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aprile 2007 definitivo - Giuseppini del Murialdo

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Anno CXIII - N. 4 Aprile <strong>2007</strong> - POSTE ITALIANE SPA -SPEDIZIONE IN A. P. D.L. 353/03 (CONV. L. 46/04) ART. 1 COMMA 2, DCB – FILIALE DI ROMA<br />

PERCHÉ PIACE<br />

IL NUOVO PAPA?<br />

Due anni con Benedetto XVI<br />

LA CAREZZA DI KAROL<br />

Un ricordo di Giovanni Paolo II<br />

LA “MIA” GERUSALEMME<br />

A colloquio con il card. Martini<br />

L’INCONTRO<br />

Il custode <strong>del</strong>la memoria<br />

19 <strong>aprile</strong> 2005, ore 17:50<br />

le prime parole:<br />

“Dopo il grande Giovanni Paolo II<br />

i signori cardinali hanno eletto me,<br />

un semplice e umile lavoratore nella vigna <strong>del</strong> Signore”.


Roma,<br />

27-3-1966,<br />

Parrocchia<br />

giuseppina<br />

<strong>del</strong>l’Immacolata.<br />

Paolo VI<br />

durante la<br />

visita quaresimale<br />

all’opera. Si<br />

riconoscono<br />

a sinistra, in<br />

basso,<br />

p. Vincenzo<br />

Minciacchi,<br />

superiore<br />

generale. A<br />

destra un<br />

giovane<br />

p. Paolo<br />

Mietto (poi<br />

superiore<br />

generale ed<br />

ora vescovo,<br />

vicario<br />

Apostolico<br />

<strong>del</strong> Napo)<br />

La foto di copertina:<br />

Papa Benedetto XVI<br />

ATTUALITÀ<br />

90 DUE ANNI CON BENEDETTO XVI<br />

92 WOJTYLA PRESTO BEATO<br />

94 IL SEGRETO DI GERUSALEMME<br />

102 LA CAREZZA DI KAROL<br />

108 PER UNA BUONA PASQUA<br />

RUBRICHE<br />

87 IN POCHE RIGHE<br />

89 ACCADDE<br />

95 GIOVANI<br />

101 MULTIMEDIA<br />

103 5 X MILLE<br />

109 L’INCONTRO<br />

110 FLASH DI VITA<br />

112 FAVOLE DAL MONDO<br />

113 FRAMMENTI<br />

PRIMA PAGINA<br />

85 PARTONO LE CAROVANE<br />

SPIRITUALITÀ<br />

86 LAVORATORE MODELLO<br />

88 A FAVORE DELLA STAMPA<br />

CRONACA<br />

104 ANTARTIDE<br />

UN LABORATORIO NAURALE DEL PIANETA<br />

105 VOLONTARIATO IN AFRICA<br />

106 PASTORALE GIOVANILE VOCAZIONALE<br />

107 40ANNI DI NOSTALGIA<br />

Ho scritto di recente una lettera circolare a tutti i religiosi giuseppini, intitolandola<br />

“I grandi sogni fanno partire le carovane”. In essa ho raccolto<br />

le principali direzioni di cammino che le comunità e le province si sono<br />

date nei capitoli provinciali, nell’impegno a dare concretezza al ”sogno”<br />

<strong>del</strong> capitolo generale.<br />

Sono rimasto contento <strong>del</strong>la sintonia che si respira in queste programmazioni e<br />

voglio condividerla con tutti gli amici di Vita Giuseppina.<br />

Tre sono gli elementi comuni che sono come la piattaforma <strong>del</strong>la nostra unità e<br />

l’indicazione netta <strong>del</strong> nostro futuro: il valore <strong>del</strong>la vita fraterna e <strong>del</strong> suo rinnovamento<br />

nel contesto <strong>del</strong>la Famiglia <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>; la dedicazione sempre più visibile ai<br />

giovani poveri; una rinnovata attenzione vocazionale.<br />

Per quanto riguarda la vita fraterna, molto significativo è l’impegno a costruire<br />

intorno alla comunità giuseppina una “comunità murialdina” che esprima la relazione<br />

fra religiosi e laici in una passione condivisa per il carisma <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>:<br />

questa strada apre a inediti percorsi di speranza e di futuro.<br />

Circa la dedizione sempre più visibile ai giovani poveri, tutti si sono<br />

lasciati provocare dal testo forte ed impegnativo <strong>del</strong> capitolo generale: “Aperti<br />

profeticamente alle sfide <strong>del</strong>la nuova evangelizzazione, siamo chiamati ad ascoltare<br />

con sempre maggior attenzione le voci dei giovani più poveri, sapendo che,<br />

ponendoci al loro servizio, potremo, insieme, scoprire il volto di Dio”.<br />

Questo ascolto si è concretizzato in vario modo, secondo la peculiarità <strong>del</strong>le situazioni<br />

locali, ma con un’identica passione: in ciò ho riscontrato con gioia il segno di un<br />

amore non affievolito verso la causa per la quale abbiamo scelto di dare la vita.<br />

È la passione che alimenta il nostro sogno.<br />

Infine c’è in tutti una rinnovata attenzione vocazionale.<br />

La questione non è posta in modo ansioso, né colpevolizzante, ma si vuole esprimere<br />

nella effettiva capacità di accoglienza nelle nostre comunità di giovani che vogliono<br />

stare con noi anche solo per un periodo di tempo, nella logica <strong>del</strong> “vieni e vedi”,<br />

nella valorizzazione vocazionale <strong>del</strong>le esperienze di volontariato di cui sono ricche<br />

le nostre realtà, nell’approfondimento <strong>del</strong>le potenzialità vocazionali presenti nell’impegno<br />

a costruire e consolidare la realtà <strong>del</strong>la Famiglia <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>.<br />

Su questi sentieri si sono messe in cammino le nostre carovane.<br />

Su questi sentieri ci incontriamo e facciamo risplendere di nuova bellezza il carisma<br />

di San Leonardo <strong>Murialdo</strong>.<br />

di p. Mario<br />

Aldegani,<br />

padre<br />

Generale<br />

superiore.gen@murialdo.org<br />

85


di<br />

Angelo<br />

Catapano<br />

acatapano@murialdo.it<br />

Nella sua opera, nell’azione e negli<br />

scritti, Eugenio Reffo non manca di<br />

sottolineare la figura di san Giuseppe<br />

come mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong> lavoratore. Già il fatto<br />

stesso che ha trascorso una vita intera tra gli Artigianelli,<br />

che avevano scelto per loro Patrono il santo<br />

artigiano di Nazaret, lo ha reso sensibile a questo<br />

aspetto. Se poi si pensa al suo lavoro di redattore e<br />

giornalista per oltre cinquant’anni, è chiaro che non<br />

perde l’occasione nei suoi articoli di parlare frequentemente<br />

ai lavoratori <strong>del</strong> loro protettore. Si pensi in<br />

particolare al giornale “La Voce <strong>del</strong>l’Operaio”, lavoro<br />

a cui si dedica per decenni regolarmente ogni<br />

mattina. In un tempo <strong>del</strong>icato per gli aspri conflitti sociali<br />

e l’opposizione ai valori cristiani, con la sua penna<br />

battagliera, puntualmente il Reffo difende la Chiesa<br />

dai ricorrenti attacchi contro la fede, la morale, il<br />

Papa. Dopo il 1870, data cruciale che ci riporta contemporaneamente<br />

alla breccia di Porta Pia e alla<br />

proclamazione di san Giuseppe a Patrono <strong>del</strong>la Chiesa<br />

universale, viene da lui ribadita in tutte le occasioni<br />

l’importanza di ricorrere alla sua protezione.<br />

La festa <strong>del</strong> lavoro<br />

Gli articoli <strong>del</strong> Reffo, sebbene spesso non firmati,<br />

appaiono normalmente nella prima colonna <strong>del</strong>la<br />

prima pagina, dunque con carattere di editoriale.<br />

Scorrendone alcuni sul nostro argomento, in uno scrive<br />

riferendosi alla festa di san Giuseppe: “La festa <strong>del</strong><br />

lavoro è, e per tale dovrebbe essere<br />

da tutti riconosciuta, la festa di S. Giuseppe,<br />

ossia di Colui che <strong>del</strong> lavoro<br />

diede il più nobile esempio, esercitandolo<br />

Egli stesso con solerzia pari all’umiltà<br />

nella povera bottega di Nazaret<br />

e con umiltà più grande ancora sottomettendosi<br />

al volere divino, che lo<br />

diede per maestro al Creatore <strong>del</strong>l’universo”.<br />

Quindi afferma: “Se si vuol fare<br />

la festa cattolica <strong>del</strong> lavoro, S. Giuseppe<br />

è lì che ci aspetta a celebrarla<br />

nel suo giorno e sotto il suo patrocinio.<br />

Così per un nuovo e più forte vincolo,<br />

l’operaio sarà stretto alla più santa<br />

<strong>del</strong>le famiglie e il lavoro animato dalla<br />

fede nettamente si distinguerà dal lavoro<br />

materiale che solo agogna ai<br />

beni <strong>del</strong>la terra”.<br />

L’obiettivo è dunque di “cristianizzare”<br />

il lavoro, di nobilitarlo elevandolo<br />

a compimento <strong>del</strong>la volontà di Dio,<br />

di santificarlo unendolo alla preghie-<br />

ra, come faceva san Giuseppe nella bottega di Nazaret,<br />

un mo<strong>del</strong>lo che non dovrebbe essere mai dimenticato.<br />

Così Eugenio fa la sua proposta: “In ogni<br />

opificio si dovrebbe collocare in onore l’immagine di<br />

S. Giuseppe, e quell’immagine direbbe agli operai:<br />

così si lavora!”. La bottega di Nazaret viene vista<br />

sempre più non solo come mo<strong>del</strong>lo, ma perfino come<br />

“medicina” contro i mali <strong>del</strong>la società industriale, <strong>del</strong>lo<br />

sfruttamento e <strong>del</strong>la discriminazione nel mondo <strong>del</strong><br />

lavoro, <strong>del</strong>le tensioni tra padroni ed operai, <strong>del</strong>la lotta<br />

classista.<br />

La bottega di Nazaret<br />

Se ciò che sta più a cuore a don Reffo è la salvezza<br />

eterna dei lavoratori, non mancano però nei suoi<br />

scritti acutezza di analisi e di lungimiranza. Riassumendo<br />

il proprio pensiero sull’agitata questione operaia,<br />

di cui è ben al corrente, scrive con perspicacia sul<br />

giornale: “Senza andare alla scuola <strong>del</strong> Fabbro di Nazaret<br />

non sarà mai possibile sciogliere l’intricatissima<br />

questione sociale. Ci vadano industriali e padroni, ci<br />

vadano lavoratori dei campi e <strong>del</strong>le officine, e tutti si<br />

riconoscano fratelli, tutti figli di Dio creatore e signore<br />

<strong>del</strong> cielo e <strong>del</strong>la terra. Allora cesserà la lotta di classe,<br />

ossia la guerra tra industriali ed operai; cesserà l’oppressione<br />

da una parte e l’invidia dall’altra e subentrerà<br />

l’accordo conciliativo mediante patti inspirati al<br />

rispetto dei mutui doveri e diritti; allora sorgeranno di<br />

comune accordo istituzioni di previdenza e di beneficenza,<br />

di compartecipazioni di utili, e di assicurazioni<br />

contro gli infortuni; istituzioni benedette dal Signore,<br />

perché secondo il suo Vangelo, saranno di pace sociale”.<br />

San Giuseppe lavoratore in definitiva nobilita la<br />

condizione <strong>del</strong>l’operaio, come di ogni professione<br />

<strong>del</strong>l’industria, <strong>del</strong> commercio, <strong>del</strong>l’artigianato, <strong>del</strong>l’agricoltura…<br />

Egli può e deve essere imitato da ogni lavoratore.<br />

Non potrebbe essere altrimenti e san Giuseppe<br />

non potrebbe sentire come casa sua il luogo<br />

dove si insegue il profitto, non si esegue il proprio dovere<br />

e si calpestano i diritti <strong>del</strong> prossimo. Occorre considerare<br />

l’esistenza di san Giuseppe trascorsa per<br />

gran parte, almeno per tre decenni, nel lavoro diuturno.<br />

Bisogna pensare che era tutto orientato al servizio<br />

di Gesù e di Maria. Davvero lavoratore perfetto e nello<br />

stesso tempo il più autentico contemplativo. “Non<br />

lo si trova un istante inoperoso; dal primo suo alzarsi fino<br />

alla tarda sera, ogni sua azione è per Gesù e per<br />

Maria. Non dà colpo di pialla o di martello, non esce,<br />

che non sia per loro, unicamente per loro, i quali, come<br />

formano l’unico oggetto dei suoi pensieri, così sono<br />

l’unica meta <strong>del</strong>la sua operosità”.<br />

Io e mio marito ci siamo sempre comportati<br />

come una famiglia cristiana. Ci siamo conosciuti<br />

nell’Azione Cattolica, sposati, abbiamo<br />

educato i figli come noi consideravamo<br />

giusto. Sono stata impegnata in parrocchia,<br />

come educatrice ed animatrice e mio<br />

marito ha fatto altrettanto. Ora mia figlia, che<br />

si è sposata civilmente, dice di voler fare le<br />

sue scelte: è gentile, rispettosa dei genitori,<br />

ma sulla fede... credo si sia allontanata. Dove<br />

abbiamo sbagliato?<br />

una mamma, Milano<br />

Risponde p. Giovanni Boggio,<br />

docente di Esegesi Biblica<br />

all’Ist. Filosofico Teologico viterbese<br />

E chi l’ha detto che avete sbagliato voi?<br />

La vostra domanda è lodevole e risponde<br />

ad un’esigenza profonda <strong>del</strong>la fede cristiana:<br />

sentirsi corresponsabili di quanto avviene<br />

attorno a noi. Però alla corresponsabilità<br />

si affianca anche la responsabilità <strong>del</strong>la<br />

singola persona. Bisogna sempre tenere<br />

presenti questi due aspetti.<br />

Nel vostro caso, che è comune a tanti altri<br />

genitori, è difficile, soprattutto dall’esterno,<br />

valutare quale di questi due aspetti sia<br />

prevalente. Il grande dono <strong>del</strong>la libertà ci pone<br />

nella condizione di accettare o rifiutare<br />

ogni proposta che ci viene fatta, indipendentemente<br />

dalla sua validità oggettiva. Può<br />

darsi che le vostre proposte di vita siano state<br />

ottime e che non siano state recepite in<br />

pieno per una quantità di influssi diversi dai<br />

vostri. Però se vostra figlia è gentile e rispettosa,<br />

vuol dire che le avete dato molto di positivo.<br />

E al giorno d’oggi non è poco.<br />

Manca il più, secondo voi. È vero, ma<br />

avete costruito una base solida dalla quale<br />

può crescere anche la fede che vi sta a cuore.<br />

Ognuno ha i suoi tempi di risposta agli inviti<br />

di Dio.<br />

Uno dei luoghi più suggestivi di Gerusalemme<br />

è il cosiddetto “Dominus flevit” che ricorda<br />

il pianto di Gesù sulla città che amava<br />

e che non aveva accolto i suoi inviti. Voi ora<br />

condividete la <strong>del</strong>usione di Gesù. Vi auguro<br />

di condividere la gioia di santa Monica, la<br />

madre <strong>del</strong> grande Agostino.<br />

Per chi si trovò davanti a quella scatola, nella primavera<br />

<strong>del</strong> 1957, la tv apparve come un’invenzione magica.<br />

Conteneva Rin Tin Tin, il Mago Zurlì e Carosello che arrivò<br />

in quei mesi e catturò anche l’ascolto infantile perché<br />

segnava lo spartiacque <strong>del</strong>la giornata per i più piccoli:<br />

“dopo Carosello tutti a nanna!”.<br />

Molti, tra coloro che hanno i capelli bianchi e tra chi ha<br />

ormai raggiunto quei cinquant’anni, hanno ancora nella<br />

testa motivetti e sipari che si concludevano con uno<br />

slogan pubblicitario. “Con quella bocca può dire ciò che<br />

vuole”, si diceva a Virna Lisi, “Falqui, basta la parola!”,<br />

declamava Tino Scotti, mentre Ernesto Calindri e Franco<br />

Volpi brindavano affermando “fin dai tempi dei garibaldini<br />

China Martini come al tempo d’oggidì”. Poi arrivò<br />

Calimero “tutti se la prendono con me perché sono<br />

piccolo e nero. È un’ingiustizia però…”. Era la magia<br />

<strong>del</strong>la réclame – come si chiamava allora la pubblicità –<br />

che non era ancora l’invadente spot di oggi.<br />

C’era poi un prodotto che si presentava come il sinonimo<br />

di fiducia, perché “Galbani vuol dire fiducia”.<br />

Sembra un mondo lontano e totalmente scomparso.<br />

Parlare oggi di fiducia equivale ad avventurarsi in un<br />

terreno di diffidenze e sospetti. La voragine <strong>del</strong>le intercettazioni<br />

telefoniche ha dissolto in modo profondo la<br />

fiducia nei confronti <strong>del</strong>le istituzioni pubbliche o private<br />

che siano. I rapporti interpersonali sono spesso travolti<br />

dal risentimento, dalle incomprensioni, dall’astio,<br />

creando in qualche caso terreno fertile per contrasti e<br />

violenze.<br />

Eppure fiducia e felicità rimangono strettamente intrecciate<br />

nel destino di un popolo. Senza la prima aumenta<br />

il senso di accerchiamento che ognuno percepisce attorno<br />

a sé sapendo di non potersi fidare degli altri.<br />

Leggo sul quotidiano La Stampa che, secondo un’indagine<br />

universitaria pubblicata a Torino, sette studenti su<br />

dieci non hanno fiducia nelle persone. Se i dati sono autentici,<br />

è una notizia sconcertante, è il segnale di un<br />

profondo disagio e di una tendenza sociale all’isolamento,<br />

al ghetto, mascherata con il trionfo dei “diritti individuali”<br />

perché, dicono gli universitari, “tanto quello<br />

che conta sono i soldi”. Una deriva che rischia di costruire<br />

una società ad una sola dimensione, senza quei<br />

vincoli di solidarietà e partecipazione che hanno costituito<br />

un elemento positivo <strong>del</strong>le culture <strong>del</strong> Novecento.<br />

La società contemporanea ci ha ormai abituato a dare<br />

un costo a tutto, al punto tale che è ormai legge quello<br />

che Ignazio Silone metteva in bocca ad uno dei suoi<br />

contadini di Fontamara: “Se è gratis, c’è l’inganno”. Si è<br />

perso in buona parte il senso <strong>del</strong> gratuito e tutto viene<br />

compiuto secondo un calcolo, esplicito o implicito. Allora<br />

è importante difendere quella fiducia informale che<br />

si crea tra familiari, colleghi, vicini di casa o compagni di<br />

viaggio. Un sentimento che si rafforza con la pratica e<br />

con la relazione, con l’affetto e con la complicità quotidiana.<br />

“Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo”,<br />

ammoniva Gandhi. È da qui che quegli studenti torinesi<br />

dovrebbero ripartire.<br />

di<br />

Giuseppe<br />

Novero<br />

g.novero@murialdo.org<br />

87


di<br />

Giovenale<br />

Dotta<br />

dottag@libero.it<br />

88<br />

La voce <strong>del</strong>l’operaio<br />

Tra le principali iniziative <strong>del</strong>l’Unione Operaia Cattolica<br />

occorre ricordare la fondazione nel 1876 di un<br />

foglio mensile intitolato «Unioni Operaie Cattoliche».<br />

Veniva stampato nella tipografia <strong>del</strong> Collegio Artigianelli.<br />

Nel 1883 assunse il titolo «La Voce <strong>del</strong>l’Operaio»<br />

e nel 1895 divenne settimanale. Il periodico, che esiste<br />

ancora oggi con la testata «La Voce <strong>del</strong> Popolo»<br />

ed è ora il settimanale <strong>del</strong>la diocesi di Torino, conquistò<br />

un suo spazio sia ideologico, quello di un’intransigenza<br />

moderata, sia di diffusione, guadagnandosi<br />

poco per volta un sempre maggior numero di lettori,<br />

soprattutto a partire dal 1895, quando vi iniziò la sua<br />

collaborazione regolare don Eugenio Reffo, che aveva<br />

già fatto parte <strong>del</strong>la redazione <strong>del</strong>l’«Unità Cattolica»<br />

e <strong>del</strong>l’«Italia Reale».<br />

Le varie attività <strong>del</strong>l’Unione Operaia Cattolica<br />

(mutuo soccorso, comitato per il collocamento, giardino<br />

festivo, catechismi serali, cassa pensioni...) erano<br />

portate avanti da svariate persone e generalmente<br />

appaiono più come opera di un gruppo che di singoli<br />

individui. Stando alla documentazione finora nota,<br />

è quindi poco fruttuoso andare a cercare quanto<br />

questa o quella persona siano state determinanti per<br />

le singole realizzazioni. Questo vale anche per il <strong>Murialdo</strong>.<br />

Se ne apprezza l’impegno fe<strong>del</strong>e, costante,<br />

sacrificato. Ma, per i motivi suddetti, non si riesce a<br />

documentarne con rigore l’effettiva incidenza, anche<br />

se egli era uno dei non molti sacerdoti che negli<br />

anni ‘70 <strong>del</strong>l’Ottocento si interessarono <strong>del</strong> problema<br />

operaio a Torino in una forma che andasse al di là dei<br />

tradizionali compiti pastorali <strong>del</strong> clero. Il fatto stesso<br />

che il <strong>Murialdo</strong>, per così lungo tempo, abbia ricoperto<br />

l’incarico di assistente o viceassistente ecclesiastico<br />

dimostra la stima di cui era circondato nell’ambiente<br />

degli operai cattolici e la fiducia che gli arcivescovi<br />

di Torino riposero sempre in lui. Un’altra conferma<br />

ci viene dagli interventi e dai discorsi che egli<br />

pronunciò in occasione di congressi, adunanze e riunioni<br />

degli operai di Torino o di altre località. Non<br />

contengono diagnosi particolarmente acute <strong>del</strong>la<br />

società <strong>del</strong> suo tempo, né prospettano soluzioni che<br />

si discostino da una lettura moraleggiante <strong>del</strong>la questione<br />

sociale, ma sono comunque il segno di un inte-<br />

resse, di un’attenzione, di un coinvolgimento ed erano<br />

accompagnati dalle iniziative educative che egli<br />

conduceva, alcune <strong>del</strong>le quali (oratori, Collegio Artigianelli,<br />

colonia agricola, casa famiglia) ebbero una<br />

forte significatività ed un efficace impatto sociale.<br />

La buona stampa<br />

Un altro settore <strong>del</strong> movimento cattolico nel quale<br />

il <strong>Murialdo</strong> si impegnò fu quello <strong>del</strong>l’Opera dei Congressi,<br />

organizzazione di carattere nazionale che si<br />

proponeva di coordinare le iniziative volte a promuovere<br />

e a sostenere la presenza e l’influsso dei cattolici<br />

nella società italiana. Il <strong>Murialdo</strong> faceva parte <strong>del</strong> Comitato<br />

regionale piemontese all’interno <strong>del</strong> quale<br />

egli si dedicò soprattutto al settore <strong>del</strong>la stampa cattolica<br />

e <strong>del</strong>le biblioteche circolanti.<br />

A lui, e a pochi altri suoi collaboratori, risale la fondazione<br />

a Torino nel febbraio 1883 <strong>del</strong>l’Associazione<br />

per la diffusione <strong>del</strong>la buona stampa sotto la speciale<br />

protezione di San Carlo Borromeo. Il passo successivo<br />

fu un tentativo di collegamento tra le varie associazioni<br />

che in Italia si occupavano <strong>del</strong>la diffusione<br />

<strong>del</strong>la stampa cattolica. Durante il sesto congresso<br />

cattolico italiano (Napoli, 10-14 ottobre 1883) il <strong>Murialdo</strong><br />

avviò quella che allora venne chiamata Lega<br />

fra le varie società per la diffusione <strong>del</strong>la buona stampa.<br />

Era un’associazione nazionale, o meglio, una federazione<br />

di società, di cui quella torinese fondata<br />

dal <strong>Murialdo</strong> era una <strong>del</strong>le aderenti e nel contempo<br />

rivestiva il ruolo di promotrice e di centro operativo<br />

per mantenere i contatti.<br />

Qualche mese più tardi (gennaio 1884), il <strong>Murialdo</strong><br />

dava vita al bollettino mensile «La Buona Stampa»,<br />

organo <strong>del</strong>l’Associazione San Carlo di Torino, ma anche<br />

foglio di collegamento <strong>del</strong>la neonata Lega, alla<br />

quale frattanto avevano aderito le società di Roma,<br />

Napoli, Venezia, Ancona, Genova, Palermo, Milano e<br />

Savona, oltre naturalmente a Torino, società promotrice.<br />

L’associazione San Carlo<br />

L’Associazione San Carlo di Torino si dedicava alla<br />

fondazione di biblioteche circolanti, cioè piccole<br />

biblioteche popolari che operavano il prestito dei libri<br />

e che avevano sede presso le associazioni cattoliche,<br />

le parrocchie, le case religiose, o in locali presi in affitto.<br />

Altro settore di attività era quello <strong>del</strong>la distribuzione (a<br />

prezzi assai economici) di libri a Comitati parrocchiali,<br />

associazioni, sezioni <strong>del</strong>l’Unione Operaia Cattolica,<br />

oratori, oltre alla diffusione gratuita di libretti ed opuscoli<br />

vari. A livello dirigenziale la San Carlo vedeva ai suoi vertici<br />

il <strong>Murialdo</strong>, come presidente e responsabile <strong>del</strong>le<br />

pubblicazioni, ed alcuni laici, come Alberto Sallier <strong>del</strong>la<br />

Torre, incaricato <strong>del</strong>la propaganda, Alberto Buffa, che<br />

si occupava <strong>del</strong>le biblioteche circolanti, Giacinto Bricarelli,<br />

segretario, e Roberto Castelli, tesoriere.<br />

Alla fine <strong>del</strong> 1884 il Comitato generale permanente<br />

<strong>del</strong>l’Opera dei Congressi decise di costituire le Sezioni,<br />

cioè gruppi stabili di lavoro che avevano l’incarico, in<br />

collegamento col Comitato stesso, di focalizzare la loro<br />

riflessione e la loro azione su un settore specifico inerente<br />

il movimento cattolico. Per la Sezione Stampa si era<br />

pensato a Torino, presumibilmente perché i vertici bolognesi<br />

<strong>del</strong>l’organizzazione e lo stesso Paganuzzi, a quell’epoca<br />

attivissimo vicepresidente, avevano notato<br />

l’interesse <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> per l’argomento, avevano sentito<br />

parlare <strong>del</strong>la sua attività, e, forse soprattutto grazie<br />

al congresso di Napoli e al bollettino “La Buona Stampa”,<br />

avevano avuto notizia <strong>del</strong>le molte biblioteche circolanti<br />

fondate in Piemonte e <strong>del</strong>la Lega propugnata<br />

dal sacerdote torinese.<br />

Il progetto però non andò in porto, a causa di una<br />

grave bronchite, presto trasformatasi in polmonite, che<br />

colpì il <strong>Murialdo</strong> alla fine <strong>del</strong> 1884 e lo condusse vicinissimo<br />

alla morte. Passarono alcuni mesi, prima che il <strong>Murialdo</strong><br />

si riprendesse. E si trattò di una guarigione non<br />

completa, con strascichi e ricadute negli anni seguenti.<br />

Per questo motivo, e per le altre notevoli incombenze<br />

che lo occupavano (le sue opere giovanili e la congregazione),<br />

il <strong>Murialdo</strong> dovette ridurre assai la sua attività<br />

all’interno <strong>del</strong> movimento cattolico, anche se le<br />

sue dimissioni formali da ogni incarico arriveranno soltanto<br />

nel 1891.<br />

Al termine <strong>del</strong> 1885 si chiudeva anche la breve stagione<br />

<strong>del</strong> bollettino “La Buona Stampa” e veniva così<br />

mortificata la tendenza <strong>del</strong>l’Associazione San Carlo di<br />

Torino a fungere da collegamento tra le varie società<br />

italiane dedite al medesimo apostolato. Continuava<br />

però l’attività <strong>del</strong>la stessa associazione, la quale non<br />

venne meno al suo impegno più immediato e più caratteristico<br />

in ambito regionale, quello <strong>del</strong>le biblioteche<br />

circolanti e <strong>del</strong>la diffusione <strong>del</strong>la stampa popolare cattolica.<br />

Il <strong>Murialdo</strong> fu sostituito, nella presidenza, prima da<br />

Alberto Sallier <strong>del</strong>la Torre e poi da Francesco Viancino,<br />

mentre l’associazione era ormai pressoché l’unico<br />

fattore di visibilità a Torino ed in Piemonte <strong>del</strong> Comitato<br />

regionale <strong>del</strong>l’Opera dei Congressi che almeno<br />

fino alla metà degli anni ‘90 si dimostrò sempre poco<br />

attivo, ad eccezione appunto <strong>del</strong> settore <strong>del</strong>la<br />

buona stampa.<br />

Lettere Giuseppine <strong>del</strong> Giugno 1906<br />

dedica alcune pagine<br />

ai festeggiamenti<br />

per le “nozze d’argento”<br />

<strong>del</strong>l’opera di Volvera.<br />

Ne proponiamo ai nostri lettori un<br />

passaggio.<br />

L’Istituto S. Giuseppe <strong>del</strong>la Volvera,<br />

iniziatosi il 21 maggio 1881,<br />

compiva in quest’anno il suo venticinquennio.<br />

Il Signore volle che<br />

si celebrasse solennemente, e<br />

perciò movendo il cuore di generosi benefattori,<br />

dispose che per la circostanza fosse eretta la chiesa<br />

e fornita di un nuovo e magnifico altare.<br />

L’altare fu eseguito sui disegni di tre artisti: il Cav. Reffo, il<br />

Sig. Chioccarello e il Conf. Massoglia: bastano questi tre<br />

nomi per assicurare il buon gusto artistico <strong>del</strong> lavoro eseguito.<br />

Siccome la mensa <strong>del</strong>l’altare è tutta una lastra di marmo, si<br />

dovette consacrare; e a tal uopo ci fece l’onore di recarsi<br />

alla Volvera giovedì 31 maggio Sua Ecc. Mons. Costanzo<br />

Castrale, Vicario Generale <strong>del</strong>l’ Archidiocesi: alla funzione<br />

quanto lunga, altrettanto solenne assisté il nostro venerato<br />

Superior Generale col clero <strong>del</strong>l’Istituto. Questa funzione<br />

preparò quella <strong>del</strong>l’inaugurazione, che ebbe luogo il martedì<br />

5 giugno coll’intervento di S. Em.za il Card. Agostino<br />

Richelmy. Il 5 giugno, giorno tanto sospirato e preparato, si<br />

rivelò subito per una giornata splendida di primavera con<br />

un cielo ridente e tersissimo. Il Superiore Generale, arrivato<br />

di buon ora con D. Vercellano, D. Rejneri e D. Panizzardi,<br />

celebrò la Messa <strong>del</strong>la Comunione; intanto arrivò da Torino<br />

la banda degli Artigianelli, la quale verso le 9 si recò in punta<br />

al paese a ricevere ed accompagnare l’Eminentissimo<br />

Cardinale, che giunse colla sua carrozza dalla parte di<br />

Orbassano. Entrò S. Em.za nella Chiesa Parrocchiale, passò<br />

in Canonica, e poi fece il suo ingresso in Collegio fra due<br />

ali di ragazzi plaudenti e si recò subito in chiesa accolto dal<br />

Clero alla porta e salutato dai cantori coll’”Ecce Sacerdos<br />

Magnus”. Poco dopo amministrò la S. Cresima ad una ventina<br />

dei nostri fanciulli, rivolgendo ad essi parole facili ed<br />

opportunissime sull’importanza e sugli effetti di questo<br />

Sacramento. Subito dopo cominciò la Messa cantata, celebrata<br />

dal Teol. Pagliero, già alunno <strong>del</strong>la Volvera, ed ora<br />

parroco di Rivalba, e assistito pontificalmente da S. Em.za<br />

in apposito trono.


di<br />

Tullio<br />

Locatelli<br />

tullio@murialdo.org<br />

Provinciale Italiano<br />

Parole semplici, interventi brevi. In piazza San Pietro, la domenica<br />

all’Angelus e ogni mercoledì all’udienza generale, la gente accorre<br />

numerosa. Piace lo stile <strong>del</strong> Papa che il 16 <strong>aprile</strong> compie 80 anni. E si<br />

avvicina il viaggio in Brasile (dal 9 al 13 maggio) in occasione<br />

<strong>del</strong>la V Conferenza generale <strong>del</strong>l’Episcopato latino-americano.<br />

Date importanti<br />

Due date importanti ricorrono nel mese di<br />

<strong>aprile</strong>, due occasioni perché tutti i fe<strong>del</strong>i <strong>del</strong>la<br />

Chiesa Cattolica si stringano con affetto e con<br />

gratitudine attorno a papa Benedetto XVI.<br />

Il 16 <strong>aprile</strong> il papa compie 80 anni, essendo<br />

nato nel 1927, e il 19 <strong>aprile</strong> celebra il secondo<br />

anno <strong>del</strong> suo pontificato, al quale è stato eletto<br />

nel 2005.<br />

Quel giorno di due anni fa anch’io mi trovavo<br />

in piazza San Pietro a Roma, gremita di gente,<br />

in attesa di conoscere il nome <strong>del</strong> successore<br />

di Giovanni Paolo II. Un lungo applauso fece<br />

eco all’annuncio che il cardinale Joseph Ratzinger<br />

era stato eletto pontefice e che aveva<br />

scelto il nome di Benedetto XVI. Qualcuno<br />

espresse subito il suo compiacimento per la<br />

scelta fatta dai cardinali, vedendo nel nuovo<br />

papa una guida sicura per la Chiesa, a fronte di<br />

tanto relativismo in campo religioso e civile.<br />

Non mancarono certo anche alcune considerazioni<br />

che esprimevano preoccupazione e sorpresa,<br />

pensando soprattutto che il cardinal Ratzinger<br />

era stato sempre presentato come il rigido<br />

custode <strong>del</strong>l’ortodossia cattolica, quale<br />

prefetto <strong>del</strong>la Congregazione per la<br />

dottrina <strong>del</strong>la fede.<br />

Successore,<br />

ma secondo<br />

un proprio stile<br />

Benedetto XVI cita<br />

molto Giovanni<br />

Paolo II ed il suo magistero<br />

si iscrive nel<br />

grande alveo <strong>del</strong>la<br />

tradizione cristiana,<br />

ma nello stesso tempo<br />

papa Benedetto<br />

si è comportato fin<br />

dall’inizio secondo<br />

un proprio stile.<br />

Intanto il suo mo-<br />

do di presentarsi in pubblico ha sfatato coloro<br />

che prevedevano un calo di presenze alle<br />

udienze generali <strong>del</strong> mercoledì e all’Angelus la<br />

domenica in Piazza San Pietro. Gli uffici statistici<br />

<strong>del</strong> Vaticano hanno comunicato che Benedetto<br />

XVI nell’anno 2006 ha ricevuto in udienze, generali<br />

e speciali, più di 3.200.000 persone.<br />

Eppure si potrebbe dire che non dà motivo<br />

di grande entusiasmo: saluta personalmente<br />

poche persone, difficilmente si concede per foto<br />

a gruppi piccoli e grandi che siano, i tempi<br />

<strong>del</strong>l’incontro sono ben ridotti, rispetto a quelli<br />

cui ci aveva abituato Giovanni Paolo II.<br />

Uno stile sobrio e discreto, come il suo sorriso,<br />

appena accennato, che illumina e addolcisce<br />

i tratti <strong>del</strong> suo volto.<br />

Una parola chiara<br />

a servizio di ogni uomo<br />

Papa Benedetto XVI ha il dono di un parlare<br />

facile, comprensibile, anche quando affronta<br />

temi strettamente teologici e filosofici.<br />

La sua prima enciclica, per adesso l’unica,<br />

dal titolo Deus caritas est, propone un messaggio<br />

ed un metodo per affrontarlo che può essere<br />

indicativo per capire quali sono i temi sui quali<br />

Benedetto XVI vuole portare la nostra attenzione.<br />

Il discorso viene sviluppato tenendo sempre<br />

presente alcuni riferimenti che si richiamano a<br />

vicenda e lo rendono adatto ad un dialogo<br />

con tutti, credenti e non credenti, cristiani e<br />

non cristiani. Infatti si afferma la identità <strong>del</strong>l’essere<br />

cristiani ma si spiegano i legami tra cultura<br />

e fede; riflessione umana e proposta<br />

evangelica vengono colti nel loro illuminarsi a<br />

vicenda, per cui fede e ragione non si trovano<br />

in opposizione, ma sono le due ali che aiutano<br />

l’uomo a comprendere il suo rapporto con la<br />

natura, con se stesso, con Dio.<br />

Mi pare che Benedetto XVI sia molto attento<br />

a presentare il cristianesimo come guida ad<br />

un processo di umanizzazione offerto a tutti,<br />

perché il Vangelo è dalla parte <strong>del</strong>la dignità<br />

<strong>del</strong>la persona e <strong>del</strong>la giustizia in ogni tipo di<br />

rapporto.<br />

Il suo discorso sembra prima di tutto attento<br />

a cogliere ciò che è comune tra la cultura e la<br />

fede, per poi indicare come il Vangelo contenga<br />

un richiamo ad andare oltre per cogliere<br />

qualcosa <strong>del</strong> mistero. Per questo il papa ripete<br />

spesso che Dio non toglie nulla all’uomo,<br />

anzi la riflessione umana si fa più profonda e<br />

vera se illuminata dalla Parola <strong>del</strong>la Scrittura e<br />

l’uomo viene invitato ad allargare gli spazi <strong>del</strong>la<br />

sua razionalità.<br />

Il dialogo con le altre religioni<br />

e la difesa <strong>del</strong>la famiglia e <strong>del</strong>la vita<br />

Il discorso <strong>del</strong> rapporto tra fede e ragione,<br />

mi pare l’orizzonte nel quale si iscrivono gli altri<br />

temi di questo pontificato, specie il dialogo<br />

con le altre religioni e il tema <strong>del</strong>la famiglia e<br />

<strong>del</strong>la vita.<br />

Credo che tutti siamo stati meravigliati <strong>del</strong><br />

successo che Benedetto XVI ha riportato nel<br />

suo viaggio in Turchia, un viaggio che si presentava<br />

difficile e aperto ad incognite non<br />

tutte positive. Spirito di fede e di umiltà, coraggio<br />

e slancio apostolico, dialogo nella ve-<br />

Boom editoriale<br />

Tradotta in russo e cinese, tutto esaurito per la tiratura<br />

in latino, un milione e mezzo di copie vendute<br />

in Italia. Ad un anno dalla pubblicazione la Deus caritas<br />

est, prima enciclica <strong>del</strong> Papa, si configura come<br />

un grande successo editoriale. Mentre vengono<br />

ripubblicati i libri di Joseph Ratzinger cardinale<br />

l’attenzione va ora al testo Gesù di Nazaret che Benedetto<br />

XVI ha annunciato di voler proporre come<br />

una riflessione per avvicinarsi alla figura di Gesù.<br />

Ha poi aggiunto che “questo libro non è assolutamente<br />

un atto magisteriale, ma è unicamente<br />

espressione <strong>del</strong>la mia ricerca personale <strong>del</strong> volto<br />

<strong>del</strong> Signore”.<br />

rità e carità verso tutti, disponibilità all’ascolto<br />

e offerta di un messaggio di pace e di comunione,<br />

sono state le caratteristiche con cui Benedetto<br />

XVI ha segnato quelle giornate intense<br />

e feconde per il futuro. A piedi scalzi nella<br />

moschea, a colloquio con personalità politiche<br />

e religiose, ospite nei palazzi <strong>del</strong> potere,<br />

presidente di una celebrazione religiosa: il papa<br />

ha offerto sostegno ed incoraggiamento,<br />

presentandosi come pellegrino ed amico verso<br />

tutto il popolo <strong>del</strong>la Turchia, padre nella fede<br />

e fondamento di comunione per i cristiani<br />

cattolici.<br />

Quindi il tema <strong>del</strong>la vita e <strong>del</strong>la famiglia.<br />

Nel Messaggio per la Giornata <strong>del</strong>la Pace <strong>del</strong><br />

1 gennaio <strong>2007</strong>, il papa ha messo l’accento su<br />

una falsa e pericolosa divisione che la cultura<br />

moderna porta tra due parti <strong>del</strong>l’etica, a livello<br />

di valori e di comportamento: non si possono<br />

esaltare i grandi temi <strong>del</strong>la pace, <strong>del</strong>la non<br />

violenza, <strong>del</strong>la giustizia, <strong>del</strong> rispetto <strong>del</strong> creato<br />

e poi perdere di vista i valori essenziali <strong>del</strong>la vita<br />

umana, <strong>del</strong>la famiglia e <strong>del</strong> matrimonio. Secondo<br />

Benedetto XVI tale divisione non solo è<br />

contraria alla morale cristiana, ma rischia anche<br />

di ostacolare il cammino verso un umanesimo<br />

capace di promuovere ogni persona<br />

e tutta la persona. Il papa denuncia con franchezza<br />

una visione debole e relativistica <strong>del</strong>la<br />

persona, che rende soggettivi e negoziabili i<br />

diritti dei singoli e dei loro rapporti; l’indifferenza<br />

verso ciò che costituisce la vera natura <strong>del</strong>l’uomo<br />

e la perdita <strong>del</strong> suo legame con il<br />

Creatore, ha come conseguenza la negazione<br />

di un fondamento assoluto considerato<br />

fonte e origine <strong>del</strong>la vita e <strong>del</strong>la famiglia.<br />

Il “segreto” di questo papa<br />

Un giovane seminarista <strong>del</strong> Seminario Maggiore<br />

di Roma, in occasione <strong>del</strong>la visita <strong>del</strong> 19<br />

febbraio <strong>2007</strong>, ha chiesto a Benedetto XVI come<br />

si fosse preparato per diventare prete. Il papa<br />

ha risposto così: “Per me era affascinante soprattutto<br />

la grande umanità di Sant’Agostino…<br />

che dovette lottare spiritualmente per trovare<br />

man mano l’accesso alla parola di Dio, alla vita<br />

con Dio, fino al grande sì detto alla sua Chiesa”.<br />

Il papa parlava a braccio, spontaneamente.<br />

Ho l’impressione che abbia parlato di sé, svelandoci<br />

un poco <strong>del</strong> cammino attraverso il quale<br />

il Signore ha condotto Joseph Ratzinger a dire<br />

“il grande sì alla sua Chiesa”, quel 19 <strong>aprile</strong> di<br />

due anni fa.<br />

Auguri, caro papa Benedetto XVI; grazie<br />

<strong>del</strong>la tua parola e <strong>del</strong> tuo esempio.<br />

In alto<br />

a sinistra:<br />

Benedetto XVI<br />

nel corso<br />

<strong>del</strong>l’Angelus<br />

domenicale<br />

a Les Combes<br />

in Val d’Aosta<br />

91


di<br />

Agostino<br />

Montan<br />

amontan@murialdo.org<br />

A due anni dalla morte, avvenuta il 2 <strong>aprile</strong> 2005, è stato fatto il punto<br />

sul processo di beatificazione di Giovanni Paolo II. Chiusa la prima<br />

fase diocesana, la documentazione raccolta passerà alla Congregazione<br />

<strong>del</strong>le Cause dei Santi. Poi l’ultima parola spetterà a Benedetto<br />

XVI. Ma come si diventa santi? Abbiamo chiesto al p. Agostino Montan,<br />

postulatore <strong>del</strong>la causa <strong>del</strong> p. Giovanni Schiavo, di farci da guida.<br />

procedura per giungere alla canonizzazione<br />

di un fe<strong>del</strong>e cattolico è regolata da<br />

“La<br />

una legge (in termini tecnici detta “costituzione<br />

apostolica”) emanata da Giovanni Paolo II il<br />

25 gennaio 1983, conosciuta con le parole iniziali latine<br />

Divinus perfectionis Magister (= Il divino Maestro<br />

e mo<strong>del</strong>lo di perfezione). Si deve fare riferimento,<br />

inoltre, alle disposizioni emanate successivamente<br />

dalla Congregazione <strong>del</strong>le Cause dei Santi, dicastero<br />

<strong>del</strong>la Curia Romana preposto a trattare tutto<br />

ciò che porta alla canonizzazione di un Servo di Dio.<br />

La materia è stata interamente riformata e riorganizzata<br />

da Giovanni Paolo II”.<br />

Che cosa significa canonizzazione?<br />

“Canonizzazione” significa la proclamazione<br />

<strong>del</strong>la santità e l’iscrizione <strong>del</strong> nome <strong>del</strong> santo nel catalogo<br />

dei santi. È un atto che ha come autore il Papa.<br />

La canonizzazione esiste nella Chiesa Cattolica<br />

di qualsiasi rito, ma è praticata anche nelle Chiese<br />

ortodosse. Nelle Chiese protestanti non esiste la canonizzazione,<br />

e non c’è uniformità riguardo al culto<br />

dei Santi”.<br />

È un atto esclusivo <strong>del</strong>la gerarchia?<br />

“No. Una canonizzazione non è mai<br />

stata un a solo <strong>del</strong>la gerarchia<br />

<strong>del</strong>la Chiesa, bensì è la risultante<br />

di varie voci armonicamente<br />

integrate tra loro<br />

come in un coro. C’è<br />

innanzitutto la voce<br />

<strong>del</strong> popolo (la vox populi),<br />

che considera<br />

degno di venerazione<br />

un fe<strong>del</strong>e vissuto<br />

santamente o morto<br />

per rendere testimonianza<br />

<strong>del</strong>la fede (si<br />

pensi a quanto è accaduto<br />

ai funerali di<br />

Giovanni Paolo II e a<br />

quanto sta avvenendo per il sacerdote romano<br />

don Andrea Santoro, ucciso per la fede in Turchia).<br />

C’è, poi, la voce di Dio (la vox Dei), che operando<br />

dei miracoli, manifesta che quel fe<strong>del</strong>e merita di essere<br />

onorato come santo dalla comunità cristiana.<br />

C’è infine la voce <strong>del</strong>la gerarchia che, prima di dare<br />

il suo assenso alla voce <strong>del</strong> popolo, richiede ed<br />

esamina le prove <strong>del</strong>la santità, <strong>del</strong> martirio o dei fatti<br />

straordinari ritenuti miracoli”.<br />

Che peso ha la storia nel culto dei santi?<br />

“Enorme. Le cause di canonizzazione hanno<br />

una storia lunga quanto la vita <strong>del</strong>la Chiesa. La procedura<br />

attuale, che distingue tra beatificazione (il<br />

Papa autorizza il culto di un Servo di Dio limitatamente<br />

ad un paese, una città, una diocesi, un istituto<br />

religioso) e canonizzazione (il Papa iscrive un Servo<br />

di Dio nel catalogo dei Santi e ne estende il culto<br />

a tutta la Chiesa) è piuttosto recente. Il primo esempio<br />

di beatificazione risale al 1662, alla beatificazione<br />

di San Francesco di Sales. Nel primo millennio<br />

<strong>del</strong>l’era cristiana le canonizzazioni erano attuate<br />

dai vescovi ed erano compiute attraverso la traslazione<br />

<strong>del</strong>la salma (reliquie) in un luogo adatto. Solo<br />

nel secolo XIII interviene la riserva papale <strong>del</strong> diritto<br />

di canonizzare e inizia così la centralizzazione alla<br />

Santa Sede”.<br />

E oggi, quale procedura si segue?<br />

“La causa di canonizzazione comincia sempre<br />

con una inchiesta diocesana, che raccoglie le prove<br />

che devono servire per autenticare la riputazione<br />

di santità di un fe<strong>del</strong>e cattolico, candidato alla<br />

canonizzazione. Nella fase diocesana <strong>del</strong>l’istruttoria<br />

vi prendono parte: colui che promuove la causa –<br />

può essere un singolo fe<strong>del</strong>e o un gruppo associato,<br />

una diocesi o un istituto religioso -, il postulatore o<br />

persona che conduce la causa a nome di chi l’ha<br />

promossa, il vescovo competente (è quello nel cui<br />

territorio il Servo di Dio è morto: si tratta <strong>del</strong> vescovo<br />

diocesano e <strong>del</strong>le figure equiparate).<br />

Nell’istruttoria diocesana vengono raccolte le<br />

prove: si tratta di dichiarazioni <strong>del</strong>le parti, dei documenti,<br />

<strong>del</strong>le deposizioni dei testimoni, dei pareri di<br />

periti, di tutto ciò che serve alla causa e ai pronunciamenti<br />

<strong>del</strong> giudice. Prima di concludere l’istruttoria<br />

deve essere ispezionata la tomba <strong>del</strong> Servo di<br />

Dio e i luoghi dove è vissuto”.<br />

Chiuso il processo diocesano<br />

che cosa accade?<br />

“Tutto il materiale raccolto, è trasmesso alla<br />

Congregazione <strong>del</strong>le Cause dei Santi e ha così inizio<br />

la fase romana <strong>del</strong>la causa. All’interno <strong>del</strong>la Congregazione<br />

viene nominato un Relatore, con il compito<br />

di studiare tutti gli atti e di presiedere la redazione<br />

<strong>del</strong>la Positio, vale a dire di un volume nel quale<br />

sono raccolti i documenti processuali, le deposizioni<br />

dei testimoni, l’esposizione dettagliata <strong>del</strong>la<br />

biografia e <strong>del</strong>la pratica <strong>del</strong>le virtù in grado eroico<br />

(o il martirio), la fama dei segni e gli scritti <strong>del</strong> Servo<br />

di Dio.<br />

La Positio è sottoposta al vaglio prima dei consultori,<br />

poi dei cardinali e dei vescovi <strong>del</strong>la Congregazione.<br />

Il Papa, informato sui risultati degli studi effettuati,<br />

decide se debba essere promulgato il decreto<br />

mediante il quale è dichiarato che il Servo di<br />

Dio praticò le virtù in grado eroico oppure che subì<br />

il martirio per la fede. A partire da questo momento,<br />

il Servo di Dio gode <strong>del</strong> titolo di Venerabile”.<br />

Quando si ha la beatificazione?<br />

“Ottenuto il decreto sul martirio si può procedere<br />

alla beatificazione <strong>del</strong> Servo di Dio. Dopo il<br />

decreto sull’eroicità <strong>del</strong>le virtù, invece, per la beatificazione<br />

è richiesta la prova di un miracolo (generalmente<br />

una guarigione) attribuito all’intercessione<br />

<strong>del</strong> Servo di Dio e la sua dichiarazione da<br />

parte <strong>del</strong> Papa, mediante un decreto simile a<br />

quello sulle virtù o sul martirio. Il miracolo viene<br />

esaminato in primo luogo dalla Consulta integrata<br />

da cinque specialisti, i quali debbono risponde-<br />

re se la guarigione (o fatto prodigioso) è spiegabile<br />

o no secondo la loro conoscenza scientifica, tenuto<br />

conto <strong>del</strong>le circostanze di luogo, di tempo,<br />

<strong>del</strong>la terapia adoperata, ecc. Se i medici ritengono<br />

inspiegabile la guarigione, la Positio passa al<br />

vaglio <strong>del</strong> Promotore generale <strong>del</strong>la fede, dei cardinali<br />

e dei vescovi membri <strong>del</strong>la Congregazione.<br />

Anche in questo caso i risultati <strong>del</strong>lo studio compiuto<br />

ai diversi livelli è presentato al Papa, il quale<br />

decide se debba o no essere promulgato il decreto<br />

sul miracolo.<br />

Emanati i decreti sulle virtù eroiche e sul miracolo,<br />

oppure emanato il decreto circa il martirio, il Santo<br />

Padre stabilisce se si debba procedere o no alla<br />

beatificazione”.<br />

Ma, accadono anche oggi i miracoli?<br />

“Rispondo con quanto diceva Gilbert Keith<br />

Chesterton: “La cosa più incredibile dei miracoli è<br />

che accadono”. Sono puro dono. San Tommaso<br />

definiva il miracolo “ciò che è fatto da Dio fuori dall’ordine<br />

<strong>del</strong>la natura””.<br />

Senza l’approvazione <strong>del</strong> miracolo una<br />

causa non giunge a conclusione…<br />

“Sì. Attualmente per la beatificazione di un Servo<br />

di Dio non martire la Chiesa chiede un miracolo.<br />

Per la canonizzazione di un Beato (anche di un martire)<br />

ne chiede un altro. Inoltre occorre che la fama<br />

di santità <strong>del</strong> Beato e la fama signorum siano divenute<br />

veramente universali. La decisione favorevole<br />

<strong>del</strong> Papa pronunciata in un Concistoro apre la via<br />

alla canonizzazione”.<br />

La causa <strong>del</strong> p. Schiavo a che punto sta?<br />

“Siamo nella fase romana <strong>del</strong>la causa. La professoressa<br />

Consolini, già autrice <strong>del</strong>la Positio <strong>del</strong> p.<br />

Eugenio Reffo, sta collaborando con il Postulatore,<br />

sotto la guida <strong>del</strong> Relatore, il p. Daniel Ols, alla stesura<br />

<strong>del</strong>la Positio. Per quanto riguarda il miracolo, in<br />

Brasile e in Italia molti amici <strong>del</strong> p. Giovanni Schiavo<br />

pregano perché il Signore, per intercessione <strong>del</strong> p.<br />

Giovanni, abbia a rivelare il suo amore con qualche<br />

fatto straordinario, autenticando così la santità <strong>del</strong><br />

p. Giovanni”.<br />

Quale aspetto maggiormente la colpisce<br />

occupandosi <strong>del</strong>la causa di un Servo di<br />

Dio?<br />

“La convinzione <strong>del</strong>la Chiesa che tra i santi e noi<br />

c’è una unione vitale: noi possiamo aver parte ai<br />

benefici procurati dai loro meriti e, amandoli, formiamo<br />

con loro un solo corpo, una sola famiglia,<br />

una sola Chiesa”.<br />

Nei giorni<br />

dopo la morte<br />

di Giovanni<br />

Paolo II come<br />

a macchia<br />

d’olio si<br />

diffuse la<br />

domanda di<br />

farlo santo<br />

subito e al<br />

suo funerale<br />

su molti<br />

striscioni<br />

comparve<br />

questa<br />

richiesta.<br />

93


Nella foto:<br />

Il card. Martini<br />

e il padre gen.<br />

M. Aldegani<br />

Il cardinale Carlo Maria Martini ha compiuto ottant’anni. Nelle scorse settimane<br />

messaggi di augurio sono giunti da tutto il mondo. Dall’autunno 2002, quando<br />

ha lasciato la diocesi di Milano, vive per lunghi periodi a Gerusalemme. Qui ha<br />

ripreso i suoi studi biblici ed incontra, ogni tanto, alcuni gruppi di visitatori.<br />

Acavallo dei mesi di luglio e agosto 2005<br />

un gruppo di sacerdoti giuseppini festeggiò<br />

i venticinque anni di ordinazione.<br />

Nell’occasione venne effettuato un pellegrinaggio<br />

in Terra Santa, insieme con alcuni<br />

amici e collaboratori <strong>del</strong>le opere. Il gruppo,<br />

guidato dal p. Mario Aldegani, ora padre generale,<br />

in uno di quei pomeriggi fu ricevuto dal<br />

card. Martini. Riportiamo qui sotto il resoconto<br />

di quell’incontro che oggi assume un nuovo interesse<br />

in coincidenza con gli ottant’anni appena<br />

compiuti dal porporato. In quella occasione<br />

l’ex arcivescovo di Milano ebbe modo di<br />

ricordare il suo particolare legame con i giuseppini<br />

<strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> (g. n.).<br />

Il “King David” è forse l’albergo più conosciuto<br />

di Gerusalemme. Lì sono stati firmati trattati,<br />

è stato sede di alcune tra le più importanti<br />

conferenze <strong>del</strong> Medio Oriente.<br />

Bisogna arrivare a percorrere tutta la facciata<br />

centrale <strong>del</strong>l’hotel per accorgersi che alla fine<br />

si scorge una strada, quasi nascosta. E seguendola,<br />

dopo pochi metri, ci si imbatte nel<br />

Pontificio Istituto Biblico di Gerusalemme. È una<br />

costruzione in pietra chiara (a Gerusalemme<br />

tutti gli edifici rispettano la regola di costruire in<br />

pietra), in una bella<br />

posizione che<br />

domina<br />

sulla<br />

valle.<br />

Al Biblico incontriamo il card. Carlo Maria<br />

Martini.<br />

Il Padre – come viene comunemente chiamato<br />

soprattutto ora dopo il rientro nelle Comunità<br />

dei Gesuiti – ci attende sulla porta e<br />

prontamente si avvicina al cancello di ingresso.<br />

È vestito in borghese: sopra una camicia ha un<br />

sottile gilet blu; ai piedi un paio di vecchi sandali.<br />

Accompagna il passo con un bastone, ma<br />

con molta leggerezza.<br />

Ci conduce nel bel giardino dove un arabo<br />

sta accudendo le aiuole fin ai margini <strong>del</strong>la proprietà.<br />

Lì entriamo in una piccola sala dove saluta<br />

tutti, personalmente.<br />

Gerusalemme<br />

“Ho scelto di vivere qui a Gerusalemme”,<br />

ci dice. “Gerusalemme ha sempre significato<br />

per me il legame con le Sacre Scritture. È una<br />

città misteriosa e sofferente, una città “eccessiva”.<br />

Ed è segnata da questo eccesso:<br />

c’è molto male e molto bene, contemporaneamente.<br />

A guardarla esteriormente sembra<br />

uguale a molte altre, ma è una città dove<br />

si soffre molto. Soffrono gli ebrei per la<br />

paura degli attentati. Soffrono gli arabi per i<br />

posti di blocco e per le difficoltà a trovare un<br />

lavoro. Ma Gerusalemme è una città eccedente<br />

anche nel Bene. Ed è città <strong>del</strong>la preghiera.<br />

Oggi è shabbath e tutti pregano e<br />

vanno nella sinagoga. È città di preghiera<br />

musulmana e domani, domenica, le campane<br />

si scioglieranno per la preghiera cristiana.<br />

Gerusalemme è anche città <strong>del</strong> dialogo.<br />

Sembrerebbe di no, eppure non esistono tanta<br />

istituzioni di dialogo come in questa città.<br />

Negli ultimi tempi quella più interessante è<br />

forse quella legata ai family circles. Famiglie<br />

ebraiche e palestinesi con gravi lutti alle spalle<br />

si ritrovano per capire il dolore <strong>del</strong>l’altro.<br />

Hanno istituito anche un centralino telefonico<br />

per favorire i contatti, per cercare di comprendersi.<br />

Gerusalemme è anche città <strong>del</strong>l’amore.<br />

Ci sono innumerevoli attività di volontariato<br />

con molti aderenti”.<br />

Il futuro di Gerusalemme<br />

“Non si riesce ad intravedere un futuro politico.<br />

Io vivo qui soprattutto in preghiera. Nessuno<br />

sa intravedere una soluzione politica.<br />

Se voi avvicinate un palestinese vi racconterà,<br />

fino alle lacrime, le umiliazioni e le pene subite.<br />

Se voi parlate con un ebreo vi dirà, fino a farvi<br />

piangere, <strong>del</strong>le paure e <strong>del</strong> futuro incerto che<br />

l’attende. Fino a quando si dirà che Gerusalemme<br />

è terra sacra <strong>del</strong>l’Islam, terra sacra agli<br />

Ebrei, non ci sarà mai fine.<br />

Bisogna che tutti siano capaci di rinunciare<br />

a qualcosa.<br />

I cristiani hanno poco significato numerico<br />

in Israele (sono ormai meno <strong>del</strong> due per cento<br />

<strong>del</strong>l’intera popolazione), ma possono dare<br />

esempi di apertura e dialogo. Il comportamento<br />

onesto e leale <strong>del</strong> singolo può dire molto”.<br />

Il tesoro nascosto<br />

“La perseveranza è diventata una grazia improbabile<br />

di questi tempi. E anche in questo la<br />

Terra Santa è un luogo privilegiato per seguire<br />

Gesù.<br />

Partendo innanzitutto dal Monte Tabor. Il Tabor<br />

è il monte che dischiude lo sguardo su tutta<br />

la vita di Gesù. Da lì si vede Nazareth, la Galilea,<br />

la via che conduce a Gerusalemme. Ci si orienta<br />

sull’intera vita di Gesù. E la completezza <strong>del</strong>lo<br />

sguardo ci richiama ad<br />

un progetto globale<br />

CHI È<br />

Carlo Maria Martini è nato a Torino il 15<br />

febbraio 1927. Entrato nella Compagnia<br />

di Gesù a 17 anni è stato ordinato<br />

sacerdote nel 1952. Nel 1958 ha ottenuto<br />

la laurea in teologia all’Università<br />

Gregoriana. Dopo alcuni anni di insegnamento a Chieri (TO), è tornato<br />

a Roma per laurearsi in Scrittura al Pontificio istituto biblico. Decano<br />

<strong>del</strong>la Facoltà di Scrittura al Biblico, ne è stato rettore dal 1969 al<br />

1978. Nel 1978 è diventato rettore <strong>del</strong>l'Università Gregoriana e nello<br />

stesso anno Paolo VI lo ha invitato a predicare gli Esercizi spirituali in<br />

Vaticano. Il 29 dicembre 1979 Giovanni Paolo II lo ha nominato Arcivescovo<br />

di Milano, creandolo cardinale nel Concistoro <strong>del</strong> 2 febbraio<br />

1983. Nell’ autunno <strong>del</strong> 2002 ha lasciato la guida <strong>del</strong>la diocesi lombarda<br />

e ha ripreso gli studi di filologia biblica. In particolare ora sta lavorando<br />

sul Codice Vaticano, uno dei documenti più importanti attraverso<br />

cui ci è arrivata la Sacra Scrittura.<br />

di vita. “Non c’è dono più grande che dare la<br />

vita per gli amici”, e ancora “era necessario<br />

morire per portare in unità i dispersi”.<br />

Guardando al complesso <strong>del</strong>la vita noi tendiamo<br />

a barcamenarci.<br />

Gesù tende invece a donarsi completamente,<br />

ha la piena coscienza che la vera persona<br />

umana non sta in equilibrio ma va “oltre”.<br />

E Gesù va oltre se stesso.<br />

Meditando il cap. XIII di Matteo ci si imbatte<br />

nella parabola <strong>del</strong> Tesoro nascosto nel campo.<br />

Un uomo compie un gesto eccessivo: vende<br />

tutto perché sa di un tesoro in un campo. Anche<br />

Gesù affronta la critica perché si offre. L’esistenza<br />

umana nell’eccedenza permette<br />

di ritrovare il senso di noi stessi, se<br />

lo squilibrio avviene nell’Amore e nella<br />

gratuità”.<br />

Il Signore sta sulla barca<br />

“Mi auguro che la Chiesa sia sempre<br />

di più capace di rovesciare certi<br />

atteggiamenti di potere. La Chiesa è<br />

misericordia.<br />

Adesso la mia vita trascorre tra la<br />

preghiera e lo studio. Penso a Mosè<br />

sulla montagna, a lasciare dei segni”.<br />

Sui movimenti - “C’è un problema<br />

nei movimenti. Spesso sono composti<br />

di gente meravigliosa. Per esempio<br />

alcuni hanno un vero amore per la<br />

Scrittura. Ma il rischio è di piegarla alla<br />

loro interpretazione. Il rischio è di<br />

fare se stessi la Chiesa, di essere autoreferenziali”.<br />

Sopra:<br />

Il gruppo<br />

di sacerdoti<br />

e amici<br />

<strong>del</strong>le<br />

opere giuseppine<br />

attorno<br />

al card. Martini


Su chi ha lasciato - “Il Signore sta sulla barca,<br />

ma non tutti arrivano alla riva. Credo sia maturato<br />

il tempo <strong>del</strong>l’amicizia verso quei confratelli (religiosi)<br />

che hanno lasciato. Ho conosciuto negli anni<br />

milanesi situazioni di persone che offrivano un<br />

grande aiuto nelle proprie Parrocchie. La Chiesa<br />

deve saper ricostruire ed educare il rapporto con<br />

queste persone”.<br />

Sulla catechesi - “Bisogna portare alla fede con<br />

l’amore per la Parola. Non credo che per rispondere<br />

alle teorie <strong>del</strong> “Codice da Vinci” basti la distribuzione<br />

<strong>del</strong> Catechismo. Occorre avvicinare i<br />

giovani alla bellezza <strong>del</strong>la Parola di Dio, <strong>del</strong> testo,<br />

dei Vangeli”.<br />

Sul Demonio - “Ci sono moltissime persone<br />

depresse, scoraggiate. A quelle va dato tutto il<br />

nostro conforto. Quando ero a Milano i sacerdoti<br />

addetti all’esorcismo mi raccontavano che il 95%<br />

<strong>del</strong>le persone che si rivolgevano loro cercavano<br />

essenzialmente conforto e consolazione. Qualche<br />

caso, poi, si presenta a noi con mistero. Una persona<br />

di fiducia che si è avvicinata ad un uomo (ndr.<br />

e qui il cardinale fa riferimento ad un pluriomicida<br />

nuovamente accusato di fatti di sangue ora in<br />

detenzione) diceva che quest’uomo ha dentro<br />

qualcosa di malvagio. Ci sono certe malvagità<br />

umane che faccio fatica ad attribuire ad umane<br />

debolezze. C’è una logica di fronte la quale non si<br />

può capire. Se il conforto serve, occorre sempre<br />

darlo”.<br />

Sulla sessualità - “Giocano in questa materia<br />

<strong>del</strong>le ignoranze indistinguibili. Se ai giovani si<br />

presenta un percorso, io credo possano comprenderlo.<br />

Serve far penetrare un valore, anche attraverso<br />

il Vangelo, fino a farsi una domanda. Fino a<br />

capire che certi valori per noi normali, possono<br />

diventare anche i loro”.<br />

Sugli oroscopi e la credulità - “Non guardo<br />

molto alle statistiche che direbbero di questo<br />

incremento, di questa credulità. Credo che<br />

anche qui molta gente sia soprattutto alla ricerca<br />

di consolazione. Non dobbiamo lasciare le persone<br />

sole, in preda allo scoramento. Un sacerdote<br />

tedesco mi raccontava che, celebrando i 50<br />

anni di sacerdozio, nel tracciare un personale<br />

bilancio quello che l’aveva fatto soffrire di più<br />

non era la guerra, non erano le difficoltà patite in<br />

quel periodo, ma lo svuotamento <strong>del</strong>le chiese in<br />

Germania. E questa condizione Papa Benedetto<br />

XVI la conosce bene”.<br />

Il tempo concesso è terminato. Il Cardinale saluta<br />

tutti con molta cordialità. Si concede ad una<br />

foto di gruppo e ci accompagna fino al cortile ed<br />

al cancello d’ingresso. Poi, rapidamente, lo vediamo<br />

salutare con il bastone sulla porta d’ingresso.<br />

CALENDARIO<br />

GIUSEPPINO ON LINE<br />

È in internet un calendario degli eventi in<br />

programma da parte dei <strong>Giuseppini</strong> e <strong>del</strong>la<br />

Famiglia <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong> in Italia. Le diverse<br />

aree di attività (formazione, scuola, accoglienza,<br />

missioni, parrocchie e oratori...) sono<br />

evidenziate con vari colori. Basta andare<br />

all’indirizzo<br />

http://www.murialdo.it/pastoralegiovanile/<br />

calendario/calendariopastorale.html


100<br />

a cura di<br />

A. Catapano<br />

Internet:<br />

SANTUARIO<br />

DI SAN GIUSEPPE<br />

Il sito http://www.murialdo.org/sangiuseppe<br />

presenta il santuario di<br />

san Giuseppe sorto nel secolo scorso a San Giuseppe<br />

Vesuviano sulla scia di quello <strong>del</strong>la vicina Pompei. Si riporta<br />

il calendario di ogni mese, si comunicano gli<br />

orari, si racconta la storia, si elencano le pubblicazioni<br />

che possono essere richieste anche on line. È interessante<br />

la sezione sulla biblioteca con oltre 400 libri specifici<br />

sul santo. Si propongono due schemi di rosario:<br />

uno con san Giuseppe ed uno con Maria e Giuseppe.<br />

Si trovano anche sussidi per la novena e il mese di san<br />

Giuseppe. Non mancano links sui siti correlati, una galleria<br />

di foto e le indicazioni su come arrivare al santuario.<br />

È visibile e scaricabile il mensile “La voce di san<br />

Giuseppe”. Si invitano i navigatori a lasciare un messaggio<br />

o una preghiera da presentare all’altare di san<br />

Giuseppe. Ci si può iscrivere all’associazione per le<br />

Messe perpetue e a quella dei “Piccoli figli di san Giuseppe”.<br />

C’è infine una sezione riguardante il fondatore<br />

mons. Giuseppe Ambrosio.<br />

a cura di<br />

G. Lorenzetto Cinema:<br />

IL VENTO ACCAREZZA L’ERBA<br />

di Ken Loach.<br />

Nel 1920 due fratelli irlandesi combattono contro gli<br />

inglesi, ma quando si arriva all’autonomia economica<br />

ma non quella politica si trovano su due fronti opposti:<br />

uno dei fratelli è integrato nell’esercito regolare<br />

irlandese come ufficiale, mentre l’altro continua<br />

la lotta clandestina per ottenere la completa indipendenza<br />

dalla Gran Bretagna. Violenza e cru<strong>del</strong>tà<br />

a piene mani, tanto più efferate quando si compiono<br />

tra compatrioti e lo sguardo di Loach è impietoso<br />

sull’inevitabile stravolgimento che opera nelle persone<br />

il ricorso alla violenza. Le contraddizioni e i metodi<br />

di lotta <strong>del</strong>l’esercito di liberazione<br />

sono presentati come<br />

un qualcosa che non è<br />

finito 80 anni fa e bene ha<br />

fatto Loach a cercare di<br />

far riflettere sulle pagine<br />

“sporche” e rimosse <strong>del</strong>la<br />

propria e <strong>del</strong>l’altrui storia.<br />

Stringato e convincente, e<br />

premiato con merito a<br />

Cannes, anche se non è<br />

tra i migliori di Loach, rimane<br />

certamente un film da<br />

non lasciarsi sfuggire.<br />

a cura di<br />

A. Lucente<br />

Libreria:<br />

ETICA ED ECONOMIA<br />

I saggi contenuti nel volume si<br />

occupano <strong>del</strong> rapporto tra l’economia<br />

e le religioni tradizionali<br />

asiatiche (induismo, buddhismo,<br />

shintoismo, confucianesimo,<br />

islamismo), analizzando<br />

i pronunciamenti dei vescovi<br />

cattolici asiatici per ciò<br />

che riguarda le strade intraprese<br />

dallo sviluppo economico<br />

e sociale dei paesi di<br />

questa regione; offrono<br />

inoltre una valutazione complessiva<br />

dei documenti degli episcopati asiatici sotto il profilo<br />

teologico-dottrinale, teologico-politico ed economico<br />

(con particolare riguardo alla critica per quanto<br />

concerne i costi umani dei successi raggiunti in termini<br />

di crescita <strong>del</strong> PIL).<br />

Buonomo Vincenzo, Papini Roberto (a cura di),<br />

Etica ed economia, Dehoniane, Bologna, pp. 230.<br />

a cura di<br />

I. Ambrosio Musica:<br />

SONGS FROM THE LABYRINTH<br />

Sting<br />

“Canzoni dal labirinto” è il titolo <strong>del</strong>l’ultimo album di Sting.<br />

Ed è proprio nel labirinto <strong>del</strong>la musica che l’ex leader dei<br />

Police si è addentrato per uscire niente meno che nell’epoca<br />

pre-Elisabettiana. L’album è, infatti, una raccolta di<br />

madrigali rinascimentali incentrata sul repertorio di John<br />

Doland, liutista e compositore inglese <strong>del</strong>l’epoca.<br />

Al contrario, però, di quello che ci si potrebbe aspettare (o,<br />

almeno di quello che personalmente mi aspettavo) questi<br />

pezzi non sono adattamenti o, come spesso accade, stravolgimenti<br />

<strong>del</strong>l’originale. Sembra, infatti, che tutto l’album,<br />

pur volendo reinterpretare la musica<br />

<strong>del</strong> tempo, sia anche teso a<br />

ricrearne e incarnarne la stessa<br />

atmosfera. Nella realizzazione di<br />

questo progetto ha sicuramente<br />

un ruolo decisivo il liutista Edin Karamazov,<br />

partner <strong>del</strong>la rock star in<br />

questa raccolta. A brani cantati,<br />

che vanno dal genere <strong>del</strong> lied ad<br />

esempi di polifonia da canto gregoriano,<br />

si alternano così, tracce<br />

strumentali di notevolissima fattura<br />

che, come un filo d’Arianna,<br />

guidano l’ascoltatore attraverso il labirinto catapultandolo<br />

in un altro mondo, in un’altra epoca. A rendere il tutto<br />

ancora più suggestivo, frammenti recitati di lettere appartenenti<br />

al compositore inglese e, qua e là, “squarci d realtà”:<br />

il suono di campane in lontananza, l’abbaiare di un<br />

cane, il rumore <strong>del</strong>la pioggia. Insomma, un vero e proprio<br />

esperimento musicale che si è meritato la massima etichetta<br />

di musica classica: la Deutsche Grammophon.


di<br />

Marina<br />

Ricci<br />

vita.g@murialdo.org<br />

Nelle foto la<br />

tenerezza di<br />

Giovanni<br />

Paolo II con i<br />

giovani che<br />

ha seguito<br />

con amore<br />

lungo tutto il<br />

suo pontificato,ideandoappositamente<br />

per<br />

loro le<br />

Giornate<br />

Mondiali<br />

<strong>del</strong>la<br />

Gioventù.<br />

102<br />

La “vaticanista” <strong>del</strong> TG5 scrive per Vita Giuseppina un ricordo di Giovanni<br />

Paolo II. Nel suo pontificato tanti gli episodi “privati”, gli incontri informali. La<br />

storia di Arturo, il barbone che viveva sotto i portici di via <strong>del</strong>la Conciliazione.<br />

Mi torna spesso in mente un volo aereo di<br />

ritorno dalla Bulgaria. Giovanni Paolo II<br />

era già molto malato, ma volle ugualmente<br />

fare una fotografia con i giornalisti che<br />

erano a bordo. Non una foto di gruppo, ma proprio<br />

una foto con ciascuno di noi. Eravamo una<br />

cinquantina e, a turno cominciamo a sedersi<br />

accanto a lui. Ognuno aveva anche la possibilità<br />

di scambiare due parole con il Papa. Un collega<br />

gli raccontò di aver seguito tutto il pontificato<br />

e di essere a Roma dal 1978. Giovanni<br />

Paolo II lo guardò un attimo e poi rispose “Anch’io”,<br />

suscitando l’ilarità di tutti. Quando toccò<br />

il mio turno, il Papa mi fece una carezza che<br />

non ho mai dimenticato. Insieme alle tante immagini<br />

<strong>del</strong> suo pontificato, sono proprio questi i<br />

tratti che ricordo <strong>del</strong>la sua umanità, la capacità<br />

di scherzare e l’immensa tenerezza che aveva<br />

per ogni uomo. Partendo con lui o seguendolo<br />

nelle sue attività, sapevamo tutti che in<br />

ogni momento poteva capitare un gesto o una<br />

parola, totalmente fuori dal programma ufficiali,<br />

e questa sua abitudine costringeva i giornalisti<br />

ad una attenzione particolare, a uno stare<br />

sempre allerta che, insieme alla fatica di rincorrerlo<br />

a Roma e ovunque nel mondo, ci lasciava<br />

spesso stremati. Una volta qualcuno provò a<br />

chiedergli un rallentamento <strong>del</strong>la sua attività,<br />

raccontandogli le difficoltà <strong>del</strong>la stampa al suo<br />

seguito, e lui ridendo rispose: “Dovreste cambiare<br />

mestiere. Voi potete farlo, io no”. Con il<br />

suo humour spiazzava, ma ancora di più con la<br />

sua capacità di piegarsi sui dolori degli uomini.<br />

Una volta, per il telegiornale, ho raccontato la<br />

storia di Arturo, un barbone che aveva l’abitudine<br />

di dormire sotto i portici che si trovano alla<br />

fine di via <strong>del</strong>la Conciliazione, praticamente in<br />

piazza San Pietro. Tornando una sera di inverno,<br />

in macchina, da un viaggio, il Papa lo vide<br />

–qualcuno sostiene che si fermò anche a parlargli-<br />

e il giorno dopo gli mandò le suore di Madre<br />

Teresa a chiedergli che cosa potevano fare<br />

per lui. Quando Arturo morì, ai funerali c’erano<br />

ancora due missionarie <strong>del</strong>la carità, alle quali<br />

chiesi il perché <strong>del</strong>la loro presenza. Mi risposero<br />

di non saperlo, non avevano mai conosciuto<br />

Arturo, ma erano lì, obbedienti a un misterioso<br />

ordine <strong>del</strong>la loro Superiora… Sono convinta che<br />

di episodi “privati” come questo, se ne possono<br />

contare molti nel pontificato di Giovanni Paolo<br />

II. È vero: è stato il Papa <strong>del</strong>la caduta <strong>del</strong> comunismo,<br />

<strong>del</strong> perdono chiesto a Dio a Gerusalemme,<br />

davanti al Muro <strong>del</strong> Pianto e di tanti altri<br />

eventi entrati nella storia, ma nel cuore degli uomini<br />

è entrato perché ha saputo innanzitutto<br />

amarli nelle loro gioie e<br />

nei loro dolori, rispondendo a quella<br />

chiamata rivolta da Gesù a Pietro,<br />

evocata e riadattata, dall’allora<br />

cardinale Ratzinger, il giorno dei funerali.<br />

“Alla domanda <strong>del</strong> Signore:<br />

Karol mi ami?, l’Arcivescovo di Cracovia<br />

risponde dal profondo <strong>del</strong> suo<br />

cuore: “Signore, tu sai tutto: Tu sai<br />

che ti amo”. L’amore di Cristo fu la<br />

forza dominante nel nostro amato<br />

Santo Padre”. Una forza dominante<br />

che ha lasciato l’impronta nella storia<br />

e l’eredità, nella memoria, di un<br />

grande Pontificato e di un grande<br />

Amico di tutti gli uomini.


di<br />

Giulio<br />

Maria<br />

Campagnaro<br />

vita.g@murialdo.org<br />

Nella foto:<br />

Il tavolo<br />

dei relatori.<br />

Al centro,<br />

la preside<br />

Liliana<br />

Giglio<br />

Al Liceo Scientifico “Leonardo <strong>Murialdo</strong>” di Albano anche quest’anno è<br />

stata riproposta la “Settimana <strong>del</strong>la Scienza”. Laboratori, incontri, dibattiti<br />

per sensibilizzare studenti ed adulti sui problemi ecologici ed ambientali.<br />

Il Liceo Scientifico “Leonardo <strong>Murialdo</strong>”<br />

quest’anno ha avuto la possibilità<br />

di partecipare al progetto<br />

“Adotta una scuola dall’Antartide”,<br />

ideato e realizzato su iniziativa <strong>del</strong>l’associazione<br />

“Rea Silvia”. Tra dicembre<br />

2006 e gennaio <strong>2007</strong>, le classi<br />

IV e V <strong>del</strong> Liceo Scientifico hanno<br />

usufruito di un vero e proprio “filo diretto”<br />

con i ricercatori italiani in Antartide.<br />

Gli studiosi hanno risposto in<br />

modo approfondito alle diverse domande<br />

inviate dagli studenti su argomenti<br />

di Astrofisica, Biologia e Glaceologia.<br />

La collaborazione ha raggiunto<br />

il culmine nel convegno <strong>del</strong> 19<br />

gennaio <strong>2007</strong> presso la sala nobile di<br />

Palazzo Savelli ad Albano Laziale.<br />

Dopo i messaggi di benvenuto di una<br />

nutrita rappresentanza comunale, tra<br />

cui l’Assessore alla Pubblica Istruzione<br />

Cinthia Vercelloni, Luigi Morici ha<br />

esposto agli studenti <strong>del</strong> IV e V liceo i<br />

contenuti e lo scopo <strong>del</strong> Progetto “ItaliAntartide”<br />

nell’ambito <strong>del</strong> Programma<br />

Nazionale di Ricerche in Antartide<br />

(PNRA). Abbiamo avuto anche l’occasione<br />

di ascoltare le esperienze<br />

vissute e raccontate da alcuni studiosi<br />

reduci dall’esperienza antartica,<br />

correlate con i relativi dati scientifici.<br />

Il momento clou è stato però il collegamento<br />

in video conferenza con<br />

Marco Maggiore e i ricercatori italofrancesi<br />

<strong>del</strong>la Stazione Concordia, situata<br />

nel cuore <strong>del</strong>l’Antartide Occidentale.<br />

La tecnologia ha quindi permesso<br />

l’interazione perfetta tra il corpo<br />

scientifico antartico e gli studenti.<br />

Tutte le nostre domande hanno trovato<br />

risposte esaurienti e la totale disponibilità<br />

degli scienziati. Abbiamo<br />

così comunicato con i ricercatori isolati<br />

in un continente ignoto ed impervio,<br />

dove la temperatura estiva raramente<br />

supera i –30°C! La chiusura<br />

<strong>del</strong> Convegno è stata affidata a Bruno<br />

Marsico, che ha esposto in modo sintetico<br />

ed esaustivo la Storia <strong>del</strong>le<br />

esplorazioni in Antartide. Solo grazie<br />

al “genio” e alla “follia” di alcuni uomini<br />

è oggi possibile utilizzare l’Antartide<br />

solo per scopi pacifici e per la ricerca<br />

scientifica. Il “Trattato Antartico”<br />

<strong>del</strong> 1959, infatti, detta le norme<br />

sullo sfruttamento <strong>del</strong>le risorse naturali<br />

e vieta la militarizzazione<br />

<strong>del</strong><br />

Continente. È<br />

bene ricordare<br />

poi che il Convegno<br />

rientra in<br />

una precisa strategia<strong>del</strong>l’”Istituto<br />

<strong>Murialdo</strong>”, ormai<br />

da anni im-<br />

pegnato nella sintesi tra “scienza di<br />

teoria” e “scienza di sperimentazione”.<br />

Anche quest’anno, infatti, viene<br />

riproposta al Liceo Scientifico la “Settimana<br />

<strong>del</strong>la Scienza”. Rinnovata rispetto<br />

agli anni scorsi, la “Settimana”<br />

prevede percorsi di studio più approfonditi<br />

e seminari intensi. Il I Liceo svilupperà<br />

l’ambito ecologico, visitando<br />

l’Istituto Sperimentale per la frutticoltura<br />

di Ciampino, mentre il II Liceo sarà<br />

impegnato nel Laboratorio Attivo<br />

“Conosci il tuo DNA”, promosso in<br />

collaborazione con la “Fondazione<br />

Ebri Montalcini”, oltre a visitare l’Istituto<br />

Cavazza di Pomezia per la chimica<br />

e la farmaceutica. Le classi III e IV<br />

si recheranno all’Università di Tor<br />

Vergata, rispettivamente nelle Facoltà<br />

di Fisica e di Chimica, frequentando<br />

pure i relativi seminari presso l’Istituto<br />

<strong>Murialdo</strong>. Il V Liceo, infine, in<br />

preparazione agli Esami di Stato,<br />

avrà l’opportunità di interagire con<br />

l’ESA (Ente Spaziale Europeo). In tutto<br />

questo si inquadra l’enorme lavoro<br />

<strong>del</strong>la Preside Liliana Giglio , in prima<br />

linea nel rendere l’Istituto <strong>Murialdo</strong> il<br />

fulcro di nuove e svariate iniziative,<br />

che hanno sempre come mezzo e fine<br />

i giovani. L’ultimo grande ringraziamento<br />

va a Maurizio Bocci, presidente<br />

<strong>del</strong>l’associazione “Rea Silvia”,<br />

che ha permesso il completo successo<br />

<strong>del</strong> Progetto “Adotto una scuola<br />

dall’Antartide”, a cui abbiamo partecipato<br />

tutti con vivo interesse e profonda<br />

attenzione.<br />

Dopo lo speciale sulla Sierra Leone molti lettori<br />

hanno scritto alla Redazione. Ha colpito la testimonianza<br />

dei giuseppini impegnati a difesa dei<br />

più deboli e dei bambini soldato. L’esperienza di<br />

una giovane volontaria in quel martoriato Paese.<br />

Vi siete mai chiesti che cosa sarebbe<br />

successo se foste nati in un<br />

posto diverso, per esempio in<br />

Sierra Leone? Nel breve periodo <strong>del</strong>la<br />

mia visita lì è una domanda che mi sono<br />

posta frequentemente. Se fossi nata<br />

a Freetown, che cosa sarebbe diverso?<br />

La prima cosa che mi renderebbe<br />

diversa, oltre il colore <strong>del</strong>la pelle e la<br />

mentalità, sarebbero i 10 anni di terribile<br />

guerra che avrei dovuto affrontare,<br />

e dove le<br />

probabilità<br />

di sopravvivere senza aver subito violenze<br />

di vario genere sono molto basse.<br />

Ma facciamo <strong>del</strong>le ipotesi positive.<br />

Immaginiamo che io abbia avuto la fortuna<br />

di non subire amputazioni, di avere<br />

ancora gambe e braccia illese, e di<br />

non aver visto uccidere i miei genitori<br />

davanti ai miei occhi. Supponiamo<br />

quindi che io sia una normale ragazza<br />

che ha la fortuna di vivere vicino all’ospedale<br />

di Emergency, e che per questo<br />

riesca a curare tempestivamente<br />

l’inevitabile malaria, nonostante le ri-<br />

Auguri, don Bruno!<br />

Don Bruno Bison, sacerdote Giuseppino <strong>del</strong>la<br />

comunità <strong>del</strong> Collegio “Brandolini” di Oderzo, il 1°<br />

marzo <strong>2007</strong> ha raggiunto l’ambito traguardo dei 60 anni di vita<br />

consacrata. Ordinato Sacerdote il 1° marzo 1947 a Viterbo viene subito inviato<br />

a Roma per frequentare la facoltà di matematica e fisica presso l’Università<br />

<strong>del</strong>la Sapienza. Laureato in quattro anni! Viene inviato come insegnante<br />

al Collegio “Brandolini” di Oderzo. Dal 1956 al 1958 viene trasferito<br />

come Direttore e Preside al Collegio “Marconi” di Portogruaro. Quindi torna<br />

nuovamente al Brandolini, con una breve parentesi al Collegio “Sacro Cuore”<br />

di Modena. Dal 1960 al 1963 dirige il piccolo Seminario Giuseppino di<br />

Montecchio Maggiore. Una lettera di “obbedienza” lo vuole dal ’63 al ’69 a<br />

Ponte di Piave nello studentato di filosofia. Dal 1969 ritorna al Brandolini di<br />

Oderzo come Preside e insegnante presso il locale Liceo Scientifico. Giunto<br />

all’età <strong>del</strong>la pensione (76 anni!) si dedica all’apostolato e al ministero presso<br />

le case di riposo di Oderzo e di Ponte di Piave mai trascurando le pressanti<br />

richieste di ripetizioni di matematica ad allievi in difficoltà. Gli allievi <strong>del</strong> Brandolini<br />

unitamente al corpo docente esprimono sincere felicitazioni con stima<br />

e riconoscenza a Padre Bruno per la sua vita dedicata alla scuola!<br />

strettezze economiche nelle quali io e<br />

tutti i Sierra Leonesi viviamo (ogni tipo<br />

di medicina qui costa uno sproposito<br />

rispetto la disponibilità di denaro <strong>del</strong>le<br />

persone, l’unico ospedale ad offrire cure<br />

gratis è quello di Emergency). Continuando<br />

con le ipotesi positive sarei riuscita,<br />

fino ad ora, ad evitare la cecità<br />

di fiume, che rende cieco chi è punto<br />

da questa particolare mosca che vive<br />

vicino all’acqua stagnante. Essendo<br />

una femmina, per quanto la fortuna<br />

possa essere dalla mia parte, avrei,<br />

comunque, sicuramente subito la circoncisione<br />

femminile e sarei stata molto<br />

fortunata a non essere morta durante<br />

l’operazione.<br />

Invece, ho avuto la fortuna di nascere<br />

senza motivo in Italia, da una famiglia<br />

benestante <strong>del</strong> Nord-est, frequentando<br />

per otto anni il Brandolini,<br />

chiudendomi a riccio dentro di me stessa.<br />

Mi sono dovuta confrontare con un<br />

mondo che guarda alle apparenze più<br />

che al contenuto, dove i vestiti sono una<br />

discriminante essenziale per entrare a<br />

far parte di questo o quel gruppo. Un<br />

mondo dove i sorrisi si vedono sempre<br />

meno frequentemente, e dove si è imparato<br />

a nascondere le proprie emozioni.<br />

Sono dovuta andare in Africa per riscoprire<br />

quanto può riempire un sorriso<br />

vero, quanto più bello e produttivo sia<br />

condividere con gli altri i propri dubbi, le<br />

incertezze e le emozioni, piuttosto che<br />

tenerle per sè. Capire quanto sia difficile<br />

comunicare con le altre persone, e<br />

quanto ancora più difficile sia accettare<br />

le diversità degli altri, pur non capendole<br />

fino in fondo. Sono dovuta andare in<br />

Sierra Leone per rendermi conto di<br />

quante fortune ho nella vita, e per capire<br />

che per quanto possa essere stata<br />

nera la mia giornata, un motivo per sorridere<br />

posso sempre trovarlo, magari ripensando<br />

alle meravigliose persone<br />

conosciute laggiù.<br />

di<br />

Rachele<br />

Fregonese<br />

vita.g@murialdo.org<br />

Foto sopra:<br />

un gruppo di<br />

bambini <strong>del</strong>la<br />

missione<br />

giuseppina<br />

di Lunsar<br />

105


di<br />

Carlos<br />

Barra<br />

vita.g@murialdo.org<br />

In alto<br />

Animatori<br />

<strong>del</strong>le opere<br />

giuseppine<br />

A lato<br />

Campo<br />

scuola<br />

vocazionale<br />

106<br />

Le tre grandi pietre fondamentali: fraternità, preghiera e vocazioni.<br />

Igiorni 3-4 e 5 gennaio nella<br />

Provincia Argentino-cilena si<br />

è svolta la seconda fase <strong>del</strong><br />

Capitolo Provinciale. Il capitolo è<br />

stao presieduto dal nuovo Provinciale<br />

P. Pablo Cestonaro, ed<br />

ha avuto la partecipazione, oltre<br />

ai fratelli <strong>del</strong>egati, <strong>del</strong> P. Franco<br />

Zago come esperto invitato che<br />

si incorpora alla provincia. Le<br />

sessioni si sono portate avanti in<br />

un clima di fraternità e serenità. Il<br />

nuovo P. Provinciale ha proposto<br />

tre grandi pietre fondamentali<br />

per la costruzione <strong>del</strong> nostro sogno<br />

provinciale: fraternità, preghiera<br />

e vocazioni.<br />

Esercizi spirituali.<br />

Immediatamente dopo il capitolo<br />

un gruppo di confratelli hanno<br />

partecipato agli esercizi spirituali<br />

annuali, questa volta il predicatore<br />

è stato P. Ángel Martínez.<br />

Campo scuola<br />

vocazionale<br />

Tutti gli anni nel mese di gennaio,<br />

ha luogo il Campo Scuola vocazionale,<br />

coi giovani che stanno<br />

realizzando qualche tipo di accompagnamento<br />

vocazionale durante<br />

l’anno. È un’esperienza che combina<br />

momenti di riflessione, preghiera<br />

e contatto con differenti<br />

realtà vocazionali, con il proposito<br />

di aiutare i giovani a discernere la<br />

loro vocazione e offrire loro mezzi<br />

adeguati.<br />

Scuola di “Animadores<br />

Murialdinos EscAM”<br />

Da dieci anni si sta sviluppando<br />

nella Provincia Argentino-cilena la<br />

Scuola di “Animadores Murialdinos,<br />

EscAM”, alla quale prendono<br />

parte gli animatori <strong>del</strong>le comunità<br />

giovanili <strong>del</strong>le nostre opere.<br />

Questo anno la tematica centrale<br />

fu Cristo: incarnazione, Cristologia<br />

latinoamericana, la Cristologia<br />

dal Carisma.<br />

L’EscAM finì con l’elaborazione<br />

di un” sogno” e con la programmazione<br />

<strong>del</strong>la pastorale giovanile vocazionale.<br />

ABBIAMO UN SOGNO:<br />

Una pastorale giovanile vocazionale<br />

che vuole essere una ben<br />

unita famiglia che abbia al centro<br />

Cristo celebrato nell’Eucaristia.<br />

Impegnati nelle necessità <strong>del</strong><br />

nostro ambiente sociale, specialmente<br />

coi bambini e giovani più<br />

poveri. In processo di continua<br />

formazione per potere rispondere<br />

meglio alle sfide <strong>del</strong>l’evangelizzazione.<br />

Vogliamo essere accompagnati<br />

dai nostri pastori e comunità<br />

per scoprire e sviluppare la nostra<br />

vocazione di essere viva espressione<br />

<strong>del</strong>la misericordia e la tenerezza<br />

di Dio nel mondo.<br />

SANTE MESSE<br />

Se volete segnalare la richiesta di Sante<br />

Messe secondo le vostre intenzioni di<br />

preghiera o di suffragio scrivete a: Vita<br />

Giuseppina, Via Belvedere Montello,<br />

77 - 00166 Roma - Ccp. 62635008<br />

A Fazenda Souza, in Brasile, è stato ricordato p. Giovanni Schiavo. A 40<br />

anni dalla scomparsa la sua figura rimane viva nel ricordo <strong>del</strong>la gente.<br />

Il 27 gennaio di quarant’anni fa<br />

chiudeva gli occhi su questa terra<br />

per aprirli alla visione beatifica, il<br />

carissimo p. Giovanni Schiavo. Tra<br />

la gente si diffuse subito la voce: “È<br />

morto un santo!”. Molti erano presenti<br />

alla sua sepoltura e da allora il<br />

pellegrinaggio alla sua tomba non è<br />

cessato, anzi, di anno in anno è aumentato<br />

il numero di coloro che si recano<br />

a Fazenda Souza (Caxias do<br />

Sul – Brasile) per pregare, per chiedere<br />

una grazia, per ringraziare di<br />

un beneficio ricevuto. Si parla di<br />

“grazie straordinarie”, di “miracoli”…<br />

Suor Elisa Rigon, Murialdina<br />

brasiliana e vice-postulatrice <strong>del</strong>la<br />

causa di beatificazione, ci scrive:<br />

“C’è sempre stata molta stima<br />

per p. Schiavo. Chi lo ha conosciuto<br />

personalmente – ed io sono tra questi<br />

– può testimoniare che la sua<br />

stessa presenza parlava di Dio. Incontrandolo<br />

si aveva la sensazione<br />

di avvicinarsi ad un tabernacolo vivente<br />

per cui veniva spontaneo fare<br />

il segno di croce o inginocchiarsi per<br />

chiedere una benedizione.<br />

Intorno a p. Schiavo c’era molta<br />

stima allora, c’è molta fede oggi. Chi<br />

viene da noi per visitare la sua tomba<br />

ci comunica quanto ha in cuore: il<br />

desiderio di una guarigione, per<br />

esempio, o di una conversione, o la<br />

richiesta di una grazia particolare<br />

per un familiare. Quello che ci colpisce<br />

è sempre constatare una fede<br />

molto viva. Ci chiedono di parlare di<br />

p. Schiavo, si affidano alla sua intercessione,<br />

sicuri di ottenere quanto<br />

hanno chiesto. E dopo qualche tempo<br />

li vediamo ritornare per ringraziare,<br />

per dare testimonianza <strong>del</strong>la grazia<br />

ricevuta.<br />

Sabato 27 gennaio <strong>2007</strong> sono<br />

stati in molti a partecipare alla Messa<br />

nel giorno anniversario <strong>del</strong>la sua<br />

morte. La chiesa parrocchiale di Fazenda<br />

Souza era gremita. Ha presieduto<br />

la concelebrazione il nuovo<br />

superiore provinciale dei <strong>Giuseppini</strong>:<br />

p. Raimundo Pauletti. Erano presenti<br />

numerosi confratelli, le Suore<br />

Murialdine che di p. Giovanni Schiavo<br />

si sentono “le figlie predilette”.<br />

C’erano moltissimi fe<strong>del</strong>i: gente<br />

semplice che viene per ringraziare<br />

per la sua intercessione, oppure per<br />

chiedere una grazia.<br />

In questa occasione è stata presentata,<br />

attraverso le immagini, la<br />

vita di p. Schiavo. Una vita donata a<br />

Dio e al prossimo, una vita in totale<br />

obbedienza al Padre.<br />

Al termine <strong>del</strong>la Messa tutti si<br />

sono recati alla tomba <strong>del</strong> Servo di<br />

Dio per rendergli omaggio. Dopo 40<br />

anni la memoria <strong>del</strong> carissimo Padre<br />

Giovanni Schiavo è più viva che<br />

mai! Sono quarant’anni di nostalgia,<br />

ma in verità lo sentiamo vivo e<br />

presente in mezzo a noi con la sua<br />

testimonianza, con la sua parola,<br />

con il suo entusiasmo nel parlare di<br />

Dio, e con la sua carità. Faceva <strong>del</strong><br />

bene a tutti.<br />

Grazie, p. Giovanni, per averci<br />

insegnato ad amare il Signore, grazie<br />

perché con il tuo esempio ci hai<br />

insegnato l’umiltà e la carità. Grazie<br />

perché con la tua santità hai infiammato<br />

i nostri cuori insegnandoci a<br />

donare la vita a Dio e ai fratelli nel<br />

carisma di san Leonardo <strong>Murialdo</strong>.<br />

Ti saremo eternamente grate!”.<br />

di<br />

Suor<br />

Emma<br />

Bellotto<br />

murialdine@murialdo.org<br />

Nella foto:<br />

un gruppo<br />

di suore<br />

murialdine<br />

attorno a<br />

p. Giovanni<br />

Schiavo<br />

107


di<br />

Sandro<br />

Palumbo<br />

vita.g@murialdo.org<br />

Nella foto<br />

Gesù Risorto<br />

nell’affresco<br />

Bizantino <strong>del</strong>la<br />

Chiesa <strong>del</strong><br />

S.Salvatore<br />

in Chora,<br />

Costantinopoli,<br />

XVI secolo.<br />

Dagli scritti di Mons. Bello lo spunto per un augurio pasquale. Il mistero<br />

<strong>del</strong> dolore si scioglie nella gioia <strong>del</strong> giorno <strong>del</strong>la Resurrezione.<br />

Nella quotidianità convulsa e affannata,<br />

spesso più tribolata di<br />

quanto meriti, mi sforzo di ritagliarmi<br />

un piccolo spazio di meditazione<br />

sulla speranza cristiana.<br />

Quest’anno la fonte a cui attingo è<br />

costituita dagli scritti di don Tonino Bello,<br />

raccolti in cinque volumi, recentemente<br />

ripubblicati.<br />

Come molti altri uomini, anch’io<br />

talvolta avverto un senso di inadeguatezza<br />

e mi sento angosciato sotto il peso<br />

di una croce che sembra schiacciarmi.<br />

Spesso il cancro <strong>del</strong>lo sconforto<br />

corrode i nostri pensieri inquieti.<br />

Sgraniamo un rosario di fallimenti, di<br />

incomprensioni e di malattia fino a cercare<br />

la morte come fine di un travaglio.<br />

Quanti filosofi <strong>del</strong> secolo scorso hanno<br />

fatto la loro fortuna su “morte” e<br />

“niente”!<br />

Don Tonino Bello, con la forza <strong>del</strong>la<br />

sua fede, ci spinge su un altro versante<br />

che parte dalla croce e va oltre.<br />

Ci parla, in una omelia quaresimale<br />

<strong>del</strong> 1985, di una scoperta fatta nel<br />

Duomo vecchio di Molfetta.<br />

Uno scultore <strong>del</strong> posto aveva realizzato<br />

un crocifisso in terracotta e l’ha<br />

donato al parroco che, in attesa di sistemarlo<br />

adeguatamente, l’ha addossato<br />

a una parete <strong>del</strong>la sacrestia annotando<br />

su un cartoncino ingiallito “sistemazione<br />

provvisoria”.<br />

Non so se la sistemazione continui<br />

a essere provvisoria, ma tale la<br />

volle il venerato Vescovo che pregò il<br />

parroco di non rimuovere il crocifisso<br />

per nessuna ragione.<br />

Pensò l’illuminato uomo di chiesa:<br />

la croce merita una siffatta definizione:<br />

“collocazione provvisoria”. E aggiunse:<br />

uomo che avverti i morsi <strong>del</strong>la solitudine<br />

e ti senti inchiodato dalla tua<br />

croce personale, non disperare. Abbi<br />

fiducia e asciuga le tue lacrime. Non<br />

ingoiare più bocconi amari. La tua croce,<br />

come quella di Cristo, è sempre<br />

collocazione provvisoria.<br />

La provvisorietà si può rinvenire in<br />

una frase ritenuta oscura e che invece<br />

è irradiata di luce: “da mezzogiorno fino<br />

alle tre <strong>del</strong> pomeriggio, si fece buio<br />

su tutta la terra”.<br />

Il buio sulla terra è durato tre ore.<br />

È lo spazio in cui si consumano tutte le<br />

agonie dei figli <strong>del</strong>l’uomo.<br />

Al di fuori di quelle ore c’è divieto<br />

assoluto di parcheggio. Perché seguirà<br />

la rimozione forzata di tutte le croci.<br />

Una permanenza più lunga sarebbe<br />

considerata abusiva anche da Dio!<br />

Noi abbiamo occhi annebbiati dalle<br />

lacrime, talvolta dalla rabbia. E non<br />

ci accorgiamo che proprio dalle tre ore<br />

<strong>del</strong>la tribolazione nasce la speranza<br />

cristiana.<br />

Il mistero <strong>del</strong> dolore non è per<br />

sempre. Tre ore bastano per convertire<br />

l’annientamento in coraggio.<br />

So che il tunnel può sembrare lungo<br />

e senza fine. Ma non sono che tre<br />

ore. Poi il buio cederà il passo alla luce.<br />

Maria di Magdala piange davanti a<br />

un sepolcro vuoto. Serpeggia tra il popolo<br />

il dubbio che quel corpo schiodato<br />

sia stato rubato. Ma il Signore <strong>del</strong>la<br />

vita le si accosta e le chiede: “Perché<br />

piangi?”.<br />

La meditazione cristiana continua<br />

con la riflessione <strong>del</strong> Vescovo di Molfetta:<br />

puoi cercare di suggestionarmi<br />

parlandomi <strong>del</strong>la fame, <strong>del</strong>le torture,<br />

<strong>del</strong>la droga, <strong>del</strong>la violenza, di una giovane<br />

che piange un “per sempre” annientato<br />

da incomprensioni e egoismi.<br />

Queste cose le so... “Ma io voglio giocarmi,<br />

fino all’ultima, tutte le carte <strong>del</strong>l’incredibile<br />

e dire ugualmente che il<br />

nostro pianto non ha più ragione di esistere”.<br />

Voglio riconciliarmi con la gioia,<br />

perché Cristo ha vinto la morte. Le croci,<br />

tutte le croci, sono provvisorie.<br />

Ce lo ha detto lui e noi, come il<br />

buon ladrone, crediamo alla sua promessa:<br />

“oggi sarai con me in paradiso”.<br />

Buona Pasqua a tutti.<br />

Padre Rinaldo Rey da venticinque anni si occupa <strong>del</strong>l’Archivio storico dei giuseppini. Tra ricordi, documenti,<br />

immagini, la sua giornata trascorre in mezzo alla vita <strong>del</strong>la Congregazione. Un patrimonio<br />

che è anche un percorso che si intreccia con le esperienze personali di molti confratelli.<br />

Ci accoglie con passo spedito sulla<br />

porta <strong>del</strong>la Casa Generalizia.<br />

Classe 1915, romano <strong>del</strong> quartiere<br />

di san Lorenzo, di quella parrocchia<br />

<strong>del</strong>l’Immacolata che in passato ha<br />

dato molte vocazioni alla Congregazione.<br />

Ci conduce subito su per le scale.<br />

Niente ascensore per lui (sarà questo il<br />

segreto per arrivare ai 92 anni in questa<br />

forma?) e così raggiungiamo il suo<br />

“regno”: l’Archivio storico <strong>del</strong>la Congregazione.<br />

Da venticinque anni si occupa <strong>del</strong>l’Archivio,<br />

a contatto con la storia <strong>del</strong>la<br />

Congregazione, con la vita dei sacerdoti,<br />

confratelli laici, allievi ed ex-allievi.<br />

Nel suo ufficio ha uno schedario:<br />

“Qui sono indicati i confratelli viventi,là<br />

quelli in formazione, poi i confratelli laici.<br />

Qui sono raccolti i nominativi dei defunti”.<br />

Per ognuno rappresentato dietro<br />

un numero c’è un particolare ricordo,<br />

un’attenzione. Affiorano aneddoti, momenti<br />

di vita, caratteristiche che hanno<br />

accompagnato la vita trascorsa nelle<br />

VITA GIUSEPPINA<br />

MENSILE DEI GIUSEPPINI<br />

DEL MURIALDO<br />

APRILE <strong>2007</strong> Anno CXIII - N. 4<br />

DIRETTORE RESPONSABILE<br />

Giuseppe Novero<br />

REDATTORE: Angelo Catapano<br />

REDAZIONE<br />

Mario Aldegani – Modesto De Summa –<br />

Massimo Angeli – Marina Lomunno –<br />

Alessandro Agazzi – Emma Bellotto –<br />

Sandro Palumbo – Mauro Peserico –<br />

Maurizio Regosa<br />

CORRISPONDENTI:<br />

Mario Parati (Africa) – Geraldo Boniatti<br />

(Brasile) – Carlos Barra (Argentina Cile) –<br />

varie comunità. Ci porta nella stanza<br />

che raccoglie i ricordi <strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>.<br />

“Ecco questi sono i libri che lui consultava,<br />

leggeva; quelli che stavano nella<br />

sua camera”. Mostra una vetrinetta dove,<br />

allineati in ordine, troviamo i testi di<br />

san Leonardo <strong>Murialdo</strong>.<br />

Padre Rinaldo Rey muove i suoi<br />

occhi mobilissimi, già sta pensando a<br />

qualcosa. “Venite, venite”, ci conduce<br />

nel corridoio. Entriamo in altre stanze,<br />

ci sono altri libri, altri scaffali. “Qui ci sono<br />

tutti i documenti <strong>del</strong>la canonizzazione<br />

<strong>del</strong> <strong>Murialdo</strong>: le fotografie, i filmini, i<br />

faldoni contenenti le relazioni, i ricordi”.<br />

Ci mostra alcune fotografie: vediamo il<br />

papa Paolo VI celebrare nella Basilica<br />

di san Pietro per la Canonizzazione <strong>del</strong><br />

<strong>Murialdo</strong>. “Quello è p. Minciacchi, quell’altro<br />

è p. Casaril, e poi c’è p. Boschetti”,<br />

il dito scorre sull’immagine ad individuare<br />

un volto, una figura, a dare una<br />

data certa ad un avvenimento.<br />

“Eh, ma io non mi occupavo mica<br />

di questo”, quasi si schermisce. “Sono<br />

stato direttore e parroco all’Immacola-<br />

José Novoa (Ecuador Colombia) –<br />

Agostino Petroselli (Messico) – Giampietro<br />

Gasparin (USA) – Eugenio Beni (India)<br />

- José Ramón Ruiz (Spagna) – Giuseppe<br />

Locatelli (Casa gen.)<br />

GRAFICA - IMPAGINAZIONE<br />

Sandro Girodo - Claudio Brescia<br />

SEGRETERIA: Anna Romozzi<br />

DIREZIONE – AMMINISTRAZIONE<br />

Via Belvedere Montello, 77<br />

00166 Roma<br />

Tel. (06) 62.471.44 - Fax (06) 62.408.46<br />

ABBONAMENTO<br />

Ordinario € 20,00 – Sostenitore € 50,00<br />

benefattore € 100,00<br />

BORSE DI STUDIO € 155,00<br />

c.c.p. 62635008<br />

ta, a Roma, poi a Lucera, a Santa Marinella,<br />

Viterbo, san Giuseppe Vesuviano,<br />

vice maestro dei novizi”. La sua<br />

lunga vita è un lungo elenco di opere<br />

ed attività.<br />

“Poi mi è stato affidato questo archivio.<br />

In questo lavoro molto mi ha<br />

aiutato mons. Paolo Mietto (attuale vicario<br />

apostolico <strong>del</strong> Napo); è lui che mi<br />

ha insegnato a muovermi tra questi<br />

scaffali, anche perché io non ne capivo<br />

niente”. Entriamo in un’altra stanza:<br />

“Qui c’è tutta la Missione <strong>del</strong> Napo”.<br />

Apriamo altri faldoni, altri album. Riaffiorano<br />

fotografie di missionari, momenti<br />

di vita <strong>del</strong> Vicariato. Ci sono volti,<br />

storie, luoghi: Archidona, Tena, Ambato.<br />

Padre Rinaldo si gira e già prende<br />

qualcosa: “guardate qua”. Tutto un<br />

mondo scorre tra le sue mani. Più di un<br />

secolo. Quando ci accompagna all’uscita<br />

il suo “tornate!” non è una parola<br />

di cortesia ma il piacere di far conoscere<br />

agli altri quella storia, quel mondo<br />

che lui incontra ogni giorno.<br />

PER SCRIVERE ALLA REDAZIONE<br />

Vita giuseppina: via degli Etruschi, 7<br />

00185 Roma<br />

E-mail: vita.g@murialdo.org<br />

PER LEGGERE<br />

in anticipo il prossimo numero<br />

collegarsi a:<br />

www.murialdo.org<br />

Autorizzazione <strong>del</strong> Tribunale di Roma<br />

26-7-1954 -n. 4072 <strong>del</strong> Registro <strong>del</strong>la Stampa<br />

La testata fruisce dei contributi statali diretti<br />

di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250<br />

Impaginazione fotocomposizione e<br />

stampa:<br />

Scuola Tipografica S. Pio X<br />

Via degli Etruschi, 7 - 00185 Roma<br />

109


INCONTRI SUL LAVORO<br />

Presso il Patronato Leone XIII si sono svolti tre incontri sul mondo <strong>del</strong> lavoro.<br />

Il 12 febbraio il dr. Daniele Marini è intervenuto sul tema: come cambia il lavoro.<br />

Il 3 marzo il sen. Treu su lavoro giovanile e riforma Biagi; il 20 marzo sul lavoro<br />

nella Provincia di Vicenza.<br />

TAVOLA ROTONDA SU P. PAOLO NOVERO<br />

Il 17 febbraio si è tenuta presso la sala <strong>del</strong>l’Opera San Giuseppe, una tavola<br />

rotonda sulla comunicazione nella pastorale di padre Paolo Novero.<br />

L’iniziativa è stata promossa dal laboratorio politico “Sale <strong>del</strong>la terra” da lui<br />

stesso avviato nel 2004. Sono intervenuti il fratello Giuseppe da Roma (direttore<br />

di Vita Giuseppina) e p. Antonio Lucente da Cefalù (Palermo).<br />

Il 3 e 4 febbraio, la parrocchia san Leonardo <strong>Murialdo</strong> di Pinerolo ha avuto il piacere di accogliere la biblista<br />

Elide Siviero, invitata per una due giorni Biblica, patrocinata dalla Diocesi, rivolta a giovani ed adulti.<br />

Il tema degli incontri, a cui hanno partecipato un centinaio di persone, giunte anche da altre parrocchie, è<br />

stato “l’ASCOLTO e l’ACCOGLIENZA <strong>del</strong> CRISTO nella PROPRIA VITA”; attraverso la lectio divina sui<br />

racconti evangelici <strong>del</strong>la chiamata degli apostoli e <strong>del</strong>l’incontro <strong>del</strong> Risorto con la Maddalena.<br />

El pasado día 2 de febrero, Fiesta de la Presentación de Jesús al Templo y<br />

Purificación de Nuestra Señora, se celebró para toda nuestra diócesis la<br />

Jornada Mundial de la Vida Consagrada en la parroquia de “La Santa Cruz”<br />

en Azuqueca de Henares, donde están de párrocos los josefinos y presentes<br />

otras dos congregaciones, las doroteas y las dominicas. Acudieron unas 280 personas, entre las que había consagrados/as,<br />

laicos y sacerdotes diocesanos. La Eucaristía fue presidida por el Sr. Obispo, D. José Sánchez, concelebrada<br />

por 15 sacerdotes –entre los cuales estaba también D. Ángel Moreno, vicario de la vida consagrada, y<br />

preparada por la Junta de Confer y su presidente, el salesiano D. Emilio Guzmán.<br />

PREGHIAMO PER:<br />

ANTONIO CENCIN (papà di p. Luigi)<br />

deceduto a Padova il 25 febbraio a 91<br />

anni.<br />

JOE GALEA, coparroco <strong>del</strong>la SS.<br />

Trinità di Nichelino, deceduto a Torino<br />

l’8 febbraio a 55 anni.<br />

MARCO SECONDO GALLIZIO (fratello<br />

di p. Dario) deceduto il 12 marzo a<br />

Vigone (TO) a 86 anni.<br />

IMELDA VOLPATO (sorella di p. Antonio)<br />

deceduta il 6 marzo a Padova a<br />

76 anni.<br />

FERNANDO CREMA (fratello di p.<br />

Vinicio) deceduto il 3 marzo.<br />

PRESIDENZA EX ALLIEVI<br />

Si è tenuto il 10 febbraio, presso la sede provinciale, l’ufficio di<br />

presidenza nazionale degli Amici ed exallievi. Si è data formale<br />

conclusione all’iniziativa di carità per il progetto Tena e si è<br />

concordato di lanciare per il nuovo anno il sostegno alla Romania<br />

(Roman). Si sono discusse le modifiche allo statuto per<br />

adeguarlo alla nuova realtà <strong>del</strong>la Provincia Italiana.<br />

SERVIZIO CIVILE<br />

I responsabili nelle cui opere sono in atto progetti di<br />

servizio civile si sono incontrati il 15 febbraio presso la<br />

sede nazionale a Roma e hanno dato vita all’area “servizio<br />

civile” che entra a far parte <strong>del</strong> coordinamento di<br />

pastorale giuseppina. Si è fatto il punto <strong>del</strong>la situazione<br />

cercando di chiarire i problemi di gestione e collegamento.<br />

P. ANGELO E P. FRANCO, RELIGIOSI DA UNA VITA!<br />

La festa <strong>del</strong> 2 febbraio è tradizionalmente l’occasione per la festa<br />

dei religiosi consacrati e la ricorrenza degli anniversari di vita religiosa.<br />

In questo <strong>2007</strong> p. Angelo Mazzon e p. Franco Verri hanno<br />

festeggiato i 65 e 60 anni dalla loro prima professione religiosa,<br />

avvenute nel 1942 e 1947.<br />

DECENNALE DEL CFP<br />

Il 27 gennaio è stato ricordato il decimo anno <strong>del</strong>l’inizio <strong>del</strong> Centro di<br />

Formazione Professionale “S. Giuseppe Artigiano”. La festa inizia con<br />

una solenne concelebrazione presieduta da S.E. il Vescovo nella<br />

chiesa parrocchiale di Fier. La partecipazione è corale, si prega tutti:<br />

cristiani, ortodossi, musulmani. La festa continua poi al Centro, le commosse<br />

parole di p. Berto, <strong>del</strong>le Autorità, degli Ex-Allievi intervenuti numerosi, lo sventolio <strong>del</strong>le coloratissime sciarpe al canto di<br />

“Noi. Noi giovani” e le danze albanesi. Una giornata meravigliosa per ricordare, ma soprattutto per dire, GRAZIE !!!

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