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Presentazione<br />

Lily ha fatto la sua scelta: per amore di<br />

Quince, è pronta a rinunciare al trono di<br />

Thalassinia. Tuttavia la giovane<br />

principessa non vuole abbandonare per<br />

sempre né il suo popolo né il padre, e<br />

decide quindi d’impegnarsi al massimo<br />

per superare i test d’ingresso<br />

dell’università, diventare una biologa<br />

marina e aiutare, seppur da lontano, il suo<br />

regno. Un obiettivo tutt’altro che semplice<br />

da raggiungere, visto che la scuola sta per<br />

finire e che le materie da studiare sono<br />

moltissime. Forse troppe. E, come se non<br />

bastasse, a turbare le sue giornate ci pensa<br />

l’arrivo di Dosinia, la cugina pestifera,<br />

che stavolta deve proprio aver combinato<br />

qualcosa di molto grave se re Palumbo –


il padre di Lily – l’ha punita con l’esilio<br />

sulla terraferma e con la revoca di tutti i<br />

poteri magici. Dosinia infatti non ci mette<br />

molto a creare guai, prima seminando<br />

zizzania tra la cugina e Quince, poi<br />

seducendo l’ingenuo Brody, il primo<br />

amore di Lily. In una disperata corsa<br />

contro il tempo, la principessa sirena<br />

dovrà così far fronte a un vortice di eventi<br />

catastrofici, che metteranno in pericolo<br />

non solo il suo futuro, ma anche – e<br />

soprattutto – il suo rapporto con l’adorato<br />

Quince...<br />

Tera Lynn Childs è nata a Minneapolis<br />

(Minnesota), ma fin da bambina ha<br />

girovagato coi genitori per gli Stati Uniti,<br />

vivendo in Colorado, Indiana, Ohio,<br />

California e Missouri. Si è laureata in<br />

Drammaturgia e ha completato un<br />

dottorato in Conservazione dei Beni


culturali. Indecisa su quale strada<br />

intraprendere nella vita, e da sempre<br />

appassionata lettrice, ha iniziato a<br />

scrivere per gioco, per poi scoprire di<br />

avere un grande talento, apprezzato da<br />

editori, librai e lettori. Il destino della<br />

sirena è l’atteso seguito del Bacio della<br />

sirena.


TRE60<br />

25


Titolo originale<br />

Fins are Forever<br />

ISBN 978-88-6702-059-1<br />

Traduzione di<br />

Francesca Toticchi<br />

Per essere informato sulle novità<br />

del Gruppo editoriale Mauri Spagnol visita:<br />

www.illibraio.it<br />

www.infinitestorie.it<br />

Progetto grafico: PEPE nymi<br />

In copertina: foto © Brian Stevenson / Gallery Stock


Copyright © 2011 by Tera Lynn Childs<br />

All rights reserved.<br />

Published by arrangement with<br />

HarperCollins Children’s Books,<br />

a division of HarperCollins Publishers<br />

Tre60 è un marchio di<br />

TEA – Tascabili degli Editori Associati S.p.A.<br />

Gruppo editoriale Mauri Spagnol<br />

Copyright © 2012 TEA S.p.A., Milano<br />

www.tre60libri.it<br />

Prima edizione digitale 2013<br />

Quest’opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore.<br />

È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.


Il destino della sirena


A Jenny, che mantiene sempre la calma


1<br />

Al momento sono l’unica erede al trono di<br />

Thalassinia, uno tra i più floridi regni<br />

sottomarini della Terra. Nei sette mari, e<br />

più in generale in tutte le acque del<br />

mondo, di principesse come me non ce ne<br />

sono. Educata ai doveri che derivano da<br />

un simile titolo nobiliare e preparata a<br />

diventare la futura regina del regno, sono<br />

rispettata, venerata e molto, molto amata<br />

da (quasi tutta) la mia gente.<br />

Sirena e principessa in un corpo solo. Il<br />

sogno di ogni ragazza.<br />

Ma non appena compirò diciotto anni, e<br />

cioè tra diciotto giorni – e adesso non<br />

pensate che io stia facendo il conto alla


ovescia –, sarò solo una ragazza. Be’,<br />

pur sempre una ragazza del popolo del<br />

mare, questo è vero, ma comunque una<br />

qualsiasi.<br />

A mezzanotte, dopo il ballo di<br />

compleanno, firmerò la mia rinuncia al<br />

titolo, cancellando per sempre con un<br />

tratto di penna l’esistenza della<br />

principessa Lily. Al suo posto ci sarà la<br />

vecchia, normalissima Lily Sanderson,<br />

che vive sulla terraferma, che sta col<br />

ragazzo che ama e che cerca di capire<br />

qualcosa degli umani. Come se non<br />

bastasse, al momento mi ritrovo a gestire<br />

anche una marea di altre pressioni:<br />

l’università, la carriera, il futuro, test vari,<br />

domande d’ammissione, medie dei voti e<br />

un milione di altre piccole cose che non<br />

erano nemmeno sul mio sonar quando il<br />

piano era quello di tornare a Thalassinia<br />

dopo il diploma, cioè tra un mese.<br />

Certe volte tutto ciò mi stordisce un po’,


e forse è per quello che adesso sto qui a<br />

riempire il quaderno di cuori, bollicine e<br />

scritte tipo L + Q = PER SEMPRE invece di<br />

ricopiare quanto ha scritto il professor<br />

Kingsley alla lavagna.<br />

«Dovrebbe esserci una legge contro le<br />

lezioni di trigonometria a quest’ora», si<br />

lamenta Quince, seduto nel banco accanto<br />

al mio.<br />

Mi fa saltare sulla sedia: metto subito il<br />

libro sopra quelle mie fantasticherie<br />

scarabocchiate e mi volto a guardarlo.<br />

Quince però è concentrato – come dovrei<br />

essere anch’io – sul professore e<br />

sull’equazione che ha scritto alla lavagna.<br />

Tiro un sospiro di sollievo. Non dovrei<br />

vergognarmi dei miei disegnini d’amore,<br />

ormai siamo ufficialmente una coppia e ho<br />

tutto il diritto di farli. Il punto però è che<br />

non voglio che Quince mi veda più cotta<br />

di quanto già non sappia.<br />

Faccio la vaga: giro la pagina del


quaderno e cerco – o meglio fingo – di<br />

essere concentrata sulla matematica. In<br />

realtà è ancora a Quince che penso.<br />

Col capo chino sul libro, sbircio il suo<br />

bellissimo profilo con la coda<br />

dell’occhio. Principalmente perché posso<br />

permettermelo, ma poi anche perché è<br />

proprio un bel vedere. Non ha un solo<br />

difetto: mascella squadrata – la mia<br />

passione –, capelli castano scuro e occhi<br />

color del mar dei Caraibi, che mi<br />

ricordano casa mia.<br />

Prima di quel bacio dato per sbaglio e<br />

del legame che alla fine ci ha fatto<br />

innamorare, il suo posto era nella fila<br />

davanti e dava le spalle al banco di<br />

Brody, il ragazzo di cui fino a poco tempo<br />

fa ero cotta. Dopo che sono tornata a<br />

Seaview e ci siamo messi insieme,<br />

Quince ha chiesto a Brody di scambiarsi<br />

di banco per poter star seduto accanto a<br />

me. Non pensavo che Brody gliel’avrebbe


data vinta tanto facilmente, ma alla fine<br />

sono contenta così. L’ora di trigonometria<br />

è l’unica lezione che io e Quince abbiamo<br />

in comune e sono felice di poter star<br />

seduta vicino a lui.<br />

«Sono d’accordo. Dovremmo fare una<br />

petizione contro l’ora di trigonometria»,<br />

dice Brody dalla fila davanti.<br />

Quince si mette a ridere. Da quando ho<br />

superato la stupida cotta che avevo per<br />

Brody e mi sono messa con lui, lo tratta<br />

molto meglio.<br />

Quince distoglie lo sguardo dalla<br />

lavagna, si gira verso di me e mi becca<br />

che lo fisso... o meglio, che lo guardo in<br />

adorazione. Anche se in qualità di<br />

fidanzata posso fissarlo – cioè guardarlo<br />

in adorazione – quanto mi pare e piace,<br />

non riesco a fare a meno di diventare di<br />

un bel rosso anemone.<br />

«Mi stai guardando, principessa.» Le<br />

sue labbra morbide si piegano in un


sorriso soddisfatto. «Poi chissà cosa<br />

pensa la gente.»<br />

«Che mi piaci, forse?» Sto al gioco<br />

anch’io.<br />

Lui scuote la testa e mi si avvicina.<br />

«No, che cerchi di guardarmi attraverso<br />

per riuscire a dare una sbirciatina a<br />

Benson.»<br />

Con un gesto del capo m’indica Brody.<br />

Sa perfettamente quanto m’irrita quando<br />

sbaglia apposta il suo nome. Ma sto<br />

imparando a rilanciare, invece di<br />

abboccare.<br />

Mi volto, guardo la lavagna e faccio<br />

l’innocente. «E come fai a sapere che non<br />

è così?»<br />

Quince si avvicina ancora di più.<br />

«Perché è per me che sei tornata.»<br />

«Guarda che...»<br />

Per fortuna la campanella mi risparmia.<br />

Sto diventando brava a tirargli le<br />

frecciatine, ma non sono ancora al suo


livello.<br />

Tutti, compresi io e Quince, ci<br />

sbrighiamo a infilare i libri di<br />

trigonometria negli zaini e nelle borse e<br />

schizziamo fuori dell’aula prima che<br />

Kingsley si ricordi di assegnarci i<br />

compiti.<br />

«Magari avessi anche tu un’ora di buco<br />

adesso», dico a Quince mentre<br />

zigzaghiamo tra i compagni. Sarebbe tanto<br />

carino poter stare insieme in sala studio.<br />

«Già», risponde lui, appoggiandomi una<br />

mano dietro la schiena per guidarmi<br />

attraverso il varco che si è aperto in quel<br />

mare di studenti. «Tra il mio lavoro e le<br />

tue ore extracurricolari a malapena siamo<br />

riusciti a vederci da quando sei tornata.»<br />

«Lo so.» Mi faccio più vicina a lui per<br />

evitare uno zaino stracarico. «Dopo il<br />

diploma andrà meglio, vedrai.»<br />

«Sì, ma allora io comincerò a lavorare<br />

full-time», controbatte Quince.


«Andrà comunque meglio. Niente più<br />

compiti finché non comincia l’università.»<br />

Sempre che io riesca a entrarci. I miei<br />

voti sono scarsi, in parte perché quasi<br />

tutte le materie che studiamo sono arabo<br />

per una che viene da un regno<br />

sottomarino, ma in parte anche perché non<br />

pensavo di andare all’università. Per<br />

governare Thalassinia non serve una<br />

laurea. Ma adesso che tutto è cambiato,<br />

dopo aver incontrato il mio tutor ho<br />

scoperto che per essere ammessa<br />

all’università – a una qualsiasi università<br />

– devo avere una buona media. Ho<br />

arruolato la mia migliore amica, che è un<br />

genietto, per farmi aiutare con una<br />

sessione intensiva di preparazione ai test.<br />

Purtroppo con risultati scarsi. Io e i test<br />

non andiamo molto d’accordo.<br />

«Ce la farai», mi rassicura Quince, che<br />

ancora una volta dà prova di essere in<br />

grado di leggermi nel pensiero, con o


senza legame magico. «E se anche così<br />

non fosse, puoi sempre prendere il mio<br />

posto al deposito di legname», aggiunge<br />

mettendomi un braccio intorno alle spalle.<br />

«Molto divertente.» E gli do una bella<br />

gomitata nel petto.<br />

«Rilassati, principessa.» Mi stringe un<br />

po’ di più, forse per non lasciarmi spazio<br />

a sufficienza per mollargli un altro colpo.<br />

«Andrà tutto bene.»<br />

«Cos’è? Sei diventato un veggente,<br />

adesso?»<br />

«Non lo sapevi? Dev’essere un effetto<br />

del legame magico», dice tutto serio.<br />

Sospiro. Magari fosse davvero così.<br />

Magari papà non avesse sciolto del tutto il<br />

nostro legame e Quince potesse avere<br />

ancora un po’ di quella magia che gli<br />

scorre nelle vene. Magari...<br />

Mi appoggio a lui e inspiro il profumo<br />

della sua pelle e di dentifricio alla menta.<br />

Quel che è stato è stato, adesso devo


solo godermi il fatto di poter stare qua e<br />

con lui. E, a dire il vero, non è una cosa<br />

che capita tanto di rado. Infatti da quando<br />

la scorsa settimana sono tornata sulla<br />

terraferma, a scuola, a Seaview e da lui,<br />

Quince mi accompagna a lezione e mi<br />

porta a scuola e poi a casa su quella<br />

trappola di moto che ha. Un paio di volte<br />

è pure passato a casa per un bicchiere di<br />

latte e qualche biscotto di ritorno dal suo<br />

lavoro part-time al deposito di legname.<br />

Sta dimostrando di essere un fidanzato<br />

molto devoto, cosa che non avrei mai<br />

immaginato nei tre anni che ha passato a<br />

torturarmi e tormentarmi ogni qual volta<br />

ne aveva occasione. Chi avrebbe potuto<br />

immaginare che era segretamente<br />

innamorato di me?!<br />

Sono una ragazza molto fortunata.<br />

E sapete qual è la cosa più bella in<br />

assoluto? Che anche lui si sente molto<br />

fortunato.


Non appena sbuchiamo nel corridoio<br />

dove si trova la mia classe, davanti agli<br />

spogliatoi dei ragazzi, si sente un rombo.<br />

All’inizio è solo un rumore basso e<br />

profondo, come se la Terra stesse<br />

gemendo. Ci spaventiamo un po’ tutti, ci<br />

fermiamo e ci guardiamo intorno,<br />

spiazzati da quel rumore strano e<br />

indistinto. Poi però capiamo. La Terra<br />

comincia a tremare, come quando arriva<br />

un’onda che porta via la sabbia da sotto i<br />

piedi, solo che quello è un pavimento di<br />

linoleum, e non la spiaggia.<br />

«Che diavolo succede?» grida Quince<br />

sovrastando il boato e le urla degli<br />

studenti terrorizzati.<br />

La porta dell’aula più vicina a noi<br />

sbatte.<br />

«Non lo so», gli rispondo, mentre<br />

prendo la sua mano e la stringo forte.<br />

«Sembrerebbe... un terremoto.»<br />

Gli sportelli degli armadietti sbattono e


le luci al neon sul soffitto cominciano a<br />

sfarfallare.<br />

È assurdo. Non ci sono terremoti in<br />

Florida. Soprattutto nel Sud della Florida.<br />

Uragani? Sì. Trombe d’aria? Di tanto in<br />

tanto. Branchi di squali assassini in mare<br />

aperto? Sfortunatamente sì. Ma di<br />

terremoti non ce ne sono, soprattutto non<br />

di questa portata. Trema tutta la scuola.<br />

«Vieni. Dobbiamo metterci sotto una<br />

porta», grida Quince, tirandomi verso la<br />

palestra.<br />

Non siamo gli unici ad avere quell’idea.<br />

Gruppetti di studenti atterriti se ne stanno<br />

accalcati sotto i vani delle quattro entrate<br />

della palestra dei maschi. C’è ancora un<br />

posticino per noi sotto l’ultima porta.<br />

Non ho idea del perché Quince sappia<br />

cosa fare – probabilmente è una questione<br />

di perspicacia, la sua – né so per quale<br />

motivo il vano di una porta sia il posto<br />

più sicuro sotto cui stare durante un


terremoto, ma mi sento comunque<br />

sollevata. Non ho mai vissuto un<br />

terremoto sulla terraferma. Giusto<br />

qualcuno nell’oceano. E sono molto<br />

diversi, perché sott’acqua si sente solo un<br />

gran rumore e la corrente che aumenta. Se<br />

l’epicentro è vicino, allora trema anche un<br />

po’ il fondo. La nostra roba frulla<br />

leggermente, ma le case non tremano.<br />

Niente del genere.<br />

Non ci troviamo su qualche faglia, per<br />

cui non dobbiamo preoccuparci di cosa<br />

accadrebbe se l’epicentro di un terremoto<br />

fosse proprio sotto Thalassinia.<br />

È probabile che stiano sentendo<br />

qualcosa anche laggiù adesso. Il regno<br />

non è molto lontano. Visto che trema tutta<br />

la scuola, chissà fin dove si propagano le<br />

scosse. Quando torno a casa, sarà meglio<br />

mandare un gabbiano messaggero, giusto<br />

per sapere se è tutto a posto.<br />

«Forse è stata una bomba», frigna


terrorizzata una ragazzetta del primo anno.<br />

«Oppure i terroristi. Ci stanno<br />

attaccando», le va dietro la sua amica.<br />

«Non è un attacco terroristico», cerco di<br />

tranquillizzarle, trattenendomi dall’alzare<br />

gli occhi al cielo davanti a<br />

quell’esagerazione.<br />

Quince fa loro un bel sorriso<br />

rassicurante. «È solo un terremoto. Finirà<br />

tra...»<br />

Ma prima che possa terminare la frase,<br />

il rumore e la Terra si fermano.<br />

L’atrio piomba in un silenzio<br />

inquietante, sospeso, sono tutti scossi e<br />

frastornati, nessuno si muove. Persino lo<br />

sfarfallio dei neon si è fermato.<br />

Scommetto che in questo liceo non c’è<br />

mai stato tanto silenzio durante i giorni di<br />

scuola. Pochi istanti dopo, nei corridoi<br />

riesplode il rumore: gli studenti ancora<br />

scossi si confrontano mentre vanno in<br />

classe.


Quince dice: «È stato...»<br />

«... strano», finisco io.<br />

Restiamo fermi così, mano nella mano,<br />

per diversi secondi, come in attesa di<br />

qualcosa. In attesa che succeda dell’altro,<br />

forse. Un incendio, uno tsunami o un altro<br />

terremoto. Solo perché, quando ci si trova<br />

in mezzo a queste cose, sembra che non<br />

debbano... finire mai.<br />

Passano un paio di minuti e diventa<br />

chiaro a tutti che non ci sarà un’altra<br />

scossa.<br />

Con un fischio, gli altoparlanti nei<br />

corridoi riprendono vita. «Tutti gli<br />

studenti sono pregati di andare nelle<br />

rispettive aule. Gli insegnanti che hanno<br />

lezione in settima ora devono stampare il<br />

foglio presenze, farlo firmare ai propri<br />

studenti e mandarlo in segreteria.» Un<br />

altro fischio – certo che dovrebbero<br />

decidersi a chiedere a Ferret, il tecnico<br />

del suono del notiziario scolastico, di


dare un’occhiata a quel microfono –, poi<br />

una breve pausa e ancora: «Gli insegnanti<br />

che non hanno lezione sono pregati di<br />

recarsi nell’ufficio del preside per<br />

ulteriori istruzioni. È tutto».<br />

«Stai bene?» mi domanda Quince con<br />

una voce un po’ strana.<br />

«Sì, sì», rispondo io, che non vorrei<br />

lasciargli la mano. «Adesso è meglio se ci<br />

muoviamo.»<br />

«Ti aspetto qui alla fine dell’ora.» Mi<br />

stampa un bacio sulle labbra, poi si gira e<br />

va in palestra.<br />

Raggiungo di corsa la sala studio, due<br />

classi più in là, e mi chiedo se in quel<br />

momento anche gli altri si sentono<br />

scombussolati come me.<br />

La segreteria passa metà dell’ora a<br />

cercare di rassicurare gli studenti che è


tutto a posto, che Seaview è al sicuro e<br />

che si può fare lezione normalmente (cosa<br />

che non risulta molto semplice, visto che<br />

continuano a rompere le scatole coi loro<br />

annunci dagli altoparlanti). Brody si<br />

presenta in sala studio venti minuti prima<br />

della campanella, e io fino a quel<br />

momento sono riuscita a leggere solo un<br />

paragrafo (molto breve) di Pace separata<br />

di John Knowles.<br />

«Scusi, professor Parsnicky, dovrei<br />

rubarle Lily.» Avverte l’insegnante che<br />

oggi è incaricato di controllare gli<br />

studenti in sala studio.<br />

Parsnicky, che è l’allenatore della<br />

squadra femminile di basket, alza le<br />

spalle e indica vagamente prima me e poi<br />

la porta. Stacca gli occhi dal suo libretto<br />

degli schemi per così poco tempo che non<br />

si accorge nemmeno del pass giallo che<br />

Brody ha in mano.<br />

«Ha a che fare col notiziario?» gli


domando, mentre segno la pagina cui sono<br />

arrivata con un foglio di carta tutto<br />

scarabocchiato e metto il libro nello<br />

zaino. Il romanzo mi piace abbastanza, ma<br />

in questo momento sono felice di non<br />

dover leggere oltre.<br />

Brody annuisce e mi regala uno di quei<br />

suoi incantevoli sorrisi che un tempo mi<br />

facevano battere il cuore e tremare le<br />

gambe. Adesso però l’unica reazione che<br />

mi suscita è un sorriso di risposta.<br />

Incredibile quanto le cose possano<br />

cambiare nel giro di pochi giorni.<br />

«Il preside Brown vuole che<br />

prepariamo uno speciale sul terremoto per<br />

lunedì», mi comunica mentre usciamo in<br />

corridoio. «È tutto a posto, niente panico,<br />

è tutto sotto controllo.»<br />

«In pratica quello che hanno continuato<br />

a ripetere dagli altoparlanti nell’ultima<br />

mezz’ora.» Si tratta quindi di una specie<br />

di propaganda in favore delle misure di


sicurezza della scuola.<br />

«Più o meno.»<br />

Da quando mi occupo delle riprese per<br />

il giornale, abbiamo fatto quasi cinquanta<br />

speciali. Per lo più sui campioni delle<br />

varie discipline sportive e sui balli<br />

organizzati dalla scuola. Solo in pochi<br />

casi si è trattato di servizi scandalistici –<br />

o Seaviewgates, come li chiama Brody –<br />

che hanno smascherato illeciti<br />

nell’assegnazione dei voti e<br />

comportamenti scorretti da parte del<br />

corpo docente (per esempio un servizio ha<br />

portato al licenziamento della<br />

professoressa Elliott). Per il resto<br />

prepariamo comunicati voluti dalla<br />

scuola, coi quali la presidenza spera di<br />

dare un taglio agli atti di vandalismo sugli<br />

armadietti – soprattutto con bombolette<br />

spray – e ai comportamenti violenti nel<br />

parcheggio.<br />

In realtà l’effetto che hanno è


praticamente nullo.<br />

I servizi leggeri ci possono anche stare<br />

– tanto io resto soltanto l’occhio dietro la<br />

telecamera –, ma vorrei poterne fare<br />

anche di più impegnati. Per esempio,<br />

sarebbe interessante intervistare alcuni<br />

biologi marini sul riscaldamento degli<br />

oceani. Oppure realizzare un pezzo di<br />

denuncia contro lo scarico illegale in<br />

mare aperto, cosa molto più diffusa di<br />

quanto la gente pensi. O ancora potremmo<br />

preparare un servizio in cui si diano dei<br />

consigli su come risparmiare l’acqua.<br />

Insomma, qualcosa che possa essere utile<br />

al mondo.<br />

Quando arriviamo in sala registrazioni,<br />

Ferret e Amy, la nostra esperta di<br />

computer grafica, stanno già<br />

predisponendo l’apparecchiatura.<br />

«Ecco il nostro operatore», annuncia<br />

Brody.<br />

«Operatrice, vorrai dire», lo correggo


mentre appoggio a terra lo zaino e mi<br />

avvicino alla telecamera, rivolta verso la<br />

parete verde, cui Amy può sovrapporre<br />

qualsiasi sfondo ci serva per il servizio.<br />

«Come procediamo?» Tolgo la copertura<br />

dalla telecamera e l’accendo.<br />

«Datemi solo un attimo per modificare<br />

un po’ il testo del preside», chiede Brody,<br />

che si siede davanti al computer e apre il<br />

file. «Non abbiamo molto tempo. Lily,<br />

potresti mettere il gobbo elettronico?»<br />

Ognuno di noi fa il suo, e intanto penso<br />

a quanto sarà squallido quel comunicato,<br />

anche dopo che Brody lo avrà messo a<br />

posto. Dovremmo parlare delle cause e<br />

degli effetti del terremoto, informare gli<br />

studenti, invece di far perdere loro del<br />

tempo.<br />

«Brody, mi è venuta un’idea», gli dico.<br />

«Dimmi», risponde senza staccare lo<br />

sguardo dallo schermo.<br />

«E se tagliassimo un po’ il testo del


preside e ci aggiungessimo l’intervista a<br />

un esperto?»<br />

A quel punto mi guarda. «A chi<br />

pensavi?»<br />

«Non saprei. Magari uno degli<br />

insegnanti di scienze...»<br />

«La professoressa Molina sarebbe<br />

perfetta. Lei insegna scienze della Terra.»<br />

«E ha fondato il Club ambientalista<br />

della scuola», aggiungo.<br />

«Perfetto», diciamo insieme. Due<br />

settimane prima una cosa del genere mi<br />

avrebbe fatto rimuginare su un qualche<br />

segno del destino. Adesso penso solo che<br />

per una volta siamo d’accordo.<br />

«Amy, metti lo sfondo per l’intervista.<br />

Lily, preparati a girare. Vado a prendere<br />

la professoressa Molina. Fatemi trovare<br />

tutto pronto. Sarà una corsa contro il<br />

tempo.»<br />

Già, dobbiamo finirlo prima che suoni<br />

la campanella.


Brody scompare in corridoio e noi ci<br />

sbrighiamo a sistemare tutto. Nel momento<br />

in cui torna con la professoressa Molina,<br />

siamo pronti.<br />

«Salve, prof», la saluto con la mano da<br />

dietro la telecamera mentre Brody la fa<br />

sistemare per l’intervista.<br />

«Ciao, Lily.» Mi rivolge un sorriso.<br />

Il primo anno l’ho avuta come<br />

insegnante. È stata lei a consigliarmi<br />

l’iscrizione al Club ambientalista, ma poi<br />

sono entrata nel giornale e sono diventata<br />

direttore sportivo della squadra di nuoto e<br />

non ho più avuto tempo per quello.<br />

Considerato che la prospettiva di poter<br />

passare del tempo con Brody è il motivo<br />

che ha ispirato le mie scelte, un po’ mi<br />

pento di non esser rimasta nel Club.<br />

«Bene. Cominciamo.» Brody si aggiusta<br />

il microfono.<br />

Ferret parte col conto alla rovescia, io<br />

comincio a registrare e il servizio inizia.


Non c’è tempo per le inquadrature di<br />

profilo e per il montaggio, per cui mi<br />

limito a una semplice inquadratura larga.<br />

Ascolto con interesse le domande di<br />

Brody sulle cause dei terremoti e sul<br />

motivo per cui gli scienziati non sono in<br />

grado di prevederli.<br />

Di solito non lo interrompo mai mentre<br />

intervista qualcuno, visto che lui se la<br />

cava benissimo, ma stavolta non posso<br />

fare a meno di chiedere: «E cosa ci dice<br />

degli effetti al largo?»<br />

«Cosa intendi?» domanda la<br />

professoressa Molina girandosi verso di<br />

me.<br />

Guardo Brody, temendo che mi voglia<br />

fulminare per avergli rubato la scena, ma<br />

in realtà anche lui sembra incuriosito<br />

dalla mia domanda.<br />

«Quello che voglio dire è che... ehm...<br />

se il terremoto l’abbiamo sentito così<br />

forte sulla terraferma, sicuramente si è


sentito anche nell’oceano.»<br />

«Molto probabile», risponde la<br />

professoressa.<br />

«Dunque quali effetti potrebbe avere<br />

sulla geologia oceanica e sulla flora e la<br />

fauna marine?» Mi sento un po’ in<br />

imbarazzo, soprattutto perché la risposta<br />

la conosco già. Ma gli studenti di<br />

Seaview no. E forse dovrebbero. «In mare<br />

i terremoti hanno gli stessi effetti<br />

distruttivi che causano sulla terraferma?»<br />

«Di solito no. Le vibrazioni, che poi<br />

sono la causa di tutti i danni sulla Terra,<br />

vengono assorbite dall’acqua.»<br />

«Davvero interessante», osserva Brody,<br />

che riprende in mano l’intervista ma<br />

prosegue in quella direzione. «Ci racconti<br />

qualcosa di più sui terremoti sottomarini.»<br />

Sorrido da dietro la telecamera, felice<br />

di vedere Brody seguire quella tematica<br />

con la sua solita determinazione. I dieci<br />

minuti successivi li passa a fare domande


sui terremoti, sulla tettonica a placche e<br />

sui movimenti dei fondali con la destrezza<br />

di un giornalista esperto. Quando mi<br />

sembra che l’intervista perda un po’<br />

d’intensità, intervengo con un altro paio di<br />

domande, ma per quasi tutto il tempo è<br />

Brody che la fa da padrone.<br />

Finiamo l’intervista solo qualche minuto<br />

prima che suoni la campanella. Gli<br />

consegno la registrazione e lui e Ferret si<br />

mettono al montaggio. Spengo la<br />

telecamera e smonto il gobbo elettronico.<br />

«Lily, potrei parlarti un momento?» mi<br />

chiede la professoressa.<br />

Quel tono serio mi fa un po’ agitare.<br />

«Certo.» Avvolgo con cura il cavo che<br />

collega il gobbo elettronico al computer.<br />

«La tua conoscenza della geologia<br />

sottomarina mi ha molto colpito. Pensi di<br />

andare all’università?»<br />

«Sì, se ci riesco. I miei voti non sono il<br />

massimo e devo ancora fare il test


d’ammissione.»<br />

Lei cerca qualcosa nelle tasche e tira<br />

fuori un foglietto verde. «Sai già in quale<br />

università vorresti andare?»<br />

«Una qualsiasi, basta che mi prendano.»<br />

Una principessa scansafatiche non può<br />

fare tanto la schizzinosa.<br />

«Perché non prendi in considerazione<br />

l’università pubblica di Seaview?» Mi<br />

consegna quel foglio. «I loro parametri di<br />

ammissione non sono rigidi come altrove,<br />

ma gli insegnanti e i corsi sono<br />

validissimi. Io mi sono laureata lì, alla<br />

facoltà di Biologia marina.»<br />

«Davvero?»<br />

«Sì, ma non dire a nessuno che la<br />

scienza della Terra è solo il mio secondo<br />

amore.» Con un gesto del capo m’indica il<br />

foglio. «A quelli che s’iscrivono al primo<br />

anno offrono la possibilità di fare uno<br />

stage estivo. Non è retribuito, ma ne vale<br />

davvero la pena.»


Scorro quello che c’è scritto sul<br />

volantino. A quanto pare gli studenti<br />

ammessi al primo anno hanno diritto a uno<br />

stage all’interno di un acquario, di uno<br />

zoo o di una società scientifica locale, che<br />

è una grande opportunità per qualcuno che<br />

voglia studiare biologia marina. Qualcuno<br />

come me, forse. Devo crearmi un futuro, e<br />

quello mi sembra perfetto. E poi viene<br />

data particolare importanza all’ecologia<br />

marina e alla tutela dell’ambiente. Così<br />

potrei aiutare Thalassinia, anche senza<br />

esserne la regina.<br />

Il volantino dice persino che gli studenti<br />

che vogliono essere ammessi devono<br />

dimostrare sufficiente interesse e<br />

attitudine in quel campo, oltre a una<br />

conoscenza sia pratica sia teorica.<br />

Be’, allora io sono fuori.<br />

«Non penso di avere le conoscenze<br />

necessarie. Ho fatto solo un corso di<br />

biologia e il Club ambientalista l’ho


mollato al primo anno.»<br />

«Ma la maggior parte dei ragazzi che<br />

faranno domanda di ammissione hanno<br />

molte meno conoscenze di te. Sono certa<br />

che verrai ammessa e che otterrai anche<br />

una borsa di studio.»<br />

«E perché?»<br />

«Perché vedo quanta passione hai per<br />

questa materia.» Si appoggia indietro<br />

contro lo schienale e sorride. «E poi<br />

perché faccio il brunch con la preside<br />

della facoltà tutte le domeniche.»<br />

«Be’, ma... è fantastico», commento io<br />

scuotendo la testa.<br />

«Se t’interessa davvero, potrei farti<br />

avere un colloquio con lei.»<br />

«Sarebbe meraviglioso, professoressa.»<br />

«Che ne dici di sabato? Denise la<br />

mattina è libera e potresti passare da lei<br />

al campus.»<br />

Faccio un rapido controllo mentale<br />

degli impegni che ho e le rispondo:


«Sabato prossimo è perfetto».<br />

«Ottimo. Quindi ti fisso un colloquio.<br />

Tu intanto dai un’occhiata al sito della<br />

facoltà.»<br />

«Certo!»<br />

La professoressa Molina se ne va e io<br />

continuo a scuotere la testa incredula.<br />

Sarebbe proprio il massimo. Io che studio<br />

ecologia marina. Poter fare qualcosa per<br />

la salvaguardia degli oceani stando qui<br />

sulla terraferma. Infilo il volantino nello<br />

zaino ripromettendomi di andare a<br />

guardare il sito della facoltà.<br />

Suona la campanella e mi sbrigo a finire<br />

di mettere a posto. Smontato il gobbo<br />

elettronico, aiuto Ferret con<br />

l’apparecchiatura del suono. Brody<br />

termina il montaggio proprio mentre noi<br />

abbiamo riposto tutto.<br />

«Fatto!» annuncia mentre preme Invio e<br />

manda il file del video all’indirizzo email<br />

del preside Brown. Una volta che


l’avrà approvato, potrà essere trasmesso<br />

lunedì mattina durante l’appello.<br />

Soddisfatti, ci diamo il cinque e<br />

prendiamo gli zaini. Il mio è quello più<br />

lontano di tutti, per cui sono l’ultima a<br />

lasciare la stanza.<br />

«Sapevo che ti avrei trovata qui», sento<br />

dire da una voce profonda.<br />

Quince! Mi giro e lo trovo sulla soglia,<br />

con le braccia incrociate al petto e un<br />

sorriso divertito stampato sulla faccia.<br />

Inarca le sopracciglia. «Non dovevamo<br />

vederci davanti alla palestra?»<br />

Porcatrota.<br />

Lui in realtà scherza, ma io mi sento<br />

comunque in colpa. Me ne ero<br />

completamente dimenticata.<br />

«Scusa», gli dico andando subito da lui<br />

per abbracciarlo. «Ho perso la cognizione<br />

del tempo. Mi sono messa a parlare con la<br />

professoressa Molina della facoltà di<br />

Biologia marina dell’università di


Seaview.»<br />

«Ah, sì?»<br />

«Mi fisserà un colloquio con la preside<br />

di facoltà. Secondo lei ho buone<br />

possibilità di essere ammessa e di<br />

riuscire a ottenere uno stage e la borsa di<br />

studio.»<br />

«Fantastico.» Mentre usciamo, mi<br />

prende lo zaino e se lo mette in spalla.<br />

Spero di non avergli fatto fare tardi al<br />

lavoro.<br />

Restiamo in un confortevole silenzio per<br />

tutto il tempo, fino alla moto lasciata nel<br />

parcheggio e poi da là a casa. Alla fine<br />

dei conti avere un fidanzato che abita<br />

nella casa accanto alla tua è abbastanza<br />

comodo. Soprattutto se è motorizzato.<br />

Entra nel vialetto che zia Rachel – e<br />

anch’io a questo punto – ha in comune con<br />

casa sua e ferma la moto.<br />

Io scendo e mi tolgo il casco. «Fino a<br />

che ora lavori?»


Mi passa un braccio intorno alla vita<br />

per tirarmi a sé. «Fino alle otto.»<br />

Faccio il broncio, ma non perché voglio<br />

farglielo pesare o cose del genere. Sono<br />

contenta che lavori non solo perché così<br />

aiuta la madre con le spese, ma anche<br />

perché gli fa venire dei bei muscoli. E me<br />

ne accorgo mentre mi stringe.<br />

«Passi quando hai finito?»<br />

Quince si alza dalla sella e mi dà un<br />

bacio. «Certo che sì.»<br />

La tentazione è quella di abbandonarmi<br />

alle coccole e alla promessa di altri baci,<br />

ma non voglio farlo tardare ulteriormente.<br />

Nelle ultime settimane, ha dovuto<br />

rinunciare a un bel po’ di lavoro per<br />

venire a Thalassinia con me e fare la<br />

cerimonia di separazione. Quince e sua<br />

madre non possono permettersi di<br />

guadagnare meno soldi per via di un<br />

ritardo.<br />

Lo so... penserete che mi sia pentita di


aver deciso di far sciogliere il legame<br />

magico che si è formato tra noi la prima<br />

volta che Quince mi ha baciato, quattro<br />

settimane fa. In realtà quella era l’unica<br />

scelta che potevo fare. Non ero sicura dei<br />

miei sentimenti, non mi fidavo di quello<br />

che provavo e non potevo chiedere a lui<br />

di prendere un impegno per la vita sulla<br />

base di un’impressione, di una sensazione.<br />

Se lo avessi fatto, Quince sarebbe rimasto<br />

per sempre legato a me e a Thalassinia,<br />

costretto a trasformarsi in una forma o<br />

nell’altra a seconda di quella che avrei di<br />

volta in volta assunto io. Era davvero<br />

troppo chiedere una cosa del genere a un<br />

ragazzo che ama la terraferma e che ha<br />

una madre sola che conta sul suo aiuto e<br />

sul suo stipendio.<br />

E adesso che sono certa dei miei<br />

sentimenti... be’, posso dire di essere<br />

comunque contenta di aver scelto la<br />

separazione. Se non lo avessimo fatto,


probabilmente adesso vivrei a Thalassinia<br />

e passerei il tempo a fare il mio noioso<br />

dovere di principessa, tra cerimonie e<br />

sentenze. Una parte di me appartiene alla<br />

terraferma, adesso lo so. Una parte<br />

persino più grande appartiene a Quince. E<br />

la parte che resta è terrorizzata dalla<br />

responsabilità che deriverebbe dal<br />

diventare principessa o – peggio ancora –<br />

regina. E quindi sì, sono felice della<br />

scelta che ho fatto.<br />

«Allora vai», gli dico dandogli al volo<br />

un altro bacio. Lui cerca di stringermi<br />

anche con l’altro braccio, ma io mi<br />

divincolo. «Più tardi.»<br />

Mi sorride. «Vedi un po’ se riesci a<br />

convincere tua zia a fare di nuovo quei<br />

biscotti al lime.»<br />

«Ma pensi solo al cibo, tu?» Lo prendo<br />

in giro dandogli una spintarella sulla<br />

spalla.<br />

«Veramente no. A volte penso anche


alle partite», risponde tutto serio.<br />

Dà un po’ di gas e si allontana lungo il<br />

vialetto prima che io possa colpirlo di<br />

nuovo.<br />

«Attento a te, se non vuoi che le chieda<br />

di rifare quelli al pistacchio e prugne<br />

secche!»<br />

Diciamo non uno dei suoi esperimenti<br />

culinari più riusciti.<br />

Quince scoppia a ridere, di cuore, con<br />

quella risata che mi emoziona. Lo guardo<br />

allontanarsi finché non gira l’angolo e non<br />

lo vedo più. Uffa, che pizza.<br />

Quando alle sette zia Rachel torna a casa<br />

dal laboratorio di ceramiche, io ho già<br />

preparato sul bancone gli ingredienti che<br />

servono per fare i biscotti al lime. Non<br />

sono assolutamente in grado di provare a<br />

farli da sola. Con la maggior parte degli


elettrodomestici vado d’accordo, ma coi<br />

fornelli e il forno non tanto. L’unica volta<br />

che ho provato a cuocere senza la<br />

supervisione di qualcuno, per poco non mi<br />

sono bruciata le sopracciglia. Lezione<br />

imparata.<br />

Ho finito anche i compiti (tranne quelli<br />

di trigonometria, che farò con Quince),<br />

per cui metto nello zaino libri e quaderni.<br />

Prithi miagola un lamento quando mi<br />

allontano dal tavolo, perché così non può<br />

più leccarmi le dita dei piedi. Dal<br />

primissimo giorno che sono arrivata,<br />

questa gatta non fa altro che leccarmi,<br />

mordicchiarmi o strusciarmisi addosso<br />

ogni volta che le si presenta l’occasione.<br />

Mi chiedo se le sirene risultino<br />

irresistibili a tutti i gatti o se succede solo<br />

con Prithi.<br />

«Che c’è per dolce stasera?» domanda<br />

zia Rachel mentre poggia sulla panca<br />

accanto alla porta un sacchetto della spesa


e la sua borsa sempre stracarica (di<br />

giornali, cataloghi di attrezzature<br />

artistiche, scialli, bottigliette d’acqua e<br />

chissà cos’altro).<br />

Mi sorprende sempre. Nonostante tutte<br />

le ore che ha passato al laboratorio,<br />

sorride e ha ancora vitalità. È una donna<br />

piena di energia e d’infinita generosità. A<br />

volte mi fermo a pensare alla nostra<br />

situazione e mi chiedo come faccia a<br />

prendersi cura di una nipotina adolescente<br />

senza aver mai il minimo indugio. Ha una<br />

predisposizione naturale a prendere la<br />

vita come viene, credo che sia questo il<br />

suo segreto. Io non riuscirei ad affrontare<br />

i cambiamenti con la sua stessa facilità.<br />

Soprattutto non a stomaco vuoto.<br />

Anche se sono distante, riesco a sentire<br />

il profumo del cibo che ha comprato<br />

rientrando a casa. Il mio stomaco<br />

brontola, ma bisogna aspettare.<br />

Zia Rachel osserva gli ingredienti sul


ancone, sorride e prende un lime verde<br />

brillante, bellissimo. «Facciamo di nuovo<br />

i biscotti al lime?»<br />

Le sorrido e faccio l’occhiolino. «Una<br />

richiesta molto speciale.»<br />

Ho iniziato a dire a Quince di passare<br />

da noi dopo il lavoro perché, con tutto<br />

quel sollevare, tagliare, spostare, ha<br />

sempre una fame da lupi. La madre, che di<br />

sera lavora, gli lascia la cena pronta in<br />

frigo. Quindi lui dopo il lavoro passa da<br />

casa sua, prende il cibo che trova, viene<br />

qui a mangiare e noi aggiungiamo il dolce.<br />

Io e zia Rachel gli prepariamo sempre<br />

qualcosa di buono; be’, a dire il vero è zia<br />

che prepara, io mi limito a farle da<br />

assistente. Per lei non è affatto un<br />

problema cucinare un po’ di più per lui. E<br />

poi facciamo sempre qualche dolcetto<br />

anche per sua madre. Quince ormai fa<br />

parte della famiglia, e lo stesso vale per<br />

la mamma. Senza contare poi che zia


Rachel, quando cucina, abbonda sempre.<br />

«Mettiamoci al lavoro.» Zia prende uno<br />

dei due grembiuli cuciti da lei – la stoffa<br />

la fa scegliere a me, e questa è color<br />

acquamarina con un arcobaleno di pesci<br />

sopra – e se lo lega dietro la vita. L’altro<br />

grembiule lo passa a me. «Una volta<br />

messi in forno, noi possiamo mangiare.<br />

Ho preso qualcosa al ristorante italiano.»<br />

Mmm, bbbuono.<br />

Dopo quindici minuti passati a<br />

setacciare la farina, mescolare,<br />

sminuzzare per poi alla fine stendere<br />

l’impasto – con Prithi tra i piedi tutto il<br />

tempo –, mettiamo i biscotti in forno e ci<br />

sediamo a tavola a mangiare ravioli e<br />

sfilatini. Il pane, per vostra informazione,<br />

è una delle cose che mi piace di più qui<br />

sulla terraferma. Nell’oceano cuocere una<br />

pagnotta non è proprio facilissimo.<br />

Troppa acqua. Niente fuoco. Niente pane.<br />

E tra tutti i tipi di pane, gli sfilatini


italiani – morbidi e pieni di aglio – sono<br />

in cima alla lista.<br />

Sono già al terzo pezzo, quando zia<br />

Rachel mi chiede: «Successo niente<br />

d’interessante oggi a scuola?»<br />

Infilza un raviolo ripieno di funghi e lo<br />

mangia.<br />

Mando giù il pane che ho in bocca e<br />

rispondo: «A parte il terremoto?»<br />

«Cielo, hai ragione», e per poco non si<br />

strozza. «Ho avuto talmente tanto da fare<br />

al laboratorio che quasi me ne<br />

dimenticavo. A scuola tutto a posto?»<br />

«Sì, sì.» Prendo un pezzo di pane e lo<br />

immergo nel sughetto. «Coi ragazzi del<br />

giornale abbiamo dovuto preparare un<br />

servizio per l’appello di lunedì.»<br />

«Certo che è strano, alla radio hanno<br />

intervistato un sismologo e pare che la<br />

zona dell’epicentro non si trovi su una<br />

faglia.»<br />

«Hanno per caso detto dove?» Non che


ne capisca qualcosa. Nonostante le lezioni<br />

di scienze della Terra con la<br />

professoressa Molina, quando si parla di<br />

geologia terrestre sono piuttosto<br />

ignorante.<br />

«Sì.» Zia Rachel intinge i ravioli nel<br />

sugo. «A circa sessanta chilometri dalla<br />

costa. Poco più a ovest di Bimini.»<br />

«Cosa?!» Rischio di farmi andare di<br />

traverso il boccone.<br />

«Bimini», ripete lei. «È l’isola più<br />

occidentale delle Bahamas.»<br />

«Lo so benissimo. È nella parte<br />

orientale del mio regno.»<br />

«Davvero?! I terremoti sono comuni a<br />

Thalassinia?» mi chiede dopo aver bevuto<br />

un sorso di tè freddo.<br />

«No, veramente no», le rispondo un po’<br />

confusa.<br />

La maggior parte dei terremoti di solito<br />

avviene molto più a sud, tra la Repubblica<br />

Dominicana e Portorico. A Thalassinia


sono molto rari. L’ultimo che si ricordi<br />

c’è stato più di duecento anni fa.<br />

E anche quando capitano, non sono forti<br />

e sulla Terra non si avvertono nemmeno.<br />

«Vuoi mandare un gabbiano viaggiatore<br />

a palazzo? Tanto per sapere se stanno tutti<br />

bene.»<br />

«Sì, magari sì. Da queste parti non ci<br />

sono faglie, non capisco come sia<br />

possibile che l’epicentro possa essere<br />

stato tanto vicino.»<br />

Abbandono il mio piatto di ravioli,<br />

vado ad aprire la finestra sopra il<br />

lavandino e faccio il verso del gabbiano:<br />

nessun gabbiano normale risponderà al<br />

mio pessimo richiamo. Dopo qualche<br />

istante, un grosso gabbiano grigio e<br />

bianco plana in cucina e si posa sul<br />

bancone.<br />

Apro un cassetto pieno di cianfrusaglie<br />

e tiro fuori il blocchetto di algamene che<br />

tengo lì per ogni evenienza. Scrivo al volo


due cose: infatti voglio solo sapere se<br />

papà sta bene e se hanno sentito il<br />

terremoto. Il gabbiano intanto si è accorto<br />

della cena sulla tavola.<br />

«Oh no, non ci pensare nemmeno», lo<br />

avverte zia Rachel, brandendo la forchetta<br />

per minacciare il pennuto affamato.<br />

Prendo un pezzetto di corda e lego<br />

l’algamena alla zampa del gabbiano prima<br />

che si becchi una forchettata per aver<br />

tentato di rubarci la cena. «Porta questo<br />

messaggio a re Palombo di Thalassinia,<br />

per favore.»<br />

Il gabbiano guarda un’ultima volta la<br />

tavola piena di cibo e vola via nella notte.<br />

Papà riceverà il mio messaggio tra meno<br />

di un’ora e poco dopo, se tutto va bene,<br />

avrò la risposta che aspetto.<br />

Mi rimetto a sedere e finisco i miei<br />

ravioli in silenzio: penso a tutte le<br />

conseguenze che avrebbe potuto avere<br />

questo assurdo terremoto. Tsunami.


Slavine di fango. Valanghe di terra della<br />

costa della Florida meridionale finite in<br />

mare.<br />

Ma fortunatamente non è accaduto niente<br />

di tutto ciò.<br />

Se stare abbracciata a Quince sotto il<br />

vano di una porta e registrare uno speciale<br />

per il giornale della scuola sono stati i<br />

danni peggiori, be’, allora posso ritenermi<br />

fortunata, considerato quanto male poteva<br />

andare. Tanto più che ho anche scoperto<br />

dello stage.<br />

«Hai presente la professoressa<br />

Molina?» dico a zia Rachel.<br />

«Non era la tua insegnante di scienze<br />

della Terra?»<br />

«Esatto», le rispondo, togliendomi da<br />

davanti il piatto ormai vuoto e prendendo<br />

il quarto pezzo di pane. «Dopo che<br />

abbiamo finito di registrare lo speciale,<br />

mi ha parlato di uno stage all’università di<br />

Seaview. Secondo lei ho buone


possibilità di essere ammessa.»<br />

«Ma che bello, Lily», mi fa lei,<br />

accarezzandomi la mano. «Che tipo di<br />

stage sarebbe?»<br />

Le faccio un rapido riassunto di quello<br />

che so, che in realtà non è molto, ma,<br />

dopo aver guardato il sito e parlato con la<br />

preside sabato prossimo, di sicuro sarò<br />

meglio informata. «Potrei riuscire a<br />

ottenere anche una borsa di studio. Il che<br />

non sarebbe male, visto che i miei voti<br />

fanno pena e i test di ammissione di certo<br />

non andranno meglio.»<br />

«Ti stai impegnando, però. Tra le<br />

lezioni di preparazione ai test e lo studio<br />

con Shannen, sono certa che otterrai<br />

risultati migliori di quanto credi.»<br />

Lo spero proprio.<br />

Dopo la mia decisione di tornare a<br />

Seaview e vivere sulla terraferma, ho<br />

incontrato per la prima volta la mia tutor.<br />

Ha preso la mia scheda, ha esaminato i


voti e mi ha guardato un bel po’<br />

preoccupata. Con una media del genere,<br />

mi ha spiegato, dovrei andare benissimo<br />

nei test di ammissione se voglio riuscire a<br />

farmi prendere all’università.<br />

I test non sono il mio forte. Me la cavo<br />

molto meglio con l’acqua che coi libri.<br />

Ma se aspiro a diventare qualcosa di più<br />

di un guardiano dell’acquario, devo<br />

andare all’università. Dovrò fare in modo<br />

che la vita che avrò sulla terraferma sia<br />

degna di quella che avrei avuto come<br />

regina del mio regno. A capo di un regno<br />

non mi ci vedo, ma sono certa che potrei<br />

essere una brava biologa marina. Conosco<br />

l’oceano meglio di qualsiasi altro umano<br />

e mi sento responsabile per la sua<br />

protezione e salvaguardia. Se riuscirò a<br />

rendere la vita migliore e più sicura alla<br />

gente del mio regno, la mia esistenza sulla<br />

Terra sarà stata impiegata per un nobile<br />

scopo. Cos’altro potrebbe desiderare una


che ben presto sarà un’ex principessa?<br />

Qualcuno bussa alla porta. I miei<br />

pensieri si dileguano. Salto in piedi,<br />

emozionata. È Quince!<br />

Prithi mi viene dietro, infilandosi tra i<br />

miei piedi scalzi.<br />

Solo nel momento in cui faccio per<br />

aprire la porta mi viene in mente che è<br />

strano che Quince abbia bussato, visto che<br />

di solito entra direttamente. Il sorriso mi<br />

sparisce dalle labbra non appena vedo chi<br />

c’è fuori della porta.


2<br />

«Che ci fai qui?»<br />

«Anche per me è un piacere vederti,<br />

Lily. Ti sono mancata?» mi chiede<br />

Dosinia.<br />

Neanche per sogno.<br />

Innanzitutto ho lasciato Thalassinia solo<br />

da qualche giorno e non ho neanche avuto<br />

il tempo di farmi venire la nostalgia.<br />

Secondo, poi, la mia cuginetta<br />

impertinente mi odia e ogni volta che ci<br />

troviamo insieme nello stesso posto è<br />

insopportabile. Anche se fossi partita da<br />

dieci anni, di certo non sentirei la sua<br />

mancanza. Perché significherebbe che ho<br />

piacere di stare con lei. E non è affatto


così.<br />

«Perché sei qui, Doe?» le domando di<br />

nuovo, senza nemmeno preoccuparmi di<br />

dissimulare l’irritazione.<br />

Non è un fatto poi così incredibile che<br />

un’appartenente al popolo del mare si<br />

trovi qui sulla Terra. Di solito infatti non<br />

me li ritrovo davanti casa mia, visto il<br />

mio rango regale. Non vengono a<br />

disturbarmi. Capita però che, alcuni a<br />

volte, altri più di frequente, vengano in<br />

visita sulla terraferma. Ma Doe non è tra<br />

quelli. Anche prescindendo dall’antipatia<br />

che nutre per me, bisogna tener presente<br />

che lei non metterebbe il naso fuori<br />

dell’acqua neanche per salvare la sua<br />

migliore amica. Odia profondamente tutto<br />

ciò che concerne gli umani e li rifugge<br />

come la marea rossa che c’è stata la<br />

scorsa settimana. E quindi è abbastanza<br />

sospetto che adesso lei si trovi davanti<br />

alla porta di casa di zia Rachel.


«Ero convinta che zio Palombo ti<br />

avrebbe avvisato», dice con una vocetta<br />

fastidiosa e fintissima. Tira fuori della<br />

scollatura un’algamena rosa. «Ops, guarda<br />

un po’ che è successo?! Ho intercettato un<br />

gabbiano messaggero.»<br />

Se si usa l’algamena rosa, si tratta di un<br />

messaggio riservato, che il gabbiano<br />

dovrebbe consegnare solo nelle mani del<br />

destinatario, in questo caso io. Ma stiamo<br />

parlando di Doe, e lei non si fa scrupoli.<br />

Con la mascella serrata, le strappo il<br />

messaggio dalle mani. «Papà andrà su<br />

tutte le furie quando scoprirà quello che<br />

hai fatto.» Sono arrabbiata, ma anche<br />

soddisfatta che si sia cacciata nei guai con<br />

quella stupida bravata.<br />

«Be’, sai che novità!» risponde,<br />

indifferente.<br />

Prithi, felice di scoprire che non sono<br />

l’unica pesciolina sulla Terra, mi sfreccia<br />

tra le gambe e comincia a strusciarsi


contro le caviglie di Doe. Lei la guarda e<br />

alza gli occhi al cielo, non ancora sicura<br />

se è il caso di preoccuparsene o meno.<br />

Come ho già detto, Doe non è<br />

un’estimatrice degli abitanti della<br />

terraferma. Gatti inclusi.<br />

«Ehm.» Alle mie spalle sento un<br />

colpetto di tosse e mi ricordo che non ci<br />

siamo solo io e Doe. «Lily, non mi<br />

presenti la tua amica?» fa zia Rachel.<br />

Mi verrebbe da dirle «Non è una mia<br />

amica», ma non sarebbe carino, tanto più<br />

che zia Rachel non ha mai conosciuto<br />

Doe. Di fatto non ha mai conosciuto altra<br />

gente del popolo del mare, a parte me e<br />

papà. O almeno non per quanto lei ne<br />

sappia. Quando gli appartenenti al popolo<br />

del mare assumono la forma terrestre – e<br />

quindi umana –, l’unica cosa che li<br />

distingue dalle persone normali è il<br />

simbolo marino che hanno sulla nuca. Ma<br />

anche quello potrebbe sembrare un


comunissimo tatuaggio a chi non ne<br />

conosce il significato.<br />

Alla fine, i dieci anni e passa di lezioni<br />

di buone maniere a palazzo fanno in modo<br />

che io mi volti e sorrida.<br />

«Zia, questa è mia cugina Dosinia.» Con<br />

la mascella serrata, guardo dritta in faccia<br />

Dosinia e la sua sprezzante espressione.<br />

«Doe, questa è Rachel, la sorella di mia<br />

madre.»<br />

Per un istante gli occhi le diventano<br />

lucidi. Se non fosse Doe quella che ho<br />

davanti, potrei pensare che si sia<br />

teneramente intristita. Purtroppo è solo<br />

Doe, e dunque è più probabile che le sia<br />

andata un po’ di polvere negli occhi.<br />

Zia Rachel, premurosa, si avvicina.<br />

«Stavamo finendo di cenare, ma sono<br />

certa che in frigo troveremo qualcosa<br />

anche per te. Se non sbaglio dovrebbe<br />

esserci una pizza surgelata, la teniamo in<br />

freezer per occasioni come questa. E poi è


imasto un po’ di pane fresco.»<br />

Il mio pane, vorrei urlare.<br />

Ma tanto Doe non sembra interessata<br />

alla cosa. L’espressione che fa quando<br />

vede i resti della cena sulla tavola è di<br />

puro disgusto. Devo ammettere che<br />

anch’io ci ho messo un po’ ad abituarmi al<br />

cibo di qua. I primi mesi sulla terraferma<br />

sono andata avanti a sushi scadente e<br />

verdure fresche. C’è voluto un anno prima<br />

che mi decidessi a provare la pasta. E<br />

adesso ne vado pazza.<br />

Ma anche se posso capire la sua<br />

repulsione, mi metto sulla difensiva. In<br />

fondo sono per metà umana. «Guarda che<br />

è buono. Dovresti assaggiarlo prima di<br />

giudicare.»<br />

Lei mi lancia uno sguardo confuso e<br />

accigliato come per dire: «Ma che<br />

diamine dici?!» Poi, scuotendo il capo,<br />

dichiara: «Non ho fame».<br />

E, come dopo una conversazione molto


profonda, restiamo tutt’e tre in silenzio.<br />

C’è tensione e imbarazzo nell’aria.<br />

Nessuna di noi sa cosa dire.<br />

Mi chiedo cosa ci faccia lei qui.<br />

E forse Doe si chiede la stessa cosa.<br />

Zia Rachel probabilmente non era<br />

preparata a trovarsi un’altra sirena<br />

adolescente in cucina.<br />

Alla fine è Doe a rompere gli indugi.<br />

«Mi hanno esiliata», si fa scappare.<br />

«Cosa?» le chiedo io, che rimango a<br />

bocca aperta. Tra tutti i motivi che<br />

potevano averla portata davanti alla porta<br />

di casa mia, l’esilio è l’ultimo cui avrei<br />

pensato. «Perché?»<br />

L’esilio è la punizione massima nel<br />

nostro mondo. Il trasgressore è bandito<br />

dal mare e condannato a vivere sulla<br />

terraferma per tutta la durata della<br />

sentenza. In altri regni può darsi che venga<br />

usato più spesso, ma papà non vi ricorre<br />

tanto facilmente. Mi ricordo di essere


stata testimone di un solo esilio nella mia<br />

vita: un appartenente al popolo del mare<br />

aveva perso la sua compagna, era<br />

impazzito e aveva provato ad attaccare il<br />

palazzo servendosi di un branco di squali<br />

bianchi. Durante il suo esilio, poi, si era<br />

innamorato di una donna e alla fine aveva<br />

deciso di restare sulla terraferma per<br />

vivere con lei.<br />

Ma non credevo proprio che a Doe<br />

potesse succedere una cosa simile.<br />

«Ma che hai combinato?» le chiedo.<br />

Lei alza le spalle e con un gesto del<br />

capo m’indica il biglietto che stringo in<br />

pugno.<br />

Alzo gli occhi al cielo e apro<br />

l’algamena.<br />

Dall’ufficio privato di Sua Maestà<br />

Re Palombo di Thalassinia<br />

Mia carissima Lily,


questa volta tua cugina ha<br />

esagerato col suo odio per gli umani.<br />

Deve imparare a superare i suoi<br />

pregiudizi. Per questo motivo la<br />

mando da te, esiliandola dal mare e<br />

revocando tutti i suoi poteri fino al<br />

momento in cui non decideremo che<br />

sarà pronta a tornare. Mi dispiace<br />

molto doverti gravare di una tale<br />

incombenza, ma sono certo che sarai<br />

pronta ad accettare questo compito.<br />

Non avrei mai preso misure tanto<br />

drastiche se la situazione non fosse<br />

stata davvero disperata. Con amore,<br />

PAPÀ<br />

Esiliata e privata dei suoi poteri? Deve<br />

averla fatta proprio grossa. Doe trascorre<br />

gran parte della sua esistenza a infrangere<br />

tutte le regole che le riesce – se poi così


facendo mette nei guai anche me, tanto<br />

meglio – e a pagare le conseguenze,<br />

sempre abbastanza modeste, delle sue<br />

marachelle.<br />

Quince pensa che sia invidiosa di me e<br />

di quel titolo che a breve non sarà più<br />

mio, io invece credo che sia solo un<br />

rospaccio malefico.<br />

E comunque, finora, per punizione ha<br />

dovuto solo pulire le cucine del palazzo o<br />

portare a fare un giro i pesci mangialghe<br />

per far loro svuotare il serbatoio. Quello<br />

dell’esilio è un provvedimento<br />

straordinario. Deve aver proprio fatto<br />

qualcosa d’imperdonabile.<br />

«Che hai combinato?» ripeto.<br />

E lei di nuovo alza le spalle. «Hai<br />

intenzione di tenermi qui fuori tutta la<br />

sera?»<br />

L’occhiataccia che le lancio rivela che<br />

potrei anche farlo.<br />

Ma zia Rachel non la conosce come la


conosco io e si mette in mezzo. «Certo che<br />

no, cara. Prego, accomodati.»<br />

La zia mi guarda male, le mie cattive<br />

maniere non le piacciono affatto. Peccato<br />

che non si accorga del ghigno malvagio<br />

che fa Doe entrando in casa.<br />

«Doe...» le dico in tono di minaccia.<br />

Lei fa finta di niente, si gira verso zia<br />

Rachel e le consegna un altro biglietto.<br />

«Zio Palombo ha mandato un messaggio<br />

anche a lei.»<br />

Zia Rachel la guarda un po’ sorpresa,<br />

poi apre l’algamena e comincia a leggere<br />

il biglietto di papà. Quando alza lo<br />

sguardo, ha gli occhi lucidi, come se si<br />

fosse commossa. «Ma certo. Certo che<br />

starai da noi. C’è un letto per gli ospiti<br />

nella stanza dove cucio, puoi sistemarti lì<br />

finché ne avrai bisogno.» Le fa strada,<br />

tirandola in un abbraccio affettuoso che<br />

Doe si sarebbe risparmiata molto<br />

volentieri.


Il messaggio di papà evidentemente ha<br />

toccato le corde giuste.<br />

«Che dice? Come mai Doe è stata<br />

esiliata?» chiedo a mia zia.<br />

Il suo sguardo è triste e scuote la testa.<br />

«Non c’era scritto.» A quel punto si gira<br />

verso Doe. «Vado a prepararti la stanza.»<br />

In un batter d’occhio, mi ritrovo a non<br />

capirci niente di quello che sta<br />

succedendo e resto da sola in cucina con<br />

Doe e Prithi, che fa le fusa a lei, gatta<br />

traditrice che non è altro.<br />

Dalle scale sento zia Rachel che mi<br />

grida: «Quando suona il timer, tira fuori<br />

del forno i biscotti al lime». Mentre<br />

raggiunge il secondo piano, la sua voce ci<br />

arriva sempre più lontana. «Non<br />

dimenticare di usare le presine.»<br />

«È successo una volta sola», borbotto.<br />

Le vesciche da ustione su tutt’e due le<br />

mani mi sono bastate per imparare la<br />

lezione.


«Dunque è qui che vivi?» domanda<br />

beffarda mentre con quei suoi occhi<br />

azzurri squadra la cucina di zia Rachel.<br />

«Non ci hai proprio guadagnato, se pensi<br />

che prima stavi in un palazzo reale.»<br />

Quel suo giudizio negativo mi fa<br />

osservare quella stanza con uno sguardo<br />

diverso. Lo stesso che avevo la prima<br />

volta che ci sono entrata, e ormai sono già<br />

passati tre anni.<br />

Zia Rachel venne a prendermi in<br />

spiaggia, dove papà, con gli occhi lucidi,<br />

mi affidò a lei. Fino a quel momento era<br />

riuscito a mantenere un atteggiamento<br />

regale in tutta quella situazione, per cui<br />

giustificò le lacrime dicendo che gli era<br />

entrato qualcosa nell’occhio. Zia Rachel<br />

mi portò a casa a bordo della sua station<br />

wagon tutta scassata – non ero mai salita<br />

su una macchina prima di allora – e una<br />

volta arrivate a destinazione mi fece<br />

entrare dalla cucina. Dallo sguardo si


capiva che era nervosa. Era preoccupata<br />

di quello che avrei pensato di casa sua,<br />

che potessi trovarla non sufficientemente<br />

bella visto che ero cresciuta nel palazzo<br />

reale di Thalassinia. Ma le sue<br />

preoccupazioni si rivelarono infondate,<br />

perché mi bastò un’occhiata a quelle<br />

credenze giallo sole, alle pareti azzurro<br />

cielo, agli elementi in ferro battuto – tutto<br />

abbastanza vissuto ma accogliente – per<br />

innamorarmene perdutamente.<br />

La casa è piena di luce, calore, amore,<br />

proprio come zia Rachel. Per cui la vivo<br />

molto peggio di un insulto se qualcuno si<br />

permette di guardarla con disdegno (che<br />

vuol dire disprezzo, ho scoperto studiando<br />

per i test!). Soprattutto se quel qualcuno è<br />

Doe.<br />

Raddrizzo le spalle e faccio un passo<br />

verso di lei: siamo praticamente naso a<br />

naso. È nel mio mondo adesso, e sono<br />

immune ai suoi giochetti. «Senti un po’»,


le dico in tono duro, così almeno capisce<br />

che non sto scherzando. «Non so cosa tu<br />

abbia combinato per farti mandare qua, e<br />

sinceramente neanche m’interessa.» Be’,<br />

in realtà m’interessa eccome, ma non ho<br />

nessuna intenzione di dirglielo. «Devi<br />

tenere bene a mente questa cosa: con me<br />

continua pure a fare la carogna come<br />

sempre, ma visto che sei ospite in casa di<br />

mia zia, a lei devi portare rispetto.<br />

Intesi?»<br />

Come al solito, il mio sguardo<br />

arrabbiato non le fa né caldo né freddo.<br />

Non batte ciglio. Non la tocca proprio.<br />

Non la turba.<br />

«Perché, se ti permetti di mancarle di<br />

rispetto, se la offendi o le dai fastidio, stai<br />

pur certa che l’esilio sarà l’ultimo dei tuoi<br />

problemi», la minaccio avvicinandomi<br />

ancor di più.<br />

Doe non si scompone.<br />

Mentre stiamo lì a sfidarci senza mai


abbassare lo sguardo, in cucina parte un<br />

driiiin.<br />

«Mi sa che i tuoi biscotti al lime sono<br />

pronti, che dici?» mi fa con un sorrisetto<br />

spavaldo.<br />

«Accidenti a te!» La lascio dove sta e<br />

mi sbrigo a spegnere il timer e ad aprire il<br />

forno.<br />

«Non dimenticare le presine.»<br />

Ignorala, mi dico mentre acchiappo le<br />

pr esine. È insignificante, come un<br />

pidocchio di mare. Non devo darle<br />

spago, soprattutto se dovrà restare qui a<br />

lungo.<br />

Porcapatella, sarà un incubo. Già presa<br />

a piccole dosi è una tortura, figuriamoci<br />

doverci avere a che fare per un lungo<br />

periodo. Non lo so se sopravviverò.<br />

Dopo aver sistemato la teglia coi<br />

deliziosi biscotti sopra il piano della<br />

cucina, si apre la porta.<br />

«È odore di biscotti al lime quello che


se...» Quince si ritrova Doe davanti e non<br />

finisce la frase. Mi piace tantissimo<br />

quando fa quella faccia stupita, ma solo<br />

quando sono io a provocarla. Non Doe.<br />

«Dosinia?!» dice preso alla sprovvista,<br />

almeno quanto me.<br />

Lei, ruffiana come pochi, abbandona<br />

quella sua espressione sprezzante e<br />

beffarda e gli si getta tra le braccia.<br />

«Quincy!»<br />

È solo per la faccia confusa con cui mi<br />

guarda Quince che non le tiro dietro la<br />

teglia ancora bollente. E anche perché mi<br />

dispiacerebbe troppo sprecare tutti quei<br />

biscotti senza averne assaggiato neanche<br />

uno.<br />

«Che ci fai qui?» cercando di<br />

togliersela da dosso per poterla guardare<br />

in faccia. «Credevo odiassi la<br />

terraferma.»<br />

«Non è la terraferma che odia», dico io<br />

avvicinandomi e mettendo un braccio


intorno alla vita di Quince per farle capire<br />

che è mio. «Sono gli umani.»<br />

Lei mi guarda malissimo e io faccio un<br />

sorrisetto beffardo.<br />

Poi si gira verso Quince tutta raggiante e<br />

dichiara: «Sono stata esiliata». A quel<br />

punto mi lancia uno sguardo provocatorio<br />

e poi torna al mio ragazzo. «Resterò per<br />

un bel po’.»<br />

Ritrovarmela tra i piedi non è per niente<br />

quello che mi ci voleva. Come se dovermi<br />

preoccupare dei test, del colloquio con la<br />

preside di facoltà, del mio nuovo ragazzo<br />

e del diploma non fosse già abbastanza,<br />

papà ha pensato bene d’infilarci pure<br />

quella testa di calamaro di mia cugina.<br />

Fantastico.<br />

«Tu non te lo immagini nemmeno com’è,<br />

Shannen. Davvero, non sai», mi lamento.


Prithi, infastidita perché non riesco a<br />

stare ferma coi piedi, miagola un lamento.<br />

Ha passato tutta la notte a miagolare<br />

davanti alla porta di Doe. Sono certa che<br />

adesso è tornata da me solo perché Doe<br />

non si è ancora alzata. Al momento, sono<br />

l’unica pesciolina in giro.<br />

«Me lo immagino», risponde Shannen<br />

mentre corregge il mio test. «Guarda che<br />

hai scritto male il tuo nome, Lily.»<br />

«Sono distratta.» Mi riprendo il foglio,<br />

cancello e riscrivo il nome daccapo.<br />

«Avresti dovuto vedere come si è gettata<br />

tra le braccia di Quince. Come fosse stata<br />

una sua vecchia amica, quando invece lo<br />

conosce appena e, tra l’altro, odia tutti gli<br />

umani.» La guardo mortificata e dico:<br />

«Scusami».<br />

Shannen mi fa segno che non è niente;<br />

lei non è una che se la prende. «Forse è<br />

solo invidiosa», suggerisce, interpretando<br />

il comportamento di Doe esattamente


come Quince.<br />

Ma perché la vedono tutti così? Loro<br />

non la conoscono bene come me.<br />

«Quand’è stata l’ultima volta che ha<br />

avuto un fidanzato?» chiede Shannen.<br />

«Un fidanzato? Doe?» Non ne ha mai<br />

avuto uno, credo. Lei è più il tipo che li<br />

prende e li molla senza tanti<br />

coinvolgimenti. «Non penso che sia mai<br />

uscita con lo stesso ragazzo per più di due<br />

volte di seguito.»<br />

Shannen corregge velocemente il test<br />

che ho fatto. Oltre metà delle risposte le<br />

segna con la penna rossa. «E allora è<br />

invidiosa della tua relazione con Quince.»<br />

Non credo proprio, è impossibile<br />

immaginare che Doe sia invidiosa di me.<br />

No, no. Non può essere. Anche se il<br />

rapporto tra me e Quince è davvero<br />

invidiabile, in effetti. A parte questo,<br />

però, la mia vita è un punto interrogativo<br />

e, in fondo, il mio futuro dipende dal voto


che prenderò nel test.<br />

«Lily», fa Shannen tutta seria. Mi sa che<br />

l’ho fatta grossa. «La radice quadrata di<br />

121 non è 121.»<br />

Sconfortata, abbandono la testa sul<br />

tavolo. «Sono un disastro», mi lagno con<br />

la fronte appoggiata sulla superficie<br />

bianca del tavolo della cucina. «Non<br />

riuscirò mai a farmi ammettere<br />

all’università.»<br />

Anche con l’aggancio che ho<br />

all’università di Seaview, per riuscire a<br />

entrare dovrò comunque prendere un voto<br />

almeno decente. Devo dimostrare di poter<br />

fare bene l’università e altre ridicolaggini<br />

simili. Ah, se solo potessi far capire a<br />

tutti che negli ultimi tre anni non ho dato<br />

la giusta importanza allo studio solo<br />

perché subito dopo il diploma pensavo di<br />

tornare a Thalassinia per diventare la<br />

principessa del mio regno! Col senno di<br />

poi avrei studiato molto, ma molto di più.


Però, dato che per fortuna gli umani<br />

ignorano l’esistenza del mio regno, non<br />

posso giocare a carte scoperte. A volte<br />

penso che se non fossi costretta ad avere<br />

segreti, la mia vita sarebbe di gran lunga<br />

più semplice. Ma è solo la fantasia di un<br />

attimo, perché dopo torno alla realtà e mi<br />

ricordo per quale motivo è impossibile.<br />

Prithi mi lecca le dita dei piedi, come se<br />

volesse dirmi che mi vuole qui con sé per<br />

tutta la vita. O almeno fin quando Doe non<br />

si alza...<br />

«Non sei un disastro.» Shannen prende<br />

una ciocca dei miei capelli biondi e<br />

crespi e mi fa tirare su la testa. «Hai solo<br />

qualche difficoltà. Soprattutto in<br />

matematica. Ma con la scrittura e l’analisi<br />

critica te la cavi molto meglio.»<br />

«Solo perché a Thalassinia parliamo la<br />

stessa lingua.» Almeno quello. Per fortuna<br />

non vengo da un regno in cui si parla<br />

spagnolo, danese o giapponese. Allora sì


che sarei fritta. «Se ci fossero delle<br />

domande sulla biologia marina, le<br />

azzeccherei tutte.»<br />

«Non preoccuparti», mi rassicura<br />

Shannen, con una convinzione che forse è<br />

l’unica mia speranza di non finire a<br />

lavorare in un fast food. «Vedrai che in<br />

due settimane riusciremo a metterci in<br />

pari, giusto in tempo per l’esame.»<br />

«Due settimane?» La testa mi ricade sul<br />

tavolo.<br />

«Ti serve solo un po’ di concentrazione.<br />

Non devi farti distrarre da altre cose»,<br />

precisa Shannen.<br />

Più facile a dirsi che a farsi.<br />

Fino al momento in cui ho deciso di<br />

rinunciare al mio titolo e di restare a<br />

vivere sulla terraferma, all’università non<br />

ci pensavo proprio. Mi sarei diplomata e<br />

avrei fatto innamorare Brody, poi una<br />

volta finita la scuola lo avrei portato a<br />

Thalassinia con me e io sarei tornata ai


miei doveri di principessa. Pensavo<br />

sarebbe stato quello il mio futuro.<br />

Adesso invece mi ritrovo con un codice<br />

fiscale, scartoffie da compilare, un piano<br />

di studi di cinque anni cui pensare e un<br />

mucchio di altre cose che a malapena<br />

riesco a tenere a mente. E stiamo parlando<br />

solo delle cose che riguardano il futuro.<br />

Nel presente ho a che fare con un nuovo<br />

fidanzato, la festa dei diciotto anni e la<br />

cerimonia della rinuncia al titolo.<br />

Se voglio aiutare il mio regno anche da<br />

quassù, devo riuscire a farcela. Devo<br />

prendere un bel voto al test e farmi<br />

ammettere all’università, se non voglio<br />

vedere andare alla deriva il mio futuro da<br />

biologa marina.<br />

Io comunque non mollo. Sono la<br />

principessa di Thalassinia, e abbiamo la<br />

pelle dura noi del popolo del mare. Se la<br />

soluzione è restare concentrata e non<br />

lasciare spazio alle distrazioni, allora


sarà così che farò.<br />

«Come si fa a dormire su quella<br />

trappola che chiamano letto?»<br />

L’ottimismo mi abbandona non appena<br />

Doe – ovvero la Distrazione – entra in<br />

cucina.<br />

Prithi si allontana subito dai miei piedi<br />

– che evidentemente trova meno gustosi –<br />

e si precipita sulle ditina rosa di Doe, che<br />

la ignora.<br />

Le lancio un’occhiataccia. «Ti ci<br />

abituerai.»<br />

Mi ci sono volute diverse settimane per<br />

abituarmi a dormire su una superficie<br />

piatta al posto dei letti a forma di<br />

conchiglia che usiamo a Thalassinia.<br />

Adesso, però, adoro stare sul morbido<br />

lenzuolino e dormire su un fianco avvolta<br />

nelle coperte. In fondo è come stare<br />

accoccolata dentro una conchiglia.<br />

«Non mi abituerò a un bel niente, perché<br />

tanto qui non ci resto a lungo», risponde


secca Doe.<br />

È stata un po’ vaga sulla faccenda<br />

dell’esilio e ha accuratamente evitato le<br />

domande sui motivi che l’hanno costretta<br />

a venire sulla terraferma.<br />

«Quindi quanto ti fermi?» le chiedo<br />

nervosa mentre lei squadra la stanza.<br />

Il suo sguardo si posa su Shannen. Fa<br />

finta di non sentire la mia domanda e<br />

chiede: «Anche questa vive qui?»<br />

Mi spazientisco e le guance mi<br />

diventano rosso fuoco. Se mi trovassi a<br />

Thalassinia, grazie al potere calmante<br />

dell’acqua, sarei solo leggermente<br />

infastidita. Ma visto che siamo sulla<br />

terraferma, la sua domanda impertinente<br />

mi manda su tutte le furie. Nessuno può<br />

rivolgersi così alla mia migliore amica.<br />

«Questa si chiama Shannen. Ed è una mia<br />

cara amica. Mi sta aiutando a studiare,<br />

perché così fanno gli amici.» Sottovoce<br />

aggiungo anche: «Ma d’altronde tu che ne


sai dell’amicizia...»<br />

«Piacere», le dice Shannen porgendole<br />

la mano.<br />

Doe, chiaramente, non capisce cosa<br />

debba farci con quella mano, allora alza<br />

gli occhi al cielo e poi entra in cucina.<br />

Prithi non la molla un attimo. «Dov’è<br />

possibile trovare un po’ di succo di fuco<br />

da queste parti?»<br />

Sempre la solita. Si comporta come se<br />

fosse la padrona del mondo, tratta la gente<br />

di melma e poi pretende di essere servita<br />

e riverita. Be’, se pensa di poter fare così<br />

anche sulla terraferma, si sbaglia di<br />

grosso. E non sarò io a metterla in<br />

guardia. Che se la cavi da sola, io non ho<br />

nessuna intenzione di farle da ancora di<br />

salvezza. Ho le mie cose cui pensare.<br />

Ignoro Doe – e anche lo sguardo attonito<br />

di Shannen – e mi rimetto a leggere per la<br />

quindicesima volta la domanda di<br />

matematica. (N.B. Non sono tuttora riuscita


a capirla.)<br />

Continuo a scervellarmi sulla stessa<br />

oscura domanda, quando zia Rachel entra<br />

radiosa in cucina con la sua lunga gonna<br />

svolazzante. «Buongiorno, ragazze. Vi<br />

siete già messe al lavoro?»<br />

«Sì, signora Hale», le risponde<br />

Shannen.<br />

Zia Rachel ha rinunciato a chiederle di<br />

chiamarla per nome. Shannen è ormai una<br />

di famiglia – specialmente adesso che sa<br />

tutto delle mie pinne – ma, nonostante ciò,<br />

non riesce a scrollarsi di dosso la vecchia<br />

regola di buona educazione di dare<br />

sempre del lei alle persone più grandi.<br />

«Buongiorno, Dosinia», aggiunge zia<br />

Rachel mentre prende il giornale dal<br />

tavolo e si dirige verso la macchina del<br />

caffè. «Dormito bene?»<br />

Doe fa un’espressione del cavolo.<br />

Mi si rizzano i peli del collo, proprio<br />

sopra il mio simbolo marino. Mi costringo


a fare un respiro profondo, per poi<br />

espirare e buttare fuori un po’ di rabbia. È<br />

una tecnica che mi ha insegnato Quince, e<br />

mi tornerà molto utile se Dosinia si ferma<br />

più di un giorno o due. Specialmente se<br />

non la smette di offendere le persone cui<br />

voglio più bene. Con la mascella serrata,<br />

ringhio: «Stai sempre a lam...»<br />

«Vuoi un po’ di succo, cara?»<br />

m’interrompe zia Rachel, prima che possa<br />

avere il tempo di rimprov... cioè, spiegare<br />

a Doe che non ci si comporta così. «In<br />

frigo ce n’è una caraffa. I bicchieri sono<br />

nella credenza.»<br />

Doe guarda il punto che le indica zia<br />

Rachel. «Il frigo?!»<br />

«Non avete i frigoriferi a Thalassinia?»<br />

le domanda zia Rachel incuriosita. Poi<br />

scoppia a ridere. «Be’, sì, in effetti non ne<br />

avete bisogno.»<br />

«Sulla terraferma le cose bisogna<br />

tenerle al fresco, se non si vuole che


vadano a male», spiego prima che Doe<br />

possa fare un altro dei suoi soliti<br />

commenti velenosi.<br />

Per evitare qualche disastro, mi alzo dal<br />

tavolo e mi dirigo con passo deciso verso<br />

la credenza. Bisogna ammettere che in<br />

effetti qui è tutto nuovo per lei. Anche se<br />

poi ciò non giustifica la sua<br />

maleducazione. «Questo è un bicchiere»,<br />

le spiego facendogliene vedere uno.<br />

Anche a Thalassinia abbiamo i bicchieri –<br />

ed è per questo che Doe reagisce alzando<br />

gli occhi al cielo –, ma non li usiamo per<br />

il succo di frutta. Visto che siamo<br />

circondati dall’acqua, il succo non<br />

resterebbe a lungo nel bicchiere. Il succo<br />

di fuco e quello di fragole di mare li<br />

teniamo nelle bottiglie. Le metto il<br />

bicchiere in mano, apro il frigo, prendo la<br />

caraffa di succo d’arancia e gliene verso<br />

un bel po’. «È succo d’arancia.»<br />

«Succo dell’arancia?» chiede un po’


confusa.<br />

Non è che a Thalassinia non ci siano le<br />

arance, di fatto compriamo un mucchio di<br />

frutta dai mercanti della terraferma,<br />

soprattutto noi a palazzo. Ma l’arancia la<br />

mangiamo a spicchi. A nessuno è mai<br />

venuto in mente di spremerla.<br />

«Esatto. Succo d’arancia», ripeto secca.<br />

La guardiamo tutte con trepidazione, o<br />

forse con un po’ di paura, mentre beve il<br />

suo primo sorso. È proprio un sorsetto,<br />

tanto che forse non riesce neanche a<br />

capire di che sa, ma a lei basta per<br />

decidere cosa ne pensa. È come se<br />

trattenessimo il fiato in attesa del suo<br />

verdetto. Non so bene cosa si aspettino<br />

zia Rachel e Shannen, ma io mi preparo a<br />

una vera e propria esplosione alla Doe.<br />

Una filippica, forse, seguita dal lancio del<br />

bicchiere dall’altra parte della stanza.<br />

Ma visto che Doe non fa mai quello che<br />

ti aspetteresti, impassibile alza le spalle e


prende un altro sorso.<br />

Io non so bene se sorridere o<br />

preoccuparmi.<br />

«Se qui è tutto a posto, io andrei. Ho<br />

una lezione al laboratorio», ci annuncia<br />

zia Rachel versando il caffè in un thermos<br />

e mettendosi il giornale sotto il braccio.<br />

«Tutto a postissimo», le risponde Doe<br />

con un sorriso raggiante. E totalmente<br />

finto.<br />

Prithi miagola con soddisfazione,<br />

mentre continua a strusciarsi contro le<br />

caviglie di Doe.<br />

«Anch’io devo andare. Ho promesso a<br />

mamma che l’avrei aiutata a mettere a<br />

posto il garage», dice Shan, raccogliendo<br />

le sue cose. Non sembra particolarmente<br />

entusiasta all’idea.<br />

Io la guardo implorante come per dire:<br />

«Te ne devi proprio andare?»<br />

«Continua a esercitarti», si raccomanda<br />

consegnandomi il libro. «Più tardi ti


chiamo così mi racconti come va.»<br />

Qualche istante dopo, io e Doe ci<br />

ritroviamo da sole in cucina. A<br />

interrompere quel silenzio pieno di<br />

tensione ci sono solo le fusa di Prithi.<br />

Impertinente come al solito, Doe prende il<br />

bicchiere, lo rigira e ne svuota il<br />

contenuto nel lavandino. Mi guarda come<br />

per provocare una mia reazione.<br />

Oh, ma ce n’è più di una.<br />

La rabbia però adesso deve aspettare.<br />

Prima di tutto devo capire per quale<br />

motivo si trova qui. «Dosinia, vuoi dirmi<br />

esattamente per quale motivo ti hanno<br />

esiliata?» le domando dura, ma tentando<br />

di non lasciar trasparire dalla voce la<br />

rabbia che covo.<br />

Lei scrolla le spalle e poggia il<br />

bicchiere sul piano. «Non ne ho idea. Io<br />

non ho fatto nulla di male.»<br />

«Non hai fatto nulla di male?» Nulla<br />

secondo lei, almeno. Ma nessuno viene


esiliato se non ha fatto niente di male.<br />

«Papà non ti avrebbe esiliata e tolto i<br />

poteri senza nessun motivo. Tanto più che<br />

appartieni alla famiglia reale.»<br />

Per un appartenente al popolo del mare,<br />

essere privato dei propri poteri è una<br />

punizione ben più grave dell’esilio. Doe<br />

adesso non può respirare sott’acqua, non<br />

può cambiare forma e non può controllare<br />

la temperatura dei liquidi. Non può usare<br />

nessuno dei poteri propri della nostra<br />

gente. Quindi, pur facendo ancora parte<br />

del nostro popolo e pur essendo ancora<br />

soggetta alle nostre leggi, adesso è<br />

un’umana in tutto e per tutto.<br />

Sicuramente ciò deve darle sui nervi.<br />

D’accordo. Se non mi vuole dire il<br />

motivo, dovrà almeno dirmi quanto durerà<br />

l’esilio.<br />

«Dunque sei stata esiliata... senza<br />

nessunissimo motivo», le dico con una<br />

grossa dose di sarcasmo. «E ti hanno


anche revocato i poteri. Per quanto<br />

saremo costretti ad averti tra i piedi?»<br />

Doe alza di nuovo le spalle. «Zio<br />

Palombo non me l’ha detto.»<br />

Digrigno i denti. «Cosa ti ha detto,<br />

allora?»<br />

Lei prende una sedia – quella che non<br />

hanno usato né Shannen né zia Rachel,<br />

perché forse teme che le attacchino i<br />

pidocchi – e si siede davanti a me. «Mi ha<br />

detto che devi aiutarmi ad ambientarmi a<br />

Seaview.»<br />

Tutto qui? Be’, se non altro papà mi ha<br />

dato un compito facile. Ambientarsi non è<br />

mai stato un problema per Doe. Anche se<br />

sa essere – e di solito è – una strega<br />

ammaliatrice, la gente di solito non la<br />

scansa. È bellissima e i maschi darebbero<br />

via una pinna pur di farle piacere. A<br />

Thalassinia riscuote parecchio successo.<br />

Non dovrebbe essere troppo difficile<br />

ricreare la stessa situazione anche qui a


Seaview.<br />

La differenza più grossa la faranno i<br />

vestiti. Non si è portata niente da casa,<br />

per cui adesso va in giro col toppino con<br />

cui è partita e dei pantaloncini fatti di<br />

scaglie rosa e viola. Papà le ha tolto i<br />

poteri ma almeno un po’ di pudore glielo<br />

ha lasciato. Alcuni miei vestiti potrebbero<br />

andarle, anche se le sue curve sono<br />

decisamente, ehm, più abbondanti delle<br />

mie. Non faccio certo i salti di gioia al<br />

pensiero di doverle prestare le mie cose,<br />

ma per qualche giorno si può anche fare.<br />

«Non ti piace come sto?» domanda con<br />

un sorrisetto non appena si accorge che<br />

sto guardando com’è vestita. «Anche tu<br />

una volta ti vestivi così. Ma se è per<br />

questo, una volta eri anche una<br />

principessa.»<br />

Faccio finta di non cogliere la sua<br />

frecciatina. «Diciamo che quei vestiti non<br />

sono proprio adatti qua sulla terraferma.»


«Tieni.» Dalla profonda scollatura tira<br />

fuori un sacchettino e me lo lascia sul<br />

tavolo. «Questi li manda zio Palombo per<br />

coprire le spese.»<br />

Apro il sacchettino allentando la<br />

cordicella e dentro ci trovo un bel po’ di<br />

perle. Tutte bellissime e perfette: bianche,<br />

crema, rosa, e addirittura nere, le più rare.<br />

Valgono un bel po’ di soldi.<br />

«Quanto pensi di restare, Doe?» Coi<br />

soldi che valgono quelle perle ci<br />

copriremo tutte le spese di casa per un<br />

mese. «Quando torni a Thalassinia?»<br />

Doe abbassa lo sguardo e un po’ assente<br />

comincia a passare una mano sul graffio<br />

che ho fatto io sul tavolo la prima volta<br />

che ho tentato di cucinare la pizza<br />

surgelata. Perde parte della sua<br />

sfrontatezza, e per la prima volta sembra<br />

confusa dalla situazione almeno quanto<br />

me.<br />

È davvero incredibile come riesca –


quando vuole – a farti dimenticare che in<br />

fondo è solo una ragazzina di sedici anni.<br />

«Non lo so. Zio Palombo ha detto che<br />

devo restare finché non imparo ad<br />

apprezzare gli umani.»<br />

Fantastico. Questa cosa potrebbe non<br />

succedere mai, visto che stiamo parlando<br />

di Doe. Non che io la biasimi del tutto,<br />

considerata la sua storia, ma va detto che<br />

è un compito praticamente impossibile.<br />

«Ti ha specificato anche come decreterà<br />

se ce l’avrai fatta o meno?»<br />

«Ha detto che questo spetterà a te.»<br />

Alza lo sguardo e ha gli occhi lucidi.<br />

«Sarai tu a decidere quando avrò<br />

imparato la lezione.»<br />

«Be’, ma allora è facile», le faccio io<br />

saltando su in piedi, un po’ a disagio per<br />

quel suo crollo improvviso. «Resti qui<br />

qualche giorno, esci coi miei amici, ti<br />

comporti come se non volessi ucciderli<br />

lanciandogli saette dagli occhi e poi sarai


pronta per tornare a casa.»<br />

Prima ancora che io finisca, lei già<br />

scuote la testa. «Mi ha detto anche di<br />

comunicarti che questo sarà l’ultimo tuo<br />

dovere come principessa di Thalassinia.»<br />

Dovere. Quella parola mi fa ricadere<br />

sulla sedia. È l’unica parola capace di<br />

buttarmi giù. Sono stata educata tutta la<br />

vita perché apprezzassi la responsabilità<br />

che comporta la mia posizione, perché<br />

comprendessi che il dovere viene prima<br />

di qualsiasi altra cosa. E anche se papà mi<br />

ha sempre incoraggiato a seguire il mio<br />

cuore – e cioè rinunciare al mio diritto al<br />

trono –, quel senso del dovere non è<br />

semplice da sradicare. E se adesso papà<br />

fa appello proprio al mio senso del<br />

dovere per la faccenda di Doe, significa<br />

che dovrò prendermene carico sino alla<br />

fine e portarla alla sua giusta conclusione.<br />

E significa anche che mia cugina deve<br />

aver fatto una cosa molto, molto grave.


«Oh, Doe», le dico triste mentre scuoto<br />

la testa. «Che cos’hai combinato?»<br />

Non mi aspetto una risposta, e lei non<br />

me la dà. Ma so anche che non posso fare<br />

il suo gioco. Sento che qui c’è in ballo<br />

molto più dell’inconveniente che la<br />

situazione crea a me.<br />

Prithi si accomoda sui piedi di Doe e fa<br />

un sospiro affranto.<br />

Anch’io mi sento proprio così. Bene, se<br />

papà pensa che aiutando Doe a superare il<br />

suo odio per gli umani aiuterò anche<br />

Thalassinia, allora è quello che farò.<br />

Perché il senso di responsabilità è<br />

difficile da ignorare, e fino al mio<br />

diciottesimo compleanno sono obbligata a<br />

fare il mio dovere di principessa. Che mi<br />

piaccia o no.<br />

«Bene. Ti servono dei vestiti», dico<br />

alzandomi. «Andiamo a fare shopping.»


3<br />

È lunedì mattina e zia Rachel accompagna<br />

a scuola me e Dosinia. Quince mi ha dato<br />

un bacio quando gli ho detto che non sarei<br />

andata in moto con lui. Me ne ha<br />

promesso un altro, che mi darà non<br />

appena saremo davanti al mio armadietto.<br />

Dovrò resistere fino ad allora.<br />

Anche se la sua moto adesso mi è<br />

simpatica – più o meno –, a volte vorrei<br />

che uno di noi due avesse la macchina. A<br />

sua madre serve il loro vecchio catorcio<br />

per andare al lavoro, come a zia Rachel,<br />

che ci va con la sua station wagon. Nei<br />

giorni in cui Seaview è battuta da venti<br />

forti come uragani o piogge torrenziali,


girare a bordo di un mezzo dotato di<br />

tettuccio sarebbe decisamente meglio.<br />

Senza contare che, se avessimo avuto la<br />

macchina, oggi saremmo potuti andare a<br />

scuola insieme, con Doe seduta sul sedile<br />

posteriore – o magari nel bagagliaio –, e<br />

risparmiarci di andare lui da solo su<br />

Principessa e io nella station wagon di zia<br />

a sorbirmi i piagnistei di mia cugina.<br />

Finché io non troverò un lavoro o<br />

Quince passerà al full-time, mi dovrò<br />

accontentare della moto e di passaggi<br />

vari.<br />

«Stai tranquilla», ripeto a Doe per la<br />

ventesima volta da quando zia ha acceso<br />

il motore. «Prova a vederla come una<br />

motoscìa con le ruote.»<br />

Doe mi guarda con gli occhi fuori delle<br />

orbite e le narici spalancate,<br />

evidentemente l’analogia non le è<br />

piaciuta. Mi stupisce che non abbia<br />

ancora strappato la tappezzeria già logora


del sedile, visto come ci si tiene<br />

aggrappata. Mi sorprende anche che abbia<br />

rinunciato per un attimo alla facciata di<br />

quella che è sempre troppo figa per avere<br />

debolezze.<br />

Deve essere proprio terrorizzata.<br />

Eppure per una che può arrivare a nuotare<br />

alla velocità di cinquanta nodi, un giro in<br />

macchina in una zona residenziale<br />

dovrebbe essere una passeggiata. Ma c’è<br />

anche da dire che zia Rachel guida come<br />

se stesse a bordo di una macchina da<br />

corsa e non di una station wagon mezza<br />

scassata. Io ormai ci sono abituata. O se<br />

non altro chiudo gli occhi.<br />

Quando parcheggiamo davanti al liceo<br />

di Seaview nello spazio riservato ai<br />

visitatori, Doe è diventata una statua. Io<br />

scendo e con lo zaino su una spalla apro<br />

la portiera posteriore. Lei resta immobile.<br />

«Guarda che puoi scendere adesso», le<br />

dico, cercando di nascondere la risatina


che mi viene naturale vedendola così<br />

terrorizzata. «Siamo arrivati.»<br />

Il sollievo che le attraversa il viso in<br />

quel momento mi fa passare la voglia di<br />

ridere. Ha la stessa faccia che fa Peri<br />

quando vede una medusa. E non c’è da<br />

scherzarci su.<br />

È la prima volta che si mostra così<br />

vulnerabile.<br />

«Prendi la borsa e andiamo.» Mi mette<br />

un po’ a disagio fare la carina con quella<br />

testa di calamaro di mia cugina. «Zia<br />

Rachel ti porta in segreteria per<br />

l’iscrizione.»<br />

Dosinia scende dalla station wagon con<br />

le gambe che le tremano e la valigetta<br />

stretta in mano. Esatto, una valigetta. Non<br />

ci credevo neanch’io – non avrebbe<br />

potuto scegliere una cosa meno figa –, ma<br />

lei ha detto che non sopportava né le<br />

bretelle né la tracolla. Ho provato a<br />

spiegarle come funziona qui a Seaview,


ma lei non ha voluto sentire ragioni.<br />

Tipico suo.<br />

Per tutto il resto, però, è perfettamente<br />

alla moda. Una camiciona viola che mette<br />

in risalto le sue curve, leggings neri e<br />

stivali di pelle al ginocchio. I suoi<br />

fighissimi capelli color caramello, un<br />

trucco degno di una star di Hollywood e<br />

una specie di brillante a forma di stella di<br />

mare proprio sopra la scollatura. Vive<br />

sulla terraferma da neanche due giorni e<br />

ha già più stile di me, che sto qui da tre<br />

anni.<br />

La strozzerei con un’alga.<br />

«Voi aspettatemi qui. Ci vorrà solo un<br />

attimo», ci dice zia Rachel davanti alla<br />

segreteria.<br />

Mentre aspettiamo sedute su una panca<br />

nell’atrio principale, io rifletto sulla mia<br />

mancanza di stile. Una gonna marrone con<br />

le pieghe appena sotto il ginocchio. Una<br />

magliettina verde lime con brillantini


dorati intorno al collo. Un paio di<br />

ballerine color oro che mi ha costretto<br />

Doe a comprare. («Dovresti approfittarne<br />

anche tu», mi ha detto. Poi, dopo avermi<br />

guardato dalla testa ai piedi, ha aggiunto:<br />

«Direi che ne hai proprio bisogno».)<br />

Oggi non sono vestita poi tanto male. I<br />

problemi veri li ho in testa. Una cesta di<br />

capelli biondi e crespi che non riesco mai<br />

a tenere a bada e assenza quasi totale di<br />

trucco, a eccezione del lucidalabbra,<br />

perché ogni volta che provo ad azzardare<br />

combino disastri.<br />

Com’è possibile che mia cugina – che<br />

odia gli umani con tutte le sue forze –<br />

sembri già una star di Hollywood e io<br />

invece la figlia di un pescatore? Per tre<br />

anni mi sono raccontata che forse la colpa<br />

era da ricercare in qualche tipo di<br />

conoscenza occulta che hanno le ragazze<br />

nate sulla terraferma e che ovviamente è<br />

sconosciuta alle sirene. Adesso, però, mi


trovo costretta ad ammettere che in realtà<br />

il problema sono io. Manco proprio di<br />

stile.<br />

«Quanto dura insomma questa scuola?<br />

Un paio d’ore?» mi chiede Doe.<br />

Mi sforzo di non cadere dalla panca per<br />

le troppe risate. «Senti, lo so che tu sei<br />

abituata alla comodità degli insegnanti<br />

privati di corte, ma qui è tutt’altra<br />

faccenda.»<br />

Le spiego velocemente come funziona la<br />

scuola sulla terraferma: sette ore di<br />

lezioni, compiti a casa, sport e altre<br />

attività extracurricolari. Se la conosco, si<br />

alzerà e se ne andrà prima che io abbia<br />

finito di dire: «Marinare la scuola non è<br />

consentito». Per Doe la parola<br />

«responsabilità» è una parolaccia.<br />

Invece, al contrario, si limita a<br />

stravaccarsi – ma sempre con una certa<br />

classe – per poi accavallare le gambe e<br />

cominciare a canticchiare sottovoce l’inno


di Thalassinia. «Non mi spaventa. L’anno<br />

scorso ho fatto un master.»<br />

Starà scherzando. Quando vivevo a<br />

Thalassinia, facevamo lezione insieme<br />

con l’istitutore di corte. Visto che<br />

abbiamo due anni di differenza, non<br />

facevamo mai le stesse cose, ma lei<br />

pareva sempre estremamente annoiata e<br />

per nulla interessata allo studio. Non che<br />

io lo fossi, va be’, ma lei che fa un master<br />

non ce la vedo proprio. È ridicolo.<br />

«Che vuol dire un mas...»<br />

«Buongiorno, Lil.» Dalla segreteria<br />

esce Brody, spensierato e affascinante<br />

come sempre. «Come stai?»<br />

Cercando di togliermi dalla faccia<br />

l’espressione corrucciata dovuta a Doe,<br />

gli sorrido. «Benissimo.»<br />

«Hai ricevuto l’e-mail sulla riunione del<br />

giornale dopo le lezioni? Dobbiamo<br />

cominciare a pensare allo speciale sul<br />

diploma.»


Doe e il suo master perdono<br />

completamente importanza. Il giornale<br />

chiama.<br />

«Non ancora. Quand’è arrivata?» gli<br />

chiedo scuotendo il capo.<br />

Mi ci è voluto un po’ ma ho imparato a<br />

usare pure il computer. A Thalassinia non<br />

ce ne intendiamo molto – anzi affatto – di<br />

tecnologia. Diciamo che acqua e circuiti<br />

elettronici non vanno molto d’accordo.<br />

Ma ormai me la cavo abbastanza.<br />

«In questo momento.» Col pollice<br />

m’indica l’ufficio alle sue spalle. «Stavo<br />

mostrando al preside Brown il servizio<br />

sul terremoto e sono riuscito a dare una<br />

sbirciatina alla posta.»<br />

«Dopo vado in sala studio e gli chiedo<br />

se mi fanno controllare le e-mail.»<br />

«Non c’è bisogno», mi fa con un sorriso<br />

dei suoi. «Tanto c’è scritto solo che ci<br />

vediamo dopo le lezioni.»<br />

«Cos’è un’e-mail?» chiede Doe.


Di fianco a me, Doe guarda Brody dalla<br />

testa ai piedi per poi concentrarsi sugli<br />

occhi castano dorato. Oh. No.<br />

All’improvviso comincia ad andare<br />

tutto al rallentatore. Vedo Brody che<br />

sposta lo sguardo da me a Dosinia,<br />

stravaccata – ma, sottolineo, sempre con<br />

una certa classe – sulla panca. Doe sbatte<br />

le palpebre, e giuro che ogni battito di<br />

ciglia e mascara dura tre secondi. Sporge<br />

in avanti le labbra rosa e lucide.<br />

Brody fa un sorriso ancora più<br />

ammaliante del solito.<br />

Attenzione, Lily Sanderson. Pericolo in<br />

vista.<br />

Brody si sposta e si mette davanti a<br />

Doe, col pretesto di volersi presentare.<br />

Mi sembra di guardare dei tonni che<br />

finiscono in pasto a un branco di squali<br />

bianchi, ma non riesco a distogliere lo<br />

sguardo da quella tragedia inevitabile.<br />

Tanto non posso far niente per evitare la


catastrofe. Sono completamente<br />

impotente.<br />

«Ciao, io sono Brody.» Le sue parole<br />

risultano oblunghe in quel mio mondo al<br />

rallentatore.<br />

Anche se Doe resta perfettamente<br />

impassibile, qualcosa nell’impercettibile<br />

movimento del sopracciglio e delle labbra<br />

mi dice che l’esemplare di maschio che ha<br />

davanti le garba parecchio. Ha un’insana<br />

passione per i maschi, che siano umani o<br />

meno.<br />

Doe non ha mai avuto timori nel cercare<br />

di ottenere quello che vuole.<br />

E di solito ci riesce.<br />

Quando alla fine si mette a sedere<br />

composta, gli porge elegantemente la<br />

mano e si presenta, il mio mondo torna a<br />

girare a velocità normale.<br />

«È mia cugina», gli spiego, mettendomi<br />

in mezzo a loro due. Prima che lei gli<br />

sveli il nostro segreto e dimentichi di


usare la copertura su cui ci siamo<br />

accordate, aggiungo: «È qui a Seaview<br />

per uno scambio culturale. Lei è delle<br />

Bahamas. È approdata nel week-end. È<br />

arrivata, voglio dire. In aereo. Siamo<br />

andate a prenderla all’aeroporto».<br />

Già una volta Brody è venuto a sapere<br />

per sbaglio che ero una sirena. Ho dovuto<br />

usare i miei poteri e fargli il lavaggio del<br />

cervello perché se ne dimenticasse per<br />

sempre. Ha funzionato perfettamente, ma<br />

poi mi è venuto un mal di testa terribile, e<br />

preferirei non doverlo rifare.<br />

Brody ignora del tutto i miei<br />

farfugliamenti, si sporge a sinistra per<br />

riuscire a vedere mia cugina e guardarla<br />

intensamente come gli ho visto fare solo<br />

con la sua ex ragazza. Quando non era la<br />

sua ex, ovviamente.<br />

No, no, no, no, no. Questo non va bene.<br />

Brody è un dongiovanni e Doe una<br />

seduttrice. Brutta, brutta, bruttissima


combinazione. E me ne rendo conto<br />

ancora di più quando mi giro e la vedo<br />

sorridergli maliziosa.<br />

Devo fare tutto quanto è in mio potere<br />

per tenere lontani quei due. Al di là del<br />

fatto che Doe odia gli umani – ragazzi<br />

carini inclusi – e che Brody ha subito – da<br />

parte della sottoscritta – un lavaggio del<br />

cervello per dimenticare l’esistenza delle<br />

sirene, l’idea che la mia cuginetta e il<br />

ragazzo di cui ero innamorata fino a poco<br />

tempo prima possano finire insieme è<br />

assolutamente... inaccettabile. Sotto ogni<br />

punto di vista.<br />

Pronta a tutto pur di evitare la<br />

collisione, provo a proporre: «Ma perché<br />

non and...»<br />

«Tutto sistemato», annuncia zia Rachel,<br />

uscita dalla segreteria giusto in tempo per<br />

evitare che me ne uscissi con qualche<br />

idiozia. «Non ci sono stati problemi coi<br />

tuoi...» La zia guarda Brody con sospetto


e poi riprende la frase: «Nessun problema<br />

coi tuoi documenti».<br />

Quello che vuole dire è che i documenti<br />

falsi redatti dallo scrivano di corte sulla<br />

vita e la carriera scolastica di Doe hanno<br />

passato il vaglio della segreteria.<br />

Abbiamo fatto la stessa cosa anche<br />

quando sono arrivata io a Seaview.<br />

«Questi sono gli orari delle lezioni che<br />

devi seguire», dice zia Rachel<br />

consegnando a Doe un foglio stampato.<br />

«Alla prima ora hai economia.»<br />

E prima che io riesca anche solo a<br />

pensare a quella che sarebbe la peggiore<br />

delle ipotesi, ecco che ci pensa Brody a<br />

darle voce: «Anch’io! Dai, andiamo<br />

insieme». Raccoglie la valigetta di Doe<br />

dal pavimento e fa un gesto da vero<br />

cavaliere: stende un braccio verso il<br />

corridoio per dirle di andare avanti.<br />

Brody che fa il cavaliere. Doe che fa...<br />

Doe. Questa storia finisce male.


«Che disastro», mormoro mentre li<br />

guardo allontanarsi. «Che disastro.»<br />

«Se la caverà», mi rassicura zia Rachel,<br />

mettendomi una mano sulla spalla.<br />

«Lo spero proprio.» Trattengo il fiato.<br />

«Perché se succede qualche macello tra<br />

Doe e Brody, il brutto terremoto della<br />

scorsa settimana al confronto sembrerà<br />

una scossetta da niente.»<br />

L’uragano Doe. Categoria 5.<br />

A quel punto sarò io a dover correre ai<br />

ripari. Tutto ciò che combina Doe qui<br />

sulla terraferma è mia responsabilità. È<br />

l’ultimo compito che mi è stato assegnato<br />

nelle vesti di principessa di Thalassinia.<br />

Se fa danni, i cocci li raccolgo io.<br />

Giunta all’ora di pranzo sono già<br />

completamente esaurita. Io e Doe non<br />

abbiamo avuto neanche una lezione in


comune – ed è normale visto che lei segue<br />

le materie del secondo anno – ma, oltre al<br />

fatto che lei e Brody hanno seguito<br />

economia insieme stamattina, ho saputo<br />

che hanno avuto in comune anche l’ora di<br />

dattilografia e quella in aula studio. Senza<br />

nessuno che li controllasse, chissà cosa<br />

può essere successo.<br />

Forse esagero. Forse Brody l’ha solo<br />

accompagnata in classe alla prima ora e<br />

poi non si sono più parlati. Forse se<br />

guardo fuori vedo un pesce che balla la<br />

salsa. Comunque, essere prudenti non<br />

guasta mai.<br />

In mezzo alla marea di ragazzi in fila<br />

per prendere il pranzo, cerco<br />

d’individuare la chioma bionda di Doe e i<br />

capelli castani di Brody. Ma ho talmente<br />

tante teste davanti che pure sulle punte non<br />

riesco a vedere niente.<br />

«Che cerchi?» mi chiede Quince.<br />

Io brontolo irritata. «Dosinia. Credo che


abbia messo gli occhi su Brody.»<br />

«Ah, ma questa non è per niente una<br />

buona cosa», osserva Shannen.<br />

Non le sfugge proprio niente. «Ma<br />

va’?!»<br />

Comincio a fare dei saltelli per cercare<br />

di vedere oltre la gente senza però<br />

rischiare di rovesciare tutto quello che ho<br />

sul vassoio. Il bricchetto di latte<br />

ovviamente finisce a terra.<br />

Quince, che come al solito il pranzo se<br />

l’è portato da casa e che è in fila con noi<br />

solo per farci compagnia, si china e me lo<br />

raccoglie. «Perché sei tanto<br />

preoccupata?»<br />

Io lo guardo come per dire: «Ma che,<br />

dormi in piedi?!» Mi aspetterei che a<br />

questo punto Quince scuotesse la testa e<br />

dicesse: «Oddio, hai ragione». Lui però<br />

non lo fa, e allora io mi avvicino e gli<br />

sussurro: «Prova a ricordare quello che è<br />

successo a noi due».


Gli compare sulla faccia un sorrisetto<br />

compiaciuto. «Niente di brutto, mi pare.»<br />

«Sì, ma immagina che la stessa cosa<br />

accada a Doe e Brody.»<br />

Quince alza le spalle. «Continuo a non<br />

vederci niente di male. Tua cugina è<br />

abbastanza carina e Benson non è<br />

totalmente privo di lati positivi.»<br />

«Bennett», lo correggo seccata. «E<br />

comunque non era questo che dicevi di lui<br />

due settimane fa.»<br />

«Due settimane fa cercavo di togliertelo<br />

dalla testa, principessa.»<br />

«Be’, non ti sbagliavi.» Faccio un altro<br />

saltello e finisco sul piede di Quince. «È<br />

un vanesio, una superficiale testa di<br />

cefalo.»<br />

«Scusa, ma non capisco. Chi è che<br />

cerchi, Brody o Dosinia?»<br />

«Tutti e due», gli urlo quasi. Perché fa<br />

tanto il tonto? Conosce bene quali sono<br />

tutte le possibili conseguenze che


potrebbero esserci se succedesse<br />

qualcosa tra loro. «Che quei due finiscano<br />

insieme non è una cosa positiva da<br />

qualsiasi prospettiva tu guardi la cosa.»<br />

Shannen, per solidarietà, annuisce e<br />

dice: «Per niente positiva».<br />

Quince cerca di trovarli in mezzo a quel<br />

mare di studenti. Dato che è più alto di<br />

me, per lui è molto più semplice. «Sono<br />

seduti a un tavolo insieme», annuncia<br />

scendendo dalle punte. «Vuoi che vada a<br />

mettermi seduto con loro?»<br />

«Sì», rispondo annuendo decisa. Mentre<br />

Quince si addentra nella folla, gli grido:<br />

«E tienici due posti».<br />

Shannen si avvicina alla cassa. «Lo so<br />

che tua cugina non ti piace, ma è proprio<br />

così terribile?»<br />

«Non ne hai idea.»<br />

«Pensi davvero che bacerebbe Brody?»<br />

mi chiede mentre paga.<br />

«Spero di no, ma con lei non si può mai


sapere.» Io faccio avanzare il mio vassoio<br />

e Shannen toglie il suo. «Certo, lei odia<br />

gli uma...» Mi fermo in tempo, non è il<br />

caso di dire una cosa del genere in un<br />

posto pieno di umani. «Be’, lo sai. E<br />

allora forse c’è una speranza che non<br />

faccia danni.»<br />

«Però...?» m’incalza Shannen non<br />

appena prendo il resto e il vassoio.<br />

Io mi avvio tra i tavoli verso la chioma<br />

biondo scuro di Quince. «Doe va pazza<br />

per gli uomini, e poi è imprevedibile. È<br />

sempre stata un po’ scapestrata. Se ne<br />

infischia delle conseguenze.»<br />

«Brutta combinazione.»<br />

«Già.» Arriviamo al tavolo e io mi<br />

siedo accanto a Quince, proprio davanti a<br />

Doe e Brody, che per i miei gusti stanno<br />

seduti un po’ troppo vicini. «Ciao! Come<br />

sta andando il tuo primo giorno?» le<br />

chiedo, forse con un po’ troppo<br />

entusiasmo.


«Bene», risponde lei, che non si degna<br />

neanche di guardarmi.<br />

Al posto suo ci pensa Brody. «Doe mi<br />

ha raccontato un mucchio di cose<br />

interessanti», mi fa, con un sorrisone un<br />

po’ canzonatorio.<br />

«Ci avrei scommesso», brontolo.<br />

Doe mi guarda come per dire: «Chi, io?<br />

Io non ho fatto proprio niente». Ma glielo<br />

leggo negli occhi che ha combinato<br />

qualcosa, tanto per cambiare.<br />

Quince mi poggia una mano sul<br />

ginocchio per tranquillizzarmi. Vorrebbe<br />

dirmi: «Non perdere la calma». Solo che<br />

è già troppo tardi. Metto una mano sulla<br />

sua e gliela stringo forte, per scaricare la<br />

rabbia.<br />

«Doe mi ha rivelato che sei una<br />

bravissima nuotatrice, Lil», dice Brody<br />

sporgendosi un po’ in avanti. «Come mai<br />

non hai mai provato a entrare nella<br />

squadra femminile?»


Stringo ancora più forte la mano di<br />

Quince. Non è che posso rispondergli che<br />

sono una brava nuotatrice solo quando mi<br />

trasformo in sirena e che la pinna caudale<br />

dà una bella mano sott’acqua. Se al posto<br />

di quella ho le gambe, sono un pezzo di<br />

legno.<br />

«È per via della competizione. La<br />

stresserebbe al tal punto che rischierebbe<br />

di affogare», interviene Shannen per<br />

cavarmi d’impaccio.<br />

Doe fa una faccia da schiaffi.<br />

Quince si mette a ridere.<br />

Io gli stringo talmente forte la mano che<br />

rischio di bloccargli la circolazione.<br />

«Già. Quando sono sotto pressione non<br />

rendo. Perdo le forze. Dovrò<br />

accontentarmi di essere il direttore<br />

sportivo della squadra di nuoto», continuo<br />

con quest’argomento, visto che non mi<br />

viene in mente niente di meglio.<br />

«E poi Lily nuota solo nell’oceano. È


allergica al cloro», si decide a intervenire<br />

anche Doe.<br />

Forzo una risata e, lanciandole<br />

un’occhiataccia, dico: «Esatto, c’è anche<br />

questo elemento da considerare».<br />

Adesso però si sta avvicinando un po’<br />

troppo alla verità.<br />

Le sirene non sono semplicemente<br />

allergiche al cloro. Per noi è tossico.<br />

Sarebbe come dire che gli umani sono<br />

allergici all’arsenico. Un bagnetto veloce<br />

in piscina non mi ucciderebbe, ma di certo<br />

mi farebbe stare molto male. Se rimanessi<br />

in acqua per tutta la durata di un<br />

allenamento, be’... a quel punto non mi<br />

dovrei più preoccupare dei test di<br />

ammissione all’università.<br />

Quince, che comincia a intravedere il<br />

pericolo di perdere l’uso delle dita – il<br />

che gli renderebbe difficile andare in<br />

moto –, si libera con l’altra mano dalla<br />

mia stretta mortale. Ma invece di togliere


completamente la mano, prende la mia tra<br />

le sue e dice: «Scommetto che anche Lily<br />

ha un mucchio di cose da raccontare su<br />

Doe, vero principessa?»<br />

Per mezzo secondo mi lascia un po’<br />

spiazzata. Tutte le storie di lei che potrei<br />

raccontare sono ambientate sott’acqua.<br />

Quince sa bene che non posso spiattellarle<br />

in giro.<br />

«Non è vero, principessa?» ripete<br />

ancora una volta.<br />

Quince mi guarda negli occhi e mi fa<br />

l’occhiolino: finalmente ho capito. Io e lei<br />

siamo cresciute insieme e so un mucchio<br />

di cose su Doe che lei non vorrebbe<br />

raccontassi. Non c’è bisogno che le<br />

racconti sul serio, basterebbe accennarvi<br />

per farle capire che non ho nessuna<br />

intenzione di farmi mettere i piedi in testa.<br />

Non è l’unica che potrebbe raccontare in<br />

giro cose imbarazzanti.<br />

E ce n’è una in particolare che potrei


spifferare.<br />

Raddrizzo le spalle. «Certo», dico<br />

lanciandole uno sguardo di sfida. «Ne ho<br />

un forziere pieno.»<br />

Ha un guizzo negli occhi. Ha capito<br />

perfettamente a quale storia mi riferisco:<br />

una volta i nostri cuginetti Kitt e Nevis le<br />

avevano fatto credere che c’era un<br />

forziere pieno di rarissimi diamanti rosa<br />

nascosto nella discarica di Thalassinia, e<br />

lei aveva passato due giorni a cercarlo in<br />

mezzo all’immondizia. Aveva solo otto<br />

anni, ma tuttora si vergogna di aver<br />

abboccato ciecamente.<br />

A quel punto, dopo aver capito che se<br />

abbiamo deciso di giocare duro io non<br />

gliela darò vinta senza battermi, mi guarda<br />

e annuisce impercettibilmente.<br />

Uno a zero per Lily, olé.<br />

Segue un silenzio carico di tensione. È<br />

quasi finita la pausa pranzo e nessuno di<br />

noi ha ancora toccato cibo. Approfitto di


quella tregua per vedere cosa c’è nel<br />

vassoio di Doe. Ha (intelligentemente)<br />

evitato il piatto di carne del giorno –<br />

hamburger grigiastro e lattuga avvizzita –<br />

optando per un succo alla fragola, un<br />

budino alla vaniglia e una banana. Tutte<br />

cose che ricordano un po’ quelle che<br />

troveremmo a Thalassinia.<br />

Secondo me farebbe bene a provare<br />

nuovi cibi fintanto che è qui. Il sushi,<br />

prima di tutto, e poi i würstel steccati, le<br />

crocchette di patate e la torta di mele.<br />

Senza parlare del fatto che non si può dire<br />

di aver vissuto veramente finché non si<br />

prova il tiramisù.<br />

Forse educare Doe alla vita sulla<br />

terraferma non sarà poi così male.<br />

Dopotutto è compito mio. E se nel<br />

portarlo a termine avrò la possibilità di<br />

gustare anche i miei cibi preferiti, tanto<br />

meglio. Domani prenderò doppia razione,<br />

così le faccio assaggiare un po’ di cose. E


se non sbaglio, sarà il giorno dei taco.<br />

«Mi devo sbrigare», dice Brody,<br />

alzandosi in piedi e prendendo il suo<br />

vassoio. «Più tardi ho l’interrogazione di<br />

storia e devo rivedere gli appunti.» Poi<br />

guarda Doe, indica il vassoio quasi intatto<br />

e le chiede: «Tu hai finito?»<br />

Lei risponde con una faccia disgustata e<br />

spinge via il vassoio.<br />

«Lo porto via io.» Brody mette i vassoi<br />

l’uno sopra l’altro e le fa l’occhiolino. «A<br />

dopo.»<br />

Lei non gli stacca gli occhi di dosso fin<br />

quando lui, dopo aver messo i vassoi al<br />

loro posto, esce dalla mensa. Il suo<br />

interessamento per Brody è un po’ troppo<br />

interessato per i miei gusti.<br />

Prima della lezione sul cibo, le devo<br />

spiegare una cosa molto più importante.<br />

Non permetterò che l’ultimo compito che<br />

mi è stato assegnato come principessa di<br />

Thalassinia si concluda con un’unione


disastrosa che metterebbe in pericolo il<br />

mio regno.<br />

Adesso che Brody se n’è andato, le<br />

dico: «Non se ne parla».<br />

Doe fa l’innocentina. «’Non se ne parla’<br />

di cosa?»<br />

«Non se ne parla di Brody. Non se ne<br />

parla proprio, neanche per sogno.»<br />

Lei alza le spalle. «Chi se ne importa.»<br />

Devo capire se quel suo «chi se ne<br />

importa» significa «tanto non me ne frega<br />

niente di lui» oppure «tanto mi piace e<br />

non m’interessa quello che dici tu».<br />

Potrebbe anche voler dire «non mi puoi<br />

mica comandare», in effetti.<br />

Non ho intenzione di chiuderla qui.<br />

«Dosinia, questa è una faccenda seria.<br />

Non puoi fare casini con Brody. Non so se<br />

te l’ho detto, ma un paio di settimane fa<br />

per errore è venuto a sapere la verità su di<br />

me.»<br />

«E allora?» mi fa in tono annoiato.


«E allora non l’ha presa tanto bene. Ha<br />

cominciato a fare il deficiente e ho<br />

dovuto...»<br />

«Roba vecchia.» Si abbassa a prendere<br />

il lucidalabbra dalla valigetta e se lo<br />

mette senza neanche bisogno dello<br />

specchio.<br />

Grrr. Avrò tutto il tempo di essere<br />

invidiosa della sua bravura col trucco,<br />

adesso però devo farle capire quella cosa.<br />

«Non puoi fare casini con nessuno. È un<br />

rischio troppo grande. Devi pensare al<br />

bene del regno.»<br />

«Come fai tu?» mi fulmina, con la voce<br />

piena di veleno. «Quando mai hai messo<br />

Thalassinia davanti ai tuoi interessi?»<br />

Quel suo attacco verbale mi prende alla<br />

sprovvista. «Che intendi dire? Io, le mie<br />

responsabilità le prendo molto<br />

seriamente.»<br />

Lei fa un sorrisetto irriverente. «Come<br />

no.»


«Senti, Doe, io...» Non sono molto<br />

sicura di cosa dovrei dire. Prima di tutto<br />

perché con quella sua accusa ha fatto<br />

centro. In effetti anch’io ho dei dubbi e ci<br />

combatto da quando ho deciso di tornare a<br />

Seaview: per stare sulla terraferma e con<br />

Quince sto abbandonando il mio regno?<br />

Rinunciando al titolo, sto tradendo i miei<br />

antenati e la mia gente? Provare almeno<br />

ad aiutarli da quassù può bastare?<br />

Non lascio che questi dubbi mi<br />

consumino. Ho preso la mia decisione e<br />

ho il totale appoggio di papà. Se avessi<br />

fatto altrimenti, sarei stata infelice per<br />

tutta la vita. E poi da quassù posso fare<br />

qualcosa per la salvaguardia<br />

dell’ambiente.<br />

«Il regno troverà un altro erede.» Scuoto<br />

il capo, ancora stordita da quel suo<br />

attacco. A bassa voce, per non farmi<br />

sentire dagli altri, le dico: «Per<br />

Thalassinia è molto meglio così».


Sotto il tavolo Quince mi accarezza la<br />

mano, per dirmi che lui c’è se ne ho<br />

bisogno. Anche Shannen vorrebbe poter<br />

intervenire per aiutarmi, ma questa<br />

faccenda è tra me e Doe, è una questione<br />

tra sirene.<br />

Indifferente alla mia sicurezza, Doe si<br />

alza in piedi e dice: «Devo trovare l’aula<br />

di arte».<br />

Non ci posso credere, sono la solita<br />

fortunata. Di tutte le lezioni che potevo<br />

avere in comune con la mia cuginetta che<br />

mi odia a morte e che pensa che io stia<br />

tradendo il nostro regno, doveva per forza<br />

essere quella della mia materia preferita?<br />

Naturalmente.<br />

Io e Shannen ci scambiamo un’occhiata.<br />

Io sono abbattuta. Lei dispiaciuta. Sa bene<br />

quanto ami le lezioni di arte, per cui<br />

capisce la mia insofferenza. Doe si alza e<br />

prende la valigetta. Shannen la indica con<br />

un cenno del capo.


Lo so.<br />

Faccio un respiro profondo. «Aspetta»,<br />

le dico senza entusiasmo.<br />

Doe non reagisce, ma resta lì. La sento<br />

battere impazientemente il piede a terra.<br />

Vedendo che non mi decido a parlare, alla<br />

fine chiede: «Allora?»<br />

Chiudo gli occhi e prendo un altro<br />

respiro: «Anche noi abbiamo arte».<br />

Shannen allora mi dà un colpetto sul<br />

fianco e io aggiungo: «Andiamo insieme».<br />

Doe poggia la valigetta sul tavolo come<br />

per dire: «D’accordo, vi aspetto».<br />

«Ci vediamo all’ora di trigonometria»,<br />

dico a Quince prima di abbassarmi per<br />

dargli un bacio.<br />

Lui, per rassicurarmi, mi poggia sul<br />

fianco la mano che ha rischiato di perdere<br />

per colpa della mia stretta furiosa. Mi<br />

sussurra: «Gioca pulito».<br />

Brontolo per quella sua frase. Io? È con<br />

Doe che si dovrebbe raccomandare. È lei


quella scorretta. Io sono sempre carina.<br />

Be’, magari non proprio sempre. Ci<br />

rifletto. In effetti se penso a come ho<br />

trattato Quince prima di scoprire che<br />

provava dei sentimenti per me e prima di<br />

capire che anch’io provavo dei sentimenti<br />

per lui, devo ammettere<br />

che sono carina quasi sempre.<br />

«Andiamo. Non voglio arrivare in<br />

ritardo. Di nuovo», dico prendendo il mio<br />

vassoio.


4<br />

Siamo arrivati a giovedì mattina e sono<br />

talmente stressata che per poco non ho<br />

mandato in ebollizione il succo d’arancia,<br />

sono dovuta correre in camera a<br />

cambiarmi le infradito perché ne avevo<br />

messe due diverse e solo cinque minuti<br />

prima di uscire di casa mi sono accorta di<br />

aver dimenticato di fare i compiti di<br />

diritto, che chiaramente ho alla prima ora,<br />

per cui non avrò neanche il tempo di<br />

rimediare.<br />

«Accidenti! Non ce la faccio più.» E<br />

sbatto sul bancone della cucina la caraffa<br />

di succo d’arancia di nuovo fresco.<br />

Zia Rachel, con la sua consueta calma,


mi dice: «Lo so che è difficile abituarsi<br />

alla presenza di un’altra persona in casa.<br />

È solo questione di tempo». Come se<br />

volesse ammansirmi.<br />

Io mi giro a guardarla di scatto. «Io non<br />

ce l’ho il tempo. I test d’ammissione sono<br />

tra una settimana e io non sono riuscita a<br />

studiare. Il diploma è tra un mese. I miei<br />

voti fanno pena. Se non vado benissimo ai<br />

test, posso anche dire addio all’università,<br />

alla mia carriera, al mio futuro.» Addio ai<br />

miei sogni di diventare una biologa<br />

marina e alle speranze di riuscire ad<br />

aiutare il mio regno. Il mio sacrificio<br />

andrà sprecato.<br />

«Adesso esageri.»<br />

«Invece no. Lo sai cosa mi ha detto il<br />

mio tutor quando gli ho spiegato che<br />

volevo andare all’università? Lo sai che<br />

mi ha detto dopo aver finito di ridere?»<br />

Zia Rachel mette via il giornale. «Lo so,<br />

cara.» Mi mette un braccio intorno alle


spalle. «Ma so anche che stare così tanto<br />

sotto pressione non ti aiuterà.»<br />

Mi arrendo, perché ha ragione lei. Gli<br />

umani hanno problemi a gestire lo stress,<br />

ma le sirene – abituate ad averne così<br />

poco nel loro habitat naturale – non lo<br />

sanno proprio tenere a bada. Se a quello<br />

aggiungete il fatto che sto lontana dal mare<br />

da molto tempo e che sono costretta a<br />

dividere il bagno, l’armadio e lo specchio<br />

con la mia cara cuginetta, allora è un<br />

miracolo che io stia ancora in piedi.<br />

«Andrà tutto bene. Durante i test farai<br />

del tuo meglio e, chi lo sa, magari<br />

prenderai un bel voto. E poi hai il<br />

colloquio con la preside di facoltà<br />

dell’università di Seaview. Vedrai che un<br />

incontro faccia a faccia può fare la<br />

differenza.»<br />

Le sue parole mi mettono di buonumore,<br />

e sto quasi per chiederle se pensa davvero<br />

quelle cose, ma lei m’interrompe e


aggiunge: «Comunque andrà, troveremo il<br />

modo di cavarcela». Adesso il suo tono si<br />

fa più serio. «La vita è fatta così: c’è<br />

sempre una sfida da superare e una<br />

soluzione da trovare.»<br />

Prendo un bel respiro profondo. So bene<br />

che significa quel suo cambio di tono. Noi<br />

due abbiamo già affrontato molte sfide: lei<br />

ha dovuto trovare il modo di andare<br />

avanti dopo la perdita di sua sorella – mia<br />

mamma – e io sono dovuta crescere senza<br />

una madre. E poi ho dovuto risolvere il<br />

problema di ritrovarmi legata a un ragazzo<br />

che credevo di odiare e che invece alla<br />

fine si è rivelato la mia anima gemella.<br />

Quella questione si è poi comunque<br />

risolta bene, per cui forse non tutte le<br />

sfide vengono per nuocere.<br />

Parli del diavolo e spuntano le corna:<br />

come se avesse sentito i miei pensieri,<br />

Quince apre la porta della cucina ed entra.<br />

«Buongiorno, Rachel», e accompagna le


parole con un gesto rispettoso del capo.<br />

Poi si gira verso di me. «Lily.»<br />

Eh già, quella faccenda non si sarebbe<br />

potuta risolvere meglio di così.<br />

Mi butto tra le sue braccia, affondo il<br />

volto sul suo petto e lo stritolo. Gli darei<br />

un bacio se non ci fosse zia Rachel qui<br />

accanto a noi. Lui mi stringe la vita e<br />

appoggia il mento sul mio capo. Per un<br />

momento dimentico le preoccupazioni e<br />

mi godo il conforto che mi dà stare tra le<br />

sue braccia.<br />

«Buongiorno, Quince. Hai già fatto<br />

colazione?» gli chiede zia Rachel.<br />

Sento che scuote la testa. «Non ho<br />

sentito la sveglia.»<br />

«Ti preparo qualche toast col burro di<br />

arachidi.»<br />

«Non vorrei che si disturbasse.»<br />

Quando vuole – e specialmente quand’è<br />

davanti ai miei familiari –, ha un modo di<br />

fare da galantuomo d’altri tempi. «Ma il


mio stomaco di certo lo apprezzerebbe<br />

molto.»<br />

«Mi sei mancato», gli confido,<br />

allentando un po’ la presa ma non del<br />

tutto. «Ci siamo visti a malapena da<br />

quand’è arrivata Doe.»<br />

Lo so che per lui è lo stesso. Gli si<br />

legge negli occhi che gli sono mancata. In<br />

momenti come questo, mi sembra di<br />

sognare a occhi aperti e vorrei sapere se,<br />

anche in piccolissima parte, c’è ancora il<br />

legame magico che ci univa. Scaccio via<br />

subito quel pensiero, perché tanto so<br />

benissimo che poi mi porta a sperare che<br />

un giorno Quince possa tornare a<br />

Thalassinia con me. E adesso non è il<br />

caso di pensarci.<br />

Mi sorride. «Oggi pomeriggio però<br />

stiamo insieme. Mi prendo un giorno<br />

libero e andiamo...» Ma non finisce<br />

neanche la frase quando si accorge della<br />

faccia triste che faccio.


«Non posso.» Perché le cose importanti<br />

devono sempre essere in conflitto? «Dopo<br />

la scuola ho una lezione di preparazione<br />

ai test che finisce alle sei.»<br />

Quince sa quanto significhi per me<br />

riuscire ad andare all’università, adesso<br />

che ho deciso di restare a vivere qui. Mi<br />

ha sempre molto incoraggiata nei miei<br />

disperati tentativi di riuscire a ottenere<br />

dei voti decenti. Ma so anche che<br />

vorrebbe poter passare più tempo<br />

insieme.<br />

«E questo fine settimana?» mi chiede.<br />

«Sabato mattina ho il famoso<br />

colloquio.» Lo lascio andare per<br />

permettergli di prendere il toast al burro<br />

di arachidi che intanto gli ha preparato zia<br />

Rachel. «Ma, fatto quello, sono libera.»<br />

Si siede al tavolo della cucina e dà un<br />

morso al toast, facendone fuori metà in un<br />

solo boccone. Annuisce mentre termina di<br />

masticare. «Ottimo.» Col resto del toast


davanti alla bocca e un attimo prima di<br />

farlo sparire, aggiunge: «Pensavo che<br />

potremmo andare a fare un giro sulla<br />

costa. Non sei mai stata alle Keys, vero?»<br />

«No, mai.»<br />

Mi giro a guardare che faccia fa zia<br />

Rachel. Di solito è abbastanza tollerante<br />

con me, mi lascia la mia libertà e la mia<br />

indipendenza – è uno dei lati positivi di<br />

avere come tutrice una che da giovane era<br />

una figlia dei fiori –, ma capita che a volte<br />

punti i piedi. Come l’anno scorso con le<br />

gare nazionali di nuoto.<br />

Solitamente i dirigenti sportivi vengono<br />

invitati a quegli eventi solo quando si<br />

qualifica tutta la squadra. E visto che solo<br />

Brody e un altro ragazzo del liceo di<br />

Seaview erano riusciti a passare, la mia<br />

presenza a Orlando non era necessaria. Io<br />

però volevo andare comunque, per fare il<br />

tifo per la squadra. E per passare un po’<br />

di tempo con Brody, ovviamente.


Zia Rachel aveva detto chiaramente,<br />

assolutamente, inequivocabilmente no.<br />

Non poteva lasciare il laboratorio per<br />

così tanti giorni e non mi avrebbe lasciata<br />

andare da sola dall’altra parte del Paese<br />

senza nessuno che mi controllasse.<br />

Il fatto che poi sarei stata praticamente<br />

da sola col ragazzo di cui ero innamorata<br />

probabilmente non aveva giocato a mio<br />

favore.<br />

Lì per lì ci ero rimasta malissimo, ma<br />

col senno di poi posso darle ragione.<br />

Ma la proposta di Quince è diversa.<br />

Credo. Si tratta di una gita di un giorno<br />

solo e non con Brody. E poi ho un anno in<br />

più e lei adora Quince. È abbastanza<br />

palese che lei sia felice che ci siamo<br />

messi insieme. Speriamo quindi che ci dia<br />

il permesso di andare a fare la gitarella<br />

romantica.<br />

Quando la vedo fare di sì, tiro un<br />

sospiro di sollievo. «Sarà divertente»,


commento. Poi mi metto a sedere accanto<br />

a lui e dico: «Ma lo sai che mi manca<br />

andare in giro sulla tua moto?»<br />

Lui mi guarda stupito, visto che prima<br />

odiavo Principessa, cioè il suo trabiccolo<br />

della morte su due ruote. Le mie prime<br />

lezioni di moto non sono andate proprio<br />

bene, ma star dietro è tutta un’altra cosa.<br />

Mi piace sentire il vento che mi soffia sul<br />

viso e mi fa svolazzare i capelli. È un po’<br />

come nuotare nell’aria.<br />

A parte il primo giorno che zia Rachel<br />

ci ha portate in macchina perché doveva<br />

risolvere delle questioni burocratiche, io<br />

e la cuginetta dei miei stivali siamo<br />

sempre andate a piedi a scuola. Su<br />

Principessa non c’è posto per due<br />

passeggeri e di certo non posso lasciare<br />

Doe per conto suo. Lo sa il cielo in quanti<br />

guai potrebbe cacciarsi anche nel solo<br />

tragitto da casa a scuola.<br />

«Non ci crederete mai», mi fa Doe non


appena entra in cucina, con Prithi sempre<br />

alle calcagna. «Ho rimediato un<br />

passaggio.»<br />

«Che vuol dire che hai rimediato un<br />

passaggio?» le domando.<br />

Doe è vestita alla moda, come sempre:<br />

ha una gonna lunga fino alle caviglie che<br />

sfuma dal viola scuro sull’orlo fino al<br />

bianco all’altezza della vita, una<br />

semplicissima canottierina bianca e una<br />

grossa cintura fatta di catenelle e portata<br />

abbastanza bassa sulla vita. Neanche<br />

quella valigetta che si porta dietro riesce<br />

a farla sembrare meno figa di quello che<br />

è. Dopo solo tre giorni sulla terraferma, è<br />

già diventata popolarissima.<br />

Ma come fa?<br />

Aggiungeteci poi che ha un trucco<br />

impeccabile, mani perfettamente curate e<br />

capelli perfettamente lisci. La vita è<br />

ingiusta.


«Mi passa a prendere Brody», risponde<br />

versandosi un bicchiere di succo<br />

d’arancia, che pare abbia deciso possa<br />

andarle bene al posto di quello di fuco.<br />

«Ha detto che gli dispiace farmi fare tutta<br />

la strada a piedi.»<br />

Tutta la strada?! Ma sono due passi!<br />

Sebbene ciò significhi poter andare a<br />

scuola in moto con Quince ed evitare così<br />

i quindici minuti di strada – andata e<br />

ritorno – in compagnia di Doe, l’idea di<br />

lei e Brody che vanno da soli in macchina<br />

mi fa scattare il campanello d’allarme.<br />

«Non puoi andare in macchina con<br />

Brody», le dico.<br />

Doe poggia il bicchiere. «E perché?»<br />

«Perché no», rispondo io, secca.<br />

Comincio a sentirmi un po’ un disco rotto<br />

ogni volta che tocchiamo l’argomento. Ma<br />

davvero non l’ha ancora capito? O forse<br />

vuole solo farmi uscire di testa? A questo<br />

punto entrambe sono opzioni plausibili.


«Perché è un umano. Perché tu non lo sei.<br />

Perché ti fermerai qui solo per poco<br />

tempo...»<br />

«Perché ti piace ancora?»<br />

La sua accusa mi spiazza. «Cosa?! No.<br />

Certo che no», le rispondo dopo un attimo<br />

di shock.<br />

Guardo Quince. Lui sa bene che di<br />

Brody non m’importa più niente, giusto?<br />

Perché è davvero così. Ormai l’unico<br />

ragazzo che mi fa sentire le farfalle nello<br />

stomaco è Quince. Gli altri non li vedo<br />

neppure. Lo so che è un cliché, ma è vero.<br />

Lui alza le spalle e gli occhi al cielo<br />

all’insinuazione di Doe. Poi butta giù<br />

l’ultimo pezzo di toast. A volte gli<br />

prendono dei momenti di gelosia, ma non<br />

è questo il caso. Brody non rappresenta<br />

più una minaccia.<br />

Doe mette il bicchiere nel lavandino.<br />

«Allora non capisco proprio dove sia il<br />

problema.»


«No?!» Mi alzo in piedi. «Il problema è<br />

che... be’, tu... e lui...» Guardo disperata<br />

Quince e zia Rachel, sperando che uno di<br />

loro riesca a farglielo capire.<br />

Quince si limita a scuotere il capo, zia<br />

Rachel invece se ne esce con un: «In<br />

effetti neanch’io vedo il problema».<br />

Sono solo io a rendermi conto che<br />

questa cosa porterà a un disastro?<br />

«Quindi la questione è risolta»,<br />

conclude Doe. Dal vialetto tra casa nostra<br />

e quella di Quince arriva il suono di un<br />

clacson. «Dev’essere Brody. Ci<br />

vediamo.» Raccoglie la valigetta ed esce<br />

dalla porta della cucina. Un po’ confusa,<br />

la seguo e mi affaccio fuori. Vedo la<br />

Camaro di Brody e lei che ci sale su.<br />

Brody le si avvicina per darle un bacio.<br />

Prima che io abbia il tempo di urlare<br />

«No!», Doe si scansa e ridendo lo<br />

allontana.<br />

Be’, meno male. Un briciolo di buon


senso ce l’ha.<br />

Non riesco nemmeno a immaginare che<br />

razza di disastro sarebbe se si lasciasse<br />

baciare e finissero per creare quel legame<br />

magico. C-A-T-A-S-T-R-O-F-E. Peggio dello<br />

scioglimento delle calotte polari.<br />

«Questa storia finirà male», borbotto<br />

mentre rientro in cucina.<br />

Per fortuna c’è Quince, che mi stringe<br />

con le sue braccia forti. «Be’, potrebbe<br />

finire anche peggio.»<br />

«In che modo, scusa?»<br />

«Per esempio potrei farti guidare<br />

Principessa fino a scuola», mi dice con un<br />

sorriso furbetto.<br />

Per quanto vorrei restare col muso, non<br />

riesco a non sghignazzare all’idea.<br />

«Allora sì che finirebbe proprio male. Per<br />

tutti quanti.»<br />

Quince mi fa l’occhiolino. «Soprattutto<br />

per Principessa.»<br />

«Io vado a fare la doccia. Buona scuola,


agazzi», ci saluta zia Rachel.<br />

Quando non si sentono più i suoi passi<br />

sulle scale, Quince domanda: «È andata?»<br />

Io sbircio dietro di lui, in cucina e in<br />

corridoio. Non faccio neanche in tempo a<br />

dire di sì che le sue labbra sono già sulle<br />

mie. Mi dà un bacio lungo, morbido e<br />

dolce che mi fa dimenticare Dosinia e<br />

Brody, i test e tutto il resto.<br />

Ma sì, andrà tutto bene.<br />

Dopo sette ore di lezione e tre di<br />

preparazione ai test, il mio cervello è<br />

completamente andato. Sono abbastanza<br />

convinta che lo scopo di quella<br />

preparazione sia di aiutarmi a fare meglio,<br />

ma adesso ho in testa un numero tale di<br />

paroloni ed equazioni chilometriche che<br />

riesco a malapena a pensare, figuriamoci<br />

se riesco a capire qualcosa dei quesiti che


ho davanti.<br />

Se dovessi fare il test oggi, molto<br />

probabilmente prenderei un votaccio.<br />

Per una volta sono persino contenta di<br />

dover tornare a casa a piedi. A parte i<br />

miei bagni d’acqua salata serali – di cui<br />

ho avuto particolarmente bisogno da<br />

quand’è arrivata Doe –, quella<br />

passeggiata è il primo momento di<br />

tranquillità che riesco a ritagliarmi dopo<br />

settimane. Mi farà bene stare da sola coi<br />

miei pensieri. Ma a prendere il posto del<br />

marasma di preoccupazioni legate ai test,<br />

arrivano altri pensieri. Il colloquio di<br />

sabato. L’inammissibile interesse che Doe<br />

nutre per Brody. E tutta la faccenda della<br />

mia rinuncia al titolo.<br />

Forse il motivo è la presenza di Doe, o<br />

forse il fatto di sapere che quello è<br />

l’ultimo compito che svolgerò come<br />

principessa di Thalassinia, ma, quale che<br />

sia la ragione, il pensiero di dover


inunciare al titolo è sempre più tosto da<br />

accettare. Ho preso la mia decisione, e so<br />

bene che potrei fare molto per il mio<br />

regno anche da quassù. Ma è comunque<br />

triste sapere che non sarò più la<br />

principessa Lily. Immagino che sia<br />

normale avere dei dubbi quando si tratta<br />

di fare scelte importanti. E non vuol dire<br />

che la decisione che ho preso sia quella<br />

sbagliata. Significa solo che le cose<br />

cambieranno.<br />

D’altronde ci ho anche provato a<br />

seguire l’altra strada – lasciare Quince,<br />

zia Rachel e la terraferma e consacrarmi a<br />

una vita fatta di doveri in fondo al mare –,<br />

ma non ce l’ho proprio fatta. Ho preso<br />

l’unica decisione possibile.<br />

A ogni passo sull’asfalto sbiadito cerco<br />

di scacciare i pensieri che mi affollano la<br />

testa. Tanto al momento non potrei far<br />

nulla per allontanare quelle<br />

preoccupazioni. Indugiarvi porterebbe a


ulteriore stress e molto probabilmente a<br />

un’ulcera. Allora cerco di pensare alla<br />

bellissima giornata appena passata, agli<br />

splendidi fiori colorati che mi<br />

accompagnano lungo la strada e a questo<br />

impagabile momento di libertà. Mi<br />

concentro sulla respirazione, a ogni<br />

respiro un pensiero positivo.<br />

Ogni boccata d’aria fresca è uno<br />

scroscio che lava via la confusione. Il<br />

torbido si deposita e l’acqua diventa<br />

limpida. Guardo il cielo ed è di un<br />

meraviglioso blu pervinca, mi fa pensare<br />

alla mia migliore amica Peri, che è<br />

lontana e chissà cosa sta facendo. La<br />

rivedrò presto, perché sua madre mi sta<br />

cucendo il vestito per il ballo del mio<br />

compleanno.<br />

Tra la brezza marina, il pensiero di Peri<br />

e la volontà di pensare positivo, comincio<br />

a sentirmi sollevata. Ristorata, come nella<br />

calma che segue la tempesta.


L’unica cosa che potrebbe farmi sentire<br />

ancora meglio sarebbe un bel bagno coi<br />

sali al lime. Stasera ho un appuntamento<br />

con la vasca.<br />

Quando finalmente arrivo a casa, mi<br />

sento un’altra Lily: non vedo l’ora di fare<br />

il mio spuntino pomeridiano. Me lo sono<br />

proprio meritato. Entro in cucina, butto lo<br />

zaino sotto il tavolo e mi dirigo verso il<br />

frigo. C’è un bigliettino di zia Rachel: ci<br />

ricorda che stasera ha lezione fino a tardi<br />

e che non sarà a casa prima delle otto. La<br />

buona notizia è che prenderemo la pizza.<br />

Sarà una bella sorpresa per Doe.<br />

Oggi mi ha ignorata in mensa e durante<br />

la lezione di arte non mi ha rivolto la<br />

parola. Il messaggio era chiaro: stamattina<br />

ho esagerato sulla faccenda di lei e<br />

Brody. Forse ha ragione. Dovrei avere un<br />

po’ più di fiducia in lei. Sarà pure una<br />

testa di calamaro che non pensa ad altro<br />

che ai ragazzi, ma non è stupida ed è pur


sempre un’appartenente al popolo del<br />

mare di discendenza reale. Il senso della<br />

responsabilità e del dovere le sono stati<br />

inculcati fin da quando era piccola come<br />

un girino. Anche se poi lei sceglie sempre<br />

d’ignorarli, non rivelerà il nostro segreto.<br />

Prendo una confezione di mozzarelline<br />

impanate dal frigo, le scaldo nel<br />

microonde e decido che è il caso di<br />

chiederle scusa. Se voglio insegnarle a<br />

non odiare gli umani, prima di tutto devo<br />

evitare che cominci a odiare anche me.<br />

La mozzarella filante è utilissima come<br />

spunto di conversazione e in situazioni di<br />

tensione: a chi non piace stare lì a<br />

guardare i filamenti di formaggio che<br />

lentamente si staccano?<br />

E se non bastasse, prendo anche un paio<br />

di succhi di frutta.<br />

Mi sento positiva e salgo le scale a due<br />

a due.<br />

Arrivata davanti alla porta di Doe –


quella della camera che fino a venerdì<br />

scorso zia Rachel usava per cucire –,<br />

busso col piede perché ho le mani<br />

occupate.<br />

Nessuna risposta.<br />

Mmm. Non so dove altro possa essere.<br />

Anche perché non ha né attività<br />

extracurricolari da seguire né un lavoretto<br />

dopo la scuola.<br />

E poi c’è Prithi che continua a sbirciare<br />

nella fessurina sotto la porta.<br />

Evidentemente Doe è là dentro.<br />

«Doe?» Poggio a terra le cose, giro la<br />

maniglia della porta e cerco mia cugina<br />

nella stanza. Tra mucchi di vestiti,<br />

quaderni buttati alla rinfusa sul pavimento<br />

e il letto ancora sfatto – è chiaro che Doe<br />

è abituata ad avere il personale delle<br />

pulizie al suo servizio –, ci metto un po’ a<br />

individuarla in mezzo a quel marasma.<br />

Mi correggo, ci metto un po’ a<br />

individuarli.


Volevo trovarla, ma non in quelle<br />

condizioni.<br />

Lei e Brody sono sdraiati sul divano,<br />

tutti abbracciati, coi vestiti addosso ma<br />

già abbastanza scompigliati da lasciar<br />

intravedere zone di pelle che di solito<br />

dovrebbero essere coperte.<br />

«Oddio!» esclamo, uscendo di scatto<br />

dalla stanza. E faccio cadere le<br />

mozzarelline e i succhi di frutta mentre<br />

tento di chiudere la porta dietro di me.<br />

Prithi sgattaiola dentro rapidissima.<br />

Nessuna ragazza dovrebbe trovarsi<br />

davanti uno spettacolo simile.<br />

Col cuore a mille, appoggio la schiena<br />

contro la porta e cerco di cancellare<br />

quell’immagine.<br />

Ma, per quanto forte provi a chiudere<br />

gli occhi, non riesco a dimenticarla.<br />

Se solo potessi farmi il lavaggio del<br />

cervello da sola.<br />

Non sono sicura di quanto ci metta – due


secondi? Venti? –, ma all’improvviso<br />

arriva. Dimentico l’immagine che<br />

riguarda la parte inferiore dei loro corpi,<br />

e al suo posto s’insidia quella relativa<br />

alle parte superiore del divano. Le teste di<br />

quei due.<br />

Non sono più mortificata.<br />

Panico e rabbia mi scorrono nelle vene<br />

mentre mi rigiro e spalanco la porta, che<br />

sbatte contro il muro e fa vacillare i<br />

quadretti della famiglia di mamma appesi<br />

alle pareti. «Dosinia Sanderson!» urlo.<br />

Lei e Brody adesso sono impegnati a<br />

ricomporsi e a fingere che non stesse<br />

succedendo niente. Come se non avessi<br />

visto quello che stavano facendo. Brody è<br />

in piedi e si tira giù la maglietta. Doe è<br />

più o meno in ordine, con la gonna<br />

sistemata come dovrebbe e le gambe ben<br />

coperte. Si riordina i capelli.<br />

Peccato che le sue labbra parlino<br />

chiaro.


«Cos’hai fatto?» le chiedo. Non riesco a<br />

non fissare quella bocca più turgida del<br />

solito.<br />

Con fare vago, come di una che abbia<br />

appena versato sbadatamente un po’ di<br />

succo sul pavimento della cucina, si<br />

pulisce il labbro inferiore cancellando<br />

ogni traccia di lucidalabbra sbavato.<br />

«Secondo te? Amoreggiavo col mio<br />

ragazzo», risponde col suo sorrisetto<br />

beffardo.<br />

Non lo so nemmeno io come faccio a<br />

reggermi ancora sulle gambe. Sarei<br />

dovuta collassare a terra in mezzo a<br />

quella montagna di scarpe e vestiti<br />

sporchi. Mi sento come in balia di una<br />

corrente fortissima che mi trascina... dove<br />

vuole.<br />

Sono costretta ad appoggiarmi allo<br />

stipite della porta per non perdere<br />

l’equilibrio. Tutto ciò che temevo adesso<br />

è proprio davanti ai miei occhi.


Doe ha baciato Brody.<br />

Tra loro si è formato un legame magico<br />

e Brody diventerà uno di noi.<br />

C-A-T-A-S-T-R-O-F-E.


5<br />

«Pronte per la cena?» cantilena zia Rachel<br />

entrando in casa. «Chiamiamo la pizzeria<br />

e ci facciamo port...» Rimane di sasso<br />

quando si trova davanti me, Brody e<br />

Dosinia seduti al tavolo della cucina.<br />

Evidentemente nessuno di noi ha una<br />

faccia particolarmente felice.<br />

Brody, se non altro, ha il buongusto di<br />

mostrarsi mortificato e in imbarazzo.<br />

Bene. Dovrebbe vergognarsi come un<br />

pescecane dopo che l’ho trovato a<br />

palpeggiare la mia cuginetta. In casa mia,<br />

per giunta!<br />

Anche se in realtà non è che me la possa<br />

prendere veramente con lui. Non ha la


minima idea del pasticcio in cui si è<br />

cacciato; mi correggo: del pasticcio in cui<br />

Doe l’ha cacciato. Lo aspetta una bella<br />

sorpresina, datemi retta.<br />

Doe, come al solito, non pare<br />

minimamente toccata dalla cosa. Come se<br />

l’avessi sorpresa a sgraffignare un altro<br />

budino alle alghe prima di andare a letto.<br />

Sembra che non si preoccupi per niente<br />

della situazione in cui ha messo Brody, di<br />

cui in teoria dovrebbe importarle.<br />

Lo so che ha solo sedici anni. Ci sono<br />

passata anch’io e so che vuol dire avere<br />

quell’età – ci si fa prendere dalle<br />

emozioni, si è spregiudicati e si agisce<br />

senza pensare alle conseguenze –, ma<br />

quello che ha fatto lei... be’, il desiderio<br />

di ribellione tipico dell’adolescenza in<br />

confronto è niente. Non sta rovinando solo<br />

la sua vita, sta rovinando anche quella di<br />

Brody.<br />

Io, invece? Non posso vedere la mia


faccia, ma tengo la mascella serrata da<br />

così tanto tempo che comincio ad avere i<br />

crampi. Sto seduta dritta e rigida come un<br />

palo e mi tengo stretta alla sedia, più che<br />

altro per evitare di lanciarmi dall’altra<br />

parte del tavolo e tirare il collo a<br />

quell’impunita di Doe.<br />

Sapevo che avrebbe combinato qualche<br />

pasticcio.<br />

Se ci trovassimo sott’acqua, sono certa<br />

che l’acqua intorno a me comincerebbe a<br />

bollire.<br />

«Povera me. Che è successo?» chiede<br />

zia Rachel lasciandosi cadere sull’unica<br />

sedia vuota.<br />

«Abbiamo solo...»<br />

«Stai. Zitta», le intimo. Doe non ha<br />

nessun diritto di parlare. Ha rinunciato al<br />

diritto di difendersi nel momento in cui ha<br />

baciato un umano! Mi giro più calma e<br />

tranquilla verso zia Rachel – anche se<br />

probabilmente ho la faccia ancora più


infuriata e tesa –, faccio un respiro<br />

profondo e le dico: «Ha. Baciato. Brody».<br />

Non ce la faccio neanche a dire una<br />

frase in modo normale.<br />

Prithi miagola da sotto il tavolo, come<br />

se volesse dire qualcosa in difesa della<br />

sua nuova pesciolina preferita.<br />

Banderuola che non è altro. Se le piace<br />

così tanto, per me se ne può pure andare<br />

via con lei.<br />

Zia Rachel guarda Doe, che se ne sta lì<br />

seduta tutta stizzita. «Dimmi che non è<br />

vero», le chiede preoccupata.<br />

«Li ho colti sul fatto.» Lancio<br />

un’occhiataccia a Doe.<br />

Brody si schiarisce la voce. «Signora<br />

Sanderson, io...»<br />

«Il suo cognome è Hale», lo correggo.<br />

Ha un legame magico con una sirena e non<br />

sa nemmeno come si chiama la sua tutrice.<br />

Dove ha la testa? Certo, la questione del<br />

legame magico non è colpa sua, ma su


quel bacio ha eguali responsabilità. A<br />

parte sapere che è una bella ragazza,<br />

avrebbe dovuto farsi qualche domandina<br />

in più prima di baciarla. Ha perso altri<br />

punti con me, ormai ha quasi toccato il<br />

fondo. «Si chiama Rachel Hale. Signora<br />

Hale, per te.»<br />

«Senti, Lily. Lo so che sei arrabbiata,<br />

ma se fai così non aiuti di certo», mi dice<br />

zia Rachel poggiandomi una mano sul<br />

braccio.<br />

Io mi arrendo e mi lascio andare contro<br />

lo schienale della sedia, incrociando le<br />

braccia al petto. Lo so che ha ragione, ma<br />

non è che possa farmi passare<br />

l’arrabbiatura con uno schiocco di dita.<br />

Mi ci vorrebbe un mare di bagni coi sali<br />

per quello.<br />

«Cosa gli avete detto?» mi chiede la zia.<br />

«Niente. Lily non mi ha lasciato...»<br />

prova a intervenire Doe.<br />

«Devi. Stare. Zitta.» Salto in piedi e


comincio a fare nervosamente avanti e<br />

indietro. «Hai già fatto abbastanza danni<br />

per oggi, per l’amor di Poseidone.»<br />

«So bene che quello che abbiamo fatto è<br />

irrispettoso», prova a dire Brody per<br />

cercare di venire in soccorso di Dosinia.<br />

Mio malgrado, con quella mossa ha<br />

guadagnato qualche punto. «Ma in realtà<br />

non è che stessimo proprio... insomma.»<br />

Io inspiro profondamente prima di<br />

parlare. «No. Quello che avete fatto è<br />

anche peggio.»<br />

«Ora non esagerare, Lily. Sai bene che<br />

una soluzione c’è in questi casi»,<br />

s’intromette zia Rachel.<br />

Vado fino al lavandino e guardo la casa<br />

grigio sbiadito dall’altra parte della<br />

stradina. Quanto vorrei che Quince fosse<br />

qui e non a fare gli straordinari al<br />

deposito di legname. Con lui accanto,<br />

sarebbe tutto più facile.<br />

Solo qualche settimana prima, noi due ci


siamo ritrovati nella stessa situazione,<br />

anche se io in realtà pensavo di aver<br />

baciato Brody e non lui. Erano tre anni<br />

che gli morivo dietro e non mi si poteva<br />

chiedere di rispondere delle mie azioni. È<br />

stato un gran casino dall’inizio alla fine,<br />

ma poi si è risolto tutto per il meglio.<br />

Quince è sempre più equilibrato di me nei<br />

momenti di panico, e lo ha dimostrato<br />

anche in occasione del terremoto. Lui sa<br />

sempre cosa fare e cosa dire. Come una<br />

vera principessa. Anzi principe. Va be’,<br />

quello che è.<br />

Ma non è qui adesso. Sono sola. Dovrò<br />

rimboccarmi le pinne e affrontare il<br />

problema di petto.<br />

Rimandare peggiorerebbe solo le cose.<br />

Mi volto verso di loro e mi appoggio al<br />

bancone. Faccio un respiro profondo,<br />

pronta a chiarire la situazione. «Ti devo<br />

spiegare alcune cosette, Brody. Sono<br />

abbastanza sconvolgenti, sei pronto a


sentirle?»<br />

Lui mi guarda un po’ confuso.<br />

Non sarà facile. Prima di quel bacio<br />

dato a Quince – è passato ormai circa un<br />

mese –, non avevo mai svelato a nessuno<br />

la mia identità segreta. Quando sono<br />

venuta a vivere qui, solo zia Rachel<br />

sapeva già tutto, gli altri invece... be’,<br />

proteggere il mio regno era molto più<br />

importante che raccontare in giro un<br />

segreto intrigante.<br />

E adesso, ancora una volta, rivelarlo<br />

sarà inevitabile.<br />

«Innanzitutto, io e Doe non siamo<br />

esattamente delle ragazze comuni», nel<br />

dirlo mi tengo forte al bancone, come per<br />

darmi più forza. «Noi due siamo...»<br />

Strizzo con forza le palpebre. «Siamo<br />

sirene.»<br />

La cucina piomba nel silenzio. Non li<br />

sento respirare. Restano tutti immobili,<br />

persino Prithi, che non miagola neanche.


Quando non ce la faccio più a sopportare<br />

quella situazione, sbircio con un occhio.<br />

Brody non si è mosso. L’espressione è<br />

la stessa di prima, confusione totale. È<br />

sotto shock.<br />

«Siamo sirene. Viviamo nell’oceano e<br />

sappiamo respirare sott’ac...»<br />

Brody scuote la testa e dice: «Lo so.<br />

Cioè, lo so cos’è una sirena, ma... di te lo<br />

sapevo già, credo». Guarda prima me, poi<br />

Doe e di nuovo me. «Di Doe non lo<br />

sapevo, ma di te in qualche modo lo<br />

avevo intuito. Cioè, non lo sapevo in<br />

realtà, ma non appena me l’hai detto è<br />

stato come se lo sapessi già.» Fa un<br />

sorrisetto ironico. «Va be’, non ha senso.»<br />

Oddio, veramente sì.<br />

Un paio di settimane prima, quando<br />

stava andando tutto a farsi benedire con<br />

Quince, avevo deciso di rivelare a<br />

Shannen il mio segreto. Dopotutto, lei è la<br />

mia migliore amica sulla terraferma e se


c’è una persona degna della mia fiducia<br />

sicuramente è lei. Brody aveva sentito<br />

tutto, e io in quel momento avevo capito<br />

che non volevo che lui lo sapesse e che<br />

non lo amavo veramente. Allora, affinché<br />

lui dimenticasse quello che aveva sentito,<br />

avevo usato i miei poteri e gli avevo fatto<br />

il lavaggio del cervello. Era la prima<br />

volta che lo facevo – e spero anche<br />

l’ultima –, per cui forse non sono riuscita<br />

a cancellare proprio tutto.<br />

Per un istante mi chiedo se sia il caso di<br />

raccontare a Brody anche del lavaggio del<br />

cervello. No, forse no. Non che io abbia<br />

combinato chissà cosa, ma potrebbe non<br />

prendere bene il fatto che qualcuno si sia<br />

messo a giocare coi suoi ricordi. Come<br />

dargli torto, del resto.<br />

Tanto poi mi toccherà farlo di nuovo,<br />

una volta che il legame tra lui e Doe verrà<br />

spezzato. Nelle ultime due settimane non è<br />

cambiato niente che mi possa far pensare


che lui sia in grado di custodire un segreto<br />

così importante per il bene del nostro<br />

regno. La qual cosa mi porta alla mia<br />

seconda rivelazione.<br />

«L’altra cosa che devo dirti è che il<br />

bacio di una sirena non è un bacio come<br />

gli altri.» Mentre lo informo, non smetto<br />

di dondolarmi nervosamente contro il<br />

bancone.<br />

«Per l’amor del cielo, Lily. Adesso<br />

smettila di girare intorno alla cosa.» Doe<br />

afferra Brody per un braccio e lo gira<br />

verso di sé. «Con quel bacio tra noi si è<br />

formato un legame magico e tu diventerai<br />

uno di noi. Chiaro?»<br />

«Cosa divent...? Che?» si mette a ridere<br />

Brody.<br />

«Doe!» Non posso credere che glielo<br />

abbia detto in quel modo. Dritta al punto<br />

senza il minimo tatto. Adesso sei uno di<br />

noi, boom! Mentre il mio cervello cerca<br />

di elaborare l’ultima parte del discorso di


Doe, mi metto in mezzo. «Ehi! Brody non<br />

diventerà uno di noi.»<br />

«No?!» mi fa Brody quasi dispiaciuto.<br />

«In realtà sì, in teoria sì», mi correggo.<br />

«E allora cosa...»<br />

«Ma noi non lo permetteremo», dico<br />

rivolgendomi a Dosinia. «Andremo a<br />

Thalassinia e faremo annullare<br />

immediatamente questo legame.»<br />

Doe sorride diabolica. Mi vengono i<br />

brividi, per la paura e la trepidazione. Si<br />

gira lentamente sulla sedia, si mette una<br />

mano dietro la nuca e sposta la sua<br />

cascata di capelli color caramello. Prithi<br />

coglie al volo l’occasione per saltarle in<br />

grembo. «Io non ci posso tornare a casa,<br />

ricordi?» mi fa con la sua linguetta<br />

biforcuta.<br />

Adesso che non è coperto dai capelli,<br />

posso vedere il punto sulla nuca dove di<br />

solito la nostra gente ha il simbolo marino<br />

che ci contraddistingue. Ma dei due segni


che solitamente compongono quel<br />

simbolo, ne resta solo uno: un fiore di<br />

fuco rosa acceso senza più il cerchio di<br />

onde tutto intorno.<br />

«Hai ragione, tesoro», le rispondo<br />

mettendo da parte per un attimo la mia<br />

rabbia. «Mi... mi dispiace. Me ne ero<br />

dimenticata.»<br />

Dev’essere successo quando papà le ha<br />

revocato i poteri. Fa parte della<br />

punizione. Il cerchio di onde intorno al<br />

simbolo marino rappresenta<br />

l’acquarespiro, ovvero la capacità di<br />

vivere e respirare sott’acqua.<br />

Non saprei immaginare come sarebbe<br />

stare senza. Anche se ho scelto di vivere<br />

sulla terraferma, durante la settimana<br />

m’incontro con Peri al molo di Seaview, e<br />

poi voglio comunque poter andare a<br />

trovare papà ogni tanto. Sento ancora il<br />

potere che l’acqua ha su di me quando la<br />

sera faccio il bagno. Mi sento rinvigorita


persino dalla pioggia. Mi sento anche<br />

adesso una creatura del mare.<br />

Non esserlo più è impensabile.<br />

Doe deve essersi spinta parecchio oltre<br />

il seminato, se papà ha dovuto darle una<br />

punizione del genere. Deve averla fatta<br />

proprio grossa.<br />

«Che vuol dire? Che Dosinia non può<br />

entrare in acqua?» domanda zia Rachel.<br />

«Esatto.»<br />

«Santo cielo. Quale altra soluzione può<br />

esserci?»<br />

Per un istante regna il silenzio.<br />

Dosinia, battendo tutti sul tempo, prende<br />

parola: «So io che si fa». Rimette i<br />

capelli dove stavano e poi aggiunge:<br />

«Sarai tu a portare Brody a palazzo».<br />

«Io? Ma non posso. Devo studiare per i<br />

test d’ammissione, il colloquio, i compiti,<br />

le domande per l’università, e poi, poi...»<br />

Mi guardo intorno disperata. Tre paia di<br />

occhi mi guardano trepidanti. In realtà


solo due paia di occhi mi guardano<br />

trepidanti, il terzo è tutto gongolante.<br />

«C’è un’alternativa?» domanda zia<br />

Rachel.<br />

«Ci deve essere», insisto. Disperata,<br />

passo al setaccio il mio cervello alla<br />

ricerca di una possibile alternativa.<br />

Potremmo affittare un sottomarino, o<br />

semplicemente una barca, e papà potrebbe<br />

venire in superficie a fare il rituale di<br />

separazione. Volendo, potrei anche<br />

mandargli un gabbiano messaggero e<br />

chiedergli di venire a Seaview. E con<br />

quest’ultima genialata capisco che è<br />

arrivato il momento di accettare la mia<br />

sconfitta. Non posso chiedere al sovrano<br />

di Thalassinia di prendersi un giorno<br />

libero dai suoi doveri di re solo perché la<br />

mia agenda è fitta d’impegni. Ecco un<br />

esempio di come non si comporterebbe<br />

mai una vera principessa.<br />

«Non c’è un’alternativa, e lo sai bene»,


ci mette un punto Dosinia, tutta<br />

soddisfatta.<br />

Mi appoggio al bancone, sconfitta. Ha<br />

ragione lei. Doe non può tornare a<br />

Thalassinia fin quando mio padre non<br />

decide che la punizione è finita, io non<br />

posso chiedere a papà di venire a<br />

Seaview e noialtri dobbiamo far in modo<br />

che la separazione tra Doe e Brody<br />

avvenga il prima possibile. Sicuramente<br />

prima della luna piena attesa nel fine<br />

settimana. L’ultima cosa di cui abbiamo<br />

bisogno è che quei due finiscano per<br />

essere legati ancora più di quanto già non<br />

lo siano.<br />

Ripasso mentalmente gli impegni che<br />

avrò nei prossimi giorni.<br />

«È tardi per partire stasera stessa»,<br />

penso a voce alta. Di notte l’oceano è<br />

troppo pericoloso per girare senza scorta.<br />

«Se partiamo domani subito dopo la<br />

scuola, forse ce la facciamo a tornare


prima di mezzanotte. Per te andrebbe<br />

bene, Brody?»<br />

Lui solleva le spalle. «Penso di sì.» Poi<br />

scoppia a ridere e aggiunge: «Salterò gli<br />

allenamenti, ma posso sempre dire al<br />

coach che farò una nuotata in mare<br />

aperto».<br />

«Brody...» lo ammonisco mentre mi<br />

avvicino a lui. «Lo sai, vero, che non puoi<br />

dirlo a nessuno? Nessuno deve venire a<br />

sapere del nostro segreto, se non vuoi<br />

metterci tutti – te compreso – in grave<br />

pericolo.»<br />

«Lo so, Lil», risponde lui, stranamente<br />

serio. Il suo sguardo si sposta su Dosinia.<br />

«Non vi tradirei mai.»<br />

«Bene.»<br />

Di certo è in grado di mantenere il<br />

segreto fino a domani, quando papà si<br />

occuperà della separazione e di lavargli il<br />

cervello.<br />

Forse non sarà poi la C-A-T-A-S-T-R-O-F-E


che temevo. Forse sarà solo una<br />

Catastrofe. O semplicemente una<br />

catastrofe. Una breve visita a Thalassinia<br />

risolverà tutto.<br />

Faccio finta d’ignorare il dubbio che<br />

s’insinua nella mia testa e che mi ricorda<br />

che anche l’ultima volta avevo pensato<br />

così. Solo che alla fine quella che doveva<br />

essere una breve visita si è trasformata in<br />

due settimane da incubo che mi hanno<br />

cambiato la vita.<br />

Ma questa volta non andrà così. Papà<br />

non ha nessun motivo d’insistere perché<br />

Doe e Brody restino legati. Doe non è una<br />

principessa che rischia di perdere il suo<br />

diritto di successione al trono se non trova<br />

il compagno della sua vita prima di<br />

compiere diciotto anni. Vale solo per me.<br />

Presto la faccenda sarà solo un brutto<br />

ricordo.<br />

«La tua trasformazione non avverrà tutta<br />

in una notte sola. Se cominci a sentirti


disidratato, bevi un bicchiere di acqua e<br />

sale. E se le cose peggiorano, fai un bagno<br />

nell’acqua salata», spiego a Brody.<br />

«D’accordo.» Lui è evidentemente<br />

ancora sotto shock. Come biasimarlo, del<br />

resto.<br />

«Non ti preoccupare, sarà tutto passato<br />

prima che tu te ne accorga.»<br />

Brody aggrotta la fronte, come se<br />

volesse discuterne. Ma non ne ha il tempo.<br />

Si spalanca la porta della cucina. «Ehi,<br />

ho visto la luce accesa e...» Quince entra<br />

e la sua reazione è la stessa di zia Rachel:<br />

resta di sasso. «Che è successo?»<br />

«Ciao, Fletcher. Divento uno di loro.<br />

Ganzo, eh?» gli sorride Brody.<br />

«Brody», brontolo io.<br />

«Ah, scusa. Ma lui non lo sapeva già?»<br />

«Sì, però...» comincio a dire, a denti<br />

stretti.<br />

«E allora che problema c’è?»<br />

«Lily?» Nella voce di Quince c’è


tensione. O forse gelosia.<br />

«Non guardare me», gli dico subito<br />

indicandogli Doe. «Io la mia lezione l’ho<br />

imparata.»<br />

«Dosinia», la ammonisce come farebbe<br />

un padre deluso.<br />

Doe alza gli occhi al cielo.<br />

Aspetta solo di vedere come reagirà<br />

mio padre quando verrà a sapere quello<br />

che è successo.<br />

«Non so voi, ragazzi, ma io muoio di<br />

fame. A chi va la pizza?» dice zia Rachel.<br />

La vogliamo tutti tranne Doe. Mi ha fatto<br />

così arrabbiare, che ho completamente<br />

dimenticato il mio compito: educarla alla<br />

vita sulla terraferma. Fosse per me, la<br />

lascerei morire di fame.<br />

Mentre aspettiamo che arrivi la pizza,<br />

preparo un bicchiere di acqua e sale per<br />

Brody e mi sforzo di fare solo pensieri<br />

positivi sulla nostra breve visita a<br />

Thalassinia. Non posso permettermi che


le cose vadano storte come l’ultima volta.<br />

Non ho tempo da perdere.<br />

«Per quale motivo pensi l’abbia fatto?»<br />

mi chiede Quince.<br />

Io lo guardo, ma a stento riesco a<br />

distinguere i suoi tratti con la luce fioca<br />

della sera. È più alto di me di mezzo<br />

metro. Salgo sui vecchi gradini della sua<br />

veranda per cercare di raggiungerlo. «Non<br />

ne ho la minima idea. Chi lo sa perché fa<br />

quello che fa? È una testa di calamaro che<br />

se ne infischia delle conseguenze.»<br />

Quince mi avvolge le spalle nel suo<br />

forte abbraccio e mi stringe più vicina a<br />

sé. «Deve aver avuto le sue buone<br />

ragioni.»<br />

Sospiro. «È proprio questo che mi<br />

preoccupa.» Perdere i genitori da piccola<br />

deve aver causato in lei i problemi<br />

comportamentali che dimostra di avere. I


suoi genitori sono morti in un terribile<br />

incidente con una nave da pesca quando<br />

lei aveva solo nove anni, e da allora ha<br />

cominciato a comportarsi da ribelle. Fa<br />

sempre quello che vuole, per ragioni che<br />

hanno senso solo per lei. Forse, se avessi<br />

avuto modo di passare più anni insieme<br />

con mia madre prima che<br />

quell’automobilista ubriaco la mettesse<br />

sotto, sarei stata io la ribelle di turno.<br />

Fortunatamente però io ho papà e zia<br />

Rachel.<br />

Non riesco a comprendere sino in fondo<br />

le ragioni che hanno spinto una che odia<br />

gli umani come lei a legarsi<br />

intenzionalmente e consapevolmente con<br />

uno di loro. Perché mai l’ha fatto? Ma<br />

visto che lei non è una che si confida,<br />

credo che la risposta non la conoscerò<br />

mai.<br />

«Resta comunque gravissimo quello che<br />

ha fatto», rispondo a Quince, poggiando la


testa sulla sua spalla. «Tanto più che non<br />

ha detto a Brody a cosa sarebbe andato<br />

incontro.»<br />

Guardo la strada, il prato che Quince<br />

tosa ogni fine settimana, l’asfalto crepato<br />

e il piccolo ibisco che sta cercando<br />

d’invadere la cassetta delle lettere. Ma<br />

quello che vedo in realtà è la bocca<br />

carnosa di Doe e il mio viaggio fino a<br />

casa insieme con Brody. Con un po’ di<br />

fortuna, domani a quest’ora tutta la<br />

faccenda sarà solo un lontano ricordo.<br />

«Non è proprio un caso disperato.<br />

Cerca solo di trovare la sua strada», è<br />

l’opinione di Quince.<br />

Ha molta più comprensione lui di quanta<br />

ne abbia io per mia cugina. Ma lui non è<br />

dovuto crescere con lei. Non sa quante ne<br />

ha fatte. Non può capire.<br />

«Ma è grande abbastanza per sapere<br />

come deve comportarsi.»<br />

«Lo so che tra voi due ne sono successe


tante, ma credo che in fondo lei voglia<br />

solo il tuo rispetto.»<br />

«Il mio rispetto?» Alzo lo sguardo al<br />

cielo, ma tanto in alto che più di così non<br />

sarebbe umanamente – o sirenamente –<br />

possibile. «Non ha mai fatto niente per<br />

guadagnarsi il mio rispetto.»<br />

Quince è davanti a me, mi guarda,<br />

fermo, coi suoi occhi azzurri nei miei.<br />

«Forse perché non ha mai creduto di poter<br />

avere la possibilità di ottenerlo.» Mi<br />

cerca la mano e intreccia le sue dita alle<br />

mie. «Forse dovresti lasciarle uno<br />

spiraglio aperto.»<br />

Distolgo lo sguardo. Non può dire sul<br />

serio. Se davvero Doe avesse voluto il<br />

mio rispetto – e questo «se» è grande<br />

quanto la Grande barriera corallina –,<br />

allora avrebbe dovuto mostrarmene.<br />

Invece mi ha sempre trattata di melma.<br />

«Non è facile», gli dico.<br />

«Tu sei una principessa, Lily.» La sua


voce è dolce e bassa. «Una principessa<br />

come si comporterebbe con Dosinia?»<br />

Mi verrebbe quasi da dirgli: «Non sarò<br />

una principessa ancora a lungo». Ma alla<br />

fine mi trattengo. Perché ha ragione lui.<br />

Fino allo scoccare della mezzanotte del<br />

mio compleanno, io sono una principessa.<br />

Ho delle responsabilità verso il mio<br />

regno, verso la mia famiglia e anche verso<br />

Doe. Devo trovare un modo di riuscire a<br />

comunicare con lei.<br />

Se non lo faccio, le cose peggioreranno<br />

solamente.<br />

Con un respiro profondo con cui metto<br />

da parte tutto quello che è successo in<br />

passato tra me e Dosinia, torno a guardare<br />

Quince e poggio la mia fronte sulla sua.<br />

Siamo così vicini che lo sento respirare.<br />

«Come fai a sapere sempre cosa dire?»<br />

Lui ride, e la sua risata mi riempie di<br />

gioia. «Questione di pratica, immagino.»<br />

Mi discosto un po’ e lo guardo


interrogativa.<br />

«Ho passato tre anni a immaginare cosa<br />

ti avrei detto una volta che saresti stata<br />

mia, e adesso che finalmente lo sei<br />

davvero voglio sperare di sapere cosa<br />

dire.»<br />

«Be’, però io ho avuto ben diciotto anni<br />

per fare pratica come principessa, eppure<br />

la metà delle volte sbaglio.»<br />

«Forse perché per le cose importanti ci<br />

vuole più pratica.»<br />

«Forse.» Solo che non mi resta molto<br />

tempo per fare pratica. Quello è l’ultimo<br />

compito che mi è stato assegnato come<br />

principessa di Thalassinia, e non posso<br />

permettermi di fallire. Solo che non so<br />

neanche da dove cominciare.<br />

Dopo pranzo io, Doe e Shannen entriamo<br />

in classe per l’ora di arte, sui banchi


troviamo macchine fotografiche, album e<br />

matite da disegno.<br />

Io e Shannen ci guardiamo e diciamo<br />

all’unisono: «Autoritratti!»<br />

Mannaggia, è la cosa che mi piace fare<br />

meno. Li abbiamo realizzati all’inizio<br />

dell’anno, e la professoressa Ferraro ci<br />

aveva detto che prima della fine della<br />

scuola avremmo ripetuto l’esperimento,<br />

per verificare il cambiamento della<br />

«percezione che abbiamo di noi stessi». È<br />

da quel giorno che tremo al solo pensiero.<br />

La professoressa Ferraro è fissata con<br />

questa faccenda dello scoprire se stessi:<br />

ci fa fare collage autobiografici, sculture<br />

figurative liberamente ispirate ad<br />

autoritratti. Credo che la sua personale<br />

missione sia quella di essere allo stesso<br />

tempo un’insegnante e una psicologa.<br />

«Esattamente, Lily e Shannen.<br />

Cominciate pure non appena siete pronte.<br />

Fatevi una foto, stampatela e poi partite


col vostro autoritratto», ci dice la<br />

professoressa Ferraro, mentre andiamo<br />

verso il banco.<br />

Io sospiro e metto lo zaino a terra.<br />

«Dosinia, sono certa che queste due<br />

signorine ti sapranno spiegare come si<br />

fa», le dice la professoressa prima di<br />

dirigersi verso gli altri alunni che entrano<br />

alla spicciolata.<br />

«Ma che c’è da spiegare? Scatta,<br />

stampa, disegna», dice Doe dopo aver<br />

sistemato la valigetta accanto alla sedia.<br />

Da ieri sera tra me e Dosinia c’è una<br />

specie di tacito accordo: tu non mi<br />

rompere che io non ti rompo. In effetti<br />

così ci si risparmia un bel po’ di lacrime<br />

e sangue, ma di certo non aiuta in termini<br />

di rispetto reciproco. Dovrò prendere in<br />

mano io la situazione e comportarmi da<br />

sirena più grande.<br />

E sarebbe ora.<br />

«Più o meno», le risponde Shannen,


mentre prende la macchina fotografica.<br />

«Chi comincia?»<br />

«Non so. A me basta che ci togliamo il<br />

pensiero il prima possibile», dico io, non<br />

proprio entusiasta all’idea.<br />

Usciamo in corridoio per usare la parete<br />

color crema come sfondo. Inizio io. Fino a<br />

ieri sera probabilmente avrei fatto delle<br />

facce strafelici davanti all’obiettivo –<br />

pazza di gioia per aver trovato un ragazzo<br />

perfetto e aver capito cosa voglio fare da<br />

grande –, ma adesso il massimo che<br />

riesco a mostrare è dimessa<br />

rassegnazione.<br />

Shannen invece fa una posa da top<br />

model, con le labbra sporgenti, le guance<br />

scavate e gli occhioni sorridenti. Evito di<br />

dirle che sembra una pazza fulminata.<br />

Potrebbe influenzarla poi nell’autoritratto.<br />

Quando arriva il suo turno, Dosinia<br />

domanda: «Quindi quella è una macchina<br />

fotografica?»


«Eh?!» Giro la macchina verso di me,<br />

come se avessi bisogno di appurare la<br />

cosa prima di risponderle. «Sì. Questa è<br />

una macchina fotografica.»<br />

«Non ne hai mai vista una?» le chiede<br />

Shannen.<br />

Doe fa cenno di no col capo.<br />

A volte dimentico troppo facilmente il<br />

motivo per cui si trova qui, a parte<br />

rovinare la mia vita. Non sa niente del<br />

mondo degli umani, ed è mio dovere –<br />

mio dovere di principessa – spiegarle<br />

come funziona. E questa è l’occasione<br />

perfetta per insegnarle qualcosa. Magari<br />

anche come ci si comporta.<br />

«Va bene, adesso però facciamo questa<br />

foto», le dico con un sorriso.<br />

Io e Shannen, la accerchiamo e<br />

realizziamo praticamente un servizio<br />

fotografico degno di una rivista di moda.<br />

Inizialmente lei fissa l’obiettivo con una<br />

faccia da ebete. A quel punto noi le


facciamo vedere le pose che può fare,<br />

come può muoversi, la agghindiamo con<br />

alcuni accessori e le facciamo diverse<br />

acconciature fino a quando non esauriamo<br />

tutte le possibili combinazioni. Andiamo<br />

persino a prendere una rivista di moda in<br />

classe per farle capire il concetto. Poi, a<br />

un certo punto, la professoressa Ferraro fa<br />

capolino dall’aula e ci dice che è arrivato<br />

il momento di cominciare a disegnare.<br />

Avremo fatto almeno un centinaio di foto.<br />

Rientriamo in classe, scegliamo le foto<br />

migliori e le stampiamo. Poi ci rimettiamo<br />

al banco e subito al lavoro, con foglio e<br />

matita in mano.<br />

«È stato divertente», mi sussurra Doe,<br />

che si mordicchia il labbro inferiore e<br />

guarda la sua foto.<br />

«Sono contenta. Anch’io mi sono<br />

divertita.»<br />

Incredibile. Siamo riuscite a scambiare<br />

due parole senza finire a litigare o


insultarci. Record. Per festeggiare,<br />

sarebbe da decretare questo giorno festa<br />

nazionale a Thalassinia. Peccato però che<br />

non sarò più nella posizione di poter<br />

stabilire una festa nazionale.<br />

Tutt’e tre ci mettiamo a disegnare in<br />

silenzio. Io comincio a fare uno schizzo di<br />

mento, mascella, collo e capelli, tanto per<br />

tracciare i contorni generali. Poi passo ai<br />

particolari: naso, labbra, occhi, lentiggini.<br />

Gli occhi sono sempre la parte più<br />

difficile. Faccio dei tratti leggerissimi<br />

così, se per caso devo cancellare, non<br />

lascio dei solchi sul foglio.<br />

La professoressa Ferraro passa a<br />

controllare i nostri lavori. «Brava come<br />

sempre, Shannen. Solo che vorrei<br />

riuscissi ad ammorbidire un po’ le linee.<br />

L’arte non è sempre fatta di tratti decisi.<br />

Molte delle bellezze che si trovano in<br />

natura sono caratterizzate da contorni<br />

sfumati e indefiniti.»


Shannen annuisce, ma io lo so che<br />

dentro di sé sta alzando gli occhi al cielo.<br />

È tutto l’anno che la Ferraro prova a farla<br />

ammorbidire un po’, artisticamente<br />

parlando. Evidentemente, però, non ci è<br />

riuscita.<br />

Metto il mio foglio di lato per farglielo<br />

vedere meglio. Non è finito, bello,<br />

perfetto e forse neanche buono, ma non mi<br />

fa schifo come credevo. Anche se mi<br />

sento più portata a stare dietro una<br />

telecamera che con una matita in mano, il<br />

risultato non mi dispiace.<br />

«Carino, Lily», si limita a dire. Poi<br />

passa avanti.<br />

Tutto qua? Nessun commento, nessuna<br />

critica, nessun suggerimento? Solo...<br />

«carino»?<br />

Una volta tanto che non provo<br />

repulsione per un mio lavoro, tutto quello<br />

che riesce a dire lei è «carino»? Che<br />

delusione.


Mi rimetto il foglio davanti e torno al<br />

lavoro con la matita stretta in mano. Ogni<br />

volta che la Ferraro ci fa una critica, dice<br />

che non lo farebbe se non pensasse che in<br />

noi c’è del potenziale. Probabilmente io<br />

oggi non ho potenzialità.<br />

Sono sul punto di mettermi a<br />

scarabocchiare il foglio per la rabbia,<br />

quando la professoressa guarda il lavoro<br />

di Dosinia. «Meraviglioso, cara.»<br />

Drizzo le orecchie. Non alzo la testa<br />

perché non voglio che si accorgano che le<br />

sto ascoltando, ma non mi farò sfuggire<br />

una sola parola.<br />

«Il tuo uso del tratteggio è molto<br />

evocativo per una che non ha mai fatto<br />

lezioni di disegno.» La Ferraro prende il<br />

suo foglio e lo mostra alla classe. «Se<br />

volete vedere un esempio eccellente di<br />

disegno impressionista, guardate il lavoro<br />

di Dosinia.»<br />

Mezza classe si alza e si raduna intorno


al banco di Doe per vedere il suo<br />

«eccellente esempio».<br />

Io mi sforzo di non vomitare sul mio.<br />

«Perché? Perché deve andare sempre<br />

così?» bisbiglio.<br />

«Cosa?» mi domanda Shannen, mentre<br />

disegna il colletto della sua polo con un<br />

tratto – terribilmente – deciso.<br />

«Dosinia», le dico, come se ci fosse<br />

bisogno di spiegare. «Con lei sfiguro<br />

sempre, mi ruba la scena.»<br />

«Anche con Quince», commenta<br />

Dosinia, con aria distaccata.<br />

Mi giro a guardarla.<br />

Non pensavo che ci potesse sentire.<br />

Adesso che il pubblico di ammiratori se<br />

n’è andato, Dosinia torna a concentrarsi<br />

sul suo autoritratto. Ma sulla bocca –<br />

quella sua bocca carnosa e sempre<br />

perfetta – ha un sorrisetto malefico.<br />

«Sappi che con Quince non me la rubi la<br />

scena», le rispondo dura.


Lentamente, molto lentamente, Doe alza<br />

lo sguardo dal foglio e mi esamina<br />

attraverso le ciglia rese folte e nere dal<br />

mascara. Per mezzo secondo mi guarda<br />

fisso, coi suoi occhi azzurri e penetranti.<br />

«Te la rubo eccome, mentre sei via.»<br />

Resto a bocca aperta.<br />

Tregua finita.<br />

Ci guardiamo, lei è compiaciuta, io –<br />

sono sicura – completamente scioccata.<br />

Non ci posso credere che stia pensando di<br />

mettere le mani sul mio Quince. Non è<br />

possibile.<br />

Non è Quince che mi preoccupa. Lo so<br />

che lui è innamorato di me, e poi una volta<br />

mi ha detto che Doe gli piace ma che è<br />

troppo immatura. Non si metterebbe con<br />

lei neanche se io non esistessi.<br />

Ma ciò non significa che lei non ci<br />

proverà comunque.<br />

E il mio viaggio a Thalassinia per<br />

rompere il legame magico che lei ha


causato è proprio l’occasione che le<br />

serve. L’occasione che voleva.<br />

L’occasione che...<br />

Resto senza fiato.<br />

«L’hai fatto apposta!»<br />

Doe fa l’innocentina e sbatte le sue<br />

lunghe ciglia. «Fatto cosa?»<br />

Abbasso la voce e, in un bisbiglio<br />

colmo di rabbia, la accuso: «Hai baciato<br />

Brody perché sapevi che poi sarei dovuta<br />

andare io a Thalassinia a occuparmi della<br />

separazione. Avevi pianificato tutto».<br />

Lei si rimette a disegnare e io mi sento<br />

ribollire il sangue. Non posso credere a<br />

quello che ha fatto. Non posso credere che<br />

possa aver fatto una cosa tanto<br />

spregevole, una cosa che potrebbe<br />

sconvolgere la vita di Brody solo per<br />

avere l’occasione di rubarmi il fidanzato.<br />

«Voi non avete caldo? All’improvviso<br />

c’è un’afa tropicale qua dentro. Forse si è<br />

rotta l’aria condizionata», fa la


professoressa Ferraro.<br />

Visto che rischio di fare dei solchi sul<br />

foglio, decido di mettere giù la matita.<br />

Faccio dei respiri profondi per calmarmi<br />

e per non continuare ad aumentare la<br />

temperatura dell’aula. «Stavolta hai<br />

toccato il fondo, Doe.»<br />

Lei continua a disegnare senza neanche<br />

alzare la testa.<br />

«Quando torno, tu e io dobbiamo fare un<br />

bel discorsetto.» Cerco di sembrare il più<br />

dura possibile.<br />

«Se lo dici tu...»<br />

«Lo dico io, sì. Perché se prima o poi<br />

vuoi tornare a Thalassinia, è sotto il mio<br />

giudizio che devi passare. E sinceramente<br />

quello che ho appena scoperto non mi<br />

dispone tanto bene nei tuoi confronti.»<br />

Anche se non alza la testa, vedo che<br />

spalanca gli occhi, come se solo adesso si<br />

rendesse conto che non l’ha pianificata<br />

poi tanto bene. Poi però scaccia quel


pensiero e si rimette a disegnare.<br />

Che devo fare con lei? Io non sono<br />

brava a risolvere i problemi. Non sono<br />

brava a risolvere i conflitti e le dispute,<br />

ecco perché – tra le altre cose – non<br />

potrei essere una brava regina. Con Doe,<br />

poi, non so mai cosa fare.<br />

Spero che almeno papà possa darmi dei<br />

consigli. Ecco, questo potrebbe essere il<br />

lato positivo del mio ritorno a casa.


6<br />

Brody non vuole lasciare la sua preziosa<br />

Camaro incustodita, per cui Quince è<br />

costretto a darci un passaggio col catorcio<br />

della mamma fino alla spiaggia di<br />

Seaview, lo stesso posto in cui gli ho<br />

rivelato la mia vera identità. Per quanto<br />

possa sembrare impossibile, credo che la<br />

macchina della madre sia una trappola<br />

mortale ancor peggio della sua moto.<br />

Anche Dosinia deve venire, ovviamente.<br />

«Stasera dovremmo essere di ritorno.<br />

Domattina, al massimo», ripeto per la<br />

quindicesima volta.<br />

Su questo non transigo. Domattina ho il<br />

famoso colloquio. Alle dieci in punto.


Anche se dovessimo trattenerci per la<br />

notte, non appena fa giorno si torna. Quel<br />

colloquio potrebbe essere la chiave di<br />

volta per riuscire ad aiutare il mio regno<br />

stando quassù sulla terraferma, oltre che<br />

per il mio futuro in generale. Niente potrà<br />

impedirmi di mancarlo.<br />

Quince esce dal vialetto di casa e<br />

s’immette in strada. «Non farti venire<br />

strane idee su Benson là sotto. Quando<br />

torni, ti voglio tutta per me», mi dice con<br />

un sorriso.<br />

Faccio finta di prendere sul serio la<br />

cosa e rispondo: «Be’... in effetti Brody<br />

sa nuotare».<br />

Lui invece no. Ed è stato il primissimo<br />

problema tra noi due. Provate a<br />

immaginarvi una sirena che passa la vita<br />

al fianco di uno che non sa nuotare.<br />

Abbastanza ridicolo, no?! Ma adesso non<br />

m’importa, non potrei immaginare di stare<br />

con nessun altro.


«Però sto imparando», fa lui.<br />

«Ci stai provando, sì.» Adoro prenderlo<br />

in giro.<br />

Gli ho dato un paio di lezioni, ma non è<br />

stato facile. Ogni volta che entriamo in<br />

acqua m’intristisco un po’. Anche se<br />

diventasse un campione di nuoto, come<br />

Brody, sappiamo bene entrambi che non<br />

potrebbe mai più tornare a casa con me. Il<br />

rituale di separazione compiuto da papà –<br />

sotto mia richiesta – ci ha messo una<br />

croce sopra. Ormai Quince è immune alla<br />

magia del legame.<br />

Non sono sicura che percepisca la mia<br />

tristezza, ma credo senta che imparare a<br />

nuotare sia un modo per avvicinarsi a me.<br />

Solo che non riesco a non preoccuparmi<br />

del fatto che non imparerà mai abbastanza<br />

bene.<br />

Sono felice di passare il resto della vita<br />

sulla terraferma, ma... sarebbe bello<br />

poterlo portare a casa con me ogni tanto.


In fondo al mio cuore conservo la<br />

piccolissima speranza che forse un giorno<br />

troveremo il modo di farlo.<br />

Scaccio via questi pensieri tristi. Inutile<br />

piangere per qualcosa che non possiamo<br />

risolvere. Per adesso stiamo insieme, e<br />

del resto non c’importa.<br />

Quince si mette a ridere. «Hai ragione,<br />

non potevi trovare uno meglio di lui per<br />

fare una nuotata fino a casa.»<br />

Gli prendo la mano con cui stringe il<br />

volante e intreccio le mie dita alle sue. So<br />

bene che quella era una risata forzata.<br />

Come lui è bravissimo a capire quello che<br />

mi passa per la testa, anch’io riesco a<br />

sentire quello che rimugina. A volte penso<br />

– o spero – che il nostro legame non sia<br />

mai stato completamente sciolto, che la<br />

nostra unione conservi ancora un po’ di<br />

quella magia... ma poi lo so che non è<br />

vero. È solo che siamo molto in sintonia.<br />

Ed è bellissimo così.


Per tutto il viaggio cerco d’ignorare<br />

quello che succede sul sedile posteriore.<br />

Anche se sembra che Doe abbia deciso di<br />

legarsi a Brody solo per riuscire a mettere<br />

le mani su Quince, quella strega non pare<br />

affatto dispiaciuta di poterselo<br />

sbaciucchiare. Ancora, ancora e ancora.<br />

«Quando torno, dopo il colloquio,<br />

possiamo andare a fare la nostra gita sulla<br />

costa», dico, cercando di coprire i rumori<br />

di quei due.<br />

«Nel frattempo tiro a lucido Principessa<br />

e ti aspetto.»<br />

Siamo arrivati e ci fermiamo nel<br />

parcheggio sul lungomare. Scendiamo<br />

dall’auto e ci avviamo verso la spiaggia.<br />

Con la sabbia sotto i piedi nudi, mi<br />

concentro sulla trasformazione e penso al<br />

costumino che devo far apparire sotto i<br />

pantaloncini. Quince mi accompagna fino<br />

al bagnasciuga, non gli importa di<br />

bagnarsi gli scarponcini da moto.


Poco distanti da noi, Doe e Brody si<br />

concedono un’ultima pomiciata.<br />

Non appena metterò le pinne in acqua,<br />

le sue attenzioni saranno tutte per Quince.<br />

Lo so. «Attento a Doe», mi raccomando<br />

mentre sbottono e tolgo i pantaloncini.<br />

Sotto ho un costumino da sirena verde<br />

lime con le scagliette dorate.<br />

«Ci penso io a lei, me ne prenderò cura<br />

come fosse mia sorella.»<br />

«No.» Gli consegno in custodia i<br />

pantaloncini e le infradito. «Quello che<br />

intendo è: non ti fidare. È furba e ha<br />

messo gli occhi su di te. Ha fatto tutto<br />

questo macello per poter restare da sola<br />

con te.»<br />

Quince guarda quei due intenti a<br />

sbaciucchiarsi. «Adesso esageri,<br />

principessa.»<br />

«Neanche un po’.»<br />

Mi guarda coi suoi occhi azzurri come il<br />

mar dei Caraibi. «Per quanto mi riguarda,


non hai niente da temere.»<br />

«Lo so.» Gli metto le braccia intorno al<br />

collo e lo stringo forte, forte. «Però...»<br />

«D’accordo.» Un bacio sulla fronte. «Te<br />

lo prometto.» Un bacio sul naso. «Mi<br />

guarderò le spalle.»<br />

Quando le sue labbra toccano le mie, mi<br />

dimentico completamente di Doe. I suoi<br />

baci hanno il potere meraviglioso di farmi<br />

dimenticare tutto il resto.<br />

«Sei pronta ad andare?» La sua vocina<br />

acida interrompe quell’idillio. «Mancano<br />

solo poche ore al tramonto.»<br />

Pensa che non lo sappia? Non ho mica<br />

un polipo sopra gli occhi. Non vede l’ora<br />

che me ne vada.<br />

Mi scosto da Quince, a malincuore.<br />

«Già. Meglio se andiamo.»<br />

«Vai. Aspetto la tua chiamata. A casa<br />

tua o a casa mia.» Quince m’indica col<br />

capo la cabina telefonica nel parcheggio e<br />

mi dà un ultimo bacio.


Lo chiamerò da lì quando torniamo, e<br />

lui verrà a prenderci. Le monete che mi<br />

serviranno le ho sistemate nel reggiseno<br />

del costume.<br />

Lascio Quince e mi giro verso Brody.<br />

«Andiamo.»<br />

Mentre entriamo in acqua, Doe e Quince<br />

restano sulla spiaggia a guardarci. A un<br />

certo punto l’acqua è abbastanza profonda<br />

per immergerci, quindi mi giro a salutarli.<br />

Noto che Doe si è già avvicinata un po’<br />

troppo al mio ragazzo. Sgrunt. Aggrotto la<br />

fronte e m’immergo, tirandomi dietro<br />

anche Brody.<br />

Mi trasformo all’istante e al posto delle<br />

gambe spunta la pinna caudale. È una<br />

specie di catarsi. L’acqua salata insieme<br />

con la trasformazione magica riescono in<br />

qualche modo a farmi passare tutta la<br />

tensione che mi ha messo addosso Doe.<br />

Di lei e di tutti i suoi macelli se ne riparla<br />

al mio ritorno. Per adesso devo


concentrarmi su Brody.<br />

Anche se ieri sera io, Doe e Quince gli<br />

abbiamo spiegato come funziona, sono<br />

sicura che farà comunque resistenza<br />

quando si tratterà di respirare sott’acqua.<br />

Preferirà morire soffocato piuttosto che<br />

affogato. E si attaccherà disperatamente<br />

all’ultimo filo d’aria rimasto nei polmoni.<br />

Incredibilmente succede esattamente<br />

tutto il contrario: mentre finisco di<br />

trasformarmi in sirena, mi volto e vedo<br />

Brody che respira sott’acqua come se lo<br />

facesse da sempre. Quince ho dovuto<br />

tenerlo giù con la mia pinna caudale<br />

finché non ha potuto far altro che prendere<br />

una boccata d’acqua. Dovevo<br />

aspettarmelo che con Brody, il campione<br />

del nuoto, sarebbe stata tutta un’altra<br />

storia.<br />

Per tre anni ho sognato che accadesse, e<br />

me lo sono immaginato esattamente in<br />

questo modo: Brody che entra a far parte


del mio mondo, come se ci fosse nato.<br />

Ma adesso che sta succedendo davvero,<br />

vorrei che non fosse così.<br />

«È stupendo. Respiro sott’acqua»,<br />

esclama, riuscendo anche a parlare con<br />

totale naturalezza.<br />

«Già.» Quasi m’infastidisce la facilità<br />

con cui si sta adattando al mio mondo.<br />

«Meglio di così si muore.» Gli do le<br />

spalle e gli faccio segno di attaccarsi a<br />

me. Sarà forte in acqua, ma di certo non<br />

può andare più veloce di una sirena.<br />

«Diamoci una mossa.»<br />

Si attacca con le mani ai miei fianchi e<br />

non mi fa nessunissimo effetto.<br />

Incredibile. Quando mi si avvicina<br />

Quince, invece, sento le campane, mi<br />

vengono gli occhi a forma di cuore e la<br />

pelle d’oca. È la riprova del fatto che il<br />

legame che c’è tra me e Quince è<br />

speciale, mentre quello che credevo di<br />

avere con Brody era solo una fantasia.


Saperlo mi rassicura.<br />

Se sono riuscita a capire ciò, allora<br />

riuscirò a capire anche come risolvere la<br />

situazione in cui mi sono ritrovata. Il<br />

prima possibile, si spera.<br />

Faccio un respiro profondo e butto fuori<br />

tutte le frustrazioni che mi assillano al<br />

momento perché, al di là del macello che<br />

ha combinato Doe, io sono felice di come<br />

sta andando la mia vita.<br />

Un colpo di pinna e si parte.<br />

Thalassinia, arriviamo.<br />

«Non dimenticare di restare in scia. E<br />

cerca di muovere le gambe come quando<br />

nuoti a delfino», ricordo a Brody.<br />

«Ricevuto.» Un secondo dopo,<br />

raddoppio la velocità.<br />

Anche se sono contenta del fatto che<br />

Brody non mi rallenterà come invece<br />

farebbe Quince, non posso fare a meno di<br />

pensare che vorrei tanto ci fosse lui al<br />

posto suo. Adesso. E per sempre.


Se i desideri fossero pesci, saremmo<br />

tutti lì a gettare la rete.<br />

Ma tanto, desiderare qualcosa che non<br />

potrà mai accadere servirà solo a<br />

mettermi di cattivo umore. Di nuovo.<br />

Devo cercare di prendere quel che di<br />

buono c’è in questa assurda situazione.<br />

Sto tornando da papà, e dovrei essere<br />

contenta.<br />

Batto la pinna ancora più forte,<br />

nuotiamo sempre più veloci verso<br />

Thalassinia. Saremo a casa prima di<br />

accorgercene.<br />

Brody muove le gambe a delfino<br />

riuscendo così a compensare la velocità<br />

che mi fa perdere standomi attaccato.<br />

Arriviamo alle porte di Thalassinia nella<br />

metà del tempo che ci abbiamo messo io e<br />

Quince. Attraversiamo di corsa la zona


industriale e la periferia con le sue case<br />

tutte uguali. Direzione centro, palazzo<br />

reale.<br />

Non do a Brody neanche il tempo di<br />

fermarsi per un’occhiata panoramica del<br />

regno. Voglio solo che ci sbrighiamo a<br />

fare quel che dobbiamo per poi lasciarci<br />

questa faccenda alle spalle. Chi può<br />

sapere quanti macelli sta combinando Doe<br />

nel frattempo? E chi lo sa se ha già messo<br />

le mani su Quince?<br />

Ci avviciniamo all’entrata del palazzo,<br />

dove due colonne di corallo indicano<br />

l’inizio dei poderi reali. Due guardie<br />

stanno lì davanti a litigarsi qualcosa.<br />

«È mio», grida Ricciotto, tirando<br />

l’oggetto verso di sé. «Oggi sono io<br />

capoguardia.»<br />

«Ma io sono più alto in grado»,<br />

controbatte capitan Paguro tirandolo dalla<br />

sua parte. «Il vessillo lo devo tenere io.»<br />

Dopo qualche altro tira e molla, mi


avvicino alle due guardie. Papà è molto<br />

informale con quelli che stanno al suo<br />

servizio, per cui i suoi sottoposti è come<br />

se facessero parte della famiglia.<br />

Soprattutto Ricciotto, che è entrato nel<br />

corpo di guardia del palazzo ancor prima<br />

che papà nascesse. Per me è un po’ una<br />

specie di nonno.<br />

Anche se poi, a volte, si comporta come<br />

se avesse sette anni invece di settanta.<br />

«Ciao, Ric. Salve, capitano.»<br />

I due smettono subito di litigare e si<br />

girano a guardarmi con un sorriso enorme<br />

sulle labbra. Si portano la mano destra<br />

alla fronte, un saluto militare in segno di<br />

rispetto. Arrossisco, ricordando come mi<br />

ero sentita il giorno in cui mi ero ritrovata<br />

nella stessa situazione con Quince.<br />

Rispondo al saluto, così possono star<br />

comodi.<br />

«Principessa Lily!» esclamano<br />

all’unisono.


«Non sapevamo che sarebbe...»<br />

«Non ce l’hanno detto che...»<br />

«È stata una sorpresa anche per noi»,<br />

rispondo, indicando con un cenno del<br />

capo la persona che mi sono portata<br />

dietro.<br />

I due scrutano Brody, che non mi sta più<br />

attaccato ma si è spostato al mio fianco<br />

per vedere meglio il palazzo. Ric e<br />

capitan Paguro si girano di nuovo a<br />

guardare me. So benissimo quello che<br />

stanno pensando. Non c’è bisogno di<br />

essere telepatici per certe cose.<br />

E il signorino Quince che fine ha<br />

fatto?<br />

«Principessa?» mi fa Ric con prudenza.<br />

«Non ti preoccupare», gli rispondo.<br />

Tutto il palazzo – anzi il regno intero – sa<br />

che un paio di settimane prima ho deciso<br />

di tornare a vivere sulla terraferma per<br />

poter stare con Quince. Lo sanno perché<br />

la mia decisione implica anche che ho


inunciato a diventare futura regina di<br />

Thalassinia. La notizia si è sparsa per il<br />

regno rapida come una marea rossa.<br />

Per loro vedermi tornare con un altro<br />

ragazzo è una specie di shock. «Non è il<br />

mio», li rassicuro indicando Brody, che<br />

sorride come un imbecille. È come se gli<br />

avessi dato le chiavi di un parco<br />

acquatico. «È il ragazzo di Doe.»<br />

«Lady Dosinia?» domanda capitan<br />

Paguro.<br />

Lo sanno tutti qui che razza di casinista<br />

sia Doe. Non dovrebbe sorprenderli che<br />

sia riuscita a combinarne una delle sue<br />

anche se ha avuto a disposizione solo una<br />

manciata di giorni.<br />

Il volto di Ric mi suggerisce che ho<br />

detto qualcosa di sbagliato. «Siamo venuti<br />

solo per ottenere la separazione, visto che<br />

Doe è stata esi...»<br />

«Reggi qua», m’interrompe Ric,<br />

mettendo il vessillo in mano a capitan


Paguro. «Vai ad avvertire che la<br />

principessa è a casa.»<br />

Capitan Paguro sembra sul punto di<br />

mettersi a discutere, ma Ric lo blocca<br />

subito: «Questo è un ordine, sbarbatello».<br />

Dopo un istante di esitazione, capitan<br />

Paguro mi fa un inchino e poi va verso la<br />

torretta di guardia. Non sembra affatto<br />

contento di essere stato cacciato.<br />

Ric mi si avvicina e bisbiglia: «Deve<br />

sapere, Principessa, che Sua Altezza non<br />

ha reso nota a tutti la situazione di Lady<br />

Dosinia».<br />

«Ah. Ho capito.»<br />

«Solo io e i suoi consiglieri più fidati<br />

siamo al corrente della faccenda.» Si gira<br />

verso la torretta di guardia come per<br />

assicurarsi che capitan Paguro sia ancora<br />

dentro. «Credo che Sua Maestà preferisca<br />

che nessun altro nel regno venga a sapere<br />

dell’esilio di Lady Dosinia.»<br />

«Davvero?!» Papà di solito non fa


segreto delle decisioni e dei<br />

provvedimenti che prende. Dice sempre<br />

che con la trasparenza si guadagna il<br />

rispetto. E allora perché stavolta ha<br />

deciso di non rivelare nulla? Deve avere<br />

le sue buone ragioni. Non farebbe mai una<br />

cosa del genere senza averci ben<br />

riflettuto. Forse vuole preservare la<br />

reputazione di Doe in vista di futuri<br />

pretendenti? In fin dei conti non<br />

m’interessa. Tanto mi tratterò talmente<br />

poco che non ci sarà bisogno di<br />

preoccuparmi di tenere la bocca chiusa.<br />

«Papà è nel suo ufficio? Dovremmo...»<br />

Voglio sbrigarmi con la separazione e<br />

tornarmene subito a Seaview.<br />

L’espressione angosciata di Ric mi fa<br />

lasciare la frase a metà. «Che c’è?» gli<br />

chiedo.<br />

«Sua Altezza oggi non è a palazzo.» Nel<br />

frattempo capitan Paguro esce dalla<br />

torretta e torna da noi.


«Non c’è?»<br />

«Da ieri», aggiunge capitan Paguro. «È<br />

andato a...»<br />

Ric gli dà una gomitata sul fianco.<br />

«Dovrebbe rientrare domani in mattinata.»<br />

In mattinata? Fantastico. Questo<br />

significa che non ce la farò mai a tornare<br />

in tempo per il colloquio. Ma non posso<br />

cominciare a preoccuparmi già da adesso.<br />

Se domani mattina non lo vedo, a quel<br />

punto posso iniziare seriamente a<br />

preoccuparmi.<br />

«Fico. Significa che avrò tempo per<br />

dare un’occhiata in giro?» fa Brody. Gli<br />

occhi gli brillano, guarda sbalordito i<br />

giardini e gli edifici ricoperti di piante<br />

marine. Per me Thalassinia è talmente<br />

normale – perché ci sono nata – che a<br />

volte dimentico quanto straordinaria<br />

possa sembrare agli umani. Il magico<br />

mondo delle sirene è come un giocattolo<br />

nuovo per Brody, e non posso impedirgli


di farci un giretto. Ho sempre saputo che<br />

era una creatura marina, ho sempre<br />

creduto che fosse nato nel mondo<br />

sbagliato, ed è normale che sia<br />

emozionato all’idea di potersi trattenere<br />

un po’ più a lungo.<br />

Ma visto che sta calando il buio, non<br />

posso mandarlo in giro da solo. Dovrò<br />

fargli da guida turistica.<br />

«Facciamo un giretto», gli dico senza<br />

grande entusiasmo. «Passiamo solo un<br />

attimo in cucina, devo prendere qualcosa<br />

da mangiare.» La lunga nuotata che<br />

abbiamo fatto mi ha messo appetito.<br />

Ric, che mi conosce praticamente da<br />

quando sono nata e che mi legge nel<br />

pensiero meglio di Quince, si avvicina.<br />

«Principessa, posso portare io il<br />

giovanotto a fare un giro.»<br />

«Ma siamo di guardia. Non possiamo...»<br />

rompe le scatole capitan Paguro.<br />

«Oggi sei tu il capoguardia. Tu fai la


guardia e io faccio un giro», gli risponde<br />

Ric con un sorrisetto.<br />

Capitan Paguro guarda il vessillo che ha<br />

in mano. «Va bene.»<br />

Io guardo Brody, ha la faccia di uno che<br />

ha appena vinto alla lotteria, e poi di<br />

nuovo Ric. «Sarebbe fantastico. Ti<br />

ringrazio.»<br />

«Sarà un piacere», risponde Ric.<br />

Poi, con Brody al seguito, si dirige vero<br />

il palazzo. Fanno a malapena cinque metri<br />

che Brody si perde dietro un branco di<br />

pesci pappagallo verdi e azzurri. Ric<br />

continua dritto per diversi secondi –<br />

mentre probabilmente fa il suo solito<br />

discorsetto sulla storia del palazzo –<br />

prima di accorgersi di aver perso il resto<br />

della truppa.<br />

E mentre guardiamo Ric che corre a<br />

riacchiappare il ragazzo, io scoppio a<br />

ridere. «Perderà il posto per colpa di<br />

Brody, povero il mio capitano», dico


scherzando per tirargli su il morale.<br />

«Brody è il campione di nuoto numero uno<br />

in Florida.»<br />

Capitan Paguro sembra aver riacquistato<br />

il buon umore. Ben fatto.<br />

Visto che devo passare qui la notte, so<br />

già dove andrò. Quando si è confusi o alle<br />

prese coi casini combinati dagli altri, la<br />

casa della propria migliore amica è<br />

sempre il posto giusto in cui rifugiarsi.


7<br />

Nuoto fino a casa di Peri, che sta subito<br />

fuori le mura del palazzo. Evito la porta e<br />

vado diretta alla finestra della sua stanza<br />

all’ultimo piano. Guardo dentro e la vedo:<br />

è seduta alla scrivania, col capo chino sul<br />

tessuto cui sta lavorando e i capelli color<br />

castagna che le fluttuano tutto intorno.<br />

Crea delle stoffe meravigliose. Ha talento<br />

da vendere.<br />

Quella che ha davanti ha tutte le<br />

sfumature del verde: da quello scuro delle<br />

alghe a quello acceso della lattuga di<br />

mare, con dei filetti dorati qua e là che le<br />

danno dei tocchi di luce.<br />

«È bellissima, Peri. Come sempre», le


dico entrando dalla finestra.<br />

«Lily!» esclama. Toglie subito la stoffa<br />

di mezzo e la nasconde dietro la schiena.<br />

«Che ci fai qui?»<br />

«Ci sarebbe quasi da ridere, guarda.»<br />

Ridere per non piangere.<br />

Alzo gli occhi al cielo e comincio a<br />

girare su me stessa.<br />

Sento un tramestio e mi ritrovo Peri<br />

davanti che mi prende per le spalle e mi<br />

obbliga a fermarmi. «È successo<br />

qualcosa?» mi chiede scuotendomi un po’.<br />

«Credevo non saresti tornata prima del<br />

prossimo fine settimana, per la tua festa di<br />

compleanno.»<br />

«Infatti.» Mi avvicino alla sua<br />

collezione di sirenette di porcellana –<br />

gliele abbiamo regalate quasi tutte io o<br />

papà – e faccio correre un dito sui loro<br />

costumi storici e le acconciature perfette.<br />

«Si tratta di Dosinia.»<br />

«Dosinia? Che ha combinato stavolta?»


Peri è evidentemente scioccata.<br />

«Ha baciato Brody.»<br />

«Brody? Il tuo Brody?»<br />

«Non è il mio Brody. Comunque sì,<br />

proprio lui.»<br />

«E dove l’avrebbe incontrato? Doe odia<br />

gli umani. Che è andata a fare sulla<br />

terraferma?»<br />

A questo punto, se neanche Peri lo sa, è<br />

chiaro che Ric non scherzava sul fatto che<br />

papà abbia voluto tener segreto l’esilio di<br />

Doe. Sua mamma è la sarta della<br />

Thalassinia bene, quindi conosce tutti i<br />

pettegolezzi che girano.<br />

Però non m’importa quale sia la ragione<br />

che abbia spinto papà a tenere segreta la<br />

cosa, io non esito mezzo secondo. Peri è<br />

la mia migliore amica e le dico sempre<br />

tutto. Se c’è qualcuno che sa tenere un<br />

segreto, è senza ombra di dubbio lei.<br />

«Non lo devi raccontare a nessuno, ma<br />

Doe è stata esiliata.»


Peri resta senza fiato. «Cosa?»<br />

«Papà le ha revocato i poteri.» Mi giro<br />

e guardo Peri come per dire: «Senti un<br />

po’ che fortuna che mi è capitata». «Le ha<br />

ordinato di vivere con me sulla terraferma<br />

finché non le sarà passato questo odio per<br />

gli umani.»<br />

«Caspita.» Peri si accomoda su un<br />

cuscino a forma di stella marina in un<br />

angolo della stanza. «Deve averla fatta<br />

grossa, allora. Che ha combinato<br />

stavolta?»<br />

«Non lo so.» La raggiungo e mi siedo su<br />

un altro cuscino a forma di stella marina.<br />

«Papà è sempre stato abbastanza clemente<br />

con lei. A questo giro lei deve proprio<br />

aver esagerato, solo che non vuole dirmi<br />

cosa ha fatto.»<br />

«Sicuramente qualcosa di grave, se<br />

neanche lei è disposta a confessarlo.»<br />

Peri ci pensa un po’ mentre giocherella<br />

con le braccia della stella marina.


«Davvero ha baciato un umano?»<br />

Io annuisco.<br />

«Allora forse non li odia più così<br />

tanto.»<br />

Ah-ah. Non sa proprio di cosa parla.<br />

«Odia me, questo è il punto.»<br />

Le spiego in due parole la mia teoria:<br />

Doe ha baciato Brody solo perché sapeva<br />

che io così sarei stata costretta a partire<br />

dandole l’occasione di mettere i suoi<br />

tentacoli su Quince. Non credo che lui<br />

abbocchi, comunque. Solo che intanto lei<br />

è lassù che lo ammalia con occhietti dolci<br />

e mille moine. Mi viene il nervoso solo a<br />

pensarci.<br />

«Be’, questo in effetti sarebbe più nel<br />

suo stile.»<br />

Peri la conosce più o meno da quando<br />

conosce me, per cui gli scherzetti di Doe<br />

non sono una novità per lei. E poi si è<br />

dovuta sorbire diverse sue prove abito, e<br />

quindi sa bene quanto sappia essere


odiosa. Ha potuto vedere coi suoi occhi<br />

l’insolenza che Doe cerca di tenere<br />

nascosta a coloro che vivono oltre le mura<br />

del palazzo.<br />

«Comunque sia, dato che lei non ha più<br />

il potere di mutare forma, ho dovuto<br />

portare io Brody a Thalassinia», dico<br />

cercando di cambiare discorso, visto che<br />

parlare di lei mi dà sui nervi. «Solo che<br />

papà non è a palazzo e non tornerà prima<br />

di domattina.»<br />

«Quindi ti fermi qui stanotte?» chiede<br />

Peri tutta eccitata.<br />

«Pare di sì.» Non è che mi dispiaccia<br />

essere tornata a casa. Solo che vorrei<br />

averlo fatto in circostanze diverse, e con<br />

tutt’altro ragazzo al seguito.<br />

«Fantastico!» Peri si alza e si lancia<br />

verso la porta. «Vado a dire a mamma che<br />

lavoreremo al vestito per il tuo<br />

compleanno. Dopo una giornata di prove<br />

con le tricheche più insopportabili del


egno, sarà felice di poter avere a che fare<br />

con una normale.»<br />

Non mi dà neanche il tempo di aprir<br />

bocca, che è già fuori della stanza a<br />

chiamare la madre, che io amo come se<br />

fosse la mia. Tra l’altro sono molto<br />

curiosa di vedere cos’ha in mente per il<br />

mio vestito.<br />

La signora De Conchiglis ha cucito<br />

anche il vestito per il mio sedicesimo<br />

compleanno, con una bellissima stoffa<br />

color foglia di tè e turchese con gli orli di<br />

alghe e la scollatura tempestata di pietre<br />

di acquamarina. Quella sera mi sono<br />

sentita una vera principessa.<br />

A quel tempo non mi sarei mai<br />

immaginata che, due anni dopo, il ballo<br />

per il mio diciottesimo compleanno<br />

sarebbe stato il mio ultimo nelle vesti di<br />

principessa di Thalassinia.<br />

«Sbrigati. Ti stiamo aspettando nella<br />

sala di prova», mi urla Peri.


Impossibile non sentirmi emozionata<br />

come una ragazzina al pensiero di entrare<br />

là dentro. La sala di prova della signora<br />

De Conchiglis è il sogno di ogni sirenetta.<br />

Le pareti sono ricoperte di centinaia di<br />

campioni di tessuti diversi, di tutti i colori<br />

e stili, alcuni sono decorati con pietre<br />

preziose, perle e conchiglie rare. Io e Peri<br />

una volta abbiamo provato a contarli. Ci<br />

siamo arrese quando abbiamo superato i<br />

mille pezzi.<br />

Ci sono anche tantissimi accessori.<br />

Cassetti traboccanti di cose che io e Peri<br />

passeremmo ore ad ammirare. Orecchie di<br />

mare, nastrini, pietre e lustrini di tutti i<br />

colori e perle di tutte le misure<br />

immaginabili.<br />

La cosa più bella però è la tenda a<br />

baldacchino che parte dal soffitto e arriva<br />

fino al pavimento proprio davanti a uno<br />

specchio a figura intera. Perfetto per una<br />

sirenetta che voglia giocare a fare la


modella. O per una sirena grande che<br />

voglia giocare a fare la modella.<br />

«Salve, signora De Conchiglis», dico<br />

entrando nella stanza dei sogni.<br />

«Lily, cara», risponde lei con un sorriso<br />

e un abbraccio. «È sempre un piacere<br />

vederti. Ma sei dimagrita?»<br />

«Neanche di un grammo. Lo sa quanti<br />

tipi di budino ci sono sulla terraferma?<br />

Non potrei perdere peso neanche se ci<br />

provassi.»<br />

Scoppiamo a ridere tutt’e tre insieme.<br />

È bello stare qui, con Peri e la madre,<br />

che per me sono come una seconda<br />

famiglia. Mi sento... normale, qui. Sulla<br />

Terra non mi sento mai normale. C’è una<br />

piccola parte di me che lassù sarà sempre<br />

fuori luogo. Avevo quasi dimenticato la<br />

meravigliosa sensazione di sentirsi a casa<br />

propria.<br />

Dopo aver scambiato qualche<br />

chiacchiera, la mamma di Peri passa


subito alle cose serie. Mi fa andare sotto<br />

la tenda a baldacchino, mi avvolge in<br />

metri e metri di stoffa di prova che<br />

utilizzerà come modello per non rovinare<br />

quella incantevole – e costosissima – che<br />

userà per il vestito.<br />

«Stavolta io oserei un po’ con la<br />

scollatura», mi dice con gli spilli stretti<br />

tra le labbra. Quella cosa mi mette sempre<br />

un po’ d’ansia, perché temo che possa<br />

ingoiarli. Ma lei risponde che non ne ha<br />

mai ingoiato uno in tutta la sua carriera di<br />

sarta e che non ha certo intenzione di<br />

cominciare adesso.<br />

«Diventerai ufficialmente una donna.<br />

Dovremmo mettere in risalto le tue<br />

forme.» Intanto ferma la stoffa intorno al<br />

busto con l’ultimo spillo che aveva tra le<br />

labbra, per fortuna.<br />

Quel suo complimento velato mi fa<br />

arrossire.<br />

Nei minuti immediatamente successivi,


la stanza diventa un turbine di appunta<br />

qua, taglia là, controlla di su e di giù per<br />

essere sicure che il modello venga<br />

proprio come lo vogliamo. Sopra lo<br />

specchio c’è un telo bianco, per<br />

impedirmi di guardare l’abito non ancora<br />

finito. Per distrarmi, mi metto a osservare<br />

Peri. Ha sempre lavorato con la madre,<br />

ma oggi sembra una vera e propria<br />

assistente e non più solo una semplice<br />

aiutante. Evidentemente negli ultimi tempi<br />

ha avuto modo di fare parecchia pratica.<br />

«Per chi stavate facendo le prove abito<br />

prima?» domando tanto per riempire il<br />

silenzio. «Peri mi ha detto che è stato un<br />

incubo.»<br />

La signora De Conchiglis lancia<br />

un’occhiataccia alla figlia. Da che<br />

pulpito. Ho saputo più pettegolezzi da lei<br />

che da quella chiacchierona di<br />

Margherita, la governante del palazzo.<br />

Peri fa finta di non accorgersi


dell’occhiataccia. «Indovina.»<br />

«Ma io non...»<br />

La mia amica mi guarda come per dire:<br />

«E dai che lo sai». In quel caso la risposta<br />

può essere una sola.<br />

«Oh no, non mi dire che erano quelle<br />

tre.»<br />

«In persona.»<br />

Adesso sì che mi dispiace proprio tanto<br />

per Peri e la madre. Astria, Piper e Venus<br />

sono le tre peggiori vipere di mare che si<br />

possano incontrare nell’oceano. Sono<br />

figlie di nobili e diplomatici, per cui<br />

crescendo ho avuto la sfortuna di vederle<br />

spesso e volentieri. E vi assicuro che<br />

neanche una volta è stato un piacere. Non<br />

si lasciano mai sfuggire l’occasione di<br />

fare un commento velenoso.<br />

Non le augurerei a nessuno. Davanti ti<br />

sorridono e fanno mille moine, non<br />

appena ti volti, ti arpionano alle spalle.<br />

Non pensavo di poter mai dire una cosa


del genere, ma preferirei passare del<br />

tempo con Doe piuttosto che stare con<br />

quelle tre. Almeno lei ti spiattella le cose<br />

in faccia.<br />

«Mi dispiace.» Sinceramente.<br />

Peri alza le spalle, come se non fosse<br />

stato poi tanto male. Ma io lo so che non è<br />

così. Con lei sono sempre state parecchio<br />

cattive, per il semplice fatto che è la mia<br />

migliore amica. E loro sono invidiose.<br />

Io l’ho sempre difesa, ma l’unico<br />

risultato che ho ottenuto è che hanno<br />

infierito ancora di più. Se diventassi<br />

regina, le farei esiliare a vita.<br />

«Che ne diresti se la gonna fosse<br />

aderente fino a metà pinna caudale e poi<br />

tutta vaporosa?» chiede Peri, cambiando<br />

subito argomento.<br />

Lei e la madre arretrano leggermente,<br />

piegano la testa di lato all’unisono e mi<br />

osservano la pinna. Meglio se sto zitta<br />

adesso.


«Sai che credo sia proprio la soluzione<br />

migliore?» dice la signora De Conchiglis<br />

alla figlia.<br />

Peri s’illumina quando sente che la<br />

madre è d’accordo con lei. Ha sempre<br />

parlato di voler diventare un avvocato –<br />

per poter lavorare insieme con me durante<br />

le udienze –, ma adesso mi chiedo se non<br />

sarebbe più felice di seguire la scia di sua<br />

madre. Anche perché, visto che rinuncerò<br />

alla corona il giorno del mio compleanno,<br />

non avrò neanche più una corte e delle<br />

udienze.<br />

«Allora, Lily. Non mi hai ancora detto<br />

cosa ti ha portato a casa», mi domanda la<br />

signora De Conchiglis, mentre prende in<br />

mano la gonna per sistemarla seguendo<br />

l’idea della figlia.<br />

Incrocio lo sguardo di Peri, che sta<br />

dietro la madre. Confidare un segreto a lei<br />

è facile: è la mia migliore amica. Se<br />

diventassi regina, la nominerei mia


consigliera senza neanche pensarci. Ma<br />

sua madre è... sua madre. Come ho già<br />

detto prima, è un pochino pettegola. Peri<br />

alza le spalle e mi guarda come per dire:<br />

«Vedi un po’ tu».<br />

Non sono sicura del motivo, ma sento di<br />

dover mantenere il segreto di papà, oltre<br />

che di Doe.<br />

«Avevo un po’ di nostalgia di casa», le<br />

rispondo. Il che è vero.<br />

«Lo capisco benissimo», dice,<br />

concentrata a tagliare e cucire.<br />

Solitamente non mi preoccuperei di<br />

tutelare Dosinia, visto quante cattiverie mi<br />

ha fatto da quando... è nata. Ma se papà<br />

pensa che sia importante che il suo esilio<br />

resti segreto, io mi fido di lui. Se mi<br />

trovassi davanti a una che paga i suoi<br />

debiti, adesso potrei dire che mi deve un<br />

favore. Ma visto che non è questo il caso,<br />

mi accontenterò di aver fatto una buona<br />

azione.


«Quanto ti fermi?» mi chiede la mamma<br />

di Peri mentre si fa un po’ indietro per<br />

dare un’occhiata a come sta venendo il<br />

vestito.<br />

«Fortunatamente solo fino a domattina.»<br />

Poi però mi ricordo che le ho appena<br />

detto di essere tornata a casa per scelta.<br />

«Volevo dire ’sfortunatamente solo fino a<br />

domattina’, perché ho un colloquio molto<br />

importante.»<br />

La signora De Conchiglis si gira verso<br />

la figlia: «Che ne pensi?»<br />

Peri toglie il telo dallo specchio e mi fa<br />

segno di girarmi. «Penso che sarà uno<br />

spettacolo.»<br />

L’immagine che vedo nello specchio, la<br />

sirena coi capelli biondi e lisci come seta,<br />

le lentiggini e il viso delicato, avvolta in<br />

un abito che mette in mostra – e in risalto<br />

– le sue curve... be’, non sembro nemmeno<br />

io. Sembra un’adulta che mi somiglia. Ma<br />

io non mi sento affatto un’adulta.


Sospiro e mi giro verso di loro. «È<br />

bellissimo. Davvero.»<br />

«Molto bene.» La signora De Conchiglis<br />

si avvicina e comincia a togliere tutti gli<br />

spilli con cui ha fermato il vestito.<br />

«L’abito lo cuciamo questa settimana, e se<br />

riesci a tornare prima del ballo per<br />

un’ultima prova, vedrai che sarà<br />

perfetto.»<br />

Mentre mi aiutano a sfilarmi l’abito,<br />

chiedo: «Avete già pensato al colore?»<br />

Io ho in mente quelli del vestito del mio<br />

sedicesimo compleanno. Vorrei che i<br />

colori ricordassero il mare anche stavolta,<br />

ma in un modo più adatto a una persona<br />

adulta. Lo vorrei più blu, con degli zaffiri<br />

che mi ricordino casa. E gli occhi di<br />

Quince.<br />

«Certo», risponde la madre.<br />

«Ma sarà una sorpresa», aggiunge la<br />

figlia.<br />

Mi guardo intorno, qualsiasi stoffa e


colore sceglieranno sarà meraviglioso: mi<br />

fido del loro gusto. Se mi dicessero di<br />

vestirmi di marrone, grigio e arancione,<br />

direi loro di sì. Non mi hanno mai fatto<br />

fare brutta figura finora.<br />

«Non sto nelle pinne.»<br />

Ma in fondo al cuore c’è anche un<br />

pizzichino di tristezza, perché sarà<br />

l’ultimo abito da principessa che<br />

indosserò. Per il resto della vita.<br />

«Torno il prossimo fine settimana e<br />

passerò da voi per l’ultima prova abito»,<br />

dico a Peri e alla madre, mentre mi avvio<br />

verso la porta.<br />

Loro mi salutano e io sparisco<br />

all’interno delle mura del palazzo: non<br />

vedo l’ora di arrivare in camera e<br />

buttarmi a letto. Entro a palazzo e spero di<br />

riuscire, per una volta, a sgattaiolare nella


mia stanza senza per forza attirare<br />

l’attenzione del personale di servizio<br />

(spesso troppo premuroso). Mi blocco<br />

subito, però, non appena entro nel salone<br />

d’ingresso e vedo uno intento ad<br />

ammirarne il mosaico.<br />

Ha qualcosa di particolare nella<br />

postura.<br />

Ha più o meno la mia età, forse più<br />

grande di un anno o due, ha i capelli rossi<br />

come la cannella e la pinna caudale color<br />

fuoco. Indossa una giacca rossa e nera, i<br />

colori di Acropora, un regno a sud-est di<br />

Thalassinia. Anche se non lo riconosco,<br />

c’è qualcosa di estremamente familiare in<br />

lui.<br />

Si gira verso di me, sorride ed esclama:<br />

«Liliana!»<br />

Liliana? Solo una persona mi ha mai<br />

chiamato così. Un ragazzo che non vedo<br />

da secoli.<br />

«Tellin?» domando incredula.


«In persona.» Mi viene incontro tutto<br />

contento.<br />

Io mi getto tra le sue braccia. «Sei<br />

proprio tu!» Lo abbraccio forte e con<br />

l’entusiasmo della sirenetta che ero<br />

ancora l’ultima volta che ci siamo visti.<br />

«Quanto sei cresciuto!» Mi faccio un po’<br />

indietro per guardare meglio il mio amico<br />

d’infanzia. È così diverso da come lo<br />

ricordo. Da piccolo aveva i capelli più<br />

scuri, come adesso ha la pinna caudale,<br />

che allora era arancione scuro. Una volta<br />

ho sentito le tre vipere di mare che lo<br />

chiamavano «pesce rosso», alle sue spalle<br />

ovviamente, perché lui è un principe.<br />

I capelli più chiari gli donano. La pinna<br />

caudale, invece, pare che gliel’abbiamo<br />

intinta nell’inchiostro rosso scuro. Adesso<br />

è grande e grosso come un giovanotto. Il<br />

viso è più segnato di quanto dovrebbe<br />

essere quello di un ragazzo di diciannove<br />

anni: ha le guance e gli occhi scavati. Non


deve aver avuto una vita facile, si<br />

direbbe.<br />

Gli occhi però sono sempre gli stessi.<br />

Di un azzurro chiarissimo, come nel punto<br />

in cui il cielo incontra l’orizzonte. Non ho<br />

mai conosciuto nessun altro con quel<br />

colore. In quegli occhi c’è ancora il<br />

guizzo birichino che mi ricorda i nostri<br />

giochi da bambini.<br />

Un tempo giocavamo insieme quasi tutti<br />

i giorni, da mattina a sera. Poi un giorno è<br />

sparito, l’hanno riportato al suo regno.<br />

Papà mi disse che c’era stato un diverbio<br />

col padre di Tellin e che non sarebbero<br />

tornati di lì a breve. Non tornarono mai<br />

più.<br />

«Anche tu sei cresciuta. Sono passati<br />

più di dieci anni. Tu avevi sette anni,<br />

credo, e io otto», dice ridendo.<br />

«Incredibile che sia passato tutto questo<br />

tempo. Che ci fai qui? Credevo che i<br />

nostri padri non si parlassero.»


«Infatti no. Mio padre però si è<br />

ammalato e adesso per un po’ sarò io a<br />

fare le sue veci di sovrano.» Tellin ha il<br />

viso evidentemente preoccupato<br />

«Oh, mi dispiace», è il massimo che<br />

riesco a dire.<br />

Suo padre mi è sempre stato simpatico,<br />

e non ho mai capito perché i due sovrani –<br />

che una volta erano amici del cuore,<br />

proprio come me e Tellin – avessero<br />

litigato.<br />

«Per cui sei venuto in vesti ufficiali?»<br />

«Più o meno.» Si mette una mano sullo<br />

stomaco. «Muoio di fame. Il vostro cuoco<br />

fa ancora il miglior sushi dell’Atlantico<br />

occidentale?»<br />

«Il migliore di tutti e sette i mari»,<br />

esagero.<br />

Poco dopo siamo tutti e due seduti sugli<br />

sgabelli della cucina a farci servire un<br />

piatto dopo l’altro di sushi prelibato da<br />

chef Laver. Varrebbe la pena tornare a


casa solo per questo. Anche con tutti i<br />

casini di Dosinia da risolvere.<br />

«Insomma ho sentito che adesso vivi<br />

sulla terraferma», mi fa Tellin dopo aver<br />

buttato giù un boccone di maguro temaki.<br />

«Esatto.» Studio cosa c’è nel piatto e<br />

opto per un rotolino col formaggio<br />

cremoso, che mi fa impazzire.<br />

Tellin prende l’altro rotolino rimasto.<br />

«Anch’io.»<br />

Alzo la testa di scatto. «Davvero?!»<br />

«Mmm», mugugna con la bocca piena.<br />

«Dove?»<br />

«Puerto Rico.» Tira su un tako nigiri<br />

con le bacchette. «È l’isola abitata più<br />

vicina a palazzo.»<br />

Puerrrto Rrrico. Mi gira in testa.<br />

Chissà quant’è diversa la vita là rispetto a<br />

Seaview. Però è un paese tropicale, è<br />

negli Stati Uniti e ci abitano gli umani. Mi<br />

sa che non c’è grande differenza.<br />

«Il mio spagnolo è molto migliorato.»


«Ci credo.»<br />

Stiamo lì a trangugiare sushi ancora per<br />

un bel po’: Tellin mangia due pezzi alla<br />

volta – moriva davvero di fame – e io gli<br />

faccio domande su Puerto Rico. A parte<br />

qualche gita a Miami con zia Rachel per<br />

fare shopping, oltre a Seaview non ho<br />

visto molto altro della terraferma. E sarei<br />

molto curiosa di conoscere posti nuovi.<br />

Le storie che mi racconta sulla gente che<br />

balla la salsa, sulle paurosissime caretas<br />

e sulla cocina criolla mi fanno venire<br />

voglia di andare alla scoperta di nuovi<br />

luoghi del mondo lassù. Chissà quante<br />

cose mi sto perdendo.<br />

«Che peccato», dice Tellin dopo aver<br />

mangiato anche l’ultimo pezzo di sushi<br />

che c’era nel piatto e aver fatto cenno a<br />

Laver che bastava così.<br />

«’Peccato’ cosa?» gli chiedo quando<br />

vedo che lui non continua.<br />

«Che i due mondi debbano restare


separati.»<br />

«Ti riferisci a Seaview e San Juan?»<br />

Tellin ride. «No, parlo del nostro<br />

mondo e di quello degli umani.»<br />

«Ah.»<br />

Anch’io vorrei che le cose stessero<br />

diversamente. L’ho pensato spesso nei tre<br />

anni di permanenza sulla terraferma in<br />

incognito. L’ho pensato ogni volta che ho<br />

dovuto mentire a Shannen su dove avrei<br />

passato il fine settimana, ma per fortuna<br />

adesso che lei sa la verità, almeno quello<br />

non è più un problema. L’ho pensato ogni<br />

volta che ho dovuto controllare dieci<br />

volte prima d’immergermi dal molo di<br />

Seaview per paura che un bagnino troppo<br />

scrupoloso accorresse in mio soccorso<br />

credendomi in pericolo. L’ho pensato ogni<br />

volta che ho sentito la professoressa<br />

Ferraro lamentarsi del caffè ormai freddo<br />

e io ho dovuto trattenermi dal dirle: «Lo<br />

dia a me, glielo riscaldo io».


Ogni volta, in ognuno di quei momenti,<br />

mi sono chiesta: non sarebbe bello se gli<br />

umani potessero sapere di noi? Non<br />

sarebbe bello non essere costretta a<br />

nascondere a tutti i costi la verità su di<br />

me?<br />

Per quanto bello sarebbe, è comunque<br />

un sogno. Un sogno molto pericoloso.<br />

«Già, hai proprio ragione. È un gran<br />

peccato. Ma è necessario.»<br />

Tellin, sovrappensiero, gioca con le<br />

bacchette sul bordo del piatto vuoto.<br />

«Dici?» Ha lo sguardo perso altrove.<br />

«Non lo so.»<br />

«Sì che lo è. Sai che succederebbe<br />

altrimenti a tutti noi che apparteniamo ai<br />

regni del mare? Sarebbe un rischio troppo<br />

grande.»<br />

Tellin mi guarda, negli occhi un guizzo<br />

da discolo. «E se?» domanda, dando<br />

inizio al gioco che facevamo<br />

quand’eravamo bambini. «E se gli umani


sapessero di noi?»<br />

«D’accordo», faccio io, accettando la<br />

sfida. «E se? E se... convocassimo una<br />

conferenza stampa coi re e le regine di<br />

tutti i regni del mare?»<br />

«E se i nostri padri decidessero, fianco<br />

a fianco, di dire agli umani dell’esistenza<br />

del popolo del mare?»<br />

Quel gioco è una specie di partita a<br />

scacchi verbale, o un teorema matematico.<br />

Ci sono un punto d’inizio – e se gli umani<br />

sapessero di noi? – e un punto d’arrivo:<br />

uomini e popolo del mare che coesistono.<br />

Bisogna dire a turno un «e se?» per<br />

avanzare dal punto di partenza a quello<br />

d’arrivo.<br />

Non è un gioco in cui c’è qualcuno che<br />

vince e qualcuno che perde. Il bello è il<br />

gioco in sé.<br />

Rifletto sulla mia prossima mossa,<br />

spaventata al pensiero di quel che<br />

potrebbe accadere se succedesse davvero


quello che sto pensando. «E se i governi<br />

di tutti i Paesi sviluppati inviassero le<br />

loro truppe in giro per il mondo a<br />

catturare gli appartenenti al popolo del<br />

mare per poi rinchiuderli all’interno di<br />

laboratori e trasformarli in cavie?»<br />

Tellin scuote il capo. «Non vale.<br />

Bisogna pensare positivo.»<br />

Ha ragione. «D’accordo. E se i governi<br />

di tutti i Paesi sviluppati invitassero i<br />

regni del mare a entrare a far parte delle<br />

Nazioni Unite?» Mi sono proprio dovuta<br />

sforzare di pensare positivo.<br />

Tellin annuisce. «Meglio. E se il popolo<br />

delle acque venisse fuori degli oceani, dei<br />

fiumi, dei laghi e decidesse di<br />

condividere con gli umani la propria<br />

cultura e il proprio sapere?»<br />

Adesso mi lancio in un vero e proprio<br />

paradiso utopico. «E se gli umani<br />

trattassero quelli del popolo del mare<br />

come eguali e non come creature


mutanti?»<br />

«E se...» Tellin scuote il capo. «Mi<br />

sembra proprio un sogno.»<br />

Sospiro. «Anche a me.»<br />

«Perché non lo facciamo? Perché non<br />

usciamo davvero allo scoperto?»<br />

Lo guardo come per dire: «Non dirai<br />

mica sul serio?» «Lo sai perché.»<br />

«So solo che è la paura che ci tiene<br />

intrappolati quaggiù.» E sbatte le<br />

bacchette sul bancone. «La paura di quel<br />

che potrebbe accadere. Ma in realtà non<br />

lo sappiamo. Magari potrebbe andare<br />

come abbiamo detto adesso noi due.»<br />

«Il nostro è un sogno, Tellin. Ma la<br />

paura che abbiamo, quello che potrebbe<br />

accadere, è davvero troppo spaventoso,<br />

anche solo per pensarci. Il rischio non<br />

vale la candela», dico rattristata.<br />

«Lo so.» La rabbia gli è passata, adesso<br />

mi sorride radioso. «Ma resta pur sempre<br />

un bellissimo sogno.»


«Già, un sogno meraviglioso.»<br />

Sfortunatamente il sogno può realizzarsi<br />

solo nel nostro gioco dei «e se?».<br />

Bisognerebbe mettere in pericolo troppe<br />

vite per provare a far avverare quel sogno<br />

che potrebbe trasformarsi in un incubo.


8<br />

La mattina seguente mi sveglio presto e<br />

trovo papà seduto accanto a me sul letto,<br />

che mi accarezza con delicatezza. Sbatto<br />

un po’ le palpebre prima di metterlo a<br />

fuoco e abbracciarlo fortissimo.<br />

«Buongiorno, papino.»<br />

Mi sorride, e gli si formano delle<br />

rughette tutto intorno agli occhi.<br />

«Buongiorno, figlia mia.»<br />

«Come sei stato tutto questo tempo?» gli<br />

chiedo, anche se è solo un paio di<br />

settimane che sono partita.<br />

Il suo sguardo comincia a perdersi in<br />

chissà quali pensieri, che però lui scaccia<br />

via. «Mi sei mancata, ovviamente. Ma


immagino che non avrai saputo dove<br />

mettere le pinne con tutto quello che ti<br />

avrà dato da fare tua cugina.»<br />

Sbuffo, alzo gli occhi al cielo e scuoto<br />

la testa. «Santa Cafira, lo sai bene che<br />

incubo sa essere.»<br />

«Lo so.»<br />

C’è una marea di sottintesi in quella sua<br />

brevissima risposta, e io li capisco tutti.<br />

«Perché l’hai esiliata e mandata da me?<br />

Che ha fatto? Non è la prima volta che<br />

trasgredisce le regole.» O infrange la<br />

legge, penso tra me, perché forse papà di<br />

certe cose non sa niente. Faccio la brava<br />

di nuovo. Doe adesso mi deve ben due<br />

favori.<br />

Papà scuote la testa. «È che... preferirei<br />

che restasse una questione privata tra me e<br />

Dosinia.»<br />

«D’accordo.»<br />

Papà adesso ha assunto l’atteggiamento<br />

del re, il che significa che discutere non è


ammesso. In più il fatto che tutti affrontino<br />

la faccenda con le pinze, mi fa pensare<br />

che forse è meglio non saperne niente.<br />

Scoprire quello che ha fatto Doe potrebbe<br />

segnarmi a vita.<br />

«Ric mi ha detto che hai portato un altro<br />

ragazzo per un’altra separazione.»<br />

«Non è il mio ragazzo», ci tengo a<br />

spiegargli, anche se papà dovrebbe sapere<br />

che non tradirei mai Quince. «È stata<br />

Dosinia a baciarlo.»<br />

Papà fa un sospiro profondo, il petto si<br />

alza e poi si riabbassa sotto la giacca<br />

dell’uniforme. «Avrei dovuto revocarle<br />

tutti i poteri per impedirle di mettersi nei<br />

pasticci.»<br />

Non è la prima volta che lo vedo<br />

sospirare in questo modo. Dosinia vive<br />

con la zia Campanella e lo zio Brachiuro<br />

in una grande casa nel centro storico di<br />

Thalassinia. Ma è stata a palazzo<br />

abbastanza spesso da sapere bene quante


ne combina. Una volta, per esempio, è<br />

piombata nella sala del trono tutta<br />

terrorizzata e si è inventata che c’era uno<br />

squalo bianco che la inseguiva. Un’altra<br />

volta ha nascosto delle aragoste<br />

puzzolenti sotto i materassi costringendo<br />

tutti a dormire in corridoio per una<br />

settimana. La più famosa è la volta in cui<br />

ha convinto un povero cameriere che papà<br />

voleva si presentasse senza camicia a una<br />

cerimonia ufficiale con altri sovrani. Quel<br />

giorno mi sono stupita che papà non<br />

l’abbia sfilettata viva.<br />

A ripensarci, non dovrei stupirmi del<br />

fatto che dopo neanche una settimana sulla<br />

terraferma si sia messa nei casini con un<br />

umano.<br />

Papà si alza dal letto. «Ci vediamo nel<br />

mio ufficio. Porta anche il ragazzo, così<br />

decidiamo come procedere.»<br />

Perdo un po’ di tempo a vestirmi e a<br />

darmi una rinfrescata prima di andare a


cercare Brody. Margherita, la governante<br />

del palazzo, l’ha sistemato nella stanza<br />

Pacifico del Sud: una camera abbastanza<br />

informale tutta decorata con perle nere e<br />

orecchie di mare giganti. Le pareti sono<br />

ricoperte di fronde intrecciate di palma di<br />

mare. Ogni volta che la guardo mi viene<br />

voglia di andare a Bora Bora. Non ci sono<br />

mai stata, ma nella mia testa me la<br />

immagino come un vero paradiso.<br />

Trovo Brody intento a studiare il soffitto<br />

intarsiato di conchiglie, replica quasi<br />

perfetta del cielo che c’è sopra<br />

Thalassinia all’alba. È un capolavoro, ed<br />

è solo un soffitto. Anche se sono cresciuta<br />

qua dentro, la bellezza del palazzo mi<br />

meraviglia ancora.<br />

La stessa meraviglia che vedo negli<br />

occhi di Brody.<br />

«Questo posto è fantastico, Lil», mi dice<br />

lui dando voce ai miei pensieri, mentre ci<br />

dirigiamo verso l’ufficio di papà. «Non


iesco a credere che tu non me ne abbia<br />

mai parlato.»<br />

«Be’, sai, avrei sempre voluto.»<br />

Grazie al cielo non può cogliere il<br />

doppio senso della mia risposta. Lui non<br />

lo sa che per tre lunghi anni ho sognato di<br />

fidanzarmi con lui, portarlo a casa da mio<br />

padre per poi salire al trono avendolo al<br />

mio fianco. Lui non sa neanche che adesso<br />

sono estremamente felice che nulla di tutto<br />

ciò si sia mai realizzato. Io e Brody non<br />

siamo affatto compatibili come sognavo<br />

nelle mie fantasie.<br />

Lui continua a guardarsi intorno tutto<br />

eccitato. La sua voce però prende un tono<br />

serio quando mi dice: «Sai che c’è, ho<br />

sempre saputo di non essere alla tua<br />

altezza».<br />

«Io...» Per poco non mi strozzo. Non<br />

vuole dire quello che penso, o che temo,<br />

vero? «Tu... cosa?»<br />

Smette di guardarsi intorno tutto


intontito, mi guarda e mi sorride sincero.<br />

«Sono contento che tu e Fletcher vi siate<br />

trovati: è un gran bel tipo.»<br />

«Lo so», bisbiglio io. Non l’ha detto<br />

apertamente, ma temo che la mia<br />

segretissima cotta per lui in realtà non<br />

fosse per niente un segreto. Arrossisco<br />

per l’imbarazzo.<br />

«Lo sapevi che il tetto è ricoperto di<br />

organismi marini viventi?» mi domanda<br />

mentre si gira dall’altra parte e con gli<br />

occhi castano dorato pieni di meraviglia<br />

scatta avanti. Anche adesso che sono<br />

sirena, devo accelerare un po’ per<br />

riuscire a stargli dietro.<br />

Cerco d’ignorare l’umiliazione che<br />

provo. È un bene che non abbia scoperto<br />

quella cosa quando gli morivo dietro, mi<br />

sarei sentita mortificata e avrei voluto<br />

nascondermi come una sogliola.<br />

«Certo», gli rispondo, fingendo che non<br />

sia successo niente.


Brody dimentica che sono cresciuta in<br />

quel posto. «Bello, eh?»<br />

Quando arriviamo davanti all’ufficio di<br />

papà, credo che le mie guance siano<br />

tornate normali: chiare e piene di<br />

lentiggini. Non appena le guardie reali mi<br />

vedono, fanno il saluto militare. Rispondo<br />

e intanto mi domando cosa cambierà<br />

quando non sarò più la principessa. Mi<br />

faranno ancora il saluto militare? Oppure<br />

si limiteranno semplicemente a farmi<br />

ciao? E se non mi saluteranno più del<br />

tutto? Se cominceranno a pensare di me<br />

quello che pensa Doe? A vedermi come<br />

una traditrice che abbandona il suo regno<br />

per i suoi interessi personali? Spero solo<br />

che si rendano conto che io sto cercando<br />

di fare la scelta giusta, per tutti quanti.<br />

Anche per loro.<br />

Aprono le porte per permetterci di<br />

entrare.<br />

Papà è alla sua scrivania, chino su una


pila di documenti che studia attentamente.<br />

Quando Mangrovio, il suo segretario<br />

personale, si schiarisce la voce, papà alza<br />

la testa. «Scusatemi.» Ci fa segno di<br />

prendere posto sulle sedie davanti a lui.<br />

«Stavo riguardando la legge sulla<br />

separazione per trovare conferma ai<br />

sospetti che avevo. Le separazioni non<br />

capitano spesso, avevo bisogno di<br />

rinfrescarmi un po’ la memoria.»<br />

«Quali sospetti?» domando. Questa cosa<br />

non mi piace per niente.<br />

Papà annuisce serio. «Perché il rito<br />

della separazione funzioni, è necessario<br />

che siano presenti entrambe le parti.»<br />

«È una stupidaggine.» E un bel<br />

problema. Penso alla parte mancante del<br />

simbolo marino di Doe e l’unica<br />

soluzione che mi viene in mente è: «Be’,<br />

allora basterà che tu sospenda l’esilio di<br />

Doe per un giorno».<br />

«Temo che questo non sia possibile.»


Ma non mi spiega se il punto è che non<br />

può... o se è perché non vuole.<br />

Il gelo nella sua voce però mi fa capire<br />

che non è il caso di chiedere<br />

delucidazioni.<br />

Come ho già detto: preferisco non<br />

sapere niente di questa storia.<br />

«E allora come si fa?» incalzo. Seduto<br />

accanto a me c’è un ragazzo cui rischiamo<br />

di sconvolgere la vita senza nemmeno<br />

avergli chiesto il permesso se la benedetta<br />

separazione non avviene prima della luna<br />

piena del prossimo fine settimana. «Non<br />

possiamo mica lasciare le cose così come<br />

stanno. Loro due non sono nemmeno<br />

innamorati, e poi lui non può diventare<br />

uno di noi.»<br />

«Perché no?» fa Brody.<br />

Alzo gli occhi al cielo e faccio finta<br />

d’ignorarlo. Non sa a cosa andrebbe<br />

incontro. A parte il fatto che resterebbe<br />

legato a Doe per tutta la vita – cosa che


non augurerei nemmeno al mio peggior<br />

nemico, tolte forse le tre vipere di cui<br />

sapete –, c’è anche la faccenda<br />

dell’allergia al cloro che metterebbe fine<br />

alla sua carriera di nuotatore. Non se ne<br />

parla, anche se Brody adora l’acqua ed è<br />

incantato da Thalassinia, non posso<br />

permettergli di commettere una<br />

stupidaggine del genere.<br />

«Dev’esserci per forza un modo. Ecco:<br />

potresti venire tu a Seaview.»<br />

Mio padre non può allontanarsi molto<br />

spesso, visti tutti gli impegni che ha. Ma<br />

star via un giorno solo non dovrebbe<br />

essere un problema. Anche perché questa<br />

è una situazione d’emergenza.<br />

«Non sarà necessario. Ho un’altra<br />

soluzione.» Papà prende uno dei fogli che<br />

stava studiando. «Negli archivi reali è<br />

custodito un antico rito che rende<br />

possibile il trasferimento del potere.»<br />

«Il trasferimento del potere? Che vuol


dire?» domando facendomi più avanti<br />

sulla sedia.<br />

«Significa che temporaneamente potrei<br />

concedere a te il potere di compiere il<br />

rituale di separazione.»<br />

Ah, caspita. Non sospettavo nemmeno<br />

che una cosa del genere fosse possibile.<br />

Alcuni poteri papà li prende dal tridente<br />

– come tutti i sovrani e le regine dei regni<br />

del mare –, ma la maggior parte li<br />

custodisce dentro di sé. Sono quelli che<br />

gli sono stati conferiti con la cerimonia di<br />

ascensione al trono.<br />

Se avessi un legame magico con<br />

qualcuno e se venissi incoronata nel<br />

giorno del mio diciottesimo compleanno,<br />

anche a me verrebbero conferiti dei poteri<br />

tutti miei. Solo che non sapevo che fosse<br />

possibile trasferirli a qualcun altro.<br />

Ma se Doe non può venire a Thalassinia<br />

e papà non vuole venire da Doe, allora<br />

immagino che questa sia l’unica opzione.


E poi sarà interessante poter fare<br />

esperienza di un potere al cui confronto<br />

saper raffreddare il succo di frutta la<br />

mattina sembrerà un giochetto da ragazzi.<br />

«D’accordo. Dimmi cosa devo fare»,<br />

dico, poggiando le mani sulla scrivania.<br />

Io e Brody torniamo a Seaview veloci<br />

come pesci, tanto che mi ritrovo davanti<br />

alla cabina telefonica ad aspettare che<br />

Quince risponda alla chiamata senza<br />

neanche accorgermene. Quince però non<br />

risponde, quindi riaggancio, recupero le<br />

monetine e faccio il numero di zia Rachel.<br />

Non ha neanche detto ancora «Pronto?»<br />

che già sento il fracasso in sottofondo.<br />

«Lily? Sei tornata, cara?» domanda,<br />

cercando di coprire gli schiamazzi e i<br />

colpi che rimbombano in casa.<br />

«Che succede?»


«Solo un po’... Dosinia, adesso smettila<br />

di cercare di acchiappare quel gabbiano,<br />

così lo spaventi e basta», grida<br />

esasperata. Poi torna alla cornetta. «Ora<br />

dico a Quince di venire.»<br />

Sto per ringraziarla, ma non me ne dà il<br />

tempo: riaggancia prima che io possa<br />

aprire bocca.<br />

Raggiungo Brody in spiaggia e mi siedo<br />

accanto a lui sulla sabbia. Poggio le<br />

braccia sulle ginocchia e imito la sua<br />

postura. Sembra perso nei suoi pensieri, e<br />

presto finisco per esserlo anch’io. Non<br />

voglio neanche pensare al macello che c’è<br />

in casa adesso. Come ho già detto, non è<br />

una sorpresa che Doe combini pasticci.<br />

Preferisco di gran lunga pensare a Tellin e<br />

al nostro gioco dei «e se?». Gli umani e le<br />

creature del mare potrebbero davvero<br />

coesistere pacificamente? Senza che<br />

noialtri corressimo il pericolo di<br />

ritrovarci rinchiusi da qualche parte come


delfini in un acquario?<br />

Forse non abbiamo dato abbastanza<br />

fiducia agli umani? Forse è solo colpa di<br />

stupidi film se temiamo che gli umani<br />

perderebbero la testa dopo aver scoperto<br />

che la nostra esistenza non è solo un mito.<br />

Se solo ci fosse un modo per scoprirlo.<br />

«Vorrei poter tornare indietro.» Brody<br />

fissa l’oceano e negli occhi ha un ardore<br />

che gli ho visto solo prima di tuffarsi in<br />

piscina. Quello sguardo dice che non vede<br />

l’ora di tornare al suo elemento, di<br />

buttarsi in acqua.<br />

«Mi dispiace che sia andata così. Doe a<br />

volte agisce senza pensare.»<br />

Forse non lo conosco come speravo un<br />

tempo, ma so con certezza che continuerà<br />

a sognare questa sua esperienza in fondo<br />

all’oceano per tutta la vita. In acqua lui<br />

rinasce, proprio come me, per cui capisco<br />

perfettamente come deve essersi sentito<br />

quand’è riuscito letteralmente a


espirarla.<br />

Vorrei potergli far dimenticare tutto,<br />

cancellarne il ricordo perché non ne sia<br />

ossessionato, ma, dopo avermi trasferito i<br />

poteri per compiere il rito della<br />

separazione e dopo avermi spiegato come<br />

fare, papà mi ha messo anche in guardia:<br />

fare due volte il lavaggio del cervello alla<br />

stessa persona può essere molto, molto<br />

pericoloso.<br />

«Bisogna ricorrervi solo come ultima<br />

spiaggia», ha detto.<br />

Quindi solo nel caso in cui Brody<br />

minacciasse di andare a raccontare di noi<br />

al notiziario della sera.<br />

Però vorrei davvero poterlo fare. Per il<br />

suo bene. Perché stia bene.<br />

Le labbra di Brody si sciolgono in un<br />

sorriso sarcastico. «Penso che Doe<br />

sapesse benissimo quello che stava<br />

facendo.» Forza una risata. «E io lo<br />

stesso.»


«Che vuoi dire?»<br />

«Voglio dire...» Scuote il capo. «Lo so<br />

che sembrerà assurdo, Lily, ma io credo<br />

che lei sia la donna della mia vita.»<br />

«La che?» Per poco non mi strozzo.<br />

«Non so come spiegartelo. Quando sto<br />

con Doe...» Mi guarda dritto negli occhi.<br />

«È come se mi sentissi a casa.»<br />

E si vede che è sincero.<br />

Se non si trovassero in due posti diversi<br />

adesso, e se il loro legame esistesse da<br />

più di un giorno e mezzo, darei la colpa<br />

alla magia, al potere mistico che fa sentire<br />

due creature vicine come nessun altro.<br />

Credo che la sua mente sia offuscata dal<br />

potere fisico ed emotivo del legame. Ma<br />

il sentimento che avverto nella sua voce,<br />

che leggo nei suoi occhi, è reale.<br />

Lo so perché io provo le stesse cose per<br />

Quince.<br />

Non mi aspettavo proprio che questa<br />

storia prendesse una piega simile. «Io... io


non lo sapevo.»<br />

Brody alza le spalle. «Già. Be’, neanche<br />

io. Un po’ ironico, eh? Nuoto a livello<br />

agonistico da una vita. Alla fine trovo la<br />

ragazza dei miei sogni e stare con lei<br />

significherebbe vivere per sempre in<br />

acqua. Sarebbe tutto perfetto, se non fosse<br />

che deve finire prima ancora che sia<br />

anche solo cominciata.»<br />

«Io...» Ma com’è che non riesco a<br />

formulare una frase per intero? È che sono<br />

spiazzata dalla genuinità dei suoi<br />

sentimenti. Il Brody che conosco io,<br />

quello di cui ho creduto di essere<br />

innamorata per un mucchio di tempo, non<br />

ha mai parlato in quel modo di una<br />

ragazza. Peccato che abbia finito per<br />

innamorarsi di quella testa di calamaro di<br />

mia cugina. «Se ci fosse un altro modo...»<br />

«Ma c’è, eccome», mi dice girandosi a<br />

guardarmi. «Non devi compiere la<br />

separazione.»


«Sì che devo.» Non voglio spezzargli il<br />

cuore, soprattutto perché è stato sincero e<br />

lui in questo momento è vulnerabile, ma è<br />

necessario. «Doe è giovane e impulsiva.<br />

Non le importa di nessuno fuorché di se<br />

stessa.» Faccio un respiro profondo, so<br />

che quello che sto per dire lo ferirà. «Ti<br />

ha baciato solo perché così avrebbe avuto<br />

l’occasione di stare con Quince senza me<br />

tra i piedi. Vuole portarmelo via.»<br />

Brody si alza in piedi. «Ti sbagli.» Si<br />

pulisce la sabbia dai pantaloncini. «Lei<br />

tiene a me tanto quanto io tengo a lei.»<br />

Vorrei fargli capire la verità, ma non so<br />

come visto che lui adesso è<br />

completamente accecato dai suoi<br />

sentimenti. Forse sarebbe inutile, quindi<br />

provo con un’altra tattica. «Brody, ci sono<br />

cose che non sai sulle creature del mare.»<br />

«Non m’importa.»<br />

Gli importerà eccome. «Ti ricordi<br />

quando Doe ti ha detto che sono allergica


al cloro?» Lui alza le spalle e io continuo.<br />

«Be’, è qualcosa di più di una semplice<br />

allergia. Il cloro è tossico per le creature<br />

del mare. È mortale...»<br />

«Comunque non m’importa.»<br />

A quel punto mi alzo in piedi, per<br />

affrontarlo faccia a faccia. Devo far in<br />

modo che capisca. «Allora non mi segui!<br />

Stare con lei significherebbe dire addio<br />

alla tua carriera nel nuoto.»<br />

Brody scuote la testa e dice: «No, sei tu<br />

che non segui me. Il nuoto è solo uno<br />

sport, un modo per assicurarmi la borsa di<br />

studio all’università, al massimo. Doe<br />

è...» Il volto adesso è tutto un sorriso. «Il<br />

mio futuro.»<br />

Che gli rispondo, adesso? Sto male per<br />

lui, davvero. È evidente che sia lui a<br />

perderci in questa situazione. Cerco –<br />

invano – di trovare qualcosa da dirgli,<br />

mentre sento il rumore del macinino della<br />

mamma di Quince che si avvicina.


«Sbrigatevi», urla Quince dalla<br />

macchina che inchioda davanti alla<br />

spiaggia. «Non so per quanto ancora tua<br />

zia riuscirà a tener lontani Doe e il<br />

gabbiano.»<br />

Brody non esita un secondo, attraversa<br />

la spiaggia e sale in macchina chiudendosi<br />

dietro la portiera. Io non sono riuscita<br />

ancora a chiudere la mia, che Quince è già<br />

partito in quarta verso casa. Quando<br />

riesco ad allacciarmi la cintura, siamo<br />

praticamente a metà strada, un attimo<br />

dopo la macchina inchioda davanti al<br />

vialetto di casa e Quince si precipita<br />

dentro.<br />

Lo seguo di corsa, e ad accogliermi<br />

trovo una nuvola di piume, zia Rachel,<br />

Doe e Quince che urlano, il gatto che<br />

soffia e un gabbiano che schiamazza.<br />

«Mettilo all’angolo!»<br />

«Va verso le scale.»<br />

«Bloccala!»


«Rimandalo in cucina.»<br />

Io e Brody arriviamo giusto in tempo<br />

per vedere Doe che placca Prithi, e zia<br />

Rachel e Quince che si sbracciano per<br />

cercare di acchiappare il pennuto e<br />

bloccarlo tra il lavandino e il frigo.<br />

Doe però non riesce a prendere Prithi,<br />

che schizza in mezzo agli scarponcini da<br />

moto di Quince e cerca di pigliare il<br />

gabbiano. Quest’ultimo, terrorizzato,<br />

cerca di fuggire dalla porta che collega la<br />

cucina al corridoio, solo che lì in mezzo<br />

ci siamo io e Brody.<br />

«Abbassati!» grido a Brody, mentre<br />

faccio un salto per bloccare il pennuto. Mi<br />

vola proprio tra le mani, e quando penso<br />

che mi stia per sfuggire, in realtà riesco a<br />

stringere la presa e a tenerlo fermo.<br />

«Preso!»<br />

«Grazie al cielo», fa un sospiro di<br />

sollievo zia Rachel.<br />

«E io ho il gatto», dice Quince.


Prithi non sembra affatto contenta di<br />

essere stata acchiappata da un umano<br />

quando nella stanza ci sono la bellezza di<br />

due sirene e un gabbiano. Se non altro,<br />

almeno, il caos si è placato.<br />

«È un gabbiano messaggero?» domando<br />

stringendomi il pennuto al petto.<br />

«No. È un semplice gabbiano», risponde<br />

zia Rachel lanciando un’occhiataccia a<br />

Doe.<br />

«Mi dispiace, va bene?» fa Doe, che<br />

non pare affatto dispiaciuta. «Non lo<br />

sapevo che esistono anche gabbiani non<br />

messaggeri. Non ci posso fare niente se a<br />

Thalassinia non ci sono.»<br />

«Oh, Doe», sospiro.<br />

«Ho pensato che forse Brody mi aveva<br />

mandato un messaggio», si difende lei. Le<br />

trema la voce, credo che stia per mettersi<br />

a piangere.<br />

So bene, però, che in questi casi è<br />

meglio non mostrarsi compassionevoli. Se


c’è una cosa che Doe non sopporta è<br />

sentirsi in imbarazzo. Non sa gestire le<br />

emozioni e le ributta contro gli altri, con<br />

estrema tranquillità e freddezza.<br />

«Lo sappiamo, cara. Ti ci vorrà un po’<br />

per abituarti alla vita sulla terraferma.»<br />

Zia Rachel è molto più comprensiva di<br />

me.<br />

«La vita sulla terraferma? Ma quale<br />

vita?» grida Doe, che con quello scatto ci<br />

fa balzare tutti indietro. Di solito ha<br />

reazioni molto più controllate, più<br />

velenose che esplosive. «Non voglio<br />

adattarmi. Non voglio restare sulla<br />

terraferma. Odio dover stare qua.»<br />

Io sono senza parole per lo shock.<br />

Non per quello che ha detto, perché<br />

tanto lo so cosa pensa della terraferma.<br />

Quello che mi sciocca è il fatto che Doe<br />

di solito è molto controllata, non tradisce<br />

mai altra emozione o sentimento che non<br />

sia leggero fastidio. Nessuno è mai


iuscito a farla reagire in quel modo,<br />

neanche Kitt e Nevis la volta che le hanno<br />

tagliato tutti i capelli. Aveva undici anni.<br />

Forse è solo la terraferma che le fa<br />

quest’effetto sull’umore. La maggior parte<br />

delle creature del mare passa almeno un<br />

po’ di tempo sulla terraferma e impara a<br />

controllare un minimo le proprie<br />

emozioni. Da quando sono morti i suoi<br />

genitori, Doe non ha mai più messo piede<br />

quassù se non per qualche minuto, giusto<br />

il tempo di uscire da un posto e<br />

reimmergersi in un altro. Per esempio,<br />

quand’è venuta a far visita a me e Quince<br />

sull’isola durante la nostra terapia di<br />

coppia, mi ha stupito molto che lei sia<br />

rimasta in superficie per più di due ore.<br />

Adesso che è passata una settimana<br />

intera, deve avere gli ormoni in subbuglio.<br />

Ha gli occhi sbarrati, un po’ da pazza.<br />

Non l’ho mai vista così fuori di sé. Ho la<br />

brutta sensazione che le cose si


metteranno molto male.<br />

«Voglio tornarmene a casa mia. Non<br />

voglio più essere circondata da voi umani<br />

del cavolo», comincia a urlare.<br />

«Umani del cavolo?» interviene Brody,<br />

che rompe il nostro silenzio. «È questo<br />

che pensi davvero?»<br />

Bisogna darle merito di non aver quasi<br />

battuto ciglio a quella domanda. È tornata<br />

in sé. La voce, l’atteggiamento, gli occhi<br />

sono tornati freddi come il ghiaccio. «Sì»,<br />

risponde. Poi, ancora un po’ scossa,<br />

prende un respiro profondo e aggiunge:<br />

«Odio tutti gli umani. Sono vili, egoisti,<br />

pericolosi e non meritano di vivere se i<br />

miei genitori sono morti». A quel punto<br />

guarda Brody negli occhi. «Vorrei che lo<br />

zio non mi avesse fermato.»<br />

Per Brody dev’essere stata una<br />

pugnalata al cuore, dopo quello che mi ha<br />

confessato in spiaggia. Io ho provato a<br />

dirgli com’è Doe realmente, ma adesso


non mi dà nessuna soddisfazione poter<br />

pensare: «Te l’avevo detto».<br />

La tensione che c’è tra loro due fa<br />

calare il gelo in cucina. Se Doe avesse<br />

ancora i suoi poteri, penserei che sia stata<br />

lei a far ghiacciare la stanza. Ma in realtà<br />

è bastata la sua freddezza a farlo.<br />

Io, zia Rachel e Quince capiamo che la<br />

cosa non ci riguarda, quindi restiamo<br />

immobili e in silenzio.<br />

Sapevo del suo odio per gli umani –<br />

sono cresciuta con lei, era impossibile<br />

non saperlo –, ma non immaginavo fosse<br />

così grave. Non al punto di augurar loro<br />

del male. Avete presente la brutta<br />

sensazione che avevo prima? Be’, ce l’ho<br />

di nuovo, mille volte più forte. Perché<br />

capisco che questa avversione che prova<br />

per gli umani deve avere a che fare col<br />

suo esilio. E allora significa che ha fatto<br />

qualcosa di davvero molto brutto.<br />

Alla fine è Brody a farle la domanda cui


tutti noi pensavamo. È Brody che la mette<br />

davanti a una frase algida e detta senza<br />

nessuna emozione. «Perché sei stata<br />

esiliata? Cosa stavi facendo quando il re<br />

ti ha fermata?»<br />

Doe si pietrifica, sembra una statua. Le<br />

braccia rigide lungo i fianchi, schiena<br />

dritta, respirazione praticamente assente.<br />

L’unica cosa che ci fa capire che è viva è<br />

la bocca che si muove e dice: «Ho rubato<br />

il tridente del re».<br />

Io resto senza fiato e scuoto la testa,<br />

come se volessi schivare la frase che sta<br />

per arrivare. Il tridente di papà è uno tra<br />

gli strumenti magici più potenti dei sette<br />

mari. Nelle mani di qualcuno pieno di<br />

rabbia e odio... Mi salgono le lacrime agli<br />

occhi.<br />

«Ho provato a spazzar via la East Coast<br />

con uno tsunami.»<br />

«Oh, santo cielo», fa zia Rachel.<br />

Quince, che ha ancora Prithi tra le


accia, riesce solo a dire: «Porcavacca».<br />

Brody non tradisce una sola emozione,<br />

come se Doe ci avesse appena rivelato di<br />

aver provato a far scendere su di noi una<br />

cascata di fiori d’ibisco. Ma d’altra parte<br />

che reazione dovrebbe avere un ragazzo<br />

che viene a sapere che la ragazza di cui è<br />

innamorato ha tentato di far fuori lui e<br />

tutto il genere umano? Diciamo che in una<br />

simile situazione molto probabilmente<br />

resti attonito.<br />

Rigido come un robot, fa per andarsene.<br />

«Brody», gli urla dietro Doe, che<br />

comincia a cedere.<br />

Lui però non si volta.<br />

Qualche secondo dopo, la porta che<br />

sbatte rimbomba in tutta la casa. Quince<br />

mi guarda confuso.<br />

Io apro la bocca, vorrei dire qualcosa,<br />

ma non esce una sola parola. Alla fine mi<br />

limito a scuotere la testa. Sapevo che Doe<br />

combina sempre macelli e che odia gli


umani, ma non credevo che arrivasse a<br />

tanto. Pensare a tutte le vite che...<br />

Le lacrime cominciano a scendermi sul<br />

viso, e non riesco a non pensare a quale<br />

disastro sarebbe stato.<br />

Zia Rachel mi si avvicina. «Dammi il<br />

gabbiano.» La voce le trema, sebbene<br />

provi a tenere sotto controllo le emozioni.<br />

Le passo il pennuto, e lei sparisce in<br />

salotto: probabilmente vuole farlo uscire<br />

dalla porta d’ingresso.<br />

E stare anche il più lontana possibile da<br />

Doe, ne sono certa.<br />

Trascorrono diversi minuti prima che io<br />

sia di nuovo in grado di parlare. Poi a un<br />

certo punto comincio: «Sai che razza di<br />

disastro avresti potuto causare?»<br />

Penso a tutte le persone che avrebbe<br />

potuto travolgere con lo tsunami. Quince,<br />

Shannen, Brody, zia Rachel e chissà<br />

quanti altri. Io, Tellin e tutte le altre<br />

creature del mare che vivono come noi


sulla terraferma. Noi forse ce la saremmo<br />

cavata, ma solo riuscendo a evitare la<br />

marea di detriti che avrebbe investito la<br />

terraferma come un bulldozer.<br />

Doe alza le spalle: di nuovo il suo<br />

solito atteggiamento d’impassibilità, come<br />

se non fosse successo niente di che. Una<br />

facciata, la sua. Non mi ritengo una<br />

persona violenta, ma sinceramente non ho<br />

mai avuto voglia di prendere a schiaffi<br />

qualcuno come vorrei fare adesso con<br />

Doe.<br />

«Lo zio non avrebbe mai permesso che<br />

accadesse nulla», risponde. Solo dal<br />

tremolio del labbro inferiore s’intuisce<br />

che ha capito la situazione. La gravità di<br />

quello che stava per fare. «Ha fermato lo<br />

tsunami quand’era a cinquecento metri da<br />

Thalassinia.»<br />

«E questo rende la cosa in sé meno<br />

grave?» le domando avvicinandomi fino a<br />

starle proprio davanti. «E se non ci fosse


iuscito? E se...» comincio, ma non riesco<br />

neanche a pensarci, fa troppa paura.<br />

«Ma ci è riuscito. Non capisco dove sia<br />

questo gran...» prova a replicare Doe.<br />

«Non lo capisci, eh?»<br />

Se Quince non avesse mollato al volo<br />

Prithi e non si fosse messo tra me e mia<br />

cugina, credo che l’avrei strangolata.<br />

«Lily», mi fa lui, tutto calmo e per<br />

niente animato da istinti omicidi, al<br />

contrario di me. Non ci pensa che lui e<br />

sua madre avrebbero potuto essere tra le<br />

vittime? «Così non risolviamo il<br />

problema.»<br />

«Magari sì, invece», sibilo.<br />

«No.» Mi prende il mento e fa in modo<br />

che lo guardi negli occhi. «Invece no, lo<br />

sai.. Tuo padre l’ha mandata da te perché<br />

pensa che tu possa aiutarla a superare la<br />

questione. Vuole che tu la guarisca. Ed è<br />

tuo dovere farlo.»<br />

Dovere. La parola che può cambiare


tutto. La rabbia, la paura, la collera<br />

svaniscono, perché lo so che Quince ha<br />

ragione. Gridarle contro non è la<br />

soluzione. Di odio ce n’è già abbastanza<br />

qui dentro.<br />

«Non so cosa fare. Come faccio a<br />

guarirla?» bisbiglio, affinché mi senta<br />

solo Quince.<br />

Il passato non lo posso cambiare, non<br />

posso tornare indietro nel tempo e fermare<br />

la barca che ha preso i suoi genitori in una<br />

rete a strascico lacerandogli le pinne e<br />

lasciandoli intrappolati lì dentro fino<br />

all’arrivo di un grosso squalo bianco. Il<br />

nostro regno è rimasto in lutto per mesi.<br />

Chiaramente Doe se la prende con tutto il<br />

genere umano, e tutto il dolore e il<br />

risentimento l’hanno logorata dentro per<br />

anni.<br />

Come faccio a farle perdonare gli<br />

umani? E a farle capire che non tutti<br />

mostrano un tale disprezzo per la vita?


«Ci vorrà del tempo. Dovrà imparare<br />

prima ad apprezzare e poi alla fine anche<br />

ad amare gli umani. E solo una persona<br />

potrà insegnarglielo.» Quince guarda<br />

dietro di me, in salotto. «Forse zia<br />

Rachel.»<br />

Ho un flash: Brody seduto accanto a me<br />

sulla spiaggia che mi dice che Doe è il<br />

suo futuro. «Forse non zia Rachel.»<br />

Certo, adesso come adesso Brody è<br />

furioso con Doe. Anch’io lo sono. Penso<br />

che lo siamo tutti. Ma i sentimenti che mi<br />

ha confidato di provare non si dissolvono<br />

per via di un incidente, che tra l’altro è<br />

avvenuto prima ancora che si<br />

conoscessero. Da come ha reagito Doe<br />

quando Brody ha preso e se n’è andato,<br />

credo che neanche lui le sia indifferente,<br />

anche se lei vorrebbe farci credere il<br />

contrario. Anche lei prova dei sentimenti<br />

per lui.<br />

Brody tornerà. Alla fine. E forse il suo


amore riuscirà a cambiarla.<br />

Solo così potrebbe migliorare.<br />

Faccio un cenno col capo a Quince, per<br />

fargli capire che l’arrabbiatura mi è<br />

passata e che adesso non c’è più bisogno<br />

che si preoccupi di proteggere Doe. Si fa<br />

da parte e io vado verso di lei. «Non so<br />

se riuscirò mai a perdonarti per quello<br />

che hai fatto, ma ci proverò. E proverò<br />

anche a insegnarti che gli umani sono per<br />

la maggior parte buoni, benintenzionati e<br />

pronti ad aiutare il prossimo in caso di<br />

bisogno. Se avessero saputo che i tuoi<br />

genitori erano intrappolati in quella rete in<br />

fondo all’oceano, avrebbero fatto il<br />

possibile per salvarli», le dico, senza<br />

fermarmi neanche quando la vedo<br />

sobbalzare nel sentire nominare i suoi.<br />

Doe scuote la testa, come se non mi<br />

credesse. E va bene. Tanto lo sapevo che<br />

non sarebbe stato facile convincerla.<br />

Queste cose non posso limitarmi a


dirgliele, bisogna fargliele vedere coi<br />

suoi occhi. E deve essere Brody a farlo.<br />

«Anche se in questo momento vorrei<br />

spedirti dall’altra parte del pianeta, ho<br />

deciso che ti aiuterò lo stesso.» Voglio<br />

che si renda conto di quanto mi costa.<br />

«E come?» Sembra quasi che voglia che<br />

io ci riesca.<br />

Sembra quasi che abbia gli occhi lucidi.<br />

È in quel momento che capisco cosa<br />

devo fare. C’è solo un modo per esser<br />

certi che Brody la perdonerà e che lei gli<br />

dia occasione di dimostrarle che<br />

sbagliava a odiare gli umani. Spero solo<br />

che alla fine tutti e due perdoneranno me.<br />

«Conosco solo un modo.» Poi chiudo gli<br />

occhi e dico: «Il legame tra te e Brody<br />

non verrà dichiarato nullo».<br />

Lei resta senza fiato, io riapro gli occhi.<br />

C’è qualcosa di diverso nel suo<br />

sguardo, oltre all’odio, all’indifferenza e<br />

al gelo. Forse lo noto solo perché è


proprio quello che cerco, ma sono quasi<br />

convinta di aver visto una scintilla di<br />

speranza in fondo a quegli occhi azzurri e<br />

penetranti.<br />

E quella speranza è quanto mi serve per<br />

convincermi che Doe può essere guarita.<br />

L’unico problema è che deve avvenire<br />

prima che il suo legame con Brody diventi<br />

permanente. Non potrei mai lasciarlo<br />

legato a qualcuno che odia quello che lui<br />

è. Sarebbe troppo crudele. Per entrambi.<br />

Per ora, però, è la nostra unica<br />

possibilità.


9<br />

È lunedì mattina e Brody non passa a<br />

prendere Doe per accompagnarla a<br />

scuola. Io sinceramente non me<br />

l’aspettavo, e a quanto pare neanche lei,<br />

visto che si è chiusa in bagno dicendo di<br />

star male. Ma io so qual è la verità: non<br />

sta male, ha il cuore spezzato.<br />

Una brava cugina in casi simili<br />

dovrebbe mostrare commiserazione e<br />

compassione, io invece sono contenta.<br />

Perché significa che Doe ci tiene a Brody.<br />

Un sacco.<br />

Non mi metto a discutere della sua finta<br />

malattia, perché il fatto che lei resti a casa<br />

mi darà l’occasione di parlare prima con


Brody. Dopo due notti praticamente<br />

insonni passate o a immaginare quello che<br />

sarebbe potuto succedere se lo tsunami<br />

fosse davvero arrivato a Seaview o a<br />

pensare a quello che dovrò dire a Brody<br />

per convincerlo a dare una mano, alla fine<br />

sono esausta e pronta ad affrontarlo. Non<br />

sarà facile.<br />

Non ci sono filmati da sistemare al<br />

giornale, per cui vado a fargli la posta<br />

davanti all’aula in cui avrà economia.<br />

Guardo bene chi passa e riesco a<br />

individuarlo. Quando incrocia il mio<br />

sguardo, sobbalza e, dopo aver riflettuto<br />

per una frazione di secondo, decide<br />

d’ignorarmi. Vorrebbe entrare in aula, ma<br />

io mi metto sulla porta per bloccarlo.<br />

Lui si ferma senza guardarmi. «Che<br />

c’è?»<br />

«Dobbiamo parlare. È importante.» Si<br />

vede che soffre e sta male. Come dargli<br />

torto. Ma non abbiamo altra scelta.


«No, grazie.» Cerca di togliermi di<br />

mezzo e passare, ma irrigidisco il<br />

braccio. Mi concedo mezzo secondo per<br />

crogiolarmi nella mia forza.<br />

Poi però torno alle cose serie. «Ti<br />

prego.» Sono disposta anche a mettermi in<br />

ginocchio. Questa cosa è molto più<br />

importante del mio orgoglio. Devo fargli<br />

capire che questa faccenda non riguarda<br />

solo lui e Doe. «Dammi cinque minuti.»<br />

«D’accordo.» Finalmente mi guarda.<br />

Poi controlla l’orologio. «Hai cinque<br />

minuti. A partire da ora.»<br />

Lo spingo vicino agli armadietti e<br />

lontano dalle orecchie indiscrete dei<br />

compagni di classe. «So bene che quello<br />

che ha fatto Doe è imperdonabile»,<br />

comincio.<br />

La smorfia che fa la interpreto come un:<br />

«Sono d’accordo».<br />

«Non ti sto chiedendo di perdonarla.»<br />

Non ancora. «Anche io sono talmente


arrabbiata che potrei mandare in<br />

ebollizione un bicchiere d’acqua. Ma devi<br />

anche capire la sua storia.» Gli faccio un<br />

breve riassunto di come sono morti i<br />

genitori di Doe, una faccenda che<br />

ispirerebbe compassione anche a un<br />

pescecane coi denti aguzzi. Mi solleva<br />

vederlo un po’ meno rigido. Facciamo<br />

progressi. «Ovviamente nessuno degli<br />

psicologi da cui è andata è servito a<br />

molto. È tormentata dal passato. Dalle<br />

emozioni. Sono anni che vive con tutta<br />

questa rabbia dentro.» Abbasso<br />

leggermente la testa a destra, per riuscire<br />

a incrociare lo sguardo di Brody. «Mio<br />

padre l’ha mandata qui per farle capire<br />

che i pregiudizi che ha – che i pregiudizi<br />

pericolosi che ha – sono sbagliati.»<br />

«E quindi?» I suoi occhi sono sfuggenti,<br />

come se non guardandomi potesse evitare<br />

l’argomento. «Io che c’entro in tutto<br />

questo?»


«Be’, tu provi dei sentimenti per lei»,<br />

comincio un po’ timorosa, ma comunque<br />

ottimista.<br />

Torna a guardarmi, adesso. «Non più.»<br />

Me lo aspettavo. Ero preparata. Soffre e<br />

sta solo cercando di reagire, esattamente<br />

come sta facendo Doe. Ma se riesco a<br />

schivare le emozioni e arrivare alla sua<br />

parte razionale (spero), allora forse c’è<br />

una speranza.<br />

«Non credo sia vero», gli dico mentre<br />

incrocio mentalmente le dita sperando di<br />

aver interpretato bene la situazione. «Hai<br />

detto che era la donna della tua vita. Il tuo<br />

futuro. Sentimenti del genere non si<br />

dissolvono nel nulla nell’arco di poche<br />

ore.»<br />

Brody alza le spalle, il che è sempre<br />

meglio di una negazione. Anche se in tutta<br />

onestà non sono proprio certa di credere<br />

sino in fondo a ciò che ho appena detto.<br />

Basti pensare a quello che è successo ai


miei sentimenti per Brody. Che fine ha<br />

fatto quel mio amore totale, tenace e<br />

unilaterale durato tre anni? Sparito. In un<br />

attimo.<br />

Ma il mio caso è diverso, perché a un<br />

certo punto ho scoperto cos’era davvero<br />

l’amore e improvvisamente i sentimenti<br />

che provavo mi sono sembrati poco<br />

profondi come una pozza di marea.<br />

Ma Brody non potrebbe mai dire che i<br />

suoi sentimenti per Doe siano poco<br />

profondi, come io non potrei dirlo dei<br />

miei per Quince. Glielo leggo negli occhi,<br />

lo sento, e so che non mi sbaglio. E ho<br />

visto la stessa cosa nello sguardo di Doe<br />

quando Brody se n’è andato.<br />

È proprio quella la mia argomentazione<br />

principale.<br />

«E poi penso... cioè... spero che...»<br />

comincio, facendo un respiro. «Anche<br />

Doe prova dei sentimenti per te.»<br />

Lo sguardo di Brody s’indurisce, la


fronte si aggrotta sempre di più: non sa se<br />

aggrapparsi o meno alla mia speranza e<br />

farla diventare anche sua.<br />

«Penso che potremmo usare i sentimenti<br />

che provate l’uno per l’altra per farle<br />

capire che gli umani e le creature del<br />

mare non sono poi così diversi come<br />

crede. Se lei ti ama...»<br />

Brody scoppia a ridere e non mi lascia<br />

finire. «Certo, come no. Lei odia quello<br />

che sono. Non chi sono, ma quello che<br />

sono. Qualcosa che non potrei cambiare<br />

neanche se volessi. Come potrebbe mai<br />

amarmi?»<br />

«Perché l’amore non conosce<br />

pregiudizi, e questo te lo posso<br />

assicurare, perché ne ho fatto esperienza<br />

in prima persona. Guarda me e Quince,<br />

per esempio: io per tre anni ho creduto di<br />

odiarlo e adesso stiamo insieme.» Non mi<br />

metto a dirgli anche che pensavo di amare<br />

lui. «Era amore vero e quello che pensavo


io non è contato nulla. Non conterà<br />

neanche nel vostro caso.»<br />

Brody serra la mascella e rimugina.<br />

Metto le mani dietro la schiena, sotto lo<br />

zaino, per incrociare più che posso le<br />

dita. Se non avessi le infradito, incrocerei<br />

anche quelle dei piedi. In questa faccenda<br />

abbiamo bisogno di tutta la fortuna<br />

possibile.<br />

Finalmente si rilassa e chiede: «Cosa<br />

vuoi che faccia?»<br />

Santa patella! Il mio corpo esplode di<br />

sollievo. Fino a quel momento non mi ero<br />

resa conto di quanto fossi tesa al pensiero<br />

di come sarebbe andata la conversazione.<br />

Gli rispondo cercando di trattenere la<br />

gioia che provo e che vorrebbe esternarsi<br />

in un sorriso gigante. «Dalle una<br />

possibilità. Passa del tempo con lei. Falla<br />

innamorare a tal punto da farle<br />

dimenticare che sei un umano.» Gli metto<br />

una mano sulla spalla, per rassicurarlo.


«È questo tutto quello che dovrai fare.»<br />

Spero.<br />

Brody alza gli occhi al soffitto, come se<br />

lassù, tra quelle tegole sudice, potesse<br />

trovare scritta la risposta giusta. Non l’ho<br />

mai visto così serio e pensieroso. E la<br />

cosa mi fa ancor più sperare che il mio<br />

piano possa avere successo. Doe ha già<br />

avuto effetti positivi su di lui. Adesso<br />

bisogna solo aspettare che anche lui abbia<br />

lo stesso effetto su di lei.<br />

«Okay, ci proverò», risponde annuendo<br />

ma senza guardarmi.<br />

Si gira ed entra in classe. Io mi avvio<br />

verso l’aula di diritto sperando che tutto<br />

quello che ho appena detto a Brody sia<br />

vero.<br />

«Maldestro.»<br />

«Uhm...» Provo a ricordare la<br />

definizione di quella parola, perché so


ene che l’abbiamo vista almeno già due<br />

volte. Quando ormai sono sul punto di<br />

rinunciare, eccola che arriva:<br />

«Imbranato».<br />

Per me che – se non altro sulla<br />

terraferma – sono una persona maldestra,<br />

dovrebbe essere una parola facile.<br />

Una delle tecniche di studio che mi ha<br />

insegnato Shannen è visualizzare<br />

un’immagine che esemplifichi la parola.<br />

In questo caso m’immagino che inciampo<br />

con le infradito ai piedi con indosso una<br />

maglietta su cui c’è scritto MALDESTRA,<br />

sperando di aver azzeccato la grafia.<br />

«Eccellente», si congratula Shannen.<br />

Sceglie un’altra parola e dice:<br />

«Pretenzioso».<br />

Mentre cerco di ricordare la<br />

definizione, Shannen prende una<br />

cucchiaiata di riso giallo e Quince sfoglia<br />

la sua rivista di motociclismo. Visto che i<br />

test saranno il prossimo fine settimana,


cerco di studiare il più possibile in questi<br />

ultimi giorni.<br />

Shannen li ha già fatti e ovviamente li ha<br />

superati.<br />

Quince, invece, non ci pensa neppure.<br />

Tramite il deposito di legname in cui<br />

lavora part-time, ha già trovato un<br />

posticino in una società edilizia. Con la<br />

sua testa e le sue capacità sono sicura che<br />

tra nemmeno un anno sarà già diventato<br />

caposquadra.<br />

Quanto vorrei che anche per me fosse<br />

così semplice.<br />

«Lily?» mi fa Shannen, sventolandomi<br />

davanti la tesserina con la nuova parola.<br />

«Allora? Cosa vuol dire ’pretenzioso’?»<br />

Senza neanche pensarci rispondo:<br />

«Presuntuoso. Arrogante».<br />

«Bravissima!»<br />

Questa volta riesco a visualizzare<br />

l’immagine per la parola in questione<br />

senza il minimo sforzo. Penso alle tre


vipere. Non potrei pensare a nessuno di<br />

più presuntuoso e arrogante di Astria,<br />

Piper e Venus. Per descrivere quelle tre,<br />

chiaramente, ci sarebbero un mucchio di<br />

altre parole adatte. Vendicative. Maligne.<br />

Altezzose. Me le immagino con queste<br />

lettere giganti che gli rimbalzano sulla<br />

testa. Trattengo una risatina.<br />

Quando mi accorgo che Shannen sta per<br />

tirare fuori un’altra parola, le dico: «Ti<br />

prego, basta. Non ce la faccio più».<br />

Lei alza le spalle, come per dire che è<br />

un problema mio se non riesco a imparare<br />

altre dieci parole prima che finisca la<br />

pausa pranzo, ma non discute.<br />

Sinceramente mi sento scoppiare il<br />

cervello. Non riuscirei a infilarci<br />

nient’altro in questo momento. Spero solo<br />

che fino a sabato non dimenticherò quel<br />

che ho studiato finora.<br />

Quince – da bravo fidanzato – viene in<br />

mio soccorso. «Doe oggi non è venuta a


scuola?»<br />

«Già. Ma è stato meglio così. Almeno<br />

ho potuto parlare da sola con Brody.»<br />

«Perché? Che è successo?» domanda<br />

Shannen.<br />

Esito un istante: non sono sicura sia il<br />

caso che Shannen venga a sapere quello<br />

che ha combinato Doe. Veramente non<br />

sono sicura sia il caso che lo sappia<br />

chiunque. Io per esempio avrei preferito<br />

non saperlo.<br />

Adesso capisco il motivo per cui papà<br />

ha voluto che l’esilio di Doe – e quello<br />

che ha fatto – rimanesse un segreto. È una<br />

ragazzina sciocca e piena di rancore, ma<br />

molte persone non capirebbero i motivi<br />

che l’hanno spinta ad agire così. Anch’io<br />

all’inizio non l’ho capito. Glielo<br />

rinfaccerebbero a vita. E se riuscirò<br />

davvero a farle superare i problemi che<br />

ha, allora è meglio che la gente non sappia<br />

nulla della sciocchezza che ha fatto.


E quindi, anche se in generale detesto<br />

dover mentire, soprattutto se devo farlo<br />

con la mia migliore amica, le dico: «Ha<br />

litigato con Brody. Sto provando a farli<br />

riappacificare».<br />

«Come mai? Credevo che volessi si<br />

lasciassero.»<br />

Ecco: una bugia porta altre bugie e un<br />

mucchio di complicazioni.<br />

«Ho cambiato idea. Alla fine penso che<br />

insieme potrebbero star bene.»<br />

Shannen alza le spalle. «Se lo dici tu.»<br />

Guardo Quince, che annuisce. Sappiamo<br />

entrambi che la sola soluzione possibile è<br />

tenere Shannen all’oscuro di tutto e<br />

incoraggiare i sentimenti di Doe per<br />

Brody. È l’unico modo per riuscire a<br />

ottenere quello che vogliamo.<br />

Shannen tira fuori dello zaino un altro<br />

blocchetto di quesiti. Me ne passa uno e<br />

dice: «Trova il valore di x».<br />

Faccio un verso di disappunto. La


matematica non è... il mio forte. Anche se,<br />

a dire il vero, quando si tratta di questi<br />

benedetti test, non credo di avere una<br />

materia in cui vado forte. Da brava<br />

studentessa, prendo una matita e mi<br />

rassegno a passare il resto della pausa<br />

pranzo a cercare di risolvere l’equazione.<br />

Mi accorgo della presenza di qualcuno<br />

accanto a me.<br />

«Lily?»<br />

Mi giro e sorrido, felice che la<br />

professoressa Molina mi abbia salvato<br />

dalla matematica. Poi però vedo la sua<br />

faccia scura. Contrariata.<br />

Porca patella! Il colloquio. Con tutti i<br />

macelli che sono successi negli ultimi<br />

giorni, ho completamente dimenticato il<br />

colloquio che avrei dovuto avere con la<br />

sua amica dell’università di Seaview.<br />

«Oh, no! Mi dispiace. L’ho<br />

completamente dimenticato. Sono<br />

mortificatissima. Ma è che c’è stata una


serie di...» Mi sforzo di trovare le parole<br />

adatte a descrivere quello che è successo,<br />

senza però doverlo descrivere davvero.<br />

«Problemi! Mia cugina si è presa una<br />

bruttissima influenza.» L’ho delusa di<br />

brutto e leggerglielo nello sguardo mi<br />

uccide. «Avrei dovuto chiamarla o<br />

avvertirla. Sono... davvero mortificata.»<br />

«Non so che dirti.» Mi guarda come se<br />

fossi una perfetta sconosciuta. «Non ti<br />

ricordavo tanto irresponsabile.»<br />

«Non lo sono. Cioè, lo sono stata.<br />

Questo fine settimana. Ma di solito non lo<br />

sono.»<br />

Fa un respiro profondo, come se stesse<br />

cercando di decidere cosa fare con me.<br />

Non glielo dico, ma voglio che mi dia<br />

un’altra possibilità. Non avrà creduto alla<br />

storia di mia cugina che si è ammalata, ma<br />

se dovessi dirle come sono andate<br />

davvero le cose, capirebbe di sicuro.<br />

È in situazioni del genere che vorrei con


tutta me stessa che il gioco dei «e se?» di<br />

Tellin potesse realizzarsi davvero. Certo,<br />

non è che andrei a raccontare a una mia<br />

insegnante che un mio parente ha tentato di<br />

cancellare dalla faccia della Terra tutta la<br />

East Coast. Anche se sarebbe una<br />

giustificazione molto più valida di quella<br />

che ho inventato io.<br />

«Visto che di solito non ti comporti<br />

così...»<br />

Io prendo un respiro profondo, mi sento<br />

già più ottimista.<br />

«Ho detto a Denise che doveva esserci<br />

stata un’emergenza.» Ha un’espressione<br />

molto seria. «E lei, molto carinamente, ha<br />

accettato d’incontrarti sabato prossimo.»<br />

«Fantastico. Non c’è...»<br />

Shannen si schiarisce la voce e m’indica<br />

con un gesto del capo i blocchetti di<br />

quesiti.<br />

«Ah. Oh, no.» Guardo la professoressa<br />

completamente mortificata. «Ho i test


attitudinali il prossimo sabato. Dureranno<br />

tutta la mattina.»<br />

Mi sorride rassicurante. «Lo so. Infatti<br />

l’appuntamento è alle cinque.»<br />

«Lei è meravigliosa. Questa volta non la<br />

deluderò.»<br />

«Lo so.» Ma mentre se ne va, mi sembra<br />

di sentirla mormorare: «O almeno spero<br />

che non lo farai».<br />

«Tu.» Indico Shannen. Poi è il turno di<br />

Quince. «E tu. Dovete fare in modo che<br />

questa volta non dimentichi il colloquio.<br />

Ne va del mio futuro.»<br />

«Ricevuto», risponde Quince prima di<br />

tornare alla sua rivista di moto.<br />

Shannen tira fuori il cellulare; di solito<br />

non è consentito usarli a scuola, ma<br />

evidentemente questa dev’essere<br />

un’emergenza. Comincia a digitare<br />

qualcosa e poi mi dice: «Mi sono messa<br />

un promemoria per ricordarmene».<br />

Mi rilasso un po’.


Questa volta non mancherò il colloquio<br />

per nessuna ragione al mondo.<br />

Shannen riprende il quesito in mano e<br />

mi fa: «Ora però trova il valore di x».<br />

Sbuffo, ma non posso lamentarmi. Dopo<br />

il colpo che mi è venuto per aver saltato il<br />

colloquio, un’equazioncina sembra un<br />

gioco da ragazzi.


10<br />

La prima cosa che sentiamo quando io e<br />

Quince entriamo dalla porta della cucina è<br />

Doe che ride. Forse sta di nuovo<br />

guardando di nascosto i telefilm in<br />

streaming. La scorsa settimana l’ho<br />

sorpresa a farsi una maratona della<br />

vecchia sit-com Lucy e io, anche se<br />

fingeva di non saper usare neanche il<br />

mouse.<br />

Poi però sento un’altra voce. Una voce<br />

maschile. E non è di Brody.<br />

«Questa volta mi sente», borbotto<br />

mentre andiamo in salotto.<br />

Una volta arrivati, però, resto di sasso.<br />

Doe sta seduta sul bracciolo della


poltrona, coi piedi sul tavolino e davanti a<br />

lei, sul divano di velluto a coste, c’è un<br />

uomo. Impossibile non riconoscere quei<br />

capelli color cannella.<br />

«Tellin!» esclamo.<br />

Lui si alza in piedi e si gira verso di me<br />

a braccia aperte. «Liliana.»<br />

«Non mi aspettavo una tua visita», gli<br />

dico, lanciandomi tra le sue braccia.<br />

«Neanche io finché non mi sono trovato<br />

sulla spiaggia di Seaview.»<br />

Dietro di me, Quince si schiarisce<br />

rumorosamente la voce e mi ricorda le<br />

buone maniere. Lascio Tellin, prendo<br />

Quince per la mano e lo tiro avanti.<br />

«Tellin, questo è il mio fidanzato<br />

Quince.»<br />

Tellin lo saluta con un cenno del capo:<br />

una cosa tipicamente maschile che<br />

nessuna donna sarà mai in grado<br />

d’imitare.<br />

«Quince, questo è Tellin. Un mio


carissimo amico d’infanzia e principe in<br />

carica di Acropora.»<br />

Si stringono la mano, e a me sembra che<br />

ci sia in corso una gara a chi stringe più<br />

forte. Tellin si è parecchio irrobustito dai<br />

tempi in cui giocavamo insieme, ma io<br />

punterei comunque su Quince. Anche se ha<br />

le braccia nascoste dal giacchetto di<br />

pelle, immagino i suoi bicipiti in tensione<br />

durante quella stretta di mano.<br />

Torno tra loro solo quando Tellin dice:<br />

«Piacere di conoscerti. Lily mi ha parlato<br />

molto di te lo scorso fine settimana».<br />

Quince mi lancia un’occhiataccia.<br />

«Strano, perché a me di te non ha detto<br />

proprio nulla.»<br />

Buono, su. Lo abbraccio per<br />

rassicurarlo e fargli capire che non ha<br />

niente di cui preoccuparsi. Tellin è un<br />

vecchio amico, niente di più. «Mi è<br />

sfuggito. Se ricordi bene, quando sono<br />

tornata ho trovato un po’ di panico in


casa.»<br />

Quince incrocia le braccia al petto, la<br />

mia spiegazione non lo ha soddisfatto.<br />

È un tipo geloso, ma nella maggior parte<br />

dei casi riesce a tenere la gelosia sotto<br />

controllo. Ormai ha smesso di<br />

preoccuparsi di Brody, ma immagino che<br />

ritrovarsi un tipo insolito nel salotto di<br />

casa mia non lo faccia stare tranquillo.<br />

«Tellin per me è come un fratello», gli<br />

spiego.<br />

Quince annuisce, mi crede. «Ora devo<br />

andare al lavoro. Passo più tardi.»<br />

Si abbassa per baciarmi, esattamente<br />

come quella prima volta in biblioteca. Mi<br />

mette una mano dietro la nuca e preme le<br />

sue labbra morbide e calde sulle mie.<br />

Rapito dal mio sguardo rapito, mi fa<br />

l’occhiolino. Un attimo dopo, salutati Doe<br />

e Tellin, è fuori.<br />

Quando rimaniamo in casa solo noi tre<br />

creature del mare, chiedo: «Questa non è


una visita casuale, vero?»<br />

Doe spalanca gli occhi e fa<br />

l’innocentina.<br />

Tellin sorride. «No, infatti.»<br />

«Bene. Allora andiamo a parlarne in<br />

cucina, così intanto sgranocchiamo i<br />

biscotti al cioccolato bianco e noci di zia<br />

Rachel.»<br />

«Non mi contate. Ho bisogno di un altro<br />

bagno», fa Dosinia, mentre va verso le<br />

scale. Sembra voglia scappare.<br />

Sparisce di sopra senza neanche<br />

lasciarmi il tempo di rispondere. Come se<br />

non vedesse l’ora di allontanarsi da me.<br />

Faccia come vuole. Non sono io la<br />

causa dei suoi problemi. Anzi sto<br />

cercando di risolverglieli.<br />

«A quanto pare saremo solo io e te.<br />

Meglio, così mangiamo più biscotti», dico<br />

a Tellin. Gli faccio segno di accomodarsi<br />

al tavolo della cucina, mentre io metto un<br />

po’ di biscotti su un piatto, verso due


icchieri di latte e porto il vassoio in<br />

tavola. Mangio due biscotti inzuppati nel<br />

latte prima di sentirmi pronta a<br />

cominciare la conversazione. «Allora:<br />

come mai sei qui a Seaview?»<br />

Tellin manda giù il suo terzo biscotto.<br />

«E se?»<br />

«E se?» Sospiro, è proprio quello che<br />

temevo.<br />

«Non riesco a smettere di pensarci,<br />

Lily.» Si sposta sulla sedia accanto a me.<br />

«Dal nostro incontro a Thalassinia, sono<br />

ossessionato da tutti i ’e se?’ di cui<br />

abbiamo parlato.»<br />

Anch’io ci ho pensato molto.<br />

Specialmente per tutto quello che sta<br />

succedendo con Doe. Ho pensato che, se<br />

il mondo delle creature del mare non<br />

fosse stato segreto, i genitori di Dosinia<br />

non sarebbero mai morti e adesso sarebbe<br />

tutto molto diverso.<br />

Solo che tutti i rischi che correremmo


ivelando agli umani la nostra esistenza<br />

hanno molto più peso di quello che<br />

guadagneremmo uscendo allo scoperto.<br />

Tellin si alza in piedi e comincia a<br />

camminare avanti e indietro. Non l’ho mai<br />

visto nella sua forma umana, per cui sarei<br />

curiosa di sapere come sono le sue gambe<br />

sotto i pantaloni.<br />

«Sono stufo di dovermi nascondere<br />

nell’oceano.» Si ferma dietro una sedia e<br />

si aggrappa allo schienale. «Voglio dire<br />

al mondo – a tutto il mondo – chi e cosa<br />

sono.»<br />

«Sai che questo non è possibile», sono<br />

costretta a contraddirlo. «Non sarebbe un<br />

comportamento responsabile. Pensa a<br />

quante creature del mare metteresti in<br />

pericolo.»<br />

«Tu esageri. Certo, servirà un periodo<br />

per abituarsi alla nuova situazione, ma<br />

alla fine credo che gli umani e le creature<br />

del mare riuscirebbero a coesistere


pacificamente.»<br />

Scuoto il capo, rattristata. «Io no...»<br />

«Invece anche tu la pensi come me.» Si<br />

rimette a sedere e poggia la mano sulla<br />

mia. «Non vivresti sulla terraferma se non<br />

ci credessi.»<br />

«Io non...» È una cosa troppo grossa;<br />

sono confusa. «Anche se così fosse, non<br />

c’è comunque niente che io e te potremmo<br />

fare. Dovremmo prima convincere tutti i<br />

sovrani dei regni del mare. Non possiamo<br />

obbligarli a correre un rischio del<br />

genere.»<br />

«So benissimo che questa cosa ha<br />

bisogno di tempo. Ma tu sei la principessa<br />

di Thalassinia, e io sono il principe in<br />

carica di Acropora. Se unissimo le nostre<br />

forze, potremmo portare una marea di<br />

cambiamenti.»<br />

Davvero? Non lo so. Davvero, se io e<br />

Tellin mettessimo insieme le risorse dei<br />

nostri regni, riusciremmo a convincere


tutti i sovrani del mare a darci il loro<br />

consenso per rivelare la nostra esistenza<br />

agli umani? Riusciremmo a farlo?<br />

Sarebbe giusto farlo?<br />

Se anche così fosse, non lo sapremo<br />

mai.<br />

«Ammetto che il tuo è un sogno<br />

bellissimo, ma dimentichi una cosa.»<br />

Tellin solleva il sopracciglio e aspetta<br />

di sentire.<br />

«Martedì prossimo sarà il mio<br />

compleanno, e io non sarò più una<br />

principessa. Non essendo ancora legata a<br />

nessuno, a mezzanotte dovrò firmare la<br />

rinuncia al trono.» Se ci penso mi salgono<br />

le lacrime agli occhi. È tutta la vita che<br />

sono una principessa, sono stata cresciuta<br />

per diventare regina e per prendermi tutte<br />

le responsabilità che un simile titolo<br />

comporta. Mi hanno insegnato ad agire<br />

secondo decoro e compassione e avendo<br />

sempre il bene degli altri in mente. L’idea


che con una sola firma io possa cancellare<br />

tutto questo... be’, mi rende un po’ triste.<br />

Ciò però non vuol dire che cambierei la<br />

decisione che ho preso. Non sarei mai una<br />

brava regina, e Thalassinia ha bisogno di<br />

una grande sovrana. Io devo stare con<br />

Quince, devo stare sulla terraferma. E<br />

esserne consapevole rende i «e se?» di<br />

Tellin ancora più invitanti.<br />

Vivere sulla terraferma per me<br />

significherà dover mentire sempre. La<br />

possibilità di non doverlo fare più, di<br />

poter rivelare la mia vera identità e<br />

aiutare la mia gente dalla terraferma alla<br />

luce del sole è una prospettiva molto<br />

allettante.<br />

Ma è anche un sogno irrealizzabile.<br />

«Non deve per forza andare così, Lily.»<br />

Con la voce rotta dal pianto, rispondo:<br />

«Invece sì. Rinuncerò al titolo e vivrò<br />

sulla terraferma come una ragazza<br />

qualsiasi. Questa è la scelta che ho fatto».


«Ma se non avessi dovuto scegliere?»<br />

Mi solleva dolcemente il mento per<br />

guardarmi negli occhi. «Se io ti offrissi<br />

una soluzione che ti permetterebbe di<br />

restare con le persone che ami e<br />

mantenere il trono?»<br />

Amore e dovere. Se solo si potesse<br />

trovare il modo di conciliarli. Il mio<br />

cuore batte più veloce. «Quale sarebbe<br />

questa soluzione?»<br />

Tellin non batte ciglio. «Legati a me.»<br />

«Cosa?» esclamo con una risata<br />

strozzata. «Ma è ridicolo.»<br />

«Dici?»<br />

Certo che lo è. Io amo Quince, e Quince<br />

ama me. Non ho nessuna intenzione di<br />

legarmi a un altro solo perché è una<br />

creatura marina e un principe con grandi<br />

idee, anche se le grandi idee che ha mi<br />

piacciono molto.<br />

«Io però non parlo di un legame di fatto,<br />

ma solo di nome. Perché così potresti


continuare a essere la principessa di<br />

Thalassinia, erede al trono e futura<br />

regina.»<br />

«Comunque è... non lo so», parlo a voce<br />

alta mentre cerco di elaborare quello che<br />

mi sta dicendo. «Non posso legarmi a te.<br />

Sei come un fratello.»<br />

«Pensaci, Lily.» Si avvicina. «Un bacio<br />

brevissimo e tutto resta come dovrebbe<br />

essere.»<br />

La fa sembrare facile.<br />

Solo un piccolissimo bacio.<br />

Ma lo farei? Bacerei Tellin per<br />

conservare il mio titolo? Sembrerà<br />

persino semplice, ma c’è qualcosa che mi<br />

dice che sarebbe una faccenda molto più<br />

complicata di come la mette lui. Perché<br />

implica un legame magico, sentimenti<br />

feriti, gelosia e una marea di altri ostacoli<br />

che in realtà la rendono una bruttissima<br />

idea.<br />

E poi lui che ci guadagna?


«Perché? Perché mai lo faresti? Perché<br />

sacrificheresti il tuo futuro e la possibilità<br />

di essere felice con una creatura del mare<br />

per legarti a me, quando sai benissimo che<br />

io non ti potrei mai amare?»<br />

«Per un bene più grande.» Gonfia il<br />

petto e raddrizza le spalle. Adesso sembra<br />

proprio un principe, un re addirittura. Non<br />

più il mio vecchio amico. «Tu sai bene<br />

che il dovere richiede sacrifici. La nostra<br />

gente ha bisogno di governanti innovatori,<br />

che siano in grado di portarci nel futuro.<br />

Noi due potremmo aiutare il nostro mondo<br />

a diventare molto meglio di quanto lo sia<br />

stato in passato.» Il suo sguardo si<br />

addolcisce. «Sai bene che amo tuo padre<br />

come se fosse il mio, ma è ancorato a idee<br />

superate. Thalassinia ha bisogno di te,<br />

della tua esperienza sulla terraferma e del<br />

tuo impegno per la salvaguardia<br />

dell’oceano. È tuo dovere governarla.»<br />

È tutto così inebriante: l’idea di poter


conservare il mio titolo, poter adempiere<br />

alle mie responsabilità e diventare regina<br />

di Thalassinia rimanendo comunque<br />

fedele a Quince.<br />

Ma resterei davvero fedele a Quince?<br />

Sono certa che lui comprenderebbe la<br />

necessità di dare quel bacio – o almeno<br />

fingerebbe di farlo –, ma il legame che ne<br />

deriverebbe non sarebbe una cosa<br />

semplice da gestire. L’abbiamo imparato<br />

qualche settimana fa sulla nostra pelle che<br />

il legame gioca con le emozioni e i<br />

pensieri, amplificando tutti i sentimenti. Il<br />

legame con Tellin non si limiterebbe a<br />

quell’unico bacio. Creerebbe tra noi<br />

un’affinità che durerebbe tutta la vita, per<br />

un secolo o forse più.<br />

Non posso correre il rischio che un finto<br />

legame finisca per mettersi tra me e<br />

Quince.<br />

Guardo gli occhi pieni di aspettative di<br />

Tellin e scuoto la testa. «Mi dispiace.» Se


è mai stato innamorato di qualcuno,<br />

capirà. «È solo che... non posso.»<br />

«Non vuoi, più che altro.»<br />

«Sì. Entrambe le cose.» Gli sorrido<br />

rattristata. «Ci meritiamo entrambi molto<br />

di meglio di un legame fittizio. E<br />

Thalassinia merita un sovrano migliore di<br />

me.»<br />

Ha i muscoli del collo tesi. È<br />

evidentemente ferito, e vorrei fargli una<br />

carezza e dirgli che andrà tutto bene. Ma<br />

chi sono io per pensare che andrà davvero<br />

tutto bene? Io che faccio fatica a tirare<br />

avanti anche nella vita di tutti i giorni.<br />

«Non mi arrendo, comunque. Ho tempo<br />

fino alla mezzanotte di martedì per<br />

convincerti della bontà della mia<br />

proposta. Ti persuaderai che adempiere al<br />

tuo dovere è la scelta da fare, la scelta più<br />

giusta per il futuro dei nostri regni. Non ti<br />

aspettare che io sparisca.»<br />

«Non mi farai cambiare idea.»


«Forse no. Ma devo provarci.»<br />

Annuisco. Entrambi siamo molto fermi.<br />

Per un istante, mi domando chi di noi si<br />

arrenderà per primo.<br />

Poi Tellin si alza. «Da’ la buonanotte a<br />

Dosinia da parte mia. Ci vediamo<br />

domani», dice mentre va verso la porta.<br />

Mi sembra brutto farlo andar via così. È<br />

stato uno dei miei amici più cari per<br />

moltissimi anni e si trova in una città che<br />

non conosce. «Hai un posto in cui stare?»<br />

Tellin si ferma sulla porta. «No.»<br />

Mi si scioglie il cuore. Ha corso un bel<br />

rischio a venire fin qua solo per parlarmi.<br />

E io l’ho appena rifiutato. Non posso farlo<br />

andare via così, da solo, di notte. Non<br />

quando ci sono delle lenzuola pulite e un<br />

divano letto su cui potrebbe dormire.<br />

«Sono certa che zia Rachel vorrebbe<br />

che ti fermassi da noi.» Non so bene se gli<br />

sto chiedendo di restare solo perché è un<br />

caro amico d’infanzia o magari perché una


piccolissima parte di me vorrebbe dargli<br />

l’opportunità di riuscire a convincermi a<br />

dargli retta. Un po’ come Doe, alla fine,<br />

che spera io possa aiutarla a superare il<br />

suo odio per gli umani. È dura rinnegare<br />

una vita di doveri. «Il divano diventa un<br />

letto molto comodo.»<br />

Tellin mi guarda, sul viso ha<br />

un’espressione sobria. «Te ne sarei molto<br />

grato.»<br />

«Vieni, ti mostro dove sono le<br />

lenzuola», gli dico per rompere un po’ la<br />

tensione.<br />

Tellin mi segue fino all’armadio in<br />

corridoio, e io non riesco a smettere di<br />

pensare a tutti i nostri «e se?» e a<br />

chiedermi se, noi due uniti, potremmo<br />

davvero riuscire a realizzarli.<br />

«Che vuol dire che sta da te?» mi chiede


Quince al telefono.<br />

Io agito un po’ la pinna caudale per<br />

farmi arrivare delle ondine di acqua coi<br />

sali sul dorso. «Non ha dove stare. È un<br />

mio vecchio amico, non posso mica<br />

chiudergli la porta in faccia.»<br />

Quince borbotta qualcosa che a me<br />

sembra un: «Io sì, però».<br />

Ovviamente non gli ho detto niente della<br />

proposta di Tellin. Non voglio nemmeno<br />

immaginarmi che succederebbe. Molto<br />

probabilmente lo prenderebbe e lo<br />

butterebbe fuori della porta. A questo<br />

punto è meglio che non sappia niente.<br />

Tanto non c’è nulla da sapere.<br />

«Tu sei arrabbiato solo perché ha<br />

mangiato tutti i biscotti, ma tanto zia<br />

Rachel te ne farà una doppia razione<br />

domani.»<br />

Toc, toc, toc, toc, to...<br />

«Che c’è?» urlo verso la porta. Non<br />

ricevo nessuna risposta, ma vedo la


manopola della porta che si gira.<br />

«Dosinia!»<br />

Chi altro potrebbe infilarsi in bagno<br />

mentre io sono nella vasca? Di certo non<br />

Tellin o zia Rachel.<br />

E infatti sbuca la sua testolina bionda.<br />

«Tua zia ha detto che mi avresti spiegato<br />

come comunicare con qualcuno senza<br />

bolle d’acqua o gabbiani messaggeri.»<br />

Appoggio la schiena alla parete di<br />

porcellana della vasca. «Tra un attimo,<br />

okay?»<br />

Invece della rispostaccia che mi<br />

aspetterei, lei dice solo: «Okay». E<br />

richiude la porta.<br />

«Devi andare?» chiede Quince.<br />

«Già. Doe ha bisogno del telefono.»<br />

Nessuno dei due vuole riagganciare.<br />

Dopo qualche secondo in cui ci<br />

ascoltiamo respirare a vicenda, Quince fa:<br />

«Cambierà».<br />

«Lo spero.» Chiudo gli occhi e mi


concentro sulla trasformazione. Ho di<br />

nuovo le gambe. «Se così non fosse non<br />

saprei che fare.»<br />

«Vedrai che cambierà.»<br />

«Come fai a esserne sicuro?»<br />

«Perché io credo in te. E perché credo<br />

nell’amore.» Si sente che sorride mentre<br />

pronuncia quelle parole.<br />

«Anch’io», rispondo, con lo stesso<br />

sorriso sulle labbra.<br />

«Ci vediamo domani mattina.»<br />

«Non vedo l’ora.»<br />

Prima di riagganciare ci diamo la<br />

buonanotte e ci scambiamo qualche<br />

effusione.<br />

Tolgo il tappo, mi lavo via la schiuma<br />

di dosso ed esco dalla vasca mentre<br />

l’acqua finisce nello scolo.<br />

Mentre mi avvolgo in un asciugamano<br />

per non sgocciolare in giro, chiamo mia<br />

cugina: «Doe, sono pron...»<br />

«Ottimo.» La porta si spalanca e lei


entra in bagno. «Devo parlare con<br />

Brody.»<br />

Sospiro per quella sua invasione della<br />

privacy, le passo la cornetta e le spiego<br />

come digitare il numero. Lei guarda i<br />

pulsanti un po’ confusa. Poi mi ripassa il<br />

telefono. «Fallo tu.»<br />

Io sto per prendere il ricevitore ma poi<br />

ci ripenso. Se Doe deve imparare ad<br />

apprezzare gli umani, deve anche<br />

imparare a essere come loro. «No, o lo<br />

fai o non ci parli.»<br />

Lei mi lancia un’occhiataccia ma poi<br />

pigia il pulsante della linea. Le recito a<br />

memoria il numero di Brody – se non altro<br />

a qualcosa mi sono serviti quei tre anni di<br />

cotta pazzesca – e lei comincia a<br />

digitarlo, solo che sbaglia e deve<br />

ricominciare daccapo. Una volta che ha<br />

composto tutto il numero, le faccio segno<br />

che la cornetta se la deve mettere<br />

all’orecchio.


«Fa un rumore», mi dice un po’<br />

preoccupata.<br />

«Squilla», la correggo. «Significa che il<br />

numero è corretto.»<br />

Torna a concentrarsi sul telefono,<br />

quando smette di squillare. Dall’altro<br />

capo qualcuno risponde. «Potrei parlare<br />

con Brody, per favore?» Poi fa una pausa<br />

e aggiunge: «Sono Dosinia».<br />

Mette una mano sul microfono e mi fa:<br />

«La mamma è andata a cercarlo».<br />

Le sorrido.<br />

Finché lei non dice: «Adesso te ne puoi<br />

andare».<br />

Il mio primo pensiero è di strangolarla.<br />

Lei però è tutta presa e neanche se ne<br />

accorge. Solo che così spezzerei il cuore<br />

a Brody, che rimarrebbe per sempre<br />

legato a lei. Non posso fargli una cosa del<br />

genere.<br />

Tra l’altro non ne avrei neanche la<br />

forza.


Alla fine mi limito a serrare la<br />

mascella, fare un respiro profondo e<br />

uscire dal bagno. Ci pensa Doe a sbattere<br />

la porta alle mie spalle. Forse se glielo<br />

chiedo in modo molto carino, zia Rachel<br />

mi permetterà di avere la mia linea<br />

personale. O, meglio ancora, un cellulare.<br />

Anche se già mi vedo quelli del centro<br />

assistenza ridere a crepapelle quando<br />

vado a chiedergli di sostituirmi il telefono<br />

caduto nella vasca.<br />

Mi sa che è meglio se continuo col<br />

telefono fisso.<br />

Una volta vinta la tentazione di<br />

ascoltare di nascosto la loro<br />

conversazione – se non sa come si digita<br />

un numero di telefono, di sicuro non<br />

sospetta che sia possibile sentire quello<br />

che si dicono da un altro apparecchio –,<br />

vado in camera mia e tengo la porta aperta<br />

in attesa che Prithi mi venga dietro.<br />

Peccato che quella traditrice se ne rimane


ad aspettare davanti al bagno. «Guarda<br />

che sono io che ti do da mangiare, non te<br />

lo dimenticare.»<br />

Lei mi guarda triste, come se volesse<br />

potersi dividere. Poi però alla fine si gira<br />

e infila il musetto nella fessura sotto la<br />

porta del bagno.<br />

«Bene così.» E sbatto la porta.<br />

Mi tolgo l’asciugamano, prendo il mio<br />

pigiama tutto colorato da sotto il cuscino e<br />

me lo infilo. Mi siedo alla scrivania e<br />

prendo i pennarelli insieme con un foglio<br />

bianco. Come ci hanno insegnato a fare al<br />

primo anno di scuola, piego il foglio in<br />

due e preparo una lista dei pro e dei<br />

contro. Con un pennarello viola traccio<br />

una linea longitudinale. Scelgo un titolo<br />

per ognuna delle due colonne e comincio<br />

a scrivere.<br />

Perché Perché rifiutare


accettare<br />

la proposta di<br />

Tellin<br />

Dovere<br />

Papà<br />

Regno<br />

Seguire le<br />

orme di papà<br />

Mettere a<br />

frutto le mie<br />

potenzialità<br />

Responsabilità<br />

La gente di<br />

Thalassinia<br />

Guidare il mio<br />

popolo<br />

la proposta di Tellin<br />

Amore<br />

Zia Rachel<br />

Me stessa<br />

Futuro<br />

Scoprire nuove<br />

potenzialità<br />

Dedizione<br />

Quince<br />

Difendere la mia gente<br />

dalla terraferma<br />

Non so bene cosa spero di riuscire a<br />

capire con quella lista. Forse mi aspettavo<br />

che una colonna sarebbe stata talmente più


piena di ragioni dell’altra che mi avrebbe<br />

reso chiara la decisione da prendere.<br />

La verità è che avrei dei validi motivi<br />

per scegliere entrambe le strade. L’unica<br />

differenza è che... la scelta io l’ho già<br />

fatta: rinuncerò al titolo e vivrò sulla<br />

terraferma seguendo la parte di me che<br />

appartiene a questo mondo e costruendomi<br />

un futuro insieme col ragazzo che amo.<br />

Senza pensarci un attimo, accartoccio il<br />

foglio e lo getto nel cestino. Fine della<br />

storia.<br />

Allora perché mi sento ancora così alla<br />

deriva?


11<br />

Il giorno seguente all’ora di pranzo Doe e<br />

Brody sono di nuovo l’uno nelle braccia<br />

dell’altra. Mercoledì avrei già voglia di<br />

riscaraventarli tutti e due nell’oceano.<br />

Peccato che le acque della Florida non<br />

siano abbastanza gelide da placare i loro<br />

bollenti spiriti.<br />

Quando entro dalla porta della cucina<br />

dopo la scuola e me li ritrovo davanti<br />

seduti l’una in braccio all’altro, me ne<br />

vado dritta in salotto e butto lo zaino a<br />

terra.<br />

Lo so che è quello che volevo<br />

accadesse, ma devono per forza<br />

scambiarsi le loro effusioni davanti a me?


«Tutto bene?» mi domanda Tellin.<br />

Mi giro e lo guardo; d’accordo, lo<br />

fulmino. Sta sulla poltrona da cui<br />

praticamente non si è mai alzato da<br />

quand’è arrivato qui lunedì. Un paio di<br />

volte ha ritirato fuori la sua proposta, ma<br />

non ha insistito più di tanto.<br />

«Sì. Cioè, no. Insomma, non proprio. È<br />

solo che...» comincio a dire scuotendo la<br />

testa. «Insomma non è proprio un piacere<br />

vedere la mia cuginetta che si sbaciucchia<br />

il ragazzo per cui mi ero presa una cotta.»<br />

Mi butto sul divano, apro lo zaino e tiro<br />

fuori il libro di preparazione ai test. Lo<br />

apro alla pagina dov’ero arrivata, lo<br />

sbatto sul tavolino e mi metto a sedere a<br />

terra pronta a studiare.<br />

«Ci passi un bel po’ di tempo su quel<br />

libro. Posso chiederti il perché?»<br />

Mentre riguardo le istruzioni che<br />

spiegano come affrontare la prima parte<br />

dell’esame – anche se ormai dovrei


conoscerle a memoria –, gli spiego:<br />

«Perché sabato devo fare questi test, e se<br />

non prendo un voto molto, molto buono,<br />

mi posso pure scordare l’università, visto<br />

che la mia media fa pena. Fino a tre<br />

settimane fa non credevo di dovermi<br />

preoccupare del mio futuro sulla<br />

terraferma dato che dovevo diventare una<br />

regina e governare Thalassinia invece di<br />

studiare la letteratura e la costituzione<br />

americana».<br />

Il mio piccolo sfogo è seguito da un<br />

lungo silenzio. Alla fine Tellin scoppia a<br />

ridere. «Ora però dimmi la verità.»<br />

Mi abbandono. «Lo so che non è la cosa<br />

più importante del mondo», ammetto. Mi<br />

vengono in mente la guerra, la carestia, il<br />

riscaldamento degli oceani. «Però, se<br />

voglio fare un lavoro che mi permetta di<br />

salvaguardare gli oceani, devo fare<br />

l’università. Non posso diventare una<br />

biologa marina senza avere perlomeno


una laurea.»<br />

«Gli oceani potresti salvaguardarli in<br />

un’altra maniera.»<br />

Immagino che dovrei reputarmi fortunata<br />

se fino a questo momento non ne ha più<br />

parlato. Forse aspettava il momento<br />

giusto.<br />

Ma adesso non è affatto il momento.<br />

«Dimmi perché.» Metto la matita nella<br />

piega del libro. «Perché credi che sia una<br />

così grande idea?»<br />

«Te l’ho già spiegato.»<br />

«Mi hai dato una ragione. Ma non credo<br />

che tu mi abbia dato la tua.»<br />

Tellin viene a sedersi sul pavimento<br />

accanto a me. «Lily, tu sei la più grande<br />

speranza per il futuro di Thalassinia. Per<br />

la libertà di tutti i nostri regni. Se uniamo<br />

le nostre forze, riusciremo ad apportare<br />

dei cambiamenti positivi...»<br />

«Questo me l’hai già detto.» Insieme<br />

con la questione del senso del dovere che


mio padre mi ha sempre inculcato fin da<br />

quando sono piccola. Però manca<br />

qualcosa. «C’è un’altra ragione, lo sento.»<br />

Tellin si mette a ridere e dice: «Ti<br />

sbagli. Anche a me, come a te, hanno<br />

insegnato a mettere il dovere prima di<br />

tutto. E il modo migliore che abbiamo per<br />

adempiere ai nostri doveri è unificare i<br />

nostri regni per il bene comune».<br />

«Sì, ma io non credo di poter...»<br />

«Lo sai per quale motivo mio padre e<br />

tuo padre non si parlano più, no?»<br />

Mi prende alla sprovvista. «Che? No.<br />

Perché?»<br />

«Re Palombo voleva combinare un<br />

matrimonio tra noi due. Mio padre non era<br />

d’accordo, perché voleva che mi sposassi<br />

per amore, con la sirena della mia vita.<br />

Tuo padre però ha insistito e il mio si è<br />

trovato costretto a troncare i rapporti con<br />

lui.»<br />

«Non ci credo.» Scuoto la testa. Non


iesco a immaginare mio padre che decide<br />

del mio futuro con una specie di contratto.<br />

Non è da lui.<br />

«Invece è la verità. Ed è anche per<br />

questo che dovresti accettare la mia<br />

proposta. Tuo padre ha sempre voluto<br />

così.» Tellin si gira verso la porta, ma<br />

sono sicura che non sta guardando niente<br />

in particolare. Per quanto sia difficile<br />

ammetterlo, in questo caso mio padre si<br />

sbaglia. «La nostra unione servirebbe solo<br />

per il bene di tutti e due i nostri regni.»<br />

Detta così, sembra davvero una<br />

prospettiva allettante. È ridicolo anche<br />

solo il fatto che io la stia prendendo in<br />

considerazione. Però, come dicevamo<br />

sempre quando facevamo quel gioco... E<br />

se? Tellin coglie la palla al balzo. «E se io<br />

e te stabilissimo un legame magico e...»<br />

«Un legame magico tra chi?»<br />

Quince! La sua voce mi fa saltare. Entra


in salotto con una faccia scurissima. E non<br />

me ne meraviglio, se ha sentito i discorsi<br />

che stavamo facendo io e Tellin.<br />

«Ti credevo al lavoro.» Spero di non<br />

avere la voce e l’aspetto colpevole<br />

mentre pronuncio quelle parole.<br />

«Infatti. Ma hanno chiuso prima il<br />

deposito di legname perché è in arrivo un<br />

ciclone.» Lancia un’occhiataccia a Tellin.<br />

«Tra chi è che dovrebbe esserci un<br />

legame magico?»<br />

«È solo un gioco che facevamo da<br />

piccoli», m’intrometto io prima che Tellin<br />

possa rispondere. Non voglio che<br />

peggiori la situazione. «Uno comincia a<br />

dire ’e se?’ e l’altro continua fino a<br />

quando non si arriva alla fine del gioco o<br />

si comincia a ridere talmente tanto che è<br />

impossibile continuare.»<br />

«Un gioco», ripete Quince. «E quindi<br />

che ’se’ sarebbe questa storia di voi due<br />

che finite insieme?»


«È solo un...»<br />

Tellin s’intromette. «Dicevo che<br />

sarebbe stato da ridere se io e lei fossimo<br />

finiti insieme da piccoli. Un paio di volte<br />

siamo pure andati vicini a baciarci, ma<br />

Lily è sempre stata una con la testa sulle<br />

spalle e ha rifiutato tutte le mie avances.»<br />

Gli sorrido riconoscente. Non perché ci<br />

fosse niente di male in quello che ci<br />

stavamo dicendo prima, ma comunque...<br />

La mia relazione con Quince, il fatto che<br />

stiamo ufficialmente insieme, è ancora una<br />

cosa abbastanza nuova. Non voglio che si<br />

preoccupi per qualcosa che tanto non<br />

succederà mai.<br />

Come ha detto Tellin, ho troppo la testa<br />

sulle spalle per fare una cosa tanto<br />

impulsiva.<br />

Tellin, che probabilmente si accorge<br />

della tensione tra me e Quince, si alza, si<br />

schiarisce la gola e se ne va in cucina. Lì<br />

dentro va avanti la fiera dello


sbaciucchiamento e qualche secondo dopo<br />

lo vediamo scappare di sopra.<br />

Quince, che se ne sta lì in piedi tutto<br />

rigido e teso, mi fa: «Mi spieghi di cosa<br />

parlavate?»<br />

«Ma niente, te l’ho detto. Stavamo<br />

solo...»<br />

«Smettila. Ti conosco come le mie<br />

tasche. Lo capisco quando stai mentendo.»<br />

«Ma non sto mentendo.» Non proprio.<br />

Stavamo davvero facendo un gioco e,<br />

anche se per mezzo secondo forse ho<br />

pensato di poter prendere in<br />

considerazione l’ipotesi, in realtà non<br />

parlavo sul serio. Insisto: «Stavamo<br />

giocando».<br />

Mi guarda per un minuto buono: è come<br />

se mi studiasse e cercasse di capire dalle<br />

mie parole se sto o meno dicendo la<br />

verità. Alla fine chiude gli occhi e scuote<br />

la testa. «Dai, scusa. È stata una giornata<br />

pesante.»


Io lo vado ad abbracciare. «È stato un<br />

mese pesante.»<br />

Mi abbraccia anche lui e poi si tira<br />

indietro e con un gesto del capo m’indica<br />

il libro aperto sul tavolino. «Ti do una<br />

mano?»<br />

«Magari», rispondo io, che devo ancora<br />

capire cosa fare in quell’esercizio. Lui si<br />

mette a sedere davanti a me con le gambe<br />

incrociate e io gli chiedo: «Non avrai<br />

intenzione di distrarmi facendomi<br />

piedino?»<br />

«Certo che sì, principessa», mi<br />

risponde, facendo l’occhiolino.<br />

«E allora non mi ricorderò niente.»<br />

Quince gira il libro verso di sé e,<br />

prendendomi un po’ in giro, dice: «È una<br />

tecnica di allenamento che usavano i<br />

samurai. Io ti distrarrò per tutto il tempo e<br />

tu imparerai a concentrarti anche nelle<br />

situazioni più estreme». Si mette il libro<br />

in grembo.


«I samurai, eh?» Mi diverto a prenderlo<br />

in giro e sono felice che l’atmosfera sia di<br />

nuovo rilassata. «Non combineremo<br />

niente.»<br />

Mi fa di nuovo l’occhiolino e poi si<br />

mette subito al lavoro e legge a voce alta<br />

la prima domanda. Il mio buon umore<br />

evapora non appena comincio a pensare a<br />

quale relazione ci potrebbe essere tra un<br />

cane e un quadrupede...


12<br />

«Mi bocciano.»<br />

«Non ti bocciano. Non si può essere<br />

bocciati a questi test», risponde paziente<br />

Shannen. Mette la freccia a sinistra,<br />

controlla che non vengano macchine da<br />

entrambi i lati ed esce dal parcheggio<br />

davanti alla scuola. I tergicristallo della<br />

sua macchina schizzano da una parte<br />

all’altra l’acquazzone tropicale. «In ogni<br />

sezione il peggior punteggio che puoi<br />

prendere è duecento, se non sbaglio. Ma<br />

non è che ti bocciano.»<br />

«Bene. Allora prenderò duecento»,<br />

continuo a frignare.<br />

«Smettila.» Mi lancia un’occhiataccia.


«Nelle sezioni di lettura critica e scrittura<br />

andrai benissimo.»<br />

Disperata, lascio cadere la testa tra le<br />

mani e do una craniata sul cruscotto.<br />

Sempre più disperata, mi abbandono al<br />

mio attacco di panico. Non ho avuto<br />

tempo a sufficienza per prepararmi. Ho<br />

sprecato troppo tempo. Avrò un tracollo<br />

nervoso domani ai test.<br />

Potrò ritenermi fortunata se al colloquio<br />

che avrò subito dopo sarò ancora in grado<br />

di formulare frasi di senso compiuto.<br />

«I test sono domattina. Ho solo altre<br />

sedici ore per studiare come una pazza.»<br />

Shannen inchioda prima di entrare nella<br />

strada di casa mia. «Basta studiare.<br />

Diverse ricerche dimostrano che più cose<br />

cerchi d’imparare nelle ultime ore prima<br />

di un esame, meno trattieni.»<br />

«Davvero?»<br />

«Addirittura dicono che rischi pure di<br />

dimenticare le cose che sai già», continua


con un sorrisetto compiaciuto.<br />

«Oh, no. Allora basta studiare.»<br />

«Basta studiare», concorda Shannen.<br />

Be’, almeno così avrò un po’ di tempo<br />

libero, visto che è anche venerdì sera. Ero<br />

già disperata per il fatto che Quince non<br />

era potuto venire a prendermi perché<br />

doveva fare delle commissioni per la<br />

madre. Non che mi dispiaccia tornare a<br />

casa con Shannen, solo che Quince è<br />

diventato un po’ una bella abitudine.<br />

Insomma l’idea di dover passare la sera<br />

con la testa sui libri era un po’ triste.<br />

Così almeno io e Shannen possiamo<br />

divertirci un po’ con qualche gioco da<br />

tavola e scofanarci popcorn pieni di<br />

burro.<br />

«Ehi. Hai dimenticato di svoltare», le<br />

dico quando mi accorgo che abbiamo<br />

superato la strada di casa mia.<br />

«Pensavo di passare all’alimentari a<br />

prendere un po’ di schifezze.» Prende la


strada di Seaview dove ci sono tutti i<br />

negozi. «Hai mai assaggiato i popcorn<br />

dolci?»<br />

«No. Sono buoni?» L’argomento<br />

m’interessa molto.<br />

«Buonissimi.» Intanto parcheggia<br />

davanti al negozio, che guarda caso è<br />

proprio accanto a Mushu Sushi, il mio<br />

ristorante di sushi preferito sulla<br />

terraferma. Guardo l’entrata laccata di<br />

rosso con l’acquolina in bocca. «Ci<br />

prendiamo un po’ di sushi da portar via?»<br />

mi chiede Shannen.<br />

Visto che lei non va pazza per il sushi,<br />

deve essersi accorta con quali occhi<br />

guardavo il ristorante.<br />

Mi sforzo di non fare l’egoista e<br />

rispondo: «Nah, non ti preoccupare».<br />

L’insegna con su scritto APERTO è spenta.<br />

«E poi mi sa che sono chiusi.»<br />

«Andiamo a vedere. Un po’ di edamame<br />

non mi dispiacerebbero.» Shannen scende


dall’auto e corre verso il ristorante per<br />

non bagnarsi.<br />

«Va bene.» La seguo, figurarsi se mi tiro<br />

indietro davanti a del buon sushi.<br />

Cammino piano e lascio che l’acqua<br />

m’impregni della sua energia. Arrivata<br />

sotto la tenda del ristorante, sono fradicia<br />

ma mi sento benissimo.<br />

Nonostante il cartello spento, la porta si<br />

apre quando Shannen la spinge. Prima di<br />

entrare si gira e mi guarda malandrina<br />

tenendo la porta aperta per me.<br />

Che strano. La seguo dentro.<br />

«Sorpresa!!!» mi urlano da tutte le parti.<br />

Mi premo una mano sul petto prima che<br />

il cuore schizzi fuori. «Che mi prenda un<br />

lompo, ragazzi!»<br />

«Buon compleanno», mi dice Shannen<br />

dandomi un pacco tutto giallo pieno di<br />

nastrini arancioni.<br />

Lo prendo ancora un po’ sotto shock<br />

mentre guardo tutte quelle persone riunite


in quel corridoietto. Oltre a Shannen ci<br />

sono zia Rachel, raggiante, e Quince,<br />

ovviamente. Vederlo con<br />

quell’espressione sul viso che sembra<br />

voler dire «te l’abbiamo fatta» è la cosa<br />

più bella di tutte. Accanto a lui ci sono<br />

Brody e Doe, appiccicati come sempre, e<br />

un po’ più defilato c’è anche Tellin,<br />

appoggiato alla parete di pannelli di un<br />

legno rossissimo.<br />

«Visto che il giorno del tuo compleanno<br />

non potrai essere qui con noi, abbiamo<br />

pensato di farti una festa a sorpresa»,<br />

spiega zia Rachel.<br />

Arriva la titolare del ristorante, che con<br />

un po’ di menu in mano ci accompagna in<br />

una saletta privata sul retro. L’hanno tutta<br />

addobbata e sembra di stare in fondo al<br />

mare. È un sogno.<br />

«Ma è...» comincio a dire guardando<br />

tutte le decorazioni. Stelle filanti che<br />

pendono dal soffitto in tutte le tonalità del


verde e del blu. Una quantità incredibile<br />

di palloncini a forma di stella marina,<br />

cavalluccio marino e pesci tropicali. E<br />

poi lucine intermittenti blu e verdi tutto<br />

intorno alla sala. Ho le lacrime agli occhi<br />

e un groppo in gola per l’emozione.<br />

Faccio un respiro profondo per<br />

riprendermi un attimo prima di dire: «È<br />

meraviglioso. Grazie». Poi mi rendo<br />

conto che forse tutto questo non è solo<br />

opera dei miei amici e dei miei familiari e<br />

allora aggiungo: «A tutti».<br />

«Cosa aspettiamo?!» domanda Quince<br />

strofinandosi le mani. «Andiamo a<br />

mangiare.» Sposta la sedia a capotavola e<br />

mi fa segno di accomodarmi. Una volta<br />

seduta, lui prende posto accanto a me. Si<br />

sistemano anche tutti gli altri e il<br />

cameriere comincia a portare il sushi.<br />

Un vassoio di tempura di gamberetti e di<br />

temaki.<br />

Un bellissimo piatto di maki.


Un misto coloratissimo di anago,<br />

hamachi e toro nigiri.<br />

Un compleanno coi fiocchi.<br />

A un certo punto il cameriere fa<br />

capolino per vedere se vogliamo<br />

dell’altro, facciamo tutti dei versi che<br />

vogliono dire no. Incrocio lo sguardo di<br />

Tellin seduto all’altro capo del tavolo –<br />

l’unico lì dentro in grado di tenermi testa<br />

quando si tratta di mangiare sushi – e le<br />

nostre facce dicono: «Oddio, adesso<br />

scoppio».<br />

«Sono piena come un uovo», annuncio.<br />

Anche gli altri sono nelle mie stesse<br />

condizioni. Il cameriere annuisce e se ne<br />

va. «Adesso è arrivato il momento dei<br />

regali», fa zia Rachel prendendo da sotto<br />

la sedia un pacchettino viola.<br />

Tutti applaudono e io arrossisco. Quella<br />

è la parte che mi piace di meno dei<br />

compleanni sulla terraferma. M’imbarazzo


da morire. In fondo al mare è solo<br />

un’occasione per festeggiare qualcuno,<br />

non per fargli dei regali. Ricevere regali è<br />

bellissimo, ma io mi vergogno quando<br />

sono al centro dell’attenzione e tutti mi<br />

guardano mentre scarto con cura – o con<br />

poca delicatezza – il pacchetto.<br />

Ma ormai sono un’abitante della<br />

terraferma a tempo pieno e mi ci devo<br />

abituare.<br />

Zia Rachel si mette il regalo davanti e<br />

dice: «Se non ti dispiace, il mio te lo<br />

vorrei dare per ultimo».<br />

«Apri il mio, allora», fa Shannen,<br />

indicando il pacchetto con la carta gialla e<br />

i nastrini arancioni accanto al mio<br />

bicchiere d’acqua.<br />

«D’accordo.» Sorrido e prendo il<br />

regalo.<br />

«C’è una tradizione secondo la quale, se<br />

la festeggiata strappa la carta del primo<br />

regalo che apre, avrà una sculacciata per


ogni anno che ha.»<br />

Conoscendo la tradizione – e quanto ci<br />

tenga la zia a farla rispettare – sollevo<br />

con molta attenzione lo scotch usato per<br />

fermare la carta. Una volta finito, passa il<br />

tutto a zia Rachel che lo deve ispezionare.<br />

«Purtroppo Lily è riuscita a scartare il<br />

regalo talmente bene che si è scampata<br />

sculacciate per i prossimi quattro<br />

compleanni.»<br />

Ridono tutti. Io intanto colgo<br />

l’occasione per aprire la scatolina bianca<br />

che contiene il regalo di Shannen. Dentro,<br />

su un letto di fazzolettini gialli di carta,<br />

c’è una calcolatrice arancione coi tasti<br />

gialli. La tiro fuori e mi ci metto a giocare<br />

un po’.<br />

«È per i test di domani», spiega<br />

Shannen.<br />

«È perfetta». Mi alzo per abbracciarla.<br />

«Ogni volta che dovrò risolvere un<br />

problema di matematica, penserò a te. Mi


aiuterà a concentrarmi meglio.»<br />

Shannen è raggiante.<br />

«Ora il mio.» Doe mi passa sul tavolo<br />

una scatolina non incartata.<br />

Mi rimetto a sedere e prendo il regalo.<br />

Questo sì che è un momento importante.<br />

Doe che partecipa a un rituale proprio<br />

degli umani. Significa che stiamo facendo<br />

progressi, no?<br />

Le faccio un sorrisino prima di<br />

sollevare il coperchio.<br />

Resto senza fiato.<br />

«Ho pensato che visto che ne avevi fatta<br />

una per Quincy, magari ne volevi una<br />

uguale anche per te.»<br />

Tutta emozionata, tiro fuori il<br />

piccolissimo dollaro della sabbia color<br />

zaffiro. «Doe, ma è stupendo.» Tiro fuori<br />

la collanina perché tutti possano vederla.<br />

Quince infila una mano sotto il colletto<br />

della maglietta e mostra quella identica<br />

che ho fatto io per lui solo qualche


settimana fa. Mi fa un sorriso che<br />

potrebbe sembrare perfettamente normale,<br />

ma in realtà non lo è. Quello che vuole<br />

dire è: «C’è speranza anche per Doe,<br />

allora».<br />

Sono totalmente d’accordo con lui.<br />

«Grazie, Dosinia. Non potevi farmi un<br />

regalo più bello di questo», le dico col<br />

cuore.<br />

Lei alza gli occhi al cielo e fa spallucce,<br />

come se il complimento che le ho appena<br />

fatto non la toccasse minimamente. Ma è<br />

chiaro che è orgogliosa di se stessa. Tanto<br />

più che adesso che non ha i suoi poteri,<br />

non può neanche più ibernare i dollari<br />

della sabbia, e quindi significa o che ha<br />

pianificato la cosa con largo anticipo o<br />

che si è fatta aiutare da qualcuno.<br />

Vorrà pure far credere agli altri che non<br />

le importa di nessuno se non di se stessa,<br />

ma sta cominciando a dimostrare che non<br />

è vero. In più di un’occasione.


Brody mi consegna una busta da lettera.<br />

«Ora tocca a me.»<br />

Apro la busta, curiosa di scoprire che<br />

tipo di regalo possa contenere. Tiro fuori<br />

un foglio, comincio a leggere e capisco<br />

subito. «Non ci credo. Davvero?»<br />

Incredula, leggo la lettera per la seconda<br />

volta.<br />

«Vero come l’oro delle medaglie<br />

olimpiche.»<br />

«Cosa?» domanda Shannen.<br />

Zia Rachel le fa eco: «Cos’è?»<br />

Mi schiarisco la gola e leggo a voce<br />

alta. «Cari professori, giovedì e venerdì<br />

gli studenti che troverete su questa lista<br />

non potranno essere presenti alle vostre<br />

lezioni per via dei campionati nazionali di<br />

nuoto: gli atleti Brody Bennett, Kevin<br />

Velasquez, Raymond Flynn e il direttore<br />

sportivo Lily Sanderson. Vi prego di<br />

comunicare loro con anticipo i compiti<br />

assegnati in modo che possano


consegnarli in tempo. Per qualsiasi<br />

domanda, non esitate a contattarmi.<br />

Professor Hill, allenatore della squadra di<br />

nuoto.»<br />

«Io non ho capito», fa Shannen.<br />

Anche Doe, pare. «E qual è il regalo?»<br />

Sono fuori di me dalla gioia. Il mio<br />

sguardo incrocia quello di Brody, che sta<br />

seduto dall’altra parte del tavolo. «Andrò<br />

ai campionati nazionali.»<br />

Tutti gli altri restano in silenzio, come<br />

per dire: «E allora...?»<br />

«La presenza del direttore sportivo di<br />

solito non è richiesta in questo tipo di<br />

gare, ci vanno solo l’allenatore e un paio<br />

di atleti.» Guardo Brody ancora incredula.<br />

«È un regalo stupendo. Grazie.»<br />

Nei tre anni in cui ho fatto il direttore<br />

sportivo della squadra, il fatto di non<br />

poter seguire i ragazzi a Orlando e di non<br />

poter prendere nota dei loro tempi<br />

migliori mi ha sempre lasciato un po’


l’amaro in bocca. È troppo bello avere la<br />

possibilità di farlo adesso che sono<br />

all’ultimo anno.<br />

Brody ha guadagnato un sacco di punti.<br />

Non solo perché mi ha fatto mettere nella<br />

lista, ma soprattutto perché ha capito<br />

quanto ci tenessi. Forse non è poi così<br />

preso da se stesso come pensavo.<br />

Forse, alla fine, questo rituale dei regali<br />

non è poi tanto inutile.<br />

Senza dire una parola, Quince tira fuori<br />

una scatolina dalla tasca interna del suo<br />

giacchetto di pelle e me la passa sul<br />

tavolo.<br />

Lo guardo negli occhi mentre prendo la<br />

scatola e sciolgo il nastrino rosso. Non<br />

abbiamo avuto molto tempo per stare<br />

insieme da quando sono tornata, ma il<br />

modo in cui mi guarda mi fa capire che<br />

avremo un lungo futuro l’uno accanto<br />

all’altra.<br />

Apro la scatola e prendo quel che c’è


dentro: è qualcosa di metallo. Guardo e<br />

vedo un portachiavi d’argento a forma di<br />

stella marina. «È bellissimo», dico con un<br />

filo di voce.<br />

Lui si avvicina. «Giralo.»<br />

Sul retro, c’è un’incisione dolcissima e<br />

fantastica. PER SEMPRE LA MIA PRINCIPESSA.<br />

TI AMO.<br />

Mi si riempiono subito gli occhi di<br />

lacrime. «Ti amo anch’io», mimo con la<br />

bocca.<br />

«Fai vedere.» Shannen si allunga sul<br />

tavolo per prendere la stella marina, legge<br />

l’incisione e resta senza parole.<br />

Il portachiavi fa il giro del tavolo. I<br />

maschi alzano le spalle e le femmine<br />

sospirano. Quando me lo restituiscono, me<br />

lo stringo al cuore. «Grazie», mi limito a<br />

dirgli, ma è impossibile esprimere a<br />

parole quello che sento.<br />

«E adesso credo proprio sia arrivato il<br />

momento giusto per darti anche il mio


egalo», annuncia zia Rachel. Solleva e<br />

mi consegna il suo pacchetto viola. Ha gli<br />

occhi pieni di orgoglio e di emozione,<br />

mentre lo scarto. È un pacchettino<br />

abbastanza piccolo e non pesa quasi<br />

niente. Forse è un buono? Potrei sfruttarlo<br />

per andarmi a comprare un po’ di cose<br />

per la spiaggia. Infradito, costumi,<br />

canottierine. Allo shopping non dico mai<br />

di no.<br />

Ma quando guardo dentro, mi accorgo<br />

che all’interno della scatolina rosa e viola<br />

non c’è un buono, ma una chiave.<br />

Non capisco. Ce le ho già le chiavi di<br />

casa, sia della porta sul retro che di<br />

quella principale. Altre serrature da<br />

aprire non ne ho. A scuola gli armadietti<br />

si aprono con la combinazione, non<br />

servono chiavi.<br />

E poi non sembra per niente la chiave di<br />

una porta di casa.<br />

«Per che cos’è?» domando.


Quince sorride, prende la chiave e se la<br />

gira e rigira in mano. Ho capito che ha<br />

capito. «Una Toyota Corolla, se non<br />

sbaglio.»<br />

Zia Rachel annuisce.<br />

«Un’automobile?» Sono senza fiato.<br />

«Io e tuo padre abbiamo deciso che<br />

avrai bisogno di un’auto tutta tua per<br />

andare all’università.»<br />

Se andrò all’università, mi verrebbe da<br />

dire. Sono talmente preoccupata per i test<br />

di domani, che sono quasi certa che non<br />

riuscirò mai a essere ammessa.<br />

Oggi però è un giorno di festa, mi rifiuto<br />

di essere negativa. E poi... adesso ho pure<br />

la macchina!<br />

«Un’automobile?! Zia, è un regalo<br />

fantastico.» La abbraccio stretta.<br />

«Speriamo di riuscire a imparare a<br />

guidare.»<br />

«Ti insegno io», dice Quince.<br />

Lo guardo un po’ scettica. «Come


quando hai detto che mi avresti insegnato<br />

a portare Principessa?»<br />

Tornata a Seaview, mi aveva promesso<br />

che mi avrebbe insegnato a portare la sua<br />

moto. E quel paio di lezioni che abbiamo<br />

fatto non sono finite proprio bene. Niente<br />

ossa rotte, ma qualche graffio sì, sia per<br />

me sia per Principessa. Se finisco un’altra<br />

volta contro i cassonetti, sono certa che<br />

Quince cambierà idea sul fatto<br />

d’insegnarmi.<br />

«Quando avrò finito con te, sarai così<br />

brava che guiderai come una campionessa<br />

di corse automobilistiche.»<br />

Gli sorrido. Se c’è qualcuno che può<br />

riuscire a insegnarmi a guidare, quello è<br />

Quince.<br />

Arrivati a questo punto, la mia festa a<br />

sorpresa meglio di così non potrebbe<br />

andare.<br />

Dall’altro capo del tavolo, Tellin si alza<br />

in piedi. «Purtroppo io non ho un regalo


per la nostra festeggiata», dice prendendo<br />

in mano il suo bicchiere d’acqua. «E<br />

allora mi piacerebbe poter almeno<br />

proporre un brindisi.»<br />

Anche tutti gli altri si alzano in piedi col<br />

bicchiere in mano. Mi alzo anch’io,<br />

perché non so cos’altro fare.<br />

«Alla mia amica d’infanzia. La<br />

principessa dei nostri cuori. Una persona<br />

cara, generosa e leale che rinuncerebbe a<br />

tutto pur di poter stare con le persone che<br />

ama.» A questo punto mi lancia<br />

un’occhiata indecifrabile. «Persino al suo<br />

titolo. A Lily.»<br />

Solleva il calice, e tutti gli altri<br />

ripetono: «A Lily».<br />

Tutti tranne me. E Quince.<br />

Agli altri presenti è sfuggita la sottile<br />

frecciatina che mi ha lanciato Tellin.<br />

«Che significa?» vuole sapere Quince.<br />

Deglutisco. Si mette male. «Cosa?»<br />

Lancio un’occhiataccia a Tellin – ma lo


sa che cos’ha combinato? –, lui però si<br />

limita a sorridermi e si rimette a sedere.<br />

Sa benissimo cosa sta per succedere.<br />

Anche quello fa parte del suo piano per<br />

farmi accettare la sua proposta.<br />

Quince ha una voce sorprendentemente<br />

calma. «Sai benissimo a cosa mi riferisco.<br />

Cos’è questa storia che devi rinunciare al<br />

titolo? Non dice sul serio, vero?»<br />

Guardo tutte le persone intorno a me che<br />

mi fissano. Vedo già la nave affondare.<br />

«Quince, possiamo parlarne dopo?»<br />

«Che significa, Lily?» Adesso il tono<br />

della sua voce vuol dire: «Se adesso non<br />

mi racconti la verità, me ne vado».<br />

È dura dirlo davanti a tutti, ma non ho<br />

alternativa. «La legge di Thalassinia<br />

stabilisce che, se l’erede al trono non<br />

trova un compagno per la vita cui legarsi<br />

prima del compimento del diciottesimo<br />

anno d’età... perde il titolo e il diritto al<br />

trono per sempre.»


Quince mi guarda coi suoi occhi azzurri<br />

come il mar dei Caraibi. Ha la fronte<br />

aggrottata, è molto confuso. Scuote la<br />

testa, come se per lui questa cosa non<br />

avesse senso.<br />

«Allo scoccare della mezzanotte di<br />

martedì, non sarò più la futura regina di<br />

Thalassinia.»<br />

Tranne me e Quince, tutti quelli che<br />

stanno ancora in piedi si lasciano cadere<br />

sulle sedie. C’è chi fa sospiri e chi resta<br />

senza fiato. Doe sapeva già tutto, per gli<br />

altri è uno shock.<br />

Lo sguardo di Quince potrebbe<br />

perforare lo scafo di una nave da guerra.<br />

Sta per dire qualcosa, ma arriva il<br />

cameriere che ci chiede: «Pronti per la<br />

torta?»<br />

Io non stacco gli occhi da Quince, che<br />

chiude i suoi, scuote la testa e si lascia<br />

cadere sulla sedia. È evidente che la<br />

discussione non è ancora finita, ma adesso


mi pare di capire che non se la senta di<br />

rovinare la festa. Almeno agli altri.<br />

«Sì, grazie. Se portasse la torta ora,<br />

sarebbe perfetto», risponde zia Rachel<br />

fingendo un tono allegro.<br />

Lentamente mi rimetto a sedere, non<br />

intendo far finta di non sapere per quale<br />

motivo Quince è arrabbiato. Questo<br />

piccolissimo particolare non glielo avevo<br />

detto. Volevo farlo dopo il compleanno e<br />

a rinuncia fatta. In parte perché mi<br />

aspettavo una reazione del genere. E poi<br />

perché si tratta di una decisione che spetta<br />

a me. È mia e basta.<br />

Grazie mille, Tellin. Gli lancio<br />

un’occhiataccia nell’istante in cui si<br />

spengono le luci e il cameriere, seguito<br />

dalla padrona del ristorante e dai due<br />

cuochi, entra con la torta e le candeline<br />

accese. Cominciano a cantarmi la<br />

canzoncina di buon compleanno, e io<br />

provo a godermi il momento. A godermi il


fatto di poter festeggiare il mio<br />

diciottesimo compleanno coi miei amici e<br />

i miei cari. Ma, anche se Quince si sforza<br />

di comportarsi normalmente, io sento tutta<br />

la sua rabbia investirmi come uno<br />

tsunami.<br />

«Esprimi un desiderio», mi dice zia<br />

Rachel.<br />

Guardo la torta bianca con le ondine<br />

azzurre e verdi e la scritta BUON<br />

COMPLEANNO LILY, e mi si riempiono gli<br />

occhi di lacrime. Li chiudo prima che gli<br />

altri se ne accorgano, trattengo il respiro,<br />

esprimo un desiderio e poi soffio.<br />

Quando riapro gli occhi, dalle candeline<br />

salgono filetti di fumo e tutti applaudono.<br />

Tutti tranne Quince.<br />

Ma c’è ancora speranza per il mio<br />

desiderio, credo. Perché non ho<br />

desiderato una cosa sciocca come per<br />

esempio che Quince non fosse più


arrabbiato con me. Non ho voluto<br />

sprecare la magia del desiderio di<br />

compleanno per qualcosa che posso<br />

risolvere con una lunga chiacchierata.<br />

No, ho pensato molto al desiderio da<br />

esprimere nelle ultime due settimane, mi<br />

sono preparata. E alla fine non è stato<br />

difficile deciderlo.<br />

Ho espresso il desiderio che Quince un<br />

giorno possa tornare a Thalassinia con<br />

me.<br />

Speriamo che la magia della torta di<br />

compleanno funzioni.<br />

Zia Rachel mi riporta a casa a bordo della<br />

mia macchina – la mia macchina! –<br />

perché adesso non sarei in grado di<br />

prendere lezioni di guida. Tra la litigata<br />

che mi aspetta con Quince, i test di<br />

domani, il colloquio e la verità che c’è


dietro la rivelazione che ha fatto Tellin<br />

(ovvero il fatto di non poter essere più<br />

una principessa), sono un fascio di nervi e<br />

ho la nausea.<br />

«Non ha il cambio automatico, quindi<br />

probabilmente ti ci vorrà un po’ di più per<br />

imparare, ma alla lunga è meglio, vedrai»,<br />

mi spiega la zia, girando il volante mentre<br />

entriamo nel nostro vialetto.<br />

Io annuisco un po’ assente, sto pensando<br />

a Quince. Mi aspetta davanti casa sua,<br />

appoggiato al muro. È l’immagine perfetta<br />

del ragazzo ribelle con quei jeans<br />

strappati, la maglietta nera aderente al<br />

punto giusto e gli scarponcini da moto<br />

tirati a lucido. È così bello che vorrei non<br />

dover scendere dall’auto e rovinare il<br />

quadretto.<br />

Nonostante la luce soffusa dei lampioni<br />

e la pioggerellina oltre i vetri, vedo<br />

benissimo quanto sia teso.<br />

Sono un’idiota. Perché non gliel’ho


detto prima? Non che gli abbia mentito,<br />

ma gli ho comunque nascosto qualcosa.<br />

Qualcosa di grosso, è vero, ma che<br />

comunque riguarda me. Sapevo benissimo<br />

a cosa sarei andata incontro.<br />

Ma noi due stiamo insieme e dovremmo<br />

dirci tutto. Non come ho fatto io, che<br />

adesso dovrò pagarne il prezzo.<br />

Zia Rachel parcheggia e spegne il<br />

motore.<br />

«Vengo tra un pochino. Spero», le dico,<br />

mentre apro – un po’ controvoglia – la<br />

portiera dell’auto.<br />

«Sii comprensiva. È stata una grossa<br />

sorpresa per lui, credo si sia sentito un<br />

po’ preso alle spalle.»<br />

«Lo so.» Cavolo, se lo so.<br />

Mi dà una pacca per incoraggiarmi. Poi<br />

scendo dall’auto, sotto la pioggia.<br />

Raddrizzo le spalle, voglio che sia lui a<br />

parlare per primo. Se cominciassi subito a<br />

giustificarmi e a scusarmi, non aiuterebbe.


Giro l’angolo e lo trovo esattamente<br />

nella stessa posizione di prima. Incurante<br />

della pioggia, sta lì a fissare la buca delle<br />

lettere in fondo al suo vialetto. Non dico<br />

una parola, mi limito a mettermi vicino a<br />

lui con le spalle appoggiate alla balaustra<br />

della veranda. Aspetto.<br />

Non devo aspettare a lungo.<br />

«Quando avevi intenzione di dirmelo?»<br />

Ha la voce molto più calma di quanto mi<br />

aspettassi.<br />

Visto che ho deciso che a questo punto è<br />

meglio essere sinceri, ammetto: «Non lo<br />

so».<br />

Forza una risata. «Non lo sai?!»<br />

«Se fosse venuto fuori, te l’avrei detto.<br />

Dopo il mio compleanno, probabilmente.<br />

Ma, a essere sincera, non credevo che ti<br />

riguardasse.»<br />

«Non mi riguarda, secondo te? Hai<br />

deciso di rinunciare al trono per me e<br />

secondo te la cosa non mi riguarda?»


«Questa mia decisione non ha avuto a<br />

che fare solo con te. Ho scelto così anche<br />

per mia madre, per la parte di me che<br />

appartiene alla terraferma e che solo ora<br />

comincio a comprendere.»<br />

Quando nomino mia madre, si<br />

ammorbidisce un po’. Anche se suo padre<br />

è uno scansafatiche, Quince ha comunque<br />

ancora tutti e due i genitori, per cui è<br />

molto sensibile al fatto che io abbia perso<br />

mia madre da piccola.<br />

«E anche per zia Rachel e Doe. E per<br />

me stessa. Voglio una vita diversa, un<br />

futuro diverso, poter far altro che<br />

negoziati, decreti e cerimonie...»<br />

«Stronzate.» Incrocia le braccia al petto,<br />

e io devo trattenermi, perché adesso<br />

vorrei solo poterlo toccare, stringere,<br />

abbracciare per sentire quei muscoli.<br />

«Stai facendo una cavolata. Solo perché<br />

adesso pensi che tutta quella roba sia<br />

noiosa, non vuol dire che non cambierai


idea. Sei troppo giovane per prendere una<br />

decisione così importante.»<br />

Faccio un respiro profondo. «Ma tu<br />

l’hai fatto, quando si è trattato di doverla<br />

prendere.»<br />

All’inizio di tutto, dopo quel bacio,<br />

mentre io cominciavo a capire che<br />

provavo qualcosa per lui, Quince mi ha<br />

pregato di non far annullare il nostro<br />

legame, perché lui mi amava da sempre. E<br />

anche nel momento in cui gli ho spiegato<br />

cosa avrebbe significato – rinunciare a<br />

vivere sulla terraferma, a stare vicino alla<br />

madre e a tutto quello che era stata la sua<br />

vita fino a quel momento –, lui ha insistito<br />

perché quel legame non venisse<br />

invalidato.<br />

Era pronto a rinunciare a tutto per me.<br />

Ma non vuole che io faccia lo stesso per<br />

lui.<br />

«Era diverso», controbatte.<br />

«In che modo?» gli chiedo mentre mi


scosto dalla balaustra e mi metto davanti a<br />

lui. Ho i capelli fradici per la pioggia,<br />

devo metterli dietro alle orecchie per<br />

evitare che mi si appiccichino al viso.<br />

«Eri pronto a rinunciare a ogni cosa per<br />

un mondo del tutto sconosciuto e un futuro<br />

incerto con me. Io vivo sulla terraferma<br />

da quasi quattro anni, ormai. Almeno io so<br />

a cosa vado incontro se resto qui.» Mi<br />

avvicino e poggio le mani sulle sue<br />

braccia. «E so cosa significa restare con<br />

te.» Per un istante credo che stia per cedere,<br />

che stia per ammettere di essere stato uno<br />

sciocco, che stia per prendermi tra le sue<br />

braccia per fare la pace. Ma un attimo<br />

dopo è tutto diverso. È di nuovo<br />

arrabbiato. «Ti stai comportando da<br />

stupida. Non ti permetterò di rinunciare al<br />

tuo mondo e al trono per me.» Toglie le<br />

braccia dal petto, allontana le mie mani.<br />

Adesso non c’è più nessun punto di


contatto tra noi. Senza aggiungere un’altra<br />

parola, prende il suo giacchetto di pelle<br />

dalla balaustra, si allontana dalla veranda<br />

e se ne va verso il vialetto che separa le<br />

nostre case.<br />

Lo seguo, con le infradito che scivolano<br />

sull’erba fradicia. Adesso sono davvero<br />

preoccupata. Mi sta allontanando più che<br />

può.<br />

Continuo a seguirlo sul vialetto e gli<br />

grido: «Perché? Che differenza c’è tra il<br />

mio sacrificio e il tuo? Il risultato alla<br />

fine è lo stesso».<br />

Non dice niente, alza solo le spalle.<br />

Prende il casco appeso al manubrio, se lo<br />

infila in testa e se lo aggancia. «È diverso<br />

perché farlo per te vale la pena.»<br />

«E farlo per te, no?»<br />

«No.» Gira la chiave, Principessa<br />

prende vita. Il rombo del motore mi<br />

ferisce le orecchie, non riesco a<br />

muovermi. Ho gli occhi pieni di lacrime,


se li chiudo è la fine. Se non altro, con la<br />

pioggia non può accorgersi che piango.<br />

Come può dire una cosa simile? Come<br />

può anche solo pensarla? Ha davvero così<br />

poca stima di se stesso da credere che<br />

nessuno debba sacrificarsi per lui? Il mio<br />

cuore va in frantumi, si spezza per lui.<br />

All’improvviso non m’importa più<br />

niente di quel litigio, della rinuncia al<br />

trono, della proposta di Tellin. Voglio<br />

solo che lui si renda conto di quanto sia<br />

speciale. Gli grido: «Ti sbagli. Vale la<br />

pena ecc...»<br />

«Perché Tellin è qui?»<br />

«Cosa?» gli chiedo, presa alla<br />

sprovvista da quel cambio inaspettato di<br />

argomento.<br />

Quince continua a non guardarmi. «Lo<br />

so che non è qui per una semplice visita,<br />

Lily. Dimmi perché è venuto.»<br />

Faccio un bel respiro e mi asciugo la<br />

faccia. Non voglio mentirgli. Non adesso,


mai più. Una sola cosa non detta mi sta<br />

già costando troppo. «Vuole legarsi a me,<br />

ma solo nominalmente, solo per una<br />

questione di convenienza. Io potrei restare<br />

l’erede al trono e poi un giorno diventare<br />

regina. E lui poi potrebbe governare al<br />

mio fianco.»<br />

Quince sta seduto sulla moto, in<br />

silenzio. Guarda a terra, mentre il rombo<br />

del motore echeggia tra le nostre due case.<br />

Trattengo il respiro, credo. Finalmente,<br />

dopo quello che a me sembra un tempo<br />

infinito, si gira a guardarmi. «Legati a lui.<br />

Resta una principessa. Diventa regina.»<br />

Le sue parole sono dolci e allo stesso<br />

tempo dure. Comincia a fare retromarcia e<br />

io devo fare un passo indietro per non<br />

farmi schiacciare i piedi. «Dimenticami.»<br />

Mentre lui dà di gas, scende lungo il<br />

vialetto fino in strada e poi sfreccia nella<br />

notte, io riesco solo a scuotere la testa.<br />

Gli corro dietro fino al marciapiede, poi


lui svolta e scompare.<br />

Non so quanto a lungo resto lì ferma<br />

impalata con la pioggia che m’inzuppa<br />

fino alle ossa e gli occhi fissi nel punto in<br />

cui è scomparso dalla mia vista. Alla fine<br />

la pioggia diminuisce e poi cessa. È<br />

fresco e mi viene la pelle d’oca. Le<br />

lacrime si asciugano e mi rigano il viso.<br />

Mi riprendo solo quando sento un paio di<br />

mani che si appoggiano sulle mie spalle.<br />

«È ora di rientrare, cara. Devi riposare<br />

un po’ per domani», mi dice zia Rachel.<br />

Annuisco, ma sono ancora stordita. Più<br />

tardi mi ritrovo a letto, con gli occhi<br />

spalancati che fissano il soffitto. Non sono<br />

sicura di cosa mi faccia stare più male: il<br />

fatto che Quince mi abbia lasciato, o che<br />

l’abbia fatto per la poca stima che ha di se<br />

stesso.<br />

Una cosa sola è certa: non ho intenzione<br />

di fare come ha detto. Non lo<br />

dimenticherò mai, per niente al mondo.


13<br />

«In questa parte dovrete usare la<br />

calcolatrice», spiega l’esaminatore,<br />

mentre legge le istruzioni che deve darci<br />

per ogni sezione dei test.<br />

Tiro fuori dello zaino la calcolatrice<br />

che mi ha regalato Shannen. Mentre<br />

l’esaminatore continua a parlare, pensieri<br />

su Quince, Tellin, Doe, Brody, sul futuro e<br />

sul passato cercano d’insinuarsi nella mia<br />

testa, ma io li scaccio. Devo. Potrò<br />

dedicarmici una volta finiti i test. Ma fino<br />

ad allora, devo restare concentrata.<br />

Qualunque sarà il mio futuro, voglio poter<br />

scegliere. E sulla terraferma, se non<br />

riesco a entrare all’università, non potrò


scegliere un bel niente.<br />

«Adesso potete aprire il compito e<br />

andare alla sezione di matematica. Avete<br />

venticinque minuti per completarla.<br />

Iniziate pure.»<br />

Sforzandomi di scacciare qualsiasi<br />

pensiero che non riguardi il test che ho<br />

davanti, cerco di convincermi che in quel<br />

momento esiste solo la matematica. Gemo.<br />

Ma ogni volta che inizio a leggere una<br />

domanda, è come se il mondo intorno a<br />

me cominciasse a fluttuare. Ci metto un<br />

po’ a capire che il motivo sono le lacrime<br />

che mi riempiono gli occhi. Come farò a<br />

prendere un bel punteggio al test se non<br />

riesco neanche a leggere le domande?<br />

Circa mezz’ora dopo, ci dicono di<br />

posare le matite e sono riuscita a fare<br />

quasi tutte le domande. Dubito persino di<br />

averle capite, figuriamoci se penso di<br />

aver risposto bene. Comunque, a dirla<br />

tutta, non m’importa. Adesso il litigio con


Quince – con cui non sarà tanto semplice<br />

riappacificarmi – è molto più importante<br />

di un test. Ce ne saranno altri. Di Quince,<br />

invece, ce n’è uno solo.<br />

Dopo due pause e altre tre sezioni<br />

diverse – che ho lasciato parzialmente<br />

incomplete –, l’esaminatore finalmente<br />

annuncia che il test è finito.<br />

Esultano tutti, tranne me, che mi limito<br />

ad abbandonarmi contro lo schienale della<br />

sedia, un po’ sollevata e un po’ agitata per<br />

quello che mi attende.<br />

C’è un bel sole, e quando esco trovo<br />

Shannen che mi aspetta nel parcheggio.<br />

Non c’è più traccia della pioggia di ieri.<br />

Visto che nel frattempo non ho<br />

magicamente imparato a guidare,<br />

stamattina mi ha accompagnata e ha<br />

promesso che mi sarebbe venuta a<br />

riprendere.<br />

«E insomma? Com’è andata?»<br />

«Ho preso un bel po’ di granchi»,


ispondo con un’alzata di spalle.<br />

«Sono certa che sei stata brava.» Si<br />

mette al posto di guida e accende il<br />

motore. «Andiamo a festeggiare?»<br />

Come se avessi voglia di festeggiare,<br />

figuriamoci. Non mi va neanche di<br />

parlare. Voglio solo tornare a casa,<br />

andare da Quince e cercare di capire se<br />

riusciamo a risolvere la faccenda. Ci<br />

dobbiamo riuscire per forza. Non potrei<br />

accettare il contrario.<br />

Prima di tutto però c’è un’altra cosa cui<br />

devo dare la priorità.<br />

Scuoto la testa mentre prendo posto sul<br />

sedile. «Non posso.»<br />

«Hai programmi?»<br />

Sospiro al pensiero di ciò che devo<br />

fare. Non è la cosa che mi sta più a cuore<br />

in questo momento, ma è necessario farla<br />

ora.<br />

«Stasera c’è la luna nuova. Se non<br />

sciolgo il legame tra Doe e Brody prima


che compaia in cielo, diventerà<br />

permanente.»<br />

E che quei due restino legati a vita non<br />

sarebbe una cosa buona per nessuno.<br />

«Come fai? A sciogliere il loro legame,<br />

intendo.»<br />

«Papà mi ha conferito il potere per<br />

compiere il rituale.» Tiro un po’ la cintura<br />

di sicurezza che mi dà fastidio sul collo.<br />

«Devo solo pronunciare la formula<br />

magica e far firmare alla nostra fantastica<br />

coppietta il consenso alla separazione.»<br />

«Niente di complicato, quindi.»<br />

«No. Spero di no.»<br />

Nel breve percorso da scuola a casa<br />

mia restiamo in silenzio, e io non faccio<br />

altro che pensare a quello che mi preme di<br />

più. Fare pace con Quince. Non è la prima<br />

volta che litighiamo – litigavamo già<br />

molto prima di metterci insieme –, ma<br />

questa volta è diverso. È una cosa seria. E<br />

voglio risolverla il prima possibile.


«Che ne dici di pranzare insieme<br />

domani? Così ci vediamo prima che parti<br />

per la tua festa di compleanno», mi fa<br />

Shannen mentre accosta davanti casa mia.<br />

«Certo. Fantastico.» Mi tolgo la cintura<br />

e apro la portiera.<br />

«Ottimo.»<br />

La saluto con la mano e lei se ne va.<br />

Entrata dalla porta in cucina, mi accorgo<br />

che in casa c’è uno strano silenzio. Visto<br />

che al momento ci viviamo in quattro, non<br />

è usuale che non ci sia nessuno. «Zia?<br />

Doe? Tellin?» Non mi rispondono, e io mi<br />

domando se in questa casa ci sia rimasta<br />

una qualche forma di vita. «Prithi?»<br />

Fortunatamente arriva un bel miao a<br />

rassicurarmi.<br />

In cucina comunque non c’è nessuno,<br />

allora vado in salotto. Sembra più vuoto<br />

del solito. Tellin non si è portato niente<br />

dietro, ma mi pare comunque di capire<br />

che se ne sia andato. I miei sospetti


trovano conferma nel biglietto che trovo<br />

sul tavolino.<br />

Ci vediamo al ballo.<br />

Be’, se non altro, adesso ho una<br />

preoccupazione in meno.<br />

Vado di sopra a cercare Doe. Sa<br />

benissimo che stasera dobbiamo risolvere<br />

la questione della separazione, non le sarà<br />

mica venuto in mente di sparire proprio<br />

adesso? A quanto pare, però, è proprio<br />

così. Non è in casa, ed è chiaro perché<br />

Prithi segua ogni mio passo.<br />

È già pomeriggio inoltrato. Tra qualche<br />

ora sarà troppo tardi.<br />

Prendo il telefono – quello che di solito<br />

faccio cadere nella vasca – e compongo il<br />

numero di Brody. «Pronto, sono Lily<br />

Sanderson. Brody è in casa?» domando<br />

alla madre.<br />

«No, cara. Credo sia uscito con tua<br />

cugina.»<br />

«Le ha detto dove andavano?»


«Veramente no. Però ho visto che ha<br />

preso costume e asciugamano. Forse in<br />

piscina?»<br />

Non credo. Come tutte le sirene, anche<br />

Doe è allergica al cloro. Saranno andati in<br />

spiaggia. Strano, però, perché tanto Doe<br />

non potrebbe seguirlo in fondo all’oceano.<br />

Però è sempre acqua salata. E per<br />

entrambi vuol dire casa.<br />

«Va bene, grazie. Proverò lì», dico alla<br />

signora Bennett.<br />

Fantastico. E adesso come ci arrivo in<br />

spiaggia? Ottimo motivo per andare a<br />

parlare con Quince, farci pace e<br />

chiedergli un passaggio. Prendo i<br />

documenti per la separazione in camera<br />

mia e me li infilo in tasca prima di uscire.<br />

Mentre attraverso il vialetto di ghiaia che<br />

divide le nostre case, cerco di decidere<br />

cosa dire. Mi dispiace. Avrei dovuto<br />

dirtelo. Ma è una decisione che riguarda<br />

solo me, e io ti amo. Non potrei mai


lasciarti.<br />

Quando arrivo davanti ai gradini della<br />

veranda, ho già il discorso pronto. Busso<br />

e aspetto davanti alla grossa porta bianca.<br />

Non appena si apre, con un sorriso<br />

mortificato comincio subito a dire: «Mi<br />

dis...»<br />

«Ciao, Lily», mi saluta la madre di<br />

Quince.<br />

«Signora Fletcher?» È strano che sia<br />

venuta lei ad aprire. Di solito o è al<br />

lavoro o dorme: fa il turno di notte in<br />

fabbrica, per cui di giorno riposa.<br />

«Janet», mi dice con un sorriso un po’<br />

smunto. «Chiamami Janet.»<br />

Io annuisco, ma tanto non ci riesco a<br />

darle del tu. «Quince è in casa?»<br />

Il viso sottile, che la fa sembrare più<br />

vecchia di quello che è, si adombra. «Non<br />

te l’ha detto?»<br />

Ho subito una brutta sensazione, ed è<br />

come un pugno nello stomaco. «Cosa


doveva dirmi?»<br />

«È partito.» Si appoggia col braccio<br />

alla porta, come se avesse bisogno di<br />

sostegno. «Se n’è andato ieri sera, era<br />

diretto sulla costa.» Scuote la testa<br />

rattristata. «Credo da suo padre.»<br />

«Ah», è tutto quello che riesco a dire.<br />

Ho il groppo in gola.<br />

«Credevo te l’avesse detto.»<br />

Mi salgono le lacrime agli occhi e non<br />

posso farci niente. «Abbiamo avuto una<br />

specie di discussione. Non gli ho detto<br />

una cosa e... si è parecchio arrabbiato.»<br />

«Dimmi che non l’hai...» Fa una pausa,<br />

come se cercasse le parole giuste per<br />

dirlo. «Non l’hai tradito, vero?»<br />

«No! Nulla del genere. Non esiste.»<br />

«E allora non devi preoccuparti.» Sul<br />

viso sottile compare un sorriso. «Mio<br />

figlio a volte ha un caratteraccio, ma se<br />

non hai violato il suo codice di lealtà, una<br />

volta che gli sarà passata, tornerà tutto a


posto.»<br />

«Lo spero.» Non so se andrà così, ma lo<br />

spero proprio.<br />

«Ti ama. E per lui questo vuol dire<br />

tutto.»<br />

Non ho altra scelta che crederle.<br />

Anch’io provo la stessa cosa, e voglio<br />

pensare che Quince ci creda ancora.<br />

Oltretutto non posso nemmeno andare a<br />

cercarlo, perché prima devo trovare<br />

quegli altri due, Doe e Brody.<br />

Io e Quince risolveremo le nostre cose<br />

più tardi.<br />

Se solo riuscissi a convincermi che con<br />

la mia omissione non ho tradito il suo<br />

codice di lealtà, come dice la madre.<br />

Forse per lui è stato una specie di<br />

tradimento.<br />

«Signora Fletcher...» Lei mi guarda<br />

male e io mi correggo: «Janet, potresti<br />

darmi un passaggio?»<br />

«Certo, cara.» Entra un secondo dentro


e prende la borsetta da terra. «Dove ti<br />

devo portare?»<br />

«Grazie signora Fle... ehm, Janet», mi<br />

correggo mentre parcheggia davanti alla<br />

spiaggia di Seaview.<br />

Mi metto subito sulle loro tracce. La<br />

Camaro di Brody è parcheggiata là, sono<br />

qui da qualche parte allora. Guardo sulla<br />

spiaggia. Giù in fondo c’è una famigliola<br />

coi bambini che fa il picnic e un paio di<br />

persone che corrono sulla battigia. Doe e<br />

Brody non si vedono.<br />

Mi viene un’idea e vado verso il molo.<br />

Mentre cammino a piedi nudi sulla<br />

sabbia, penso alle parole della mamma di<br />

Quince: che l’amore per lui è tutto, che mi<br />

perdonerà per non avergli detto certe<br />

cose.<br />

Se si sbagliasse, però? Se Quince


pensasse che ho tradito la sua fiducia e<br />

che non può più fidarsi di me? E se pure<br />

tornassimo insieme? Lui starebbe sempre<br />

lì a chiedersi se gli tengo qualcosa<br />

nascosto? Se gli venissero dubbi e<br />

sospetti ogni volta che torno a casa per il<br />

fine settimana? Visto che non può venire<br />

con me, non potrebbe mai vedere coi suoi<br />

occhi che non ha niente di cui<br />

preoccuparsi.<br />

Arrivata al molo, ho di nuovo le lacrime<br />

agli occhi. Vorrei solo che Quince fosse<br />

qui per poterne parlare insieme e<br />

risolvere tutto. Quando comincio a<br />

pensare da sola alle cose, perdo<br />

puntualmente il controllo della situazione.<br />

«Lily?» La voce di Doe mi salva da<br />

quella spirale di pensieri. «Che ci fai<br />

qui?»<br />

In acqua, immersi fino alle spalle,<br />

completamente vestiti e nascosti dietro un<br />

pilone ci sono Doe e Brody.


«Cosa ci faccio qui?» ripeto, cercando<br />

di riprendermi un po’. «Sono venuta per<br />

la separazione. Se per caso ve lo siete<br />

dimenticati, il legame diventerà<br />

permanente con la luna nuova di questa<br />

sera.»<br />

Gli occhi azzurri e penetranti di Doe si<br />

spostano su Brody e poi di nuovo su di<br />

me. «Io... non l’ho dimenticato.»<br />

«E allora perché sei sparita?» le chiedo<br />

spazientita.<br />

A volte, ve lo giuro, sembra che<br />

scolleghi il cervello. Prima il fatto del<br />

tridente rubato, poi il bacio dato a Brody<br />

e adesso questo. Vorrei che si decidesse a<br />

crescere una buona volta e la smettesse di<br />

scaricare i suoi problemi addosso a me.<br />

Li raggiungo a nuoto e tiro fuori i<br />

documenti per la separazione. Per fortuna<br />

sono di algamena e non si rovinano con<br />

l’acqua salata, altrimenti a quest’ora si<br />

sarebbero inzuppati nelle tasche dei miei


pantaloni a pinocchietto. «Vediamo di<br />

risolvere questa faccenda.»<br />

Nessuno di loro due proferisce parola.<br />

Io tocco appena. Cerco sul foglio le<br />

parole da recitare scritte con la calligrafia<br />

incomprensibile di papà e alle fine trovo<br />

il punto da cui devo iniziare. Ricaccio<br />

indietro le lacrime solo un paio di volte<br />

per riuscire a leggere. «Di un errore si è<br />

trattato. Il legame deve esser revocato.<br />

Separati resteranno, i due che davanti a<br />

me...»<br />

«Non farlo.» Doe lo dice con un filo di<br />

voce.<br />

Mi lascia di sasso. Se mi avesse urlato<br />

questa sua supplica, non avrebbe avuto su<br />

di me lo stesso effetto. Credo sia la prima<br />

cosa seria che le sento dire. La guardo e<br />

l’emozione che le vedo negli occhi spiega<br />

tutto. Conosco bene quel tipo di emozione.<br />

Sarà lei a dovermela spiegare, però. A<br />

voce alta.


«Perché?» le chiedo.<br />

Doe chiude gli occhi e prende la mano<br />

di Brody, lo so perché riesco a vedere<br />

sott’acqua. «Perché lo amo.»<br />

È sincera. Non so come faccio a saperlo<br />

per certo, ma le vedo negli occhi la stessa<br />

cosa che provo io per Quince.<br />

«Sapete cosa comporta questo?»<br />

Rivolgo la domanda a entrambi.<br />

«Sì. Gli ho spiegato tutto. Tutto.»<br />

«E a te sta bene?» mi rivolgo a Brody.<br />

Guarda Doe con la stessa emozione<br />

negli occhi. «Sì.»<br />

«Ne abbiamo parlato. Resterò sulla<br />

terraferma fino a dopo il diploma. Poi<br />

passeremo l’estate a Thalassinia. E<br />

quando Brody comincerà l’università,<br />

torneremo a casa durante le pause delle<br />

lezioni e le vacanze.»<br />

«Tu sei convinto di voler abbandonare<br />

il nuoto?» Questa dev’essere la parte più<br />

difficile per Brody. «Sai, vero, che il


cloro per te diverrà tossico?»<br />

«Sì.» I suoi occhi castano dorato mi<br />

guardano senza indugi. «Doe dice che<br />

riuscirò a gareggiare ai campionati<br />

nazionali.»<br />

Annuisco. La sua trasformazione non<br />

sarà istantanea. Sarà un cambiamento<br />

graduale, per cui se le gare saranno tra<br />

qualche settimana di certo un po’ di cloro<br />

non lo ucciderà. «Dovrebbe essere così in<br />

effetti.»<br />

«E a me questo basta. Il nuoto passa,<br />

Doe è per sempre.»<br />

La convinzione nelle sue parole mi fa<br />

salire di nuovo le lacrime agli occhi. Si<br />

capisce che hanno ragionato a lungo. E se<br />

Doe è disposta a passare così tanto tempo<br />

sulla terraferma per stare col ragazzo che<br />

ama... be’, vuol dire che il suo odio per<br />

gli umani è superato. Credo che meglio di<br />

così non potesse andare, per tutti. Doe non<br />

proverà mai più a spazzar via la East


Coast. Brody avrà modo di passare del<br />

tempo in un regno in fondo al mare. E Doe<br />

ha trovato l’anima gemella.<br />

Ma se è tutto così meraviglioso, come<br />

mai allora avrei voglia di mettermi a<br />

urlare?<br />

«Tutto a posto, Lil?» Brody deve aver<br />

notato il mio stato.<br />

«È tanto brutto vedermi felice col<br />

ragazzo di cui tu un tempo eri<br />

innamorata?» mi domanda Doe,<br />

mortificata fino alle lacrime.<br />

«No», sospiro.<br />

«Innamorata? Lily non è mai stata<br />

veramente innamorata di me», dice Brody<br />

col suo solito tono un po’ canzonatorio.<br />

«Credeva di esserlo», aggiunge Doe.<br />

Anche se è umiliante, non penso che<br />

l’abbia detto con cattiveria.<br />

«Ma tu adesso sei felice con Fletcher,<br />

no? Non sei mica ancora...» sta per<br />

chiedermi Brody.


Io però lo fermo subito. «Ma no. A te<br />

non ci penso proprio più. È solo che...<br />

sono tanto felice per voi.» E mi<br />

commuovo.<br />

Non sono proprio sicura che mi<br />

ritengano sincera, ma un attimo dopo mi<br />

ritrovo stretta in un abbraccio di gruppo.<br />

«Cos’è successo? È per via del brindisi<br />

di Tellin?» mi chiede Doe.<br />

Annuisco e basta, perché non riesco a<br />

parlare. È più perspicace di quanto<br />

credessi.<br />

Segue un lungo silenzio.<br />

«Diglielo, lo deve sapere», Brody<br />

incalza Doe.<br />

L’abbraccio di gruppo si scioglie e Doe<br />

mi guarda. Sembra molto seria. «Lily, c’è<br />

qualcosa su Tellin che devi sapere.»<br />

Deglutisce, quasi non ha il coraggio.<br />

«Negli ultimi anni io e lui siamo diventati<br />

amici.»<br />

Va bene. Non mi sembra una cosa


assurda.<br />

«Quando hai deciso di rinunciare alla<br />

corona, io sono andata da lui perché<br />

secondo me stavi facendo un errore<br />

enorme e Thalassinia avrebbe pagato il<br />

prezzo della tua scelta egoista.» Dalla<br />

faccia che fa, si direbbe che non creda<br />

neanche lei a quello che sta per dire.<br />

«Secondo me tu dovevi essere la nostra<br />

regina.»<br />

«Sul serio? Lo pensi davvero?» Sono<br />

scioccata dal fatto che lei confidi così<br />

tanto in me. Visto che non mi ha mostrato<br />

niente se non disprezzo e indifferenza, la<br />

sua confessione mi lascia un po’ attonita.<br />

Lei mi lancia un’occhiataccia e mi fa<br />

tornare sui binari. «E questo che c’entra<br />

con Tellin?»<br />

«Anche Tellin pensa le stesse cose. Che<br />

se non ci sarai tu su quel trono,<br />

Thalassinia e gli altri regni ne pagheranno<br />

le conseguenze.»


«La fiducia che nutrite nei miei<br />

confronti mi lusinga, ma non capisco cosa<br />

c’entri adesso.» Perché non si decide ad<br />

andare al sodo? Mi fa impazzire.<br />

«Abbiamo architettato un piano per farti<br />

tornare a casa prima del compleanno in<br />

modo tale che potessi incontrare Tellin e<br />

dargli la possibilità di farti la sua<br />

proposta.»<br />

Avete presente quando vi dicevo che<br />

ultimamente mi sono spesso sentita alla<br />

deriva? Ecco, anche adesso è così. Solo<br />

che è tre volte peggio.<br />

«Di che piano parli?!»<br />

«Lo tsunami e il bacio dato a Brody.»<br />

Chiude gli occhi, come se temesse la mia<br />

reazione. «Facevano parte del nostro<br />

piano per portarti da Tellin.»<br />

«Cosa?!» Ma non ha senso. «Perché?<br />

Non capisco.»<br />

«Lily. Mi sono fatta esiliare apposta»,<br />

confessa alla fine Doe, esasperata.


«Apposta?!» Scuoto il capo. «E perché<br />

mai?»<br />

«In parte perché così avrei assaggiato il<br />

sapore della vendetta sugli umani. E poi<br />

perché in questo modo avrei avuto<br />

l’occasione di legarmi a un ragazzo senza<br />

che lui sospettasse nulla. E così tu saresti<br />

dovuta tornare a casa con lui per la<br />

separazione.»<br />

«Tutto questo per farmi incontrare<br />

Tellin?»<br />

«Non ho mica detto che era un piano<br />

perfetto. Però ha funzionato, no?»<br />

Di tutti i piani stupidi, idioti, studiati<br />

male e imprudenti – visto che a furia di<br />

studiare ho imparato le parole per il test?<br />

– della storia dell’oceano, questo è nella<br />

top ten.<br />

Ancora confusa, domando: «Perché me<br />

lo dici adesso?»<br />

Doe si avvicina a Brody. «Perché sono<br />

innamorata, e perché lo sei anche tu.


Capisco solo ora a cosa avresti dovuto<br />

rinunciare per legarti a Tellin.» Sembra<br />

che ci sia arrivata. «E non te lo augurerei<br />

mai. Mi dispiace.»<br />

Non credo di aver ben capito. Ma quella<br />

che ho davanti è una Dosinia<br />

completamente nuova. Matura come avrei<br />

sempre voluto vederla.<br />

Se non fossi furiosa per via del loro<br />

piano assurdo che mi sarebbe potuto<br />

costare caro – che ancora potrebbe<br />

costarmi caro –, l’abbraccerei per<br />

dimostrarle quanto sono felice che sia<br />

cresciuta. Abbiamo dovuto superare un<br />

po’ di maretta, ma alla fine ci siamo<br />

riusciti. Ha chiesto scusa – da non<br />

credere! –, ha capito l’importanza di<br />

assumersi le proprie responsabilità e si è<br />

innamorata di un umano. In parte i nostri<br />

problemi sono risolti.<br />

Se adesso Quince si decidesse a tornare<br />

a casa, potremmo chiarirci e tornare a una


vita praticamente perfetta.


14<br />

Di solito adoro la domenica mattina:<br />

dormo di più e resto a letto fino a tardi,<br />

zia Rachel prepara le ciambelline e<br />

Quince viene a togliermi lo zucchero dalle<br />

guance. Ma oggi, non appena apro gli<br />

occhi, ho una bruttissima sensazione.<br />

Sento che Quince non è ancora tornato a<br />

casa.<br />

Quando scendo di sotto col mio pigiama<br />

colorato, vedo zia Rachel che rientra in<br />

cucina dal giardino col giornale in mano –<br />

di solito è Quince che ce lo porta – e le<br />

ciambelle sul tavolo intatte. Non mi<br />

sbagliavo, Quince non è tornato.<br />

Zia Rachel mi legge subito nel pensiero.


«Janet mi ha detto che l’ha chiamata ieri<br />

sera. Si è raccomandato di farti gli auguri<br />

da parte sua.»<br />

Prendo una sedia e un po’ mi ci<br />

abbandono, un po’ mi ci lascio cadere.<br />

«Non tornerà.»<br />

Lei si siede accanto a me e mi prende la<br />

mano. «Parrebbe di no, cara. Magari non<br />

subito, ma tra un po’ tornerà.»<br />

Non riesco a credere che sia così tanto<br />

arrabbiato. Insomma, non è lui che deve<br />

rinunciare a qualcosa o sacrificarsi, e poi<br />

se ho scelto certe cose è perché è così che<br />

volevo. Nessuno mi ha obbligato ad<br />

amarlo o a vivere sulla terraferma. La<br />

decisione che ho preso era l’unica che<br />

avesse senso per me.<br />

«Ha sicuramente bisogno di un po’ di<br />

tempo per digerire la faccenda.» È così<br />

dolce, tenta di rassicurarmi.<br />

«Ma io tutto questo tempo non ce l’ho.<br />

Oggi pomeriggio devo tornare a casa per


l’ultima prova abito e per occuparmi di<br />

alcuni dettagli della festa con Margherita.<br />

Come faccio a partire così? Con lui che<br />

neanche mi parla.»<br />

«Lo farai perché devi.» Mi stringe la<br />

mano. «Sei la principessa di Thalassinia e<br />

farai quel che è necessario fare.»<br />

Già, sono la principessa. Per due giorni<br />

ancora, almeno.<br />

«Potresti... se torna, potresti...?»<br />

Zia Rachel capisce quello che voglio<br />

dire, anche se non riesco a finire la frase.<br />

«Tranquilla, non appena torna, ti mando<br />

un gabbiano messaggero.»<br />

«Grazie.»<br />

I gabbiani messaggeri di solito vengono<br />

impiegati dalle creature del mare per<br />

mandare messaggi ai propri simili che<br />

vivono sulla terraferma, ma ce n’è sempre<br />

qualcuno vicino ai moli, nel caso in cui<br />

una creatura del mare che vive sulla<br />

terraferma abbia bisogno di comunicare


con casa. Zia Rachel sa perfettamente<br />

come chiamarli.<br />

Almeno non dovrò passare il tempo a<br />

chiedermi se Quince è tornato o meno.<br />

Finché non riceverò il messaggio di zia<br />

Rachel, saprò che lui è ancora via.<br />

«Vado a finire i compiti», le dico<br />

alzandomi senza curarmi minimamente<br />

delle ciambelle sul tavolo. «Shannen più<br />

tardi passa a prendermi. Pranziamo<br />

insieme prima che parto.»<br />

Zia Rachel si limita ad annuire,<br />

rattristata.<br />

Mi trascino di sopra e apro il libro di<br />

trigonometria. Ma tutto quello che riesco a<br />

fare nelle ore successive è fissare la<br />

pagina che ho davanti. Neanche Prithi<br />

accoccolata ai miei piedi mi tira su di<br />

morale. Tanto è venuta da me solo perché<br />

Doe l’ha chiusa fuori della sua stanza.<br />

A un certo punto squilla il telefono. Il<br />

cuore comincia a battere forte. Mi alzo di


scatto dalla sedia – facendo scappare<br />

Prithi sotto il letto – e sono subito alla<br />

porta di camera mia. La faccio sbattere<br />

così forte che trema la parete. «Rispondo<br />

io!» grido, mentre corro a prendere il<br />

ricevitore. Col fiatone rispondo:<br />

«Pronto?»<br />

«Lily?» È una voce femminile. «Sono la<br />

professoressa Molina.»<br />

«Professoressa Mo...» Sto per chiederle<br />

come mai quella telefonata, ma poi mi<br />

ricordo. «Oh, no. Di nuovo», piagnucolo.<br />

Il colloquio. Era ieri. E me ne sono<br />

completamente dimenticata in mezzo a<br />

tutti i casini.<br />

«Mi dispiace così tanto.» So che non<br />

può bastare. «Volevo andarci, subito dopo<br />

i test, ma ultimamente sono successe un<br />

mucchio di cose e ho anche litigato di<br />

brutto col mio fidanzato. Non che mi<br />

voglia giustificare, ma sono stata<br />

talmente...»


«Lily.» Quando sento quel tono serio,<br />

smetto subito di blaterare. «Capisco che<br />

tu abbia avuto molto da fare negli ultimi<br />

tempi. Come tutti gli altri studenti...»<br />

Lo sento, adesso arriva un «ma» grosso<br />

quanto un calamaro gigante.<br />

«... Ma a questo punto penso che ci sia<br />

un motivo ben preciso se sei riuscita a<br />

mancare a tutti e due gli appuntamenti che<br />

ti avevo fissato.»<br />

«Certo che c’è. Io volevo andare...»<br />

«Davvero?!»<br />

«Io...» Ma che intende? «Certo che sì.»<br />

«So bene che hai deciso da poco di<br />

andare all’università. Non so, magari non<br />

sei ancora pienamente sicura.»<br />

«Che vuole dire?»<br />

La sento prendere un respiro profondo.<br />

«Magari non vuoi veramente andare<br />

all’università. Magari stai sabotando tutte<br />

le occasioni che ti si presentano per fare<br />

in modo che la decisione non sia tu a


prenderla.»<br />

«È ridicolo.» Lei non ha la minima idea<br />

di cosa stia succedendo, e non posso<br />

neanche spiegarglielo. «Io voglio andare<br />

all’università. Lo voglio eccome.<br />

Davvero.»<br />

«Se di solito non ti comporti in questo<br />

modo, forse il tuo subconscio sta<br />

cercando di dirti qualcosa.»<br />

«No. Davvero! Ho solo avuto una<br />

settimana infernale.»<br />

«Voglio che ci rifletti seriamente», dice<br />

gentile, ma ferma. «Se da qui a due<br />

settimane sarai ancora convinta della tua<br />

scelta, allora ti fisserò un altro<br />

colloquio.»<br />

«Ma non ci devo pensare.» Lo so che le<br />

sembrerò disperata, ma quella è proprio<br />

la goccia che fa traboccare il vaso.<br />

L’ennesima cosa che mi sfugge di mano.<br />

«Glielo giuro, è solo che...»<br />

«Due settimane. Ci vediamo domani a


scuola.»<br />

«Ma...»<br />

Ha riagganciato prima che avessi il<br />

tempo di dirle che io domani a scuola non<br />

ci sarò. Magnifico, così penserà che non<br />

voglio andare neanche a scuola,<br />

figuriamoci all’università.<br />

Sbatto la cornetta.<br />

Quant’è ingiusto. Lei non ha idea di<br />

quello che sta succedendo. Come fa a<br />

pensare di sapere cosa mi dice il mio<br />

subconscio?<br />

«Perché non c’è nulla che vada bene?»<br />

chiedo a nessuno in particolare.<br />

Non mi aspetto una risposta.<br />

«Posso aiutarti in qualche modo?» mi<br />

chiede una voce profonda e maschile.<br />

«Papà!» Mi giro di scatto, non riesco a<br />

credere che sia davanti a me in corridoio.<br />

Mi tuffo tra le sue braccia. «Che ci fai<br />

qui?» Sono pazza di gioia.<br />

«Un padre non può venire a trovare sua


figlia, forse?»<br />

Mi tiro un po’ indietro per guardarlo<br />

con fare fintamente severo. «Certo che sì,<br />

solo che di solito non lo fa. Soprattutto<br />

quando ha l’agenda piena di faccende<br />

regali da sbrigare e la figlia vive sulla<br />

terraferma.»<br />

«Be’, ma questa è una settimana un po’<br />

speciale. Non capita tutti i giorni che la<br />

mia unica figlia compia diciotto anni.»<br />

«Già, ma io questa sera torno a casa. Ci<br />

saremmo comunque visti tra poche ore.»<br />

Questo però non vuol dire che non sia<br />

felicissima di averlo qui.<br />

Con un’espressione furbetta, mi dice:<br />

«Devo fare una cosa che laggiù non mi<br />

sarebbe possibile fare».<br />

Pare molto soddisfatto di se stesso,<br />

come se avesse il più grosso segreto della<br />

storia dell’oceano. A volte sembra più un<br />

bimbo che la creatura più potente di<br />

Thalassinia.


«Cosa?!» gli domando diffidente.<br />

Lui m’invita a sedermi sul letto, e io lo<br />

faccio, perché voglio proprio scoprire<br />

cos’è questo segreto.<br />

«Nelle ultime settimane Mangrovio ha<br />

rastrellato tutti i documenti regi alla<br />

ricerca di qualcosa.» Si mette a sedere<br />

accanto a me. «Qualcosa di cui ricordavo<br />

di aver sentito parlare mio padre, ma<br />

della cui esistenza e veridicità non ero<br />

sicuro.»<br />

«Che cosa?» La curiosità mi sta<br />

uccidendo.<br />

«Sai bene che ogni creatura del mare ha<br />

sul collo un simbolo marino.»<br />

«Certo.» Comincio a essere impaziente.<br />

«Papà...»<br />

«Quello che però forse non sai è che<br />

non è solo un simbolo ma anche la fonte<br />

dei nostri poteri.»<br />

Mi viene in mente l’immagine del<br />

simbolo parzialmente svanito di Doe.


Adesso mi è chiaro. Quando l’ha esiliata<br />

e le ha revocato i poteri, è scomparso<br />

anche il cerchio esterno del suo simbolo.<br />

Solo nel momento in cui papà deciderà<br />

che l’esilio di Doe sarà finito,<br />

probabilmente il cerchio ricomparirà.<br />

Sembra che papà adesso si sia deciso<br />

ad arrivare al punto. «Quello che<br />

Mangrovio ha trovato è un rito<br />

antichissimo utilizzato per creare il<br />

simbolo marino.»<br />

«Creare il simbolo marino? E cosa vuol<br />

dire?»<br />

«Le creature del mare non esistono da<br />

sempre. Abbiamo fatto parte della specie<br />

umana fin quando Cafira ha usato il<br />

tridente di Poseidone per regalarci l’aqua<br />

vitae.»<br />

«Questa non è una novità. È storia<br />

antica. Che c’entra però adesso?»<br />

«C’entra, perché significa che anch’io<br />

posso conferire agli umani i nostri


poteri.»<br />

Resto senza fiato. Ho già le lacrime agli<br />

occhi. Non c’è bisogno che finisca la<br />

frase, ho già capito dove vuole arrivare.<br />

«Posso dare a Quince l’acquarespiro,<br />

anche senza che sia legato a una creatura<br />

marina. Questo significa che il tuo ragazzo<br />

potrà seguirti a casa.»<br />

Dentro di me esplodono emozioni<br />

contrastanti. Gioia, perché Quince può<br />

venire con me a Thalassinia.<br />

Disperazione, perché Quince se n’è<br />

andato. Dopo tutti gli alti e bassi e i casini<br />

delle ultime settimane, non mi sorprende<br />

di avere una specie di crollo. Comincio a<br />

piangere a dirotto.<br />

Immagino non sia la reazione che papà<br />

si aspettava. «Che c’è? Cos’è successo?»<br />

mi chiede, abbracciandomi e stringendomi<br />

a sé.<br />

«Quince se n’è andato. Ha scoperto che<br />

per stare con lui dovrò rinunciare al trono


e se n’è andato», gli spiego tra i<br />

singhiozzi.<br />

«E dov’è andato?»<br />

Scuoto il capo. «Non lo so. So solo che<br />

era arrabbiatissimo.» Mi pulisco il naso.<br />

«Crede che non valga la pena fare una<br />

rinuncia simile per lui.»<br />

Dopo una pausa di teso silenzio, papà<br />

mi domanda: «Tu invece pensi di sì?»<br />

«Certo!» Non c’è neanche bisogno di<br />

chiederlo! «Lui è la persona più buona,<br />

più forte, più leale che io abbia mai<br />

incontrato. Lo amo.»<br />

Papà annuisce, contento della mia<br />

risposta. «Allora si sistemerà tutto,<br />

vedrai.»<br />

Io faccio un respiro profondo e guardo<br />

il soffitto. «Non ne sono sicura.»<br />

«Ci vorrà solo un po’ di tempo.»<br />

Asciugo le lacrime e cerco di<br />

ricompormi un minimo. «Lo so. Spero<br />

almeno che torni prima che io parta. Così


ne parliamo.»<br />

«Vuoi rimandare il ballo? La cerimonia<br />

di rinuncia non è possibile posticiparla,<br />

ma la festa sì.»<br />

«No, no. Va bene così.» Più o meno. Mi<br />

alzo dal letto. «Adesso andiamo a casa, di<br />

sicuro Peri e la madre non vedono l’ora di<br />

finire il mio vestito.»<br />

«Sei sicura?» Ha gli occhi molto<br />

preoccupati. «Possiamo aspettare; magari<br />

Quince torna in tempo per...»<br />

«Sicurissima.» L’ultima cosa che voglio<br />

è mettermi a discutere col mio ragazzo<br />

mentre mio padre aspetta. Qualche giorno<br />

in più non farà differenza per quello di cui<br />

dobbiamo parlare, anche se allora la mia<br />

decisione sarà irrevocabile.<br />

«Fammi solo telefonare a Shannen per<br />

dirle che il nostro pranzo salta, e salutare<br />

zia Rachel e Doe.»<br />

«A proposito, tua cugina come sta? Ci<br />

sono stati progressi?»


Mi fermo mentre vado verso la porta.<br />

Cavolo, non era certo così che avrei<br />

voluto dargli la notizia di Doe.<br />

«Veramente...»<br />

«Lily mi ha curata», dice Doe, che<br />

compare davanti alla porta di camera mia,<br />

togliendomi dall’impaccio. Ha un vasetto<br />

di yogurt al lime in mano.<br />

«Davvero?» domanda papà.<br />

«Ora io e Brody siamo legati», gli<br />

risponde Doe con un po’ di faccia tosta.<br />

Come se si aspettasse una reazione<br />

negativa da parte di mio padre, ma si<br />

sentisse prontissima ad affrontarla. Lecca<br />

il cucchiaino dello yogurt. «Per sempre.<br />

Perché lo amo.»<br />

La risposta di papà spiazza sia me sia<br />

Doe.<br />

Ci pensa un po’ e poi fa: «Ah.<br />

Interessante».<br />

E basta? Interessante? Tutto qui?<br />

Forse papà con l’età comincia a perdere


colpi.<br />

«Lily, perché non vai a fare la telefonata<br />

che mi hai detto? Io scendo tra un attimo.»<br />

Mentre parla non stacca nemmeno un<br />

secondo gli occhi da Doe.<br />

Ah, ecco. Mi stavo sbagliando, non<br />

perde nessun colpo. È solo che non vuole<br />

farle la ramanzina davanti a me. Mi<br />

dispiace, Doe. Mentre passo, mia cugina<br />

mi consegna il cucchiaino e il vasetto di<br />

yogurt ormai vuoto, e io perdo un po’<br />

della compassione che provavo.<br />

«D’accordo.» Mi sbrigo a uscire in<br />

corridoio prima che comincino le urla.<br />

Spero solo che non ce ne siano pure per<br />

me, che non ho fatto quella separazione<br />

come mi aveva detto lui.<br />

Venti minuti più tardi siamo sulla<br />

spiaggia di Seaview. Zia Rachel ci saluta<br />

con la mano e io e papà andiamo verso il<br />

mare. Nonostante tutte le cose che devo<br />

fare – il vestito per il ballo, i dettagli


della festa, la festa, la rinuncia al trono –,<br />

non riesco a pensare ad altro che a<br />

Quince, e spero di trovarlo al mio ritorno.<br />

Il mio primo desiderio di compleanno<br />

sembra che si stia per avverare. Adesso<br />

so quale desiderio esprimere davanti alla<br />

torta di compleanno che riceverò a<br />

Thalassinia.


15<br />

«Sei...» Sento Peri che si allontana<br />

leggermente. «Meravigliosa. Apri gli<br />

occhi.»<br />

Durante l’ultima prova di domenica<br />

sera, Peri e la madre mi hanno voluta<br />

tenere bendata perché così non avrei<br />

potuto vedere il vestito. Adesso che<br />

manca solo un’ora alla mia festa, Peri me<br />

lo ha fatto indossare con gli occhi chiusi.<br />

La curiosità mi sta uccidendo.<br />

Quando apro gli occhi e vedo il vestito<br />

– o meglio, me stessa in quel vestito –<br />

resto senza fiato. Anche se più o meno<br />

avevo una vaga idea di come sarebbe<br />

stato, dopo che Peri e la madre mi


avevano imbastito il modello addosso, il<br />

risultato finale è talmente tanto più bello<br />

di quello che mi ero immaginata da<br />

lasciarmi di sasso.<br />

Il corpetto ha una scollatura a V che, pur<br />

arrivando praticamente all’ombelico,<br />

riesce comunque a essere discreta. A<br />

partire dal punto vita, la gonna mi avvolge<br />

le curve della pinna caudale fino<br />

all’altezza del ginocchio, da dove poi<br />

parte un orlo svasato.<br />

Il vestito finisce con una nuvola di veli<br />

arruffati e di tutte le tonalità del verde con<br />

un po’ di oro qua e là.<br />

Riconosco la stoffa del sottogonna. È la<br />

stessa su cui stava lavorando Peri quando<br />

sono venuta a trovarla l’ultima volta.<br />

Dietro c’è uno strascico che è molto più<br />

lungo della mia pinna. Con le dolci<br />

correnti del golfo, ondeggia delicatamente<br />

dietro di me.<br />

E la cosa più bella di tutte? Il corpetto è


di un meraviglioso color oro, come<br />

l’ombretto che ho sulle palpebre.<br />

«Grazie. Sono senza parole. Il vestito è<br />

semplicemente stupendo.»<br />

«Io e mamma volevamo che avessi<br />

qualcosa di molto speciale per il tuo<br />

ultimo abito da principessa.»<br />

Se non avessi già gli occhi lucidi,<br />

adesso lo sarebbero diventati. Non perché<br />

io sia triste, ma perché la mia vita sta<br />

cambiando. Per sempre. Tra pochissime<br />

ore non sarò più la principessa Lily. Sarò<br />

solo la vecchia, normalissima Lily<br />

Sanderson, l’insignificante figlia del re.<br />

Sono felice della scelta che ho fatto, ma<br />

questo non significa che il cambiamento<br />

sia facile da accettare.<br />

Peri ravviva rapidamente i veli verdi<br />

della gonna e m’incalza: «Dai, adesso<br />

andiamo di sotto. Mi hanno detto che la<br />

festeggiata sembra una diva».<br />

Stiamo ancora ridacchiando, quando


arriviamo davanti all’entrata della sala da<br />

ballo. Mangrovio, il fidatissimo<br />

segretario personale di papà, aspetta sulla<br />

porta. Pronto ad annunciare il mio<br />

ingresso.<br />

«Principessa, lei è semplicemente<br />

splendida.» Accompagna quelle parole<br />

con un inchino profondo.<br />

«Grazie, Mangrovio», rispondo cortese.<br />

Con la mano già sulla maniglia della<br />

porta, mi chiede: «Posso annunciare il suo<br />

ingresso?»<br />

Guardo prima Peri e poi annuisco.<br />

Apre la porta, entra nella sala e, col<br />

tono più cerimoniale che ha, annuncia:<br />

«La Principessa Lily».<br />

Tutti dicono di fare silenzio.<br />

Mi sforzo di non pensare all’ultima<br />

volta che sono entrata là dentro, i ricordi<br />

legati a Quince adesso mi farebbero solo<br />

piangere.<br />

Mi concentro sulla folla di invitati:


centinaia di creature del mare in abiti<br />

elegantissimi. Focalizzo la mia attenzione<br />

anche sulla sala da ballo: il soffitto è<br />

pieno di festoni verdi e oro fatti di alghe,<br />

ci sono ben sei tavoli stracarichi di ogni<br />

prelibatezza del mare, un branco di pesci<br />

lucciola che nuotano tra i festoni e fanno<br />

brillare tutto il soffitto. Il sogno di ogni<br />

sirena. Solo una cosa avrebbe potuto<br />

rendere tutto ciò ancora più perfetto...<br />

No, adesso non posso pensare a Quince.<br />

Nelle prossime ore devo essere la<br />

principessa Lily, non la principessa delle<br />

lagne. Voglio poter andar fiera dei miei<br />

ultimi momenti da principessa. Perché<br />

dovranno bastarmi per tutta la vita.<br />

«Buon compleanno, figlia mia.» Papà mi<br />

abbraccia stretta e mi salva – per fortuna<br />

– da tutti i pensieri su Quince.<br />

«Grazie, papà. È bellissimo.»<br />

Quello del diciottesimo compleanno<br />

dovrebbe essere il giorno più magico


nella vita di una sirena. Diventa<br />

ufficialmente adulta e festeggia il<br />

traguardo insieme con parenti e amici.<br />

Il diciottesimo compleanno di una sirena<br />

che è anche una principessa è ancora più<br />

speciale. Innanzitutto c’è un banchetto<br />

incredibile, che fa sembrare quello della<br />

festa dei sedici anni di Dosinia una<br />

merendina pomeridiana. Dall’altra parte<br />

della sala c’è un’orchestra di diciotto<br />

musicisti che ci allieterà con un<br />

programma di musica classica per tutta la<br />

sera. Donne in abiti tempestati di gemme e<br />

perle ballano con uomini in smoking con<br />

una fascia che si annoda in vita, anche<br />

quella impreziosita con gemme e perle.<br />

Sembra un sogno fulgido e sfavillante.<br />

Tutti ridono e si divertono.<br />

Tutti tranne me.<br />

Se mi fossi ufficialmente legata a<br />

qualcuno, oggi prenderei la corona e<br />

verrei consacrata come futura regina.


Quando qualche settimana prima ho scelto<br />

di restare a vivere sulla terraferma,<br />

sapevo esattamente cosa avrebbe<br />

significato. Sapevo a cosa avrei<br />

rinunciato e che avrei deluso il mio<br />

popolo e i miei antenati. Lo sapevo e non<br />

me ne sono preoccupata. Con tutte le cose<br />

che mi legano alla Terra, sarei diventata<br />

una pessima regina. E una pessima regina<br />

non è in grado di governare il suo popolo.<br />

Ma nonostante tutto e sebbene io abbia<br />

riflettuto a lungo provando a vedere le<br />

cose dal punto di vista più razionale<br />

possibile, non mi aspettavo che sarebbe<br />

stato tanto duro e doloroso quando il<br />

momento del dunque sarebbe arrivato.<br />

Oltre gli abiti preziosi e le giacche<br />

eleganti, ci sono i miei sudditi. Quelle<br />

persone – insieme con tutte le altre<br />

migliaia che stanno fuori del palazzo –<br />

resteranno senza erede al trono. È giusto<br />

che per realizzare i miei desideri


personali siano loro a dover pagare?<br />

«Buonasera, Principessa Lily.»<br />

Mi giro e vedo tre sirenette della mia<br />

stessa età che s’inchinano davanti a me.<br />

Sembrano tre bambole perfettamente<br />

assortite. Una ha la pelle chiara, i capelli<br />

rossi e la pinna caudale verde menta.<br />

Un’altra ha un’abbronzatura fintissima, i<br />

capelli biondo platino e la pinna arancio<br />

dorato. L’ultima ha la pelle scura, lunghi<br />

capelli ricci e neri e la pinna color<br />

mogano brillante.<br />

Le tre vipere. Anche se non le vedo da<br />

anni, le riconosco immediatamente.<br />

Come ho già detto, non sono mai<br />

piaciuta loro.<br />

«Ciao, Astria», dico alla capetta; poi<br />

saluto anche le altre due: «Piper, Venus».<br />

«Siamo onorate di poter partecipare ai<br />

festeggiamenti per il suo compleanno,<br />

Principessa», mi fa Astria, con finto<br />

rispetto.


Potrei dirle di chiamarmi Lily, ma visto<br />

che sono abbastanza certa che sia proprio<br />

quello che vuole, allora non lo faccio. Ho<br />

una brutta sensazione, oggi finisce male.<br />

Ma è il mio ultimo compleanno da<br />

principessa, e non lascerò che quelle tre<br />

viperacce mi rovinino la festa.<br />

«Ne sono felice», le rispondo tutta<br />

pomposa, accennando un inchino col<br />

capo. «Ora, se volete scusarmi...»<br />

«È un vero peccato», m’interrompe<br />

Astria.<br />

Stavo per andarmene, ma mi blocco<br />

subito.<br />

«Davvero. È proprio un peccato»,<br />

concorda Venus.<br />

«Proprio un peccato», ripete Piper come<br />

un pappagallo.<br />

«Se soltanto...» comincia a dire Astria,<br />

poi lascia la frase sospesa: un amo cui<br />

vuole farmi abboccare. Ma non devo<br />

farlo. So bene che non devo farlo. Astria,


Piper e Venus mi creano problemi fin da<br />

quand’eravamo piccole. È per colpa loro<br />

che papà una volta mi ha fatto scrostare le<br />

alghe dal tetto; avevo nove anni e quello<br />

che era successo non era neanche colpa<br />

mia.<br />

Ma, nonostante tutto, alla fine non mi<br />

trattengo. «’Se soltanto’ cosa?»<br />

Astria mi guarda con occhi fintamente<br />

compassionevoli. «Se soltanto avesse<br />

trovato un ragazzo disposto a legarsi a<br />

lei.»<br />

«Che peccato», mi commisera Venus.<br />

Sono senza parole. Quelle tre non hanno<br />

idea di cosa stanno rischiando. Sono sul<br />

punto di dar loro una bella lezione, ma<br />

sento un braccio intorno alla vita.<br />

«Stai raccontando di come hai rifiutato<br />

le mie avances?» mi chiede Tellin<br />

stringendomi al suo fianco. «Sono anni<br />

che le faccio la corte, ma lei non molla.»<br />

Mi sorride. «Preferisce gli umani.»


Le tre vipere restano a bocca aperta,<br />

all’unisono. Tellin indossa l’alta uniforme<br />

di Acropora, per cui sanno benissimo chi<br />

è. E cos’è.<br />

Beccatevi questa, viperacce.<br />

Continuo a rimanere con la bocca<br />

aperta, quando Tellin dice: «Mi concedi<br />

questo ballo?»<br />

Poi mi tira via e io mi giro a guardarle.<br />

Vederle con quelle facce attonite è la cosa<br />

più bella della serata.<br />

Anche se sono ancora in collera con lui<br />

per aver rivelato tutto a Quince e per la<br />

sua cospirazione con Doe, il fatto che mi<br />

abbia salvato da quelle tre streghe mi fa<br />

passare un po’ l’arrabbiatura.<br />

Mentre mi porta davanti all’orchestra,<br />

gli dico: «Grazie. In confronto a quelle<br />

tre, Dosinia è un angioletto».<br />

«Di niente.» Mi stringe a sé per ballare.<br />

Adesso che le tre vipere sono lontane,<br />

torno a pensare al motivo per cui ce l’ho


con lui. Anche se ha agito pensando al<br />

bene dei nostri regni, ha comunque molte<br />

spiegazioni da darmi. «Doe mi ha<br />

raccontato del vostro piano.»<br />

Lui continua a ballare come se niente<br />

fosse. «Ah, sì?»<br />

Non so bene che parole usare per<br />

spiegargli come la penso su tutta quella<br />

faccenda, e allora dico: «Sono lusingata<br />

che abbiate tutta questa fiducia nelle mie<br />

capacità di governare, ma mi è sembrata<br />

un’idea assurda quella che vi è venuta,<br />

non trovi?»<br />

«Forse», risponde lui con un sorriso<br />

garbato. Poi cambia argomento. «Devo<br />

confessare che il motivo per cui ti ho<br />

salvato da quelle tre non è del tutto<br />

disinteressato.»<br />

«Che vuoi dire?» Purtroppo sono<br />

abbastanza certa di sapere cosa intende.<br />

Dopo avermi fatto fare una piroetta,<br />

risponde: «Voglio dire che così ho


un’ultima occasione per perorare la mia<br />

causa».<br />

Quanto vorrei che non lo facesse. Non<br />

adesso che sono già piena di dubbi, di<br />

sensi di colpa e stressata per la situazione<br />

con Quince e per la preoccupazione di<br />

non riuscire a essere ammessa<br />

all’università. Sarebbe troppo facile per<br />

lui farmi cedere adesso.<br />

«Tu sei ciò di cui Thalassinia ha<br />

bisogno. Guarda la gente che abbiamo<br />

intorno. Tutti viziati, privilegiati e senza<br />

nessuna idea di dove andare. Non hanno<br />

la minima idea di cosa significhi<br />

affrontare prove e avversità. Hanno<br />

bisogno che ci sia tu a guidarli verso il<br />

futuro.»<br />

Mentre facciamo un giro lento, io<br />

rispondo: «Non me».<br />

Penso a tutte le volte che sono stata con<br />

papà nella sala del trono mentre lui<br />

presiedeva alle udienze con l’autorità e la


magnanimità – wow, un’altra parola<br />

imparata per i test che riesco a usare! –<br />

che lo rendono il grande sovrano che è.<br />

Non potrei mai essere alla sua altezza.<br />

«Non sono fatta per diventare regina.»<br />

«Pensi che io sia fatto per diventare<br />

re?» mi risponde con un tono brusco che<br />

non mi aspettavo. «Non ero preparato a<br />

guidare il mio regno, ma quando papà si è<br />

ammalato non mi sono tirato indietro<br />

davanti alle responsabilità.»<br />

La sua è un’accusa sottile nei miei<br />

confronti, e la cosa non mi sfugge. Sono io<br />

quella che si sta tirando indietro davanti<br />

alle responsabilità.<br />

Mi costringo a ignorare la frecciatina.<br />

Tellin in questo momento ha proprio<br />

tutto l’aspetto del re. Non c’è più niente in<br />

lui del ragazzino con cui facevo il gioco<br />

dei «e se?».<br />

«Come hai fatto?» gli chiedo calma.<br />

«Come? Semplicemente non mi sono


fermato a chiedere come avrei fatto. L’ho<br />

fatto e basta. Perché dovevo farlo.»<br />

Chiudo gli occhi. «Io... io non ho la<br />

forza per essere una regina. Non sono...<br />

non sarò mai all’altezza.»<br />

Tellin mi stringe a sé. «Lily, non<br />

esistono sovrani perfetti. Ogni re e ogni<br />

regina ha le sue debolezze. Il trucco è<br />

saperle riconoscere e compensarle coi<br />

punti di forza.»<br />

«Quali punti di forza? Cos’ho da offrire<br />

al mio regno?»<br />

«La tua sensibilità, la tua bontà, il cuore<br />

e la lealtà che hai. La tua esperienza<br />

unica», risponde subito lui senza neanche<br />

pensarci.<br />

La mia esperienza. Sulla Terra, intende.<br />

Sta giocando coi miei dubbi, si sta<br />

approfittando dei miei sensi di colpa.<br />

Potrei mai essere una regina? Be’, che<br />

potrei esserlo lo so, ma potrei mai essere<br />

una brava regina? Possiedo ciò di cui il


mio regno ha bisogno? Papà non ha mai<br />

voluto che rivelassimo la nostra esistenza<br />

agli umani, perché sa che non sono la<br />

razza più tollerante e benevola nei<br />

confronti di ciò che è diverso o altro. Ma<br />

se si sbagliasse? Devo abbracciare la<br />

responsabilità del mio titolo e lavorare<br />

affinché un giorno le creature del mare<br />

scelgano di uscire allo scoperto?<br />

I pensieri che mi affollano la testa<br />

straripano. Troppe cose.<br />

Mi allontano. «Scusa. Devo... non<br />

posso, mi dispiace.»<br />

Lo lascio lì da solo, in mezzo a coppie<br />

che danzano e volteggiano. Fuggo da lì,<br />

esco dall’uscita secondaria e salgo al<br />

piano di rappresentanza, dove c’è un<br />

posto in cui mi sono sempre sentita al<br />

sicuro: l’ufficio di papà.


Non è strano che quell’ala del palazzo sia<br />

completamente deserta, visto che stanno<br />

tutti – compreso il personale – di sotto<br />

alla festa. L’ufficio di papà è vuoto e al<br />

buio. Non appena entro, il sistema<br />

d’illuminazione bioluminescente riempie<br />

la stanza di un chiarore azzurrino.<br />

Senza volerlo, mi ritrovo nella parte<br />

destra dell’ufficio, accanto alla parete dei<br />

mosaici che ritraggono i miei antenati.<br />

Tutti coloro che prima di me hanno<br />

governato Thalassinia con vari gradi di<br />

bravura. Non tutti sono stati sovrani<br />

perfetti, lo so, ma di sicuro migliori di<br />

me.<br />

Il primo ritratto è quello di papà, il re in<br />

carica. Il mosaico lo ritrae seduto alla sua<br />

scrivania, col tridente nella mano destra e<br />

un mazzetto di alghe nella sinistra, a<br />

rappresentare la forza e l’integrità. È<br />

giovanissimo. È salito al trono che non<br />

aveva molti più anni di Tellin, credo. E


forse anche lui all’epoca era incerto ma<br />

allo stesso tempo determinato a fare del<br />

suo meglio.<br />

Accanto al suo ritratto c’è quello di mio<br />

nonno. È morto molto prima che io<br />

nascessi, quindi non ho ricordi di lui e<br />

conosco il suo volto solo tramite quel<br />

mosaico. È affacciato al balcone della<br />

sala reale, molto probabilmente davanti ai<br />

suoi sudditi raccolti di sotto. Lo<br />

chiamavano Pecten il Generoso, perché<br />

era abbastanza magnanimo nell’elargire<br />

denaro. E questo è anche il motivo per cui<br />

papà ha dovuto passare la prima parte del<br />

suo regno a risanare le finanze di<br />

Thalassinia.<br />

Prima di nonno, ci furono Teredo il<br />

Giusto, la regina Alaria, Mariano il Cauto<br />

e Mitilo il Magnifico. Quest’ultimo venne<br />

mangiato da un calamaro gigante perché le<br />

sue guardie non riuscirono ad arrivare in<br />

tempo da lui. È lo stesso che ha fatto


costruire una lunghissima «strada reale»,<br />

oggi nota come Muro di Bimini. Detto tra<br />

noi, non era dotato di molto buon senso.<br />

Probabilmente credevano fosse magnifico<br />

per altre ragioni. Altri ritratti<br />

abbelliscono la parete, antenati di cui<br />

ricordo a malapena i nomi, ma il cui<br />

sangue – e dovere – scorre nelle mie<br />

vene.<br />

Un’eredità importante.<br />

Sono pazza a rinunciarvi?<br />

«Il prossimo dovrebbe essere il tuo<br />

ritratto.»<br />

Sospiro, con tutto il corpo. «Non ti ho<br />

chiesto di seguirmi, Tellin.»<br />

«Lo so.» Si avvicina.<br />

Guardo l’ultimo ritratto, che poi è il<br />

primo di tutti. È quello del mio bis, bis, e<br />

chissà quante altre volte bis, bisnonno<br />

Chirone, il primo re di Thalassinia. È a<br />

lui che Cafira, la nostra mitologica<br />

antenata, ha dato il dono


dell’acquarespiro. Non è molto diverso<br />

da papà, i loro visi si assomigliano, e<br />

come lui ha i capelli bianchi e la barba.<br />

Hanno gli stessi occhi azzurri.<br />

«Lily, non puoi rinunciare a tutto questo.<br />

Non ne va solo del tuo futuro.»<br />

«Thalassinia troverà un altro erede al<br />

trono», gli rispondo, girandomi a<br />

guardarlo.<br />

«Ma quando? E chi sarà? Tu ci sei nata.<br />

Tu sei stata cresciuta per questo.» Allunga<br />

le braccia e appoggia le mani alla parete,<br />

mettendomi con le spalle al muro.<br />

«Tellin, io...» Poi però mi fermo.<br />

Nell’intimità dell’ufficio di mio padre,<br />

con le luci soffuse e lui che mi blocca<br />

davanti a sé, mi sento quasi... a mio agio.<br />

Siamo vicinissimi, e lui ci crede così<br />

tanto a questa cosa di scegliere per il bene<br />

comune. Il dovere, la responsabilità. Il<br />

mio destino. Basterebbe solo un bacio.<br />

Sarebbe tanto facile avvicinarmi un po’


di più, premere le labbra sulle sue e far<br />

dissolvere così e per sempre tutti i miei<br />

dubbi e i sensi di colpa. Sarebbe così<br />

facile...<br />

Ma poi vedo il volto di Quince.<br />

Non posso.<br />

Il fatto che sia la cosa più facile da fare<br />

non la rende necessariamente la più<br />

giusta. Molto spesso le scelte giuste sono<br />

le più difficili. Ho preso la mia decisione.<br />

Amo Quince e voglio che il mio futuro sia<br />

sulla terraferma. Non ho intenzione di<br />

buttar via tutto ciò per evitarmi le<br />

frecciatine di Astria o per liberarmi dal<br />

senso di colpa che ho e che papà mi<br />

assicura non dovrei provare.<br />

Spingo via Tellin. «Non posso. Devo<br />

essere io a scegliere, perché la vita è<br />

mia.»<br />

«Maledizione!» sbraita Tellin, battendo<br />

una mano sul muro così forte da far<br />

vibrare la parete (e visto che siamo


sott’acqua, non è proprio una cosa da<br />

poco). «Lily, non puoi fare questo.<br />

Rovinerai tutto.»<br />

Non ho mai visto tanta rabbia in quegli<br />

occhi chiari. «Cosa? Rovinerei cosa?»<br />

La sua voce è diventata un ringhio. «Che<br />

ne vuoi sapere, tu. Il mio regno... Stiamo<br />

morendo, Lily. Con l’aumento della<br />

temperatura dell’oceano, il nostro corallo<br />

non sopravviverà. E questo significa che<br />

si spezzerà il ciclo vitale nelle nostre<br />

acque.»<br />

Resto senza fiato. So bene che<br />

l’aumento delle temperature degli oceani<br />

è un problema globale e che i nostri<br />

sovrani cercano da anni un modo per<br />

contrastarne gli effetti. Ma non sapevo che<br />

alcuni regni avessero già subito danni così<br />

gravi.<br />

Thalassina è fortunata perché si trova<br />

più a nord. Ci siamo accorti di nuove<br />

specie arrivate nelle nostre acque, ma


l’abbiamo interpretato come un’occasione<br />

interessante per uno studio di botanica.<br />

Più a sud, nelle acque già calde dei<br />

Caraibi, in un ecosistema interamente<br />

dipendente dalla barriera corallina, non<br />

so immaginare quali danni possa aver<br />

subito Acropora.<br />

«Mi dispiace tanto.» So che non basta.<br />

«Mi dispiace», scuote la testa Tellin.<br />

«Lily, mio padre non è solo malato, sta<br />

morendo. La mia gente ha fame, e io non<br />

sono andato a vivere sulla terraferma per<br />

capriccio, ma perché sono stato costretto.<br />

Molti miei sudditi hanno dovuto<br />

abbandonare le acque come me o<br />

trasferirsi in altri regni.»<br />

«È terribile», gli dico prendendogli il<br />

viso tra le mani. «Ma lo stesso non<br />

capisco come legarti a me...»<br />

«Non lo capisci? L’unione dei nostri<br />

regni è l’unica speranza che abbiamo. La<br />

salvezza del mio popolo è legata alla


forza e alla prosperità di Thalassinia.»<br />

Scuoto il capo. «Ma... il nostro legame<br />

non porterebbe all’unione dei nostri regni.<br />

L’hai detto tu che si tratterebbe di un<br />

legame solo di nome, che servirebbe solo<br />

a non farmi perdere il diritto al trono.»<br />

«O sei molto ingenua, o fingi di non<br />

capire perché sei un’egoista.»<br />

Non so cosa rispondergli, perché a<br />

questo punto non lo so più se è vero che<br />

mi sto comportando da egoista.<br />

«Ma tu hai dei dubbi. Lo vedo.» A quel<br />

punto si abbassa e poggia il capo sul mio<br />

ventre. «Ti prego in ginocchio, fallo per il<br />

bene dei tuoi simili che vivono al Sud.»<br />

Non ce la faccio a reggere tutto ciò. Il<br />

fatto che mi abbia mentito sui motivi per i<br />

quali avremmo dovuto legarci l’uno<br />

all’altra. La carestia e il disastro<br />

ecologico che hanno colpito il suo regno.<br />

Troppe emozioni. Difficili da mandar giù.<br />

Io adesso so soltanto che non sono io la


soluzione. Non posso essere io, giusto?<br />

Thalassinia è ricca e prospera, e siamo<br />

molto generosi con chi è meno fortunato di<br />

noi, ma non abbiamo la possibilità di<br />

prenderci carico di un altro regno.<br />

Soprattutto se quel regno è grande e<br />

complesso come Acropora.<br />

Le speranze di Tellin di riuscire a unire<br />

i nostri due regni sono poco realistiche.<br />

«Tellin, mi dispiace molto per quello<br />

che sta soffrendo il tuo regno.» Mi sento<br />

impotente e, non potendo far altro, lo<br />

abbraccio. «Legarti a me, però, non...»<br />

«Invece sì!» ringhia prima di rialzarsi e<br />

tornare a guardarmi in faccia. «È l’unica<br />

speranza che abbiamo.»<br />

Questo suo scatto d’ira mi prende alla<br />

sprovvista. Reagisco solo quando le sue<br />

labbra stanno per toccare le mie. Mi<br />

scosto, lo spingo via e scappo al centro<br />

della stanza.<br />

Lui resta dov’è. Si limita a poggiare la


fronte alla parete. Le sue spalle tremano.<br />

Credo stia piangendo. Singhiozzando.<br />

«Tellin...» Mi fa compassione e torno<br />

da lui. Dovrei essere arrabbiata, ma so<br />

bene che la disperazione ci spinge a fare<br />

cose che non vorremmo.<br />

«Lascia stare. È imperdonabile quello<br />

che ho fatto», mi dice spostando la mano<br />

che gli avevo poggiato sulla spalla. «Mi<br />

dispiace, Lily. Mi dispiace tanto.»<br />

Faccio un respiro profondo. Quello che<br />

ho davanti adesso è il mio vecchio amico,<br />

non più il re disperato che era fino a<br />

qualche istante fa.<br />

«Ma è comprensibile. Sei preoccupato<br />

per il tuo regno.»<br />

Mi guarda coi suoi splendenti occhi<br />

azzurri pieni di sconforto e smarrimento.<br />

«Temo che, se le cose non cambieranno,<br />

non ci sarà proprio più nessun regno.»<br />

Troppe pressioni per uno così giovane.<br />

Non mi stupisce che abbia agito in


maniera tanto sconsiderata. Con un padre<br />

in punto di morte e un regno che rischia<br />

anch’esso di morire, non deve essere<br />

facile per lui restare freddo.<br />

Non dovrebbe avere tutto sulle sue<br />

spalle.<br />

«Hai parlato con mio padre? O coi re e<br />

le regine degli altri regni?»<br />

I regni del mare sono tutti Stati sovrani a<br />

sé stanti, ma siamo comunque legati dal<br />

segreto col quale nascondiamo la nostra<br />

esistenza agli umani e da radici comuni.<br />

Per cui cerchiamo di proteggerci e<br />

aiutarci l’un l’altro il più possibile.<br />

«Mio padre non me lo permetterebbe. È<br />

troppo orgoglioso per chiedere aiuto ad<br />

altri.»<br />

So bene che l’orgoglio è un sentimento<br />

difficile da superare, ma è anche un lusso<br />

che non ci si può permettere a volte.<br />

Soprattutto quando ne va della<br />

sopravvivenza del proprio regno.


«Non è tuo padre che comanda,<br />

adesso.» Gli prendo la mano, per<br />

dimostrargli il mio appoggio. «Non<br />

pensare al suo orgoglio.»<br />

Tellin fa una risata amara. «Sai che è<br />

proprio per il suo orgoglio che non parla<br />

più con tuo padre? Perché re Palombo si<br />

rifiutò di firmare l’accordo per combinare<br />

la nostra unione e lui non sopporta che gli<br />

si dica di no.»<br />

Be’, almeno adesso la cosa ha più<br />

senso. Era davvero strano pensare a mio<br />

padre che cerca di combinarmi un<br />

matrimonio, visto che mi ha sempre detto<br />

di seguire il mio cuore.<br />

Metto da parte l’irritazione che provo<br />

pensando al padre di Tellin. «Devi<br />

convocare un consiglio di tutti i re e le<br />

regine del mare e spiegar loro la tua<br />

situazione. Sono sicura che in tanti<br />

saranno disposti ad aiutarti.»<br />

«Sei molto generosa. Fletcher è davvero


fortunato.» Mi stringe la mano.<br />

«Lo dico anch’io», conferma un’altra<br />

voce maschile.<br />

Mi giro così veloce che mi porto dietro<br />

anche Tellin.<br />

«Quince!» Un secondo dopo, sono già<br />

con le braccia al collo a riempirlo di<br />

baci.<br />

«Che peccato. Speravo di riuscire a<br />

rovinarti il compleanno come hai fatto tu<br />

col mio. E invece alla fine ti ho portato<br />

pure l’ospite d’onore», sospira Doe.<br />

Faccio finta di non sentirla e stringo<br />

forte Quince. «Sei qui! Ma che ci fai<br />

qui?» Poi finalmente mi rendo conto che<br />

effettivamente che sia proprio qui è un po’<br />

strano, e allora aggiungo: «Come hai fatto<br />

a venire qui?»<br />

Quince mi sorride, scosta le braccia con<br />

cui lo stringo e si gira; non proprio in<br />

scioltezza, visto che resta pur sempre un<br />

umano e neanche sa nuotare tanto bene. Mi


mostra il tatuaggio che ha sul collo: un<br />

cerchio di onde, la parte più esterna del<br />

simbolo marino.<br />

Sono fuori di me dalla gioia e mi viene<br />

da piangere per l’emozione.<br />

«È stato papà a trovarti?» riesco a dire<br />

alla fine.<br />

A quel punto sbuca anche papà vicino a<br />

Doe. «Veramente è stata tua cugina a<br />

trovarlo. Io mi sono solo limitato a<br />

eseguire il rito quando me l’ha portato.»<br />

Con le lacrime agli occhi guardo tutte le<br />

persone presenti. Quella testa di calamaro<br />

di mia cugina, che alla fine non è poi tanto<br />

male. Il mio caro paparino, che ha trovato<br />

il modo di rendere ancora più uniti me e<br />

Quince. Il mio Quince adorato, che è<br />

disposto ad accettare tutte le assurdità che<br />

comporta stare con me.<br />

«Io e te dobbiamo parlare di una cosa»,<br />

gli dico cercando di sembrare arrabbiata,<br />

anche se poi, con le lacrime agli occhi e il


sorriso sulle labbra, non sono tanto<br />

credibile.<br />

Lui sorride. «Lo so, mi sono proprio<br />

comportato da idiota.»<br />

Peccato, adesso non posso più andarci<br />

giù tanto pesante. «Va bene. L’importante<br />

è che lo riconosci.»<br />

Quince mi fa l’occhiolino. «Certo.»<br />

«Figlia mia, è quasi mezzanotte»,<br />

interviene papà mentre va a sedersi alla<br />

sua scrivania.<br />

Oh, no.<br />

Il cuore comincia a battere forte. Sono<br />

settimane che aspetto questo momento, a<br />

volte con ansia, a volte un po’ meno.<br />

Sapevo che sarebbe arrivato, ma adesso<br />

che ci siamo, ho un po’ (anzi un bel po’)<br />

paura.<br />

Vado verso la scrivania, ben<br />

consapevole di avere gli occhi di tutti<br />

addosso. Papà mi passa una penna. Non<br />

pensavo sarebbe successo così in fretta.


«Una firma qui.» Papà m’indica la riga<br />

su cui devo firmare, rinunciando così al<br />

mio diritto al trono. Per sempre.<br />

È quello che voglio, mi ripeto. Voglio<br />

vivere sulla terraferma insieme con<br />

Quince e zia Rachel, dove posso mettere<br />

il lucidalabbra e mangiare sushi<br />

mediocre.<br />

Dopo aver messo un po’ d’inchiostro di<br />

calamaro sulla punta del calamo che<br />

stringo tra le dita, avvicino la mano al<br />

foglio. Alla riga su cui devo apporre la<br />

firma.<br />

Rimango ferma, con la mano sospesa sul<br />

foglio.<br />

Resto immobile, un po’ come quando<br />

Peri vede una medusa. Non riesco a<br />

muovere un muscolo. Ho la mente in<br />

subbuglio. È la decisione giusta? Facile o<br />

difficile che sia, è davvero la decisione<br />

migliore per il mio futuro, per il futuro di<br />

Thalassinia, di Acropora e degli altri


egni?<br />

Non mi sono mai sentita così paralizzata<br />

dai dubbi.<br />

Allora con lo sguardo cerco Quince, la<br />

mia roccia. Sta tra Doe e Tellin, sembra<br />

calmo, non tradisce emozioni. Poi però i<br />

miei occhi si spostano prima su Tellin e<br />

dopo di nuovo su di lui, nel suo sguardo<br />

cambia qualcosa. Come se si stesse<br />

tenendo forte.<br />

Un secondo dopo, un secondo in cui ci<br />

siamo solo io e lui, Quince annuisce.<br />

È la sua risposta alla mia domanda, una<br />

domanda che non c’è stato bisogno di<br />

pronunciare. Il nostro legame è più forte<br />

di qualsiasi magia. E sarà sempre così.<br />

Senza darmi il tempo di riflettere, lascio<br />

cadere la penna, mi lancio dall’altra parte<br />

della stanza e prendo Tellin per le spalle.<br />

Ho solo un istante per vedere lo shock che<br />

c’è nei suoi occhi un attimo prima che le<br />

mie labbra tocchino le sue.


16<br />

Porcatrota, che ho fatto? Per un secondo –<br />

ok, forse un po’ più di un secondo – vado<br />

nel panico: quasi non credo a quello che<br />

mi ha detto di fare il cuore.<br />

Ma mi serve solo un attimo per<br />

riprendermi. Qui non c’entra solo<br />

l’amore, l’università o il fatto di vivere<br />

sulla Terra o diventare una regina. C’è<br />

una zona grigia grossa come il Pacifico in<br />

cui potrei scegliere entrambe le cose.<br />

E l’ho appena fatto.<br />

Porcatrota!<br />

Lo shock è tale che un’enorme quantità<br />

di adrenalina comincia a scorrermi nelle<br />

vene. Mentre cerco di respirare con calma


per far rallentare un po’ il cuore, mi<br />

guardo intorno. Guardo tutti i presenti.<br />

Tellin non smette di sbattere le<br />

palpebre.<br />

Papà mi urla: «Che hai fatto?»<br />

Doe alza le spalle e guarda annoiata il<br />

soffitto.<br />

Quince mi guarda serio, in silenzio, con<br />

un mezzo sorriso sulle labbra. Non è<br />

molto contento del bacio, certo, ma<br />

appoggia la mia decisione. Lo so. Ed è un<br />

enorme sollievo per me.<br />

Visto che solo papà sembra non essere<br />

d’accordo con la mia scelta, gli rispondo:<br />

«È la cosa giusta da fare. Per più di una<br />

ragione». E guardo Tellin.<br />

Papà ci mette un paio di minuti per<br />

riprendersi dallo shock. «Sei sicura che è<br />

questo che vuoi? Facciamo ancora in<br />

tempo ad annullare il legame, se tu...»<br />

«No.» Anche se la mia è stata una<br />

decisione presa su due piedi, non me ne


pento. Anzi mi sento sollevata. In un<br />

istante sono spariti tutti i dubbi che mi<br />

hanno asfissiata nelle ultime settimane.<br />

Perciò so di aver fatto la cosa giusta.<br />

«Sono la principessa di Thalassinia, e non<br />

posso tirarmi indietro davanti a questa<br />

responsabilità per motivi puramente<br />

egoistici.»<br />

Papà guarda Quince. «E tu non hai<br />

obiezioni a riguardo?»<br />

Quince mi viene accanto e mi prende la<br />

mano. «Maestà, sono ancora estraneo a<br />

questo mondo, ma conosco sua figlia.<br />

Sono sicuro che sarà la migliore regina<br />

che possiate avere. La amo e appoggerò<br />

sempre ogni sua decisione.»<br />

Papà indica Tellin con un gesto del<br />

capo. «E il legame?»<br />

Quince mi stringe la mano. «Il nostro<br />

amore è più forte di qualsiasi legame<br />

magico.» Mi trasmette la stessa certezza<br />

che provo io. «Se è necessario per non far


perdere a Lily il diritto al trono, allora noi<br />

lo accetteremo.»<br />

Anch’io gli stringo la mano. Sapete qual<br />

è stata la cosa più bella del suo discorso?<br />

Il fatto che abbia detto noi. Perché questa<br />

situazione la affronteremo insieme. Per<br />

sempre, come dice la dedica sul suo<br />

regalo di compleanno. Non esiste un<br />

fidanzato migliore di lui.<br />

Anche se adesso mi dovrò preparare a<br />

sentirgli dire un bel «te l’avevo detto che<br />

non dovevi rinunciare al trono». Ma non<br />

c’è problema.<br />

«Perdonatemi tutti, ma adesso avrei<br />

bisogno di restare un minuto da sola con<br />

Tellin.»<br />

Papà scuote la testa, come se<br />

continuasse a pensare che sono un po’<br />

matta. Probabilmente ha ragione, ma<br />

questo non significa che ho preso la<br />

decisione sbagliata. Col tempo si<br />

accorgerà che è l’unica scelta possibile.


«Io scendo di sotto, prima che finiscano<br />

tutte le fragole caramellate», annuncia<br />

Doe, sempre con la faccia di quella<br />

annoiata.<br />

«Dosinia», la chiamo. Quando lei si<br />

gira, le dico: «Grazie. Per aver trovato<br />

Quince. E per altre cose».<br />

Certo, non posso ringraziarla per il<br />

terremoto e per il piano organizzato con<br />

Tellin, ma sappiamo entrambe che il suo<br />

intervento ha fatto sì che io prendessi<br />

questa decisione.<br />

Lei alza le spalle. «Vabbè.» La vedo<br />

sorridere, però, un secondo prima che<br />

sparisca in corridoio.<br />

«Ci vediamo di sotto?» mi chiede<br />

Quince.<br />

Gli do un bel bacio, tante volte qualcuno<br />

avesse ancora dei dubbi sulla mia<br />

decisione. «Aspettami qui fuori.»<br />

Quince fa un cenno di saluto a Tellin<br />

prima di uscire dalla stanza con Doe e


mio padre.<br />

«Lily, io...» comincia a dire Tellin.<br />

«Non farlo. Non devi ringraziarmi, non<br />

devi scusarti, non devi dire niente. Non<br />

l’ho fatto per te. L’ho fatto perché era la<br />

cosa giusta. Perché gli oceani stanno<br />

cambiando e io voglio accompagnare il<br />

mio regno, il tuo e tutti gli altri in questo<br />

cambiamento.»<br />

Credevo mi sarebbe bastato lottare per<br />

la salvaguardia degli oceani dalla<br />

terraferma, ma le cose stanno molto<br />

peggio di quanto immaginassi. Dobbiamo<br />

essere più decisi, più solerti. Se posso<br />

dare una mano dalla terraferma e anche<br />

dalla sala del trono, allora le mie<br />

possibilità di riuscire ad aiutare<br />

raddoppiano.<br />

Tellin sorride come quando da<br />

ragazzino mi sfidava a mangiare le<br />

lumache. «Sei esattamente la regina che<br />

credevo.»


«Ora non pensare di potermi blandire.<br />

Quello che c’è tra noi è solo un accordo<br />

politico. Il mio cuore appartiene a<br />

Quince.»<br />

«Capisco.»<br />

«E cercheremo negli archivi se esiste un<br />

modo per eliminare la componente<br />

sentimentale da questo legame.» Non che<br />

mi preoccupi troppo la cosa, perché credo<br />

fermamente in quello che ha detto Quince:<br />

il nostro amore è più forte di qualsiasi<br />

magia. Però non si sa mai... E poi se papà<br />

è riuscito a trovare il modo di far tornare<br />

Quince quaggiù con noi, chissà quanti altri<br />

rituali ci saranno tra quei documenti.<br />

«Parleremo con Calliope, la nostra<br />

consulente di coppia, per vedere se ha<br />

consigli in merito.»<br />

«D’accordo.» Ha di nuovo quel suo<br />

sorriso furbetto. «Così potrà stare più<br />

tranquilla anche la mia Lucina.»<br />

«La tua Lucina?» Gli do una pacca sulla


spalla. Sta scherzando? «Cioè? Tu avresti<br />

una fidanzata?»<br />

Se non altro ha la decenza di arrossire:<br />

ha il viso di un bel rosa acceso, adesso.<br />

«Sì.»<br />

«E lei sapeva tutto del tuo piano?»<br />

«È una sirena di un certo livello.<br />

Conosce la situazione del nostro regno e<br />

comprende la necessità di questo<br />

legame.»<br />

Non riuscirò mai a capire i maschi, ne<br />

sono certa. Perché la verità li spaventa<br />

tanto? Me l’avrebbe potuto dire giorni fa.<br />

Certo, non avrebbe influito sulla mia<br />

decisione, che comunque alla fine è stata a<br />

suo favore. Immagino che neanche<br />

stavolta imparerà la lezione, quindi...<br />

Vado verso la porta e gli dico:<br />

«Andiamo. C’è una festa che ci aspetta».<br />

Mi segue. «E tre vipere di nostra<br />

conoscenza che non vedono l’ora di<br />

sapere la novità.»


Adesso sì che mi sento al settimo cielo.<br />

Non ci avevo pensato. Astria dovrà<br />

rimangiarsi tutto quello che ha detto. Che<br />

soddisfazione sarà vedere l’invidia nei<br />

suoi occhi e in quelli delle sue due<br />

amichette. «Forse davanti a loro potrei<br />

mostrarmi anche un po’ affettuosa con<br />

Tellin.» Raggiungo Quince e lo prendo<br />

sotto braccio. «Giusto un po’.»<br />

«Sì, ma non troppo. Ho una reputazione<br />

da difendere.»<br />

Tellin si mette a ridere e anche lui<br />

prende Quince sotto braccio. Tellin è<br />

ancora il ragazzo di una volta, anche se<br />

ogni tanto lo nasconde dietro il suo senso<br />

del dovere e della responsabilità. E,<br />

mentre raggiungiamo la sala da ballo,<br />

penso che ci sono cose molto peggiori che<br />

governare con questi due al mio fianco.


Mangrovio, col sorriso più grande che gli<br />

abbia mai visto, annuncia: «Signore e<br />

signori, la Principessa ed erede al trono<br />

Lily di Thalassinia, il Principe ed erede al<br />

trono Tellin di Acropora e il signor<br />

Quince Fletcher».<br />

La folla di invitati rumoreggia: si sparge<br />

la voce che sono ancora la principessa di<br />

Thalassinia. Preferisco così che il<br />

silenzio scioccato di poco prima.<br />

Fianco a fianco, io, Quince e Tellin<br />

entriamo nella sala da ballo. Io sto in<br />

mezzo e tengo Quince per mano, con le<br />

dita incrociate alle sue. Il messaggio<br />

dev’essere chiaro. Io e Tellin siamo<br />

alleati, non fidanzati.<br />

«Sudditi di Thalassinia, brindate a mia<br />

figlia, la futura regina», dice mio padre,<br />

sollevando un calice di gelatina frizzante,<br />

l’equivalente marino dello champagne.<br />

Intanto i camerieri nuotano avanti e<br />

indietro in mezzo alla folla coi vassoi


pieni di bicchieri.<br />

«Lunga vita alla Principessa Lily»,<br />

dicono tutti i presenti alzando i bicchieri.<br />

Fa un po’ paura pensare che un giorno –<br />

si spera il più in là possibile – governerò<br />

tutta la gente presente nella sala e non<br />

solo. Il pensiero mi terrorizza.<br />

Tellin prende un paio di calici da un<br />

cameriere che gli passa davanti e li<br />

consegna a me e Quince. Nello stesso<br />

momento arriva anche Mangrovio con<br />

altri due calici per noi.<br />

«Questi li prendo io.» Doe toglie i<br />

calici di mano a Mangrovio per darne uno<br />

a Tellin.<br />

È chiaro che Mangrovio vorrebbe<br />

strangolarla – benvenuto nel club, amico<br />

–, ma alla fine si gira e se ne va.<br />

«A Lily», dice Quince sollevando il suo<br />

calice.<br />

Doe e Tellin ripetono: «A Lily».<br />

Io li sento appena. In quel momento


iesco a pensare solo all’orgoglio con cui<br />

mi guarda Quince.<br />

Non c’è una sirena più fortunata di me.<br />

Ho un ragazzo che amo – e che adesso ha<br />

di nuovo il dono dell’acquarespiro – e<br />

sono ancora la futura regina di<br />

Thalassinia. Certo, alcuni dettagli non<br />

sono tanto chiari. Dove vivremo? Voglio<br />

andare all’università? E quali sono i piani<br />

di Quince per il futuro? Come farò ad<br />

aiutare Tellin e la gente di Acropora<br />

insieme col mio e con gli altri regni?<br />

È vero, gli interrogativi sono tanti. Ma<br />

la cosa bella è che non c’è più fretta. E<br />

nessun diciottesimo compleanno che<br />

pende sulla mia testa come una spada di<br />

Damocle.<br />

Avremo tempo per trovare le risposte.<br />

Insieme.<br />

Per ora, ci sono tre ragazze che<br />

scommetto non vedono l’ora di conoscere<br />

il mio fidanzato. E visto che io sono


sempre attenta ai desideri dei miei<br />

sudditi, lo prendo per un braccio e lo<br />

porto con me da quelle tre vipere, pronta<br />

a darmi un po’ di arie.<br />

È bello essere una principessa.


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