GIANFRANCO GIORNI
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<strong>GIANFRANCO</strong> <strong>GIORNI</strong> SCULTURE 6<br />
A colloquio con lo spirito del luogo<br />
Per comprendere l’attaccamento di Giorni ad Anghiari e a questo spicchio di valle, e quanto debba a questo<br />
intatto paesaggio, basta gettare uno sguardo ai fogli d’album appesi alle pareti del suo studio. L’artista si rive-<br />
la un viaggiatore sedentario che sa cogliere il residuo di sintesi di un luogo, di uno scorcio, di una veduta.<br />
Sintesi che non nasce dal fugace bozzetto o dall’annotazione occasionale e improvvisa, bensì dall’economia<br />
del recupero memoriale che elimina il superfluo, erode la pietra, ferma l’atmosfera in meriggi senza stagio-<br />
ne. Tali appaiono le tavole di questo ideale viaggio dell’artista nella sua terra, un viaggio esperito attraverso<br />
soste e percorsi inquadrati dall’archivolto o pencolanti su panoramiche viste. La loro qualità rispecchia una<br />
delle caratteristiche della sua arte, che è quella dell’evocazione controllata della forma, ovunque e comunque<br />
la si colga. E come la natura intima della poesia consiste nella ripetizione appena variata degli stessi suoni o<br />
gruppi di suoni, e dei medesimi ritmi, così nelle raffigurazioni di Giorni una medesima maglia grafica<br />
più o meno duttile, più o meno distesa, amalgama prospettive e cantoni di paese sempre uguali eppu-<br />
re diversi. Un genere di visione, il suo, che non compete né all’infaticabile pellegrino perso nel<br />
suo mondo di simboli, né al frettoloso e distratto turista, bensì al glossatore rigo-<br />
roso e imparziale di memorie e di luoghi. Questo viaggio nel viaggio rappre-<br />
sentato dal versante grafico di Giorni, con la descrizione straniata dei luo-<br />
ghi del suo universo domestico, è il migliore viatico per avvicinarci alla sua<br />
opera scultorea. Non è un caso se proprio nei fondali delle sue lunette a bas-<br />
sorilievo, o dei pannelli policromi, compare lo skyline della città in cui è<br />
ambientata la scena di primo piano. Quale miglior prova dovremmo aspettarci<br />
da un occhio che ovunque si muove, dal dettaglio a portata di mano al lontano<br />
orizzonte, sa cogliere la sintesi delle cose, dei paesaggi e delle figure e l’armonia<br />
che vi è riposta?<br />
L’estro armonico della scultura<br />
Una volta a tu per tu con le sue statue e i suoi bassorilievi, siamo colpiti<br />
innanzi tutto dalla ricorrenza tematica. Il tema<br />
musicale si rivela quello di maggior frequen-<br />
za e viene modulato nelle sembianze di suo-<br />
natrici di flauto, di liuto o di violoncello, in figu-