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vita maggio - Giuseppini del Murialdo

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Anno CXI - N. 5 Maggio/Giugno 2005 - POSTE ITALIANE SPA -SPEDIZIONE IN A. P. D.L. 353/03 (CONV. L. 46/04) ART. 1 COMMA 2, DCB – FILIALE DI ROMA


SOMMARIO<br />

RUBRICHE<br />

MULTIMEDIA<br />

EVOLVENDO<br />

FLASH DI VITA<br />

VITA SOLIDALE<br />

ANNO DELLA SOLIDARIETÀ<br />

FORUM<br />

FAVOLE DALL’INDIA<br />

COP C FRAMMENTI<br />

SOLIDARIETÀ CON IL CILE<br />

VITA GIUSEPPINA<br />

MENSILE DEI<br />

GIUSEPPINI DEL MURIALDO<br />

MAGGIO-GIUGNO 2005<br />

Anno CXI - N. 5<br />

IN COPERTINA:<br />

Accogliamo con gioia il nostro Papa Benedetto XVI<br />

UN SALUTO AL PAPA<br />

SPIRITUALITA`<br />

IL “NOSTRO SANTO” E IL MURIALDO<br />

PEDAGOGIA DELLA DOLCEZZA<br />

HO BISOGNO DI DIRVI CHE VI AMO<br />

ATTUALITA`<br />

NON ABBIATE PAURA<br />

UN INVITO A SOSTARE<br />

PER FARE IL GIORNALISTA<br />

DAL PRECETTO AL BISOGNO<br />

SENZA DIMORA<br />

CRONACA<br />

PEDAGOGIA GIUSEPPINA<br />

SEGNI DI SPERANZA<br />

UNA PAROLA CHE CI INTERPELLA<br />

RAVENNA "PALALEO"<br />

° DELLA DEDICAZIONE<br />

LA FAMIGLIA PARROCCHIALE<br />

ANNI DI SCOUTISMO<br />

PICCOLI GESTI<br />

ATTIVITÀ PER LA SOLIDARIETÀ<br />

VENERDÌ SANTO CON I DROGATI<br />

DIRETTORE RESPONSABILE:<br />

Giovanni Boggio<br />

REDATTORE: Angelo Catapano<br />

REDAZIONE: Tullio Locatelli – Modesto De Summa<br />

Mauro Peserico – Sandro Agazzi – Massimo Angeli<br />

Emma Bellotto – Marina Lomunno – Sandro Palumbo<br />

GRAFICA: Claudio Brescia - Sandro Girodo<br />

AMMINISTRAZIONE: Anna Romozzi<br />

Direzione - Redazione - Segreteria<br />

Via Belvedere Montello, 77 - 00166 Roma<br />

Tel. (06)62.471.44/62.434.00 - Fax. (06) 62.408.46<br />

Per scriverci<br />

E-mail: <strong>vita</strong>.g@murialdo.org<br />

Per leggere in anticipo il prossimo numero collegarsi a:<br />

www.murialdo.org<br />

Autorizzazione <strong>del</strong> Tribunale di Roma 26-7-1954 - n. 4072 <strong>del</strong> Registro <strong>del</strong>la Stampa<br />

ABBONAMENTO<br />

Ordinario € 15,00 – Sostenitore € 25,00 – Di amicizia € 50,00<br />

BORSE DI STUDIO € 155,00<br />

c.c.p. 62635008<br />

Impaginazione fotocomposizione e stampa:<br />

Scuola Tipografica S. Pio X – Via degli Etruschi, 7 - 00185 Roma<br />

E<br />

ra l’ultima domenica <strong>del</strong>le Palme per il Papa<br />

Giovanni Paolo II e non volevo crederlo…ero<br />

in Piazza san Pietro per la G.M.G. e migliaia di giovani<br />

facevano il “tifo” per lui…impossibilitato a parlarci, ma<br />

non finivano i cori, i saluti, gli inni per più di 40 minuti, in<br />

tutte le lingue, come parole di augurio e affetto per dirgli: “Noi<br />

ci siamo: ci senti che siamo qui?” E quando è partito per il Cielo<br />

le sue ultime parole sono state per i giovani: “Vi ho cercato, ora<br />

siete venuti qui, vi ringrazio!”. Lui che non riusciva più a parlare ora<br />

ha parole che sembrano diventate più spesse, se rilette nel silenzio, parole<br />

ora rivestite di eternità, splendenti di divino.<br />

Eandando in San Pietro a salutarlo per l’ultima volta a nome di tanti<br />

che non potevano, ho portato un bigliettone con un arcobaleno disegnato<br />

e scritto. “Grazie: sei stato per noi uno splendito ponte verso il cielo”<br />

firmato: “tutta la famiglia <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>”… per cui c’eravamo proprio<br />

tutti!<br />

p. Sandro Girodo<br />

E ORAACCOGLIAMO BENEDETTO XVI<br />

"E ora noi che faremo? Ringrazieremo Iddio di tutto<br />

cuore, pregheremo per il Papa e gli saremo sempre<br />

più ossequienti e fe<strong>del</strong>i; ma ciò non basta: ci si<br />

impone il dovere di informarci sempre più di buono<br />

spirito religioso con la preghiera assidua e con lo<br />

studio <strong>del</strong>la perfezione, e di infiammare il nostro<br />

cuore di sempre nuovo zelo per le anime <strong>del</strong>le persone<br />

che il Signore ci ha affidato.<br />

Scenda intanto su di voi, per mio mezzo, la prima benedizione<br />

che il Papa Benedetto XV ha impartito alla<br />

nostra Congregazione."<br />

Carissimi,<br />

ripropongo a tutti voi queste parole e questo sentimento di don<br />

Reffo nel giorno <strong>del</strong>la elezione <strong>del</strong> Sommo Pontefice Benedetto<br />

XVI.<br />

Il riferimento storico e la continuità <strong>del</strong> nome nella successione<br />

apostolica diventino per noi l’occasione più bella per confermare<br />

la nostra fede e la nostra devozione al Papa e alla Chiesa.<br />

Con don Reffo ripetiamo anche oggi: ma ciò non basta!... Preghiera,<br />

formazione permanente e zelo coerente, ci aiutino a scoprire nel cammino <strong>del</strong>la<br />

Chiesa, la sicurezza da proporre e la fiducia da offrire ai giovani <strong>del</strong> nostro tempo.<br />

Ad essi, affamati di verità e ansiosi di libertà, appena un anno fa<br />

Giovanni Paolo II ripeteva: Non abbiate paura di proclamare in<br />

ogni circostanza il Vangelo <strong>del</strong>la Croce. Non abbiate paura di andare<br />

controcorrente!<br />

Il Signore conceda anche a noi di non avere paura, riprendendo<br />

con il coraggio e la fiducia <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> e in comunione con il Papa<br />

che ha dato alla sua Chiesa, il nostro cammino.<br />

p. Luigi Pierini<br />

LA REDAZIONE<br />

E-mail: <strong>vita</strong>g@murialdo.org


SPIRITUALITA` : SAN GIUSEPPE<br />

PEDRO OLEA<br />

La figura di san Giuseppe è vista significativamente dal <strong>Murialdo</strong> come “l’om<br />

bra” necessaria al quadro <strong>del</strong>l’Incarnazione<br />

San Leonardo <strong>Murialdo</strong>, occupando un<br />

posto come quello di rettore <strong>del</strong> collegio<br />

Artigianelli di Torino, luogo di aperta devozione<br />

al Santo Patriarca, nutrì una grande devozione<br />

verso San Giuseppe, devozione che<br />

forse ebbe i primi germi in famiglia e poi nel<br />

collegio degli Scolopi di Savona, dove studiò,<br />

ma che certamente ebbe un grande impulso dal<br />

suo ingresso nel collegio, dove il Berizzi aveva<br />

fatto <strong>del</strong>la devozione al santo un punto centrale.<br />

Il primo testo che troviamo nei suoi scritti è<br />

un panegirico <strong>del</strong> santo per la sua festa, forse<br />

<strong>del</strong> 1857, pronunciato nell’istituto detto Ritiro<br />

di S. Giuseppe, chiamato anche “le Orfanelle”,<br />

e diretto dalle suore di S. Giuseppe. In esso S.<br />

Leonardo accenna al fatto che S. Giuseppe era<br />

<strong>del</strong>la famiglia reale di Davide, ma volle vivere<br />

in povertà perché l’uomo–Dio voleva condurre<br />

una <strong>vita</strong> povera. Un altro concetto espresso in<br />

questo panegirico è che Giuseppe, come sposo<br />

di Maria “possedé la parte migliore degli affetti<br />

<strong>del</strong> cuore di Maria, il più puro, il più santo”;<br />

fu il consorte che condivise le gioie e i dolori,<br />

le speranze e i timori con Maria sua sposa.<br />

Infatti non esiste dignità più alta, eccettuata<br />

la maternità di Maria, di quella di essere<br />

il suo sposo e di essere chiamato padre<br />

da Gesù. La casa di Giuseppe diventò<br />

il Tempio di Dio giacché Dio stesso<br />

vi abitava sotto spoglie mortali e<br />

Giuseppe viveva per Gesù assumendo<br />

per lui cuore e viscere di<br />

padre, e divenendo per affezione<br />

ciò che non era per<br />

natura.<br />

Il 7 Maggio 1875<br />

S. Giuseppe "l'ombra" <strong>del</strong> quadro (dip. Reffo - Viterbo)<br />

parlando ai confratelli <strong>del</strong> perché l’umiltà è il<br />

primo carattere distintivo <strong>del</strong>la congregazione<br />

spiega che è la caratteristica propria di S. Giuseppe<br />

e quindi la congregazione deve ricopiarlo,<br />

esprimerlo. Quindi una prima caratteristica<br />

<strong>del</strong> santo è l’umiltà. Nel Vangelo non ricorre<br />

nemmeno una sua parola e Maria gli presta la<br />

sua voce: “Io e tuo padre…”; non solo, ma sparisce<br />

dalla terra senza che si sappia come, quando<br />

e dove. Poi indica S. Giuseppe come un’ombra,<br />

un’ombra nel gran quadro che è l’economia<br />

<strong>del</strong> mistero <strong>del</strong>l’Incarnazione. La<br />

missione di Giuseppe è nascondere e oscurare.<br />

In questo quadro ci sono quattro personaggi:<br />

Dio Padre, Gesù Cristo, lo Spirito Santo,<br />

Maria Vergine. S. Giuseppe è l’ombra <strong>del</strong> quadro,<br />

ma diversamente dall’ombra dei quadri, il<br />

cui scopo è quello di far risaltare le figure, qui<br />

ci vuole un’ombra che stemperi lo splendore di<br />

questi quattro personaggi fino a quando piaccia<br />

al Padre manifestarlo al mondo.<br />

La Vergine è nascosta all’ombra di Giuseppe:<br />

la sua verginità e la sua maternità sono coperte<br />

dal suo matrimonio con san Giuseppe.<br />

Lo Spirito Santo è ugualmente velato dal<br />

santo: “quel che è nato viene dallo Spirito Santo…”<br />

è il suo capolavoro, ma Giuseppe ne spegne<br />

i raggi.<br />

Così il Figlio <strong>del</strong>l’uomo, l’Uomo-Dio, è nascosto<br />

in questa oscurità, tanto da passare per<br />

“Figlio <strong>del</strong> falegname”.<br />

Dio Padre non appare padre di Gesù Cristo<br />

finché non proclama: “Questo è il mio figlio, in<br />

cui mi sono compiaciuto”.<br />

La missione di S. Giuseppe è quella di<br />

oscurare ed è questa singolarità che lo fa unico.<br />

Gli apostoli, i martiri, i santi hanno come<br />

missione glorificare Cristo, Giuseppe quella di<br />

nasconderlo fino all’ora <strong>del</strong>la sua manifestazione.<br />

Seguiva il <strong>Murialdo</strong> dicendo che, se Gesù<br />

non si fosse nascosto, le potenze <strong>del</strong> secolo<br />

“non avrebbero crocifisso il Signore <strong>del</strong>la gloria”,<br />

quindi Gesù Cristo usò lo stratagemma di<br />

nascondersi all’ombra di Giuseppe per non essere<br />

conosciuto. Ma siccome oscurare la gloria<br />

divina è <strong>maggio</strong>r miracolo che manifestarla,<br />

perciò l’onnipotenza e la sapienza di Dio non si<br />

manifestò meno grande in S. Giuseppe che in<br />

altri santi e questo santo deve essere visto come<br />

“quelle auguste Tenebre, di cui parla la Scrittura,<br />

sotto cui la Maestà di Dio si volle nascondere<br />

(Sal. 17,12), compito oscuro ma sublime”. E<br />

conclude dicendo che come quelle nuvole, di<br />

cui il sole rischiara solo la parte che noi non ve-<br />

AVVICINANDOCI A S. GIUSEPPE<br />

È stato appena pubblicato dall’editrice<br />

Esperienze un volumetto (70 pagine)<br />

<strong>del</strong> giuseppino Pedro Olea su san Giuseppe,<br />

richiedibile anche in redazione<br />

(4 euro). L’invito è di accostarci al nostro<br />

santo, patrono di tutta la Chiesa, fondandoci<br />

su sicure basi teologiche e non<br />

solo devozionali. È interessante guardare<br />

a lui che congiunge l’antico e il nuovo<br />

testamento, alla sua famiglia unica al<br />

mondo, alle sue qualità di uomo giusto,<br />

sposo e lavoratore. Il quadro è completato<br />

con un excursus su san Giuseppe nella<br />

liturgia, in Giovanni Paolo II e in san<br />

Leonardo <strong>Murialdo</strong>.<br />

diamo, e che tanto più splendono dalla parte <strong>del</strong><br />

cielo quanto più oscure sono dalla parte <strong>del</strong>la<br />

terra, così la gloria di S. Giuseppe brilla<br />

agli occhi di Dio e degli angeli in ragione<br />

<strong>del</strong>la sua oscurità agli occhi degli uomini.<br />

Perciò la congregazione doveva essere<br />

umile dinanzi agli uomini, per<br />

esser grande aagli occhi di Dio.<br />

179


SPIRITUALITA` : S. L. MURIALDO<br />

GIUSEPPE FOSSATI A fianco<br />

Come giuseppini,<br />

la<br />

nostra relazione fra i<br />

giovani va vissuta secondo<br />

uno stile particolare che trova<br />

fondamento nella testimonianza<br />

e nell’insegnamento <strong>del</strong><br />

<strong>Murialdo</strong>, divenuti poi patrimonio<br />

<strong>del</strong>la nostra tradizione. Questo stile,<br />

che comporta atteggiamenti e comportamenti<br />

specifici, qualifica il nostro apostolato<br />

per cui la nostra identità carismatica<br />

non consiste solo nella dedizione ai giovani,<br />

ma anche in questo stile educativo.<br />

Scrive il <strong>Murialdo</strong> nella lettera circolare<br />

<strong>del</strong> 25° anniversario di fondazione <strong>del</strong>la congregazione:<br />

«Quanto sarebbe desiderabile che<br />

si potesse introdurre fra noi lo spirito di dolcezza,<br />

di amorevolezza, di familiarità, di pazienza<br />

coi giovani. Sarebbe il segreto di fare un<br />

po’ di bene alle anime che Dio ci affida, e qual<br />

mercede non ci darebbe un giorno il Signore<br />

per avere salvate le anime che ora forse periranno<br />

eternamente per il nostro fare asciutto, riservato,<br />

per niente familiare, né paterno, non<br />

dolce, non amorevole... Ebbene, proponiamolo<br />

tutti, ma tutti senza eccezione… Amiamo i fanciulli,<br />

siamo dolci, cortesi, amorevoli coi fanciulli,<br />

allora essi ameranno Dio...Tutti hanno il<br />

compito di attirare i fanciulli a Dio, ed i fanciulli<br />

non si attirano a Dio con altra calamita<br />

fuor di quella <strong>del</strong>la dolcezza. Studiamoci dunque<br />

di avere sempre, quando trattiamo con essi,<br />

un volto ilare, un tratto cortese, un parlare<br />

grazioso, affabile, affettuoso; se non lo facciamo<br />

per istinto, per natura, facciamolo con studio,<br />

per impegno, anche con sforzo, per amor<br />

di Dio e <strong>del</strong>le anime».<br />

Il <strong>Murialdo</strong>, più volte, ritorna sulla dolcezza<br />

come stile e metodo educativo: «...<br />

senza la fede non si piace a Dio, senza dolcezza<br />

non si piace al prossimo... Perciò<br />

serenità di volto, affabilità nel parlare,<br />

accesso facile, mansuetudine, pazienza.<br />

Dar per primo il saluto»; diceva<br />

ancora che con i giovani ci vuole<br />

«un modo di fare dolce... col viso,<br />

con le parole, con i sorrisi...<br />

Un modo di trattare affettuoso,<br />

domestico [familiare]...»,<br />

e quindi<br />

180<br />

in<strong>vita</strong>va a «non essere aspro, a non riprendere<br />

con parole pungenti, a non battere, a non sgridare<br />

forte..., ma dire parole in forma graziosa».<br />

E anche quando è necessario correggere qualche<br />

giovane, il <strong>Murialdo</strong> ci ricorda «quanto è<br />

utile rimproverare dolce e a quattr’occhi» e<br />

senza «inveire con rabbia». Richiamava poi i<br />

confratelli ad avere dolcezza «specialmente<br />

con i giovani più rozzi e brutti; dolcezza nei<br />

sentimenti, nelle parole,... nel tratto».<br />

Nel 1882 il <strong>Murialdo</strong> così si rivolgeva ai<br />

confratelli: «... per fare <strong>del</strong> bene bisogna es-<br />

sere amato, dirò meglio, ben visto; e ciò che fa<br />

amare e ben vedere è la dolcezza...», e ricordava<br />

loro che «a fare il dolce» con i ragazzi è una<br />

forma di mortificazione perché bisogna reagire<br />

contro i propri istinti. Due espressioni racchiudono<br />

bene l’insegnamento <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>: con i<br />

giovani bisogna avere «amabilità positiva» e si<br />

devono trattare con «dolcezza nel modo, con<br />

carità nel cuore». L’insegnamento <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong><br />

è frutto <strong>del</strong>la sua esperienza educativa. Scrive<br />

don Reffo: «Con i giovani il <strong>Murialdo</strong> adottò<br />

il sistema di una grande dolcezza e longanimità<br />

a tutta prova…», e ancora: «Fra tutti i<br />

metodi di educazione il <strong>Murialdo</strong> volle adottare<br />

quello <strong>del</strong>la dolcezza. Trattava bene tutti<br />

i giovani indistintamente, era soave nei modi...<br />

né lo distoglievano dal suo fare la rozzezza e<br />

l’ingratitudine con la quale talora era corrisposto:<br />

tale dolcezza era in lui un impegno preso ed<br />

un esercizio meritorio di virtù... Il suo aspetto<br />

"Senza la dolcezza non si<br />

piace al prossimo" (san<br />

Leonardo <strong>Murialdo</strong>)<br />

grave e severo era<br />

raddolcito da un soave<br />

sorriso che in<strong>vita</strong>va alla<br />

confidenza e all’amore... Chi<br />

doveva trattare con lui restava<br />

preso dalla sua dolcezza». Il documento<br />

sul carisma propone come mo<strong>del</strong>lo<br />

“il comportamento <strong>del</strong>icato e rispettoso<br />

<strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> verso i giovani”.<br />

L’esempio e l’insegnamento <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong><br />

hanno dato inizio a tutta una nostra tradizione<br />

Disegno<br />

F. Briasco<br />

che ritroviamo nei vari testi <strong>del</strong>la nostra storia.<br />

Già nel Regolamento <strong>del</strong> 1873 si legge: «I confratelli<br />

si mostreranno dinanzi ai giovani col viso<br />

lieto e col cuore contento», e il Direttorio<br />

<strong>del</strong> 1936 ha un paragrafo intero che tratta Della<br />

dolcezza da avere con i giovani. Si legge: «...<br />

i confratelli non si penseranno mai di avere dolcezza<br />

quanto basta... e manterranno costantemente<br />

nel trattare con essi, volto sorridente,<br />

umore gaio, benevolo e di facile accontentatura»,<br />

e ancora: «... con la dolcezza i confratelli<br />

guadagneranno il cuore dei loro alunni»,<br />

«dolcezza nelle parole e negli atti», dolcezza<br />

fatta «di benevolenza e cordialità» e di «affetto».<br />

L’art. 413 afferma: «Fondamento <strong>del</strong>la<br />

dolcezza è la bontà <strong>del</strong> cuore, e i confratelli di<br />

San Giuseppe si studieranno di essere molto<br />

buoni verso i loro fanciulli, il che conseguiranno<br />

con l’amarli spassionatamente, sopportandoli<br />

con pazienza e longanimità e perdonare<br />

più assai che castigare...».<br />

IL MURIALDO E LE "FEDELI COMPAGNE"<br />

È stato scritto dal giuseppino don Marco Dematté<br />

un nuovo libro su san Leonardo <strong>Murialdo</strong>,<br />

che mette in luce l’esperienza e la proposta spirituale<br />

<strong>del</strong> ministero svolto dal Fondatore per molti<br />

anni presso l’Istituto<br />

<strong>del</strong>le Fe<strong>del</strong>i Compagne<br />

di Gesù in Torino.<br />

Frutto <strong>del</strong>la tesi<br />

per la licenza in<br />

Teologia Pastorale,<br />

il volume (260 pagine)<br />

è pubblicato<br />

dall’autore a cui<br />

può essere richiesto<br />

con offerta<br />

libera oppure in<br />

redazione.


SPIRITUALITA` : EUGENIO REFFO<br />

A CURA DELLA POSTULAZIONE<br />

Nel tardo pomeriggio<br />

<strong>del</strong> 9<br />

<strong>maggio</strong> 1925, al collegio<br />

Artigianelli di Torino si spegneva<br />

serenamente don Reffo.<br />

“Aveva 83 anni. Profondo il dolore<br />

che colpì la Pia Società di S. Giuseppe,<br />

grande il vuoto che lasciò nel<br />

collegio degli artigianelli...”, scriveva<br />

il Superiore Generale. Il collegio artigianelli,<br />

che vive un “grande vuoto”, fu<br />

dal 1861 la “sua casa”. Vi era giunto nel<br />

novembre di quell’anno con la prospettiva<br />

di impegno limitato ad un anno. Vi rimase fino<br />

alla morte. Per gli artigianelli fu maestro,<br />

educatore, animatore sempre vivo e geniale.<br />

Imparò a stare con loro dapprima dal can. Berizzi,<br />

e poi condivise il progetto educativo <strong>del</strong><br />

<strong>Murialdo</strong> per 34 anni. Nel 1869 scrisse al gruppo<br />

degli studenti che seguiva particolarmente:<br />

“... ho bisogno di dirvi che vi amo, e vi amo<br />

moltissimo in Gesù Cristo, e che ringrazio mille<br />

volte Dio d’avermi posto tra voi... che avete<br />

avuto agio di conoscere che il mio cuore è per<br />

voi”. L’affetto per quei ragazzi, non sempre facili<br />

a trattare e ad avvicinare, a volte riottosi al-<br />

182<br />

la disciplina, lo portò a creare con essi un clima<br />

di serena condivisione e di allegria. Le feste<br />

sempre nuove l’ebbero come regista, senza che<br />

quasi nessuno se n’avvedesse. E le serate di<br />

carnevale erano rallegrate dalle sue commedie<br />

e dai suoi scherzi comici. Tutti conoscevano<br />

l’autore dei testi, ma nessuno riusciva a rintracciarlo.<br />

Egli di fronte agli applausi scompariva.<br />

Quando il 19 marzo 1873 il <strong>Murialdo</strong> diede<br />

<strong>vita</strong> alla Congregazione di S. Giuseppe, il Reffo<br />

era tra i primi membri. Condivise con il Fondatore<br />

gli ideali spirituali e apostolici <strong>del</strong>la congregazione.<br />

Ne fu fe<strong>del</strong>e interprete e si dedicò<br />

anima e corpo affinché la nuova istituzione crescesse<br />

e fosse scuola di santità e di apostolato<br />

nella Chiesa. Nel 1912, appena eletto Superiore<br />

Generale <strong>del</strong>la Congregazione, scrivendo la<br />

sua prima circolare, confidava ai confratelli:<br />

“io questo amore (per la congregazione) lo<br />

sento e lo sento vivo, forte e inestinguibile: la<br />

nostra Pia Società io l’amo davvero: l’amo perché<br />

ne vidi tutto il processo di formazione... l’amo<br />

perché ebbi la fortuna, o dirò meglio, la grazia<br />

segnalata di vivere per tanti anni a fianco di<br />

quell’insigne Servo di Dio che fu il nostro Fondatore...<br />

l’amo perché tutti i membri... o mi furono<br />

compagni... o figlioli carissimi...”. Quan-<br />

to abbia amato la Congregazione lo testimoniano<br />

i testi legislativi da lui curati, sotto la guida<br />

<strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>, fin nei particolari. L’amore al<br />

<strong>Murialdo</strong> lo tradusse nella biografia che resta<br />

ancora un testo base e per molti aspetti insostituibile<br />

per conoscere la figura e l’animo <strong>del</strong><br />

<strong>Murialdo</strong>.<br />

E i “figlioli carissimi”, i confratelli, hanno<br />

ricambiato l’amore di questo “maestro e padre”<br />

con la fiducia e la confidenza, ricorrendo a lui<br />

in ogni circostanza. Per sapere poi quanto egli<br />

amasse davvero i confratelli basti pensare a<br />

quello che ha scrit-<br />

to e che ha fatto per essi durante la guerra <strong>del</strong><br />

1915-1918. Non fu vicino a loro solo con lettere<br />

di conforto, ma si adoperò in ogni modo perché<br />

avessero pacchi di pane e vestiario. Si rivolse<br />

anche al Nunzio Apostolico di Vienna<br />

perché i prigionieri venissero accolti in conventi<br />

o monasteri. Un amore, quello di don Reffo,<br />

che va diretto al cuore e si fa concretezza. E<br />

quando divenne cieco, non si chiuse nel silen-<br />

zio <strong>del</strong>la sua dolorosa<br />

situazione, ma<br />

continuò a chiedere, e a<br />

volte sollecitare, notizie e informazioni,<br />

perché amava condividere<br />

con tutti la <strong>vita</strong> e le attività<br />

<strong>del</strong>la famiglia che sentiva “sua” e che<br />

amava di amore “forte e inestinguibile”.<br />

La copiosa corrispondenza di quel tempo<br />

ne è chiara conferma.<br />

Amò anche gli uomini <strong>del</strong> suo tempo, e tra<br />

essi preferì sempre i più semplici e i più poveri.<br />

Scrisse sui giornali, ma si rivolgeva alla<br />

gente comune mettendola in guardia perché<br />

non finisse vittima <strong>del</strong>le nuove correnti di pensiero.<br />

La stampa di allora mirava a staccare la<br />

gente dalla verità cristiana e dalla Chiesa. E don<br />

Reffo ricordava e spiegava agli operai e ai contadini,<br />

con il suo linguaggio semplice e chiaro,<br />

che le verità <strong>del</strong> vangelo e <strong>del</strong>la dottrina cristiana<br />

restano ancora la risposta migliore per la <strong>vita</strong><br />

e la felicità <strong>del</strong>l’uomo, e sosteneva che la guida<br />

<strong>del</strong> Papa era ancora la più sicura. Sembra che<br />

le grandi battaglie ideologiche non lo interessassero<br />

e non lo troviamo mai tra i personaggi<br />

emergenti <strong>del</strong> suo tempo. Molti lo conoscevano,<br />

apprezzavano il suo lavoro e le sue capacità<br />

culturali e artistiche, ma egli preferì sempre i<br />

suoi artigiani, la sua congregazione, i suoi operai.<br />

Non abbiamo prove che egli si sia esposto<br />

in prima persona nei grandi movimenti sociali<br />

o culturali <strong>del</strong> suo tempo. Il suo fu un amore fattivo<br />

e silenzioso.<br />

Sono passati 80 anni dalla sua morte. In questi<br />

ultimi anni don Reffo è stato riscoperto e fu<br />

riconosciuta la sua grandezza di uomo di Dio e<br />

di “amico” dei fratelli. Aspettiamo che la Chiesa<br />

lo proponga come mo<strong>del</strong>lo ai cristiani. Sembra,<br />

a volte, che don Reffo continui, anche in<br />

Cielo, lo stile di <strong>vita</strong> che aveva in terra. Allora<br />

faceva di tutto per eclissarsi, sembra che anche<br />

in Cielo ami restare nascosto. Sappiamo però<br />

che un uomo che ha amato tanto in <strong>vita</strong>, ama<br />

molto di più in Cielo. Sollecitiamolo con<br />

la nostra preghiera e invocazione, egli<br />

ci otterrà da Dio grazie e favori e anche<br />

un miracolo, condizione necessaria<br />

perché possa essere<br />

proclamato beato.<br />

183


SPECIALE OSSERVATORIO SPECIALE OSSERVATORIO SPECIALE OSSERVATORIO SPECIALE OSSERVATORIO<br />

GIOVANNI BOGGIO - E-mail: gboggio@murialdo.org<br />

Scrivere qualcosa di nuovo su papa Giovanni<br />

Paolo II dopo tutto quello che è stato detto e<br />

scritto sembra impossibile. Eppure anche noi vogliamo<br />

aggiungere qualcosa al coro di valutazioni<br />

e di giudizi che si sono levati da ogni parte su<br />

questo papa che alcuni hanno già incominciato a<br />

definire “il Grande”. Non sto a ripetere quanto<br />

hanno scritto altri su temi generali e particolari.<br />

C’è però un aspetto che solo noi possiamo rilevare,<br />

perché ci riguarda da vicino e interessa la nostra<br />

congregazione con tutte le sue componenti: i<br />

rapporti di papa Giovanni Paolo II con i <strong>Giuseppini</strong><br />

e la profonda consonanza <strong>del</strong> suo insegnamento<br />

con il carisma <strong>del</strong>la nostra congregazione.<br />

I NOSTRI INCONTRI<br />

CON IL PAPA<br />

Non posso ricordare gli incontri personali che<br />

molti giuseppini hanno avuto con il papa. Ognuno<br />

di noi ne conserva il ricordo, legato spesso a<br />

qualche foto che ci aiuta a rivivere momenti intensi<br />

di gioia e di emozioni. Ma ci sono state occasioni<br />

nelle quali Giovanni Paolo II è venuto a<br />

trovarci nelle nostre comunità con visite programmate<br />

o improvvisate, come quella <strong>del</strong> 13<br />

aprile 1980 quando si fermò davanti al numero 14<br />

di Corso Palestro a Torino per una sosta fuori programma<br />

al Collegio Artigianelli, prima di raggiungere<br />

Valdocco per il<br />

grande incontro con i giovani<br />

<strong>del</strong>la città.<br />

Indimenticabile la visita<br />

all’Oratorio San Paolo di<br />

Roma il 17 dicembre 1978,<br />

tra una marea di giovani entusiasti<br />

che sembrò contagiare<br />

lo stesso Pontefice. Il<br />

20 gennaio 1980 il papa visitò<br />

la parrocchia <strong>del</strong>l’Immacolata<br />

a Roma e il 24<br />

marzo <strong>del</strong>lo stesso anno ricevette<br />

in Vaticano il gruppo<br />

dei 14 novelli sacerdoti<br />

giuseppini <strong>del</strong>l’Istituto S.<br />

Pietro di Viterbo con i loro<br />

insegnanti, rivolgendo ad<br />

essi parole di incoraggiamento.<br />

Molti sono stati gli<br />

Giovanni Paolo II incontra i <strong>Giuseppini</strong>,<br />

all'Oratorio S. Paolo di Roma e<br />

agli Artigianelli di Torino.<br />

incontri con gruppi di confratelli che celebravano<br />

gli anniversari <strong>del</strong>l’ordinazione sacerdotale.<br />

I MESSAGGI DEL PAPA<br />

Vi furono altre occasioni di incontro, come la<br />

celebrazione <strong>del</strong> 150° anniversario <strong>del</strong>la nascita<br />

di san Leonardo <strong>Murialdo</strong>, il 1° dicembre 1978<br />

quando 60 giuseppini ricevettero dal papa tre<br />

consegne: 1) la ricerca continua <strong>del</strong>la santità, 2)<br />

l’ansia pedagogica, 3) la fe<strong>del</strong>tà alla Chiesa e al<br />

papa. Il 14 febbraio 1986 il consiglio generale e<br />

i superiori provinciali, al termine <strong>del</strong>la conferenza<br />

interprovinciale, ebbero la gioia di<br />

celebrare la santa messa insieme al papa<br />

nella sua capella privata.<br />

Ai membri <strong>del</strong> XVIII Capitolo<br />

generale, durante l’udienza <strong>del</strong>l’11<br />

luglio 1988 il papa rivolse un’esortazione<br />

accalorata per spingere<br />

ad intensificare l’attività<br />

educativa verso i giovani. Ritroviamo<br />

la stessa attenzione<br />

ai giovani nel messaggio inviato<br />

alla congregazione nel<br />

2000, in occasione <strong>del</strong> cente-<br />

Il Papa alla parrocchia <strong>Murialdo</strong> di<br />

Roma nel 1992.<br />

nario <strong>del</strong>la morte di san Leonardo <strong>Murialdo</strong>. In<br />

quell’occasione Giovanni Paolo II esortava a rilanciare<br />

il carisma di fondazione che considera i<br />

giovani il campo di azione <strong>del</strong> nostro apostolato.<br />

Aconclusione <strong>del</strong> suo messaggio il papa ribadiva<br />

la necessità di “annunciare e testimoniare in ogni<br />

circostanza il Vangelo <strong>del</strong>la misericordia e <strong>del</strong>la<br />

speranza”.<br />

Tutti i commentatori in questi giorni hanno<br />

evidenziato l’attenzione particolare che Giovanni<br />

Paolo II ha sempre avuto verso i giovani, soprattutto<br />

nei messaggi loro indirizzati in occasione<br />

<strong>del</strong>le varie Giornate <strong>del</strong>la Gioventù. Noi ritroviamo<br />

in questo interessamento ai giovani una<br />

sintonia particolare con il nostro carisma, ereditato<br />

da san Leonardo <strong>Murialdo</strong>. Certamente il papa<br />

non si è ispirato agli insegnamenti <strong>del</strong> nostro<br />

Fondatore, ma tutti e due hanno attinto da una<br />

sorgente comune: il comportamento di Gesù verso<br />

i poveri e i dimenticati dalla società di allora,<br />

tra i quali occupavano un posto di rilievo proprio<br />

i giovani.<br />

Le esortazioni di Giovanni Paolo II e il suo<br />

esempio sono per noi, <strong>Giuseppini</strong> <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>,<br />

una conferma <strong>del</strong>la validità <strong>del</strong> nostro apostolato<br />

ed un invito pressante a riscoprire, se ce ne fosse<br />

bisogno, l’entusiasmo nelle nostre attività giovanili.<br />

Il grido accorato <strong>del</strong> papa “Non abbiate paura!”<br />

è rivolto anche a noi per darci una nuova<br />

spinta ad aprirci a Cristo dedicando tutta la <strong>vita</strong> ai<br />

giovani. Sono essi quelle “Sentinelle <strong>del</strong> mattino”<br />

che devono proclamare alle generazioni future<br />

il messaggio di speranza e fiducia che ci ha<br />

portato Cristo.


ATTUALITA` : VITA ECCLESIALE<br />

TULLIO LOCATELLI - E-mail: vicario.gen@murialdo.org<br />

Le “quarantore”<br />

sono uno<br />

degli appuntamenti pastorali<br />

più importanti nella mia parrocchia<br />

di Terno, nel bergamasco. Per tre<br />

giorni la comunità cristiana viene in<strong>vita</strong>ta a<br />

tempi di celebrazione e di adorazione prolungata.<br />

Si fanno i turni per categorie di persone e<br />

per età, perché durante la giornata ci sia sempre<br />

qualcuno in chiesa ad adorare il Signore esposto.<br />

Quando arrivano le quarantore una squadra<br />

di uomini agli ordini <strong>del</strong> sacrestano preparano<br />

la “raggiera”: una impalcatura di legno<br />

che avvolge l’altare <strong>maggio</strong>re e arriva fino a<br />

toccare il cerchio che dà inizio alla cupola che<br />

sovrasta il presbiterio. È uno sfolgorio di luci<br />

con le sue lampadine colorate e le centinaia di<br />

can<strong>del</strong>e. Una serie di archi incrociati e sempre<br />

più fini dà l’idea di salire verso l’alto; al centro<br />

un piccolo trono ospita l’ostensorio con Gesù<br />

Eucaristia. La gente entra in chiesa e compra le<br />

can<strong>del</strong>e che verranno collocate sulla raggiera<br />

e qualcuno si raccomanda al sacrestano che la<br />

“sua” can<strong>del</strong>a sia posta il più vicino possibile al<br />

tronetto <strong>del</strong>l’ostensione. La tradizione non si è<br />

L’importanza <strong>del</strong>l’adora zione: tempo per fermarsi e<br />

incontrare Dio, per ritro varsi e non disperdersi.<br />

persa<br />

anche se<br />

tante cose sono<br />

cambiate. Soprattutto mi<br />

sembra rimasto inalterato il messaggio di<br />

questa popolare devozione eucaristica.<br />

È un invito a sostare presso la Eucaristia,<br />

a prendersi <strong>del</strong> tempo, a fermarsi un poco, a fare<br />

silenzio. Durante i tempi di adorazione si dà<br />

spazio all’ascolto <strong>del</strong>la Parola, al raccoglimento,<br />

alla preghiera personale. Adorare non è solo<br />

riconoscere l’essere noi creature di fronte al<br />

creatore, ma soprattutto cogliere la vicinanza<br />

di Gesù, il suo stare in mezzo a noi, la sua presenza<br />

continua nella Eucaristia.<br />

San Leonardo <strong>Murialdo</strong> rimase sempre<br />

colpito dal fatto che noi cristiani cattolici affermiamo<br />

la presenza continua (cioè anche dopo<br />

la celebrazione <strong>del</strong>la messa) di Gesù nella Eucaristia,<br />

ma che poi le nostre chiese rimangono<br />

vuote e Gesù abbandonato. Vedeva in<br />

questo una grossa contraddizione e anche<br />

una forma di ingratitudine. Del<br />

<strong>Murialdo</strong> si ricordano le<br />

soste prolungate davanti<br />

al tabernacolo<br />

prima e dopo<br />

la celebrazione<br />

eucaristica;<br />

qualcuno è stato testimone<br />

<strong>del</strong>la sua preghiera solitaria e silenziosa nella<br />

cappella <strong>del</strong> Collegio Artigianelli di Torino<br />

nelle ore notturne, quando gli impegni <strong>del</strong>la<br />

giornata non gli permettevano altro tempo.<br />

Il beato PierGiorgio Frassati era iscritto<br />

alla adorazione notturna presso la chiesa di<br />

Santa Maria di Piazza, officiata dai padri Sacramentini.<br />

Si narra che una mattina, uscendo<br />

di chiesa dopo un tempo di adorazione notturna,<br />

incontrasse un amico che lo apostrofò dicendo:<br />

“Sei diventato bigotto?”. “No. - rispose<br />

PierGiorgio - Sono rimasto cristiano”.<br />

Quando si parla dei “santi sociali”, chiamati<br />

così per il loro impegno apostolico e missionario,<br />

per le opere di misericordia corporale<br />

che hanno fondato, ci si dimentica spesso che<br />

la loro forza e la loro fonte sono stati i tempi di<br />

adorazione passati davanti al Tabernacolo. Chi<br />

di noi non conosce la suore <strong>del</strong>la beata Madre<br />

Teresa di Calcutta? Impressionano per il bene<br />

che fanno operando tra i più miseri ed abbandonati;<br />

meravigliano per il tempo che ogni<br />

giorno, e una giornata intera per ogni settimana,<br />

dedicano alla preghiera specie alla adorazione<br />

eucaristica. La stessa loro fondatrice ha<br />

sempre parlato <strong>del</strong> legame stretto tra lo stare in<br />

silenzio davanti a Gesù Eucaristia e lo stare in<br />

mezzo ai poveri. Si dirà che queste sono cose...<br />

da santi. È vero piuttosto che i santi portano a<br />

perfezione ciò che è comune ad ogni cristiano.<br />

Giovanni Paolo II ha parlato <strong>del</strong>la preghiera<br />

che deve «progredire quale vero e proprio dialogo<br />

d’amore, fino a rendere la persona umana<br />

totalmente posseduta dall’Amato divino, vibrante<br />

<strong>del</strong> tocco <strong>del</strong>lo Spirito, filialmente abbandonata<br />

nel cuore <strong>del</strong> Padre» (Novo millennio<br />

ineunte, 33). Il tempo di adorazione è certamente<br />

propizio perché la nostra preghiera<br />

faccia un salto di qualità, sia capace di entrare<br />

in dialogo profondo con Dio, perché la no-<br />

"Se rimanete in me, porterete molto frutto"<br />

Visita sul sito<br />

www.murialdo.org<br />

UN’ORA SOLA: sussidio di preghiera<br />

per l’adorazione eucaristica<br />

vocazionale<br />

UN MONASTERO INVISIBILE:<br />

una rete di preghiera per le vo-<br />

cazioni<br />

stra<br />

<strong>vita</strong> si lasci<br />

guidare dallo Spirito<br />

portando a frutto la grazia data a<br />

noi nel battesimo. Inoltre i tempi di adorazione<br />

eucaristica sono stati indicati nella pedagogia<br />

<strong>del</strong>la Chiesa per certi momenti forti <strong>del</strong>la <strong>vita</strong><br />

ecclesiale e civile, o per chiedere particolari<br />

grazie al Signore. Penso alla Associazione <strong>del</strong>le<br />

Mamme Apostoliche che pregano per ottenere<br />

dal Signore vocazioni alla <strong>vita</strong> religiosa e sacerdotale;<br />

tale preghiera è espressa in modo particolare<br />

nell’adorazione eucaristica. L’esperienza<br />

<strong>del</strong> “monastero invisibile” è nata dalla convinzione<br />

di dovere preparare ed accompagnare un<br />

grande avvenimento ecclesiale attraverso la preghiera<br />

di molte persone, unite tra loro dall’impegno<br />

di un tempo di adorazione eucaristica.<br />

Mi ha sempre colpito il fatto che nelle grandi<br />

basiliche romane ci sia una cappella <strong>del</strong>la<br />

adorazione, dove ogni giorno Gesù viene esposto<br />

e la gente si raccoglie in adorazione. Molti<br />

turisti, visitatori occasionali, curiosi, probabilmente<br />

non se ne accorgono nemmeno o forse rimangono<br />

infastiditi dal cartello che dice: “Cappella<br />

<strong>del</strong>la adorazione. Silenzio. Si entra solo<br />

per pregare”. È anche vero che alcuni accolgono<br />

l’invito e fanno una breve sosta, lasciano nella<br />

borsetta la macchina fotografica digitale e si<br />

raccolgono in preghiera. Un tempo breve, ma significativo:<br />

una sosta diversa dalle altre. Forse<br />

queste cappelle <strong>del</strong>la adorazione vogliono dire<br />

proprio questo: sostare in adorazione è un bisogno<br />

<strong>del</strong>l’uomo, per ritrovarsi, per non<br />

disperdersi, per mantenersi in comunione<br />

con Dio, con se stessi, con<br />

gli altri. E chi non sente il<br />

desiderio?<br />

187


ATTUALITA`<br />

MARINA LOMUNNO<br />

Èuna tra le<br />

professioni<br />

più vagheggiate dai giovani a<br />

causa di tanti luoghi comuni che via<br />

via si sono andati costruendo attorno: ma<br />

i miti vanno sfatati, i giornalisti di certi film<br />

americani sempre a caccia di scoop, più investigatori<br />

che artigiani <strong>del</strong>la penna, esistono appunto<br />

solo nella celluloide. Così pure i cronisti<br />

televisivi d’assalto <strong>del</strong>le Tv d’oltre oceano, che<br />

si collegano in diretta a tutte le ore per annunciare<br />

lo scoppio di qualche guerra interplanetaria,<br />

da noi, al limite, possono riuscire a metter<br />

su un programma di televendita di pentole... Il<br />

mestiere <strong>del</strong> giornalista oggi è ben diverso da<br />

quello di 50 anni fa dove chiunque fosse abile<br />

a scovare notizie e a metterle in buon italiano<br />

poteva avere qualche chance di essere assunto<br />

in un quotidiano o al Tg. Oggi, un Paese che come<br />

il nostro è in fondo alla classifica europea<br />

<strong>del</strong>le vendite di quotidiani e di carta stampata<br />

in genere, non lascia spazio a sogni di gloria.<br />

Ed anche la Tv, in una realtà come l’Italia dove<br />

Rai e Mediaset - totalmente politicizzate - dominano<br />

l’intero mercato <strong>del</strong>l’informazione,<br />

non lascia ben sperare... Questo non significa<br />

che giornalisti non si può diventare, significa<br />

che oggi giornalisti non si nasce ma occorre -<br />

per essere concorrenziali in un mercato saturo<br />

- studiare duro, considerare ‘media’ alternativi<br />

(giornali, radio e Tv locali, internet, uffici<br />

stampa) non stancarsi di bussare a tante porte<br />

ed essere disposti prima di scrivere l’agognato<br />

‘pezzo’ a fare le fotocopie, ordinare il<br />

caffè per il caporedattore<br />

e lavorare -<br />

spesso gratis -<br />

per ore davanti<br />

a un videoselezionandodalle<br />

agenzie<br />

fiumi di<br />

notizie da<br />

10 righe...<br />

È nel carisma <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> l’attenzione alla stampa e alla comunicazione<br />

In pratica<br />

In Italia si accede alla professione giornalistica<br />

dopo essere stati assunti come praticanti<br />

presso una testata giornalistica che abbia in organico<br />

giornalisti professionisti. Il periodo di<br />

praticantato dura 18 mesi e, se si è fortunati,<br />

è un vero e proprio apprendistato alla professione:<br />

terminato il praticantato si è ammessi all’esame<br />

di idoneità professionale che consta<br />

di uno scritto (selettivo) ed un orale da sostenere<br />

presso l’Ordine nazionale dei giornalisti<br />

di Roma. Superato l’esame si è giornalisti professionisti<br />

con l’agognato tesserino bordeaux.<br />

Cioè, spesso a 30-35 anni, si è solo all’inizio<br />

<strong>del</strong>la professione vera e propria. Poiché negli<br />

ultimi anni le testate giornalistiche disposte ad<br />

assumere praticanti sono sempre meno - molto<br />

sviluppato è invece il reclutamento di collaboratori<br />

che per pochi euro e nessuna garanzia di<br />

assunzione svolgono gran parte <strong>del</strong> lavoro di<br />

ricerca <strong>del</strong>le notizie e<br />

L'impegno nella stampa e nel giornalismo fa parte <strong>del</strong>la tradizione giuseppina<br />

dei primi tempi.<br />

spesso di fattura <strong>del</strong> giornale - a partire dal<br />

1990 il Consiglio nazionale <strong>del</strong>l’Ordine dei<br />

Giornalisti ha riconosciuto l’ammissione agli<br />

esami di idoneità professionale e quindi l’accesso<br />

alla professione, anche a coloro che abbiano<br />

svolto il praticantato in pubblicazioni<br />

edite da Scuole convenzionate e riconosciute<br />

dall’Ordine dei Giornalisti.<br />

Oggi le scuole riconosciute sono sedici in<br />

tutto il territorio nazionale di cui 3 a Milano, 1<br />

ad Urbino, 1 a Bologna, 1 a Perugia, 3 a Roma,<br />

1 a Palermo, 1 a Napoli, 1 a Sassari, 1 a Torino,<br />

1 a Padova, 1 a Potenza e 1 a Bari. Ad esse possono<br />

accedere, previo superamento di una selezione<br />

attitudinale, un numero limitato di allievi<br />

che varia a seconda <strong>del</strong>la capacità <strong>del</strong>le singole<br />

scuole. Per accedere alle scuole – a pagamento<br />

(il costo per la frequenza equivale ad un<br />

master universitario) - sono titoli preferenziali<br />

ma non necessari la laurea in materie umanistiche,<br />

sociali ed economiche e quella, auspicabile,<br />

in scienze <strong>del</strong>le comunicazioni; la frequen-<br />

za a corsi di specializzazione o di perfezionamento<br />

giornalistici; la qualità <strong>del</strong>le collaborazioni<br />

giornalistiche svolte. La durata<br />

dei corsi è biennale con frequenza obbligatoria<br />

e a tempo pieno. I programmi didattici<br />

sono a livello universitario con una metodologia<br />

di studi che armonizza lezioni teoriche<br />

con le esercitazioni pratiche di tecnica e lavoro<br />

redazionale. I docenti sono giornalisti professionisti,<br />

studiosi ed esperti <strong>del</strong>le singole discipline,<br />

accademici universitari, tutor giornalisti<br />

che seguono gli allievi durante la pratica<br />

redazionale.<br />

Va segnalato che anche l’università ha preso<br />

coscienza <strong>del</strong>l’opportunità di farsi carico<br />

<strong>del</strong>la formazione al giornalismo. In accordo<br />

con alcuni Atenei sono stati istituiti dei master<br />

(biennali) la cui frequenza equivale alla<br />

pratica giornalistica. A questi master possono<br />

accedere - attraverso un concorso per titoli ed<br />

esami - i laureati provenienti da diverse Facoltà<br />

universitarie. Il costo per la frequenza<br />

varia da facoltà a facoltà.


ATTUALITA` : DENTRO LA NOTIZIA<br />

SANDRO PALUMBO<br />

Introibo ad altare Dei. - Ad Deum qui laetificat<br />

iuventutem meam. Con queste parole,<br />

sacerdote e fe<strong>del</strong>i, davano inizio alla celebrazione<br />

<strong>del</strong>la Messa.<br />

Per me, fresco di studi, era un piacere passare<br />

dalle sudate carte di Cicerone e dalle trappole<br />

<strong>del</strong>la “consecutio” al latino facile <strong>del</strong>la decadenza,<br />

considerato dalla Chiesa la sua lingua<br />

ufficiale.<br />

Per la <strong>maggio</strong>r parte dei fe<strong>del</strong>i, invece, il rito<br />

restava scarsamente accessibile, avvolto nel<br />

mistero-precetto <strong>del</strong>le cose sacre.<br />

Quando il Concilio Vaticano II volgeva alla<br />

sua conclusione, la Chiesa - attenta ai segni dei<br />

tempi - introdusse una. vera e propria rivoluzione<br />

liturgica, poco ricordata a quarant’anni<br />

di distanza.<br />

Il 26 settembre 1964 Paolo VI approvò e divulgò<br />

una Istruzione per l’esatta applicazione<br />

<strong>del</strong>la costituzione conciliare sulla liturgia. Seguirono<br />

traduzioni e sperimentazioni che hanno<br />

significativamente contribuito all’accesso<br />

<strong>del</strong> popolo alla conoscenza e all’approfondimento<br />

<strong>del</strong>la Parola di Dio.<br />

Una concelebrazione odierna nella chiesa <strong>del</strong>la Salute a Torino.<br />

LA NOTIZIA: Quarant’ anni fa veniva celebrata<br />

la prima Messa in lingua italiana.<br />

La prima Messa in lingua italiana fu celebrata<br />

all’inizio <strong>del</strong>la Quaresima, il 7 marzo<br />

1965, a seguito di una solenne decisione presa<br />

dalla Cei il 30 ottobre 1964.<br />

La Chiesa rinunziava dopo centinaia di anni<br />

a una tradizione consolidata e introduceva<br />

nel rito la lingua madre con l’intento di rendere<br />

immediato e fruttuoso l’accesso alla Parola<br />

e al sacramento.<br />

Non mancarono perplessità e polemiche di<br />

una sparuta minoranza; i più accolsero favorevolmente<br />

il nuovo, comprendendo che la liturgia<br />

aggiornata avrebbe portato al risultato, da<br />

subito in itinere, <strong>del</strong> passaggio dal precetto al<br />

bisogno. I cristiani avvertirono che in quei<br />

giorni cominciava a mettersi in pratica non solo<br />

una rivoluzione linguistica, ma anche culturale<br />

che avrebbe inciso profondamente nel rito<br />

e ancor più nella mentalità e nella crescita di<br />

una fede adulta.<br />

Il popolo di Dio finalmente assaporava la<br />

Parola nella sua lingua e quindi aveva modo<br />

di sperimentarne l’efficacia con “una partecipazione<br />

cosciente” come emerse da una indagine<br />

<strong>del</strong>la Cei <strong>del</strong> novembre 1967.<br />

A poco a poco i cristiani praticanti<br />

hanno preso coscienza che la domenica<br />

è il giorno <strong>del</strong> Signore.<br />

Il riposo biblico ha assunto<br />

un <strong>maggio</strong>re spessore ed è stato<br />

recepito come riposo dagli<br />

affanni <strong>del</strong>la quotidianità<br />

per un incontro fiducioso<br />

con l’uomo-Dio morto e risorto.<br />

La domenica è<br />

Una Messa in latino negli anni '50<br />

(celebra p. Angelo Cuomo)<br />

sentita<br />

come la Pasqua<br />

settimanale, il<br />

giorno sacro scelto e proposto<br />

dal Cristo che tutti chiama alla condivisione<br />

<strong>del</strong>la mensa. Partecipando al rito, l’uomo<br />

trova le risposte al suo destino. Con l’aiuto di<br />

Papa Giovanni Paolo II scopre che con l’Eucaristia<br />

assimila il segreto <strong>del</strong>la resurrezione.<br />

Chi ha fame <strong>del</strong>le cose <strong>del</strong>la terra non si sazia<br />

mai e per questo soffre di insoddisfazione e<br />

di sfiducia. La Messa ci appaga <strong>del</strong>la fame di<br />

Dio: con il pane <strong>del</strong> cielo pregustiamo il convito<br />

<strong>del</strong>la Gerusalemme celeste, immersi sin d’ora<br />

in una atmosfera di paradiso.<br />

So bene che per i più la domenica è piazza,<br />

weeckend o, anche, sofferenza e noia.<br />

Per noi cristiani la domenica acquista<br />

pienezza di senso se riesce a proiettarci, così<br />

come ci suggerisce il profetismo di don Tonino<br />

Bello, verso la piazza: “lì ci dovrebbe sbattere<br />

il Signore, con una audacia nuova, con un coraggio<br />

nuovo. Ci dovrebbe portare là dove la<br />

gente soffre oggi... la Messa ci dovrebbe scaraventare<br />

fuori. Anziché dire la Messa è finita,<br />

andate in pace, dovremmo poter dire: la pace è<br />

finita, andate a Messa. ‘Che se vai a messa finisce<br />

la tua pace’”. Linguaggio duro e vero, da<br />

meditare.<br />

È certo che il passaggio da una lingua morta<br />

alla lingua dei nostri giorni è importante, ma<br />

non esaustivo. Conta molto e di più l’incontro<br />

con il divino viandante che ci introduce alla<br />

comprensione dei misteri di Dio, affrancandoci,<br />

come i discepoli di Emmaus, dai nostri tristi<br />

interrogativi e dalle nostre inquietudini. Conta<br />

molto sentirsi ardere il cuore quando il Maestro<br />

spezza ancora una volta il pane e ce lo porge.<br />

Un bilancio dei quarant’anni? Non tutte<br />

le attese si sono concretizzate, se è vero che nel<br />

Congresso Eucaristico Nazionale che di qui a<br />

poco si celebrerà a Bari, la Chiesa tornerà a<br />

suggerire ai cristiani di scrollarsi il far<strong>del</strong>lo <strong>del</strong><br />

precetto per vivere il giorno <strong>del</strong> Signore come<br />

soddisfazione di un bisogno primario.<br />

Ho un piccolo rimpianto per la soppressione<br />

nella Messa attuale <strong>del</strong>l’ espressione di<br />

ringraziamento “al Dio che allieta la nostra<br />

giovinezza”. È bello pensare che in Dio siamo<br />

sempre giovani e che Dio fa lieti i nostri<br />

giorni. Perché l’anima non ha rughe e non conosce<br />

l’accumulo degli anni: è chiamata a vivere<br />

l’eternità.<br />

191


ATTUALITA` : VITA E DISAGIO<br />

MASSIMO ANGELI<br />

Stasera il freddo<br />

non è pungente,<br />

e i senza fissa dimora<br />

che vivono intorno alla Stazione<br />

Tiburtina sono tutti fuori ad attendere<br />

i volontari di San Romano. Oggi tocca a loro<br />

fare servizio in stazione e non appena si intravede<br />

il familiare pulmino bianco convergono<br />

tutti sotto il ponte <strong>del</strong>la tangenziale. Un saluto,<br />

un abbraccio e poi tutti in fila per la minestra<br />

calda. Michele, uno dei più assidui <strong>del</strong>la stazione,<br />

si fa strada e comincia a servire pure lui.<br />

È dall’89 che la Stazione Tiburtina è diventata<br />

la sua casa. È arrivato dopo aver perso il posto<br />

da barista e non se n’è più andato, tranne un<br />

breve periodo in cui ha fatto lo stagionale in<br />

campagna. “Non si sta poi tanto male –racconta-<br />

ed io ho tanti amici, specie tra i volontari<br />

che vengono la sera”. Ma non tutti hanno il carattere<br />

e la tenacia di Michele. Appena in disparte<br />

c’è una coppia di polacchi che vive in<br />

strada da tre mesi. Lui non riesce a trovare lavoro<br />

e lei non fa che piangere al ricordo di casa.<br />

“È un’umanità molto variegata quella che<br />

frequenta la Stazione Tiburtina –spiega Suor<br />

Maria Grazia, una <strong>del</strong>le suore che accompagnano<br />

i volontari di San Romano-. Ci sono<br />

giovani, anziani, italiani, stranieri, ognuno con<br />

una storia particolare alle spalle”. Come quella<br />

di Pieluigi, un geologo di sessant’anni che non<br />

ha mai esercitato la professione per accudire la<br />

madre paralizzata, e che quando si è ritrovato<br />

da solo ha scoperto che era troppo tardi per trovare<br />

un lavoro e mettere su famiglia.<br />

Oltre ai volontari di San Romano, vengono<br />

a portare un pasto caldo ai senza fissa dimora<br />

i volontari <strong>del</strong>la Sacra Famiglia di Nazareth,<br />

quelli <strong>del</strong>la Caritas, di Sant’Egidio, i Missionari<br />

<strong>del</strong>la Carità, l’Esercito <strong>del</strong>la Salvezza e la<br />

Croce Rossa. “Prepariamo tutto in parrocchia<br />

il pomeriggio –spiega Angelo De Santis, un<br />

volontario di San Romano che con la moglie<br />

Claudia fa questo servizio da 15 anni-. Ci aiutano<br />

il Banco Alimentare e alcuni supermercati<br />

<strong>del</strong>la zona, ma facciamo sempre più difficoltà<br />

a reperire i generi alimentari”.<br />

Stasera sono almeno 150 le persone in fila,<br />

ma qualche volta arrivano a sfiorare anche le<br />

200 unità. In questo periodo prevalgono gli<br />

192<br />

immigrati dall’Est<br />

Europa, i romeni, gli ucraini. Tra loro anche<br />

una decina di minorenni. Fanno lavori saltuari,<br />

qualcuno in imprese edili, e la sera vengono<br />

a dormire sotto i ponti e gli anfratti <strong>del</strong>la<br />

tangenziale. Alle 22.30 la Stazione è off-limits<br />

per chi non ha un biglietto e bisogna arrangiarsi<br />

dove capita.<br />

“Non sono meno di seimila i senza fissa dimora<br />

presenti in città –dice Roberta Molina,<br />

responsabile <strong>del</strong>l’area ascolto e accoglienza<br />

<strong>del</strong>la Caritas diocesana-. Oltre ai clochard vecchio<br />

stampo ci sono quelli che occupano vecchi<br />

stabili e magazzini dismessi perché non<br />

possono pagare un affitto. Nelle periferie e verso<br />

Ostia ci sono interi palazzi occupati da persone<br />

in difficoltà. Crescono poi i nuclei mamma<br />

e bambino che vivono in strada od in situazioni<br />

precarie –prosegue-, ogni giorno nelle<br />

nostre strutture dobbiamo dire no ad almeno 5<br />

o 6 casi”.<br />

“In periferia cominciano a rivedersi agglomerati<br />

di baracche come non succedeva<br />

da anni –interviene Francesca Zuccari <strong>del</strong>la<br />

Comunità di Sant’Egidio-. ARoma nord si<br />

trovano soprattutto sul greto<br />

<strong>del</strong> Tevere. Significativo<br />

che nelle stazioni<br />

urbane<br />

inizino a<br />

trovare<br />

riparo<br />

anche i nomadi,<br />

che bene<br />

o male hanno<br />

sempre avuto<br />

i loro campi<br />

sosta”.<br />

L’Osservatorio<br />

europeo sulle persone<br />

senza fissa dimora stima che<br />

una persona su venti, nell’Unione<br />

Europea, non abbia accesso ad un alloggio dignitoso.<br />

Le categorie a rischio di esclusione<br />

sociale e abitativa sono i giovani, le persone<br />

affette da problemi di salute mentale, di droga<br />

o di alcol, le donne separate e le famiglie monogenitoriali.<br />

“Più che per una scelta di <strong>vita</strong> si<br />

finisce in strada per non essere stati capaci di<br />

reggere il ritmo di una <strong>vita</strong> frenetica –spiega<br />

mons. Guerino Di Tora, direttore <strong>del</strong>la Caritas<br />

diocesana-. L’inizio è sempre legato ad una necessità,<br />

economica o sociale. Qualcuno poi si<br />

adatta, ma nessuno può desiderare di vivere<br />

quella <strong>vita</strong>”.<br />

A dicembre, per far fronte all’emergenza<br />

freddo, il Comune di Roma ha attivato a Castel<br />

Sant’Angelo “L’isola <strong>del</strong>la solidarietà”,<br />

una struttura che, dalle 19 di<br />

sera alle 9 <strong>del</strong> mattino,<br />

ha offerto ristoro e<br />

accoglienza ai<br />

senza fissa<br />

dimora.<br />

Anno <strong>del</strong>la solidarietà: impegno per gli svantaggiati.<br />

“Siamo consapevoli che il problema si risolve<br />

pianificando i servizi e prendendoci carico<br />

<strong>del</strong>le persone –spiega Raffaela Milano, assessore<br />

alle politiche sociali <strong>del</strong> Comune-. Per<br />

questo negli ultimi anni abbiamo triplicato i<br />

letti nelle strutture di accoglienza e creato 400<br />

posti per i nuclei mamma e bambino”.<br />

Per coordinare gli interventi a favore dei<br />

senza fissa dimora è stato anche attivato un numero<br />

verde, l’800440022. È collegato alla Sala<br />

Operativa sociale ed è in funzione 24 ore su<br />

24 tutti i giorni <strong>del</strong>l’anno.<br />

CENTRO SERVIZI IMMIGRATI<br />

È stato inaugurato a Roma il 10 marzo il<br />

Centro Servizi per Immigrati promosso dall’ENGIM<br />

ONG, dall’Istituto Fernando Santi e<br />

dall’associazione Sesto Continente.<br />

Il Centro Servizi, sito nella parrocchia <strong>del</strong>l’Immacolata<br />

a San Lorenzo (Largo degli Osci<br />

28), offrirà informazioni sui diritti <strong>del</strong>lo straniero<br />

in Italia, sull’accesso al servizio sanitario e<br />

ai servizi sociali ed anagrafici; assistenza e<br />

disbrigo di pratiche in materia di permesso di<br />

soggiorno, visti d’ingresso, ricongiungimenti<br />

familiari e acquisizione <strong>del</strong>la cittadinanza;<br />

consulenze ed orientamento legale.<br />

Obiettivo <strong>del</strong> progetto è di rispondere ad<br />

esigenze primarie <strong>del</strong>la comunità straniera,<br />

come quelle <strong>del</strong>l’informazione e <strong>del</strong>l’orientamento,<br />

di offrire un aiuto concreto in termini di<br />

seconda accoglienza, e di far conoscere, nella<br />

giusta luce, il fenomeno <strong>del</strong>l’immigrazione<br />

promuovendo e diffondendo la cultura <strong>del</strong>le<br />

pari opportunità.<br />

Partner <strong>del</strong>l’ENGIM in questa iniziativa<br />

sono l’Istituto Fernando Santi, un’associazione<br />

senza fini di lucro che si interessa <strong>del</strong>le<br />

problematiche migratorie e <strong>del</strong>le ricerche ad<br />

esse collegate, e Sesto Continente, un’associazione<br />

giovanile composta da ragazzi provenienti<br />

da esperienze di volontariato in Italia<br />

e all’estero.<br />

Lo sportello sarà aperto al pubblico il giovedì,<br />

dalle 15 alle 19, ed il sabato dalle 9 alle<br />

13. Per accedere ai servizi è richiesta una piccola<br />

quota d’iscrizione. Info: 06.44704184


A. CATAPANO<br />

Cinema<br />

machuca<br />

Il film diretto da Andrés Wood,<br />

semplice e gradevole, è ambientato nel<br />

Cile <strong>del</strong> 1973, ai tempi <strong>del</strong> presidente<br />

Allende. Pedro Machuca e Gonzalo<br />

Infante sono due undicenni che vivono a<br />

Santiago, il primo in una baraccopoli e il<br />

secondo in un quartiere benestante. C’è<br />

un invisibile muro che divide questi due<br />

mondi, un muro che alcuni, per ideale o<br />

per rivoluzione, vorrebbero abbattere.<br />

Padre McEnroe, preside di una scuola<br />

cattolica, tenta di favorire l’integrazione<br />

tra i due mondi contrapposti. Con<br />

l’appoggio di una parte dei genitori dei<br />

suoi alunni, ammette i ragazzi <strong>del</strong>le<br />

baracche nella sua scuola elitaria,<br />

determinato ad insegnare loro una giusta<br />

convivenza. E così Pedro viene a trovarsi<br />

nella stessa classe di Gonzalo.<br />

L’amicizia che nasce tra loro sarà piena<br />

di sorprese e scoperte. Ma oltre alle<br />

difficoltà pratiche, causate dalle forti<br />

differenze culturali e sociali, se ne<br />

aggiungeranno altre dovute agli scontri<br />

politici, che divideranno le loro vite. Il<br />

sopravvento <strong>del</strong>la dittatura militare<br />

bloccherà la possibilità di un<br />

avvicinamento tra ricchi e poveri,<br />

porterà all’allontanamento <strong>del</strong> preside,<br />

alla rottura <strong>del</strong> rapporto tra i due amici e<br />

al crollo <strong>del</strong> sogno di una società più<br />

giusta. Il tutto davanti agli occhi allibiti<br />

di Gonzalo, che aveva creduto ad un<br />

mondo diverso ed ora si ritrova<br />

impietrito da una parte <strong>del</strong>la barricata.<br />

La storia rappresenta più ampiamente<br />

quanto accade in ogni<br />

contesto in cui<br />

aumenta il divario tra<br />

ricchezza e povertà.<br />

Internet<br />

MOVIMENTO PER LA VITA<br />

www.mpv.org è il sito <strong>del</strong> Movimento<br />

per la Vita, che si propone di promuovere<br />

e di difendere il diritto alla <strong>vita</strong><br />

e la dignità di ogni uomo,<br />

dal concepimento alla morte naturale,<br />

favorendo una cultura <strong>del</strong>l’accoglienza<br />

nei confronti dei più deboli ed indifesi e,<br />

prima di tutti, il bambino concepito e non<br />

ancora nato.<br />

Si propongono attività di formazione,<br />

educazione e promozione,<br />

iniziative a carattere legislativo e sociale,<br />

seminari di studio, corsi di formazione<br />

e convegni scientifici, dibattiti,<br />

conferenze e proiezioni, concerti, ecc.<br />

Il sito presenta le news, i progetti,<br />

i Centri Aiuto <strong>del</strong>la Vita,<br />

la documentazione, gli eventi,<br />

il comitato scientifico, le pubblicazioni.<br />

Si suddivide in area politica, stampa,<br />

focus. È impegnato nella campagna a<br />

difesa <strong>del</strong>la legge 40 sulla fecondazione<br />

artificiale.<br />

Ipotetici pensieri ´sulla <strong>vita</strong>´ ad alta<br />

voce... in macchina, in pausa pranzo,<br />

al bar, nei corridoi <strong>del</strong>l , università... di<br />

un tuo coetaneo.<br />

Caro professore,<br />

ci ho messo un po’ a capirlo, ma avevi ragione tu,<br />

senza dubbio: il tremendo valore <strong>del</strong>le parole.<br />

Per tanto tempo, non troppi anni fa, ti ho sentito<br />

vaneggiare <strong>del</strong> grande valore <strong>del</strong>le parole e<br />

<strong>del</strong> loro potere di nascondere o evocare la verità,<br />

considerando quei discorsi con scarsa attenzione<br />

come fossero i residui <strong>del</strong> tuo passato<br />

sessantottino da comunista cronico. Eppure<br />

oggi, con un po’ di maturità in più, e non<br />

intendo il diploma ma quella che ti lascia la<br />

<strong>vita</strong>, ho capito che avevi ragione.<br />

Le parole, che sono così inconsistenti e al contempo<br />

così concrete: involucri di ancora più<br />

effimeri pensieri e concetti eppure oggetti reali<br />

che significano le esperienze <strong>del</strong>la <strong>vita</strong>.<br />

Le parole, fondamentali proprio perché capaci<br />

di significare e di rendere senso alle azioni,<br />

se usate male o forse peggio, con disattenzione,<br />

arrivano a confonderci. E troppo spesso<br />

ultimamente mi sento spinto alla confusione<br />

da giornali e telegiornali; dalle parole sulle<br />

riviste; dagli interventi dei potenti in qualunque<br />

campo operino, dalla politica all’economia,<br />

dal lavoro al sociale. Le parole ingannano<br />

i concetti, questo m’insegnavi.<br />

Così è tremendamente facile perdersi e non<br />

capirsi: quando si usa la parola pace per parlare<br />

di guerra, quando si usa la parola libertà per<br />

parlare di restrizioni, quando nominiamo stato<br />

d’allerta o aumento <strong>del</strong>la sicurezza senza nominare<br />

la paura e quando sentiamo <strong>vita</strong> per<br />

mascherare la parola morte. È un terreno soffice,<br />

quello <strong>del</strong>la parola. È una distesa di deserto<br />

dove è facile perdere l’orientamento<br />

e la direzione se non si ha<br />

l’abitudine<br />

ad<br />

individuare i punti cardinali<br />

osservando il sole e le stelle. Adesso che<br />

ho compreso, spero che capiscano anche quelli a cui<br />

insegni oggi, tu che <strong>del</strong>l’insegnamento hai fatto una<br />

parola viva, tu che stavi sempre in ricerca <strong>del</strong>la verità…<br />

altro concetto svenduto. Quindi, se non altro perché<br />

odio sentirmi ingannato, ci riprovo e mi metto in<br />

gioco. Ricomincio giorno per giorno, cercando di<br />

capire al limite <strong>del</strong>la pignoleria ciò che succede nel<br />

mondo attorno a me, fatto per fatto, ascoltando tutti<br />

quelli che posso e dando valore: parola per parola.<br />

a cura di Paolo Valeri<br />

paolovaleri.valeri@fastwebnet.it<br />

IINIZIIA LL’ESSTTATTEE::<br />

ccoomminncciiaa ll’’aavvventturra<br />

ddeglii oorrattorii eesttivvii ee dei<br />

cammppeggggii<br />

AA TUUTTTI BUUOONAA ESTAATTE 200055<br />

mmaannddattecii lle vvosttrre fottoo<br />

allll’iinnddiirizzzo:<br />

agirodo@murialdo.it -<br />

<strong>vita</strong>g@murialdo.org


Vivendo ora lontano<br />

da casa, talvolta un<br />

po , di ,, nostalgia canaglia<br />

,, mi assale:<br />

un pensiero dedicato<br />

ai miei (e ai vostri)<br />

genitori, visto che ogni tanto la<br />

mia mente rievoca the ,, home<br />

sweet home ,, .<br />

Padre,<br />

occhi gialli e stanchi,<br />

nelle sopracciglia il suo dolore da raccontarmi...<br />

Madre, gonna lunga ai fianchi,<br />

nelle sue guance gli anni e i pranzi coi<br />

parenti... Padre, e se mi manchi<br />

è perché ho dato più importanza ai miei<br />

lamenti... Madre, perché piangi?<br />

ma non mi hai detto tu, che una lacrima<br />

è un segreto? Padre, mille anni,<br />

e quante bombe sono esplose nei tuoi ricordi!<br />

Madre, tra i gioielli,<br />

sono ancora il più prezioso tra i diamanti?<br />

Padre, occhi gialli e stanchi,<br />

cerca ancora coi tuoi proverbi a illuminarmi...<br />

Madre, butta i panni,<br />

e prova ancora, se ne hai voglia a coccolarmi,<br />

perché mi manchi,<br />

(da PADRE/MADRE di Cesare Cremonini)<br />

Tu sei di tua madre lo specchio,<br />

ed ella in te rivive il dolce aprile<br />

<strong>del</strong> fior dei suoi anni…<br />

W. Shakespeare<br />

Viva la<br />

mamma<br />

affezionata<br />

a quella<br />

gonna un<br />

po’ lunga<br />

così elegantemente<br />

anni cinquanta sempre<br />

così sincera Viva la mamma<br />

viva le donne con i piedi per terra<br />

le sorridenti miss <strong>del</strong> dopoguerra<br />

pettinate come lei!<br />

Viva la mamma affezionata a quella<br />

gonna un po’ lunga indaffarata<br />

sempre e sempre convinta a volte<br />

un po’ severa<br />

viva la mamma viva la favola degli<br />

anni cinquanta così lontana e pure<br />

così moderna e così magica<br />

(da VIVA LAMAMMA<br />

di Edoardo Bennato)<br />

MEESSSAAGGGGII SSUU CCAARRTTEELLLLOONNE dooppoo llaa meerraavigliioossaa<br />

PPrreepparaazzioonne EEsstaate RRagaazzzii aa Riivvoli::<br />

AMMICII XX LLA PPEELLLE ((99--1100 aapprriillee)::<br />

∑CCiiaoo ccii ssiiaammoo ddivveerrtiitee uunn saaccccoo.....nnoonn vvi ddiimennttiichheeremmoo<br />

mmaai, bbyy AAmmiichhe ppeer laa Peellllee (RRaa-vennnaa))<br />

∑FFaccciiaammoo ssenntirre llaa nnoosstrraa aammiiciizziiaa all mmoonnddoo<br />

AAnnddrreea<br />

∑UUn caallooroosso aabbbraaccciioo aa ccoolloorroo cchhee ccii hannnoo<br />

aaccccoolttoo conn ttantiissiimmo caalloorre:: Maarrzzia!<br />

∑Neii mmoomeenntii ddiifffficciillii rriivvoollgittii aal ccielloo ee<br />

pennsa al suuo azzzzurroo. Peerr quuaantto nuu-vvoolloossoo<br />

posssaa esssseerree , soopraa le nu-<br />

vvoolee iill cciieello èè ssemmpree azzurrrroo..<br />

PPuuntta aallll’’aazzuurrrroo d<strong>del</strong>l ccielo..<br />

Maatttteoo (VVII))<br />

∑QQuueessttii innccoonttrri sonnoo<br />

ssempree immppoorrtannti<br />

pperr noii<br />

peerchhé cii<br />

cc oo nn -sseennttoonoo<br />

dii ““crreessceeree””<br />

Seerrenaa,<br />

VValee ee MMarrttaa<br />

((TThhiieennee))<br />

I figli sono mandati<br />

sulla Terra per dare problemi ai<br />

padri è una legge naturale.<br />

Dal film “ERA MIO PADRE”<br />

Appinnami figliolo!<br />

Dal film “SHARK TALE”<br />

Mamma, son tanto felice perché<br />

ritorno da te. La mia canzone ti<br />

dice ch’è il più bel sogno per me!<br />

Mamma son tanto felice...<br />

Viver lontano perché? Mamma,<br />

solo per te la mia canzone vola,<br />

mamma, sarai con me, tu non<br />

sarai più sola! Quanto ti voglio<br />

bene! Queste parole d’amore che<br />

ti sospira il mio cuore forse non s’usano più,<br />

mamma!, ma la canzone mia più bella sei tu!<br />

Sei tu la <strong>vita</strong> e per la <strong>vita</strong> non ti lascio mai più!<br />

(Da MAMMA di Bixio e Cherubini )<br />

a cura di Colombo Gianenrico<br />

gecobg@inwind.it<br />

“svegliaaa! Andiamo a lavorare nella<br />

vigna <strong>del</strong> Signore!” Michela -<br />

Montecchio Maggiore<br />

“esercizi spirituali 2005: un silenzio<br />

che ci ha parlato, argomenti che ci<br />

hanno aumentato le domande e i<br />

dubbi, tre giorni utili per crescere!”<br />

Thiene<br />

“ciao! Tutto O.K.: messi in crisi nelle<br />

nostre certezze abbiamo riscoperto<br />

la fede, l’essere figli di Dio e la bellezza<br />

di avere dubbi che ci rimettono<br />

in ricerca.” Rivoli<br />

Qualche SMS sulla via <strong>del</strong><br />

ritorno dalle Giornate di<br />

Spiritualità Giovani a Bosco<br />

Chiesa Nuova (VR)<br />

dall’11 al 13 marzo!!!<br />

“quando si è consapevoli di essere da Lui<br />

condotti, il cuore sperimenta una gioia autentica<br />

e profonda, che si accompagna ad<br />

un vivo desiderio di incontrarlo e ad uno<br />

sforzo perseverante per seguirlo docilmente!”<br />

Thiene<br />

“più difficile <strong>del</strong>le riflessioni o<br />

<strong>del</strong> deserto è il ritorno alla <strong>vita</strong><br />

feriale, sapendo che non puoi<br />

tradire gli impegni che hai preso<br />

con te stesso.” Anna - Milano


PPRROOPPOOSSTTEE<br />

PPEERR VVIIVVEERREE LLAA GGMMGG<br />

anche con quelli che non<br />

parteciperanno<br />

GMG 2005 CI SAREMO Siamo più di<br />

350 che parteciperemo dalle opere italiane<br />

alle Giornate di Colonia pensate dal Papa<br />

Giovanni Paolo II per noi! E qui alcune idee<br />

per viverle anche con chi non può parteciparvi:<br />

1 IL MANDATO: prima <strong>del</strong>la fine di luglio<br />

o alla fine <strong>del</strong>l’Oratorio estivo, si può vivere<br />

il mandato degli animatori e giovani che andranno<br />

a Colonia, con una celebrazione in cui<br />

i bambini e i ragazzi affidano ai giovani l’incarico<br />

di andare a Colonia a nome di tutti. Si può<br />

consegnare ai partenti un foulard o un cappellino<br />

con le firme di tutti e un quadernetto in cui i<br />

giovani potranno scrivere le memorie <strong>del</strong>la GMG<br />

in un immaginario dialogo con gli<br />

amici <strong>del</strong>l’Oratorio che sono a casa.<br />

22. CCII SSIIAAMMOO AANNCCHHEE NNOOII:<br />

I ragazzi che restano a casa per le vacanze durante<br />

la GMG possono essere in<strong>vita</strong>ti in oratorio per<br />

guardare insieme in TV almeno la Veglia <strong>del</strong> sabato<br />

e la Celebrazione <strong>del</strong>la Domenica, magari restando<br />

anche a dormire lì, facendo così attenzione a creare<br />

momenti più facili in cui anche i ragazzi <strong>del</strong>le medie<br />

possano sentirsi coinvolti.<br />

33. BBEENNTTOORRNNAATTII: Oltre a mandare una <strong>del</strong>egazione<br />

<strong>del</strong>l’oratorio ad accogliere<br />

i giovani al loro arrivo,<br />

sarà importante organizzare<br />

la ricaduta <strong>del</strong>l’esperienza,<br />

aiutando i giovani a studia-<br />

re una modalità efficace<br />

per trasmettere ai più piccoli<br />

e a tutta la comunità i<br />

nodi essenziali <strong>del</strong>la loro<br />

esperienza, oltre all’avventura<br />

turistica,<br />

certamente bella.<br />

S. CURRÒ` G. d`ORIA<br />

Libreria<br />

Questa pubblicazione costituisce la<br />

quarta radiografia dei catechisti che<br />

operano in Italia (ogni 10 anni circa), a<br />

partire dalla metà degli anni ‘70. Essa<br />

espone, analizza e valuta i risultati<br />

<strong>del</strong>l’inchiesta condotta nelle diocesi<br />

italiane durante l’anno 2003, come<br />

iniziativa di una collaborazione tra<br />

l’Istituto di Catechetica e quello di<br />

Metodologia Pedagogica <strong>del</strong>la Facoltà di<br />

Scienze <strong>del</strong>l’Educazione <strong>del</strong>l’Università<br />

Pontificia Salesiana.<br />

L’indagine parte dalla necessità di<br />

prender coscienza <strong>del</strong> grande sforzo di<br />

azione e di riflessione catecheticopastorale<br />

suscitato - soprattutto in<br />

quest’ultimo decennio - dalla CEI,<br />

dall’Ufficio Catechistico Nazionale e da<br />

quelli diocesani, e che costituiscono le<br />

fonti <strong>del</strong> confronto per la descrizione<br />

<strong>del</strong>l’azione catechistica parrocchiale e dei<br />

loro protagonisti.La ricerca presenta la<br />

situazione attuale che, paragonata con<br />

quelle precedenti, può rilevare le linee di<br />

tendenza, i punti di forza, le debolezze e<br />

le deficienze che restano da integrare, le<br />

mete per l’azione da riprendere con<br />

matura riflessione, conoscenza dei dati<br />

<strong>del</strong> problema, decisione ed entusiasmo.<br />

G. MORANTE<br />

V. ORLANDO,<br />

Catechisti e<br />

catechesi<br />

all’inizio <strong>del</strong><br />

terzo<br />

millennio,<br />

LDC.<br />

Musica<br />

L’UOMO<br />

SOGNA DI VOLARE<br />

Questa “ultima fatica” dei Negrita band<br />

formatasi nel 1994 nasce da un viaggio<br />

fatto in Sudamerica dove si sono lasciati<br />

volutamente influenzare dalle sonorità di<br />

questa terra. Il disco è caratterizzato da<br />

ballate etniche e da canzoni<br />

prevalentemente pop con episodi di<br />

contaminazione musicale come la prima<br />

traccia <strong>del</strong> disco, “Sale”, dove l’impianto<br />

rock aggressivo, uno dei pochi esempi<br />

<strong>del</strong>l’album, è unito a un rap al vetriolo di<br />

Gabriel O’Penasador uno dei musicisti<br />

sudamericani che hanno collaborato alla<br />

realizzazione <strong>del</strong> disco.<br />

“Sale” è una <strong>del</strong>le due canzoni politiche,<br />

l’altra è il “Branco” brano di chiusura<br />

<strong>del</strong>l’album, dei dieci pezzi proposti dal<br />

gruppo aretino. “Greta” è una <strong>del</strong>le<br />

ballate più orecchiabili <strong>del</strong> disco ispirata<br />

ad un persona realmente esistente, mentre<br />

“Destinati a perdersi” è un brano<br />

malinconico che ricorda un po’ i pezzi<br />

contenuti in “Paradisi per illusi”<br />

secondo album <strong>del</strong>la band. “Rotolando<br />

verso sud” riassume la filosofia musicale<br />

<strong>del</strong>l’album e risente <strong>del</strong>la produzione di<br />

Manu Chao. “Il Mio Veleno” e “Alzati<br />

Teresa” sono due dei pezzi più energici e<br />

veloci <strong>del</strong> cd. Immancabile il pezzo<br />

cantato da Drigo, il chitarrista <strong>del</strong> gruppo,<br />

“Tutto Bene”, ormai una tradizione che si<br />

rinnova di album in album.<br />

In definitiva un album che spiazza i<br />

fans dei primi dischi dei Negrita<br />

decisamente più rock e che vede un<br />

cambiamento di stile e sonorità , forse<br />

necessario per dare nuova linfa e idee alla<br />

band.<br />

199


CRONACA: BRASILE<br />

C on<br />

la partecipazione di 31<br />

persone provenienti da<br />

diverse nazioni, si è tenuto a<br />

Fazenda Souza (Brasile) il Seminario<br />

<strong>del</strong>la Famiglia <strong>del</strong><br />

<strong>Murialdo</strong> “Per tenere vivo il<br />

pensare pedagogico”: un incontro<br />

di studio, di riflessione<br />

e di compartecipazione sull’attualità<br />

<strong>del</strong> pensiero pedagogico<br />

di san Leonardo <strong>Murialdo</strong>.<br />

Il 29 marzo p. Celmo<br />

200<br />

Un momento assembleare.<br />

A Fazenda Souza dal 29 marzo al 3<br />

aprile si è svolto il seminario “per<br />

tenere vivo il pensiero pedagogico”<br />

Lazzari, a nome <strong>del</strong> Consiglio<br />

generale dei <strong>Giuseppini</strong>, ha<br />

presentato ai convegnisti p.<br />

Luigi Pierini, superiore generale,<br />

che nel suo messaggio di<br />

saluto ha esortato a far sì che<br />

l’occasione <strong>del</strong> Seminario<br />

possa “aiutare tutti a proiettarsi<br />

verso un futuro dove<br />

possibilmente si continui a tener<br />

vivi degli spazi di confronto,<br />

di audacia, di condivisione,<br />

e di umile<br />

accoglimento <strong>del</strong>la ricchezza<br />

educativa che il Signore ha<br />

posto in ogni ambiente culturale<br />

dove operiamo”. Suor Orsola<br />

Bertolotto, superiora generale<br />

<strong>del</strong>le Murialdine, a sua<br />

volta, nel messaggio che ha<br />

fatto pervenire ha espresso la<br />

certezza che “i lavori porteranno<br />

a formulare piste di approfondimento<br />

per una pedagogia<br />

che aiuti i giovani a crescere<br />

nella dimensione umana<br />

e di figli di Dio”. Ha concluso<br />

questo momento Moema<br />

Muricy, superiora <strong>del</strong>l’Instituto<br />

Secular são Leonardo<br />

<strong>Murialdo</strong>, in<strong>vita</strong>ndo a riscoprire<br />

il valore educativo <strong>del</strong>la<br />

“pedagogia <strong>del</strong> cuore”, in<br />

grado di raggiungere più a<br />

fondo i giovani che incontriamo.<br />

P. Alessandro Agazzi ha<br />

coordinato i lavori richiamando<br />

il metodo da utilizzare e augurando<br />

un fraterno incontro<br />

con l’intercessione di san Giuseppe<br />

e di san Leonardo <strong>Murialdo</strong>,<br />

educatori secondo il<br />

cuore di Dio. I partecipanti si<br />

sono a loro volta presentati,<br />

mettendo in luce un “assaggio”<br />

<strong>del</strong>la varietà <strong>del</strong>la presenza<br />

consolidata <strong>del</strong>la Famiglia<br />

<strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> nel mondo: 1<br />

giuseppino e 1 collaboratore<br />

dall’Argentina, 5 giuseppini,<br />

3 murialdine e 2 sorelle <strong>del</strong>l’ISMUR<br />

dal Brasile, 1 giuseppino<br />

e 1 collaboratore dal<br />

Cile, 2 giuseppini dall’Ecuador,<br />

5 giuseppini, 3 laici <strong>del</strong><br />

<strong>Murialdo</strong> e 2 collaboratrici<br />

dall’Italia, 1 giuseppino dalla<br />

Spagna, 1 giuseppino dagli<br />

Stati Uniti, cui vanno aggiunti<br />

p. Luigi Pierini, superiore<br />

generale e p. Celmo Lazzari<br />

Il tavolo dei relatori.<br />

dalla Casa generalizia. Il prof.<br />

Balduino Andreola ci ha accompagnato<br />

con la sua consulenza<br />

pedagogica.<br />

Tutti i presenti, in questa<br />

manciata di giorni trascorsa<br />

assai intensamente, hanno manifestato<br />

entusiasmo ed applicazione<br />

nell’accostare la complessa<br />

realtà che ci si trova a<br />

vivere ogni giorno attraverso<br />

gli studi e le relazioni che ciascuno<br />

ha preparato. Una ricca<br />

messe di materiale è stata prodotta,<br />

presentata e discussa su<br />

alcuni temi chiave:<br />

La nostra pedagogia e le<br />

esigenze dei giovani di oggi<br />

La nostra pedagogia si<br />

confronta con la scienza pedagogica<br />

odierna<br />

Fondamenti spirituali<br />

<strong>del</strong>la pedagogia<br />

L'intervento dei Laici <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>.<br />

Il rapporto fra tradizione<br />

ed attualità<br />

Il metodo è stato dunque<br />

quello <strong>del</strong>la partecipazione<br />

attiva e <strong>del</strong>la rielaborazione<br />

personale giornaliera <strong>del</strong> materiale<br />

presentato nelle relazioni<br />

e <strong>del</strong>le discussioni realizzate<br />

nel dibattito in aula.<br />

Si è partiti da un’indagine<br />

svolta nelle opere giuseppine<br />

per proiettarsi infine verso il<br />

domani.<br />

Il 3 aprile si è arrivati alla<br />

conclusione, che però è stata<br />

solo una prima tappa: al termine<br />

<strong>del</strong> Seminario, si è costituito<br />

infatti un piccolo gruppetto<br />

di una decina di membri <strong>del</strong>la<br />

Famiglia <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> con<br />

l’intenzione di prestare attenzione<br />

a elaborare materiale di<br />

possibile utilità comune “per<br />

tenere vivo il pensiero pedagogico”.<br />

Come l’onda di un<br />

cerchio d’acqua che si allarga,<br />

ci si è lasciati con il reciproco<br />

impegno di continuare nei<br />

propri ambienti - gli ambienti<br />

educativi <strong>del</strong>le diverse realtà<br />

<strong>del</strong>la Famiglia <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> -<br />

la riflessione sul nostro agire<br />

tra i ragazzi e i giovani.<br />

Ognuno di noi fa esperienza<br />

<strong>del</strong>la gioia, una gioia vera,<br />

speciale, quella che deriva dall’azione<br />

misteriosa di Dio che<br />

in<strong>vita</strong> l’uomo ad una scelta di<br />

amore partecipando al suo<br />

slancio <strong>vita</strong>le e creativo. Molte<br />

sono le situazioni e gli avvenimenti<br />

che possono cambiare la<br />

nostra <strong>vita</strong>: la nascita di un figlio,<br />

il fallimento di un progetto<br />

su cui avevamo orientato la<br />

nostra <strong>vita</strong>, la perdita di una<br />

persona cara. Le pagine di questo<br />

volumetto offrono riflessioni<br />

e approfondimenti su<br />

vari temi <strong>del</strong>la <strong>vita</strong> che portano<br />

il segno <strong>del</strong>l’eterno, fornendo<br />

spunti e idee utili alla<br />

discussione in casa, con i figli,<br />

fra gli amici. Punti di riferimento<br />

per giovani e adulti.<br />

L’autore è il Giuseppino p.<br />

Ignazio Martelletto, che insegna<br />

Antropologia ed Etica<br />

presso l’Istituto filosofico-teologico<br />

di Viterbo. A contatto<br />

con il mondo giovanile, per le<br />

medesime edizioni ha già pubblicato:<br />

Sedicianni, incontrarsi<br />

per esistere; Diciottenni per<br />

essere “qualcuno”; Vent’anni,<br />

un tempo per pensare.<br />

IGNAZIO MARTELLETTO,<br />

Messaggi lungo la via, Gribaudi,<br />

pp. 111, € 7.


CRONACA: ALBANIA<br />

TULLIO LOCATELLI - E-mail: vicario.gen@murialdo.org<br />

UNO SPAZIO<br />

PER TUTTI<br />

L’oratorio <strong>del</strong>l’opera giuseppina<br />

di Fier è aperto nel<br />

pomeriggio, dal primo dopo<br />

pranzo fin oltre le 17.00, quando<br />

ormai inizia a farsi buio.<br />

Nella sala giochi si raccoglie il<br />

<strong>maggio</strong>r numero di ragazzi anche<br />

perché fa freddo e qui la<br />

stanza è ben riscaldata. C’è il<br />

ping-pong, il calciobalilla, altri<br />

giochi da tavolo. I ragazzi<br />

sono distribuiti a gruppetti e<br />

c’è chi gioca e chi aspetta il<br />

turno. Nelle stanze accanto alla<br />

sala giochi ci sono dei ragazzi<br />

un poco più grandi: sono<br />

gli apprendisti. Al mattino lavorano<br />

nelle officine di Fier e<br />

nel pomeriggio fanno scuola<br />

per completare e aggiornare le<br />

loro conoscenze.<br />

Uno di loro mi dice con orgoglio<br />

che lavora in una autofficina,<br />

ma è contento di venire<br />

a scuola perché non basta lavorare,<br />

occorre anche conoscere<br />

e sapere sempre di più.<br />

Nonostante il freddo un bel<br />

gruppo di ragazzi si sta allenando<br />

per il prossimo campionato<br />

di calcio. Non importa se<br />

l’erba è scivolosa per la pioggia<br />

e rincorrere il pallone costa<br />

più fatica, è bello sentirsi<br />

parte di una squadra, avere un<br />

“mister” che ti guida e cominciare<br />

a sognare che campioni<br />

si può diventare. Mentre passo<br />

da un angolo all’altro <strong>del</strong>l’oratorio<br />

mi pare sempre più evidente<br />

la sua caratteristica fondamentale:<br />

essere uno spazio<br />

per tutti e riuscire a rispondere<br />

alle diverse esigenze dei<br />

ragazzi.<br />

COMINCIARE<br />

AVOLARE<br />

Al mattino il centro professionale<br />

di Fier si riempie<br />

dei suoi 100 studenti, tra ragazzi<br />

e ragazze. Al suono <strong>del</strong>la<br />

campana si mettono in fila<br />

secondo le rispettive classi e<br />

quindi salgono ordinati le scale<br />

per raggiunge le aule. Nelle<br />

prime ore <strong>del</strong> pomeriggio arrivano<br />

altri studenti: sono i rom,<br />

quelli che in Italia<br />

chiamiamo<br />

zingari. Hanno<br />

la possibilità di<br />

seguire un corso<br />

di alfabetizzazione,<br />

perché in<br />

genere non vanno<br />

a scuola e<br />

molti di loro restano<br />

analfabeti.<br />

Non so di preciso<br />

quanti sono, perché<br />

nella sala<br />

L'oratorio di Fier.<br />

grande <strong>del</strong>la biblioteca si distribuiscono<br />

a secondo dei livelli<br />

di apprendimento. Vestiti<br />

poveramente, con poco addosso<br />

nonostante il freddo,<br />

spesso hanno passato la mattina<br />

sulla strada a chiedere<br />

carità. Mi sorridono con simpatia<br />

mentre osservo i loro<br />

quaderni; qualcuno sta scrivendo<br />

le lettere <strong>del</strong>l’alfabeto<br />

facendo esercizio di scrittura,<br />

altri sono alle prese con gli<br />

esercizi di addizione, tre sono<br />

in piedi accanto alla lavagna<br />

per seguire la spiegazione <strong>del</strong>l’insegnante<br />

su un problema<br />

di geometria. Sono attenti, curiosi,<br />

perfino disciplinati, anche<br />

se deve costare molto stare<br />

fermi alcune ore nel banco<br />

di scuola. Quello che ricevono<br />

ha un grande valore, ben oltre<br />

la quantità <strong>del</strong>le nozioni che<br />

apprendono. Visto che “Albania”<br />

significa “paese <strong>del</strong>le<br />

aquile”, forse qui imparano a<br />

volare.<br />

LUCE<br />

SULLA COLLINA<br />

“Casa Nazareth” si trova<br />

lassù sulla collina che cir-<br />

Nella foto a fianco: Il centro di formazione professionale.<br />

In basso: "Casa Nazaret" a Durazzo.<br />

conda Durazzo. Una casa di<br />

un solo piano, con quattro<br />

stanze e un bagno, circondata<br />

da un poco di terreno: davanti<br />

il giardino al centro <strong>del</strong> quale<br />

affiora la cupola di un piccolo<br />

bunker e sul retro un poco di<br />

orto. Qui l’8 ottobre 2001 fu<br />

ucciso p. Ettore Cunial. Ogni<br />

giovedì la comunità giuseppina<br />

vi si ritrova con un gruppetto<br />

di persone per celebrare<br />

la messa; il numero <strong>del</strong>le persone<br />

varia e non sono sempre<br />

le stesse. Il 3 marzo 2005 vi ho<br />

partecipato anch’io<br />

con p. Giovanni,<br />

p. Carmelo,<br />

p. Michelino, fr.<br />

Antonio, e otto<br />

persone, di cui due<br />

sono qui per la prima<br />

volta. Manca il<br />

parroco mons. Damian<br />

che ha dovuto<br />

andare all’aeroporto<br />

a ricevere un<br />

fratello; avrebbe<br />

certo voluto esserci,<br />

perché al giovedì<br />

monsignore<br />

non celebra in parrocchia,<br />

ma qui a<br />

“Casa Nazareth”.<br />

P. Giovanni fa da<br />

cicerone, spiegandomi il tragitto<br />

che don Ettore faceva per<br />

tornare a casa e che cosa è avvenuto<br />

quella tragica notte<br />

<strong>del</strong>la sua uccisione, ripercorrendo<br />

con parole e gesti i fatti<br />

successi. Intanto qualcuno ha<br />

acceso <strong>del</strong>le can<strong>del</strong>e sulla tazza<br />

<strong>del</strong>la doccia sul punto esatto<br />

dove p. Ettore cadde colpito<br />

dal<br />

giovane omicida e dove fu trovato<br />

dalla polizia in una pozza<br />

di sangue. La casa era stata<br />

inaugurata il 21 marzo <strong>del</strong><br />

2001, giorno nel quale p. Ettore<br />

iniziò ad abitarci. Mentre<br />

osservo gli ambienti e le cose<br />

rimaste, mi vengono in mente<br />

i discorsi fatti a tavola con<br />

mons. Damian. Diceva di essere<br />

stupito <strong>del</strong> fatto che in<br />

pochi mesi p. Ettore abbia fatto<br />

tanto e soprattutto abbia lasciato<br />

una memoria così bella<br />

e forte nella gente che ha<br />

avvicinato. Nella parrocchia,<br />

presso comunità religiose, in-<br />

contrando giovani e adulti, p.<br />

Ettore è stato visto sempre come<br />

l’immagine di Gesù buon<br />

pastore, sacerdote, religioso,<br />

tutto dedito agli altri e ricco di<br />

spiritualità. In tanti quindi la<br />

memoria di don Ettore non si è<br />

spenta, anzi…<br />

203


CRONACA: PAST. GIOV.<br />

MASSIMO ROCCHI<br />

Perché Gesù parlava in<br />

parabole? È questa la domanda<br />

che ha guidato le giornate<br />

di spiritualità per un<br />

centinaio di giovani di Torino,<br />

Rivoli, Milano, Valbrembo<br />

(BG), Montecchio (VI),<br />

Thiene, Padova, Ravenna e<br />

Modena, convenuti insieme a<br />

Boscochiesanova (VR). Le riflessioni<br />

guidate da p. Giamberto<br />

Pegoraro ci hanno fatto<br />

comprendere come il modo di<br />

agire di Dio è diverso dalle nostre<br />

mentalità umane, troppo<br />

attente all’apparenza, al merito,<br />

alla strada più facile. La<br />

Parola di Dio non può attecchire<br />

nella nostra <strong>vita</strong> senza la<br />

nostra adesione, che richiede<br />

la capacità di accorgersi <strong>del</strong>l’abbondanza<br />

di grazia che<br />

il Signore ci dona. La <strong>vita</strong> cristiana<br />

non è solo una serie di<br />

atti da compiere, quanto piuttosto<br />

un fondare la propria esistenza<br />

su valori solidi e profondi,<br />

scommettendo sull’eterno,<br />

su ciò che non si vede,<br />

sulla presenza di Dio che agisce<br />

nella storia. Un’esperienza<br />

con un gran numero di partecipanti,<br />

che ci ha fatto senti-<br />

I partecipanti alle Giornate di spiritualità.<br />

re Chiesa e Famiglia <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>,<br />

superando le distanze<br />

tra le nostre comunità e le nostre<br />

singole esperienze. Tanti<br />

presenti e neanche troppo giovani,<br />

con un’età media a occhio<br />

attorno ai 25-30, per riflettere<br />

sulla fede nella <strong>vita</strong><br />

adulta, fatta di lavoro, <strong>vita</strong><br />

di famiglia e di coppia. Una<br />

<strong>vita</strong> spesso ricca di pietre d’inciampo,<br />

di spine, di zizzania,<br />

o di quella intelligenza ed<br />

esperienza che chiudono il<br />

cuore al vangelo “già sentito<br />

dire…”. Una <strong>vita</strong> che necessita<br />

di svegliarsi dal sonno, dal<br />

torpore, che necessita di conversione<br />

a quella Parola che ci<br />

pone già nel Regno di Dio e<br />

che ci chiede di lasciar fare al<br />

seme che cresce. Al termine<br />

abbiamo ricevuto un biglietto<br />

con un seme di senapa: piccolo<br />

come un granello di sabbia,<br />

ma che crescendo può diventare<br />

una grande pianta, se sia-<br />

mo terreno buono. Un incontro<br />

molto incentrato sulla preghiera<br />

e sui segni, essi stessi<br />

parabole <strong>del</strong>la fede, e soprattutto<br />

sul canto, sulla gioia di<br />

lodare insieme il Signore e<br />

cantare questa <strong>vita</strong>, lieti e onorati<br />

di essere operai <strong>del</strong>la vigna.<br />

Un incontro di spiritualità<br />

giovanile, con un occhio<br />

alla Giornata mondiale dei<br />

giovani a cui ci stiamo preparando<br />

e che molti di noi vivranno<br />

insieme questa estate.<br />

“Siamo venuti per adorarlo”<br />

abbiamo detto anche noi nella<br />

veglia <strong>del</strong> sabato, che ha ripercorso<br />

il cammino dei magi e<br />

tornando a casa, per un’altra<br />

strada <strong>del</strong> nostro cuore, speriamo<br />

di dire a tutti con la <strong>vita</strong>,<br />

che la fede è cammino e ricerca,<br />

è vedere al di là <strong>del</strong>le apparenze,<br />

è ascolto di quella Parola<br />

che ci interpella a svegliarci<br />

e costruire la nostra <strong>vita</strong> sulla<br />

roccia che è Cristo.<br />

CRONACA: RAVENNA<br />

COSTRUZIONE<br />

DEL “PALALEO”<br />

Continua la costruzione<br />

<strong>del</strong>la struttura <strong>del</strong> nuovo Oratorio<br />

<strong>Murialdo</strong>, chiamata simpaticamente<br />

“Palaleo”. Compenderà<br />

un salone polifunzionale<br />

in stile palestra, bagni e<br />

spogliatoi, ambienti per sale<br />

di gruppo poste su due piani.<br />

Una struttura che renderà possibile<br />

anzitutto svolgere attività<br />

sportive e aggregative per<br />

tutta l’opera nella stagione invernale,<br />

mancando finora spazi<br />

ampi al chiuso, ma anche<br />

manifestazioni e incontri a<br />

servizio <strong>del</strong>la pastorale giovanile<br />

<strong>del</strong>la diocesi, sprovvista<br />

per ora di ambienti di questo<br />

tipo. Ma anche per i nostri incontri<br />

di congregazione l’opera<br />

di Ravenna si aggiunge così<br />

ai tanti luoghi, che già hanno<br />

ospitato e potranno ospitare<br />

incontri giovanili. Consegna<br />

<strong>del</strong>lo stabile a fine <strong>maggio</strong>,<br />

inaugurazione ufficiale a<br />

settembre, quando l’opera festeggerà<br />

anche i 20 anni di<br />

presenza dei giuseppini a Ravenna,<br />

presenti con la parrocchia<br />

di 8000 abitanti, il CFP<br />

Engim e ora la nuova realtà<br />

<strong>del</strong>l’Oratorio <strong>Murialdo</strong>.<br />

INCONTRO<br />

CON D. BENZI<br />

Nel corso di questa quaresima<br />

abbiamo intrapreso un<br />

cammino di riscoperta e approfondimento<br />

dei 10 comandamenti,<br />

in vista di una rinnovata<br />

formazione <strong>del</strong>la coscienza<br />

morale. I 5 incontri<br />

previsti hanno visto una buona<br />

partecipazione di persone, soprattutto<br />

quello con d. Benzi e<br />

l’incontro conclusivo con il<br />

vescovo, in breve visita pastorale<br />

alla nostra parrocchia. Il<br />

primo incontro tenuto dal parroco<br />

p. Aldo ha messo in luce<br />

il nostro rapporto con Dio,<br />

nell’ottica dei primi tre comandamenti.<br />

Il secondo con p.<br />

Agostino Cornale, consigliere<br />

generale, ci ha aiutato a riflettere<br />

sulla realtà <strong>del</strong>la famiglia,<br />

lasciandoci<br />

guidare<br />

dal 4° comandamento.<br />

A<br />

don Benzi,<br />

che con<br />

la sua As-<br />

sociazione Papa<br />

Giovanni XXIII<br />

è molto impegnato<br />

nella lotta contro la prostituzione<br />

e in favore <strong>del</strong> diritto<br />

familiare, abbiamo affidato il<br />

6° e 9° comandamento. Insistenza<br />

sull’unità <strong>del</strong>la coppia<br />

e <strong>del</strong>la famiglia, sulla formazione<br />

ai valori, sulla necessità<br />

di non confondere la verità<br />

con le tendenze culturali e politiche,<br />

sul considerare la realtà<br />

creaturale e naturale <strong>del</strong>l’essere<br />

umano, figlio di Dio,<br />

sono stati i punti su cui <strong>maggio</strong>rmente<br />

ha insistito d. Benzi.<br />

In un successivo incontro<br />

d. Massimo ha elencato i tanti<br />

aspetti legati agli altri comandamenti<br />

e infine il vescovo ci<br />

ha aiutato a collegare i comandamenti<br />

al comandamento<br />

<strong>del</strong>l’amore cristiano e alle<br />

beatitudini. Il percorso è continuato<br />

poi con una via crucis<br />

per le vie di uno dei quartieri<br />

<strong>del</strong>la parrocchia e con la celebrazione<br />

penitenziale <strong>del</strong> martedì<br />

santo, imperniata su queste<br />

tematiche. Massimo Rocchi<br />

Don Benzi (al centro) con la comunità giuseppina.<br />

205


CRONACA: SAN GIUSEPPE VESUVIANO<br />

Con particolare fervore è<br />

stata celebrata quest’anno<br />

la festa di san Giuseppe a<br />

S. Giuseppe Vesuviano, nonostante<br />

che il 19 marzo sia capitato<br />

alla vigilia <strong>del</strong>le Palme.<br />

La novena, partecipata da circa<br />

un centinaio di persone, è<br />

stata animata da p. Angelo<br />

Catapano, redattore di “Vita<br />

giuseppina” come pure de “La<br />

voce di san Giuseppe” e direttore<br />

<strong>del</strong> Centro Studi san Giuseppe,<br />

ma in primo luogo<br />

“sangiuseppese doc”. Preceduta<br />

dalla recita <strong>del</strong> “Rosario<br />

con Maria e Giuseppe” e nel<br />

triduo da quello “con san Giuseppe”,<br />

la novena è stata cantata<br />

nella forma tradizionale,<br />

grazie all’impegno “fe<strong>del</strong>e”<br />

di p. Fe<strong>del</strong>e Campana, con la<br />

gente e i gruppi dei bambini<br />

<strong>del</strong> catechismo.<br />

206<br />

Mostra dei quadri per<br />

il cinquantenario.<br />

L'offerta <strong>del</strong> fiore al Patrono.<br />

È seguita poi ogni sera la Messa<br />

con l’omelia. È stata presentata<br />

nei vari giorni la “Via<br />

di Giuseppe” come mo<strong>del</strong>lo<br />

paradigmatico <strong>del</strong> cammino<br />

di fede, che guida incontro alla<br />

Pasqua con quei “tre giorni”<br />

<strong>del</strong>lo smarrimento di Gesù<br />

dodicenne, anticipo per il nostro<br />

santo di quegli altri “tre<br />

giorni” che separano la morte<br />

di Cristo dalla risurrezione.<br />

Nella settimana<br />

dal 14 al 20<br />

marzo si è realizzata,<br />

presso la sala<br />

parrocchiale,<br />

l’esposizione di<br />

una mostra di<br />

quadri <strong>del</strong> giuseppino<br />

p. Franco<br />

Verri, con le scene<br />

<strong>del</strong>lo sposalizio,<br />

<strong>del</strong> censimento,<br />

<strong>del</strong> Natale, <strong>del</strong>la<br />

circoncisione,<br />

<strong>del</strong>la presentazione<br />

al tempio, <strong>del</strong>lo<br />

smarrimento,<br />

<strong>del</strong>la Santa Famiglia,<br />

di Giuseppe<br />

educatore e lavoratore:<br />

ciclo pittorico<br />

che ben raffigura<br />

la “Via Ioseph”. È da notare<br />

tra l’altro che l’autore, tra<br />

le sue prime opere giovanili,<br />

ha fatto il bel trittico che da oltre<br />

quarant’anni presenta Giuseppe,<br />

tra Maria e Gesù, nella<br />

cappella <strong>del</strong> centro giovanile.<br />

Oltre i visitatori <strong>del</strong> posto, si<br />

sono notati gruppi da Salerno e<br />

da Napoli. È stata l’occasione<br />

per mettere in mostra anche le<br />

pubblicazioni <strong>del</strong> santuario e<br />

per ricordare in un pannello il<br />

cinquantenario <strong>del</strong>la dedicazione<br />

<strong>del</strong>l’altare <strong>maggio</strong>re,<br />

consacrato il 18 marzo 1955,<br />

forse il migliore che sia stato<br />

edificato in onore <strong>del</strong>lo Sposo<br />

di Maria, ultima e notevole<br />

impresa <strong>del</strong> fondatore mons.<br />

Giuseppe Ambrosio. La vigilia<br />

<strong>del</strong>la festa di san Giuseppe<br />

si è dunque celebrata la Messa<br />

<strong>del</strong>la dedicazione <strong>del</strong>l’altare<br />

che corrisponde a quella <strong>del</strong><br />

santuario stesso. La solennità<br />

30 SALMI PER OGNI<br />

OCCASIONE<br />

C’è un tempo per ogni cosa,<br />

per la riflessione, per<br />

l’angoscia, per la riconoscenza,<br />

per la fiducia… In<br />

questo volumetto (di 80<br />

pagine) vengono presentati<br />

30 salmi, che ci possono<br />

aiutare a pregare in<br />

tante situazioni. L’autore<br />

è p. Giovanni Boggio, biblista<br />

e direttore responsabile<br />

di “Vita giuseppina”,<br />

che l’ha pubblicato<br />

con le edizioni BiEmme.<br />

Si può richiedere anche in<br />

redazione.<br />

L'avvio <strong>del</strong>la processione di san Giuseppe.<br />

<strong>del</strong> Patrono è stata distinta il<br />

19 marzo al mattino con l’offerta<br />

<strong>del</strong> fiore da parte dei<br />

bambini, al pomeriggio con la<br />

processione per le vie cittadine<br />

(significativa la preghiera<br />

per i malati presso una casa di<br />

cura), la concelebrazione solenne<br />

e la “supplica” a san<br />

Giuseppe (in analogia con<br />

quella di Pompei). Non è mancata<br />

una buona partecipazione<br />

popolare. Si sono scambiati<br />

gli auguri per i giuseppini, in<br />

particolare per l’onomastico<br />

<strong>del</strong> parroco (p. Giuseppe Bellotto),<br />

per coloro che si chiamano<br />

Giuseppe (ovviamente<br />

il nome più diffuso in zona) e<br />

per tutta la popolazione chiamata<br />

ad essere “città di san<br />

Giuseppe”. Si è concluso con<br />

una piccola “sagra” nella<br />

piazza <strong>del</strong> santuario, con ani-<br />

mazione musicale e stands gastronomici.<br />

La festa patronale<br />

cittadina, organizzata dal Comune,<br />

è prevista il primo <strong>maggio</strong>,<br />

come è tradizione da alcuni<br />

decenni.<br />

PPRREEGGHHIIAMMO PPEER::<br />

OLGGA ALEESSI ved. Caaiilotttoo,<br />

ddi 977 annni, mmaammmaa<br />

dii pp. MMarrioo,, ddeeceedduuta a<br />

BBrrogliaanno ((VVI) il 5 mmarrzoo.<br />

EEDDUUAARRDO ARSSENIIO<br />

NNÚÑÑEEZ, pappà ddi frr. NNèèsstor,<br />

ddecceddutoo a Guuayaquuiil<br />

(Ecuuaddoorr) il 66 marzzo.<br />

AADDAA PIICCCIIALLUUTTI, vedovaa<br />

Caarletti,, di 883 aannii,,<br />

ssoorellaa di p.. Giino,, decceedutta<br />

a Rooma iil 25 mmarrzzo..<br />

MMOONS. GIOOVVAANNNNII FFAB-<br />

BBIAANNII, di 8844 annii,, ddeceeduutoo<br />

a Venneziiaa l’’8 appriille.


CRONACA: CEFALÙ<br />

ROSA MARIA CERAMI<br />

Ogni comunità dei Padri<br />

<strong>Giuseppini</strong> <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>,<br />

e i laici che ne fanno parte,<br />

costituiscono ormai in Italia e<br />

in tante altre parti <strong>del</strong> mondo,<br />

una grande famiglia. È però<br />

doveroso puntualizzare meglio<br />

questo concetto.<br />

In ogni famiglia che si rispetti<br />

l’unità di pensiero e di<br />

azione contribuisce ad arricchire<br />

e consolidare il benessere<br />

spirituale e fisico di tutti i<br />

componenti. Ciascuno, infatti,<br />

pur nella diversità dei ruoli,<br />

si prodiga per aiutare l’altro<br />

nelle difficoltà, donando tempo<br />

e risorse con amore e generosità.<br />

Tutti cooperano per la<br />

buona riuscita di ogni iniziativa<br />

e ciascuno gioisce per le<br />

piccole conquiste <strong>del</strong>l’altro.<br />

Nello spirito di una serena<br />

convivenza regna il pieno rispetto<br />

<strong>del</strong>le persone, dei luoghi,<br />

<strong>del</strong>le cose; ognuno sente<br />

la necessità di conoscere ciò<br />

che accade in<br />

famiglia e contribuisce a<br />

creare un’atmosfera accogliente,<br />

assumendo atteggiamenti<br />

adeguati ad ogni situazione.<br />

In famiglia, insomma, è<br />

bello raccontarci e condividere<br />

ogni cosa.<br />

La FAMIGLIA PARROC-<br />

CHIALE, mi chiedo, è tanto<br />

distante da questo mo<strong>del</strong>lo?<br />

Non dovrebbe esserlo, eppure<br />

è ancora difficile per molti di<br />

noi sentirne l’appartenenza<br />

così saldamente e naturalmente<br />

come accade nella propria<br />

famiglia. È ancora, purtroppo,<br />

diffusa erroneamente<br />

l’idea di parrocchia come luogo<br />

nel quale sacerdoti e religiosi<br />

provvedono alla cura<br />

<strong>del</strong>le anime attraverso i sacramenti,<br />

le catechesi e le liturgie<br />

(magari sostenuti da pochi volontari<br />

disposti a dare un po’<br />

<strong>del</strong> loro tempo), mentre ai laici<br />

spetta “santificare le feste”<br />

con la S. Messa e adempiere ai<br />

doveri <strong>del</strong> “buon cristiano”,<br />

come pregare ogni tanto, partecipare<br />

alle novene e alle processioni,<br />

fare l’elemosina,<br />

mandare i ragazzi al catechismo<br />

per ricevere la prima comunione<br />

e la cresima.<br />

Ben altra cosa è invece<br />

l’appartenenza alla comunità<br />

parrocchiale: vivere insieme<br />

la <strong>vita</strong> parrocchiale, conoscerne<br />

la realtà, le necessità,<br />

le difficoltà, sostenere concretamente<br />

e fattivamente le iniziative,<br />

accogliere i cambiamenti,<br />

avere rispetto per ogni<br />

situazione, apprezzare ogni<br />

buona piccola azione, donarsi<br />

l’uno all’altro per la gloria di<br />

Dio.<br />

Se appartenere alla comunità<br />

parrocchiale è appartenere<br />

a Cristo, vuol dire anche lavorare<br />

nella Chiesa e per la<br />

Chiesa al fine di rendere più<br />

palpitante e visibile una<br />

realtà che spesso rimane nell’ombra<br />

in termini di rapporti<br />

con le famiglie e con le altre<br />

realtà presenti nel territorio.<br />

La nostra parrocchia,<br />

come tutte le<br />

altre, non è chiamata<br />

solo ad offrire ospitalità<br />

a quanti chiedono<br />

i sacramenti,<br />

ma è luogo in cui<br />

ciascuno accoglie<br />

l’invito a far festa, a<br />

celebrare il mistero<br />

<strong>del</strong>la salvezza e, nello<br />

stesso tempo, è<br />

chiamato a riscoprire<br />

e ritrovare la dimensione<br />

<strong>del</strong>lo<br />

Parrocchia SS. Salvatore<br />

alla Torre.<br />

stare insieme nella<br />

preghiera e nella gioia <strong>del</strong> Signore.<br />

Una volta era il territorio ad<br />

appartenere alla parrocchia,<br />

oggi si può dire il contrario. È<br />

perciò fondamentale riscoprire<br />

e rivivere il ruolo di missionarietà<br />

per diffondere il Vangelo<br />

soprattutto fra quanti vivono<br />

ai margini <strong>del</strong>la Chiesa.<br />

Per tentare di realizzare<br />

tutto questo, dobbiamo innanzitutto<br />

affidarci a Dio Padre,<br />

contare sulla forza <strong>del</strong> Suo<br />

Spirito che ci unisce e poi riaccendere<br />

l’amore per la verità,<br />

chiamando ogni cosa con il<br />

suo nome e trovando il coraggio<br />

di esporci in prima persona,<br />

per far sì che la <strong>vita</strong> <strong>del</strong>la<br />

nostra comunità sia sempre in<br />

fermento e diventi sale che dà<br />

sapore a quanto ci sta intorno.<br />

Infine facciamo appello alla<br />

nostra sensibilità di cristiani<br />

che vogliono testimoniare la<br />

verità. Sforziamoci di vivere i<br />

momenti liturgici nella consapevolezza<br />

di trovarci in un<br />

luogo santo dove l’unica cosa<br />

che conta è il dialogo dei figli<br />

con l’unico Padre che ci ama<br />

infinitamente e ci vuole come<br />

sua famiglia. Collaboriamo<br />

tutti a creare quel clima<br />

di raccoglimento e di preghiera<br />

che è proprio di “una<br />

ben unita famiglia parrocchiale”<br />

attorno alla mensa<br />

eucaristica, con la stessa armonia<br />

che regna in una comune<br />

famiglia attorno alla tavola.<br />

Era azzurro col bordo giallo<br />

il fazzolettone degli<br />

Scout <strong>del</strong> Vicenza 5° nel 1945,<br />

quando - il 28 aprile - l’Asci riprese<br />

le attività nella Pusterla<br />

dei giovani, il Patronato. Leone<br />

XIII.<br />

Sono passati 60 anni, il<br />

fazzoletto rosso con doppia<br />

banda bianca, e gli Scout sono<br />

ancora lì a testimoniare un’identità<br />

mai venuta meno: una<br />

scuola di libertà dove si impara<br />

a coltivare i talenti e ad<br />

offrire ciò che si è. Oggi pomeriggio<br />

sono centinaia le<br />

persone attese nel cortile <strong>del</strong><br />

Leone XIII a Vicenza, quel patronato.<br />

ultracentenario<br />

CRONACA:VICENZA<br />

NICOLETTA MARTELLETTO<br />

dei padri <strong>Giuseppini</strong> dove sono<br />

passate generazioni di<br />

giovani vicentini formati alla<br />

scuola <strong>del</strong>la fede e a quella<br />

<strong>del</strong>la coscienza civica. Alle 15<br />

un gesto antico e sempre nuovo<br />

per chi indossa la divisa<br />

Scout: l’alzabandiera, ad aprire<br />

un pomeriggio. in cui<br />

visitare gli ambienti Scout,<br />

celebrare la messa (alle 18),<br />

cenare insieme con un “cerchio”<br />

finale di gioia.<br />

Si festeggiano i sessant’anni<br />

<strong>del</strong>lo scoutismo nel<br />

cuore di Vicenza, in occasione<br />

<strong>del</strong>la Giornata <strong>del</strong> pensiero,<br />

una ricorrenza legata alla <strong>vita</strong><br />

209


<strong>del</strong><br />

fondatore<br />

<strong>del</strong>lo scoutismo internazionale,<br />

Baden Powell, generale inglese<br />

nato il 22 febbraio 1857,<br />

ufficiale in India e in Sud Africa,<br />

eroe <strong>del</strong>la prima guerra anglo-boera,<br />

che dedicò la sua<br />

<strong>vita</strong> - conclusa la carriera militare<br />

- all’educazione dei giovani,<br />

a partire da quelli di strada,<br />

e alla costruzione di una civiltà<br />

<strong>del</strong>la pace.<br />

Il movimento Scout da lui<br />

fondato è attivo in 200 Paesi<br />

<strong>del</strong> mondo, opera con varie sigle,<br />

applicando uno stile pedagogico<br />

che insegna facendo<br />

e facendo fare, presidiando<br />

i valori fondamentali <strong>del</strong>l’umanità.<br />

“Ricordi e rimpianti, attualità<br />

e prospettive per un futuro<br />

costruito su un passato<br />

glorioso, di curiosità e di stupore”<br />

scrive Bepi Tombolato,<br />

storico capo scout <strong>del</strong> Leone<br />

XIII alle prese con il tentativo<br />

titanico di ricordare tutti, ma<br />

proprio tutti coloro che sono<br />

passati nelle file <strong>del</strong> Vicenza<br />

5°, poi diventato Vicenza 7°,<br />

ed oggi sono sparsi in Italia,<br />

nel mondo, alle prese con<br />

l’impegno pubblico oltre che<br />

con la <strong>vita</strong> familiare e professionale.<br />

L’ultima occasione per ritrovarsi<br />

i 1500 - e forse oggi<br />

1600 - transitati nelle file <strong>del</strong>lo<br />

scoutismo di questo gruppo<br />

cittadino è datata 1995, quando<br />

vennero festeggiati i 50 anni,<br />

il 19 marzo, in occasione<br />

<strong>del</strong>la festa di S. Giuseppe.<br />

210<br />

Buona strada!<br />

Fu una simpatica passerella<br />

cittadina su branco, reparto<br />

e clan allora in azione, con<br />

partite di calcio tra preti e capi,<br />

con mostre fotografiche che<br />

anche oggi pomeriggio alimenteranno<br />

la staffetta <strong>del</strong>la<br />

memoria…<br />

Evoluzioni importanti segnano<br />

la storia <strong>del</strong> Vicenza<br />

V° negli anni ‘60: le prime attività<br />

con l’Agi femminile, la<br />

nascita <strong>del</strong>la Comunità capi,<br />

uno scoutismo di punta che<br />

prende il nome di Point out,<br />

molto aperto al sociale. Il passo<br />

successivo è la coeducazione<br />

tra gruppi maschili e femminili<br />

che prelude nel 1973 alla<br />

fusione nazionale nell’Agesci.<br />

Nel ‘74 l’addio a Tullio<br />

Dal Ferro minato dal male, fino<br />

all’ultimo presente nei<br />

campeggi in Val Campelle, a<br />

distribuire karkadè e consigli<br />

di <strong>vita</strong>. Nel 1976 gli scout di<br />

tutt’Italia, e quelli <strong>del</strong> vicentino<br />

in prima fila, sono in Friuli<br />

accanto alle popolazioni colpite<br />

dal terremoto. Nel 1982 il<br />

Vicenza 5° lascia il Patronato<br />

con un trapianto nella parrocchia<br />

di S. Caterina; l’anno dopo<br />

l’attività riprende in Patronato<br />

sotto il<br />

nome di<br />

Vicenza VII con una nuova comunità<br />

capi.<br />

L’avventura continua. Ha il<br />

nome di molti sacerdoti a partire<br />

da don Remigio Burello<br />

che battezzò il Vicenza 5° nel<br />

‘45, per finire con don Nereo<br />

Tomasi che segue il gruppo dal<br />

1994; c’è chi come p. Guglielmo<br />

Cestonaro e p.Renzo<br />

Dalla Vecchia maturarono la<br />

propria vocazione proprio indossando<br />

la divisa scout. “Semel<br />

scout, sempre scout”: un<br />

motto che oggi ripeteranno in<br />

molti ritrovandosi attorno ad<br />

un luogo fisico ma soprattutto<br />

attorno ad un ideale, che con<br />

l’ostinazione <strong>del</strong> bene valica<br />

i decenni, evolve e si dimostra<br />

efficace anche nel Terzo<br />

millennio.<br />

Dal Messico ci<br />

scrive sr. Cecilia Dall’Alba<br />

Che c’è di straordinario nel<br />

fatto di aver ricevuto questa<br />

mattina la donazione di cereali<br />

per i bambini <strong>del</strong> nostro<br />

Centro Educativo? Nulla, a<br />

meno che si preferisca leggere<br />

questo fatto alla luce <strong>del</strong>la<br />

Provvidenza che sempre ci<br />

sorprende. Infatti la provvista<br />

di cereali era terminata ieri…<br />

Che c’è di straordinario<br />

nel lavorare con un gruppo di<br />

54 mamme sole, abbandonate,<br />

sulle quali ricade la responsabilità<br />

di mantenere la famiglia<br />

e l’educazione dei figli? Che<br />

sono 54 mamme sole in confronto<br />

ad una realtà immensa<br />

di donne nella medesima situazione?<br />

Ma per noi importa<br />

molto perché è in gioco la<br />

dignità e la promozione <strong>del</strong>la<br />

donna emarginata!<br />

Da sette anni abbiamo<br />

aperto a Città <strong>del</strong> Messico il<br />

Centro Educativo Leonardo<br />

<strong>Murialdo</strong> per bambini ed adolescenti.<br />

Adesso la realtà ci<br />

spinge a estendere il raggio<br />

<strong>del</strong>la nostra azione a mamme<br />

sole ed abbandonate. A noi<br />

interessa partire da questa<br />

realtà e con loro cercare soluzioni<br />

ai problemi. Con piccoli<br />

gesti. Con nulla di straordinario.<br />

È forse straordinario promuovere<br />

per loro passeggiate<br />

al parco perché esperimentino,<br />

anche solo per un giorno,<br />

la gioia di vivere senza preoccupazioni?<br />

La soluzione è stata<br />

facile: alcuni educatori sono<br />

rimasti con i bambini occupandosi<br />

di loro e noi abbiamo<br />

accompagnato le mamme per<br />

condividere divertimento,<br />

gioco, risate, riconoscendo la<br />

loro dignità di persone.<br />

Al termine <strong>del</strong>la giornata<br />

due constatazioni ci commuovono:<br />

- nessuno prima si era occupato<br />

di noi…<br />

- perché fate questo per<br />

noi?<br />

Amate mamme! Perché lo<br />

facciamo? Perché voi avete<br />

una croce molto pesante e noi<br />

la vogliamo condividere affinché<br />

diventi più leggera. Gesù<br />

lo farebbe. Lo ha fatto. Con<br />

questi piccoli gesti, vogliamo<br />

farvi sperimentare che Dio vi<br />

CRONACA: SUORE MURIALDINE<br />

EMMA BELLOTTO - E-mail: murialdine@murialdo.org<br />

ama! Viviamo in una casa<br />

grande. Si avvicinava il Natale<br />

e ci è venuta l’idea: perché<br />

non condividere la gioia propria<br />

<strong>del</strong> Natale con alcune<br />

mamme sole? Loro e i loro figli<br />

potrebbero dormire in un<br />

letto confortevole, potrebbero<br />

fare una doccia calda e gustare<br />

una cena speciale nella notte<br />

santa… Dopo la Messa siamo<br />

andate a casa con alcune<br />

mamme che sapevamo avrebbero<br />

trascorso da sole questa<br />

notte. I loro piccoli hanno<br />

cullato il Bambino Gesù,<br />

hanno aperto i regali che avevamo<br />

posto sotto l’albero, si<br />

sono seduti a tavola per la cena,<br />

molto frugale, ma certamente<br />

la miglior cena di Natale<br />

perché aveva il sapore <strong>del</strong>la<br />

condivisione.<br />

Poi, una <strong>del</strong>le nostre giovani<br />

ha intrattenuto i bambini fino<br />

a tardi con giochi, scherzi,<br />

racconti, dando l’illusione che<br />

la notte santa non avrebbe<br />

avuto termine.<br />

Il giorno seguente, con il<br />

cuore pieno di gioia, le mamme<br />

sono ritornate alla loro<br />

realtà di privazione portando<br />

due regali nel cuore: costatare<br />

che non sono sole perché hanno<br />

in noi <strong>del</strong>le alleate e che sta<br />

crescendo il numero di chi<br />

aiuta la loro causa per ottenere<br />

condizioni di <strong>vita</strong> più dignitose.<br />

Sono in gestazione infatti<br />

alcune iniziative di promozione<br />

<strong>del</strong>la donna emarginata:<br />

benvenuti a coloro che vogliono<br />

formare questa alleanza<br />

fatta di piccoli gesti!<br />

211


CRONACA: ENGIM-ONG<br />

RENZO DALLA VECCHIA<br />

L<br />

’attività internazionale<br />

<strong>del</strong>l’Engim (Ente Nazionale<br />

<strong>Giuseppini</strong> <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>)<br />

in veste di ONG (Organizzazione<br />

Non Governativa) nasce<br />

oltre dieci anni or sono, nel<br />

1994, con l’intenzione di offrire<br />

una casa comune a tutte<br />

quelle iniziative di sostegno<br />

e promozione <strong>del</strong>lo sviluppo,<br />

in favore dei Paesi più<br />

poveri, nate presso le opere<br />

dei <strong>Giuseppini</strong> a sostegno <strong>del</strong>le<br />

attività missionarie.<br />

L’obiettivo era quello di<br />

mettere a frutto le competenze<br />

e le professionalità che l’Engim<br />

è capace di esprimere soprattutto<br />

nel campo <strong>del</strong>la formazione<br />

professionale.<br />

Le scelte prioritarie nascevano<br />

proprio dalla volontà di<br />

privilegiare la cura e la formazione<br />

dei giovani, mediante<br />

un’azione specifica, volta<br />

ad assicurare lo sviluppo di<br />

una mentalità attiva nei confronti<br />

<strong>del</strong> proprio destino lavorativo,<br />

per l’acquisizione di<br />

una professionalità moderna e<br />

<strong>del</strong>l’insieme <strong>del</strong>le capacità<br />

culturali e operative che consentano<br />

una promozione al lavoro<br />

e sul lavoro, in un ruolo<br />

partecipativo.<br />

Oggi l’Engim è una ONG<br />

impegnata in molte aree <strong>del</strong><br />

mondo dove sta portando a<br />

termine importanti progetti<br />

nel campo educativo e sociale.<br />

Il suo nucleo centrale fa riferimento<br />

alla sede di coordinamento<br />

nazionale a Roma,<br />

ma le attività sono svolte in<br />

collaborazione con le diverse<br />

sedi Engim presenti su tutto il<br />

territorio nazionale.<br />

Brasile, Argentina, Ecuador,<br />

Colombia, Messico, Albania,<br />

Guinea Bissau, Sierra<br />

Leone, India sono le nazioni<br />

nelle quali sono stati realizzati<br />

o sono in corso di realizzazione<br />

interventi che vanno<br />

dalle piccole iniziative di solidarietà<br />

ai più impegnativi progetti<br />

pluriennali di assistenza<br />

e promozione <strong>del</strong>lo sviluppo<br />

locale.<br />

Nel 2000 l’Engim ha ottenuto<br />

il riconoscimento di idoneità<br />

da parte <strong>del</strong> Ministero<br />

degli Affari Esteri per la realizzazione<br />

di programmi<br />

a breve e<br />

medio termine nei<br />

Paesi in Via di sviluppo<br />

(PVS).<br />

In questo momento<br />

l’Engim si<br />

sta muovendo su<br />

tre piani distinti:<br />

IN ITALIA<br />

1. Sensibilizzazione e formazione<br />

Si tratta di iniziative di sensibilizzazione,<br />

informazione e<br />

formazione sia in ambito scolastico<br />

che extrascolastico,<br />

per far conoscere le problematiche<br />

dei paesi e dei popoli <strong>del</strong><br />

Sud <strong>del</strong> mondo alle giovani<br />

generazioni nel Nord. È anche<br />

un modo per preparare i futuri<br />

operatori <strong>del</strong>la cooperazione<br />

internazionale.<br />

2. Bottega <strong>del</strong> commercio<br />

equo e solidale<br />

La Bottega <strong>del</strong> Mondo-Engim<br />

è una forma di commercio<br />

alternativo alle tradizionali<br />

modalità di scambio. Perché<br />

non scambia solo merce, ma è<br />

portatore di usi e costumi e<br />

linguaggi, sentire e colori di<br />

persone diverse da noi solo<br />

per condizioni di svantaggio<br />

strutturale/politico. Equo perché<br />

garantisce condizioni di<br />

lavoro ad alta dignità e solidale<br />

con gli stessi, attori dei progetti<br />

di aiuto, per uno sviluppo<br />

più consapevole <strong>del</strong>la loro<br />

identità autoctona e dei prodotti<br />

di natura alimentare e artigianale<br />

che ne sono gli<br />

artefatti culturali.<br />

3. Servizio civile volontario<br />

Scopo <strong>del</strong> progetto di servizio<br />

civile è quello di coinvolgere<br />

i giovani nelle attività<br />

internazionali <strong>del</strong>l’Engim favorendo<br />

la loro crescita umana<br />

e professionale, accompagnandoli<br />

e dotandoli di particolari<br />

competenze operative<br />

utilizzabili anche al termine<br />

<strong>del</strong> loro servizio perché divengano<br />

efficaci operatori di<br />

Educazione allo Sviluppo e di<br />

Solidarietà Internazionale in<br />

Italia.<br />

ALL’ESTERO<br />

1. Interventi<br />

Si tratta di specifici interventi<br />

di promozione <strong>del</strong>lo<br />

sviluppo locale la cui durata<br />

può variare dai tre mesi ai 4-5<br />

anni. In questo momento le<br />

principali attività riguardano:<br />

2. Sostegno a distanza<br />

Tra le tante forme, possibili<br />

e già in atto, di solidarietà a<br />

favore <strong>del</strong>le missioni giuseppine,<br />

quella <strong>del</strong> sostegno a distanza<br />

(detta impropriamente<br />

“adozione a distanza”) occupa<br />

uno spazio significativo.<br />

Non abbiamo la pretesa di<br />

risolvere il “problema” <strong>del</strong>la<br />

povertà dei bambini <strong>del</strong> terzo<br />

mondo. Tuttavia vogliamo essere<br />

una mano tesa, un’oppor-<br />

Anno Progetti Nazioni<br />

2001- 04 Rafforzamento <strong>del</strong>le attività di formazione<br />

professionale a Bula e Bissau GUINEA BISSAU<br />

2002-03 Aggiornamento e rafforzamento <strong>del</strong> corso di<br />

meccanica a Caxias do Sul BRASILE<br />

2002-04 Convenzione per l’inserimento lavorativo di<br />

minori Albanesi - Fier ALBANIA<br />

2004 Realizzazione di pozzi e piccole attività per<br />

l’autosufficienza alimentare SIERRA LEONE<br />

2004 Realizzazione di pozzi e orti comuni per<br />

garantire l’autosufficienza alimentare GUINEA BISSAU<br />

2003 Realizzazione di biblioteche “Apprendimento<br />

lungo l’Arco <strong>del</strong>la <strong>vita</strong>” ECUADOR - MESSICO - GHANA<br />

2003-04 Progetto di prevenzione ed inserimento socio-lavorativo<br />

di minori in condizioni di bisogno ALBANIA<br />

tunità per “fare qualcosa”,<br />

un gesto di rispetto<br />

nei confronti <strong>del</strong>la dignità<br />

di decine di migliaia<br />

di bambini, di<br />

adolescenti e di giovani<br />

dei quali i missionari<br />

giuseppini condividono<br />

la <strong>vita</strong> e tra i quali operano.<br />

Attualmente seguiamo<br />

circa 1000 pro-<br />

getti di sostegno a distanza in<br />

molti paesi in via di sviluppo,<br />

grazie alla collaborazione<br />

di circa mille benefattori<br />

che si impegnano a sostenere<br />

le spese di un bambino o di<br />

un adolescente in un Centro<br />

Diurno, nella scuola o in un<br />

centro di avviamento al lavoro.<br />

Ma il sostegno a distanza<br />

è anche il primo passo per<br />

l’elaborazione e realizzazione<br />

di progetti più complessi<br />

con l’intenzione di incidere<br />

in modo ancora più significativo<br />

a livello di promozione<br />

<strong>del</strong>lo sviluppo locale.


CRONACA: ESPERIENZE<br />

GINO PICCIALUTI A fianco: I ragazzi con il bastone <strong>del</strong> pellegrino.<br />

Sotto: Il fosso cosiddetto <strong>del</strong>le “streghe”.<br />

“… Poi<br />

condussero Gesù in un luogo<br />

detto Golgota. Vollero dargli<br />

un po’ di vino drogato. Ma<br />

Gesù non lo prese. Poi lo inchiodarono<br />

alla croce”<br />

Marco 15,25,22-23<br />

Una fiammella di pietà,<br />

presente anche nei carnefici,<br />

voleva stordire il condannato<br />

perché sentisse meno la<br />

lacerazione <strong>del</strong>le sue carni.<br />

Ma questo condannato non la<br />

pensa così. È diverso dagli altri.<br />

Vuole donare interamente<br />

il suo martirio.<br />

Troppi uomini di oggi invece,<br />

senza alcun motivo grave,<br />

solo per un gioco perverso,<br />

che poi diventa una pesante<br />

catena o per vizio, entrano irresponsabilmente<br />

nel mondo<br />

<strong>del</strong>la droga.<br />

Da molti anni mi dedico a<br />

questi sventurati e passo il venerdì<br />

santo con i ragazzi <strong>del</strong>la<br />

Comunità Incontro, che si avvicendano<br />

nel tempo, ma tutti<br />

sempre con le stesse piaghe<br />

nell’anima. Ci troviamo in<br />

una località <strong>del</strong> comune di<br />

Amelia, denominata Molino<br />

Silla, ma che la gente <strong>del</strong> posto<br />

tanto tempo fa, quando il molinaccio<br />

era abbandonato,<br />

aveva soprannominato il fosso<br />

<strong>del</strong>le streghe. Ora nessuno<br />

la chiama più così.<br />

Qui abita don Pierino Gelmini,<br />

il fondatore, con i suoi<br />

Ragazzi e tutto intorno, vicino<br />

e lontano, sono nati centinaia<br />

di centri in Italia e nel mondo<br />

per il recupero dalla tossicodipendenza,<br />

tutti con gli stessi<br />

programmi e collegati intensamente<br />

con questa casa-madre,<br />

per una scuola di <strong>vita</strong> senza<br />

confini.<br />

Le Ragazze e i Ragazzi dei<br />

centri più vicini, quelli <strong>del</strong>l’Umbria,<br />

la domenica vengono<br />

qui per la messa di mezzogiorno<br />

e qui il venerdì santo<br />

fanno una giornata di ritiro.<br />

I lontani, nei loro centri, in<br />

altre parti <strong>del</strong> mondo, fanno il<br />

ritiro in silenzio come qui.<br />

Quest’anno si erano radunati<br />

davanti al convento <strong>del</strong>l’Annunziata,<br />

sulla collina, al<br />

mattino presto per poi cominciare<br />

a scendere insieme verso<br />

quel luogo che tutti ora chiamano<br />

“la valle <strong>del</strong>la speranza”<br />

con il bastone <strong>del</strong> pellegrino<br />

raccolto nei boschi d’intorno.<br />

In valle, nella piazza, la<br />

agorà, li attendeva il Don<br />

che senza mezzi termini incominciava<br />

dicendo: “chi<br />

non ha intenzioni serie di<br />

cambiare <strong>vita</strong> non butti via<br />

quel bastone. Lo conservi e<br />

lo consegni poi ai suoi familiari,<br />

che sapranno come<br />

adoperarlo, se servirà”.<br />

Entrando nel palazzetto<br />

hanno occupato quasi tutte<br />

le quattrocento poltroncine<br />

rosse <strong>del</strong>l’auditorio.<br />

Ragazzi in meditazione (non sempre!).<br />

Ad intervalli programmati<br />

hanno parlato brevemente sacerdoti,<br />

un giornalista, un generale<br />

dei carabinieri e il vescovo<br />

di Terni. Nei lunghi spazi<br />

di tempo lasciati liberi potevano<br />

passeggiare in silenzio<br />

nei prati, richiamati ogni tanto<br />

dalla campana per le meditazioni.<br />

Molti hanno chiesto di<br />

confessarsi.<br />

Ai Ragazzi <strong>del</strong>la prima fila<br />

il Don aveva chiesto bonariamente<br />

da quanto tempo non si<br />

fossero confessati.<br />

Le risposte sono state: “Da<br />

dodici anni- Da quindici- Non<br />

mi sono confessato mai”.<br />

Quando è venuta l’ora di<br />

pranzo i sieropositivi sono stati<br />

obbligati ad andare in refettorio.<br />

Gli altri potevano anche<br />

non andare. La gran parte hanno<br />

solo mangiato una mela<br />

prendendola dalle ceste lasciate<br />

agli angoli <strong>del</strong>la agorà.<br />

Tanti non hanno toccato neanche<br />

quella.<br />

C’è da imparare da questi<br />

emarginati il vero senso <strong>del</strong><br />

digiuno, quando hanno cominciato<br />

a risalire la china.<br />

Nelle confessioni riscoprono<br />

meravigliati che Dio li<br />

attendeva e li ama ancora, da<br />

sempre.<br />

Ma sono ormai molto fragili<br />

e vulnerabili.<br />

Il programma <strong>del</strong>la comunità<br />

è di circa trenta mesi. Chi<br />

è qui da qualche tempo è sempre<br />

più cosciente di essere impastato<br />

di fango. Nelle sue vene<br />

non c’è più la droga ma nella<br />

mente rimarrà per sempre.<br />

La Grazia di Dio può fare<br />

molto ma non basta. Il drogato<br />

per rinascere dovrà accettare<br />

lui, nella sua carne, i dolori <strong>del</strong><br />

parto, come ha fatto sua madre<br />

quando lo ha dato alla luce.<br />

Nei momenti difficili,<br />

quando tornerà a casa,<br />

non dovrà più aggirare<br />

le difficoltà, gli<br />

ostacoli ma, come fece<br />

Gesù, dovrà accettare<br />

con la mente libera<br />

le responsabilità<br />

di ogni giorno e,<br />

quando<br />

La piazza <strong>del</strong> ritrovo: la “agorà”.<br />

occorra, le lacerazioni dei momenti<br />

più difficili senza tentare<br />

di alienarsi con la droga.<br />

Ed ora vi apro ancora di più<br />

il mio cuore.<br />

Questo venerdì santo non<br />

mi è stato possibile rimanere a<br />

Molino Silla fino a sera.<br />

Mentre confessavo i Ragazzi<br />

sono venuti a dirmi che<br />

mi cercavano da casa. ARoma<br />

era morta mia sorella. L’avevo<br />

vista due giorni prima e ci eravamo<br />

dati appuntamento di lì<br />

a qualche giorno, il due di<br />

aprile, per il suo compleanno.<br />

Sorridendo ci eravamo detti<br />

“Se Dio vuole”, come ci aveva<br />

insegnato mamma quando<br />

eravamo bambini. Non si era<br />

svegliata quella mattina di venerdì<br />

santo. Era passata dal<br />

sonno all’incontro con Cristo<br />

crocifisso, anche lei sulla croce<br />

da qualche tempo.<br />

Sono tornato a Roma in<br />

fretta pregando in autostrada<br />

il Signore risorto per lei che<br />

era vissuta in semplicità,<br />

umile, <strong>del</strong>icata, quasi in punta<br />

di piedi ed in punta di piedi<br />

se ne era voluta andare senza<br />

disturbare, per non farci piangere<br />

nei giorni <strong>del</strong>la resurrezione.<br />

Ora è con Cristo nella<br />

Pasqua eterna.


ROMA<br />

CASA GENERALIZIA<br />

Cinquantesimi di Messa<br />

Dal 4 al 10 aprile si è svolto<br />

l'incontro, animato da p. Tullio<br />

Locatelli, per i giuseppini<br />

che ricordano quest'anno il<br />

cinquantesimo anniversario<br />

di Ordinazione sacerdotale.<br />

Sono stati presenti p. Severino<br />

Caldonazzo, p. Gerardo<br />

Capuozzo, p. Giuseppe Del<br />

Giudice, p. Alessandro Vignato,<br />

p. Armando Zaccaria,<br />

p. Giorgio Casalegno, p.<br />

Giuseppe Leonardi, insieme<br />

a fr. Antonio Santonico e<br />

Umberto Lovato. Hanno<br />

concelebrato col Padre generale<br />

al suo rientro dal Brasile,<br />

per il Papa defunto nella<br />

Basilica Vaticana e a Viterbo<br />

presso la chiesa di Santa Rosa<br />

(foto). Si è concluso con il<br />

pellegrinaggio a Torino "sui<br />

passi <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>".<br />

(foto in alto)<br />

(Mamme Apostoliche di Milano)<br />

MILANO<br />

Mamme Apostoliche<br />

Il 17 marzo si è tenuto l’incontro<br />

annuale <strong>del</strong> gruppo<br />

AMA, (foto in basso) che di<br />

solito si tiene per la festa<br />

onomastica di san Giuseppe.<br />

Il parroco don Guglielmo ha<br />

parlato <strong>del</strong>la <strong>vita</strong> semplice<br />

<strong>del</strong> santo, uomo di molta fede,<br />

umiltà e obbedienza. Insieme<br />

alla preghiera e al momento<br />

conviviale si è ricordato<br />

don Paolo Novero con<br />

una borsa di studio di 450 euro<br />

per i seminaristi giuseppini<br />

in India.<br />

ECUADOR<br />

TENA – Nuove vetrate<br />

Nella chiesa <strong>del</strong>la missione<br />

giuseppina nel Napo, intitolata<br />

a “Nuestra Señora <strong>del</strong> cisne<br />

y de la nube”, sono state<br />

installate alcune vetrate. Una<br />

rappresenta il Papa Pio XI<br />

che ha affidato il vicariato ai<br />

<strong>Giuseppini</strong> insieme ai<br />

Vescovi missionari che<br />

si sono succeduti (nella foto<br />

in alto), una i confratelli defunti<br />

e un’altra le suore che si<br />

sono dedicati alla missione.<br />

ARGENTINA<br />

MISSIONE a Villa Bosch<br />

(Buenos Aires foto sotto)<br />

Del 17 al 20 de febrero <strong>del</strong><br />

2005, un grupo de 62 misioneros<br />

murialdinos de la Parroquia<br />

de Ntra. Sra. Del Carmen<br />

y <strong>del</strong> Instituto Pío XII,<br />

realizaron una misión en Los<br />

Toldos (Provincia de Buenos<br />

Aires) y en las localidades<br />

cercanas de La Delfina, Baigorrita,<br />

Zavalía y San Emilio.<br />

Realizaron tareas de evangelización,<br />

visitas domiciliarias y<br />

celebraciones de la Eucaristía.<br />

Todo esto está incluido en un<br />

plan de tres años de duración.<br />

En agosto está prevista la segunda<br />

etapa de este año. Los<br />

misioneros fueron recibidos<br />

también por el famoso escritor<br />

benedictino P. Mamerto Menapace,<br />

<strong>del</strong> Monasterio de Los<br />

Toldos.<br />

STIGNANO<br />

Incontro dei Laici <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong><br />

IL 13-14 MARZO si è svolto<br />

un incontro <strong>del</strong>le Comunità<br />

dei Laici <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> <strong>del</strong> centro-sud<br />

a Stignano (Foggia foto<br />

sopra). Hanno aderito i rappresentanti<br />

di Foggia, Lucera,<br />

Nicotera e Taranto. P. Mauro<br />

Peserico è stato presente come<br />

guida e facilitatore <strong>del</strong>la riflessione,<br />

p. Giampiero Melaragni<br />

ha animato i momenti di spiritualità,<br />

per tutti è stata l’opportunità<br />

di crescere in un cammino<br />

di interiorità e di fraternità.<br />

ROMANIA<br />

Si è svolto, dal 14 al 18 marzo,<br />

un incontro<br />

di condivisione<br />

tra un<br />

gruppo di<br />

giovani<br />

confratelli<br />

giuseppini<br />

presso le<br />

comunità<br />

<strong>del</strong>la Romania,<br />

coordinato da<br />

p. Sandro Agazzi. Erano<br />

presenti: Diego<br />

Cappellazzo, Francesco<br />

Molinaro, Gianlorenzo<br />

Rocchetti, Samuele<br />

Cortinovis, Ser-<br />

gio Cerracchio, Vincenzo Molinaro,<br />

Vincenzo Tramontana.<br />

(foto in basso)<br />

CESENA<br />

LetterAmica<br />

Con tale titolo è partito un nuovo<br />

servizio sociale di volontariato<br />

a livello nazionale, per<br />

dare un sostegno morale a<br />

chiunque attraversi un momento<br />

difficile. Basta scrivere<br />

alla casella postale 59/5 di Cesena<br />

e si trova chi è disposto a<br />

rispondere, consigliare e incoraggiare<br />

(foto in alto).<br />

S. GIUSEPPE V.<br />

Formazione per il<br />

servizio civile<br />

Dall’11 al 13 marzo si è tenuta<br />

presso il centro giovanile la<br />

formazione dei volontari <strong>del</strong><br />

servizio civile nazionale, diretta<br />

agli interessati provenienti<br />

dalle opere giuseppine<br />

<strong>del</strong> centro-sud d’Italia. Il raduno,<br />

impostato con relazioni e<br />

gruppi di studio, momenti didattici<br />

e interattivi, portava il<br />

titolo: “un mondo da scoprire”.<br />

Coordinato da Nunzia<br />

Boccia, ha coinvolto diversi<br />

relatori: p. Celmo Lazzari, il<br />

dr. Luigi Giordano, Rosaria<br />

De Ruggiero e Marco Di Sabato.<br />

La domenica si è svolto pure<br />

il ritiro dei Giovanissimi,<br />

con p. Fernando e Marilù Cola<br />

(foto sopra).


ppeerr nnoonn llaasscciiaarree ssppeeggnneerree 11000000 ssoorrrriissii<br />

Sostegno di un Centro diurno<br />

Tanti sorrisi di bambini tornano ad illuminarsi in un Centro Diurno.<br />

S<br />

ostenere un bambino<br />

in un Centro<br />

Diurno significa<br />

garantire attività di gioco,<br />

musica, merende,<br />

aiuto nello studio e medicine<br />

in caso di necessità,<br />

a tanti piccoli bisognosi<br />

È<br />

una forma di sostegno<br />

meno personalizzata<br />

ma<br />

più adatta alle necessità di Paesi dove i<br />

bambini da aiutare sono molti e permette<br />

di aiutare tutti i bambini <strong>del</strong>le comunità<br />

senza creare privilegiati, ma cercando<br />

di soddisfare i bisogni di tutti, in<br />

maniera giusta.<br />

È<br />

un grande atto d’amore e di consapevolezza<br />

verso problemi<br />

grandi che affliggono i più piccoli,<br />

nei Paesi <strong>del</strong>l’Europa <strong>del</strong>l’Est, America<br />

Latina, Africa e Asia. È un gesto<br />

che contribuisce a togliere tanti bambini<br />

dalla strada e li aiuta ad avere un<br />

futuro migliore.<br />

SOSTEGNO A DISTANZA<br />

P. Celmo Lazzari: PROCURA MISSIONI<br />

Tel. 06-62.43.400 - Fax 06.62.40.846<br />

consigliere.missioni@murialdo.org<br />

Via Belvedere Montello, 77<br />

00166 ROMA<br />

Chiedete gli appositi cc postali intestati ENGIM<br />

utilizzati per il Sostegno a Distanza<br />

L<br />

a quota per contribuire a sostenere<br />

un Centro diurno corrisponde<br />

a € 155,00 annuali. Si<br />

ricevono documentazione aggiornata<br />

sulle attività <strong>del</strong> centro: informazioni<br />

sulla sua struttura e sul lavoro che vi<br />

si svolge, fotografie dei bambini<br />

mentre svolgono le attività (gioco,<br />

musica, merenda, ballo..) e disegni,<br />

piccoli lavoretti fatti da loro.<br />

INIZIATIVE DI CARITÀ (Libera offerta)<br />

FONDO AIUTO ISTRUTTORI (Libera offerta)<br />

SOSTEGNO<br />

DI UN SEMINARISTA € 310,00 annuali<br />

MISSIONI GIUSEPPINE (Libera offerta)<br />

UN PASTO GIORNALIERO € 10,00<br />

BORSA DI STUDIO € 155,00 annuali<br />

Per informazioni rivolgersi a:<br />

VITA GIUSEPPINA<br />

Tel. 06-62.47.144 - Fax 06.62.40.846<br />

E-mail: <strong>vita</strong>.g@murialdo.org<br />

Uno spazio aperto ai vostri messaggi<br />

Accludo euro 50 come modesto sostegno.<br />

Tengo a precisare che io leggo<br />

sempre VITA GIUSEPPINA. Un grazie<br />

agli autori e complimenti per gli articoli<br />

e la veste tipografica.<br />

Vinicio Crema<br />

Ho visto sul nostro sito la<br />

nuova grafica di <strong>vita</strong> giuseppina<br />

di marzo, la trovo bellissima, allegra,<br />

coinvolgente, avete fatto<br />

proprio bene!!!! grazie di cuore.<br />

Silvana Roso<br />

Complimenti per la grafica,<br />

finalmente prende più VITA la<br />

rivista con una grafica accattivante<br />

e alla moda…<br />

Ivan Cutolo<br />

Ciao a tutti! È da tempo che vi seguo ma<br />

non mi sono avventurato mai ad intervenire,<br />

una <strong>del</strong>le ragioni è perché sono spagnolo e l’italiano<br />

non lo scrivo molto bene (n.d.r. invece<br />

sei bravissimo) per questo perdonatemi se sbaglio.<br />

Mi sono deciso a scrivere perché l’11<br />

marzo è stato l’anniversario dei terribili attentati<br />

di Madrid, dove sono morte 191 persone<br />

e migliaia di feriti. Vorrei che tutti fossero<br />

nel nostro ricordo anche perché tra quei<br />

morti ci sono familiari <strong>del</strong>la Famiglia <strong>del</strong><br />

<strong>Murialdo</strong> qui in Spagna; preghiamo quindi<br />

insieme per loro e per tutti, così saremo una<br />

ben unita famiglia come il <strong>Murialdo</strong> voleva<br />

(T).<br />

Devo comunicare le impressioni di<br />

un viaggetto (12 ore di pulman) dall’altro<br />

lato <strong>del</strong>l’India, a Pondicherry e<br />

Cuddalore. Scopo <strong>del</strong> viaggio: incontrare<br />

alcuni giovani che pensano di venire<br />

al nostro seminario, e il vescovo<br />

locale, cui consegnare parte <strong>del</strong>la<br />

somma arrivata dall’Italia per le vittime<br />

<strong>del</strong>lo tsunami. Il Tamil Nadu alterna<br />

zone industriali a immensi spazi<br />

di campagna: riso, canna da zucchero, noccioline americane (adesso si raccolgono). I<br />

villaggi di campagna, dove, ricordiamolo, vive la <strong>maggio</strong>ranza degli indiani, sono ancora<br />

molto poveri: si vedono tante capanne col tetto di foglie di palma, e poche case di<br />

mattoni. Il bestiame (bovini, ovini, suini e pollame) circola liberamente. Quasi dappertutto<br />

c’è la corrente elettrica. Per l’acqua ci sono pozzi e pompe, ma non acqua corrente<br />

in casa. I contadini riescono a vivere dignitosamente, se il raccolto è buono, altrimenti<br />

devono ricorrere a prestiti. Ci sono parecchi trattori, ma per lo più usano ancora i buoi<br />

per arare o tirare i carri. Sono passato anche per alcuni villaggi colpiti dallo tsunami. Si<br />

vedono ancora qua e là mucchi di macerie, e le case provvisorie fatte di bambù. Pochissimi<br />

pescatori hanno ripreso il lavoro. Il governo <strong>del</strong> Tamil Nadu solo in questi giorni<br />

ha varato il piano per ricostruire le case e ridare barche e reti. Ho potuto apprezzare<br />

il lavoro svolto dalla Chiesa locale, per venire incontro all’emergenza. Ora speriamo<br />

che la ricostruzione sia veloce.<br />

Eugenio Beni<br />

219


A CURA DI: GIANNI ROVIDA<br />

N<br />

E-mail: giannirovida@plastochimica.it<br />

arra un’antica<br />

leggenda che un gior-<br />

Questa favola dall’INDIA mostra<br />

no dal grande maestro di sag-<br />

come Autocontrollo, Generosità<br />

gezza Progiapoti si recarono tre<br />

e Misericordia sono tre pre-<br />

individui per domandargli un consiziosi<br />

tesori per la natura<br />

glio per affrontare meglio i problemi <strong>del</strong>-<br />

umana che possono rila<br />

<strong>vita</strong>. I tre esseri erano rispettivamente: un<br />

assumersi in un’uni-<br />

idolo,un uomo e un demone.<br />

ca frase “amore<br />

Quando il saggio li vide domandò loro cosa volesse-<br />

verso sé e verso<br />

ro. “Un consiglio per vivere meglio nella <strong>vita</strong>” rispose-<br />

il prossimo”.<br />

ro insieme.<br />

Il maestro disse loro che prima dovevano praticare un lungo<br />

cammino di ascesi per purificare lo spirito ed acquisire<br />

nuova forza. I tre ubbidirono e per alcuni anni seguirono fe<strong>del</strong>mente<br />

il consiglio.<br />

Il primo a tornare, fu l’idolo. Rivolgendosi a Progiapoti domandò<br />

finalmente il tanto sospirato consiglio. Il saggio gli sussurrò allora<br />

in un orecchio solo una “D”. L’idolo non comprese immediatamente il<br />

significato, poi riflettendo giunse ad una conclusione: “Maestro la D vuol<br />

forse dire: “dominati”?” Il saggio annuì soddisfatto. L’idolo allora tornò nei<br />

suoi cieli più umile.<br />

Poi fu la volta <strong>del</strong>l’uomo di chiedere il consiglio. Anche a lui Progiapoti disse<br />

solo una lettera: “D”. L’uomo rimase interdetto da quella semplice risposta<br />

cercando di scoprirne il significato, poi dopo aver riflettuto a lungo disse:<br />

“Maestro forse il significato <strong>del</strong>la D è che devo “donare”?” Progiapoti chinò il capo<br />

in segno di assenso. Allora l’uomo tornò nel mondo da dove era venuto, più libero.<br />

Per ultimo si presentò il demone. Quando anch’egli si sentì pronunciare solo una<br />

“D”, rimase allibito. Sperava di sentire chissà quali rivelazioni da parte <strong>del</strong> saggio,<br />

allora iniziò a riflettere. Dopo un certo periodo tornò dicendo: “Maestro la mia D significa<br />

“dare perdono”?” Progiapoti congedò anch’esso felice che avesse compreso.<br />

Itre individui avevano afferrato tre significati diversi, tutti esatti, dal medesimo suggerimento,<br />

ciascuno traendo dalla sua personale esperienza il tesoro di cui più aveva<br />

bisogno.<br />

Idolo, uomo e demone: 3 facce <strong>del</strong>la stessa natura umana. Il primo<br />

è quando si spadroneggia credendosi dio; da qui: “Dominati”.<br />

Il secondo è quando si tende a consumare tutto avidamente;<br />

da qui: “Dona”. Infine il terzo è quando si pratica<br />

giudizio, violenza e cru<strong>del</strong>tà verso i propri simili; da<br />

qui: “Dai misericordia”. Questa favola dall’INDIA mostra<br />

come Autocontrollo, Generosità e Misericordia sono<br />

dunque tre preziosi tesori per la natura umana che possono<br />

riassumersi in un’unica frase “amore verso sé e verso il<br />

prossimo”.<br />

Liberamente tratto da:” Favole dall’Asia” di Mario Riccò. Edito dalla<br />

E.M.I.<br />

UN PENSIERO<br />

Poiché la croce di Cristo<br />

è il segno d’amore e di<br />

salvezza, non deve sorprenderci<br />

che ogni amore autentico<br />

richiede sacrificio. Non abbiate<br />

paura allora quando l’amore è esigente.<br />

Non abbiate paura quando<br />

l’amore richiede sacrificio. Non abbiate<br />

paura <strong>del</strong>la croce di Cristo. La croce è<br />

l’Albero <strong>del</strong>la Vita,genera la Vita. È sorgente<br />

di ogni gioia e di ogni pace. Era l’unico<br />

modo per Gesù di arrivare alla risurrezione<br />

e al trionfo. È l’unico modo per noi di partecipare<br />

alla sua <strong>vita</strong>, ora e sempre.<br />

GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai giovani di Auckland -<br />

22 novembre 1986<br />

PREGHIERA<br />

Riusciamo, a volte, Padre<br />

Celeste, a generare, per<br />

tuo dono la <strong>vita</strong>, quella che<br />

però finisce. Non abbiamo noi<br />

le forze, le risorse per generare<br />

la <strong>vita</strong> che non muore…<br />

Anzi è solo morendo<br />

ogni giorno a<br />

noi stessi, che la Tua<br />

Vita si genera in noi e<br />

attorno a noi, come un<br />

giardino che attraversa<br />

lo spogliamento invernale<br />

per generare fiori<br />

e frutti nuovi. Non<br />

stancarti Padre Misericordioso<br />

di strabordare<br />

Vita sulle nostre<br />

quotidiane morti!<br />

Generare <strong>vita</strong><br />

Dopo qualche tempo che inizi a credere fermamente all’amore,<br />

Dio ti si manifesta, aprendoti nuovi occhi: vedi che<br />

da ogni prova raccogli frutti, che a ogni lotta segue una<br />

vittoria, che su ogni lacrima fiorisce un sorriso, perché<br />

Dio è la Vita, che permette il male per un bene più grande.<br />

Il modo di osservare le cose all’umana scolorisce e vale<br />

un nuovo detto: “Non c’è spina senza rosa”. (C. Lubich)

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