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Margherita - Associazione Toscana Cultura

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Guatemala, ritratto di Maya<br />

completamento ed uno splendido commento al<br />

magico silenzio dei suoi scatti. Nel 1964 fa un<br />

viaggio in macchina da Firenze a Gerusalemme<br />

e scrive il “Diario di un ateo in Terra Santa”,<br />

un manoscritto ancora in fase di editing che attende<br />

di essere pubblicato. In questo testo Geo<br />

racconta della sua ricerca di spiritualità in un<br />

momento di forte dubbio religioso che però oggi<br />

ha superato.<br />

La sua fede si riflette molto nelle sue scelte fotografiche,<br />

spesso infatti i suoi scatti sono mistici<br />

e raccontano di una ricerca del sacro che<br />

non si è mai spenta e che lo spinge a confrontarsi<br />

con tutti i tipi di culture con un pensiero<br />

aperto. Passeggiando nella sala di legno della<br />

sua biblioteca personale di Bagno a Ripoli, Geo<br />

mi rivela con emozione che uno dei paesi che<br />

ama di più è l’India, con la sua povertà, i suoi<br />

colori, la sua profonda spiritualità che è la cosa<br />

che più lo affascina di quel paese. Ci sono però<br />

anche luoghi che Geo ama talmente tanto da<br />

non riuscire proprio a fotografarli. New York e<br />

Parigi per esempio non le ha mai fotografate,<br />

ma ci è tornato tutti gli anni per vederle, per<br />

capire come cambiano e come evolvono quegli<br />

straordinari paesaggi metropolitani. Ancora<br />

non ha visitato la Dancalia e La Nuova Guinea<br />

e sogna di tornare a caccia in Mongolia dove ha<br />

conosciuto il campione dei cacciatori a cavallo<br />

con l’aquila insieme ai quali ha preso un appuntamento<br />

per il prossimo ottobre.<br />

Sud Africa, Port Elizabeth - Giorno di festa<br />

so che per sfizio si diverte a segnare le sue bandierine sul mappamondo, ma capiamo<br />

che Bruschi è spinto da reale istinto di conoscenza; solo per questo si è immerso<br />

nell’ultimo Kumba Mela, solo per la gioia di fotografare i volti e lo spirito, è andato<br />

a piedi in Amazzonia ed ha parlato per ore con i monaci del Tibet o affrontato un rito<br />

sciamanico in Guatemala. Sono gli occhi di Geo che soprattutto raccontano dei suoi<br />

viaggi, occhi e corpo che per cinque volte hanno affrontato anche il terribile “encierro”<br />

di Pamplona, la corsa dei tori dove si sfida la morte e la violenza dell’animale<br />

lanciato verso i partecipanti. Nel 1959 Bruschi rischia di rimanere travolto nella gara<br />

e si salva nell’unico modo possibile; si getta disteso tra le gambe dei tori che gli<br />

passano letteralmente sopra.<br />

Scampato al pericolo, viene portato dagli amici ad un bar, dove siede bianco e saggio<br />

un altro viaggiatore di professione: Ernest Hemingway. Lo scrittore americano<br />

accoglie con ammirazione Geo e gli domanda: “Hai avuto paura?”, il fotografo ripolese,<br />

sporco e infangato, lo guarda negli occhi e trangugiando un bicchiere di vino<br />

rosso gli risponde: “Non ne ho avuto il tempo”. Hemingway descrisse l’avventura di<br />

Geo in un numero della rivista Life, era il periodo in cui stava scrivendo “Un’estate<br />

pericolosa”, l’ultimo capolavoro prima della discesa nella depressione. Geo sarà<br />

in mostra a marzo con i suoi scatti dedicati alle donne del mondo presso il negozio<br />

Coop del Centro Commerciale Valdisieve. Molti dei suoi scatti sono consultabili sul<br />

sito internet: www.geobruschi.it.<br />

Non siamo infatti di fronte ad un turista del lus- Foto di gruppo: Geo alla Casa Rossa con l’assessore Alessandro Sarti e il Sindaco Marco Mairaghi<br />

Geo Bruschi<br />

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