibile.»
Ma non mi spiega se il punto è che non<br />
può... o se è perché non vuole.<br />
Il gelo nella sua voce però mi fa capire<br />
che non è il caso di chiedere<br />
delucidazioni.<br />
Come ho già detto: preferisco non<br />
sapere niente di questa storia.<br />
«E allora come si fa?» incalzo. Seduto<br />
accanto a me c’è un ragazzo cui rischiamo<br />
di sconvolgere la vita senza nemmeno<br />
avergli chiesto il permesso se la benedetta<br />
separazione non avviene prima della luna<br />
piena del prossimo fine settimana. «Non<br />
possiamo mica lasciare le cose così come<br />
stanno. Loro due non sono nemmeno<br />
innamorati, e poi lui non può diventare<br />
uno di noi.»<br />
«Perché no?» fa Brody.<br />
Alzo gli occhi al cielo e faccio finta<br />
d’ignorarlo. Non sa a cosa andrebbe<br />
incontro. A parte il fatto che resterebbe<br />
legato a Doe per tutta la vita – cosa che
non augurerei nemmeno al mio peggior<br />
nemico, tolte forse le tre vipere di cui<br />
sapete –, c’è anche la faccenda<br />
dell’allergia al cloro che metterebbe fine<br />
alla sua carriera di nuotatore. Non se ne<br />
parla, anche se Brody adora l’acqua ed è<br />
incantato da Thalassinia, non posso<br />
permettergli di commettere una<br />
stupidaggine del genere.<br />
«Dev’esserci per forza un modo. Ecco:<br />
potresti venire tu a Seaview.»<br />
Mio padre non può allontanarsi molto<br />
spesso, visti tutti gli impegni che ha. Ma<br />
star via un giorno solo non dovrebbe<br />
essere un problema. Anche perché questa<br />
è una situazione d’emergenza.<br />
«Non sarà necessario. Ho un’altra<br />
soluzione.» Papà prende uno dei fogli che<br />
stava studiando. «Negli archivi reali è<br />
custodito un antico rito che rende<br />
possibile il trasferimento del potere.»<br />
«Il trasferimento del potere? Che vuol
dire?» domando facendomi più avanti<br />
sulla sedia.<br />
«Significa che temporaneamente potrei<br />
concedere a te il potere di compiere il<br />
rituale di separazione.»<br />
Ah, caspita. Non sospettavo nemmeno<br />
che una cosa del genere fosse possibile.<br />
Alcuni poteri papà li prende dal tridente<br />
– come tutti i sovrani e le regine dei regni<br />
del mare –, ma la maggior parte li<br />
custodisce dentro di sé. Sono quelli che<br />
gli sono stati conferiti con la cerimonia di<br />
ascensione al trono.<br />
Se avessi un legame magico con<br />
qualcuno e se venissi incoronata nel<br />
giorno del mio diciottesimo compleanno,<br />
anche a me verrebbero conferiti dei poteri<br />
tutti miei. Solo che non sapevo che fosse<br />
possibile trasferirli a qualcun altro.<br />
Ma se Doe non può venire a Thalassinia<br />
e papà non vuole venire da Doe, allora<br />
immagino che questa sia l’unica opzione.
E poi sarà interessante poter fare<br />
esperienza di un potere al cui confronto<br />
saper raffreddare il succo di frutta la<br />
mattina sembrerà un giochetto da ragazzi.<br />
«D’accordo. Dimmi cosa devo fare»,<br />
dico, poggiando le mani sulla scrivania.<br />
Io e Brody torniamo a Seaview veloci<br />
come pesci, tanto che mi ritrovo davanti<br />
alla cabina telefonica ad aspettare che<br />
Quince risponda alla chiamata senza<br />
neanche accorgermene. Quince però non<br />
risponde, quindi riaggancio, recupero le<br />
monetine e faccio il numero di zia Rachel.<br />
Non ha neanche detto ancora «Pronto?»<br />
che già sento il fracasso in sottofondo.<br />
«Lily? Sei tornata, cara?» domanda,<br />
cercando di coprire gli schiamazzi e i<br />
colpi che rimbombano in casa.<br />
«Che succede?»
«Solo un po’... Dosinia, adesso smettila<br />
di cercare di acchiappare quel gabbiano,<br />
così lo spaventi e basta», grida<br />
esasperata. Poi torna alla cornetta. «Ora<br />
dico a Quince di venire.»<br />
Sto per ringraziarla, ma non me ne dà il<br />
tempo: riaggancia prima che io possa<br />
aprire bocca.<br />
Raggiungo Brody in spiaggia e mi siedo<br />
accanto a lui sulla sabbia. Poggio le<br />
braccia sulle ginocchia e imito la sua<br />
postura. Sembra perso nei suoi pensieri, e<br />
presto finisco per esserlo anch’io. Non<br />
voglio neanche pensare al macello che c’è<br />
in casa adesso. Come ho già detto, non è<br />
una sorpresa che Doe combini pasticci.<br />
Preferisco di gran lunga pensare a Tellin e<br />
al nostro gioco dei «e se?». Gli umani e le<br />
creature del mare potrebbero davvero<br />
coesistere pacificamente? Senza che<br />
noialtri corressimo il pericolo di<br />
ritrovarci rinchiusi da qualche parte come
delfini in un acquario?<br />
Forse non abbiamo dato abbastanza<br />
fiducia agli umani? Forse è solo colpa di<br />
stupidi film se temiamo che gli umani<br />
perderebbero la testa dopo aver scoperto<br />
che la nostra esistenza non è solo un mito.<br />
Se solo ci fosse un modo per scoprirlo.<br />
«Vorrei poter tornare indietro.» Brody<br />
fissa l’oceano e negli occhi ha un ardore<br />
che gli ho visto solo prima di tuffarsi in<br />
piscina. Quello sguardo dice che non vede<br />
l’ora di tornare al suo elemento, di<br />
buttarsi in acqua.<br />
«Mi dispiace che sia andata così. Doe a<br />
volte agisce senza pensare.»<br />
Forse non lo conosco come speravo un<br />
tempo, ma so con certezza che continuerà<br />
a sognare questa sua esperienza in fondo<br />
all’oceano per tutta la vita. In acqua lui<br />
rinasce, proprio come me, per cui capisco<br />
perfettamente come deve essersi sentito<br />
quand’è riuscito letteralmente a
espirarla.<br />
Vorrei potergli far dimenticare tutto,<br />
cancellarne il ricordo perché non ne sia<br />
ossessionato, ma, dopo avermi trasferito i<br />
poteri per compiere il rito della<br />
separazione e dopo avermi spiegato come<br />
fare, papà mi ha messo anche in guardia:<br />
fare due volte il lavaggio del cervello alla<br />
stessa persona può essere molto, molto<br />
pericoloso.<br />
«Bisogna ricorrervi solo come ultima<br />
spiaggia», ha detto.<br />
Quindi solo nel caso in cui Brody<br />
minacciasse di andare a raccontare di noi<br />
al notiziario della sera.<br />
Però vorrei davvero poterlo fare. Per il<br />
suo bene. Perché stia bene.<br />
Le labbra di Brody si sciolgono in un<br />
sorriso sarcastico. «Penso che Doe<br />
sapesse benissimo quello che stava<br />
facendo.» Forza una risata. «E io lo<br />
stesso.»
«Che vuoi dire?»<br />
«Voglio dire...» Scuote il capo. «Lo so<br />
che sembrerà assurdo, Lily, ma io credo<br />
che lei sia la donna della mia vita.»<br />
«La che?» Per poco non mi strozzo.<br />
«Non so come spiegartelo. Quando sto<br />
con Doe...» Mi guarda dritto negli occhi.<br />
«È come se mi sentissi a casa.»<br />
E si vede che è sincero.<br />
Se non si trovassero in due posti diversi<br />
adesso, e se il loro legame esistesse da<br />
più di un giorno e mezzo, darei la colpa<br />
alla magia, al potere mistico che fa sentire<br />
due creature vicine come nessun altro.<br />
Credo che la sua mente sia offuscata dal<br />
potere fisico ed emotivo del legame. Ma<br />
il sentimento che avverto nella sua voce,<br />
che leggo nei suoi occhi, è reale.<br />
Lo so perché io provo le stesse cose per<br />
Quince.<br />
Non mi aspettavo proprio che questa<br />
storia prendesse una piega simile. «Io... io
non lo sapevo.»<br />
Brody alza le spalle. «Già. Be’, neanche<br />
io. Un po’ ironico, eh? Nuoto a livello<br />
agonistico da una vita. Alla fine trovo la<br />
ragazza dei miei sogni e stare con lei<br />
significherebbe vivere per sempre in<br />
acqua. Sarebbe tutto perfetto, se non fosse<br />
che deve finire prima ancora che sia<br />
anche solo cominciata.»<br />
«Io...» Ma com’è che non riesco a<br />
formulare una frase per intero? È che sono<br />
spiazzata dalla genuinità dei suoi<br />
sentimenti. Il Brody che conosco io,<br />
quello di cui ho creduto di essere<br />
innamorata per un mucchio di tempo, non<br />
ha mai parlato in quel modo di una<br />
ragazza. Peccato che abbia finito per<br />
innamorarsi di quella testa di calamaro di<br />
mia cugina. «Se ci fosse un altro modo...»<br />
«Ma c’è, eccome», mi dice girandosi a<br />
guardarmi. «Non devi compiere la<br />
separazione.»
«Sì che devo.» Non voglio spezzargli il<br />
cuore, soprattutto perché è stato sincero e<br />
lui in questo momento è vulnerabile, ma è<br />
necessario. «Doe è giovane e impulsiva.<br />
Non le importa di nessuno fuorché di se<br />
stessa.» Faccio un respiro profondo, so<br />
che quello che sto per dire lo ferirà. «Ti<br />
ha baciato solo perché così avrebbe avuto<br />
l’occasione di stare con Quince senza me<br />
tra i piedi. Vuole portarmelo via.»<br />
Brody si alza in piedi. «Ti sbagli.» Si<br />
pulisce la sabbia dai pantaloncini. «Lei<br />
tiene a me tanto quanto io tengo a lei.»<br />
Vorrei fargli capire la verità, ma non so<br />
come visto che lui adesso è<br />
completamente accecato dai suoi<br />
sentimenti. Forse sarebbe inutile, quindi<br />
provo con un’altra tattica. «Brody, ci sono<br />
cose che non sai sulle creature del mare.»<br />
«Non m’importa.»<br />
Gli importerà eccome. «Ti ricordi<br />
quando Doe ti ha detto che sono allergica
al cloro?» Lui alza le spalle e io continuo.<br />
«Be’, è qualcosa di più di una semplice<br />
allergia. Il cloro è tossico per le creature<br />
del mare. È mortale...»<br />
«Comunque non m’importa.»<br />
A quel punto mi alzo in piedi, per<br />
affrontarlo faccia a faccia. Devo far in<br />
modo che capisca. «Allora non mi segui!<br />
Stare con lei significherebbe dire addio<br />
alla tua carriera nel nuoto.»<br />
Brody scuote la testa e dice: «No, sei tu<br />
che non segui me. Il nuoto è solo uno<br />
sport, un modo per assicurarmi la borsa di<br />
studio all’università, al massimo. Doe<br />
è...» Il volto adesso è tutto un sorriso. «Il<br />
mio futuro.»<br />
Che gli rispondo, adesso? Sto male per<br />
lui, davvero. È evidente che sia lui a<br />
perderci in questa situazione. Cerco –<br />
invano – di trovare qualcosa da dirgli,<br />
mentre sento il rumore del macinino della<br />
mamma di Quince che si avvicina.
«Sbrigatevi», urla Quince dalla<br />
macchina che inchioda davanti alla<br />
spiaggia. «Non so per quanto ancora tua<br />
zia riuscirà a tener lontani Doe e il<br />
gabbiano.»<br />
Brody non esita un secondo, attraversa<br />
la spiaggia e sale in macchina chiudendosi<br />
dietro la portiera. Io non sono riuscita<br />
ancora a chiudere la mia, che Quince è già<br />
partito in quarta verso casa. Quando<br />
riesco ad allacciarmi la cintura, siamo<br />
praticamente a metà strada, un attimo<br />
dopo la macchina inchioda davanti al<br />
vialetto di casa e Quince si precipita<br />
dentro.<br />
Lo seguo di corsa, e ad accogliermi<br />
trovo una nuvola di piume, zia Rachel,<br />
Doe e Quince che urlano, il gatto che<br />
soffia e un gabbiano che schiamazza.<br />
«Mettilo all’angolo!»<br />
«Va verso le scale.»<br />
«Bloccala!»
«Rimandalo in cucina.»<br />
Io e Brody arriviamo giusto in tempo<br />
per vedere Doe che placca Prithi, e zia<br />
Rachel e Quince che si sbracciano per<br />
cercare di acchiappare il pennuto e<br />
bloccarlo tra il lavandino e il frigo.<br />
Doe però non riesce a prendere Prithi,<br />
che schizza in mezzo agli scarponcini da<br />
moto di Quince e cerca di pigliare il<br />
gabbiano. Quest’ultimo, terrorizzato,<br />
cerca di fuggire dalla porta che collega la<br />
cucina al corridoio, solo che lì in mezzo<br />
ci siamo io e Brody.<br />
«Abbassati!» grido a Brody, mentre<br />
faccio un salto per bloccare il pennuto. Mi<br />
vola proprio tra le mani, e quando penso<br />
che mi stia per sfuggire, in realtà riesco a<br />
stringere la presa e a tenerlo fermo.<br />
«Preso!»<br />
«Grazie al cielo», fa un sospiro di<br />
sollievo zia Rachel.<br />
«E io ho il gatto», dice Quince.
Prithi non sembra affatto contenta di<br />
essere stata acchiappata da un umano<br />
quando nella stanza ci sono la bellezza di<br />
due sirene e un gabbiano. Se non altro,<br />
almeno, il caos si è placato.<br />
«È un gabbiano messaggero?» domando<br />
stringendomi il pennuto al petto.<br />
«No. È un semplice gabbiano», risponde<br />
zia Rachel lanciando un’occhiataccia a<br />
Doe.<br />
«Mi dispiace, va bene?» fa Doe, che<br />
non pare affatto dispiaciuta. «Non lo<br />
sapevo che esistono anche gabbiani non<br />
messaggeri. Non ci posso fare niente se a<br />
Thalassinia non ci sono.»<br />
«Oh, Doe», sospiro.<br />
«Ho pensato che forse Brody mi aveva<br />
mandato un messaggio», si difende lei. Le<br />
trema la voce, credo che stia per mettersi<br />
a piangere.<br />
So bene, però, che in questi casi è<br />
meglio non mostrarsi compassionevoli. Se
c’è una cosa che Doe non sopporta è<br />
sentirsi in imbarazzo. Non sa gestire le<br />
emozioni e le ributta contro gli altri, con<br />
estrema tranquillità e freddezza.<br />
«Lo sappiamo, cara. Ti ci vorrà un po’<br />
per abituarti alla vita sulla terraferma.»<br />
Zia Rachel è molto più comprensiva di<br />
me.<br />
«La vita sulla terraferma? Ma quale<br />
vita?» grida Doe, che con quello scatto ci<br />
fa balzare tutti indietro. Di solito ha<br />
reazioni molto più controllate, più<br />
velenose che esplosive. «Non voglio<br />
adattarmi. Non voglio restare sulla<br />
terraferma. Odio dover stare qua.»<br />
Io sono senza parole per lo shock.<br />
Non per quello che ha detto, perché<br />
tanto lo so cosa pensa della terraferma.<br />
Quello che mi sciocca è il fatto che Doe<br />
di solito è molto controllata, non tradisce<br />
mai altra emozione o sentimento che non<br />
sia leggero fastidio. Nessuno è mai
iuscito a farla reagire in quel modo,<br />
neanche Kitt e Nevis la volta che le hanno<br />
tagliato tutti i capelli. Aveva undici anni.<br />
Forse è solo la terraferma che le fa<br />
quest’effetto sull’umore. La maggior parte<br />
delle creature del mare passa almeno un<br />
po’ di tempo sulla terraferma e impara a<br />
controllare un minimo le proprie<br />
emozioni. Da quando sono morti i suoi<br />
genitori, Doe non ha mai più messo piede<br />
quassù se non per qualche minuto, giusto<br />
il tempo di uscire da un posto e<br />
reimmergersi in un altro. Per esempio,<br />
quand’è venuta a far visita a me e Quince<br />
sull’isola durante la nostra terapia di<br />
coppia, mi ha stupito molto che lei sia<br />
rimasta in superficie per più di due ore.<br />
Adesso che è passata una settimana<br />
intera, deve avere gli ormoni in subbuglio.<br />
Ha gli occhi sbarrati, un po’ da pazza.<br />
Non l’ho mai vista così fuori di sé. Ho la<br />
brutta sensazione che le cose si
metteranno molto male.<br />
«Voglio tornarmene a casa mia. Non<br />
voglio più essere circondata da voi umani<br />
del cavolo», comincia a urlare.<br />
«Umani del cavolo?» interviene Brody,<br />
che rompe il nostro silenzio. «È questo<br />
che pensi davvero?»<br />
Bisogna darle merito di non aver quasi<br />
battuto ciglio a quella domanda. È tornata<br />
in sé. La voce, l’atteggiamento, gli occhi<br />
sono tornati freddi come il ghiaccio. «Sì»,<br />
risponde. Poi, ancora un po’ scossa,<br />
prende un respiro profondo e aggiunge:<br />
«Odio tutti gli umani. Sono vili, egoisti,<br />
pericolosi e non meritano di vivere se i<br />
miei genitori sono morti». A quel punto<br />
guarda Brody negli occhi. «Vorrei che lo<br />
zio non mi avesse fermato.»<br />
Per Brody dev’essere stata una<br />
pugnalata al cuore, dopo quello che mi ha<br />
confessato in spiaggia. Io ho provato a<br />
dirgli com’è Doe realmente, ma adesso
non mi dà nessuna soddisfazione poter<br />
pensare: «Te l’avevo detto».<br />
La tensione che c’è tra loro due fa<br />
calare il gelo in cucina. Se Doe avesse<br />
ancora i suoi poteri, penserei che sia stata<br />
lei a far ghiacciare la stanza. Ma in realtà<br />
è bastata la sua freddezza a farlo.<br />
Io, zia Rachel e Quince capiamo che la<br />
cosa non ci riguarda, quindi restiamo<br />
immobili e in silenzio.<br />
Sapevo del suo odio per gli umani –<br />
sono cresciuta con lei, era impossibile<br />
non saperlo –, ma non immaginavo fosse<br />
così grave. Non al punto di augurar loro<br />
del male. Avete presente la brutta<br />
sensazione che avevo prima? Be’, ce l’ho<br />
di nuovo, mille volte più forte. Perché<br />
capisco che questa avversione che prova<br />
per gli umani deve avere a che fare col<br />
suo esilio. E allora significa che ha fatto<br />
qualcosa di davvero molto brutto.<br />
Alla fine è Brody a farle la domanda cui
tutti noi pensavamo. È Brody che la mette<br />
davanti a una frase algida e detta senza<br />
nessuna emozione. «Perché sei stata<br />
esiliata? Cosa stavi facendo quando il re<br />
ti ha fermata?»<br />
Doe si pietrifica, sembra una statua. Le<br />
braccia rigide lungo i fianchi, schiena<br />
dritta, respirazione praticamente assente.<br />
L’unica cosa che ci fa capire che è viva è<br />
la bocca che si muove e dice: «Ho rubato<br />
il tridente del re».<br />
Io resto senza fiato e scuoto la testa,<br />
come se volessi schivare la frase che sta<br />
per arrivare. Il tridente di papà è uno tra<br />
gli strumenti magici più potenti dei sette<br />
mari. Nelle mani di qualcuno pieno di<br />
rabbia e odio... Mi salgono le lacrime agli<br />
occhi.<br />
«Ho provato a spazzar via la East Coast<br />
con uno tsunami.»<br />
«Oh, santo cielo», fa zia Rachel.<br />
Quince, che ha ancora Prithi tra le
accia, riesce solo a dire: «Porcavacca».<br />
Brody non tradisce una sola emozione,<br />
come se Doe ci avesse appena rivelato di<br />
aver provato a far scendere su di noi una<br />
cascata di fiori d’ibisco. Ma d’altra parte<br />
che reazione dovrebbe avere un ragazzo<br />
che viene a sapere che la ragazza di cui è<br />
innamorato ha tentato di far fuori lui e<br />
tutto il genere umano? Diciamo che in una<br />
simile situazione molto probabilmente<br />
resti attonito.<br />
Rigido come un robot, fa per andarsene.<br />
«Brody», gli urla dietro Doe, che<br />
comincia a cedere.<br />
Lui però non si volta.<br />
Qualche secondo dopo, la porta che<br />
sbatte rimbomba in tutta la casa. Quince<br />
mi guarda confuso.<br />
Io apro la bocca, vorrei dire qualcosa,<br />
ma non esce una sola parola. Alla fine mi<br />
limito a scuotere la testa. Sapevo che Doe<br />
combina sempre macelli e che odia gli
umani, ma non credevo che arrivasse a<br />
tanto. Pensare a tutte le vite che...<br />
Le lacrime cominciano a scendermi sul<br />
viso, e non riesco a non pensare a quale<br />
disastro sarebbe stato.<br />
Zia Rachel mi si avvicina. «Dammi il<br />
gabbiano.» La voce le trema, sebbene<br />
provi a tenere sotto controllo le emozioni.<br />
Le passo il pennuto, e lei sparisce in<br />
salotto: probabilmente vuole farlo uscire<br />
dalla porta d’ingresso.<br />
E stare anche il più lontana possibile da<br />
Doe, ne sono certa.<br />
Trascorrono diversi minuti prima che io<br />
sia di nuovo in grado di parlare. Poi a un<br />
certo punto comincio: «Sai che razza di<br />
disastro avresti potuto causare?»<br />
Penso a tutte le persone che avrebbe<br />
potuto travolgere con lo tsunami. Quince,<br />
Shannen, Brody, zia Rachel e chissà<br />
quanti altri. Io, Tellin e tutte le altre<br />
creature del mare che vivono come noi
sulla terraferma. Noi forse ce la saremmo<br />
cavata, ma solo riuscendo a evitare la<br />
marea di detriti che avrebbe investito la<br />
terraferma come un bulldozer.<br />
Doe alza le spalle: di nuovo il suo<br />
solito atteggiamento d’impassibilità, come<br />
se non fosse successo niente di che. Una<br />
facciata, la sua. Non mi ritengo una<br />
persona violenta, ma sinceramente non ho<br />
mai avuto voglia di prendere a schiaffi<br />
qualcuno come vorrei fare adesso con<br />
Doe.<br />
«Lo zio non avrebbe mai permesso che<br />
accadesse nulla», risponde. Solo dal<br />
tremolio del labbro inferiore s’intuisce<br />
che ha capito la situazione. La gravità di<br />
quello che stava per fare. «Ha fermato lo<br />
tsunami quand’era a cinquecento metri da<br />
Thalassinia.»<br />
«E questo rende la cosa in sé meno<br />
grave?» le domando avvicinandomi fino a<br />
starle proprio davanti. «E se non ci fosse
iuscito? E se...» comincio, ma non riesco<br />
neanche a pensarci, fa troppa paura.<br />
«Ma ci è riuscito. Non capisco dove sia<br />
questo gran...» prova a replicare Doe.<br />
«Non lo capisci, eh?»<br />
Se Quince non avesse mollato al volo<br />
Prithi e non si fosse messo tra me e mia<br />
cugina, credo che l’avrei strangolata.<br />
«Lily», mi fa lui, tutto calmo e per<br />
niente animato da istinti omicidi, al<br />
contrario di me. Non ci pensa che lui e<br />
sua madre avrebbero potuto essere tra le<br />
vittime? «Così non risolviamo il<br />
problema.»<br />
«Magari sì, invece», sibilo.<br />
«No.» Mi prende il mento e fa in modo<br />
che lo guardi negli occhi. «Invece no, lo<br />
sai.. Tuo padre l’ha mandata da te perché<br />
pensa che tu possa aiutarla a superare la<br />
questione. Vuole che tu la guarisca. Ed è<br />
tuo dovere farlo.»<br />
Dovere. La parola che può cambiare
tutto. La rabbia, la paura, la collera<br />
svaniscono, perché lo so che Quince ha<br />
ragione. Gridarle contro non è la<br />
soluzione. Di odio ce n’è già abbastanza<br />
qui dentro.<br />
«Non so cosa fare. Come faccio a<br />
guarirla?» bisbiglio, affinché mi senta<br />
solo Quince.<br />
Il passato non lo posso cambiare, non<br />
posso tornare indietro nel tempo e fermare<br />
la barca che ha preso i suoi genitori in una<br />
rete a strascico lacerandogli le pinne e<br />
lasciandoli intrappolati lì dentro fino<br />
all’arrivo di un grosso squalo bianco. Il<br />
nostro regno è rimasto in lutto per mesi.<br />
Chiaramente Doe se la prende con tutto il<br />
genere umano, e tutto il dolore e il<br />
risentimento l’hanno logorata dentro per<br />
anni.<br />
Come faccio a farle perdonare gli<br />
umani? E a farle capire che non tutti<br />
mostrano un tale disprezzo per la vita?
«Ci vorrà del tempo. Dovrà imparare<br />
prima ad apprezzare e poi alla fine anche<br />
ad amare gli umani. E solo una persona<br />
potrà insegnarglielo.» Quince guarda<br />
dietro di me, in salotto. «Forse zia<br />
Rachel.»<br />
Ho un flash: Brody seduto accanto a me<br />
sulla spiaggia che mi dice che Doe è il<br />
suo futuro. «Forse non zia Rachel.»<br />
Certo, adesso come adesso Brody è<br />
furioso con Doe. Anch’io lo sono. Penso<br />
che lo siamo tutti. Ma i sentimenti che mi<br />
ha confidato di provare non si dissolvono<br />
per via di un incidente, che tra l’altro è<br />
avvenuto prima ancora che si<br />
conoscessero. Da come ha reagito Doe<br />
quando Brody ha preso e se n’è andato,<br />
credo che neanche lui le sia indifferente,<br />
anche se lei vorrebbe farci credere il<br />
contrario. Anche lei prova dei sentimenti<br />
per lui.<br />
Brody tornerà. Alla fine. E forse il suo
amore riuscirà a cambiarla.<br />
Solo così potrebbe migliorare.<br />
Faccio un cenno col capo a Quince, per<br />
fargli capire che l’arrabbiatura mi è<br />
passata e che adesso non c’è più bisogno<br />
che si preoccupi di proteggere Doe. Si fa<br />
da parte e io vado verso di lei. «Non so<br />
se riuscirò mai a perdonarti per quello<br />
che hai fatto, ma ci proverò. E proverò<br />
anche a insegnarti che gli umani sono per<br />
la maggior parte buoni, benintenzionati e<br />
pronti ad aiutare il prossimo in caso di<br />
bisogno. Se avessero saputo che i tuoi<br />
genitori erano intrappolati in quella rete in<br />
fondo all’oceano, avrebbero fatto il<br />
possibile per salvarli», le dico, senza<br />
fermarmi neanche quando la vedo<br />
sobbalzare nel sentire nominare i suoi.<br />
Doe scuote la testa, come se non mi<br />
credesse. E va bene. Tanto lo sapevo che<br />
non sarebbe stato facile convincerla.<br />
Queste cose non posso limitarmi a
dirgliele, bisogna fargliele vedere coi<br />
suoi occhi. E deve essere Brody a farlo.<br />
«Anche se in questo momento vorrei<br />
spedirti dall’altra parte del pianeta, ho<br />
deciso che ti aiuterò lo stesso.» Voglio<br />
che si renda conto di quanto mi costa.<br />
«E come?» Sembra quasi che voglia che<br />
io ci riesca.<br />
Sembra quasi che abbia gli occhi lucidi.<br />
È in quel momento che capisco cosa<br />
devo fare. C’è solo un modo per esser<br />
certi che Brody la perdonerà e che lei gli<br />
dia occasione di dimostrarle che<br />
sbagliava a odiare gli umani. Spero solo<br />
che alla fine tutti e due perdoneranno me.<br />
«Conosco solo un modo.» Poi chiudo gli<br />
occhi e dico: «Il legame tra te e Brody<br />
non verrà dichiarato nullo».<br />
Lei resta senza fiato, io riapro gli occhi.<br />
C’è qualcosa di diverso nel suo<br />
sguardo, oltre all’odio, all’indifferenza e<br />
al gelo. Forse lo noto solo perché è
proprio quello che cerco, ma sono quasi<br />
convinta di aver visto una scintilla di<br />
speranza in fondo a quegli occhi azzurri e<br />
penetranti.<br />
E quella speranza è quanto mi serve per<br />
convincermi che Doe può essere guarita.<br />
L’unico problema è che deve avvenire<br />
prima che il suo legame con Brody diventi<br />
permanente. Non potrei mai lasciarlo<br />
legato a qualcuno che odia quello che lui<br />
è. Sarebbe troppo crudele. Per entrambi.<br />
Per ora, però, è la nostra unica<br />
possibilità.
9<br />
È lunedì mattina e Brody non passa a<br />
prendere Doe per accompagnarla a<br />
scuola. Io sinceramente non me<br />
l’aspettavo, e a quanto pare neanche lei,<br />
visto che si è chiusa in bagno dicendo di<br />
star male. Ma io so qual è la verità: non<br />
sta male, ha il cuore spezzato.<br />
Una brava cugina in casi simili<br />
dovrebbe mostrare commiserazione e<br />
compassione, io invece sono contenta.<br />
Perché significa che Doe ci tiene a Brody.<br />
Un sacco.<br />
Non mi metto a discutere della sua finta<br />
malattia, perché il fatto che lei resti a casa<br />
mi darà l’occasione di parlare prima con
Brody. Dopo due notti praticamente<br />
insonni passate o a immaginare quello che<br />
sarebbe potuto succedere se lo tsunami<br />
fosse davvero arrivato a Seaview o a<br />
pensare a quello che dovrò dire a Brody<br />
per convincerlo a dare una mano, alla fine<br />
sono esausta e pronta ad affrontarlo. Non<br />
sarà facile.<br />
Non ci sono filmati da sistemare al<br />
giornale, per cui vado a fargli la posta<br />
davanti all’aula in cui avrà economia.<br />
Guardo bene chi passa e riesco a<br />
individuarlo. Quando incrocia il mio<br />
sguardo, sobbalza e, dopo aver riflettuto<br />
per una frazione di secondo, decide<br />
d’ignorarmi. Vorrebbe entrare in aula, ma<br />
io mi metto sulla porta per bloccarlo.<br />
Lui si ferma senza guardarmi. «Che<br />
c’è?»<br />
«Dobbiamo parlare. È importante.» Si<br />
vede che soffre e sta male. Come dargli<br />
torto. Ma non abbiamo altra scelta.
«No, grazie.» Cerca di togliermi di<br />
mezzo e passare, ma irrigidisco il<br />
braccio. Mi concedo mezzo secondo per<br />
crogiolarmi nella mia forza.<br />
Poi però torno alle cose serie. «Ti<br />
prego.» Sono disposta anche a mettermi in<br />
ginocchio. Questa cosa è molto più<br />
importante del mio orgoglio. Devo fargli<br />
capire che questa faccenda non riguarda<br />
solo lui e Doe. «Dammi cinque minuti.»<br />
«D’accordo.» Finalmente mi guarda.<br />
Poi controlla l’orologio. «Hai cinque<br />
minuti. A partire da ora.»<br />
Lo spingo vicino agli armadietti e<br />
lontano dalle orecchie indiscrete dei<br />
compagni di classe. «So bene che quello<br />
che ha fatto Doe è imperdonabile»,<br />
comincio.<br />
La smorfia che fa la interpreto come un:<br />
«Sono d’accordo».<br />
«Non ti sto chiedendo di perdonarla.»<br />
Non ancora. «Anche io sono talmente
arrabbiata che potrei mandare in<br />
ebollizione un bicchiere d’acqua. Ma devi<br />
anche capire la sua storia.» Gli faccio un<br />
breve riassunto di come sono morti i<br />
genitori di Doe, una faccenda che<br />
ispirerebbe compassione anche a un<br />
pescecane coi denti aguzzi. Mi solleva<br />
vederlo un po’ meno rigido. Facciamo<br />
progressi. «Ovviamente nessuno degli<br />
psicologi da cui è andata è servito a<br />
molto. È tormentata dal passato. Dalle<br />
emozioni. Sono anni che vive con tutta<br />
questa rabbia dentro.» Abbasso<br />
leggermente la testa a destra, per riuscire<br />
a incrociare lo sguardo di Brody. «Mio<br />
padre l’ha mandata qui per farle capire<br />
che i pregiudizi che ha – che i pregiudizi<br />
pericolosi che ha – sono sbagliati.»<br />
«E quindi?» I suoi occhi sono sfuggenti,<br />
come se non guardandomi potesse evitare<br />
l’argomento. «Io che c’entro in tutto<br />
questo?»
«Be’, tu provi dei sentimenti per lei»,<br />
comincio un po’ timorosa, ma comunque<br />
ottimista.<br />
Torna a guardarmi, adesso. «Non più.»<br />
Me lo aspettavo. Ero preparata. Soffre e<br />
sta solo cercando di reagire, esattamente<br />
come sta facendo Doe. Ma se riesco a<br />
schivare le emozioni e arrivare alla sua<br />
parte razionale (spero), allora forse c’è<br />
una speranza.<br />
«Non credo sia vero», gli dico mentre<br />
incrocio mentalmente le dita sperando di<br />
aver interpretato bene la situazione. «Hai<br />
detto che era la donna della tua vita. Il tuo<br />
futuro. Sentimenti del genere non si<br />
dissolvono nel nulla nell’arco di poche<br />
ore.»<br />
Brody alza le spalle, il che è sempre<br />
meglio di una negazione. Anche se in tutta<br />
onestà non sono proprio certa di credere<br />
sino in fondo a ciò che ho appena detto.<br />
Basti pensare a quello che è successo ai
miei sentimenti per Brody. Che fine ha<br />
fatto quel mio amore totale, tenace e<br />
unilaterale durato tre anni? Sparito. In un<br />
attimo.<br />
Ma il mio caso è diverso, perché a un<br />
certo punto ho scoperto cos’era davvero<br />
l’amore e improvvisamente i sentimenti<br />
che provavo mi sono sembrati poco<br />
profondi come una pozza di marea.<br />
Ma Brody non potrebbe mai dire che i<br />
suoi sentimenti per Doe siano poco<br />
profondi, come io non potrei dirlo dei<br />
miei per Quince. Glielo leggo negli occhi,<br />
lo sento, e so che non mi sbaglio. E ho<br />
visto la stessa cosa nello sguardo di Doe<br />
quando Brody se n’è andato.<br />
È proprio quella la mia argomentazione<br />
principale.<br />
«E poi penso... cioè... spero che...»<br />
comincio, facendo un respiro. «Anche<br />
Doe prova dei sentimenti per te.»<br />
Lo sguardo di Brody s’indurisce, la
fronte si aggrotta sempre di più: non sa se<br />
aggrapparsi o meno alla mia speranza e<br />
farla diventare anche sua.<br />
«Penso che potremmo usare i sentimenti<br />
che provate l’uno per l’altra per farle<br />
capire che gli umani e le creature del<br />
mare non sono poi così diversi come<br />
crede. Se lei ti ama...»<br />
Brody scoppia a ridere e non mi lascia<br />
finire. «Certo, come no. Lei odia quello<br />
che sono. Non chi sono, ma quello che<br />
sono. Qualcosa che non potrei cambiare<br />
neanche se volessi. Come potrebbe mai<br />
amarmi?»<br />
«Perché l’amore non conosce<br />
pregiudizi, e questo te lo posso<br />
assicurare, perché ne ho fatto esperienza<br />
in prima persona. Guarda me e Quince,<br />
per esempio: io per tre anni ho creduto di<br />
odiarlo e adesso stiamo insieme.» Non mi<br />
metto a dirgli anche che pensavo di amare<br />
lui. «Era amore vero e quello che pensavo
io non è contato nulla. Non conterà<br />
neanche nel vostro caso.»<br />
Brody serra la mascella e rimugina.<br />
Metto le mani dietro la schiena, sotto lo<br />
zaino, per incrociare più che posso le<br />
dita. Se non avessi le infradito, incrocerei<br />
anche quelle dei piedi. In questa faccenda<br />
abbiamo bisogno di tutta la fortuna<br />
possibile.<br />
Finalmente si rilassa e chiede: «Cosa<br />
vuoi che faccia?»<br />
Santa patella! Il mio corpo esplode di<br />
sollievo. Fino a quel momento non mi ero<br />
resa conto di quanto fossi tesa al pensiero<br />
di come sarebbe andata la conversazione.<br />
Gli rispondo cercando di trattenere la<br />
gioia che provo e che vorrebbe esternarsi<br />
in un sorriso gigante. «Dalle una<br />
possibilità. Passa del tempo con lei. Falla<br />
innamorare a tal punto da farle<br />
dimenticare che sei un umano.» Gli metto<br />
una mano sulla spalla, per rassicurarlo.
«È questo tutto quello che dovrai fare.»<br />
Spero.<br />
Brody alza gli occhi al soffitto, come se<br />
lassù, tra quelle tegole sudice, potesse<br />
trovare scritta la risposta giusta. Non l’ho<br />
mai visto così serio e pensieroso. E la<br />
cosa mi fa ancor più sperare che il mio<br />
piano possa avere successo. Doe ha già<br />
avuto effetti positivi su di lui. Adesso<br />
bisogna solo aspettare che anche lui abbia<br />
lo stesso effetto su di lei.<br />
«Okay, ci proverò», risponde annuendo<br />
ma senza guardarmi.<br />
Si gira ed entra in classe. Io mi avvio<br />
verso l’aula di diritto sperando che tutto<br />
quello che ho appena detto a Brody sia<br />
vero.<br />
«Maldestro.»<br />
«Uhm...» Provo a ricordare la<br />
definizione di quella parola, perché so
ene che l’abbiamo vista almeno già due<br />
volte. Quando ormai sono sul punto di<br />
rinunciare, eccola che arriva:<br />
«Imbranato».<br />
Per me che – se non altro sulla<br />
terraferma – sono una persona maldestra,<br />
dovrebbe essere una parola facile.<br />
Una delle tecniche di studio che mi ha<br />
insegnato Shannen è visualizzare<br />
un’immagine che esemplifichi la parola.<br />
In questo caso m’immagino che inciampo<br />
con le infradito ai piedi con indosso una<br />
maglietta su cui c’è scritto MALDESTRA,<br />
sperando di aver azzeccato la grafia.<br />
«Eccellente», si congratula Shannen.<br />
Sceglie un’altra parola e dice:<br />
«Pretenzioso».<br />
Mentre cerco di ricordare la<br />
definizione, Shannen prende una<br />
cucchiaiata di riso giallo e Quince sfoglia<br />
la sua rivista di motociclismo. Visto che i<br />
test saranno il prossimo fine settimana,
cerco di studiare il più possibile in questi<br />
ultimi giorni.<br />
Shannen li ha già fatti e ovviamente li ha<br />
superati.<br />
Quince, invece, non ci pensa neppure.<br />
Tramite il deposito di legname in cui<br />
lavora part-time, ha già trovato un<br />
posticino in una società edilizia. Con la<br />
sua testa e le sue capacità sono sicura che<br />
tra nemmeno un anno sarà già diventato<br />
caposquadra.<br />
Quanto vorrei che anche per me fosse<br />
così semplice.<br />
«Lily?» mi fa Shannen, sventolandomi<br />
davanti la tesserina con la nuova parola.<br />
«Allora? Cosa vuol dire ’pretenzioso’?»<br />
Senza neanche pensarci rispondo:<br />
«Presuntuoso. Arrogante».<br />
«Bravissima!»<br />
Questa volta riesco a visualizzare<br />
l’immagine per la parola in questione<br />
senza il minimo sforzo. Penso alle tre
vipere. Non potrei pensare a nessuno di<br />
più presuntuoso e arrogante di Astria,<br />
Piper e Venus. Per descrivere quelle tre,<br />
chiaramente, ci sarebbero un mucchio di<br />
altre parole adatte. Vendicative. Maligne.<br />
Altezzose. Me le immagino con queste<br />
lettere giganti che gli rimbalzano sulla<br />
testa. Trattengo una risatina.<br />
Quando mi accorgo che Shannen sta per<br />
tirare fuori un’altra parola, le dico: «Ti<br />
prego, basta. Non ce la faccio più».<br />
Lei alza le spalle, come per dire che è<br />
un problema mio se non riesco a imparare<br />
altre dieci parole prima che finisca la<br />
pausa pranzo, ma non discute.<br />
Sinceramente mi sento scoppiare il<br />
cervello. Non riuscirei a infilarci<br />
nient’altro in questo momento. Spero solo<br />
che fino a sabato non dimenticherò quel<br />
che ho studiato finora.<br />
Quince – da bravo fidanzato – viene in<br />
mio soccorso. «Doe oggi non è venuta a
scuola?»<br />
«Già. Ma è stato meglio così. Almeno<br />
ho potuto parlare da sola con Brody.»<br />
«Perché? Che è successo?» domanda<br />
Shannen.<br />
Esito un istante: non sono sicura sia il<br />
caso che Shannen venga a sapere quello<br />
che ha combinato Doe. Veramente non<br />
sono sicura sia il caso che lo sappia<br />
chiunque. Io per esempio avrei preferito<br />
non saperlo.<br />
Adesso capisco il motivo per cui papà<br />
ha voluto che l’esilio di Doe – e quello<br />
che ha fatto – rimanesse un segreto. È una<br />
ragazzina sciocca e piena di rancore, ma<br />
molte persone non capirebbero i motivi<br />
che l’hanno spinta ad agire così. Anch’io<br />
all’inizio non l’ho capito. Glielo<br />
rinfaccerebbero a vita. E se riuscirò<br />
davvero a farle superare i problemi che<br />
ha, allora è meglio che la gente non sappia<br />
nulla della sciocchezza che ha fatto.
E quindi, anche se in generale detesto<br />
dover mentire, soprattutto se devo farlo<br />
con la mia migliore amica, le dico: «Ha<br />
litigato con Brody. Sto provando a farli<br />
riappacificare».<br />
«Come mai? Credevo che volessi si<br />
lasciassero.»<br />
Ecco: una bugia porta altre bugie e un<br />
mucchio di complicazioni.<br />
«Ho cambiato idea. Alla fine penso che<br />
insieme potrebbero star bene.»<br />
Shannen alza le spalle. «Se lo dici tu.»<br />
Guardo Quince, che annuisce. Sappiamo<br />
entrambi che la sola soluzione possibile è<br />
tenere Shannen all’oscuro di tutto e<br />
incoraggiare i sentimenti di Doe per<br />
Brody. È l’unico modo per riuscire a<br />
ottenere quello che vogliamo.<br />
Shannen tira fuori dello zaino un altro<br />
blocchetto di quesiti. Me ne passa uno e<br />
dice: «Trova il valore di x».<br />
Faccio un verso di disappunto. La
matematica non è... il mio forte. Anche se,<br />
a dire il vero, quando si tratta di questi<br />
benedetti test, non credo di avere una<br />
materia in cui vado forte. Da brava<br />
studentessa, prendo una matita e mi<br />
rassegno a passare il resto della pausa<br />
pranzo a cercare di risolvere l’equazione.<br />
Mi accorgo della presenza di qualcuno<br />
accanto a me.<br />
«Lily?»<br />
Mi giro e sorrido, felice che la<br />
professoressa Molina mi abbia salvato<br />
dalla matematica. Poi però vedo la sua<br />
faccia scura. Contrariata.<br />
Porca patella! Il colloquio. Con tutti i<br />
macelli che sono successi negli ultimi<br />
giorni, ho completamente dimenticato il<br />
colloquio che avrei dovuto avere con la<br />
sua amica dell’università di Seaview.<br />
«Oh, no! Mi dispiace. L’ho<br />
completamente dimenticato. Sono<br />
mortificatissima. Ma è che c’è stata una
serie di...» Mi sforzo di trovare le parole<br />
adatte a descrivere quello che è successo,<br />
senza però doverlo descrivere davvero.<br />
«Problemi! Mia cugina si è presa una<br />
bruttissima influenza.» L’ho delusa di<br />
brutto e leggerglielo nello sguardo mi<br />
uccide. «Avrei dovuto chiamarla o<br />
avvertirla. Sono... davvero mortificata.»<br />
«Non so che dirti.» Mi guarda come se<br />
fossi una perfetta sconosciuta. «Non ti<br />
ricordavo tanto irresponsabile.»<br />
«Non lo sono. Cioè, lo sono stata.<br />
Questo fine settimana. Ma di solito non lo<br />
sono.»<br />
Fa un respiro profondo, come se stesse<br />
cercando di decidere cosa fare con me.<br />
Non glielo dico, ma voglio che mi dia<br />
un’altra possibilità. Non avrà creduto alla<br />
storia di mia cugina che si è ammalata, ma<br />
se dovessi dirle come sono andate<br />
davvero le cose, capirebbe di sicuro.<br />
È in situazioni del genere che vorrei con
tutta me stessa che il gioco dei «e se?» di<br />
Tellin potesse realizzarsi davvero. Certo,<br />
non è che andrei a raccontare a una mia<br />
insegnante che un mio parente ha tentato di<br />
cancellare dalla faccia della Terra tutta la<br />
East Coast. Anche se sarebbe una<br />
giustificazione molto più valida di quella<br />
che ho inventato io.<br />
«Visto che di solito non ti comporti<br />
così...»<br />
Io prendo un respiro profondo, mi sento<br />
già più ottimista.<br />
«Ho detto a Denise che doveva esserci<br />
stata un’emergenza.» Ha un’espressione<br />
molto seria. «E lei, molto carinamente, ha<br />
accettato d’incontrarti sabato prossimo.»<br />
«Fantastico. Non c’è...»<br />
Shannen si schiarisce la voce e m’indica<br />
con un gesto del capo i blocchetti di<br />
quesiti.<br />
«Ah. Oh, no.» Guardo la professoressa<br />
completamente mortificata. «Ho i test
attitudinali il prossimo sabato. Dureranno<br />
tutta la mattina.»<br />
Mi sorride rassicurante. «Lo so. Infatti<br />
l’appuntamento è alle cinque.»<br />
«Lei è meravigliosa. Questa volta non la<br />
deluderò.»<br />
«Lo so.» Ma mentre se ne va, mi sembra<br />
di sentirla mormorare: «O almeno spero<br />
che non lo farai».<br />
«Tu.» Indico Shannen. Poi è il turno di<br />
Quince. «E tu. Dovete fare in modo che<br />
questa volta non dimentichi il colloquio.<br />
Ne va del mio futuro.»<br />
«Ricevuto», risponde Quince prima di<br />
tornare alla sua rivista di moto.<br />
Shannen tira fuori il cellulare; di solito<br />
non è consentito usarli a scuola, ma<br />
evidentemente questa dev’essere<br />
un’emergenza. Comincia a digitare<br />
qualcosa e poi mi dice: «Mi sono messa<br />
un promemoria per ricordarmene».<br />
Mi rilasso un po’.
Questa volta non mancherò il colloquio<br />
per nessuna ragione al mondo.<br />
Shannen riprende il quesito in mano e<br />
mi fa: «Ora però trova il valore di x».<br />
Sbuffo, ma non posso lamentarmi. Dopo<br />
il colpo che mi è venuto per aver saltato il<br />
colloquio, un’equazioncina sembra un<br />
gioco da ragazzi.
10<br />
La prima cosa che sentiamo quando io e<br />
Quince entriamo dalla porta della cucina è<br />
Doe che ride. Forse sta di nuovo<br />
guardando di nascosto i telefilm in<br />
streaming. La scorsa settimana l’ho<br />
sorpresa a farsi una maratona della<br />
vecchia sit-com Lucy e io, anche se<br />
fingeva di non saper usare neanche il<br />
mouse.<br />
Poi però sento un’altra voce. Una voce<br />
maschile. E non è di Brody.<br />
«Questa volta mi sente», borbotto<br />
mentre andiamo in salotto.<br />
Una volta arrivati, però, resto di sasso.<br />
Doe sta seduta sul bracciolo della
poltrona, coi piedi sul tavolino e davanti a<br />
lei, sul divano di velluto a coste, c’è un<br />
uomo. Impossibile non riconoscere quei<br />
capelli color cannella.<br />
«Tellin!» esclamo.<br />
Lui si alza in piedi e si gira verso di me<br />
a braccia aperte. «Liliana.»<br />
«Non mi aspettavo una tua visita», gli<br />
dico, lanciandomi tra le sue braccia.<br />
«Neanche io finché non mi sono trovato<br />
sulla spiaggia di Seaview.»<br />
Dietro di me, Quince si schiarisce<br />
rumorosamente la voce e mi ricorda le<br />
buone maniere. Lascio Tellin, prendo<br />
Quince per la mano e lo tiro avanti.<br />
«Tellin, questo è il mio fidanzato<br />
Quince.»<br />
Tellin lo saluta con un cenno del capo:<br />
una cosa tipicamente maschile che<br />
nessuna donna sarà mai in grado<br />
d’imitare.<br />
«Quince, questo è Tellin. Un mio
carissimo amico d’infanzia e principe in<br />
carica di Acropora.»<br />
Si stringono la mano, e a me sembra che<br />
ci sia in corso una gara a chi stringe più<br />
forte. Tellin si è parecchio irrobustito dai<br />
tempi in cui giocavamo insieme, ma io<br />
punterei comunque su Quince. Anche se ha<br />
le braccia nascoste dal giacchetto di<br />
pelle, immagino i suoi bicipiti in tensione<br />
durante quella stretta di mano.<br />
Torno tra loro solo quando Tellin dice:<br />
«Piacere di conoscerti. Lily mi ha parlato<br />
molto di te lo scorso fine settimana».<br />
Quince mi lancia un’occhiataccia.<br />
«Strano, perché a me di te non ha detto<br />
proprio nulla.»<br />
Buono, su. Lo abbraccio per<br />
rassicurarlo e fargli capire che non ha<br />
niente di cui preoccuparsi. Tellin è un<br />
vecchio amico, niente di più. «Mi è<br />
sfuggito. Se ricordi bene, quando sono<br />
tornata ho trovato un po’ di panico in
casa.»<br />
Quince incrocia le braccia al petto, la<br />
mia spiegazione non lo ha soddisfatto.<br />
È un tipo geloso, ma nella maggior parte<br />
dei casi riesce a tenere la gelosia sotto<br />
controllo. Ormai ha smesso di<br />
preoccuparsi di Brody, ma immagino che<br />
ritrovarsi un tipo insolito nel salotto di<br />
casa mia non lo faccia stare tranquillo.<br />
«Tellin per me è come un fratello», gli<br />
spiego.<br />
Quince annuisce, mi crede. «Ora devo<br />
andare al lavoro. Passo più tardi.»<br />
Si abbassa per baciarmi, esattamente<br />
come quella prima volta in biblioteca. Mi<br />
mette una mano dietro la nuca e preme le<br />
sue labbra morbide e calde sulle mie.<br />
Rapito dal mio sguardo rapito, mi fa<br />
l’occhiolino. Un attimo dopo, salutati Doe<br />
e Tellin, è fuori.<br />
Quando rimaniamo in casa solo noi tre<br />
creature del mare, chiedo: «Questa non è
una visita casuale, vero?»<br />
Doe spalanca gli occhi e fa<br />
l’innocentina.<br />
Tellin sorride. «No, infatti.»<br />
«Bene. Allora andiamo a parlarne in<br />
cucina, così intanto sgranocchiamo i<br />
biscotti al cioccolato bianco e noci di zia<br />
Rachel.»<br />
«Non mi contate. Ho bisogno di un altro<br />
bagno», fa Dosinia, mentre va verso le<br />
scale. Sembra voglia scappare.<br />
Sparisce di sopra senza neanche<br />
lasciarmi il tempo di rispondere. Come se<br />
non vedesse l’ora di allontanarsi da me.<br />
Faccia come vuole. Non sono io la<br />
causa dei suoi problemi. Anzi sto<br />
cercando di risolverglieli.<br />
«A quanto pare saremo solo io e te.<br />
Meglio, così mangiamo più biscotti», dico<br />
a Tellin. Gli faccio segno di accomodarsi<br />
al tavolo della cucina, mentre io metto un<br />
po’ di biscotti su un piatto, verso due
icchieri di latte e porto il vassoio in<br />
tavola. Mangio due biscotti inzuppati nel<br />
latte prima di sentirmi pronta a<br />
cominciare la conversazione. «Allora:<br />
come mai sei qui a Seaview?»<br />
Tellin manda giù il suo terzo biscotto.<br />
«E se?»<br />
«E se?» Sospiro, è proprio quello che<br />
temevo.<br />
«Non riesco a smettere di pensarci,<br />
Lily.» Si sposta sulla sedia accanto a me.<br />
«Dal nostro incontro a Thalassinia, sono<br />
ossessionato da tutti i ’e se?’ di cui<br />
abbiamo parlato.»<br />
Anch’io ci ho pensato molto.<br />
Specialmente per tutto quello che sta<br />
succedendo con Doe. Ho pensato che, se<br />
il mondo delle creature del mare non<br />
fosse stato segreto, i genitori di Dosinia<br />
non sarebbero mai morti e adesso sarebbe<br />
tutto molto diverso.<br />
Solo che tutti i rischi che correremmo
ivelando agli umani la nostra esistenza<br />
hanno molto più peso di quello che<br />
guadagneremmo uscendo allo scoperto.<br />
Tellin si alza in piedi e comincia a<br />
camminare avanti e indietro. Non l’ho mai<br />
visto nella sua forma umana, per cui sarei<br />
curiosa di sapere come sono le sue gambe<br />
sotto i pantaloni.<br />
«Sono stufo di dovermi nascondere<br />
nell’oceano.» Si ferma dietro una sedia e<br />
si aggrappa allo schienale. «Voglio dire<br />
al mondo – a tutto il mondo – chi e cosa<br />
sono.»<br />
«Sai che questo non è possibile», sono<br />
costretta a contraddirlo. «Non sarebbe un<br />
comportamento responsabile. Pensa a<br />
quante creature del mare metteresti in<br />
pericolo.»<br />
«Tu esageri. Certo, servirà un periodo<br />
per abituarsi alla nuova situazione, ma<br />
alla fine credo che gli umani e le creature<br />
del mare riuscirebbero a coesistere
pacificamente.»<br />
Scuoto il capo, rattristata. «Io no...»<br />
«Invece anche tu la pensi come me.» Si<br />
rimette a sedere e poggia la mano sulla<br />
mia. «Non vivresti sulla terraferma se non<br />
ci credessi.»<br />
«Io non...» È una cosa troppo grossa;<br />
sono confusa. «Anche se così fosse, non<br />
c’è comunque niente che io e te potremmo<br />
fare. Dovremmo prima convincere tutti i<br />
sovrani dei regni del mare. Non possiamo<br />
obbligarli a correre un rischio del<br />
genere.»<br />
«So benissimo che questa cosa ha<br />
bisogno di tempo. Ma tu sei la principessa<br />
di Thalassinia, e io sono il principe in<br />
carica di Acropora. Se unissimo le nostre<br />
forze, potremmo portare una marea di<br />
cambiamenti.»<br />
Davvero? Non lo so. Davvero, se io e<br />
Tellin mettessimo insieme le risorse dei<br />
nostri regni, riusciremmo a convincere
tutti i sovrani del mare a darci il loro<br />
consenso per rivelare la nostra esistenza<br />
agli umani? Riusciremmo a farlo?<br />
Sarebbe giusto farlo?<br />
Se anche così fosse, non lo sapremo<br />
mai.<br />
«Ammetto che il tuo è un sogno<br />
bellissimo, ma dimentichi una cosa.»<br />
Tellin solleva il sopracciglio e aspetta<br />
di sentire.<br />
«Martedì prossimo sarà il mio<br />
compleanno, e io non sarò più una<br />
principessa. Non essendo ancora legata a<br />
nessuno, a mezzanotte dovrò firmare la<br />
rinuncia al trono.» Se ci penso mi salgono<br />
le lacrime agli occhi. È tutta la vita che<br />
sono una principessa, sono stata cresciuta<br />
per diventare regina e per prendermi tutte<br />
le responsabilità che un simile titolo<br />
comporta. Mi hanno insegnato ad agire<br />
secondo decoro e compassione e avendo<br />
sempre il bene degli altri in mente. L’idea
che con una sola firma io possa cancellare<br />
tutto questo... be’, mi rende un po’ triste.<br />
Ciò però non vuol dire che cambierei la<br />
decisione che ho preso. Non sarei mai una<br />
brava regina, e Thalassinia ha bisogno di<br />
una grande sovrana. Io devo stare con<br />
Quince, devo stare sulla terraferma. E<br />
esserne consapevole rende i «e se?» di<br />
Tellin ancora più invitanti.<br />
Vivere sulla terraferma per me<br />
significherà dover mentire sempre. La<br />
possibilità di non doverlo fare più, di<br />
poter rivelare la mia vera identità e<br />
aiutare la mia gente dalla terraferma alla<br />
luce del sole è una prospettiva molto<br />
allettante.<br />
Ma è anche un sogno irrealizzabile.<br />
«Non deve per forza andare così, Lily.»<br />
Con la voce rotta dal pianto, rispondo:<br />
«Invece sì. Rinuncerò al titolo e vivrò<br />
sulla terraferma come una ragazza<br />
qualsiasi. Questa è la scelta che ho fatto».
«Ma se non avessi dovuto scegliere?»<br />
Mi solleva dolcemente il mento per<br />
guardarmi negli occhi. «Se io ti offrissi<br />
una soluzione che ti permetterebbe di<br />
restare con le persone che ami e<br />
mantenere il trono?»<br />
Amore e dovere. Se solo si potesse<br />
trovare il modo di conciliarli. Il mio<br />
cuore batte più veloce. «Quale sarebbe<br />
questa soluzione?»<br />
Tellin non batte ciglio. «Legati a me.»<br />
«Cosa?» esclamo con una risata<br />
strozzata. «Ma è ridicolo.»<br />
«Dici?»<br />
Certo che lo è. Io amo Quince, e Quince<br />
ama me. Non ho nessuna intenzione di<br />
legarmi a un altro solo perché è una<br />
creatura marina e un principe con grandi<br />
idee, anche se le grandi idee che ha mi<br />
piacciono molto.<br />
«Io però non parlo di un legame di fatto,<br />
ma solo di nome. Perché così potresti
continuare a essere la principessa di<br />
Thalassinia, erede al trono e futura<br />
regina.»<br />
«Comunque è... non lo so», parlo a voce<br />
alta mentre cerco di elaborare quello che<br />
mi sta dicendo. «Non posso legarmi a te.<br />
Sei come un fratello.»<br />
«Pensaci, Lily.» Si avvicina. «Un bacio<br />
brevissimo e tutto resta come dovrebbe<br />
essere.»<br />
La fa sembrare facile.<br />
Solo un piccolissimo bacio.<br />
Ma lo farei? Bacerei Tellin per<br />
conservare il mio titolo? Sembrerà<br />
persino semplice, ma c’è qualcosa che mi<br />
dice che sarebbe una faccenda molto più<br />
complicata di come la mette lui. Perché<br />
implica un legame magico, sentimenti<br />
feriti, gelosia e una marea di altri ostacoli<br />
che in realtà la rendono una bruttissima<br />
idea.<br />
E poi lui che ci guadagna?
«Perché? Perché mai lo faresti? Perché<br />
sacrificheresti il tuo futuro e la possibilità<br />
di essere felice con una creatura del mare<br />
per legarti a me, quando sai benissimo che<br />
io non ti potrei mai amare?»<br />
«Per un bene più grande.» Gonfia il<br />
petto e raddrizza le spalle. Adesso sembra<br />
proprio un principe, un re addirittura. Non<br />
più il mio vecchio amico. «Tu sai bene<br />
che il dovere richiede sacrifici. La nostra<br />
gente ha bisogno di governanti innovatori,<br />
che siano in grado di portarci nel futuro.<br />
Noi due potremmo aiutare il nostro mondo<br />
a diventare molto meglio di quanto lo sia<br />
stato in passato.» Il suo sguardo si<br />
addolcisce. «Sai bene che amo tuo padre<br />
come se fosse il mio, ma è ancorato a idee<br />
superate. Thalassinia ha bisogno di te,<br />
della tua esperienza sulla terraferma e del<br />
tuo impegno per la salvaguardia<br />
dell’oceano. È tuo dovere governarla.»<br />
È tutto così inebriante: l’idea di poter
conservare il mio titolo, poter adempiere<br />
alle mie responsabilità e diventare regina<br />
di Thalassinia rimanendo comunque<br />
fedele a Quince.<br />
Ma resterei davvero fedele a Quince?<br />
Sono certa che lui comprenderebbe la<br />
necessità di dare quel bacio – o almeno<br />
fingerebbe di farlo –, ma il legame che ne<br />
deriverebbe non sarebbe una cosa<br />
semplice da gestire. L’abbiamo imparato<br />
qualche settimana fa sulla nostra pelle che<br />
il legame gioca con le emozioni e i<br />
pensieri, amplificando tutti i sentimenti. Il<br />
legame con Tellin non si limiterebbe a<br />
quell’unico bacio. Creerebbe tra noi<br />
un’affinità che durerebbe tutta la vita, per<br />
un secolo o forse più.<br />
Non posso correre il rischio che un finto<br />
legame finisca per mettersi tra me e<br />
Quince.<br />
Guardo gli occhi pieni di aspettative di<br />
Tellin e scuoto la testa. «Mi dispiace.» Se
è mai stato innamorato di qualcuno,<br />
capirà. «È solo che... non posso.»<br />
«Non vuoi, più che altro.»<br />
«Sì. Entrambe le cose.» Gli sorrido<br />
rattristata. «Ci meritiamo entrambi molto<br />
di meglio di un legame fittizio. E<br />
Thalassinia merita un sovrano migliore di<br />
me.»<br />
Ha i muscoli del collo tesi. È<br />
evidentemente ferito, e vorrei fargli una<br />
carezza e dirgli che andrà tutto bene. Ma<br />
chi sono io per pensare che andrà davvero<br />
tutto bene? Io che faccio fatica a tirare<br />
avanti anche nella vita di tutti i giorni.<br />
«Non mi arrendo, comunque. Ho tempo<br />
fino alla mezzanotte di martedì per<br />
convincerti della bontà della mia<br />
proposta. Ti persuaderai che adempiere al<br />
tuo dovere è la scelta da fare, la scelta più<br />
giusta per il futuro dei nostri regni. Non ti<br />
aspettare che io sparisca.»<br />
«Non mi farai cambiare idea.»
«Forse no. Ma devo provarci.»<br />
Annuisco. Entrambi siamo molto fermi.<br />
Per un istante, mi domando chi di noi si<br />
arrenderà per primo.<br />
Poi Tellin si alza. «Da’ la buonanotte a<br />
Dosinia da parte mia. Ci vediamo<br />
domani», dice mentre va verso la porta.<br />
Mi sembra brutto farlo andar via così. È<br />
stato uno dei miei amici più cari per<br />
moltissimi anni e si trova in una città che<br />
non conosce. «Hai un posto in cui stare?»<br />
Tellin si ferma sulla porta. «No.»<br />
Mi si scioglie il cuore. Ha corso un bel<br />
rischio a venire fin qua solo per parlarmi.<br />
E io l’ho appena rifiutato. Non posso farlo<br />
andare via così, da solo, di notte. Non<br />
quando ci sono delle lenzuola pulite e un<br />
divano letto su cui potrebbe dormire.<br />
«Sono certa che zia Rachel vorrebbe<br />
che ti fermassi da noi.» Non so bene se gli<br />
sto chiedendo di restare solo perché è un<br />
caro amico d’infanzia o magari perché una
piccolissima parte di me vorrebbe dargli<br />
l’opportunità di riuscire a convincermi a<br />
dargli retta. Un po’ come Doe, alla fine,<br />
che spera io possa aiutarla a superare il<br />
suo odio per gli umani. È dura rinnegare<br />
una vita di doveri. «Il divano diventa un<br />
letto molto comodo.»<br />
Tellin mi guarda, sul viso ha<br />
un’espressione sobria. «Te ne sarei molto<br />
grato.»<br />
«Vieni, ti mostro dove sono le<br />
lenzuola», gli dico per rompere un po’ la<br />
tensione.<br />
Tellin mi segue fino all’armadio in<br />
corridoio, e io non riesco a smettere di<br />
pensare a tutti i nostri «e se?» e a<br />
chiedermi se, noi due uniti, potremmo<br />
davvero riuscire a realizzarli.<br />
«Che vuol dire che sta da te?» mi chiede
Quince al telefono.<br />
Io agito un po’ la pinna caudale per<br />
farmi arrivare delle ondine di acqua coi<br />
sali sul dorso. «Non ha dove stare. È un<br />
mio vecchio amico, non posso mica<br />
chiudergli la porta in faccia.»<br />
Quince borbotta qualcosa che a me<br />
sembra un: «Io sì, però».<br />
Ovviamente non gli ho detto niente della<br />
proposta di Tellin. Non voglio nemmeno<br />
immaginarmi che succederebbe. Molto<br />
probabilmente lo prenderebbe e lo<br />
butterebbe fuori della porta. A questo<br />
punto è meglio che non sappia niente.<br />
Tanto non c’è nulla da sapere.<br />
«Tu sei arrabbiato solo perché ha<br />
mangiato tutti i biscotti, ma tanto zia<br />
Rachel te ne farà una doppia razione<br />
domani.»<br />
Toc, toc, toc, toc, to...<br />
«Che c’è?» urlo verso la porta. Non<br />
ricevo nessuna risposta, ma vedo la
manopola della porta che si gira.<br />
«Dosinia!»<br />
Chi altro potrebbe infilarsi in bagno<br />
mentre io sono nella vasca? Di certo non<br />
Tellin o zia Rachel.<br />
E infatti sbuca la sua testolina bionda.<br />
«Tua zia ha detto che mi avresti spiegato<br />
come comunicare con qualcuno senza<br />
bolle d’acqua o gabbiani messaggeri.»<br />
Appoggio la schiena alla parete di<br />
porcellana della vasca. «Tra un attimo,<br />
okay?»<br />
Invece della rispostaccia che mi<br />
aspetterei, lei dice solo: «Okay». E<br />
richiude la porta.<br />
«Devi andare?» chiede Quince.<br />
«Già. Doe ha bisogno del telefono.»<br />
Nessuno dei due vuole riagganciare.<br />
Dopo qualche secondo in cui ci<br />
ascoltiamo respirare a vicenda, Quince fa:<br />
«Cambierà».<br />
«Lo spero.» Chiudo gli occhi e mi
concentro sulla trasformazione. Ho di<br />
nuovo le gambe. «Se così non fosse non<br />
saprei che fare.»<br />
«Vedrai che cambierà.»<br />
«Come fai a esserne sicuro?»<br />
«Perché io credo in te. E perché credo<br />
nell’amore.» Si sente che sorride mentre<br />
pronuncia quelle parole.<br />
«Anch’io», rispondo, con lo stesso<br />
sorriso sulle labbra.<br />
«Ci vediamo domani mattina.»<br />
«Non vedo l’ora.»<br />
Prima di riagganciare ci diamo la<br />
buonanotte e ci scambiamo qualche<br />
effusione.<br />
Tolgo il tappo, mi lavo via la schiuma<br />
di dosso ed esco dalla vasca mentre<br />
l’acqua finisce nello scolo.<br />
Mentre mi avvolgo in un asciugamano<br />
per non sgocciolare in giro, chiamo mia<br />
cugina: «Doe, sono pron...»<br />
«Ottimo.» La porta si spalanca e lei
entra in bagno. «Devo parlare con<br />
Brody.»<br />
Sospiro per quella sua invasione della<br />
privacy, le passo la cornetta e le spiego<br />
come digitare il numero. Lei guarda i<br />
pulsanti un po’ confusa. Poi mi ripassa il<br />
telefono. «Fallo tu.»<br />
Io sto per prendere il ricevitore ma poi<br />
ci ripenso. Se Doe deve imparare ad<br />
apprezzare gli umani, deve anche<br />
imparare a essere come loro. «No, o lo<br />
fai o non ci parli.»<br />
Lei mi lancia un’occhiataccia ma poi<br />
pigia il pulsante della linea. Le recito a<br />
memoria il numero di Brody – se non altro<br />
a qualcosa mi sono serviti quei tre anni di<br />
cotta pazzesca – e lei comincia a<br />
digitarlo, solo che sbaglia e deve<br />
ricominciare daccapo. Una volta che ha<br />
composto tutto il numero, le faccio segno<br />
che la cornetta se la deve mettere<br />
all’orecchio.
«Fa un rumore», mi dice un po’<br />
preoccupata.<br />
«Squilla», la correggo. «Significa che il<br />
numero è corretto.»<br />
Torna a concentrarsi sul telefono,<br />
quando smette di squillare. Dall’altro<br />
capo qualcuno risponde. «Potrei parlare<br />
con Brody, per favore?» Poi fa una pausa<br />
e aggiunge: «Sono Dosinia».<br />
Mette una mano sul microfono e mi fa:<br />
«La mamma è andata a cercarlo».<br />
Le sorrido.<br />
Finché lei non dice: «Adesso te ne puoi<br />
andare».<br />
Il mio primo pensiero è di strangolarla.<br />
Lei però è tutta presa e neanche se ne<br />
accorge. Solo che così spezzerei il cuore<br />
a Brody, che rimarrebbe per sempre<br />
legato a lei. Non posso fargli una cosa del<br />
genere.<br />
Tra l’altro non ne avrei neanche la<br />
forza.
Alla fine mi limito a serrare la<br />
mascella, fare un respiro profondo e<br />
uscire dal bagno. Ci pensa Doe a sbattere<br />
la porta alle mie spalle. Forse se glielo<br />
chiedo in modo molto carino, zia Rachel<br />
mi permetterà di avere la mia linea<br />
personale. O, meglio ancora, un cellulare.<br />
Anche se già mi vedo quelli del centro<br />
assistenza ridere a crepapelle quando<br />
vado a chiedergli di sostituirmi il telefono<br />
caduto nella vasca.<br />
Mi sa che è meglio se continuo col<br />
telefono fisso.<br />
Una volta vinta la tentazione di<br />
ascoltare di nascosto la loro<br />
conversazione – se non sa come si digita<br />
un numero di telefono, di sicuro non<br />
sospetta che sia possibile sentire quello<br />
che si dicono da un altro apparecchio –,<br />
vado in camera mia e tengo la porta aperta<br />
in attesa che Prithi mi venga dietro.<br />
Peccato che quella traditrice se ne rimane
ad aspettare davanti al bagno. «Guarda<br />
che sono io che ti do da mangiare, non te<br />
lo dimenticare.»<br />
Lei mi guarda triste, come se volesse<br />
potersi dividere. Poi però alla fine si gira<br />
e infila il musetto nella fessura sotto la<br />
porta del bagno.<br />
«Bene così.» E sbatto la porta.<br />
Mi tolgo l’asciugamano, prendo il mio<br />
pigiama tutto colorato da sotto il cuscino e<br />
me lo infilo. Mi siedo alla scrivania e<br />
prendo i pennarelli insieme con un foglio<br />
bianco. Come ci hanno insegnato a fare al<br />
primo anno di scuola, piego il foglio in<br />
due e preparo una lista dei pro e dei<br />
contro. Con un pennarello viola traccio<br />
una linea longitudinale. Scelgo un titolo<br />
per ognuna delle due colonne e comincio<br />
a scrivere.<br />
Perché Perché rifiutare
accettare<br />
la proposta di<br />
Tellin<br />
Dovere<br />
Papà<br />
Regno<br />
Seguire le<br />
orme di papà<br />
Mettere a<br />
frutto le mie<br />
potenzialità<br />
Responsabilità<br />
La gente di<br />
Thalassinia<br />
Guidare il mio<br />
popolo<br />
la proposta di Tellin<br />
Amore<br />
Zia Rachel<br />
Me stessa<br />
Futuro<br />
Scoprire nuove<br />
potenzialità<br />
Dedizione<br />
Quince<br />
Difendere la mia gente<br />
dalla terraferma<br />
Non so bene cosa spero di riuscire a<br />
capire con quella lista. Forse mi aspettavo<br />
che una colonna sarebbe stata talmente più
piena di ragioni dell’altra che mi avrebbe<br />
reso chiara la decisione da prendere.<br />
La verità è che avrei dei validi motivi<br />
per scegliere entrambe le strade. L’unica<br />
differenza è che... la scelta io l’ho già<br />
fatta: rinuncerò al titolo e vivrò sulla<br />
terraferma seguendo la parte di me che<br />
appartiene a questo mondo e costruendomi<br />
un futuro insieme col ragazzo che amo.<br />
Senza pensarci un attimo, accartoccio il<br />
foglio e lo getto nel cestino. Fine della<br />
storia.<br />
Allora perché mi sento ancora così alla<br />
deriva?
11<br />
Il giorno seguente all’ora di pranzo Doe e<br />
Brody sono di nuovo l’uno nelle braccia<br />
dell’altra. Mercoledì avrei già voglia di<br />
riscaraventarli tutti e due nell’oceano.<br />
Peccato che le acque della Florida non<br />
siano abbastanza gelide da placare i loro<br />
bollenti spiriti.<br />
Quando entro dalla porta della cucina<br />
dopo la scuola e me li ritrovo davanti<br />
seduti l’una in braccio all’altro, me ne<br />
vado dritta in salotto e butto lo zaino a<br />
terra.<br />
Lo so che è quello che volevo<br />
accadesse, ma devono per forza<br />
scambiarsi le loro effusioni davanti a me?
«Tutto bene?» mi domanda Tellin.<br />
Mi giro e lo guardo; d’accordo, lo<br />
fulmino. Sta sulla poltrona da cui<br />
praticamente non si è mai alzato da<br />
quand’è arrivato qui lunedì. Un paio di<br />
volte ha ritirato fuori la sua proposta, ma<br />
non ha insistito più di tanto.<br />
«Sì. Cioè, no. Insomma, non proprio. È<br />
solo che...» comincio a dire scuotendo la<br />
testa. «Insomma non è proprio un piacere<br />
vedere la mia cuginetta che si sbaciucchia<br />
il ragazzo per cui mi ero presa una cotta.»<br />
Mi butto sul divano, apro lo zaino e tiro<br />
fuori il libro di preparazione ai test. Lo<br />
apro alla pagina dov’ero arrivata, lo<br />
sbatto sul tavolino e mi metto a sedere a<br />
terra pronta a studiare.<br />
«Ci passi un bel po’ di tempo su quel<br />
libro. Posso chiederti il perché?»<br />
Mentre riguardo le istruzioni che<br />
spiegano come affrontare la prima parte<br />
dell’esame – anche se ormai dovrei
conoscerle a memoria –, gli spiego:<br />
«Perché sabato devo fare questi test, e se<br />
non prendo un voto molto, molto buono,<br />
mi posso pure scordare l’università, visto<br />
che la mia media fa pena. Fino a tre<br />
settimane fa non credevo di dovermi<br />
preoccupare del mio futuro sulla<br />
terraferma dato che dovevo diventare una<br />
regina e governare Thalassinia invece di<br />
studiare la letteratura e la costituzione<br />
americana».<br />
Il mio piccolo sfogo è seguito da un<br />
lungo silenzio. Alla fine Tellin scoppia a<br />
ridere. «Ora però dimmi la verità.»<br />
Mi abbandono. «Lo so che non è la cosa<br />
più importante del mondo», ammetto. Mi<br />
vengono in mente la guerra, la carestia, il<br />
riscaldamento degli oceani. «Però, se<br />
voglio fare un lavoro che mi permetta di<br />
salvaguardare gli oceani, devo fare<br />
l’università. Non posso diventare una<br />
biologa marina senza avere perlomeno
una laurea.»<br />
«Gli oceani potresti salvaguardarli in<br />
un’altra maniera.»<br />
Immagino che dovrei reputarmi fortunata<br />
se fino a questo momento non ne ha più<br />
parlato. Forse aspettava il momento<br />
giusto.<br />
Ma adesso non è affatto il momento.<br />
«Dimmi perché.» Metto la matita nella<br />
piega del libro. «Perché credi che sia una<br />
così grande idea?»<br />
«Te l’ho già spiegato.»<br />
«Mi hai dato una ragione. Ma non credo<br />
che tu mi abbia dato la tua.»<br />
Tellin viene a sedersi sul pavimento<br />
accanto a me. «Lily, tu sei la più grande<br />
speranza per il futuro di Thalassinia. Per<br />
la libertà di tutti i nostri regni. Se uniamo<br />
le nostre forze, riusciremo ad apportare<br />
dei cambiamenti positivi...»<br />
«Questo me l’hai già detto.» Insieme<br />
con la questione del senso del dovere che
mio padre mi ha sempre inculcato fin da<br />
quando sono piccola. Però manca<br />
qualcosa. «C’è un’altra ragione, lo sento.»<br />
Tellin si mette a ridere e dice: «Ti<br />
sbagli. Anche a me, come a te, hanno<br />
insegnato a mettere il dovere prima di<br />
tutto. E il modo migliore che abbiamo per<br />
adempiere ai nostri doveri è unificare i<br />
nostri regni per il bene comune».<br />
«Sì, ma io non credo di poter...»<br />
«Lo sai per quale motivo mio padre e<br />
tuo padre non si parlano più, no?»<br />
Mi prende alla sprovvista. «Che? No.<br />
Perché?»<br />
«Re Palombo voleva combinare un<br />
matrimonio tra noi due. Mio padre non era<br />
d’accordo, perché voleva che mi sposassi<br />
per amore, con la sirena della mia vita.<br />
Tuo padre però ha insistito e il mio si è<br />
trovato costretto a troncare i rapporti con<br />
lui.»<br />
«Non ci credo.» Scuoto la testa. Non
iesco a immaginare mio padre che decide<br />
del mio futuro con una specie di contratto.<br />
Non è da lui.<br />
«Invece è la verità. Ed è anche per<br />
questo che dovresti accettare la mia<br />
proposta. Tuo padre ha sempre voluto<br />
così.» Tellin si gira verso la porta, ma<br />
sono sicura che non sta guardando niente<br />
in particolare. Per quanto sia difficile<br />
ammetterlo, in questo caso mio padre si<br />
sbaglia. «La nostra unione servirebbe solo<br />
per il bene di tutti e due i nostri regni.»<br />
Detta così, sembra davvero una<br />
prospettiva allettante. È ridicolo anche<br />
solo il fatto che io la stia prendendo in<br />
considerazione. Però, come dicevamo<br />
sempre quando facevamo quel gioco... E<br />
se? Tellin coglie la palla al balzo. «E se io<br />
e te stabilissimo un legame magico e...»<br />
«Un legame magico tra chi?»<br />
Quince! La sua voce mi fa saltare. Entra
in salotto con una faccia scurissima. E non<br />
me ne meraviglio, se ha sentito i discorsi<br />
che stavamo facendo io e Tellin.<br />
«Ti credevo al lavoro.» Spero di non<br />
avere la voce e l’aspetto colpevole<br />
mentre pronuncio quelle parole.<br />
«Infatti. Ma hanno chiuso prima il<br />
deposito di legname perché è in arrivo un<br />
ciclone.» Lancia un’occhiataccia a Tellin.<br />
«Tra chi è che dovrebbe esserci un<br />
legame magico?»<br />
«È solo un gioco che facevamo da<br />
piccoli», m’intrometto io prima che Tellin<br />
possa rispondere. Non voglio che<br />
peggiori la situazione. «Uno comincia a<br />
dire ’e se?’ e l’altro continua fino a<br />
quando non si arriva alla fine del gioco o<br />
si comincia a ridere talmente tanto che è<br />
impossibile continuare.»<br />
«Un gioco», ripete Quince. «E quindi<br />
che ’se’ sarebbe questa storia di voi due<br />
che finite insieme?»
«È solo un...»<br />
Tellin s’intromette. «Dicevo che<br />
sarebbe stato da ridere se io e lei fossimo<br />
finiti insieme da piccoli. Un paio di volte<br />
siamo pure andati vicini a baciarci, ma<br />
Lily è sempre stata una con la testa sulle<br />
spalle e ha rifiutato tutte le mie avances.»<br />
Gli sorrido riconoscente. Non perché ci<br />
fosse niente di male in quello che ci<br />
stavamo dicendo prima, ma comunque...<br />
La mia relazione con Quince, il fatto che<br />
stiamo ufficialmente insieme, è ancora una<br />
cosa abbastanza nuova. Non voglio che si<br />
preoccupi per qualcosa che tanto non<br />
succederà mai.<br />
Come ha detto Tellin, ho troppo la testa<br />
sulle spalle per fare una cosa tanto<br />
impulsiva.<br />
Tellin, che probabilmente si accorge<br />
della tensione tra me e Quince, si alza, si<br />
schiarisce la gola e se ne va in cucina. Lì<br />
dentro va avanti la fiera dello
sbaciucchiamento e qualche secondo dopo<br />
lo vediamo scappare di sopra.<br />
Quince, che se ne sta lì in piedi tutto<br />
rigido e teso, mi fa: «Mi spieghi di cosa<br />
parlavate?»<br />
«Ma niente, te l’ho detto. Stavamo<br />
solo...»<br />
«Smettila. Ti conosco come le mie<br />
tasche. Lo capisco quando stai mentendo.»<br />
«Ma non sto mentendo.» Non proprio.<br />
Stavamo davvero facendo un gioco e,<br />
anche se per mezzo secondo forse ho<br />
pensato di poter prendere in<br />
considerazione l’ipotesi, in realtà non<br />
parlavo sul serio. Insisto: «Stavamo<br />
giocando».<br />
Mi guarda per un minuto buono: è come<br />
se mi studiasse e cercasse di capire dalle<br />
mie parole se sto o meno dicendo la<br />
verità. Alla fine chiude gli occhi e scuote<br />
la testa. «Dai, scusa. È stata una giornata<br />
pesante.»
Io lo vado ad abbracciare. «È stato un<br />
mese pesante.»<br />
Mi abbraccia anche lui e poi si tira<br />
indietro e con un gesto del capo m’indica<br />
il libro aperto sul tavolino. «Ti do una<br />
mano?»<br />
«Magari», rispondo io, che devo ancora<br />
capire cosa fare in quell’esercizio. Lui si<br />
mette a sedere davanti a me con le gambe<br />
incrociate e io gli chiedo: «Non avrai<br />
intenzione di distrarmi facendomi<br />
piedino?»<br />
«Certo che sì, principessa», mi<br />
risponde, facendo l’occhiolino.<br />
«E allora non mi ricorderò niente.»<br />
Quince gira il libro verso di sé e,<br />
prendendomi un po’ in giro, dice: «È una<br />
tecnica di allenamento che usavano i<br />
samurai. Io ti distrarrò per tutto il tempo e<br />
tu imparerai a concentrarti anche nelle<br />
situazioni più estreme». Si mette il libro<br />
in grembo.
«I samurai, eh?» Mi diverto a prenderlo<br />
in giro e sono felice che l’atmosfera sia di<br />
nuovo rilassata. «Non combineremo<br />
niente.»<br />
Mi fa di nuovo l’occhiolino e poi si<br />
mette subito al lavoro e legge a voce alta<br />
la prima domanda. Il mio buon umore<br />
evapora non appena comincio a pensare a<br />
quale relazione ci potrebbe essere tra un<br />
cane e un quadrupede...
12<br />
«Mi bocciano.»<br />
«Non ti bocciano. Non si può essere<br />
bocciati a questi test», risponde paziente<br />
Shannen. Mette la freccia a sinistra,<br />
controlla che non vengano macchine da<br />
entrambi i lati ed esce dal parcheggio<br />
davanti alla scuola. I tergicristallo della<br />
sua macchina schizzano da una parte<br />
all’altra l’acquazzone tropicale. «In ogni<br />
sezione il peggior punteggio che puoi<br />
prendere è duecento, se non sbaglio. Ma<br />
non è che ti bocciano.»<br />
«Bene. Allora prenderò duecento»,<br />
continuo a frignare.<br />
«Smettila.» Mi lancia un’occhiataccia.
«Nelle sezioni di lettura critica e scrittura<br />
andrai benissimo.»<br />
Disperata, lascio cadere la testa tra le<br />
mani e do una craniata sul cruscotto.<br />
Sempre più disperata, mi abbandono al<br />
mio attacco di panico. Non ho avuto<br />
tempo a sufficienza per prepararmi. Ho<br />
sprecato troppo tempo. Avrò un tracollo<br />
nervoso domani ai test.<br />
Potrò ritenermi fortunata se al colloquio<br />
che avrò subito dopo sarò ancora in grado<br />
di formulare frasi di senso compiuto.<br />
«I test sono domattina. Ho solo altre<br />
sedici ore per studiare come una pazza.»<br />
Shannen inchioda prima di entrare nella<br />
strada di casa mia. «Basta studiare.<br />
Diverse ricerche dimostrano che più cose<br />
cerchi d’imparare nelle ultime ore prima<br />
di un esame, meno trattieni.»<br />
«Davvero?»<br />
«Addirittura dicono che rischi pure di<br />
dimenticare le cose che sai già», continua
con un sorrisetto compiaciuto.<br />
«Oh, no. Allora basta studiare.»<br />
«Basta studiare», concorda Shannen.<br />
Be’, almeno così avrò un po’ di tempo<br />
libero, visto che è anche venerdì sera. Ero<br />
già disperata per il fatto che Quince non<br />
era potuto venire a prendermi perché<br />
doveva fare delle commissioni per la<br />
madre. Non che mi dispiaccia tornare a<br />
casa con Shannen, solo che Quince è<br />
diventato un po’ una bella abitudine.<br />
Insomma l’idea di dover passare la sera<br />
con la testa sui libri era un po’ triste.<br />
Così almeno io e Shannen possiamo<br />
divertirci un po’ con qualche gioco da<br />
tavola e scofanarci popcorn pieni di<br />
burro.<br />
«Ehi. Hai dimenticato di svoltare», le<br />
dico quando mi accorgo che abbiamo<br />
superato la strada di casa mia.<br />
«Pensavo di passare all’alimentari a<br />
prendere un po’ di schifezze.» Prende la
strada di Seaview dove ci sono tutti i<br />
negozi. «Hai mai assaggiato i popcorn<br />
dolci?»<br />
«No. Sono buoni?» L’argomento<br />
m’interessa molto.<br />
«Buonissimi.» Intanto parcheggia<br />
davanti al negozio, che guarda caso è<br />
proprio accanto a Mushu Sushi, il mio<br />
ristorante di sushi preferito sulla<br />
terraferma. Guardo l’entrata laccata di<br />
rosso con l’acquolina in bocca. «Ci<br />
prendiamo un po’ di sushi da portar via?»<br />
mi chiede Shannen.<br />
Visto che lei non va pazza per il sushi,<br />
deve essersi accorta con quali occhi<br />
guardavo il ristorante.<br />
Mi sforzo di non fare l’egoista e<br />
rispondo: «Nah, non ti preoccupare».<br />
L’insegna con su scritto APERTO è spenta.<br />
«E poi mi sa che sono chiusi.»<br />
«Andiamo a vedere. Un po’ di edamame<br />
non mi dispiacerebbero.» Shannen scende
dall’auto e corre verso il ristorante per<br />
non bagnarsi.<br />
«Va bene.» La seguo, figurarsi se mi tiro<br />
indietro davanti a del buon sushi.<br />
Cammino piano e lascio che l’acqua<br />
m’impregni della sua energia. Arrivata<br />
sotto la tenda del ristorante, sono fradicia<br />
ma mi sento benissimo.<br />
Nonostante il cartello spento, la porta si<br />
apre quando Shannen la spinge. Prima di<br />
entrare si gira e mi guarda malandrina<br />
tenendo la porta aperta per me.<br />
Che strano. La seguo dentro.<br />
«Sorpresa!!!» mi urlano da tutte le parti.<br />
Mi premo una mano sul petto prima che<br />
il cuore schizzi fuori. «Che mi prenda un<br />
lompo, ragazzi!»<br />
«Buon compleanno», mi dice Shannen<br />
dandomi un pacco tutto giallo pieno di<br />
nastrini arancioni.<br />
Lo prendo ancora un po’ sotto shock<br />
mentre guardo tutte quelle persone riunite
in quel corridoietto. Oltre a Shannen ci<br />
sono zia Rachel, raggiante, e Quince,<br />
ovviamente. Vederlo con<br />
quell’espressione sul viso che sembra<br />
voler dire «te l’abbiamo fatta» è la cosa<br />
più bella di tutte. Accanto a lui ci sono<br />
Brody e Doe, appiccicati come sempre, e<br />
un po’ più defilato c’è anche Tellin,<br />
appoggiato alla parete di pannelli di un<br />
legno rossissimo.<br />
«Visto che il giorno del tuo compleanno<br />
non potrai essere qui con noi, abbiamo<br />
pensato di farti una festa a sorpresa»,<br />
spiega zia Rachel.<br />
Arriva la titolare del ristorante, che con<br />
un po’ di menu in mano ci accompagna in<br />
una saletta privata sul retro. L’hanno tutta<br />
addobbata e sembra di stare in fondo al<br />
mare. È un sogno.<br />
«Ma è...» comincio a dire guardando<br />
tutte le decorazioni. Stelle filanti che<br />
pendono dal soffitto in tutte le tonalità del
verde e del blu. Una quantità incredibile<br />
di palloncini a forma di stella marina,<br />
cavalluccio marino e pesci tropicali. E<br />
poi lucine intermittenti blu e verdi tutto<br />
intorno alla sala. Ho le lacrime agli occhi<br />
e un groppo in gola per l’emozione.<br />
Faccio un respiro profondo per<br />
riprendermi un attimo prima di dire: «È<br />
meraviglioso. Grazie». Poi mi rendo<br />
conto che forse tutto questo non è solo<br />
opera dei miei amici e dei miei familiari e<br />
allora aggiungo: «A tutti».<br />
«Cosa aspettiamo?!» domanda Quince<br />
strofinandosi le mani. «Andiamo a<br />
mangiare.» Sposta la sedia a capotavola e<br />
mi fa segno di accomodarmi. Una volta<br />
seduta, lui prende posto accanto a me. Si<br />
sistemano anche tutti gli altri e il<br />
cameriere comincia a portare il sushi.<br />
Un vassoio di tempura di gamberetti e di<br />
temaki.<br />
Un bellissimo piatto di maki.
Un misto coloratissimo di anago,<br />
hamachi e toro nigiri.<br />
Un compleanno coi fiocchi.<br />
A un certo punto il cameriere fa<br />
capolino per vedere se vogliamo<br />
dell’altro, facciamo tutti dei versi che<br />
vogliono dire no. Incrocio lo sguardo di<br />
Tellin seduto all’altro capo del tavolo –<br />
l’unico lì dentro in grado di tenermi testa<br />
quando si tratta di mangiare sushi – e le<br />
nostre facce dicono: «Oddio, adesso<br />
scoppio».<br />
«Sono piena come un uovo», annuncio.<br />
Anche gli altri sono nelle mie stesse<br />
condizioni. Il cameriere annuisce e se ne<br />
va. «Adesso è arrivato il momento dei<br />
regali», fa zia Rachel prendendo da sotto<br />
la sedia un pacchettino viola.<br />
Tutti applaudono e io arrossisco. Quella<br />
è la parte che mi piace di meno dei<br />
compleanni sulla terraferma. M’imbarazzo
da morire. In fondo al mare è solo<br />
un’occasione per festeggiare qualcuno,<br />
non per fargli dei regali. Ricevere regali è<br />
bellissimo, ma io mi vergogno quando<br />
sono al centro dell’attenzione e tutti mi<br />
guardano mentre scarto con cura – o con<br />
poca delicatezza – il pacchetto.<br />
Ma ormai sono un’abitante della<br />
terraferma a tempo pieno e mi ci devo<br />
abituare.<br />
Zia Rachel si mette il regalo davanti e<br />
dice: «Se non ti dispiace, il mio te lo<br />
vorrei dare per ultimo».<br />
«Apri il mio, allora», fa Shannen,<br />
indicando il pacchetto con la carta gialla e<br />
i nastrini arancioni accanto al mio<br />
bicchiere d’acqua.<br />
«D’accordo.» Sorrido e prendo il<br />
regalo.<br />
«C’è una tradizione secondo la quale, se<br />
la festeggiata strappa la carta del primo<br />
regalo che apre, avrà una sculacciata per
ogni anno che ha.»<br />
Conoscendo la tradizione – e quanto ci<br />
tenga la zia a farla rispettare – sollevo<br />
con molta attenzione lo scotch usato per<br />
fermare la carta. Una volta finito, passa il<br />
tutto a zia Rachel che lo deve ispezionare.<br />
«Purtroppo Lily è riuscita a scartare il<br />
regalo talmente bene che si è scampata<br />
sculacciate per i prossimi quattro<br />
compleanni.»<br />
Ridono tutti. Io intanto colgo<br />
l’occasione per aprire la scatolina bianca<br />
che contiene il regalo di Shannen. Dentro,<br />
su un letto di fazzolettini gialli di carta,<br />
c’è una calcolatrice arancione coi tasti<br />
gialli. La tiro fuori e mi ci metto a giocare<br />
un po’.<br />
«È per i test di domani», spiega<br />
Shannen.<br />
«È perfetta». Mi alzo per abbracciarla.<br />
«Ogni volta che dovrò risolvere un<br />
problema di matematica, penserò a te. Mi
aiuterà a concentrarmi meglio.»<br />
Shannen è raggiante.<br />
«Ora il mio.» Doe mi passa sul tavolo<br />
una scatolina non incartata.<br />
Mi rimetto a sedere e prendo il regalo.<br />
Questo sì che è un momento importante.<br />
Doe che partecipa a un rituale proprio<br />
degli umani. Significa che stiamo facendo<br />
progressi, no?<br />
Le faccio un sorrisino prima di<br />
sollevare il coperchio.<br />
Resto senza fiato.<br />
«Ho pensato che visto che ne avevi fatta<br />
una per Quincy, magari ne volevi una<br />
uguale anche per te.»<br />
Tutta emozionata, tiro fuori il<br />
piccolissimo dollaro della sabbia color<br />
zaffiro. «Doe, ma è stupendo.» Tiro fuori<br />
la collanina perché tutti possano vederla.<br />
Quince infila una mano sotto il colletto<br />
della maglietta e mostra quella identica<br />
che ho fatto io per lui solo qualche
settimana fa. Mi fa un sorriso che<br />
potrebbe sembrare perfettamente normale,<br />
ma in realtà non lo è. Quello che vuole<br />
dire è: «C’è speranza anche per Doe,<br />
allora».<br />
Sono totalmente d’accordo con lui.<br />
«Grazie, Dosinia. Non potevi farmi un<br />
regalo più bello di questo», le dico col<br />
cuore.<br />
Lei alza gli occhi al cielo e fa spallucce,<br />
come se il complimento che le ho appena<br />
fatto non la toccasse minimamente. Ma è<br />
chiaro che è orgogliosa di se stessa. Tanto<br />
più che adesso che non ha i suoi poteri,<br />
non può neanche più ibernare i dollari<br />
della sabbia, e quindi significa o che ha<br />
pianificato la cosa con largo anticipo o<br />
che si è fatta aiutare da qualcuno.<br />
Vorrà pure far credere agli altri che non<br />
le importa di nessuno se non di se stessa,<br />
ma sta cominciando a dimostrare che non<br />
è vero. In più di un’occasione.
Brody mi consegna una busta da lettera.<br />
«Ora tocca a me.»<br />
Apro la busta, curiosa di scoprire che<br />
tipo di regalo possa contenere. Tiro fuori<br />
un foglio, comincio a leggere e capisco<br />
subito. «Non ci credo. Davvero?»<br />
Incredula, leggo la lettera per la seconda<br />
volta.<br />
«Vero come l’oro delle medaglie<br />
olimpiche.»<br />
«Cosa?» domanda Shannen.<br />
Zia Rachel le fa eco: «Cos’è?»<br />
Mi schiarisco la gola e leggo a voce<br />
alta. «Cari professori, giovedì e venerdì<br />
gli studenti che troverete su questa lista<br />
non potranno essere presenti alle vostre<br />
lezioni per via dei campionati nazionali di<br />
nuoto: gli atleti Brody Bennett, Kevin<br />
Velasquez, Raymond Flynn e il direttore<br />
sportivo Lily Sanderson. Vi prego di<br />
comunicare loro con anticipo i compiti<br />
assegnati in modo che possano
consegnarli in tempo. Per qualsiasi<br />
domanda, non esitate a contattarmi.<br />
Professor Hill, allenatore della squadra di<br />
nuoto.»<br />
«Io non ho capito», fa Shannen.<br />
Anche Doe, pare. «E qual è il regalo?»<br />
Sono fuori di me dalla gioia. Il mio<br />
sguardo incrocia quello di Brody, che sta<br />
seduto dall’altra parte del tavolo. «Andrò<br />
ai campionati nazionali.»<br />
Tutti gli altri restano in silenzio, come<br />
per dire: «E allora...?»<br />
«La presenza del direttore sportivo di<br />
solito non è richiesta in questo tipo di<br />
gare, ci vanno solo l’allenatore e un paio<br />
di atleti.» Guardo Brody ancora incredula.<br />
«È un regalo stupendo. Grazie.»<br />
Nei tre anni in cui ho fatto il direttore<br />
sportivo della squadra, il fatto di non<br />
poter seguire i ragazzi a Orlando e di non<br />
poter prendere nota dei loro tempi<br />
migliori mi ha sempre lasciato un po’
l’amaro in bocca. È troppo bello avere la<br />
possibilità di farlo adesso che sono<br />
all’ultimo anno.<br />
Brody ha guadagnato un sacco di punti.<br />
Non solo perché mi ha fatto mettere nella<br />
lista, ma soprattutto perché ha capito<br />
quanto ci tenessi. Forse non è poi così<br />
preso da se stesso come pensavo.<br />
Forse, alla fine, questo rituale dei regali<br />
non è poi tanto inutile.<br />
Senza dire una parola, Quince tira fuori<br />
una scatolina dalla tasca interna del suo<br />
giacchetto di pelle e me la passa sul<br />
tavolo.<br />
Lo guardo negli occhi mentre prendo la<br />
scatola e sciolgo il nastrino rosso. Non<br />
abbiamo avuto molto tempo per stare<br />
insieme da quando sono tornata, ma il<br />
modo in cui mi guarda mi fa capire che<br />
avremo un lungo futuro l’uno accanto<br />
all’altra.<br />
Apro la scatola e prendo quel che c’è
dentro: è qualcosa di metallo. Guardo e<br />
vedo un portachiavi d’argento a forma di<br />
stella marina. «È bellissimo», dico con un<br />
filo di voce.<br />
Lui si avvicina. «Giralo.»<br />
Sul retro, c’è un’incisione dolcissima e<br />
fantastica. PER SEMPRE LA MIA PRINCIPESSA.<br />
TI AMO.<br />
Mi si riempiono subito gli occhi di<br />
lacrime. «Ti amo anch’io», mimo con la<br />
bocca.<br />
«Fai vedere.» Shannen si allunga sul<br />
tavolo per prendere la stella marina, legge<br />
l’incisione e resta senza parole.<br />
Il portachiavi fa il giro del tavolo. I<br />
maschi alzano le spalle e le femmine<br />
sospirano. Quando me lo restituiscono, me<br />
lo stringo al cuore. «Grazie», mi limito a<br />
dirgli, ma è impossibile esprimere a<br />
parole quello che sento.<br />
«E adesso credo proprio sia arrivato il<br />
momento giusto per darti anche il mio
egalo», annuncia zia Rachel. Solleva e<br />
mi consegna il suo pacchetto viola. Ha gli<br />
occhi pieni di orgoglio e di emozione,<br />
mentre lo scarto. È un pacchettino<br />
abbastanza piccolo e non pesa quasi<br />
niente. Forse è un buono? Potrei sfruttarlo<br />
per andarmi a comprare un po’ di cose<br />
per la spiaggia. Infradito, costumi,<br />
canottierine. Allo shopping non dico mai<br />
di no.<br />
Ma quando guardo dentro, mi accorgo<br />
che all’interno della scatolina rosa e viola<br />
non c’è un buono, ma una chiave.<br />
Non capisco. Ce le ho già le chiavi di<br />
casa, sia della porta sul retro che di<br />
quella principale. Altre serrature da<br />
aprire non ne ho. A scuola gli armadietti<br />
si aprono con la combinazione, non<br />
servono chiavi.<br />
E poi non sembra per niente la chiave di<br />
una porta di casa.<br />
«Per che cos’è?» domando.
Quince sorride, prende la chiave e se la<br />
gira e rigira in mano. Ho capito che ha<br />
capito. «Una Toyota Corolla, se non<br />
sbaglio.»<br />
Zia Rachel annuisce.<br />
«Un’automobile?» Sono senza fiato.<br />
«Io e tuo padre abbiamo deciso che<br />
avrai bisogno di un’auto tutta tua per<br />
andare all’università.»<br />
Se andrò all’università, mi verrebbe da<br />
dire. Sono talmente preoccupata per i test<br />
di domani, che sono quasi certa che non<br />
riuscirò mai a essere ammessa.<br />
Oggi però è un giorno di festa, mi rifiuto<br />
di essere negativa. E poi... adesso ho pure<br />
la macchina!<br />
«Un’automobile?! Zia, è un regalo<br />
fantastico.» La abbraccio stretta.<br />
«Speriamo di riuscire a imparare a<br />
guidare.»<br />
«Ti insegno io», dice Quince.<br />
Lo guardo un po’ scettica. «Come
quando hai detto che mi avresti insegnato<br />
a portare Principessa?»<br />
Tornata a Seaview, mi aveva promesso<br />
che mi avrebbe insegnato a portare la sua<br />
moto. E quel paio di lezioni che abbiamo<br />
fatto non sono finite proprio bene. Niente<br />
ossa rotte, ma qualche graffio sì, sia per<br />
me sia per Principessa. Se finisco un’altra<br />
volta contro i cassonetti, sono certa che<br />
Quince cambierà idea sul fatto<br />
d’insegnarmi.<br />
«Quando avrò finito con te, sarai così<br />
brava che guiderai come una campionessa<br />
di corse automobilistiche.»<br />
Gli sorrido. Se c’è qualcuno che può<br />
riuscire a insegnarmi a guidare, quello è<br />
Quince.<br />
Arrivati a questo punto, la mia festa a<br />
sorpresa meglio di così non potrebbe<br />
andare.<br />
Dall’altro capo del tavolo, Tellin si alza<br />
in piedi. «Purtroppo io non ho un regalo
per la nostra festeggiata», dice prendendo<br />
in mano il suo bicchiere d’acqua. «E<br />
allora mi piacerebbe poter almeno<br />
proporre un brindisi.»<br />
Anche tutti gli altri si alzano in piedi col<br />
bicchiere in mano. Mi alzo anch’io,<br />
perché non so cos’altro fare.<br />
«Alla mia amica d’infanzia. La<br />
principessa dei nostri cuori. Una persona<br />
cara, generosa e leale che rinuncerebbe a<br />
tutto pur di poter stare con le persone che<br />
ama.» A questo punto mi lancia<br />
un’occhiata indecifrabile. «Persino al suo<br />
titolo. A Lily.»<br />
Solleva il calice, e tutti gli altri<br />
ripetono: «A Lily».<br />
Tutti tranne me. E Quince.<br />
Agli altri presenti è sfuggita la sottile<br />
frecciatina che mi ha lanciato Tellin.<br />
«Che significa?» vuole sapere Quince.<br />
Deglutisco. Si mette male. «Cosa?»<br />
Lancio un’occhiataccia a Tellin – ma lo
sa che cos’ha combinato? –, lui però si<br />
limita a sorridermi e si rimette a sedere.<br />
Sa benissimo cosa sta per succedere.<br />
Anche quello fa parte del suo piano per<br />
farmi accettare la sua proposta.<br />
Quince ha una voce sorprendentemente<br />
calma. «Sai benissimo a cosa mi riferisco.<br />
Cos’è questa storia che devi rinunciare al<br />
titolo? Non dice sul serio, vero?»<br />
Guardo tutte le persone intorno a me che<br />
mi fissano. Vedo già la nave affondare.<br />
«Quince, possiamo parlarne dopo?»<br />
«Che significa, Lily?» Adesso il tono<br />
della sua voce vuol dire: «Se adesso non<br />
mi racconti la verità, me ne vado».<br />
È dura dirlo davanti a tutti, ma non ho<br />
alternativa. «La legge di Thalassinia<br />
stabilisce che, se l’erede al trono non<br />
trova un compagno per la vita cui legarsi<br />
prima del compimento del diciottesimo<br />
anno d’età... perde il titolo e il diritto al<br />
trono per sempre.»
Quince mi guarda coi suoi occhi azzurri<br />
come il mar dei Caraibi. Ha la fronte<br />
aggrottata, è molto confuso. Scuote la<br />
testa, come se per lui questa cosa non<br />
avesse senso.<br />
«Allo scoccare della mezzanotte di<br />
martedì, non sarò più la futura regina di<br />
Thalassinia.»<br />
Tranne me e Quince, tutti quelli che<br />
stanno ancora in piedi si lasciano cadere<br />
sulle sedie. C’è chi fa sospiri e chi resta<br />
senza fiato. Doe sapeva già tutto, per gli<br />
altri è uno shock.<br />
Lo sguardo di Quince potrebbe<br />
perforare lo scafo di una nave da guerra.<br />
Sta per dire qualcosa, ma arriva il<br />
cameriere che ci chiede: «Pronti per la<br />
torta?»<br />
Io non stacco gli occhi da Quince, che<br />
chiude i suoi, scuote la testa e si lascia<br />
cadere sulla sedia. È evidente che la<br />
discussione non è ancora finita, ma adesso
mi pare di capire che non se la senta di<br />
rovinare la festa. Almeno agli altri.<br />
«Sì, grazie. Se portasse la torta ora,<br />
sarebbe perfetto», risponde zia Rachel<br />
fingendo un tono allegro.<br />
Lentamente mi rimetto a sedere, non<br />
intendo far finta di non sapere per quale<br />
motivo Quince è arrabbiato. Questo<br />
piccolissimo particolare non glielo avevo<br />
detto. Volevo farlo dopo il compleanno e<br />
a rinuncia fatta. In parte perché mi<br />
aspettavo una reazione del genere. E poi<br />
perché si tratta di una decisione che spetta<br />
a me. È mia e basta.<br />
Grazie mille, Tellin. Gli lancio<br />
un’occhiataccia nell’istante in cui si<br />
spengono le luci e il cameriere, seguito<br />
dalla padrona del ristorante e dai due<br />
cuochi, entra con la torta e le candeline<br />
accese. Cominciano a cantarmi la<br />
canzoncina di buon compleanno, e io<br />
provo a godermi il momento. A godermi il
fatto di poter festeggiare il mio<br />
diciottesimo compleanno coi miei amici e<br />
i miei cari. Ma, anche se Quince si sforza<br />
di comportarsi normalmente, io sento tutta<br />
la sua rabbia investirmi come uno<br />
tsunami.<br />
«Esprimi un desiderio», mi dice zia<br />
Rachel.<br />
Guardo la torta bianca con le ondine<br />
azzurre e verdi e la scritta BUON<br />
COMPLEANNO LILY, e mi si riempiono gli<br />
occhi di lacrime. Li chiudo prima che gli<br />
altri se ne accorgano, trattengo il respiro,<br />
esprimo un desiderio e poi soffio.<br />
Quando riapro gli occhi, dalle candeline<br />
salgono filetti di fumo e tutti applaudono.<br />
Tutti tranne Quince.<br />
Ma c’è ancora speranza per il mio<br />
desiderio, credo. Perché non ho<br />
desiderato una cosa sciocca come per<br />
esempio che Quince non fosse più
arrabbiato con me. Non ho voluto<br />
sprecare la magia del desiderio di<br />
compleanno per qualcosa che posso<br />
risolvere con una lunga chiacchierata.<br />
No, ho pensato molto al desiderio da<br />
esprimere nelle ultime due settimane, mi<br />
sono preparata. E alla fine non è stato<br />
difficile deciderlo.<br />
Ho espresso il desiderio che Quince un<br />
giorno possa tornare a Thalassinia con<br />
me.<br />
Speriamo che la magia della torta di<br />
compleanno funzioni.<br />
Zia Rachel mi riporta a casa a bordo della<br />
mia macchina – la mia macchina! –<br />
perché adesso non sarei in grado di<br />
prendere lezioni di guida. Tra la litigata<br />
che mi aspetta con Quince, i test di<br />
domani, il colloquio e la verità che c’è
dietro la rivelazione che ha fatto Tellin<br />
(ovvero il fatto di non poter essere più<br />
una principessa), sono un fascio di nervi e<br />
ho la nausea.<br />
«Non ha il cambio automatico, quindi<br />
probabilmente ti ci vorrà un po’ di più per<br />
imparare, ma alla lunga è meglio, vedrai»,<br />
mi spiega la zia, girando il volante mentre<br />
entriamo nel nostro vialetto.<br />
Io annuisco un po’ assente, sto pensando<br />
a Quince. Mi aspetta davanti casa sua,<br />
appoggiato al muro. È l’immagine perfetta<br />
del ragazzo ribelle con quei jeans<br />
strappati, la maglietta nera aderente al<br />
punto giusto e gli scarponcini da moto<br />
tirati a lucido. È così bello che vorrei non<br />
dover scendere dall’auto e rovinare il<br />
quadretto.<br />
Nonostante la luce soffusa dei lampioni<br />
e la pioggerellina oltre i vetri, vedo<br />
benissimo quanto sia teso.<br />
Sono un’idiota. Perché non gliel’ho
detto prima? Non che gli abbia mentito,<br />
ma gli ho comunque nascosto qualcosa.<br />
Qualcosa di grosso, è vero, ma che<br />
comunque riguarda me. Sapevo benissimo<br />
a cosa sarei andata incontro.<br />
Ma noi due stiamo insieme e dovremmo<br />
dirci tutto. Non come ho fatto io, che<br />
adesso dovrò pagarne il prezzo.<br />
Zia Rachel parcheggia e spegne il<br />
motore.<br />
«Vengo tra un pochino. Spero», le dico,<br />
mentre apro – un po’ controvoglia – la<br />
portiera dell’auto.<br />
«Sii comprensiva. È stata una grossa<br />
sorpresa per lui, credo si sia sentito un<br />
po’ preso alle spalle.»<br />
«Lo so.» Cavolo, se lo so.<br />
Mi dà una pacca per incoraggiarmi. Poi<br />
scendo dall’auto, sotto la pioggia.<br />
Raddrizzo le spalle, voglio che sia lui a<br />
parlare per primo. Se cominciassi subito a<br />
giustificarmi e a scusarmi, non aiuterebbe.
Giro l’angolo e lo trovo esattamente<br />
nella stessa posizione di prima. Incurante<br />
della pioggia, sta lì a fissare la buca delle<br />
lettere in fondo al suo vialetto. Non dico<br />
una parola, mi limito a mettermi vicino a<br />
lui con le spalle appoggiate alla balaustra<br />
della veranda. Aspetto.<br />
Non devo aspettare a lungo.<br />
«Quando avevi intenzione di dirmelo?»<br />
Ha la voce molto più calma di quanto mi<br />
aspettassi.<br />
Visto che ho deciso che a questo punto è<br />
meglio essere sinceri, ammetto: «Non lo<br />
so».<br />
Forza una risata. «Non lo sai?!»<br />
«Se fosse venuto fuori, te l’avrei detto.<br />
Dopo il mio compleanno, probabilmente.<br />
Ma, a essere sincera, non credevo che ti<br />
riguardasse.»<br />
«Non mi riguarda, secondo te? Hai<br />
deciso di rinunciare al trono per me e<br />
secondo te la cosa non mi riguarda?»
«Questa mia decisione non ha avuto a<br />
che fare solo con te. Ho scelto così anche<br />
per mia madre, per la parte di me che<br />
appartiene alla terraferma e che solo ora<br />
comincio a comprendere.»<br />
Quando nomino mia madre, si<br />
ammorbidisce un po’. Anche se suo padre<br />
è uno scansafatiche, Quince ha comunque<br />
ancora tutti e due i genitori, per cui è<br />
molto sensibile al fatto che io abbia perso<br />
mia madre da piccola.<br />
«E anche per zia Rachel e Doe. E per<br />
me stessa. Voglio una vita diversa, un<br />
futuro diverso, poter far altro che<br />
negoziati, decreti e cerimonie...»<br />
«Stronzate.» Incrocia le braccia al petto,<br />
e io devo trattenermi, perché adesso<br />
vorrei solo poterlo toccare, stringere,<br />
abbracciare per sentire quei muscoli.<br />
«Stai facendo una cavolata. Solo perché<br />
adesso pensi che tutta quella roba sia<br />
noiosa, non vuol dire che non cambierai
idea. Sei troppo giovane per prendere una<br />
decisione così importante.»<br />
Faccio un respiro profondo. «Ma tu<br />
l’hai fatto, quando si è trattato di doverla<br />
prendere.»<br />
All’inizio di tutto, dopo quel bacio,<br />
mentre io cominciavo a capire che<br />
provavo qualcosa per lui, Quince mi ha<br />
pregato di non far annullare il nostro<br />
legame, perché lui mi amava da sempre. E<br />
anche nel momento in cui gli ho spiegato<br />
cosa avrebbe significato – rinunciare a<br />
vivere sulla terraferma, a stare vicino alla<br />
madre e a tutto quello che era stata la sua<br />
vita fino a quel momento –, lui ha insistito<br />
perché quel legame non venisse<br />
invalidato.<br />
Era pronto a rinunciare a tutto per me.<br />
Ma non vuole che io faccia lo stesso per<br />
lui.<br />
«Era diverso», controbatte.<br />
«In che modo?» gli chiedo mentre mi
scosto dalla balaustra e mi metto davanti a<br />
lui. Ho i capelli fradici per la pioggia,<br />
devo metterli dietro alle orecchie per<br />
evitare che mi si appiccichino al viso.<br />
«Eri pronto a rinunciare a ogni cosa per<br />
un mondo del tutto sconosciuto e un futuro<br />
incerto con me. Io vivo sulla terraferma<br />
da quasi quattro anni, ormai. Almeno io so<br />
a cosa vado incontro se resto qui.» Mi<br />
avvicino e poggio le mani sulle sue<br />
braccia. «E so cosa significa restare con<br />
te.» Per un istante credo che stia per cedere,<br />
che stia per ammettere di essere stato uno<br />
sciocco, che stia per prendermi tra le sue<br />
braccia per fare la pace. Ma un attimo<br />
dopo è tutto diverso. È di nuovo<br />
arrabbiato. «Ti stai comportando da<br />
stupida. Non ti permetterò di rinunciare al<br />
tuo mondo e al trono per me.» Toglie le<br />
braccia dal petto, allontana le mie mani.<br />
Adesso non c’è più nessun punto di
contatto tra noi. Senza aggiungere un’altra<br />
parola, prende il suo giacchetto di pelle<br />
dalla balaustra, si allontana dalla veranda<br />
e se ne va verso il vialetto che separa le<br />
nostre case.<br />
Lo seguo, con le infradito che scivolano<br />
sull’erba fradicia. Adesso sono davvero<br />
preoccupata. Mi sta allontanando più che<br />
può.<br />
Continuo a seguirlo sul vialetto e gli<br />
grido: «Perché? Che differenza c’è tra il<br />
mio sacrificio e il tuo? Il risultato alla<br />
fine è lo stesso».<br />
Non dice niente, alza solo le spalle.<br />
Prende il casco appeso al manubrio, se lo<br />
infila in testa e se lo aggancia. «È diverso<br />
perché farlo per te vale la pena.»<br />
«E farlo per te, no?»<br />
«No.» Gira la chiave, Principessa<br />
prende vita. Il rombo del motore mi<br />
ferisce le orecchie, non riesco a<br />
muovermi. Ho gli occhi pieni di lacrime,
se li chiudo è la fine. Se non altro, con la<br />
pioggia non può accorgersi che piango.<br />
Come può dire una cosa simile? Come<br />
può anche solo pensarla? Ha davvero così<br />
poca stima di se stesso da credere che<br />
nessuno debba sacrificarsi per lui? Il mio<br />
cuore va in frantumi, si spezza per lui.<br />
All’improvviso non m’importa più<br />
niente di quel litigio, della rinuncia al<br />
trono, della proposta di Tellin. Voglio<br />
solo che lui si renda conto di quanto sia<br />
speciale. Gli grido: «Ti sbagli. Vale la<br />
pena ecc...»<br />
«Perché Tellin è qui?»<br />
«Cosa?» gli chiedo, presa alla<br />
sprovvista da quel cambio inaspettato di<br />
argomento.<br />
Quince continua a non guardarmi. «Lo<br />
so che non è qui per una semplice visita,<br />
Lily. Dimmi perché è venuto.»<br />
Faccio un bel respiro e mi asciugo la<br />
faccia. Non voglio mentirgli. Non adesso,
mai più. Una sola cosa non detta mi sta<br />
già costando troppo. «Vuole legarsi a me,<br />
ma solo nominalmente, solo per una<br />
questione di convenienza. Io potrei restare<br />
l’erede al trono e poi un giorno diventare<br />
regina. E lui poi potrebbe governare al<br />
mio fianco.»<br />
Quince sta seduto sulla moto, in<br />
silenzio. Guarda a terra, mentre il rombo<br />
del motore echeggia tra le nostre due case.<br />
Trattengo il respiro, credo. Finalmente,<br />
dopo quello che a me sembra un tempo<br />
infinito, si gira a guardarmi. «Legati a lui.<br />
Resta una principessa. Diventa regina.»<br />
Le sue parole sono dolci e allo stesso<br />
tempo dure. Comincia a fare retromarcia e<br />
io devo fare un passo indietro per non<br />
farmi schiacciare i piedi. «Dimenticami.»<br />
Mentre lui dà di gas, scende lungo il<br />
vialetto fino in strada e poi sfreccia nella<br />
notte, io riesco solo a scuotere la testa.<br />
Gli corro dietro fino al marciapiede, poi
lui svolta e scompare.<br />
Non so quanto a lungo resto lì ferma<br />
impalata con la pioggia che m’inzuppa<br />
fino alle ossa e gli occhi fissi nel punto in<br />
cui è scomparso dalla mia vista. Alla fine<br />
la pioggia diminuisce e poi cessa. È<br />
fresco e mi viene la pelle d’oca. Le<br />
lacrime si asciugano e mi rigano il viso.<br />
Mi riprendo solo quando sento un paio di<br />
mani che si appoggiano sulle mie spalle.<br />
«È ora di rientrare, cara. Devi riposare<br />
un po’ per domani», mi dice zia Rachel.<br />
Annuisco, ma sono ancora stordita. Più<br />
tardi mi ritrovo a letto, con gli occhi<br />
spalancati che fissano il soffitto. Non sono<br />
sicura di cosa mi faccia stare più male: il<br />
fatto che Quince mi abbia lasciato, o che<br />
l’abbia fatto per la poca stima che ha di se<br />
stesso.<br />
Una cosa sola è certa: non ho intenzione<br />
di fare come ha detto. Non lo<br />
dimenticherò mai, per niente al mondo.
13<br />
«In questa parte dovrete usare la<br />
calcolatrice», spiega l’esaminatore,<br />
mentre legge le istruzioni che deve darci<br />
per ogni sezione dei test.<br />
Tiro fuori dello zaino la calcolatrice<br />
che mi ha regalato Shannen. Mentre<br />
l’esaminatore continua a parlare, pensieri<br />
su Quince, Tellin, Doe, Brody, sul futuro e<br />
sul passato cercano d’insinuarsi nella mia<br />
testa, ma io li scaccio. Devo. Potrò<br />
dedicarmici una volta finiti i test. Ma fino<br />
ad allora, devo restare concentrata.<br />
Qualunque sarà il mio futuro, voglio poter<br />
scegliere. E sulla terraferma, se non<br />
riesco a entrare all’università, non potrò
scegliere un bel niente.<br />
«Adesso potete aprire il compito e<br />
andare alla sezione di matematica. Avete<br />
venticinque minuti per completarla.<br />
Iniziate pure.»<br />
Sforzandomi di scacciare qualsiasi<br />
pensiero che non riguardi il test che ho<br />
davanti, cerco di convincermi che in quel<br />
momento esiste solo la matematica. Gemo.<br />
Ma ogni volta che inizio a leggere una<br />
domanda, è come se il mondo intorno a<br />
me cominciasse a fluttuare. Ci metto un<br />
po’ a capire che il motivo sono le lacrime<br />
che mi riempiono gli occhi. Come farò a<br />
prendere un bel punteggio al test se non<br />
riesco neanche a leggere le domande?<br />
Circa mezz’ora dopo, ci dicono di<br />
posare le matite e sono riuscita a fare<br />
quasi tutte le domande. Dubito persino di<br />
averle capite, figuriamoci se penso di<br />
aver risposto bene. Comunque, a dirla<br />
tutta, non m’importa. Adesso il litigio con
Quince – con cui non sarà tanto semplice<br />
riappacificarmi – è molto più importante<br />
di un test. Ce ne saranno altri. Di Quince,<br />
invece, ce n’è uno solo.<br />
Dopo due pause e altre tre sezioni<br />
diverse – che ho lasciato parzialmente<br />
incomplete –, l’esaminatore finalmente<br />
annuncia che il test è finito.<br />
Esultano tutti, tranne me, che mi limito<br />
ad abbandonarmi contro lo schienale della<br />
sedia, un po’ sollevata e un po’ agitata per<br />
quello che mi attende.<br />
C’è un bel sole, e quando esco trovo<br />
Shannen che mi aspetta nel parcheggio.<br />
Non c’è più traccia della pioggia di ieri.<br />
Visto che nel frattempo non ho<br />
magicamente imparato a guidare,<br />
stamattina mi ha accompagnata e ha<br />
promesso che mi sarebbe venuta a<br />
riprendere.<br />
«E insomma? Com’è andata?»<br />
«Ho preso un bel po’ di granchi»,
ispondo con un’alzata di spalle.<br />
«Sono certa che sei stata brava.» Si<br />
mette al posto di guida e accende il<br />
motore. «Andiamo a festeggiare?»<br />
Come se avessi voglia di festeggiare,<br />
figuriamoci. Non mi va neanche di<br />
parlare. Voglio solo tornare a casa,<br />
andare da Quince e cercare di capire se<br />
riusciamo a risolvere la faccenda. Ci<br />
dobbiamo riuscire per forza. Non potrei<br />
accettare il contrario.<br />
Prima di tutto però c’è un’altra cosa cui<br />
devo dare la priorità.<br />
Scuoto la testa mentre prendo posto sul<br />
sedile. «Non posso.»<br />
«Hai programmi?»<br />
Sospiro al pensiero di ciò che devo<br />
fare. Non è la cosa che mi sta più a cuore<br />
in questo momento, ma è necessario farla<br />
ora.<br />
«Stasera c’è la luna nuova. Se non<br />
sciolgo il legame tra Doe e Brody prima
che compaia in cielo, diventerà<br />
permanente.»<br />
E che quei due restino legati a vita non<br />
sarebbe una cosa buona per nessuno.<br />
«Come fai? A sciogliere il loro legame,<br />
intendo.»<br />
«Papà mi ha conferito il potere per<br />
compiere il rituale.» Tiro un po’ la cintura<br />
di sicurezza che mi dà fastidio sul collo.<br />
«Devo solo pronunciare la formula<br />
magica e far firmare alla nostra fantastica<br />
coppietta il consenso alla separazione.»<br />
«Niente di complicato, quindi.»<br />
«No. Spero di no.»<br />
Nel breve percorso da scuola a casa<br />
mia restiamo in silenzio, e io non faccio<br />
altro che pensare a quello che mi preme di<br />
più. Fare pace con Quince. Non è la prima<br />
volta che litighiamo – litigavamo già<br />
molto prima di metterci insieme –, ma<br />
questa volta è diverso. È una cosa seria. E<br />
voglio risolverla il prima possibile.
«Che ne dici di pranzare insieme<br />
domani? Così ci vediamo prima che parti<br />
per la tua festa di compleanno», mi fa<br />
Shannen mentre accosta davanti casa mia.<br />
«Certo. Fantastico.» Mi tolgo la cintura<br />
e apro la portiera.<br />
«Ottimo.»<br />
La saluto con la mano e lei se ne va.<br />
Entrata dalla porta in cucina, mi accorgo<br />
che in casa c’è uno strano silenzio. Visto<br />
che al momento ci viviamo in quattro, non<br />
è usuale che non ci sia nessuno. «Zia?<br />
Doe? Tellin?» Non mi rispondono, e io mi<br />
domando se in questa casa ci sia rimasta<br />
una qualche forma di vita. «Prithi?»<br />
Fortunatamente arriva un bel miao a<br />
rassicurarmi.<br />
In cucina comunque non c’è nessuno,<br />
allora vado in salotto. Sembra più vuoto<br />
del solito. Tellin non si è portato niente<br />
dietro, ma mi pare comunque di capire<br />
che se ne sia andato. I miei sospetti
trovano conferma nel biglietto che trovo<br />
sul tavolino.<br />
Ci vediamo al ballo.<br />
Be’, se non altro, adesso ho una<br />
preoccupazione in meno.<br />
Vado di sopra a cercare Doe. Sa<br />
benissimo che stasera dobbiamo risolvere<br />
la questione della separazione, non le sarà<br />
mica venuto in mente di sparire proprio<br />
adesso? A quanto pare, però, è proprio<br />
così. Non è in casa, ed è chiaro perché<br />
Prithi segua ogni mio passo.<br />
È già pomeriggio inoltrato. Tra qualche<br />
ora sarà troppo tardi.<br />
Prendo il telefono – quello che di solito<br />
faccio cadere nella vasca – e compongo il<br />
numero di Brody. «Pronto, sono Lily<br />
Sanderson. Brody è in casa?» domando<br />
alla madre.<br />
«No, cara. Credo sia uscito con tua<br />
cugina.»<br />
«Le ha detto dove andavano?»
«Veramente no. Però ho visto che ha<br />
preso costume e asciugamano. Forse in<br />
piscina?»<br />
Non credo. Come tutte le sirene, anche<br />
Doe è allergica al cloro. Saranno andati in<br />
spiaggia. Strano, però, perché tanto Doe<br />
non potrebbe seguirlo in fondo all’oceano.<br />
Però è sempre acqua salata. E per<br />
entrambi vuol dire casa.<br />
«Va bene, grazie. Proverò lì», dico alla<br />
signora Bennett.<br />
Fantastico. E adesso come ci arrivo in<br />
spiaggia? Ottimo motivo per andare a<br />
parlare con Quince, farci pace e<br />
chiedergli un passaggio. Prendo i<br />
documenti per la separazione in camera<br />
mia e me li infilo in tasca prima di uscire.<br />
Mentre attraverso il vialetto di ghiaia che<br />
divide le nostre case, cerco di decidere<br />
cosa dire. Mi dispiace. Avrei dovuto<br />
dirtelo. Ma è una decisione che riguarda<br />
solo me, e io ti amo. Non potrei mai
lasciarti.<br />
Quando arrivo davanti ai gradini della<br />
veranda, ho già il discorso pronto. Busso<br />
e aspetto davanti alla grossa porta bianca.<br />
Non appena si apre, con un sorriso<br />
mortificato comincio subito a dire: «Mi<br />
dis...»<br />
«Ciao, Lily», mi saluta la madre di<br />
Quince.<br />
«Signora Fletcher?» È strano che sia<br />
venuta lei ad aprire. Di solito o è al<br />
lavoro o dorme: fa il turno di notte in<br />
fabbrica, per cui di giorno riposa.<br />
«Janet», mi dice con un sorriso un po’<br />
smunto. «Chiamami Janet.»<br />
Io annuisco, ma tanto non ci riesco a<br />
darle del tu. «Quince è in casa?»<br />
Il viso sottile, che la fa sembrare più<br />
vecchia di quello che è, si adombra. «Non<br />
te l’ha detto?»<br />
Ho subito una brutta sensazione, ed è<br />
come un pugno nello stomaco. «Cosa
doveva dirmi?»<br />
«È partito.» Si appoggia col braccio<br />
alla porta, come se avesse bisogno di<br />
sostegno. «Se n’è andato ieri sera, era<br />
diretto sulla costa.» Scuote la testa<br />
rattristata. «Credo da suo padre.»<br />
«Ah», è tutto quello che riesco a dire.<br />
Ho il groppo in gola.<br />
«Credevo te l’avesse detto.»<br />
Mi salgono le lacrime agli occhi e non<br />
posso farci niente. «Abbiamo avuto una<br />
specie di discussione. Non gli ho detto<br />
una cosa e... si è parecchio arrabbiato.»<br />
«Dimmi che non l’hai...» Fa una pausa,<br />
come se cercasse le parole giuste per<br />
dirlo. «Non l’hai tradito, vero?»<br />
«No! Nulla del genere. Non esiste.»<br />
«E allora non devi preoccuparti.» Sul<br />
viso sottile compare un sorriso. «Mio<br />
figlio a volte ha un caratteraccio, ma se<br />
non hai violato il suo codice di lealtà, una<br />
volta che gli sarà passata, tornerà tutto a
posto.»<br />
«Lo spero.» Non so se andrà così, ma lo<br />
spero proprio.<br />
«Ti ama. E per lui questo vuol dire<br />
tutto.»<br />
Non ho altra scelta che crederle.<br />
Anch’io provo la stessa cosa, e voglio<br />
pensare che Quince ci creda ancora.<br />
Oltretutto non posso nemmeno andare a<br />
cercarlo, perché prima devo trovare<br />
quegli altri due, Doe e Brody.<br />
Io e Quince risolveremo le nostre cose<br />
più tardi.<br />
Se solo riuscissi a convincermi che con<br />
la mia omissione non ho tradito il suo<br />
codice di lealtà, come dice la madre.<br />
Forse per lui è stato una specie di<br />
tradimento.<br />
«Signora Fletcher...» Lei mi guarda<br />
male e io mi correggo: «Janet, potresti<br />
darmi un passaggio?»<br />
«Certo, cara.» Entra un secondo dentro
e prende la borsetta da terra. «Dove ti<br />
devo portare?»<br />
«Grazie signora Fle... ehm, Janet», mi<br />
correggo mentre parcheggia davanti alla<br />
spiaggia di Seaview.<br />
Mi metto subito sulle loro tracce. La<br />
Camaro di Brody è parcheggiata là, sono<br />
qui da qualche parte allora. Guardo sulla<br />
spiaggia. Giù in fondo c’è una famigliola<br />
coi bambini che fa il picnic e un paio di<br />
persone che corrono sulla battigia. Doe e<br />
Brody non si vedono.<br />
Mi viene un’idea e vado verso il molo.<br />
Mentre cammino a piedi nudi sulla<br />
sabbia, penso alle parole della mamma di<br />
Quince: che l’amore per lui è tutto, che mi<br />
perdonerà per non avergli detto certe<br />
cose.<br />
Se si sbagliasse, però? Se Quince
pensasse che ho tradito la sua fiducia e<br />
che non può più fidarsi di me? E se pure<br />
tornassimo insieme? Lui starebbe sempre<br />
lì a chiedersi se gli tengo qualcosa<br />
nascosto? Se gli venissero dubbi e<br />
sospetti ogni volta che torno a casa per il<br />
fine settimana? Visto che non può venire<br />
con me, non potrebbe mai vedere coi suoi<br />
occhi che non ha niente di cui<br />
preoccuparsi.<br />
Arrivata al molo, ho di nuovo le lacrime<br />
agli occhi. Vorrei solo che Quince fosse<br />
qui per poterne parlare insieme e<br />
risolvere tutto. Quando comincio a<br />
pensare da sola alle cose, perdo<br />
puntualmente il controllo della situazione.<br />
«Lily?» La voce di Doe mi salva da<br />
quella spirale di pensieri. «Che ci fai<br />
qui?»<br />
In acqua, immersi fino alle spalle,<br />
completamente vestiti e nascosti dietro un<br />
pilone ci sono Doe e Brody.
«Cosa ci faccio qui?» ripeto, cercando<br />
di riprendermi un po’. «Sono venuta per<br />
la separazione. Se per caso ve lo siete<br />
dimenticati, il legame diventerà<br />
permanente con la luna nuova di questa<br />
sera.»<br />
Gli occhi azzurri e penetranti di Doe si<br />
spostano su Brody e poi di nuovo su di<br />
me. «Io... non l’ho dimenticato.»<br />
«E allora perché sei sparita?» le chiedo<br />
spazientita.<br />
A volte, ve lo giuro, sembra che<br />
scolleghi il cervello. Prima il fatto del<br />
tridente rubato, poi il bacio dato a Brody<br />
e adesso questo. Vorrei che si decidesse a<br />
crescere una buona volta e la smettesse di<br />
scaricare i suoi problemi addosso a me.<br />
Li raggiungo a nuoto e tiro fuori i<br />
documenti per la separazione. Per fortuna<br />
sono di algamena e non si rovinano con<br />
l’acqua salata, altrimenti a quest’ora si<br />
sarebbero inzuppati nelle tasche dei miei
pantaloni a pinocchietto. «Vediamo di<br />
risolvere questa faccenda.»<br />
Nessuno di loro due proferisce parola.<br />
Io tocco appena. Cerco sul foglio le<br />
parole da recitare scritte con la calligrafia<br />
incomprensibile di papà e alle fine trovo<br />
il punto da cui devo iniziare. Ricaccio<br />
indietro le lacrime solo un paio di volte<br />
per riuscire a leggere. «Di un errore si è<br />
trattato. Il legame deve esser revocato.<br />
Separati resteranno, i due che davanti a<br />
me...»<br />
«Non farlo.» Doe lo dice con un filo di<br />
voce.<br />
Mi lascia di sasso. Se mi avesse urlato<br />
questa sua supplica, non avrebbe avuto su<br />
di me lo stesso effetto. Credo sia la prima<br />
cosa seria che le sento dire. La guardo e<br />
l’emozione che le vedo negli occhi spiega<br />
tutto. Conosco bene quel tipo di emozione.<br />
Sarà lei a dovermela spiegare, però. A<br />
voce alta.
«Perché?» le chiedo.<br />
Doe chiude gli occhi e prende la mano<br />
di Brody, lo so perché riesco a vedere<br />
sott’acqua. «Perché lo amo.»<br />
È sincera. Non so come faccio a saperlo<br />
per certo, ma le vedo negli occhi la stessa<br />
cosa che provo io per Quince.<br />
«Sapete cosa comporta questo?»<br />
Rivolgo la domanda a entrambi.<br />
«Sì. Gli ho spiegato tutto. Tutto.»<br />
«E a te sta bene?» mi rivolgo a Brody.<br />
Guarda Doe con la stessa emozione<br />
negli occhi. «Sì.»<br />
«Ne abbiamo parlato. Resterò sulla<br />
terraferma fino a dopo il diploma. Poi<br />
passeremo l’estate a Thalassinia. E<br />
quando Brody comincerà l’università,<br />
torneremo a casa durante le pause delle<br />
lezioni e le vacanze.»<br />
«Tu sei convinto di voler abbandonare<br />
il nuoto?» Questa dev’essere la parte più<br />
difficile per Brody. «Sai, vero, che il
cloro per te diverrà tossico?»<br />
«Sì.» I suoi occhi castano dorato mi<br />
guardano senza indugi. «Doe dice che<br />
riuscirò a gareggiare ai campionati<br />
nazionali.»<br />
Annuisco. La sua trasformazione non<br />
sarà istantanea. Sarà un cambiamento<br />
graduale, per cui se le gare saranno tra<br />
qualche settimana di certo un po’ di cloro<br />
non lo ucciderà. «Dovrebbe essere così in<br />
effetti.»<br />
«E a me questo basta. Il nuoto passa,<br />
Doe è per sempre.»<br />
La convinzione nelle sue parole mi fa<br />
salire di nuovo le lacrime agli occhi. Si<br />
capisce che hanno ragionato a lungo. E se<br />
Doe è disposta a passare così tanto tempo<br />
sulla terraferma per stare col ragazzo che<br />
ama... be’, vuol dire che il suo odio per<br />
gli umani è superato. Credo che meglio di<br />
così non potesse andare, per tutti. Doe non<br />
proverà mai più a spazzar via la East
Coast. Brody avrà modo di passare del<br />
tempo in un regno in fondo al mare. E Doe<br />
ha trovato l’anima gemella.<br />
Ma se è tutto così meraviglioso, come<br />
mai allora avrei voglia di mettermi a<br />
urlare?<br />
«Tutto a posto, Lil?» Brody deve aver<br />
notato il mio stato.<br />
«È tanto brutto vedermi felice col<br />
ragazzo di cui tu un tempo eri<br />
innamorata?» mi domanda Doe,<br />
mortificata fino alle lacrime.<br />
«No», sospiro.<br />
«Innamorata? Lily non è mai stata<br />
veramente innamorata di me», dice Brody<br />
col suo solito tono un po’ canzonatorio.<br />
«Credeva di esserlo», aggiunge Doe.<br />
Anche se è umiliante, non penso che<br />
l’abbia detto con cattiveria.<br />
«Ma tu adesso sei felice con Fletcher,<br />
no? Non sei mica ancora...» sta per<br />
chiedermi Brody.
Io però lo fermo subito. «Ma no. A te<br />
non ci penso proprio più. È solo che...<br />
sono tanto felice per voi.» E mi<br />
commuovo.<br />
Non sono proprio sicura che mi<br />
ritengano sincera, ma un attimo dopo mi<br />
ritrovo stretta in un abbraccio di gruppo.<br />
«Cos’è successo? È per via del brindisi<br />
di Tellin?» mi chiede Doe.<br />
Annuisco e basta, perché non riesco a<br />
parlare. È più perspicace di quanto<br />
credessi.<br />
Segue un lungo silenzio.<br />
«Diglielo, lo deve sapere», Brody<br />
incalza Doe.<br />
L’abbraccio di gruppo si scioglie e Doe<br />
mi guarda. Sembra molto seria. «Lily, c’è<br />
qualcosa su Tellin che devi sapere.»<br />
Deglutisce, quasi non ha il coraggio.<br />
«Negli ultimi anni io e lui siamo diventati<br />
amici.»<br />
Va bene. Non mi sembra una cosa
assurda.<br />
«Quando hai deciso di rinunciare alla<br />
corona, io sono andata da lui perché<br />
secondo me stavi facendo un errore<br />
enorme e Thalassinia avrebbe pagato il<br />
prezzo della tua scelta egoista.» Dalla<br />
faccia che fa, si direbbe che non creda<br />
neanche lei a quello che sta per dire.<br />
«Secondo me tu dovevi essere la nostra<br />
regina.»<br />
«Sul serio? Lo pensi davvero?» Sono<br />
scioccata dal fatto che lei confidi così<br />
tanto in me. Visto che non mi ha mostrato<br />
niente se non disprezzo e indifferenza, la<br />
sua confessione mi lascia un po’ attonita.<br />
Lei mi lancia un’occhiataccia e mi fa<br />
tornare sui binari. «E questo che c’entra<br />
con Tellin?»<br />
«Anche Tellin pensa le stesse cose. Che<br />
se non ci sarai tu su quel trono,<br />
Thalassinia e gli altri regni ne pagheranno<br />
le conseguenze.»
«La fiducia che nutrite nei miei<br />
confronti mi lusinga, ma non capisco cosa<br />
c’entri adesso.» Perché non si decide ad<br />
andare al sodo? Mi fa impazzire.<br />
«Abbiamo architettato un piano per farti<br />
tornare a casa prima del compleanno in<br />
modo tale che potessi incontrare Tellin e<br />
dargli la possibilità di farti la sua<br />
proposta.»<br />
Avete presente quando vi dicevo che<br />
ultimamente mi sono spesso sentita alla<br />
deriva? Ecco, anche adesso è così. Solo<br />
che è tre volte peggio.<br />
«Di che piano parli?!»<br />
«Lo tsunami e il bacio dato a Brody.»<br />
Chiude gli occhi, come se temesse la mia<br />
reazione. «Facevano parte del nostro<br />
piano per portarti da Tellin.»<br />
«Cosa?!» Ma non ha senso. «Perché?<br />
Non capisco.»<br />
«Lily. Mi sono fatta esiliare apposta»,<br />
confessa alla fine Doe, esasperata.
«Apposta?!» Scuoto il capo. «E perché<br />
mai?»<br />
«In parte perché così avrei assaggiato il<br />
sapore della vendetta sugli umani. E poi<br />
perché in questo modo avrei avuto<br />
l’occasione di legarmi a un ragazzo senza<br />
che lui sospettasse nulla. E così tu saresti<br />
dovuta tornare a casa con lui per la<br />
separazione.»<br />
«Tutto questo per farmi incontrare<br />
Tellin?»<br />
«Non ho mica detto che era un piano<br />
perfetto. Però ha funzionato, no?»<br />
Di tutti i piani stupidi, idioti, studiati<br />
male e imprudenti – visto che a furia di<br />
studiare ho imparato le parole per il test?<br />
– della storia dell’oceano, questo è nella<br />
top ten.<br />
Ancora confusa, domando: «Perché me<br />
lo dici adesso?»<br />
Doe si avvicina a Brody. «Perché sono<br />
innamorata, e perché lo sei anche tu.
Capisco solo ora a cosa avresti dovuto<br />
rinunciare per legarti a Tellin.» Sembra<br />
che ci sia arrivata. «E non te lo augurerei<br />
mai. Mi dispiace.»<br />
Non credo di aver ben capito. Ma quella<br />
che ho davanti è una Dosinia<br />
completamente nuova. Matura come avrei<br />
sempre voluto vederla.<br />
Se non fossi furiosa per via del loro<br />
piano assurdo che mi sarebbe potuto<br />
costare caro – che ancora potrebbe<br />
costarmi caro –, l’abbraccerei per<br />
dimostrarle quanto sono felice che sia<br />
cresciuta. Abbiamo dovuto superare un<br />
po’ di maretta, ma alla fine ci siamo<br />
riusciti. Ha chiesto scusa – da non<br />
credere! –, ha capito l’importanza di<br />
assumersi le proprie responsabilità e si è<br />
innamorata di un umano. In parte i nostri<br />
problemi sono risolti.<br />
Se adesso Quince si decidesse a tornare<br />
a casa, potremmo chiarirci e tornare a una
vita praticamente perfetta.
14<br />
Di solito adoro la domenica mattina:<br />
dormo di più e resto a letto fino a tardi,<br />
zia Rachel prepara le ciambelline e<br />
Quince viene a togliermi lo zucchero dalle<br />
guance. Ma oggi, non appena apro gli<br />
occhi, ho una bruttissima sensazione.<br />
Sento che Quince non è ancora tornato a<br />
casa.<br />
Quando scendo di sotto col mio pigiama<br />
colorato, vedo zia Rachel che rientra in<br />
cucina dal giardino col giornale in mano –<br />
di solito è Quince che ce lo porta – e le<br />
ciambelle sul tavolo intatte. Non mi<br />
sbagliavo, Quince non è tornato.<br />
Zia Rachel mi legge subito nel pensiero.
«Janet mi ha detto che l’ha chiamata ieri<br />
sera. Si è raccomandato di farti gli auguri<br />
da parte sua.»<br />
Prendo una sedia e un po’ mi ci<br />
abbandono, un po’ mi ci lascio cadere.<br />
«Non tornerà.»<br />
Lei si siede accanto a me e mi prende la<br />
mano. «Parrebbe di no, cara. Magari non<br />
subito, ma tra un po’ tornerà.»<br />
Non riesco a credere che sia così tanto<br />
arrabbiato. Insomma, non è lui che deve<br />
rinunciare a qualcosa o sacrificarsi, e poi<br />
se ho scelto certe cose è perché è così che<br />
volevo. Nessuno mi ha obbligato ad<br />
amarlo o a vivere sulla terraferma. La<br />
decisione che ho preso era l’unica che<br />
avesse senso per me.<br />
«Ha sicuramente bisogno di un po’ di<br />
tempo per digerire la faccenda.» È così<br />
dolce, tenta di rassicurarmi.<br />
«Ma io tutto questo tempo non ce l’ho.<br />
Oggi pomeriggio devo tornare a casa per
l’ultima prova abito e per occuparmi di<br />
alcuni dettagli della festa con Margherita.<br />
Come faccio a partire così? Con lui che<br />
neanche mi parla.»<br />
«Lo farai perché devi.» Mi stringe la<br />
mano. «Sei la principessa di Thalassinia e<br />
farai quel che è necessario fare.»<br />
Già, sono la principessa. Per due giorni<br />
ancora, almeno.<br />
«Potresti... se torna, potresti...?»<br />
Zia Rachel capisce quello che voglio<br />
dire, anche se non riesco a finire la frase.<br />
«Tranquilla, non appena torna, ti mando<br />
un gabbiano messaggero.»<br />
«Grazie.»<br />
I gabbiani messaggeri di solito vengono<br />
impiegati dalle creature del mare per<br />
mandare messaggi ai propri simili che<br />
vivono sulla terraferma, ma ce n’è sempre<br />
qualcuno vicino ai moli, nel caso in cui<br />
una creatura del mare che vive sulla<br />
terraferma abbia bisogno di comunicare
con casa. Zia Rachel sa perfettamente<br />
come chiamarli.<br />
Almeno non dovrò passare il tempo a<br />
chiedermi se Quince è tornato o meno.<br />
Finché non riceverò il messaggio di zia<br />
Rachel, saprò che lui è ancora via.<br />
«Vado a finire i compiti», le dico<br />
alzandomi senza curarmi minimamente<br />
delle ciambelle sul tavolo. «Shannen più<br />
tardi passa a prendermi. Pranziamo<br />
insieme prima che parto.»<br />
Zia Rachel si limita ad annuire,<br />
rattristata.<br />
Mi trascino di sopra e apro il libro di<br />
trigonometria. Ma tutto quello che riesco a<br />
fare nelle ore successive è fissare la<br />
pagina che ho davanti. Neanche Prithi<br />
accoccolata ai miei piedi mi tira su di<br />
morale. Tanto è venuta da me solo perché<br />
Doe l’ha chiusa fuori della sua stanza.<br />
A un certo punto squilla il telefono. Il<br />
cuore comincia a battere forte. Mi alzo di
scatto dalla sedia – facendo scappare<br />
Prithi sotto il letto – e sono subito alla<br />
porta di camera mia. La faccio sbattere<br />
così forte che trema la parete. «Rispondo<br />
io!» grido, mentre corro a prendere il<br />
ricevitore. Col fiatone rispondo:<br />
«Pronto?»<br />
«Lily?» È una voce femminile. «Sono la<br />
professoressa Molina.»<br />
«Professoressa Mo...» Sto per chiederle<br />
come mai quella telefonata, ma poi mi<br />
ricordo. «Oh, no. Di nuovo», piagnucolo.<br />
Il colloquio. Era ieri. E me ne sono<br />
completamente dimenticata in mezzo a<br />
tutti i casini.<br />
«Mi dispiace così tanto.» So che non<br />
può bastare. «Volevo andarci, subito dopo<br />
i test, ma ultimamente sono successe un<br />
mucchio di cose e ho anche litigato di<br />
brutto col mio fidanzato. Non che mi<br />
voglia giustificare, ma sono stata<br />
talmente...»
«Lily.» Quando sento quel tono serio,<br />
smetto subito di blaterare. «Capisco che<br />
tu abbia avuto molto da fare negli ultimi<br />
tempi. Come tutti gli altri studenti...»<br />
Lo sento, adesso arriva un «ma» grosso<br />
quanto un calamaro gigante.<br />
«... Ma a questo punto penso che ci sia<br />
un motivo ben preciso se sei riuscita a<br />
mancare a tutti e due gli appuntamenti che<br />
ti avevo fissato.»<br />
«Certo che c’è. Io volevo andare...»<br />
«Davvero?!»<br />
«Io...» Ma che intende? «Certo che sì.»<br />
«So bene che hai deciso da poco di<br />
andare all’università. Non so, magari non<br />
sei ancora pienamente sicura.»<br />
«Che vuole dire?»<br />
La sento prendere un respiro profondo.<br />
«Magari non vuoi veramente andare<br />
all’università. Magari stai sabotando tutte<br />
le occasioni che ti si presentano per fare<br />
in modo che la decisione non sia tu a
prenderla.»<br />
«È ridicolo.» Lei non ha la minima idea<br />
di cosa stia succedendo, e non posso<br />
neanche spiegarglielo. «Io voglio andare<br />
all’università. Lo voglio eccome.<br />
Davvero.»<br />
«Se di solito non ti comporti in questo<br />
modo, forse il tuo subconscio sta<br />
cercando di dirti qualcosa.»<br />
«No. Davvero! Ho solo avuto una<br />
settimana infernale.»<br />
«Voglio che ci rifletti seriamente», dice<br />
gentile, ma ferma. «Se da qui a due<br />
settimane sarai ancora convinta della tua<br />
scelta, allora ti fisserò un altro<br />
colloquio.»<br />
«Ma non ci devo pensare.» Lo so che le<br />
sembrerò disperata, ma quella è proprio<br />
la goccia che fa traboccare il vaso.<br />
L’ennesima cosa che mi sfugge di mano.<br />
«Glielo giuro, è solo che...»<br />
«Due settimane. Ci vediamo domani a
scuola.»<br />
«Ma...»<br />
Ha riagganciato prima che avessi il<br />
tempo di dirle che io domani a scuola non<br />
ci sarò. Magnifico, così penserà che non<br />
voglio andare neanche a scuola,<br />
figuriamoci all’università.<br />
Sbatto la cornetta.<br />
Quant’è ingiusto. Lei non ha idea di<br />
quello che sta succedendo. Come fa a<br />
pensare di sapere cosa mi dice il mio<br />
subconscio?<br />
«Perché non c’è nulla che vada bene?»<br />
chiedo a nessuno in particolare.<br />
Non mi aspetto una risposta.<br />
«Posso aiutarti in qualche modo?» mi<br />
chiede una voce profonda e maschile.<br />
«Papà!» Mi giro di scatto, non riesco a<br />
credere che sia davanti a me in corridoio.<br />
Mi tuffo tra le sue braccia. «Che ci fai<br />
qui?» Sono pazza di gioia.<br />
«Un padre non può venire a trovare sua
figlia, forse?»<br />
Mi tiro un po’ indietro per guardarlo<br />
con fare fintamente severo. «Certo che sì,<br />
solo che di solito non lo fa. Soprattutto<br />
quando ha l’agenda piena di faccende<br />
regali da sbrigare e la figlia vive sulla<br />
terraferma.»<br />
«Be’, ma questa è una settimana un po’<br />
speciale. Non capita tutti i giorni che la<br />
mia unica figlia compia diciotto anni.»<br />
«Già, ma io questa sera torno a casa. Ci<br />
saremmo comunque visti tra poche ore.»<br />
Questo però non vuol dire che non sia<br />
felicissima di averlo qui.<br />
Con un’espressione furbetta, mi dice:<br />
«Devo fare una cosa che laggiù non mi<br />
sarebbe possibile fare».<br />
Pare molto soddisfatto di se stesso,<br />
come se avesse il più grosso segreto della<br />
storia dell’oceano. A volte sembra più un<br />
bimbo che la creatura più potente di<br />
Thalassinia.
«Cosa?!» gli domando diffidente.<br />
Lui m’invita a sedermi sul letto, e io lo<br />
faccio, perché voglio proprio scoprire<br />
cos’è questo segreto.<br />
«Nelle ultime settimane Mangrovio ha<br />
rastrellato tutti i documenti regi alla<br />
ricerca di qualcosa.» Si mette a sedere<br />
accanto a me. «Qualcosa di cui ricordavo<br />
di aver sentito parlare mio padre, ma<br />
della cui esistenza e veridicità non ero<br />
sicuro.»<br />
«Che cosa?» La curiosità mi sta<br />
uccidendo.<br />
«Sai bene che ogni creatura del mare ha<br />
sul collo un simbolo marino.»<br />
«Certo.» Comincio a essere impaziente.<br />
«Papà...»<br />
«Quello che però forse non sai è che<br />
non è solo un simbolo ma anche la fonte<br />
dei nostri poteri.»<br />
Mi viene in mente l’immagine del<br />
simbolo parzialmente svanito di Doe.
Adesso mi è chiaro. Quando l’ha esiliata<br />
e le ha revocato i poteri, è scomparso<br />
anche il cerchio esterno del suo simbolo.<br />
Solo nel momento in cui papà deciderà<br />
che l’esilio di Doe sarà finito,<br />
probabilmente il cerchio ricomparirà.<br />
Sembra che papà adesso si sia deciso<br />
ad arrivare al punto. «Quello che<br />
Mangrovio ha trovato è un rito<br />
antichissimo utilizzato per creare il<br />
simbolo marino.»<br />
«Creare il simbolo marino? E cosa vuol<br />
dire?»<br />
«Le creature del mare non esistono da<br />
sempre. Abbiamo fatto parte della specie<br />
umana fin quando Cafira ha usato il<br />
tridente di Poseidone per regalarci l’aqua<br />
vitae.»<br />
«Questa non è una novità. È storia<br />
antica. Che c’entra però adesso?»<br />
«C’entra, perché significa che anch’io<br />
posso conferire agli umani i nostri
poteri.»<br />
Resto senza fiato. Ho già le lacrime agli<br />
occhi. Non c’è bisogno che finisca la<br />
frase, ho già capito dove vuole arrivare.<br />
«Posso dare a Quince l’acquarespiro,<br />
anche senza che sia legato a una creatura<br />
marina. Questo significa che il tuo ragazzo<br />
potrà seguirti a casa.»<br />
Dentro di me esplodono emozioni<br />
contrastanti. Gioia, perché Quince può<br />
venire con me a Thalassinia.<br />
Disperazione, perché Quince se n’è<br />
andato. Dopo tutti gli alti e bassi e i casini<br />
delle ultime settimane, non mi sorprende<br />
di avere una specie di crollo. Comincio a<br />
piangere a dirotto.<br />
Immagino non sia la reazione che papà<br />
si aspettava. «Che c’è? Cos’è successo?»<br />
mi chiede, abbracciandomi e stringendomi<br />
a sé.<br />
«Quince se n’è andato. Ha scoperto che<br />
per stare con lui dovrò rinunciare al trono
e se n’è andato», gli spiego tra i<br />
singhiozzi.<br />
«E dov’è andato?»<br />
Scuoto il capo. «Non lo so. So solo che<br />
era arrabbiatissimo.» Mi pulisco il naso.<br />
«Crede che non valga la pena fare una<br />
rinuncia simile per lui.»<br />
Dopo una pausa di teso silenzio, papà<br />
mi domanda: «Tu invece pensi di sì?»<br />
«Certo!» Non c’è neanche bisogno di<br />
chiederlo! «Lui è la persona più buona,<br />
più forte, più leale che io abbia mai<br />
incontrato. Lo amo.»<br />
Papà annuisce, contento della mia<br />
risposta. «Allora si sistemerà tutto,<br />
vedrai.»<br />
Io faccio un respiro profondo e guardo<br />
il soffitto. «Non ne sono sicura.»<br />
«Ci vorrà solo un po’ di tempo.»<br />
Asciugo le lacrime e cerco di<br />
ricompormi un minimo. «Lo so. Spero<br />
almeno che torni prima che io parta. Così
ne parliamo.»<br />
«Vuoi rimandare il ballo? La cerimonia<br />
di rinuncia non è possibile posticiparla,<br />
ma la festa sì.»<br />
«No, no. Va bene così.» Più o meno. Mi<br />
alzo dal letto. «Adesso andiamo a casa, di<br />
sicuro Peri e la madre non vedono l’ora di<br />
finire il mio vestito.»<br />
«Sei sicura?» Ha gli occhi molto<br />
preoccupati. «Possiamo aspettare; magari<br />
Quince torna in tempo per...»<br />
«Sicurissima.» L’ultima cosa che voglio<br />
è mettermi a discutere col mio ragazzo<br />
mentre mio padre aspetta. Qualche giorno<br />
in più non farà differenza per quello di cui<br />
dobbiamo parlare, anche se allora la mia<br />
decisione sarà irrevocabile.<br />
«Fammi solo telefonare a Shannen per<br />
dirle che il nostro pranzo salta, e salutare<br />
zia Rachel e Doe.»<br />
«A proposito, tua cugina come sta? Ci<br />
sono stati progressi?»
Mi fermo mentre vado verso la porta.<br />
Cavolo, non era certo così che avrei<br />
voluto dargli la notizia di Doe.<br />
«Veramente...»<br />
«Lily mi ha curata», dice Doe, che<br />
compare davanti alla porta di camera mia,<br />
togliendomi dall’impaccio. Ha un vasetto<br />
di yogurt al lime in mano.<br />
«Davvero?» domanda papà.<br />
«Ora io e Brody siamo legati», gli<br />
risponde Doe con un po’ di faccia tosta.<br />
Come se si aspettasse una reazione<br />
negativa da parte di mio padre, ma si<br />
sentisse prontissima ad affrontarla. Lecca<br />
il cucchiaino dello yogurt. «Per sempre.<br />
Perché lo amo.»<br />
La risposta di papà spiazza sia me sia<br />
Doe.<br />
Ci pensa un po’ e poi fa: «Ah.<br />
Interessante».<br />
E basta? Interessante? Tutto qui?<br />
Forse papà con l’età comincia a perdere
colpi.<br />
«Lily, perché non vai a fare la telefonata<br />
che mi hai detto? Io scendo tra un attimo.»<br />
Mentre parla non stacca nemmeno un<br />
secondo gli occhi da Doe.<br />
Ah, ecco. Mi stavo sbagliando, non<br />
perde nessun colpo. È solo che non vuole<br />
farle la ramanzina davanti a me. Mi<br />
dispiace, Doe. Mentre passo, mia cugina<br />
mi consegna il cucchiaino e il vasetto di<br />
yogurt ormai vuoto, e io perdo un po’<br />
della compassione che provavo.<br />
«D’accordo.» Mi sbrigo a uscire in<br />
corridoio prima che comincino le urla.<br />
Spero solo che non ce ne siano pure per<br />
me, che non ho fatto quella separazione<br />
come mi aveva detto lui.<br />
Venti minuti più tardi siamo sulla<br />
spiaggia di Seaview. Zia Rachel ci saluta<br />
con la mano e io e papà andiamo verso il<br />
mare. Nonostante tutte le cose che devo<br />
fare – il vestito per il ballo, i dettagli
della festa, la festa, la rinuncia al trono –,<br />
non riesco a pensare ad altro che a<br />
Quince, e spero di trovarlo al mio ritorno.<br />
Il mio primo desiderio di compleanno<br />
sembra che si stia per avverare. Adesso<br />
so quale desiderio esprimere davanti alla<br />
torta di compleanno che riceverò a<br />
Thalassinia.
15<br />
«Sei...» Sento Peri che si allontana<br />
leggermente. «Meravigliosa. Apri gli<br />
occhi.»<br />
Durante l’ultima prova di domenica<br />
sera, Peri e la madre mi hanno voluta<br />
tenere bendata perché così non avrei<br />
potuto vedere il vestito. Adesso che<br />
manca solo un’ora alla mia festa, Peri me<br />
lo ha fatto indossare con gli occhi chiusi.<br />
La curiosità mi sta uccidendo.<br />
Quando apro gli occhi e vedo il vestito<br />
– o meglio, me stessa in quel vestito –<br />
resto senza fiato. Anche se più o meno<br />
avevo una vaga idea di come sarebbe<br />
stato, dopo che Peri e la madre mi
avevano imbastito il modello addosso, il<br />
risultato finale è talmente tanto più bello<br />
di quello che mi ero immaginata da<br />
lasciarmi di sasso.<br />
Il corpetto ha una scollatura a V che, pur<br />
arrivando praticamente all’ombelico,<br />
riesce comunque a essere discreta. A<br />
partire dal punto vita, la gonna mi avvolge<br />
le curve della pinna caudale fino<br />
all’altezza del ginocchio, da dove poi<br />
parte un orlo svasato.<br />
Il vestito finisce con una nuvola di veli<br />
arruffati e di tutte le tonalità del verde con<br />
un po’ di oro qua e là.<br />
Riconosco la stoffa del sottogonna. È la<br />
stessa su cui stava lavorando Peri quando<br />
sono venuta a trovarla l’ultima volta.<br />
Dietro c’è uno strascico che è molto più<br />
lungo della mia pinna. Con le dolci<br />
correnti del golfo, ondeggia delicatamente<br />
dietro di me.<br />
E la cosa più bella di tutte? Il corpetto è
di un meraviglioso color oro, come<br />
l’ombretto che ho sulle palpebre.<br />
«Grazie. Sono senza parole. Il vestito è<br />
semplicemente stupendo.»<br />
«Io e mamma volevamo che avessi<br />
qualcosa di molto speciale per il tuo<br />
ultimo abito da principessa.»<br />
Se non avessi già gli occhi lucidi,<br />
adesso lo sarebbero diventati. Non perché<br />
io sia triste, ma perché la mia vita sta<br />
cambiando. Per sempre. Tra pochissime<br />
ore non sarò più la principessa Lily. Sarò<br />
solo la vecchia, normalissima Lily<br />
Sanderson, l’insignificante figlia del re.<br />
Sono felice della scelta che ho fatto, ma<br />
questo non significa che il cambiamento<br />
sia facile da accettare.<br />
Peri ravviva rapidamente i veli verdi<br />
della gonna e m’incalza: «Dai, adesso<br />
andiamo di sotto. Mi hanno detto che la<br />
festeggiata sembra una diva».<br />
Stiamo ancora ridacchiando, quando
arriviamo davanti all’entrata della sala da<br />
ballo. Mangrovio, il fidatissimo<br />
segretario personale di papà, aspetta sulla<br />
porta. Pronto ad annunciare il mio<br />
ingresso.<br />
«Principessa, lei è semplicemente<br />
splendida.» Accompagna quelle parole<br />
con un inchino profondo.<br />
«Grazie, Mangrovio», rispondo cortese.<br />
Con la mano già sulla maniglia della<br />
porta, mi chiede: «Posso annunciare il suo<br />
ingresso?»<br />
Guardo prima Peri e poi annuisco.<br />
Apre la porta, entra nella sala e, col<br />
tono più cerimoniale che ha, annuncia:<br />
«La Principessa Lily».<br />
Tutti dicono di fare silenzio.<br />
Mi sforzo di non pensare all’ultima<br />
volta che sono entrata là dentro, i ricordi<br />
legati a Quince adesso mi farebbero solo<br />
piangere.<br />
Mi concentro sulla folla di invitati:
centinaia di creature del mare in abiti<br />
elegantissimi. Focalizzo la mia attenzione<br />
anche sulla sala da ballo: il soffitto è<br />
pieno di festoni verdi e oro fatti di alghe,<br />
ci sono ben sei tavoli stracarichi di ogni<br />
prelibatezza del mare, un branco di pesci<br />
lucciola che nuotano tra i festoni e fanno<br />
brillare tutto il soffitto. Il sogno di ogni<br />
sirena. Solo una cosa avrebbe potuto<br />
rendere tutto ciò ancora più perfetto...<br />
No, adesso non posso pensare a Quince.<br />
Nelle prossime ore devo essere la<br />
principessa Lily, non la principessa delle<br />
lagne. Voglio poter andar fiera dei miei<br />
ultimi momenti da principessa. Perché<br />
dovranno bastarmi per tutta la vita.<br />
«Buon compleanno, figlia mia.» Papà mi<br />
abbraccia stretta e mi salva – per fortuna<br />
– da tutti i pensieri su Quince.<br />
«Grazie, papà. È bellissimo.»<br />
Quello del diciottesimo compleanno<br />
dovrebbe essere il giorno più magico
nella vita di una sirena. Diventa<br />
ufficialmente adulta e festeggia il<br />
traguardo insieme con parenti e amici.<br />
Il diciottesimo compleanno di una sirena<br />
che è anche una principessa è ancora più<br />
speciale. Innanzitutto c’è un banchetto<br />
incredibile, che fa sembrare quello della<br />
festa dei sedici anni di Dosinia una<br />
merendina pomeridiana. Dall’altra parte<br />
della sala c’è un’orchestra di diciotto<br />
musicisti che ci allieterà con un<br />
programma di musica classica per tutta la<br />
sera. Donne in abiti tempestati di gemme e<br />
perle ballano con uomini in smoking con<br />
una fascia che si annoda in vita, anche<br />
quella impreziosita con gemme e perle.<br />
Sembra un sogno fulgido e sfavillante.<br />
Tutti ridono e si divertono.<br />
Tutti tranne me.<br />
Se mi fossi ufficialmente legata a<br />
qualcuno, oggi prenderei la corona e<br />
verrei consacrata come futura regina.
Quando qualche settimana prima ho scelto<br />
di restare a vivere sulla terraferma,<br />
sapevo esattamente cosa avrebbe<br />
significato. Sapevo a cosa avrei<br />
rinunciato e che avrei deluso il mio<br />
popolo e i miei antenati. Lo sapevo e non<br />
me ne sono preoccupata. Con tutte le cose<br />
che mi legano alla Terra, sarei diventata<br />
una pessima regina. E una pessima regina<br />
non è in grado di governare il suo popolo.<br />
Ma nonostante tutto e sebbene io abbia<br />
riflettuto a lungo provando a vedere le<br />
cose dal punto di vista più razionale<br />
possibile, non mi aspettavo che sarebbe<br />
stato tanto duro e doloroso quando il<br />
momento del dunque sarebbe arrivato.<br />
Oltre gli abiti preziosi e le giacche<br />
eleganti, ci sono i miei sudditi. Quelle<br />
persone – insieme con tutte le altre<br />
migliaia che stanno fuori del palazzo –<br />
resteranno senza erede al trono. È giusto<br />
che per realizzare i miei desideri
personali siano loro a dover pagare?<br />
«Buonasera, Principessa Lily.»<br />
Mi giro e vedo tre sirenette della mia<br />
stessa età che s’inchinano davanti a me.<br />
Sembrano tre bambole perfettamente<br />
assortite. Una ha la pelle chiara, i capelli<br />
rossi e la pinna caudale verde menta.<br />
Un’altra ha un’abbronzatura fintissima, i<br />
capelli biondo platino e la pinna arancio<br />
dorato. L’ultima ha la pelle scura, lunghi<br />
capelli ricci e neri e la pinna color<br />
mogano brillante.<br />
Le tre vipere. Anche se non le vedo da<br />
anni, le riconosco immediatamente.<br />
Come ho già detto, non sono mai<br />
piaciuta loro.<br />
«Ciao, Astria», dico alla capetta; poi<br />
saluto anche le altre due: «Piper, Venus».<br />
«Siamo onorate di poter partecipare ai<br />
festeggiamenti per il suo compleanno,<br />
Principessa», mi fa Astria, con finto<br />
rispetto.
Potrei dirle di chiamarmi Lily, ma visto<br />
che sono abbastanza certa che sia proprio<br />
quello che vuole, allora non lo faccio. Ho<br />
una brutta sensazione, oggi finisce male.<br />
Ma è il mio ultimo compleanno da<br />
principessa, e non lascerò che quelle tre<br />
viperacce mi rovinino la festa.<br />
«Ne sono felice», le rispondo tutta<br />
pomposa, accennando un inchino col<br />
capo. «Ora, se volete scusarmi...»<br />
«È un vero peccato», m’interrompe<br />
Astria.<br />
Stavo per andarmene, ma mi blocco<br />
subito.<br />
«Davvero. È proprio un peccato»,<br />
concorda Venus.<br />
«Proprio un peccato», ripete Piper come<br />
un pappagallo.<br />
«Se soltanto...» comincia a dire Astria,<br />
poi lascia la frase sospesa: un amo cui<br />
vuole farmi abboccare. Ma non devo<br />
farlo. So bene che non devo farlo. Astria,
Piper e Venus mi creano problemi fin da<br />
quand’eravamo piccole. È per colpa loro<br />
che papà una volta mi ha fatto scrostare le<br />
alghe dal tetto; avevo nove anni e quello<br />
che era successo non era neanche colpa<br />
mia.<br />
Ma, nonostante tutto, alla fine non mi<br />
trattengo. «’Se soltanto’ cosa?»<br />
Astria mi guarda con occhi fintamente<br />
compassionevoli. «Se soltanto avesse<br />
trovato un ragazzo disposto a legarsi a<br />
lei.»<br />
«Che peccato», mi commisera Venus.<br />
Sono senza parole. Quelle tre non hanno<br />
idea di cosa stanno rischiando. Sono sul<br />
punto di dar loro una bella lezione, ma<br />
sento un braccio intorno alla vita.<br />
«Stai raccontando di come hai rifiutato<br />
le mie avances?» mi chiede Tellin<br />
stringendomi al suo fianco. «Sono anni<br />
che le faccio la corte, ma lei non molla.»<br />
Mi sorride. «Preferisce gli umani.»
Le tre vipere restano a bocca aperta,<br />
all’unisono. Tellin indossa l’alta uniforme<br />
di Acropora, per cui sanno benissimo chi<br />
è. E cos’è.<br />
Beccatevi questa, viperacce.<br />
Continuo a rimanere con la bocca<br />
aperta, quando Tellin dice: «Mi concedi<br />
questo ballo?»<br />
Poi mi tira via e io mi giro a guardarle.<br />
Vederle con quelle facce attonite è la cosa<br />
più bella della serata.<br />
Anche se sono ancora in collera con lui<br />
per aver rivelato tutto a Quince e per la<br />
sua cospirazione con Doe, il fatto che mi<br />
abbia salvato da quelle tre streghe mi fa<br />
passare un po’ l’arrabbiatura.<br />
Mentre mi porta davanti all’orchestra,<br />
gli dico: «Grazie. In confronto a quelle<br />
tre, Dosinia è un angioletto».<br />
«Di niente.» Mi stringe a sé per ballare.<br />
Adesso che le tre vipere sono lontane,<br />
torno a pensare al motivo per cui ce l’ho
con lui. Anche se ha agito pensando al<br />
bene dei nostri regni, ha comunque molte<br />
spiegazioni da darmi. «Doe mi ha<br />
raccontato del vostro piano.»<br />
Lui continua a ballare come se niente<br />
fosse. «Ah, sì?»<br />
Non so bene che parole usare per<br />
spiegargli come la penso su tutta quella<br />
faccenda, e allora dico: «Sono lusingata<br />
che abbiate tutta questa fiducia nelle mie<br />
capacità di governare, ma mi è sembrata<br />
un’idea assurda quella che vi è venuta,<br />
non trovi?»<br />
«Forse», risponde lui con un sorriso<br />
garbato. Poi cambia argomento. «Devo<br />
confessare che il motivo per cui ti ho<br />
salvato da quelle tre non è del tutto<br />
disinteressato.»<br />
«Che vuoi dire?» Purtroppo sono<br />
abbastanza certa di sapere cosa intende.<br />
Dopo avermi fatto fare una piroetta,<br />
risponde: «Voglio dire che così ho
un’ultima occasione per perorare la mia<br />
causa».<br />
Quanto vorrei che non lo facesse. Non<br />
adesso che sono già piena di dubbi, di<br />
sensi di colpa e stressata per la situazione<br />
con Quince e per la preoccupazione di<br />
non riuscire a essere ammessa<br />
all’università. Sarebbe troppo facile per<br />
lui farmi cedere adesso.<br />
«Tu sei ciò di cui Thalassinia ha<br />
bisogno. Guarda la gente che abbiamo<br />
intorno. Tutti viziati, privilegiati e senza<br />
nessuna idea di dove andare. Non hanno<br />
la minima idea di cosa significhi<br />
affrontare prove e avversità. Hanno<br />
bisogno che ci sia tu a guidarli verso il<br />
futuro.»<br />
Mentre facciamo un giro lento, io<br />
rispondo: «Non me».<br />
Penso a tutte le volte che sono stata con<br />
papà nella sala del trono mentre lui<br />
presiedeva alle udienze con l’autorità e la
magnanimità – wow, un’altra parola<br />
imparata per i test che riesco a usare! –<br />
che lo rendono il grande sovrano che è.<br />
Non potrei mai essere alla sua altezza.<br />
«Non sono fatta per diventare regina.»<br />
«Pensi che io sia fatto per diventare<br />
re?» mi risponde con un tono brusco che<br />
non mi aspettavo. «Non ero preparato a<br />
guidare il mio regno, ma quando papà si è<br />
ammalato non mi sono tirato indietro<br />
davanti alle responsabilità.»<br />
La sua è un’accusa sottile nei miei<br />
confronti, e la cosa non mi sfugge. Sono io<br />
quella che si sta tirando indietro davanti<br />
alle responsabilità.<br />
Mi costringo a ignorare la frecciatina.<br />
Tellin in questo momento ha proprio<br />
tutto l’aspetto del re. Non c’è più niente in<br />
lui del ragazzino con cui facevo il gioco<br />
dei «e se?».<br />
«Come hai fatto?» gli chiedo calma.<br />
«Come? Semplicemente non mi sono
fermato a chiedere come avrei fatto. L’ho<br />
fatto e basta. Perché dovevo farlo.»<br />
Chiudo gli occhi. «Io... io non ho la<br />
forza per essere una regina. Non sono...<br />
non sarò mai all’altezza.»<br />
Tellin mi stringe a sé. «Lily, non<br />
esistono sovrani perfetti. Ogni re e ogni<br />
regina ha le sue debolezze. Il trucco è<br />
saperle riconoscere e compensarle coi<br />
punti di forza.»<br />
«Quali punti di forza? Cos’ho da offrire<br />
al mio regno?»<br />
«La tua sensibilità, la tua bontà, il cuore<br />
e la lealtà che hai. La tua esperienza<br />
unica», risponde subito lui senza neanche<br />
pensarci.<br />
La mia esperienza. Sulla Terra, intende.<br />
Sta giocando coi miei dubbi, si sta<br />
approfittando dei miei sensi di colpa.<br />
Potrei mai essere una regina? Be’, che<br />
potrei esserlo lo so, ma potrei mai essere<br />
una brava regina? Possiedo ciò di cui il
mio regno ha bisogno? Papà non ha mai<br />
voluto che rivelassimo la nostra esistenza<br />
agli umani, perché sa che non sono la<br />
razza più tollerante e benevola nei<br />
confronti di ciò che è diverso o altro. Ma<br />
se si sbagliasse? Devo abbracciare la<br />
responsabilità del mio titolo e lavorare<br />
affinché un giorno le creature del mare<br />
scelgano di uscire allo scoperto?<br />
I pensieri che mi affollano la testa<br />
straripano. Troppe cose.<br />
Mi allontano. «Scusa. Devo... non<br />
posso, mi dispiace.»<br />
Lo lascio lì da solo, in mezzo a coppie<br />
che danzano e volteggiano. Fuggo da lì,<br />
esco dall’uscita secondaria e salgo al<br />
piano di rappresentanza, dove c’è un<br />
posto in cui mi sono sempre sentita al<br />
sicuro: l’ufficio di papà.
Non è strano che quell’ala del palazzo sia<br />
completamente deserta, visto che stanno<br />
tutti – compreso il personale – di sotto<br />
alla festa. L’ufficio di papà è vuoto e al<br />
buio. Non appena entro, il sistema<br />
d’illuminazione bioluminescente riempie<br />
la stanza di un chiarore azzurrino.<br />
Senza volerlo, mi ritrovo nella parte<br />
destra dell’ufficio, accanto alla parete dei<br />
mosaici che ritraggono i miei antenati.<br />
Tutti coloro che prima di me hanno<br />
governato Thalassinia con vari gradi di<br />
bravura. Non tutti sono stati sovrani<br />
perfetti, lo so, ma di sicuro migliori di<br />
me.<br />
Il primo ritratto è quello di papà, il re in<br />
carica. Il mosaico lo ritrae seduto alla sua<br />
scrivania, col tridente nella mano destra e<br />
un mazzetto di alghe nella sinistra, a<br />
rappresentare la forza e l’integrità. È<br />
giovanissimo. È salito al trono che non<br />
aveva molti più anni di Tellin, credo. E
forse anche lui all’epoca era incerto ma<br />
allo stesso tempo determinato a fare del<br />
suo meglio.<br />
Accanto al suo ritratto c’è quello di mio<br />
nonno. È morto molto prima che io<br />
nascessi, quindi non ho ricordi di lui e<br />
conosco il suo volto solo tramite quel<br />
mosaico. È affacciato al balcone della<br />
sala reale, molto probabilmente davanti ai<br />
suoi sudditi raccolti di sotto. Lo<br />
chiamavano Pecten il Generoso, perché<br />
era abbastanza magnanimo nell’elargire<br />
denaro. E questo è anche il motivo per cui<br />
papà ha dovuto passare la prima parte del<br />
suo regno a risanare le finanze di<br />
Thalassinia.<br />
Prima di nonno, ci furono Teredo il<br />
Giusto, la regina Alaria, Mariano il Cauto<br />
e Mitilo il Magnifico. Quest’ultimo venne<br />
mangiato da un calamaro gigante perché le<br />
sue guardie non riuscirono ad arrivare in<br />
tempo da lui. È lo stesso che ha fatto
costruire una lunghissima «strada reale»,<br />
oggi nota come Muro di Bimini. Detto tra<br />
noi, non era dotato di molto buon senso.<br />
Probabilmente credevano fosse magnifico<br />
per altre ragioni. Altri ritratti<br />
abbelliscono la parete, antenati di cui<br />
ricordo a malapena i nomi, ma il cui<br />
sangue – e dovere – scorre nelle mie<br />
vene.<br />
Un’eredità importante.<br />
Sono pazza a rinunciarvi?<br />
«Il prossimo dovrebbe essere il tuo<br />
ritratto.»<br />
Sospiro, con tutto il corpo. «Non ti ho<br />
chiesto di seguirmi, Tellin.»<br />
«Lo so.» Si avvicina.<br />
Guardo l’ultimo ritratto, che poi è il<br />
primo di tutti. È quello del mio bis, bis, e<br />
chissà quante altre volte bis, bisnonno<br />
Chirone, il primo re di Thalassinia. È a<br />
lui che Cafira, la nostra mitologica<br />
antenata, ha dato il dono
dell’acquarespiro. Non è molto diverso<br />
da papà, i loro visi si assomigliano, e<br />
come lui ha i capelli bianchi e la barba.<br />
Hanno gli stessi occhi azzurri.<br />
«Lily, non puoi rinunciare a tutto questo.<br />
Non ne va solo del tuo futuro.»<br />
«Thalassinia troverà un altro erede al<br />
trono», gli rispondo, girandomi a<br />
guardarlo.<br />
«Ma quando? E chi sarà? Tu ci sei nata.<br />
Tu sei stata cresciuta per questo.» Allunga<br />
le braccia e appoggia le mani alla parete,<br />
mettendomi con le spalle al muro.<br />
«Tellin, io...» Poi però mi fermo.<br />
Nell’intimità dell’ufficio di mio padre,<br />
con le luci soffuse e lui che mi blocca<br />
davanti a sé, mi sento quasi... a mio agio.<br />
Siamo vicinissimi, e lui ci crede così<br />
tanto a questa cosa di scegliere per il bene<br />
comune. Il dovere, la responsabilità. Il<br />
mio destino. Basterebbe solo un bacio.<br />
Sarebbe tanto facile avvicinarmi un po’
di più, premere le labbra sulle sue e far<br />
dissolvere così e per sempre tutti i miei<br />
dubbi e i sensi di colpa. Sarebbe così<br />
facile...<br />
Ma poi vedo il volto di Quince.<br />
Non posso.<br />
Il fatto che sia la cosa più facile da fare<br />
non la rende necessariamente la più<br />
giusta. Molto spesso le scelte giuste sono<br />
le più difficili. Ho preso la mia decisione.<br />
Amo Quince e voglio che il mio futuro sia<br />
sulla terraferma. Non ho intenzione di<br />
buttar via tutto ciò per evitarmi le<br />
frecciatine di Astria o per liberarmi dal<br />
senso di colpa che ho e che papà mi<br />
assicura non dovrei provare.<br />
Spingo via Tellin. «Non posso. Devo<br />
essere io a scegliere, perché la vita è<br />
mia.»<br />
«Maledizione!» sbraita Tellin, battendo<br />
una mano sul muro così forte da far<br />
vibrare la parete (e visto che siamo
sott’acqua, non è proprio una cosa da<br />
poco). «Lily, non puoi fare questo.<br />
Rovinerai tutto.»<br />
Non ho mai visto tanta rabbia in quegli<br />
occhi chiari. «Cosa? Rovinerei cosa?»<br />
La sua voce è diventata un ringhio. «Che<br />
ne vuoi sapere, tu. Il mio regno... Stiamo<br />
morendo, Lily. Con l’aumento della<br />
temperatura dell’oceano, il nostro corallo<br />
non sopravviverà. E questo significa che<br />
si spezzerà il ciclo vitale nelle nostre<br />
acque.»<br />
Resto senza fiato. So bene che<br />
l’aumento delle temperature degli oceani<br />
è un problema globale e che i nostri<br />
sovrani cercano da anni un modo per<br />
contrastarne gli effetti. Ma non sapevo che<br />
alcuni regni avessero già subito danni così<br />
gravi.<br />
Thalassina è fortunata perché si trova<br />
più a nord. Ci siamo accorti di nuove<br />
specie arrivate nelle nostre acque, ma
l’abbiamo interpretato come un’occasione<br />
interessante per uno studio di botanica.<br />
Più a sud, nelle acque già calde dei<br />
Caraibi, in un ecosistema interamente<br />
dipendente dalla barriera corallina, non<br />
so immaginare quali danni possa aver<br />
subito Acropora.<br />
«Mi dispiace tanto.» So che non basta.<br />
«Mi dispiace», scuote la testa Tellin.<br />
«Lily, mio padre non è solo malato, sta<br />
morendo. La mia gente ha fame, e io non<br />
sono andato a vivere sulla terraferma per<br />
capriccio, ma perché sono stato costretto.<br />
Molti miei sudditi hanno dovuto<br />
abbandonare le acque come me o<br />
trasferirsi in altri regni.»<br />
«È terribile», gli dico prendendogli il<br />
viso tra le mani. «Ma lo stesso non<br />
capisco come legarti a me...»<br />
«Non lo capisci? L’unione dei nostri<br />
regni è l’unica speranza che abbiamo. La<br />
salvezza del mio popolo è legata alla
forza e alla prosperità di Thalassinia.»<br />
Scuoto il capo. «Ma... il nostro legame<br />
non porterebbe all’unione dei nostri regni.<br />
L’hai detto tu che si tratterebbe di un<br />
legame solo di nome, che servirebbe solo<br />
a non farmi perdere il diritto al trono.»<br />
«O sei molto ingenua, o fingi di non<br />
capire perché sei un’egoista.»<br />
Non so cosa rispondergli, perché a<br />
questo punto non lo so più se è vero che<br />
mi sto comportando da egoista.<br />
«Ma tu hai dei dubbi. Lo vedo.» A quel<br />
punto si abbassa e poggia il capo sul mio<br />
ventre. «Ti prego in ginocchio, fallo per il<br />
bene dei tuoi simili che vivono al Sud.»<br />
Non ce la faccio a reggere tutto ciò. Il<br />
fatto che mi abbia mentito sui motivi per i<br />
quali avremmo dovuto legarci l’uno<br />
all’altra. La carestia e il disastro<br />
ecologico che hanno colpito il suo regno.<br />
Troppe emozioni. Difficili da mandar giù.<br />
Io adesso so soltanto che non sono io la
soluzione. Non posso essere io, giusto?<br />
Thalassinia è ricca e prospera, e siamo<br />
molto generosi con chi è meno fortunato di<br />
noi, ma non abbiamo la possibilità di<br />
prenderci carico di un altro regno.<br />
Soprattutto se quel regno è grande e<br />
complesso come Acropora.<br />
Le speranze di Tellin di riuscire a unire<br />
i nostri due regni sono poco realistiche.<br />
«Tellin, mi dispiace molto per quello<br />
che sta soffrendo il tuo regno.» Mi sento<br />
impotente e, non potendo far altro, lo<br />
abbraccio. «Legarti a me, però, non...»<br />
«Invece sì!» ringhia prima di rialzarsi e<br />
tornare a guardarmi in faccia. «È l’unica<br />
speranza che abbiamo.»<br />
Questo suo scatto d’ira mi prende alla<br />
sprovvista. Reagisco solo quando le sue<br />
labbra stanno per toccare le mie. Mi<br />
scosto, lo spingo via e scappo al centro<br />
della stanza.<br />
Lui resta dov’è. Si limita a poggiare la
fronte alla parete. Le sue spalle tremano.<br />
Credo stia piangendo. Singhiozzando.<br />
«Tellin...» Mi fa compassione e torno<br />
da lui. Dovrei essere arrabbiata, ma so<br />
bene che la disperazione ci spinge a fare<br />
cose che non vorremmo.<br />
«Lascia stare. È imperdonabile quello<br />
che ho fatto», mi dice spostando la mano<br />
che gli avevo poggiato sulla spalla. «Mi<br />
dispiace, Lily. Mi dispiace tanto.»<br />
Faccio un respiro profondo. Quello che<br />
ho davanti adesso è il mio vecchio amico,<br />
non più il re disperato che era fino a<br />
qualche istante fa.<br />
«Ma è comprensibile. Sei preoccupato<br />
per il tuo regno.»<br />
Mi guarda coi suoi splendenti occhi<br />
azzurri pieni di sconforto e smarrimento.<br />
«Temo che, se le cose non cambieranno,<br />
non ci sarà proprio più nessun regno.»<br />
Troppe pressioni per uno così giovane.<br />
Non mi stupisce che abbia agito in
maniera tanto sconsiderata. Con un padre<br />
in punto di morte e un regno che rischia<br />
anch’esso di morire, non deve essere<br />
facile per lui restare freddo.<br />
Non dovrebbe avere tutto sulle sue<br />
spalle.<br />
«Hai parlato con mio padre? O coi re e<br />
le regine degli altri regni?»<br />
I regni del mare sono tutti Stati sovrani a<br />
sé stanti, ma siamo comunque legati dal<br />
segreto col quale nascondiamo la nostra<br />
esistenza agli umani e da radici comuni.<br />
Per cui cerchiamo di proteggerci e<br />
aiutarci l’un l’altro il più possibile.<br />
«Mio padre non me lo permetterebbe. È<br />
troppo orgoglioso per chiedere aiuto ad<br />
altri.»<br />
So bene che l’orgoglio è un sentimento<br />
difficile da superare, ma è anche un lusso<br />
che non ci si può permettere a volte.<br />
Soprattutto quando ne va della<br />
sopravvivenza del proprio regno.
«Non è tuo padre che comanda,<br />
adesso.» Gli prendo la mano, per<br />
dimostrargli il mio appoggio. «Non<br />
pensare al suo orgoglio.»<br />
Tellin fa una risata amara. «Sai che è<br />
proprio per il suo orgoglio che non parla<br />
più con tuo padre? Perché re Palombo si<br />
rifiutò di firmare l’accordo per combinare<br />
la nostra unione e lui non sopporta che gli<br />
si dica di no.»<br />
Be’, almeno adesso la cosa ha più<br />
senso. Era davvero strano pensare a mio<br />
padre che cerca di combinarmi un<br />
matrimonio, visto che mi ha sempre detto<br />
di seguire il mio cuore.<br />
Metto da parte l’irritazione che provo<br />
pensando al padre di Tellin. «Devi<br />
convocare un consiglio di tutti i re e le<br />
regine del mare e spiegar loro la tua<br />
situazione. Sono sicura che in tanti<br />
saranno disposti ad aiutarti.»<br />
«Sei molto generosa. Fletcher è davvero
fortunato.» Mi stringe la mano.<br />
«Lo dico anch’io», conferma un’altra<br />
voce maschile.<br />
Mi giro così veloce che mi porto dietro<br />
anche Tellin.<br />
«Quince!» Un secondo dopo, sono già<br />
con le braccia al collo a riempirlo di<br />
baci.<br />
«Che peccato. Speravo di riuscire a<br />
rovinarti il compleanno come hai fatto tu<br />
col mio. E invece alla fine ti ho portato<br />
pure l’ospite d’onore», sospira Doe.<br />
Faccio finta di non sentirla e stringo<br />
forte Quince. «Sei qui! Ma che ci fai<br />
qui?» Poi finalmente mi rendo conto che<br />
effettivamente che sia proprio qui è un po’<br />
strano, e allora aggiungo: «Come hai fatto<br />
a venire qui?»<br />
Quince mi sorride, scosta le braccia con<br />
cui lo stringo e si gira; non proprio in<br />
scioltezza, visto che resta pur sempre un<br />
umano e neanche sa nuotare tanto bene. Mi
mostra il tatuaggio che ha sul collo: un<br />
cerchio di onde, la parte più esterna del<br />
simbolo marino.<br />
Sono fuori di me dalla gioia e mi viene<br />
da piangere per l’emozione.<br />
«È stato papà a trovarti?» riesco a dire<br />
alla fine.<br />
A quel punto sbuca anche papà vicino a<br />
Doe. «Veramente è stata tua cugina a<br />
trovarlo. Io mi sono solo limitato a<br />
eseguire il rito quando me l’ha portato.»<br />
Con le lacrime agli occhi guardo tutte le<br />
persone presenti. Quella testa di calamaro<br />
di mia cugina, che alla fine non è poi tanto<br />
male. Il mio caro paparino, che ha trovato<br />
il modo di rendere ancora più uniti me e<br />
Quince. Il mio Quince adorato, che è<br />
disposto ad accettare tutte le assurdità che<br />
comporta stare con me.<br />
«Io e te dobbiamo parlare di una cosa»,<br />
gli dico cercando di sembrare arrabbiata,<br />
anche se poi, con le lacrime agli occhi e il
sorriso sulle labbra, non sono tanto<br />
credibile.<br />
Lui sorride. «Lo so, mi sono proprio<br />
comportato da idiota.»<br />
Peccato, adesso non posso più andarci<br />
giù tanto pesante. «Va bene. L’importante<br />
è che lo riconosci.»<br />
Quince mi fa l’occhiolino. «Certo.»<br />
«Figlia mia, è quasi mezzanotte»,<br />
interviene papà mentre va a sedersi alla<br />
sua scrivania.<br />
Oh, no.<br />
Il cuore comincia a battere forte. Sono<br />
settimane che aspetto questo momento, a<br />
volte con ansia, a volte un po’ meno.<br />
Sapevo che sarebbe arrivato, ma adesso<br />
che ci siamo, ho un po’ (anzi un bel po’)<br />
paura.<br />
Vado verso la scrivania, ben<br />
consapevole di avere gli occhi di tutti<br />
addosso. Papà mi passa una penna. Non<br />
pensavo sarebbe successo così in fretta.
«Una firma qui.» Papà m’indica la riga<br />
su cui devo firmare, rinunciando così al<br />
mio diritto al trono. Per sempre.<br />
È quello che voglio, mi ripeto. Voglio<br />
vivere sulla terraferma insieme con<br />
Quince e zia Rachel, dove posso mettere<br />
il lucidalabbra e mangiare sushi<br />
mediocre.<br />
Dopo aver messo un po’ d’inchiostro di<br />
calamaro sulla punta del calamo che<br />
stringo tra le dita, avvicino la mano al<br />
foglio. Alla riga su cui devo apporre la<br />
firma.<br />
Rimango ferma, con la mano sospesa sul<br />
foglio.<br />
Resto immobile, un po’ come quando<br />
Peri vede una medusa. Non riesco a<br />
muovere un muscolo. Ho la mente in<br />
subbuglio. È la decisione giusta? Facile o<br />
difficile che sia, è davvero la decisione<br />
migliore per il mio futuro, per il futuro di<br />
Thalassinia, di Acropora e degli altri
egni?<br />
Non mi sono mai sentita così paralizzata<br />
dai dubbi.<br />
Allora con lo sguardo cerco Quince, la<br />
mia roccia. Sta tra Doe e Tellin, sembra<br />
calmo, non tradisce emozioni. Poi però i<br />
miei occhi si spostano prima su Tellin e<br />
dopo di nuovo su di lui, nel suo sguardo<br />
cambia qualcosa. Come se si stesse<br />
tenendo forte.<br />
Un secondo dopo, un secondo in cui ci<br />
siamo solo io e lui, Quince annuisce.<br />
È la sua risposta alla mia domanda, una<br />
domanda che non c’è stato bisogno di<br />
pronunciare. Il nostro legame è più forte<br />
di qualsiasi magia. E sarà sempre così.<br />
Senza darmi il tempo di riflettere, lascio<br />
cadere la penna, mi lancio dall’altra parte<br />
della stanza e prendo Tellin per le spalle.<br />
Ho solo un istante per vedere lo shock che<br />
c’è nei suoi occhi un attimo prima che le<br />
mie labbra tocchino le sue.
16<br />
Porcatrota, che ho fatto? Per un secondo –<br />
ok, forse un po’ più di un secondo – vado<br />
nel panico: quasi non credo a quello che<br />
mi ha detto di fare il cuore.<br />
Ma mi serve solo un attimo per<br />
riprendermi. Qui non c’entra solo<br />
l’amore, l’università o il fatto di vivere<br />
sulla Terra o diventare una regina. C’è<br />
una zona grigia grossa come il Pacifico in<br />
cui potrei scegliere entrambe le cose.<br />
E l’ho appena fatto.<br />
Porcatrota!<br />
Lo shock è tale che un’enorme quantità<br />
di adrenalina comincia a scorrermi nelle<br />
vene. Mentre cerco di respirare con calma
per far rallentare un po’ il cuore, mi<br />
guardo intorno. Guardo tutti i presenti.<br />
Tellin non smette di sbattere le<br />
palpebre.<br />
Papà mi urla: «Che hai fatto?»<br />
Doe alza le spalle e guarda annoiata il<br />
soffitto.<br />
Quince mi guarda serio, in silenzio, con<br />
un mezzo sorriso sulle labbra. Non è<br />
molto contento del bacio, certo, ma<br />
appoggia la mia decisione. Lo so. Ed è un<br />
enorme sollievo per me.<br />
Visto che solo papà sembra non essere<br />
d’accordo con la mia scelta, gli rispondo:<br />
«È la cosa giusta da fare. Per più di una<br />
ragione». E guardo Tellin.<br />
Papà ci mette un paio di minuti per<br />
riprendersi dallo shock. «Sei sicura che è<br />
questo che vuoi? Facciamo ancora in<br />
tempo ad annullare il legame, se tu...»<br />
«No.» Anche se la mia è stata una<br />
decisione presa su due piedi, non me ne
pento. Anzi mi sento sollevata. In un<br />
istante sono spariti tutti i dubbi che mi<br />
hanno asfissiata nelle ultime settimane.<br />
Perciò so di aver fatto la cosa giusta.<br />
«Sono la principessa di Thalassinia, e non<br />
posso tirarmi indietro davanti a questa<br />
responsabilità per motivi puramente<br />
egoistici.»<br />
Papà guarda Quince. «E tu non hai<br />
obiezioni a riguardo?»<br />
Quince mi viene accanto e mi prende la<br />
mano. «Maestà, sono ancora estraneo a<br />
questo mondo, ma conosco sua figlia.<br />
Sono sicuro che sarà la migliore regina<br />
che possiate avere. La amo e appoggerò<br />
sempre ogni sua decisione.»<br />
Papà indica Tellin con un gesto del<br />
capo. «E il legame?»<br />
Quince mi stringe la mano. «Il nostro<br />
amore è più forte di qualsiasi legame<br />
magico.» Mi trasmette la stessa certezza<br />
che provo io. «Se è necessario per non far
perdere a Lily il diritto al trono, allora noi<br />
lo accetteremo.»<br />
Anch’io gli stringo la mano. Sapete qual<br />
è stata la cosa più bella del suo discorso?<br />
Il fatto che abbia detto noi. Perché questa<br />
situazione la affronteremo insieme. Per<br />
sempre, come dice la dedica sul suo<br />
regalo di compleanno. Non esiste un<br />
fidanzato migliore di lui.<br />
Anche se adesso mi dovrò preparare a<br />
sentirgli dire un bel «te l’avevo detto che<br />
non dovevi rinunciare al trono». Ma non<br />
c’è problema.<br />
«Perdonatemi tutti, ma adesso avrei<br />
bisogno di restare un minuto da sola con<br />
Tellin.»<br />
Papà scuote la testa, come se<br />
continuasse a pensare che sono un po’<br />
matta. Probabilmente ha ragione, ma<br />
questo non significa che ho preso la<br />
decisione sbagliata. Col tempo si<br />
accorgerà che è l’unica scelta possibile.
«Io scendo di sotto, prima che finiscano<br />
tutte le fragole caramellate», annuncia<br />
Doe, sempre con la faccia di quella<br />
annoiata.<br />
«Dosinia», la chiamo. Quando lei si<br />
gira, le dico: «Grazie. Per aver trovato<br />
Quince. E per altre cose».<br />
Certo, non posso ringraziarla per il<br />
terremoto e per il piano organizzato con<br />
Tellin, ma sappiamo entrambe che il suo<br />
intervento ha fatto sì che io prendessi<br />
questa decisione.<br />
Lei alza le spalle. «Vabbè.» La vedo<br />
sorridere, però, un secondo prima che<br />
sparisca in corridoio.<br />
«Ci vediamo di sotto?» mi chiede<br />
Quince.<br />
Gli do un bel bacio, tante volte qualcuno<br />
avesse ancora dei dubbi sulla mia<br />
decisione. «Aspettami qui fuori.»<br />
Quince fa un cenno di saluto a Tellin<br />
prima di uscire dalla stanza con Doe e
mio padre.<br />
«Lily, io...» comincia a dire Tellin.<br />
«Non farlo. Non devi ringraziarmi, non<br />
devi scusarti, non devi dire niente. Non<br />
l’ho fatto per te. L’ho fatto perché era la<br />
cosa giusta. Perché gli oceani stanno<br />
cambiando e io voglio accompagnare il<br />
mio regno, il tuo e tutti gli altri in questo<br />
cambiamento.»<br />
Credevo mi sarebbe bastato lottare per<br />
la salvaguardia degli oceani dalla<br />
terraferma, ma le cose stanno molto<br />
peggio di quanto immaginassi. Dobbiamo<br />
essere più decisi, più solerti. Se posso<br />
dare una mano dalla terraferma e anche<br />
dalla sala del trono, allora le mie<br />
possibilità di riuscire ad aiutare<br />
raddoppiano.<br />
Tellin sorride come quando da<br />
ragazzino mi sfidava a mangiare le<br />
lumache. «Sei esattamente la regina che<br />
credevo.»
«Ora non pensare di potermi blandire.<br />
Quello che c’è tra noi è solo un accordo<br />
politico. Il mio cuore appartiene a<br />
Quince.»<br />
«Capisco.»<br />
«E cercheremo negli archivi se esiste un<br />
modo per eliminare la componente<br />
sentimentale da questo legame.» Non che<br />
mi preoccupi troppo la cosa, perché credo<br />
fermamente in quello che ha detto Quince:<br />
il nostro amore è più forte di qualsiasi<br />
magia. Però non si sa mai... E poi se papà<br />
è riuscito a trovare il modo di far tornare<br />
Quince quaggiù con noi, chissà quanti altri<br />
rituali ci saranno tra quei documenti.<br />
«Parleremo con Calliope, la nostra<br />
consulente di coppia, per vedere se ha<br />
consigli in merito.»<br />
«D’accordo.» Ha di nuovo quel suo<br />
sorriso furbetto. «Così potrà stare più<br />
tranquilla anche la mia Lucina.»<br />
«La tua Lucina?» Gli do una pacca sulla
spalla. Sta scherzando? «Cioè? Tu avresti<br />
una fidanzata?»<br />
Se non altro ha la decenza di arrossire:<br />
ha il viso di un bel rosa acceso, adesso.<br />
«Sì.»<br />
«E lei sapeva tutto del tuo piano?»<br />
«È una sirena di un certo livello.<br />
Conosce la situazione del nostro regno e<br />
comprende la necessità di questo<br />
legame.»<br />
Non riuscirò mai a capire i maschi, ne<br />
sono certa. Perché la verità li spaventa<br />
tanto? Me l’avrebbe potuto dire giorni fa.<br />
Certo, non avrebbe influito sulla mia<br />
decisione, che comunque alla fine è stata a<br />
suo favore. Immagino che neanche<br />
stavolta imparerà la lezione, quindi...<br />
Vado verso la porta e gli dico:<br />
«Andiamo. C’è una festa che ci aspetta».<br />
Mi segue. «E tre vipere di nostra<br />
conoscenza che non vedono l’ora di<br />
sapere la novità.»
Adesso sì che mi sento al settimo cielo.<br />
Non ci avevo pensato. Astria dovrà<br />
rimangiarsi tutto quello che ha detto. Che<br />
soddisfazione sarà vedere l’invidia nei<br />
suoi occhi e in quelli delle sue due<br />
amichette. «Forse davanti a loro potrei<br />
mostrarmi anche un po’ affettuosa con<br />
Tellin.» Raggiungo Quince e lo prendo<br />
sotto braccio. «Giusto un po’.»<br />
«Sì, ma non troppo. Ho una reputazione<br />
da difendere.»<br />
Tellin si mette a ridere e anche lui<br />
prende Quince sotto braccio. Tellin è<br />
ancora il ragazzo di una volta, anche se<br />
ogni tanto lo nasconde dietro il suo senso<br />
del dovere e della responsabilità. E,<br />
mentre raggiungiamo la sala da ballo,<br />
penso che ci sono cose molto peggiori che<br />
governare con questi due al mio fianco.
Mangrovio, col sorriso più grande che gli<br />
abbia mai visto, annuncia: «Signore e<br />
signori, la Principessa ed erede al trono<br />
Lily di Thalassinia, il Principe ed erede al<br />
trono Tellin di Acropora e il signor<br />
Quince Fletcher».<br />
La folla di invitati rumoreggia: si sparge<br />
la voce che sono ancora la principessa di<br />
Thalassinia. Preferisco così che il<br />
silenzio scioccato di poco prima.<br />
Fianco a fianco, io, Quince e Tellin<br />
entriamo nella sala da ballo. Io sto in<br />
mezzo e tengo Quince per mano, con le<br />
dita incrociate alle sue. Il messaggio<br />
dev’essere chiaro. Io e Tellin siamo<br />
alleati, non fidanzati.<br />
«Sudditi di Thalassinia, brindate a mia<br />
figlia, la futura regina», dice mio padre,<br />
sollevando un calice di gelatina frizzante,<br />
l’equivalente marino dello champagne.<br />
Intanto i camerieri nuotano avanti e<br />
indietro in mezzo alla folla coi vassoi
pieni di bicchieri.<br />
«Lunga vita alla Principessa Lily»,<br />
dicono tutti i presenti alzando i bicchieri.<br />
Fa un po’ paura pensare che un giorno –<br />
si spera il più in là possibile – governerò<br />
tutta la gente presente nella sala e non<br />
solo. Il pensiero mi terrorizza.<br />
Tellin prende un paio di calici da un<br />
cameriere che gli passa davanti e li<br />
consegna a me e Quince. Nello stesso<br />
momento arriva anche Mangrovio con<br />
altri due calici per noi.<br />
«Questi li prendo io.» Doe toglie i<br />
calici di mano a Mangrovio per darne uno<br />
a Tellin.<br />
È chiaro che Mangrovio vorrebbe<br />
strangolarla – benvenuto nel club, amico<br />
–, ma alla fine si gira e se ne va.<br />
«A Lily», dice Quince sollevando il suo<br />
calice.<br />
Doe e Tellin ripetono: «A Lily».<br />
Io li sento appena. In quel momento
iesco a pensare solo all’orgoglio con cui<br />
mi guarda Quince.<br />
Non c’è una sirena più fortunata di me.<br />
Ho un ragazzo che amo – e che adesso ha<br />
di nuovo il dono dell’acquarespiro – e<br />
sono ancora la futura regina di<br />
Thalassinia. Certo, alcuni dettagli non<br />
sono tanto chiari. Dove vivremo? Voglio<br />
andare all’università? E quali sono i piani<br />
di Quince per il futuro? Come farò ad<br />
aiutare Tellin e la gente di Acropora<br />
insieme col mio e con gli altri regni?<br />
È vero, gli interrogativi sono tanti. Ma<br />
la cosa bella è che non c’è più fretta. E<br />
nessun diciottesimo compleanno che<br />
pende sulla mia testa come una spada di<br />
Damocle.<br />
Avremo tempo per trovare le risposte.<br />
Insieme.<br />
Per ora, ci sono tre ragazze che<br />
scommetto non vedono l’ora di conoscere<br />
il mio fidanzato. E visto che io sono
sempre attenta ai desideri dei miei<br />
sudditi, lo prendo per un braccio e lo<br />
porto con me da quelle tre vipere, pronta<br />
a darmi un po’ di arie.<br />
È bello essere una principessa.
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