vita maggio - Giuseppini del Murialdo
vita maggio - Giuseppini del Murialdo
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Anno CXI - N. 5 Maggio/Giugno 2005 - POSTE ITALIANE SPA -SPEDIZIONE IN A. P. D.L. 353/03 (CONV. L. 46/04) ART. 1 COMMA 2, DCB – FILIALE DI ROMA
SOMMARIO<br />
RUBRICHE<br />
MULTIMEDIA<br />
EVOLVENDO<br />
FLASH DI VITA<br />
VITA SOLIDALE<br />
ANNO DELLA SOLIDARIETÀ<br />
FORUM<br />
FAVOLE DALL’INDIA<br />
COP C FRAMMENTI<br />
SOLIDARIETÀ CON IL CILE<br />
VITA GIUSEPPINA<br />
MENSILE DEI<br />
GIUSEPPINI DEL MURIALDO<br />
MAGGIO-GIUGNO 2005<br />
Anno CXI - N. 5<br />
IN COPERTINA:<br />
Accogliamo con gioia il nostro Papa Benedetto XVI<br />
UN SALUTO AL PAPA<br />
SPIRITUALITA`<br />
IL “NOSTRO SANTO” E IL MURIALDO<br />
PEDAGOGIA DELLA DOLCEZZA<br />
HO BISOGNO DI DIRVI CHE VI AMO<br />
ATTUALITA`<br />
NON ABBIATE PAURA<br />
UN INVITO A SOSTARE<br />
PER FARE IL GIORNALISTA<br />
DAL PRECETTO AL BISOGNO<br />
SENZA DIMORA<br />
CRONACA<br />
PEDAGOGIA GIUSEPPINA<br />
SEGNI DI SPERANZA<br />
UNA PAROLA CHE CI INTERPELLA<br />
RAVENNA "PALALEO"<br />
° DELLA DEDICAZIONE<br />
LA FAMIGLIA PARROCCHIALE<br />
ANNI DI SCOUTISMO<br />
PICCOLI GESTI<br />
ATTIVITÀ PER LA SOLIDARIETÀ<br />
VENERDÌ SANTO CON I DROGATI<br />
DIRETTORE RESPONSABILE:<br />
Giovanni Boggio<br />
REDATTORE: Angelo Catapano<br />
REDAZIONE: Tullio Locatelli – Modesto De Summa<br />
Mauro Peserico – Sandro Agazzi – Massimo Angeli<br />
Emma Bellotto – Marina Lomunno – Sandro Palumbo<br />
GRAFICA: Claudio Brescia - Sandro Girodo<br />
AMMINISTRAZIONE: Anna Romozzi<br />
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E<br />
ra l’ultima domenica <strong>del</strong>le Palme per il Papa<br />
Giovanni Paolo II e non volevo crederlo…ero<br />
in Piazza san Pietro per la G.M.G. e migliaia di giovani<br />
facevano il “tifo” per lui…impossibilitato a parlarci, ma<br />
non finivano i cori, i saluti, gli inni per più di 40 minuti, in<br />
tutte le lingue, come parole di augurio e affetto per dirgli: “Noi<br />
ci siamo: ci senti che siamo qui?” E quando è partito per il Cielo<br />
le sue ultime parole sono state per i giovani: “Vi ho cercato, ora<br />
siete venuti qui, vi ringrazio!”. Lui che non riusciva più a parlare ora<br />
ha parole che sembrano diventate più spesse, se rilette nel silenzio, parole<br />
ora rivestite di eternità, splendenti di divino.<br />
Eandando in San Pietro a salutarlo per l’ultima volta a nome di tanti<br />
che non potevano, ho portato un bigliettone con un arcobaleno disegnato<br />
e scritto. “Grazie: sei stato per noi uno splendito ponte verso il cielo”<br />
firmato: “tutta la famiglia <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>”… per cui c’eravamo proprio<br />
tutti!<br />
p. Sandro Girodo<br />
E ORAACCOGLIAMO BENEDETTO XVI<br />
"E ora noi che faremo? Ringrazieremo Iddio di tutto<br />
cuore, pregheremo per il Papa e gli saremo sempre<br />
più ossequienti e fe<strong>del</strong>i; ma ciò non basta: ci si<br />
impone il dovere di informarci sempre più di buono<br />
spirito religioso con la preghiera assidua e con lo<br />
studio <strong>del</strong>la perfezione, e di infiammare il nostro<br />
cuore di sempre nuovo zelo per le anime <strong>del</strong>le persone<br />
che il Signore ci ha affidato.<br />
Scenda intanto su di voi, per mio mezzo, la prima benedizione<br />
che il Papa Benedetto XV ha impartito alla<br />
nostra Congregazione."<br />
Carissimi,<br />
ripropongo a tutti voi queste parole e questo sentimento di don<br />
Reffo nel giorno <strong>del</strong>la elezione <strong>del</strong> Sommo Pontefice Benedetto<br />
XVI.<br />
Il riferimento storico e la continuità <strong>del</strong> nome nella successione<br />
apostolica diventino per noi l’occasione più bella per confermare<br />
la nostra fede e la nostra devozione al Papa e alla Chiesa.<br />
Con don Reffo ripetiamo anche oggi: ma ciò non basta!... Preghiera,<br />
formazione permanente e zelo coerente, ci aiutino a scoprire nel cammino <strong>del</strong>la<br />
Chiesa, la sicurezza da proporre e la fiducia da offrire ai giovani <strong>del</strong> nostro tempo.<br />
Ad essi, affamati di verità e ansiosi di libertà, appena un anno fa<br />
Giovanni Paolo II ripeteva: Non abbiate paura di proclamare in<br />
ogni circostanza il Vangelo <strong>del</strong>la Croce. Non abbiate paura di andare<br />
controcorrente!<br />
Il Signore conceda anche a noi di non avere paura, riprendendo<br />
con il coraggio e la fiducia <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> e in comunione con il Papa<br />
che ha dato alla sua Chiesa, il nostro cammino.<br />
p. Luigi Pierini<br />
LA REDAZIONE<br />
E-mail: <strong>vita</strong>g@murialdo.org
SPIRITUALITA` : SAN GIUSEPPE<br />
PEDRO OLEA<br />
La figura di san Giuseppe è vista significativamente dal <strong>Murialdo</strong> come “l’om<br />
bra” necessaria al quadro <strong>del</strong>l’Incarnazione<br />
San Leonardo <strong>Murialdo</strong>, occupando un<br />
posto come quello di rettore <strong>del</strong> collegio<br />
Artigianelli di Torino, luogo di aperta devozione<br />
al Santo Patriarca, nutrì una grande devozione<br />
verso San Giuseppe, devozione che<br />
forse ebbe i primi germi in famiglia e poi nel<br />
collegio degli Scolopi di Savona, dove studiò,<br />
ma che certamente ebbe un grande impulso dal<br />
suo ingresso nel collegio, dove il Berizzi aveva<br />
fatto <strong>del</strong>la devozione al santo un punto centrale.<br />
Il primo testo che troviamo nei suoi scritti è<br />
un panegirico <strong>del</strong> santo per la sua festa, forse<br />
<strong>del</strong> 1857, pronunciato nell’istituto detto Ritiro<br />
di S. Giuseppe, chiamato anche “le Orfanelle”,<br />
e diretto dalle suore di S. Giuseppe. In esso S.<br />
Leonardo accenna al fatto che S. Giuseppe era<br />
<strong>del</strong>la famiglia reale di Davide, ma volle vivere<br />
in povertà perché l’uomo–Dio voleva condurre<br />
una <strong>vita</strong> povera. Un altro concetto espresso in<br />
questo panegirico è che Giuseppe, come sposo<br />
di Maria “possedé la parte migliore degli affetti<br />
<strong>del</strong> cuore di Maria, il più puro, il più santo”;<br />
fu il consorte che condivise le gioie e i dolori,<br />
le speranze e i timori con Maria sua sposa.<br />
Infatti non esiste dignità più alta, eccettuata<br />
la maternità di Maria, di quella di essere<br />
il suo sposo e di essere chiamato padre<br />
da Gesù. La casa di Giuseppe diventò<br />
il Tempio di Dio giacché Dio stesso<br />
vi abitava sotto spoglie mortali e<br />
Giuseppe viveva per Gesù assumendo<br />
per lui cuore e viscere di<br />
padre, e divenendo per affezione<br />
ciò che non era per<br />
natura.<br />
Il 7 Maggio 1875<br />
S. Giuseppe "l'ombra" <strong>del</strong> quadro (dip. Reffo - Viterbo)<br />
parlando ai confratelli <strong>del</strong> perché l’umiltà è il<br />
primo carattere distintivo <strong>del</strong>la congregazione<br />
spiega che è la caratteristica propria di S. Giuseppe<br />
e quindi la congregazione deve ricopiarlo,<br />
esprimerlo. Quindi una prima caratteristica<br />
<strong>del</strong> santo è l’umiltà. Nel Vangelo non ricorre<br />
nemmeno una sua parola e Maria gli presta la<br />
sua voce: “Io e tuo padre…”; non solo, ma sparisce<br />
dalla terra senza che si sappia come, quando<br />
e dove. Poi indica S. Giuseppe come un’ombra,<br />
un’ombra nel gran quadro che è l’economia<br />
<strong>del</strong> mistero <strong>del</strong>l’Incarnazione. La<br />
missione di Giuseppe è nascondere e oscurare.<br />
In questo quadro ci sono quattro personaggi:<br />
Dio Padre, Gesù Cristo, lo Spirito Santo,<br />
Maria Vergine. S. Giuseppe è l’ombra <strong>del</strong> quadro,<br />
ma diversamente dall’ombra dei quadri, il<br />
cui scopo è quello di far risaltare le figure, qui<br />
ci vuole un’ombra che stemperi lo splendore di<br />
questi quattro personaggi fino a quando piaccia<br />
al Padre manifestarlo al mondo.<br />
La Vergine è nascosta all’ombra di Giuseppe:<br />
la sua verginità e la sua maternità sono coperte<br />
dal suo matrimonio con san Giuseppe.<br />
Lo Spirito Santo è ugualmente velato dal<br />
santo: “quel che è nato viene dallo Spirito Santo…”<br />
è il suo capolavoro, ma Giuseppe ne spegne<br />
i raggi.<br />
Così il Figlio <strong>del</strong>l’uomo, l’Uomo-Dio, è nascosto<br />
in questa oscurità, tanto da passare per<br />
“Figlio <strong>del</strong> falegname”.<br />
Dio Padre non appare padre di Gesù Cristo<br />
finché non proclama: “Questo è il mio figlio, in<br />
cui mi sono compiaciuto”.<br />
La missione di S. Giuseppe è quella di<br />
oscurare ed è questa singolarità che lo fa unico.<br />
Gli apostoli, i martiri, i santi hanno come<br />
missione glorificare Cristo, Giuseppe quella di<br />
nasconderlo fino all’ora <strong>del</strong>la sua manifestazione.<br />
Seguiva il <strong>Murialdo</strong> dicendo che, se Gesù<br />
non si fosse nascosto, le potenze <strong>del</strong> secolo<br />
“non avrebbero crocifisso il Signore <strong>del</strong>la gloria”,<br />
quindi Gesù Cristo usò lo stratagemma di<br />
nascondersi all’ombra di Giuseppe per non essere<br />
conosciuto. Ma siccome oscurare la gloria<br />
divina è <strong>maggio</strong>r miracolo che manifestarla,<br />
perciò l’onnipotenza e la sapienza di Dio non si<br />
manifestò meno grande in S. Giuseppe che in<br />
altri santi e questo santo deve essere visto come<br />
“quelle auguste Tenebre, di cui parla la Scrittura,<br />
sotto cui la Maestà di Dio si volle nascondere<br />
(Sal. 17,12), compito oscuro ma sublime”. E<br />
conclude dicendo che come quelle nuvole, di<br />
cui il sole rischiara solo la parte che noi non ve-<br />
AVVICINANDOCI A S. GIUSEPPE<br />
È stato appena pubblicato dall’editrice<br />
Esperienze un volumetto (70 pagine)<br />
<strong>del</strong> giuseppino Pedro Olea su san Giuseppe,<br />
richiedibile anche in redazione<br />
(4 euro). L’invito è di accostarci al nostro<br />
santo, patrono di tutta la Chiesa, fondandoci<br />
su sicure basi teologiche e non<br />
solo devozionali. È interessante guardare<br />
a lui che congiunge l’antico e il nuovo<br />
testamento, alla sua famiglia unica al<br />
mondo, alle sue qualità di uomo giusto,<br />
sposo e lavoratore. Il quadro è completato<br />
con un excursus su san Giuseppe nella<br />
liturgia, in Giovanni Paolo II e in san<br />
Leonardo <strong>Murialdo</strong>.<br />
diamo, e che tanto più splendono dalla parte <strong>del</strong><br />
cielo quanto più oscure sono dalla parte <strong>del</strong>la<br />
terra, così la gloria di S. Giuseppe brilla<br />
agli occhi di Dio e degli angeli in ragione<br />
<strong>del</strong>la sua oscurità agli occhi degli uomini.<br />
Perciò la congregazione doveva essere<br />
umile dinanzi agli uomini, per<br />
esser grande aagli occhi di Dio.<br />
179
SPIRITUALITA` : S. L. MURIALDO<br />
GIUSEPPE FOSSATI A fianco<br />
Come giuseppini,<br />
la<br />
nostra relazione fra i<br />
giovani va vissuta secondo<br />
uno stile particolare che trova<br />
fondamento nella testimonianza<br />
e nell’insegnamento <strong>del</strong><br />
<strong>Murialdo</strong>, divenuti poi patrimonio<br />
<strong>del</strong>la nostra tradizione. Questo stile,<br />
che comporta atteggiamenti e comportamenti<br />
specifici, qualifica il nostro apostolato<br />
per cui la nostra identità carismatica<br />
non consiste solo nella dedizione ai giovani,<br />
ma anche in questo stile educativo.<br />
Scrive il <strong>Murialdo</strong> nella lettera circolare<br />
<strong>del</strong> 25° anniversario di fondazione <strong>del</strong>la congregazione:<br />
«Quanto sarebbe desiderabile che<br />
si potesse introdurre fra noi lo spirito di dolcezza,<br />
di amorevolezza, di familiarità, di pazienza<br />
coi giovani. Sarebbe il segreto di fare un<br />
po’ di bene alle anime che Dio ci affida, e qual<br />
mercede non ci darebbe un giorno il Signore<br />
per avere salvate le anime che ora forse periranno<br />
eternamente per il nostro fare asciutto, riservato,<br />
per niente familiare, né paterno, non<br />
dolce, non amorevole... Ebbene, proponiamolo<br />
tutti, ma tutti senza eccezione… Amiamo i fanciulli,<br />
siamo dolci, cortesi, amorevoli coi fanciulli,<br />
allora essi ameranno Dio...Tutti hanno il<br />
compito di attirare i fanciulli a Dio, ed i fanciulli<br />
non si attirano a Dio con altra calamita<br />
fuor di quella <strong>del</strong>la dolcezza. Studiamoci dunque<br />
di avere sempre, quando trattiamo con essi,<br />
un volto ilare, un tratto cortese, un parlare<br />
grazioso, affabile, affettuoso; se non lo facciamo<br />
per istinto, per natura, facciamolo con studio,<br />
per impegno, anche con sforzo, per amor<br />
di Dio e <strong>del</strong>le anime».<br />
Il <strong>Murialdo</strong>, più volte, ritorna sulla dolcezza<br />
come stile e metodo educativo: «...<br />
senza la fede non si piace a Dio, senza dolcezza<br />
non si piace al prossimo... Perciò<br />
serenità di volto, affabilità nel parlare,<br />
accesso facile, mansuetudine, pazienza.<br />
Dar per primo il saluto»; diceva<br />
ancora che con i giovani ci vuole<br />
«un modo di fare dolce... col viso,<br />
con le parole, con i sorrisi...<br />
Un modo di trattare affettuoso,<br />
domestico [familiare]...»,<br />
e quindi<br />
180<br />
in<strong>vita</strong>va a «non essere aspro, a non riprendere<br />
con parole pungenti, a non battere, a non sgridare<br />
forte..., ma dire parole in forma graziosa».<br />
E anche quando è necessario correggere qualche<br />
giovane, il <strong>Murialdo</strong> ci ricorda «quanto è<br />
utile rimproverare dolce e a quattr’occhi» e<br />
senza «inveire con rabbia». Richiamava poi i<br />
confratelli ad avere dolcezza «specialmente<br />
con i giovani più rozzi e brutti; dolcezza nei<br />
sentimenti, nelle parole,... nel tratto».<br />
Nel 1882 il <strong>Murialdo</strong> così si rivolgeva ai<br />
confratelli: «... per fare <strong>del</strong> bene bisogna es-<br />
sere amato, dirò meglio, ben visto; e ciò che fa<br />
amare e ben vedere è la dolcezza...», e ricordava<br />
loro che «a fare il dolce» con i ragazzi è una<br />
forma di mortificazione perché bisogna reagire<br />
contro i propri istinti. Due espressioni racchiudono<br />
bene l’insegnamento <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>: con i<br />
giovani bisogna avere «amabilità positiva» e si<br />
devono trattare con «dolcezza nel modo, con<br />
carità nel cuore». L’insegnamento <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong><br />
è frutto <strong>del</strong>la sua esperienza educativa. Scrive<br />
don Reffo: «Con i giovani il <strong>Murialdo</strong> adottò<br />
il sistema di una grande dolcezza e longanimità<br />
a tutta prova…», e ancora: «Fra tutti i<br />
metodi di educazione il <strong>Murialdo</strong> volle adottare<br />
quello <strong>del</strong>la dolcezza. Trattava bene tutti<br />
i giovani indistintamente, era soave nei modi...<br />
né lo distoglievano dal suo fare la rozzezza e<br />
l’ingratitudine con la quale talora era corrisposto:<br />
tale dolcezza era in lui un impegno preso ed<br />
un esercizio meritorio di virtù... Il suo aspetto<br />
"Senza la dolcezza non si<br />
piace al prossimo" (san<br />
Leonardo <strong>Murialdo</strong>)<br />
grave e severo era<br />
raddolcito da un soave<br />
sorriso che in<strong>vita</strong>va alla<br />
confidenza e all’amore... Chi<br />
doveva trattare con lui restava<br />
preso dalla sua dolcezza». Il documento<br />
sul carisma propone come mo<strong>del</strong>lo<br />
“il comportamento <strong>del</strong>icato e rispettoso<br />
<strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> verso i giovani”.<br />
L’esempio e l’insegnamento <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong><br />
hanno dato inizio a tutta una nostra tradizione<br />
Disegno<br />
F. Briasco<br />
che ritroviamo nei vari testi <strong>del</strong>la nostra storia.<br />
Già nel Regolamento <strong>del</strong> 1873 si legge: «I confratelli<br />
si mostreranno dinanzi ai giovani col viso<br />
lieto e col cuore contento», e il Direttorio<br />
<strong>del</strong> 1936 ha un paragrafo intero che tratta Della<br />
dolcezza da avere con i giovani. Si legge: «...<br />
i confratelli non si penseranno mai di avere dolcezza<br />
quanto basta... e manterranno costantemente<br />
nel trattare con essi, volto sorridente,<br />
umore gaio, benevolo e di facile accontentatura»,<br />
e ancora: «... con la dolcezza i confratelli<br />
guadagneranno il cuore dei loro alunni»,<br />
«dolcezza nelle parole e negli atti», dolcezza<br />
fatta «di benevolenza e cordialità» e di «affetto».<br />
L’art. 413 afferma: «Fondamento <strong>del</strong>la<br />
dolcezza è la bontà <strong>del</strong> cuore, e i confratelli di<br />
San Giuseppe si studieranno di essere molto<br />
buoni verso i loro fanciulli, il che conseguiranno<br />
con l’amarli spassionatamente, sopportandoli<br />
con pazienza e longanimità e perdonare<br />
più assai che castigare...».<br />
IL MURIALDO E LE "FEDELI COMPAGNE"<br />
È stato scritto dal giuseppino don Marco Dematté<br />
un nuovo libro su san Leonardo <strong>Murialdo</strong>,<br />
che mette in luce l’esperienza e la proposta spirituale<br />
<strong>del</strong> ministero svolto dal Fondatore per molti<br />
anni presso l’Istituto<br />
<strong>del</strong>le Fe<strong>del</strong>i Compagne<br />
di Gesù in Torino.<br />
Frutto <strong>del</strong>la tesi<br />
per la licenza in<br />
Teologia Pastorale,<br />
il volume (260 pagine)<br />
è pubblicato<br />
dall’autore a cui<br />
può essere richiesto<br />
con offerta<br />
libera oppure in<br />
redazione.
SPIRITUALITA` : EUGENIO REFFO<br />
A CURA DELLA POSTULAZIONE<br />
Nel tardo pomeriggio<br />
<strong>del</strong> 9<br />
<strong>maggio</strong> 1925, al collegio<br />
Artigianelli di Torino si spegneva<br />
serenamente don Reffo.<br />
“Aveva 83 anni. Profondo il dolore<br />
che colpì la Pia Società di S. Giuseppe,<br />
grande il vuoto che lasciò nel<br />
collegio degli artigianelli...”, scriveva<br />
il Superiore Generale. Il collegio artigianelli,<br />
che vive un “grande vuoto”, fu<br />
dal 1861 la “sua casa”. Vi era giunto nel<br />
novembre di quell’anno con la prospettiva<br />
di impegno limitato ad un anno. Vi rimase fino<br />
alla morte. Per gli artigianelli fu maestro,<br />
educatore, animatore sempre vivo e geniale.<br />
Imparò a stare con loro dapprima dal can. Berizzi,<br />
e poi condivise il progetto educativo <strong>del</strong><br />
<strong>Murialdo</strong> per 34 anni. Nel 1869 scrisse al gruppo<br />
degli studenti che seguiva particolarmente:<br />
“... ho bisogno di dirvi che vi amo, e vi amo<br />
moltissimo in Gesù Cristo, e che ringrazio mille<br />
volte Dio d’avermi posto tra voi... che avete<br />
avuto agio di conoscere che il mio cuore è per<br />
voi”. L’affetto per quei ragazzi, non sempre facili<br />
a trattare e ad avvicinare, a volte riottosi al-<br />
182<br />
la disciplina, lo portò a creare con essi un clima<br />
di serena condivisione e di allegria. Le feste<br />
sempre nuove l’ebbero come regista, senza che<br />
quasi nessuno se n’avvedesse. E le serate di<br />
carnevale erano rallegrate dalle sue commedie<br />
e dai suoi scherzi comici. Tutti conoscevano<br />
l’autore dei testi, ma nessuno riusciva a rintracciarlo.<br />
Egli di fronte agli applausi scompariva.<br />
Quando il 19 marzo 1873 il <strong>Murialdo</strong> diede<br />
<strong>vita</strong> alla Congregazione di S. Giuseppe, il Reffo<br />
era tra i primi membri. Condivise con il Fondatore<br />
gli ideali spirituali e apostolici <strong>del</strong>la congregazione.<br />
Ne fu fe<strong>del</strong>e interprete e si dedicò<br />
anima e corpo affinché la nuova istituzione crescesse<br />
e fosse scuola di santità e di apostolato<br />
nella Chiesa. Nel 1912, appena eletto Superiore<br />
Generale <strong>del</strong>la Congregazione, scrivendo la<br />
sua prima circolare, confidava ai confratelli:<br />
“io questo amore (per la congregazione) lo<br />
sento e lo sento vivo, forte e inestinguibile: la<br />
nostra Pia Società io l’amo davvero: l’amo perché<br />
ne vidi tutto il processo di formazione... l’amo<br />
perché ebbi la fortuna, o dirò meglio, la grazia<br />
segnalata di vivere per tanti anni a fianco di<br />
quell’insigne Servo di Dio che fu il nostro Fondatore...<br />
l’amo perché tutti i membri... o mi furono<br />
compagni... o figlioli carissimi...”. Quan-<br />
to abbia amato la Congregazione lo testimoniano<br />
i testi legislativi da lui curati, sotto la guida<br />
<strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>, fin nei particolari. L’amore al<br />
<strong>Murialdo</strong> lo tradusse nella biografia che resta<br />
ancora un testo base e per molti aspetti insostituibile<br />
per conoscere la figura e l’animo <strong>del</strong><br />
<strong>Murialdo</strong>.<br />
E i “figlioli carissimi”, i confratelli, hanno<br />
ricambiato l’amore di questo “maestro e padre”<br />
con la fiducia e la confidenza, ricorrendo a lui<br />
in ogni circostanza. Per sapere poi quanto egli<br />
amasse davvero i confratelli basti pensare a<br />
quello che ha scrit-<br />
to e che ha fatto per essi durante la guerra <strong>del</strong><br />
1915-1918. Non fu vicino a loro solo con lettere<br />
di conforto, ma si adoperò in ogni modo perché<br />
avessero pacchi di pane e vestiario. Si rivolse<br />
anche al Nunzio Apostolico di Vienna<br />
perché i prigionieri venissero accolti in conventi<br />
o monasteri. Un amore, quello di don Reffo,<br />
che va diretto al cuore e si fa concretezza. E<br />
quando divenne cieco, non si chiuse nel silen-<br />
zio <strong>del</strong>la sua dolorosa<br />
situazione, ma<br />
continuò a chiedere, e a<br />
volte sollecitare, notizie e informazioni,<br />
perché amava condividere<br />
con tutti la <strong>vita</strong> e le attività<br />
<strong>del</strong>la famiglia che sentiva “sua” e che<br />
amava di amore “forte e inestinguibile”.<br />
La copiosa corrispondenza di quel tempo<br />
ne è chiara conferma.<br />
Amò anche gli uomini <strong>del</strong> suo tempo, e tra<br />
essi preferì sempre i più semplici e i più poveri.<br />
Scrisse sui giornali, ma si rivolgeva alla<br />
gente comune mettendola in guardia perché<br />
non finisse vittima <strong>del</strong>le nuove correnti di pensiero.<br />
La stampa di allora mirava a staccare la<br />
gente dalla verità cristiana e dalla Chiesa. E don<br />
Reffo ricordava e spiegava agli operai e ai contadini,<br />
con il suo linguaggio semplice e chiaro,<br />
che le verità <strong>del</strong> vangelo e <strong>del</strong>la dottrina cristiana<br />
restano ancora la risposta migliore per la <strong>vita</strong><br />
e la felicità <strong>del</strong>l’uomo, e sosteneva che la guida<br />
<strong>del</strong> Papa era ancora la più sicura. Sembra che<br />
le grandi battaglie ideologiche non lo interessassero<br />
e non lo troviamo mai tra i personaggi<br />
emergenti <strong>del</strong> suo tempo. Molti lo conoscevano,<br />
apprezzavano il suo lavoro e le sue capacità<br />
culturali e artistiche, ma egli preferì sempre i<br />
suoi artigiani, la sua congregazione, i suoi operai.<br />
Non abbiamo prove che egli si sia esposto<br />
in prima persona nei grandi movimenti sociali<br />
o culturali <strong>del</strong> suo tempo. Il suo fu un amore fattivo<br />
e silenzioso.<br />
Sono passati 80 anni dalla sua morte. In questi<br />
ultimi anni don Reffo è stato riscoperto e fu<br />
riconosciuta la sua grandezza di uomo di Dio e<br />
di “amico” dei fratelli. Aspettiamo che la Chiesa<br />
lo proponga come mo<strong>del</strong>lo ai cristiani. Sembra,<br />
a volte, che don Reffo continui, anche in<br />
Cielo, lo stile di <strong>vita</strong> che aveva in terra. Allora<br />
faceva di tutto per eclissarsi, sembra che anche<br />
in Cielo ami restare nascosto. Sappiamo però<br />
che un uomo che ha amato tanto in <strong>vita</strong>, ama<br />
molto di più in Cielo. Sollecitiamolo con<br />
la nostra preghiera e invocazione, egli<br />
ci otterrà da Dio grazie e favori e anche<br />
un miracolo, condizione necessaria<br />
perché possa essere<br />
proclamato beato.<br />
183
SPECIALE OSSERVATORIO SPECIALE OSSERVATORIO SPECIALE OSSERVATORIO SPECIALE OSSERVATORIO<br />
GIOVANNI BOGGIO - E-mail: gboggio@murialdo.org<br />
Scrivere qualcosa di nuovo su papa Giovanni<br />
Paolo II dopo tutto quello che è stato detto e<br />
scritto sembra impossibile. Eppure anche noi vogliamo<br />
aggiungere qualcosa al coro di valutazioni<br />
e di giudizi che si sono levati da ogni parte su<br />
questo papa che alcuni hanno già incominciato a<br />
definire “il Grande”. Non sto a ripetere quanto<br />
hanno scritto altri su temi generali e particolari.<br />
C’è però un aspetto che solo noi possiamo rilevare,<br />
perché ci riguarda da vicino e interessa la nostra<br />
congregazione con tutte le sue componenti: i<br />
rapporti di papa Giovanni Paolo II con i <strong>Giuseppini</strong><br />
e la profonda consonanza <strong>del</strong> suo insegnamento<br />
con il carisma <strong>del</strong>la nostra congregazione.<br />
I NOSTRI INCONTRI<br />
CON IL PAPA<br />
Non posso ricordare gli incontri personali che<br />
molti giuseppini hanno avuto con il papa. Ognuno<br />
di noi ne conserva il ricordo, legato spesso a<br />
qualche foto che ci aiuta a rivivere momenti intensi<br />
di gioia e di emozioni. Ma ci sono state occasioni<br />
nelle quali Giovanni Paolo II è venuto a<br />
trovarci nelle nostre comunità con visite programmate<br />
o improvvisate, come quella <strong>del</strong> 13<br />
aprile 1980 quando si fermò davanti al numero 14<br />
di Corso Palestro a Torino per una sosta fuori programma<br />
al Collegio Artigianelli, prima di raggiungere<br />
Valdocco per il<br />
grande incontro con i giovani<br />
<strong>del</strong>la città.<br />
Indimenticabile la visita<br />
all’Oratorio San Paolo di<br />
Roma il 17 dicembre 1978,<br />
tra una marea di giovani entusiasti<br />
che sembrò contagiare<br />
lo stesso Pontefice. Il<br />
20 gennaio 1980 il papa visitò<br />
la parrocchia <strong>del</strong>l’Immacolata<br />
a Roma e il 24<br />
marzo <strong>del</strong>lo stesso anno ricevette<br />
in Vaticano il gruppo<br />
dei 14 novelli sacerdoti<br />
giuseppini <strong>del</strong>l’Istituto S.<br />
Pietro di Viterbo con i loro<br />
insegnanti, rivolgendo ad<br />
essi parole di incoraggiamento.<br />
Molti sono stati gli<br />
Giovanni Paolo II incontra i <strong>Giuseppini</strong>,<br />
all'Oratorio S. Paolo di Roma e<br />
agli Artigianelli di Torino.<br />
incontri con gruppi di confratelli che celebravano<br />
gli anniversari <strong>del</strong>l’ordinazione sacerdotale.<br />
I MESSAGGI DEL PAPA<br />
Vi furono altre occasioni di incontro, come la<br />
celebrazione <strong>del</strong> 150° anniversario <strong>del</strong>la nascita<br />
di san Leonardo <strong>Murialdo</strong>, il 1° dicembre 1978<br />
quando 60 giuseppini ricevettero dal papa tre<br />
consegne: 1) la ricerca continua <strong>del</strong>la santità, 2)<br />
l’ansia pedagogica, 3) la fe<strong>del</strong>tà alla Chiesa e al<br />
papa. Il 14 febbraio 1986 il consiglio generale e<br />
i superiori provinciali, al termine <strong>del</strong>la conferenza<br />
interprovinciale, ebbero la gioia di<br />
celebrare la santa messa insieme al papa<br />
nella sua capella privata.<br />
Ai membri <strong>del</strong> XVIII Capitolo<br />
generale, durante l’udienza <strong>del</strong>l’11<br />
luglio 1988 il papa rivolse un’esortazione<br />
accalorata per spingere<br />
ad intensificare l’attività<br />
educativa verso i giovani. Ritroviamo<br />
la stessa attenzione<br />
ai giovani nel messaggio inviato<br />
alla congregazione nel<br />
2000, in occasione <strong>del</strong> cente-<br />
Il Papa alla parrocchia <strong>Murialdo</strong> di<br />
Roma nel 1992.<br />
nario <strong>del</strong>la morte di san Leonardo <strong>Murialdo</strong>. In<br />
quell’occasione Giovanni Paolo II esortava a rilanciare<br />
il carisma di fondazione che considera i<br />
giovani il campo di azione <strong>del</strong> nostro apostolato.<br />
Aconclusione <strong>del</strong> suo messaggio il papa ribadiva<br />
la necessità di “annunciare e testimoniare in ogni<br />
circostanza il Vangelo <strong>del</strong>la misericordia e <strong>del</strong>la<br />
speranza”.<br />
Tutti i commentatori in questi giorni hanno<br />
evidenziato l’attenzione particolare che Giovanni<br />
Paolo II ha sempre avuto verso i giovani, soprattutto<br />
nei messaggi loro indirizzati in occasione<br />
<strong>del</strong>le varie Giornate <strong>del</strong>la Gioventù. Noi ritroviamo<br />
in questo interessamento ai giovani una<br />
sintonia particolare con il nostro carisma, ereditato<br />
da san Leonardo <strong>Murialdo</strong>. Certamente il papa<br />
non si è ispirato agli insegnamenti <strong>del</strong> nostro<br />
Fondatore, ma tutti e due hanno attinto da una<br />
sorgente comune: il comportamento di Gesù verso<br />
i poveri e i dimenticati dalla società di allora,<br />
tra i quali occupavano un posto di rilievo proprio<br />
i giovani.<br />
Le esortazioni di Giovanni Paolo II e il suo<br />
esempio sono per noi, <strong>Giuseppini</strong> <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>,<br />
una conferma <strong>del</strong>la validità <strong>del</strong> nostro apostolato<br />
ed un invito pressante a riscoprire, se ce ne fosse<br />
bisogno, l’entusiasmo nelle nostre attività giovanili.<br />
Il grido accorato <strong>del</strong> papa “Non abbiate paura!”<br />
è rivolto anche a noi per darci una nuova<br />
spinta ad aprirci a Cristo dedicando tutta la <strong>vita</strong> ai<br />
giovani. Sono essi quelle “Sentinelle <strong>del</strong> mattino”<br />
che devono proclamare alle generazioni future<br />
il messaggio di speranza e fiducia che ci ha<br />
portato Cristo.
ATTUALITA` : VITA ECCLESIALE<br />
TULLIO LOCATELLI - E-mail: vicario.gen@murialdo.org<br />
Le “quarantore”<br />
sono uno<br />
degli appuntamenti pastorali<br />
più importanti nella mia parrocchia<br />
di Terno, nel bergamasco. Per tre<br />
giorni la comunità cristiana viene in<strong>vita</strong>ta a<br />
tempi di celebrazione e di adorazione prolungata.<br />
Si fanno i turni per categorie di persone e<br />
per età, perché durante la giornata ci sia sempre<br />
qualcuno in chiesa ad adorare il Signore esposto.<br />
Quando arrivano le quarantore una squadra<br />
di uomini agli ordini <strong>del</strong> sacrestano preparano<br />
la “raggiera”: una impalcatura di legno<br />
che avvolge l’altare <strong>maggio</strong>re e arriva fino a<br />
toccare il cerchio che dà inizio alla cupola che<br />
sovrasta il presbiterio. È uno sfolgorio di luci<br />
con le sue lampadine colorate e le centinaia di<br />
can<strong>del</strong>e. Una serie di archi incrociati e sempre<br />
più fini dà l’idea di salire verso l’alto; al centro<br />
un piccolo trono ospita l’ostensorio con Gesù<br />
Eucaristia. La gente entra in chiesa e compra le<br />
can<strong>del</strong>e che verranno collocate sulla raggiera<br />
e qualcuno si raccomanda al sacrestano che la<br />
“sua” can<strong>del</strong>a sia posta il più vicino possibile al<br />
tronetto <strong>del</strong>l’ostensione. La tradizione non si è<br />
L’importanza <strong>del</strong>l’adora zione: tempo per fermarsi e<br />
incontrare Dio, per ritro varsi e non disperdersi.<br />
persa<br />
anche se<br />
tante cose sono<br />
cambiate. Soprattutto mi<br />
sembra rimasto inalterato il messaggio di<br />
questa popolare devozione eucaristica.<br />
È un invito a sostare presso la Eucaristia,<br />
a prendersi <strong>del</strong> tempo, a fermarsi un poco, a fare<br />
silenzio. Durante i tempi di adorazione si dà<br />
spazio all’ascolto <strong>del</strong>la Parola, al raccoglimento,<br />
alla preghiera personale. Adorare non è solo<br />
riconoscere l’essere noi creature di fronte al<br />
creatore, ma soprattutto cogliere la vicinanza<br />
di Gesù, il suo stare in mezzo a noi, la sua presenza<br />
continua nella Eucaristia.<br />
San Leonardo <strong>Murialdo</strong> rimase sempre<br />
colpito dal fatto che noi cristiani cattolici affermiamo<br />
la presenza continua (cioè anche dopo<br />
la celebrazione <strong>del</strong>la messa) di Gesù nella Eucaristia,<br />
ma che poi le nostre chiese rimangono<br />
vuote e Gesù abbandonato. Vedeva in<br />
questo una grossa contraddizione e anche<br />
una forma di ingratitudine. Del<br />
<strong>Murialdo</strong> si ricordano le<br />
soste prolungate davanti<br />
al tabernacolo<br />
prima e dopo<br />
la celebrazione<br />
eucaristica;<br />
qualcuno è stato testimone<br />
<strong>del</strong>la sua preghiera solitaria e silenziosa nella<br />
cappella <strong>del</strong> Collegio Artigianelli di Torino<br />
nelle ore notturne, quando gli impegni <strong>del</strong>la<br />
giornata non gli permettevano altro tempo.<br />
Il beato PierGiorgio Frassati era iscritto<br />
alla adorazione notturna presso la chiesa di<br />
Santa Maria di Piazza, officiata dai padri Sacramentini.<br />
Si narra che una mattina, uscendo<br />
di chiesa dopo un tempo di adorazione notturna,<br />
incontrasse un amico che lo apostrofò dicendo:<br />
“Sei diventato bigotto?”. “No. - rispose<br />
PierGiorgio - Sono rimasto cristiano”.<br />
Quando si parla dei “santi sociali”, chiamati<br />
così per il loro impegno apostolico e missionario,<br />
per le opere di misericordia corporale<br />
che hanno fondato, ci si dimentica spesso che<br />
la loro forza e la loro fonte sono stati i tempi di<br />
adorazione passati davanti al Tabernacolo. Chi<br />
di noi non conosce la suore <strong>del</strong>la beata Madre<br />
Teresa di Calcutta? Impressionano per il bene<br />
che fanno operando tra i più miseri ed abbandonati;<br />
meravigliano per il tempo che ogni<br />
giorno, e una giornata intera per ogni settimana,<br />
dedicano alla preghiera specie alla adorazione<br />
eucaristica. La stessa loro fondatrice ha<br />
sempre parlato <strong>del</strong> legame stretto tra lo stare in<br />
silenzio davanti a Gesù Eucaristia e lo stare in<br />
mezzo ai poveri. Si dirà che queste sono cose...<br />
da santi. È vero piuttosto che i santi portano a<br />
perfezione ciò che è comune ad ogni cristiano.<br />
Giovanni Paolo II ha parlato <strong>del</strong>la preghiera<br />
che deve «progredire quale vero e proprio dialogo<br />
d’amore, fino a rendere la persona umana<br />
totalmente posseduta dall’Amato divino, vibrante<br />
<strong>del</strong> tocco <strong>del</strong>lo Spirito, filialmente abbandonata<br />
nel cuore <strong>del</strong> Padre» (Novo millennio<br />
ineunte, 33). Il tempo di adorazione è certamente<br />
propizio perché la nostra preghiera<br />
faccia un salto di qualità, sia capace di entrare<br />
in dialogo profondo con Dio, perché la no-<br />
"Se rimanete in me, porterete molto frutto"<br />
Visita sul sito<br />
www.murialdo.org<br />
UN’ORA SOLA: sussidio di preghiera<br />
per l’adorazione eucaristica<br />
vocazionale<br />
UN MONASTERO INVISIBILE:<br />
una rete di preghiera per le vo-<br />
cazioni<br />
stra<br />
<strong>vita</strong> si lasci<br />
guidare dallo Spirito<br />
portando a frutto la grazia data a<br />
noi nel battesimo. Inoltre i tempi di adorazione<br />
eucaristica sono stati indicati nella pedagogia<br />
<strong>del</strong>la Chiesa per certi momenti forti <strong>del</strong>la <strong>vita</strong><br />
ecclesiale e civile, o per chiedere particolari<br />
grazie al Signore. Penso alla Associazione <strong>del</strong>le<br />
Mamme Apostoliche che pregano per ottenere<br />
dal Signore vocazioni alla <strong>vita</strong> religiosa e sacerdotale;<br />
tale preghiera è espressa in modo particolare<br />
nell’adorazione eucaristica. L’esperienza<br />
<strong>del</strong> “monastero invisibile” è nata dalla convinzione<br />
di dovere preparare ed accompagnare un<br />
grande avvenimento ecclesiale attraverso la preghiera<br />
di molte persone, unite tra loro dall’impegno<br />
di un tempo di adorazione eucaristica.<br />
Mi ha sempre colpito il fatto che nelle grandi<br />
basiliche romane ci sia una cappella <strong>del</strong>la<br />
adorazione, dove ogni giorno Gesù viene esposto<br />
e la gente si raccoglie in adorazione. Molti<br />
turisti, visitatori occasionali, curiosi, probabilmente<br />
non se ne accorgono nemmeno o forse rimangono<br />
infastiditi dal cartello che dice: “Cappella<br />
<strong>del</strong>la adorazione. Silenzio. Si entra solo<br />
per pregare”. È anche vero che alcuni accolgono<br />
l’invito e fanno una breve sosta, lasciano nella<br />
borsetta la macchina fotografica digitale e si<br />
raccolgono in preghiera. Un tempo breve, ma significativo:<br />
una sosta diversa dalle altre. Forse<br />
queste cappelle <strong>del</strong>la adorazione vogliono dire<br />
proprio questo: sostare in adorazione è un bisogno<br />
<strong>del</strong>l’uomo, per ritrovarsi, per non<br />
disperdersi, per mantenersi in comunione<br />
con Dio, con se stessi, con<br />
gli altri. E chi non sente il<br />
desiderio?<br />
187
ATTUALITA`<br />
MARINA LOMUNNO<br />
Èuna tra le<br />
professioni<br />
più vagheggiate dai giovani a<br />
causa di tanti luoghi comuni che via<br />
via si sono andati costruendo attorno: ma<br />
i miti vanno sfatati, i giornalisti di certi film<br />
americani sempre a caccia di scoop, più investigatori<br />
che artigiani <strong>del</strong>la penna, esistono appunto<br />
solo nella celluloide. Così pure i cronisti<br />
televisivi d’assalto <strong>del</strong>le Tv d’oltre oceano, che<br />
si collegano in diretta a tutte le ore per annunciare<br />
lo scoppio di qualche guerra interplanetaria,<br />
da noi, al limite, possono riuscire a metter<br />
su un programma di televendita di pentole... Il<br />
mestiere <strong>del</strong> giornalista oggi è ben diverso da<br />
quello di 50 anni fa dove chiunque fosse abile<br />
a scovare notizie e a metterle in buon italiano<br />
poteva avere qualche chance di essere assunto<br />
in un quotidiano o al Tg. Oggi, un Paese che come<br />
il nostro è in fondo alla classifica europea<br />
<strong>del</strong>le vendite di quotidiani e di carta stampata<br />
in genere, non lascia spazio a sogni di gloria.<br />
Ed anche la Tv, in una realtà come l’Italia dove<br />
Rai e Mediaset - totalmente politicizzate - dominano<br />
l’intero mercato <strong>del</strong>l’informazione,<br />
non lascia ben sperare... Questo non significa<br />
che giornalisti non si può diventare, significa<br />
che oggi giornalisti non si nasce ma occorre -<br />
per essere concorrenziali in un mercato saturo<br />
- studiare duro, considerare ‘media’ alternativi<br />
(giornali, radio e Tv locali, internet, uffici<br />
stampa) non stancarsi di bussare a tante porte<br />
ed essere disposti prima di scrivere l’agognato<br />
‘pezzo’ a fare le fotocopie, ordinare il<br />
caffè per il caporedattore<br />
e lavorare -<br />
spesso gratis -<br />
per ore davanti<br />
a un videoselezionandodalle<br />
agenzie<br />
fiumi di<br />
notizie da<br />
10 righe...<br />
È nel carisma <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> l’attenzione alla stampa e alla comunicazione<br />
In pratica<br />
In Italia si accede alla professione giornalistica<br />
dopo essere stati assunti come praticanti<br />
presso una testata giornalistica che abbia in organico<br />
giornalisti professionisti. Il periodo di<br />
praticantato dura 18 mesi e, se si è fortunati,<br />
è un vero e proprio apprendistato alla professione:<br />
terminato il praticantato si è ammessi all’esame<br />
di idoneità professionale che consta<br />
di uno scritto (selettivo) ed un orale da sostenere<br />
presso l’Ordine nazionale dei giornalisti<br />
di Roma. Superato l’esame si è giornalisti professionisti<br />
con l’agognato tesserino bordeaux.<br />
Cioè, spesso a 30-35 anni, si è solo all’inizio<br />
<strong>del</strong>la professione vera e propria. Poiché negli<br />
ultimi anni le testate giornalistiche disposte ad<br />
assumere praticanti sono sempre meno - molto<br />
sviluppato è invece il reclutamento di collaboratori<br />
che per pochi euro e nessuna garanzia di<br />
assunzione svolgono gran parte <strong>del</strong> lavoro di<br />
ricerca <strong>del</strong>le notizie e<br />
L'impegno nella stampa e nel giornalismo fa parte <strong>del</strong>la tradizione giuseppina<br />
dei primi tempi.<br />
spesso di fattura <strong>del</strong> giornale - a partire dal<br />
1990 il Consiglio nazionale <strong>del</strong>l’Ordine dei<br />
Giornalisti ha riconosciuto l’ammissione agli<br />
esami di idoneità professionale e quindi l’accesso<br />
alla professione, anche a coloro che abbiano<br />
svolto il praticantato in pubblicazioni<br />
edite da Scuole convenzionate e riconosciute<br />
dall’Ordine dei Giornalisti.<br />
Oggi le scuole riconosciute sono sedici in<br />
tutto il territorio nazionale di cui 3 a Milano, 1<br />
ad Urbino, 1 a Bologna, 1 a Perugia, 3 a Roma,<br />
1 a Palermo, 1 a Napoli, 1 a Sassari, 1 a Torino,<br />
1 a Padova, 1 a Potenza e 1 a Bari. Ad esse possono<br />
accedere, previo superamento di una selezione<br />
attitudinale, un numero limitato di allievi<br />
che varia a seconda <strong>del</strong>la capacità <strong>del</strong>le singole<br />
scuole. Per accedere alle scuole – a pagamento<br />
(il costo per la frequenza equivale ad un<br />
master universitario) - sono titoli preferenziali<br />
ma non necessari la laurea in materie umanistiche,<br />
sociali ed economiche e quella, auspicabile,<br />
in scienze <strong>del</strong>le comunicazioni; la frequen-<br />
za a corsi di specializzazione o di perfezionamento<br />
giornalistici; la qualità <strong>del</strong>le collaborazioni<br />
giornalistiche svolte. La durata<br />
dei corsi è biennale con frequenza obbligatoria<br />
e a tempo pieno. I programmi didattici<br />
sono a livello universitario con una metodologia<br />
di studi che armonizza lezioni teoriche<br />
con le esercitazioni pratiche di tecnica e lavoro<br />
redazionale. I docenti sono giornalisti professionisti,<br />
studiosi ed esperti <strong>del</strong>le singole discipline,<br />
accademici universitari, tutor giornalisti<br />
che seguono gli allievi durante la pratica<br />
redazionale.<br />
Va segnalato che anche l’università ha preso<br />
coscienza <strong>del</strong>l’opportunità di farsi carico<br />
<strong>del</strong>la formazione al giornalismo. In accordo<br />
con alcuni Atenei sono stati istituiti dei master<br />
(biennali) la cui frequenza equivale alla<br />
pratica giornalistica. A questi master possono<br />
accedere - attraverso un concorso per titoli ed<br />
esami - i laureati provenienti da diverse Facoltà<br />
universitarie. Il costo per la frequenza<br />
varia da facoltà a facoltà.
ATTUALITA` : DENTRO LA NOTIZIA<br />
SANDRO PALUMBO<br />
Introibo ad altare Dei. - Ad Deum qui laetificat<br />
iuventutem meam. Con queste parole,<br />
sacerdote e fe<strong>del</strong>i, davano inizio alla celebrazione<br />
<strong>del</strong>la Messa.<br />
Per me, fresco di studi, era un piacere passare<br />
dalle sudate carte di Cicerone e dalle trappole<br />
<strong>del</strong>la “consecutio” al latino facile <strong>del</strong>la decadenza,<br />
considerato dalla Chiesa la sua lingua<br />
ufficiale.<br />
Per la <strong>maggio</strong>r parte dei fe<strong>del</strong>i, invece, il rito<br />
restava scarsamente accessibile, avvolto nel<br />
mistero-precetto <strong>del</strong>le cose sacre.<br />
Quando il Concilio Vaticano II volgeva alla<br />
sua conclusione, la Chiesa - attenta ai segni dei<br />
tempi - introdusse una. vera e propria rivoluzione<br />
liturgica, poco ricordata a quarant’anni<br />
di distanza.<br />
Il 26 settembre 1964 Paolo VI approvò e divulgò<br />
una Istruzione per l’esatta applicazione<br />
<strong>del</strong>la costituzione conciliare sulla liturgia. Seguirono<br />
traduzioni e sperimentazioni che hanno<br />
significativamente contribuito all’accesso<br />
<strong>del</strong> popolo alla conoscenza e all’approfondimento<br />
<strong>del</strong>la Parola di Dio.<br />
Una concelebrazione odierna nella chiesa <strong>del</strong>la Salute a Torino.<br />
LA NOTIZIA: Quarant’ anni fa veniva celebrata<br />
la prima Messa in lingua italiana.<br />
La prima Messa in lingua italiana fu celebrata<br />
all’inizio <strong>del</strong>la Quaresima, il 7 marzo<br />
1965, a seguito di una solenne decisione presa<br />
dalla Cei il 30 ottobre 1964.<br />
La Chiesa rinunziava dopo centinaia di anni<br />
a una tradizione consolidata e introduceva<br />
nel rito la lingua madre con l’intento di rendere<br />
immediato e fruttuoso l’accesso alla Parola<br />
e al sacramento.<br />
Non mancarono perplessità e polemiche di<br />
una sparuta minoranza; i più accolsero favorevolmente<br />
il nuovo, comprendendo che la liturgia<br />
aggiornata avrebbe portato al risultato, da<br />
subito in itinere, <strong>del</strong> passaggio dal precetto al<br />
bisogno. I cristiani avvertirono che in quei<br />
giorni cominciava a mettersi in pratica non solo<br />
una rivoluzione linguistica, ma anche culturale<br />
che avrebbe inciso profondamente nel rito<br />
e ancor più nella mentalità e nella crescita di<br />
una fede adulta.<br />
Il popolo di Dio finalmente assaporava la<br />
Parola nella sua lingua e quindi aveva modo<br />
di sperimentarne l’efficacia con “una partecipazione<br />
cosciente” come emerse da una indagine<br />
<strong>del</strong>la Cei <strong>del</strong> novembre 1967.<br />
A poco a poco i cristiani praticanti<br />
hanno preso coscienza che la domenica<br />
è il giorno <strong>del</strong> Signore.<br />
Il riposo biblico ha assunto<br />
un <strong>maggio</strong>re spessore ed è stato<br />
recepito come riposo dagli<br />
affanni <strong>del</strong>la quotidianità<br />
per un incontro fiducioso<br />
con l’uomo-Dio morto e risorto.<br />
La domenica è<br />
Una Messa in latino negli anni '50<br />
(celebra p. Angelo Cuomo)<br />
sentita<br />
come la Pasqua<br />
settimanale, il<br />
giorno sacro scelto e proposto<br />
dal Cristo che tutti chiama alla condivisione<br />
<strong>del</strong>la mensa. Partecipando al rito, l’uomo<br />
trova le risposte al suo destino. Con l’aiuto di<br />
Papa Giovanni Paolo II scopre che con l’Eucaristia<br />
assimila il segreto <strong>del</strong>la resurrezione.<br />
Chi ha fame <strong>del</strong>le cose <strong>del</strong>la terra non si sazia<br />
mai e per questo soffre di insoddisfazione e<br />
di sfiducia. La Messa ci appaga <strong>del</strong>la fame di<br />
Dio: con il pane <strong>del</strong> cielo pregustiamo il convito<br />
<strong>del</strong>la Gerusalemme celeste, immersi sin d’ora<br />
in una atmosfera di paradiso.<br />
So bene che per i più la domenica è piazza,<br />
weeckend o, anche, sofferenza e noia.<br />
Per noi cristiani la domenica acquista<br />
pienezza di senso se riesce a proiettarci, così<br />
come ci suggerisce il profetismo di don Tonino<br />
Bello, verso la piazza: “lì ci dovrebbe sbattere<br />
il Signore, con una audacia nuova, con un coraggio<br />
nuovo. Ci dovrebbe portare là dove la<br />
gente soffre oggi... la Messa ci dovrebbe scaraventare<br />
fuori. Anziché dire la Messa è finita,<br />
andate in pace, dovremmo poter dire: la pace è<br />
finita, andate a Messa. ‘Che se vai a messa finisce<br />
la tua pace’”. Linguaggio duro e vero, da<br />
meditare.<br />
È certo che il passaggio da una lingua morta<br />
alla lingua dei nostri giorni è importante, ma<br />
non esaustivo. Conta molto e di più l’incontro<br />
con il divino viandante che ci introduce alla<br />
comprensione dei misteri di Dio, affrancandoci,<br />
come i discepoli di Emmaus, dai nostri tristi<br />
interrogativi e dalle nostre inquietudini. Conta<br />
molto sentirsi ardere il cuore quando il Maestro<br />
spezza ancora una volta il pane e ce lo porge.<br />
Un bilancio dei quarant’anni? Non tutte<br />
le attese si sono concretizzate, se è vero che nel<br />
Congresso Eucaristico Nazionale che di qui a<br />
poco si celebrerà a Bari, la Chiesa tornerà a<br />
suggerire ai cristiani di scrollarsi il far<strong>del</strong>lo <strong>del</strong><br />
precetto per vivere il giorno <strong>del</strong> Signore come<br />
soddisfazione di un bisogno primario.<br />
Ho un piccolo rimpianto per la soppressione<br />
nella Messa attuale <strong>del</strong>l’ espressione di<br />
ringraziamento “al Dio che allieta la nostra<br />
giovinezza”. È bello pensare che in Dio siamo<br />
sempre giovani e che Dio fa lieti i nostri<br />
giorni. Perché l’anima non ha rughe e non conosce<br />
l’accumulo degli anni: è chiamata a vivere<br />
l’eternità.<br />
191
ATTUALITA` : VITA E DISAGIO<br />
MASSIMO ANGELI<br />
Stasera il freddo<br />
non è pungente,<br />
e i senza fissa dimora<br />
che vivono intorno alla Stazione<br />
Tiburtina sono tutti fuori ad attendere<br />
i volontari di San Romano. Oggi tocca a loro<br />
fare servizio in stazione e non appena si intravede<br />
il familiare pulmino bianco convergono<br />
tutti sotto il ponte <strong>del</strong>la tangenziale. Un saluto,<br />
un abbraccio e poi tutti in fila per la minestra<br />
calda. Michele, uno dei più assidui <strong>del</strong>la stazione,<br />
si fa strada e comincia a servire pure lui.<br />
È dall’89 che la Stazione Tiburtina è diventata<br />
la sua casa. È arrivato dopo aver perso il posto<br />
da barista e non se n’è più andato, tranne un<br />
breve periodo in cui ha fatto lo stagionale in<br />
campagna. “Non si sta poi tanto male –racconta-<br />
ed io ho tanti amici, specie tra i volontari<br />
che vengono la sera”. Ma non tutti hanno il carattere<br />
e la tenacia di Michele. Appena in disparte<br />
c’è una coppia di polacchi che vive in<br />
strada da tre mesi. Lui non riesce a trovare lavoro<br />
e lei non fa che piangere al ricordo di casa.<br />
“È un’umanità molto variegata quella che<br />
frequenta la Stazione Tiburtina –spiega Suor<br />
Maria Grazia, una <strong>del</strong>le suore che accompagnano<br />
i volontari di San Romano-. Ci sono<br />
giovani, anziani, italiani, stranieri, ognuno con<br />
una storia particolare alle spalle”. Come quella<br />
di Pieluigi, un geologo di sessant’anni che non<br />
ha mai esercitato la professione per accudire la<br />
madre paralizzata, e che quando si è ritrovato<br />
da solo ha scoperto che era troppo tardi per trovare<br />
un lavoro e mettere su famiglia.<br />
Oltre ai volontari di San Romano, vengono<br />
a portare un pasto caldo ai senza fissa dimora<br />
i volontari <strong>del</strong>la Sacra Famiglia di Nazareth,<br />
quelli <strong>del</strong>la Caritas, di Sant’Egidio, i Missionari<br />
<strong>del</strong>la Carità, l’Esercito <strong>del</strong>la Salvezza e la<br />
Croce Rossa. “Prepariamo tutto in parrocchia<br />
il pomeriggio –spiega Angelo De Santis, un<br />
volontario di San Romano che con la moglie<br />
Claudia fa questo servizio da 15 anni-. Ci aiutano<br />
il Banco Alimentare e alcuni supermercati<br />
<strong>del</strong>la zona, ma facciamo sempre più difficoltà<br />
a reperire i generi alimentari”.<br />
Stasera sono almeno 150 le persone in fila,<br />
ma qualche volta arrivano a sfiorare anche le<br />
200 unità. In questo periodo prevalgono gli<br />
192<br />
immigrati dall’Est<br />
Europa, i romeni, gli ucraini. Tra loro anche<br />
una decina di minorenni. Fanno lavori saltuari,<br />
qualcuno in imprese edili, e la sera vengono<br />
a dormire sotto i ponti e gli anfratti <strong>del</strong>la<br />
tangenziale. Alle 22.30 la Stazione è off-limits<br />
per chi non ha un biglietto e bisogna arrangiarsi<br />
dove capita.<br />
“Non sono meno di seimila i senza fissa dimora<br />
presenti in città –dice Roberta Molina,<br />
responsabile <strong>del</strong>l’area ascolto e accoglienza<br />
<strong>del</strong>la Caritas diocesana-. Oltre ai clochard vecchio<br />
stampo ci sono quelli che occupano vecchi<br />
stabili e magazzini dismessi perché non<br />
possono pagare un affitto. Nelle periferie e verso<br />
Ostia ci sono interi palazzi occupati da persone<br />
in difficoltà. Crescono poi i nuclei mamma<br />
e bambino che vivono in strada od in situazioni<br />
precarie –prosegue-, ogni giorno nelle<br />
nostre strutture dobbiamo dire no ad almeno 5<br />
o 6 casi”.<br />
“In periferia cominciano a rivedersi agglomerati<br />
di baracche come non succedeva<br />
da anni –interviene Francesca Zuccari <strong>del</strong>la<br />
Comunità di Sant’Egidio-. ARoma nord si<br />
trovano soprattutto sul greto<br />
<strong>del</strong> Tevere. Significativo<br />
che nelle stazioni<br />
urbane<br />
inizino a<br />
trovare<br />
riparo<br />
anche i nomadi,<br />
che bene<br />
o male hanno<br />
sempre avuto<br />
i loro campi<br />
sosta”.<br />
L’Osservatorio<br />
europeo sulle persone<br />
senza fissa dimora stima che<br />
una persona su venti, nell’Unione<br />
Europea, non abbia accesso ad un alloggio dignitoso.<br />
Le categorie a rischio di esclusione<br />
sociale e abitativa sono i giovani, le persone<br />
affette da problemi di salute mentale, di droga<br />
o di alcol, le donne separate e le famiglie monogenitoriali.<br />
“Più che per una scelta di <strong>vita</strong> si<br />
finisce in strada per non essere stati capaci di<br />
reggere il ritmo di una <strong>vita</strong> frenetica –spiega<br />
mons. Guerino Di Tora, direttore <strong>del</strong>la Caritas<br />
diocesana-. L’inizio è sempre legato ad una necessità,<br />
economica o sociale. Qualcuno poi si<br />
adatta, ma nessuno può desiderare di vivere<br />
quella <strong>vita</strong>”.<br />
A dicembre, per far fronte all’emergenza<br />
freddo, il Comune di Roma ha attivato a Castel<br />
Sant’Angelo “L’isola <strong>del</strong>la solidarietà”,<br />
una struttura che, dalle 19 di<br />
sera alle 9 <strong>del</strong> mattino,<br />
ha offerto ristoro e<br />
accoglienza ai<br />
senza fissa<br />
dimora.<br />
Anno <strong>del</strong>la solidarietà: impegno per gli svantaggiati.<br />
“Siamo consapevoli che il problema si risolve<br />
pianificando i servizi e prendendoci carico<br />
<strong>del</strong>le persone –spiega Raffaela Milano, assessore<br />
alle politiche sociali <strong>del</strong> Comune-. Per<br />
questo negli ultimi anni abbiamo triplicato i<br />
letti nelle strutture di accoglienza e creato 400<br />
posti per i nuclei mamma e bambino”.<br />
Per coordinare gli interventi a favore dei<br />
senza fissa dimora è stato anche attivato un numero<br />
verde, l’800440022. È collegato alla Sala<br />
Operativa sociale ed è in funzione 24 ore su<br />
24 tutti i giorni <strong>del</strong>l’anno.<br />
CENTRO SERVIZI IMMIGRATI<br />
È stato inaugurato a Roma il 10 marzo il<br />
Centro Servizi per Immigrati promosso dall’ENGIM<br />
ONG, dall’Istituto Fernando Santi e<br />
dall’associazione Sesto Continente.<br />
Il Centro Servizi, sito nella parrocchia <strong>del</strong>l’Immacolata<br />
a San Lorenzo (Largo degli Osci<br />
28), offrirà informazioni sui diritti <strong>del</strong>lo straniero<br />
in Italia, sull’accesso al servizio sanitario e<br />
ai servizi sociali ed anagrafici; assistenza e<br />
disbrigo di pratiche in materia di permesso di<br />
soggiorno, visti d’ingresso, ricongiungimenti<br />
familiari e acquisizione <strong>del</strong>la cittadinanza;<br />
consulenze ed orientamento legale.<br />
Obiettivo <strong>del</strong> progetto è di rispondere ad<br />
esigenze primarie <strong>del</strong>la comunità straniera,<br />
come quelle <strong>del</strong>l’informazione e <strong>del</strong>l’orientamento,<br />
di offrire un aiuto concreto in termini di<br />
seconda accoglienza, e di far conoscere, nella<br />
giusta luce, il fenomeno <strong>del</strong>l’immigrazione<br />
promuovendo e diffondendo la cultura <strong>del</strong>le<br />
pari opportunità.<br />
Partner <strong>del</strong>l’ENGIM in questa iniziativa<br />
sono l’Istituto Fernando Santi, un’associazione<br />
senza fini di lucro che si interessa <strong>del</strong>le<br />
problematiche migratorie e <strong>del</strong>le ricerche ad<br />
esse collegate, e Sesto Continente, un’associazione<br />
giovanile composta da ragazzi provenienti<br />
da esperienze di volontariato in Italia<br />
e all’estero.<br />
Lo sportello sarà aperto al pubblico il giovedì,<br />
dalle 15 alle 19, ed il sabato dalle 9 alle<br />
13. Per accedere ai servizi è richiesta una piccola<br />
quota d’iscrizione. Info: 06.44704184
A. CATAPANO<br />
Cinema<br />
machuca<br />
Il film diretto da Andrés Wood,<br />
semplice e gradevole, è ambientato nel<br />
Cile <strong>del</strong> 1973, ai tempi <strong>del</strong> presidente<br />
Allende. Pedro Machuca e Gonzalo<br />
Infante sono due undicenni che vivono a<br />
Santiago, il primo in una baraccopoli e il<br />
secondo in un quartiere benestante. C’è<br />
un invisibile muro che divide questi due<br />
mondi, un muro che alcuni, per ideale o<br />
per rivoluzione, vorrebbero abbattere.<br />
Padre McEnroe, preside di una scuola<br />
cattolica, tenta di favorire l’integrazione<br />
tra i due mondi contrapposti. Con<br />
l’appoggio di una parte dei genitori dei<br />
suoi alunni, ammette i ragazzi <strong>del</strong>le<br />
baracche nella sua scuola elitaria,<br />
determinato ad insegnare loro una giusta<br />
convivenza. E così Pedro viene a trovarsi<br />
nella stessa classe di Gonzalo.<br />
L’amicizia che nasce tra loro sarà piena<br />
di sorprese e scoperte. Ma oltre alle<br />
difficoltà pratiche, causate dalle forti<br />
differenze culturali e sociali, se ne<br />
aggiungeranno altre dovute agli scontri<br />
politici, che divideranno le loro vite. Il<br />
sopravvento <strong>del</strong>la dittatura militare<br />
bloccherà la possibilità di un<br />
avvicinamento tra ricchi e poveri,<br />
porterà all’allontanamento <strong>del</strong> preside,<br />
alla rottura <strong>del</strong> rapporto tra i due amici e<br />
al crollo <strong>del</strong> sogno di una società più<br />
giusta. Il tutto davanti agli occhi allibiti<br />
di Gonzalo, che aveva creduto ad un<br />
mondo diverso ed ora si ritrova<br />
impietrito da una parte <strong>del</strong>la barricata.<br />
La storia rappresenta più ampiamente<br />
quanto accade in ogni<br />
contesto in cui<br />
aumenta il divario tra<br />
ricchezza e povertà.<br />
Internet<br />
MOVIMENTO PER LA VITA<br />
www.mpv.org è il sito <strong>del</strong> Movimento<br />
per la Vita, che si propone di promuovere<br />
e di difendere il diritto alla <strong>vita</strong><br />
e la dignità di ogni uomo,<br />
dal concepimento alla morte naturale,<br />
favorendo una cultura <strong>del</strong>l’accoglienza<br />
nei confronti dei più deboli ed indifesi e,<br />
prima di tutti, il bambino concepito e non<br />
ancora nato.<br />
Si propongono attività di formazione,<br />
educazione e promozione,<br />
iniziative a carattere legislativo e sociale,<br />
seminari di studio, corsi di formazione<br />
e convegni scientifici, dibattiti,<br />
conferenze e proiezioni, concerti, ecc.<br />
Il sito presenta le news, i progetti,<br />
i Centri Aiuto <strong>del</strong>la Vita,<br />
la documentazione, gli eventi,<br />
il comitato scientifico, le pubblicazioni.<br />
Si suddivide in area politica, stampa,<br />
focus. È impegnato nella campagna a<br />
difesa <strong>del</strong>la legge 40 sulla fecondazione<br />
artificiale.<br />
Ipotetici pensieri ´sulla <strong>vita</strong>´ ad alta<br />
voce... in macchina, in pausa pranzo,<br />
al bar, nei corridoi <strong>del</strong>l , università... di<br />
un tuo coetaneo.<br />
Caro professore,<br />
ci ho messo un po’ a capirlo, ma avevi ragione tu,<br />
senza dubbio: il tremendo valore <strong>del</strong>le parole.<br />
Per tanto tempo, non troppi anni fa, ti ho sentito<br />
vaneggiare <strong>del</strong> grande valore <strong>del</strong>le parole e<br />
<strong>del</strong> loro potere di nascondere o evocare la verità,<br />
considerando quei discorsi con scarsa attenzione<br />
come fossero i residui <strong>del</strong> tuo passato<br />
sessantottino da comunista cronico. Eppure<br />
oggi, con un po’ di maturità in più, e non<br />
intendo il diploma ma quella che ti lascia la<br />
<strong>vita</strong>, ho capito che avevi ragione.<br />
Le parole, che sono così inconsistenti e al contempo<br />
così concrete: involucri di ancora più<br />
effimeri pensieri e concetti eppure oggetti reali<br />
che significano le esperienze <strong>del</strong>la <strong>vita</strong>.<br />
Le parole, fondamentali proprio perché capaci<br />
di significare e di rendere senso alle azioni,<br />
se usate male o forse peggio, con disattenzione,<br />
arrivano a confonderci. E troppo spesso<br />
ultimamente mi sento spinto alla confusione<br />
da giornali e telegiornali; dalle parole sulle<br />
riviste; dagli interventi dei potenti in qualunque<br />
campo operino, dalla politica all’economia,<br />
dal lavoro al sociale. Le parole ingannano<br />
i concetti, questo m’insegnavi.<br />
Così è tremendamente facile perdersi e non<br />
capirsi: quando si usa la parola pace per parlare<br />
di guerra, quando si usa la parola libertà per<br />
parlare di restrizioni, quando nominiamo stato<br />
d’allerta o aumento <strong>del</strong>la sicurezza senza nominare<br />
la paura e quando sentiamo <strong>vita</strong> per<br />
mascherare la parola morte. È un terreno soffice,<br />
quello <strong>del</strong>la parola. È una distesa di deserto<br />
dove è facile perdere l’orientamento<br />
e la direzione se non si ha<br />
l’abitudine<br />
ad<br />
individuare i punti cardinali<br />
osservando il sole e le stelle. Adesso che<br />
ho compreso, spero che capiscano anche quelli a cui<br />
insegni oggi, tu che <strong>del</strong>l’insegnamento hai fatto una<br />
parola viva, tu che stavi sempre in ricerca <strong>del</strong>la verità…<br />
altro concetto svenduto. Quindi, se non altro perché<br />
odio sentirmi ingannato, ci riprovo e mi metto in<br />
gioco. Ricomincio giorno per giorno, cercando di<br />
capire al limite <strong>del</strong>la pignoleria ciò che succede nel<br />
mondo attorno a me, fatto per fatto, ascoltando tutti<br />
quelli che posso e dando valore: parola per parola.<br />
a cura di Paolo Valeri<br />
paolovaleri.valeri@fastwebnet.it<br />
IINIZIIA LL’ESSTTATTEE::<br />
ccoomminncciiaa ll’’aavvventturra<br />
ddeglii oorrattorii eesttivvii ee dei<br />
cammppeggggii<br />
AA TUUTTTI BUUOONAA ESTAATTE 200055<br />
mmaannddattecii lle vvosttrre fottoo<br />
allll’iinnddiirizzzo:<br />
agirodo@murialdo.it -<br />
<strong>vita</strong>g@murialdo.org
Vivendo ora lontano<br />
da casa, talvolta un<br />
po , di ,, nostalgia canaglia<br />
,, mi assale:<br />
un pensiero dedicato<br />
ai miei (e ai vostri)<br />
genitori, visto che ogni tanto la<br />
mia mente rievoca the ,, home<br />
sweet home ,, .<br />
Padre,<br />
occhi gialli e stanchi,<br />
nelle sopracciglia il suo dolore da raccontarmi...<br />
Madre, gonna lunga ai fianchi,<br />
nelle sue guance gli anni e i pranzi coi<br />
parenti... Padre, e se mi manchi<br />
è perché ho dato più importanza ai miei<br />
lamenti... Madre, perché piangi?<br />
ma non mi hai detto tu, che una lacrima<br />
è un segreto? Padre, mille anni,<br />
e quante bombe sono esplose nei tuoi ricordi!<br />
Madre, tra i gioielli,<br />
sono ancora il più prezioso tra i diamanti?<br />
Padre, occhi gialli e stanchi,<br />
cerca ancora coi tuoi proverbi a illuminarmi...<br />
Madre, butta i panni,<br />
e prova ancora, se ne hai voglia a coccolarmi,<br />
perché mi manchi,<br />
(da PADRE/MADRE di Cesare Cremonini)<br />
Tu sei di tua madre lo specchio,<br />
ed ella in te rivive il dolce aprile<br />
<strong>del</strong> fior dei suoi anni…<br />
W. Shakespeare<br />
Viva la<br />
mamma<br />
affezionata<br />
a quella<br />
gonna un<br />
po’ lunga<br />
così elegantemente<br />
anni cinquanta sempre<br />
così sincera Viva la mamma<br />
viva le donne con i piedi per terra<br />
le sorridenti miss <strong>del</strong> dopoguerra<br />
pettinate come lei!<br />
Viva la mamma affezionata a quella<br />
gonna un po’ lunga indaffarata<br />
sempre e sempre convinta a volte<br />
un po’ severa<br />
viva la mamma viva la favola degli<br />
anni cinquanta così lontana e pure<br />
così moderna e così magica<br />
(da VIVA LAMAMMA<br />
di Edoardo Bennato)<br />
MEESSSAAGGGGII SSUU CCAARRTTEELLLLOONNE dooppoo llaa meerraavigliioossaa<br />
PPrreepparaazzioonne EEsstaate RRagaazzzii aa Riivvoli::<br />
AMMICII XX LLA PPEELLLE ((99--1100 aapprriillee)::<br />
∑CCiiaoo ccii ssiiaammoo ddivveerrtiitee uunn saaccccoo.....nnoonn vvi ddiimennttiichheeremmoo<br />
mmaai, bbyy AAmmiichhe ppeer laa Peellllee (RRaa-vennnaa))<br />
∑FFaccciiaammoo ssenntirre llaa nnoosstrraa aammiiciizziiaa all mmoonnddoo<br />
AAnnddrreea<br />
∑UUn caallooroosso aabbbraaccciioo aa ccoolloorroo cchhee ccii hannnoo<br />
aaccccoolttoo conn ttantiissiimmo caalloorre:: Maarrzzia!<br />
∑Neii mmoomeenntii ddiifffficciillii rriivvoollgittii aal ccielloo ee<br />
pennsa al suuo azzzzurroo. Peerr quuaantto nuu-vvoolloossoo<br />
posssaa esssseerree , soopraa le nu-<br />
vvoolee iill cciieello èè ssemmpree azzurrrroo..<br />
PPuuntta aallll’’aazzuurrrroo d<strong>del</strong>l ccielo..<br />
Maatttteoo (VVII))<br />
∑QQuueessttii innccoonttrri sonnoo<br />
ssempree immppoorrtannti<br />
pperr noii<br />
peerchhé cii<br />
cc oo nn -sseennttoonoo<br />
dii ““crreessceeree””<br />
Seerrenaa,<br />
VValee ee MMarrttaa<br />
((TThhiieennee))<br />
I figli sono mandati<br />
sulla Terra per dare problemi ai<br />
padri è una legge naturale.<br />
Dal film “ERA MIO PADRE”<br />
Appinnami figliolo!<br />
Dal film “SHARK TALE”<br />
Mamma, son tanto felice perché<br />
ritorno da te. La mia canzone ti<br />
dice ch’è il più bel sogno per me!<br />
Mamma son tanto felice...<br />
Viver lontano perché? Mamma,<br />
solo per te la mia canzone vola,<br />
mamma, sarai con me, tu non<br />
sarai più sola! Quanto ti voglio<br />
bene! Queste parole d’amore che<br />
ti sospira il mio cuore forse non s’usano più,<br />
mamma!, ma la canzone mia più bella sei tu!<br />
Sei tu la <strong>vita</strong> e per la <strong>vita</strong> non ti lascio mai più!<br />
(Da MAMMA di Bixio e Cherubini )<br />
a cura di Colombo Gianenrico<br />
gecobg@inwind.it<br />
“svegliaaa! Andiamo a lavorare nella<br />
vigna <strong>del</strong> Signore!” Michela -<br />
Montecchio Maggiore<br />
“esercizi spirituali 2005: un silenzio<br />
che ci ha parlato, argomenti che ci<br />
hanno aumentato le domande e i<br />
dubbi, tre giorni utili per crescere!”<br />
Thiene<br />
“ciao! Tutto O.K.: messi in crisi nelle<br />
nostre certezze abbiamo riscoperto<br />
la fede, l’essere figli di Dio e la bellezza<br />
di avere dubbi che ci rimettono<br />
in ricerca.” Rivoli<br />
Qualche SMS sulla via <strong>del</strong><br />
ritorno dalle Giornate di<br />
Spiritualità Giovani a Bosco<br />
Chiesa Nuova (VR)<br />
dall’11 al 13 marzo!!!<br />
“quando si è consapevoli di essere da Lui<br />
condotti, il cuore sperimenta una gioia autentica<br />
e profonda, che si accompagna ad<br />
un vivo desiderio di incontrarlo e ad uno<br />
sforzo perseverante per seguirlo docilmente!”<br />
Thiene<br />
“più difficile <strong>del</strong>le riflessioni o<br />
<strong>del</strong> deserto è il ritorno alla <strong>vita</strong><br />
feriale, sapendo che non puoi<br />
tradire gli impegni che hai preso<br />
con te stesso.” Anna - Milano
PPRROOPPOOSSTTEE<br />
PPEERR VVIIVVEERREE LLAA GGMMGG<br />
anche con quelli che non<br />
parteciperanno<br />
GMG 2005 CI SAREMO Siamo più di<br />
350 che parteciperemo dalle opere italiane<br />
alle Giornate di Colonia pensate dal Papa<br />
Giovanni Paolo II per noi! E qui alcune idee<br />
per viverle anche con chi non può parteciparvi:<br />
1 IL MANDATO: prima <strong>del</strong>la fine di luglio<br />
o alla fine <strong>del</strong>l’Oratorio estivo, si può vivere<br />
il mandato degli animatori e giovani che andranno<br />
a Colonia, con una celebrazione in cui<br />
i bambini e i ragazzi affidano ai giovani l’incarico<br />
di andare a Colonia a nome di tutti. Si può<br />
consegnare ai partenti un foulard o un cappellino<br />
con le firme di tutti e un quadernetto in cui i<br />
giovani potranno scrivere le memorie <strong>del</strong>la GMG<br />
in un immaginario dialogo con gli<br />
amici <strong>del</strong>l’Oratorio che sono a casa.<br />
22. CCII SSIIAAMMOO AANNCCHHEE NNOOII:<br />
I ragazzi che restano a casa per le vacanze durante<br />
la GMG possono essere in<strong>vita</strong>ti in oratorio per<br />
guardare insieme in TV almeno la Veglia <strong>del</strong> sabato<br />
e la Celebrazione <strong>del</strong>la Domenica, magari restando<br />
anche a dormire lì, facendo così attenzione a creare<br />
momenti più facili in cui anche i ragazzi <strong>del</strong>le medie<br />
possano sentirsi coinvolti.<br />
33. BBEENNTTOORRNNAATTII: Oltre a mandare una <strong>del</strong>egazione<br />
<strong>del</strong>l’oratorio ad accogliere<br />
i giovani al loro arrivo,<br />
sarà importante organizzare<br />
la ricaduta <strong>del</strong>l’esperienza,<br />
aiutando i giovani a studia-<br />
re una modalità efficace<br />
per trasmettere ai più piccoli<br />
e a tutta la comunità i<br />
nodi essenziali <strong>del</strong>la loro<br />
esperienza, oltre all’avventura<br />
turistica,<br />
certamente bella.<br />
S. CURRÒ` G. d`ORIA<br />
Libreria<br />
Questa pubblicazione costituisce la<br />
quarta radiografia dei catechisti che<br />
operano in Italia (ogni 10 anni circa), a<br />
partire dalla metà degli anni ‘70. Essa<br />
espone, analizza e valuta i risultati<br />
<strong>del</strong>l’inchiesta condotta nelle diocesi<br />
italiane durante l’anno 2003, come<br />
iniziativa di una collaborazione tra<br />
l’Istituto di Catechetica e quello di<br />
Metodologia Pedagogica <strong>del</strong>la Facoltà di<br />
Scienze <strong>del</strong>l’Educazione <strong>del</strong>l’Università<br />
Pontificia Salesiana.<br />
L’indagine parte dalla necessità di<br />
prender coscienza <strong>del</strong> grande sforzo di<br />
azione e di riflessione catecheticopastorale<br />
suscitato - soprattutto in<br />
quest’ultimo decennio - dalla CEI,<br />
dall’Ufficio Catechistico Nazionale e da<br />
quelli diocesani, e che costituiscono le<br />
fonti <strong>del</strong> confronto per la descrizione<br />
<strong>del</strong>l’azione catechistica parrocchiale e dei<br />
loro protagonisti.La ricerca presenta la<br />
situazione attuale che, paragonata con<br />
quelle precedenti, può rilevare le linee di<br />
tendenza, i punti di forza, le debolezze e<br />
le deficienze che restano da integrare, le<br />
mete per l’azione da riprendere con<br />
matura riflessione, conoscenza dei dati<br />
<strong>del</strong> problema, decisione ed entusiasmo.<br />
G. MORANTE<br />
V. ORLANDO,<br />
Catechisti e<br />
catechesi<br />
all’inizio <strong>del</strong><br />
terzo<br />
millennio,<br />
LDC.<br />
Musica<br />
L’UOMO<br />
SOGNA DI VOLARE<br />
Questa “ultima fatica” dei Negrita band<br />
formatasi nel 1994 nasce da un viaggio<br />
fatto in Sudamerica dove si sono lasciati<br />
volutamente influenzare dalle sonorità di<br />
questa terra. Il disco è caratterizzato da<br />
ballate etniche e da canzoni<br />
prevalentemente pop con episodi di<br />
contaminazione musicale come la prima<br />
traccia <strong>del</strong> disco, “Sale”, dove l’impianto<br />
rock aggressivo, uno dei pochi esempi<br />
<strong>del</strong>l’album, è unito a un rap al vetriolo di<br />
Gabriel O’Penasador uno dei musicisti<br />
sudamericani che hanno collaborato alla<br />
realizzazione <strong>del</strong> disco.<br />
“Sale” è una <strong>del</strong>le due canzoni politiche,<br />
l’altra è il “Branco” brano di chiusura<br />
<strong>del</strong>l’album, dei dieci pezzi proposti dal<br />
gruppo aretino. “Greta” è una <strong>del</strong>le<br />
ballate più orecchiabili <strong>del</strong> disco ispirata<br />
ad un persona realmente esistente, mentre<br />
“Destinati a perdersi” è un brano<br />
malinconico che ricorda un po’ i pezzi<br />
contenuti in “Paradisi per illusi”<br />
secondo album <strong>del</strong>la band. “Rotolando<br />
verso sud” riassume la filosofia musicale<br />
<strong>del</strong>l’album e risente <strong>del</strong>la produzione di<br />
Manu Chao. “Il Mio Veleno” e “Alzati<br />
Teresa” sono due dei pezzi più energici e<br />
veloci <strong>del</strong> cd. Immancabile il pezzo<br />
cantato da Drigo, il chitarrista <strong>del</strong> gruppo,<br />
“Tutto Bene”, ormai una tradizione che si<br />
rinnova di album in album.<br />
In definitiva un album che spiazza i<br />
fans dei primi dischi dei Negrita<br />
decisamente più rock e che vede un<br />
cambiamento di stile e sonorità , forse<br />
necessario per dare nuova linfa e idee alla<br />
band.<br />
199
CRONACA: BRASILE<br />
C on<br />
la partecipazione di 31<br />
persone provenienti da<br />
diverse nazioni, si è tenuto a<br />
Fazenda Souza (Brasile) il Seminario<br />
<strong>del</strong>la Famiglia <strong>del</strong><br />
<strong>Murialdo</strong> “Per tenere vivo il<br />
pensare pedagogico”: un incontro<br />
di studio, di riflessione<br />
e di compartecipazione sull’attualità<br />
<strong>del</strong> pensiero pedagogico<br />
di san Leonardo <strong>Murialdo</strong>.<br />
Il 29 marzo p. Celmo<br />
200<br />
Un momento assembleare.<br />
A Fazenda Souza dal 29 marzo al 3<br />
aprile si è svolto il seminario “per<br />
tenere vivo il pensiero pedagogico”<br />
Lazzari, a nome <strong>del</strong> Consiglio<br />
generale dei <strong>Giuseppini</strong>, ha<br />
presentato ai convegnisti p.<br />
Luigi Pierini, superiore generale,<br />
che nel suo messaggio di<br />
saluto ha esortato a far sì che<br />
l’occasione <strong>del</strong> Seminario<br />
possa “aiutare tutti a proiettarsi<br />
verso un futuro dove<br />
possibilmente si continui a tener<br />
vivi degli spazi di confronto,<br />
di audacia, di condivisione,<br />
e di umile<br />
accoglimento <strong>del</strong>la ricchezza<br />
educativa che il Signore ha<br />
posto in ogni ambiente culturale<br />
dove operiamo”. Suor Orsola<br />
Bertolotto, superiora generale<br />
<strong>del</strong>le Murialdine, a sua<br />
volta, nel messaggio che ha<br />
fatto pervenire ha espresso la<br />
certezza che “i lavori porteranno<br />
a formulare piste di approfondimento<br />
per una pedagogia<br />
che aiuti i giovani a crescere<br />
nella dimensione umana<br />
e di figli di Dio”. Ha concluso<br />
questo momento Moema<br />
Muricy, superiora <strong>del</strong>l’Instituto<br />
Secular são Leonardo<br />
<strong>Murialdo</strong>, in<strong>vita</strong>ndo a riscoprire<br />
il valore educativo <strong>del</strong>la<br />
“pedagogia <strong>del</strong> cuore”, in<br />
grado di raggiungere più a<br />
fondo i giovani che incontriamo.<br />
P. Alessandro Agazzi ha<br />
coordinato i lavori richiamando<br />
il metodo da utilizzare e augurando<br />
un fraterno incontro<br />
con l’intercessione di san Giuseppe<br />
e di san Leonardo <strong>Murialdo</strong>,<br />
educatori secondo il<br />
cuore di Dio. I partecipanti si<br />
sono a loro volta presentati,<br />
mettendo in luce un “assaggio”<br />
<strong>del</strong>la varietà <strong>del</strong>la presenza<br />
consolidata <strong>del</strong>la Famiglia<br />
<strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> nel mondo: 1<br />
giuseppino e 1 collaboratore<br />
dall’Argentina, 5 giuseppini,<br />
3 murialdine e 2 sorelle <strong>del</strong>l’ISMUR<br />
dal Brasile, 1 giuseppino<br />
e 1 collaboratore dal<br />
Cile, 2 giuseppini dall’Ecuador,<br />
5 giuseppini, 3 laici <strong>del</strong><br />
<strong>Murialdo</strong> e 2 collaboratrici<br />
dall’Italia, 1 giuseppino dalla<br />
Spagna, 1 giuseppino dagli<br />
Stati Uniti, cui vanno aggiunti<br />
p. Luigi Pierini, superiore<br />
generale e p. Celmo Lazzari<br />
Il tavolo dei relatori.<br />
dalla Casa generalizia. Il prof.<br />
Balduino Andreola ci ha accompagnato<br />
con la sua consulenza<br />
pedagogica.<br />
Tutti i presenti, in questa<br />
manciata di giorni trascorsa<br />
assai intensamente, hanno manifestato<br />
entusiasmo ed applicazione<br />
nell’accostare la complessa<br />
realtà che ci si trova a<br />
vivere ogni giorno attraverso<br />
gli studi e le relazioni che ciascuno<br />
ha preparato. Una ricca<br />
messe di materiale è stata prodotta,<br />
presentata e discussa su<br />
alcuni temi chiave:<br />
La nostra pedagogia e le<br />
esigenze dei giovani di oggi<br />
La nostra pedagogia si<br />
confronta con la scienza pedagogica<br />
odierna<br />
Fondamenti spirituali<br />
<strong>del</strong>la pedagogia<br />
L'intervento dei Laici <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>.<br />
Il rapporto fra tradizione<br />
ed attualità<br />
Il metodo è stato dunque<br />
quello <strong>del</strong>la partecipazione<br />
attiva e <strong>del</strong>la rielaborazione<br />
personale giornaliera <strong>del</strong> materiale<br />
presentato nelle relazioni<br />
e <strong>del</strong>le discussioni realizzate<br />
nel dibattito in aula.<br />
Si è partiti da un’indagine<br />
svolta nelle opere giuseppine<br />
per proiettarsi infine verso il<br />
domani.<br />
Il 3 aprile si è arrivati alla<br />
conclusione, che però è stata<br />
solo una prima tappa: al termine<br />
<strong>del</strong> Seminario, si è costituito<br />
infatti un piccolo gruppetto<br />
di una decina di membri <strong>del</strong>la<br />
Famiglia <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> con<br />
l’intenzione di prestare attenzione<br />
a elaborare materiale di<br />
possibile utilità comune “per<br />
tenere vivo il pensiero pedagogico”.<br />
Come l’onda di un<br />
cerchio d’acqua che si allarga,<br />
ci si è lasciati con il reciproco<br />
impegno di continuare nei<br />
propri ambienti - gli ambienti<br />
educativi <strong>del</strong>le diverse realtà<br />
<strong>del</strong>la Famiglia <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> -<br />
la riflessione sul nostro agire<br />
tra i ragazzi e i giovani.<br />
Ognuno di noi fa esperienza<br />
<strong>del</strong>la gioia, una gioia vera,<br />
speciale, quella che deriva dall’azione<br />
misteriosa di Dio che<br />
in<strong>vita</strong> l’uomo ad una scelta di<br />
amore partecipando al suo<br />
slancio <strong>vita</strong>le e creativo. Molte<br />
sono le situazioni e gli avvenimenti<br />
che possono cambiare la<br />
nostra <strong>vita</strong>: la nascita di un figlio,<br />
il fallimento di un progetto<br />
su cui avevamo orientato la<br />
nostra <strong>vita</strong>, la perdita di una<br />
persona cara. Le pagine di questo<br />
volumetto offrono riflessioni<br />
e approfondimenti su<br />
vari temi <strong>del</strong>la <strong>vita</strong> che portano<br />
il segno <strong>del</strong>l’eterno, fornendo<br />
spunti e idee utili alla<br />
discussione in casa, con i figli,<br />
fra gli amici. Punti di riferimento<br />
per giovani e adulti.<br />
L’autore è il Giuseppino p.<br />
Ignazio Martelletto, che insegna<br />
Antropologia ed Etica<br />
presso l’Istituto filosofico-teologico<br />
di Viterbo. A contatto<br />
con il mondo giovanile, per le<br />
medesime edizioni ha già pubblicato:<br />
Sedicianni, incontrarsi<br />
per esistere; Diciottenni per<br />
essere “qualcuno”; Vent’anni,<br />
un tempo per pensare.<br />
IGNAZIO MARTELLETTO,<br />
Messaggi lungo la via, Gribaudi,<br />
pp. 111, € 7.
CRONACA: ALBANIA<br />
TULLIO LOCATELLI - E-mail: vicario.gen@murialdo.org<br />
UNO SPAZIO<br />
PER TUTTI<br />
L’oratorio <strong>del</strong>l’opera giuseppina<br />
di Fier è aperto nel<br />
pomeriggio, dal primo dopo<br />
pranzo fin oltre le 17.00, quando<br />
ormai inizia a farsi buio.<br />
Nella sala giochi si raccoglie il<br />
<strong>maggio</strong>r numero di ragazzi anche<br />
perché fa freddo e qui la<br />
stanza è ben riscaldata. C’è il<br />
ping-pong, il calciobalilla, altri<br />
giochi da tavolo. I ragazzi<br />
sono distribuiti a gruppetti e<br />
c’è chi gioca e chi aspetta il<br />
turno. Nelle stanze accanto alla<br />
sala giochi ci sono dei ragazzi<br />
un poco più grandi: sono<br />
gli apprendisti. Al mattino lavorano<br />
nelle officine di Fier e<br />
nel pomeriggio fanno scuola<br />
per completare e aggiornare le<br />
loro conoscenze.<br />
Uno di loro mi dice con orgoglio<br />
che lavora in una autofficina,<br />
ma è contento di venire<br />
a scuola perché non basta lavorare,<br />
occorre anche conoscere<br />
e sapere sempre di più.<br />
Nonostante il freddo un bel<br />
gruppo di ragazzi si sta allenando<br />
per il prossimo campionato<br />
di calcio. Non importa se<br />
l’erba è scivolosa per la pioggia<br />
e rincorrere il pallone costa<br />
più fatica, è bello sentirsi<br />
parte di una squadra, avere un<br />
“mister” che ti guida e cominciare<br />
a sognare che campioni<br />
si può diventare. Mentre passo<br />
da un angolo all’altro <strong>del</strong>l’oratorio<br />
mi pare sempre più evidente<br />
la sua caratteristica fondamentale:<br />
essere uno spazio<br />
per tutti e riuscire a rispondere<br />
alle diverse esigenze dei<br />
ragazzi.<br />
COMINCIARE<br />
AVOLARE<br />
Al mattino il centro professionale<br />
di Fier si riempie<br />
dei suoi 100 studenti, tra ragazzi<br />
e ragazze. Al suono <strong>del</strong>la<br />
campana si mettono in fila<br />
secondo le rispettive classi e<br />
quindi salgono ordinati le scale<br />
per raggiunge le aule. Nelle<br />
prime ore <strong>del</strong> pomeriggio arrivano<br />
altri studenti: sono i rom,<br />
quelli che in Italia<br />
chiamiamo<br />
zingari. Hanno<br />
la possibilità di<br />
seguire un corso<br />
di alfabetizzazione,<br />
perché in<br />
genere non vanno<br />
a scuola e<br />
molti di loro restano<br />
analfabeti.<br />
Non so di preciso<br />
quanti sono, perché<br />
nella sala<br />
L'oratorio di Fier.<br />
grande <strong>del</strong>la biblioteca si distribuiscono<br />
a secondo dei livelli<br />
di apprendimento. Vestiti<br />
poveramente, con poco addosso<br />
nonostante il freddo,<br />
spesso hanno passato la mattina<br />
sulla strada a chiedere<br />
carità. Mi sorridono con simpatia<br />
mentre osservo i loro<br />
quaderni; qualcuno sta scrivendo<br />
le lettere <strong>del</strong>l’alfabeto<br />
facendo esercizio di scrittura,<br />
altri sono alle prese con gli<br />
esercizi di addizione, tre sono<br />
in piedi accanto alla lavagna<br />
per seguire la spiegazione <strong>del</strong>l’insegnante<br />
su un problema<br />
di geometria. Sono attenti, curiosi,<br />
perfino disciplinati, anche<br />
se deve costare molto stare<br />
fermi alcune ore nel banco<br />
di scuola. Quello che ricevono<br />
ha un grande valore, ben oltre<br />
la quantità <strong>del</strong>le nozioni che<br />
apprendono. Visto che “Albania”<br />
significa “paese <strong>del</strong>le<br />
aquile”, forse qui imparano a<br />
volare.<br />
LUCE<br />
SULLA COLLINA<br />
“Casa Nazareth” si trova<br />
lassù sulla collina che cir-<br />
Nella foto a fianco: Il centro di formazione professionale.<br />
In basso: "Casa Nazaret" a Durazzo.<br />
conda Durazzo. Una casa di<br />
un solo piano, con quattro<br />
stanze e un bagno, circondata<br />
da un poco di terreno: davanti<br />
il giardino al centro <strong>del</strong> quale<br />
affiora la cupola di un piccolo<br />
bunker e sul retro un poco di<br />
orto. Qui l’8 ottobre 2001 fu<br />
ucciso p. Ettore Cunial. Ogni<br />
giovedì la comunità giuseppina<br />
vi si ritrova con un gruppetto<br />
di persone per celebrare<br />
la messa; il numero <strong>del</strong>le persone<br />
varia e non sono sempre<br />
le stesse. Il 3 marzo 2005 vi ho<br />
partecipato anch’io<br />
con p. Giovanni,<br />
p. Carmelo,<br />
p. Michelino, fr.<br />
Antonio, e otto<br />
persone, di cui due<br />
sono qui per la prima<br />
volta. Manca il<br />
parroco mons. Damian<br />
che ha dovuto<br />
andare all’aeroporto<br />
a ricevere un<br />
fratello; avrebbe<br />
certo voluto esserci,<br />
perché al giovedì<br />
monsignore<br />
non celebra in parrocchia,<br />
ma qui a<br />
“Casa Nazareth”.<br />
P. Giovanni fa da<br />
cicerone, spiegandomi il tragitto<br />
che don Ettore faceva per<br />
tornare a casa e che cosa è avvenuto<br />
quella tragica notte<br />
<strong>del</strong>la sua uccisione, ripercorrendo<br />
con parole e gesti i fatti<br />
successi. Intanto qualcuno ha<br />
acceso <strong>del</strong>le can<strong>del</strong>e sulla tazza<br />
<strong>del</strong>la doccia sul punto esatto<br />
dove p. Ettore cadde colpito<br />
dal<br />
giovane omicida e dove fu trovato<br />
dalla polizia in una pozza<br />
di sangue. La casa era stata<br />
inaugurata il 21 marzo <strong>del</strong><br />
2001, giorno nel quale p. Ettore<br />
iniziò ad abitarci. Mentre<br />
osservo gli ambienti e le cose<br />
rimaste, mi vengono in mente<br />
i discorsi fatti a tavola con<br />
mons. Damian. Diceva di essere<br />
stupito <strong>del</strong> fatto che in<br />
pochi mesi p. Ettore abbia fatto<br />
tanto e soprattutto abbia lasciato<br />
una memoria così bella<br />
e forte nella gente che ha<br />
avvicinato. Nella parrocchia,<br />
presso comunità religiose, in-<br />
contrando giovani e adulti, p.<br />
Ettore è stato visto sempre come<br />
l’immagine di Gesù buon<br />
pastore, sacerdote, religioso,<br />
tutto dedito agli altri e ricco di<br />
spiritualità. In tanti quindi la<br />
memoria di don Ettore non si è<br />
spenta, anzi…<br />
203
CRONACA: PAST. GIOV.<br />
MASSIMO ROCCHI<br />
Perché Gesù parlava in<br />
parabole? È questa la domanda<br />
che ha guidato le giornate<br />
di spiritualità per un<br />
centinaio di giovani di Torino,<br />
Rivoli, Milano, Valbrembo<br />
(BG), Montecchio (VI),<br />
Thiene, Padova, Ravenna e<br />
Modena, convenuti insieme a<br />
Boscochiesanova (VR). Le riflessioni<br />
guidate da p. Giamberto<br />
Pegoraro ci hanno fatto<br />
comprendere come il modo di<br />
agire di Dio è diverso dalle nostre<br />
mentalità umane, troppo<br />
attente all’apparenza, al merito,<br />
alla strada più facile. La<br />
Parola di Dio non può attecchire<br />
nella nostra <strong>vita</strong> senza la<br />
nostra adesione, che richiede<br />
la capacità di accorgersi <strong>del</strong>l’abbondanza<br />
di grazia che<br />
il Signore ci dona. La <strong>vita</strong> cristiana<br />
non è solo una serie di<br />
atti da compiere, quanto piuttosto<br />
un fondare la propria esistenza<br />
su valori solidi e profondi,<br />
scommettendo sull’eterno,<br />
su ciò che non si vede,<br />
sulla presenza di Dio che agisce<br />
nella storia. Un’esperienza<br />
con un gran numero di partecipanti,<br />
che ci ha fatto senti-<br />
I partecipanti alle Giornate di spiritualità.<br />
re Chiesa e Famiglia <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>,<br />
superando le distanze<br />
tra le nostre comunità e le nostre<br />
singole esperienze. Tanti<br />
presenti e neanche troppo giovani,<br />
con un’età media a occhio<br />
attorno ai 25-30, per riflettere<br />
sulla fede nella <strong>vita</strong><br />
adulta, fatta di lavoro, <strong>vita</strong><br />
di famiglia e di coppia. Una<br />
<strong>vita</strong> spesso ricca di pietre d’inciampo,<br />
di spine, di zizzania,<br />
o di quella intelligenza ed<br />
esperienza che chiudono il<br />
cuore al vangelo “già sentito<br />
dire…”. Una <strong>vita</strong> che necessita<br />
di svegliarsi dal sonno, dal<br />
torpore, che necessita di conversione<br />
a quella Parola che ci<br />
pone già nel Regno di Dio e<br />
che ci chiede di lasciar fare al<br />
seme che cresce. Al termine<br />
abbiamo ricevuto un biglietto<br />
con un seme di senapa: piccolo<br />
come un granello di sabbia,<br />
ma che crescendo può diventare<br />
una grande pianta, se sia-<br />
mo terreno buono. Un incontro<br />
molto incentrato sulla preghiera<br />
e sui segni, essi stessi<br />
parabole <strong>del</strong>la fede, e soprattutto<br />
sul canto, sulla gioia di<br />
lodare insieme il Signore e<br />
cantare questa <strong>vita</strong>, lieti e onorati<br />
di essere operai <strong>del</strong>la vigna.<br />
Un incontro di spiritualità<br />
giovanile, con un occhio<br />
alla Giornata mondiale dei<br />
giovani a cui ci stiamo preparando<br />
e che molti di noi vivranno<br />
insieme questa estate.<br />
“Siamo venuti per adorarlo”<br />
abbiamo detto anche noi nella<br />
veglia <strong>del</strong> sabato, che ha ripercorso<br />
il cammino dei magi e<br />
tornando a casa, per un’altra<br />
strada <strong>del</strong> nostro cuore, speriamo<br />
di dire a tutti con la <strong>vita</strong>,<br />
che la fede è cammino e ricerca,<br />
è vedere al di là <strong>del</strong>le apparenze,<br />
è ascolto di quella Parola<br />
che ci interpella a svegliarci<br />
e costruire la nostra <strong>vita</strong> sulla<br />
roccia che è Cristo.<br />
CRONACA: RAVENNA<br />
COSTRUZIONE<br />
DEL “PALALEO”<br />
Continua la costruzione<br />
<strong>del</strong>la struttura <strong>del</strong> nuovo Oratorio<br />
<strong>Murialdo</strong>, chiamata simpaticamente<br />
“Palaleo”. Compenderà<br />
un salone polifunzionale<br />
in stile palestra, bagni e<br />
spogliatoi, ambienti per sale<br />
di gruppo poste su due piani.<br />
Una struttura che renderà possibile<br />
anzitutto svolgere attività<br />
sportive e aggregative per<br />
tutta l’opera nella stagione invernale,<br />
mancando finora spazi<br />
ampi al chiuso, ma anche<br />
manifestazioni e incontri a<br />
servizio <strong>del</strong>la pastorale giovanile<br />
<strong>del</strong>la diocesi, sprovvista<br />
per ora di ambienti di questo<br />
tipo. Ma anche per i nostri incontri<br />
di congregazione l’opera<br />
di Ravenna si aggiunge così<br />
ai tanti luoghi, che già hanno<br />
ospitato e potranno ospitare<br />
incontri giovanili. Consegna<br />
<strong>del</strong>lo stabile a fine <strong>maggio</strong>,<br />
inaugurazione ufficiale a<br />
settembre, quando l’opera festeggerà<br />
anche i 20 anni di<br />
presenza dei giuseppini a Ravenna,<br />
presenti con la parrocchia<br />
di 8000 abitanti, il CFP<br />
Engim e ora la nuova realtà<br />
<strong>del</strong>l’Oratorio <strong>Murialdo</strong>.<br />
INCONTRO<br />
CON D. BENZI<br />
Nel corso di questa quaresima<br />
abbiamo intrapreso un<br />
cammino di riscoperta e approfondimento<br />
dei 10 comandamenti,<br />
in vista di una rinnovata<br />
formazione <strong>del</strong>la coscienza<br />
morale. I 5 incontri<br />
previsti hanno visto una buona<br />
partecipazione di persone, soprattutto<br />
quello con d. Benzi e<br />
l’incontro conclusivo con il<br />
vescovo, in breve visita pastorale<br />
alla nostra parrocchia. Il<br />
primo incontro tenuto dal parroco<br />
p. Aldo ha messo in luce<br />
il nostro rapporto con Dio,<br />
nell’ottica dei primi tre comandamenti.<br />
Il secondo con p.<br />
Agostino Cornale, consigliere<br />
generale, ci ha aiutato a riflettere<br />
sulla realtà <strong>del</strong>la famiglia,<br />
lasciandoci<br />
guidare<br />
dal 4° comandamento.<br />
A<br />
don Benzi,<br />
che con<br />
la sua As-<br />
sociazione Papa<br />
Giovanni XXIII<br />
è molto impegnato<br />
nella lotta contro la prostituzione<br />
e in favore <strong>del</strong> diritto<br />
familiare, abbiamo affidato il<br />
6° e 9° comandamento. Insistenza<br />
sull’unità <strong>del</strong>la coppia<br />
e <strong>del</strong>la famiglia, sulla formazione<br />
ai valori, sulla necessità<br />
di non confondere la verità<br />
con le tendenze culturali e politiche,<br />
sul considerare la realtà<br />
creaturale e naturale <strong>del</strong>l’essere<br />
umano, figlio di Dio,<br />
sono stati i punti su cui <strong>maggio</strong>rmente<br />
ha insistito d. Benzi.<br />
In un successivo incontro<br />
d. Massimo ha elencato i tanti<br />
aspetti legati agli altri comandamenti<br />
e infine il vescovo ci<br />
ha aiutato a collegare i comandamenti<br />
al comandamento<br />
<strong>del</strong>l’amore cristiano e alle<br />
beatitudini. Il percorso è continuato<br />
poi con una via crucis<br />
per le vie di uno dei quartieri<br />
<strong>del</strong>la parrocchia e con la celebrazione<br />
penitenziale <strong>del</strong> martedì<br />
santo, imperniata su queste<br />
tematiche. Massimo Rocchi<br />
Don Benzi (al centro) con la comunità giuseppina.<br />
205
CRONACA: SAN GIUSEPPE VESUVIANO<br />
Con particolare fervore è<br />
stata celebrata quest’anno<br />
la festa di san Giuseppe a<br />
S. Giuseppe Vesuviano, nonostante<br />
che il 19 marzo sia capitato<br />
alla vigilia <strong>del</strong>le Palme.<br />
La novena, partecipata da circa<br />
un centinaio di persone, è<br />
stata animata da p. Angelo<br />
Catapano, redattore di “Vita<br />
giuseppina” come pure de “La<br />
voce di san Giuseppe” e direttore<br />
<strong>del</strong> Centro Studi san Giuseppe,<br />
ma in primo luogo<br />
“sangiuseppese doc”. Preceduta<br />
dalla recita <strong>del</strong> “Rosario<br />
con Maria e Giuseppe” e nel<br />
triduo da quello “con san Giuseppe”,<br />
la novena è stata cantata<br />
nella forma tradizionale,<br />
grazie all’impegno “fe<strong>del</strong>e”<br />
di p. Fe<strong>del</strong>e Campana, con la<br />
gente e i gruppi dei bambini<br />
<strong>del</strong> catechismo.<br />
206<br />
Mostra dei quadri per<br />
il cinquantenario.<br />
L'offerta <strong>del</strong> fiore al Patrono.<br />
È seguita poi ogni sera la Messa<br />
con l’omelia. È stata presentata<br />
nei vari giorni la “Via<br />
di Giuseppe” come mo<strong>del</strong>lo<br />
paradigmatico <strong>del</strong> cammino<br />
di fede, che guida incontro alla<br />
Pasqua con quei “tre giorni”<br />
<strong>del</strong>lo smarrimento di Gesù<br />
dodicenne, anticipo per il nostro<br />
santo di quegli altri “tre<br />
giorni” che separano la morte<br />
di Cristo dalla risurrezione.<br />
Nella settimana<br />
dal 14 al 20<br />
marzo si è realizzata,<br />
presso la sala<br />
parrocchiale,<br />
l’esposizione di<br />
una mostra di<br />
quadri <strong>del</strong> giuseppino<br />
p. Franco<br />
Verri, con le scene<br />
<strong>del</strong>lo sposalizio,<br />
<strong>del</strong> censimento,<br />
<strong>del</strong> Natale, <strong>del</strong>la<br />
circoncisione,<br />
<strong>del</strong>la presentazione<br />
al tempio, <strong>del</strong>lo<br />
smarrimento,<br />
<strong>del</strong>la Santa Famiglia,<br />
di Giuseppe<br />
educatore e lavoratore:<br />
ciclo pittorico<br />
che ben raffigura<br />
la “Via Ioseph”. È da notare<br />
tra l’altro che l’autore, tra<br />
le sue prime opere giovanili,<br />
ha fatto il bel trittico che da oltre<br />
quarant’anni presenta Giuseppe,<br />
tra Maria e Gesù, nella<br />
cappella <strong>del</strong> centro giovanile.<br />
Oltre i visitatori <strong>del</strong> posto, si<br />
sono notati gruppi da Salerno e<br />
da Napoli. È stata l’occasione<br />
per mettere in mostra anche le<br />
pubblicazioni <strong>del</strong> santuario e<br />
per ricordare in un pannello il<br />
cinquantenario <strong>del</strong>la dedicazione<br />
<strong>del</strong>l’altare <strong>maggio</strong>re,<br />
consacrato il 18 marzo 1955,<br />
forse il migliore che sia stato<br />
edificato in onore <strong>del</strong>lo Sposo<br />
di Maria, ultima e notevole<br />
impresa <strong>del</strong> fondatore mons.<br />
Giuseppe Ambrosio. La vigilia<br />
<strong>del</strong>la festa di san Giuseppe<br />
si è dunque celebrata la Messa<br />
<strong>del</strong>la dedicazione <strong>del</strong>l’altare<br />
che corrisponde a quella <strong>del</strong><br />
santuario stesso. La solennità<br />
30 SALMI PER OGNI<br />
OCCASIONE<br />
C’è un tempo per ogni cosa,<br />
per la riflessione, per<br />
l’angoscia, per la riconoscenza,<br />
per la fiducia… In<br />
questo volumetto (di 80<br />
pagine) vengono presentati<br />
30 salmi, che ci possono<br />
aiutare a pregare in<br />
tante situazioni. L’autore<br />
è p. Giovanni Boggio, biblista<br />
e direttore responsabile<br />
di “Vita giuseppina”,<br />
che l’ha pubblicato<br />
con le edizioni BiEmme.<br />
Si può richiedere anche in<br />
redazione.<br />
L'avvio <strong>del</strong>la processione di san Giuseppe.<br />
<strong>del</strong> Patrono è stata distinta il<br />
19 marzo al mattino con l’offerta<br />
<strong>del</strong> fiore da parte dei<br />
bambini, al pomeriggio con la<br />
processione per le vie cittadine<br />
(significativa la preghiera<br />
per i malati presso una casa di<br />
cura), la concelebrazione solenne<br />
e la “supplica” a san<br />
Giuseppe (in analogia con<br />
quella di Pompei). Non è mancata<br />
una buona partecipazione<br />
popolare. Si sono scambiati<br />
gli auguri per i giuseppini, in<br />
particolare per l’onomastico<br />
<strong>del</strong> parroco (p. Giuseppe Bellotto),<br />
per coloro che si chiamano<br />
Giuseppe (ovviamente<br />
il nome più diffuso in zona) e<br />
per tutta la popolazione chiamata<br />
ad essere “città di san<br />
Giuseppe”. Si è concluso con<br />
una piccola “sagra” nella<br />
piazza <strong>del</strong> santuario, con ani-<br />
mazione musicale e stands gastronomici.<br />
La festa patronale<br />
cittadina, organizzata dal Comune,<br />
è prevista il primo <strong>maggio</strong>,<br />
come è tradizione da alcuni<br />
decenni.<br />
PPRREEGGHHIIAMMO PPEER::<br />
OLGGA ALEESSI ved. Caaiilotttoo,<br />
ddi 977 annni, mmaammmaa<br />
dii pp. MMarrioo,, ddeeceedduuta a<br />
BBrrogliaanno ((VVI) il 5 mmarrzoo.<br />
EEDDUUAARRDO ARSSENIIO<br />
NNÚÑÑEEZ, pappà ddi frr. NNèèsstor,<br />
ddecceddutoo a Guuayaquuiil<br />
(Ecuuaddoorr) il 66 marzzo.<br />
AADDAA PIICCCIIALLUUTTI, vedovaa<br />
Caarletti,, di 883 aannii,,<br />
ssoorellaa di p.. Giino,, decceedutta<br />
a Rooma iil 25 mmarrzzo..<br />
MMOONS. GIOOVVAANNNNII FFAB-<br />
BBIAANNII, di 8844 annii,, ddeceeduutoo<br />
a Venneziiaa l’’8 appriille.
CRONACA: CEFALÙ<br />
ROSA MARIA CERAMI<br />
Ogni comunità dei Padri<br />
<strong>Giuseppini</strong> <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>,<br />
e i laici che ne fanno parte,<br />
costituiscono ormai in Italia e<br />
in tante altre parti <strong>del</strong> mondo,<br />
una grande famiglia. È però<br />
doveroso puntualizzare meglio<br />
questo concetto.<br />
In ogni famiglia che si rispetti<br />
l’unità di pensiero e di<br />
azione contribuisce ad arricchire<br />
e consolidare il benessere<br />
spirituale e fisico di tutti i<br />
componenti. Ciascuno, infatti,<br />
pur nella diversità dei ruoli,<br />
si prodiga per aiutare l’altro<br />
nelle difficoltà, donando tempo<br />
e risorse con amore e generosità.<br />
Tutti cooperano per la<br />
buona riuscita di ogni iniziativa<br />
e ciascuno gioisce per le<br />
piccole conquiste <strong>del</strong>l’altro.<br />
Nello spirito di una serena<br />
convivenza regna il pieno rispetto<br />
<strong>del</strong>le persone, dei luoghi,<br />
<strong>del</strong>le cose; ognuno sente<br />
la necessità di conoscere ciò<br />
che accade in<br />
famiglia e contribuisce a<br />
creare un’atmosfera accogliente,<br />
assumendo atteggiamenti<br />
adeguati ad ogni situazione.<br />
In famiglia, insomma, è<br />
bello raccontarci e condividere<br />
ogni cosa.<br />
La FAMIGLIA PARROC-<br />
CHIALE, mi chiedo, è tanto<br />
distante da questo mo<strong>del</strong>lo?<br />
Non dovrebbe esserlo, eppure<br />
è ancora difficile per molti di<br />
noi sentirne l’appartenenza<br />
così saldamente e naturalmente<br />
come accade nella propria<br />
famiglia. È ancora, purtroppo,<br />
diffusa erroneamente<br />
l’idea di parrocchia come luogo<br />
nel quale sacerdoti e religiosi<br />
provvedono alla cura<br />
<strong>del</strong>le anime attraverso i sacramenti,<br />
le catechesi e le liturgie<br />
(magari sostenuti da pochi volontari<br />
disposti a dare un po’<br />
<strong>del</strong> loro tempo), mentre ai laici<br />
spetta “santificare le feste”<br />
con la S. Messa e adempiere ai<br />
doveri <strong>del</strong> “buon cristiano”,<br />
come pregare ogni tanto, partecipare<br />
alle novene e alle processioni,<br />
fare l’elemosina,<br />
mandare i ragazzi al catechismo<br />
per ricevere la prima comunione<br />
e la cresima.<br />
Ben altra cosa è invece<br />
l’appartenenza alla comunità<br />
parrocchiale: vivere insieme<br />
la <strong>vita</strong> parrocchiale, conoscerne<br />
la realtà, le necessità,<br />
le difficoltà, sostenere concretamente<br />
e fattivamente le iniziative,<br />
accogliere i cambiamenti,<br />
avere rispetto per ogni<br />
situazione, apprezzare ogni<br />
buona piccola azione, donarsi<br />
l’uno all’altro per la gloria di<br />
Dio.<br />
Se appartenere alla comunità<br />
parrocchiale è appartenere<br />
a Cristo, vuol dire anche lavorare<br />
nella Chiesa e per la<br />
Chiesa al fine di rendere più<br />
palpitante e visibile una<br />
realtà che spesso rimane nell’ombra<br />
in termini di rapporti<br />
con le famiglie e con le altre<br />
realtà presenti nel territorio.<br />
La nostra parrocchia,<br />
come tutte le<br />
altre, non è chiamata<br />
solo ad offrire ospitalità<br />
a quanti chiedono<br />
i sacramenti,<br />
ma è luogo in cui<br />
ciascuno accoglie<br />
l’invito a far festa, a<br />
celebrare il mistero<br />
<strong>del</strong>la salvezza e, nello<br />
stesso tempo, è<br />
chiamato a riscoprire<br />
e ritrovare la dimensione<br />
<strong>del</strong>lo<br />
Parrocchia SS. Salvatore<br />
alla Torre.<br />
stare insieme nella<br />
preghiera e nella gioia <strong>del</strong> Signore.<br />
Una volta era il territorio ad<br />
appartenere alla parrocchia,<br />
oggi si può dire il contrario. È<br />
perciò fondamentale riscoprire<br />
e rivivere il ruolo di missionarietà<br />
per diffondere il Vangelo<br />
soprattutto fra quanti vivono<br />
ai margini <strong>del</strong>la Chiesa.<br />
Per tentare di realizzare<br />
tutto questo, dobbiamo innanzitutto<br />
affidarci a Dio Padre,<br />
contare sulla forza <strong>del</strong> Suo<br />
Spirito che ci unisce e poi riaccendere<br />
l’amore per la verità,<br />
chiamando ogni cosa con il<br />
suo nome e trovando il coraggio<br />
di esporci in prima persona,<br />
per far sì che la <strong>vita</strong> <strong>del</strong>la<br />
nostra comunità sia sempre in<br />
fermento e diventi sale che dà<br />
sapore a quanto ci sta intorno.<br />
Infine facciamo appello alla<br />
nostra sensibilità di cristiani<br />
che vogliono testimoniare la<br />
verità. Sforziamoci di vivere i<br />
momenti liturgici nella consapevolezza<br />
di trovarci in un<br />
luogo santo dove l’unica cosa<br />
che conta è il dialogo dei figli<br />
con l’unico Padre che ci ama<br />
infinitamente e ci vuole come<br />
sua famiglia. Collaboriamo<br />
tutti a creare quel clima<br />
di raccoglimento e di preghiera<br />
che è proprio di “una<br />
ben unita famiglia parrocchiale”<br />
attorno alla mensa<br />
eucaristica, con la stessa armonia<br />
che regna in una comune<br />
famiglia attorno alla tavola.<br />
Era azzurro col bordo giallo<br />
il fazzolettone degli<br />
Scout <strong>del</strong> Vicenza 5° nel 1945,<br />
quando - il 28 aprile - l’Asci riprese<br />
le attività nella Pusterla<br />
dei giovani, il Patronato. Leone<br />
XIII.<br />
Sono passati 60 anni, il<br />
fazzoletto rosso con doppia<br />
banda bianca, e gli Scout sono<br />
ancora lì a testimoniare un’identità<br />
mai venuta meno: una<br />
scuola di libertà dove si impara<br />
a coltivare i talenti e ad<br />
offrire ciò che si è. Oggi pomeriggio<br />
sono centinaia le<br />
persone attese nel cortile <strong>del</strong><br />
Leone XIII a Vicenza, quel patronato.<br />
ultracentenario<br />
CRONACA:VICENZA<br />
NICOLETTA MARTELLETTO<br />
dei padri <strong>Giuseppini</strong> dove sono<br />
passate generazioni di<br />
giovani vicentini formati alla<br />
scuola <strong>del</strong>la fede e a quella<br />
<strong>del</strong>la coscienza civica. Alle 15<br />
un gesto antico e sempre nuovo<br />
per chi indossa la divisa<br />
Scout: l’alzabandiera, ad aprire<br />
un pomeriggio. in cui<br />
visitare gli ambienti Scout,<br />
celebrare la messa (alle 18),<br />
cenare insieme con un “cerchio”<br />
finale di gioia.<br />
Si festeggiano i sessant’anni<br />
<strong>del</strong>lo scoutismo nel<br />
cuore di Vicenza, in occasione<br />
<strong>del</strong>la Giornata <strong>del</strong> pensiero,<br />
una ricorrenza legata alla <strong>vita</strong><br />
209
<strong>del</strong><br />
fondatore<br />
<strong>del</strong>lo scoutismo internazionale,<br />
Baden Powell, generale inglese<br />
nato il 22 febbraio 1857,<br />
ufficiale in India e in Sud Africa,<br />
eroe <strong>del</strong>la prima guerra anglo-boera,<br />
che dedicò la sua<br />
<strong>vita</strong> - conclusa la carriera militare<br />
- all’educazione dei giovani,<br />
a partire da quelli di strada,<br />
e alla costruzione di una civiltà<br />
<strong>del</strong>la pace.<br />
Il movimento Scout da lui<br />
fondato è attivo in 200 Paesi<br />
<strong>del</strong> mondo, opera con varie sigle,<br />
applicando uno stile pedagogico<br />
che insegna facendo<br />
e facendo fare, presidiando<br />
i valori fondamentali <strong>del</strong>l’umanità.<br />
“Ricordi e rimpianti, attualità<br />
e prospettive per un futuro<br />
costruito su un passato<br />
glorioso, di curiosità e di stupore”<br />
scrive Bepi Tombolato,<br />
storico capo scout <strong>del</strong> Leone<br />
XIII alle prese con il tentativo<br />
titanico di ricordare tutti, ma<br />
proprio tutti coloro che sono<br />
passati nelle file <strong>del</strong> Vicenza<br />
5°, poi diventato Vicenza 7°,<br />
ed oggi sono sparsi in Italia,<br />
nel mondo, alle prese con<br />
l’impegno pubblico oltre che<br />
con la <strong>vita</strong> familiare e professionale.<br />
L’ultima occasione per ritrovarsi<br />
i 1500 - e forse oggi<br />
1600 - transitati nelle file <strong>del</strong>lo<br />
scoutismo di questo gruppo<br />
cittadino è datata 1995, quando<br />
vennero festeggiati i 50 anni,<br />
il 19 marzo, in occasione<br />
<strong>del</strong>la festa di S. Giuseppe.<br />
210<br />
Buona strada!<br />
Fu una simpatica passerella<br />
cittadina su branco, reparto<br />
e clan allora in azione, con<br />
partite di calcio tra preti e capi,<br />
con mostre fotografiche che<br />
anche oggi pomeriggio alimenteranno<br />
la staffetta <strong>del</strong>la<br />
memoria…<br />
Evoluzioni importanti segnano<br />
la storia <strong>del</strong> Vicenza<br />
V° negli anni ‘60: le prime attività<br />
con l’Agi femminile, la<br />
nascita <strong>del</strong>la Comunità capi,<br />
uno scoutismo di punta che<br />
prende il nome di Point out,<br />
molto aperto al sociale. Il passo<br />
successivo è la coeducazione<br />
tra gruppi maschili e femminili<br />
che prelude nel 1973 alla<br />
fusione nazionale nell’Agesci.<br />
Nel ‘74 l’addio a Tullio<br />
Dal Ferro minato dal male, fino<br />
all’ultimo presente nei<br />
campeggi in Val Campelle, a<br />
distribuire karkadè e consigli<br />
di <strong>vita</strong>. Nel 1976 gli scout di<br />
tutt’Italia, e quelli <strong>del</strong> vicentino<br />
in prima fila, sono in Friuli<br />
accanto alle popolazioni colpite<br />
dal terremoto. Nel 1982 il<br />
Vicenza 5° lascia il Patronato<br />
con un trapianto nella parrocchia<br />
di S. Caterina; l’anno dopo<br />
l’attività riprende in Patronato<br />
sotto il<br />
nome di<br />
Vicenza VII con una nuova comunità<br />
capi.<br />
L’avventura continua. Ha il<br />
nome di molti sacerdoti a partire<br />
da don Remigio Burello<br />
che battezzò il Vicenza 5° nel<br />
‘45, per finire con don Nereo<br />
Tomasi che segue il gruppo dal<br />
1994; c’è chi come p. Guglielmo<br />
Cestonaro e p.Renzo<br />
Dalla Vecchia maturarono la<br />
propria vocazione proprio indossando<br />
la divisa scout. “Semel<br />
scout, sempre scout”: un<br />
motto che oggi ripeteranno in<br />
molti ritrovandosi attorno ad<br />
un luogo fisico ma soprattutto<br />
attorno ad un ideale, che con<br />
l’ostinazione <strong>del</strong> bene valica<br />
i decenni, evolve e si dimostra<br />
efficace anche nel Terzo<br />
millennio.<br />
Dal Messico ci<br />
scrive sr. Cecilia Dall’Alba<br />
Che c’è di straordinario nel<br />
fatto di aver ricevuto questa<br />
mattina la donazione di cereali<br />
per i bambini <strong>del</strong> nostro<br />
Centro Educativo? Nulla, a<br />
meno che si preferisca leggere<br />
questo fatto alla luce <strong>del</strong>la<br />
Provvidenza che sempre ci<br />
sorprende. Infatti la provvista<br />
di cereali era terminata ieri…<br />
Che c’è di straordinario<br />
nel lavorare con un gruppo di<br />
54 mamme sole, abbandonate,<br />
sulle quali ricade la responsabilità<br />
di mantenere la famiglia<br />
e l’educazione dei figli? Che<br />
sono 54 mamme sole in confronto<br />
ad una realtà immensa<br />
di donne nella medesima situazione?<br />
Ma per noi importa<br />
molto perché è in gioco la<br />
dignità e la promozione <strong>del</strong>la<br />
donna emarginata!<br />
Da sette anni abbiamo<br />
aperto a Città <strong>del</strong> Messico il<br />
Centro Educativo Leonardo<br />
<strong>Murialdo</strong> per bambini ed adolescenti.<br />
Adesso la realtà ci<br />
spinge a estendere il raggio<br />
<strong>del</strong>la nostra azione a mamme<br />
sole ed abbandonate. A noi<br />
interessa partire da questa<br />
realtà e con loro cercare soluzioni<br />
ai problemi. Con piccoli<br />
gesti. Con nulla di straordinario.<br />
È forse straordinario promuovere<br />
per loro passeggiate<br />
al parco perché esperimentino,<br />
anche solo per un giorno,<br />
la gioia di vivere senza preoccupazioni?<br />
La soluzione è stata<br />
facile: alcuni educatori sono<br />
rimasti con i bambini occupandosi<br />
di loro e noi abbiamo<br />
accompagnato le mamme per<br />
condividere divertimento,<br />
gioco, risate, riconoscendo la<br />
loro dignità di persone.<br />
Al termine <strong>del</strong>la giornata<br />
due constatazioni ci commuovono:<br />
- nessuno prima si era occupato<br />
di noi…<br />
- perché fate questo per<br />
noi?<br />
Amate mamme! Perché lo<br />
facciamo? Perché voi avete<br />
una croce molto pesante e noi<br />
la vogliamo condividere affinché<br />
diventi più leggera. Gesù<br />
lo farebbe. Lo ha fatto. Con<br />
questi piccoli gesti, vogliamo<br />
farvi sperimentare che Dio vi<br />
CRONACA: SUORE MURIALDINE<br />
EMMA BELLOTTO - E-mail: murialdine@murialdo.org<br />
ama! Viviamo in una casa<br />
grande. Si avvicinava il Natale<br />
e ci è venuta l’idea: perché<br />
non condividere la gioia propria<br />
<strong>del</strong> Natale con alcune<br />
mamme sole? Loro e i loro figli<br />
potrebbero dormire in un<br />
letto confortevole, potrebbero<br />
fare una doccia calda e gustare<br />
una cena speciale nella notte<br />
santa… Dopo la Messa siamo<br />
andate a casa con alcune<br />
mamme che sapevamo avrebbero<br />
trascorso da sole questa<br />
notte. I loro piccoli hanno<br />
cullato il Bambino Gesù,<br />
hanno aperto i regali che avevamo<br />
posto sotto l’albero, si<br />
sono seduti a tavola per la cena,<br />
molto frugale, ma certamente<br />
la miglior cena di Natale<br />
perché aveva il sapore <strong>del</strong>la<br />
condivisione.<br />
Poi, una <strong>del</strong>le nostre giovani<br />
ha intrattenuto i bambini fino<br />
a tardi con giochi, scherzi,<br />
racconti, dando l’illusione che<br />
la notte santa non avrebbe<br />
avuto termine.<br />
Il giorno seguente, con il<br />
cuore pieno di gioia, le mamme<br />
sono ritornate alla loro<br />
realtà di privazione portando<br />
due regali nel cuore: costatare<br />
che non sono sole perché hanno<br />
in noi <strong>del</strong>le alleate e che sta<br />
crescendo il numero di chi<br />
aiuta la loro causa per ottenere<br />
condizioni di <strong>vita</strong> più dignitose.<br />
Sono in gestazione infatti<br />
alcune iniziative di promozione<br />
<strong>del</strong>la donna emarginata:<br />
benvenuti a coloro che vogliono<br />
formare questa alleanza<br />
fatta di piccoli gesti!<br />
211
CRONACA: ENGIM-ONG<br />
RENZO DALLA VECCHIA<br />
L<br />
’attività internazionale<br />
<strong>del</strong>l’Engim (Ente Nazionale<br />
<strong>Giuseppini</strong> <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>)<br />
in veste di ONG (Organizzazione<br />
Non Governativa) nasce<br />
oltre dieci anni or sono, nel<br />
1994, con l’intenzione di offrire<br />
una casa comune a tutte<br />
quelle iniziative di sostegno<br />
e promozione <strong>del</strong>lo sviluppo,<br />
in favore dei Paesi più<br />
poveri, nate presso le opere<br />
dei <strong>Giuseppini</strong> a sostegno <strong>del</strong>le<br />
attività missionarie.<br />
L’obiettivo era quello di<br />
mettere a frutto le competenze<br />
e le professionalità che l’Engim<br />
è capace di esprimere soprattutto<br />
nel campo <strong>del</strong>la formazione<br />
professionale.<br />
Le scelte prioritarie nascevano<br />
proprio dalla volontà di<br />
privilegiare la cura e la formazione<br />
dei giovani, mediante<br />
un’azione specifica, volta<br />
ad assicurare lo sviluppo di<br />
una mentalità attiva nei confronti<br />
<strong>del</strong> proprio destino lavorativo,<br />
per l’acquisizione di<br />
una professionalità moderna e<br />
<strong>del</strong>l’insieme <strong>del</strong>le capacità<br />
culturali e operative che consentano<br />
una promozione al lavoro<br />
e sul lavoro, in un ruolo<br />
partecipativo.<br />
Oggi l’Engim è una ONG<br />
impegnata in molte aree <strong>del</strong><br />
mondo dove sta portando a<br />
termine importanti progetti<br />
nel campo educativo e sociale.<br />
Il suo nucleo centrale fa riferimento<br />
alla sede di coordinamento<br />
nazionale a Roma,<br />
ma le attività sono svolte in<br />
collaborazione con le diverse<br />
sedi Engim presenti su tutto il<br />
territorio nazionale.<br />
Brasile, Argentina, Ecuador,<br />
Colombia, Messico, Albania,<br />
Guinea Bissau, Sierra<br />
Leone, India sono le nazioni<br />
nelle quali sono stati realizzati<br />
o sono in corso di realizzazione<br />
interventi che vanno<br />
dalle piccole iniziative di solidarietà<br />
ai più impegnativi progetti<br />
pluriennali di assistenza<br />
e promozione <strong>del</strong>lo sviluppo<br />
locale.<br />
Nel 2000 l’Engim ha ottenuto<br />
il riconoscimento di idoneità<br />
da parte <strong>del</strong> Ministero<br />
degli Affari Esteri per la realizzazione<br />
di programmi<br />
a breve e<br />
medio termine nei<br />
Paesi in Via di sviluppo<br />
(PVS).<br />
In questo momento<br />
l’Engim si<br />
sta muovendo su<br />
tre piani distinti:<br />
IN ITALIA<br />
1. Sensibilizzazione e formazione<br />
Si tratta di iniziative di sensibilizzazione,<br />
informazione e<br />
formazione sia in ambito scolastico<br />
che extrascolastico,<br />
per far conoscere le problematiche<br />
dei paesi e dei popoli <strong>del</strong><br />
Sud <strong>del</strong> mondo alle giovani<br />
generazioni nel Nord. È anche<br />
un modo per preparare i futuri<br />
operatori <strong>del</strong>la cooperazione<br />
internazionale.<br />
2. Bottega <strong>del</strong> commercio<br />
equo e solidale<br />
La Bottega <strong>del</strong> Mondo-Engim<br />
è una forma di commercio<br />
alternativo alle tradizionali<br />
modalità di scambio. Perché<br />
non scambia solo merce, ma è<br />
portatore di usi e costumi e<br />
linguaggi, sentire e colori di<br />
persone diverse da noi solo<br />
per condizioni di svantaggio<br />
strutturale/politico. Equo perché<br />
garantisce condizioni di<br />
lavoro ad alta dignità e solidale<br />
con gli stessi, attori dei progetti<br />
di aiuto, per uno sviluppo<br />
più consapevole <strong>del</strong>la loro<br />
identità autoctona e dei prodotti<br />
di natura alimentare e artigianale<br />
che ne sono gli<br />
artefatti culturali.<br />
3. Servizio civile volontario<br />
Scopo <strong>del</strong> progetto di servizio<br />
civile è quello di coinvolgere<br />
i giovani nelle attività<br />
internazionali <strong>del</strong>l’Engim favorendo<br />
la loro crescita umana<br />
e professionale, accompagnandoli<br />
e dotandoli di particolari<br />
competenze operative<br />
utilizzabili anche al termine<br />
<strong>del</strong> loro servizio perché divengano<br />
efficaci operatori di<br />
Educazione allo Sviluppo e di<br />
Solidarietà Internazionale in<br />
Italia.<br />
ALL’ESTERO<br />
1. Interventi<br />
Si tratta di specifici interventi<br />
di promozione <strong>del</strong>lo<br />
sviluppo locale la cui durata<br />
può variare dai tre mesi ai 4-5<br />
anni. In questo momento le<br />
principali attività riguardano:<br />
2. Sostegno a distanza<br />
Tra le tante forme, possibili<br />
e già in atto, di solidarietà a<br />
favore <strong>del</strong>le missioni giuseppine,<br />
quella <strong>del</strong> sostegno a distanza<br />
(detta impropriamente<br />
“adozione a distanza”) occupa<br />
uno spazio significativo.<br />
Non abbiamo la pretesa di<br />
risolvere il “problema” <strong>del</strong>la<br />
povertà dei bambini <strong>del</strong> terzo<br />
mondo. Tuttavia vogliamo essere<br />
una mano tesa, un’oppor-<br />
Anno Progetti Nazioni<br />
2001- 04 Rafforzamento <strong>del</strong>le attività di formazione<br />
professionale a Bula e Bissau GUINEA BISSAU<br />
2002-03 Aggiornamento e rafforzamento <strong>del</strong> corso di<br />
meccanica a Caxias do Sul BRASILE<br />
2002-04 Convenzione per l’inserimento lavorativo di<br />
minori Albanesi - Fier ALBANIA<br />
2004 Realizzazione di pozzi e piccole attività per<br />
l’autosufficienza alimentare SIERRA LEONE<br />
2004 Realizzazione di pozzi e orti comuni per<br />
garantire l’autosufficienza alimentare GUINEA BISSAU<br />
2003 Realizzazione di biblioteche “Apprendimento<br />
lungo l’Arco <strong>del</strong>la <strong>vita</strong>” ECUADOR - MESSICO - GHANA<br />
2003-04 Progetto di prevenzione ed inserimento socio-lavorativo<br />
di minori in condizioni di bisogno ALBANIA<br />
tunità per “fare qualcosa”,<br />
un gesto di rispetto<br />
nei confronti <strong>del</strong>la dignità<br />
di decine di migliaia<br />
di bambini, di<br />
adolescenti e di giovani<br />
dei quali i missionari<br />
giuseppini condividono<br />
la <strong>vita</strong> e tra i quali operano.<br />
Attualmente seguiamo<br />
circa 1000 pro-<br />
getti di sostegno a distanza in<br />
molti paesi in via di sviluppo,<br />
grazie alla collaborazione<br />
di circa mille benefattori<br />
che si impegnano a sostenere<br />
le spese di un bambino o di<br />
un adolescente in un Centro<br />
Diurno, nella scuola o in un<br />
centro di avviamento al lavoro.<br />
Ma il sostegno a distanza<br />
è anche il primo passo per<br />
l’elaborazione e realizzazione<br />
di progetti più complessi<br />
con l’intenzione di incidere<br />
in modo ancora più significativo<br />
a livello di promozione<br />
<strong>del</strong>lo sviluppo locale.
CRONACA: ESPERIENZE<br />
GINO PICCIALUTI A fianco: I ragazzi con il bastone <strong>del</strong> pellegrino.<br />
Sotto: Il fosso cosiddetto <strong>del</strong>le “streghe”.<br />
“… Poi<br />
condussero Gesù in un luogo<br />
detto Golgota. Vollero dargli<br />
un po’ di vino drogato. Ma<br />
Gesù non lo prese. Poi lo inchiodarono<br />
alla croce”<br />
Marco 15,25,22-23<br />
Una fiammella di pietà,<br />
presente anche nei carnefici,<br />
voleva stordire il condannato<br />
perché sentisse meno la<br />
lacerazione <strong>del</strong>le sue carni.<br />
Ma questo condannato non la<br />
pensa così. È diverso dagli altri.<br />
Vuole donare interamente<br />
il suo martirio.<br />
Troppi uomini di oggi invece,<br />
senza alcun motivo grave,<br />
solo per un gioco perverso,<br />
che poi diventa una pesante<br />
catena o per vizio, entrano irresponsabilmente<br />
nel mondo<br />
<strong>del</strong>la droga.<br />
Da molti anni mi dedico a<br />
questi sventurati e passo il venerdì<br />
santo con i ragazzi <strong>del</strong>la<br />
Comunità Incontro, che si avvicendano<br />
nel tempo, ma tutti<br />
sempre con le stesse piaghe<br />
nell’anima. Ci troviamo in<br />
una località <strong>del</strong> comune di<br />
Amelia, denominata Molino<br />
Silla, ma che la gente <strong>del</strong> posto<br />
tanto tempo fa, quando il molinaccio<br />
era abbandonato,<br />
aveva soprannominato il fosso<br />
<strong>del</strong>le streghe. Ora nessuno<br />
la chiama più così.<br />
Qui abita don Pierino Gelmini,<br />
il fondatore, con i suoi<br />
Ragazzi e tutto intorno, vicino<br />
e lontano, sono nati centinaia<br />
di centri in Italia e nel mondo<br />
per il recupero dalla tossicodipendenza,<br />
tutti con gli stessi<br />
programmi e collegati intensamente<br />
con questa casa-madre,<br />
per una scuola di <strong>vita</strong> senza<br />
confini.<br />
Le Ragazze e i Ragazzi dei<br />
centri più vicini, quelli <strong>del</strong>l’Umbria,<br />
la domenica vengono<br />
qui per la messa di mezzogiorno<br />
e qui il venerdì santo<br />
fanno una giornata di ritiro.<br />
I lontani, nei loro centri, in<br />
altre parti <strong>del</strong> mondo, fanno il<br />
ritiro in silenzio come qui.<br />
Quest’anno si erano radunati<br />
davanti al convento <strong>del</strong>l’Annunziata,<br />
sulla collina, al<br />
mattino presto per poi cominciare<br />
a scendere insieme verso<br />
quel luogo che tutti ora chiamano<br />
“la valle <strong>del</strong>la speranza”<br />
con il bastone <strong>del</strong> pellegrino<br />
raccolto nei boschi d’intorno.<br />
In valle, nella piazza, la<br />
agorà, li attendeva il Don<br />
che senza mezzi termini incominciava<br />
dicendo: “chi<br />
non ha intenzioni serie di<br />
cambiare <strong>vita</strong> non butti via<br />
quel bastone. Lo conservi e<br />
lo consegni poi ai suoi familiari,<br />
che sapranno come<br />
adoperarlo, se servirà”.<br />
Entrando nel palazzetto<br />
hanno occupato quasi tutte<br />
le quattrocento poltroncine<br />
rosse <strong>del</strong>l’auditorio.<br />
Ragazzi in meditazione (non sempre!).<br />
Ad intervalli programmati<br />
hanno parlato brevemente sacerdoti,<br />
un giornalista, un generale<br />
dei carabinieri e il vescovo<br />
di Terni. Nei lunghi spazi<br />
di tempo lasciati liberi potevano<br />
passeggiare in silenzio<br />
nei prati, richiamati ogni tanto<br />
dalla campana per le meditazioni.<br />
Molti hanno chiesto di<br />
confessarsi.<br />
Ai Ragazzi <strong>del</strong>la prima fila<br />
il Don aveva chiesto bonariamente<br />
da quanto tempo non si<br />
fossero confessati.<br />
Le risposte sono state: “Da<br />
dodici anni- Da quindici- Non<br />
mi sono confessato mai”.<br />
Quando è venuta l’ora di<br />
pranzo i sieropositivi sono stati<br />
obbligati ad andare in refettorio.<br />
Gli altri potevano anche<br />
non andare. La gran parte hanno<br />
solo mangiato una mela<br />
prendendola dalle ceste lasciate<br />
agli angoli <strong>del</strong>la agorà.<br />
Tanti non hanno toccato neanche<br />
quella.<br />
C’è da imparare da questi<br />
emarginati il vero senso <strong>del</strong><br />
digiuno, quando hanno cominciato<br />
a risalire la china.<br />
Nelle confessioni riscoprono<br />
meravigliati che Dio li<br />
attendeva e li ama ancora, da<br />
sempre.<br />
Ma sono ormai molto fragili<br />
e vulnerabili.<br />
Il programma <strong>del</strong>la comunità<br />
è di circa trenta mesi. Chi<br />
è qui da qualche tempo è sempre<br />
più cosciente di essere impastato<br />
di fango. Nelle sue vene<br />
non c’è più la droga ma nella<br />
mente rimarrà per sempre.<br />
La Grazia di Dio può fare<br />
molto ma non basta. Il drogato<br />
per rinascere dovrà accettare<br />
lui, nella sua carne, i dolori <strong>del</strong><br />
parto, come ha fatto sua madre<br />
quando lo ha dato alla luce.<br />
Nei momenti difficili,<br />
quando tornerà a casa,<br />
non dovrà più aggirare<br />
le difficoltà, gli<br />
ostacoli ma, come fece<br />
Gesù, dovrà accettare<br />
con la mente libera<br />
le responsabilità<br />
di ogni giorno e,<br />
quando<br />
La piazza <strong>del</strong> ritrovo: la “agorà”.<br />
occorra, le lacerazioni dei momenti<br />
più difficili senza tentare<br />
di alienarsi con la droga.<br />
Ed ora vi apro ancora di più<br />
il mio cuore.<br />
Questo venerdì santo non<br />
mi è stato possibile rimanere a<br />
Molino Silla fino a sera.<br />
Mentre confessavo i Ragazzi<br />
sono venuti a dirmi che<br />
mi cercavano da casa. ARoma<br />
era morta mia sorella. L’avevo<br />
vista due giorni prima e ci eravamo<br />
dati appuntamento di lì<br />
a qualche giorno, il due di<br />
aprile, per il suo compleanno.<br />
Sorridendo ci eravamo detti<br />
“Se Dio vuole”, come ci aveva<br />
insegnato mamma quando<br />
eravamo bambini. Non si era<br />
svegliata quella mattina di venerdì<br />
santo. Era passata dal<br />
sonno all’incontro con Cristo<br />
crocifisso, anche lei sulla croce<br />
da qualche tempo.<br />
Sono tornato a Roma in<br />
fretta pregando in autostrada<br />
il Signore risorto per lei che<br />
era vissuta in semplicità,<br />
umile, <strong>del</strong>icata, quasi in punta<br />
di piedi ed in punta di piedi<br />
se ne era voluta andare senza<br />
disturbare, per non farci piangere<br />
nei giorni <strong>del</strong>la resurrezione.<br />
Ora è con Cristo nella<br />
Pasqua eterna.
ROMA<br />
CASA GENERALIZIA<br />
Cinquantesimi di Messa<br />
Dal 4 al 10 aprile si è svolto<br />
l'incontro, animato da p. Tullio<br />
Locatelli, per i giuseppini<br />
che ricordano quest'anno il<br />
cinquantesimo anniversario<br />
di Ordinazione sacerdotale.<br />
Sono stati presenti p. Severino<br />
Caldonazzo, p. Gerardo<br />
Capuozzo, p. Giuseppe Del<br />
Giudice, p. Alessandro Vignato,<br />
p. Armando Zaccaria,<br />
p. Giorgio Casalegno, p.<br />
Giuseppe Leonardi, insieme<br />
a fr. Antonio Santonico e<br />
Umberto Lovato. Hanno<br />
concelebrato col Padre generale<br />
al suo rientro dal Brasile,<br />
per il Papa defunto nella<br />
Basilica Vaticana e a Viterbo<br />
presso la chiesa di Santa Rosa<br />
(foto). Si è concluso con il<br />
pellegrinaggio a Torino "sui<br />
passi <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>".<br />
(foto in alto)<br />
(Mamme Apostoliche di Milano)<br />
MILANO<br />
Mamme Apostoliche<br />
Il 17 marzo si è tenuto l’incontro<br />
annuale <strong>del</strong> gruppo<br />
AMA, (foto in basso) che di<br />
solito si tiene per la festa<br />
onomastica di san Giuseppe.<br />
Il parroco don Guglielmo ha<br />
parlato <strong>del</strong>la <strong>vita</strong> semplice<br />
<strong>del</strong> santo, uomo di molta fede,<br />
umiltà e obbedienza. Insieme<br />
alla preghiera e al momento<br />
conviviale si è ricordato<br />
don Paolo Novero con<br />
una borsa di studio di 450 euro<br />
per i seminaristi giuseppini<br />
in India.<br />
ECUADOR<br />
TENA – Nuove vetrate<br />
Nella chiesa <strong>del</strong>la missione<br />
giuseppina nel Napo, intitolata<br />
a “Nuestra Señora <strong>del</strong> cisne<br />
y de la nube”, sono state<br />
installate alcune vetrate. Una<br />
rappresenta il Papa Pio XI<br />
che ha affidato il vicariato ai<br />
<strong>Giuseppini</strong> insieme ai<br />
Vescovi missionari che<br />
si sono succeduti (nella foto<br />
in alto), una i confratelli defunti<br />
e un’altra le suore che si<br />
sono dedicati alla missione.<br />
ARGENTINA<br />
MISSIONE a Villa Bosch<br />
(Buenos Aires foto sotto)<br />
Del 17 al 20 de febrero <strong>del</strong><br />
2005, un grupo de 62 misioneros<br />
murialdinos de la Parroquia<br />
de Ntra. Sra. Del Carmen<br />
y <strong>del</strong> Instituto Pío XII,<br />
realizaron una misión en Los<br />
Toldos (Provincia de Buenos<br />
Aires) y en las localidades<br />
cercanas de La Delfina, Baigorrita,<br />
Zavalía y San Emilio.<br />
Realizaron tareas de evangelización,<br />
visitas domiciliarias y<br />
celebraciones de la Eucaristía.<br />
Todo esto está incluido en un<br />
plan de tres años de duración.<br />
En agosto está prevista la segunda<br />
etapa de este año. Los<br />
misioneros fueron recibidos<br />
también por el famoso escritor<br />
benedictino P. Mamerto Menapace,<br />
<strong>del</strong> Monasterio de Los<br />
Toldos.<br />
STIGNANO<br />
Incontro dei Laici <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong><br />
IL 13-14 MARZO si è svolto<br />
un incontro <strong>del</strong>le Comunità<br />
dei Laici <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> <strong>del</strong> centro-sud<br />
a Stignano (Foggia foto<br />
sopra). Hanno aderito i rappresentanti<br />
di Foggia, Lucera,<br />
Nicotera e Taranto. P. Mauro<br />
Peserico è stato presente come<br />
guida e facilitatore <strong>del</strong>la riflessione,<br />
p. Giampiero Melaragni<br />
ha animato i momenti di spiritualità,<br />
per tutti è stata l’opportunità<br />
di crescere in un cammino<br />
di interiorità e di fraternità.<br />
ROMANIA<br />
Si è svolto, dal 14 al 18 marzo,<br />
un incontro<br />
di condivisione<br />
tra un<br />
gruppo di<br />
giovani<br />
confratelli<br />
giuseppini<br />
presso le<br />
comunità<br />
<strong>del</strong>la Romania,<br />
coordinato da<br />
p. Sandro Agazzi. Erano<br />
presenti: Diego<br />
Cappellazzo, Francesco<br />
Molinaro, Gianlorenzo<br />
Rocchetti, Samuele<br />
Cortinovis, Ser-<br />
gio Cerracchio, Vincenzo Molinaro,<br />
Vincenzo Tramontana.<br />
(foto in basso)<br />
CESENA<br />
LetterAmica<br />
Con tale titolo è partito un nuovo<br />
servizio sociale di volontariato<br />
a livello nazionale, per<br />
dare un sostegno morale a<br />
chiunque attraversi un momento<br />
difficile. Basta scrivere<br />
alla casella postale 59/5 di Cesena<br />
e si trova chi è disposto a<br />
rispondere, consigliare e incoraggiare<br />
(foto in alto).<br />
S. GIUSEPPE V.<br />
Formazione per il<br />
servizio civile<br />
Dall’11 al 13 marzo si è tenuta<br />
presso il centro giovanile la<br />
formazione dei volontari <strong>del</strong><br />
servizio civile nazionale, diretta<br />
agli interessati provenienti<br />
dalle opere giuseppine<br />
<strong>del</strong> centro-sud d’Italia. Il raduno,<br />
impostato con relazioni e<br />
gruppi di studio, momenti didattici<br />
e interattivi, portava il<br />
titolo: “un mondo da scoprire”.<br />
Coordinato da Nunzia<br />
Boccia, ha coinvolto diversi<br />
relatori: p. Celmo Lazzari, il<br />
dr. Luigi Giordano, Rosaria<br />
De Ruggiero e Marco Di Sabato.<br />
La domenica si è svolto pure<br />
il ritiro dei Giovanissimi,<br />
con p. Fernando e Marilù Cola<br />
(foto sopra).
ppeerr nnoonn llaasscciiaarree ssppeeggnneerree 11000000 ssoorrrriissii<br />
Sostegno di un Centro diurno<br />
Tanti sorrisi di bambini tornano ad illuminarsi in un Centro Diurno.<br />
S<br />
ostenere un bambino<br />
in un Centro<br />
Diurno significa<br />
garantire attività di gioco,<br />
musica, merende,<br />
aiuto nello studio e medicine<br />
in caso di necessità,<br />
a tanti piccoli bisognosi<br />
È<br />
una forma di sostegno<br />
meno personalizzata<br />
ma<br />
più adatta alle necessità di Paesi dove i<br />
bambini da aiutare sono molti e permette<br />
di aiutare tutti i bambini <strong>del</strong>le comunità<br />
senza creare privilegiati, ma cercando<br />
di soddisfare i bisogni di tutti, in<br />
maniera giusta.<br />
È<br />
un grande atto d’amore e di consapevolezza<br />
verso problemi<br />
grandi che affliggono i più piccoli,<br />
nei Paesi <strong>del</strong>l’Europa <strong>del</strong>l’Est, America<br />
Latina, Africa e Asia. È un gesto<br />
che contribuisce a togliere tanti bambini<br />
dalla strada e li aiuta ad avere un<br />
futuro migliore.<br />
SOSTEGNO A DISTANZA<br />
P. Celmo Lazzari: PROCURA MISSIONI<br />
Tel. 06-62.43.400 - Fax 06.62.40.846<br />
consigliere.missioni@murialdo.org<br />
Via Belvedere Montello, 77<br />
00166 ROMA<br />
Chiedete gli appositi cc postali intestati ENGIM<br />
utilizzati per il Sostegno a Distanza<br />
L<br />
a quota per contribuire a sostenere<br />
un Centro diurno corrisponde<br />
a € 155,00 annuali. Si<br />
ricevono documentazione aggiornata<br />
sulle attività <strong>del</strong> centro: informazioni<br />
sulla sua struttura e sul lavoro che vi<br />
si svolge, fotografie dei bambini<br />
mentre svolgono le attività (gioco,<br />
musica, merenda, ballo..) e disegni,<br />
piccoli lavoretti fatti da loro.<br />
INIZIATIVE DI CARITÀ (Libera offerta)<br />
FONDO AIUTO ISTRUTTORI (Libera offerta)<br />
SOSTEGNO<br />
DI UN SEMINARISTA € 310,00 annuali<br />
MISSIONI GIUSEPPINE (Libera offerta)<br />
UN PASTO GIORNALIERO € 10,00<br />
BORSA DI STUDIO € 155,00 annuali<br />
Per informazioni rivolgersi a:<br />
VITA GIUSEPPINA<br />
Tel. 06-62.47.144 - Fax 06.62.40.846<br />
E-mail: <strong>vita</strong>.g@murialdo.org<br />
Uno spazio aperto ai vostri messaggi<br />
Accludo euro 50 come modesto sostegno.<br />
Tengo a precisare che io leggo<br />
sempre VITA GIUSEPPINA. Un grazie<br />
agli autori e complimenti per gli articoli<br />
e la veste tipografica.<br />
Vinicio Crema<br />
Ho visto sul nostro sito la<br />
nuova grafica di <strong>vita</strong> giuseppina<br />
di marzo, la trovo bellissima, allegra,<br />
coinvolgente, avete fatto<br />
proprio bene!!!! grazie di cuore.<br />
Silvana Roso<br />
Complimenti per la grafica,<br />
finalmente prende più VITA la<br />
rivista con una grafica accattivante<br />
e alla moda…<br />
Ivan Cutolo<br />
Ciao a tutti! È da tempo che vi seguo ma<br />
non mi sono avventurato mai ad intervenire,<br />
una <strong>del</strong>le ragioni è perché sono spagnolo e l’italiano<br />
non lo scrivo molto bene (n.d.r. invece<br />
sei bravissimo) per questo perdonatemi se sbaglio.<br />
Mi sono deciso a scrivere perché l’11<br />
marzo è stato l’anniversario dei terribili attentati<br />
di Madrid, dove sono morte 191 persone<br />
e migliaia di feriti. Vorrei che tutti fossero<br />
nel nostro ricordo anche perché tra quei<br />
morti ci sono familiari <strong>del</strong>la Famiglia <strong>del</strong><br />
<strong>Murialdo</strong> qui in Spagna; preghiamo quindi<br />
insieme per loro e per tutti, così saremo una<br />
ben unita famiglia come il <strong>Murialdo</strong> voleva<br />
(T).<br />
Devo comunicare le impressioni di<br />
un viaggetto (12 ore di pulman) dall’altro<br />
lato <strong>del</strong>l’India, a Pondicherry e<br />
Cuddalore. Scopo <strong>del</strong> viaggio: incontrare<br />
alcuni giovani che pensano di venire<br />
al nostro seminario, e il vescovo<br />
locale, cui consegnare parte <strong>del</strong>la<br />
somma arrivata dall’Italia per le vittime<br />
<strong>del</strong>lo tsunami. Il Tamil Nadu alterna<br />
zone industriali a immensi spazi<br />
di campagna: riso, canna da zucchero, noccioline americane (adesso si raccolgono). I<br />
villaggi di campagna, dove, ricordiamolo, vive la <strong>maggio</strong>ranza degli indiani, sono ancora<br />
molto poveri: si vedono tante capanne col tetto di foglie di palma, e poche case di<br />
mattoni. Il bestiame (bovini, ovini, suini e pollame) circola liberamente. Quasi dappertutto<br />
c’è la corrente elettrica. Per l’acqua ci sono pozzi e pompe, ma non acqua corrente<br />
in casa. I contadini riescono a vivere dignitosamente, se il raccolto è buono, altrimenti<br />
devono ricorrere a prestiti. Ci sono parecchi trattori, ma per lo più usano ancora i buoi<br />
per arare o tirare i carri. Sono passato anche per alcuni villaggi colpiti dallo tsunami. Si<br />
vedono ancora qua e là mucchi di macerie, e le case provvisorie fatte di bambù. Pochissimi<br />
pescatori hanno ripreso il lavoro. Il governo <strong>del</strong> Tamil Nadu solo in questi giorni<br />
ha varato il piano per ricostruire le case e ridare barche e reti. Ho potuto apprezzare<br />
il lavoro svolto dalla Chiesa locale, per venire incontro all’emergenza. Ora speriamo<br />
che la ricostruzione sia veloce.<br />
Eugenio Beni<br />
219
A CURA DI: GIANNI ROVIDA<br />
N<br />
E-mail: giannirovida@plastochimica.it<br />
arra un’antica<br />
leggenda che un gior-<br />
Questa favola dall’INDIA mostra<br />
no dal grande maestro di sag-<br />
come Autocontrollo, Generosità<br />
gezza Progiapoti si recarono tre<br />
e Misericordia sono tre pre-<br />
individui per domandargli un consiziosi<br />
tesori per la natura<br />
glio per affrontare meglio i problemi <strong>del</strong>-<br />
umana che possono rila<br />
<strong>vita</strong>. I tre esseri erano rispettivamente: un<br />
assumersi in un’uni-<br />
idolo,un uomo e un demone.<br />
ca frase “amore<br />
Quando il saggio li vide domandò loro cosa volesse-<br />
verso sé e verso<br />
ro. “Un consiglio per vivere meglio nella <strong>vita</strong>” rispose-<br />
il prossimo”.<br />
ro insieme.<br />
Il maestro disse loro che prima dovevano praticare un lungo<br />
cammino di ascesi per purificare lo spirito ed acquisire<br />
nuova forza. I tre ubbidirono e per alcuni anni seguirono fe<strong>del</strong>mente<br />
il consiglio.<br />
Il primo a tornare, fu l’idolo. Rivolgendosi a Progiapoti domandò<br />
finalmente il tanto sospirato consiglio. Il saggio gli sussurrò allora<br />
in un orecchio solo una “D”. L’idolo non comprese immediatamente il<br />
significato, poi riflettendo giunse ad una conclusione: “Maestro la D vuol<br />
forse dire: “dominati”?” Il saggio annuì soddisfatto. L’idolo allora tornò nei<br />
suoi cieli più umile.<br />
Poi fu la volta <strong>del</strong>l’uomo di chiedere il consiglio. Anche a lui Progiapoti disse<br />
solo una lettera: “D”. L’uomo rimase interdetto da quella semplice risposta<br />
cercando di scoprirne il significato, poi dopo aver riflettuto a lungo disse:<br />
“Maestro forse il significato <strong>del</strong>la D è che devo “donare”?” Progiapoti chinò il capo<br />
in segno di assenso. Allora l’uomo tornò nel mondo da dove era venuto, più libero.<br />
Per ultimo si presentò il demone. Quando anch’egli si sentì pronunciare solo una<br />
“D”, rimase allibito. Sperava di sentire chissà quali rivelazioni da parte <strong>del</strong> saggio,<br />
allora iniziò a riflettere. Dopo un certo periodo tornò dicendo: “Maestro la mia D significa<br />
“dare perdono”?” Progiapoti congedò anch’esso felice che avesse compreso.<br />
Itre individui avevano afferrato tre significati diversi, tutti esatti, dal medesimo suggerimento,<br />
ciascuno traendo dalla sua personale esperienza il tesoro di cui più aveva<br />
bisogno.<br />
Idolo, uomo e demone: 3 facce <strong>del</strong>la stessa natura umana. Il primo<br />
è quando si spadroneggia credendosi dio; da qui: “Dominati”.<br />
Il secondo è quando si tende a consumare tutto avidamente;<br />
da qui: “Dona”. Infine il terzo è quando si pratica<br />
giudizio, violenza e cru<strong>del</strong>tà verso i propri simili; da<br />
qui: “Dai misericordia”. Questa favola dall’INDIA mostra<br />
come Autocontrollo, Generosità e Misericordia sono<br />
dunque tre preziosi tesori per la natura umana che possono<br />
riassumersi in un’unica frase “amore verso sé e verso il<br />
prossimo”.<br />
Liberamente tratto da:” Favole dall’Asia” di Mario Riccò. Edito dalla<br />
E.M.I.<br />
UN PENSIERO<br />
Poiché la croce di Cristo<br />
è il segno d’amore e di<br />
salvezza, non deve sorprenderci<br />
che ogni amore autentico<br />
richiede sacrificio. Non abbiate<br />
paura allora quando l’amore è esigente.<br />
Non abbiate paura quando<br />
l’amore richiede sacrificio. Non abbiate<br />
paura <strong>del</strong>la croce di Cristo. La croce è<br />
l’Albero <strong>del</strong>la Vita,genera la Vita. È sorgente<br />
di ogni gioia e di ogni pace. Era l’unico<br />
modo per Gesù di arrivare alla risurrezione<br />
e al trionfo. È l’unico modo per noi di partecipare<br />
alla sua <strong>vita</strong>, ora e sempre.<br />
GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai giovani di Auckland -<br />
22 novembre 1986<br />
PREGHIERA<br />
Riusciamo, a volte, Padre<br />
Celeste, a generare, per<br />
tuo dono la <strong>vita</strong>, quella che<br />
però finisce. Non abbiamo noi<br />
le forze, le risorse per generare<br />
la <strong>vita</strong> che non muore…<br />
Anzi è solo morendo<br />
ogni giorno a<br />
noi stessi, che la Tua<br />
Vita si genera in noi e<br />
attorno a noi, come un<br />
giardino che attraversa<br />
lo spogliamento invernale<br />
per generare fiori<br />
e frutti nuovi. Non<br />
stancarti Padre Misericordioso<br />
di strabordare<br />
Vita sulle nostre<br />
quotidiane morti!<br />
Generare <strong>vita</strong><br />
Dopo qualche tempo che inizi a credere fermamente all’amore,<br />
Dio ti si manifesta, aprendoti nuovi occhi: vedi che<br />
da ogni prova raccogli frutti, che a ogni lotta segue una<br />
vittoria, che su ogni lacrima fiorisce un sorriso, perché<br />
Dio è la Vita, che permette il male per un bene più grande.<br />
Il modo di osservare le cose all’umana scolorisce e vale<br />
un nuovo detto: “Non c’è spina senza rosa”. (C. Lubich)